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IL SISTEMA SOCIO-SANITARIO MARCHIGIANO: PER LA SALUTE DEI CITTADINI E LA TUTELA DEI LAVORATORI
La manovra economica del Governo mette duramente in crisi i Livelli Essenziali di Assistenza della sanit e quindi la natura pubblica, universalistica e la qualit del servizio sanitario. Ai 4 miliardi di tagli al Patto per la Salute nel triennio 2010-2012 si aggiungono oltre 8 miliardi di tagli lineari al funzionamento per i prossimi anni e nuovi pesantissimi ticket. In assenza di una riqualificazione della spesa, la logica dei tagli lineari produce un disavanzo programmato in tutte le Regioni, comprese quelle virtuose come le Marche. Il Fondo Sanitario Regionale aumenter infatti nel 2011 dell1,16%; nel 2012 del 1,31%; nel 2013 dello 0,51%; nel 2014 dell1,42%: ben al di sotto dellinflazione e dellaumento medio dei principali aggregati di spesa (personale, beni e servizi, farmaci, etc.). Occorre, sul piano generale, contrastare unimpostazione regressiva ed ingiustificata: nel 1990 la spesa sanitaria italiana era dell8,2% superiore rispetto ai Paesi EU 15, oggi la spesa totale pro-capite inferiore del 17,6% rispetto agli stessi Paesi. Occorre insistere, anche nelle Marche, su processi di riorganizzazione dei servizi che, nelladeguare lofferta alle trasformazioni della domanda e dei bisogni di salute, ottimizzino luso delle risorse disponibili. Per queste ragioni assume particolare rilevanza la presentazione del Piano socio-sanitario regionale 2012-2014. IL PIANO SOCIO-SANITARIO REGIONALE 2012-2014 Il Piano socio-sanitario 2012-2014 si caratterizza per un profilo fondamentalmente descrittivo di criticit, obiettivi, processi, tendenze. Se si escludono investimenti e personale, agli aspetti descrittivi non corrispondono indicatori di esiti attesi n tantomeno di processo, in grado di mettere in sequenza azioni, risorse, tempi.
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Questo rende necessario stabilire con chiarezza sedi e forme della concertazione a livello di Area Vasta e di Distretto, perch le scelte operative abbiano il massimo della condivisione e della partecipazione. Dalle politiche riferite al personale Per ci che attiene al personale si fa riferimento ad economie del 50% del valore economico relativo alle cessazioni stimate che, sommate alla riduzione gi subita nellanno in corso in modo lineare nelle varie strutture, sono insostenibili per il sistema sanitario marchigiano. Questa valutazione fa riferimento alla qualit del clima organizzativo tra i lavoratori, gi segnato negativamente da forti criticit che hanno ricadute sul servizio fornito ai cittadini. La precariet cresce infatti tra gli operatori della sanit, per il ricorso a contratti a tempo determinato quando potrebbero essere assunti a costo zero decine di infermieri e O.S.S. a tempo indeterminato; in alcune realt vengono inseriti nuovi turni di reperibilit, ignorando le norme contrattuali, cospicue quote di straordinario non vengono retribuite e rimane critica la situazione delle ferie non godute dai lavoratori; si attivano co.co.co. negli uffici mentre restano fuori gli idonei del concorso Asur per assistente amministrativo; il personale dei front office, punti nevralgici dell'organizzazione sanitaria nel rapporto con i cittadini, sotto pressione costante, complice la negativa esperienza del CUP unico regionale, rivelatosi incapace anche di favorire la riduzione delle liste di attesa; il contenimento dei costi di beni e servizi frequentemente scaricato sul lavoro delle cooperative sociali. alle principali linee di tendenza. In linea generale, nel Piano sono chiaramente identificabili due grandi linee di fondo, sia pure non del tutto esplicitate. A. Una prima linea che, motivata dallobiettivo (condiviso) di superare le criticit per levoluzione del sistema a rete individuando una versione del suo assetto organizzativo, strutturale e gestionale, introduce una separazione verticale tra ospedale e territorio. In ogni Area Vasta sono previste una Area Vasta Territoriale ed una Area Vasta Ospedaliera ciascuna con una propria Direzione, allinterno della quale ricomprendere le Aziende Ospedaliere con lobiettivo di garantire: la riorganizzazione delle unit operative semplici e complesse a livello complessivo di rete di area vasta; la presenza di un nodo principale e di nodi secondari, per il trattamento delle acuzie, nonch di nodi di cure intermedie, prevalentemente destinati alla riabilitazione ed alla lungodegenza. la definizione delle aree di degenza per intensit di cura e di assistenza; lintegrazione, la qualificazione e lequilibrata distribuzione dei servizi deccellenza sul territorio regionale, il superamento della duplicazione delle unit operative e la valorizzazione delle funzioni tipiche della Facolt di Medicina e Chirurgia (ricerca e didattica);

