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Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
Sped. A.P. Comma 20/c - Art. 2 - Legge 549/95- GE- Reg.Trib.di Genova n.31/92 del 29/7/1992 Dir. Resp. A. Cortese Ass. GEA Via Palestro 19/8 Genova; Via Salasco 20 Milano - http://www.geagea.com - Anno 10 - N.02 - Giugno 2001

Al lupo, al lupo!!
Il lupo sta di nuovo insidiando Cappuccetto Rosso. LOrco sta gi aspettando al varco lignaro Pollicino. Anzi, il lupo e lorco si sono associati e, via Internet, hanno reclutato tanti balordi come loro. Si sono costituiti in sindacato di categoria. Hanno diffuso le immagini del lupo che divorava Cappuccetto Rosso e ne hanno fatto un ignobile commercio. E noi, costernati, inorriditi e sorpresi, caschiamo dalle nuvole come se lOrco & C. fossero un prodotto delle favole e della rete, qualcosa di alieno, di extraterrestre contro il quale bisogna insorgere e mobilitarsi. Che siano distrutti e debellati proprio come veri lupi e veri orchi! Ma, attenzione, che nessuno tolga loro la maschera: potrebbe accadere, orrore, che essa copra lineamenti conosciuti, se non addirittura familiari. Ed allora avanti con le rimozioni! Il grido indignato chiede labolizione dellorco per legge, laffissione del divieto di lupo e di caramelle ai bordi del bosco ed in bella vista, come se, a fermare il fenomeno e ad annegare nell'inconscio i nostri angosciosi sospetti e timori, fosse sufficiente punire, lapidare, accendere nuovi roghi, fino alla completa distruzione dellalieno maligno. Purtroppo per nessuno ha mai trovato lastronave e la "domanda sorge spontanea": da dove arrivano, chi ha allevato, addestrato questa schiera di alieni-balordi? Stai a vedere che anche il lupo e lorco sono stati , a suo tempo, figli di mamma; in molti casi nipoti di zio quando non addirittura insidiati di nonno"??!!

Divieto di Lupo
Segrete violenze e pubblica ipocrisia
Non si parla daltro: in televisione, alla radio, sui giornali, in autobus. E ad ogni passaggio lindignazione cresce. Sono giuste e fisiologiche la repulsione e limpulso alla vendetta che questi fenomeni inducono. E giusto che lo sgomento, la rabbia, lorrore e langoscia crescano di fronte alla dilagante industrializzazione e commercializzazione di questi eccessi aberranti. Essi, grazie alla rete, hanno raggiunto portata e visibilit senza precedenti. E giusto invocare interventi eccezionali e punizioni esemplari, anche se tale richiesta di provvedimenti assomiglia alla chiusura della stalla quando i buoi sono gi scappati. La rete da un lato amplifica lefficienza di questi malati abominevoli, dallaltro si fa essa stessa strumento per individuarli. Essa sta prendendo sempre di pi la forma di un inconscio collettivo estrovertito ove Bene e Male si mescolano senza filtri e senza rimozioni; si sta formando a nostra immagine e somiglianza amplificando i preesistenti aspetti positivi e negativi della nostra natura. Ne segue che i malati repellenti devono essersi formati altrove. Essi non sono certo figli della rete. Occorre un po di ordine e di onest. Cominciamo a rammentare che la violenza in genere, psicologica e fisica, nonch labuso e la violenza sessuale, nascono in due contesti: -quello che diremo esogeno rispetto alla cerchia parentale; -quello che diremo endogeno rispetto alla cerchia parentale. Mi sta bene, benissimo, che se ne parli, che se ne discuta e che i mercanti di bambini vengano perseguiti. Ma trovo inaccettabile la strumentalizzazione del fenomeno e che si alimenti (magari per laudience) soprattutto lo scandalo, la vendetta, la punizione dei colpevoli come fossero alieni giunti da un Altrove. Non possibile in poche righe tentare di esplorare il mondo complesso delle relazioni sociali in genere e delle relazioni familiari in particolare. E per doveroso ricordare che n le aggressioni familiari, n la pedofilia nascono oggi e molti di quelli che gridano allo scandalo, sono spesso appartenenti a famiglie che serbano in seno segreti indicibili per i quali, appunto, si sceglie lomert e la regola del reciproco silenzio. Si pensa ai pedofili come a creature aliene. E certo per un verso lo sono: fanno orrore anche se li sappiamo malati e a loro volta vittime. La loro storia, quando viene raccontata, quasi sempre la stessa: ciascuno di loro ha subto violenza sessuale, da piccolo, in famiglia, dallo zio, o dal nonno, o dallamico di pap, o dal fratello maggiore.... Da un punto di vista etnostorico va ricordato che proveniamo dal branco, dai protovillaggi matriarcali, dai clan patriarcali. In essi si afferm sicuramente il tab dellincesto che costringe gli adulti a cercarsi il partner fuori dal proprio clan. Il partner ufficiale e basta. Nelle famiglie estese, la convivenza ravvicinata tra nonni, figli, nipoti, deve aver favorito la possibilit che lantica abitudine dellattrazione ancheverso il giovane e verso il piccolo, che la promiscuit favoriva, si riattivasse. La linea di confine che segna il passaggio dalla carezza affettuosa e scherzosa ad atteggiamenti di maggiore intimit deve essere, per molti adulti, assai fragile sicch pu prevalere alla fine il cieco istinto sessuale sul tab e sullaffetto parentale. Non scandalizziamoci troppo di ci che la tecnologia dellinformazione ci rimanda in tutta la sua potenza, non scandalizziamoci come se non ci riguardasse. Cogliamo invece loccasione per aprire gli armadi e avere il coraggio una volta per tutte di liberarci degli scheletri in esso occultati. La famiglia spesso lunico luogo in cui la violenza socialmente repressa pu esplodere. Anzi essa stessa il luogo pi violento in assoluto di tutti i possibili contesti sociali. Violenza manifesta contro violenza subdola, quale quella dei parenti segreti pedofili e mafiosamente protetti. Non c da stupirsi che la maggior parte dei violentati da familiari, divengano a loro volta pedofili. Troppo difficile qui cercarne il perch. Di sicuro gioca sia il nascosto piacere allora provato, che il senso di colpa e di rabbia verso tutti coloro che sapevano e hanno fatto finta di niente. Meglio divenire stupratori segreti di bambini che annientare affettivamente le persone a cui si era comunque legati. E allora non facciamo gli ipocriti e si parli di questi lati ombrosi, e ciascuno rifletta sulla leggerezza con cui sporca lintimit di un piccolo come se questi fosse un oggetto che, come tale, non pu sentire niente, non porter memoria alcuna e non ha potere su nessuno. A.C.

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METODO

SULLETICA DELLA PSICOANALISI


di Antoine Fratini (*)
Grazie alla volont ed agli sforzi di un piccolo gruppo di persone nata da poco unassociazione europea di psicoanalisi della quale ho lonore di essere presidente. Lassociazione si propone di difendere a livello europeo la psicoanalisi quale disciplina scientifica autonoma e di preservarne quei principi fondamentali che rendono possibile il suo espletamento onde cautelarla dal pericolo di perdere la sua propria specificit e di vedersi collocata sullo stesso piano della politica terapeutica dominante. Questi principi fondamentali fanno parte del nostro statuto e sono gi stati descritti nel testo pubblicato sul sito web dellAccademia Europea delle Scienze, nonch su questa stessa rivista: La psicoanalisi oggi: scienza o psicoterapia? di cui riproponiamo qui di seguito alcuni punti. Innanzitutto essendo la psicoanalisi preminentemente una forma particolare di conversazione e di confronto personale volta alla conoscenza di s stessi, uno psicoanalista, sebbene si dichiari di una scuola specifica, deve restare il pi libero possibile nellorientamento del suo pensiero, dei suoi interessi, delle sue azioni. Ci al fine di garantire lautenticit del suo ascolto e dei suoi interventi nei confronti degli analizzandi. Deve veramente poter parlare ed ascoltare senza essere obbligato, ne interiormente ne esternamente (gli istituti fanno spesso politica), a rendere conto a qualcuno che non sia egli stesso. Bisogna riconoscere, ed esattamente per questa ragione che Lacan decise ad un certo punto di porre fine alla scuola che aveva fondato a Parigi, che ci che succede nelle associazioni di psicoanalisi rispetto alla nascita al loro interno di gerarchie e clan diversi, si trasforma spesso in farsa. Ci si forma con lanalisi detta didattica sapendo sin dallinizio quanto ci verr a costare sia in termini di tempo che economici. cos che in Italia molte associazioni di psicoanalisi si sono conformate alla legge del 1989 che regola la professione dello psicoterapeuta omologando a quattro anni il periodo di formazione per gli analisti psicoterapeuti! Cos possibile per un candidato fingere di fare analisi facendosi un reciproco piacere con il suo maestro-analista e alla fine dei tre anni vedersi attribuito dalla scuola, con tutti gli onori e le promesse di una clientela, il suo bel certificato! In verit non esiste nulla di pi lontano dalla vera formazione di uno psicoanalista il quale non potr autorizzarsi che in prima persona (Lacan) senza proteggersi dietro qualcuno o qualche diploma che possa dargli lillusione del non-sapere e della sicurezza interiore propria alla sua professione ma che in realt lo priva della sua libert e della sua autenticit. In queste condizioni Lacan potrebbe aggiungere: abbiamo a che fare con degli analisti-robot. Libert e responsabilit sono le due parole chiave pi importanti che costituiscono letica dello psicoanalista. Cos che rende possibile il fatto che vogliamo o abbiamo bisogno di continuare a parlare con qualcuno se non il transfert, che inteso come spazio dascolto(1) , lascia svilupparsi idee ed affetti secondo una logica particolare dellindividuo senza che questi sia catalogato, etichettato o divenga vittima di pregiudizi? ga, ma su basi legalizzate e con lapprovazione sociale, la psichiatria e la psicoterapia (essendo questultima sempre pi concentrata nella lotta pragmatica contro i sintomi) permettono agli individui di riprendere a funzionare come ingranaggi del sistema e di non provare pi il bisogno di parlare, dinterrogarsi, di ascoltarsi. Questo panorama non esagerato e non ha nulla di fittizio. Il potere delle discipline menzionate molto forte e dipende in parte dalla facilit con cui queste si prestano tecnicamente alla manipolazione dellindividuo da parte dellindustria e dello Stato. Queste tecniche servono gi su grande scala a mantenere i cittadini al loro posto in seno alla famiglia, al gruppo o al contesto professionale. I criteri esistenziali possono essere dettati dai media cosicch tutti i tentativi di devianza individuale rispetto a tali principi (tentativi che cominciano spesso, come sappiamo, con dei sintomi) potranno essere fermati sin dallinizio attraverso tecniche chimiche e/o terapeutiche. Al contrario la psicoanalisi non si presta minimamente a questo genere di controllo della devianza. Lo strumento pi importante dellanalista infatti, come ben spiega Pommier, lassenza di pregiudizio, il non sapere maieutico che lascia allanalizzando il compito di comprendere ed elaborare le sue idee, i suoi desideri, le sue aspirazioni profonde secondo una logica ed un ritmo che gli sono propri. Le cose in analisi devono semplicemente essere vere per lanalizzando e i due personaggi del setting devono essere liberi di accettare o no certe proposte dando cos un ambito e dei limiti costruiti sul confronto autentico che sta alla base della loro conversazione e del loro rapporto. Intendere la psicoanalisi in maniera diversa, per esempio come una psicoterapia, significherebbe snaturarla e saltare la questione delle resistenze, delle rimozioni, del transfert, cio le caratteristiche pi fondamentali che la connotano come scienza, come pratica e come etica. 1) Si veda: La psicoanalisi oggi: scienza o psicoterapia? pubblicato sul sito www.multimania.com/acisp dellAccademia Europea delle Scienze e su "Individuazione" del Dicembre 2000. Bibliografia: J. Pommier, "Lanalisi a nudo", Flammarion; T. Szasz, "Letica della psicoanalisi", Armando; J. Lacan, "Scritti", Seuil (*) Psicoanalista, membro dell'Accademia delle Scienze di Parigi, autore di: "Parola e Psiche"- Ed. Armando

Lo psicoanalista non lavora per Freud, Jung o Lacan, ne per unistituzione, ne per lo stato, ma unicamente per i suoi analizzandi che cercano le loro verit e una via da aprirsi. Fortunatamente la scienza contemporanea non ha pi bisogno di contemplare delle verit assolute e la scienza psicoanalitica pu sicuramente limitarsi a illuminare i processi inconsci che regolano la vita degli individui. Un tale bisogno di parlare e di ascoltare e di aprirsi un itinerario personale in mezzo a resistenze, rimozioni, transfert ed archetipi non ha nulla a che vedere con le nozioni di normalit e malattia. Come ha gi dimostrato Szasz, membro onorario della nostra associazione, la malattia mentale o psichica una credenza, unipotesi improbabile che ha per sinora dato lalibi al trattamento medico, e spesso alla coercizione, delle persone che molto semplicemente non si trovavano a loro agio e rischiavano di creare disordini nel loro contesto culturale e sociale. Oggi ancor di pi pretesto alla psicofarmacologizzazione di masse di individui a cui manca il transfert. Seguendo lo stesso principio della dro-

