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temente provvida quella che al solo marito ciiriccde il diritto di querelarsi dello adulterio (2).

11) bleiitre sotto la legge Giulia si dava balia a chiririyue di accrisdre le iidultere ( accordando solo ncl17azione la prrfri-enza al miirito ed al pridrc ) si iuterdrceva perb agli cslraiir.i di azcosare quella doniia clic fi~sse slziia rilenula come nroglic d'11 suo marito, s e prima non accusavano questo di Ieilociiiio: leg. 26, ff. ad leg. Jul. de ndrllr. L u d e \t7i g disse1'1. Innc. 3, disscrt. 4 , pug. 15. Kell' impero germanico la CaroIin;~ aveva rislretlo pi ancora che non si fosse fatto di1 Coslnnlioo I' azione, Iiriiilai~c1ol;i al solo conjuge. R:ii la l e g ~ e siilla riforrna di polizi;i dell' aorio 1577 ordiilb rioterc il iii,~~islrii(o iiiquisire di tifizio coritro le nduftcre che ahbaridonato il marito si fossero date a vivere coi loro drudi: !Va e C h t e r d e lege strxonicct prrg. 8 et 4. (2) Una queslioile elegi~ntissin~i: i: esiirninala dal BIO1.i n si ( n e l suo Jozirnnl r l i ~dvoit crinritwl (irt, 85&2) facendone argomento di apposita disseriaziurie. Iriiziato un processo conlro un marito adullero per avere tenuto una concubiria nella casa maritale si trova clie questa conciibi~ia era anclie cssa ii~aritata.Si vuoi procedere aricors coulro di lei ; iiia i l marito della medesima si oppone diceiido io non voglio: 'iccusando mia moglie di concubiiinggio voi 1" accuh ; l t ~di tidulterio; e 1' accusa di adulterio coritro ia donna ~iinrititii non si pub promiiovere senza 1i qriercl:i del marito. Vedasi aticlie la dccihionc> della Cassiiziona del 28 feh)~r;~.io 1868, ali' a r l . 86041, ile] siiddetto giornale, gi5 xitalii .sl)rn alla nota 2 del S. 1863. Altrki elcgiinte questione $01Icvossi in h-iincia. I l iii:irito qiicrcf;r la iiioglie per un adulterio ciil I i i i scoperto: i l prnvesso iie rivi.l,r allri due o piu Coniiiicssi dalla nwde~irii;t. Potrii i] I>iil>blico BIiriistrro spingere l i i 1 l : i i i ~ i I i i prrsrcuzione aiiciie per qiiesti P Atlert.ndo ai rigore del principio la Corle di Poilirrs 4 febbrajo 1 8 5 7 si pronunzi0 per 1:i negaliva. Qiiesia doitrir,n nii pare incetisrirabil~

quando gli adulterii non denunciati dal marito siauo conimessi con drudi diversi. RIa s e si trattasse di altri adulierii commessi con i l medesimo drudo, io crederei s e ne potesse prendere cognizione considerandoli come conlitrartaio~u' delI' adulterio denunziato, Questa sarebbe ragione giuridica t! solida: ma tale non sarebbe lo asserto della p~nesmt~zionr che il marito avrebbe clucrelato ariche gli altri adulteri s e li avesse conosciu~i.La querela deve essere un fatto, non una divinazione.

E tali consiclerazioni mi hanno sempre condotto a guarclare con diffidenza la limitazione che a quella sapiente regola vollero fare i pratici e le vecctlie osservanze giudiciali toscane, insegnando che anclie 1' adulterio potesse perseguitarsi ad azione pubblica quando fosse flag~~cmle. Questa dottrina nacque forse dal presupposto clie ogni adulterio nel linguaggio forense chiamato flagrante debba per ci essere tosto divulgato per tutta la citt; onde scoinparisca il pericolo di rendere pubblico a dispetto del marito il suo clisonorc. Ma quel presupposto fallace: o la sorpresa in flagolnc6ntedegli adulteri nacque per opera di privati curiosi, ed allora vi pii1 ragione di per+seguitare costoro per difiniazione se sono anilati a suonare attorno la tromba, che non di affliggere I' infelice niarito : o la sorl~resa in flagrante avvcniie per opera d q l i esecutori di giustizia perchi. (a mollo di esempio) nel fare una perquisizione doiniciliare trovarono che uno estraneo aveva preso il posto del contnmace riel talamo ili lui ; ed aHora deliito dei pubblici ufliciuli di tacere, e non abusare clcllo ufficio loro clivrilgmdo cosa segreta di

cui soltanto in ragione dell' ufflzio vennero in cognizione. Ad ogni modo anche deIi' adulterio flagrante la cognizione nel pnbbljco ?i limitata sempre; rimane coperta da una incertezza; vi potranno essere molti che non la crederanno ;e dopo qualche tempo potrh con speranza negarsi il fatto da coloro che avranno interesse a nasconderlo : ma un giuclizio criminale viene a notizia di tutti ;una sentenza di condanna B un documento che rimane in perpetuo a testificare in faccia al marito ed ,U figli deIIa donna impura la macchia patita dalla loro famiglia (i).
(l) In proposito della querela di adulterio molte eleganti questioni ha recentemente trattato lo illustre F a a n ci a in uno elaborato discorso pubblicalo nella Temi Zanclea anno 2, ti. 21 e 24; e anno 3, n. 6: discorso n~eritevole serio studiv di per 10 acume delle svariate argomentazioni, sebbene nou tutte le sue soluzioni nii sembrino accc(tabili senza ulleriore esame.

Dkltronde non si pub transigere sulle deduzioni logiche di un principio. Se la supposta pubbliciti nascente dalla fragranza desse balia al pub1)lico ministero d i agire di uffizio, la pubblicit reale che concorre nel caso di noko~ieide di scandalo, con- . drirrebbe alla medesima conseguenza, e la regola farebhe naufragio. E difatti i pratici conilotti da questa necessit logica insegnarono che potesse anclic? senza la flagranwa procedersi di uffizio contro gli ridulteri in caso di notoriet (1): nia chi non vede quanto sia elastica la nozione del notolaio, e come

possa da segreti nemici facilmente crearsi la notorietti per eccitare una incjuisizione di uffizio (2)? k ben vero peri, che vi sono ragioni rriaggiori perb porre da hanila i riguardi all' onore del marito nella ipotesi di adulterio notorio che non ve ne siano nella sorpresa in ;lag~+nnte, perchk il cessato riguardo ali'onore deila l'ainiglia lia una realta nel notorio, mentre non che una ipotesi nella f i a g ~ n j z sa. Ecco perche non mai persuase l'anirno mio 1;i teorica della pubblicitti dell' accusa nello adulterio

jiugra)zte.
(1) T O r r e de stzipro argum. 17, va. 9 G r a m ni a t I C o decis. 21,n. 7 S a n f e l i c e decis. 551, n. 14 et 15 A f f l i c t o 16eR O s a pr(txis crinii~anliacup. 1, ?L. 65 cis. 176. 3Ia discordavatio i pratici (conie ben natiiralr ) nel definire il notorio. Chi lo desumeva dall' ingresso ~ > a l c s r del drudo nella casa della donna: chi esigeva lo ingr;ivitl,iiiiento assente il marito: clii lo ravvis:iva nella confcssiorie clirb ne avesse fatlo la donna in giudizio: Ca p y c i 11s G a l e o t a c o n l r o u e r s i a ~ i ~lib. z2, cowlrov. (il, la. 5.2 ~~ C a p y C e I :It r o vol. 2, tlecis. 167; ct deeirr. 121, n. 22 Ce l d e r o decisiones Cntl~rtloniaeclecis. 30, n. 24. (2) Elastica pure la nozione del flngrunle. In Franci,~ stato deciso che lo stabilire s e si abbia o no flagranza nelI' adulterio spetta ali: arbitrio del giudjce: vJ o r i n Jo~uirruc~l d r ~tlroit c ~ . i ~ ~ ~ai r l e 8517. n. l

Piii disputabile pu essere 1' altra limitazione che voglia farsi alla regola nel caso in cui l' adulterio sia pedissequo ad un altro delitto, e si voglia istituire il processo per lo adulterio sotto il pretesto di VOL. 111. 26

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verificare i'altro delitto. In qriesta ipotesi Ia qricstione non pu nascere per il fine di procedere a condanna contro gli adulteri senza querela: cib aon si pu) mai. Ma 1 qncstiorie nel senso rovescio: 2 iion si pretende (li prinire 1' ailulterio senza quercia 'la concornitanza del n~cdesiiaoad un altro reato: si dubita ili non potere proceclere neyiprirc alla investigazione clell'altro reato pcrc.hB In ~ i ~ a ~ ~ c n n z ~ ? 111 cluerela impedisce di procedere per 1' adulterio. i.) penso clie debba rlistinguersi secondoch~il reato ~ieilissequoi- n~nggiorco minorc dt:li' atlulterio. Se r! maggiore ~ t o t r isenza dul~lkioconstatarsi l'aclnl~ f v i o niecliante il proccsso istituito a pulhlica azio-iie ; come se (a modo di esempio) contro 1 viri~iil:~ 3 si voglia provarc! il clisonesto lognrne per farne ai.gurnento ilella sua co1pnl)ilitl~ dclla cornplicitit, clr.1 o suo tlrudo: noil iriai pert pcr irrogare la pcna rlcfl' :-tdnlterio. Nessuno mni elevb questione i n simili termini. RIa rluanrlo invece il ilelitto pcclissecluo i : cli iriiiiorc graviti1 ( e specialmente so n~iniriio)in r.i.erlo che 13 non csperi1)ilitA dcll' nzionc contro il cl(:litto principale impcclisca la persecuzione anchc clcl celitto accessorio. E Io creilo per le identiclit! i.;tgioi~i pcr le quali Iio aostenuto la medosima tcsi in tcinn di ratto improprio.

Il diritto (li clricrcla i 3 personale nel marito, pm $;~risn che si proposto il tlubbio se avendo egli
j i i ~ i t ~ idi a

partire per Iringo viaggio confidato ad un

:iiniro il manclato speciale di querelare la moglic

i11 (daso cli acltiltci.io, sia il rnaililatario ricevibile alla

querela (l). illcuno volle distinguere su tale cl11estione dicendo che il nlaiidatario aveva poteri p(%:+ promuovere il processo e fzir constatare il duiittu della donna, salvo ad attendere poscia il ritorno d e l marito per giudicarla. Ma rlnesto mezzo termine alitiginriclico nou el~bepltiuso e non poteva averlo, b i perclik nessuno pu anticipatamente rinunziare al diritto cli purdonare, si perclih la .irolorli,8 di noli perdonare deve csccre ermssa con cugniziorie del fatto; ed "perci repugnalite clie sia prcanil~ula ilon solo alla coi~danntt,iun anche al processo etl allo stesso delitto.
(1) Quando il rilarilo sia sfato interclcilo per ritusn di pnzzin i l siio ciiriiiore non pu porl:ire r~ricrrla pcr ecliillerio contro 1;i moglie [li lui. Neppurr piib insislrre siilla qiir:r~I;i che sii :ibbia o or iato il riiiirito pririia di divci~irpazzo. ()iir.st:i propo5izione fu stabiliia i n Ft-anciii iri un c;i.so specit~lc clie tiavii ~iililo itd una singolare at-gonientazionc. I1 ritnril~~ er.1 ii~ipnzzaio ppr U I ) ccccsso di gelusiil: questo sliiio ptAtsevc:raiiLe (ilicevasi) iiidiicc prc~iiiizione chc il iiinriio coiiservi io sdr;:iio contro tiro;lie e uou abbia perdotiaiti, h3ii cib noil v,ilse. Sallo un liiirito di vista pi gener,ilc iiiicrcssaniissiiiin i l diibbio sc il Iiitor-c? di iiii coiijugc prlzxrr posha d;irc qncrcla 1,cr 1' nclulti~rio o per il coi~cuhiiiotodelI' a1ti+0 C ' O ~ I ~ I I A Ph ;I s s O I /LI(' I S P / ) V T ( ~ ~ ~ O I L S O T ~ I S ~ .1 ~ C C P B c d P l f r l ~ b' ccclirli+;~cprig, 15, n. 8 ) parvero dccidrrbi per In iiejialiv;~: riiii iiironn ccrrnbattiili da B i. O s s e f (11, I' nd,rl/r:re III!~. 155 ) i l clii:ile rrcisitnicnte eoslerinc clir il 111torr Jcl ~),izzo clerc avere 11iilii1 (li tlnrch qiierela contro 1r I I I ~ P delta con,i~~goli coiiinlcs:;e :I tl;iii~io del sii sotopo~to, pcr I;i riisioiie clic ~illi.iii~cri[i tlorcbbe iioa piiieiite (li inipiinili~ si I)cr ogni ~co~turiintczzii coiijiisi dei puzzi. Iiiipnririti da iii qucsla conL;esuetiz;i allri giurisii vollero si dossc la qilercid

