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Quando il ladro s' introduca clandestinameilte nel domicilio altrui in tempo di notte potiti ben dirsi che il delitto

genera maggiore spavento: ma se invece il furto si commise da un conoscente clic io aveva invitato a conversar mmo, non potr sostenersi che il furto era qualificato per In mera accidentalit che avvenne di notte. Laonde dalla maggior parte delle moderne legislazioni questa circostanza non si valutata finchk rimanga isolata, ma le si k dato spesso grande efficacia se congiunta con al1 tre. I codice Toscano non tiene alcun conto di tale circostanza. I1 codice Sardo (art. 368, n. 1) la valuta cluando congiunta a cjuella della casa abitata ; o clefinisce per notte (1) tutto quel tempo che corre da 1 1 ' ora dopo il tramonto ad un' ora prima clella le11 vata del sole.
(1) La Corte di Cassazione di Napoli con decreto del 3 tiiarzo 1865 stabil che ai giurati non deve seniplicemente doiiiandarsi se il furto fii cornmecso in ternpo di notte, n1;l la questione deve essere forrxiulata con le parole della legge.

Appo quelle legislazioni che considerarono il teil1 0 notturno come aggravante o in modo assolrito 1 in xnodo relativo, divenne importante cleciderc (*osas' intendesse per notte. L' argomento della cluestione cadde circa quello intervallo di tempo elici naturaliilente intercede fra lo sparire del giorno e il comparire della notte e viceversa; o che si det)

nomina creliuscolo. Ilolti pensaronu che il giorno dovesse clirsi ristretto nel periodo che corre dalla levata al tramonto del sole (1) ; e poiclil! Mosk (Esoc 0 33, Q ) aveva appunto clefinito per giorno lo spa7 zio che intercede fra il sorgere e il tramontare del sole, cos i Capitolari d Fraiicin e molti canonisti i avevano seguitato codesta norma, e la medesima piaccjue alla Cassazione di Francia nei decreti clel 12 feBl~raio, 22 luglio 1813. Altri invece sostennero e che per notte doveva intendersi solo quel tempo in cui regnano le tenebre, sicch non possano le persone conoscersi in viso; al che fri risposto che secondo codesta regola non sarebbe stato niai notte cluando regnava il lume di luna o nelle vie ricche di luce artificiale, e il criterio clelle tenebre fu rigettato. La ragione di aggravi0 contro il furto notturno non sta soltanto nelle tenebre. Essa sta in questo, che nella notte i cittadini si danno al necessario riposo: clal che ne avviene che debbano dimettere la custodia delle cose loro; ne avviene che acl un g-rido di allarme siano meno pronti ad accorrere; ne avviene che sia pi~sicura la asportazionu per la solitudine delle vie. Le quali ragioni tutte non ricorrono in grado eguale nel primo cader ilella notte, e nell' ultinio suo dilegumsi. Laoiide G i o v a n n i V o e t si fece sntesignano della cos cletta teorica clel crepuscolo; la quale consisto nello applicare al crepuscolo cos vespertino coine matutino gli effetti giuridici clel giorno anzieliil della nntle (2).
(1) Veclilsi il traltalo speciale del l\ i p a (le t c n y o r e jioclarf i n cap. 24 T' i t t. e v c e n d i s s e ~ ~ t n t dc j i i ~ i i spag. '121; io

