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Roma, 10 ottobre 1999 Breve promemoria sullArbitrato.

Come richiesto dal Comitato esecutivo della Naming Authority italiana alla scorsa riunione del 29 settembre 1999, fornisco qui di seguito alcuni chiarimenti sullarbitrato irrituale, sia sotto laspetto generale, sia in particolare in relazione a quello specifico previsto della regole di naming vers. 3.0 appena approvate dal Comitato esecutivo. 1. Premessa. In primo luogo appare opportuno chiarire sia cosa si intenda per arbitrato in generale, e per arbitrato irrituale (o libero) in particolare. Principio fondamentale nel nostro ordinamento, cos come in tutti gli ordinamenti democratici nel mondo, e' la liberta' negoziale (ossia contrattuale) dei privati. Cosi' come i privati possono, nei limiti posti dall'ordinamento giuridico, dare il contenuto che meglio credono ai loro rapporti contrattuali quando trattano di propri diritti disponibili, cosi' altrettanto liberamente possono, in caso di controversie, rinunciare ad essi, in tutto o in parte mediante transazione, oppure affidare la risoluzione delle questioni controverse, anziche' alla giurisdizione dello Stato, a giudici da essi scelti. L'arbitrato e' quindi una manifestazione logica ed intrinseca dell'autonomia negoziale delle parti; e storicamente si puo' ritenere sia sorto addirittura con il sorgere del diritto, e forse prima dell'istituzionalizzazione della giurisdizione statale (si pensi al giudizio di Paride nell'Iliade; la devoluzione a quest'ultimo di chi fosse la piu' bella altro non era che un arbitrato). E' quindi un errore (che l'insigne giurista Salvatore Satta definisce "grossolano") ritenere che le parti attraverso l'arbitrato usurpino una funzione propria ed esclusiva dello Stato, quale la giurisdizione, e che quindi l'arbitrato sia legittimo solo quando sia riconosciuto o stabilito dallo Stato (come qualcuno aveva suggerito sulla lista ITA-PE). Cio' che pertiene in esclusiva allo Stato e' l'esecuzione coattiva dei diritti, non la decisione delle controversie. Il che significa che i privati, con l'arbitrato, ben possono decidere autonomamente una loro questione, facendo determinare dall'arbitro a quale delle due parti spetti il diritto controverso; non possono invece gli arbitri procedere coattivamente alla tutela del diritto leso, che spetta invece allo Stato. Per fare un esempio concreto, Tizio e Caio possono accordarsi, nel momento in concludono un contratto, di devolvere le eventuali controversie ad un arbitrato. Quindi, un arbitro potra' decidere che Tizio deve a Caio una data somma; ma se Tizio, dopo la decisione dell'arbitro, non paga, Caio per eseguire la decisione arbitrale e pignorare un bene di Tizio su cui soddisfare il suo credito dovra' comunque rivolgersi alla magistratura ordinaria per avviare il procedimento esecutivo. L'arbitrato e' quindi un istituto assolutamente legittimo e necessariamente connaturato alla liberta' contrattuale dei privati; in ogni ordinamento in cui i privati possano liberamente agire e determinare con la propria volonta' il contenuto dei contratti che concludono, necessariamente possono di converso liberamente devolvere a chi meglio credono le controversie che possano insorgere fra di loro. Per questo motivo l'arbitrato non solo e' riconosciuto in ogni ordinamento giuridico, ma e' disciplinato anche a livello internazionale, dove apposite convenzioni (fra le piu' note, la Convenzione di New York del 1958) si occupano di dettare norme uniformi per gli arbitrati internazionali (ossia di cui siano parti soggetti di nazionalita diversa). 2. L'arbitrato in Italia.

