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SABATO 25 GIUGNO 2011 ANNO 14 N.

25 SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO

SABATO 4 GIUGNO 2011

SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO

ANNO 14 N. 22

CHE MODO DI VIVERE INSIEME SI PU COSTRUIRE? DA SIDI BOUZID ALLE DIAVOLESSE AL VOLANTE DI RIYAD LO SCRICCHIOLIO PLANETARIO. SEDIZIOSI E FACINOROSI DI TUTTO IL MONDO DA PIAZZA THARIR A MADRID, DALLINGHILTERRA ALLO YEMEN, IMPEGNATI NEL NUOVO 48, INVENTANO CAMPI INEDITI DI CONTINUIT ORGANIZZATIVA, UNA MACCHINA NOMADE AI CONFINI DEL POTERE

TUMULTI

ULTRAVISTA: HAWKS A BOLOGNA NACER KHEMIR ALLA MILANESIANA CHIPS&SALSA ULTRASUONI: PAULINE BLACK, INTERVISTA CANZONI ROVINOSE TALPALIBRI: BERNSTEIN VARGAS LLOSA/SOUSA TAVARES BEYER LE ROVINE DI MILANO/3 TUZZI PIZZETTI SICILIANO

LIBRI TUMULTI -SCENE DAL NUOVO DISORDINE DI ILLUMINATI E RISPOLI

BASTA CON LA VECCHIA POLITICA


di Laurie Penny *
La democrazia sta diventando a buon mercato. Giusto in tempo per i saldi, il partito responsabile dell'introduzione delle tasse universitarie ha deciso che vuole saltare sul carro della contestazione giovanile. Iscrivetevi al partito per un penny, e noi saremo la vostra voce, ha scritto tempo fa Ed Miliband (attuale leader del Labour Party inglese) in un messaggio piuttosto disperato rivolto agli under 25. Il Partito Laburista, tuttavia, sta facendo un errore fondamentale nel ritenere che questi giovani che hanno manifestato nelle strade di Londra vogliano o abbiano bisogno di qualcuno che sia la loro voce. La politica parlamentare ha svenduto i giovani, e qualunque etichetta da affarone a prezzi stracciati i partiti tradizionali appiccichino sulla loro appartenenza, i giovani non sono pi disposti a comprarla. I giovani della Gran Bretagna non hanno bisogno di leader, e la nuova ondata di attivisti non ha alcun interesse per la burocrazia ideologica della vecchia sinistra. La loro energia e creativit diffusa attraverso reti piuttosto che dalle organizzazioni, e molti giovani non hanno n tempo n voglia di aspettare un qualunque partito politico per decidere quale direzione prendere. I Liberal Democratici hanno rappresentato l'ultima speranza che la democrazia parlamentare avesse qualcosa da offrire ai giovani, e quella speranza stata vivamente tradita non c' da meravigliarsi, quindi, che i nuovi movimenti abbiano risposto con un netto rifiuto del vecchio ordine. Ci cui stiamo assistendo niente meno che la radicale reimmaginazione della sinistra britannica: una completa rielaborazione che rifiuta le vecchie strutture supine nei confronti dei sindacati e le interminabili lotte intestine tra fazioni, a favore di qualcosa di molto pi inclusivo e in rapido movimento. I nuovi gruppi hanno i loro princpi e sono ben versati nella teoria, ma non si compiacciono nel narcisismo delle piccole differenze che ha pi volte distrutto anche i pi ben intenzionati movimenti di sinistra. Alle riunioni studentesche a cui ho partecipato nelle ultime settimane, i battibecchi ideologici sono stati messi da parte a favore di una pianificazione pratica. Anarchici e socialdemocratici sono obbligati a lavorare insieme a fianco degli studenti delle scuole ai quali non interessa sotto quale bandiera si sfili, fintantoch quella che mette le persone prima del profitto. Quando il leader di Unite (un sindacato dei trasporti), Len McLuskey, ha scritto incoraggiando i membri della sua struttura a dare il loro sostegno al magnifico movimento studentesco, ha colto nel segno - rispettando l'energia di queste

Il potere destituente
Altre Pentesilee sono possibili, testimoni della differenza intesa come costruzione impossibile, del tumulto che inventa una novit istituzionale e di una soggettivazione che prende su di s un tratto guerriero irriducibile allo stigma dellesclusione, della vittimizzazione e della chiusura identitaria della diversit.Pentesilea non sola, nel mezzo di una muta di sorelle attive
RIBELLARSI GIUSTO. E SPESSO DI VINCE. DA TUNISI AL CAIRO DA MADRID A...
di Augusto Illuminati e Tania Rispoli*
I tumulti - come li chiamava Machiavelli hanno segnato il mondo precedente allinstaurarsi del regime della sovranit, del monopolio statale del potere e della produzione giuridica, e tornano a manifestarsi oggi, nellepoca del declino della sovranit: sono la risposta al potere della governance, non un pallido surrogato di quelle rivoluzioni che si opponevano simmetricamente alla sovranit e con essa hanno fatto il loro tempo. Nella sua debolezza il tumulto segue altre strade dalla progettualit riformistica o rivoluzionaria inerente al modello sovrano. Egemonizza o ci prova offrendosi in qualit di imitabile e fugace esempio, non legiferando o per implementazione disciplinare (non ne ha i mezzi tecnici) e neppure proponendo una ripetibilit stretta (non ne ha voglia). Indica solo che possibile e giusto ribellarsi e che a volte la ribellione ha successo. Le situazioni di partenza sono inconfrontabili per molti aspetti, non esiste diversamente da una certa tradizione rivoluzionaria un meccanismo stadiale predeterminato e diretto a scopi uniformi. (...) La leggendaria volatilit dei movimenti testimonia la loro presa diretta sulla contingenza dellincontro quanto linaffidabilit del suo far presa e perci sollecita linvenzione di campi inediti di continuit organizzativa. Lievi e pervicaci quei moti, meritano di meglio che un ennesimo partitino. Non vogliono essere modelli positivi o negativi piuttosto concentrati intensivi di esperienze, che si propagano per contagio senza la pretesa di applicare tutti i connotati delloriginale, attestazioni di una possibilit. Il loro aspetto destituente non gesto muto e sospeso estraneo alla dialettica fra potere costituente e costituito. Si appoggiano su reti preesistenti che si attivano al momento opportuno. Hanno una propria loquace e strutturata temporalit che non si scarica nellesplosione iniziale, ma ricominciano dopo ogni successo, filtrano sotto terra, riappaiono, stringono e disfano compromessi, producono istituzioni sui generis e le modificano senza tregua. (...) Nel tumulto si realizza la contemporaneit della lotta contro lo sfruttamento, del conflitto che mette in crisi la decisione politica (e le sue istituzioni) e della lotta contro i modi di governo della vita. Esso coinvolge dunque anche la differenza di genere. Figura tumultuaria di essa ben pi di Antigone su cui tanto si scritto Pentesilea. Ella inserita nella problematica che connette la differenza sessuale alla guerra. La guerra esterna mossa nei confronti del nemico e la guerra interna che procede per esclusioni binarie, come nel caso della coppia vittima-predatore praticata nei confronti dellestraneo. Lunica forma di conflitto pensabile per il mondo greco e per quello moderno, fino al punto che se ne pu dire (come ha fatto Christa Wolf in Cassandra, riferendosi alla partecipazione della regina delle Amazzoni alla guerra di Troia) che un caso esemplare di come loriginaria violenza maschile venga fatta propria dal femminile. Ma sono possibili altre Pentesilee, altre testimoni della differenza intesa come costruzione impossibile, del tumulto che inventa una novit istituzionale e di una soggettivazione che prende su di s un tratto guerriero irriducibile allo stigma dellesclusione, della vittimizzazione e della chiusura identitaria della diversit. Diversamente da Antigone e Ifigenia, Pentesilea non resta sola, sta nel mezzo di una muta di sorelle attive. Contrariamente alla tradizione, nella tragedia omonima di Kleist Pentesilea a uccidere Achille, di cui innamorata, ricambiata. Ma non lo uccide soltanto: lo sbrana. Secondo la loro legge, le Amazzoni non possono scegliersi luomo che vogliono, ma devono avere colui che sconfiggeranno in battaglia. Pentesilea, che desidera Achille, fraintende il comportamento delleroe che vuole farsi battere e le offre la rivincita: pazza ormai, lo affronta con un seguito apocalittico, cani, elefanti, carri falcati, lo colpisce con una freccia e lo sbrana, insieme alle sue cagne, cagna lei stessa. In seguito, in stato confusionale, non si ricorder di averlo fatto e saranno le compagne a dirglielo, a malincuore. Deleuze-Guattari (e poi Carmelo Bene) evocano in Millepiani Pentesilea per chiarire cosa sia un regime di segni la proposizione ti amo tra Pentesilea e Achille controsignificante ovvero presa nel rapporto polemico e di forza tra i due; questa specifica enunciazione si distingue da qualsiasi altro ti amo , per definire la differenza secondo la logica del divenire e mostrare la funzione della macchina da guerra nomade rispetto allapparato di cattura dello Stato. Il secondo e terzo uso della figura di Pentesilea chiariscono la relazione tra differenza/divenire, tumulto e istituzione: lespressione macchina da guerra non lequivalente del conflitto tra popoli o tra Stati, ma sta per insubordinazione, rivolta e sottrazione, agta da un insieme di molteplicit tra loro connesse. Pentesilea infrange la legge della muta, muta di donne, muta di cagne, quando sceglie Achille come nemico preferito. E tuttavia attraverso questa scelta anomala che ognuno entra nel suo divenire-animale, divenire-cagna di Pentesilea, divenire-balena del capitano Achab. Pentesilea differenza nel senso del divenire. Mentre la storia naturale concepisce la differenza secondo la serie, per filiazione, o secondo la struttura, per proporzione, la differenza/divenire non mima, non identifica, non sta per altro e non produce filiazioni. (...) La differenza di Pentesilea ha invece a che fare con una muta, una banda e una molteplicit: che divenga animale non riguarda la trasformazione reale della donna in animale ma, nietscheanamente, la scoperta dellesteriorit e della moltitudine che abitano ogni divenire. Quando Pentesilea diviene-animale, produce un concatenamento con termini che sono eterogenei, inconcepibili nella logica della filiazione e della proporzione: Le bande, umane e animali, proliferano con i contagi, le epidemie, i campi di battaglia e le catastrofi. LAmazzone per un capo banda, un individuo eccezionale, unanomalia. Per Deleuze-Guattari non c contraddizione tra banda e posizione di eccezionalit, perch la posizione periferica delloutsider o di colui che si colloca sulla frontiera permette continuamente di deterritorializzare la muta e di istituire un rapporto di alleanza, secondo patto tra le singolarit, che si muove ai margini delle istituzioni centrali e costituite. La politica delle Amazzoni delle mute, dei divenire-animale rischia sempre di essere catturata dagli Stati e ridotta a rapporti di corrispondenza totemica o simbolica, alla filiazione e alla proporzione. Ma non esiste un solo caso di divenire (divenire-bambino, vegetale, donna, animale) e il divenire riguarda le intensit, per questo tutti i divenire sono gi molecolari si tratta di un processo di desiderio che riguarda la velocit o la lentezza delle particelle. Tutti i divenire, inoltre, passano per il divenire-donna: a partire da questa nuova prospettiva sul divenire come differenziazione, trasformazione di una micro-molteplicit, Deleuze-Guattari rileggono la questione della differenza sessuale. La donna, se guardata rispetto agli organi, alle funzioni e alla forma, in un rapporto di distinzione binaria rispetto a un uomo, unentit molare. In politica sar allora necessaria sia una capacit molare delle donne per porsi come soggetto di enunciazione, sia un processo politico molecolare: la donna come entit molare deve divenire-donna, perch a sua volta luomo lo divenga e possa divenirlo. Achille e Pentesilea si amano: costruiscono unalleanza nel mezzo dei loro rispettivi divenire, un patto a partire dalla loro differenza. Le Amazzoni sono per una macchina da guerra, anteriore, esteriore, altrove rispetto allo Stato, in cui la giustizia, la religione, gli amori sono organizzati in modo esclusivamente guerriero. Seppure la cattura statuale sia sempre un rischio per le Amazzoni, che appaiono come la folgore, tra i due Stati, greco e troiano, il movimento nomadico, veloce, segreto della macchina da guerra della differenza come divenire e agencement tumultuario non si oppone in modo massivo, frontale, rivoluzionario, piuttosto percorre le linee dei bordi, del confine, provando continuamente a spostare il rischio dellassorbimento nelle istituzioni costituite. * Da Tumulti-Scene dal nuovo disordine planetario di A.Illuminati e T.Rispoli

2) ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011

nuove reti di resistenza senza cercare di dirottarle. I sindacati hanno cominciato a realizzare ci che il partito laburista ancora troppo arrogante da prendere in considerazione - che la natura della lotta contro il bigottismo e l'avidit si evoluta al di l delle gerarchie tradizionali della sinistra. molto significativo che una delle prime cose che questo movimento giovanile, che somiglia a un'idra dalle molte teste, si prefisso di raggiungere sia la decapitazione della propria leadership ufficiale. Quando Aaron Porter dell'Unione nazionale degli studenti apparso vacillante sull'opportunit o meno di sostenere le proteste, si sono levati inviti immediati alle sue dimissioni - e nelle settimane successive l'Unione stessa si rivelata una forza organizzativa irrilevante per le manifestazioni. Naturalmente, la vecchia sinistra non in procinto di scomparire completamente. molto probabile che persino dopo un attacco nucleare, le uniche forme di vita ancora presenti siano scarafaggi e venditori del Socialist Worker dalla faccia arcigna. Incredibilmente, il foglio viene ancora spacciato a ogni manifestazione a giovani cyber-attivisti per i quali il concetto stesso di giornale superato quasi come la nozione di unit ideologica come base per l'azione. Per i giovani manifestanti, la faziosit strategica della vecchia sinistra irrilevante. Sono creativi, coraggiosi e ispirati da pratiche situazioniste e di guerriglia comunicativa (...). Per esempio, organizzare una flash mob in costume da Topshop (una catena di abbigliamento inglese) per protestare contro l'elusione fiscale delle aziende pu sembrare frivolo, ma questo movimento ha il coraggio di fare ci che nessun sindacato o partito politico aveva ancora immaginato: sfidare direttamente le banche e i padroni delle imprese che hanno prodotto questa crisi. I giovani della Gran Bretagna non sono pi disposti a prendere ordini, ed improbabile che paghino anche solo un centesimo per un partito vacillante, e filo-affarista, per essere la loro voce. Non abbiamo una sola voce. Parliamo con centinaia di migliaia di voci - voci che si fanno sentire in tutta Europa, non all'unisono ma in armonia. La scritta sul muro del ministero del Tesoro potrebbe ancora rivelarsi profetica: questo solo l'inizio. * da The Guardian del 24/12/2010

INCURSIONE NEL CUORE DELLE LUCI ARABE


di Serge Quadruppani
Allinizio, negli ultimi dieci giorni del 2010, era una certezza a farsi strada: stavamo vivendo il contro-11 settembre. Mentre nellultra-gauche francese si discuteva se fosse una rivoluzione politica con unanima sociale o il contrario, i consueti dietrologi e altri archeo-imperialisti sostenevano che quei movimenti erano manipolati dagli Stati Uniti e/o da Israele e gli ayatollah dellintegralismo laico non vi vedevano altro che il pericolo islamista. Ma la Santa Alleanza dei dirigenti cinesi, israeliani e sauditi iniziava a preoccuparsi, Aung San Suu Kyi si rallegrava, in Sudan si scendeva in strada e in tutta lAfrica ci si commuoveva. Era chiaro che lo scricchiolio fosse planetario e che ci cui stavamo assistendo mettesse in discussione lordine del mondo ratificato dall11 settembre e dal golpe di Bush nellimpero. Guardavamo quel gigantesco particolare: contrariamente a ci che avevano vaticinato tanti esperti ed editorialisti occidentali, le moltitudini in movimento non esprimevano alcun desiderio di sharia. Certamente non era un caso, pensavamo, se l11 settembre si era consumato attraverso la contemplazione da parte di miliardi di persone di uno schermo televisivo che trasmetteva in loop ununica immagine, un solo univoco messaggio, mentre il gennaio 2011 rester come il momento in cui, sulla sponda Sud del Mediterraneo come nel resto del mondo, si cercato una coscienza attraverso migliaia di immagini e di messaggi autogestiti in rete. Dal Maghreb al Machrek, stava per levarsi il sole che disegna con un unico tratto la forma del nuovo mondo. In cerca di coloro che hanno spedito questi messaggi, di ci che hanno raccontato, abbiamo fatto un viaggio da Gafsa a Foussana passando da Kasserine, Thala e Sidi Bouzid, verso quello che ci parso il cuore dellilluminismo arabo, di quellilluminazione che ha cambiato lintera prospettiva del secolo a venire. in questo Ovest tunisino, sorta di Terzo mondo interno al paese, che si accesa la rivolta ed qui che essa ha pagato il maggior pegno di sangue. Abbiamo ascoltato dei poeti rivoluzionari, una famiglia di contadini che resiste ai fosfati di Gafsa collezionando decine di anni di reclusione, dei militanti marxisti-leninisti e social-democratici, un giovane facebooker che, prima di lanciarsi nella rivoluzione, ha cominciato col difendere il diritto del muezzin ad alzare il volume dellaltoparlante contro lintenzione di una deputata di farlo abbassare, dei giovani pieni di ambizione che mettono la memoria dei martiri al servizio dello sviluppo della regione e dei loro progetti dimpresa; abbiamo ascoltato la rabbia dei genitori dei giovani manifestanti assassinati dalle pallottole della polizia e che vivono il loro dolore nel generale abbandono, mentre degli altri o forse sempre gli stessi parlavano di economia da ricostruire, spontaneit popolare, orgoglio patriottico; senza fiatare abbiamo prestato orecchio a un rivoluzionario da sempre per il quale adesso tutto un macello e i bloqueurs e gli altri sitineurs ( cos che si dice) sono tutti manipolati, manipolati per forza; abbiamo avvertito questa paranoia quasi universale della manipolazione e anche langoscia di tutti quelli che temono il ritorno del bastone e poi la tranquilla certezza di quel militante senza partito che promette una nuova sollevazione popolare entro un paio danni, se vengono traditi i

Panoramica di Patio Maravillas (Madrid); scontri a Londra (foto Verso); un manifestante in Tunisia sottolinea il ruolo di Facebook

valori della rivoluzione; abbiamo percepito le faville dellintelligenza dei militanti dellAccademia di belle arti che, tra due viaggi a Roma per una conferenza alla Sapienza, citano Foucault sui muri e Deleuze o Negri nei testi; sbigottiti, abbiamo ascoltato due cyber-attivisti, straordinariamente simpatici e coraggiosi, sostenitori del commercio equo e di uno sviluppo eco-sostenibile, esprimere la loro simpatia per Sarkozy: uno che fa quel che dice. Abbiamo persino sentito bad trip un uomo daffari italiano fare lelogio dellesercito che, con un sapiente dosaggio di pressione militare e promesse, ha messo fine agli scioperi nel suo cantiere. Oggi la Tunisia in mezzo al guado. Da un lato, gli uomini e la maggior parte delle reti del vecchio regime sono sempre al potere, bench con molta discrezione; la polizia continua a praticare i vecchi metodi e gli assassini di bambini, spesso identificati, non vengono perseguiti (alcuni di loro hanno avuto persino una promozione); in vista delle elezioni, a fronte degli ottanta partiti di recente creazione, il vecchio RCD e lEnnahdha, il partito religioso, rimangono le forze meglio organizzate. Dallaltro, la parola si liberata in un modo che ricorda gli anni del 68 in Europa, quando chiunque poteva rivolgersi a chiunque per discutere dei cambiamenti sociali. In tutte le imprese, in tutte le amministrazioni, continuano gli scioperi, le richieste di dimissione dei dirigenti (dgage!), i sit-in e i blocchi. Molti padroni temono ancora di poter subire un destino simile a quello del direttore generale di unimportante fabbrica di scarpe da lavoro (4500 dipendenti) che, in occasione di uno sciopero che aveva creduto di poter stroncare con una serrata, il 24 marzo stato sequestrato per sei ore dai militanti di un sindacato di base armati di coltelli e bastoni. Che migliaia di giovani ne abbiano approfittato per provare a cercare un lavoro da unaltra parte passando per Lampedusa non significa che fuggano (la grande maggioranza ha intenzione di tornare), ma al contrario che sono impazienti di trovare una soluzione alla situazione di estrema povert nella quale si trovano. Se una parte consistente delle classi medie, quella che aveva un lavoro garantito e il cui reddito non era stato eccessivamente intaccato dalla crisi precedente la caduta di Ben Ali, aspira a un ritorno allordine, continua comunque a esprimersi lesigenza di profondi cambiamenti, ovunque,

Il Manifesto
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Roberto Silvestri Francesco Adinolfi (Ultrasuoni), Federico De Melis, Roberto Andreotti (Talpalibri) Con Massimo De Feo, Roberto Peciola, Silvana Silvestri
REDAZIONE

dalle campagne pi remote ai caff di Tunisi. La Tunisia un paese piccolo mi diceva un cyber-attivista con una popolazione inferiore a quella della regione parigina, ma il suo popolo ha messo in pratica questa radicale novit: una rivoluzione senza capo. il popolo nella molteplicit delle sue forze e dei suoi strati sociali a essersi impadronito della sovranit. Il nostro paese potrebbe essere il laboratorio di una nuova forma di autogoverno. Coloro che nelle rivoluzioni arabe vedono solo laspirazione a raggiungere un modello occidentale di democrazia proiettano molta ignoranza e ingenuit sui disoccupati diplomati, sugli operai e sui commercianti, sui bloggers e sui facebooker, come del resto sui contadini di quei paesi. Di ignoranza e ingenuit ne abbiamo incontrate, ma comunque meno che su questa sponda del Mediterraneo e, soprattutto, in quegli ambienti tunisini affascinati dai discorsi manageriali intesi come lunica modernit possibile. La maggior parte dei nostri interlocutori sapevano che, bench ne abbiano conosciute forme particolarmente violente, il nepotismo, le mostruose differenze di reddito, la dominazione oligarchica, la brutalizzazione delle relazioni sociali non sono stati un loro privilegio. Levento tunisino ancora in cerca di un proprio senso. Milioni di persone si stanno chiedendo che modo di vivere insieme possano costruire. Avremmo tutto da guadagnare nel porci la stessa domanda. Anzich cercare di dare un senso allevento a qualunque costo, potremmo fare nostro questo programma urgente: dare vita a un evento cos forte, cos inedito, da produrre il suo stesso senso. Traduzione dal francese di Cecilia Savi

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In copertina: Chi paga la crisi economica? Secondo la polizia gli indignati. Madrid, piazza del municipio, 11 giugno 2011. Foto Reuters/Sergio Perez

ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011 (3

SPAGNA. 15M, LA MOLTITUDINE SI MASCHERA


di Ral Snchez Cedillo *
Pi di un mese dopo l'irruzione del 15 maggio la realt straripante di un movimento rivoluzionario inedito e imprevedibile non smette di suscitare stupore ed entusiasmo in chi si dedichi, anche solo per qualche minuto, a riflettere su quello che sta succedendo nel regno di Spagna. E paura, molta paura, perch il movimento afferma e ribadisce dopo ogni incursione che: Non abbiamo paura. Effettivamente il 15M riattualizza il classico terrere, nisi paveant: alla polizia, al sistema dei partiti, agli opinion makers sempre pi patetici, disprezzabili e impotenti. Questo movimento non una jacquerie contro le politiche di austerit, ma non nemmeno un movimento per i diritti civili e la disobbedienza collocabile nel quadro di un schema liberale classico. N, ovviamente, lo si pu interpretare come una variante spagnola dell'antipolitica italiana. divampato presentandosi come un movimento di democratizzazione radicale e allo stesso tempo di radicalizzazione democratica: Non siamo merce nelle mani dei banchieri e dei politici. Democrazia reale, subito!. Il movimento nelle sue critiche e proposte di riforma radicale del sistema rappresentativo dei partiti, ma anche nelle suoi modi di discutere e deliberare nelle assemblee e nelle commissioni, esprime intensamente la forza e i problemi delle istanze di democrazia diretta delle masse. Nei suoi modi e repertori di azione collettiva, quelli della disobbedienza pacifica compatta e non di semplice testimonianza, quelli della resistenza e della protezione reciproca dei corpi contro la violenza della polizia e quelli della sfida e dell'assedio ai parlamenti, un movimento di radicalizzazione democratica, il pi potente e misconosciuto della storia costituzionale spagnola. Il solo sentimento di indignazione non sufficiente a dare conto dell'estensione, dell'intensit e della persistenza del 15M, anche se spiega il carattere tumultuoso del suo apparire. A mio modo di vedere gli aspetti pi interessanti (e felicemente inquietanti) del movimento hanno a che vedere col fatto che questo si venuto costituendo come una rete di reti di singolarit che opera su vari piani di realt (dalle piazze ai social network, passando per i media mainstream) e che capace di autoregolarsi in ogni sequenza del suo dispiegamento e del suo antagonismo. Questa capacit sta riuscendo a tradurre in comportamenti politici la velocit assoluta del sentimento di indignazione che, ricorsivamente, vive nella rete. stato gi sottolineato come in questo senso il movimento del 15M sia un'espressione uguale e contraria, potente e liberatoria, di quei sistemi di trasmissione mimetica della paura e della speranza di salvezza solo per pochi, sistemi necessari alla creazione del consenso intorno alle politiche di austerit. come se il 15M fosse pienamente cosciente del fatto che non c' un al di fuori praticabile rispetto al sistema di regolazione costituzionale degli antagonismi (e della sua logica soggiacente amico-nemico) e quindi sapesse di avere bisogno di maschere per diffrangere ogni tentativo di identificazione e divisione cos come le luci dei riflettori della polizia e dei mezzi di comunicazione. C' una dislocazione di intelligenza e saggezza che funziona nelle dimensioni variabili di un fully connected network e che, per composizione di prospettive, piani, opinioni e applicazione ricorsiva e modificazione in tempo reale di procedimenti (nella rete e nelle assemblee), arriva sorprendentemente a comportarsi come una sola mente (Spinoza). davvero straordinario il modo in cui il movimento stato capace di organizzare in rete la sua irruzione del 15 maggio, come sia riuscito a tramutarsi, senza strappi e in tempo utile, in accampamenti e assemblee nelle piazze, quindi in assemblee di quartiere nelle grandi citt, come sia stato in grado di organizzare azioni diffuse e del tutto impreviste contro l'esecuzione degli sfratti per il mancato pagamento dei mutui, e mentre scrivo queste righe si sta preparando per tornare a inondare le strade il 19 giugno contro il Patto dell'euro. E ancora straordinario come finora abbia convertito in motivo di legittimazione e nuova indignazione tutti i tentativi di neutralizzazione e criminalizzazione, senza perdere in complessit, molteplicit e radicalit e, soprattutto, senza perdere l'unitariet dell'impegno collettivo in assen-

LA RIVOLTA DEL SAPERE VIVO


di Francesco Raparelli
Londra 10 novembre 2010, il palazzo dei Tories occupato da migliaia di studenti medi e universitari, le vetrine dell'entrata vanno in pezzi, sorrisi, euforia, urla contro la polizia, goffa. Roma 14 dicembre 2010, il fumo sale, piazza del Popolo teatro di scontri tra decine di migliaia di studenti e di precari e le forze dell'ordine, chiamate a difendere l'indifendibile, la compravendita dei voti in Parlamento. Queste sono le due immagini che condensano una stagione, un passaggio, una nuova epoca. Ma cosa successo? Cameron ha deciso di triplicare le tasse universitarie, Gelmini e Berlusconi di farla finita con l'universit pubblica e di trasformare in riforma i tagli delle Legge finanziaria del 2008 (la tristemente famosa Legge 133). Intanto a Parigi e in Francia, da giorni i sindacati procedono con lo sciopero generale contro i tagli alle pensioni, alle proteste si aggregano gli studenti, soprattutto gli studenti medi, al picchetto operaio si accompagna il picchetto precario e metropolitano, proliferano gli scontri nelle banlieue. Allora, cosa successo? successo che la crisi dei mutui subprime (2007), contenuta attraverso l'iniezione di liquidit della Federal Reserve e della Bce e l'innalzamento senza pari della spesa pubblica, si trasforma in attacco al welfare europeo. Gli hedge fund (Paulson, Soros e altri) si incontrano a met febbraio (2010) e decidono di ringraziare il Pubblico per l'aiuto fin qui ricevuto. Come? Affogando gli Stati sovrani nel dissesto del debito (vedi in particolare il caso Greco). Di pi e meglio: destabilizzare l'euro; annientare lo stile di vita europeo, esito delle lotte operaie e studentesche degli anni '60 e '70. Dunque niente finanziamenti pubblici per universit e ricerca, demolizione dei diritti del lavoro. successo anche, per, che la generazione pi povera di quella che l'ha preceduta, la generazione dei diplomati o dei laureati senza futuro, la generazione precaria, ha deciso di dire basta, ha sostituito l'indignazione all'indifferenza, la generosit al ripiegamento individualistico, la gioia collettiva alla piccola grande balla dell'interiorit e della malinconia. Decine di migliaia di studenti in strada, a Londra Roma Parigi, migliaia di scuole e universit occupate, i palazzi della politica assediati. Tumulti. Ecco la novit emersa nell'autunno trascorso e poi nella lunga primavera araba: la forma-tumulto il battito dell'indignazione studentesca e precaria, la forma politica della rottura costituente, dentro la crisi senza sviluppo e senza riformismo. Il tumulto non mai separabile dalla dimensione istituzionale, dalla produzione di nuove norme. Alla coppia rivoluzione/ presa del potere si sostituisce quella tumulto/nuove istituzioni, laddove l'invenzione costituzionale sempre mescolata con la difesa e la riappropriazione democratica delle istituzione del welfare, vero bersaglio dei mercati finanziari. Come leggere diversamente i fatti che hanno cambiato il vento nella berlusconissima penisola italica? Il fumo che sale da piazza del Popolo, infatti, non disgiungibile dalla grande manifestazione romana del 22 dicembre, fuori dalla zona rossa, e dall'incontro degli studenti con Napolitano. Ancora, nell'autunno della Fiom (16 ottobre) e del movimento studentesco comincia il crollo di Berlusconi, della sua maggioranza e in generale della sua egemonia. E la faglia si allarga fino alla sorpresa delle elezioni amministrative e dello straordinario risultato referendario, una svolta antiliberista nel cuore del continente dell'euro. Chi non vuole cogliere questa genealogia tumultuaria del passaggio elettorale e referendario semplicemente vive in un altro paese o ha intenzione di cancellare la potenza costituente sprigionata dalle rivolte degli ultimi mesi. I tumulti studenteschi e precari, su entrambe le sponde del Mediterraneo, ci parlano di una nuova figura soggettiva, eterogenea e molteplice, estranea al patto sociale fordista in dismissione, stretta in un processo di declassamento senza precedenti: forza-lavoro qualificata, condannata ad una precariet infinita, ad una povert di nuova natura. In cosa consiste la povert di questa figura soggettiva? Nella paralisi della sua capacit produttiva. Sembra assurdo, ma non lo , il capitalismo pu governare il general intellect, il cervello sociale messo al lavoro, soltanto attraverso la violenza della precariet e il blocco della mobilit sociale. Per questo quando oggi diciamo capitalismo non diciamo pi democrazia, meglio, il rapporto tra i due termini conflittuale, se non disgiuntivo. Se democrazia, allora, tumulti, conflitto costituente irriducibile alla rappresentanza politica, mai costituzionalizzabile una volta per tutte. Viene da sorridere pensando alla breve intervista televisiva autunnale che ritraeva uno studente armato di casco e libro-scudo dirigersi verso Montecitorio e dichiarare: S, io sono un democratico. Un sorriso, per, che con seriet fa i conti con la novit della scena contemporanea: democrazia immediatamente dispositivo tumultuario, espansivo, ostile alla governance finanziaria e politica. Nulla sar pi come prima. Occorre proprio ribadirlo, laddove il tumulto degli studenti europei, tunisini, egiziani, ha cominciato a ridisegnare la percezione sociale, il rapporto tra prassi e felicit. Il tumulto, infatti, effettua una sorta di potenza di muta, un divenire che trascina altrove. Chi era in piazza durante la burrasca autunnale sa di cosa sto parlando. Tutto il resto noia.