PROFILI

Osho Rajneesh
"Io non faccio parte di alcun movimento. Ci che sto facendo parte di qualcosa di eterno che sta accadendo da quando il primo uomo apparve sulla terra e continuer fino allultimo uomo. Non un movimento, lessenza stessa dellevoluzione".
Osho Rajneesh nasce in India a Kuchwada, nel Madhya Pradesh l11 dicembre del 1931. Spirito libero, insofferente verso le regole e i dettami dellistituzione canonica, rifiuta la religione giainista praticata dalla famiglia. Si laurea in filosofia nel 56 ed insegna alluniversit di Jabalpur fino al 66, dopodich si dedica interamente alla pratica e alla diffusione della meditazione. Per Osho la meditazione essenzialmente un momento di consapevolezza - in cui si totalmente nel pensiero, nella parola, nellazione - e di assenza di pensiero razionalistico; pi che una tecnica un truccood un espediente per la Consapevolezza. Nel 74 Osho si trasferisce a Poona (dove nasce un Ashram) e nel 1981 in America, nello stato dellOregon, dove sorge Rajneeshpuram, la pi grande comune spirituale mai conosciuta prima. Qui Osho risiede fino all85, quando viene estradato dagli Stati Uniti dopo un lungo periodo di persecuzione e carcerazione, incriminato per frodi che in realt sembra non aver mai commesso. Secondo alcuni indizi Osho, in carcere, sarebbe stato avvelenato con Tallio, una miscela di metalli pesanti, che ne provoc la malattia e successivamente la morte. Osho sempre stato un personaggio scomodo: contestatore del potere, in primis quello religioso, e fautore della necessit umana di liberarsi da ogni tipo di dipendenza. Con la condanna e lestradizione di Osho la grande comune nello stato dellOregon si sciolse. Da quel momento gli Stati Uniti, di concerto con il governo indiano, sembrano fare di tutto per osteggiare Osho e la diffusione del suo pensiero. Sono molti i ricercatori occidentali attratti dal suo pensiero e dalla pratica della meditazione da lui insegnata: modalit pragmatica che chiede di vivere appieno la propria vita con i desideri, le emozioni e lamore che da essa scaturiscono. E solo attraverso la Consapevolezza e il contatto con ci che nel qui ed ora sperimentiamo che possiamo raggiungere lilluminazione. Osho dunque il sostenitore di ci che : qualunque categoria di bene e male, giusto o sbagliato, qualunque giudizio o valore morale opera della mente ed in quanto tale non tocca affatto il regno dello Spirito. Questo al fine di :rompere il sonno dellinconscio, con i suoi pensieri, sogni e proiezioni mentali. Devi svegliarti rispetto a ci che viene visto, per mettere a fuoco colui che vede. In questo senso la dottrina di Osho, che pur essendo altamente eclettica e cogliendo spunti in tutto il pensiero orientale e occidentale, si pu collocare, forzando qui i termini del discorso, nellambito di quel vasto movimento buddhista denominato Mahayana (grande veicolo). Questo, in contrapposizione con la scuola Theravada o Hynayana (piccolo veicolo), prende vita allincirca verso lanno zero (secondo il calendario cristiano) insistendo fondamentalmente su due concetti: la realt dellilluminazione sperimentabile in questa esistenza e non in un altro mondo; il desiderio umano quale canale essenziale che permette di sperimentare lilluminazione. Di contro, la scuola buddhista Theravada, postulando una netta frattura tra questo e laltro mondo, tra samsara (ciclo di nascita e morte che deve essere spezzato) e nirvana (essere spento), rende in qualche proiezione, dogma o principio che rendono schiava la mente e annientano il puro fluire della vita che, come Osho non si stanca mai di sottolineare, un continuo fluire naturale. Di qui il radicamento nellesperienza concreta e vissuta, intesa come unico canale di conoscenza. Divenire maestri di se stessi il compito principale del percorso tracciato da Osho, cos come da tutti i saggi e maestri dOriente e dOccidente: non un uomo dotato di sapere e conoscenza, bens la capacit di apprendere dallesperienza la difficile arte di affidarsi alla vita, lasciarsi andare e oltrepassare i ristretti confini della propria mente individuale ( perentorio il richiamo di Osho che mette continuamente in evidenza la natura della mente che mente) per raggiungere la consapevolezza di ci che in realt siamo: non singoli individui separati, bens parte costitutiva del Tutto. Utilizzando una terminologia a noi pi vicina potremmo dire: rompere le maglie dellegoriferimento e abbracciare il S in un unico sguardo universale. Il percorso tracciato da Osho, dicevamo, denso di provocazioni e di eccessi: dalluso smodato della ricchezza alle orge sessuali che si dice vengano praticate in alcuni centri di meditazione che ad Osho si ispirano. Al di l degli eccessi e della fondatezza di tali situazioni, qui importante cogliere il messaggio principale che emerge dalla vita e dalle opere di questo grande Maestro, diavolo e santo al tempo stesso: la Consapevolezza della propria vita nonch del limite egoico e degli innumerevoli automatismi che vengono messi in atto nella propria esistenza. Consapevolezza come presenza a se stessi in se stessi, nellintento di percepire la verit della vita al di l di qualunque dogma o istituzionalizzazione. Quindi la possibilit di svelare la religiosit e sacralit della vita oltre le singole forme cristallizzate in cui i vari sistemi religiosi si articolano. E questo il modo in cui Osho parla di se stesso e del suo insegnamento: Io non vi sto insegnando nulla. Non ho alcun messaggio. Non vi sto convertendo Va benissimo che la gente mi trovi pieno di contraddizioni, perch solo un banalissimo erudito si preoccupa di dire cose sensate. Al contrario c un uomo che parla non per trasmettere conoscenze, bens poesia, non conoscenze ma significato, non conoscenze bens un profumo, una presenza Io non ho nulla da dirvi, ma molto da condividere con voi. Nel 1987 Osho si stabilisce a Poona, nel vecchio ashram, dove continua la sua attivit fino alla sua morte, avvenuta il 19 gennaio 1990. A.T.

modo inconciliabile la vita presente e tutti i desideri umani con lo stato di illuminazione. Il desiderio concepito come il primo anello della catena di interdipendenza che conduce alla sofferenza e al regno di Maya, regno dellillusione: pertanto esso andr spezzato. Secondo Osho lilluminazione (samadhi) non ha patria ed alla portata di tutti: il suo insegnamento pertanto crogiolo e sintesi di ogni pensiero e filosofia, dal Cristianesimo al Sufi, dallInduismo al Giainismo, passando attraverso le mille sfaccettature del buddhismo. Le istituzioni, di qualunque ordine e grado, potremmo dire dallo Stato alla famiglia, hanno, secondo Osho, distrutto la capacit delluomo di sentirsi e riconoscersi in Presenza nel proprio silenzio interiore e cos amare la vita in unestasi continua. Dicevamo che linsegnamento di Osho non ha nulla di sistematico: il commento e la critica, spesso accesa e spudorata, dei vari pensatori del passato e del presente in ambito religioso, filosofico e psicologico, hanno lunico scopo di sottolineare la contraddittoriet della vita (incarnata dallo stesso Osho spesso in modo esasperato) e la necessit per luomo di liberarsi da ogni

RICERCHE

ADOLESCENTI ON LINE
In principio era la radio, poi la televisione, infine Internet.
Io sono degli anni sessanta e come tutti i miei coetanei ho vissuto laccelerazione tecnologica. Anno 1968. Una serata qualsiasi: tutti davanti alla televisione, un unico canale, in bianco e nero, momento sacro della giornata per noi bambini: ricordo con emozione il carosello serale che scandiva i ritmi e concludeva la giornata, era un vero e proprio rito familiare prima del sonno. Si trattava di immagini ma non riesco a differenziare minimamente lemozione di quel momento, pregno di affettivit, gioia e stupore, (anche perch la televisione era un mistero,) dalle fiabe spaventose che la nonna ogni tanto ci raccontava di sera. Tutto si evolve rapidissimamente anche nei ricordi, da Zorro a Rin Tin Tin, fino alle prime pubblicit di giocattoli, in cui iniziava a insinuarsi in noi bambini un sottile disagio per la Barbie pubblicizzata in televisione e che mamma non comprava, ma il desiderio cresceva e la sana frustrazione era ben tollerata. Ancora una manciata di anni ed ecco linvasione di cartoni giapponesi che hanno scandito la mia fanciullezza: Atlas Ufo robot, Goldrake, di cui ricordo ancora le colonne sonore. Di tali programmi televisivi si parlava a scuola, mentre si iniziavano a diffondere le palestre di arti marziali dove si poteva imparare ad apprendere le tecniche di difesa e attacco rappresentate sullo schermo. Il mondo delle immagini iniziava ad avere ripercussioni nella vita reale. Di l a poco la rivoluzione tecnologica ed economica. Ci che vedi in televisione, limmagine, diventa album di figurine, poi gadget, gioco di societ, moda e tendenza. C un filo invisibile che collega limmagine, la pubblicit, il giocattolo. Le nuove generazioni pagano uno scotto molto pi salato del nostro. Non sono pi i bambini a creare personaggi di fantasia e allenare il muscolo della creativit, ma sono loro invasi da personaggi che li seducono. Limmagine inizia ad avere pi potere della parola, la rivoluzione tecnologica si compie. La molteplicit di stimoli influenza profondamente la crescita delle nuove generazioni. 2001. Linterno di un appartamento odierno: sera, dopo una cena veloce in cui la televisione accesa, come sottofondo, e si parla di eventi tecnici, del tipo come andata oggi a scuola?, tutti si eclissano nelle loro attivit. Il padre continua a lavorare al computer, fino a tarda notte, (se non gioca lui al Game Boy), poi esausto guarda un poco di televisione e si addormenta l davanti. La madre riordina la cucina e tra un'urlata e laltra in cui chiede collaborazione nello sparecchiare tavola rinuncia alla fatica quotidiana e porta il figlio piccolo (due anni) a letto mentre il figlio maggiore, finalmente, si eclissa nella sua stanza. L, finalmente solo: pu decidere se godersi la solitudine o usufruire di una delle tante protesi tecnologiche della sua cameretta, ormai poco fantasiosa ma che assomiglia maggiormente ad una consolle tecnologica. Al suo servizio la sua televisione con video, registratore e varie cassette, il suo personal computer, il suo telefonino in carica. Stasera non pu navigare in Internet perch pap sta lavorando e la bolletta ultimamente salita e quei rompiscatole di genitori non lo fanno chattare. Del resto non gli importa nemmeno tanto perch a mettersi in rete alle nove di sera ci vuole pazienza, e Giulio non ne ha molta. I nonni hanno regalato un centomila e cos il telefonino carico: la serata garantita, anche se Giulio dovrebbe finire i compiti visto che a scuola rischia, proprio in informatica! Ma tutti sono troppo indaffarati. solo mezzo responsabile di certi cambiamenti, evitando di analizzare come noi adulti usufruiamo dei mezzi tecnici e cosa trasmettiamo ai giovani. Le conseguenze pi evidenti delle protesi tecnologiche, usate selvaggiamente e inconsciamente, sono: - Scarico della immediatezza, mancanza di solitudine come momento necessario alla crescita. - Controllo a distanza da parte dei genitori che non si affidano alla reale autonomia dei figli. - Allenamento di due sensi: vista e udito a discapito dell'esperienza totale. - Mancanza dell'esperienza diretta, frustrante e formativa a tutti i livelli. (I ragazzini non si fanno pi dichiarazioni amorose o insulti vis a vis, ma per messaggi, non rischiando: Chattano anonimamente con chiss chi dallaltra parte del mondo e non sono capaci di stringere amicizia con il vicino di banco.) - Onnipotenza egoica che si scontra con lamara realt. - Analfabetismo emozionale (povert delle emotional icons). La fame e la sete virtuale rappresentano il desiderio, oggi realizzabile, delluomo di superare il suo limite e allargare i suoi orizzonti conoscitivi e relazionali. Oggi luomo si fa Demiurgo: ha il dono della ubiquit, (qui e dallaltro capo del mondo contemporaneamente), ha una visione di insieme e la possibilit di una comunicazione globale. Tutto possibile: in Internet si trova il mondo nella sua variet, sublime e sordida ad un tempo. Lonnipotenza delluomo in agguato, mai come nel nostro momento storico. Il giovane per diventare uomo e per crescere doveva superare molte prove iniziatiche, combattere contro il drago, e uscirne vivo. Credo che il nuovo drago sia il rischio di perdersi in una molteplicit di stimoli, in una frammentazione lacerante. Linconscio delle nuove generazioni sente tale pericolo e produce sintomi forti e radicali: panico, anoressia, uso di droghe ricreazionali segnalano limpossibilit di rimuovere e omologarsi perdendo il lato umano. Non sento solo la pericolosit perch credo che la coscienza, grazie al progresso tecnologico, evolva, ma credo fermamente che come adulti, genitori e terapeuti non si debba negare linfluenza della tecnologia sui giovani e sulla loro fragilit. A GEA abbiamo ben accolto la possibilit di lavorare on line, ma solo a condizione che la rete e le web cam siano strumento per contattare i giovani e fare loro sperimentare il gruppo e la relazione anche in carne ed ossa, quella relazione profonda, radicale ed emotiva con laltro individuo che nessuna macchina, che inconscio non ha, potr mai sostituire! S.F.