Sgombrato il campo da ogni dubbio dubbi sulla legittimita' sull'arbitrato (che qualcuno su ITAPE) aveva avanzato, si puo' passare a verificare come esso viene disciplinato nel nostro ordinamento. Come accennato, la possibilita' di devolvere una controversia su propri diritti disponibili ad un arbitro privato e' un necessario attributo della liberta' contrattuale. Trattandosi di materia in cui vige appunto la liberta' delle parti, esse possono configurare i poteri degli arbitri come meglio credono. Nella prassi, quindi, si possono trovare vari tipi di arbitrati e di procedure; alcune delle quali, per la loro diffusione, sono diventate ormai tipiche. Si possono distinguere quindi diversi tipi di arbitrato, uno dei quali e' addirittura canonizzato dal codice di procedura civile. Lo Stato, infatti, lungi dal voler ostacolare la liberta' contrattuale e la conseguente possibilita' delle parti di ricorrere ad una giustizia privata, ha da tempo deciso di approfittarne e di attribuire quindi a lodi arbitrali resi in determinati tipi di arbitrati il carattere giurisdizionale proprio delle sentenze rese dai giudici dello Stato. Questo tipo di arbitrato e' detto arbitrato rituale. E' la forma piu' complessa dell'arbitrato, ed e' regolato dagli artt. da 806 a 840 del codice di procedura civile. Il lodo di un arbitrato che sia svolto nel rispetto di tali norme del codice di procedura civile viene omologato dal Pretore, e assume lo stesso valore di una sentenza resa da un giudice civile dello Stato. Peraltro, si tratta di un arbitrato molto poco diffuso nella prassi, in quanto piuttosto costoso e complicato. In particolare, la circostanza che la clausola per arbitrato rituale debba per le societa' essere sottoscritta dal legale rappresentante dotato di poteri di straordinaria amministrazione ha fatto si' che esso non si sviluppasse affatto nel settore commerciale, nel quale l'eventuale volonta' di devolvere ad arbitrato la controversia e opportuno, per ovvie ragioni di speditezza e organizzaizone commerciale, sia espressa dalla stessa persona che sottoscrive il contratto cui la clausola accede. Cio', unito ad una procedura piuttosto complicata, ad un procedimento piuttosto costoso, alla necessita' che gli atti siano redatti in bollo e il lodo sottoposto all'imposta di registro come una sentenza dell'autorita' giudiziaria ordinaria, fa si che all'arbitrato rituale si ricorra di fatto molto raramente. Al contrario, e' estremamente diffuso, in virtu' dell'ampio uso che se ne fa nel commercio internazionale, l'arbitrato irrituale (o libero), cosi' detto per distinguerlo dall'arbitrato rituale previsto dal codice di procedura civile. Come ricorda uno insigne studioso di arbitrato, la rilevanza pratica e l'ammissibilita' di tale dell'arbitrato irrituale furono riconosciute, per la prima volta, dalla corte di cassazione nel lontano 1904 (corte di cassazione di Torino, sentenza 27 dicembre 1904; cfr. Gianni Schizzerotto, Dell'arbitrato, pag. 254, Milano 1982). Al di la' del valore che la decisione degli arbitri assume per l'ordinamento giuridico (valore di sentenza quello rituale; valore di contratto quello irrituale) la differenza fra arbitrato rituale e arbitrato libero non e' sostanziale, in quanto gli arbitri liberi decidono le controversie sulla base degli stessi principi e non diversamente da quel che fanno gli arbitri rituali. Il lodo dell'arbitrato irrituale trova pero la sua forza vincolante unicamente nel consenso e nella preventiva accettazione delle parti; con la conseguenza che i vizi che possono infirmare un lodo arbitrale libero sono soltanto quelli che, secondo il diritto sostanziale, potrebbero viziare la volonta' delle parti o il mancato rispetto del contraddittorio da parte degli arbitri. 3. L'arbitrato irrituale (o libero) Come accennato, nella prassi odierna l'arbitrato e' molto diffuso, per una serie di motivi. Ad essi ricorrono in genere i soggetti che abbiano bisogno di giudici sicuramente competenti in date