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t1issoqlntio de o~iligczfio~~e ~ioe)ictrlorl l ~ y 211, . 25, cap.%,secf. 1, n. 8- C i a r o prncticn $ . f i l i . qarleal. 82, n. 4 C a t a l a n o 6ruetnt. cr.im.pay. 286, >i. et p ~ g 285, Ci2; . juris crinirirclis e/') .88 i D e W a l Oratio de l ~ i s t o r i a T O ~ U I lhrtmani yeneris teste Prudeliticte civilis ;Mrr(lislla:c ~L pag.27 C a r m i g n a n i Elemelrta Q . 1159. (2)A r a b i a (ilbilicipii del diritto pewrrle ucll. 5 , prif/. 516) rsaniina cosa debba dirci di un furto con~iriciiito cli :lioriio 1. tinito J i noltc, e viceversa; e decide che debba atteudersi i l tempo dcl conipimenlo del furto, cosicch& nel primo caso ciq\ ~~ualificato nel secondo no. Io penso che il mezzo t ~ r i n i n e e dl?l crepuscolo risparrnierh spesso iii pratica tale cluestione. Ma quando dovesse seriamente decidersi io sarei di opinioiic?. che il furto fosse qualificato e nellyuna e nell'altrn ipotesi. JI . : ragione dellyaggravante nel disturbo notturno del doiiiicilio e nel pericolo e nello spavento che genera la invasione notturna. Questo eiTetto risponde alla invasione del ladro sia che abbia notturnaniente incominciato o riottnrnan~enli: finito 1' opera sua. Sempre si Iia in fatto clie un ladro ha invaso di notte il mio domicilio per rubare. D' altronde coriie 11ub rlirsi in riiodo positivo che il furto abbia il suo cornpiment(~ quando il ladro esce dalla casa del proprietario? A ~ ~ i o n g o che guardando come norrna il cos detto conipiii~entosi alidrebbe nell'assurdo di punire pi il furto teletato che il ~ 1 1 1 1 rrltrnnto. I1 ladro entrb di notte e usc di giorno: il furto 59condo 1' A r n h i a snrn seniplice. hia s e io lo sorpresi prirll:~ del giorno egli sosterr -cile non B reo di teiitutivo di furt notturno: dovevi aspallare ( egli dirh) io sarei uscito di giorlln t? sarei stato responsabile di solo furto diurno: 6 ioicIiin c t l ~ 1;i vostra sorpresa inlenipcstiva deteriori I;I iiiiii conrlizirtnc.

Molte giui1isprridenzo ( 2 ) seguitarono clricstqtn tl~t~trina, e n dispet,t,r>della contntria opinione f'rniices~

m a fu doluinante tra noi anche l& clove il coilicc1 penale del 1510 riiuase trista reliquia ilciltl pllica signoria; e rnoIto pii1 altrore. Parecclii clissero dic tjuell:~ dottrina cloveva accettarsi per il Iavore (lclI' accusato e per In massifila O C ~ Z ~ ~ I Z Z T J I ~ C(:liSZIIZI ~ geizd~.Xa tale argomeiito condurrebl~ela teorica del crepuscolo a perdere ogni carattere assoluto, e a {livenireempirica. Infatti se In legge ai1 una pagina clice al ladro, ti prinirb meno se rul~erai(li giorno, e cosi rende favore~~ole accusato il proall' lungauiento del giorno giuridico; ad un' altra pagina dice ,i1 proprietario, ti punirb riicno o niente se ucciderai il ladro di notte, e cosi rende favorerrle ali' accusato il prolungamento clclla notte giuridica. Pongasi clie una mano di ladri in sull'aurora invaclano una casa e rubino, eil il proprietario desto al rornore corra sull'arme cd uccida uno (li coloro. Ecco sorgere un giudizio nel quale sono tradotti per furto i ladri superstiti e per omiciilio il propi'etario : e naturale che quelli si difendano allegando che quella aurora era giorno, e questi si tlifenda alleganclo che quella aurora era notte. Nello sciogljere siffatto nodo il giuclice che non comprenda il senso relativo c? tutto applicati170 del favore tielln clifesa regolando su tale stregua la teoiica del crepuscolo, trover dificolt a dire nella stessa sentenza che cluello iclentico momento era giorno eri era notte, Oppure clovrB porre sulla l~ilailciala prevalenza (li favore tra il ladro e l' omicida? No. I1 giuclice filosofo non s' impaccierk per tali apparenti amhagi, e si sl~righer:~ dalla lettera dolla leggc per correr clietro a1 suo spirito. Egli dirzk che ncl crepuscolo noil ricorrono 1c ragioni per aggravare ]:i,