E Giulio inizia la sua conversazione telefonica indirizzata alla ragazzina: Ke dirti, che palle, ( finir presto?) Ke ti-vu-tr-bi. P.S.: notte c si vede doma.. bax ci. La risposta al messaggino tarda e ne invia un secondo allamico: Ciao trippa, la tua tipa non ganza, pensaci. Di saluto un'icona sessuale, con un fallo eretto che trionfa! La situazione descritta non affatto estrema, ma rispecchia il clima che si respira in molte famiglie che poi giungono in consultazione. Gli adolescenti sono on line, intendendo con questo termine una comunicazione mediata continuamente da protesi tecniche, siano esse televisive, telefoniche, o virtuali come internet. Anzi, di tutte Internet sembra ancora riguardare un'utenza tardo adolescenziale (riguarda maggiormente i diciotto-ventenni). Non voglio assolutamente demonizzare i mezzi tecnologici, ma mettere a fuoco i rischi e le inevitabili ombre che ogni passaggio epocale, come il nostro, comporta. Cito solo alcuni dei pi lampanti, e non estremi, spesso conseguenti a un mondo adulto che latitante e assente emotivamente. Si ripete per la rete virtuale, lo stesso percorso della televisione di massa: si ritiene oggi Internet, ieri la televisione, il

RIDERE PER RIDERE

"E semplice rendere le cose complicate, ma complicato renderle semplici."


Una volta il medico era come un cecchino: al massimo ne faceva fuori uno alla volta. Poi arrivata la Mutua ed come se gli avessero messo in mano una mitragliatrice. Una strage! (Oreste Lionello) Il cloroformio ha permesso a qualsiasi incapace di fare il chirurgo. (G. Bernard Shaw) La medicina antica non potendo curare i malati si accontentava di resuscitare i morti. (Jean Charles) Se il mio dottore mi dicesse che mi rimangono solo sei minuti da vivere, non ci rimuginerei sopra. Batterei a macchina un po pi veloce. (Isaac Asimov) Lagopuntura una cosa ottima. Avete mai visto un porcospino ammalato? (Boris Makaresko) I dottori hanno fatto tutto quello che hanno potuto, ma nonostante questo sono ancora vivo. (Ashleigh Breant) Il dottore si era innamorato di una delle sue pazienti. Poco male, il fatto che era veterinario. (Makaresko-Trani) Ci sono due tipi di cerotti: quelli che non attaccano e quelli che non vengono pi via. (Artur Bloch, terza legge di Telesco) Non sarai mai solo con la schizofrenia. (Spilla inglese, 1983) Un medicinale una sostanza che quando viene iniettata in una cavia produce un articolo scientifico. (Citato in The Wit of Medicine) Mai andare da un dottore le cui piante dufficio sono morte. (Erma Bombeck) Un uomo andato da un dottore che gli ha dato sei mesi di vita. Ma luomo non era in grado di pagare, cos il medico gli ha dato altri sei mesi. (Milton Berle) Dottore, ogni notte mi sogno una porta con una grande targa, ma grande, grande. E spingo e spingo e sudo e sudo e sudo ma non riesco ad aprirla... Ma che c scritto sulla targa? Tirare... (I Trettr) Gli animali non sono stupidi come si crede: non hanno n dottori, n avvocati. (L. Doquier) La sanit malata e io ne so qualcosa. Il mese scorso ho portato mia figlia in ospedale e al termine dellintervento ho chiesto al professore: Com andata loperazione? Lui allora mi ha guardato e mi ha detto: Operazione? Ma come, non era unautopsia? (Daniele Luttazzi) Anche i morti invecchiano. (Alessandro Morandotti) Le angosce sono come le malattie, vanno accettate: la cosa peggiore che si possa fare di ribellarvisi contro. (Ludwig Wittgenstein) Io del giornale leggo sempre i necrologi e i cinema. Se morto qualcuno che conosco vado al funerale. Se no vado al cinema. (Walter Valdi) Stai sanguinando! No, non ne ho il tempo. (Arnold Schwarzenegger, nel film Predator) Unimplosione tutto il contrario di unesplosione, per cui lesatto termine scientifico per definirla : moob (Antonello Commisso) Stanco dellinfinitamente piccolo e dellinfinitamente grande, lo scienziato si dedic allinfinitamente medio. (Ennio Flaiano) Se ha le labbra infuocate e trema fra le tue braccia, lasciala. E segno che ha la malaria. (G. Bernard Shaw) Il coperchio della bara disadorno dal lato dellutente. (Stanislw J. Lec) La morte ci che fino a ora la vita ha inventato di pi solido. (Emile M. Cioran) Uno dei vantaggi del piacere sul dolore che al piacere puoi dire basta, al dolore non puoi. (Ugo Ojetti) Epidemia: malattia a tendenza sociale e assolutamente sgombra da pregiudizi. (Ambrose Bierce) "Disertore" pu chiamarsi il suicida. (Carlo Dossi) La malattia un potente stimolante. Solo che si deve essere abbastanza sani per lo stimolante. (Friedrich Nietzsche) I microscopi e i telescopi, in realt, confondono il limpido buonsenso. (Johann W. Goethe) Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria e lignoranza, hanno risolto, per vivere felici, di non pensarci. (Blaise Pascal) Il medico saggio deve essere esperto tanto per prescrivere un rimedio quanto per non prescrivere nulla. (Baltasar Gracian) Nella mia scuola c'erano dei servizi igienici cos sporchi che nelle docce le verruche camminavano con le ciabatte. (I Soliti Ignoti)

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Tel.010.8391814 - Telfax 010.8372750

La Segreteria dell'Associazione GEA aperta dal luned al venerd dalle ore 10 alle ore 19.

Nome e cognome ..................................................... Indirizzo ................................................................... Cap ............................. Citt .................................... Tel ...................... Professione .....................Et .......

versando un contributo associativo di L. 30.000 sul c/c postale N. 19728161 Associazione G.E.A. - Via Palestro 19\8 - 16122 Genova

L'Associazione rester chiusa tutto il mese di Agosto.

Comunicazione

desidero ricevere il Trimestrale

INDIVIDUAZIONE

Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi alla Segreteria

Segue sullo stesso tema: Gioved 27 Settembre alle ore 19,30

Venerd 21 Settembre alle ore 21

GEA organizza:

Gruppo di approfondimento

Estasi e Panico

conversazione sul tema Relatrice: Agnese Galotti Ingresso libero

Psicodramma

Psicotandem su:

BACHECA

Sabato 23 Giugno

Corpo e Presenza

una full immersion psicologica in localit S.Apollinare

Per prenotazioni ed iscrizioni rivolgersi alla Segreteria

dalle ore 10 alle ore 17

pu essere letto e scaricato dal nostro sito web: http://www.geagea.com E-mail: gea@geagea.com A partire da Giugno ogni nuovo numero potr essere scaricato in formato PDF Chi invece desiderasse riceverlo a casa in versione cartacea, pu richiederlo utilizzando l'apposito coupon. Vi ricordiamo che il trimestrale

Individuazione

ATTIVITA'

Corpo e Presenza
Strumento principe del lavoro psicoanalitico, com noto, la parola, frutto evolutivo della nostra crescita storica e coscienziale. Tuttavia, almeno in certe fasi particolari della nostra vita, il dire non sufficiente a dare piena espressione di un vissuto o di unemozione antica e profonda. E cos la parola , non riuscendo a dare corpo allesperienza che diventa difficilmente comunicabile e condivisibile, non si riesce a trasformare in Logos vivente. Il corpo, infatti, apertura originaria alle cose del mondo. E lente, universale Presenza, ed in questa presenza che diamo senso alle emozioni che, in tal senso, costituiscono un modo di conoscere. Anche le dimensioni di spazio e di tempo assumono un senso sempre e solo in relazione ad un corpo che fa esperienza della vita. Lesistenza incarnata: il nostro corpo e la nostra immagine non sono solo il prodotto della coscienza, n un complesso fenomeno biologico ma struttura, corpo della Presenza che si d nella sua concretezza, tangibilit e operativit. Per questo, tutto ci che costituisce una forte emozione, paura, inquietudine, confusione o panico, mettendo a nudo la presenza, genera risposte comportamentali tanto potenti quanto inaspettate e spesso enigmatiche, incomprensibili. Lidea di promuovere una giornata di lavoro in uno spazio allaperto nasce dal bisogno di conciliare e armonizzare forma e contenuto, ovvero corpo e spirito a partire dal corpo, dalla percezione, dalla sensazione e dalle emozioni pi immediate. Il principio di fondo da cui muove questa iniziativa nasce dallesigenza di riconoscere, non solo idealmente, che lo spirito, nella sua concretezza, si realizza proprio a partire dal sentire di un corpo fisico, con desideri, bisogni, istanze. Il corpo infatti la metafora per eccellenza. Entrato in gioco in campi diversi, la religione ne ha fatto carne da redimere, la medicina complesso di organi da sezionare. La filosofia si sempre dibattuta nella perenne oscillazione di una dualit dicotomica (corpo-anima) apparentemente insanabile, lasciandolo solo. Materia pesante, muta e opaca, in un vuoto fare privo di senso, o incarnazione vivente dello spirito; corpo biologico relegato ai confini sulla sua limitata naturalit, o espressione pulsante di vita, intelligenza e amore. Questa breve esperienza va dunque nella direzione del recupero gioioso della Presenza, perch proprio a partire da un sentire autentico e senza filtri, in una cornice che valorizza ogni pi piccola sfumatura percettiva, possiamo giungere ad una piena consapevolezza della nostra esistenza fisica e spirituale insieme. Il corpo sognante la testimonianza del nostro sacro esistere come uomini, la fonte del simbolo e il simbolo stesso, il costruttore attivo e instancabile di tutte le cose prodotte nel corso dellevoluzione e, nel suo lato ombroso, lelemento distruttore della vita stessa. Perfezione e distruttivit, memoria e inconsciet, nella sua hibrys rimuove talvolta la sua sacra Presenza nelle cose pi semplici, nelle azioni quotidiane, nei gesti pi scontati. Per questo pu essere buono, talvolta, muoversi al fine di recuperare il senso ri-partendo, per cos dire, da zero, e spero che altri, come me, vogliano dedicare un pomeriggio a se stessi per ricaricarsi. Non solo nel consumo immediato, attraverso il contatto con una natura grandiosa e matrigna che la nostra ri-conosciuta radice comune, ma, soprattutto, nello sforzo comune di ri-entrare in se stessi per riabitare il proprio corpo insieme agli altri e per ri-evocare insieme la memoria del Corpo Unico che ci vivifica. Lincontro avverr in un magnifico luogo dellentroterra rivierasco, durer sei ore, inframmezzate da una pausa, e prevede un secondo incontro in autunno. Per gli interessati previsto un colloquio informativo gratuito.
L.O.

INVITO ALLA LETTURA "Dall'uno all'uno oltre l'universo"


Silvia Montefoschi, (Ed.i.p.)

"Risorse e creativit"
Laboratorio G.E.A. Atti delle Conferenze, (Ed. G.E.A. 1992).

"L'Essere Vero"
Testimonianza di Silvia Montefoschi, (Ed.i.p.)

"Amare tradire"
Laboratorio G.E.A. Atti delle conferenze, (Ed. G.E.A 1993).

"L'uno e l'altro"
S. Montefoschi, (Ed. ECIG). Scritto nel 1977, costituisce l'avvio della riflessione sul rapporto psicoanalitico e sulle due modalit della relazione: l'interdipendenza e l'intersoggettivit.

"Il fascino della schiavit"


Laboratorio G.E.A. Atti delle Conferenze, (Ed. G.E.A.1995).

"Volutt della disperazione"


Ada Cortese Atti delle Conferenze, (Ed. G.E.A. 1996).