materie, chi fa parte di un ordinamento chiuso (come ad esempio le federazioni sportive), chi necessita di decisioni rapide, chi non desidera sia data pubblicita' alla questione (le sentenze sono pubbliche, gli arbitrati possono non esserlo), chi infine tratta in settori internazionali. Per la descrizione della funzione e della struttura dell'arbitrato libero puo' essere utile riportare le chiare parole del prof. Crisanto Mandrioli, ordinario di procedura civile, secondo cui "l'arbitrato libero (o irrituale) e' in sostanza la composizione di una vertenza, che nel suo momento formativo presenta taluni caratteri del giudizio ed il cui contenuto e' determinato dall'arbitro o dagli arbitri, alle quali le parti avevano in precedenza affidato il compito di comporre, con un giudizio in contraddittorio, perloppiu' (ma non necessariamente) equitativo, la loro controversia" (Crisanto Mandrioli, Corso di Diritto processuale civile, vol. III, pag. 369, IX edizione). Sotto l'aspetto formale, l'arbitrato irrituale e' dunque "un contratto per relationem, in cui la decisione dell'arbitro (o degli arbitri) funge da referente" (cosi' il prof. Elio Fazzalari, nel Digesto - sez. civile, voce Arbitrato - Teoria Generale e diritto processuale civile, vol. I, pag. 405). Essendo un contratto (e non un vero e proprio compromesso derogativo della giurisdizione ordinaria, che non e affatto esclusa dalla esistenza di un impegno a devolvere le controversie ad arbitrato irrituale), la relativa clausola non e neppure ritenuta clausola vessatoria ai sensi dellart. 1341 cod. civ., come ha piu volte confermato la corte di cassazione (fra le altre, sentenze 20 ottobre 1965 n. 2157 e 11 dicembre 1978, n. 5832). Non solo quindi non e necessario sia firmata da un legale rappresentante munito di poteri di straordinaria amministrazione (come invece la clausola per arbitrato rituale), ma non e neppure necessaria la doppia firma ex art. 1341 c.c. Quanto agli effetti dell'arbitrato irrituale, "l'atto con cui si conclude l'arbitrato libero, pur assolvendo alla funzione di un giudizio (perloppiu' equitativo), rimane ben distinto dalla sentenza, della quale non potra' mai acquisire ne' l'efficacia ne' l'attitudine ad essere soggetta ai mezzi d'impugnazione propri delle sentenza." Ne consegue che i "rimedi configurabili contro l'arbitrato libero sono quelli fondati sul diritto sostanziale come motivi di annullamento e che concernono un'alterata percezione o una falsa rappresentazione della realta' sottoposta all'esame degli arbitri" (Mandrioli, op. cit., pagg. 369, 370). Dunque, la decisione risultante da un arbitrato libero (o irrituale) non acquista il valore di sentenza, ma assume valore vincolante per le parti soltanto sotto il profilo contrattuale. Quindi, nell'ipotesi una delle parti non vi si conformi, l'altra dovra' ricorrere al giudice per avere un titolo esecutivo (p.es.: un decreto ingiuntivo, una sentenza di condanna). Nel procedimento innanzi al giudice ordinario, la decisione dell'arbitro viene valutata come se fosse un contratto stipulato fra le parti; con il risultato che, in genere, per l'esecuzione coattiva di un lodo di un arbitrato irrituale non e' necessaria l'istaurazione di un vero e proprio giudizio ordinario, ma il lodo e' sufficiente prova per ottenere un piu' rapido decreto ingiuntivo. 4 - Impugnazione della decisione degli arbitri Per quanto riguarda le impugnazioni, la parte soccombente in un arbitrato irrituale puo' ricorrere - come per ogni contratto - al giudice ordinario. E' ovvio pero' che anche la valutazione da parte del giudice ordinario della esattezza del lodo arbitrale si basera' sul fatto che la decisione arbitrale e' un "contratto per relationem" stipulato fra le parti. Di conseguenza, il controllo del giudice ordinario sulla decisione arbitrale potra' focalizzarsi: - a) sul fatto che la decisione degli arbitri rispetti il mandato loro conferito, ossia abbiano giudicato secondo quanto richiesto loro dalle parti. Sara' quindi riformata una decisione arbitrale