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slesbo pazzo. Iii quanto a me iion mi spavento di qupl pericolo cliitindo per evitarlo biso-ogna iintlare incontro ed intoiler.ibil~assurdi. Per rne il conjiigo del pazzo iriterdelio noci pu querelarsi dn alcuno. Le ragioni di questa mia opiuione lo svolsi per largo nel mio scritto clie ha per titolo .Idulter8io (L darzno d i co~zjuyrprrtzo, e [~ubhlicatonel voltiiiie (lei linetir~zeritid i pr'nticn legislalivn, ossel.vuz. 7. Le conseguenze di uiiii qiierela di adulterio O di una desisteuza possono essere troppo terribili per la sorte cli una famiglia perclib si debbano consegnare alla a~~lo~ztri ~icititrcilc di uii demente, o alla priidcnzn di iin cririitorc, o diio trr-liirio di iin giudice. Tritte idee spaveutevoli. Il solo poter fio~iilins deve essrriie giudice, e nel grave giudizio deve essere conlpus sui. Vi s p a v ~ n t ala impuniti dell' adlilterioP Jla siate iil10r:i logici, e condannate le privale f a m i ~ l i e a l disoiiore ed alla roviiia perseguitandolo a pubblica azione. Rln quella impunit voi la tollerate quando il marito kace per heiiclih debolezze o riguardi, c? questa iinpuiiitii non vi s~iaventa la donirci sia unii Alessalina clie faccia pornp;i dei suoi ;idtilterii cou scaildalo di tutta la citt. E le fisiriie vi p r ~ n d o n o soltarito quarido il marito pazzo? Elictrllsi iinrrrcs cgo rlotr. : Se io dovessi tenere lo i~iinf,iiiiiglia sotto una legge siKa[ta eri~igrerciper il terrore. Rli a ~ k r r i r e h b e la idea clie s e io cadessi in demenza la nialignith di un ciiratore o lo zelo bijiotti) di un giutlice potessero per la debolezza dellii mia nioglic spargere i l clisonore, il doiore, In costertiaziorie nella iiii;t casa e sui figli rniei ; ed io risanato dal niorbo dovessi, torniito ;ille pareti domestiche, trov,ii.le deserte clella mia cornpaglia ~t~tliitn carcere, e di ogni sorriso dei figli iiiiei piariin ?;piiti scnz:i rip~irola niadre rapita cc1 il noiiie iiiiicoIii:ito. Sctiihra iiiipossibile che i vecclii 1)rcgiudizi abbiiirio tuttaviti Iaiito iltipero nnclie sopra uoiiiiiii clic si dicoiio libcrrili! . .

l f a nepprire a tutti i mariti viene concessa facolti rli condurre la consorte a d un giudizio criminale e ad una punizione per la infedelt da lei consumata. Pu il conjuge trovarsi in tali posizioni che la legge riconosca conveniente negargli il diritto di perseguitare la moglie. Un primo esempio cli ci6 si ha nel marito concubinario, come nella moglie adultera che voglia accusare di concubinaggio il marito. A costoro si nega l' azione ( codice Toscano art. 291, S. 2, codice Sardo art. 484 ) merci! la quale vorrebbero punita nell'altro conjuge la violazione di una fede che si da loro medesimi conculcata. Negando di dar seguito alla querela del marito concuhinario o della donna adultera, non gi& che si accordi al conjuge il diritto della vendetta. No: il delitto esiste; la legge non dice che non sia tale; ma unicaniente resta inlpunito per mancanza di idoneo accusatore, Erl esiterei pure a definirla una compensazione speciale ed impropria (l). Tanto % ci vero che le veglianti leggi guardano la esperibilitj dell'azione al .momento del suo tentato esercizio e non per gli antecedenti: cosicch, non distinguendo la legge, crederei (cluantunque autorevoli pratici sostenessero il contrario) clie il conjuge dovesse repellersi dalla querela ancorchb la sua infedeltri fosse posteriore al delitto clie denuncia, purchb precedente al momento in cui volle eccitare l'azione penale. Certamente quando la infedeltk sulla quale si fonda la recriminazione fu ct?ztevio~eal fallo del1 accusato non sembra doversi incontrare dificoltd. '

aila sua volta commesso adulterio. Se il clubljio si guard sotto il punto di vista della compensazione questa conclusione b cminenteiilente logica, perchk non pu dedursi in compensazione riii creclito estinto. Guardata invece sotto il puilto di vista di una ecce,nio?ze ostativa alla querela, la inedesima nasce dal fcttto precedente; e il fc6tto sussistendo ma]gi*tillo il perdano, la eccezione devc rirsiai1ei.e.
(1) Gii notai alla uiaicria dclla int;i:iria c11c cerli i~iiitii pai-ticolari di estinguere l' ;~zioue pendle iici drlitli pri\.iii rriiao uiia specialiti del reato ci' ingiiiria. Qucsia osscrvazio~ic ricorre in proposito clcllu co!rrl~c:zan;ioite. Non io seriz,i dificolt chr? ,iriclic nel renio di ini:iuria vorhtile si aioinist~ clic I;i corrip~risazione ri~till~inlr! rcciprocnnzii :lclle offe.c 11;ilI~r eslirigiiessc~I':izionr :inclie qitocttl ~ ) O ( ~ ~ Z : ~Blolli Srii i vt3cIJL. chi pratici hiill' :iiilorith tlcl B CI l d o r\i:liriscre tra gli cj'~,lii cioili e gli efc~erii pcntrli; e in ordine n qricsii Iieguroiio recisameiite ogni efIic:icia :iII;i coml~eris:tzioiie, riiciitre per gli cEctli civili 1' aniti~elte\~ario qiiusi tulii i delilli, e nrgciiti rneiitavduo a coutrario dalla l, s i nvilro S. q i ~ o l i e s ] d c COPIAI h1 y ti i LI l; e r o Irerunt. - G a i l l li6. 2, obs. 100, n. 9 t ~ j s la, ci~rlt.5 , I / . 3 . hiei5sa11 o de cov~pcttstli. talrp.8, ytc,tt:st. 35, 11. 12 ti :ir p p e c h t irtstlirit. lib. 4, l i / . I , Ilr u r 111 r /i*>.l , S. ilijzt~*it[u ~ i t c j ~ z, l,. 90 tJt wqq. : J ,t . 7 S . l , 7 5 - A ri i'iori. i o rlecis. i'liolos. dccix. 127, )L. . - U O il r i o c o t ~ s i , 11. S!) 5 . S Si: [I i. n ~l e i. (le ji't~dis p I ~ M, ('(I;).4 , I L . 123 - (: L :I I o t . i . ! I t . 0 , I 8 - i 3 e i. l r 11 i o C O O C ~ ~ ~111.rrlit*nSil. p:clXs 6 , conc'lus. 64, 11. !il. J1,i i piii , ~ . iiiiti I: orliiiiiscro ;trictic ;i$i rlYct(i ~iciit~li iicllc io:iriiii. vcl-i reali coilie verb:ili, ulrpoggi;iiiilosi : i I I , i coiisirlcr,iziuiic clie Ira incpubblica iiun 11,i ii:kressc ticl1;i ~iiiiiiziotiedclle irigiiirii.. La qude coiisidcrLiziuiie bcoclii, potesse ripeterai iit imiiic ad nllri clclitli di iiziorie priv,iia iiou si volle per ii11clei.c

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(come ho gi detto di sopra) onde rimase iina speeialif della ingiuri,^: B o c c i o ia tit. (le hqtir. n . 51 Grivellio rlrcis. Dolonne dec. 43, )i.50 G 11 t t i e r e z de conipr1nsrrt. Iib. 5 , qlirrest. 13, ? I . 2 6 . In proposito di tale controversia sono Iatissime le trattazioni del B a r g n g l i fde dolo lib. 6 , reyulo 15 ) e del Pa C i a n o file probation. Eib. l , cap. 59) clie le dis>e yrrrcticnbilis e/ frictrus(c qicrrrstio sed difjitcilis et hrocrirtlicn. Nell>drilterio per non iacontrasi altreit;inta divergenza, ed comune la opinione che qiiantunque per il fi~vore matrimonio si amineil4 la compeiisiizione di aduldel terio con adulterio al fine civile ( C o s t a l i o ndverscirioi.uet pcirs 4 , Zii). 2 4 , lex 3 9 , pog. (i30 Gn l l o dc (*xceptio~ib. po?*s 2 , til. 4 , earcpl. 8 , ?a. 20, et nrqg. fi~l.288 - P f e i C f e r colleclio nolribil. derisiiinrnb /Tirssr, - Crrsscllrirzrtrr~m Ionio 3 , d e c . 1 1 8 , ? 1 . 1 T r e v i s a r i o pors 1 , d c c i s 45, 11. 2 ) cio di evitare la separnzione d i toro e le perdite dotali, la non si amrriekle rnai ai fini penali: B e r s a n o de co)npensat. cop. 2, qctcrest. 25, n. 4 W u r n1 s e r p r ~ c l i e a ? ~ . ribserunt. lib. 1 , lit. 4 6 , observat. 15 S c u l t e s in ddid. rrd ~Vudcst. Pistor, prrru 3, qunest. 127, 71. 2 0 pt seqq. P u f fc n d o r f obseruntioncs loin. 5 , obr. 123. In faccia a qi:esto sfato di dottrina sembra che veraniente la regola arnIncss;] oggi da tutti, per la quale si uega alla rnoglie adullcra ctl ;il iiinrito coiiciibin;trio il diritto di qiierrla, non possa gii;trd;irsi conie una vcra c propriil cou1/7ensri,-ione, ma piiittosto conie una ecceziorbe pret~iudicinls; conirnie pi esnt1:irnenLe i francesi fJiji de non recevoir,) la vennero denoiiiiriaiido. Li1 questione nori purainente di non??; anche ipesta volta sotto la larva della diversa formula ci cela titia cliversili di sostanza. Se I' adultero si repellesse per il principio puio della compensazione bisognerebbe dire che non lo repclle n iin adul~c~rio prescritto, nb un adrillerio perdorinto; perchk non pub dedursi in conipcnsazione un credito cstinlo. hld giinrdata la coso sotto il ~iuritodi vista di iina c.ccezione pregiudiciale: dettata in odio del querelante, qiicste due questioni possono ricevere una soluzione diversa. La

rixore nlterins, nr~?izquidrepellitiir nb ncc~isrrndotirore*, sliam ? Dic quod non. E che la leg. 1.5, 5. t non potesse contemplare il marito adultero resulta evidente dalla leg. 1. Cod. rrd lege~rz+Jltlia de adzilt criia. w (21 Fu una specialita della pralica argomentala dal diritto Roruano che I' ;idulterio si prescrivesse In cinque anni anche dove in generale occorreva per tutti i drlitii la prescrizione di anni venti : P r i o r i prritica crin~inctleprig. 178. Vedasi U r o u s s c cle I 7 didt&rc png. 194. (3) Sembra che la eccezione del conciibinalo debba essere personale alla donna quando si desuma dalla consider a z i o ~ eche la donna deduca essere stata Lratta a ntuncare p c ~ esenzpio del ~ n n r i t o Certo per che dedoita dalla lo . donna !<I eccezione profitta anche al complice. Vedasi MOr i n frtrt. 9052 ) intorno al caso della conrubina cong~dat;~. Vrdasi anche BI o r i n art. 9020. M ; i s e la moglie del marito conciihinario querelata da lui per aduiterio non voglia dedurre la eccezione del concubinato, potr dedurla contro voglia di Ipi il com1ilice coaccussto? E s e 1:i donna venne a morte senza dedurre quella eccezione il complice (posto che il piudizio continui contro di I i i i ) la potr egIi dedurre P Su questo argomento F a r a n d a nello scrilto citato ha propugnato la tesi della perso~ialitd della eccezione di concubinato applicandola ad aaibedue le suddetie questi0,ni. Ma le argomentazioui per quanto sempre ingegnose dello illiistre giurista non vnigono questa voila a persuadermi. 11 siio principale equivoco sta riel confondere ci clie E proprio dell' uzionc cou cib clie

- ivi - Q d t l si air crii~u~iittritudull~~riirrn curn

60iiip~ns:1zioii~ nkli~ltcrioi11 Jini rirlili s i ;ippo~zi.i ~ i i l l , ~ ili /,.g. 59, f f stiliito ittr~t~~irrrurri~,, 15, S. J, /T, rrd lr.get,r ef Irg. .Jiilicott rFr. cctfrllt. JIa i Rrin1:ini non I,I ~ - i e s c r o fini lienali; i11 e scbbene d'il secoudo dt.i siiilrletti framrrienti ~criibri prima n tista apparire ciie si punisqe CI I{rrriisi anclir I'adi~llci~io madel rito, il Ua r L o l o, e gent.r,ilmertle Lulti I repelrnti, app1ic;ciio Iii lcg. 15, S. 5, al nrnrilu lenallc. E I' A l b e r i C o :il Corrimentario su quel frarnrnenlo pone in t~rrninih queslionc,

i proprio della eccezione. Finchi' cerii rutti si coi~lenipl~tno .