"C.G.Jung: un pensiero in divenire"


S.Montefoschi, (Ed. Garzanti). Una limpida introduzione alla psicologia del profondo, volta ad un recupero del soggetto inteso come manifestazione individuale dell'universalmente umano e quindi del sociale.

"La Psicoanalisi quale evoluzione della coscienza cristica"


Atti del convegno: C. Pezzani, A. Cortese, M. Mencarini, G. Moretti, S. Montefoschi (Ed. G.E.A. 1997).

"Alle soglie dell'infinito"


M. Mencarini e G. Moretti, (Ed.i.p.) Gli autori ripercorrono le tappe fondamentali attraverso cui nata e si evoluta la psicoanalisi.

"Individuo e branco"
A. Cortese C. Pezzani Atti delle Conferenze, (Ed. G.E.A. 1991).

"Ignoranza secondaria" e "Microanalisi dei nostri rituali quotidiani"


Ada Cortese Atti delle Conferenze, (Ed. G.E.A. 1999).

Elementi di schizofrenia istituzionalizzata


l'incongruenza come normale pragmatica della comunicazione umana
Incongruenze quotidiane Vorremmo porre lattenzione su di un tema che ripropone la questione degli automatismi: il tema delle personalit multiple che compongono e caratterizzano il mondo interiore del soggetto, come un arcipelago e concorrono a determinare nel loro insieme la singolarit della personalit dominante (lego). Spesso soffochiamo questa pluralit di voci con la conseguente tirannia dellego. La sua unilateralit, dunque la sua inevitabile arroganza, pare venire compensata da una sorta di personalit n.2 che, a nome ed in rappresentanza della molteplicit interiore negata e ammutolita, si assume il compito di ridimensionare la personalit n.1 o Ego. Quello che emerge sul piano comportamentale una continua incongruenza tra pensiero (razionale) ed azione (coatta, automatica): sappiamo tutti che il fumo fa male ma continuiamo a fumare. Assumiamo come valore la pace e facciamo la guerra. Siamo pronti a sostenere il W.W.F contro la deforestazione ma non rinunciamo ai mobili in legno, ai pannolini usa e getta dei neonati o al posto soffice dove mettere il naso! Dedichiamo un giorno allanno, ad ogni aspetto della vita umana ed ambientale e con quel fioretto pensiamo di sedare una intuita e temuta ira sovrumana. Parallelamente alle incongruenze degli adulti si mostrano, ed in modo pi radicale, le incongruenze dei giovani. Bravi ragazzi dei quartieri "alti" che, presi singolarmente, hanno comportamento ineccepibile e buona educazione, in gruppo si fanno stupratori, seviziatori e assassini, lanciatori anonimi di sassi dai cavalcavia delle autostrade, ultras violenti allo stadio. Dispensiero Abbiamo elencato una serie di automatismi che indicano alla rinfusa la schizofrenia psichica - sia dei singoli che delle istituzioni - normale e fisiologica entro certa misura in entrambi i portatori; bene per distinguere tra schizofrenia o - parafrasando Orwell - dispensiero individuale e schizofrenia istituzionalizzata. Intendiamo per schizofrenia istituzionalizzata non solo quella agita, perseguita e testimoniata dagli organi pubblici deputati alla regolamentazione della comunit: dal consiglio di circoscrizione al comune, ma tutti i comportamenti, sistematicamente opposti, agli enunciati della coscienza. E' interessante chiedersi perch non creiamo o non sia possibile creare un ponte tra sottopersonalit interiori che tendono, ciascuna per proprio conto, a soddisfare esigenze e bisogni in contrasto tra di loro. La volont e la razionalit non vengono in soccorso: mi dico che voglio smettere di fumare e sono gi dal tabaccaio. Si racconta che Pasteur ad un pranzo avesse cercato di spiegare lesistenza di organismi microscopici (i batteri), piccoli orrendi mostri onnipresenti responsabili di ogni male. A dimostrazione dellantidoto, ligiene, lav ad una ad una le ciliegie nellacqua del bicchiere; dopodich, con massima noncuranza e dimenticanza, sorseggi quella stessa acqua. Distrazione? Lapsus? La psicoanalisi non salverebbe nemmeno lui dalluniversale presenza del dispensiero nel soggetto umano e nel suo ambiente. Lanoressica sa di rischiare la morte ma la coscienza di poter morire non le impedisce la coazione a ripetere e cos pure il bulimico. Video mejora sed peiora sequor In genere tutti i vizi sono razionalmente tenuti a distanza, salvo linsorgere della personalit n.2 che invece li persegue con immediatezza. Si pensi ai giocatori dazzardo che frequentano i casin: sanno gi che perderanno se non si fermeranno in tempo, ma non riescono a fermarsi. Il loro vero intento di nuovo perdere. In realt i grandi giocatori nascondono personalit generose ed aperte che hanno in spregio la conquista del denaro da gioco preferendo ad essa il gioco medesimo. Peccato che lazzardo ed il rischio finiscano, in questo sacro rito, con lattorcigliarsi su se stessi in una ennesima coazione a ripetere, in una liturgia che manca la trasformazione, in un automatismo simile a droga. Del dispensiero parl gi Ovidio: video mejora sed pejora sequor". Lo scrittore George Orwell lo riprende con il suo libro, precorritore, intitolato 1984. Dispensiero , nel libro citato , larbitrariet del significato, assegnato alle parole, imposta dal Socing o Grande Fratello; addirittura, talvolta, si arriva allidentit di significato per parole opposte sicch la guerra pace, lignoranza forza, la schiavit libert. Potremmo intendere il dispensiero come conseguenza di un compito troppo gravoso per l'ego e per le facolt di cui pu disporre: quello di mantenere la coerenza dei valori riconosciuti in una perfetta gestalt. Forse si pu, ancora, sostenere che solo la vera individuazione, in quanto fondata sul riconoscimento del S, pu affrancare luomo dalla dinamica della contrapposizione, della confusione e infine della coerenza sciocca ovvero della staticit. Individuazione significa diventare coscientemente quello che gi in potenza si : significa visitare la doppia esistenza dellessere, nel suo divenire storico e nella sua atemporalit cosmogonica, significa pensare dialetticamente gli opposti per procedere in sintesi progressive. Ma l'individuazione evento raro e ci che prevale il dispensiero, la pazzia, la schizofrenia. E come se la nostra volont, resa impotente da un pensiero non palestrato, denunciasse con zelo lanacronismo e il limite della logica aristotelica, segnata dal terzo escluso e dal principio di non - contraddizione. Hanno perso tutti: sia Aristotele che Hegel. Il primo perch non pi tempo di evidenziare e sviluppare il puro discernere quale attributo della maturit del pensiero; tant che vince la contraddizione accidiosa, sterile; il secondo perch, pur avendo sviluppato tutti i momenti del pensiero, dalla contrapposizione, alla contraddizione e alla sintesi, non ha vissuto alcuna potente riattualizzazione ed alcun collegamento con la realt concreta dei giorni nostri. Chi lo fa, come la psicoanalisi dialettica, come S. Montefoschi, come le pur esistenti scuole hegeliane, sono troppo velocemente e ansiosamente messe da parte con laccusa di dogmatico sistematismo. L'impoverimento della parola Per riprendere il nostro tema base, ci avvaliamo ancora di Orwell: occorre riconoscere che la nostra societ non molto lon-

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tana da quello che egli, in maniera lungimirante, aveva previsto, soprattutto per quanto riguarda la lingua. Nel suo romanzo viene imposta la Neolingua basata, come dicevamo, sul dispensiero. Ora, una responsabilit dei media sicuramente quella di impoverire il linguaggio. Con limpoverimento del linguaggio simpoverisce anche il pensiero. E con il pensiero simpoverisce la nostra coscienza che il prodotto del pensiero inteso come dialogo interiore e sintesi. La ricchezza della lingua importante per superare i nostri automatismi . Se non c parola non c esperienza e non c esperienza se non c parola che possa esprimerla. Oggi ci viene concessa tutta la libert che vogliamo sul piano dei cinque sensi e della nostra animalit, primo fra tutti il sesso e la pornografia istituzionalizzata (offrire in pasto ai telespettatori guardoni lintimit dei sentimenti, delle lacrime, dei baci, il quotidiano spettacolo dei politici che sanno testimoniare solo limmaturit della contrapposizione, lobbligo di memorizzare nuovi orrendi modi di dire dal muro contro muro, a tutto campo; le voci di corridoio elevate a notizia vera, da celebrare nei mezzi di comunicazione di massa pi diffusi, la deformazione del mondo ridotto solo a cattiva, crudele, violenta, sanguinolenta, realt, ecc.) mentre cresce subdolamente il tab a pensare, a riflettere criticamente. Siamo tutti colpevoli, certo, ma non posso fare a meno di pensare, ripeto, anche alla responsabilit dello Stato e della politica (scienza delleccellenza secondo un grande filosofo antico) che rappresentano la guida del Paese e che invece seguono i criteri del Grande Fratello, ovvero del Potere come possesso privato anzich del Potere come vero servizio. Ci si dice che siamo liberi e complici grazie ad una falsa libert a cui ognuno di noi tenuto a credere come fosse vera. E colludiamo perch spesso delegare e lasciarsi guidare meno faticoso che conquistare davvero la sostanza della libert. Restiamo spesso noi stessi, nelle nostre singole vite, produttori e sudditi di pensiero ideologico ovvero falso e se cos , falsa anche la nostra coscienza e tutta la nostra vita. La possibile conclusione che il dispensiero o schizoidismo si faccia carico dellaspetto mortifero. Con ci intendiamo dire che se il potenziale carico di coscienza e di conoscenza risulta eccessivo per le povere spalle dei singoli ego isolati e soli, la morte spirituale un modo per uscire simbolicamente dalla pesantezza del pensarsi, ciascuno solo, a portare un fardello che in realt appartiene a tutti. La morte, dunque, della nostra identit storica ed individuale, quindi dellego. Noi pensiamo che solo portando la nostra identit sul piano universale, rendendo dunque conto della pluralit umana dentro di noi e fuori di noi, imparando a percepirci anche come Unico Soggetto Umano possiamo neutralizzare la spinta allistinto di morte che si respira nelle nostre citt. Prevale lindividualismo e con esso la inevitabile depressione. Viene meno l'energia necessaria a saltare al di sopra di questa struttura psichica schizoide. Il gruppo, lo sappiamo, poco coltivato in noi e fuori di noi. Come singoli siamo lacerati freudianamente tra vita e morte. Potremmo utilizzare la consapevolezza, che pure circola, per creare un mondo di pace, damore e di spirito. Oggi la cosiddetta massa saprebbe procedere, verso l'edificazione di questo mondo, a nostro avviso, pi velocemente rispetto ai suoi precedenti tempi naturali. Forse l'abbandono morale delluomo da parte delle istituzioni, ben attive a proteggerlo o a seviziarlo sul piano materiale ed economico, pu essere almeno sfruttato per un lavoro interiore che lo liberi dal robotismo. A tale proposito lasciamo la parola direttamente all'inconscio con i suoi messaggi onirici: - La sognatrice vive in una societ in cui tutti si pensano liberi. Ma ella vede che ogni soggetto viene seguito da un robot che, aderendo al suo "protetto" e ripetendone i gesti, non lo abbandona mai. Ogni volta che il singolo decide diversamente dal programma che il robot prevede, questi trasmette al suo "assistito" una scossa elettrica tanto pi forte quanto pi forte valutata linfrazione. La sognatrice sa che tutti i robot rispondono ad ununica mente centrale che scopre risiedere allinterno di un grande aeroplano nascosto in luogo desertico. Ella decide di affrontare questa Mente controllante e sale la scaletta dellapparecchio. Come tutti, ha per da sopportare le scariche elettriche del proprio robot, sempre pi insopportabili perch sta osando limpensabile! Con due mosse impreviste e da arti marziali, riesce ad atterrare il robot. Entra nella stanza dei bottoni, dietro ai quali siede un classico giovane americano, biondo, slavato, occhi azzurri, occhiali. Ella sa che potr liberare il mondo e neutralizzare tutti i robot (cattivi angeli custodi) se riuscir a sottrarre allamericano gli occhiali. Dopo movimentata lotta corpo a corpo riesce nel suo intento. Grandissima gioia e grande entusiasmo. - Dilagano sempre pi le copie degli esseri umani e nessuno sa pi distinguere gli uomini veri dagli uomini falsi. Angoscia infinita. Una domanda e una risposta P. T. de Chardin crede nelluomo e anche nella psicoanalisi come strumento di liberazione interiore: E allora rivolgendomi ai professionisti della psicoanalisi direi questo: Fino ad oggi, e per buonissime ragioni, la vostra scienza si occupata di far percepire allindividuo, nel profondo di se stesso, impressioni dimenticate, complessi che, una volta smascherati ed accettati, svaniscono alla luce del Sole. Tutto ci va benissimo. Ma una volta compiuto questo lavoro di pulizia e di liquidazione, non che ce ne sia da fare un altro pi costruttivo e quindi pi importante? Voglio dire, aiutare il soggetto a decodificare nelle zone ancora poco esplorate e chiarite di se stesso quelle grandi aspirazioni che sono: il senso di irreversibilit, di Cosmicit, il senso della Terra, il senso dellUmanit. Operazione inversa alla precedente. Psicoanalizzare non per liberare ma per impegnare. Permettere l'introspezione non per dissipare i fantasmi, ma per dare consistenza, direzione e soddisfazione a certi grandi bisogni o chiamate che soffocano dentro di noi (e per le quali noi soffochiamo) se non tradotte e capite. In verit si tratta di una delicata e complicata opera di scoperta poich in questo campo professore e studente, colui che dirige e chi diretto, avanzano entrambi a tentoni: lavoro per molto fecondo poich impegnato a discernere non pi ci che ci lega e ci appesantisce ma le molle pi segrete e pi generose del dinamismo psichico che ci anima. Insomma fino ad oggi la psicoanalisi ha mostrato un interesse essenzialmente medico nel trattamento di forze e casi individuali. Al massimo si occupata, in relazione a gruppi limitati (soprattutto a famiglie). Non sarebbe venuto il momento per la psicoanalisi, attraverso lo studio in ogni uomo delle sue aspirazioni transindividuali, di impegnarsi nellelaborazione di unEnergetica (una Psico-Energia) umana proporzionata e ad uso di un gruppo zoologico in via di totalizzazione planetaria? (*) Siamo convinti che questo sia il lavoro elettivo ed proprio questa visione evolutiva che da sempre abbiamo assunto come fondamento per la nostra ricerca ed il nostro lavoro. (*) P. T. de Chardin LActivation de lEnergie ed. du Seuil, Paris 1963 A.C.