in cui l'arbitro non abbia esaminato alcune richieste delle parti, o in cui sia stato riconosciuto ad una parte piu' di quel che chiedeva; - b) sul fatto che nel procedimento gli arbitri abbiano rispettato le regole del contraddittorio, ossia abbiano dato ad entrambe le parti le stesse opportunita' di svolgere le loro difese, produrre documenti, etc.; - c) sul fatto che il giudizio degli arbitri si sia correttamente formato, ossia nella loro decisione essi non abbiano tralasciato di esaminare (o non abbiano correttamente valutato) gli elementi di fatto e di diritto sottoposti loro dalle parti. 5. Vantaggi e Svantaggi dell'arbitrato irrituale rispetto al ricorso al giudice ordinario. L'enorme diffusione dell'arbitrato irrituale nel settore commerciale, specialmente internazionale, e' dovuto ad una serie di elementi di vantaggio che l'arbitrato procura alle parti rispetto alla magistratura ordinaria. Esaminiamo uno per uno principali aspetti dell'arbitrato, visto sotto laspetto vedremo poi in che modo le procedure predisposte dal Comitato esecutivo sono riuscite a minimizzare sui singoli punti anche gli svantaggi usualmente posti nei procedimenti arbitrali. a) Competenza del giudicante. Una delle motivazioni principali che guida gruppi omogenei (nel nostro caso, chi registra un nome a dominio) nella scelta della giustizia arbitrale in luogo di quella ordinaria e' indubbiamente la specifica competenza dei giudicanti nel settore interessato. In Italia, infatti, non esistono giudici specializzati (salvo le sezioni agrarie, le sezioni fallimentari ed il tribunale delle acque pubbliche). Una controversia in una materia peculiare come e la nostra spesso finisce davanti ad un giudice digiuno degli aspetti tecnici e degli usi nella materia; col risultato che le sentenze in tali giudizi sono spesso totalmente insoddisfacenti per entrambe le parti. Nell'arbitrato, invece, le parti possono scegliere esse stesse gli arbitri, oppure affidarsi a collegi precostituiti di cui conoscono la competenza. Per tali motivi gli arbitrati sono assai diffusi in settori specialistici (ad esempio: quello marittimo, quello commerciale, quello degli appalti, etc.), tanto che alcune organizzazioni hanno predisposto per i loro aderenti camere arbitrali stabili composte da esperti del settore; esattamente come si propone di fare la Naming Authority. La clausola predisposta dal CE prevede che sia il CE stesso a nominare i componenti del comitato di arbitrazione; il che dovrebbe garantire una loro sicura competenza. Come alternativa migliorativa della attuale proposta del CE, si potrebbe pensare che l'accesso al comitato di arbitrazione non sia sindacabile dal CE, ma avvenga automaticamente su domanda, limitando pero' l'accesso ai soli membri della NA. Il che ne garantirebbe sicuramente la competenza. b) Snellezza della procedura. Mentre nel giudizio civile ordinario la procedura e' rigida e predisposta tenendo conto di una serie di possibilita' per tutti i tipi di cause astrattamente ipotizzabili, nel giudizio arbitrale le parti e gli arbitri possono scegliere le procedure ritenute piu' idonee alla specifica questione trattata. In genere quindi la procedura arbitrale e' sempre piu' snella, in quanto non deve astrattamente adeguarsi ad ogni tipo di controversia (come quella del giudice ordinario), ma puo' essere tagliata su misura per quella effettivamente in corso. c) Celerita' del giudizio. In Italia e' indubbiamente il motivo piu' forte per ricorrere all'arbitrato. Lo stesso codice di procedura civile pone per la pronuncia del lodo nellarbitrato rituale il termine massimo di 180 giorni, pena la nullita' del lodo stesso e la responsabilita' personale degli arbitri nei confronti delle parti. Si tratta di un termine massimo; in concreto nella prassi gli arbitrati sono molto piu'