come prodi~lliuidel diritto ad rigire star5 benissiriio clie secoirdo la natura loro tali falli limitino i propri cffcfli a corte perxoiic determinate. b1a non accade alfrettai~toqii:iudo certi f'n~tisi conlen)plano coine spoglirttiilii d i t ~ n dirillo in alcuilo. Allora quell'uno clie il causa di tale fatto sl~oylictlo di ZLU duto diviito d,ilia logge la qiiale dispone ,nelz uinm deneyutionis actiorlis, devo iiecessariaixict~te essere esposi0 a seniirsi dire tu non Imi (liritto d i crgire percfi la legge li ilu tolto 1' ziotie, e betilirselo dire d;.r c1tilr)arjr~evoglia da liii agfiredi:.si con I' a z i u ~ t cclie pir nou Itn ; perche a chiunque clrw essere sempre aperfa la via di vincere per tion jzis <rcloris. Queslo il foad~nietito yiztridico della opinioric mia: laonde io soslengo che s c il marito concubinario abbia querelato per adulterio la moglie ed il suo coniplice, e la ri~oglie o ppr In spernuzii di perdono, o per tiri~ore, o per Iina vergognosa collusione non voglia nb dare querela contro il marito, nb opporre la eccezione del concribintito, spclti al cirniplice la piena hcoltu di opporre contro il suo ;iccusatore clie esso nola kcr. ueslc I ~ g i t l B l n per perseguit:rrlo perchk coucubinario. B s e oltre questa ragioue giuridica cardinale s e tic volessero altre di natura ectrinsecn, nou rnaricano neppure queste. i-, assurdo clic uiia difesa data dalla legge ai due correi di uno stesso delitto veriga tolta ad uno dei corrci dal ciipriccio, diilla vrndettn, o dall;i ~peculiizioncvenale clelI' allro correo. iirirnoralc che sia in votonli dclla moglie Iii piiniziooe o la iinpunit dt?l drudo: ci pu dar luogo a vergognosi nirscafi. lo sono nello stesso ordine di idee SUI clualr sofitenni analoga tesi in proposito della cornpencnzione delle ingiurie. L'avversaria diceva alla iriia ciientr, ci ingiiiriammo reciprocamente, e s a r i anclie vero clie le noslre i n ziirrie siano compensabili : ma io noti voglio chiedere la cornpeiisazione percli non ini duolr. di atidare in carcere i, prirchk anche tu vada in carcere. lo ilon cliiedo la coinpen~(iziorie, iion chicdciidola io, non puoi chiederla neppur 10. e Corue la Norma per ira feniniiuile volle trarre sui rogo l'odiato

roniano cos colei per femminile vendetta voleva i' sacrifizio della rivale. Ala In Corte Siiprema vide tutta la imriioralit di questo sisteina. E considerando che la conipensazione data o dalla legge come ~ ~ z e z aperentorio delln qtterclri deve operare i suoi eKet1i v i cleneytti j s r i s , indipendentenlciile dalla volont delle parli, decret per ambedue essere estiula l'azione. N si opponga che in tcriia di concubiiiato si Iia un filtto che la Icgge dichiara denuriciabile ai tribiiilali soltanto dalla moglie. La legge dichiara ci ma lirrritatameote all' a z i o n e persecutoria : essa dice non potcrsi perseguitare il conjuge s e non a querela dell' altro coujuge. oiiesla disposizione limilaliva del giuro comune ristretla soltanta all' nuiotze: delle c c c c z i o ~ ~ i parla : rlunqrie le eccsxcioni riintiiigoiio non sotto il giure coniiine. Iri ogni allo criininoso si contengorio per riccessil5 onlologicn due figure distinte. Esso d c r c giiirrdarsi come tlelitto; e iii qiiesia sria forma gerirra I:] rrziorrr. j)"ide. Esso deve guardarsi conie ?ztido fitlto; ed in qi1~3t:i su3 fortna genera eeeeuirr~ii, ri~.gnnlenli,ed altre consegilciizc giui.idiclic. LI viti1 di qucst:i ~ ~ ~ o i iform:i ~ ~ r i r ~ c i l i v n ; dii l:i vilii dolla [iritii,~forrna b ctdictlizi~t. Peccib non pu rsis1t.i.c il delitto s e non esiste il fitllo; iiia pu esistere il frrtlo aricorcli! non esista il delit2o: e cos pii il f,illo in:~ntenrrc iitilmcnte le sue nltivitl y;iii.irliclle ;inclic dove e qiirtrido il delitto iroii ne iihhia alciina, pcrchb quello iridipeiitlriiiic : da questo. 1.0Cos ciopo estinta I' azione pcri;ilc pcr prescitizionc non polrii pii pikrlnrsi n cli fiirlo ii~di iidiiltc.rio coinie tlclitli, ni;i pntrniiiio licric iisniroirsi corno liilti, prrsuiiidcndo diill:, loro qucilith cririiinosa. Oiliiiili sc dopo ciii(lire :iiirii io riiiuovo I' oggetto clie nii f u riihato e lo r i p i ~ l i o *i f~~rz:t, non puir, pii riiuoverc querelii di furto l-~~rcliCcpi sci.iit;i, ril;i poti.?) :issunierc la provii dcl f i t t o della ao[lr.ti: i o s e pcr srihirc l , ~penJ r1cll;c ragioiic fattasi iinzicli essere iiiaridato in galer.ii coine nulr~redi furto: e s e verigo accusiito comc colpcvolc di nvcr gi.avcnlciite ferito mia moglic, ))oliU :issiinicrc a iiiiii sciisa 13 prova clic In sorpresi in ndulterio quaiiiluiiqiie per 11r~ucriziorieo riiiuiizia piii liori llOz-,i

- 4J2 accusarla per quel delilto. Cos 2.0 quantunque 1' autore di un delitto sia niorto, e con lui sia morla la mia azione penale per querelarmi di quel reato conimesso a mio danno, io potr sempre ai fini civili assurilere la prova di quel reato non pi perseguitabile criminalmcnte; e potr nssunierne 1:i prova anche in un giudizio penale quando io venga accusato di allro reato al quale il rutto d ~ defunto soniministri unii l *cuba legale a mio favore. Ogni volta che 1' uxoricida deduce ;i sua scusa la sorpresa della uioglie in payra~rli, egli assume la prova di un filtto contro il qiiale come delitto egli pii1 non ha l' azione penale. Cos 3." chi non ha facolt5 di querelnrsi (cio di invitare la giustizia a decretare che un fntto delitto) pu perb assumere la prova di quel fatto quando serva a scusare lui per un reato del quale alla su;{ voila chiamato a dar conto. Ilio cugino non ha azione per querelare chi ingiuri me: mio fratello non ha azione per querelare la moglie mia coirie adultera. Rls so il cugino b tradotto a giudizio per aver ferito il difarnatore o il fratcllo per avere ucciso mia moglie; essi potranno bene assumere la prova della contumelia, o della sorpresa in adulterio per eliminare da s il sospetto della premeditazione, o per profittare della scusa del giusto dolore, perch il folto che essi deducono opera questi effetti come fatto senza bisogno che 11 giudice lo dichiari delitto. Ugualmeiite io non potr accticare del delitto di coucubinato il marito della donna con la quale peccai, ma potr bene dedurre il fatto del conciibinato come fallo che perime 1' azione mossa contro di me senza bisogno di cercare s e esso o no delitto. Giustizia verit. E non si serve alla giustizia quando si attraversano le strade alla verila. La difesa dei rei deve essere libera come i l vento sul mare: e non tollerabile che una pasfoiri di procediira le sia bavaglio onde condannisi alla prigione il cittadino ;\l quale la legge dava diritto di essere rimandato libero.

Un altro esempio di liinitazione al diritto di querela si ha nel caso di lenocinio del marito. Questo caso dalle leggi testualmente (1) si designa cuiiie una eccezione repellente il marito dalla querela cli adulterio. Alcuni lo referirono alla re,ni.ssione espi-esscc guarclanclo superficialmente la cosa e non avvertendo alla inalienabiliti del cliritto (almeno in precedenza) che ha il marito alla fedeltii della moglie; ma veramente non questa la ragione della regola. Se lo fusse ne avverrel~beche il marito lenone della moglie a servigio di Tizio potrebbe querelarsi dello adulterio che la donna avesse corriinesso con Cajo, perclie direbbe cli aver fatto remissione preariibula a quello e non a questo. Ora ci6 non pu animettersi. Dunque la ragione della regola bisogna t r e vada nella indegniti di siffatto marito, e nel priilcipio che nessuno pu dolersi di un fatto del quale sia stato egli stesso cagione. Sia pure cl-ie il marito non consentisse al secondo fallo della sua donna: consentendo al prinio fu egli che la spinse nella iuda via. Improp~iamentcancora fu iletto che ci0 procedesse p e ~ virt della regola della compensazione: e se ne trasse un argomento (come ho notato al fji. 1539 nota) per concludere che la compensazione era amrriissil~ileanche fra delitti diversi, poiche si trovava accettata fra lo adulterio ed il lenocinio. Non B veramente una compensazione di delitto con delitto, poich per la inedesima bisognerebbe potere affermare che i due reati 912utuavice tollzt?zt~t/+; qui invcce il conjuge chc alla querela C

portata senta rispondersi essere stato lenone de', cuiljuge proprio, oltre a decadcrt. dal diritto ili cjuereln pub venire perseguitato (li uEzio per iI t1eIitto soviale di lenocinio. Questa eccczici~~e non r~i.ocer.?e dunque ne dal principio cleI!a reinissiune, il+ dtil principio della compensazione, ti.; cislIn idea di una !c~pittiniiatavendetta. Essa k inspirata di111'02i0 contro i lenoili: i! una penaljtk :ict.essoria di questo turpe reato : e una iterivazioilc ciella regola qszalifi;.c fzon esl i~zc!z~lgc~zdu~ia; il conjrige lenone poperclik trebbe della querela fxsi istrrimcnto ad un;i sordida speculazione, e la legge non puU lasciarla in sua mnno per non ~ u i i ~ l c r scomplice dei suoi oscci ni mercati.
(1) La le:^;^ 2, S. 4 ci 7 f . dc rrr!,tlt. :il c.oi.~.codell' nilultera riega rusern scrii,i il Irnoci:ri tic1 ni:irito. L:) Iog:e ,Q . I/'. soli110 , t r ~ l j ~ i n a a n i o si:ibiliscc ciie rill' ndi~licrii >tlr\a t l i scusd il Icriociriio del miirito. Sii qrieat;~ ~ipp;ir~'iitc dibcoisdanza molii iiiterpelri ptissarono ulirc, c molti vi sud:irori~~ :iltort.io. N rhv i i., nci cotiitnenli ulln Icg. cuilr ihiilir,? di, fl. sdr~tot,zirlisinr. uc. tr:ic 1:i I cgol:~geiicriile che 1' :ipprUvaziono av;iiili il fiilto eqiii\~rilc : i l l ' irpprovazione dopo i l f i l i t i ) : nla con cib nnn iocc;i il nodo. 1 a r ti :i C nel i:oniiricnlo :illa 1 stcss:i I ~ g g rs~rilbrilv ~ l e r l oscio::li~re con la distinzione tr:i f i i i i civili e fini peti;ili. 1l;i il ~ i i vero concello rii r:i;girlnti~ da ! % a r t oi o : i l i n I(#!/. 2, ff, scillito n t r t / r . i i t & . 71. 2 , ~ c ~ u i i ; i i c ~ dtiII' A ti L o li i o A i a t t c o dc c l - i r t ~ i a .i ; / . 13, coli 10, n. ,i; di1 Ui. u ri ti 111 il ri n o ncl corrirric~iloniIii l e g . I, S. 4, ( : il(/ 1 If.9. +J~il. dc riditlle?liis; e illustr,i!o pii lucid:irnerite di oi;iil altro da Il a r t] o s a in leg. 20, /l: so/rtla rnrrtr.it?i n. 5. La coiiciliazioiic. procctlc dalla foriiiiile semc~ld ~ l ( i t i i sdel cilalfi S. 4 e ?Irrs[crc qntri'rz i-ccis r(tclits c ~ s t del S. 7, conil>i~iiil~ coi! 1:) Icg. 16, S. T, f . ,(l 11.g. .1,11. de ( i d ~ d t o ~ i i .per ia qualc ~;

apparisce che le eccezioni pregiudiciali conlro l' accusa di adulterio avevcino uii periodo fatale, decorso il quale pii1 non potevano proporsi: ctnte s o l c l ~ iI r n e l n ~ iqunn2 quis in6er r e a s ~ecipinttir; poslenqannt set?lel ? - P C P ) I ~ I ~ est non S porest obiiccre. chiaro d:i ci cile questa sp~ci;rlitii drrim a l e dall'ordine procedi~rnle tornano non pii essere di I ~ alcun frutto ogcid. Iriiproprianrerite si d oggi a ~ I I P S eccezione i1 titolo di pregiiidici~l(1.Essi veraniente eccezione p e ~ e ~ z t o r i aleoncle pu proporsi in ogni stadio del giridizio, : etiasr iiz 1i1~1i)te fer.c?tdiie scntentii~c.La civilla otliernn noti tollera chc Iii difcsn dci rei s'irivolvn ciellr! p;rstqjr di inutili fatali; nB che il cilindino vada alla pena pcrch le sue (11fcse furono rneno ternpcsiivnrnente proposte. Neppurc s a r ~ h b c di USO oggicl la leg. 14, S. 1, ff. a11 leg. .Jlil. rle trtlrili. peili1 evidenie ra;:iori(~ che qu:into clovcva sti~bilirsi dovc I' iitlrilterio era di azione pubblicii nc)n 11ri sernrJre ncceiiarpi dove si perseguita ad ;izionc priviilii. LTnri clegiinte rlucstioric tr'iitt) L e g s e r fspecimen 580, njetlit. 9 et 1 0 ) in ordine 31 cniijrige che esercitasse il tristo mesiicro di lenoric pcr altri, ina noti per il proprio corijiige. E riport un giuclicaio dc.1 rnarzo 1755 per cui si ariiniist? solt;it~toin qiiella circoslanzii uua minoranfe, rna si delle corso alla puiiizione. In pari termini dovrebbe risolversi il dilbbio iu faccia a1 codice. Tosc~no,il quale all' arl. 291, fticendo relazione a11' art. 500 S. 1, ctiiaro dirnostr;~che 1,i rt~pulsa noti osia a1 intirito ciiisia notoriamenfc Icnone, sc non fu lenonc anche della propria moglie.