SCHEDE

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Normalit
I nani e i giganti non sono normali perch si discostano molto dalla media statura. Alcuni si accettano, altri no, comunque tutti i troppo alti o i troppo bassi portano con s un sentimento di anormalit. Cos accade per ogni caratteristica che significativamente dista dalla media. Se per gli aspetti fisici relativamente semplice definire le qualit medie e quindi normali ( sufficiente un po di statistica), pi complessa diventa la questione quando si tratta di aspetti comportamentali e mentali. Se, per esempio, mi vesto in modo stravagante non sono normale, in quanto non rispetto certi usi convenzionali della societ a cui appartengo. E noto che usi e costumi cambiano col tempo e con la geografia, quindi appare sensato parlare di convenzioni mutevoli. Ma la convenzione da dove arriva? Qui si apre un grande dibattito che, semplificando, potrebbe vedere due contrapposte fazioni. La prima parla di leggi, innate o date da qualche Ente al di fuori di noi. La seconda, che condivido, parla di acquisizione storica allinterno di ogni gruppo sociale: le abitudini, i prodotti umani delle nostre attivit, le pratiche e i riti creano una ragnatela di norme che noi diamo per certe, normali. Quando queste abitudini sono ormai consolidate e riconosciute dalla quasi totalit di persone, allora esse diventano scontate e vengono agite automaticamente, senza metterle in discussione. Wittgenstein parla di giochi linguistici per indicare una serie di convenzioni che, allinterno di un certo contesto, permettono la reciproca comprensione. Ma non esiste un solo gioco, bens infiniti: ogni gruppo, societ, epoca storica ha i suoi. Si potrebbe dire che ogni coppia di amanti ha un suo linguaggio, comprensibile solo dai due protagonisti. Quando dico la parola tavolo, subito qualsiasi interlocutore sa di cosa sto parlando, ha un suo concetto di un oggetto che molto simile al mio. Se per caso linterlocutore non mi capisce attribuisco a lui una anormalit, ovvero una non appartenenza al mio gruppo di riferimento (potrebbe essere un bambino che non ha ancora acquisito il linguaggio, o uno straniero che non capisce litaliano, o uno fuori di testa). Il principio di realt, di cui parla Freud, quindi un adeguamento a certe norme che fanno assumere significato a tutto quello che esterno a noi. Senza un gioco linguistico condiviso ciascuno di noi sarebbe autistico. Possiamo dunque concludere che la stragrande maggioranza di noi normale, per certi versi banale: le coordinate di vita che ci permettono di procedere sono pressappoco uguali per tutti, con buona pace di chi si sente fuori dal gregge. Eppure legata alla parola normalit spesso c sofferenza. Soffre chi si sente troppo normale e chi si sente anormale. Nel primo caso c lincubo del grigiore, della banalit, della mancanza di una vita piena di effetti speciali (vissuti da altri lontano dalla propria vita). Nel secondo caso c la solitudine di colui che non si sente riconosciuto in un gruppo. Il senso di appartenenza fondamentale e per essere accettato ciascuno di noi sacrifica una parte di s a delle regole esterne. Questo meccanismo alla base della costituzione del falso s di cui parla Winnicott. Secondo questo autore, un bambino che non si sente compreso tende a nascondere le sue vere caratteristiche per adeguarsi alle aspettative dei genitori. In tal modo sar accettato e svilupper un senso di appartenenza, ma sacrificher la parte pi genuina di se stesso. Questo atteggiamento si riproporr nel corso della vita, in forme pi o meno gravi. Tale tematica assai nota fa luce sui vari sentimenti di divisione che spesso accompagnano molte vite. Per fare un esempio tra i tanti, sufficiente ricordare una novella di Pirandello in cui il protagonista era un uomo di successo, stimato, rispettato. Ma giarsi da anormali, contrastando con i propri atteggiamenti le regole duso comune. C quasi una rincorsa a fare gli strani, senza accorgersi che poi si finisce in un altro contesto usuale che attua un gioco linguistico dove la propria stranezza diventa normalit. Detto questo, importante riconoscere che nessuna convenzione, per quanto utile e inevitabile, potr classificare una singola vita. Luomo medio non esiste, ma solo un gioco statistico per cercare di dare sicurezza allesistenza. La regolarit e la forma sedano langoscia proveniente dal caos. Le classificazioni psichiatriche delle varie malattie mentali hanno, tra le altre cose, la funzione di salvaguardare un senso di normalit al quale ci si aggrappa nel momento in cui si pu descrivere la malattia. Dunque ciascuno di noi normale in quanto condivide un sistema di riferimento, anche inconsciamente, ma anche singolare, ovvero anormale, per le peculiarit che lo caratterizzano. Spesso questa discrepanza causa malessere profondo in chi si trova diviso tra diverse parti di s contrastanti. E salutare portare alla luce, far vivere la propria essenza, ovvero ci che si veramente, senza compromessi di comodo per essere ben accetti. Al contempo non ha senso assumere atteggiamenti superbi o presuntuosi per la propria diversit, in quanto in tal modo ci sarebbe una normalit da combattere, un nemico da affrontare; e il sentirsi anormali comporta sempre un sentimento di esclusione, e quindi di sofferenza. Lunica soluzione mi pare sia quella di riconoscersi assolutamente normali, qualunque cosa si faccia. Questo non un inno alla psicosi: se i nostri comportamenti diventassero davvero psicotici, non troveremmo interlocutori che entrano in empatia con noi e avremmo un senso di estraniamento dal mondo quotidiano, con conseguente sofferenza. Un esempio pu forse essere di aiuto. Lomosessualit lanormalit per eccellenza. Se una persona omosessuale spera nella normalit sociale avr una vita di frustrazione, in quanto, a tuttoggi, la nostra societ basata sulla coppia eterosessuale. Tale persona sar destinata a vivere nellombra. Laltra possibilit quella di assumere un atteggiamento di superbia e arroganza, per contrastare la normalit atteggiandosi a diversi che sbandierano il loro essere. In questo caso c comunque un senso di non completa accettazione di se stessi, perch una propria caratteristica diventa la ragione della propria vita (e la vita non si esaurisce nella sessualit e affettivit). Unaltra possibilit, difficile da seguire ma sempre pi frequentata, consiste nel sentirsi assolutamente normali, quasi banali. T.T.

nella solitudine del suo studio provava la pulsione di prendere la sua cagnetta per le zampe posteriori per farle fare la carriola nella stanza. Un gesto senza senso, nel disperato tentativo di fare emergere il vero s soffocato dalla maschera sociale. Alla parola normalit associato spesso un certo disprezzo. Ciascuno, sentendosi unico, si riconosce tuttaltro che normale. Quindi la paura del gregge determina formazioni reattive di ribellione per distinguersi. Ciascuno di noi individua magari tacitamente una o pi categorie di persone ritenute normali in senso spregiativo, il che ci illude che le nostre vite siano speciali. Anche la persona pi grigia e banale avr in cuor suo unimmagine di qualcuno che pi normale di lei. Nella nostra societ massificata, quindi, diventa ormai un atto di merito atteg-

METODO

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Psicofarmaci e Psicoanalisi
Dottore, mi sento ansioso non riesco a dormiremi sveglio presto al mattino Bene allora prenda 1,5 mg. tre volte al d di questo ed alla sera, prima di andare a dormire, prenda una compressa di questaltro Ma avevo gi provato quello e .. Allora prenda ancora questo 0,25 mg. due volte al giorno prima dei pasti...
Pu sembrare assurdo ma molto frequentemente questo il copione iniziale che porta allanalisi; c un sintomo da curare, mi sento malato, vado dal medico; e, come da nostra cultura, lo subisco. Quanta ansia gli mostro? Tanta, poca, ma senzaltro direttamente proporzionale allinchiostro che si verser sulla ricetta. Se il mio medico particolarmente attento all'importanza dell'aspetto relazionale, potrei anche essere indirizzato verso uno psicologo o addirittura uno psicoanalista. con o senza psicofarmaci. Con o senza - dicevo - perch la presenza o meno del farmaco e/o dellanalisi non questione di poco conto e frequentemente ci porta a vivere una contrapposizione inutile, se non dannosa. Paradigma fondante tale contrapposizione la filosofia occidentale che, in quanto dualistica , si riverbera inevitabilmente e con gravi conseguenze nella nostra medicina. Se approfondiamo il discorso si pu riconoscere che esiste una vera e propria ideologia del farmaco; essa molto semplice: bisogna sedare, rendere tranquille le persone agitate; questo peraltro risponde a due esigenze della nostra struttura sociale: il controllo ed il mercato. Entrambi hanno interesse a ridurre il disagio psichico a malattia organica. Direi che questa semplificazione ideologica del dolore psichico rende ragione dell'ampia diffusione degli psicofarmaci, spesso prescritti con poca attenzione, talvolta addirittura autoprescritti con medico connivente. Se osserviamo il problema in termini epistemologici, il fuoco si concentra sulla annosa questione del dualismo mente-corpo, per cui o ci si occupa della migliore cura della malattia psichica (come fa la medicina oggettivante) oppure, riconoscendo valore simbolico ai sintomi, si pensa alla comprensione ed al senso che essi nascondono in s (come fa la psicoanalisi) in una visione universale in cui tutto, corpo umano compreso, pensiero vivo. Possiamo anche dire che il pensiero (per la sua fenomenologia) ha una serie di corollari che chiamiamo attivit psichiche, tra queste intendiamo anche le emozioni con tutti i correlati psicofisiologici (vasocostrizione-vasodilazione, sudorazione, pressione arteriosa, ritmo cardiacorespiratorio etc.). Sappiamo che tutte queste funzioni hanno un substrato neuroendocrino, neurotrasmettitoriale che fa capo alla struttura del sistema nervoso centrale e periferico, ovvero parliamo specificamente di attivazione-inibizione di circuiti neuronali, di attivazione dei releasing-factors ipotalamici con tutti i loro organi bersaglio etc. etc. Linsieme delle attivazioni che arrivano allesperienza cosciente costituiscono la fenomenologia dellemozione, e, insieme ai contenuti del pensiero, una delle possibili fenomenologie del pensiero stesso cosciente di s. In questa concatenazione circolare di considerazioni, la coscienza lelemento che discrimina lautomatismo biopsichico (che potrebbe andare in loop allinfinito), da qualcosa che cerca trasformazione ed evoluzione e che, proprio attraverso la sfera biopsichica (automatismi compresi), cerca significato. Di conseguenza parlare di correlati neurofisiologici dell' emozione e del pensiero non ha senso: essi sono ununica cosa con il pensiero stesso. Lo psicofarmaco, considerato allinterno del solo sistema di conoscenza neurobiologico, pu fare molti guasti; i pi frequenti riguardano lo sviluppo dellalienazione dal sintomo, la passivit e la dipendenza psicofarmacologica, per non parlare dell' autoprescrizione selvaggia che ben nota in ambito neurologico-psichiatrico. fondamente nella vita simbolica dellindividuo, alla ricerca di un senso evolutivo come tutti gli altri elementi alchemici di questo percorso. Voglio raccontare brevemente lesperienza di A., emblematica per quanto stiamo trattando. A. soffriva di attacchi di panico, curati inizialmente solo farmacologicamente; su consiglio del neurologo approdata alla psicoanalisi. Inizialmente il farmaco la sua unica ancora di salvezza: gira sempre con i salvavita nella borsetta; di quel periodo questo sogno: Dovevo cibarmi di un piatto guarnito di prosciutto e scatole di psicofarmaci, ero nauseata Il sogno fa riferimento alla dimensione di oralit e dipendenza dai farmaci: la nausea annuncia il momento di cibarsi di altro, di incontrare una maggiore soggettivit e di staccarsi da una dimensione oggettuale e biologica dalla quale ci si sente agiti senza possibilit di uscita. A rincarare la dose arriv anche questo sogno: Cercavo di afferrare gli psicofarmaci ma mi si squagliavano tra le mani e cadevano . In una successiva e meno tormentata fase dellanalisi, quando gi da tempo aveva esaurito la terapia farmacologica, A. sogna : "Il mio neurologo veniva da me per imparare linglese. L'oralit e la dipendenza vengono gradualmente elaborate: la figura che curava la sfera biologica impara linglese - ovvero il linguaggio simbolico universale. In una lettura sovrapersonale il sogno segnala anche la necessit di incontro tra i due mondi culturalmente opposti: la medicina e lanalisi possono parlare, comunicare con la stessa lingua simbolica. In un terzo momento A. entra ed esce da momenti di scompenso: la netta percezione del Numinoso si alterna al sentirsi totalmente agita dal biologico. Questo senzaltro il momento pi duro e assolutamente sacro del suo percorso. A. torna con riluttanza all'uso dei farmaci ma presto ne accetta la convivenza con una coscienza nuova: con lumilt dellIo che accoglie senza vivere come una sconfitta il ritorno dei sintomi. Passato questo periodo la situazione migliora sensibilmente e da allora in poi A. scala le sue pastiglie fino ad esaurimento. Possiamo dire che in questa fase siamo distanti anni luce dalliniziale rapporto con la terapia farmacologica: non c pi la necessit biologica dalla quale si dipende mani e piedi, senza poter fare nulla, sviluppando passivit e dipendenza. Il farmaco una delle tante forme di Amore, Amore per s, Amore dellEssere per aiutare a dare consapevolezza alla vita e a mantenere viva la Presenza. P.C.