veloci (anche 30 giorni, a secondo della materia e delle richieste delle parti); e in ogni caso incomparabilmente piu' veloci del procedimento civile (a titolo di cronaca, il tempo medio di definizione di un processo civile in Italia e' di 13 anni; in Germania, di 7 mesi; di un procedimento arbitrale, 90 giorni). La maggiore velocita' dell'arbitrato rispetto al giudizio civile e' data da diversi fattori, quali: 1) nel giudizio ordinario i vari termini sono rigidi, nell'arbitrato sono decisi dalle parti e dagli arbitri, e calibrati secondo le reali esigenze del procedimento; 2) gli arbitri hanno carichi di lavoro minore dei giudici ordinari; 3) gli arbitri sono vincolati a emettere il lodo entro il termine deciso dalle parti, o comunque entro quello previsto dalla clausola arbitrale, pena la loro responsabilita' personale. Sotto questo aspetto, la norma studiata dal CE garantisce una soluzione rapida delle controversie, in quanto agli arbitri e' dato un termine massimo di 90 giorni per concludere l'intero procedimento. Per la cronaca, nella recente causa Compaq / ABX per il dominio Altavista.it registrato dalla seconda, il giudice ordinario ha impiegato qualche mese soltanto per emettere il provvedimento cautelare d'urgenza di sospensione; e la causa vera e propria deve ancora cominciare... d) Costo. Alcuni hanno ritenuto che il costo possa essere un elemento di svantaggio dell'arbitrato rispetto al giudizio ordinario, in quanto l'arbitro deve venire pagato dalle parti, il giudice no. In realta', molti sono gli elementi che devono essere presi in considerazione per stabilire gli effettivi costi dell'uno e dell'altro procedimento. 1) imposte e tasse. Se e' vero che nell'arbitrato gli arbitri sono pagati dalle parti, di converso non e' vero che il giudice ordinario non si paga, in quanto il costo del giudizio e' sostenuto dalle parti mediante le marche da bollo. Solo per iscrivere la causa a ruolo servono 126.000 lire; ad esse, si aggiungono le necessarie 20.000 lire per le marca sulla procura al difensore. Oltre a cio', ogni 100 righe di scritto (ossia ogni 4 facciate di foglio protocollo) ci vogliono 40.000 di marche da bollo (20.000 per l'originale e 20.000 per la copia che si deve dare all'avversario.) E non finisce qui. Anche alla sentenza vanno applicate le marche da bollo come sopra. Poi, vanno aggiunte le spese per le notifiche (10/20.000 lire per ogni atto); infine, c'e' l'imposta di registro (minimo, 200.000 lire) che deve comunque essere pagata. Bene che vada, quindi, solo di marche da bollo e imposta di registro si spendono dalle 500.000 lire al milione e oltre. Se poi ce la necessita di un provvedimento durgenza, la spesa, con esclusione dellimposta di registro, raddoppia. Nel giudizio arbitrale, ovviamente, queste spese non ci sono. Gli atti del procedimento non devono essere in bollo, e la decisione arbitrale non e' necessario sia portata all'ufficio del registro (mentre ogni sentenza ci va automaticamente). 2) Costo degli avvocati. Secondo elemento di costo e' quello degli avvocati. Davanti al tribunale non ci si puo' difendere da soli, davanti agli arbitri si'. Quindi, davanti all'arbitrato la parte puo' anche non farsi rappresentare da un avvocato, e risparmiare su tali costi. Davanti al giudice ordinario invece l'avvocato e' obbligatorio; e non un avvocato qualunque, ma uno iscritto all'ordine degli avvocati del luogo in cui ha sede in tribunale. Quindi, se una parte e' chiamata innanzi a un tribunale che non e' quello in cui lei e il suo avvocato di fiducia risiedono, finisce per dover pagare due parcelle: quella del suo avvocato di fiducia e quella dell'avvocato nel luogo del giudizio. 3) Costo del procedimento.