mano sul ladro, e neghcrh In clualifica: indi guarder le r'agioni della apprensione di proprio 1,ericob che scusano l' omicida, e anirrietterd la scusa. Erl a chi gli venga rinfacciando di essersi contradetto rispoiicler non esser chiamato a dare una ilefinizione nstkmomica, ma a dare una definizione giuridica; dir:& non essere una rizateriaiitu ci che scusa od agssnra, ma bensi una suprema ragione clie ora pui, ticeorilpagnare, ed ora no la identica nlaterialith (9).
(1) Pare che nel Belgio abbia prevalso la regola che r giurati s' interroghino sull' o r a nella quale avvenne il furto ; e spetti poi ai giudici decidere s e quell'ora rapprcseiiti o no il tempo notturno ; ma pare altres clie anche nel Belgio corrifL in Francia ( A I o r i n Joirrnul de tlroit cvinlitzel url. 8503 ) i! tempo di notte siasi convertito nello intervallo fra il tr:iinonto del sole ed il suo risorgere. E notabile che in Frnnciir si volle prendere conie testo a tale opinione I' art. 1057 del codice di Procedura Civile, ed il Decreto Imperiale del 4 agosto 1806: considerassi come repugnante che cluelle OrP le quali erano suardate come notturne per gli esecutori gendarmi non si avessero come notturne pei ladri; riia noti si ricord che I%rgomento dalle leggi civili e di polizia :illc leggi penali spesse volte vizioso. Vcdasi peraltro C a r n o f fcode pnnl a r t . 381, vol. 2, pag. 159) il quale sostieiir che la questione si debba decidere secondo gli lisi locali ed iricominciare la notte a quel momento in cui nei diversi 1 ~ glii si suole andare a riposo; lo che renderebbe la quistionidi f ~ ~ t te ,non di diritto : e ci si sostenne ancora da T i t to tiin ti 11. hla la Corte di Nancy avendo negato il tcmpo notturno in un furto commesso nella seconda orti della notte perchb avvenuto in una bottega aperta dove tutti accudivano loro traffico corne nel giorno, la Cass~zioneannulli) quel ciudiciito; IO che significa che la qiiestiont? fu ritenuta come di diritto. Certo b che dove prevale la opinioiie che la cleter-

minazione della notte debba rilasciarsi all'arbilrio dei giudicanti si notano dagli scrittori decisioni singolarissime : ora si neg il tempo notturno alla mezzanotte perchb nella casi1 dove si era tentato il furto si teneva una festa di ballo: altra volta si neg in un lupanare per la speciosa ragione clie in codesti luoghi della notte si fa giorno e del giorno notte. In tal guisa si confonde la contemplazione degli usi locali con la conteniplazione degli usi individuali; si confonde il i'iguardo del tempo col riguardo del luogo; e si getta la regola in balia di una funesta perplessit. I1 codice del Peru ( art. 626, n. 2 ) fece di ci argomento di speciale dettata legislativo in tema di furto, disponendo che per notte intendevasi lo spazio fra li1 mezz' ora dopo il tramonto del sole fino alla mezz' ora prima della levata. Lo stesso fece il nuovo codice Belga del 1867 che all' art. 478 liniit la nolte <la un' ora dopo il tramonto ad un' ora prima della sua levata. (2) Gi sappiamo ( 5. 1320 ) che I' odio delle leggi romane contro il ladro notturno si estern col permetterne la uccisione al proprietario : S t r y k i o dissert. d e sal. p(&. jw. o a ~ n d e ~ u g n n t ecap. 2, n. l 6 ; in gita dissert. toni. 5, i pay. 570 G e i b e l diss. de furs'cidio. La legge dei Borgognoni (ctdd. pi'in. tit. X V I , cnp. II, I V , V,, provvedeva alla tutela delle vigne dando tale licenza al proprietario a clanno di chi le avcsse invase di notte per derubare le uve. (3) Ci non i! sembrato possibile ad alcuni scrittori per quanto dottissimi. Cos il C a n n e m a n n nella sua dissertazione de furto nocticrlzo pone continiiamente siillo stesso terreno le questioni della notte, cos in faccia al ladro che ruba corrie al proprietario che uccide. Non sono le ntoterialitci quelle C ~ I Edettano la legge; ma certi effetti morali delle materialiti; laonde non vi contnidizione c~uandoda una identici1 niaterialitU si dica sorgere un effetto giuridico, e nou sorgerne un altro. Cos il giudice al fine delle indennit arrimette un valore nella cosa superiore alla lire cento, o nella rnalattia una durata oltre i trenta giorni; ed al fine della

VOL.ITT.

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pena dichiara il valore sotto lire cento, e la malattia sotto i giorni trenta : e questa fu nei paesi nostri giurispriidenza costante. Identica osservazione rigetesi fra il determinare la notte a certi fini penali ( p e r esempio per punire gli strepiti notturni ) e il deterniinaria ad altri fini penali. Pu egli dunque esservi in tutto il diritto una definizione assoluta del tempo di notte? lo ne dubito.

