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La Famiglia: dono di Dio
Come ultimo dono del tempo di Natale, abbiamo celebrato in Parroc-
chia nella solennità del Battesimo di Gesù, la Festa della Famiglia,
quest’anno desiderata fortemente e celebrata nella pienezza dei due
giorni in cui si è svolta.. Il momento conclusivo infatti, quello della
festa e dei giochi, voleva essere l’espressione della gioia per tutto ciò
che di bello e prezioso avevamo scoperto il pomeriggio di sabato nella
comunione tra noi genitori; di ciò che i ragazzi avevano condiviso nella
serata e che nella Liturgia di domenica mattina abbiamo presentato al
Padre come frutto del nostro stare insieme. Che sabato pomeriggio era-
vamo molti di meno rispetto al pomeriggio festoso di domenica lascia
più che altro perplessi; viene da pensare come mai tante famiglie che
quotidianamente consumano i loro pasti, spesso unico momento in cui
ci si ritrova, davanti a un telegiornale foriero solo di notizie nefaste e di
tragedie, poi diserti questi momenti di comunione in cui è possibile fa-
re tesoro di tante buone notizie. E’ vero che, come ci dicevano Nicola e
Maria, una delle due coppie che abbiamo ospitato, i messaggi equivoci
dei mass- media passano con più facilità ma proprio perché l’analisi sulle famiglie, prima cellula della so-
cietà, è preoccupante e carica di disagi dovremmo essere assetati e affamati di soluzioni, d’incoraggiamento,
di reciproco aiuto. Ci vincono invece spesso, anche se formalmente ci dichiariamo credenti, il fatalismo, la
rassegnazione o peggio l’indifferenza. La chiusura e il “privatismo” famigliare, l’instabilità, la banalizzazio-
ne dell’amore letto solo in chiave edonistica sono i virus che minano dal mondo la famiglia e con essa
l’intera società. Nicola e Maria, famiglia con due figli, lavoro e problemi, come tante delle nostre, è venuta
a farsi nella nostra comunità, testimone di un messaggio di speranza; vorremmo farvi da eco riportandovi le
loro riflessioni perché tutti insieme, ritroviamo le motivazioni profonde che ci hanno spinto a cercare la
gioia di costituire una famiglia. Piuttosto che farsi manipolare e gestire, “non conformandoci alla mentalità
di questo secolo” come ci ammonirebbe l’apostolo Paolo è la famiglia stessa che deve farsi produttrice di
cultura perché ha in se un serbatoio di valori, è una risorsa insostituibile, piccola grande scuola per vivere i
rapporti sociali. La famiglia cristiana non perde la speranza dove le difficoltà e le sfide sembrano insormon-
tabili, perché la garanzia di realizzazione non riposa solo sulla propria buona volontà ma le è data dal suo
“essere progetto divino”. In nessuna circostanza dobbiamo pensare che Dio abbia abbandonato l’uomo al
suo destino perché ciò significherebbe rinnegare l’Incarnazione del Figlio, il Suo aver condiviso tutta la no-
stra umanità. Nonostante tante ombre tentino di banalizzare l’importanza della famiglia dobbiamo affinare
la nostra sensibilità per cogliere all’interno della sua storia la novità e l’azione dello Spirito; con i nostri a-
mici abbiamo colto ad esempio tre filoni di speranza che nascono in germe nella famiglia per poi essere poi
dono all’intera società. La libertà come primo valore di cui usufruire e a cui educare i figli; non come liber-
tinaggio ma come il riconoscere la propria vita come qualcosa di più grande di noi da gestire per noi e per
gli altri. La gratuità come conseguenza; cioè come dono dello Spirito operante per cui tante famiglie, vivo-
no la propria libertà nel servizio, nelle varie forme di volontariato e di condivisione. Scelte che, proprio per-
ché le sollecitazioni di una cultura del privato diventano sempre più pressanti assumono sempre più consa-
pevolezza e valore. La gioia, segno e frutto innegabile dello Spirito che accompagna le scelte di vita di chi
crede. Perché questo sia l’inossidabile patrimonio familiare da lasciare ai figli è necessario operare delle
scelte, edificare “la casa sulla roccia”, costruire su alcuni pilastri portanti che magari comportano la fatica di
un cammino in ascesa ma danno frutti sicuri e duraturi.