La lunghezza del procedimento davanti alla giustizia ordinaria ha poi pesanti ripercussioni sulla quantificazione dell'onorario dell'avvocato. La tariffa forense e' calibrata in modo che per ogni attivita' sia prevista una voce. Quindi, ovviamente, piu' udienze dura il procedimento, piu' si paga l'avvocato. Il giudizio italiano passa attraverso un numero minimo di udienza: quella di prima comparizione (art. 180 cpc), quella di trattazione (art. 183 cpc), quella per i provvedimenti istruttori (art. 184 cpc) e quella di precisazione delle conclusioni (art. 189 cpc). Questo e' il minimo; se e' necessaria un'istruttoria (acquisire documenti, sentire testimoni, etc.) le udienza aumentano notevolmente. Al contrario, nel giudizio arbitrale previsto dalla NA la cosa si puo' risolvere anche con una sola udienza, e con attivita' di avvocati piu' concentrata nel tempo e incomparabilmente minore, se non altro perche' gli avvocati difensori sono impegnati a seguire la causa per qualche settimana anziche' per qualche anno. 4) costo degli arbitri. A fronte dei inesistenti spese per tasse, bolli e marche, di ridottissime spese di avvocati rispetto al giudizio ordinario, l'arbitrato oppone un costo per gli arbitri. Per gli arbitri e' prevista l' applicabilita' della tariffa forense. Peraltro, il CE, sensibile a questo problema di costi, ha considerato: a) che l'arbitrato ha anche la valenza di un servizio che la NA offre; b) che esistendo un comitato di arbitrazione stabile, gli arbitri saranno esperti nella materia e decideranno su cause spesso simili; c) che, essendo un servizio, l'arbitrato della NA non deve essere fonte di lucro per gli arbitri. Ha quindi deciso che il compenso per gli arbitri non possa superare la META' di quanto previsto dalle tariffe di legge (art. 15.7 regole 3.0) e) Esecuzione della decisione arbitrale E' questo un punto ritenuto da alcuni di relativo svantaggio dell'arbitrato irrituale, in quanto, come detto, la decisione arbitrale non ha valore di sentenza ma di contratto fra le parti. Peraltro, nel nostro ordinamento i lunghi tempi del giudizio ordinario annullano questo svantaggio, in quanto il procedimento ingiuntivo che puo' seguire il lodo irrituale e' comunque in genere molto piu' veloce del procedimento ordinario che conduce ad una sentenza. In ogni caso, anche questo svantaggio e' stato sostanzialmente annullato dalle norme poste dal CE, in quanto, sulla base delle regole di naming, la RA e' obbligata ad eseguire le decisioni degli arbitri. Ne consegue che per quanto riguarda la cancellazione dei un nome a dominio illecitamente registrato basta la decisione arbitrale, e non c'e' la necessita' di ricorrere ad un giudice ordinario per avere un decreto ingiuntivo o un titolo esecutivo. La non esecutivita' immediata delle decisioni arbitrali permane solo per gli aspetti di natura economica (p. es.: risarcimento dei danni) per il quale, se la parte tenuta non adempie, e' necessario ricorrere alla magistratura per ottenere un titolo esecutivo. f) Inammissibilita' di misure cautelari arbitrali. Gli arbitri non possono emettere misure cautelari (sequestri, inibitorie, etc.) in corso di giudizio nei confronti di terzi, come invece puo' fare il giudice civile. Peraltro, nell'ordinamento italiano i tempi di concessione di una misura cautelare (come un sequestro o un'ordinanza ex art. 700 c.p.c.) sono in genere piu' lunghi dell'intero procedimento arbitrale. (ricordo che nella causa Compaq / ABX, tuttora in corso, il giudice ordinario ha impiegato qualche mese per emettere un provvedimento cautelare d'"urgenza"). Le norme predisposte dal CE hanno tuttavia previsto che gli arbitri abbiano poteri cautelari nei confronti della RA, che e' quindi tenuta a sospendere cautelarmente i domini se cosi' richiesta