S. jois.
Neppriro potrebbc applicarsi In teorica della vetol*siotze, percl-ik il rnnrito lenone non violo alcun diritto dcll' nclultero clie vorrebbe accusare : erl inutilmente perci6 si rovisterebbe nella dottrina del grado per rinvenirvi una cscusrinte del drudo. Volenclo duncjue trovare un priiicipio generale giri-

- 426 ridico adattabile alla nostra eccezione parmi che In via pi semplice sia quella di considerarla coriie uno svolgimento della eccezio~zedel d010. I1 marito che con infame tranello dopo essere stato lenoile della inoglie perseguita lei ed il drudo per I'adulterio, non solo fu in dolo quando si rese lenone, rna ir! in dolo anclie quando pretende (li raccorre il frutto della prol~riaturpitudine esercitando l'azione sia per odio contro gli adulteri, sia per ricavarne pecuniario profitto. Si dir da taluno, a qual pro conduce questa ricerca della vera radicale da cui procede la eccezione in discorso S La ricerca pub essere fecondissima di resultati in faccia a quelli statuti penali ( e ne al~biamodiversi) che non previdero con apposita disposizione il caso del lenocinio come cagione di repulsa alla querela. So ci0 discende dalla eccezione del dolo, questo principio generale assoluto perch fondato sulla morale universale; e il magistrato non solo puO ma deve supplire al silenzio della legge accogliendo la eccezione iaedesinia. Quando il marito lenone agisse ai fini civili Ia eccezione del dolo porrebbe e~identement~e :i1 coperto i colpevoli da ogni debito cli riparazione: perche non dovrebbe decidersi ugualmente ai fini penali? l questo uno dei rari casi nei quali ini $ sembra potersi senza pericolo argomentarc clal giri-, re civile al giure criminale, perchb si argomenta in favo?*ente non i n odiztvz. Debbo peraltro avvertire che anche 1' amrnissibilit di questa eccezione i? controversa. Modernamente il B o e r e s c o (trctitd comparulif des ddliis e des peines 13. $7, pag. 14:J) 1' ha virilrriente combattuta come iinmoi.ale, ed ha censurato il codice Moldo-Valacco per-

- 417 che all' art. 269 dichiara non colpevole I' adultera che tale si rese connivente il marito. La connivenza maritale secondo questo scrittore niente diminuisce la colpabilita della donna. Ed io in faccia al puro principio niorale sarei d'accordo con l'illustre scrittore, ni? mai vorrei adottare la forniula valacca della rzola co@nbiZitd della donna. Ma sotto il punto di vista politico non bisogna dimenticare che trattasi di delitto il quale per somma ragione di oriline pubblico bisogna dichiarare quietanzabile. Ed allora alla immoralit contemplata dal B o e r e s C o si contrapone un' altra immoralit forse pii grave, quale B qnella cli dare in mano ad un marito venale un'azione ed una quietanza da mercanteggiare per un fatto al quale egli stesso ha dato maliziosa occasione. O bisognerebbe venire al reciso provvedirriento di dichiarare di azione pubblica I' adulterio che fu commesso connivente il marito; ed allora si andrebbe nell' eccesso opposto di rendere pii1 (leteriore la condizione della moglie che pecc per eccitamento del inarito; o altrimenti bisogna chiudere gli occhi sulla colpa della donna per evitare il pericolo di dare un premio alla pi vituperevole malvagit del marito (i).
(1) Alcune pratiche italiniie spinsero tanto oltre le esigenze

o carico del marito da negargli il diritto a querela anclie quando senza essere lenone della moglie le aveva offerto occasione di adulterare: P r i o r i prtrticn criminale pag. 176.

Ma qui mi si affaccia un dubbio. I1 linguaggio adoperato da alcuni codici contemporanei nel desiVOL. 1 1 1. 27

p a r e questa limitazione sembra riferirla al solo nzarito (2). Vi sarebbe egli ragione di distinguere S Comprendo che nella punizione del delitto di lenocinio si debba distinguere, e dichiarare qualificato il lenocinio del marito e non quello della moglie, perchb a cloesto spetta la direzione di lei, e non viceversa. &la qui dove non trattasi di graduare la pena secondo la maggiore o minore quantit naturale o politica del malefizio, parmi ricorrere uguale ragione, perch cosi' alla moglie come al marito si rieglli la facolt di sfrut,tare un' azione penale a danno del conjuge che sarebbe stato spinto ocl qjatato al fallo dallo stesso conjuge che ora lo vorrebbe punito.
(1) La questione risoluta testualmente secondo la opinione niia dal codice Spngnuolo del 1848, che all' art. 362, richi:imando I' arl. 359, rende comune la eccezione di lenocinio cosi al1:accusa promossa dal marito cotne a quella pronioscit dalla moglie contro i 1 marito concubinar-io. Lo stesso i a dirsi del codice Brasiliano art. 252. :

Si disputato se il diritto di querela si trasmetta agli eredi dal marito che mori senza proporla. E in questi termini, quantunque non manchi chi voglia distinguere per i fini civili, la opinione prevalente pti dirsi quella della non trasmissibilitQ, clie si appoggia sulla regola della 1. 15, 13. 12,$ d~ Znjztr.i%c, e sul S. . , Instit. dc pe?yetuis et temporalihzcs actio1 wibus (i), e volle ancora argomentarsi sulla 1. 30, C. ad leg. Jul. de adulteriis in virt di quella for-

- 419 ---

mula .~izrt?.iflc.s thori .sui ciizdex : senza avvertire pero agli obietti che il testo medesimo di quel rescritto potrei~besomministrare specialmente per la clausnla in 23?*inzis. la controversia t+agitatissiMa iila nella ipotesi che il marito sia venuto a morte dopo avere regolarmente esibito la querela contro la nloglie adultera: nei quali termini vi necessita di cercare se l' azione regolarmente promossa si possa spingere innanzi dal pubblico ministero ; se spetti agli eredi d'insistere sulla medesima cosicch la sua vita clipenda dalla volont loro; o se per contrario la morte del marito querelante debba operare gli stessi effetti della quietanza. Nel primo concetto si allega che la societa ha un interesse alla punizione dell' adulterio : sicclie remosso una volta 1' ostacolo dei riguardi all' onore del marito (poicli il marito si querel) e rimossi gli ostacoli del favore clel vincolo (poichb il vincolo fu rotto da morte) niente vi ha piU che possa'trattenere il braccio del rappresentante sociale nella l~ersecuzione del reato. Nel secondo concetto si allegb che gli eredi potevano avere un interesse proprio e vivissimo nella prosecuzione della querela, o per la caducazione di un legato fatto alla vedova, o per la restrizionc dei diritti di lei sul patrimonio maritale, o per respingere clalla usurpata successione il frutto slcll'adulterio.
(1) Sulle varie questioni iiilorno alla trasmissibilitli della querel;~di ndulierio agli eredi redasi B r o u .rv e r dc jure C n r p z o v i o prcrcon~lnltiu~.ci,nli6. 2, cap. 211t. n. 27 . ~ i scrior. qrcacs[. 65 N e w e 11 ti n n dc j u r e viduilntis P ' I ~ Jn!ilti 300 . B y n e r s h o e i quncstioncs juris yrii

- 420 vali liD.2, cap. 8 B a r d e l l o n i cons. 177 Lnpeyr e r e dcisions iaotablcs let. u, n. 17; et let. m, png. -233 in fin. W a l t e r droit criminel des Romains png. 31. E modernamente le opinioni sonosi smisriratameiite alternale e conflittate in Francia. Si veda L e g r a v e r a n d lrgislation eriminelle tonz. 1, pag. 4 4 , 49 F a v :i r d riperloire, zierbo adzclttrre, S. 1 , n. 3 Le S e l l y e r droit crkliilel, vol. 5 , 11. 2188 B e r r i a t S. P r i x procedlrrc crilninelle 18. 245 - B l a n g i n aclion publique n. 140, 146 C hav e a u lhorie lom. 6 , png. 232 B e r l i n qtreslions de I droit, tlerbo crdtckdre, a. 6 D a l l o z izoztuecru ripertoire, ve?.bo dlcll~.e,n. 53 H e l i e iiutruction clinlinelle tom. 3 , pag. 101 B r o u s s e dc 1' adultre pag. 154 et pay. 149; ove opina che morto il marito querelante senza avere fatto alli di desistenza, ben lungi dallo esiiriguersi si perpetua in certa guisa il libero esercizio dell' azione penale; e pretende avvalorare questa tesi dalla leg. 11, S. 8 , ff. a d leg. J u ~ de adult. senza avvertire alla specialit di questa azione . in Roma. Discordarono anche i tribunali: dopo il parlamento di Parigi 5 gennaio 1680; hiontpellier 14 maggio 1823 e 24 giugno 1839; Cassazione 7 agosto 1823,27 deceiribre 1859, 9 agosto 1840, 25 agosto 1848, 8 nlarzo 1850, 23 decembre 1862, 25 febbraio 1863, e in senso contradittorio 31 or i u journal crinzinel agli a r t . 7564 ek 7670; che poi all ' a r t . 8319 riporta un giudicato del Tribunale di Orano del 13 settembre 1866 ove si dichiar estinta l' azione di adulterio per In morte del marito dopo la data querela. Anche qui peraltro debbo avvertire l giovani a non essere corrivi nello accettare come regole scientifiche certe dottrine che si ispirano alle specialit dei dirilti cosiituiii nei diversi paesi. Secondo la lettera della legge di Francia non Q propriamente il marito quello che perdoncz ma Q la legge stessa che abolisce l' azione, mossa a ci dal fatto della riconciliazione. Questo diverso punto di vista cambia aITalto la situazione del problema.

Nel terzo concetto si consider che la inorte del marito doveva tenersi come equivalente alla quietanza, perchb il cristiano morente si presume che al~biaperdonato ad ogni suo offensore: n si avvertiva con ci cile altro B il perdonare da cristiano, altro B recedere da un diritto che non sempre s' inspira nel suo esercizio ad un sentimento di mesa vendetta. Si aggiunse che decidendo altrimenti si faceva vittima la donna della morte del iiiarito, perch8 questa le rendeva impossi~ilecon pseci, umiliazioni, e ravvedimento ottenere dal marito In condonazione del proprio fallo: e questa ragione gagliardissima. In tanto dissenso e conflitto di gravisd sime autorit io penso che il problema si debba sciogliere con rigorosa obbedienza alla lettera della legge, possibilmente diversa. Se la legge usa termini che importino richiedersi alla continuazione del giudizio la perseveranza della volant% ostile nel marito, sicuramente la morte di lui potr sostenersi aver fatto cessare la condizione positiva che la legge prescrive allo esaurimento del giudizio. Ma se la legge invece, dopo ayere riconosciuto il moviinento Tritale dell'accusa per il fatto una volta verificatosi della data querela, procede a descrivere in termini positivi opposti il fatto della quietanza come possil~ilmente estintivo dell'aziolie, b chiaro che senza falsare la lettera della legge non si puO sostituiro al fatto descritto da lei un fatto diverso. La vita dell' azioiie dopo la querela la fqegoZa;la sua cessazione per la quietanza la eccezione: laonde qui