TUMULTI, IL LIBRO
in libreria dal 29 giugno Tumulti - Scene dal nuovo disordine planetario (ne abbiamo anticipato un estretto a pagina 2) di Augusto Illuminati e Tania Rispoli (collana Fuori Fuoco di DeriveApprodi) su insurrezioni, moti, cortei, sedizioni, barricate... parole ricorrenti nellattualit politica (dai moti studenteschi europei alla resistenza operaia, passando per il risveglio arabo) indicano tanto lo sconvolgimento dellordine esistente quanto lemergere di pratiche liberate dallortodossia rivoluzionaria del 900. Come se le categorie di Stato e Rivoluzione non riuscissero pi a guidare i processi in corso, inadatte a capire unepoca in cui la politica assume la forma dellimprevedibilit degli incontri e degli esiti, e dellesodo dai partiti. Perch la forma politica del tumulto significa disconoscimento della controparte del potere come Uno (da decapitare e sostituire), tenere fermi al proprio interno conflitto e pluralit; rifiutare la rappresentanza ma anche darsi nuove istituzioni flessibili, costituenti.

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za di un comando centralizzato. Nel movimento sono coinvolti soggetti diversi, dai piccoli imprenditori autonomi agli studenti precari, dai migranti alle casalinghe, da chi stato rovinato dai mutui al movimento gay e lesbico. Nuovo il modo in cui questi soggetti fanno proprio ed esprimono il movimento, e la composizione centrale del movimento contribuisce a spiegare questa capacit: tanto nelle assemblee quanto tra gli attivisti della rete troviamo una centralit del lavoro cognitivo e relazionale precarizzato, con gradi differenti di intensit, di produttivit e identit lavorativa. Ma dobbiamo evitare le chiavi di lettura banalmente sociologiche: piuttosto che cemento di identit e interessi questa composizione sta funzionando come una rete di sintetizzatori del disagio e come un coefficiente di trasversalizzazione e arricchimento delle gamme di espressione dentro il processo del movimento. Probabilmente la cosa pi straordinaria che il movimento 15M sta facendo tutto questo senza avere alle spalle nessuna struttura politica e sindacale preesistente. Mantenute scrupolosamente ai margini queste sono invitate a partecipare dissolvendosi e metamorfizzandosi nel movimento. A mio parere proprio questa naturalezza del sistema-rete aperto di tipo autopoietico, policentrico e variabile, a costituire la chiave del carattere costituente del 15M. Il problema dell'autogoverno di una moltitudine - ovvero della coniugazione non dialettica tra il dispiegamento delle singolarit e la capacit di unirsi nell'esercizio puntuale della forza, nell'opzione per una sorta di consenso emergente, nella capacit di prendere decisioni nella sovrabbondanza di sfumature e opinioni - fa di questo movimento una formidabile e persistente minaccia. Oggi comincia a maturare il progetto di un concerto polifonico di istituzioni analogiche e digitali in grado di produrre il comune nei termini dei grandi aggregati sociali e metropolitani e di una partecipazione delle masse capace di dettare all'autorit pubblica l'apertura e la chiusura di nessi, sedi, flussi finanziari, spazi urbani, entit private parassitarie ecc., laddove questo sistema aperto di contropoteri funzioni come un rizoma di istituzioni del comune. La presa del potere epistemologicamente inintelligibile per questo movimento. Il principale attrattore di processualit costituente del 15M, a fronte delle ricorrenti tentazioni di soluzione politica elettorale o no, passa a mio avviso per questa enfasi sulla produzione di istituzioni materialmente capaci di riappropriarsi della gestione-trasformazione del capitale fisso umano e macchinico delle metropoli. Inutile aggiungere, per concludere, che, come succede in Grecia o in Tunisia, in Marocco o in Egitto, il 15M difficilmente si manterr in vita n riuscir a sottrarsi a un destino tragico se non trover intercessori, staffette e alleati in altre aree e metropoli euromediterranee. L'intelligenza indignata diffusa si trova nelle condizioni migliori per identificare gli avversari principali e secondari, e per evitare le scorciatoie del volontarismo e della disperazione.

TUNISIA, UNA RIVOLUZIONE INTERMINABILE


di Omeyya Seddik
La Tunisia un paese in cui il 70% della popolazione costituito da giovani con meno di ventinove anni. Nella dinamica conflittuale dellinsurrezione che ha portato alla caduta del regime di Ben Al, lelemento pi evidente che tutti i giovani che si ribellano sono privi di un ruolo stabilito allinterno del sistema del lavoro. Chi non porta lo stipendio a casa sia un soggetto pi libero dai vincoli familiari e comunitari e la cui mancanza non costituirebbe una perdita insopportabile sia colui che pu accedere e aspirare a una posizione migliore. Anche sotto la dittatura di Ben Al, quando la situazione di oppressione era insopportabile, chi si opponeva o si scontrava con il potere costituito non era chi aveva una funzione di pilastro della famiglia e della comunit. Spingendo oltre questo ragionamento, qualcosa di analogo riscontrabile anche in altre societ: i kamikaze hanno lo stesso profilo sociale. Si tratta di soggetti dai quali la comunit si pu separare, senza che tutta la comunit sia messa in pericolo. Cos, anche nella situazione tumultuaria tunisina, lopposizione stata espressa da chi era privo di una sua utilit specifica dentro il meccanismo della comunit. Fino alla morte di Mohamed Bouazizi, che incarna il simbolo e il motore della protesta in Tunisia, per tutti la scelta era tra bruciare o bruciarsi. Tutte le condizioni che hanno portato alla rivoluzione erano presenti anche prima, ma quella morte volontaria ha costituito un vero e proprio casus belli. Nella cultura arabo-islamica il problema del suicidio non ha niente a che vedere con il martirio, cos come viene concepito dalle culture cristiane. La parola araba per dire morte volontaria shahid, termine che impropriamente viene tradotto con martire, ma che etimologicamente significa testimone. Lestrema forma della testimonianza si fa offrendo la vita. Il fatto che la comunit acconsenta alla perdita di un pezzo di s perch sia possibile stabilire una verit non una mera questione filosofica, ma un problema vissuto direttamente dalla popolazione. Non un caso che la morte volontaria del giovane fruttivendolo che, vessato dalla polizia, ricorso a un gesto estremo sia avvenuta a Sidi Bouzid, dove i lega-

Traduzione di Nicolas Martino


Da sinistra: Sassi (Tunisia) di M.Elorbany; Orso e Sofisti (Spagna) di Sventine Eye; Plaza de Gaelx (Spagna), Esercito egiziano di Khaled Desouki; Manifestazione (Italia) di Martina Cirese

mi tribali e comunitari sono molto forti. Per la comunit levento della morte di Mohamed non ha rappresentato il gesto di un individuo separato, ma stato immediatamente percepito come una questione che riguardava tutti. La rivolta che lanno precedente era scoppiata intorno al bacino minerario di Gasfa era durata quasi un anno ed era politicamente e socialmente molto pi forte dellinsurrezione del dicembre 2010; eppure non ha fatto presa sul resto della Tunisia, anche a causa della dura repressione e dellassedio della regione. Da Sidi Bouzid, invece, la rivoluzione ha contagiato tutto il paese, arrivando in poche settimane fino al litorale, a Sousse. In questo contesto ha giocato un ruolo determinate Al Jazeera, che si messa al servizio della rivoluzione, diventando una voce organica del movimento. Lopinione pubblica, ma soprattutto la popolazione che si ribellava ha immediatamente chiamato rivoluzione questa insurrezione. Il termine assume, quindi, un valore prescrittivo, perch stato subito utilizzato da quella stessa gente che ha dato vita al movimento di rivolta. Il rapido crollo del regime dopo il 14 gennaio stato chiaramente causato dallinsurrezione, ma anche dallabbandono della borghesia tunisina, dei poteri economici e del sostegno americano. Il potere di Ben Al era articolato su diversi pilastri: lenorme apparato di sicurezza; il partito, che contava tra gli aderenti pi della met della popolazione attiva (ovviamente per ragioni strumentali); lamministrazione centrale, regionale, locale dove i posti di responsabilit erano occupati da chi era disponibile a farsi cooptare dal partito. Infine, oltre al potere economico, un ruolo particolare era svolto dal-

lesercito. Da questo punto di vista, la Tunisia sempre stata uneccezione: lossessione di Ben Ali per i golpe militari sfociata nel fatto che lesercito sempre stato un apparato molto debole, controllato e assimilato alla gestione della sicurezza interna. Ma una volta destituito il vertice di Ben Al la Famiglia, il Palazzo , rimane irrisolto il problema degli altri apparati. Il potere, se pure indebolito e frammentato, ancora nelle loro mani. Per questo il processo rivoluzionario ancora non concluso e prosegue nel processo costituente della nuova Tunisia: la nuova forma democratica dipender direttamente dalla capacit popolare di determinare gli esiti di questa costituente. La composizione di chi ha agito la rivoluzione varia: moltissimi giovani, sindacalisti, societ civile. Tra questi, in primo piano, ci sono stati gli avvocati, che in Tunisia sono una categoria particolare, dal momento che la facolt di legge tra gli anni 80 e 90 si configurata come un vero e proprio spazio autonomo, luogo di incontro di tutti gli oppositori e gli attivisti. Ed per questo che nel corso degli anni linsegnamento del diritto, in quel luogo, stato fortemente degradato. La dequalificazione sempre connessa al controllo degli spazi di libert e per questo la richiesta di dignit nelle lotte tunisine assume un significato specifico: quello di poter essere riconosciuti nelle proprie capacit, nella propria autonomia e nella propria intelligenza. Ma il processo rivoluzionario non prosegue solo con le decisioni prese rispetto alle elezioni della nuova costituente, ma anche con lo spostamento di centinaia di persone verso nuovi paesi. La prima ondata di migrazioni che sbarcata a Lampedusa dopo la caduta del regime ha trasmesso non la disperazione della fuga, ma la gioia di una situazione nuova. La migrazione percepita come un diretto proseguimento della Rivoluzione. La frenesia di scendere in strada, di denunciare, di trasformare, di portare avanti lo scontro fino alla caduta della dittatura trova uno sbocco naturale nel desiderio di partenza verso altri luoghi. Rivoluzione significa per i tunisini battersi contro lingiustizia e per la libert. E libert in questo caso anche quella di andare e venire, di spostarsi, cos come ingiustizia la differenziazione tra il viaggio di un italiano e quello di un tunisino. Si reclama un diritto alla mobilit, allo spostamento, indipendentemente dalle ragioni per cui ci si muove. La migrazione clandestina diventata una forma di resistenza rispetto a una situazione in cui tutte le vie legali sono prive di sbocco. Ma lo

Nulla sar pi come prima. Occorre ribadirlo, laddove il tumulto degli studenti tunisini, egiziani e europei ha ridisegnato la percezione sociale, il rapporto tra prassi e felicit. Il tumulto, infatti, effettua una sorta di potenza di muta, un divenire che trascina altrove

spazio che si aperto ancora simbolico e non fattuale. La battaglia sulla circolazione non finita. Solo le politiche di controllo della migrazione hanno determinato il problema dellimmigrazione come lo assumiamo adesso. Prima del 1986 non cera alcun visto, bastava comprare un biglietto aereo e non si parlava n di invasioni n di problemi sociali posti dalla migrazione. Consentire la mobilit non significa originare una partenza definitiva della popolazione dal paese di origine, significa al contrario dare a tutti la possibilit di andare e venire, ma anche la possibilit di non andare e di non venire. Infine, la questione della mobilit decisiva dal punto di vista strutturale ed economico. Un giovane o una giovane tunisina che accettano di lavorare per soli 200 dinari per una fabbrica tessile italiana delocalizzata in Tunisia non sono disposti ad accettare cos facilmente il ricatto, se andando in Italia possono prendere il doppio o il triplo. La migrazione svela il nesso costitutivo tra divisione internazionale del lavoro e produzione. E non un caso che la rivoluzione che ha reclamato la democrazia in Tunisia si sia connessa anche se in modo non lineare e definito con le lotte sul salario e sulle condizioni lavorative. Un principio di lotta di classe che rende interminabile la rivoluzione appena iniziata. * testo ricavato dalla videointervista a cura di Unicommon Roma

LECOGRAFIA DEL NASCITURO VA SU FACEBOOK E YOUTUBE Ma c, o ci deve essere un limite al narcisismo di noi facebokkini? Sicuramente non c negli Stati Uniti se vero quello che scriveva due settimane fa il Washington Post. Il nuovo trend infatti pare essere la pubblicazione sulla propria bacheca delle foto dei figli non ancora nati. Ecografie dettagliate, magari mese dopo mese, fino a quella arrivata qualche tempo fa su Fb, addirittura in 3D, dove il nascituro gi pareva sorridere allobiettivo, pronto a venire alla luce dopo pochi giorni. Il 30% delle quasi mamme americane fa cos, spiegava larticolo, citando uno studio del 2010 condotto attraverso il software Avg. Aggiungendo che del resto basta cliccare Pregnancy ultrasound su You Tube per vedere apparire la bellezza di 5230 ecografie. E ovviamente le percentuali diventano da capogiro dopo il parto, visto che il 92% dei piccoli tra 0 e due anni finisce in rete, su Fb o su Twitter e You tube. Non sempre per per il piacere degli amici e delle amiche, come racconta con disagio Katherine Mullen. Ventottenne, neolaureata in Womens and gender studies, dopo aver subito linvasione delle ecografie delle sue coetanee, ha deciso di dedicare allargomento uno dei suoi paper universitari. Per ora per non ha trovato granch materiale e quindi ha deciso di sollevare il tema direttamente l dove nato, ovvero in rete. Chiedendosi per lappunto, come dice il titolo del suo articolo per Feministing.com, Dove porre il limite?. Non solo per problemi di rispetto della privacy. Il problema infatti per Katherine, che ha persino rotto per questo con alcune amiche di Fb, la distorsione che a suo parere questo nuovo trend provoca nellimmagine della futura madre. Se il feto diventa una persona, un bambino, prima del tempo e persino pubblicamente, si chiede la giovane femminista, non c il rischio che la madre si trasformi in un puro contenitore? Con un salto nel passato, quando, nel medioevo ma ancora poi per secoli e secoli, la gestante era per lappunto solo questo. La questione non di lana caprina, soprattutto in un paese dove laborto s legale, grazie alla famosa sentenza della Corte suprema del 1973, ma non mai stato veramente accettato socialmente. Oggi chi contrario supera il numero di chi pensa che debba essere la donna a decidere. E il Movimento per la vita americano, o se per questo anche quello italiano, ha fatto della personalit del feto la sua bandiera. Innalzando gigantografie di bambini non nati a ogni manifestazione, soprattutto davanti alle, poche, cliniche degli Stati Uniti dove si pu abortire. In realt, nei commenti al suo articolo, poche paiono preoccupate quanto Katherine Mullen. Anzi, c chi, come Krista, madre di tre figli, racconta come sia del tutto normale dare una personalit a ci che si muove nella tua pancia. Lo fanno tutte le mamme e non si vede perch dovrebbe fare scandalo quando, come adesso, il tutto finisce anche in rete. Per sentire per rispondere da Beth, che bisognerebbe avere un po' di sensibilit per chi magari ha appena abortito, o pi semplicemente vorrebbe ma non pu diventare madre. Peccato che loro, i fotogenici non nati non possano dire la loro.

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FIG LEAVES
Non mi ricordavo del film Le disgrazie di Adamo, finch non lo rividi in Francia un paio d'anni fa. Pensai che fosse sorprendentemente moderno. C'erano due bobine a colori. Non sapendo come usare il colore, feci costruire questa grande scenografia tutta in nero e argento, facendo togliere tutto il colore. Se ricordo bene, penso che il colore non apparisse affatto, stamparono quella parte in bianco e nero. La storia comincia nel Giardino dell'Eden e poi diventa moderna. La sola cosa strana nel film fu il passaggio dall'antico al moderno. Erano quelli i tempi in cui non c'era un laboratorio per fare dissolvenze, cos io e un operatore molto bravo [JOSEPH AUGUST]ci mettemmo a provare qualcosa di diverso. Volevamo sfocare e poi fare una dissolvenza su una nuova scena. E il modo in cui lo facemmo fu quello di prendere una bottiglia di birra che aveva una crepa e di metterla davanti all'obbiettivo. La girammo iniziando dalla parte intatta fino al punto in cui si vedeva la crepa. Ma ce la vedemmo brutta perch qualcuno aveva perso la bottiglia di birra, per cui non potemmo pi tornare dai tempi moderni a quelli antichi, alla fine del film. Howard Hawks, in Joseph McBride, Il cinema secondo Hawks, Pratiche, Parma, 1992 Il titolo inglese significa foglie di fico, () questi elementi del vestiario che permettevano un elegante pudore sotto le ombre del Paradiso terrestre. D'altronde il film strutturato verticalmente a partire da problemi d'abbigliamento, mentre orizzontalmente si organizza su un parallelo tra l'Eden e l'America del 1926. Questo sistema narrativo aveva gi dato prove importanti in Intolerance (D.W. Griffith, 1916), Destino (Fritz Lang, 1921) e L'amore attraverso i secoli (Buster Keaton, 1923). () Fig Leaves non ha niente di un'opera minore. Malgrado qualche eccesso nella caricatura, il film si impone per la sua solidit. Le sequenze del prologo testimoniano di un gusto raffinato in materia di ironia e derisione. Hawks ravviva questo aspetto con un'insistenza sottile per i giochi di ribaltamento. () Fig Leaves ha la complessit dell'insieme delle commedie di Hawks. La rivalit vi sempre confrontata all'atto. La creazione non pu mai essere il frutto di una superficialit. () Sotto il travestimento di un'amabile commedia leggera, Hawks cristallizza una radiografia distaccata e sarcastica del mondo moderno, accentuandola con i riferimenti al Paradiso terrestre. Nol Simsolo, Howard Hawks, Edilig, Paris, 1984

SCARFACE
La maggior parte dei gangster che ho incontrato erano piuttosto infantili. Non ne posso pi di tutta quella roba che vedo sui gangster, dove ognuno ringhia a qualcun altro ed l'uomo pi brutale del mondo. Quei ragazzi non erano certo cos, erano solo dei bambini. Ci siamo divertiti a farlo. L'idea che quei tipi erano infantili ci fu d'aiuto per fare alcune scene. Per esempio, Ben Hecht scrisse per Muni una scena. Quando gli dissi che avremmo dovuto fare una bella scena di Capone che scopre una mitragliatrice, Ben mi chiese: Che cosa vuoi dire? E io: Be', non puoi scrivere la scena come se si trattasse di un bambino che scopre un giocattolo nuovo? Oh, s. E scrisse una battuta meravigliosa. Howard Hawks, in Joseph McBride, Il cinema secondo Hawks, Pratiche, Parma, 1992 Non dimentichiamo che Howard Hawks un moralista; lontano dal provare simpatia per i suoi personaggi, li carica del suo disprezzo; per lui, Tony Camonte un degenerato, abbruttito, e, volutamente, ha diretto Paul Muni in modo da farlo assomigliare a una scimmia, le braccia penzoloni, il muso ingrugnito. () La pi bella inquadratura della storia del cinema certamente quella della morte di Boris Karloff in questo film: per lanciare una boccia al gioco dei birilli fa un piegamento delle gambe, ma non si raddrizza pi perch una raffica di mitra pone fine al suo movimento: la cinepresa riprende la sfera che rovescia tutti i birilli meno uno, che gira a lungo su se stesso prima di cadere esattamente come Boris Karloff. () Non di letteratura si tratta: forse danza, forse poesia, sicuramente cinema. Franois Truffaut, I film della mia vita, Marsilio, Venezia 1978

A GIRL IN EVERY PORT


Genesi e disavventure di un'amicizia virile. Prima apparizione di questo tema in Hawks che lo riprender spesso e soprattutto in due western, Il fiume rosso (1948) e Il grande cielo (1952). Come in Il grande cielo, i due amici non si conoscevano ancora quando comincia l'intrigo. Uno dei due () pi attaccabrighe dell'altro e deve sempre essere tirato fuori dai guai da lui. Per il suo quinto film, Hawks sembra gi conoscersi a fondo. Tratta il tema con un'asciuttezza che esclude la crudezza, l'esuberanza che caratterizzano, per esempio, What Price Glory di Walsh, basato su personaggi e situazioni simili. Distanza in rapporto ai personaggi (cos opposti alla calda fraternit di un Ford o di un Walsh), indifferenza di fronte alla particolarit del loro ambiente (che non sar descritto se non attraverso alcuni individui che ne fanno parte), sono gli elementi pi rilevanti del cinema di Hawks. Vi si insinuano gi alcuni di quei salti e rotture di tono di cui l'autore ha il segreto (vedi la sequenza dei due marinai emozionati che lasciano del denaro nelle mani di un ragazzo, la cui madre, vedova di un marinaio, cerca del lavoro). Per l'essenziale, domina l'asciuttezza. La si accetta e capita perfino che la si ammiri, perch in Hawks essere asciutti, significa essere naturali ed anche, esteticamente parlando, la conclusione logica di un ideale classico di rigore e sobriet. Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinma. Les films, Laffont, Paris 1992

DAWN PATROL
Era molto interessante perch, per me, costituiva il primo film sonoro: dopo l'avvento del sonoro non avevo pi lavorato perch non si sapeva se avrei padroneggiato i dialoghi, dato che non ero mai stato su un palcoscenico, n dietro le quinte. Ho scritto io stesso quasi tutta la sceneggiatura e durante le riprese tutti continuavano a dirmi: Non un buon dialogo, non drammatico; tutto insulso. Tutto quello che lei ha fatto va nel senso della scipitezza. Non amavano il film perch i personaggi non piangevano, non gridavano. Quando fu terminato il montaggio, non organizzarono nemmeno una 'prima', tanta sfiducia avevano! Si accontentarono di distribuirlo alla chetichella e fu il pi grande film di quell'anno; presero l'abitudine di proiettarlo agli altri cineasti dicendo loro: Ecco cos' un buon dialogo!. Howard Hawks, da Entretien avec Howard Hawks, a cura di Jacques Becker, Jacques Rivette, Franois Truffaut, Cahiers du Cinma, n. 56, febbraio 1956 Per quanto possa apparire deludente, La squadriglia dell'aurora occupa, nel cinema di Hawks, un ruolo paragonabile a quello occupato da Daisy Kenyon nell'opera di Otto Preminger il film contiene comunque, esclusivamente sul piano formale, delle sequenze molto riuscite (come lo straordinario balletto di vecchie carcasse in pieno combattimento). Sottili e incisive, numerose altre ci permettono di individuare la viva intelligenza che le ha concepite. () La squadriglia dell'aurora certamente un'opera importante per la conoscenza e la comprensione della tematica hawksiana (il gruppo di uomini legati nell'amicizia virile e nel pericolo), ma anche un film molto diseguale sul piano espressivo. Jean-Claude Missiaen, Howard Hawks, Editions Universitaires, Parigi, 1966

CULT

INSOSTENIBILE

LETALE

RIVOLTANTE

CRIMINAL CODE
Precedente di tredici anni il primo film con Bogart, Codice penale si collega magistralmente al filone penitenziario del cinema americano. Nella prospettiva sempre appassionante dei film sui forzati, e non senza qualit anche negli eccessi, l'opera di Hawks testimonia di una bella libert di temperamento e di un senso acuto della violenza e della crudelt. L'universo concentrazionario dei penitenziari e dei bagni penali ha ispirato molti melodrammi dove l'eroe, condannato ingiustamente, finiva per riabilitarsi rifiutando di partecipare ad una rivolta (). Prendendo qui di contropiede questo tema assai sgradevole, il cineasta si principalmente misurato a far sentire il peso dei giorni che passano senza che nulla cambi per il recluso, se non il raffreddarsi del suo cuore e l'indurimento della sua anima. Scarpe chiodate degli uomini in cammino, sferragliamento delle gavette, grida che preludono alla rivolta: il tono quello di un reportage. Non c' nessun rovesciamento finale che dia moralmente ragione ai rappresentanti dell'ordine. Moralista che critica la delazione, Hawks scopre la ferocia. Certo, l'andamento sincopato della costruzione drammatica interamente sottomesso ad uno stile di narrazione stabilito a priori e che, in un certo senso, lo trasmuta. Ma a livello dei personaggi che si opera il dcalage: il regista li spinge al parossismo logico, talvolta macabro (Walter Huston che si fa rasare da un detenuto patentato tagliagole), creando cos dei caratteri intrinsecamente avvincenti e tali che la loro avventura diviene per essi l'unica possibile. Jean-Claude Missiaen, Howard Hawks, Editions Universitaires, Parigi, 1966

SOPORIFERO

COSI COSI

BELLO

MAGICO

CLASSICO

CARS 2 (3D)
DI BRAD LEWIS, JOHN LASSETER. ANIMAZIONE DISNEY PIXAR. USA 2011

La popolare macchina da corsa Saetta McQueen (doppiato in originale da Owen Wilson) e il suo carro attrezzi Cricchetto stanno per partecipare al primissimo Grand Prix Mondiale che decreter chi la macchina pi veloce del pianeta. Ma Cricchetto si ritrova coinvolto in prima persona in unoperazione di spionaggio internazionale e deve spostarsi dallEuropa al Giappone. I doppiatori italiani sono: Paola Cortellesi, Alessandro Siani, Franco Nero, Vanessa Redgrave e Sabrina Ferilli. E Sophia Loren doppia la cuoca napoletana.

5 (CINQUE)
DI FRANCESCO M. DOMINED; CON ANGELO ORLANDO, FRANCESCO VENDITTI. ITALIA 2011

Un ritratto di Howard Winchester Hawks (1896 1977)

Cinque ragazzi si conoscono in riformatorio, tutti dentro per piccoli reati. Riescono a portare a termine una grossa rapina e i facili guadagni, le donne e il sentimento di invincibilit li porteranno a non rendersi conto dei limiti. Ambientato al Quarticciolo, quartiere di Roma. Francesco Domined attore (Cover Boy, I fatti della Banda della Magliana) qui al suo esordio nella regia.

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IL PROGRAMMA
Il Cinema ritrovato, realizzato da Mostra internazionale cinema Libero e Cineteca di Bologna, in collaborazione con Comune di Bologna e Bologna Estate, si tiene dal 25 giugno al 31 luglio in piazza Maggiore con proiezioni serali gratuite di capolavori come Le voyage dand la lune di Mlis e Nosferatu di Murnau, Les enfants du Paradis di Carn e America America di Elia Kazan. Al cinema Arlecchino rarissimi film muti, i film restaurati (tra cui Lassassino di Elio Petri del 61), lomaggio a Maurice Tourneur, al Jolly Luigi Zampa, Howard Hawks e la rassegna Il socialismo tra paura e utopia. Al Lumire i film del 1911 (tra cui omaggio a Alice Guy, Conradt Veidt), la personale di di Boris Barnett, Eric Rohmer documentarista.

FESTIVAL CINETECA DI BOLOGNA CINEMA RITROVATO

THE CONSPIRATOR
DI ROBERT REDFORD; CON JAMES MCAVOY, ROBIN WRIGHTT. USA 2010

Robert Redford ambienta il suo settimo film ai tempi che seguirono la guerra civile americana. Mary Surratt la donna accusata con John Wikes Booths e gli altri di aver cospirato ad assassinare Abramo Lincoln, del vicepresidente e del segretario di stato. Tutti sono contro di lei Fredrick Aiken, soldato diventato avvocato accetta controvoglia di difenderla davanti a un tribunale militare. Durante il processo si convince dellinnocenza della donna. Nel cast Kevin Kline, nella parte del segretario della guerra di Loncoln. Il Mary Surratt's farmhouse si trova a Clinton (un tempo chiamata Surrattsville) nel Maryland ed diventato un museo.

Omaggio Hawks
di Peter von Bagh*
opo Sternberg, Capra e Ford, ecco Howard Hawks. Una pars pro toto anzich la retrospettiva integrale di una lunga carriera che ovviamente non possiamo ospitare. Un primo piano essenziale, dinamicamente pregnante: tutti i muti e gli intensi esordi sonori. da l che solitamente partono gli studi sul cinema di Hawks. evidente che i suoi muti sono molto meno conosciuti di quelli dei suoi grandi colleghi ap-

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pena menzionati. L'unica eccezione forse A Girl in Every Port, il film che insieme ai due di Pabst rivel Louise Brooks come il volto del secolo e che fu vissuto come un'esperienza scintillante dagli spettatori parigini del 1928 e dal pubblico della retrospettiva che si svolse nel 1962 a New York e che promosse una nuova consapevole visione del regista come colui che ha letteralmente inventato il cinema americano (John Carpenter). Non che fosse passato inosservato, anche se il suo nome era meno celebre dei suoi film, molti dei quali furono tra i pi popolari della sua epoca. Manny Farber (1957)

consider Hawks una figura chiave perch mostra il massimo di velocit, di vita e sguardo interiore con il minimo di inciampi. Per Rivette (1953), Hawks incarna le qualit pi alte del cinema americano, il solo regista americano che sa trarre una morale (giudizio al quale si affianc quello di Henri Langlois, il quale osserv che la creazione di Hawks derivava essenzialmente da un assemblaggio di fatti, parole, rumori, movimenti, situazioni, simile all'assemblaggio di un motore.) Eppure, nonostante i molti testi brillanti (di Bogdanovich, Wollen, Douchet, Wood, Sarris, Haskell) scritti

mente discusso a proposito di rappresentazione femminile e cultura consumistica... Nei suoi muti Hawks esplor a volte direzioni sorprendenti (si veda Fazil, celebre per i baci spinti) ma era gi chiaramente orientato verso quella che sarebbe diventata l'essenza del suo cinema. I primi sonori non sono solo il leggendario Scarface: Da The Dawn Patrol a Ceiling Zero, Hawks si preoccupa esclusivamente della costruzione e dunque dei volumi e delle liquando Hawks era diventato un nee, il Le Corbusier del sonoro nome mitico, dei suoi film muti (Langlois). Secondo Jacques Rivetnon si quasi parlato. Prendiamote, Hawks eccelse in tutti i generi la come una splendida sfida, dato a cui si accost: era solo una lieve che oggi sappiamo che non c' alesagerazione, ma si applica alla cuna ragione di minimizzare quellettera a Only Angels Have Wings, la parte dell'opera di Hawks. I suoi all'incredibile esperienza a colori grandi film sonori derivano organidi Gentlemen Prefer Blondes e, percamente dai muti. ch no, a Land of the Pharaohs, Non la prima volta che le inperla della nostra sezione dedicatuizioni pi rare e seducenti venta al CinemaScope, che Langlois gono da Henri Langlois: Curiosadefin il solo film epico che abbia mente, A Girl in Every Port, cos instile, rigore e bellezza plastica, solito per gli spettatori dell'epoca, qualit di cui avevamo da troppo oggi lo sembra meno di Fig Leatempo dimenticato il significato. ves, in cui l'arte di Hawks agisce in totale libert. Buona intuizione, *Direttore artistico di Cinema ritrovato, visto che il film stato recentesuo intervento dal catalogo

6) ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011

PAID TO LOVE
una commedia romantica ambientata in Ruritania, di nuovo con una trama familiare. () Hawks non ha voluto riconoscere il film (). Ci nonostante si rivela un lavoro rifinito, sicuro ed estremamente fluido, ostacolato dalla perfetta ovviet dell'intreccio, ma che mostra il regista per la prima volta impegnato nella sperimentazione tecnica. Sotto l'influenza, del resto ammessa, di Murnau, Hawks lascia libera la macchina da presa e, in contrasto con la natura statica dei suoi film precedenti, fa uso di carrelli, panoramiche e gru, conferendo all'azione una sinuosa mobilit. C' una lunga carrellata in cui la macchina da presa scivola attraverso una mensa ufficiali piena di fumo, costeggia gli uomini intenti a discorrere e si ferma sul volgare William Powell, il quale sta deliziando i compagni con il racconto delle sue prodezze amatorie che combina una raffinatezza d forma e di contenuto mai prima d'ora incontrata in un film di Hawks. Gode inoltre di una ricca messinscena, con dei fastosi interni di palazzo e un bel ristorante all'aperto sulla spiaggia. Ancora una volta vengono sfruttate le doti di George O'Brien, il cui allegro principe ereditario ossessionato dalle macchine un personaggio affascinante.(...) Ma William Powell, nella parte del lascivo cugino del principe ereditario, a fare la parte del leone. Una canaglia alla Stroheim, con tanto di monocolo e baffi arricciati, a un certo punto lo cogliamo a rovistare nei cassetti della ballerina, mentre annusa delicatamente la sua biancheria intima. Jeffrey Richards, I film muti di Howard Hawks, Focus on Film, n. 25, estateautunno 1976, poi in Il cinema di Howard Hawks, a cura di Adriano Apr e Patrizia Pistagnesi, Eri-La Biennale di Venezia, Roma-Venezia 1981.