dagli arbitri. Cio e reso possibile dal fatto che la Ra e tenuta ad uniformasi alle regole di naming ed alle decisioni arbitrali. 6. LArbitrato previsto nelle regole di naming. Come si vede, opportunamente configurato un arbitrato irrituale appare il modo piu economico e veloce per risolvere questioni inerenti la registrazione dei nomi a dominio. Le norme predisposte dal comitato esecutivo prevedono che chi registra un nome a dominio si impegni a sottoporre le eventuali controversie ad esso relativa ad un collegio arbitrale composto di tra arbitri, due dei quali scelti da ciascuna parte, il terzo di comune accordo dai primi due arbitri. I tre arbitri devono essere scelti nellambito di un comitato di arbitrazione nominato dal CE fra chi ne abbia fatto richiesta. Cio garantisce la competenza di quelli che saranno gli arbitri. Il collegio arbitrale decide nel rispetto del contraddittorio fra le parti ed ha il potere di sospendere cautelativamente luso di un nome a dominio su richiesta di una delle parti. Le decisioni sono subito poste in esecuzione dalla R.A., indipendentemente da una eventuale impugnazione della parte soccombente. Gli arbitri decidono anche su chi gravino le spese del giudizio (sia degli arbitri stessi, sia degli eventuali avvocati impiegati dalle parti). Quanto al costo, come accennato e stato previsto che il compenso degli arbitri non possa superare la meta di quanto previsto dalle norme vigenti, che rimandano alla tariffa forense. Questo sistema consente di ottenere una giustizia rapida, competente ed economica. In particolare: a. Competenza del giudicante: i membri del comitato arbitrale essendo nominati dal comitato esecutivo fra i membri della NA che ne fanno domanda, hanno la necessaria competenza tecnica sia su Internet sia sulle problematiche dei nomi a dominio; materie nelle quali sinora non mi sembra i giudici ordinari abbiano brillato. b. Snellezza delle procedure: Il procedimento arbitrale e stato previsto con procedure molto semplici, veloci e predisposte per lo specifico tipo di controversie affidategli, con luso anche dei mezzi elettronici e informatici (e-mail, etc.). c. Celerita delle procedure: il comitato arbitrale e in grado di garantire decisioni eque in tempo rapidissimo, e comunque non oltre i 90 giorni, temine massimo per le decisioni, trascorso il quale gli arbitri ne sarebbero personalmente responsabili di fronte alle parti. Questa e la parte piu qualificante dallarbitrato, i quanto e provato che in Italia le specuazioni sui nomi a dominio sono rese possibile dalla lentezza della giustizia italiana. d. Costo: i costi del collegio arbitrale, in quanto predisposto con una stabile organizzazione sono estremamente ridotti in relazione ai costi sia della giustizia ordinaria, sia di altri tipi di arbitrato. e. Esecuzione del lodo: Le norme approvate dal CE prevedono che la R.A. dia immediata esecuzione alle determinazioni degli arbitri che sanciscano la cancellazione o il diritto alla assegnazione di un nome a dominio. f. Misure cautelari: anche in questo caso, le norme approvate dal CE consentono agli arbitri lemissione di misure cautelari relative alla sospensione del nome a dominio, che vengono eseguite immediatamente dalla R.A.. Dato che la maggior parte delle misure cautelari richieste nei casi di contestazione dei nomi a dominio sono proprio queste, con cio si ovvia alla necessita di adire al giudice ordinario per ottenere tali provvedimenti. *** A disposizione per ogni chairimento, porgo cordiali saluti a tutti. Avv. Enzo Fogliani.

Direttore del Comitato esecutivo della N.A.

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