Il DIALOGO ad esempio, sempre più raro perché comporta la fatica di fermarsi, di mettersi a nudo, di ren-
dersi vulnerabili ma che alla luce dell’insegnamento evangelico è COMUNIONE. L’ACCOGLIENZA, che
in una società come la nostra che vede una continua migrazione di popoli e di culture diverse c’interpella
sempre più incessantemente al confronto. E va imparata in famiglia tra i coniugi, tra genitori e figli, per es-
sere autentica all’esterno. La SOBRIETA’, valore che diventa sempre meno individuabile in una società
consumistica come quella occidentale e che è invece la scelta educativa vincente perché solo nella ricerca
dell’essenziale e nell’atteggiamento costante di gratitudine per ciò che si ha, garantiamo ai nostri figli sia la
libertà, sia la gioia. Ed infine la SOLIDARIETA’ non come abusato sinonimo di pietismo, ma come vero
collante della trama di rapporti umani, come atteggiamento interiore che nasce come valore personale, cre-
sce tra i membri della famiglia e che organizzato tra comunità di famiglie diventa la vera forza dell’umanità.
Di fronte alle sfide del mondo anche noi ci chiediamo “…come è possibile…?” credere nella gioia,
nell’indissolubilità, nella stabilità; la risposta è la stessa che l’angelo diede a Maria e che la Chiesa continua
a ripetere “ Nulla è impossibile a Dio”. Non penso sia un caso che Gesù inizi la sua vita pubblica proprio
con la partecipazione a un matrimonio, partendo proprio dalla prima cel-
lula della società. E da questa presenza la famiglia nascente viene arric-
chita. E questa parola del Vangelo ce l’hanno resa viva e attuale Alberto e
Rosa che in 45 anni di vita insieme hanno sperimentato toccato con mano
e gioito della presenza viva e operante di Dio nella loro storia. Nè diversa,
nè preservata dalle umane traversie di una comune famiglia. D' altronde
come ci dicevamo all’inizio occorre affinare la nostra sensibilità per co-
gliere i segni dello Spirito e i simpaticissimi coniugi Cocchiaro in uno dei
biglietti d’auguri ricevuti nel giorno del loro matrimonio avevano letto
chiaro l’essenziale della loro vita insieme: “In mezzo a voi sia Cristo
Dio”. Come ci diceva Alberto “Nel desiderio di fare bene, cercavo
d’impegnarmi molto nel mio lavoro, tanto da farne inconsciamente lo sco-
po della mia vita” e Rosa aggiungeva che ”Con altrettanta buona volontà
profondeva tutto il suo impegno in famiglia non trovando più il tempo per
incontrarsi” e questa è la prima sollecitazione a cui le coppie oggi vanno incontro. Poi sopraggiungono pro-
ve di vario genere dalla necessità di spostarsi e perdere amicizie e legami per ragioni di lavoro, problemi di
salute o piccole incomprensioni quotidiane; tutti i giorni “è una palestra” ci dicevano, dove come esercizio
principale hanno vissuto alcuni semplici ma fondamentali insegnamenti del Vangelo. “Dove due o più sono
uniti nel mio nome lì sono io” e dove più che in una coppia che ha addirittura “ufficializzato” la propria u-
nità nel matrimonio? E poi, “Dio è amore” anche quando le vicissitudini dolorose rendono difficile ricono-
scerlo come tale; e ancora come carburante perché il primo moto fornito dall’innamoramento diventi amore
maturo “a prova di prove” il nutrimento giornaliero con Gesù Eucaristia e con la preghiera. Vivendo ciò che
ci siamo detti nella prima parte del nostro incontro , il dialogo e l’accoglienza; sperimentando la solidarietà
di tutta la loro comunità, chiamati a vivere più che la sobrietà quando per una grave difficoltà economica
Alberto e Rosa hanno perso l’azienda che conducevano da trent’anni, essi sono rimasti coerenti a questa
convinzione: che Dio è amore e rimane fedele al patto che ha stretto con la famiglia. Questi sposi hanno fat-
to delle scelte difficili, hanno rinunciato a un futuro economicamente tranquillo, hanno ceduto tutto quanto
avevano per sanare le pendenze perché altri fratelli non soffrissero i disagi del loro fallimento e queste non
sono scelte che s’improvvisano! E non sono storie; sono la concretezza della vita, sono l’estensione della
Buona Novella, sono l’incarnazione…Dio con noi! Alberto e Rosa ci hanno testimoniato che mai è venuta
meno per loro la provvidenza, che mai neppure in quei momenti è venuto a mancare loro il necessario nean-
che per riprendere una modesta attività lavorativa; e cosa vuol dire questo se non che si è fatta concreta la
Parola “cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato…”!?! Questa coppia ha
goduto e gode ogni giorno di più, dei frutti dello Spirito di cui abbiamo detto sopra; della libertà, della gra-
tuità e di una gioia che è contagiosa. Oserei aggiungere di una giovinezza e freschezza che tante coppie ri-
piegate su se stesse non hanno ma ciò che mi ha colpito e che racchiude la loro esperienza di una vita è quel-
lo che diceva Rosa a conclusione del racconto. La sua richiesta al Signore nel giorno delle nozze è stata e-
saudita; la sua famiglia è “bella” come lei l’aveva sempre desiderata!

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