Ricominciare dalle Mille e una notte. Il cineasta e visionario tunisino, ospite della XII Milanesiana, da 25 anni strappa loriente allorientalismo indicando un affascinante tragitto didentit
MILANESIANA XII UN RACCONTO DEL CINEASTA TUNISINO

MILANESIANA XII
Uno dei grandi ospiti della XII Milanesiana (26 giugno-12 luglio), la manifestazione ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, dedicata al tema Bugie e verit, sar Nacer Khemir, il cineasta tunisino, famoso per Les baliseur du desert) che ha dedicato la sua arte a una raffinata e misteriosa ricerca dellidentit araba e pre-araba, diventando assieme allegiziano Abdelsalam una delle voci pi originali del rinascimento nord africano. Di Khemir (che sar a Torino il 27 nella giornata dedicata allAfrica, si vedr domenica, dalle 23, in sala Buzzati, BabAziz-Il principe che contempla la sua anima (2005). Si pu studiare sul sito della Milanesiana il ricchissimo calendario,18 serate dedicate alla cultura internazionale (in cartello oltre 35 appuntamenti) e tra i 140 ospiti ricordiamo Ben Jalloun, Wole Soyinka, Khaled Khalifa, Ettore Scola, Filippo Timi, Mario Martone, Skolimowski, Servillo John Coetze, Bodei, Severino, Tornatore, Magris, Okri, Gao Xingjian...

Chi il pi grande?
siesta. Stavo per mettermi comodo per fare la siesta, quando vedo arrivare un vecchio con una barba bianca che trascinava una gazzella dicendole: -Vieni avanti, cugina! Vieni avanti, cugina! Bisogna dire la verit: sua cugina era magnifica. Mi si fermato davanti e mi ha detto: -Figliolo, se avessi un campo come il tuo, non dormirei. Coltiverei questi semi. Mi ha dato una manciata di semi, sono salito sul campo, ho arato per sette anni, e ho seminato per sette anni, e sapete che cos'ho raccolto? Un piccolo cocomero da niente. Mi sono detto: tutto quel tempo perso per un piccolo cocomero, spero che non mi abbiano aspettato per salvare il nonno! Ho preso il cocomero e sono tornato a casa. Al mio arrivo in cortile, la mamma mi ha detto: -Fortuna che non ti abbiamo aspettato per salvare il nonno! Poi, vedendo il cocomero, mi ha detto: -Va' a tagliare una fetta di cocomero per il nonno, deve andarne matto. Una volta in cucina, ho posato il Locandina del film cocomero sulla tavola. Poi ho afferLes Baliseurs Du Desert (1984) rato il pi bello dei coltelli, dal manidi Nacer Khemir co di avorio, ho mirato al cocomero (nella foto sopra) per non mancarlo e ho colpito con tale violenza... che il coltello sparito nel cocomero! Mi sono detto: se mia madre viene a sapere che ho perduto il suo coltello nel mio cocomero, chiss quante ne buscher! Allora ho affondato la mano nel cocomero alla ricerca del coltello e ho frugato cos per una settimana. Al termine della settimana, ho sentito qualcosa di talmente morbido, di talmente rotondo, di talmente soffice che ho immerso l'altra mano e ho tirato con tutte le mie forze. Ho estratto per l'orecchio un pezzo d'uomo dalla barba a punta brizzolata che mi ha detto: -Che cosa ti ho fatto? Stavo ascoltando una storia, non ne conoscer mai la fine! -E tu che ci facevi nel mio cocomero? -Io? una storia lunga. Seguimi. Poi si tuffato nel cocomero e io l'ho imitato. Ma l'uomo era sparito! Sono corso lungo il sentiero, sono giunto in un villaggio, simile al nostro villaggio, ho imboccato una viuzza simile alla nostra viuzza, sono sboccato in un vicolo cieco identico al nostro, ho spinto una porta, pareva la nostra, sono entrato in un cortile quadrato come il nostro, una donna che somigliava in modo straordinario alla mamma mi ha detto: -Vieni a vedere chi nato! Era nato il nonno! Era avvolto nelle fasce, la nonna lo dondolava nella sua carrozzina, gli cantava una ninnananna, ma lui non ne voleva sapere, voleva gi fumare una sigaretta! Hanno chiamato mio padre che gli ha dato una sigaretta, ma il nonno si strozzato. Sono corso in cucina a prendere la bottiglia dell'olio, ma era vuota, maledizione! La mamma mi ha dato un uovo e mi ha detto: -Va' al mercato a barattare l'uovo con dell'olio. Ero talmente contento che non ho visto la pietra di prima. Sono incespicato e l'uovo si rotto. Ne uscito un magnifico gallo, uno di quei galli che si possono trovare solo in Francia. Ho rincorso il gallo, che arrivato in riva al mare. Si tuffato nell'acqua e si messo a nuotare. Anch'io so nuotare. Mi sono tolto i vestiti, stavo per tuffarmi dietro il gallo quando mi sono detto: -Se un ladro passa di qua, mi ruba i vestiti. Come fare? Ho riflettuto. Ho finito col togliermi la testa. Ho posato la testa accanto ai miei vestiti e le ho detto: -Fa'attenzione alle mie cose. Ma dato che era la prima volta che lasciavo la mia testa tutta sola, ho detto ai miei vestiti: -Fate attenzione alla mia testa, ancora giovane. Poi mi sono tuffato dietro il gallo. Non vedevo pi niente. Sono approdato a un'isola. Avevo una sete da morire. All'improvviso mi passata davanti una giovane donna che recava una brocca piena d'acqua. L'ho chiamata, ma non mi ha sentito. Le sono corso dietro e l'ho afferrata per un braccio. Maledizione,

non fatelo mai a una donna che non conoscete! Le si staccato il braccio! Era di cioccolato. E ho capito che gli abitanti di quell'isola erano tutti di cioccolato. Allora mi sono messo a correre di qua e di l strappando un pezzo di braccio, una punta di naso, un pezzetto di orecchio, mi leccavo i baffi! E il re, che mi guardava dalla finestra, si chiesto: -Ma chi quel mostro che mi concia per le feste la popolazione? Ha mandato i suoi soldati di piombo. Mi hanno acchiappato. Mi hanno rinchiuso in una prigione, e ogni giorno a mezzogiorno mi gettavano una pagnotta calda. Tagliavo la pagnotta in due e ne strofinavo le met sulle pareti, cos che me le imburravo. Io ingrassavo a vista d'occhio e la mia prigione si riduce-

SEGUE A PAGINA 10

di Nacer Khemir *

Dal ricchissimo catalogo di Cinema ritrovato che inizia oggi a Bologna, tra Barnet, Powell Zampa, Conrad Veidt, Alice Guy uno spazio speciale dedicato ai film muti di Howard Hawks

uando ero piccolo, mentre giocavo nel cortile quadrato, mia madre venuta a cercarmi. Mi ha preso per mano e mi ha trascinato verso la camera: -Vieni presto... vieni presto! Vieni a vedere chi nato! Era nato il nonno! La nonna lo dondolava nella carrozzina al ritmo di una ninnananna. Ma lui non ne voleva sapere, non voleva sentire ragione, voleva gi fumare una sigaretta. Hanno chiamato mio padre che gli ha dato la sigaretta, lui l'ha inghiottita e si strozzato. Mia madre mi ha detto: -Va' presto in cucina... vammi a prendere la bottiglia d'olio per fargli andar gi la sigaretta. Sono corso in cucina, ma purtroppo la bottiglia era vuota. Allora la mamma mi ha detto: -Ecco un uovo, va' al mercato e barattalo con dell'olio. Ho preso l'uovo nella sinistra, la bottiglia vuota nella destra e sono corso al mercato. Ero cos contento per la nascita del nonno! Lo aspettavamo da 7 anni. Correvo talmente veloce che sono inciampato in una pietra. Sono caduto e l'uovo si rotto. Ne uscito un magnifico gallo che si messo a correre. Mi sono lanciato al suo inseguimento, ma non riuscivo a raggiungerlo. Gli gettavo dei sassi, che per non lo colpivano. Mi sono trovato un'oliva in tasca, gliel'ho tirata. Gli si piantata proprio in mezzo alla cresta.Ed ecco che all'istante cresciuto un ulivo carico di olive.Guardate il destino: mia madre mi ha mandato a prendere dell'olio ed eccomi con un buon raccolto di olive...Miravo alle olive ma le mancavo e i sassi mi ricadevano sulla testa.Esasperato, ho preso una zolla di terra e l'ho lanciata con tale forza che ha attraversato i rami e si trasformata in un magnifico campo in cima al mio ulivo. Mi sono chiesto: che cosa far con un campo sopra il mio ulivo cresciuto sulla testa del mio gallo? Non mi hanno insegnato nulla del genere a scuola. Per di pi era l'ora della

ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011 (7

HACKERS IL MEETING DI FIRENZE

Pronti a smontare tutto


di Alessandro Delfanti
hanno chiamato l'ultimo hackmeeting prima del 2012. Poco preoccupati della fine del mondo, gli hacker italiani si riuniscono da venerd 24 a domenica 26 giugno al centro sociale nEXt Emerson di Firenze. HackIt, l'incontro annuale delle controculture digitali italiane, nato nel 1998, e da allora non ha smesso di portare, ogni anno in una citt diversa, centinaia di persone a discutere di computer, reti, crittografia, software libero, politica. Al centro c' come sempre l'attitudine hacker: metterci le mani, prendere in prima persona il controllo delle tecnologie e non solo... Secondo la comunit che organizza il meeting, gli hackers sono persone curiose, che non accettano di non poter mettere le mani sulle cose. Che si tratti di tecnologia o meno gli hackers reclamano la libert di sperimentare. Smontare tutto, e per poi rifarlo o semplicemente capire come funziona. Gli hackers risolvono problemi e costruiscono le cose, credono nella libert e nella condivisione. Non amano i sistemi chiusi. La forma mentis dell'hacker non ristretta all'ambito del software-hacking: ci sono persone che mantengono un atteggiamento da hacker in ogni campo dell'esistente, spinti dalla stesso istinto creativo. I tre giorni di Firenze sono animati da seminari, dibattiti, workshop e performance aperti a tutti e gratuite che affronteranno temi quali software libero, intelligenza artificiale, mediattivismo, privacy, robotica, diritti digitali, tecnologie di comunicazione, accessibilit del web, reti informatiche e di relazioni. Lhackmeeting si definisce infatti un incontro di culture, con il pallino della riappropriazione dei saperi. Se c' una cosa che agli hacker non piace quando la tecnologia e la conoscenza sono centralizzate per interessi economici e politici e in contrasto con le aspirazioni individuali e collettive di autonomia. Certo, il mondo degli hacker variegato ed eterogeneo, e al suo interno contiene figure diverse come gli hacker che usano le loro competenze tecnologiche per effettuare furti d'identit o per irrompere in sistemi chiusi, cos come persone interessate all'uso delle tecnologie informatiche per fini sociali e democratici. Esempi recenti molto famosi di pratiche hacker applicate alla politica sono WikiLeaks, che si ispira apertamente all'etica dell'accesso libero all'informazione (tutta l'informazione deve essere a portata di tutti), e Anonymous, un gruppo di hacker che non dotato di una vera e propria organizzazione e che usa la rete per portare attacchi telematici ai siti di corporation e di governi che attentano alla libert di informazione. Per esempio, negli ultimi anni ha preso di mira il governo iraniano per la censura della rete attuata durante le proteste del 2009. Altri gruppi mescolano odio per i governi con voglia di divertirsi. LulzSec una sigla di hacker americani nati pochi mesi fa che si divertono a penetrare siti governativi. Nelle settimane scorse sono riusciti, per esempio, a bloccare il sito della

Si svolge in questi giorni HackIt, incontro annuale delle controculture digitali. Un laboratorio autogestito con il pallino della riappropriazione dei saperi. Dal computer alla politica. Passando per la sicurezza degli utenti e le piattaforme per il giornalismo online
Cia e a diffondere dati riservati rubati dai server del Senato degli Stati Uniti (senate.gov). Ma ci sono anche hacker esplicitamente lontani dalla politica e votati al business. In fondo, tra i principali esponenti del mitico Homebrew Computer Club della Silicon Valley degli anni Settanta c'erano nientemeno che Bill Gates e Steve Jobs (vedi l'intervista a Gabriella Coleman nell'articolo a fianco). Ma la comunit italiana che organizza l'hackmeeting certamente una delle pi politicizzate del mondo, nata a stretto contatto con i centri sociali e le controculture degli anni Ottanta e Novanta. Per questo mette al centro valori come autonomia individuale, accesso alle conoscenze e alle tecnologie, critica ai modelli di gestione burocratica e centralizzata delle reti (per tacere della censura...). Il meeting autogestito e si svolge sempre in spazi sociali, mentre simili incontri nel resto d'Europa o negli Stati Uniti hanno solitamente una componente corporate, cio la partecipazione diretta delle aziende informatiche nella loro organizzazione o nel loro finanziamento. La tre giorni fiorentina sar come sempre organizzata attorno a una lunga serie di workshop, organizzati in modo aperto in rete nei mesi scorsi, in cui si potr discutere (e imparare) collettivamente. Infatti il fine ultimo degli hackmeeting sempre l'apprendimento collettivo indirizzato al cambiamento: come possiamo influire sullo sviluppo della societ basata su computer e reti informatiche? Quali strumenti ci servono per diminuire le possibilit di controllo sociale e invece aprire spazi di libera collaborazione? Tra i seminari di questa edizione dell'hackmeeting si parler del problema della sicurezza nelle chiamate Voip, soprattutto dopo l'acquisto di Skype da parte di Microsoft: come chiamare senza timore di essere intercettati? O ancora, di net economy e sfruttamento da parte delle imprese del web, cos come del contributo che la comunit hacker dar al progettato sciopero dei precari (nel seminario Sciopero precario: istruzioni nerd per l'uso). Ci saranno incontri sui progetti di cooperazione internazionale dal basso che stanno portando le competenze hacker italiane in Marocco e Palestina. Ci sar una proposta di sviluppo di una piattaforma libera per il giornalismo online che permetta di sfuggire ai ricatti degli editori. Il cuore del meeting sar il lan space, un salone dove ognuno pu portare il proprio computer e collegarsi in rete con gli altri, sperimentando, giocando e condividendo gratuitamente i propri materiali. Non una rete pubblica, nel senso che non sar possibile accedervi esternamente da Internet, n dall'interno si potr uscire verso Internet, in modo da incoraggiare la condivisione delle conoscenze all'interno del meeting. Inoltre l'edizione del 2011 ha come ospite dall'estero Richard Stallman, fondatore del progetto GNU (il software da cui nato Linux), pioniere del free software e ispiratore del movimento per la cultura libera e contro la propriet intellettuale ben al di l del software. Stallman parler sabato mattina con un intervento critico sull'evoluzione del web e del cloud computing, l'infrastruttura distribuita basata su computer connessi in rete che sempre pi aziende e progetti informatici stanno sperimentando. In alcuni seminari verranno proposte riflessioni sulla storia del movimento hacker in Italia il primo HackIt si tenne proprio a Firenze nel 1998 nell' ottica del rilancio del movimento verso nuovi lidi. Bisogna mantenere viva la memoria per ragionare sul presente. Nel futuro ci siamo gi stati. www.effecinque.org

8) ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011

LINTERVISTA

di Bruno Di Marino

Dopo il software, la biologia


di A. D.

hacking come cultura ma soprattutto come pratica politica. su questo che lavora Gabriella Coleman, antropologa di formazione e professoressa di Media studies alla New York University. Coleman sottolinea l'importanza di esperienze nate tra le comunit hacker e poi diffuse ai movimenti sociali, e sostiene che siano un elemento cruciale delle societ basate sull'informazione. Coleman privilegia i gruppi di hacker pi direttamente schierati su posizioni libertarie e con i movimenti sociali, che soprattutto da Seattle in poi hanno contribuito allo sviluppo dei movimenti ma anche allo sviluppo commerciale della rete, ed un'osservatrice privilegiata del rapporto tra comunit hacker e politica. Qual oggi il ruolo degli hacker nel capitalismo? Una pratica di resistenza collettiva o una capacit tecnica venduta alle corporation? Dipende, in Europa c' una tradizione anticapitalista molto forte legata all'hacking, in Italia, Spagna o Croazia. Negli Usa questa cultura molto marginale, esiste ma minoritaria. Anche se cose come il software libero, che non sono nate per combattere il capitalismo, contengono comunque in s una critica del lavoro alienato. Possiamo dire che una critica del neoliberismo, che cerca di privatizzare tutto e che andato troppo in l. Il free software non viene prodotto sotto una bandiera anarchica ma comunque una critica vitale e importante. Nel tuo lavoro usi parole come ambivalente per definire l'hacking dal punto di vista politico. Cosa vuol dire? Ci sono molti hacker che desiderano hackerare e non fare politica. Ma dato che le tecniche che usano hanno una dimensione politica, sono spesso costretti a confrontarsi con la politica. Questo importante, perch molti smanettoni o hacker non si ritengono politici ma molti altri invece s. Ci sono moltissime forme politiche tra gli hacker, ma tra questi gruppi di persone molto diversi tra loro c' comunque un dibattito vivace su ci che giusto fare. Qual il tuo esempio preferito di hacking come pratica progressista o come strumento di resistenza? Dipende, non sono sicura di avere una pratica preferita, ma credo che il free software sia interessante perch una pratica attuata su larga scala che non stava cercando di cambiare nulla al di fuori del software ma che alla fine ha cambiato un sacco di cose nel dibattito sulla propriet intellettuale. E non stavano nemmeno cercando di farlo! Anche Anonymous (famoso gruppo di hacker, ndr) mi piace. Non sono al 100% hacker, rappresentano il lato punk dell'attivismo in rete, sono irriverenti e molto populisti e anche se non sono d'accordo con tutto quello che fanno, la loro apertura a 360 fantastica. Un po' meno sexy e meno noti, anche se hanno ormai una tradizione di 20 anni, progetti come Riseup e Autistici/Inventati mi piacciono (due fornitori di servizi mail, blog, ecc. che garantiscono privacy e anonimato, ndr). Quale consiglio daresti agli hacker italiani? Credo che la sfida sia la difficolt a raccogliere attenzione sul lungo periodo perch c' un sacco di diversit nei media: ci sono Twitter, Al Jazeera... Io farei una campagna che lavori con altri soggetti e che sia capace di catturare l'attenzione non per giorni ma per settimane e mesi. Ci vorrebbe un programma politico che resti nelle coscienze delle persone per pi di una settimana e non per nulla facile. Cosa pensi della possibilit di esportare l'hacking al di fuori del mondo del software? Sia la biologia, sia l'hardware sono aree eccitanti. Soprattutto la biologia: io credo che ci sar un'esplosione di laboratori indipendenti e che l'attitudine hacker in questo settore decoller. Non si sa in quale forma, magari non sar politicamente rivoluzionario, ma l che bisogna guardare. Vedremo poi se diventer una pratica imprenditoriale o se sar pi indipendente dal punto di vista politico. Per ora non si stanno ottenendo grossi risultati ma magari tra 10 o 15 anni sar diverso. Nulla accadr a breve, ma i laboratori stanno nascendo e le capacit umane ci sono. Che futuro vedi per il movimento hacker? L'hacking non salver il mondo (cos come nessun'altra politica) ma rester al centro della scena, visibile e importante. Quello che sta accadendo oggi cambier il futuro che vivremo tra 20 o 30 anni, e se non vi prestiamo molta attenzione perderemo la possibilit di capire quello che succeder. Gli hacker sono qui per restare.

SAVE THE WORLD


Svezia, 2011, 335, musica: Swedish House Mafia, regia: Jon Watts, fonte: Youtube

Nella notte la citt di trasforma in teatro di violenze: una gang armata di mazze da baseball irrompe in un locale o aggredisce una donna e unautomobilista per strada. Per fortuna un branco di cani viene in soccorso dei malcapitati e neutralizza i delinquenti. Girato perlopi al ralenti questo Save the World mette in scena dei quadrupedi supereroi con un tocco di ironia e una struttura sostenuta da una buona fotografia e da un efficace montaggio. A supportare musicalmente il gruppo di musica house composto da tre dj e produttori (due di essi di origine italiana) stavolta il cantante John Martin.

SURFIN' ON A ROCKET
Francia, 2004, 4', musica: Air, regia: Antoine Bardou-Jacquet e Romain Guillon, fonte: Youtube

Lidea nasce forse dal finale de Il dottor stranamore di Kubrick, con il comandante della pattuglia aerea a cavalcioni della bomba atomica appena sganciata. Qui a cavallo di un gigantesco e fallico ordigno che ondeggia nel buio di un teatro di posa vi sono una galleria di personaggi tipici dellimmaginario americano: dalla coniglietta di Playboy al culturista, da uno squalo della finanza a un militare in reggicalze, da uninfermiera che sprizza una scia di latte solidificato dalle sue tette a un petroliere texano, e via delirando. Iconograficamente notevole, con un utilizzo degli effetti speciali senza eccessi e sbavature, tipico del marchio di fabbrica Partizan, sinonimo di alta qualit.

CHE TESORO CHE SEI


Italia, 2000, 5, musica: Antonello Venditti, regia: Stefano Salvati, fonte: Video Italia

Il manifesto di HackIt 2011 a Firenze e sotto lantropologa Gabriella Coleman

La giornata inizia proprio male, con la protagonista del video che, imbottigliata nel traffico, arriva in ritardo al lavoro (insegna alla scuola materna) e termina in modo ancora peggiore, con lei che d buca a un uomo di cui innamorata perch lauto va in panne. Venditti come solito fare in tutti i suoi clip canta il brano in playback e si fuma una sigaretta, sotto forma di testimone esterno, inframezzando la narrazione. Che tesoro che sei ha una struttura abbastanza classica, con qualche trovata divertente, ben realizzato dal veterano Salvati. Il singolo incluso nellalbum Goodbye, Novecento.

LOVE IS THE STRANGEST WAVE


Usa, 1987, 332, musica: Andy Summers, regia: autore ignoto, fonte: Youtube

Rarissimo video (fino a qualche mese fa non si trovava in rete) del chitarrista dei Police nella sua prima prova da solista, si rif esplicitamente a Ritual in Transfigured Time, cortometraggio sperimentale girato nel 1946 da Maya Deren, pioniera dellunderground statunitense, nonch coreografa, danzatrice, antropologa ecc. Nel film della Deren durante un party, uomini e donne creano una suggestiva coreografia di gesti congelati, prima dirigendosi gli uni verso gli altri, poi respingendosi con dolcezza; rituale intensificato dal ralenti e dal fermo-immagine, che cristallizzano listante in cui tale contatto corporeo si interrompe. Nel clip, girato rigorosamente in bianco e nero come il film, Summers si ritrova al centro di questo particolare psicodramma visivo mentre canta il suo brano. Eccellente il risultato, ovviamente di grande raffinatezza.

ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011 (9

SEGUE DA PAG 6

SINTONIE
filippo brunamonti antonello catacchio mariuccia ciotta giulia da. vallan marco giusti roberto silvestri silvana silvestri

IL FILM

NACER KHEMIR DA PAG. 7

HYPNOSIS
DI DAVIDE TARTARINI, SIMONE CERRI GOLDSTEIN; CON DANIELA VIRGILIO, FEDERICO CECI. ITALIA 2011

13 ASSASSINI
DI TAKASHI MIIKE; CON GORO INAGAKI, KJI YAKUSHO, TAKAYUKI YAMADA. GIAPPONE GB 2007

Lo psichiatra Isaia R. Deutzberg sta curando con lipnosi Christian Parenti, un uomo affetto da aneurisma cerebrale congenito che gli provoca visioni inquietanti ed unamnesia totale della sua infanzia. Le visioni richiamate con lipnosi alla memoria del paziente li portano un luogo dallatmosfera immutata di fine Ottocento, che rievoca un passato irrisolto e sinistro.

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USA 2010

MICHEL PETRUCCIANI BODY & SOUL


DI Michael Radford. DOCUMENTARIO. GERMANIA FRANCIA ITALIA 2011

situazione, fa fuoco contro due poliziotti e finisce nei boschi. Lo scontro tra cacciatore e poliziotti diventa qualcosa di stravagante quasi si volesse stemperare la cruda violenza e denuncia della prima parte, lasciando intravedere in controluce le manifestazioni e la repressione degli oppositori, nemici da abbattere. (a.c.)

ISOLA 10
DI MIGUEL LITTIN; CON BENJAMN VICUA, BERTRAND DUARTE. CILE 2009

Le tappe pi importanti della carriera di Michel Petrucciani, straordinario jazzista morto a 36 anni nel 1999 a New York, in seguito ad una polmonite. La sua esibizione davanti a Giovanni Paolo II, in occasione del Congresso Eucaristico nel 1997, il Django Reinhardt Award e il Cavalierato della Legion dOnore: sono alcuni degli episodi salienti dellincredibile vita di un gigante del jazz.

UN TUFFO NEL PASSATO


DI STEVE PINK; CON CHEVY CHASE. JOHN CUSACK.

la storia di un gruppo d'amici stanchi della propria vita: Adam stato lasciato dalla sua ragazza, Lou un tipo da feste con non riesce a trovare una festa, la moglie di Nick controlla ogni sua mossa e Jacob, ossessionato dai videogame non vuole lasciare la sua cantina. Dopo una folle notte d'alcool in una vasca per l'idromassaggio in una stazione sciistica, i quattro si svegliano, col mal di testa, nel 1986. Questa la loro possibilit di cambiare il loro futuro.

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Un episodio poco conosciuto del golpe cileno. I ministri del governo Allende, il suo segretario personale e altri esponenti della pubblica amministrazione furono portati nel profondo sud del paese, sull'isola Dawson. Tra quei trenta prigionieri c'era anche il ministro delle miniere Sergio Bitar, che ha scritto un libro a cui Littin si ispirato per il suo film. Nel campo i detenuti perdono la loro identit e i contatti con il resto del paese, i loro nomi sono ridotti a numeri. Il tessuto del film si allarga un po' alla volta in un respiro profondo a comprendere non solo la loro vicenda personale fatta di dignit e forza morale, ma quella dell'intero paese in un momento fissato per sempre nella storia, l'assalto alla Moneda e la morte di Salvador Allende (e Littin non ammette la teoria del suicidio, ora infatti si riaperta linchiesta).(s.s.)

Remake di un film del '63 di Eichi Kudo, un omaggio non solo al genere samurai e al gioco d'azzardo, ma al western all'italiana, Miike ha infatti dedicato il suo Sukiyaki Western Django (2007) a Sergio Corbucci. L'infinita battaglia, annunciata dal proclama massacro totale scritto col sangue, un 'iperbolica danza della giustizia e della vendetta contro il futuro shogun che si crede al di sopra della legge. Psicopatico drogato di potere, Naritsugu sorprendentemente moderno nella sua idea del popolo come servitore da blandire e punire. Miike allestisce un set fantasmagorico, un villaggio che far da trappola all'esercito del tiranno, un po' I magnifici sette, un po' Lo straniero senza nome, disseminato di segnaletiche e detour. Ultima grande esibizione dei samurai, che pochi anni dopo si dissolveranno insieme all'epoca feudale, intercalata da siparietti comici e stranianti. Alla fine, come accade nella rivisitazione anti-eroica del West, la morte si mostrer nel suo dolore. (m.c.)

IL FESTIVAL
K3 FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CORTOMETRAGGIO
UDINE, CINEMA VISIONARIO, 29-30 GIUGNO VILLACH, VILLA KULTURHOFKELLER,1-3 LUGLIO

LIBERA USCITA
DI BOBBY FARRELLY, PETER FARRELLY; CON OWEN WILSON, JASON SUDEIKIS. USA 2011

WHEN YOU'RE STRANGE


DI TOM DICILLO. DOCUMENTARIO. USA 2010

Uno sguardo cronologico alla storia dei Doors, con particolare attenzione al suo leader e cantante Jim Morrison (1943-1971), dalla formazione del gruppo nel 1965, i primi concerti, il primo album, fino alla morte di Morrison, dopo anni di alcol e droga. Spezzoni di prove, momenti privati e show, compreso il concerto di Miami in cui il cantante fu arrestato e processato per atti osceni compiuti durante lesibizione.

BRONSON
DI NICOLAS WINDING REFN; CON TOM HARDY, HUGHROSS, GB, 2009

Quando allorizzonte era apparso Tutti pazzy per Mary sembrava che due nuovi geni irriverenti si fossero affacciati nellolimpo hollywoodiano. Negli anni successivi, pur firmando film anche curiosi, non riuscirono pi a bissare quel successo cos eccentrico. Ora, tredici anni dopo, la coppia sembra avere subito una mutazione genetica: nel loro mirino entrano infatti un paio di quarantenni in odore di imbecillit. Linvoluzione dei Farrelly non sta tanto nellaver reso macchiette i due protagonisti maschili, quanto nel non aver saputo costruire situazioni che non fossero tutte ancorate alle convenzioni. (a.ca.) PAUL
DI GREG MOTTOLA; CON SIMON PEGG, NICK FROST. USA 2011

Il K3, (prende il suo significato da: Kommerz, Kunst, Kino) festival alla terza edizione in Austria e alla prima italiana, si svolge tra due frontiere. Presenta 30 cortometraggi selezionati tra 694 provenienti provenienti da tutto il mondo, innovativi nella concezione e nei mezzi di ripresa, proprio come fece ai suoi tempi il protagonista della retrospettiva: Karpo Godina, nome fondamentale del cinema jugoslavo, di cui si vedranno i corti (tra cui Il cervello gratinato di Pupilije Ferkeverk, Picnic domenicale). Direttore della fotografia del primo film di Zilnik vincitore dellOrso doro a Berlino 69 e poi della nuova onda jugoslava, il cinema nero a cui ha dato un riverbero agghiacciante, autore di film dove la gioia di vivere va di pari passo con una ribellione che non fu per niente apprezzata dal governo. Godina nel festival presiede la giuria che assegner il premio K3. (s.s.)

IL DVD
LA RIEDUCAZIONE
DI AMANDA FLOR. ITALIA 2006. DVD, ESKIMO, KOCH MEDIA. EURO 14.90

Il pi violento detenuto delle carceri di sua maest britannica, si chiama Michael Peterson, in arte Bronson, perch chi pu resistere al fascino del pi celebre giustiziere dello schermo privo di alcuna morale, visto che fuori la morale non regna? Condannato a 7anni, poi diventati via via 34, Bronson racconta, senza darci spiegazioni esistenziali o psicologiche (nessun trauma da piccolo), una vita fatta di rabbia pura, di violenza che sconfina, non senza soluzione di continuit in una pratica artistica coltivata con listruttore autorizzato. Film insostenibile, di ritualit stereotipata, come metafora del terrorismo. (r.s.)