si applica il precetto di ermeneutica insegnato da B a C o n e , che 1' analogia da caso a cas9 ammissibile spesso in faccia alla legge che detta la vegola non mai ammissibile in faccia alla legge che stabilisce una ecce~z'one. Oltre di che non mi pare clisprezzabile la osservaziune che lo ammettere nella morte del marito un equivalente della quietanza sia un incentivo troppo forte per una moglie accnsata o per il suo iirudo a procacciare la morte ilel rnarito. In fine dei conti non egli repngnante che la morte clell' oltraggiato consorte partorisca tanta fortuna al conjupe colpevole (l) !
(1) Il coiisigliere Bo r s a r i, nel suo eccellente libro intitolato rlell' oziorae penale, Iia fritto acutissime osservazioni sul processo di :iclulterio, non senza giusta critica di certe idee francesi. Egli esamina pure la qilesfiorie s e la morte del marito equivalga a d e s i s t c n ~ n quietanza, e per buone ragioni o sostiene la cegafiva. Rli lascia dubbiosa perb I;i proposizione che non debba amnieltersi dcsistelizrc lcicittr. Iii faccia a certi diritti costituiti cib potr essere vero: mii per principio scientifico la remissione tacita io penso clie debba ad ogni effetto equivalere alla espressa. Un giudicato della Corte di Cassazione di Firenze del 27 agosto 18GS ha stabilito essere regola generale di diritto nei reati clie ci perseguono ad azione privat:i clic srbbene la niorte dell' oueso avvenuta prima clie t*pli dia querela, estingua l' azione penale, pure quando la rriorte stessa accada dopo che I' otTeso aveva mosso il diritto d' insistere sulla medesinia e condurla all' effetto della irrogazioiie della pena pilssn nei suoi a u e ~ i l icuush. Questo pronuncialo sembreret)be pregiudicare la presente queslione. hla possono per0 essere fatte sul niedesimo due osservazioni 1 . O Che cib fu delto in tema d' ingiuria e rio11 di ridulterio: laonde sarebbe senipre a discutersi se in

termini di adulterio concorrano ragioni speciali per fare ecce. zione alla regola generale come sopra enunciata. 2.0 Che ci fu detto nei termini di morte del rappresentante di un corpo morale querelatosi a nome di questo; sicchk veramente la persona dell' offeso, coiiie indefettibile, uon cessava di esistere. Per tali specialitC, malgrado la revereriza grandissin~a verso quella sapiente magistratiira, io credo che nei termini di adulterio la questione possa tuttavia disputarsi da chi preferisca opinione contraria. Pi esplicila e posiliva nel senso ( c h e a rne sembra pi vero) della non estinzione del1' azione per la morte del marito dopo data querela % la sentenza del Tribunale di Cagliari del 29 seltembre 1870, riferita nella li.~)zi Italicn anno 5, n. 2 tredasi anche la . Temi Zmzcleu anno 2, n. 21, pay. 1 6 3 : e B l a n C li e ciraqui~ne etude n. 182, il quale risolutamente sostiene la perseveranza della querela mossa lanto contro la moglie quanto coriLro il ctrndo. La Cassazione di Francia ha ,niiidicato 1." che la morta del marito equivale al perdono: 27 seltenibre 1809 aO'are Jloreazc. 2.0 idem 29 agosto 1840. 5." 11 contrario nel 23 agosto 1848 affare Lnzcuet, nel qual caso perallro la morte del marito era avvenuta dopo I:i contl,inna della nioglie. 4 . O Di nuovo stabili la equipiirazione della morte 5.0 Poi torn a decidere alla desistcnza 1'8 marzo 1850. i l 6 giugno 1 8 6 3 ;iffare L9fctleucrgne clie la morle dei marito dopo la condiinn:~della moglie iion estingueva la persrcu~io~rt! dell: adulterio.

S. iouz.
&lase agli eredi non trasmette il marito il diritto di querela, e se per la sua morte non si presume la quietanza, potrh egli dirsi clie trasmetta agli eredi la facoltli del perdono? Ecco un' altra faccia della cluestione, non meno perplessa delle altre. Per la negativa s'insiste sulla lettera delIa legge; la balia del perdono data al solo marito. Per 1' afferrnntivn

si ossem-a che gli eredi possono avere un interesse gravissimo a sopire il processo, sia per I'onore della famiglia, sia per altri rispetti: ai figli eredi del querelante si negher i] diritto di liberare la madre dal carcere, le sorelle e sb medesimi da una macchia? Dovr comprimersi qnell' affetto purissimo che spinge i figli a spargere fiori sulla tomba dei padri (i)?
(1) Tutla dimerente e dominata da diverse considerazioni
b la questione che trovo proposta dal C a b e d o f Dccisiones

Lusitanac 120. 1 , decis. 161 ) s e il marlto possa muovere dopo la inorte della moglie adultera la querela contro il drudo di lei.

Poichb al marito non si contrasta la facolt di far cessare gli effetti della querela mediante il perdono ( 2 ) torna qui in campo la teorica della remissione. La remissione pu anche questa volta dividersi in espressa e tacita. L e y s e r (specimen 580, ~ncditat. et 38 ) ne design una terza specie che 36, cliiain remissioile presunta; e la trov nei due casi del della mo~*te marito dopo la querela (e questa fu regola prevalente nella giurisprudenza Sassonica) (2) o della sua irreperibilit per cui si renda impossibile alla donna di procurarsi il perdono. Ma se vedemmo test. quanto sia disputabile la remissione presunta per la morte del conjuge, maggior ragione di dubitare osteggia la seconda forma. I1 marito che sa di aver dato querela, col rendersi irreperibile non manifesta egli la sua persistenza nell' avversione alla moglie? Se da cotesto fatto vuole cavarsi una presunzione a me sembra pib ragionevole

- 425 indurne la perseveranza d e l l ' i r a e del giusto dolore, anzich il ritorno ai pris~iniaffetti od alla piet. BIalgrado ci riportasi un giudicato della facoltA giuridica di TTitemberga del gennaio 1732, che decise doversi considerare la irreperibilit del marito come una remissione presunta.
(1) R'on dispuiabile che la remissione una volta avvenuta liberamente per parte del marito, sia irrevocabile tanto se espressamente quanto se tacitamente fu dala: C a r p z o v i o j~rnclicn crinzinralis qtiaest. 50, n. 79 B o e li n] e r o a d C. C. C. a r t . 120, S. 10. i\Ia incontrasi anche qui divergenza intorno alla ren~issioue condizionata, ed alla sua possibile revoca. Alcuni ( K l e i n de ~ r ~ i l i g a n dpoena in favore maa ll'ii~ioniicontructi; in collec., pag. 433, n. 1 3 7 Ca r pz O v i o g r a x i s quaest. 55, n. 7 6 L e y s e r spec. 580, n~cdit. 4 ) insegnarono che la remissione condizionala equi2 vale alla pura. Altri al contrario ( W e r n li e r torri. 1, p n r s 3, 06s. 70 ; e p a r s 10, observ. 484, pag. 735 E n g a u decis. p a r s 3, sect. 2, decis. 2 9 ) dissero che la condizione vincolava giuridicamente il perdono, cosicch l' inadeinpimento della condizione faceva risorgere nella sua pienezza il diritto alla querela. A me sorride questa seconda opinione, perchl! veggo neli' altra un incentivo alla inimoralit ed un tranello teso al povero marito. 11 marito fu cos benigno da perdonare alla donna, sotto la espressa condizione per che ( a modo di esempio) pi uon si recasse in una casa sospetia, O pi uon frequentasse una data persona: la ingrata moglie torna alle riiale praticlie in onta al marito: e questi si vorr che debba aspettiire dalla fortuna le prove di un secondo adulterio per esercitare i diritti conjugali? La coridizioiie di onesta vita forse turpe o inipossibile perchb debba aversi come iion scritta? anzi da notare che la vecchia pratica francese parificava in certa guisa la conclizione tacila alla condizione esllressa. Infatti J o u s s C fjuslice eriminelle p a r l . 4 ,

lib. 3, tit. 3, art. 9, n. 48) ricorda che qualora la donna dopo avere ottenuto dal marito il perdono per un primo advlterio ne avesse commesso un secondo poteva processarsi condannarsi non solo per questo secondo ma anoora per il primo. La quale dottrina non pu avere altro fondamcnlo giuridico tranne appunto che il perdono del marito fosse tacitamcnle subordinalo alla condizione di non pi peccare; e cos si dette alla condizione tacita la virt della espressa. E questa dottrina si insegnata anche oggigiorno da B l a nC h e (Cinquime etzcde s u r le code pgnal n. 179, 180) in tema di nuovo adulterio commesso dopo la ricoticiliazione. Osservo per che (tranne dove sia influente la continuazione) sifftta &estione non- parrni operativa di sensibili effetti. Perch: o nel nuovo siudizio non si raggiunta la prova del secondo udiblterio; ed allora questo come non esiste per coridurre alla pena, non esiste per far rivivere la prirna azione; o il secondo adiillerio B provato, ed il giudice ha in questo sufficiente materiale da irrogare la pena niisurandola al pi sopra una cogriizione sommaria dei fatti precedenti. SicchE il problema che vitale quando si suppone una c o n d i ~ i v n e qualunque differente da un secondo adulterio, nella ipotesi del secondo adulterio uon ha grande interesse tranne dove valga la dottrina del cumulo delle pene. (2) W e r n 11 e r tonl. 1, p n r s 2, obscrv. 465, peg. 467.

La remissione espressa non incontra neppur qui difficolt veruna in quanto alla forma: purchb sia forma provante, ci6 basta. Un dubbio, si volle elevare nella ipotesi che la quietanza si fosse ottenuta dalla moglie o dal drudo, mediante sborso o promessa di denaro al marito: si obiett che questo era contratto turpe, e come tale nullo, o che come nullo non poteva produrre effetto nessuno, Ma prescin-

- 427 dendo a questo luogo clallo esaminare se da siffatto mercato possa o no emergere il titolo di lenocinio, a me sembra che qualunque sia per essere la conseguenza di un tale contratto ai fini civili, esso per debba sempre rispettarsi ai fini penali; in quanto esso' constata i1 fatto del perdono che uccide la querela. Certamente non vi fa turpitudine nel clante o nel promittente che volle redimere s stesso dalla prigione eccitando 1' avido marito all' esercizio di un diritto che era nella pienezza delle sue libere facolt (4) :ignoscendum ei qzci qualiter qualiter suaguinewa suuwz redimere ~oluit. turpitudine (se tale La in tutti i casi pu dirsi) non 13 che da un lato: il marito che muovesse tale eccezione per insistere sulla cluerila farebbe fondamento nella propria turpitedine. avverso chi cosa turpe non fece. Il dubbio a rne sembra spoglio di ogni base giuridica.
(3) In termini B o e h m e r o meditationes ad ~zernrsin Carolzilam ad art. 120, S. 10; contrn P u EEe n d o r f praxis crimin. cap, 25, g. ti4 ; e veciasi 33 i e n e r opmisculn juridica ~o1.,2, opus. 24, cap. 17 et 18, dove diffusamente esorna la questibne della transazione sull' adulterio seguitai~dolain tulte le sue fasi storiclie.

Una specialit B da notarsi in proposjto della remissione in questo delitto. Nello adulterio ( a differenza della ingiuria) vale la'reqola che la querela debba muoversi contro ambo i colpevoli; e la quietanza debba darsi ad entrambe, La ragione di ci tiene acl un principio di pubblico ordine; ed B quello di prevenire vergognose frodi e sordicle speculazioni.

Un marito che voglia liberarsi dalla noiosa compagna potrebbe accordarsi con un amico ed eccitandolo allo adulterio con la promessa del perdono, abusare della giustizia. Altri potrebbe accordarsi con la moglie per esercitare una vendetta contro un nemico, o per fare delle querele di adulterio un fonte perenne di laide speculazioni. di ordine pnbblico che si chiuda la via a siffatte malizie; laonde vige la regola della indivisiilitd della querela e della quietanza: ed comunemente (1) ricevuta, per guisa che le migliori legislazioni suppliscono al difetto parziale della quietanza prescrivendo che la quietanza data ad ano dei cprrei si estenda i i s o j u ~ eanche all' altro Conjuge. Anche questa si volle da taluno denominare remissione presufita, perc11B la legge la presume nel silenzio dell'offeso; ma veramente qui non che la legge presuma nel marito che tacque la volont di perdonare anche al1' altro colpevole: la legge che .vuole essa stessa il perdono cornpleto. Questa disputa non B gi di parole, ma di sostanza; e cid si scorge quando si configuri la ipotesi di un marito il quale non solo abbia perdonato ad uno dei correi tacendo sull' altro (2), ma inoltre abbia contemporaneamente dichiarato che perdona ad uno purchb per si condanni 1' altro. Qui davvero non pu dirsi che la remissione in favore del secondo emerga dalla presunta volont del marito, cessando oini possibilitk di presunaione in faccia alla positiva volont contraria in recisi termini manifestata. Perlochb incontraai gravissimo dubbio. In faccia ad una quietanza cusi' formulata, la giustizia dovr essa arrestare il suo corso rispetto ad eritrambo i correi; o piuttosto dovr considerare il