Per coteste difficolt parecchi scrittori ( B a v o de reatu pag. 41 1 - S t r a u c h i o disserdatio de j u ~ e tenebamm; in ejas qusc~dla @%S. I0,pag. 6 0 5 ) pensarono che la questione non dovesse dirimersi n& con 1' orologio n con I' astronomia, ma subordinatamente alle diverse consuetudini dei luoghi. E alcuni dissero che notte doveva intendersi quel l~eriodonei quale secondo gli usi di una contrada le genti sogliono ilarsi al sonno, altri quel periodo in cui sogliono chiudere gli usci alle case; altri im~liaginaronodi desumerlo dal cominciamento delle fazioni militari di guardia; altri dal suono di quella campana (1) che con formula derivata dall' inglese chianiasi in molti luoghi fra noi il czcopri fzwco. Iclee tutte che hanno un nesso con la ragione cardinale delfa legge, ma che male si adattano a quella esattezza che sempre B desiderabile nelle sanzioni pendi; e continatano a dare in fin dei conti al prudente arbitrio del giudice la signoria di questo argomento.
(1) Si attennero al orileno della campana per riconoscere delitto avvenne nella notte : R i p a de tepizpore noclurW ccap. 6 de campana, n. 3: e i citati dal B u r e a t t o lib. 3,

I @il ;

cons. 519, n. 8. E accettato questo criterio nacque il bisogno di seriamente occuparsi a decidere quid juris in quei giorni nei quali per consuetudine non si suonano le campane: A ng e l o cons. 196 - C h r i s t i n e o in Sttxlulum Mechlin. tit. 2, art. 10, n. 8. Sulla origine della costumanza di suonare una campana al principio ed al terniine del giorno, vedasi R o c c a cle cnmpanis cap. 18 ; i n S a l l e n g r e thrsczur. antiquit. vol. 2, col. 1281.

D r a C o n e puniva rlualunque furto di nzorte a? (. ducendone a ragione che a lui parevano degni di morte anche i pii1 piccoli reati e per i pi gravi non aveva pena maggiore da infliggere. S o l o n e modero questo rigore, ma pure mantenne la pena di morte contro il furto notturno. I decemviri mantennero la pena di morte contro il furto notturno soltanto quando fosse caduto sopra aratri o raccolte, onde ordinavano che il ladro f'osse immolato a Cerere ( O t t o n e praefatio ad tom. 3, Ihes. jzcr. rom. yag. .3 - T r o t z dejure rofnuno agrapio pag. 21 i) ma questo rigore superstizioso andb in dissuetudine. Priina dei tempi di U l p i a n o invalse la pena dei pubblici 1avorYi contro i ladri notturni come si ha dalla I. 1.f . de fecribus balneariis (la quale si estendeva alla pena in metallum se vi era congiunta la effrazione ) e dalla 1. 2, ff. de efructovihus. La C arolina non fece parola del tempo di notte tranne che all' art. 167 in proposito dei danni campestri, contro i quali minacci la pena del furto quando fossero commessi di notte : U o e h m e r o medit. ad a ~ t 167, S. 3, pag. 806. Fra i codici moderni il Ba. varesc del 1813 costitui all' art. 218 un' aggravantc

- 308 del solo tempo notturno per i furti campestri. I1 codice Francese del 1810 non consider, come qualifica il tempo notturno isolatamente preso, ma gli diede una importanza gravissima clrianclo era congiunto a certe altre circostanze, fino al punto che combinato con altre aggravanti poteva portare al18 pena capitale.
(1) Alcuni statuti spinsero il rigore fino a punire il ladro di niorte per la unica circostanza del tenipo notturno: P u f f e n d o r f obseruat. vol. 3, i l a nppead. png. 57 E mm i n g a u s jus susatense a r t . 24, png. 90.

C alamit.

Quando grancle ec2 insolita sventura colpisce un individuo, od una famiglia ocl una contraila, come lo incendio, il terremoto, la inondazione, dovere rli umanitB stendere una mano soccorrevole ai miseri che ne sono percossi. Mostra clunque animo barbaro e rotto ad ogni malvagit colui che profitta di cos miserande occasioni per derubare le vittime del flagello. Ci B verissimo: ma ci non eccede i limiti di una pura considerazione morale che non sufficiente a dare ragione di un incremento di quantitd politica nel malefizio. i. tal fine occorre l rintracciare nella calamit che hti, clato occasiont! al furto un incremento di clnnno mediato ; e non e difficile trovarlo ciuando si torni al principio della

- 309 iirinorata poteiiza della difesa privata. In siffattt: emergenze gli al~itatorifuggono esterrefatti dalle case niinacciate dal fuoco o dalle onde o dalla ruina, non pensano a chiuderle, non pensano alla custodia della roba tutti assorbiti dallo spavento: o sono costretti ad accogliere in casa anco gli sconosciuti che si presentano sotto pretesto di soccorso. Annientata in simili frangenti la potenza della difesa privata deve l' autorit sociale aumentare di protezione spiegando una repressione piU energica. Questo concetto puramente politico viene a trovarsi con tutta esattezza nell' aggravante della ccclc~milci riferita ai furti commessi in tempo d'incendio, di ruina, d'inondazione e naufragio, ai quali veramente gli antichi (l) restrinsero la relativa applicazione.
(1) I1 furto corninesso in tempo dyinceudio e d yfnondazioiie si trova previslo come pi grave anche dalla legge dei Visigoti lib. 7, til. 2, $. 18, e dalla legge Bavara l i t , 14, cnp. 8.