Due amici fanatici di sf, scrittori di avventure galattiche partono da Roswell, New Mexico dove, come si sa, atterr un disco volante e salvano dalle macerie di unauto maldestramente guidata un alien alto un metro di nome Paul che produce incanti come Elio (e le Storie Tese) che infatti lo doppia in italiano. Ne restano cos affascinati che se lo portano, perennemente inseguiti, in giro in camper per gli States prima di consegnarlo allastronave marziana di soccorso. Lex filmaker indie Greg Mottola maneggia un budget serio ma non vacilla e interviene con larma invincibile dellumorismo. (r.s.)

Esce in Dvd La rieducazione di Amanda Flor, edito dalla Eskimo di Dario Formisano nella collana Officine Italiane e distribuito da Koch Media. il primo film dal collettivo Amanda Flor (composto da Davide Alfonsi, Alessandro Fusto, Denis, Daniele Guerrini) tre amici della provincia di Roma dalla creativit e dallo stile tanto originale da risolvere il problema del lavoro precario dei giovani (un laureato di provincia finisce per lavorare in un cantiere edile), in un fiammeggiante bianco e nero polemico, ironico, dai risultati eclatanti (a dispetto del costo zero). Film di chiusura della Settimana della critica al festival di Venezia 2006 (premio Arca, premio Pasinetti), ha partecipato a numerosi festival, vincendo altri numerosissimi premi. Il cofanetto comprende un booklet di 24 pagine, dai cortometraggi Visitazione, vincitore della prima edizione del Visioni Fuori Raccordo, e Annunciazione, vincitore nel 2009 del Cinecorto romano, e dalla presentazione a cura di Marco Lodoli. (s.s.)

IL TEATRO
PREMIO HYSTRIO
MILANO, TEATRO ELFO PUCCINI 23-25 GIUGNO

THE HUNTER
DI RAFI PITTS; CON MITRA HAJJAR, OSSTAH SHAH TIR. IRAN 2010

IL PEZZO MANCANTE
DI GIOVANNI PIPERNO. DOCUMENTARIO. ITALIA 2011

Rafi Pitts cerca di svelarne gli aspetti pi dissimulati della realt iraniana. Protagonista Al interpretato dallo stesso regista. Uscito di galera intenzionato a mettere insieme la sua vita con la moglie e la figlia a cui molto affezionato. Ma la moglie uccisa accidentalmente e non si capisce dove sia finita la figlia che era con lei. Al si scontra con gli uomini in divisa, non riesce a venire a capo della

Requiem per Torino, il bel documentario danzante di Piperno (mai bianco/nero) esegue lautopsia della famiglia Agnelli e disegna la metamorfosi della grande metropoli dellauto diventata altro dopo che a Mirafiori il pezzo mancante diventato quello di unautomobile che a fine catena funziona male. Piperno spiega la carenza visionaria e progettuale di lungo periodo di una dinastia, attraverso lelogio della sua pecora nera.(r.s.)

Nato dalla famosa rivista di teatro, il premio Hystrio-Provincia di Milano alla memoria di Sisto Dalla Palma e Franco Quadri alla ventunesima edizione si trasformato in un piccolo festival dedicato alla creativit giovanile. I premi agli artisti gi affermati vanno a Aurlia Thierre (figlia di Victoria Chaplin e James Thierre in scena al circo dei genitori fin dallet di tre anni), Arianna Scommegna (fondatrice dellassociazione teatrale Atir), Fabrizio Arcuri (Accademia degli artefatti), Mariangela Gualtieri (fondatrice con Cesare Ronconi del teatro Valdoca), Fibre Parallele, Teatrino Giullare. Al premio Hystrio alla Vocazione per attori under 30 e al premio Occhio di scena per fotografi under 35 si aggiunge questanno il nuovo premio Hystrio-Scritture di scena under 35. Stasera alle ore 21 gran serata-spettacolo con le premiazioni di tutti i vincitori e nel foyer mostra fotografica dei finalisti del Premio Hystrio-Occhi di Scena, realizzato in collaborazione con il Centro per la fotografia dello spettacolo di San Miniato e Ied Milano. (s.s.)

va a vista d'occhio. E il re ha pensato: -Se continua a mangiare cos, finir col mangiare la prigione. Mi ha chiamato e mi ha chiesto: -Orco, che cosa ti conduce da noi? Ho risposto: -Nulla... giocavo nel cortile quadrato, quando mia madre venuta a trovarmi. Mi ha preso per mano, mi ha trascinato verso la camera e mi ha detto: -Vieni a vedere chi nato! Era nato il nonno. Si strozzato. La mamma mi ha dato un uovo perch lo barattassi con dell'olio al mercato. Sono incespicato e l'uovo si rotto. Ne uscito un gallo. Quello che voglio il mio gallo. Allora il re partito alla ricerca del mio gallo, seguito dal suo esercito. tornato dopo sette mesi con un gallo grande come un cavallo. Ho inforcato il gallo per tornare a casa. Sono passato davanti al re per salutarlo. Al suo fianco, in piedi, c'era la principessa di cioccolato dal naso all'ins. Mi stavo avvicinando per mangiarle il naso, quando il re, arrabbiato, mi ha detto: -Non avrai l'ardire di rovinarmi la principessa! Se hai fame, ecco una manciata di olive. Allora mi sono messo a mangiare le olive, gettandomi alle spalle i noccioli. Gettando l'ultimo, mi sono voltato e ho visto una foresta di ulivi che era cresciuta istantaneamente e, meraviglia, erano carichi di olive! Sono corso al villaggio a cercare quaranta vedove. Le ho portate con me. Hanno bacchiato le olive, spremuto l'olio e riempito con difficolt la mia bottiglia. Tutto contento, mi sono messo a correre per tornare a casa, sono inciampato, la bottiglia si rotta, ma l'olio rimasto sospeso per aria. Allora ho cominciato a piangere, piangevo tanto e tanto che ho finito con l'inondare il campo e poi la pianura. Allora i contadini mi sono corsi intorno e per consolarmi mi hanno regalato il loro cammello pi bello, nel timore che inondassi il villaggio. Per rincasare, ho fatto appello ai miei fratelli. Il maggiore si messo a camminare davanti al cammello, il minore camminava al fianco del cammello, e io, il mezzano, mi sono messo a camminare dietro il cammello. Ero talmente impaziente di tornare a casa e di rivedere il nonno che non smettevo di gridare a mio fratello minore che camminava al fianco del cammello: -Affrettate il passo perch, se continuate a camminare cos, non arriveremo a casa prima dell'imbrunire. Ma mio fratello minore era talmente lontano che non mi udiva nemmeno. All'improvviso, un cavaliere su un bianco destriero mi passato accanto. Gli ho detto: -Va' da mio fratello minore e digli di affrettare il passo perch, se continua ad andare avanti cos, non arriveremo a casa prima dell'imbrunire. Allora il cavaliere ha lanciato il suo destriero al galoppo e ha galoppato, galoppato, galoppato raggiungendo mio fratello minore solo a mezzogiorno, questo per dirvi quanto fosse grande il cammello! Gli ha detto: -Tuo fratello ti chiede di affrettare il passo. E mio fratello minore ha risposto: -Fra il pi giovane che spinge e il pi grande che tira, non posso fare nulla. Va' da mio fratello maggiore. Ed ecco che il cavaliere ha lanciato il suo destriero al galoppo e ha galoppato, galoppato e solo a mezzanotte ha raggiunto mio fratello maggiore che camminava davanti al cammello, questo per dirvi quanto fosse grande il cammello! Allora ci siamo fermati per trascorrere la notte e nessuno aveva visto che in cielo c'era una magnifica aquila bianca che aveva un'ala che toccava l'Oriente e l'altra che toccava l'Occi-

dente, questo per dirvi quanto fosse grande l'aquila! E quando l'aquila ha visto il cammello, ha pensato che l'animale fosse per lei. piombata sul cammello e lo ha portato via fra gli artigli per divorarlo. Ha attraversato cos 7 paesi e 7 mari, cercando un posto dove posarlo senza schiacciare una citt o inondare una regione. Un mattino, ha finito con l'arrivare sopra una pianura. In questa pianura c'era un gregge, e nel gregge c'era un montone, ed ecco che l'aquila posa il suo cammello sulle corna del montone! L'aquila stava mangiando il suo cammello quando cominciata a cadere la pioggia e il pastore, poich per un gregge come quello c'era bisogno di un pastore, il pastore dunque si affrettato a radunare tutto il suo gregge e lo ha messo al riparo sotto il montone e restava ancora del posto, questo per dirvi quanto fosse grande il montone! E ogni tanto usciva da sotto il montone per vedere se la pioggia fosse cessata. E a un tratto ha sentito che gli era finito qualcosa in un occhio. Chiama il fratello minore e gli dice: -Guarda che cosa mi finito nell'occhio. E il fratello minore, che non era avvezzo a cose simili, vi ha ficcato dentro le mani, ha frugato per una settimana e vi ha messo un tale disordine che il fratello maggiore gli ha detto: -Vammi a chiamare i medici e soprattutto torna subito. tornato dopo 7 anni con 40 medici che trascinavano 40 barche. Hanno ormeggiato le barche nell'occhio del pastore e si sono messi a remare alla ricerca di ci che era finito nell'occhio del pastore. Hanno remato cos per 40 anni. Dopo 40 anni, hanno trovato una piccola scapola di cammello. L'hanno estratta e l'hanno gettata talmente lontano che caduta in pieno deserto proprio davanti a una carovana che aveva deciso di attraversare il deserto in linea retta. Ed ecco che la carovana si avviata sulla scapola. andata avanti 7 giorni e 7 notti. Alla fine della settima notte, c' stata una sorta di terremoto; l'orizzonte saliva e scendeva; tutti sono fuggiti, tranne il capo che era coraggioso. tornato con 40 cavalieri per vedere cosa fosse successo. E che cosa ha visto? Una volpe enorme che rosicchiava una piccola scapola di cammello, questo per dirvi quanto fosse grande la volpe! Hanno tirato 40 frecce, hanno ucciso la volpe, si sono messi in 40 per scuoiarla, ma sono riusciti a staccare solo la met della sua pelle. Hanno trascinato questa pelle per venderla al mercato, e per strada hanno incontrato mia madre con mio nonno in braccio. Mia madre, vedendo la pelle della volpe, ha chiesto loro: -Non vorreste vendermi quella pelle per fare un berretto al nonno? Hanno accettato. Lei l'ha messa attorno alla testa del beb, ma ne copriva solo la met, questo per dirvi quanto fosse grande la testa del nonno. Lei ha chiesto l'altra met, le hanno indicato il cammino, siamo andati a prenderla sulla volpe. Ma il capo della carovana ce lo ha impedito e ci ha trascinati davanti al giudice che mi ha detto: -Raccontami la tua storia! Ho raccontato la mia storia dall'inizio alla fine senza trascurare nulla. E alla fine il giudice mi ha detto: -Non so se debba crederti, poich per esperienza so che tutti amano la verit a tal punto che persino i bugiardi sostengono di dire la verit. Se dici la verit, dimmi, chi il pi grande? Il cammello, l'aquila, il montone, il pastore, la volpe, o la testa di tuo nonno? Se non sai rispondere, ti metto in prigione. * Per gentile concessione della Milanesiana. Traduzione di Fabrizio Ascari

10) ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011

INTERVISTA LA VOCALIST DELLA BAND INGLESE THE SELECTER

Pauline Black, skatti dorgoglio


di Simona Frasca
el 1979 nella citt inglese di Coventry nacque il collettivo musicale 2-Tone che univa insieme le anime ska e punk rock del suo fondatore Jerry Dammers, tastierista degli Specials, una delle band seminali del movimento. Il collettivo era impegnato a ridisegnare un sistema sociale e culturale nel quale i principi della tolleranza interraziale costituissero il fondamento per una sana convivenza civile in un paese prostrato dalle rivolte etniche. Pauline Black fu la prima donna di razza mista a partecipare al dibattito sollevato dalla 2-Tone che nacque come etichetta discografica ma che in breve tempo divenne uno dei simboli pi efficaci per la promozione dei diritti civili. Una volta vomitai tutta la colazione su una pila di lenzuola bianche che mia madre aveva appena finito di stirare, sembrava un quadro di Pollock. Lei non si divert affatto, ma ancora una volta era per colpa sua, non avrebbe dovuto dirmi che ero stata adottata. Scrive Pauline in Black By Design. Oggi la cantante e attrice inglese di origine africana ha 57 anni e ha da poco terminato un fortunato tour italiano con la sua band storica The Selecter in attesa di ritornarvi a settembre. Il prossimo 4 agosto la Serpents Tail, una piccola casa editrice che ha pubblicato molti autori del Rinascimento nero di Harlem, pubblicher la sua autobiografia. A giudicare dal tono dellintervista che segue il libro si preannuncia di formidabile lucidit politica anche per lo sguardo acuto che lautrice rivolge ai giorni nostri. Qual la genesi di Black By Design? Il libro racconta di una ragazza di colore che insoddisfatta della sua educazione da bianca decide di ridisegnare la sua storia fino al punto di farla combaciare perfettamente con il colore reale della sua pelle. Sono cresciuta a Romford e inizialmente ero convinta che avrei dovuto enfatizzare il fatto di essere una ragazza dellEssex che parla cockney, cos lidea originaria per il titolo era A Birds Eye View (Uno sguardo dallalto, ndr), solo a met del lavoro ho scelto quello definitivo. Non mi interessava citare il mio cognome nel titolo ma mi piaceva il fatto che in ap-

Esce ad agosto Black By Design, attesa autobiografia dellartista di origini africane. La mia famiglia adottiva voleva cancellare il mio colore, per questo mi hanno fatto crescere come una ragazza bianca. La mescolanza etnica lunica soluzione capace di annullare il razzismo

pena tre parole riassumeva il viaggio che ho percorso nel mezzo secolo passato. Si lavorato molto in questi anni in Inghilterra sullinserimento dei ragazzi di colore allinterno di famiglie di bianchi. Oggi si tende a incoraggiare il contatto tra i genitori naturali e quelli adottivi per mantenere vive nella memoria dei ragazzi le proprie origini etniche. Tutto questo non accadeva quando io sono nata. Il mio nome, la mia nascita, la mia stessa identit sono emersi da un archivio che si trova a St. Catherines House (lufficio dove si conservano gli atti di nascita e morte, ndr) e che rimanda a una nuova identit, a un nuovo nome. La famiglia operaia che mi adott manteneva alcuni atteggiamenti razzisti diffusissimi in Gran Bretagna negli anni Cinquanta e dei quali non era nemmeno consapevole. Furono quegli atteggiamenti che

ro) e racconta gli anni dallinfanzia alluniversit, i miei primi tentativi di entrare nel mondo della musica a Coventry. Gli anni Sessanta furono importanti e belli per noi grazie a slogan come Black is Beautiful o alla nascita di movimenti come il Black Power negli States. A 15 anni ero affascinata dal movimento americano per i diritti civili. Le parole di Malcolm X mi incendiarono e in breve creai un piccolo avamposto nellEssex in sostegno a quel movimento. Quando ero ragazza in Inghilterra la gente di colore era assente dai programmi in tv e fu nel decennio successivo che i neri cominciarono a manifestare la loro esistenza attraverso la musica. Grazie a Bob Marley mi avvicinai a un certo tipo di musica. Mi buttai a suonare la chitarra nei pub di Coventry. Uno degli Specials mi present a una band nascente che si chiamava The Selecter, cominciai subito a cantare con loro. La seconda parte del libro si intitola Black and White (Nero e bianco) e racconta la storia del movimento 2-Tone e del mio coinvolgimento in quel progetto. Con i Madness, gli Specials e soprattutto i Selecter cercavamo di costruire un crossover ska punk nel mondo del pop. Nel giro di 6 mesi ci ritrovammo nella top ten e con un disco doro per lalbum di debutto. Il progetto 2-Tone era diventato realt. Neri e bianchi per la prima volta erano uniti grazie a una musica altamente energetica, il nostro contribuirono allo scoppio delle rivolte razziali di Notting Hill. In un ammovimento stava disegnando il fubiente cos ostile la mia famiglia adottiva desiderava cancellare il mio coturo del multiculturalismo in Inlore cos mi facevano crescere come una ragazza bianca. Non ce lho ghilterra in una maniera ignota con i miei genitori, non sapevano fare di meglio. prima di allora. Era nato a Coventry ma si diffuse in tutto il mondo Quanto tempo hai impiegato a scrivere il libro e che difficolt hai come subcultura. Un gran traguarincontrato nella fase di preparazione? do considerato che la nostra musiDue anni, fortunatamente avevo i miei diari a darmi una mano e molti ca stette in classifica solo due anni ritagli di giornale. Il libro comincia con i miei primi giorni di scuola quanma che ha sparso la sua eredit do mia madre ebbe il compito oneroso di dare delle spiegazioni sulle nei trentanni successivi e brilla mie origini. Era ovvio anche per lei che tutte le mie compagne di scuola ancora come simbolo di armonia bianche avrebbero focalizzato tutta la loro attenzione su quellelefante razziale. Io ero lunica donna allinin classe e avrebbero notato che ero nera e mi avrebbero chiesto perterno del movimento e questo mi ch ambedue i miei genitori erano bianchi. Dal momento in cui realizzai ha dato la possibilit di esprimerla condizione alterata della mia famiglia ho cominciato a rinnegare la mi pubblicamente come rappremia vera identit. Da quando avevo 4 anni e mezzo ho visto il mondo in monocromia, poi negli anni delladolescenza ho deciso di ridefinire la mia identit che nera. Sono andata fino in fondo ribattezzandomi con il cognome di Black e la cosa riuscita bene. La prima parte del libro si intitola White to Black (Dal bianco al ne-

sentante della mia generazione. Ho continuato a suonare da sola dopo lo scioglimento dei Selecter nel 1981 (la band si ricostituita varie volte nel corso degli anni, ndr), volevo essere una voce nera anche attraverso altri media come la tv. Ricordo lentusiasmo di partecipare alla convention del partito democratico a San Francisco nel 1984 quando il reverendo Jesse Jackson fu candidato alle elezioni presidenziali. La terza e ultima parte del libro si intitola Back to Black (Ritorno al nero) e racconta la mia ricerca dei miei genitori naturali. Unesperienza di indescrivibile intensit. Mia madre era in Australia e mio padre in Nigeria. Oggi i bambini di razza mista sono ovunque, giusto cos perch la mescolanza etnica lunica soluzione capace di curarci dal razzismo. Spero davvero che la mia testimonianza ricca di zone dombra possa guidare verso una societ multiculturale sana. Cosa ha significato essere una musicista di colore negli anni Ottanta? Penso a Poly Styrene anche lei di razza mista che ci ha lasciato da poco. Era molto difficile farsi sentire allepoca, specialmente se eri unartista nera, sono contenta di dire che tutto questo cambiato nel nuovo millennio. Volevo scrivere canzoni che parlassero di razzismo e sessismo ma senza utilizzare unimmagine sexy, perci combinai la mia femminilit con unattitudine da ragazzo rude. Adoravo Poly Styrene. Era unartista formidabile con uno sguardo unico sul mondo, la conoscevo e la sua morte mi ha provocato un dolore immenso. Dopo trentanni di militanza qual la tua opinione sulla musica di oggi? Cosa ti manca dei tuoi esordi? Ho visto tanta musica salire e scendere dai palchi ma ho sempre amato la cultura ska e lesperienza 2-Tone che mi ha insegnato innanzitutto a mantenere una prospettiva politica del mio lavoro. Mi piacciono molto Ami Winehouse, Lily Allen, The Kills, Paloma Faith e Beyonc. Apprezzo la loro energia. La mia generazione ha lottato per raggiungere questa forza, loro hanno raccolto la palla e giocano la partita a un livello paritario rispetto alla controparte maschile.

In questa foto Pauline Black accanto a Arthur Gaps Hendrickson, con lei nei Selecter

ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011 (11

Occhio a Youll Miss Me dei They Might Be Giants (in Lincoln, 1988); molti ritengono che il duo si sia creativamente immiserito con la creazione di una vera e propria band; al contrario i primi due dischi evidenziano uan pienezza e una completezza davvero encomiabili. Eppure Lincoln, il capolavoro, ha un tallone dAchille, compresso fra la scherzosa Santas Beard e la classica Theyll Need a Crane: Youll Miss Me un melange di rumori (incidenti automobilistici?) inseriti tra bassi jazz-funk e fiati dissonanti. Flansburgh canta duro e burbero, con una voce ancor pi irritante quando raddoppiata dalle distorsioni. Per una band che vive surrealisticamente di colpi di scena, Youll Miss Me suona quasi in maniera stupida, uno scherzo finito male. Up (1998) il settimo disco del quartetto di Athens, il primo senza il batterista Bill Berry: erroneamente sottovalutato, ha una serie austera di canzoni ben articolate che imprimono un mood sorprendente degno di Murmur, Automatic for the People, Out of Time o New Adventures in Hi-Fi. Fa eccezione il secondo brano, Lotus, volgare compromesso fra Michael Stipe, Peter Buck, Mike Mills e la casa discografica, nel solco di un rock generico e trasandato, se paragonato allinizio del cd con Airportman ispirata addirittura a Brian Eno. Del resto anche il clip della canzone non colpisce, fra contorsioni di Stipe e compagni, e luci al neon quasi mistiche. Test un pezzo dei Ministry da The Mind Is a Terrible Thing to Taste (1989); il quarto album dei chicagoani (capostipiti del metal industriale) pieno di stranezze fra rumori e campionamenti. Ma non c nulla di pi stridente del rapper K. Lite che ammonisce: Yo, this is a test! allinizio della settima canzone del disco, un ibrido rap post-metropolitano. Test rovina un cd di brani hard (Never Believe e Burning Inside) e classici industrial (Thieves, Breathe, So What) con sei interminabili minuti di riff e batterie elettroniche (e la voce che urla versi stupidotti). Luka di Suzanne Vega uno dei pezzi pi riconoscibili di Solitude Standing (1987), il secondo album della folksinger postmoderna, malinconico e seducente, musicalmente impostato su ballate e pezzi da mainstream radiofonico; le confessioni, soffuse e personali, intense e genuine (compresa Toms Diner per sola voce) vengono contraddette da Luka, con soggetto impegnativo - gli abusi sui minori dal punto di vista del bambino maltrattato - ma superficiale per la crudezza e lintimit di un dolore esibito troppo platealmente, fra cadenze pesanti e rime quasi naf, che lo rendono il pi calcolato e il meno originale fra tutti i brani del disco, il pi esagerato e il meno convincente dellintero canzoniere di una rinnovatrice della scena acustica newyorkese.

Incredibile come Electronic Renaissance di Belle and Sebastian (in Tigermilk, 1996), quinta delle dieci canzoni dellesordio del duo di Glasgow, risulti stilisticamente cos estranea al contesto del disco. Il cd va contestualizzato dentro lindie pop che guarda al folk: lavoro poetico fra chitarre non amplificate, dolci melodie orecchiabili, qualche riff fiatistico e soprattutto uno Stuart Murdoch dalla sobria fresca voce cantautorale. Ma Electronic Renaissance prende il via con un fuzz decisamente atonale, assestandosi quando trova il ritmo giusto, dopo un lungo minuto. La voce di Murdoch per confusa, immersa in un climax troppo aggressivo, se confrontata con una Mary Jo dal flauto di pan (e palesi simpatie hippy).

12) ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011

Come si intuisce The India Song dei Big Star (in #1 Record, 1972) tira in ballo il paese che negli anni Sessanta ispirer molti rocker. Peccato che nellalbum desordio - ormai un classico del power pop del trio di Memphis (Alex Chilton, Andy Hummell e Jody Stevens) la canzone assomigli a un noioso spot pubblicitario. Accreditato al solo Hummel, bassista e coautore del resto delllp, The India Song risulta una pallida reminiscenza dei romanzi di Kipling (orecchiati forse da bambino) perch si riduce puerilmente a un luogo dove bere gin tonic e leggere libri (e i flautini di contorno fanno il resto).

Anche Motorcycle Mama di Neil Young (da Comes a Time, 1978) resta difficile da afferrare: va premesso che il cantautore canadese registra solo due tipi di album, manicheisticamente divisibili in belli e brutti, senza mezzi termini. Sarebbe preziosa rarit un brano pop in uno dei dischi belli e, viceversa, i tentativi di essere popular naufragano, fra i brutti, nel kitsch o nellincomprensione. Esiste uneccezione: la penultima traccia di questo mitico lp, fra American Stars 'n Bars e Rust Never Sleeps; dentro un lavoro di essenziale introspezione folk, Motorcycle Mama sembra una rana gracidante, un motivo nauseabondo, con violino stucchevole e growl forzato altres dallaggiunta della vocalist Nicolette Larson (che pure contribuisce alla riuscita dellalbum); neanche lei, con il timbro angelico, d senso a questo pasticciaccio bluesistico. E pensare che Comes a Time geniale miscuglio di musicisti, formazioni, studios e session: un miracolo di dolci coesioni, forse ancora pi dolce senza la pesantezza di questo brano.

Attenzione a Meeting Across the River di Bruce Springsteen da Born to Run (1975), tra gli album di riferimento del rock che il Boss esegu addirittura per intero in una delle quattro notti allo Spectrum di Filadelfia (gennaio 2009). Tuttavia, durante il set, anche i fan in visibilio si concessero una pausa caff durante Meeting Across the River, la canzone dei due ladruncoli che attraversano il fiume Hudson. La tromba sordinata di Randy Brecker suona come parodia di colonne sonore da film noir e la voce di Springsteen si barcamena tra alti e bassi. vero che lalbum avrebbe bisogno di un momento rilassante tra Shes the One e Jungleland, ma anzich comporre, come sempre, in modo epico-lirico, cade in banalit da soft-jazz nella grottesca caricaturale Meeting Across the River.

Tra i dischi pi riusciti di Prince spicca 1999 (1982). Questo doppio (il quinto dal 1978) entrer nella storia come i successivi, fondamentali, Purple Rain, Around the World in a Day, Sign o' the Times, The Black Album, Lovesexy; il primo lp a mostrare per intero il genio di Minneapolis - dal pop apocalittico della title track alle stranezze emozionali di Lady Cab Driver o All the Critics Love U in New York; allinterno c anche Free, pezzo a stelle-e-strisce, con nette coloriture rosse-biancheblu, anzich le tinte freak violacee (filo conduttore del successivo album Purple Rain). Free un controsenso: imperturbabile patriottismo, gettato in mezzo a pezzi che parlano di sesso, ossessioni, festicciole, bench siano anche questultime le cose che rendono grande una certa America.

Meat Is Murder degli Smiths (1985), secondo album del quartetto londinese, risulta impeccabile dallinizio alla fine; lalbum segna il trapasso del postpunk, quasi anticipando il brit-pop; perfetto se si evita il pezzo che d il titolo al disco, perch - rispetto alla commovente amarezza o alla sobria angoscia di The Headmaster Ritual e How Soon Is Now? - Meat Is Murder risulta uninutile disquisizione cervellotica. Dopo unintro drammatica, che campiona le urla degli animali, Morrissey sfoga la fede vegetariana attraverso frasi retoricamente assurde; la chitarra di Johnny Marr piange, non gentilmente (per dirla alla George Harrison), ma in maniera pomposamente istrionica. Al di l delle intenzioni - forse il primo rock anticarnivoro - il sentimento di Morrissey cos imbarazzante da trascinare un vegano convinto al pi vicino Burger King.

Revolution 9 dei Beatles (in The Beatles, 1968) un brano a rischio, con i fan a discutere se il sessantottino doppio White Album che lo conteneva fosse meglio se ridotto a un solo ellep: tutti per convinti che il brano da togliere debba essere Revolution 9, la classica ciliegina sulla torta che certificherebbe il salto di qualit dei Fab Four verso la musica dotta; invece un cozzo stonato in un (eccellente) disco di pop-art, con motivi orecchiabili che riassumono quasi lintera tradizione otto-novecentesca; Revolution 9, tra collage, frammenti, rumore bianco, effetti sonori, un abrasivo inquietante esperimento, del tutto fuori contesto, oltretutto inserito tra due ninne nanne (Cry Baby Cry e Good Night); con otto minuti e mezzo, risulta anche il pezzo pi lungo dei Beatles e leccessiva durata (quadrupla rispetto alle prime song) affatica ulteriormente lascolto di un doppio piacevole ed eterogeneo, dove lavanguardia frutto di soluzioni popolari.

Tra le canzone che pi mettono i brividi - in negativo c Less than You Think dei Wilco da A Ghost Is Born (2004), vincitore di due Grammy, quinto dei dieci album del quintetto chicagoano, lavoro straziante che racconta lucidamente abusi di droghe e attacchi di panico, fino a esplorare le regioni pi oscure della mente di Jeff Tweedy (leader, cantante, poeta, chitarrista): lo scavo interiore avviene in ottica sia musicale sia letteraria, giustapponendo melodie e dissonanze per trasmettere un sentimento di lenta estetizzante disintegrazione sul piano emotivo. La penultima traccia Less than You Think, comincia bene questautoanalisi, da lenta ballad, per dileguarsi in una cacofonia di rumori elettroacustici per infiniti dodici minuti. A considerare Less than You Think espressione dei disturbi ansiogeni e delle forti emicranie di Tweedy, certo un brano di successo: ma a giudicarne lintegrit, di proposito un botto alienante. Lo stesso Jeff, intervistato, ammette di saltare la traccia ogni volta che riascolta A Ghost Is Born.

Altro pezzo che non convince Rainy Day Women #12 & 35 di Bob Dylan da Blonde on Blonde (1966): intere generazioni di critici e di pubblici ritengono il primo doppio di Robert Zimmerman una pietra miliare, tra i primi dieci dogni tempo assieme ad Astral Weeks (Van Morrison), Sgt. Pepper (Beatles), Exile on Main Street (Rolling Stones), London Calling (Clash), Space Oddity (David Bowie), II (Led Zeppelin), ecc. lapoteosi del menestrello folk che si elettrifica, dove ogni song coacervo di idee tenere, acide, simboliste, surreali, scaturite dalla mente psichedelica del cantautore ormai lontano dal protest song da Greenwich Village. Il doppio emozionante dal principio alla fine, ma che si cominci dal brano due, bypassando liniziale Rainy Day Women #12 & 35, cosa buttata l, alla fine di una lunga session, bench il pezzo, col ritmo da buffa marcetta, sia diventato un must della programmazione nelle radio rock: vanta una cover (inedita) dei Beatles e un plagio con Pietre di Gian Pieretti, portata assieme ad Antoine al Festival di Sanremo 1967.

Occhio a Old Shep di Elvis Presley (in Elvis, 1956). Sostenuto da Scotty Moore (chitarra) e Bill Black (contrabbasso), Elvis cambia volto alla musica con le incisioni ai Sun Records Studios (Memphis): una rivoluzione indomabile, nellequilibrio tra country bianco e rhyhmnblues nero. Quando la major Rca lo mette sotto contratto, Presley decide di mantenere il sound incendiario e la squadra vincente. Con lalbum desordio mantiene quindi grinta e carisma, tra pezzi sincopati dallenergia nervosa a ballate sexy dal gusto cool. The Pelvis consapevole di unire influenze diversissime, da Arthur Crudup a Webb Pierce, ma gli si doveva impedire di inserire Old Shep di Red Foley accanto alle varie Blue Suede Shoes, Tutti Frutti, I Got a Woman, Blue Moon: quattro interminabili minuti di vieto sentimentalismo attorno alla figura di un cane morto; linterpretazione risulta assai poco convincente, con laggravante della durata persino doppia rispetto agli essenziali due minuti del rocknroll anni Cinquanta.