Psicoterapia e psicoanalisi, d'altra parte, se escludono ideologicamente con atteggiamento dogmatico la sfera neurobiologica, possono favorire un irrigidimento dellIo, nel suo intento di farcela da solo a tutti i costi, incorrendo cos anche esse nell'errore di rimuovere sia linterezza del corpo-pensiero che i tempi specifici del corpo, il quale spesso ha latenze sintomatiche lunghe e in taluni momenti intensissime. E intuibile come questo atteggiamento rigido possa colludere anche con vissuti di onnipotenza, non solo dellanalizzando ma anche dello stesso analista. Il momento dell'opportunit di assumere il farmaco pu arrivare allinterno di un percorso analitico; potrebbe essere allinizio, con interruzioni e riprese nei momenti critici dellanalisi, oppure per brevissimi periodi in cui il dolore intensissimo e non reggibile. Latteggiamento dialettico da parte dellanalista fondamentale proprio per la posta che in gioco e perch, come suggeriva C.G. Jung, i momenti di scompenso psicotico possono darsi nel percorso individuativo. Lo psicofarmaco penetra pro-

METODO

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Spietatezza
Il bravo chirurgo, se vuole guarire, non pu permettersi di essere pietoso.
Trattare le dinamiche umane significa trattare anche lo psichico nelluomo. Questo, per lanalista, oltre a costituire una necessit reale e simbolica, impresa non facile in determinati momenti, molto faticosa, ardua e piena di incognite. Lanalista, nel dialogo con l'analizzando, pu trovarsi a dover inaugurare, attraverso un suo gesto consapevole, un percorso nuovo per entrambi che richiede unincisivit e una durezza che spesso fanno male. E linaspettato che irrompe, il perturbante, il caos. E il tutto si d come necessario poich il passaggio allintersoggettivit non pu mai essere emotivamente neutro n pu darsi nella pacatezza di un colloquio su un piano semplicemente razionale. I salti coscienziali avvengono nel tumulto di una forte tensione e si rivelano, nel tempo, il frutto, lento a maturare, dellinsight. Sono cadute nel vuoto connotate da un potente e immediato sentire che lascia senza fiato e solo gradualmente maturano in forme pi evolute di consapevolezza e comprensione. Il pensiero che ne scaturisce come il sereno che torna dopo una tempesta: una nuova forma dordine partorita e maturata dallo stato precedente di caos. Ci che prepara tali salti coscienziali sono fasi particolarmente delicate in cui il percorso tutto rischia di essere messo in discussione; per questo importante poter reggere, sospendendo il giudizio. Si tratta di momenti acutissimi, forti, che possono essere raffigurati come un flash improvviso che provoca stordimento, confusione ed un momentaneo accecamento. La luce che abbaglia la fonte della rivelazione. Nel linguaggio della mistica la lampada dei misteri, che illumina il cammino dello spirito ma produce anche un tenebroso orrore perch simbolo della giustizia rigorosa. Momenti cos forti sono scossoni che non passano inosservati alla coscienza e richiedono spesso tempo e pazienza per essere, almeno in parte, elaborati. Su un piano di realt si tratta, talvolta, di accadimenti specifici e scelte ben precise che coincidono con configurazioni simboliche archetipiche; si accompagnano a gesti, parole atteggiamenti e vissuti espressi direttamente dallanalista ed come se una folgorazione irrompesse nellesistenza. In questi casi, essere da una parte o dallaltra non fa differenza. Ma, parlando di rapporto analitico, lanalista che marchia a fuoco laltro, non pu essere altrimenti. Il suo maggior livello di coscienza lo legittima infatti ad usare un potere che talvolta si esprime in un gesto violento quanto, spesso, inaspettato ed impietoso. E cos accade che, proprio per amore dellaltro nonch per la propria stessa sopravvivenza quale soggetto, lanalista si veda costretto, non senza fatica, a spezzare, vigorosamente e senza incertezze, quel cordone ombelicale che confonde il confine tra fantasmi e realt, mondo infantile e genitalit, tra simbiosi e individuazione. Tagliare quel filo simbolico significa aiutare laltro a sancire definitivamente linizio di un nuovo ciclo esistenziale. Dietro quel gesto simbolico si cela un fare invisibile, altrettanto valido, reale e determinato di un generico fare in senso fattuale. Come, se si vuole aiutare qualcuno concretamente non basta sostenerlo moralmente ma occorre agire, cos, nel rapporto analitico, il compimento dellopera pu prevedere il momento critico della frattura e della solitudine. Rigore, disciplina e determinazione per un gesto che spesso, nellimmediato, sembra portare solo confusione, dolore e disperazione. Il primo a patire la spietatezza di quel gesto che provoca consapevolmente dolore lanalista, archetipo del guaritore ferito. Lingrato compito che lo aspetta infatti grande e grave: prima di saper infliggere un dolore allaltro, compagno del rapporto damore, deve imparare a reggere la colpa di un gesto che, nel far male, fa bene. ancora da svelare. Nelloriginale greco il termine critico deriva da giudice: la voce del giudizio, ontologicamente presente nelluomo. La crisi costringe i soggetti del rapporto ad interrogarsi e a ri-vedersi e, in quanto tale, un processo creativo poich la voce del critico, come scrive J. Hillman, elimina il gi creato, il gi accettato, levidente. Per questo, senza troppo concedersi ai tentennamenti deve aprire dei buchi, deve distruggere. Percorrendo necessariamente la via negativa ci ricorda le realt invisibili. E, in ultima analisi, scrive ancora Hillman sempre a proposito del suo aspetto connesso alla creativit la voce critica archetipicamente necessaria al fare di qualunque tipo (), rende possibile il fare arte. Spietatezza agire senza provare piet per laltro: se in unottica sentimentale la connotiamo negativamente, come potremmo fare nellimmediatezza del giudizio, si rimuove una fondamentale verit: il bravo chirurgo, se vuole guarire, non pu permettersi di essere pietoso. Cos lanalista, moderno guaritore dellanima, se vuole salvare e salvarsi, ha da essere spietato nel suo invisibile operare per non causare linfezione di una coscienza gi fin troppo satura di materia, frammentazione e follia. La via interiore del processo analitico una via iniziatica e, come tale, procede attraverso rituali e prove talvolta molto dure da affrontare. E cos pu accadere di andare allinferno per poi dover di nuovo risalire verso la luce: sono eventi importanti per la coscienza, pregni di una forte tensione. Siamo noi, poi, nel nostro piccolo ego, a giudicare cosa buono e cosa non lo . In realt, se guardiamo alla vita come ad un divenire cosciente della vita stessa in noi, realizziamo la fugacit e linsensatezza del nostro controllo. Certo, non facile n sentiamo naturale accogliere il male, il dolore, la frustrazione che, in ultima analisi, ci rimandano a quel limite col quale ognuno, come uomo, ha da fare i conti. La spietatezza un'esigenza vitale e si d attraverso un dolore che, da uno sfondo caotico e apparentemente insensato, via via acquisisce corpo, forma e significato rispetto ad un ottuso dolore nevrotico che, nella sua rassicurante verit, inchioda sterilmente ad una mortifera staticit. La prova, allora, diventa per entrambi lennesima occasione di morte che si patisce sulla propria pelle ogni volta che un filo si spezza e una nuova configurazione relazionale-affettiva si fa strada. E cos, come dopo la crisi segue la lisi che lo scioglimento dello stato acuto, dopo il buio e la paura appare la luce e dal caos si prepara, si ricerca e, infine, si fa strada, un nuovo ordine simbolico che ci aiuta a farci sempre pi interi. L.O.

E un momento estremamente drammatico che richiede grande responsabilit e contempla gi il potenziale trasformativo nellambito del rapporto stesso. Come avviene davanti allo specchio che riflette limmagine di una sola persona, ci che delluno gi, immediatamente, anche per laltro, come ben intuisce linconscio del protagonista di questo commovente messaggio onirico: Il suo analista piange. Soffre per il dolore che gli ha procurato. Quadro vivente che, nella sua nuda autenticit, esaurisce in se stesso, senza troppe, inutili, parole, il senso della vicenda umana nellapparente contraddittoriet di un suo particolare momento esistenziale. Nel rapporto analitico, simbolo ed espressione della vita stessa, possono darsi irruenti, violenti ed inevitabili momenti di crisi: bombe energetiche che irrompono nella cornice di un senso nascosto