- 429 perdono come subordinato ad una condizione impossibile, perchb vietata dalla legge, e conseguentemente applicare il noto principio che negli atti tra i vivi le condizioni impossibili portano presunzione di scherzo e annullano il patto? A me pare che il rigore dei principii porti a questa seconda conseguenza, perchb tanto vale negare la quietanza quanto accordarla in un modo che si conosca non aver valore nessuno in faccia alla legge. Questo dubbio non mi sembra sufficientemente eliminato dai codici cmtemporanei che genericamente prescrivono la quietanza data acl un correo .giovare anche all' altro correo nello adulterio: avvegnachb possa dirsi che l' articolo preveda il caso semplice del silenzio del marito non il caso misto di una dichiarazione contraria di lui. Per completare la soluzione del problema nel senso benigna (quando questo paresse accettabile) bisognerebbe aggiungere nell' articolo la formula malgrado la protest~cantraria dell' offesq od altfa simile. Io non mi pronunzier su cotesta difficolt, .ma noter soltanto che se il perdono dato ad un correo sotto la condizione di non voler perdonato l'altro correo lo rende inefficace per ambedue, esige giustizi; e parit di ragione che anche la querela data contro uno dei colpevoli con protesta di non volere agire contro 1' alfro sia inefficace contro ambedue, E viceversa se si stabilisce la comunicabilit del perdono contro la volont del marito si verr alla comunicabilit clell' accusa contro la voloiit del marito. Se i due voleri contracldittorii sono incompatibili in faccia alla legge, il noclo non si pu sciogliere con una distinzione difforme di caso, a meno ahe neraltro non vogliasi sostenere la dif-

formit della soInzione col favore del perdono, ragione che potrebbe avere le sue giuste simpatie.
(l) Fece ecoezione a questa generalit la costituzioue sassoaica fconstiL. 59, pura i) aoceub la ulilil della che quietanza parziale per uno dei colpevoli mantenendo la perLsecuzioiie contro l' altro: C a r p z o v i o prncthn crinzinulis qcccrest. tili, fa. 120; e t quaest. 61, n, G5, dove tratta il caso dello adullerio duplicalo: M o1 I e r o semcstrizi~ridz'0. 3, cap. f 3 W e r n ti e r tom. 5, pars 3,observ. 51, pny, 422. Rla in generale prevalsa l? regola ( anche dove la remissione si valtil non corne dirimente .ma corne sola diminuente: C ol e, r o decis. 176, n. 6 H e r l i u s Responsn tom. 1, mapons. 64, n. 1 ) che la sorte dei due adulteri debba correce di pari cos ~ e l l accusti come nel perclorio, salvo un oslacofo ' di riecessit. Se ( a modo di esempio) la moglie fosse venilla a morte, non potrebbe irnpodirsi al m a r i t ~ querelare il solo di adultero tanto se egli avesse conoscioto la propria offesa soltanto dopo le morte della donna, quanto se ne avesse avuto precedente notizia senza per perdon'arla. Yedaosi in V o i s i n fde In c ~ m p l i c i t pag. 148) lo dispute relative al Oaso cbe dei due condannati per adulterio ne appelli uno solo; e quesdi ottenga posoia il perdono. L ossequio alla rejudicata eccilb ' nei formalisti opposizione; come l' ossecluio alla restrizione della prova testimoniale fece nascere il dubbio s e col mezzo di testimoni si potesse fare la prova del perdono dopo la morte del marito, In Roma I 7 accusa dj adulterio essendo pubblica era libero a oiascuuo di accusare o 1 uno o I' altro , degli adulteri. Laonae potendo avvenire che un cilladino si facesse accusalore detta donna ed i ~ r , altro accqsatore del drudo, la duplicil dei giudizi ne impacciava i movirneoti; al cbe si provvide iolroducendo (come si ha dalla leg. 37, 9. 6, ff. @ad leg. &l. cle adulteriz'sj un privilegio a Favore della forzimina, in viri del quale doveva prima esaurirsi il giudizio contro il drudo, e se questi veniva assoluto la dootis

n e faceva suo pro contro il proprio accusatore: ma s e invece il drudo era condannato a lei restava libero il campo della sua piena difesa. Da *questa disposizione tr'asse la vecchia pratica la singolare edezione che nel delitto di adulterio dovesse torturarsi prima il drudo e poscia la donna, la quale era libera s e quello resisteva ai tormenti, in deroga alla regola generale di quei barbari tempi per la quale in ogni delitto rlovea torturarsi prima la femmina e poscia il maschio: L e y s e r spec. 633, meditat. 7. Se poi la rinunzia alla querela porti anche rinunzia alle indennit ella questione speftante al giure civile. Vedasi iil o r i n n. 9146. (2) Della ipotesi di relicenza sul nome del complice nella querela maritale volle farsi da Bed,el una specialit per sostenere clie s e i1 marito non denunci il complice della moglie ( o perch iion lo conoscesse o per altra ragione) il Pubblico IbIinislero dove lo avesse scoperto non $tesse trarlo a giudizio. Ma fu combattuta questa soluzione da C11 a u v e a u, da L e S e l l y e r , e da B r o u s s e . In quanto a m e non so scorgervi specialil. Tutto rientra nel priucipale problema : o i l marito pu cspressaatenle dare il perdono al complice negandolo alla moglie, e lo pu anche lucilamente: o espressamente non lo pu, e non deve poterlo neppure lncitumenle col preteslo di ignoranza. Il S. 64 del nuovo codice dello Impero Tedesco esplicito nel senso di non ammettere la dividuit della rinunzia alla querela di adulterio.

La facolt di perdonare viene data dal codice Toscano (art. 293, S. 9 ) al conjuge offeso. Altri codici usano la formula al conjzcge o al marito senz'altro aggiungere. quella una superfluit del codice Toscano? no : la soluzione implicita di una grave questione che molti leggendo il coclice non presentono forse *in modo alcuno. Dove la legge dava al

- 432 marito bala di liberare la moglie dalla pena dell' adulterio avvenne talvolta che morto il marito dopo la data querela la donna pass a seconde nozze: alrora interpose 1' autorit del secondo marito, e con fa quietanza di lui alla mano sostenne la propria liberazione; si oppose non essere quel marito che perdonava l'identico marito che aveva dato querela e patito Ia offesa; si aggiunse essere assucdo che desse il perdono chi non aveva ricevuto*1' affronto. Ma si replic che la legge non distingueva fra marito attuale e marito passato, e dava il diritto & liberazione a chiunque avesse la qualit di marito; si soggiunse che lo scopo d'ella legge essendo la .ricostituzione della famiglia sconvolta dall' adulterio, qtiesto scopo si otteneva ugualmente mercb la quietanza del secondo marito: ecl b un fatto che l' antica giurisprudenza di Francia, alla quale piacque sempre la positiva aderenza alla lettera della legge, procedette costantemente nel senso di rispettare la quietanza del secondo marito per le infedelt commesse contro. il primo; senza &Vvertire che ci portava per assolutx identit di ragione a dare al nuovo marito la facolt cli muovere querela per i torti patiti dal primo. Il coclice Toscano ha eliminato tali assurdi aggiungendo la parola offeso.: e allo stesso effetto si pu condurre anche il codice Sardo (.art. 487) argomentando &alla parola desistere da lui adoperata, quantunque questa parola presenti una qualche perplessit che pu influire sopra altre questioni che ho test8 accennato. Protesto anche una volta che questo minuto trattanimento sullo influsso di qualche parola della legge, sebbene sia inutile per i dotti, io lo faccio con cura

speciale per i giovani studenti onde di buon' ora comprendano quanta sia la importanza della esattezza del linguaggio nelle disposizioni legislative,

La remissione iacita resrilta da qualunque fatto provenuto dal marito dopo che egli ha avuto cognizione (i) della infedelt della moglie, dal quale apparisca in lui la volont di perdonare l' oltraggio sofferto. Parecchie e diverse possono essere le forme nelle quali si estrinseca la remissione tacita dell' adulterio. Non B per8 necessario che il marito alla scoperta fatale erompa in moti di sdegno contro. la moglie. Un contegno prudente, la cautela del timore, un riguardo alla famiglia possono consigliarlo ad un silenzio e ad una riservatezza che sono benissimo compatibili con la determinata voloi~ta di provvedersi per le vie di giustizia. E ad ogni modo finch il marito pende incerto fra l'agire e il non agire, questo suo stato negativo non equivale alla positiva volo'nt di renunziare alla persecuzione penale.
(1) Non ocoofre dimostrare la inaccettabilit clel concetto di una reinissione tacita a riguardo di un adulterio ignorato. Bens argomento di disputa la prova di quella scienza cbe B indispensabile a porre iu essere la remissione tacita, avveqnach taltino ( kie r t i u s decis. 131 ) sembri contentarsi della notori&, del.falto per presumere la scieuza del marito: opinione che niente mi persuade, per il uoto ditlerio che cerle cose i mariti sono gli ultimi a saperle.

Perci i -dottori (1) esaminando la questione, se il convitto con la moglie' dopo la cognizione del1 adulterio importi tacita remissione, generalmente ' si pronunziarono per la negativa: e questa opinione accettabile specialmente ove si tratti di modica intervallo, e si conforta della regola segnata dalla legge 13,fP. ad senaksconsultzcm Turpilianum -

destitisse eum acc@imusqzli in totum a W u m agendi deposzcit, t,on qui distulit accusationem: n a diversamente opinare pu condurre la legge 11, C: ac leg. Juliarn de adult,: n&le leggi i 1,S. 10, e legge 26, f l ad leg. Juiiarn de udult. percllb la prima fu coiiretta dalla AuEhentica sed nduo jure C. eodem, e 16
altre non fanno che ricordare la regola per cui nor potevasi in Roma accusare di adulterio la donn: che viveva col marito senza accusare questo di le. nocinio. La questione fu decisa in termini dalla Cor. te di Bordeaux 9 fruttidoro anno XII e dalla Cas sazione di Francia 4 aprile 1808. Dissi dello inter vallo; ma non credasi gi$ che il silenzio del rnaritc per qnanlo diuturiio yalga aCi indurre di per sb so lo la remissione. Stabilire cotesta regola varrebbl lo stesso che indurre in questo delitto una prescri zione eccezionale in deroga alle generali disposi zioni della legge. 11 diuturno silenzio ed il convitti potranno dunque essere valutati come argomenl che cnmnlandosi con altre circostanze portino a ri tenere avvenuta la riconciliazione : ma isolatament ed in rnoclo assoluto non bastano.

(1) In generale osservabile che 1' argomento della dissimulazione del17 adulterio per parte del marito considerata come prova di remissione tacita, assai delicato e perplesSO, e dificilmeute si pu ridurre ad una formula positiva ; molto dipendendo dalle particolari circostanze dei casi, che vogliono essere lasciate alla prudente apprezznzione del giudice, di niente altro trattandosi in sostanza tranne di una guestione di volont.

Senza dubbio deve ammettersi per come caso di .remissione tacita il successivo concubito (1). SareS>be immorale snpporre che questo fosse avvenuto senza previa riconciliazione dei conjugi. Qui la, regola i? certa. La difficolt versa tutta. sulla prova degli elementi di fatto ; vale a dire della scienza de117adulterio, e del susseguente concubito. I dottori trovarono esempio della prova di questo secondo elemento nella ipotesi della donna che si facesse a querelare il marito per conaubinato, e si trovasse rimasta incinta posteriormente alla di lei cognizione della infedelta maritale. Dissero i dottori che costei non poteva negare ii concubito col marito ( e cos la tacita remissione) senza confessare a proprio scorno di essere essa medesima adultera. Crederei peraltro che dovesse procedersi con delicate esitazioni ad ammettere questa ecceeione a pro del marito concubinario; perchb la moglie pub essersi arresa a lui anche dopo conosciutd il suo clelitto, o per moto reverenziale, o per la promessa del licenziamento della concribina, o per la lusinga di ricondurre agli affetti suoi 1' incostante marito.

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(1)W e r n h e r p a m 9, tom. 2, observ. 76 Leyser ?iiedit. in pnndect. spec. 240,medit. ult.; et spec. 513, meP u t t m a n n elementa $. 619, nota ditat. 10 et 11 P r i o r i pralica crimiB o e h m e r o elenaentn S. 280 nale pag. 176. Ma per indurne la remissione bisogna che la ccieoza sia come di cosa certa, non basta un mero sospetto; n monta a nulla neppure che I' adulterio Cosse notorio per la cilt.