The Baby Song degli Hsker D (in Flip Your Wig, 1985) un tributo di 46 secondi alla nascita del figlio di Grant Hart, come scrive Andrew Earles nella biografia sulla band di Saint Paul (Minnesota). Resta difficile credere che sia un accorato omaggio, giacch pare una stupida registrazione dilettantesca. Linizio strumentale, in cui si comunica il titolo, seguito da irritanti suoni melodici, pi o meno improvvisati, proposti da un flauto e da qualcosa di simile a uno xilofono. Ci sono pure elementi da ninna nanna, ma larrangiamento somiglia a una partitura da film horror con bambola killer. Fortunatamente la sfilza Flexible Flyer, Private Plane, Keep Hanging On e The Wit and the Wisdom delizia il palato e pone lalbum a livello dei celebrati Zen Arcade o Warehouse: Songs and Stories.

di Guido Michelone

n viaggio attraverso quindici canzoni rovinose in quindici album splendidi: da quando i musicisti rock pensano al disco come lavoro organico, oltre e fuori dallidea di miscellanea o raccolta di brani singoli, il mondo assiste allimmensa fioritura del long-playing (e poi del compact) quale opera darte o comunque progetto unitario. Anche tralasciando le istanze cerebrali del concept album (con il tema letterario comune a tutte le canzoni), ogni lp (o cd) che il rock propone da circa mezzo secolo sembra un unicum, bench frutto di tanti brani diversi, in una sequenza dettata da ragioni tecniche e comunicative: infatti sino al trionfo del digitale le due facciate del padellone spezzano il ritmo della fruizione, consentendo per ai musicisti unorganizzazione complessa dellintero materiale sonoro. Senza arrivare agli eccessi dei lati A e B dei 45 giri dove il primo la canzone

STORIE QUINDICI CANZONI DA DIMENTICARE, O QUASI

Limperfezione del capolavoro


trainante, il secondo un puro riempitivo (salvo controindicazioni del pubblico talvolta pi lungimirante dei discografici), lidea di musica simbolicamente riprodotta in due tempi (e due spazi) ha da sempre consentito al rock di giostrare a lungo nella scelta delle canzoni da inserire in un disco. La logica del disco perfetto, nellequilibrio tra ogni canzone, come avviene per esempio con Revolver (Beatles), Pet Sounds (Beach Boys), Velvet Underground & Nico, Whats Going On (Marvin Gaye), Live! (Bob Marley) o in Never Mind the Bollocks (Sex Pistols) per qualcosa di ineffabile che sfugge persino a taluni osannati capolavori, album che da sempre fanno la storia del rock. Lorecchio non distratto, per dirla con Theodor W. Adorno, coglie subito lanomalia in album celeberrimi eppure penalizzati dalla presenza di un brano estraneo a struttura, poesia, normalit o bellezza dei restanti pezzi. Percorrendo la storia del rock come un grande viaggio, ecco quindici esempi (o casi emblema tici) di grandi album, in cui anche solo una traccia rovinosa sfugge alla logica della coerenza espressiva.

Sono tra gli album pi celebrati della musica rock, ma anchessi hanno un tallone dAchille. Una traccia che si stacca dal contesto sfuggendo alla logica della coerenza espressiva. Dalla macchia bianca dei Fab Four a Blonde on Blonde
ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011 (13

rio della Louisiana.


PIACENZA DOMENICA 26 GIUGNO (TEATRO MUNICIPALE) SUZZARA (MN) MARTEDI' 28 GIUGNO (GIARDINI GINA BIANCHI-SCONFINART) SOIANO DEL LAGO (BS) MERCOLEDI' 29 GIUGNO (CASTELLO) ISOLA DEL LIRI (FR) VENERDI' 1 LUGLIO (PIAZZA DE' BONCOMPAGNI-LIRI BLUES)

Zu
Lesplosiva miscela di jazz davanguardia e rock della band romana orfana del batterista Jacopo Battaglia.
BOTTANUCO (BG) MERCOLEDI' 29 GIUGNO (AREA FESTE)

Luglio Suona Bene


Al via l'edizione 2011 del festival estivo al Parco della Musica. Il programma della settimana prevede: Pooh (oggi), Roberto Vecchioni (domani), John Mayall (il 27), The Manhattan Transfer (il 28), La Notte della Taranta e Ludovico Einaudi (il 29), I canti che hanno fatto l'Italia con Orchestra, Coro e Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia (l'1 luglio) e Ricky Martin (il 2).
ROMA DA SABATO 25 GIUGNO A SABATO 2 LUGLIO (AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA)

Rock City
Settima edizione per il festival rock nella zona sud della capitale. Dopo il concerto di Giuliano Palma & The Bluebeaters e di Helena in cartellone una serie di tribute, da Bon Jovi a Madonna, dai Pink Floyd ai Metallica per chiudere la settimana con il raduno nazionale dei fan dei Depeche Mode.
ROMA DA SABATO 25 GIUGNO A SABATO 2 LUGLIO (PARCO DEGLI ACQUEDOTTI)

Irripetibili
L'etichetta indipendente siciliana Malintenti Dischi con Farm Cultural Park presentano la mostra di canzoni non ri-ascoltabili fuori da qui.
FAVARA (AG) SABATO 25 GIUGNO (SETTE CORTILI)

ON THE ROAD
Primus
Il ritorno della folle band che fa capo al bassista Les Claypool.
VIGEVANO (PV) DOMENICA 26 GIUGNO (CASTELLO-10 GIORNI SUONATI) ROMA LUNEDI' 27 GIUGNO (ATLANTICO LIVE)

Caparezza
Il rapper di Molfetta tornato con un nuovo album, Sogno eretico.
TORINO VENERDI' 1 LUGLIO (MTV DAY) SENIGALLIA (AN) SABATO 2 LUGLIO (FORO ANNONARIO)

Udin&Jazz-Artusi Jazz
Le due rassegne si chiudono rispettivamente con Raphael Gualazzi & Band e con il quintetto di Roberto Gatto (Remembering Shelly).
UDINE DOMENICA 26 GIUGNO (PIAZZALE DEL CASTELLO) FORLIMPOPOLI (FC) DOMENICA 26 GIUGNO (CORTE DELLA ROCCA)

DeVotchKa
La formazione di Denver ha mosso i primi passi come backing band per le performance burlesque di Dita Von Teese...
SORDEVOLO (BI) GIOVEDI' 30 GIUGNO (ANFITEATRO GIOVANNI PAOLO II)

Sherwood Festival
L'edizione 2011 del consolidato festival rock patavino prosegue con il concerto di Alpha Blondy & The Solar System, One Dimensional Man, Modena City Ramblers, Dj Adam Beyer.
PADOVA SABATO 25 E MERCOLEDI' 29 GIUGNO, VENERDI' 1 E SABATO 2 LUGLIO (PARCHEGGIO NORD STADIO EUGANEO)

Port-Royal
La band genovese tra le migliori della scena elettronica italiana.
SERAVEZZA (LU) SABATO 25 GIUGNO (GALAXIA MEDICEA) PIACENZA DOMENICA 26 GIUGNO (WTTJ FESTIVAL) ABBIATEGRASSO (MI) SABATO 2 LUGLIO (CASTELLO)

Korn
Tornano in Italia i paladini del nu metal.
PIAZZOLA SUL BRENTA (PD) MARTEDI' 28 GIUGNO (ANFITEATRO CAMERINI) ROMA MERCOLEDI' 29 GIUGNO (IPPODROMO DELLE CAPANNELLE-ROCK IN ROMA)

John Mayall
Torna nel nostro paese il vecchio bluesman inglese.
BRESCIA DOMENICA 26 GIUGNO (TEATRO PALATENDA) ROMA LUNEDI' 27 GIUGNO (AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA) VIGEVANO (PV) MARTEDI' 28 GIUGNO (CASTELLO-10 GIORNI SUONATI)

Rock in Roma
Il festival rock della capitale prosegue i suoi appuntamenti con i live dei Korn e dei Subsonica.
ROMA MERCOLEDI' 29 E GIOVEDI' 30 GIUGNO (IPPODROMO DELLE CAPANNELLE)

Casa del Jazz Festival


La nuova rassegna estiva della struttura capitolina (fino a met settembre) ospita: Meltrio, Giovanni Mirabassi con Gianluca Renzi e Eliot Zigmund, Federico Laterza Worldream, Trio di Salerno & Solis String Quartet, Giovanni Tommaso Apogeo Quintet. In collaborazione con il Circolo degli Artisti i recital di Brunori Sas, Le Luci della Centrale Elettrica, Valentina Lupi, Marta sui Tubi.
ROMA DA DOMENICA 26 GIUGNO A SABATO 2 LUGLIO (PARCO DELLA CASA DEL JAZZ)

Pains of Being Pure at Heart


La giovane indie pop band di Brooklyn.
MARINA DI RAVENNA (RA) DOMENICA 26 GIUGNO (HANA-BI)

Vinicio Capossela
In tour per presentare il nuovo disco, Marinai, profeti e balene.
UDINE DOMENICA 26 GIUGNO (CASTELLO) SENIGALLIA (AN) VENERDI' 1 LUGLIO (FORO ANNONARIO)

Sonisphere Festival
Un festival dedicato ai suoni duri del rock pi estremo. Due giornate con: Apocalyptica, Architects, Bring Me the Horizon, Buckcherry, Escape the Faith, Iron Maiden, Labyrinth, Mastodon, Motorhead, Papa Roach, Parkway Drive, Rise to Remain, Skindread, Slipknot e Rob Zombie (oggi) e Alter Bridge, Cult, Damned Thing, Dwarves, Guano Apes, Karma to Burn, Dids in Glass Houses, Kyuss, Linkin Park, My Chemical Romance, Rival Sons, Sick Puppies e Sum 41.
IMOLA (BO) SABATO 25 E DOMENICA 26 GIUGNO (AUTODROMO ENZO E DINO FERRARI)

Jazz:Re:Found
Il Vercelli Music Art Festival ha un vasto cartellone e nelle ultime due giornate mette in campo Ninja Tune Weekender con Stateless e Dj Food + Dk, James Taylor Quartet e Afrika Bambaataa (oggi) e il Ninja Tune Weekender Colsing Party con Les Fleurs Usb, Dotvibes e Casino Royale.
VERCELLI SABATO 25 E DOMENICA 26 GIUGNO (PIAZZALE CASCINA BORGHETTO)

Corrosion of Conformity
Sludge metal per la band della Carolina del Nord.
ROMA GIOVEDI' 30 GIUGNO (INIT) CASALECCHIO DI RENO (BO) VENERDI' 1 LUGLIO (BLOGOS)

Agnostic Front
In Italia la band punk newyorkese.
PORTOMAGGIORE (FE) DOMENICA 26 GIUGNO (PARCO COLOMBANICOLUMBUS SUMMER MUSIC) ROMA LUNEDI' 27 GIUGNO (TRAFFIC) SERIATE (BG) MARTEDI' 28 GIUGNO (AREA FESTE)

Banda Bassotti
Uno dei nomi pi importanti dello ska-punk politicizzato italiano. Ospiti ZeroPlastica, Ostinati e Contrari Zena, don Andrea Gallo, Haidi Giuliani, Rosa Piro.
GENOVA GIOVEDI' 30 GIUGNO (SALA CHIAMATA PORTO)

Eric Bibb
Figlio del folksinger Leon Bibb, Eric aggiunge al suo blues elementi folk, country, gospel e soul.
PREDORE (BG) MARTEDI' 28 GIUGNO (PIAZZA UNITA' D'ITALIA) ISOLA DEL LIRI (FR) MERCOLEDI' 29 GIUGNO (PIAZZA DE' BONCOMPAGNILIRI BLUES)

Sdtirol Jazz Festival Alto Adige


La manifestazione propone concerti in varie luoghi; tra i principali i recital di Martin Lechner, Claus Reichstaller Quartet & Strings, il duo Ernst Reijseger/Mola Sylla, Sarah Jane Morris & Ulf Wakenius, Eve Risser & Yuko Oshima, Six Alps & Jazz, la Umpa Jazz Orchestra di Munich, il trio di Maurizio Brunod, il Nord Sud Quartet con Livio Minafra e Domenico Caliri, il quintetto di Michel Portal (Jeff Turner, Bojan Z, Larry Grenadier e Jeff Ballard).
BOLZANO, MERANO, VIPITENO, BRUNICO E ALTRE LOCALIT DA DOMENICA 26 GIUGNO A SABATO 2 LUGLIO

Spilla Festival
Il festival del capoluogo marchigiano ha in cartellone i concerti di The Divine Comedy e, a chiudere la kermesse, Is Tropical.
ANCONA SABATO 25 E GIOVEDI' 30 GIUGNO (MOLE VANVITELLIANA)

Natacha Atlas
Lincredibile mix afro-mediorientale della vocalist, per l'occasione con i suoi ex sodali Transglobal Underground Sound System.
ROMA MERCOLEDI' 29 GIUGNO (LAGHETTO DI VILLA ADA-ROMA INCONTRA IL MONDO) SESTO SAN GIOVANNI (MI) GIOVEDI' 30 GIUGNO (CARROPONTE)

Sacri Cuori
Il post rock catartico del progetto di Antonio Gramentieri che ha coinvolto tra gli altri John Convertino, Jacob Valenzuela e Nick Luca dei Calexico, Howe Gelb, Anders Pedersen e Thger Lund dei Giant Sand, Bill Elm dei Friend of Dean Martinez, Marc Ribot, James Chance e John Parish.
CESENA (FC) DOMENICA 26 GIUGNO (ROCCA MALATESTIANA) PESARO VENERDI' 1 LUGLIO (DA DEFINIRE)

Indie Rocket Festival


Il festival pescarese si divide in due giornate e ha in cartellone Trans Am, The Oscillation, Stearica e Peter Kernel (l'1 luglio), Shy Child, We Have Band, Le Rose e Civil Civic (il 2).
PESCARA VENERDI' 1 E SABATO 2 LUGLIO (PARCO LE NAIADI)

Unsane
Dallunderground newyorkese una band che fonde alternative, sperimentale e punk estremo.
SEGRATE (MI) LUNEDI' 27 GIUGNO (MAGNOLIA) ROMA MARTEDI' 28 GIUGNO (INIT) CASALECCHIO DI RENO (BO) MERCOLEDI' 29 GIUGNO (BLOGOS)

Celtica
Quindicesima edizione per la rassegna valdostana che si occupa di musica, arte e cultura celtica. Ospite d'onore della manifestazione il concertista Vincenzo Zitello, per il programma completo celtica.vda.it.
AOSTA E VAL VENY DA GIOVEDI' 30 GIUGNO A SABATO 2 LUGLIO (VARIE SEDI)

Is Tropical
Il trio electro inglese in Italia per presentare l'ultimo album, Nativ to.
ROMA MERCOLEDI' 29 GIUGNO (LA BIBLIOTECHINA FUTURE ISLAND) ANCONA GIOVEDI' 30 GIUGNO (MOLE VANVITELLIANA-SPILLA FESTIVAL)

Bari in Jazz
La manifestazione si articola in vari luoghi con orari sfalsati. Vi partecipano Gianni Lenoci Hocus Pocus Quartet, Tomasz Stanko Nordic Quintet, James Taylor Quartet, Rino Arbore Quartet (Suggestions from space), Mauro Gargano Reunion con ospite Bojan Z (Do Do Boxe Suite for Battlong Siki & Miles Davis, produzione speciale), Dario Skpisi, Blues Breakers Renewed, Michel Giuliani & Reunion Platz, Sylwester Ostrowsky & Piotr Wojtasik Quintet, Apulian Orchestra ospite Cuong Vu (Dark Magus walkin out of the cool, produzione speciale), Anthony Joseph & Spasm Band, Raffaele Casarano Argento, il trio Blake/Allison/Drake, Camillor, Gianluca Petrella Cosmic Band. Prevista la proiezione di Da Paolo Fresu a Malcolm X di Gianni Castaldi (il 29 giugno, per Puglia in Jazz). Tranne quelli al teatro Piccinini i concerti sono a ingresso libero.
BARI DA MARTEDI' 28 GIUGNO A SABATO 2 LUGLIO (TEATRO VALLISA, TEATRO PICCININI, PIAZZA FERRARESE)

Roma incontra il mondo


Il festival estivo sulle sponde del laghetto di Villa Ada ha in programma Teresa De Sio, Giovanni Lindo Ferretti, Seun Kuti & Egypt 80, Bandabard, Natacha Atlas e Transglobal Underground Sound System, Afrocubism, Radiodervish, Radici nel Cemento.
ROMA DA SABATO 25 GIUGNO A SABATO 2 LUGLIO (LAGHETTO DI VILLA ADA)

Anvil
Una data per la band heavy metal canadese.
MILANO MERCOLEDI' 29 GIUGNO (MAGAZZINI GENERALI)

Punkreas
Una delle band pi seguite dai fan dello ska punk italiano.
SESTO SAN GIOVANNI (MI) SABATO 25 GIUGNO (CARROPONTE) SERIATE (BG) VENERDI' 1 LUGLIO (CASSINONE A TUTTA BIRRA)

Torrita Blues
Il blues in provincia di Siena, con Blues Collective, Rick Estrin and The Nightcats, Gioingarage, Fabio Marza Band, Pilgrims Gospel, Sonny Babe, Twistes e Alice Violato.
TORRITA DI SIENA (SI) SABATO 25 GIUGNO (GIARDINI PUBBLICI, PIAZZA MATTEOTTI)

Staff Benda Bilili


In Italia la band di strada di Kinshasa, Congo, scoperta da Vincent Kenis, produttore di Zap Mama.
RUSSI (RA) SABATO 25 GIUGNO (PALAZZO SAN GIACOMO-RAVENNA FESTIVAL)

Gentleman & The Evolution


Il reggae come si fa in Germania.
TRIESTE MARTEDI' 28 GIUGNO (AUSONIA) COLLEGNO (TO) MERCOLEDI' 29 GIUGNO (COLONIA SONORA)

Africa Unite
La reggae band pi famosa dItalia...
FILOTTRANO (AN) DOMENICA 26 GIUGNO (AREA VERDE-FESTIVAL ANTIRAZZISTA) BOLOGNA LUNEDI' 27 GIUGNO (BOTANIQUE) ROMA MARTEDI' 28 GIUGNO (PARCO SAN SEBASTIANO-ROMA VINTAGE) FORESTO SPARSO (BG) SABATO 2 LUGLIO (AREA FESTE)

Kernel Festival
Una rassegna vicina alla musica dance e elettronica. Sul palco si alterneranno: Dj Spooky, Kode 9, Mother Inc. e Lab Frequency (l'1 luglio); Troy Pierce, Moritz Von Oswald, Shed e Tonylight (il 2).
DESIO (MB) VENERDI' 1 E SABATO 2 LUGLIO (VILLA TITTONI TRAVERSI)

Liri Blues
La rassegna in provincia di Frosinone propone alcuni nomi di spicco della scena blues internazionale tra cui la vocalist Bettye Lavette (il 2 luglio). Gli altri appuntamenti sono con Eric Bibb e Jonas Blues Band (il 29 giugno), Albert Lee e Black Friday (il 30) e Sonny Landreth (l'1 luglio).
ISOLA DEL LIRI (FR) DA MERCOLEDI' 29 GIUGNO A SABATO 2 LUGLIO (PIAZZA DE' BONCOMPAGNI)

Anthony B
Una leggenda del roots reggae, accompagnato dalla Born Fire Band.
PARABIAGO (MI) VENERDI' 1 LUGLIO (PARABIAGO REGGAE)

Afterhours
Tour estivo per la formazione di Manuel Agnelli.
SANT'ARSENIO (SA) VENERDI' 1 LUGLIO (CAMPO SPORTIVO-VOCI DAL SUD) NAPOLI SABATO 2 LUGLIO (ACCIAIERIA SONORA)

Festival delle Colline


Il festival della provincia toscana ha in programma due appuntamenti, il primo con Edipo e il suo Complesso e il secondo con Omar Moctar aka Bambino.
PRATO E POGGIO A CAIANO MERCOLEDI' 29 GIUGNO E VENERDI' 1 LUGLIO (CENTRO PECCI, CHIESA DI BONISTALLO)

Omar Sosa
Jazz, latin e dintorni per il pianista cubano.
MILANO DOMENICA 26 GIUGNO (SALA BUZZATI) TORINO LUNEDI' 27 GIUGNO (TEATRO CARIGNANO)

Verdena
Tour estivo anche per la rock band bergamasca che presenta l'acclamato doppio cd Wow.
BOTTANUCO (BG) GIOVEDI' 30 GIUGNO (AREA FESTE) SANT'ARSENIO (SA) VENERDI' 1 LUGLIO (CAMPO SPORTIVO-VOCI DAL SUD)

Yo Yo Mundi
La band piemontese presenta dal vivo il nuovo album Munfr.
MONVISO (CN) DOMENICA 26 GIUGNO (RIFUGIO QUINTINO SELLA) GOVONE (CN) LUNEDI' 27 GIUGNO (EX CONVENTO CAVRIANO)

10 Giorni suonati
L'ottima rassegna porta sul palco i Primus (domani), John Mayall e Black Country Communion (il 28 giugno), Jeff Beck e Straits (il 29) e Brian Setzer e Rock'n'roll Kamikaze (il 2 luglio).
VIGEVANO (PV) MARTEDI' 28 E MERCOLEDI' 29 GIUGNO E SABATO 2 LUGLIO (CASTELLO)

Verona Jazz
Localizzata nel suggestivo Teatro Romano (tranne lultimo concerto all'Arena, con Ricky Martin), la storica rassegna ha in cartellone Antonella Ruggiero con Hyperion Ensemble (Contemporanea Tango) il quartetto di Eddie Palmieri con Horacio El Negno Hernandez e Brian Linch, la Cosmic Band di Gianluca Petrella, il duo Richard Davis/Archie Shepp, il Cuban Ensemble di David Murray (plays Nat King Cole en Espaol).
VERONA DA MERCOLEDI' 29 GIUGNO A VENERDI' 1 LUGLIO (TEATRO ROMANO)

lafur Arnalds
Uno dei nomi nuovi della prolifica scena musicale islandese e di quella neoclassica internazionale.
RAVENNA LUNEDI' 27 GIUGNO (ROCCA BRANCALEONE)

Ardecore
Torna dal vivo la band romanesca per presentare il nuovo album San Cadoco.
BOTTANUCO (BG) VENERDI' 1 LUGLIO (AREA FESTE)

Subsonica
Nuovo album e nuovo tour, il ritorno della band torinese.
CHIETI SABATO 25 GIUGNO (ARENA LA CIVITELLA) ROMA GIOVEDI' 30 GIUGNO (IPPODROMO DELLE CAPANNELLE-ROCK IN ROMA)

Raze It Up
Il festival dedicato alla musica hip hop e rap. Con Snoop Dogg, Co'sang, Kaos One, Fatman Scoop, La Fouine, Mala Rodriguez, One Mic, Onyx, Rude Family e Dj Fish.
BOLOGNA SABATO 2 LUGLIO (ARENA PARCO NORD)

Yuck
Power pop in salsa lo-fi per la band inglese.
ROMA GIOVEDI' 30 GIUGNO (CIRCOLO DEGLI ARTISTI) MARINA DI RAVENNA (RA) VENERDI' 1 LUGLIO (HANA-BI)

Assalti Frontali
La band hip hop romana di nuovo on the road per presentare il nuovo album Profondo rosso.
CECINA (LI) SABATO 25 GIUGNO (FESTIVAL ANTIRAZZISTA) LECCE MERCOLEDI' 29 GIUGNO (UNIVERSITA') COSENZA VENERDI' 1 LUGLIO (FESTA RADIO CIROMA)

Vox Mundi
Parte la rassegna di Musiche dei popoli della terra. In programma un laboratorio di danze tradizionali del Medio Oriente, un concerto di musiche irlandesi di Massimo Giuntini e il gruppo palestinese Maram Oriental Ensemble.
MAGLIANO IN TOSCANA (GR) VENERDI' 1 LUGLIO (VARIE SEDI)

Marlene Kuntz
In tour la band piemontese per presentare il nuovo disco, Ricoveri virtuali e sexy solitudini.
GAMBASSI TERME (FI) DOMENICA 26 GIUGNO (PARCO COMUNALE) FORESTO SPARSO (BG) VENERDI' 1 LUGLIO (AREA FESTE)

Columbus Summer Music


Un festival con ...A Toys Orchestra e Bud Spencer Blues Explosion (oggi), Agnostic Front, Reinforced Concrete e U.S. Bombs (domani).
PORTOMAGGIORE (FE) SABATO 25 E DOMENICA 26 GIUGNO (PARCO COLOMBANI)

Sonny Landreth Band


Blues rock per il chitarrista origina-

a cura di Roberto Peciola con Luigi Onori (jazz) (segnalazioni: rpeciola@ilmanifesto.it) Eventuali variazioni di date e luoghi sono indipendenti dalla nostra volont.

14) ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011

In questa pagina in grande la copertina di Arbeit Garbeit e sotto una striscia disegnata appositamente da Zograf per Alias

ARBE GARBE
di Guido Festinese
n gruppo di fauni che tiene un concertino: sotto le barbette a punta hanno tamburello e fisarmonica, tuba, tromba e chitarra. Il retro copertina invece per la danza: il capro stavolta sta ballando il tango con un grosso orso, non si capisce se pi estasiato o perplesso. Questa la copertina di Arbeit Garbeit, settima prova discografica per gli Arbe Garbe (Cpsr/Venus) frullatore atomico di punk e jazz, folk e rock. E tutte le altre musiche possibili e impossibili (ma evidentemente avvertite come necessarie) che potete raccattare in giro per il pianeta. Qui esemplificate nell'apporto fiatistico dei friulani Radio Zastava, e dei milanesi Figli di Madre Ignota. I fauni disegnati sono gli stessi Arbe Garbe, rispettato l'organico strumentale bizzarro che di volta in volta si pu arricchire dei pi vari contributi sonori e rumoristici. Cos li ha visti l'amico Aleksandar Zograf, il grandissimo fumettista serbo che ha letteralmente inventato il graphic journalism, qualcuno ricorda i reportage con carta matita e chine da Belgrado squassata dai bombardamenti, quando piovevano i missili benedetti da D'Alema e da tutta la congrega delle guerre umanitarie, dei danni collaterali e altre schifezze assortite maschera sangue e budella al sole? Erano roba sua, Lettere dalla Serbia e Saluti dalla Serbia. Un lumino d'intelligenza, di distacco ironico, una volont spietata di testimoniare il quotidiano anche quando la quotidianit l'intervallo tra un boato e l'altro. Lui, a corredo della sua poetica disegnata che sembra fatta di nulla, di scaglie raccolte tra le ore della giornata dice La vita piena di sorprese. C' sempre qualcosa di imprevisto, buttato l solo per infrangere la nostra pigrizia. Credo che i miei fumetti funzionino pi o meno allo stesso modo. Quindi: il fumettista agisce come una sonda della meraviglia tra le pieghe del normale, funziona come un radbomante che trova l'acqua dei fatti sotto la crosta secca dell'indifferenza. Mutatis mutandis, un po' lo stesso criterio che guida i pordenonesi Arbe Garbe nel costruire le loro storie arrembanti e deflagrate, cantate (urlate?) in tutte le lingue possibili, perch la bussola smarrita, e il caos ha bisogno di precisione di lessico: tant' che il loro spigoloso friulano esattamente il contrario delle deliranti rivendicazioni leghiste del primato del dialetto di un indistinto Nord. Anche quando arrivano in finale ( successo nel

Con Arbeit Garbeit il gruppo friulano pubblica il settimo album. Un frullato di generi e idiomi, e una copertina realizzata dal fumettista serbo, Aleksandar Zograf. Nel disco anche la storia di El Cura, scomodo prete nellArgentina dei Generali

INCONTRI LA BAND DI PORDENONE MESCOLA PUNK, FOLK, JAZZ, ROCK

La lingua delle strisce


2006) al Liet International, kermesse europea riservata ai gruppi che utilizzano lingue minoritarie. Come avvenuto l'incontro con Zograf, per gli Arbe Garbe? Siamo diventati amici di Zograf due anni dopo i bombardamenti della Nato su Belgrado, proprio a Pancevo dove lui vive, in pieno embargo. Alcuni di noi erano coinvolti in un altro progetto a sfondo umanitario (Payasos sin fronteras) e ne nata una collaborazione artistica e un'amicizia che prosegue negli anni. Abbiamo presentato a Milano il terzultimo disco con lui e Davide Toffolo che disegnavano mentre noi suonavamo. Le coordinate geografiche degli Arbe Garbe, in Arbeit Garbeit vanno ben oltre la striscia di terra che dal Friuli si allunga verso l'ex Jugoslavia in frantumi rancorosi. Si fa capo all'Argentina, terra di migranti per forza. Italiani, molti friulani. Argentina, con le foto della band curate da Cecilia Ibaez, e una storia che non attendeva altro che di essere raccontata. Una storia, quella di El Cura, che sarebbe molto piaciuta a Fabrizio De Andr, poeta degli ultimi, e al signore dei paradossi Osvaldo Soriano. Capirete il perch. C' un prete, a Buenos Aires, che si chiama Padre Jos Resich, e che vive e opera nel quartiere di Ferrari. Bella ironia della sorte: perch Ferrari zona degradata, non autodromo per le Testa Rossa o cantina per i fruttati brut. Resich era entrato in seminario a dodici anni, e s'era avvicinato al peronismo. Che, notoriamente, fu fenomeno assai complesso, ai suoi esordi: mettendo assieme istanze democratiche radicali da un lato, e populismo plebiscitario dall'altro. Vinse, com' noto, quest'ultima componente. El Cura si trova presto legato ad ambienti ecclesiastici assai sgraditi al regime, figure come Pablo Gazzarri, come Enrique Angelelli, assassinato nel 1976. Aderisce, anche, al Movimento sacerdoti per il Terzo mondo. E nel frattempo lavora e studia medicina. Il vescovo Aramburu, assai vicino alla dittatura, lo spia e lo inquisisce, lui deve lasciare il seminario. Conosce una catechista della quale si innamora,si spoIL DISEGNATORE sa e ha un figlio. Poi, asprezza su asprezza, la moglie muore, e lui Aleksandar Zograf (pseudonimo di decide di tornare in seminario, e Saa Rakezic) il pi importante di tornare nei luoghi dove gi facefumettista serbo. Nato nel 1963 a va volontariato con l'amata, il FerPancevo, sobborgo industriale di rari, appunto. Belgrado, dove tuttora vive, ha coOggi El Cura direttore di un minciato a disegnare fumetti all'et ospedale del comune di Merlo. Fudi sedici anni e si affermato nei ma tre pacchetti al giorno di Partiprimi anni Novanta con fumetti e culares, tifoso sfegatato del Boca resoconti di cronaca sulla vita delJunior e sostiene che dio sia tifoso l'ex Jugosalvia (Life Under Sancdella stessa squadra. Tocco finale, tions, Psychonaut), e reportage di alla De Andr, come si diceva: graphic journalism da Belgrago sotfortemente convinto che i primi to le bombe, pubblicati in tempo ad andare in Paradiso saranno reale in Occidente (in Italia sul maubriaconi e puttane. Come arrinifesto) grazie anche all'aiuto del vata ad Arbe Garbe la storia di El fumettista americano Jay Linch, tra i Cura? In Argentina ci andiamo protagonisti del movimento Underogni anno, siamo legatissimi a ground. Il suo tratto mescola la poequella terra e suoniamo l ogni tica underground di Robert Crumb, volta che possiamo. Abbiamo fatla sensibilit storica di Siegelmann to anche una tourne anni fa assiee la fascinazione onirica del Little me ai Tre Allegri Ragazzi Morti ne Nemo di Winsor McCay. Le sue stoabbiamo ricavato un libro fotograrie sono state pubblicate in molti fico. Adesso stiamo raccogliendo paesi tra cui Spagna, Francia, Gerfatti e dettagli per una biografia di mania, Gran Bretagna, Stati Uniti. Padre Jos El Cura, ma la cosa Collabora con il sito di geopolitica che ci interessa di pi, nel pezzo Osservatorio Balcani e Caucaso, e del disco, quella di tornare a parcon la rivista Internazionale. L'ultilare di un certo modo di vivere mo libro pubblicato in Italia Stoche c' tra i preti sudamericani, rie: in giro per il mondo con Alekquelli della chiesa terzomondista sandar Zograf, edizioni Fandango per intenderci. Coconino. (g.fe.)

ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011 (15

ULTRASUONATI
ALTER BRIDGE
AB III (Roadrunner/Warner)

BOOK NOTE

LEFT LANE CRUISER

Il titolo ci fa capire che questo il terzo album per la band nata dalle ceneri dei Creed, formazione della seconda (!) generazione grunge. Tre membri di quellesperienza, il chitarrista e leader Mark Tremonti, il batterista Scott Phillips e il bassista Brian Marshall, hanno proseguito insieme ingaggiando lottimo vocalist Myles Kennedy e oggi sono un po meno grunge e appena un po pi metal, ma comunque sempre molto rock. AB III un album decisamente ben fatto che raccoglie leredit dei precedenti acclamati lavori e che ha fatto breccia ( uscito gi da un po) nei cuori degli appassionati tanto del metal pi intransigente quanto in quelli dei rockettari pi accondiscendenti, un bel disco che ci sentiamo di consigliare senza timore. (r.pe.)

Jazz in libert. Immagina John Zorn a cena con Ornette


Guido Michelone
Dopo Jazz (1975) summa ancor oggi insuperata di Arrigo Polillo e Una storia del jazz (1978) opera compilativa informatissima di Gian Carlo Roncaglia, la critica italiana guarda con timore reverenziale allidea di affrontare di nuovo o ex novo un tema cos articolato, complesso, straripante, in perenne espansione. Insomma dopo Polillo e Roncaglia, la nostra jazzologia preferisce i libri trasversali, le biografie particolareggiate, i confronti pi o meno diretti fra jazz e altre discipline artistiche. Non mancano i testi con una visione generale del fenomeno, ma le fitte pagine di Arrigo Arrigoni, Jazz foto di gruppo (Il Saggiatore, pp. 523, euro 22) rappresentano forse una svolta: c coraggio nellaffrontare una materia raccontata mille volte, c originalit nel taglio epistemologico e nella visione prospettica, c intelligenza nel mescolare un po i generi letterari, tra saggistica e narrativa, tra autobiografia e pamphlet. Arrigoni colto e arguto, soprattutto esperto nel giostrare tra visioni musicologiche e disamine sociologizzanti. Insomma la storia del jazz dalle origini al free viene ripresentata in maniera tanto suadente quanto pittoresca. Tuttavia, allinizio, lautore scrive, riferendosi agli ultimi trenta-quarantanni: Il jazz sta concludendo la sua storia (...) Si continua a suonare jazz e si alimenta lillusione che il jazz sia ancora vivo e vitale, mentre ci allontaniamo dagli anni orgogliosi del passato, verso lassenza di futuro. E appena prima: Le fonti dellinnovazione si sono inaridite mancando una nuova generazione (...) per raccogliere una sfida creativa. Ma tutto questo non accettabile: senza pi laura

JUNKYARD SPEED BALL (Alive Records/Goodfellas)

7 7
mistica o la veemenza eroica dei primi sessantanni, anche per obiettive distanze temporali, il jazz per musica ancora viva, creativa, autorigenerante, originale, aperta a contaminarsi ulteriormente con sonorit diverse o linguaggi altri. Come ai tempi del bebop e del free i giovani (e i vecchi) afroamericani ascoltavano rnb e soul, lo stesso ora accade con rap, hip hop, house, techno. Ma a negare la forza, lenergia, la lungimiranza, la multidisciplinariet del jazz attuale c il rischio di sembrare reazionari e/o revisionisti. Basterebbe leggersi gli ultimi capitoli delle storie di Ted Gioia, Nol Balen, John F. Szwed, BergerotMerlin, Roy Carr, John Fordham o lintero Le et del jazz. I contemporanei di Claudio Sessa per riconoscere i valori del jazz in campo: Steve Coleman, David S. Ware, Dave Douglas, Don Byron, Uri Caine, John Zorn, Bill Frisell, Matthew Shipp, William Parker, Vijay Iyer, Brad Mehldau, Wynton Marsalis, Maria Schneider sono i primi nomi che vengono in mente, negli ultimi dieci-ventanni. DEL RESTO BASTA trasferirsi con la fantasia negli Stati Uniti e addentrarsi in Come si ascolta il jazz di Ben Ratliff (Minimum Fax, pp. 246, euro 16) per trovare la risposta indiretta alle tesi di Arrigoni: sono quindici le interviste a grandi jazzisti - da Sonny Rollins a Ornette Coleman, da Wayne Shorter a Paul Motian, ecc. visitati a casa propria mentre, tra cd e vinili sullo stereo, discutono con il critico sugli album o sui brani che hanno loro cambiato la vita. Vecchi e giovani si abbandonano a osservazioni acute, battute argute, interrogativi profondi sullopera di colleghi, sui classici del jazz, persino sui compositori dotti. Ci che emerge in fondo che il jazz non sia destinato a estinguersi cos in fretta, n a languire in una terra di nessuno.

Le specifiche: se volete considerarla una band grunge-stoner dalle tinte hill-country blues elettriche, ok ci siamo. Ma non pensatela come una formazione che marci attraverso i dettami della musica afroamericana per eccellenza. Tant che ci sono sia partecipazioni illustri come quella di Reverend James Leg (da Black Diamond Heavies) che produzioni importanti (Jim Diamond da White Stripes, H4H, ecc.). Dodici brani sporchi, cattivi e selvaggi dove i nostri picchiano duro. Gli apici li toccano nei suoni collinari di Lost My Mind e Shine, nello slow desertico Road Again e nelle rabbiose 24Hr e Cracker Barrel. (g.di.)

LIGHTNIN' MALCOLM
RENEGADE (Ruf Records / Egea)

BELL X1
BLOODLESS COUP (BellyUp/Audioglobe)

Di questo gruppo irlandese si era detto un paio di anni fa, di quanto siano noti in patria e ben poco seguiti altrove. Se per con il precedente lavoro sembravano esserci spiragli per un salto di qualit e conseguente aumento della notoriet, con questo nuovo Bloodless Coup la situazione sembra farsi quantomeno pi incerta. Il loro stile, che riprende clich del pop-rock britannico con in pi non pochi richiami ai Talking Heads, mostra la corda, con una serie di brani che, fatta eccezione per lapertura Hey Anna Lena e per The Trailing Skirts of God, lasciano assolutamente indifferenti allascolto. Potremmo definirlo pop di maniera: ben confezionato, preciso, senza sbavature, ma, ahinoi, anche senza anima... (b.mo.)

Per me il blues la radice di tutto, il ritmo e le storie vere della vita. una grande vita quella in cui lotti per ci in cui credi e lo metti in musica per far ballare la gente: parole di Lightnin' Malcolm, uno dei pochi nomi nuovi che bisogna tener d'occhio nel mondo del blues odierno. Disco cresciuto sulle stratificazioni tra l'elettrica del titolare, pi grezza e instintiva che virtuosa, e la batteria del figlio d'arte Cameron Kimbrough: ad esempio l'impetuosa sezione di fiati dei Lucero, incontrati da Malcolm in tourne. L'intervento del rapper dell'Alabama J Grubbz e della vocalist Nadirah Shakoor danno poi il segno esatto di quanto il blues elettrico possa essere flessibile: alla faccia di tutti i puristi. (g.fe.)

ENZO PIETROPAOLI
QUARTET YATRA (JandoMusic/VVeneto jazz)

VICTOR BERGITTA
SO HAPPY (Jazzhaus Records)

7 7

Folksinger a vocazione cosmopolita - sue patrie dichiarate Seychelles, Tanzania, Svizzera, Germania - si inserisce in maniera naturale nell'alveo del world pop, con ascendenze afrobeat e una schietta predilezione per la canzone jazzata tra cadenze funky spesso in levare, come nei ritmi di cultura reggae. Nei tredici brani da lei composti durante i numerosi viaggi, Bergitta parla soprattutto di problemi sentimentali, senza mai scadere nell'ovvio o nel pessimismo, usando spesso la chiave dell'amore per (tentare) di capire il mondo. (g.mic.)

Archiviata l'esperienza con i Doctor 3 e la breve reunion con il Trio di Roma, il contrabbassista sceglie un giovane trio per la sua nuova avventura musicale, formato da Fulvio Sigurt alla tromba, Julian Mazzariello al piano e Alessandro Paternesi batteria. Giovani ma gi fanno sfoggio di maturit ed estrema sensibilit messe al servizio di belle composizioni dello stesso Pietropaoli - su tutte Il mare di fronte, e rifacimenti bizzarri ma centrati come Wild Horses degli Stones o - ancor pi - Pour que l'amour me quitte della pop star francese Camille. (s.cr.)

8 6

CRAIG TABORN
AVENGING ANGEL (Ecm/Ducale)

THE BLOW MONKEYS


STARING AT THE SEA (Fod Records/Goodfellas)

Per chi non se li ricorda, o semplicemente gli son fuggiti di mano. A zonzo, partendo dalla terra d'Albione, dalla met degli Ottanta, con una manciata di dischi e una presenza nella colonna sonora di Dirty Dancing. Sono passati attraverso l'era della Thatcher e hanno avuto scambi non proprio cortesi con la stampa ben pensante dell'Inghilterra di allora. Il bandleader Dr. Robert, dopo una separazione consensuale, rimette il tutto assieme nel 2007 e oggi licenzia un buon album, con dentro tanta melodia ben fatta e ben suonata. Troverete atmosfere pop-rock calde e avvolgenti, nonch elementi di natura jazz, bluesy e pi in generale di rock stradaiolo statunitense. Con le rimembranze dance sul fondo, e davanti il disco della maturit. Bravi. (g.di.)

G-FAST
DANCING WITH THE FREAKS (El Mariachi Studios)

LEE KONITZ/BRAD MEHLDAU/ CHARLIE HADEN/PAUL MOTIAN


LIVE AT BIRDLAND (Ecm/Ducale)

LEGENDA

BRUNO DE FILIPPI
HIS LIFE IN MUSIC (Carosello)

7 7

Altra storia nascente del blues nostrano. In questo caso l'attitudine da one-man band esplicata in questo primo lavoro da Gianluca Fasteni - provenienza meneghina - si mescola con campionamenti ed elettronica varia e variabile. Vicinanze con Everlast e Alabama 3, per intenderci. Interessante la proposta di questo chitarrista e cantante che forgia uno di quei dischi che sembrano destinati ad avvicinare ascoltatori del blues pi primitivo e arcaico. Nove tracce di cui otto autografe che convincono in episodi come Come this Way, Black Rain e The Shaman. Ritmicit, un velo di polvere sui suoni e una voce graffiata da busker attirano l'attenzione. Meno soddisfacenti le altre incisioni, mentre buona anche la title-track. un esordio. Che va supportato, aspettando idee e maturazione. (g.di.)

A poco pi di un anno dalla scomparsa, il grande musicista e chitarrista jazz viene celebrato con un'emissione che raccoglie un compendio della sua ultracinquantennale carriera, attraverso registrazioni live e da studio. Non manca il suo pi grande successo - Tintarella di luna, in doppia versione -, ma la sua classe emerge anche negli standard come It Ain't Necessarily so di Gershwin. Nel disco anche El purtava i scarp del tennis, resa celebre dall'autore del testo, Enzo Jannacci, ma la musica era di De Filippi. (s.cr.)

GRANA' LOUISE
GETTING KINDA ROUGH (Delmark)

Incontro di tutte stelle. Konitz 83 anni, Motian 80, Haden 74, Mehldau 40. Su Konitz, come giusto, lattenzione pi forte. Che sia poco propenso allesibizione di energia chiaro. Ma lui non mai stato, nemmeno nei tempi della formazione e della migliore espressione del suo talento, nei tempi della partnership con Lennie Tristano, un tipo energetico. Il suo pensiero musicale passa attraverso quella rilassatezza (e indolenza, eredit da Lester Young, come per quasi tutti i coolster) intrisa di angoscia esistenziale. Lo ritroviamo qui col suo altosax: Konitz lesina le note ma le sceglie con rara sapienza e sensibilit. Il giovane pianista Mehldau sa che il magistero di Tristano che occorre omaggiare e lo fa magnificamente nei due capolavori You Stepped Out of a Dream e Oleo. Gli altri due campioni, il bassista Haden e il drummer Motian, non nascondono la loro enorme intelligenza. (m.ga.)

Un pianista/compositore ragguardevole. Un eccellente partner di Roscoe Mitchell nellensemble The Note Factory, di Susie Ibarra nel suo trio di parecchi anni fa. Non si finora messo in luce granch come protagonista. Solitario strumentista e autore, prende qui un po troppo alla lettera - oppure fraintende - la filosofia Ecm. Vuole pulizia formale, complessit classicista, qualche alone romantico o impressionista, tiene a freno linventiva e gli azzardi improvvisativi. Molto ambizioso. Convince nella leggerezza dello studio sulle scale Glossolalia, casca nellopposto di un novecentismo retorico e sgraziato in This Voice Says So, divaga alla Jarrett (non il migliore) negli pseudocolti True Life Near e A Difficult Thing Said Simply, ritrova la sua cultura free coniugandola con memorie della neoavanguardia europea in Neither-Nor, forse il migliore dei tredici brani. Provaci ancora, Craig! (m.ga.)

JOHN TROPEA
LIVIN' IN THE JUNGLE (Fs/Self)

STEVE LACY
SCHOOL DAYS (Emanem)

WILLIAM D. DRAKE
THE RISING OF THE LIGHTS (Onomatopoeia Records/Mutante Inc.)

Qualcuno ricorda i Cardiacs? Sono stati uninteressante quanto fuori dagli schemi - spesso molto oltre gli schemi - band inglese con una discreta fama in particolare intorno alla met degli anni Ottanta. Un pizzico di post punk, tocchi di prog non convenzionale, pop beatlesiano e folk si fondevano nel loro sound e oltre al leader, Tim Smith, uno degli artefici di quel suono fu William D. Drake, cugino alla lontana del pi noto Nick, che qui ritroviamo con il quarto album solista, un album che richiama lo stile della band e che ci dice di una vena compositiva assolutamente intatta e fresca. Alla luce di quanto si ascoltato negli ultimi anni, con un revival di certe sonorit, i Cardiacs appaiono oggi come dei veri precursori e Drake con questo The Rising of the Lights ha tutte le ragioni per esserci ancora. Ottimo. (r.pe.)

Le uscite di casa Delmark sono una sicurezza. E allora andate a scoprire questa poderosa cantante afroamericana che giunge al terzo lavoro sulla lunga distanza. Matrice sonora quello del Chicago Blues per eccellenza, Koko Tyalor e Ruth Brown su tutti. Dodici brani, dove far oscillare le vostre anche stanche con qualcosa di genuino e verace. Discorso utile sia per i primi sette brani (da studio), che per i restanti cinque (dal vivo, registrati presso il Blue Chicago Club). Alle spalle una band robusta e consolidata capitanata dal chitarrista T. Holland e la voce di lei a tirare le fila. Le cose migliori: Big Dick, M'issippi e Queen Bee. (g.di.)

Ristampa inglese con succosi inediti di un classicissimo new thing, quel sound dei primi Sixties (l'album del 1963) etichettato spregiativamente dai nostalgici del bebop; ma a un serio ascolto, il presunto caos anarcoide di Lacy, Roswell Rudd, Henry Grimes, Dennis Charles scompare di fronte a un free jazz organico, strutturale, libero ma architettato con ritmiche impeccabili e assolo struggenti e liricissimi, dalle radici ben piantate nella storia afromericana; non a caso sono sette improvvisazioni su temi di Thelonus Monk e non a caso Steve si ascolta, nei due bonus, tre anni prima, unito al quartetto monkiano durante il Quakdr City Jazz Festival. (g.mic.)

7 7

Una carriera ingombrante ed eclettica, quella del mago della sei corde qui celebrato con dodici chicche scelte in un percorso a dir poco affollato di eventi, musicisti, stili e personaggi. John Tropea incide a suo nome dal 1975, ma prima ancora c'era stata la costruzione del suono di Eumir Deodato, i progetti con Van Morrison, e poi un libero saltabeccare tra i fratelli Brecker e Paul Simon, Steve Gadd e Laura Nyro, e via citando. Su tutto il marchio succoso della sua chitarra, sempre pi attenta alla zampata funk che all'ipertecnicismo spettacolare: ascoltare questo best per credere. (g.fe.)

DINAH WASHINGTON WITH CLIFFORD BROWN


COMPLETE RECORDINGS (Phoenix Records)

JACK BEAUREGARD
THE MAGAZINES YOU READ (Tapete Records/Mutante Inc.)

BERNARDO LANZETTI
BLUESLANZ (Tvi)

Puro pop dalle sfumature electro e appena un retrogusto da dancefloor quello che si ascolta in The Magazines You Read, secondo lavoro per il duo tedesco Pr Lammers e Daniel Schaub, in arte Jack Beauregard. Semplice e diretto, elegante e senza alcuna intenzione di stravolgere canoni acquisiti, anche nei testi che trattano di cose quotidiane come il sempiterno amore. I riferimenti sarebbero molti ma per una volta preferiamo evitare nomi e limitarci a esprimere un giudizio comunque positivo. (r.pe.)

Occhio all'etichetta: l'acronimo sta per The Voice Impossible, perch (come si intitolava un bel disco di tanti anni fa) gli esercizi impossibili sono passeggiate per l'uomo che fece grande un disco come Chocolate Kings della Pfm. Trent'anni e pi dopo la turbinante stagione prog rock, la voce di Lanzetti sembra invecchiata di trenta minuti, non di sei lustri. Questo minicd blues riveduto e corretto: tutt'altro che un esercizio di stile fuori tempo massimo, dove perfino le tastiere vintage aggiungono a sorpresa prospettive inedite a quella gola gonfia di armonici. (g.fe.)

8
stefano crippa gianluca diana guido festinese mario gamba guido michelone brian morden roberto peciola

L'album, curato da John Flanagan, raccoglie quasi integralmente una jam session in un imprecisato studio di Los Angeles il 14 agosto 1954: la grande vocalist (1924-63) si trova a improvvisare su undici noti standard accanto a jazzmen del calibro di Max Roach e Harold Land o a una triade di trombe come Clark Terry, Maynard Ferguson e Clifford Brown, quest'ultimo (1930-1956) gi teso verso il futuro hard bop. Qui per si respira ancora il jazz classico, un mainstream in progress, vissuto a fondo e brillantissimamente espresso in particolare con il profondo grintoso bluesy di Dinah, che pare simbolicamente fondere il canto di Bessie Smith e Billie Holiday. (g.mic.)

16) ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011

Leonard Bernstein nel 1955 in una foto di Al Ravenna, New York, Library of Congress

di Caterina Ricciardi

el prematuro 1916 in una Lettera agli scrittori americani Romain Rolland esortava a stabilire tra tutti gli spiriti liberi dei vostri Stati una sorta di vincolo di sangue. Le loro vite sono di tanti umori e colori. Riunitele a formare una grande cattedrale. Le loro voci sono inconsapevoli, spontanee e discordanti. Componete con quelle una grande sinfonia. Mai c stato sguardo profetico pi tempestivo. Per la prima volta si riconosceva oltreoceano lhumus giusto per unarte pari a una cattedrale, o a una sinfonia composta con i ritmi diversi discordanti: etnici, multiculturali ancora sopiti sotto la coltre Wasp dei discendenti dei fondatori: i cosiddetti nativisti. La letteratura del Modernismo avrebbe dato ragione a Rolland nel giro di un solo decennio; lavanguardia pittorica newyorkese seguiva a ruota; la musica la sinfonia fuori metafora , appena sincopante sui ritmi contagiosi del ragtime e del jazz, tardava, come impedita dal vuoto ottocentesco dal quale si faceva strada il solo Charles Ives. Ma sugli spalti della Broadway leggera iniziavano a salire i primi canzonettisti e operettisti: Irving Berlin, Harold Arlen, George Gershwin, tutti di emigrazione ebraica, creatori di una musica in cui si univano timbri metropolitani con echi della tradizione classica e, non di rado, di un atavico salmodiare. Leonard Bernstein, con Aaron Copland, anchessi ebrei americani, sono parte di questo fenomeno ibrido, segno di unAmerica che si creolizzava, bench, alleducazione senza metodo dei colleghi, essi avessero aggiunto lo studio a Harvard, o a Parigi sotto la guida di Nadia Boulanger. cos che lo spartito americano della prima met del Novecento si canonizza, nei vari rami, come prevalentemente di matrice ebreo-americana (con coloriture nere). Tale background ci aiuta a sostanziare lo sfondo contro cui leggere Leonard Bernstein Vita politica di un musicista americano (traduzione di Francesca Cosi, EDT, pp. 233, 22,00), lultima biografia del grande compositore e direttore dorchestra, pubblicata da Barry Seldes nel 2009. Perch di vita politica si occupa Seldes. O meglio dellintreccio fra lopera e limpegno ideologico, lartista e il potere, con una concentrazione sul tormentato rapporto fra gli intellettuali di sinistra (per lo pi ebrei) e la Guerra fredda, di cui il maccartismo fu solo lespressione pi pubblica, un ambito per il quale Seldes attinge agli archivi FBI, inaccessibili fino alla morte di Bernstein nel 1990. I fascicoli che lo riguardano dagli anni trenta alla fine dei cinquanta, e ancora sotto la presidenza Nixon sono corposi, perch gi nel periodo univer-

sitario Bernstein aveva aderito a organizzazioni di sinistra (il Fronte popolare), e in seguito aveva partecipato a battaglie per le libert civili, sostenuto manifestazioni a favore degli anti-franchisti, raccolto fondi per il Joint Anti-Fascist Refugee Committee, sofferto con i russi nei giorni dellassedio di Leningrado e dei massacri di ebrei a Charkiv per mano nazista. Inoltre, nel 1944 aveva diretto a Pittsburgh Jeremiah, la sua prima sinfonia biblica, un gesto di solidariet per il popolo ebraico e gli allora alleati russi. Nulla da obiettare in tempo di guerra ma i servizi segreti continuavano il loro indefesso monitoraggio: Bernstein era un seguace del comunismo, votato alla disciplina comunista, una valutazione confermabile dalla partecipazione del Maestro nel 1946 a un concerto alla Carnegie Hall a sostegno dei russi. Nel 1950 Truman vietava la sua musica (e quella di Copland e Gershwin)

nelle fonoteche e nelle trasmissioni estere. Nel 1953 il Dipartimento di Stato di Eisenhower revocava il suo passaporto ritenendo Bernstein una minaccia alla sicurezza. Seldes procede con una messe ricchissima di dati e minuziosi dettagli spesso esondanti sul piano narrativo non tanto per dar prova dellaccuratezza del suo lavoro quanto per mostrare fino a che punto Bernstein (forse pi di altri) fosse osservato, sorvegliato, spiato, quindi inserito nella lista nera del CBS (Columbia Broadcasting System), costretto a periodi di autoesilio (in Messico), persuaso a firmare una dichiarazione giurata di anticomunismo, infine censurato, bandito dai podi prestigiosi, mentre iniziava una fortunata carriera allestero (alla Scala con la Callas). La vicenda scopre uno spaccato al microscopio sul noto periodo di quella Paura rossa innestata dal Comitato per le attivit antiameri-

cane, una paura che mutava colore (in rosa) nel caso della caccia agli omosessuali. Bernstein era un ebreo di origine russa, era di sinistra, era gay, era un artista: un impasto ben condito per subire una Guerra fredda culturale in un tempo che Seldes definisce benevolmente Biedermeier americano: lesaltazione del borghese apolitico, la depoliticizzazione della cultura. Solo alla fine degli anni cinquanta, e dopo il grande successo del latineggiante West Side Story (ma non fu certo in quel risultato la motivazione), Bernstein ora padre di due figli sar riammesso alla direzione della New York Philharmonic, come degno successore di Toscanini, e maestro degli stili del Nuovo Mondo. Il periodo del terrore sembrava concluso, unera diversa gli veniva incontro. JFK apriva alla creativit e al libero pensiero: si riabilitavano gli artisti come bene nazionale e

Bernstein era accolto fra i cortigiani di Camelot. Dal nuovo clima di speranza sarebbe stato concepito il mistico e filosofico Kaddish, composto in una forma in cui si combinano i generi sinfonico e operistico, adattando la preghiera ebraica per i defunti a un lamento per i genocidi e le stragi atomiche, un lamento confortato da una celebrazione della rinascita religioso-umanistica guidata da Giovanni XXIII. Ma nel 1965 Bernstein sar costretto a rilanciarsi nellarena politica: a fianco di Martin Luther King e contro il Vietnam di Johnson. Nel 1967, allapice del massacro vietnamita, egli proiettava in unanalisi sullamato Gustav Mahler la sua disperata visione del mondo: Solo dopo cinquanta, sessanta, settanta anni di olocausti mondiali, di progresso democratico da un lato, e di una crescente incapacit di mettere fine alla guerra dallaltro, del contemporaneo au-

BARRY SELDES HA SCRITTO LA BIOGRAFIA POLITICA DI LEONARD BERNSTEIN (1918-1990)

Pedinate questuomo
Il compositore e direttore dorchestra statunitense era un ebreo di origine russa, era di sinistra, era gay: limpasto ideale per subire (sino allavvento di JFK) unautentica guerra fredda personale fatta di spionaggi, minacce, divieti e censure di Stato discografiche... Come ricostruisce questo libro attingendo agli archivi FBI

mento dei culti nazionali e della nostra resistenza attiva verso luguaglianza sociale solo dopo aver sperimentato tutto ci con i forni fumanti di Auschwitz, le giungle rase al suolo del Vietnam, lUngheria, Suez, la Baia dei Porci, il processo farsa di Sinyavsky e Daniel, la ripresa dellapparato nazista, lomicidio di Dallas (), la piaga del maccartismo, linsensata corsa agli armamenti solo dopo tutto questo possiamo finalmente ascoltare la musica di Mahler e capire che aveva predetto tutto. Alla dichiarazione politica di pace (dona nobis pacem) della Mass cattolica del 1971, creata in ricordo di JFK, Bernstein faceva seguire nel 1979 una petizione, sottoscritta da altri intellettuali ebrei, contro loccupazione della Cisgiordania che giudicava moralmente inaccettabile e pericolosa per la natura democratica dello stato di Israele. Durante la presidenza Reagan, con toni da Geremia, si batter per lantinucleare, la lotta allAIDS e la condizione dei gay (alla quale era tornato). Tuttavia, con lavvento sconfortante di Bush egli aveva ormai perso limpeto per comporre la grande sinfonia americana. Sapeva di averla dentro di s ma non era riuscito a produrla. Colpa delle energie rivolte a un psicologicamente oneroso impegno politico (o di altro)? una domanda su cui Seldes non ha una risposta precisa o univoca. Ciononostante, come aveva visto Rolland, nel frattempo le sinfonie del Nuovo Mondo erano state create, anche (o soprattutto) da quelle voci discordanti che Bernstein aveva interpretato.

ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011 (17

DECOUPAGE
CAVOUR AMANTE FURTIVO E BOLLENTE
Amami e credimi (Archinto, pp. 81, 13,00) o, per intendere meglio il titolo, le cinquantasei lettere di Camillo Benso conte di Cavour inviate a Bianca Ronzani (1856-61): come ricorda Lucio Villari, prefatore del libretto, la passione, la sessualit vitale e lerotismo erano per Cavour il dolce traslato della sua aggressiva ed esperta vitalit politica. Il rapporto fra lo statista piemontese e la giovane donna di ventotto anni abbandonata dal marito si svolge negli incontri furtivi di cui, nelle appassionate lettere a Bianca, Cavour ricorda e esalta la fisicit con descrizioni amorose. la storia di un privato scandalo di due innamorati, dove Cavour non finge o nasconde nulla di s, del proprio sentimento, del proprio corpo. Infine, la storia che racconta i vizi privati e le pubbliche virt di un uomo che governa un Paese, in quegli anni cos cruciali per lItalia.

IL SOGNO DEL CELTA DI VARGAS LLOSA

BERSAGLI
SOUSA TAVARES

Conrad nei Black Diaries di un anti-colonialista


di Stefano Gallerani
poco pi di cinquanta pagine dallinizio del suo ultimo romanzo, Il sogno del celta (traduzione di Glauco Felici, Einaudi, Supercoralli, pp. 419, 22,00), il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa ricostruisce brevemente gli incontri del protagonista, Roger Casement, dapprima con un giovane e inesperto marinaio polacco alle prime armi sul continente africano, Konrad Korzeniowski, quindi con il sicuro e affermato scrittore naturalizzatosi inglese che nel frattempo, col nome di Joseph Conrad, il marinaio diventato. Pure, non si tratta di un parallelo inedito nellopera del peruviano: nove anni fa, in occasione della seconda edizione in spagnolo dei saggi raccolti col titolo de La verit delle menzogne (in Italia ripubblicato da Scheiwiller lo scorso anno sulla scorta della vecchia traduzione di Angelo Morino, fedele alla versione originaria, del 1990), il primo dei dieci studi inediti acclusi era proprio una riflessione sul conradiano Cuore di tenebra, che si intrecciava con un abbozzato profilo di Roger Casement. Diplomatico britannico nato in Irlanda nel 1864, Casement fu un pioniere nella lotta per il riconoscimento dei diritti civili nei paesi colonizzati dalle potenze europee: allalba del Novecento, pi o meno quando conobbe Conrad, un lungo soggiorno nellattuale Congo belga allepoca stato indipendente di propriet personale di Leopoldo II, che se ne era autoproclamato sovrano si tradusse in un rapporto sulla barbarie e sulla violenza perpetrate dai coloni in danno delle popolazioni indigene; rapporto che, sebbene censurato per la gran parte dei nomi e delle responsabilit, ebbe comunque il merito di spostare lattenzione su un problema che la propaganda impegnata a restituire, del colonialismo, il ritratto fittizio di un modello di esportazione della cultura e della civilt in luogo di quello, pi veritiero, di testa di ponte dello sfruttamento commerciale di manodopera a costo zero e ricchezze ancora vergini, faceva di tutto per occultare. Successivamente, nuovi incarichi governativi spostarono Casement verso il Sudamerica dove, in Per, ebbe modo di denunciare gli abusi sulla popolazione dei Putamayo in un nuovo report, non meno raccapricciante e sconvolgente del primo. Tutto questo impegno lo rese, in certo modo, e anche contro la sua volont, una celebrit, insignito dellOrdine di San Michele e San Giorgio e del baccellierato cavalleresco, due dei principali riconoscimenti britannici. Tuttavia, tornato in Gran Bretagna Casement si coinvolse viepi nella causa del patriottismo indipendentista irlandese, al punto che, arrestato in seguito a un fallito progetto di rivolta, fu spogliato di ogni onorificenza, incriminato per alto tradimento e mandato a morte nellagosto del 1916. A sostegno delle accuse mosse contro di lui, una spietata campagna stampa divulg una parte dei suoi diari di viaggio che ne restituivano il ritratto di uomo sessualmente cor-

Mia creatura viaggia e muori


di Luca Scarlini
iguel Sousa Tavares ha nel mirino della propria scrittura il viaggio, inteso in primo luogo come messa in discussione delle proprie abitudini e regole, che nel corso di itinerari accidentati verranno scompigliate in modo drastico quanto salutare. Cavallo di Ferro continua la pubblicazione delle sue opere in italiano, dopo aver presentato negli scorsi anni Equatore (2006) opera prima dello scrittore e dura requisitoria sul colonialismo portoghese , e in seguito Il fiume dei fiori (2008), saga familiare lusitana, per raccontare i cambiamenti di un mondo in tre generazioni. Arriva ora in libreria Nel tuo deserto (precisa la traduzione di Luca Quadrio, pp. 111, 12,90), che aggiunge un ulteriore tassello di un gioco dellimmaginazione che torna a visitare luoghi fisici e della fantasia allo stesso tempo. La trama intrecciata a quella di uno dei libri pi noti (amato o odiato che sia) del Novecento: Il piccolo principe di Saint-Exupry, fantasia nata a bordo del velivolo con cui lautore francese portava la posta su e gi per il Sahara, per conto della linea Aropostale, di cui celebrava le avventure in uno dei suoi libri migliori: Corriere del sud. Il protagonista di SouSa Tavares parla ossessivamente, insiste a descrivere ogni dettaglio della sua avventura con la sua personale creatura fantastica. Claudia, bionda, dolce, spesso melanconica la versione da lui creata di un compagno dellimmaginazione che giunge a fargli visita in un momento complicato dellesistenza. Il testo si inaugura con una invocazione alla musa del ricordo: alla fine muori. Alla fine del libro, tu muori. Proprio cos, come si muore nei romanzi: senza preavviso, senza una ragione, solo a beneficio della storia raccontata. Cos tu muori e io racconto. E siamo pari. Tutto sta in questa prima dichiarazione, per cui la missione da compiere insieme: quella di recarsi in luoghi impervi del deserto, con scopo diverso, ma comune senso dellavventura, si declina in primo luogo in una sequenza di memorie visive: inquadrature del volto, della pelle, degli occhi della ragazza. Lavventura inizia con un ritardo, che potrebbe compromettere decisamente la spedizione: lo scrittore ha mal calcolato i tempi, potrebbero non arrivare al traghetto. Lui fa di tutto per mettersi in mostra, ricorre pesantemente al bakshish, sistema di mance e corruzione, per avere comfort (una cabina migliore, recuperare una proibita bottiglia di whisky a bordo di una nave condotta da musulmani e cos via). Come in unepopea picaresca hollywoodiana depoca (certi passaggi non stonerebbero nella classica Regina dAfrica di John Huston), le condizioni di disagio affratellano, ma sulla nave del ritorno tocca a lei di stabilire, anche in modo duro, che non pu pi esserci tra loro dimestichezza, visto che il viaggio finito, per sempre. Poi le cose della vita riprendono il sopravvento, fino a che giunge al protagonista la notizia della morte di lei, che lo costringe a fissare sogni e desideri incompiuti.