MITI E LEGGENDE

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Il cavallo
La simbologia mitologica che avvolge e permea la storia del cavallo presenta un'ambivalenza di fondo che lo vede da un lato come un essere nobile ed intelligente, affascinante e carico di sensualit, dall'altro come un concentrato di forza istintuale, capace di incutere angoscia e turbamenti. Ad esso dedicata la maggior parte dei miti e dei simboli propri della zoologia passionale: insieme al toro ed al serpente, lanimale principe dei Bestiari, propri dellarte scultorea e figurativa. Qui il ruolo ambivalente del cavallo ulteriormente rafforzato: puro e impuro, solare e funerario, uranico (nella mitologia classica appellativo delle divinit celesti) e ctonio (detto delle divinit della mitologia greca che abitavano gli inferi). Sorge dalle tenebre come cavallo-serpente (il cavallo porta con s la morte nelle leggende celtiche, irlandesi e germaniche) e termina la sua corsa come cavallo alato (associato al vento). Nell'immaginario collettivo simbolo di libert senza confini e senza limiti: la sua corsa affascina per la sua misteriosa alchimia di armonia e di forza che induce nel cavaliere l'esperienza di sentirsi tutt'uno col magnifico animale. Pare che la passione per il cavallo, da parte di bambini anche piuttosto piccoli, sia qualcosa che tende a manifestarsi con una perentoriet che ha dell'inspiegabile, apparentemente immotivata o quanto meno non riconducibile a particolari abitudini al contatto con l'animale. Sembra un amore innato che spinge a trovare il modo di avvicinare l'animale e prendere contatto con lui. La bellezza del cavallo, oltre all'aspetto estetico, dovuta al suo essere un mite, animale di branco; solo per paura pu reagire con gesti convulsi che possono apparire aggressivi: in realt un animale che non attacca ma, nel caso, si difende, cerca il contatto ed entra volentieri in comunicazione con chi sappia farsi con lui disponibile a cercare un linguaggio comune. Il suo aspetto imponente contribuisce all'effetto terrifico che, come in certi eventi naturali, si affianca al fascino. Il cavallo anche annunciatore di disgrazia, come nellApocalisse, in cui il cavallo bianco sta ad indicare il nemico venuto da fuori, il cavallo fulvo la guerra, il cavallo nero la carestia ed il cavallo verde la peste. Incarna lanima del giustiziere e del conquistatore, rappresenta linvasore straniero che soggiogher la popolazione indigena. Il cavallo fu ritenuto essere sacro, venerabile e temibile, da tutte le religioni antiche; gli dei Greci come Poseidone, Demetra, Artemide, erano detti hippios, cavallini, ed il nome di altre divinit era preceduto dal prefisso Ippo. Sempre in ambito leggendario, la principale qualit del cavallo quella di prevedere il futuro; conoscitore delle cose dellaltro mondo, vede ci che luomo non vede, conduce il carro del sole nella sua corsa notturna e, cos come Ermes e Caronte, funge da psicopompo nellatto di accompagnare le anime dei defunti nelloltretomba. Ragionando in termini simbolici, ed attenendoci al campo della mitologia e della raffigurazione artistica, possiamo affermare che luomo ha proiettato sulla figura del cavallo la propria natura ambigua e contraddittoria, divina e demoniaca. Il simbolismo psicologico identifica nel cavallo e nel cavaliere il rapporto esistente tra lEs, l'energia libidica che gura dei Centauri, favolosi mostri, uomini dalla testa allombelico e cavalli nel resto del corpo, che tuttavia, pi che incarnare l'equilibrio tra Io ed Es, sembrano piuttosto condensare le ombre di entrambi, in una sorta di confusiva indifferenziazione. Omero ed Esiodo ne parlano come di barbari abitatori dei monti, attaccabrighe, sensuali fino al midollo, senza freni nel godimento di donne e vino. Sulla loro nascita si raccontava la seguente leggenda. Issione, il primo assassino, ottenne, dopo lungo tempo, il perdono di Giove per il suo crimine, e in pi Giove lo invit alla mensa degli dei. Ma Issione, confondendo evidentemente la magnanimit di Giove con una manifestazione di dabbenaggine, approfitt delloccasione per fare proposte oscene a Giunone. Allora Giove, per metterlo alla prova, fece nascere una nuvola con le sembianze di Giunone. Issione sfog le sue brame su quella nuvola che partor il Centauro primigenio (ancora di figura umana per intero), che a sua volta si accoppi con le puledre del monte Pelio, e da qui nacquero gli Ippocentauri. Abbandonando la mitologia classica e addentrandoci nelle credenze proprie dello sciamanesimo, scopriamo che gli sciamani venivano raffigurati con occhi di cavallo e che il loro viaggio iniziatico consisteva in una cavalcata. Ed ancora, nellantica Cina gli iniziati venivano chiamati mercanti di cavalli, e nelle societ segrete cinesi i neofiti erano i giovani cavalli. In seguito, gli occultisti, in occidente, insistettero sulla relazione fonetica fra la parola cavallo (cavalla) e Cabbala e cos il cavallo divenne nei loro trattati lanimale cabalistico per eccellenza, veicolo della conoscenza e dellispirazione poetica. Quando non nasce dalla profondit della terra, il cavallo nasce dalle acque madri delloceano ed assume il suo ruolo celeste, uranico. Nelle mitologie indiane spesso Figlio dellAcqua. Il suo galoppo associato alla corsa delle onde e lo si ritrova anche accanto a Venere, come simbolo dellimpetuosit del desiderio. In seguito, la figura del cavallo si andata via via adattando alle esigenze proprie dellumano abbandonando le vesti di mitologica divinit. Si fa docile alle esigenze delluomo che, in cambio, gli procura sostentamento e cure; diventa fidato amico dell'uomo e suo indispensabile compagno: conduce il cavaliere, prevede le insidie, si ferma davanti allostacolo invisibile allocchio umano, pare cos obbedire docilmente alla volont del padrone, sopportando il morso con fierezza in un sorprendente esempio di intimit tra luomo e lanimale, tra il cavaliere e la sua C.M. cavalcatura.

permea il mondo intero, e lIo. L'irruenza di tale energia pulsionale propone all'individuo la difficile e necessaria sintesi in s di natura e cultura, di istinto e coscienza. > La sognatrice sta in piedi, accanto ad un maestoso cavallo ed ha tra le mani le briglie. Ad un tratto vede l'animale lanciarsi in una corsa sfrenata e teme di poterne essere trascinata con conseguenze rovinose, finch si accorge che le lunghe briglie permettono invece all'animale di galoppare per tornare, in un secondo tempo, accanto a lei.< Come nella realt anche nei sogni spesso segnalata, per contro, la pericolosit di una immediata e troppo facile confidenza con l'animale da parte del cavaliere, che inaspettatamente rischia sempre di essere disarcionato. C' molto da imparare per stare a cavallo, fino ad acquisire quella corretta postura che consente di diventare con lui un corpo unico e di affidarsi al suo movimento mantenendone la guida: n rilassamento molle consentito, n rigido dominio, quindi, ma un delicato equilibrio in costante movimento. Nella mitologia troviamo anche la fi-

RICERCHE

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Amore e gelosia
maestro di chiavi, guardiano di soglia
Le origini "torbide" di questi sentimenti Lamore normalmente quel rapporto interdipendente e convenzionato in un contratto anacronistico che, quando raggiunge il culmine dell'espressione sociale, si chiama ancora, vero e proprio dinosauro, matrimonio. Questo amore resta imbrigliato e soffocato entro gli archetipi ereditati da un ancestrale contratto sicch le aspettative sono previste e considerate legittime. Il fatto rilevante che le aspettative, radicate e tutt'uno con l interiorizzazione del contratto, si fanno presenti anche quando il contratto reale manca. Non si pu dunque esaminare questo sentimento senza considerare lambiente torbido allinterno del quale sorge: lambiente della psiche originaria e dei suoi primi movimenti istero-paranoidi. Pertanto sar utile soffermarci su quello spazio mentale che nato e si sviluppato parallelamente allevoluzione delle strutture sociali esteriori dal branco, al proto-villaggio matriarcale, ai clan patriarcali, ecc. Questo spazio lo spazio dellIo, comprende la nostra immagine con tutte le sue potenzialit, arricchita dei mezzi e degli strumenti di cui sa appropriarsi e che genericamente raccogliamo sotto il termine mondo degli oggetti damore. Il mondo degli oggetti damore Il mondo degli oggetti damore dunque il regno dellidentificazione introiettiva e isterica attraverso cui il nostro Io si espande (nel mondo) in virt del possesso e dunque del potere. Lidentificazione isterica appartiene a quel processo attraverso cui il nostro Io pu percepirsi e storicizzarsi in un particolare contesto grazie alla sempre maggiore acquisizione di oggetti damore e alla loro conservazione. Questi oggetti, detti damore si differenziano dagli altri perch ci fanno da interfaccia col resto dellambiente sicch veniamo mobilitati quando essi vengano aggrediti o ghermiti e pretendiamo che essi si mobilitino quando noi abbiamo bisogno. Sono oggetti, cose e relazioni considerate ed avvertite istericamente tuttuno con il nostro Io allinterno di un automatismo attraverso cui ci arroghiamo il diritto alla loro cieca disponibilit. In quanto assoggettati al nostro dominio o al nostro protettorato, pretendiamo che essi ci corrispondano con lo stesso fervore e zelo. Da queste considerazioni va da s che amore e gelosia siano interdipendenti. Ricordiamo l'etimologia di "gelosia"dal latino medioevale zelusus (pieno di zelo) a sua volta derivante dal greco zelos: emulazione, invidia aggiungerei io oggi gelosia: invidia superata nel possesso raggiunto e nellemulazione riuscita che porta linvidia a trasformarsi in gelosia. Gelosia verso persone ed oggetti Si pu essere gelosi dei pi diversi oggetti damore: delle proprie cose, della propria vita privata, del proprio partner, insomma di tutto ci che pu essere preceduto dal pronome possessivo mio. Certo, i gradi di complessit crescono quanto pi ci si addentra nelle gelosie verso le persone ma, in definitiva, si pu affermare che le dinamiche di fondo sono le stesse anche se nei rapporti interpersonali lincrocio di simmetriche corrispondenze complica parecchio le cose. Dunque solo per sterilizzare il discorso che parlo in prima battuta di gelosia verso gli oggetti e dopo di gelosia interpersonale, termine non esistente perch concettualmente incongruo e ci volutamente, proprio per aprirmi la strada al suggerimento che vorrei trasmettere: riflettere su quanto sia poco umano, dunque assolutamente incongruo fare dellaltro oggi un nostro oggetto. I vari tipi di gelosia Si possono elencare vari tipi di gelosia: la gelosia reattiva, la gelosia preventiva, la gelosia retrospettiva.La prima, gelosia reattiva, gelosia fisiologica. Un esempio: mi rigano la macchina, faccio terribili pensieri e magari impreco, non sar inglese ma fisiologica alla nostra latitudine. La seconda, gelosia preventiva, vive nel mondo della patologia: per evitare che loggetto damore venga danneggiato lo metto sotto sequestro preventivo. E il regno della patologia schizo-paranoica con tutte le sue mortifere implicazioni. Non presto la macchina a nessuno per evitare che me la danneggino. Non presto il libro perch temo che non me lo rendano. Uccido la donna che non vuole stare con me affinch non sia di nessun altro. La terza, gelosia retrospettiva, ancora pi grave da un punto di vista clinico perch essa denuncia la sopravvivenza di una psiche primitiva caratterizzata da mancanza di spazio e tempo interiori; vive nel mondo dellorgoglio ferito, nella societ dellonore, della vergogna e del sangue. Il soggetto, preda di questo sentimento, costruisce un mondo irreale, distorto, persecutorio fatto di ipotesi e di fantasmi. Un esempio: strappo il libro che mi stato regalato perch da una piega di pagina mi convinco che qualcuno lo ha gi letto prima di me! Oppure da un giornale: Uccide la moglie perch non era vergine. Poich la gelosia denuncia laspetto strumentale delloggetto amato, essa denuncia la natura dellamore a cui sempre si accompagna: amore altrettanto strumentale. Perch? Perch lamore cos inteso e cos esercitato lo strumento, come abbiamo gi accennato, per il gonfiamento e per larredamento, mobili, funzioni e servizi, dellego. La gelosia la sua guardia di soglia. Amore e gelosia diventano cos il maestro di chiavi ed il guardiano di soglia. Con una piccola differenza: se queste due figure simboliche sono presenti nelle tappe salienti di ogni viaggio iniziatico, in ogni impresa che racconta le peripezie delleroe (Virgilio era un maestro di chiavi per Dante, Cerbero era un guardiano di soglia), nel nostro caso esse sono utilizzate proprio per indicare la chiusura all'ignoto ed il rifiuto di riconoscere l'altro come altro da s. Tra conservazione e trasformazione Ci corre l'obbligo, a questo punto, ricordare che l'amore non si esprime solo attraverso queste ancestrali dinamiche. Se l'altro da me non scoperto gi in me prima ed oltre ogni altro esterno a me, egli mi rester sempre e solo oggetto, mentre se lo scopro come parte mia egli si vivifica della mia soggettivit ed questa percezione di me che mi aiuta a riconoscere e a conservare all'altro, fuori di me, la sua propria soggettivit. Anche nellamore, dunque, che si tende a relegare nei confini del naturale, luomo mostra la sua condizione contraddittoria sospesa tra conservazione e trasformazione. La conservazione spinge luomo al concretismo, al narcisismo, alla patologia della comunicazione. Essa perpetua il rapporto dinterdipendenza basato sulla archetipica divisione soggetto-oggetto, maschio-femmina, onore-orgoglio. La trasformazione spinge luomo al simbolo, allintegrit psichica, al ritiro delle proiezioni, alla corretta comunicazione, alla libert dalla condizione archetipale. La trasformazione anela allinstaurarsi del rapporto intersoggettivo basato sul riconoscimento della reciproca presenza e soggettivit. Essa cerca un altro termine se ancora ti amo vuol dire ti voglio. Se cos , infatti, esso segna inequivocabilmente la prevaricazione delluno, il possessore, sullaltro, il posseduto. Non ci si pu amare reciprocamente pena lirrigidimento statuario nellabbraccio possessivo e mortifero. Stesso blocco ingessante si produce nel caso in cui entrambi vogliano contemporaneamente e fuori dalla relazione luno il bene dellaltro decidendo, da s, ognuno dei due, quale sia il bene dellaltro. Insomma, l'amore, come abbiamo visto, proprio una cosa meravigliosa! Una magica, complicata, ineluttabile e controversa alchimia dalla quale, in ogni caso, non ci si pu sottrarre. A.C.