Avverso l''accusa di adulterio B dessa utile la eccezione della. nzcZZila del matrimonio 2 Ho detto su ci il mio pensiero al g. 1583, ma posteriormente mi caduto fra mano un giudicato del tribunale correzionale della Senna degli 8 agosto 1866, dal quale sono -.vehuto a conoscere che la distinzione fra nullit asso2uta e nullit relativa ha . maggior base di quella che a me parea meritare; poichb quel tribunale ha deciso che la nullit relativa del matrimonio non impedisce la condanna della donna per adulterio. vero che come ragione' ulteriore di decidere si 6 considerato eziandio che la donna non. era stata debitamente autorizzata a promuovere la domanda di nullit: ma pure la distinzione si posta come certa, e non mancano giureconsulti francesi .che l'avvalorina. Riportando dunque il pensiero su questo delicato argomento clelle nullit (i) relatiae (poichb sulle assolzcle non vi 6 questione) dir che il problema ha bisogno cli clistinzioni. Nullit relative sono quelle che non procedono per ministero di legge, ma per cliehiarazioiie di volont della parte che si determina a volerne profittare. Casi l' errore, la coazione, la impotenza, e simili,

sono cause di annullamento che non giovano a1 coujuge impotente, ingannatore, o violentatore, nla all' altro; ed a qnesto soltanto qualora a lui piaccia di profittarne per disciogliere i nodi che esteriormente lo legano. Qni dunque intuitivo che l'obietto della nullit non pu essere proficuo contro 1' accusa di adulterio tranne a quel solo dei conjugi che B in situazione di poterla esercitare. E in ordine a questo che si sollera la disputa. Ma ancora qui conviene distinguere se l' azione per nullit relativa fu proposta dopo l' accusa; o prima dell' accusa, ma dopo 1' adulterio ; o prima dell' adulterio e dell' accusa. In questo terzo caso io sarei fermo nel darle valore (malgrado la citata decisione francese che sembra procedere appunto in siffatti termini) perch posta da banda ogni considerazione di fornza, penso non potersi trovare dolo nella donna che ha fatto del proprio corpo il piacer suo perch aveva la coscienza di non essere moglie, e questa sua coscienza avea proclamato gi solennemente in faccia ai tribunali. Nel caso secondo potra temersi di favorire la malizia della donna che conscia del proprio delitto sj appigli8 ad una querela di nullit per evitarne le meritate conseguenze. E cotesto sospetto diverr maggiore nel caso primo, dove il pi delle volte sar mosso il giudizio civile a comodo di difesa. Ma che per ci? Easteri egli il sospetto che una difesa sia affettata per negare ogni adito alla cognizione della medesima anche quando sia solida e vera ? Io non posso indurmi a crederlo. I giudizio civile di nullit non lo potete certamente 1 arrestare. Dunque esso si esaurir in conformit del vero e della giustizia: ma voi intanto volete che

- 438 la donna vada in carcere e sia condannata per I ) M datiz provv.isl;o?aas. Col sospendere i1 giudizio crimi-

11alzle voi non rischiafe che un ~itardo, assicurate ed la coscienza pubblica che la condanna sar proferita soltanto contro chi viol un legittimo e saldo connubio. Nel caso inverso se sopraggiunga Ia sentenza di aanal2nment0, voi avete sanzionato qnesta innstrnosit&di un conflitto tra la giustizia civile che dichiara io non essere moglie, e la giustizia penale cl~emi dichiara moglie. PotrA rispondersi che la sentenza di annullamento si retrotrae al giorno deE la dommda :laonde se questa fu posteriore all' adulterio ( e molto pi se fa posteriore al19accusa) lasci6 intatta la vita giuridica di ogni precedente. E sotto pesto aspetto la dottrina rigorosa apparisce gaglinrcla. Non trovo per0 che Ia questione sias gakrdata sotto l' altra aspetto delta bgiltbnita di 2xzrso?zcc nel]' attore. Qui le regole procedurali sono assoluto. Non puO accnsarrni che il marito. Nogando clle ei sia marito nego all' attore la legittima veste, Si ~ u o l e costruire la legittimit di persona sopra una condizione ipotetica, o sopra una condzianc precedante, ma la veste nuziale deve essere nel]' attore al momento deila contestazione della lite. 11 quasi possesso di uno stato qualunque produce tutti i suoi effetti Anclib non I? controverso : sorta la legittima impugnativa esso opera soltanto effetti possessorii e provvisionali, Insistere nella mia condanna e nella mia carcerazione sar$ dunque uno esercizio provvisionaie del diritto del conjuge? Malgraclo la mia reveliexlza ai criminalisti francesi persisto a non crederlo. L' argomento che a sostegno rlellw mia opinione taluno desume dalla impossi-

- 439 hilit del perdono, perch6 data la successiva dichiarazione di nullit del matrimonio pi non vi P; (dicesi) chi possa perdonare alla donna, B di mera convenienza: ma 1' argomento desunto dalla contrastata veste ad agire, a me pare rigorosamente giuridico (2).
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- Dalloz

(1) Ho f f m a n n questions p r ~ j t t d i c c l l e s tom. 5, n . 495 r i p c r l o i r e vcrb. ndultire, ?t. 9 2 ; ct cerb. quest. p r ~ j u d i c c l l e s , n. l75 B e d e l dc l' adultere n. 17. Vedaai RI o r i n a r t . 8481, et rl. 8554 ; e la dissertazione speciale di R o q u e m o n t inserita nella Revue criiiycte a n raFe 1868, tom. 52, pcrg. 125. (2) Non avranno termine cos presto i dissidii che sorcono intorno alla azione di adulterio. Non so se ci3 derivi dalla indole eccezionale di questa azione, o dallo essere i processi di adulterio agilati il pi frequenteriiente dai ricchi percli8 i poveri bastonano ma raramente querelano; certo che questo argomento rigurgita di questioui pi che tanti altri forse pi gravi. Si disputa olt.re ai temi gi accennati 1." s e per la morte della donna si esliiigua I' azione di adulterio anche contro il drudo. La negativa con argomenti solidissimi e senza replica sostieiie F a r a n d ii al luogo citato nella Tenzi Za?lclea png. 186, ed io sono con lui; ed ;il)hiamo con noi un giudicnto del Tribunale dclla Senna del 1 5 gennqjo 1872 : RI o r i n r l . 9520 e1 lu note. N io vorrei distinguere fra iilorte avvenuta prima della querela e iiiorle dopo I:i qucrel;~.Ala 1:i Corte di Parigi U gennajo 1849 dccise il contrario: e la Cass:izione con decreto del d 8 niiirzo 1850 in a h r e Dutertri: spinse la ittdiuiduil& dell' accrisa fino ti1 punto di stabilire che se 1' adultcra era iilorta pcrideute il processo s e ne arrestava la prosecuzione anche contro il drudo, del quale ordin il rilascio. La ragione di cos decidere Iia qualche cosa di cavalleresco. S i osserv che 121 donna esseiido morta salto la presunzione di innocenza quan-

tunque accusata, non poteva sotto il pretesto di perseguitare il suo complice provocarsi una sentenza che l'avrebbe spogliala di quella presunzione ed infazata nella tomba. Che ne pare di questi argomenii Francesi? Ma la Corte di Cassazione di Francia sembra ormai ferma in questa giurisprudenza, t. la identica massima e le identiche argomentazioni iia ripetuto contro il voto dei primi giudici nel decreto dell' S giugno 1872 in affare Seiqnac :M o r i n art. 9380. &Jolti perL di tali argomenti partono da presupposti non concordali; e niolti provano troppo perch sarelherr, spendibili anclie iu altri reali. Dire, a modo di es~rnpio, quando un cittadino che morto sotto la presunzione di innocenza non convieue attaccarne 1' onore nello toriiba con un giudicato che vrrrehbc a dichiararlo colpcvole dopo In sua riiorte, offre evideote questo vizio di provar troppo. 2.0SI disputb s e quando la donna fosse stata assoluta e d i l Pubblico hfinistero non provocasse appello, potesse i l marito appellare a solo dalla aesolutoria. Lo ucgb B r o 11 s s e f d e 1' adulrre pug. 119) e ne trasse argomento per sostenere la pi vera tesi che anche 1' adulterio delitto di azione pubblica percli si persegiiita riello inleresse sociale quantunque il movimento della modr'sinia si subordini per motivi di convenienza alla volont del marito. Lo uegb aiiclie F a r a n d a (Tenti Zanclca anno 3, vr. 6 ) vittoriosamente coufutando i contrari argomenti, iiiostrando quanto sia erroneo 1' asserto che nei giridizi di adulterio il marito sia la parte principale ed il Pubblico Blinistero una parete aygiuntu. Ma la Corte di Cassazione di Francia ha per due volle (19 ottobre 1837 e 5 agosto 1841 ) giudicalo che il Pubblico Ministero nei giudizi di adulterio non possa appellare s e non appella il marllo; e viceversa clie il marito possa ;ippellare anche ai fini della condann;r quantunque non abbia appellato il Pubblico RJinistero. 5.0Se il marito quando dopo essersi querelato per 1' adultorio promuova il giudizio di separazione di corpo pregiudichi alla querela e la sopisci. L' affermativa si adotla da cili guarda l'adulterio come realo di uaione priziata. Coloro

che pi esattamente riconoscono nell' adulterio un reato di azione pubblica si pronunziano per la negativa. 4.O Se lo. sentenza coiidennatoria della donna nel giudizio di adulterio costituisca prcgiirdizio fra i coniugi nella lite di separazione: P i s t o r obseru. 109. Sul quale argomento in un punto di vista generale Q ampio, eruditissimo, e degno di studio il trattato di 0 t t o n e ille y e r de civilis et c ~ i m i n a l i scauscte prctejudicio, Hct~&nover 1841.

Quantunclue P l u t a r C o narrando di Numa Pom pilio, e le storie di antichi popoli e le relazioni di viaggiatori intorno a remote regioni, non meno che le tradizioni di certi diritti baronali del medio evo, sembrino fare eccezione al concetto della punibilit doll'adulterio, questa pu peraltro dirsi riconosciuta ed accettata presso la maggior parte delle nazioni ( 2 ) . Ma non vi forse delitto che nella storia della sua penalitU, presenti tanta incostanza ed oscillazione quanta ne trova nello adulterio chiunque consulti le legislazioni dei diversi popoli e dei diversi tempi @). Pu dirsi senza esagerazione che a fienare questo reato siano stati esauriti tutti i modi possibili procedendo dai pi miti ai pi severi e feroci. L' annegamento, il sotterramento, la lapidazione, la deturpazioile, la flagellazione, le mutilazioni, la infamia irrogata spesso con forme oscene, la vivicomburione, i tormenti, la reclusione, 1' ammenda, le restrizioni sontuarie, le pene puramente civili,

presentano una scala per cui si sono per lunghi anni agitati dall' uno all'altro estremo i legislatori. E con qual frutto non giova ripeterlo, percbb ormai sappiamo che ai buoni costumi non fa di mestieri la severit delle pene, ed ai costumi corrotti la mano del carnefice B freno impotente e deriso (3).
(1) B a C h O f e n, nel suo ingegnoso libro intitolato l a mildre, fondandosi sulla autorit di S t r a b o n e ha sostenuto conie fallo slorico che 1' adulterio fosse punilo di morte antrib che vivevano nello stato di comunismo che presso qi~elle rapporto alla donna. L' adulterio presso costoro sarebbe consistito per le loro femmine nelio accoppiarsi ad uomini di trib straniere. (2) Abbondano negli scrittori di tutti i generi le pi diffiise descrizioni delle differenti penalit che parvero buone contro l' adulterio. Pu vedersene la enumerazione in G r e g o r i o spntagna purs 5, lib. 36, n. 21 e seqq. E T i r aq u e l l o dc legibus connubiulibus leg. 13, n. 6, et scqq. B a v e r optcscula rtcademica tom. 2, dissert. 30 -S C h n e i-' d e w i n o tract. de ntcptiis, pars 4, n. 25 Vol ta ire t1ictio)anaire pltilosopliique, ~notadultere G e b a v e r de j~nucilute ndullerioruwa opud vctcres ger))lnnos; in g u s vestig. juris gerncin. ctlttiqui pug. 750, ?a. 19 Jensio stricturac justiniccncne pag. 175 M e u r s i o Tllemis attica lib. 1 , cap. 4 et 5 II e r o d i u s r e r u m j u d i c a t n r u ~ nlib. 7, tit. 1, cap. 4 S e l d e n o de u x o r e kebrnica lib. 3, cap 12 A r n i s e u s do jure connubiorun$ cnp. 6, sect. 8 , n. l Be h m e r o novcitn j u s controvcrsunz observ. 95 et 96 L a n g l a e u s setnestriuna lib. 8, cap. 6 , pag. 520 P u t t m a n n adversariorum tom. 1, cap. 3, pug. 242 ct 244 S a i n t E d 1x1e dicta'onnait.e dc la penaliti, nnlot adultere P e r r a o direito penal portpcguea vol. 7 , pug. 264 Bl a n g a n o diritto penale vol. 1 , png. 40. Negli ultimi secoli per> invalse in molle regioni il costume di limitare la

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pena degli adulteri alla sola pecuniaria, malgrado la censura che di simile moderazione aveva gi fatto D a n1 h o u ci e r prctxis crinlinalis cap. 91, n. 5 V a n L e u w e n censttra fore~lsis lib. 5 , cBap.2G, n. 4 ad 8 W y n a n t s decisiones B~.abuntirre vol. 2 , decis. 251. Anche la Carolina aveva comminato severissime pene contro 1' adulterio: ma a poco a poco la pratica le venne miligaiido; cosicchb il castigo si ridusse al carcere di poche seilirnane o ad unii niulla : bl el o n i o tbsaztrits juris feiidrrlis ciuilis et wiininalis tit. 4 9 , n. 62, pciy. 484, Aricrnbery, 1702. In Sassonia al contrario si procedette con aumento di rigore: una legge del 1513 decret che la donna dovesse essere punita di morle alla pari dell' uomo. E ci ebbe conferma dalla Costituzione elettorale di Augusto del 1572 la quale per lungo tempo rimase il codice generale della Sassonia, e comiincmente si conosce sotto il predicato di costituzione elettorale. Ivi la morte si minacci non solo alla donna adultera ed al suo drrido, ma anche al marito che avesse concubito con donna libera, ed anche con nieretrice. La pratica sassonica ( senipre pi tenace che nelle altre parti della Germania) rnantenne a lungo la osservanza di questo rigore: ma anche in Sassonia dopo la met del secolo dccirnosettirrio lo eccesso della penalit produssc il suo naturale effetto, e non hanno numero Ic limiiazioni che col s' introdussero per a e evitare la pena ordinaria. Ci~sl ci la co~iil>ensaziorie, la rornissione anche tticila ; bastb la presunta per la morte ed anohe per la l~azzia del inarito ; bast la circostanza che la donna fosse gili gravida, il morbo mariinle, ed altre simili : Ca r p z O v i o proclicn pars 2, gllnest. 65 - W a ec h t e r de lcye sctsonicn pnq. 11. d tale che Federigo Elettore nell' anno 1785 dovette per legge sostituire la pena dello ergastolo fino a quattro anni nei casi gravissimi, abbassandola fino a sci mesi ed anche al carcere nei pii1 lievi. Blil Iii pratica nianlenno la telii delle altenuanti ormai accolte, e la pena orditiaria diveniic poche settimane di carcere: Il o m n, i: 1 rl~cipsodiacobsero. 168. La pena pecuniaria fiui

per essere consigliata anche in Italia dal P a n i m 01 l e dccis. 24, n. 13, con i molti ivi citati. (3) T i t o L i v i o narra f decad. 1, lib. 10 ) che nei prinii tempi della Repubblica le ammende iailitte alIe adultere haslarono in un anno a costruire? un ricchissimo tempio dedicato a Venere. Ma gli storici ed i salirici dei tempi posteriori ci mostrano che con il mutare delle pene non diradarono gli adulterii.