LA GUERRA DA SUN TZU A CLAUSEWITZ


Si racconta che pochi giorni prima della capitolazione americana in Vietnam il colonnello Harry Summers, capo dei negoziatori militari ad Hanoi disse al colonnello Tu: Voi sapete che non ci avete mai sconfitto sul campo di battaglia. Pu essere vero, rispose Tu ma anche irrilevante. Una risposta questa, che sembrerebbe contenere quanto un paio di secoli a.C. ai tempi della dinastia degli Han Orientali, gi affermava Sun Tzu, autore di Larte della guerra (a cura di Attilio Andreini e Micol Biondi, con un saggio di Fabio Mini (Einaudi, pp. 114, 8,50). Arte cui ricorrere quando ad essa non c alternativa, in seguito studiata in centinaia di saggi da politici, militari, filosofi di tutti i tempi: tra i pi noti vi furono, negli ultimi secoli, il prussiano Clausewitz il primo propinatore dellinterpretazione della guerra quale dogma di un continuum fra politica e uso della forza , e lo svizzero Jomini.

MARIA CASALINI, IDEOLOGIE DELLA FAMIGLIA


La famiglia: il nucleo fondamentale della societ umana; il complesso delle persone unite da uno stesso vincolo... Questo ci dicono i laici dizionari, ma dessa dice di pi Maria Casalini nel suo bel Famiglie comuniste Ideologie e vita quotidiana nellItalia degli anni Cinquanta. a questi ultimi che Casalini ricorre, per risalire alla primogenitura della famiglia, diventata un elemento significante della seconda Repubblica: quando nellambito dello scontro di civilt, il linguaggio della politica teso a ricordare agli italiani la centralit della famiglia multiuso nellorizzonte della vita quotidiana, a farne lelemento stabilizzatore per eccellenza, affidando il proprio radicamento di massa alla riproposizione dei luoghi comuni pi consolidati della mentalit collettiva. a cura di Romano Costa

rotto, duno sfruttatore e dun profittatore che dava di s unimmagine in antitesi con le sue vere pulsioni. Autentici, interpolati e o apocrifi che fossero, i Black Diaries furono a lungo coperti dal segreto di stato. Sulla loro scorta, ma anche su quella dei due rapporti summenzionati, alla luce delle diverse biografie che lo riguardano e, soprattutto, a partire da Gli spettri del Congo, di Adam Hochschild, Vargas Llosa ha romanzato la vita di Casement in un esercizio non dissimile a quello gi praticato, nel 1981, con La guerra della fine del mondo che nasceva, proprio come El Sueo, dalla riscrittura di unopera precedente, per lesattezza Os sertes, di Euclides da Cunha. E per, a essere precisi, questa dello scrittore peruviano non esattamente la finzionalizzazione o narrativizzazione di un evento reale: si tratta, piuttosto e nonostante il punto di vista sia quello del narratore terzo ed estraneo alla vicenda, di unautobiografia costruita su quellimpalcatura che gi nei tardi anni settanta Teresa Cirillo cos sintetizzava: accanto agli apporti della dottrina sartriana e della sperimentazione formale mutuata soprattutto da Faulkner e da Joyce, sinserisce la chiave di volta della concreta mediazione della scrittura flaubertiana, autonoma e oggettiva, che si somma alla chimerica possibilit di una rappresentazione a molteplici livelli suggerita dal romanzo cavalleresco. Dal punto di vista strutturale, poi, lalternarsi di capitoli i dispari che raccontano gli ultimi mesi di vita di Casement nella prigione di Pentonville a quelli i pari che risalgono nel tempo attraversando luoghi e persone, converge, sul precipitare della vicenda verso il suo esito inevitabile, in una raffigurazione che ha davvero e qui soccorre la menzione iniziale di Cuore di tenebra dell umano cos come lo intendono Vargas Llosa e Conrad prima di lui: ogni avvenimento che lo coinvolge, infatti, ogni scoperta di Casement non altro se non la prova dello statuto di ambiguit che governa lesistenza cos come linclinazione a scomporre questo nucleo ambiguo governa la cattiva coscienza di qualsiasi forma di prevaricazione violenta e anti-democratica del pi forte sul pi debole; pu anche darsi, cio, che i Black Diaries siano autografi (e per Vargas Llosa lo sono, sia pure frutto pi dellimmaginazione che del vissuto), ma ci non toglie valore allimpegno e alla testimonianza delle pagine bianche di Casement. Trasferito sul piano letterario attraverso le modalit del raccontare indiretto, insomma, levento reale cui attinge Vargas Llosa (di cui, in questi giorni, sempre Scheiwiller ha licenziato di nuovo una ristampa dellautobiografia intitolata Il pesce nellacqua, del 1993) si libera dalle categorie che lhanno imbrigliato nella sua interpretazione corrente e si fa svolgimento esemplare e sofferto dellepigrafe da Jos Enrique Rod apposta in apertura del Sogno: Ognuno di noi , successivamente, non uno, ma molti. E queste personalit successive, che emergono le une dalle altre, sono solite presentare tra loro i pi strani e meravigliosi contrasti.

18) ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011

BEYER

VAGABONDING
L I B R I E V I A G G I

LE RICETTE AL VIVO DI CASTELLANI IL GASTRONOMADE


di Roberto Duiz
vero che nellItalia ormai multietnica e cosmopolita diventato facile e quasi naturale viaggiare nel world food, saltabeccando da una tavola allaltra del senza limiti geografici, confrontando sapori e abbattendo molti tab. Ma, tanto per fare un esempio citando la gastronomia esotica di pi lunga frequentazione da noi, si illude chi ancora crede che in Italia sia possibile conoscere la vera cucina cinese. Farsi unidea compiuta di che cosa siano capaci ai fornelli i cuochi con gli occhi a mandorla davvero una missione impossibile. Parola di Vittorio Castellani, alias Chef Kumal, che nel suo viaggio lungo ventanni nei sapori del mondo, intitolato Nuvole di drago e granelli di cous cous (Vallardi, pp. 317, 14,90), non si limita a esplorare la Cina, naturalmente, ma l, come in ogni altro luogo, approfondisce, analizza, raschia i fondi delle pentole, crea associazioni e fa confronti. Un gastronomade, come si autodefinisce, un viaggiatore che lascia sullo sfondo paesaggi, monumenti, assetti urbanistici, tratti somatici e quantaltro attira lattenzione e la curiosit di altre specie di viaggiatori. Un gastronomade si immerge nei mercati alimentari, frequenta i luoghi dello street food brulicanti di chioschetti e carrettini ambulanti, cerca i ristoranti tradizionali e indaga sullessenza di ogni piatto tipico per tradurla in formule ottenibili anche nelle cucine casalinghe italiane, che lo scopo principale di questo reportage, non dedicato a cuochi professionisti ma solo a chi ama cucinare. Ricette semplici, dunque, spiegate nei dettagli e contestualizzate allambiente storico-sociale-climatico in cui sono nate. Facilmente riproducibili anche da noi, ora che gli ingredienti e i prodotti necessari sono ormai coltivati anche nelle nostre campagne, oppure, importati freschi, sono reperibili nei negozi e nei mercati e non restano pi patrimonio esclusivo dei ristoranti etnici. Partiti, dunque, per un giro gastronomico del mondo, attraverso i cinque continenti, dallEuropa occidentale allAfrica e da qui verso Oriente, quello Medio e quello Estremo, Sudest Asiatico e Australia, Stati Uniti e America Centrale e Meridionale, affondo nei Caraibi e ritorno allEuropa, ma sui versanti orientale e nordico. Viaggiare senza partire, insomma, come intitolava un libro di Andrea Bocconi. O anche partire davvero, ma con appresso una guida che aiuta a decifrare i men di qualunque luogo in cui pu capitare di trovarsi, evitando spiacevoli sorprese. un viaggio nei sapori che mette appetito e sfoltisce gineprai di luoghi comuni, stimola la curiosit che conduce alla sperimentazione di gusti diversi e a proficue contaminazioni. Sono 200 le ricette raccolte on the road. E ricco il glossario che elenca i punti di vendita italiani in cui trovare gli ingredienti necessari. Altre risposte si possono trovare sul sito www.ilgastronomade. com. A una sola domanda Chef Kumal confessa di non saper rispondere: Qual la miglior cucina del mondo?.

Animali impagliati che richiamano i destini degli uomini. Beyer rievoca un cinquantennio di storia tedesca mediante le figure di uno zoologo e di un ornitologo, in unatmosfera di morte e specie estinte: il cui centro drammatico (intimo e sociale) sono le bombe su Dresda

di Cecilia Bello Minciacchi

on scelta lungimirante che purtroppo, in Italia, non sembr avere la meritata risonanza, Einaudi gi nel 1997 aveva fatto tradurre Pipistrelli (Flughunde, 1995), tra i primi romanzi di uno scrittore tedesco allora trentenne, Marcel Beyer. Si trattava di un libro terribile da leggere a da ascoltare, fondato, comera, su un singolare e raccapricciante archivio fonografico, quello allestito dallo scrupoloso Hermann Karnau che aveva inciso marce, voci, lamenti e urla della Germania nazista, fino agli ultimissimi giorni del Fhrer e dei sei bambini di Goebbels uccisi nel sonno di un bunker allorlo della capitolazione. Il personaggio Karnau era solitario e mite, e per dotato di freddezza e determinazione nel compiere i suoi esperimenti fonologici. Era mosso da curiosit incontenibile e da ambizioni catalogatorie: lavorava meticolosamente a unenciclopedica mappa di materiali sonori, compresi gli accenti rochi di retorica dei discorsi hitleriani, le adunate, le voci gi disumane degli agonizzanti, gli scoppi di granate, il rantolo di gole ridotte a terreni stepposi. Gi allora, attraverso quella finzione romanzesca, appariva in Marcel Beyer il desiderio di misurarsi con la storia e con le plaghe pi oscure della Germania, e colpivano la lucidit e lasciuttezza con cui un autore nato nel 1965, ventanni dopo la fine del conflitto, assumeva il carico di memoria della generazione che laveva preceduto. Limportanza che in Pipistrelli aveva la registrazione, il documento, non venuta meno nel romanzo di Beyer apparso in Germania nel 2008 e pubblicato ora da Einaudi, Forme originarie della paura (traduzione di Silvia Bortoli, Supercoralli, pp. 393, 22,00). Tra i due romanzi una ricca produzione narrativa, saggistica e poetica da noi non ancora tradotta. La rievocazione storica si distende, qui, in un quadro non solo pi vasto dalla Germania degli anni quaranta a quella degli anni novanta ma anche pi articolato, pi ambiguo e sfuggente, a partire dalla stessa individuazione del protagonista. Lapparenza denotativa del titolo originale, Kaltenburg, sembrerebbe individuare proprio in Ludwig Kaltenburg, autore di un controverso trattato sulle Forme originarie della paura, il protagonista del romanzo, ma niente semplice, qui, e neppure univoco. Sebbene Kaltenburg sia uno zoologo carismatico evocato quasi a ogni pagina, il romanzo percorso da molte altre personalit interessanti e ben tratteggiate, fra cui quella del narratore, un ornitologo che stato allievo di Kaltenburg, un altro Hermann, Hermann Funk, un testimone che racconta in prima persona scavando nellingannevole incompiutezza dei ricordi. I documenti su cui studiano con gran rispetto Kaltenburg e Funk non Museo di Storia Naturale di Milano, sono registrazioni fonografiche, ma uno dei diorami con animali animali vivi, accuditi e osservati, opimbalsamati

MARCEL BEYER, FORME ORIGINARIE DELLA PAURA

Una zoologia della Germania


pure impagliati amorevolmente, preparati in pelle di uccelli comuni e rari. Rarissimo un esemplare che Hermann bambino e sua madre ipotizzarono distrutto insieme allo zoo e al museo di Dresda in un attacco aereo del 1944, pallida anticipazione dellagghiacciante potenza di fuoco che gli alleati avrebbero riversato sulla citt la notte del 13 febbraio 1945, quando Hermann perder entrambi i genitori. Lalca impenne di Dresda, uccello estinto dalla met dellOttocento, non visto da bambino e quasi cinquantanni dopo scoperto in salvo in una collezione russa, rester inseparabilmente legato al ricordo dellultimo pranzo familiare. Vi si condenser, per anni, lovattata malinconia dellorfano e la curiosit scientifica dellornitologo. Tutti gli uccelli imbalsamati hanno, in questo romanzo, un forte potere evocativo, emblematico: oltre allalca, di cui si parla a pi riprese, le due aquile del mare conservate a Vienna, due esemplari uccisi dallarciduca Rodolfo, fanatico cacciatore, poco prima della sua buia fine a Mayerling, e diventate, sotto le mani del preparatore, due uccelli prostrati dallafflizione, con lo sguardo triste, le ali cascanti, come se presentissero che luomo che avrebbe inflitto loro il colpo mortale presto si sarebbe tolto la vita. Il carattere emblematico degli animali, vivi o impagliati, riposa nel loro essere anello di congiunzione con un fatto storico e individuale mirabile, in Forme originarie della paura, la compenetrazione tra dimensione privata e dimensione sociale e storica, anzi tra storia e riflessione intima. Cos, le amate taccole di Kaltenburg, allevate libere nella sua villa, avvelenate forse da chi cospira contro di lui o forse, sciaguratamente, dai fitofarmaci, segnano in lui una svolta umana e politica. Cos, gli uccelli carbonizzati che piovono dal cielo su Hermann durante il bombardamento di Dresda rappresenteranno, condenseranno, quello che poco prima la madre, ignara della fatalit delle proprie parole, gli aveva detto: vedi, gli essere umani sono capaci di tutto, ti ricorderai di questa giornata per il resto della vita. E la descrizione di quei coaguli di catrame, grumi inquietanti che colpiscono il bambino con suono sordo e fermo, dei picchi che fuggono dalle cavit degli alberi in fiamme, dei fenicotteri nudi, grigio scuro e delle anatre che bruciavano tutte insieme sullacqua compete con la pagina in cui unorda di scimmie fuggite dallo zoo distrutto si unisce agli uomini sopravvissuti che spostano i cadaveri cercando familiari deceduti. Ma non un romanzo descrittivo, Forme originarie della paura, piuttosto felicemente e strutturalmente anticommerciale, al di l e per la sua severa bellezza, che richiede pazienza nellannodare i fili e nel colmare quanto possibile le lacune. scritto, infatti, come se non solo sulla letterariet, ma anche sulletica dominasse il pudore. Non quello che tace, ma quello che pronuncia senza strepito. Dissemina chiavi per aprire la macchina narrativa e il suo senso, ma le lascia il pi delle volte sospese, magari riprese dopo decine di pagine, ma solo per accenni rapidi, solleciti. Bastano parole singole, anchesse evocative: Jerzyk il primo termine polacco imparato da bambino, potente di unoscurit affettiva, il traumatico scontro con un rondone entrato nel salotto di casa e la scomparsa della bambinaia polacca nemmeno ventenne (ebrea deportata? Non si sapr mai con certezza). Vorkuta, lasciata senza commento a noi che dobbiamo sapere che fu citt di gulag. O lo sguardo fisso che Stalin dispensava dai suoi onnipresenti ritratti facendo sentire la coscienza sporca in partenza. Malgrado la sua evocativit, Forme originarie della paura non un libro lirico, piuttosto un romanzo in cui il sentimento saldo, tenuto sotto controllo, educato come leleganza linguistica di un armonioso, buon altotedesco. I destini degli animali e quelli degli uomini si rispondono: latmosfera di morte diffusa nella casa di Hermann bambino dagli uccelli feriti che il padre botanico raccoglieva analoga a quella respirata da Kaltenburg nellospedale militare in cui ha prestato servizio negli anni quaranta. Lespressione del babbuino che capisce di non poter pi sfuggire allaggressore non si differenzia in nulla, secondo Kaltenburg, da quella di un essere umano irrimediabilmente in balia del suo acerrimo nemico. Il vaglio del passato vive di intermittenze Klara, la moglie di Hermann, ha in Proust unancora di salvezza ; affiora quello che il passare del tempo non ha sopito: discusse appartenenze al Nazismo, lingombrante processo contro Philipp Auerbach, sospetti e collusioni nella DDR. E non c, in questo poderoso attraversamento, la speranza liberatoria che sia possibile dichiararsi innocenti raccontando il passato.

ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011 (19

di Giovanni Agosti

ellarco di tempo preso in considerazione da questa storia, e cio dalla met degli anni Ottanta a oggi, gli arcivescovi di Milano sono stati Carlo Maria Martini in carica dal 1979 al 2002 e Dionigi Tettamanzi, dal 2002. Giovanni Battista Montini (1897-1978) l, appena dietro langolo, con tutto il suo carico di inquietudini e di sofferenze, da cardinale e da papa, che attraversano il secolo: come dimenticare, tra i mille episodi, la storia di Paolo VI che scrive al mercante Wildenstein perch pensa di vendere la Piet di Michelangelo ai tempi del rapimento di Moro per offrire un riscatto alle Brigate Rosse? perci non troppo inverosimile la battuta: Stanca, Sua Santit? Stanchissima; e ne aveva ben le ragioni. Gli arcivescovi ambrosiani hanno rappresentato una sponda di fronte allimbarbarimento di tanti settori della vita della citt. Mentre la destra si faceva intollerante e gradassa e la sinistra smarrita andava alla ricerca del consenso, a tutti i costi, della maggioranza silenziosa, Martini e Tettamanzi, in pi occasioni, hanno dimostrato unaderenza al reale con pochi confronti, persuasi che la vita non gi destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego. Restava, e resta, per me incomprensibile perci la decisione presa nel dicembre 1997 di introdurre il pagamento di una tariffa per andare a consultare i libri (e i disegni) nella Biblioteca Ambrosiana. Si riapriva infatti, nel dicembre di quellanno, in pompa magna e dopo un lungo restauro, lintera Ambrosiana, di diretta competenza della curia milanese: Biblioteca e Pinacoteca. Le sorprese furono parecchie, ma quella che saltava pi agli occhi era proprio la trasformazione della biblioteca da servizio pubblico gratuito in servizio a pagamento. Sembrava, non a me solo, una plateale sconfessione delle volont del fondatore dellistituzione, il cardinale Federico Borromeo (1564-1631), che sono parole dei Promessi sposi voleva che in questa libreria, eretta da un privato, quasi tutta a sue spese, i libri fossero esposti alla vista del pubblico, dati a chiunque li chiedesse, e datogli anche da sedere, e carta, penne e calamaio, per prender gli appunti che gli potessero bisognare. Le sale riaperte del museo erano arredate con un gusto da grossa filiale bancaria; era confinata ai ricordi di chi si avviava alla mezza et lAmbrosiana di Luigi Caccia Dominioni e di Lamberto Vitali, larAvevo espresso, articolandole maggiormente, considerachitetto e il critico che avevano risizioni simili, se non queste, in un articolo sul Manifesto del 30 stemato la Pinacoteca nel 1966. Di novembre 1997, LAmbrosiana sistemata: per tutta risposta il quello stile, se non di quelle ambiprefetto si rivolse al mio superiore di allora, Antonio Paoluczioni, si era persa la via. Restava, ci, soprintendente di Firenze, dove lavoravo, e ne ebbi un ciccome relitto, qualche divano e chetto. Dalla riapertura in poi non si pu dire che la questioqualche sofa, prodotto dallAzucene dellAmbrosiana sia molto migliorata, nonostante la comna, con le reti metalliche e il velluparsa dei cinque volumi del catalogo scientifico (dove non si to rosso della prima classe delle trova cenno per della mia recensione n delle correzioni l Ferrovie dello Stato. Era presentaavanzate): il biglietto della Pinacoteca resta molto caro, gli ta invece come una riscoperta la studenti la disertano e tra le mostre fatte non riesco ad annoriapertura delle sale messe a punverare iniziative veramente importanti; non dimentico per to negli anni Trenta da monsignor quando, nel 2006, fu esposta la Cena in Emmaus di Tiziano Galbiati con riproduzioni pantoproveniente dal Louvre accompagrafate di miniature, nicchie e stagnata da speciali apparecchiature tue e fontane, quasi di un Tommache pretendevano di diffondere gli il museo che aveva gestito, reduce so Buzzi o di un Piero Fornasetti in aromi delle vivande e dei fiori predalla Roma di Argan, era stato gi anticipo, ma con parecchia meno senti sul tavolo raffigurato nel diben rimesso in piedi dal dimenticafantasia. Tra quei decori e le pareti pinto. Il successo non manc. to Guido Gregorietti (1908-1990), il stavolta impropriamente bianDalla primavera del 1997 era dipadre di Annamaria, la moglie di che dipinti e sculture risultavano ventato sindaco di Milano, e lo saGiovanni Gandini (1929-2006), il (e risultano) fuori posto. La moda rebbe rimasto per dieci anni, linfondatore della Milano Libri (nel della storia del collezionismo, che dustriale metalmeccanico Gabrie1962) con tanti volumi darte, di ormai aveva preso piede, spingeva le Albertini, espresso da Forza Itamoda, di fotografia e di Linus a una riorganizzazione per nuclei, lia, come si chiamava allora il parti(nel 1965). Ecco un altro degli inavolta a evidenziare la consistenza to di Berlusconi. Per un gran tratto spettati garbugli milanesi tra via del fondo di opere appartenenti a di questa vicenda lassessore alla Verdi e via Manzoni, a un passo Federico Borromeo: ma non manCultura Salvatore Carrubba, fino dalla Scala e dalla Feltrinelli. cavano le inesattezze. E soprattuta poco prima il direttore del Sole Al tempo di Carrubba sono mesto era saltato il calmiere qualitati24 Ore. Grandi annunci, grandi prosi in campo tanti progetti: una Citvo: capolavori e quadrucci, copie e messe. Spetta a questa amministrat delle Culture (da quelle extraeuoriginali, erano presentati sullo zione, se non erro, avere introdotropee alle marionette dei fratelli stesso piano, dimenticando quato la figura di un direttore centrale Colla) nei capannoni dellAnsaldo, lunque funzione pedagogica. per il settore della Cultura il cui poun Museo del Presente tra i gasosto ricoperto in principio da Alesmetri della Bovisa, una Biblioteca sandra Mottola Molfino, gi diretEuropea nellarea dello scalo ferroPinacoteca Ambrosiana di Milano, trice del Museo Poldi Pezzoli. A caviario di Porta Vittoria... Naturalla sala dei dipinti veneti po di quellistituzione si era dimomente non si visto ancora niente. e lombardo-veneti del Cinquecento dopo strata giustamente ambiziosa e caTra le sigle inventate in quel franil restauro di Luigi Caccia Dominioni pace; da non dimenticare per che gente ci fu anche un CASVA, un inaugurato il 7 dicembre 1966

3 MOVIMENTO DEL PROMEMORIA PER MILANO: LRA ALBERTINI

Ambrosiana ticket e mostre-bazaar


Centro di Alti Studi sulle Arti Visive: mi pare di sentire ancora un CASVA, anche da noi, finalmente, come a Washington, e gi consulenze: a chi? Per che cosa? CASVA infatti il Center for Advanced Study in the Visual Arts, che dal 1979 ha sede presso la National Gallery of Art nella capitale degli Stati Uniti. Ma non si poteva almeno scegliere una sigla meno impegnativa? E perci meno provinciale?
San Carlo gelido e lontano In quello scorcio degli anni Novanta furono annunciate anche iniziative apparentemente pi a portata di mano: per esempio un Museo della Reggia in Palazzo Reale, cos da riportarlo agli splendori precedenti i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ricordo bene quelli che ripetevano: s, s, come a Schnbrunn, come a Versailles; il poco che si vide realizza-

to assomigliava invece ai saloni di una prefettura. E mi pare che non se ne sia pi parlato; tanti soldi spesi per il sacrosanto restauro del Palazzo (qua e l per con esiti discutibili), molti di pi per lattiguo Museo del Novecento. Ma mentre volavano le consulenze, qualcuno degli esperti convocati sar mai stato in San Gottardo in Corte? Lex chiesa palatina, l muro a muro con i saloni del Palazzo del Piermarini, dove un pittore giottesco aveva lasciato la traccia pi alta che esista ancora a Milano del dipingere dolcissimo e tanto unito: una Crocifissione che risale agli anni di Azzone Visconti, per secoli sul muro ai piedi del campanile e poi ricoverata, ormai una rovina, allinterno. Bastava, basta entrare in quella chiesa ridecorata alla fine del Settecento dalle stesse maestranze attive nel limitrofo Palazzo, con gli stessi stucchi, le stesse torcere, i dipinti degli

stessi pittori (da Traballesi a Knoller), per mettere a nudo, tra le gore di umidit, il salnitro, i pezzi di intonaco a terra, i quadri alla malora e il San Carlo di Cerano, gelido e lontano, nellabside unaporia della politica culturale milanese. E chiss poi a chi sar venuto in mente, rimanendo alle cose fatte, di suggerire di separare i libri dalle riviste per quel che riguarda la Biblioteca dArte: gli uni stanno ancora al Castello Sforzesco, le altre in via Cimarosa, a qualche fermata di metropolitana. Chi ha abitudine di studiare nelle biblioteche specializzate sa che avere sullo stesso tavolo nello stesso momento un libro e una rivista una conditio sine qua non per lavorare seriamente. Ma non mancarono iniziative pi bizzarre come quella di ribattezzare la Villa Reale di Milano, edificata da Pollack alla fine del Settecento, dove si trova la Galleria darte moder-

20) ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011

Nel dicembre 97 la Biblioteca Ambrosiana riapre, per a pagamento: il lungo restauro ha cancellato le eleganti sale della Pinacoteca risistemate nel 66 da Caccia Dominioni e Vitali. Intanto Palazzo Reale tocca il fondo con la mostra sul Cinquecento lombardo

F O N D I

L E T T E R A R I

ARCHIVI

L O M B A R D I

Il Novecento come sistema nervoso


di Niccol Scaffai
Della memoria di qualcuno / degli amici pi ammirati e pi cari, / Vittorio, Franco, Toti, / mi hanno chiesto dessere curatore / o custode o garante o altro di simile. Tratti da Barlumi di storia (2002), ultimo libro di poesie pubblicato da Raboni, questi versi sono riportati in epigrafe al prezioso volume curato da Silvia Albesano A carte scoperte Repertorio dei fondi letterari lombardi del Novecento. Archivi di persona (Officina Libraria, pp. 254, 28,00). La pubblicazione del repertorio, che organizza i dati presenti anche sul web (www.lombardiabeniculturali.it/archivi/progetti/MIPR000286), rientra nellambito di un pi ampio progetto di catalogazione dei fondi letterari lombardi (ArchiLett900), a cui ha lavorato unquipe composta, oltre che dalla stessa Albesano, da Maria Finazzi, Federico Francucci, Giulia Raboni e Simone Albonico (agli ultimi due si devono, in particolare, limpostazione e la scelta dei criteri). I materiali del regesto contemplano manoscritti, corrispondenza, scartafacci variamente attinenti alle opere degli scrittori novecenteschi: sono per questo esclusi i fondi di carattere burocratico (come quello mantovano di Roberto Ardig), mentre vengono incluse le carte di intellettuali (saggisti, professori, artisti in campi diversi) che degli autori contemporanei sono stati interlocutori, custodi, garanti o altro di simile. In qualche caso, sono stati presi in considerazione anche i fondi librari, come quello di Montale alla Biblioteca Sormani di Milano: miniere sommerse di dediche e postille spesso indispensabili per ricostruire il quadro delle relazioni e delle letture che possono aver reagito con lispirazione dellautore, o che servono al commento delle sue opere. Nel dettaglio, il volume raccoglie circa 350 schede con i relativi apparati, compilate dalla curatrice e altri dieci studiosi, divise per Istituti di conservazione (per primi i maggiori: Fondazione Mondadori, il Centro APICE della Statale di Milano, il Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di Pavia) e per provincia. Le schede informano, per quanto possibile, della consistenza del fondo, della storia archivistica e, sinteticamente, del contenuto; segnalano inoltre eventuali fondi correlati in Italia e allestero, voci bibliografiche e altri strumenti di corredo. Tra i fini dichiarati, vi quello di integrare competenze filologico-letterarie e storico-archivistiche, anche per sviluppare, tanto negli archivisti quanto nei letterati, la sensibilit verso la natura fluida degli archivi di persona: gli uni, per esempio, potrebbero impedire la separazione e lartificiale riordino in settori diversi di libri, note, carte in origine materialmente associati nello spazio che accoglieva lofficina di un autore; gli altri potrebbero capire e interpretare le ragioni di quegli abbinamenti. Certo, la disparit nellampiezza e nella completezza delle diverse schede un limite, in parte imputabile allorganizzazione dei vari fondi e alle consuetudini dei rispettivi conservatori, in parte alle risorse degli schedatori che non sempre hanno potuto vedere con i loro occhi i materiali. Ma avverte Albesano A carte scoperte un lavoro in progress, passibile perci di perfezionamenti e integrazioni. Ma intanto, acquisito quel minimo di informazione sui criteri e la struttura fornito dalla curatrice e da Albonico nella Premessa, c da dire che il repertorio diventa facilmente (e piacevolmente) leggibile. Non solo: si ha come limpressione che il succedersi delle schede produca un racconto implicito sulla letteratura del Novecento, spesso pi eloquente di una classica narrazione manualistica. Per questo, restando pur sempre un lavoro specialistico e inevitabilmente di nicchia, non se ne deve escludere una vantaggiosa fruizione didattica. Volendo insistere con la metafora del racconto, dovremmo senzaltro aggiungere che si tratta di un racconto corale, in cui le voci dei moltissimi protagonisti si rispondono a distanza o si sovrappongono. Per misurare lintensit di quelle voci pu essere istruttivo soppesare, ad esempio, la ricchezza degli epistolari; il numero e il livello dei corrispondenti, per quanto siano dati da valutare caso per caso, sono gi una spia: da un lato, della centralit di un autore rispetto alla sua epoca; dallaltro, della variet di apporti che quellautore pu aver dato o ricevuto. Nutrita, ad esempio, la lista dei corrispondenti nel fondo intestato al critico Giancarlo Vigorelli presso la Sormani; o in quello di Sereni a Luino. Ma anche gli archivi di figure oggi un po meno note, come quello che accoglie a Lonato del Garda le carte di Arnaldo Foresti, schiudono imponenti carteggi. Lidea che viene restituita quella di un Novecento letterario come sistema nervoso, con dei gangli nevralgici (gli autori delle opere di maggiori complessit e fortuna) in cui convergono stimoli di diversa provenienza e che sono collegati tra loro da rami di spessore diseguale. Del resto, se vero che ogni scrittore ha dei modelli illustri, altrettanto vero che deve fare i conti effettivi prima di tutto con i suoi contemporanei: colleghi, editori, critici, che spesso sono anche gli amici ammirati e pi cari, come scrive Raboni. Per questo, la scelta inclusiva operata in A carte scoperte quella che meglio corrisponde alla realt di una composita societ letteraria, che tende ad aggregarsi in luoghi stabili o lungo itinerari mobili. Luoghi e itinerari di cui il repertorio disegna a suo modo una mappa, che ha al centro la Lombardia ma che, attraverso i dati di raccordo con altri archivi, si estende fino a superare i confini regionali e nazionali: dallArchivio Einaudi a Torino, al Bonsanti a Firenze; dallUniversit di Reading dove lavor Meneghello, a quella del Texas, a Austin, dove conservato il manoscritto di Cristo si fermato a Eboli. Evidentemente la lezione di Dionisotti sulla necessit di contemplare la geografia tra i criteri fondamentali per studiare la storia della letteratura, opportunamente adeguata alle specifiche modalit di produzione e comunicazione del Novecento, vale anche per quel secolo e continua in gran parte a valere anche oggi.