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la differenziazione delle attivit tra le diverse strutture, affinch i nodi della rete operino in modo integrato ma con una precisa concentrazione e suddivisione delle attivit, da quelle di maggiore complessit ed intensit a ssistenziale sino a forme di assistenza pi orientate al territorio (strutture tipo Case della Salute e presidi H24), con la rimodulazione dei posti letto tra quelli per pazienti acuti, per la lungodegenza e la riabilitazione fino a quelli residenziali (RP-RSA); la rivisitazione della rete di riabilitazione per i percorsi di post acuzie; il Piano prevede che si possa realizzare un consistente piano di investimenti riguardante tutte le Aree Vaste; in relazione a ci quindi del tutto evidente che il Direttore di Area Vasta Ospedaliera non potr che coincidere con il Direttore Generale dellAzienda Ospedaliera di riferimento; pare infatti di evincere che saranno realizzate nelle diverse Aree Vaste delle Aziende Ospedaliere, a cominciare dalla scelta esplicitata di dar vita allAzienda Ospedaliera Marche Sud. Siamo al rovesciamento di un approccio ed allaccettazione di una logica secondo la quale le difficolt di integrazione ospedale-territorio si risolvono sancendone la definitiva separazione (il contrario della integrazione sociale e sanitaria). Tra laltro, gi in altre occasioni come Cgil Cisl Uil, avevamo sostenuto la convinzione che in un assetto organizzativo-gestionale orientato alla massima integrazione tra le reti di servizi territoriali per la continuit assistenziale e lappropriatezza delle cure, sarebbe stato contraddittorio e incoerente pervenire alla costituzione di nuove aziende ospedaliere: a causa del meccanismo del loro finanziamento, che pu alterare il rapporto tra domanda e offerta, alimentando gli squilibri del sistema; per evitare il rischio di disperdere la necessaria qualit della specialistica, che deve essere a servizio dellintera comunit regionale e, considerate le dimensioni e la popolazione delle Marche, non pu essere garantita in una molteplicit di aziende ospedaliere; per la criticit legata alla riallocazione delle professionalit, con il rischio evidente di una loro concentrazione nelle aziende ospedaliere e di un loro parallelo impoverimento nei servizi territoriali. B. Una seconda linea di tendenza, meno diretta ed esplicita, opera una separazione orizzontale, e appare come una sorta di privatizzazione indotta dei costi. Ci riguarda da un lato la spesa per investimenti, che potranno essere sostenuti solo in parte con risorse pubbliche (a tal proposito il Governo ha azzerato lo stanziamento di 1 miliardo per ledilizia sanitaria) e che richiederanno un diffuso ricorso al project-financing; dallaltro il finanziamento corrente, in particolare quello per le funzioni territoriali, risentendo maggiormente degli effetti del blocco pi o meno parziale del turn-over, rischia di essere sottoposto a processi di affidamento-privatizzazione ed al pagamento delle prestazioni da parte dei cittadini (dai ticket sulla farmaceutica alle prestazioni di riabilitazione, dai ticket sul pronto soccorso alla non-autosufficienza, ai servizi per le fragilit, salute mentale, dipendente patologiche, demenza). Tale tendenza particolarmente pericolosa in un contesto caratterizzato da crescenti difficolt economiche e da un processo di impoverimento delle famiglie dentro la crisi: il 5,1% delle famiglie ha almeno un componente che, pur avendo necessit di prestazioni specialistiche, rinuncia per motivi economici; la percentuale sale al 9,3% per le prestazioni odontoiatriche, potendosi permettere solo la spesa per i farmaci essenziali.

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In questo senso, mentre corretto e opportuno un richiamo alla centralit dei bisogni e delle domande delle famiglie, necessario al contempo evitare che le politiche familiari corrano il rischio di assumano un profilo per certi versi ideologico. C il rischio che, nelle politiche di welfare, si possa realizzare uno spostamento eccessivo dal sistema dei servizi al trasferimento monetario, che potrebbe rappresentare unaltra delle relazioni causa-effetto della mancata integrazione socio-sanitaria e della progressiva iniquit latente nellaccesso ai sistemi universalistici. LA SANITA CHE VOGLIAMO Le due linee di tendenza richiamate non possono essere condivise mentre vanno riproposte a nostro parere alcune discriminanti di fondo: 1. la non separabilit delle funzioni ospedaliere da quelle territoriali; gli obiettivi (condivisi) si possono realizzare attribuendo personalit giuridica alle Aree Vaste e superando lASUR, che peraltro nel Piano finisce per diventare essenzialmente una centrale acquisti; 2. la necessit di riqualificazione della rete ospedaliera e la sua riconversione per aprire servizi sul territorio attraverso criteri di intensit di cura e assistenza, con particolare attenzione alla rete dellemergenza-urgenza esplicitando, oltre agli obiettivi numerici e alla ripartizione generale dei posti letto tra acuzie e post acuzie, anche il dettaglio legato al modello organizzativo dellofferta, per garantire un effettivo miglioramento della risposta agli utenti e per quel che possibile, una pi efficace finalizzazione delle risorse economiche. 3. lindispensabilit dellintegrazione socio-sanitaria ed il potenziamento dei servizi distrettuali (residenziali, semiresidenziali e domiciliari) e delle cure primarie; 4. lesigenza di una rete integrata e diffusa di punti di accesso ai servizi in modo da renderli pi fruibili a tutti i cittadini 5. il rafforzamento della prevenzione a cominciare da quella nei luoghi di lavoro; 6. il governo rigoroso degli accreditamenti, riconducendo lofferta entro gli obiettivi della programmazione pubblica, e al contempo delle spese per beni e servizi, garantendo il rispetto dei diritti e delle tutele dei lavoratori nei processi di esternalizzazione.

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