Stream of Consciousness

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Parole... parole... parole


Siamo sommersi di parole e spesso ce ne lamentiamo... parlando ulteriormente. Tuttavia fin troppo facile convenire che c parola e parola: c parola che svela e parola che copre, parola di verit e parola che mente. La parola di per s non ne pu nulla: essa non ha valore assoluto; il suo essere o meno in relazione ad un pensiero, che possa dirsi tale, dipende dallatteggiamento di chi la proferisce nonch di chi la ascolta. Molte parole vengono appositamente indirizzate ad ascoltatori distratti o sovra pensiero ed hanno lo scopo di confonderli; altre vengono pronunciate con tale e tanto autocompiacimento, da chi ama sentir parlare solo se stesso, che non resta pi spazio per linterlocutore. A volte le parole altrui vengono ascoltate con sufficienza o con pregiudizio e finiscono per non trovare reale ascolto. Altre volte vengono date per scontate, o avversate per principio. Gli esempi di uso indebito o abuso della parola possono essere molti e riguardano i numerosi difetti di comunicazione di cui le nostre relazioni soffrono. La sensazione, cos spesso avvertita, di troppe parole dovrebbe invitarci a riflettere, anzich risolversi in facile lamentela. Daltra parte percepiamo spesso il nostro stesso pensare come un avvicendarsi di parole, ma anche qui il caso di discriminare: comunemente viene infatti usato il termine pensare per indicare numerose operazioni mentali che in realt poco hanno a che fare con il pensiero e che potremmo meglio indicare come: raccontare, descrivere, immaginare, fantasticare, rimuginare, razionalizzare, ... Se vogliamo riferirci ad un vero pensare, allora facciamo capo ad una parola chiara, che proviene dallintelletto, una parola accompagnata da un sufficiente distacco da ci che mutevole come lumore, contingente e soggettivo. Tale distacco richiede una certa pulizia mentale, una capacit di fare il vuoto e di liberarsi dalle tante parole e dalle troppe immagini che ingombrano la mente e la confondono: richiede di saper distinguere il rumore dalla musica. In filosofia si fa riferimento al concetto greco di Logos: parola, ragione, intesa come ragione universale che governa il mondo, principio per eccellenza, verit essenziale, accessibile allindividuo che sia capace di riconoscersi al di l della dimensione individuale: che sia capace di pensare. Lesordio di Giovanni lEvangelista suona esplicito: In principio era il Verbo. Il Verbo, come Logos, puro pensiero, dunque lorigine di tutto ci che . Quindi tutto ha a che fare con il Pensiero. Ma noi sappiamo anche che il Verbo si fatto carne, quindi ciascuno di noi, nel suo essere specifico individuo, manifestazione concreta del Verbo, della parola, e quindi del pensiero. In ci espressa la necessit che il pensiero ha di prendere corpo, di entrare a far parte della vita, di partecipare a quella quotidianit che solo erroneamente rischiamo di giudicare come altro dal Pensiero. E qui si apre laffascinante contraddizione che caratterizza la nostra vita di esseri umani in quanto, nel nostro essere particolari individui spesso anche chiacchieroni e parolai siamo contemporaneamente manifestazione del Verbo e dunque portatori di quella parola di verit che attraverso noi cerca espressione. Difficile conciliare queste due realt senza cadere in facili confusioni, senza sminuire la grandiosit di ci che in noi , e al contempo senza scivolare in una inflazione egoica che si manifesterebbe come insana follia. Mentre riflettevo su queste cose mi capitata loccasione di vedere un film cult degli anni cinquanta, un film danese, che narra proprio di questi argomenti: si tratta di Ordet La Parola di Dreyer, Leone dOro a Venezia nel 55. Vi si narra la storia del vecchio Martin Borgen, uomo assai religioso, e dei suoi figli, uno dei quali, Joannes, ex-studioso di filosofia, da tutti considerato malato di mente in quanto si crede Ges Cristo e parla solo attraverso citazioni evangeliche, tratte, non a caso, dal vangelo di Giovanni. Io sono la luce del mondo, ma le tenebre non mi hanno accolto. Il vecchio padre ed i fratelli di Joannes sono dolorosamente coinvolti nel rincormente la necessit di comunicare con gli altri affinch la Parola possa attuarsi. Linterlocutrice privilegiata risulta essere la nipotina, figlia di Inger, la quale senza sforzo alcuno crede, con la spregiudicatezza dei bambini, ci che lo zio afferma con convinzione: e cio che la mamma si sveglier, che basta pronunciare la parola con fede affinch il miracolo accada. E cos, con laiuto della piccola, che semplicemente sta, sorridendo, accanto a lui che pronuncia la parola (Chi crede in me non morir in eterno), Joannes riconduce Inger alla vita. Pu esser letta come una favola, oppure come una attualizzazione magari troppo concretistica del messaggio evangelico, non importante: ci che conta che quel film ha un potere toccante incredibile. Fa vibrare, dentro, la consapevolezza profonda dellenorme potere che la Parola, pronunciata in presenza e consapevolezza e soprattutto con fede, ha di incidere e trasformare ovvero di togliere il velo delle illusioni e di mostrare ci che veramente . E questa verit, cos radicale, senza dubbio fa paura. In realt sappiamo, abbiamo sempre intuito il potere di ci che pensiamo e di come lo pensiamo nonch di ci che diciamo e di come lo diciamo Joannes ha dovuto rinunciare allincontro esclusivo con Dio; ha dovuto far spazio ed aprirsi alla relazione con laltro, con il simile, affinch la parola di fede si generasse nel mondo e l incidesse concretamente. La parola potente quella in cui partecipe ed attiva la presenza del soggetto che si riconosce tale, nel suo essere uno con dio e contemporaneamente relativo cio in relazione con gli altri soggetti, pena lisolamento in un mondo autistico. Ecco perch la parola ha essa stessa necessit di essere comunicata: i mistici parlano o scrivono, si trovano comunque a comunicare ci che vivono nella loro intimissima solitudine. Ecco perch, insieme al silenzio, al vuoto, fondamentale imparare a reggere il peso della parola che svela. Come cogliere allora la differenza tra parola e parola? Differenza c e si pu constatare: nel dire in prima persona la parola, la parola che costa, che coinvolge tutto lessere e che, per come possibile in quel momento, lo esprime, lindividuo si trasforma. Ma questo richiede radicalit e amore profondo per quella stessa parola che da dentro preme per essere detta. Ed allo stesso tempo richiede la disponibilit a tacere, a contenersi fintantoch la parola sarebbe parola pigra, vuota. Altrimenti perch, insieme alle troppe parole ci sarebbero tanti non detti a rendere difficili le relazioni umane? Al solito ogni realt, per completarsi, chiede di affiancarsi al suo opposto: la parola al silenzio. Situazioni in cui non di casa il silenzio ben difficile che contengano parola vera. A.G.

rere e riportare a casa il giovane che, non rivolgendosi mai a loro personalmente, parla ad una fantasmatica folla e sembra perso in un mondo tutto suo. Accade poi che egli preveda la morte della cognata Inger, figura significativa in quanto centro delle relazioni interne alla famiglia Borgen, e che ella effettivamente muoia di parto. Joannes scompare, sconvolto dagli eventi e nessuno riesce a pi a ritrovarlo. Quando fa ritorno a casa qualcosa in lui cambiato: egli guarda in faccia i suoi interlocutori e vi si relaziona parlando loro direttamente. La sua fede non diminuita ma come se egli avesse compreso profonda-

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Le attivit culturali del 2001


LAssociazione GEA unassociazione che promuove la diffusione della cultura psicoanalitica anche tra i non addetti ai lavori. Cosa intendiamo per cultura psicoanalitica? Oltre lapprendimento di preziosi suggerimenti, informazioni attorno alle varie categorie cliniche dei malesseri e degli affanni quotidiani che ci affliggono, anche e soprattutto la costruzione di una nuova filosofia attraverso la quale sperimentare la consapevolezza di esserci e la gioia di sentirsi vivi. Le persone che fanno analisi o che lhanno fatta contribuiscono nel modo pi assoluto e certo al cambiamento dellumanit in senso spirituale, cambiamento senza il quale la vita si fa sempre pi aspra, dura, anaffettiva e meccanica. In una parola, alienata. Ci precisato e presupposto, va da s che un piccolo mondo di analizzandi e analizzati avverta il bisogno di espandersi, come ogni organismo vivente. E naturale, normale allora il desiderio di nuovi compagni, il piacere di fare cose che permettano a tutte le persone di avvicinarsi al mondo della psicoanalisi. LAssociazione si avvale spesso degli psicoanalisti che vi lavorano, per svolgere le attivit in programma. Essa per tende ad arricchire il punto di vista psicoanalitico con il contributo che altre discipline possono offrire alla riflessione ed alla crescita sia individuale che sociale. Ecco perch lAssociazione GEA ospita volentieri maestri e studiosi provenienti da altri contesti. Il risveglio della consapevolezza, che GEA promuove, viene ricercato in modi diversi: con incontri, conferenze, conversazioni, seminari, corsi di aggiornamento, maratone residenziali, con la pubblicazione di questa rivista, di monografie, ecc. Tutto questo lavoro stato un ben gradito compito svolto ampiamente dai

MEMORANDA 2001
Venerd 9 Marzo ore 21 Psicomagia Alejandro Jodorowsky Venerd 6 Aprile ore 21 Amore e gelosia Ada Cortese Sabato 5 Maggio ore 15 Mistica e Psicoanalisi Marco Vannini Mercoled 16 Maggio ore 21 Chi Kung Shaolin Wong Kiew Kit Venerd 1 Giugno ore 21 Adolescenti on-line Simonetta Figuccia Venerd 21 Settembre ore 21 Estasi e Panico Agnese Galotti Venerd 19 Ottobre ore 21 Emozione musicale e archetipo sonoro P. Cogorno e S. Figuccia Venerd 16 Novembre ore 21 "Sogno e Poesia" Cecilia Manfredi Venerd 14 Dicembre ore 21 Percezione estetica e simbolica del Mandala Alberto Toniutti

soci psicoanalisti e dai soci analizzandi o ex analizzandi. Ora stanno nascendo nuove iniziative promosse anche dai soci non in analisi. Come abbiamo segnalato nei precedenti numeri, lAssociazione ha una nuova sede,

festeggia il suo decimo anno di vita sicch pronta a lanciarsi in nuove imprese! E con la nuova sede, un nuovo programma, inaugurato in Marzo con Alejandro Jodorowsky, cui ha fatto seguito la conferenza di Ada Cortese in Aprile, lincontro con Marco Vannini in Maggio e con il Sifu Wong Kiew Kit. Gli appuntamenti sono elencati in questa stessa pagina. In autunno e in data ancora da definire avremo, tra i nostri ospiti, Corrado Pensa, studioso di religioni e filosofie dellIndia, nonch presidente dellAssociazione per la Meditazione di Consapevolezza e maestro di Meditazione Vipassana. Pu capitare che in sede vengano svolte attivit che non si riesce a pubblicizzare in tempo utile, o che, pur pubblicizzate, raggiungono, per motivi tecnici, in ritardo i lettori. E necessario quindi raggiungere tutti i soci e tutti gli interessati in altri modi anche pi veloci. Internet ci permette una comunicazione in tempo reale attraverso le e-mail, servizio che ormai la maggior parte della popolazione italiana sta adottando. Le e-mail costituiscono il sistema pi rapido ed economico per spedire messaggi a tutti coloro che vogliano essere costantemente aggiornati sulle iniziative di GEA e sui dettagli tecnico-organizzativi. Chiediamo a tutti coloro che dispongono di una e-mail di inviarcela gentilmente, per aggiornarci sotto questo profilo. Ricordiamo che i dati personali sono soggetti alla tutela della privacy come da D.P.R 318 e da Legge 325/2000. Abbiamo introdotto all'interno una scheda che preghiamo tutti gli interessati di rispedirci via e-mail, via fax o, normalmente, per posta. Invitiamo davvero tutti a collaborare per semplificare il nostro lavoro e per aiutarci a qualificare e migliorare la distribuzione della nostra rivista.
La redazione

Individuazione
Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale
Organo dell'Associazione GEA Via Palestro 19/8 - 16122 Genova Via Salasco 20 - 20136 Milano c/o Coop. "Altre met" Tel (010) 8391814 - Telfax (010) 8372750 E mail: gea@geagea.com http://www.geagea.com Anno 10, Numero 2 - Giugno 2001 Direttore responsabile: Dott. Ada Cortese Redazione: C. Allegretti, P. Cogorno, S.Figuccia, A.Galotti, C. Manfredi, L. Marsano, L.Ottonello, M.Quaglia, T.Tommasi, A.Toniutti. Ha collaborato a questo numero: A. Fratini La segreteria aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 18 dal luned al venerd.

Sped. A.P. Comma 27- Art. 2 Legge 549/95 - Genova Registrazione del Tribunale di Genova n. 31/92 del 29 Luglio 1992 Stampato in proprio.

In caso di mancato recapito si prega di restituire al mittente

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