na (con la raccolta Grassi in cui, nellallestimento di Gardella, sta lunico Manet delle collezioni pubbliche italiane), Villa Belgioioso Bonaparte: a voler ricordare il committente, Ludovico Barbiano di Belgioioso, e il pi illustre abitante, il vicer Eugenio di Beauharnais: ma nonostante i soldi spesi per cartelli e pannelli e marchi e immagine coordinata e ambiente sonoro, come risulta dalla consueta brochure promozionale, i milanesi continuano a chiamare quel capolavoro del neoclassicismo Villa Reale; non conosco nessuna madre che porti i bambini a giocare nel giardino della Villa Belgioioso Bonaparte. Ugualmente nella Milano di Albertini e di Carrubba si istituisce la figura del responsabile scientifico delle attivit espositive di Palazzo Reale: e viene designato Flavio Caroli. Linfilata delle mostre incomincia, nel 1998, con lAnima e il Volto. Ritratto e fisiognomica da Leonardo a Bacon. Una tappa importante nella strategia di rilancio complessiva della citt, un punto di riferimento ineludibile, una testimonianza di Milano riparte, scrivevano sindaco e assessore. Si vedevano esposti come Leonardo da Vinci, senza prudenze e senza incertezze, una terracotta di una collezione privata romana e un disegno di una collezione privata parigina; portava il nome di Bramantino una grande tela con un Compianto, di unaltra collezione priva-

ta: inutile dire che non era pi che una copia, come altre trouvaille dellautore della scoperta. In Palazzo Reale ci sarebbe stato lunico dipinto di grande formato del miniaturista Giulio Clovio, un ritratto del papa Pio V, naturalmente di collezione privata e naturalmente incredibile, cos come privato era un indecente Ecce homo riferito al Cigoli. E si potrebbe andare avanti per un po a fare lelenco di quanto non andava in questa mostra a tema che ebbe un grande successo; cera dentro di tutto, persino un Gatto di Grosz del 1929. Due anni dopo, e stavolta loccasione si faceva pi pesante, fu la volta del Cinquecento lombardo: la messa in scena non di un bazaar ma di un tratto della civilt figurativa della regione da Leonardo a Caravaggio, come suonava il consueto sottotitolo acchiappapubblico. La personalizzazione dellevento era evidente fin dalla copertina del catalogo: mai si erano visti esibiti cos il nome del curatore e il marchio della societ di servizi che aveva organizzato la mostra. Quanto si vedeva nelle sale di Palazzo Reale in una confusione di storia e geografia, Lombardia storica e Lombardia amministrativa superava ogni aspettativa: cerano persino la terza Vergine delle rocce (riferita a Leonardo da Vinci e assistente) e la seconda Medusa (riferita a Caravaggio attr.). E poi una Gioconda nuda e un Ragazzo che sbuccia un

frutto: una come opera di collaborazione tra Leonardo e Salai, laltro come un originale di Caravaggio. E di nuovo la scultura verrocchiesca in terracotta gi presentata due anni prima come lunica scultura di Leonardo. a va sans dire, tutte opere di collezione privata: erano oltre sessanta in quelloccasione, tra cui anche, per fortuna, veri capolavori. La Medusa poi la stessa che si ripresentata a Milano, pochi mesi fa, allavvio della campagna elettorale, al Museo Diocesano dove campeggiava sui cartelloni degli Occhi di Caravaggio, la mostra curata da Sgarbi ancora aperta fino al 3 luglio (per qualche ragione a me ignota il dipinto, che stavolta figura in catalogo con il riferimento secco a Caravaggio, sparito poco dopo linaugurazione).
Dante Isella e lassessore Quanto al Cinquecento lombardo, di fronte ai colleghi stranieri che si sorprendevano che in Italia nessuno storico dellarte reagisse a una manifestazione del genere, in uno spazio pubblico e voluta da un ente pubblico, con il marchio del Comune di Milano in testa, Luciano Bellosi e io mettemmo gi, al Dipartimento di Storia dellArte dellUniversit allora nella centralissima piazza SantAlessandro dove nel frattempo ero passato a lavorare, il testo di una lettera, pacata e decente, che esprimeva lo sconcerto per quello che si vedeva in Palaz-

zo Reale. Fu fatta girare e ottenne le firme di tutte le persone a cui fu sottoposta, tranne una, evidentemente desiderosa di non guastare i propri rapporti con la pubblica amministrazione cittadina in vista di prossime commesse. Non si era mai visto qualcosa del genere nellambito cos rissoso della storia dellarte in Italia: una quarantina di studiosi, pur molto diversi e pronti a guardarsi in cagnesco lun laltro, in occasione della mostra di Milano avevano sentito il bisogno di esprimere pubblicamente il proprio basta. Lappello, con il suo sapore da anni Cinquanta, fu inviato a tutti i giornali: solo la Repubblica, il manifesto e Il Giornale dellArte lo pubblicarono; sul Corriere, sul Sole 24 Ore nemmeno lombra. Leditore, il curatore, la societ di servizi gongolavano: la mostra aveva raggiunto i 250.000 visitatori; le nostre obiezioni parevano irrilevanti. Lassessore supponeva che Dante Isella fosse stato il mandante della lettera e si fosse quindi rivelato irriconoscente rispetto allacquisto uno degli esiti pi importanti del suo mandato delle carte di Carlo Emilio Gadda, gi di Pietro Citati e di Gian Carlo Roscioni, destinate alla Biblioteca Trivulziana. Grazie al suggerimento di Isella e allimpegno di Carrubba infatti listituzione milanese raccoglie uno dei fondi pi cospicui di manoscritti tra cui quello della Cognizione del dolore del pi grande scrittore italiano del Novecento: ed confortante che stiano proprio alla Trivulziana, accanto ai documenti di Carlo Porta; sono stati, oltrettutto, gi ben catalogati e intelligentemente valorizzati da una delle donne del Castello Sforzesco, una di quelle che stanno cercando di salvare Milano, ora che speriamo si avvia a uscire di scena invece il coro delle donne che hanno distrutto Milano (per rubare, ancora una volta, unespressione ad Aldo Busi). Nel 2001 Carrubba non esitava a rimproverare di persona uno dei firmatari della petizione sul Cinquecento lombardo, facendo presente che da un giorno allaltro poteva ritirargli la commessa per unennesima mostra a cura della solita societ di servizi: ma cos non avvenne, quando la pecora fece ritorno allovile. La risposta pi bella, una vera lezione di morale, ci venne per dalla Mottola Molfino che, dalle colonne del Giornale dellArte, consigliava la lettura del libro di Haskell sulla storia delle mostre e concludeva: Il pubblico non cos sciocco e boccalone; affolla le mostre anche per godersi le polemiche, non solo i capolavori in passerella. 3-continua

ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011 (21

TUZZI
di Francesco Rognoni
ans Tuzzi non propriamente uno scrittore da scoprire. Apprezzati dai critici, i suoi gialli sono venduti piuttosto bene: a ogni nuova inchiesta del commissario Melis son pi i nuovi fan che saggregano, che i vecchi che si perdono per strada. E i suoi saggi di bibliofilia, dotti ma ariosi, dilettano il dilettante senza giocarsi il rispetto degli specialisti. Che Hans Tuzzi (il capodivisione cornuto dellUomo senza qualit) sia pseudonimo di Adriano Bon: anche questo non pi un segreto. Ma a ogni nuovo titolo, si ha come la sensazione che il nostro autore resti ancora un po in secondo piano nelle vetrine o sui banchi delle librerie. Forse lo fa apposta, sornione com. Cos vien voglia di fare il punto, su questo scrittore tanto oricato dalla Bonnard di Vittorio Di ginale, che ha esordito abbastanza Giuro nel 2004. A questa benemeritardi, sui cinquantanni, con una vita casa editrice milanese cui Tuzzi vace guida alla bibliofilia, Collezio legato non solo come autore di nare libri (2000), e da allora ha pubpunta, ma anche come collaboratoblicato pi o meno un libro allanre (sua, ad esempio, la redazione no. Fino allultimo, Un posto sbadel magnifico Manuale illustrato gliato per morire (Bollati Borindella bibliofilia, 1997) sembra ispighieri, pp. 163, 15,50), che di nuorarsi la piccola e raffinata Scinzenzevo veramente ha solo il titolo hardler dove lavora lattraente Fiorenza boiled, essendo una riedizione, con De Giorgi, compagna del commissaqualche opportuna variante, di Corio. Cos nelle sue inchieste il monme il cielo sullAnnapurna, pubblido del collezionismo e delleditoria

UN POSTO SBAGLIATO PER MORIRE DI HANS TUZZI

Il caso del bibliofilo artigiano del noir


Pi espressivo di Scerbanenco od Olivieri (cantori come lui della Milano nera); meno legato al formato fisso di maestri come Simenon o Camilleri, scrittore colto, di lingua pastosa e plot labirintici
fa da non forzato pendant a quello pi sanguigno (e spesso ilare) della questura. Ma veniamo a Un posto sbagliato per morire, la cui azione si svolge, con la consueta esattezza di riferimenti, tra lalba del 30 settembre e la sera del 3 ottobre 1981, tra le periferie squallide (posti sbagliati, appunto) e le vie pi esclusive duna Milano alle soglie dellopulenza craxiana. E lra delledonismo Manrico Barbarani architetto di grido sessantenne, amante ancora atletico e fantasioso, hobby lussuosi, gusto e sciccheria, ex-mogli e un figlioletto di quattranni adorato se la sarebbe potuta bere fino allultima goccia, se adesso non fosse riverso l tra erbacce e preservativi usati, un volto indifferente allo scempio patito. Melis indaga fra colleghi e nemici della vittima (che, un po infantilmente, non sapeva dimenticare i torti subiti), unamica devota,

Mentre a distinguerlo da altri offesi cantori della Milano nera, come Scerbanenco o Olivieri, luso della lingua, in questi pi grigia ed uniforme, in Tuzzi limpida ma assai pastosa, e capace di accensioni liriche: uno dei pochi scrittori italiani del momento che eviti sia i gaddismi compiaciuti sia quel dettato piatto e inespressivo che sembra mal tradotto dallinglese, e ormai quasi una regola. Cos come son rari gli scrittori che sappiano abitare tanto naturalmente, con dovizia di dettagli non ostentati, quella terra di nessuno, sfuggente alla rappresentazione, che non ancora storia ma non pi presente. Restituendo il unamante piuttosto indifferente, senso dun Italia che si sgretola, una seconda ex-moglie desemplasciatta e arraffona, opportunista e re volgarit (Non un libro nel salotdissipatrice: dove i libri erano i soli to. Non un giradischi, non un dioggetti per cui nessuno avrebbe sco. Sole, la televisione e riviste di mai rotto il finestrino di unauto. moda), aggressiva e insicura: pessiLa bella cultura di cui Tuzzi innerva ma madre, si direbbe, indegna del la sua pagina, la dedizione artigianadelicato Duccio che, forse affrettatale, lo studio divertito e serio che si mente, la legge le ha affidato. Che sente sotto, non sono quasi mai fini la soluzione del delitto vada cercata a se stessi: ma un argine gentile eretin quel bambino o meglio, nell to alla volgarit incalzante, alla fretingenuo egoismo, simile a quello ta, allapprossimazione. E intanto degli animali, dei bambini il norestituiscono allarte del romanzo, stro commissario, che figli non ne con squisito anacronismo, la sua ha, lo intuisce confusamente fin dalfunzione conoscitiva. linizio; anche se il bel colpo di sceMa la cifra pi personale di Tuzna finale gli dar ragione nel modo zi , mi sembra, quella particolare, pi amaro e meno prevedibile. struggente pietas creaturale, che Un posto sbagliato appartiene, si sente cos bene quando scrive di con Tre delitti unestate (2005) e animali, magari schermendosi dieLora incerta fra il cane e il lupo tro marche e stemmi, come nel Be(10), alle inchieste pi svelte e nerstiario bibliofilo (2009) e ancora di vose di Melis, mentre Il Maestro delpi ne Gli occhi di Rubino (2006) (il la Testa sfondata, Perch Yellow cui sottotitolo scanzonato Di canon correr (2002 e 03) e La morte ni, di libri, di cani nei libri semsegue i magi (2009) sono romanzi di bra fatto apposta per far distogliepi ampio respiro, e quasi labirintire lo sguardo dallo sguardo di quaci. E questo differenzia subito Tuzzi si insostenibile docilit del cane in da certi maestri, Simenon o Camilcopertina). La si riconosce sopratleri ad esempio, che quando fanno tutto nelle due inchieste pi receninvestigare i rispettivi commissari ti, magari nel dettaglio prezioso seguono un formato fisso, sbizzarche a Melis non piaceva vedere i rendosi semmai nei non gialli. morti, non ci si era mai abituato, perlomeno i morti ammazzati, quelli strappati alla vita da una fine violenta (La morte segue i magi) o nella commozione trattenuta per la ferocia di cui vittima la marchesina Crimoli (nellOra incerta). Ma si avvertiva gi distintamente in Come il cielo sullAnnapurna, il romanzo di uninfanzia mai vissuta (o protratta, che quasi lo stesso). E certo non a caso, ora che quel libro sintitola Un posto sbagliato per morire, si scopre che proprio in questa tonalit una delle aggiunte pi significative: Fiorenza non aveva bambini, n forse mai ne avrebbe avuti. Non avrebbe mai saputo cosa significa nutrire in s una vita, sentirla crescere, farla nascere al mondo fra pianto e sangue. In quale lingua piangono i bambini? Quei loro pianti senza speranza e senza fine che sembrano contenere tutto lassurdo dolore del mondo....
A sinistra, Olivo Barbieri, Milano 89, foto da Notte, Art& 1991 Nella pagina a destra, Mario Mafai, Modelli nello studio, 1940, Milano, Pinacoteca di Brera

Sementi sempre attive, sempre pronte a uscir di dormienza, le parole di Ippolito Pizzetti si risvegliano, ci risvegliano, di nuovo ogni volta a contrasto del luogo comune di molte delle considerazioni estetiche sul giardino e sul paesaggio, o rattizzate dallurgenza civile di altrimenti comprenderli, interpretarli, abitarli. Attivatore oltre quarantanni fa qui da noi di uno sguardo nuovo sullattualit del giardino, Pizzetti fu autore di un innovativo per allora, per lItalia, Libro dei fiori in tre volumi, fino poi alla Garzantina che conferiva a Fiori e giardino dignit di conoscenza sistematica per molti, dove lassunto enciclopedico botanico era animato dalla testimonianza in prima persona, nella sperimentazione e nellattenzione per le piante anche comuni come per landirivieni delle mode in giardino; mentre alle genealogie mitologico culturali si affiancavano quelle onomastiche e delle varianti geo-sinonimiche. Nel mezzo, decenni di corrispondenza dialogante con il grande pubblico. Demiurgo di una sensibilit latente, interprete di una domanda ancora inconsapevole o rimossa, Pizzetti costruisce il suo discorso dalla tribuna del Pollice verde

C R I T I C A

VRIDE
D E L

G I A R D I N O

Penetrare il genio dei luoghi con Ippolito Pizzetti


di Andrea Di Salvo
singolare, per il contesto e per i tempi, rubrica sul settimanale LEspresso , come pure su diverse altre testate giornalistiche, nonch poi nellattivit editoriale (collane come lOrnitorinco e Il corvo e la colomba). Intellettuale anomalo, capace di ibridare letture e suggestioni le pi diverse in una visione dinsieme sempre in divenire, oltre le discipline; di formazione umanistica e destinatosi con ci allanalisi, alla pratica e alla divulgazione della cultura della natura in artificio che il giardino, negli ultimi suoi anni ( scomparso nel 2007) scriveva per la rivista digitale Golem. Questi suoi contributi sono ora riproposti su carta col titolo Naturale inclinazione Divagazioni coerenti di un paesaggista ribelle (EncycloMedia, pp. 175, 13,00). Oltre a interventi pi propriamente civili, indotti nelle corde di un Pizzetti polemista dalla programmazione della testata, e a considerazioni pi intime che sviluppano quelle tenute in Robinson in citt. Vita privata di un giardiniere matto (Archinto, 1998), a evidenza di una persistente implicazione tra vicenda biografica, ricerca di un accesso al mondo e giardino come strumento per intendere la natura, come linguaggio (implicazione gi confessata nellintroduzione alledizione 1982 della raccolta del Pollice verde), ritornano i temi indefinitamente variati, ma anche certe ossessioni e idiosincrasie che abbiamo conosciuto nelle sue pagine dalla scrittura affilata che procede per digressioni ben orchestrate Sfilano allora i principali avversa-

ri del giardino moderno: lastratta progettualit imposta dal disegno degli architetti, con il loro uso modulare, disegnativo, delle piante chiavi in mano. Una concezione presunta storica del giardino come anticamera del costruito, che ammannisce giardini topiari (se ne parla nel testo: Sfere, ovvero palle) assoluti da ogni contesto cristallizzazione simbolica di raggiunta agiatezza purch sia , pur di distinguersi cancellando, con il paesaggio, ogni compromissoria memoria del passato rustico. O ancora, la sopravvivenza della mentalit produttivistica in giardinieri che in Italia restano spesso contadini dalla facile potatura selvaggia e in massaie oggi signore la cui avversione per le piante che sporcano si traduce nel dominio delle conifere fuori posto; il credo parareligioso degli ambientalisti dellultima ora che tollerano solo piante autoctone negando a un tempo al giardino la natura di artificio e la natura stessa, in evoluzione. Contro ogni modello metti sopra e togli, Pizzetti racconta e riafferma la prioritaria esigenza conoscitiva per il giardino di penetrare lo spirito dei luoghi, il genio, lanima

(le anime, come le nuvole, vanno e vengono e sono sempre diverse), passeggiando nel paesaggio dintorno (quel giardino preso in prestito) per coglierne gli elementi, indagandone le componenti qualificanti, le associazioni, le potenzialit espressive. Ribadendo il ruolo della fantasia nellinvenzione di giardino e parco, i quali hanno solamente scopi estetici e ludici insieme, evoca limportanza nella sua formazione intellettuale del teatro (per il quale fu spesso traduttore): nel giardino che progetto voglio che si realizzi uno spettacolo continuamente in evoluzione, in quattro atti, primavera, estate, autunno. Cos pure, auspica, per il giardino, la mano mediatrice degli artisti. Qui dove, come in qualsiasi arte, lo spazio si disegna nel gioco dei pieni e dei vuoti, delle dislocazioni e corrispondenze di forme. Ma forme naturali, di singoli organismi vegetali in trasformazione. Centrale per Pizzetti la lezione della natura nel disporsi degli alberi, delle essenze, sua lattenzione insistita per lindividuo pianta, la capacit di antivederlo nello spazio cui apparterr nella sua espansione massima, nel gioco di distanze e relazioni. E nella lunga distanza si misura leco della lezione di Pizzetti, la fecondit del suo pensiero. La distanza di cui pure necessitano gli alberi per crescere, dispiegandosi nello spazio e in un tempo da misurarsi sul passo lungo degli anni, dei decenni. Come confessa Pizzetti, il giardino che vorrei un giardino per il domani pi che per loggi, che arrivi a manifestare la sua gloria nel futuro, come nostra eredit.

22) ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011

SICILIANO
con struggimento che sfogliamo queste Opere scelte dello scrittore-poligrafo morto a Roma cinque anni fa: vi riaffiorano vecchie dispute (neoavanguardia e prosa darte), il decisivo Campo de fiori, il testa a testa finale con lAlfieri...
di Simone Casini, pagg. CLI-1569, 60,00). Si trattato di unimpresa certo non facile dovendo di necessit selezionare tra i materiali composti in oltre quarantanni di attivit di un poligrafo impegnato su molti fronti: oltre alla produzione narrativa, la critica letteraria, cinematografica, darte e musicale, la memorialistica e il teatro. Ma altrettanto certo che essa (limpresa, dico) non poteva trovare un curatore pi congeniale, per fraternit verso lo scrittore e per perizia e slancio, di Manica, il quale, nel lungo saggio introduttivo, rende conto al lettore come meglio non si sarebbe potuto di un percorso assai articolato, versatile, fitto di incontri, ascendenze, luoghi, amicizie, devozioni, predilezioni, confronti. Egli procede, a sciogliere i nodi, per endiadi che sono in sostanza emblemi di stile, di metodo e di immaginazione nel loro distillarsi sulla pagina, dunque Freud e Croce, Moravia e Pasolini, Giorgio Bassani e Attilio Bertolucci, Cesare Garboli e Luigi Baldacci, Roma e la Calabria. Con, inoltre, a se stanti, le stelle di Proust, Puccini, Roberto Longhi, Giacomo Debenedetti. Manica rende conto con puntiglio di questioni decisive e spinose, come il debito verso la prosa darte e la lingua del primo Novecento. A tale proposito sottolinea che se Siciliano deve alla prosa darte, deve soltanto al tratto di raffinamento e di ultraraffinamento stilistico di quella stagione. Ma ci che nella prosa darte era stile pronto a tutto escludere diventa in Siciliano, grazie a Bertolucci, stile a tutto comprendere; cos che lo stile, fuori del paradosso, non la predominante dello stile di Siciliano, avendo egli incluso in esso ogni sorta di impurit. Il Meridiano, tuttavia, mi pare legittimamente sbilanciato sul versante dellattivit pi propriamente creativa (esso comprende anche La notte matrigna del 1975, La principessa e lantiquario del 1980 e Carta blu del 1992, e inoltre Morte di Galeazzo Ciano del 1998, a testimoniare del drammaturgo), sebbene ci venga poi a produrre inevitabili vuoti saggistici, almeno da raccolte come La voce di Otello (1982), La Bohme del mare (1983) e Romanzo e destini (1992), oltre che del gi ricordato Autobiografia letteraria, e mentre sono spiegabili le assenze di due tra le opere pi risolte e resistenti di Siciliano, ossia Puccini (1976) e Vita di Pasolini (1978), insieme al qui incluso Campo de Fiori del 1993 testo borderline che mostra al meglio le doti dello scrittore, oscillante tra saggio e romanzo di memoria privata e insieme generazionale, uno di quei libri, annota Manica, dei quali se ne desidererebbe uno per ogni decennio e uno per ogni comunit. Qualcuno che si metta a raccontare come si era e perch si era cos. Sapremmo qualcosa di ci di cui, in genere, non sappiamo niente. questo, vorrei poter dire, il mio Siciliano, quello che un tempo confusamente intuii che fosse. Lo ritrovo nel meraviglioso, finale neoavanguardista, e a seguire, ine testamentario, ritorno al Vittorio vece con tempestivit, nel febbraAlfieri dei suoi ventanni. Quando io del 1973, Autobiografia letteralo lessi, dapprima parzialmente ria, libro pi aperto e variegato delsul quotidiano la Repubblica e poi laltro, ricco comera di molte preper intero su Nuovi argomenti, dilezioni e ramificazioni e, nel mecompresi con dolore che anche desimo tempo, risolutamente cariper Siciliano qualcosa di umano co di futuro per quel mettere al era finito. Egli riattraversa, qui, centro di esso e persino nel titolo quella Vita e la propria anche le il termine autobiografia, la noziostrade, le piazze di Roma, quel perne cruciale di una poetica che necorso verso laula della Sapienza gli anni si riveler fruttuosa di ridove avrebbe ascoltato la lezione sultati, urgente, inevitabile seppudi Natalino Spegno, e poi si riaffacre non pacificante, non sempre ricia, commosso e tuttavia felice, cosolta con uguale intensit. Autome in estremo, sulla luce che inonbiografia letteraria stato lequivadava il cimitero del Verano, su lente saggistico del romanzo coequella grana di clima, su un mattivo Rosa (pazza e disperata): la prino degli anni cinquanta, sulle sfuma vera semina di un repertorio mature di colore dei crisantemi di passioni che convivevano, teaa volo dangelo, come anima che tro e melodramma e pittura. Lo si sta salendo e guarda dallalto. ritrova adesso, appena dopo i tre Qualche settimana dopo nel giuracconti dapertura tratti rispettigno del 2006 Siciliano muore a vamente da Racconti ambigui settantadue anni. Non muore so(1963) e Dietro di me (1971), nel lo: con lui sallontana per sempre, Meridiano che Mondadori gli destoricizzandosi, pi di una stagiodica (Opere scelte, a cura di Raffane e, si potrebbe affermare, traele Manica con la collaborazione monta una catena di destini.
F

BERSAGLI
A N C E

LEROS IN SMOKING DELLA CHARPENTIER DAGLI ANNI 70


di Luca Scarlini
Laure Charpentier racconta la storia di una ossessione senza limiti e senza riscatto nel suo celebre Gigola, uscito per la prima volta in Francia nel 1972 e censurato immediatamente dalle autorit, che poco prima avevano ordinato peraltro il rogo del meraviglioso Lepimostro di Nicolas Genka (1962), e avevano messo allindice anche il notevolissimo Tombeau pour cinq cent mille soldats di Pierre Guyotat (1967). Qui non siamo per nei territori di uno sperimentalismo esistenziale e stilistico violento, ma piuttosto di una narrazione tradizionale in cui si inserisce la volont di mostrare un mondo per solito taciuto e negato, che viene esplorato in tutti i suoi meccanismi. Lautrice, infatti, non ha mai taciuto la propria omosessualit, e sul tema ha scritto pagine spesso acute, dedicandosi soprattutto allesplorazione dei territori del desiderio. Barbs manda ora opportunamente in libreria per la prima volta una sua opera, e Gigola (nella traduzione, a tratti un po faticosa, di Dori Agros, pp. 189, 14,00) propone una voce singolare nel panorama dOltralpe. Di recente la stessa Charpentier ha tratto un film da questo libro, che resta il suo pi celebre insieme a Toute honte bue, uscito nel 1981, che narra della sua lunga esperienza di lotta allalcolismo, che lha portata a fondare unassociazione assai attiva. Le immagini della pellicola, presentata al festival Mix di Milano, stabiliscono un legame fortissimo con la pagina. Lou Doillon incarna in modo convincente la ragazza che vuole essere un ragazzo, che si veste con smoking di grande sartoria e si vende per gioco e per sfida, angelo del male pronto a tutto. Il sesso la vede in primo luogo come perfetta artefice di eros, macchina senza sentimenti (cos vuole ad un certo punto lanziana riccona Odette, che la ama per le sue performance fantasiose e le lascia tutti i suoi denari), la quale, come prevedibile, a un certo punto trover la principessa in grado di sciogliere la statua di ghiaccio che ha creato. Come in tutte le tessiture erotiche, la retorica, il potere immaginifico della parola, hanno un ruolo eccezionale. Nelle scorribande notturne di questo paggio, che a nessun costo vuole essere chiamato ragazza, che fa il pappone a una prostituta a cui vuole cambiare per capriccio la vita, la noia entra in modo sempre pi massiccio, suscitando neri accessi di melanconia, che si risolvono in performance frenetiche nei cabaret. Risulta spesso un po di maniera quella dinamica dellamore-autodistruzione su cui insiste moltissima letteratura francese da Marguerite Duras a oggi. Colpisce invece il meccanismo della rappresentazione, per cui la notturna creatura attrae e provoca, seduce e allontana, usa come armi vestiti bellissimi, pellicce, gemelli di smeraldo. Fa di s insomma un micidiale feticcio sempre pronto a tendere trappole, fino allepilogo tragico, in cui la maschera cade e resta solo, dopo un gesto inconsulto, la disperazione di avere perduto lunico vero amore.

IL MERIDIANO ENZO SICILIANO A CURA DI RAFFAELE MANICA

Una catena di destini


di Enzo Di Mauro
on ho conosciuto Enzo Siciliano. Sebbene alcuni dei miei amici fossero suoi amici per antica o recente consuetudine daffetto, di stima, di devozione, di gratitudine o daltro ancora, ricordo di non aver mai chiesto loro di farmelo incontrare. Aggiungo che non nemmeno capitato che scrivessi di lui, di un suo romanzo o di una sua raccolta di articoli. Dico questo come un dato, credo, non impertinente e, semmai, per mettere nero su bianco un punto interrogativo, per segnalare a me stesso un nodo non sciolto e di sicuro legato agli anni di una prima adolescenza che fu (ma solo in quello!) assai precoce in quanto a passione per la letteratura. Visto da l, da lontanissimo, io chiuso nellisola e alla lettera isolato, Siciliano mi appariva come lincarnazione e la

quintessenza di ci che pi amavo: era lo scrittore, era il critico, era insomma lintellettuale militante assiso nel cuore delle controversie e della pi risolta e felice loquacit culturale. Leggevo i suoi articoli ed elzeviri sul Corriere della sera e mi capitava poi di vederlo e di ascoltarlo in televisione, lui non ancora quarantenne, giovane e bello il timbro gentile della voce, landatura pacata rotta di tanto in tanto da improvvisi strappi di accelerazione, linclinarsi sempre al tono della conversazione, come se dialogasse con qualcuno, come se ascoltasse linvisibile altro, oltre il tubo catodico. Cera anche in lui e mi sembrava allora di toccarne, di accarezzarne la fibra una finezza nervosa e inquieta, una gentilezza puntuta e insieme ferita, un garbo lindo e genuino, una seduttivit tipica di unantica e colta giovinezza italiana che non sera guastata con lavanzare dellet, uno sguardo deterno ragazzo che a me, ragazzo, provocava un vero e

proprio e lancinante desiderio mimetico. A rendere sempre pi solida la mia mitologia, inoltre, contribuivano i forsennati attacchi, gli sberleffi volgari e gli insulti da trivio di tutta la stampa di destra nei confronti dello stesso Siciliano e soprattutto dei suoi compagni di strada e fratelli maggiori, intendo dire Moravia e Pasolini. Per me, in altri termini, Siciliano stato da sempre una presenza che, ora me ne rendo conto, ho inteso tutelare a mio modo, non facendo nulla per incontrarlo, per una sorta di ingenua fedelt a quella lontana stagione della vita e ai suoi stupori e patemi, alle sue scoperte, ai miti e a ci ch andato perduto senza rimedio. Una presenza, dunque, che per negli anni sessanta era stata anche una posizione, come compresi leggendo, necessariamente in ritardo, il coraggioso (egli trovandosi da una parte sola della barricata) Prima della poesia, pubblicato nel 1965 ovvero in piena temperie

ALIAS N. 25 - 25 GIUGNO 2011 (23

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