Chiunque si faccia a meditare nella storia delIe diverse penalit minacciate agli adnlteri questa enorme sproporzione che corre tra epoca ecl epoca, tra razza e razza, dovr riconoscere nella severit micidiale mostrata da certi legislatori cristiani avverso i colpevoli di questo malefizio lo influsso patente della legge mosaica : H o t t i n g e r jus haebsnaiicus-ra pag. 49, S. 36. Ove cotesto vero non si rivelasse spontaneo al suo pensiero per le parole stesse di quegli editti, glielo direbbero gli scrittori protestanti difensori di quella severit. Ma questo fu per .parte di tali legislatori un vizio di superbia, come un vizio di ragionamento per parte dei criminalisti lo argomentare cos in genere come in specie dalla legge nlosaica a favore dei crudeli supplizi. I1 popolo eletto reggevasi a forma teocratica o senliteocratica, ora guidato direttamente dalla voce di Dio, ora da quella dei suoi profeti, ora da uomini che i sacerdoti eleggevano, deponevano, e guidavano secondo le ispirazioni divine. La legge del Sinai fu legge prima religiosa che politica. Necessit quindi che la bruttura del peccato fosse misura preponderante delle sue penalit. Nessuno nega che

Iddio non possa abbreviare i giorni del peccatore in pena del suo peccato. La creatura non ha diritti in faccia al suo Dio: e se questi non colpisce di morte 1' empio che l' offende non B gi clie ne rrianchi il merito, ma puro effetto della suprema misericordia che tollera gli umani traviainenti aspettando il ravvedimento. Nella legge che Dio stesso dettava al popolo dalla dura cervice volle con minaccia di mali presenti far sentire la nefandit di certi peccati, e snrebbe temerario chi osasse sindacare fulmit~i lanciati da Dio contro il peccatore con la stregua della umana politica (1). Ma non meno temerario sarebbe colui che sognandosi di sedere sul Sinai dicesse, poichb per la leggo di hlosb, si puniva il peccato, io posso punire il peccato; e poich per la legge di RiIos anco lo clelinquenze politicamente leggiere si colpirono di morte, io posso infliggere la pena di morte a quegli uomini clie chiamo miei sudditi. Io non sono di coloro che sostengono avere il vangelo recisamente riprovato la pena di morte, non oso entrare in teologia; ma per quello clie io sento non parmi che la dottrina urnanittlria in cluesto punto poggi sul positivo. Quollo peraltro clie io tengo pcr fermo si clie il vangelo promulgb quel principio che forma il cardine del1' odierno giuro penale: voglio dire la separazione fra i doveri verso Dio e i doveri verso lo stato; la separazione fra il peccato e il delitto.
(1) Anche giudicato sotto i l punto di vista merarnente politico il codice Ebraico non testo che valga a sostegno della pena di morte. La legge naturale non ha dato ali' uomo il diritto sulla vila dell' altro uotuo tranne quando sia cib

- 446 necessario alla conservazione della propria esistenza. Questo porta ad animettere la pena di niorte tutte le volte che essa necessaria per i bisogni della difesa diretta. Ecco il vero senso della opinione che io sostenni, e che non fu sempre interamente conipresa da alcuno di coloro che la c o m b ~ l t e rono. Io nego clie I' uonio abbia diritto di iiiiporre al suo simile la espiazhiie. Io nego che I' uorno abbia diritto di usare del corpo del suo simile come strzr,nento ad intiniorire gli altri uomini. L' uomo che ha ricevuto dalla lesse di sua nalura una serie di diritti come mezzo a lui indispensabile per adempiere alla legge del dovere, non puii togliere al suo simile i diritti che respettivamente a Iiii sono concessi se non in quanto ci sia indispensabile alla tutela dei propri. Ecco perch io nego la legiitirnit della pena di morte in quanto si vuole radicare sul bisogno di atlerrire i uon colpevoli con lo strazio del colpevole. Ed ecco perch io arnmelto In pena di morte in certe occasioni, nei delitti militari, nei delitti di mare, nel fremito della guerra civile, e dovunque un pericolo attuale e irnniinenle non n ~ i presenta altro mezzo clie valga a tutellire il diritto tranne la distruzione del nemico sociale. In quest9 ordine d' idee io ho detto altre volte che la pena di morte pot essere e piib essere Iegiltirnw in popoli che versarono e versino in condizioni diEerenli da qiielle in cui siamo tra noi. Non parlo adesso dell' adulterio, dove il rigore pu trovare soltanto la sua ragione nella punizione del peccato, ma di delitti che realrnentti presenlino un pericolo sociale. Il popolo d ?Isdraele errante in mezzo n trib nemiche, scnza armate regolari, senza Ilioghi forti per custodiite i ni;rlf:ittori, era (come ogni altro popolo in uguali condizioni) nella iiripossibilit di premunirsi contro I nemici interni col chiuderli perpetuamente, e neppure teniporariarncnte, in iina cella. In tale pocizione s i esercita piiiltoslo i l diritto di guerra che il diritto penale. Bisogna sceglit.re fra l' uccidere I' assassino o cadere sotto il suo pilgnale. Clii non trova in cib i termini della difclsa diretta? &la quando si argomenta da codesti fatti per diirr

il diritto di tnorte alle societ odierne fatte sioure da traltati internazionali, da sdlde alleanze, da numerosi armati, dd forti presidii, SI cade in un evidente sofisma. k sofisma dal fatto cli aver Dio punito dal Sinai certi peccati con la rnorLe corporale concludere che un uomo percb vestito di porpar:i possa fare altrettaato. sofisma lo allegart! poicLC a popoli deserti di ogni permanente difesa f ~ ilecito difendersi con la distruzione del nemico cogliendo il momento della viftoria sopra di lui clie altrimenti sarebbe stata passeggiera e fugace, sia lecito altrettanto a popoli che abbondano di ogni difesa per non pi temere del nemico sociale una volta caduto in loro balia. Ii sofisma sostituire il criterio della difesa indiretta a quello della difesa diretta, e per dare IegitliniitU a quella valersi di argomenti desunti dai bisogni di questa.

E se sta fermo cluesto principio carclinale (senza di cui la scienza del giure punitivo pi non sarebiw una dottrina giuridica, ma bisognerebi~eabolirne la cattedra o consegnarla ai teologi) se vero che la considerazione clel peccato non debba entrare nella rriisura del malefizio e della penalit, poco vi vuole a coniprendcre come l' adulterio, quantunque colpa gravissima in faccia a Dio, abl~ia lievissinio peso nella bilancia politica. Rispetto pertanto lo zelo di certi moderni scrittori (2) che scanilalizzati dal vizio, pur troppo divenuto. impudente nella odierna societ8, declamano contro la mitezza dei codici contemporanei nel punire i reati di carne; ma come legista non posso soscrivermi a tali censure. Certo che tutti i codici contemporanei in ordine all' adulterio hanno al~t~andonato pensiero di punirlo di moril te p),e ncppuro di pene perpetue, e neppure di

alto criminale; perchQ ne hanno cercato la misura nella importanza del diritto leso, e nello allarme della pubblica opinione (3).Il codice Sardo (art. 486) punisce con Ja carcere da tre mesi a due anni tanto la donna che il drudo, aggiungendo pero a claest' ultimo la multa. Il codice Toscano (art. 291) punisce ugualmente con la carcere da dae a cinque anni cosi 1' adultera come il drudo.
(I) Fra quesLi non rimasto addietro ad alcuno nel desiderio di rigorose petialit il r o u s s e essni sur l' ~ i d u Z t C ~ e , Morilpellier 1869. Misere meiiti quelle che cieche di esprrienza sognano tuttavia potersi frenare 10 pressioni dei serisi col timore delle pene ! (2) Da Iato al10 influsso della legge RIosaica che ho notato test& ad estendere la pena capitale all' adulterio concorse I' autorit del giure Hoinano. Ma qui grande il dissidio fra i piu culti interpetri, perchb alcuni riferiscono la peua capitale dlld legge Giulia : L y c l a ni d membrrrnnrum li6.2, eglog. 9. Altri lo inipugnaiio : V a II E c k tlbcses juris piig. 205. Con inolto acunie D u ii d e (de cnpitis poertis jure justininrreo pag. 7 5 , 12erlino 1871 ) ha sostenuto che la pena della legge Giulia coiilro fili adulteri fosse la sola relepazione, osservando trovarsi adietta la pena di non potere pi esserti tt.slin~oni; 10 che sarebbe un dettato assurdo contro chi gill fosse piinito del capo: ed attribuisce quella severiti a Costantino, c ritiene un errore di Tribonidno ci che leggesi n ~ l l eisliluta. Certo clie Giustitiiano conserv contro il mascliio la pena di rnorle, riducendola per per la donna alla reclusionn teruporaria in un monastero; lo che scandalizz l' A n t o 1 i o 1 iiIa t t e o , e lo indusse a lamentare che si convertivano i Monasteri in sentine di iniquit. (3) I1 codice di Bolivia (arb. 639 e 642) punisce I' adultera con la reclusione sino a sei anni ad arbitrio del marito, ed il suo coniplice con la stessa pena e con 1' esilio; se poi

questi risb frodi nei commeltere il reato incorre nella pena dei lavori pubblici da due a quattro anni e nell' esilio. Idrntico Per art. 564. Brasile ( art. 250 ) casa di lavoro da uno a tre anni 51 all' adultera che al drudo. Portogliese del 11352 ( art. 481 ) esilio tcmporario. Spagnolo ( art. 558 ) prigione ininore. Celle Isole Jonie del 1841 (art. 631) casa di disciplina de due a tre anni. laltese del 3854 (arl. 189 e 1 9 2 ) prigionia da sei mesi a due anni all'adultera e da quattro a nove mcui al drudo. I1 codice di Baden (S. 348 ) pcioisoe con la carcere da uno a sei mesi e quando ne sia seguito il divorzio con la carcere aggravata, tanto il marito quanto la iiioglie adulteri, e con la stessa pena da rliiafiordici giorni a tre mesi il coinplice non conjiigato dell'uno o dell' altra. Neuchatel (ari. 1 5 0 ) carcere da tre a sei mesi e nii~lla, indistintamente contro niarito, moglie e conipiici. ldeniico Vaud (art. 207). Identico Pribiirgo (arl. 240). Identico Yallesc~ (art. 210). Prussiano (S. 140) carcere da quattro seltimarie a sci mesi contro il marito, la moglie, ed il complice, rna nel solo caso clie per l' adulterio sia avvenuto divorzio. Il codice Aus[siaco (S. 502 ) punisce anche esso indistintarneete iirarito, moglie, e complici, con I' arresto da uno a sei niesi, aggravando la pena contro la donna in caso di fecotid~zione. Francese (art. 357 e 358) carcere da tre niesi a due aiiiii contro 1' adultera e il driido. Ticinese (art. 315) deienzioiie di terzo grado contro la moglie, e di secondo e rnulta corifrr) il drudo; detenzione di secondo grado contro il marito, e di prinio o wiilta contro la siin coniplie~.Il codice Grejiori:ii~o (art. 176) cirique antii di galera.

La questione che esaminai al S. 1858 non puO preseiitarsi in tema di aclulterio. Ma qui invece si contemplano dagli scritiori due altre questioni: l'una relativa all' adtilterio conlinesso i% paese estero; la VOL.1 1 1. 29

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