Modernamente per0 nell' animo di alcuno si i+ data sovercl~iaefficacia al principio morde da chi volle estendere la presente qualifica anche ai furti commessi in tempo di covztagio ((I). Forse sbaglierb ; ma a me non persuade tale estensione. In tempo di contagio non si aprono gli usci a tutti: si sta anzi piil chiusi che mai per evitare i contatti pericolosi, Non vi B dunque ragione che necessiti a non teiiere in guardia le proprietti nostre. Si b detto che i 1 occasione di contagio chi n' B colpito b nella ne1 cessit di accogliere in casa i rnonatti, o altre per-

sone sconosciute che si prestano ad assistere gli appestati. Risponclo che se un furto si commetter (la costoro trover8 spontanea rispetto ai medesimi la sua qualifica nel famulato, e sotto questo punto di vista lo aggravamento potr essere altrettanto suEciente quanto ragionevole. Ma quando si vuole costituire una qualifica in ragione del tegizpo essa per questa sua stessa indole necessariamente in(leterminata; e colpisce il furto da chiunyue commettasi nel tempo previsto. E perci che io non veggo ragione alcuna per desumere dal tempo cli contagio una qualifica che aggravi tutti i furti in qrialsivoglia modo commessi in una contrada dove il morbo infierisce.
(1) Le disposizioni speciali della Costituzione Elettorale Sassonica f11nrs 4, constitutio ti) sulla quale possono vedersi P e i d e Elen~entajz~ris universi pag. 239, pnrs 2, mcmbr. 11 e Ca r p z o v i o Jurisprudentia prry. 1307, non sono propriamente dirette ad esacerbare la pena del furto in ragione del contagio. La si presero di mira certe particolari persono, cio becchini e monatti, detti vespillones. La etimologia di questa parola E chiarita da P i t i s c o lexicon trntiqilitcctulra, e da F a b r o Thesnurus eruditionis ;dividendosi i dotti nell' attribuirla ad un derivato di vcsper esprimente il lavoro notturno, o nel17 attribuirla al nome proprio di un Vespillo che gett nel Tevere il cadavere di Tilierio Gracco. Sia che vnolsi di cib, sembra che questi vespillon~s ammazzassero gli ammorbati per dispo~liarlipi presto, ed a ci provvide la Costituzione dello Elettore. Ci6 hnslri a mostrare che se il contagio era la occiisione di certi fiilti tlelittuosi, la forma criminosa peraltro non desumev;i tlal contagio il suo criterio qualificante.

Pi ragionevole la estensione clata alla clu:ilifica della calaiuit da alcuni codici anche niu~lernissimi che 1' applicarono alla ipotesi del furto commesso sopra un infelice mentre sia colpito in mezzo ad una strada da una apoplessia od altro malore che lo privi dei sensi. Qui certamente ricorre la considerazione della impossibilit clella clifesa privata per causa dello infortunio, ecl alla pii1 odiosa bruttura morale risponde un pii1 intenso effetto politico ed un bisogno di pi energica repressione. SifYatti riguardi occorrono ancora nel furto commesso a danno dell' ubriaco; perchB lo ossere stati o no rimproverevole causa della propria impotenza non muta la questione : concorrerebbero ancora nella ipotesi del furto commesso sopra a chi siasi gettato in luogo aperto a dormire ;ma a yuesta ipotesi non potrebbe davvero adattarsi la fbrmula della calamita. Stringiamo dunque le nostre osservazioni al caso pi frequente che B quello clello incendio: sar facile applicare le regole agli altri casi consiniili.
(1) Il codice di Svezia ha riunito nel n. 2 del Cj. 5 del cap. 20 sotto una stessa qualifica e punito con la stessa pena di un anno di lavori forzati il furto commesso a danto ivi de celui qui se bnigne, qui 12age, qui d o r t sztr la terre, qui est (121 lit grctvement nlulade, oic tcne personne ntorte: in ci il codice Svedese si peraltro guardato dallo errore di adequare al furto violerito il commesso sopra persona incapace a resistere. Lo stesso codice prcvede per separatamente il caso del furto in tempo di inceri-

dio, e lo punisce (S. 6 ) con i lavori forzati da sei mesi ;I quattro anni. Cos il codice delle Isole Jonie ( art. 7 8 0 ) ha esteso la qualifica della calami& al furto commesso ivi sugli e f i t t i esistetzti s o p m u n u persona che a caztsa d i apoplessia, d i cnduta, d i un allo d i .uiolenza ricevlcto, o d i ultrn disgrazia, si trovi ita urgente bisogno dcll' nlt ~ u soccorso. i

E qui deve innanzi tutto notarsi che il criterio tli questa qualifica essendo il tempo pi che il luogo iion si aggrava soltanto il furto che si commetta nella casa che arde, ma quello ancora eseguito nelle case adiacenti (i), c dovunque i vicini per lo spavento delle fiamme hanno dovuto dimettere la usata custodia delle cose loro per condurre in salvo sB stessi, ovvero per sottrarre al pericolo le cose pih care fidarsi del primo venuto.
(1) L. 1 , S. 2, ff. de incendio, r u i n a , naafvagio 0 1d c n CI o r p i o de actionibus class. 7 , act. 8 P a r i n acC i o de fioells, qunest. 168, n. 187.

Ueve per avvertirsi che in questa ipotesi il seiilplice fatto della contrettaxione non basta a poter dire consumato il furto, se non S chiarito altresi 1 animo di appropriarsi. Ci nasce appunto dalle ' condizioni eccezionali di pericolo in cui trovasi la proprietd in codesti momenti. Non B pia tempo di rispettare il posseso altrui. I popolo accorre e porta 1 via dalla casa gli oggetti per togliere esca all' in-

cendio o per recarli in salvo; nb l" opera pietosa pu convertirsi in delitto. A costituire la prova generica del furto richiedesi dunque in codesti casi elle oltre l' apprensione ed il trasporto da luogo a luogo della cosa altrui, si porga la dimostrazione del pravo disegno; quello cio di spogliarne il proprietario. & questa la stretta nella quale io \ridi agitarsi 1' accusa quando nelle mie pratiche incontrai fatti di simile natura : awegnacl~ mariuoli impui tati di furto in tali occasioni sogliono abbigliarsi da martiri, e dedurre di essere accorsi per obbedienza ad un dovere cittadino ed avere agito soltanto per offlcio pietoso onde salvare la roba pericolante. Al*lora nasce un problema tutto di fatto ed intenzionale, alla soluzione dgl quale non possono prestabilirsi regole ? eenerali, dipendendo il giudizio nei casi concreti dalle qualit personali, dal modo di agire, e da altre circostanze tutte contingenti.

Anche qui la benignit dei pratici volle introdurre una epicheia per eliminare la pena ordinaria. Si distinse tra furto di cose pe?*it.wre e furto di cose non peritzc?*etra le fiamme (1). Quando il ladro si era appropriato una cosa da lui ritolta al fuoco che stava per divorarla, e che 1' avrebbe senza l' opera di lui ridotta in cenere, si consider cla un lato che l'opera di costui non aveva recato danno al proprietario, e che esso poteva avere nella sua erronea coscienza la opinione di un diritto su quella cosa che aveva con proprio pericolo sottratto al fuoco e non al padrone. Cosi (quasi per una sin-

golare applicazione della legge ifite,*dunt) s' introdusse in molte pratiche questa limitazione per il fine di ininorare la imputazione e Ia pena.
(1) Sembra che tale distinzione rimonti al testo Komauo. Infatti P a o l o alla leg. 4, $. 1, ff. de incendio, rtci?zn, naufragio elc. riporta un rescritto di A n t o n i 11o che allo SCOPO di misurare la pena dice plurin~iinz interest peritura collegerint un qucie scrvari possint flagitiose invnserint. Questo rescritto per e questo frammento non parlavano che delle cose dei naufraglii. Onde la sua applicazione al furto in OCcasione d: incendio fu una illazione deg17interpetri. Inoltre resta dubbio in faccia al rescritto di A n t o n i n o s e il furto delle cose periture debha andare esente da pena- o se debha punirsi nleno: e qui pure si scissero g17interpetri. I pi severi sostennero che anche il furto delle cose periture dovesse punirsi, e soltanto mitigarne il castigo; e questa opinione insegnata dalla Glossa piacque ad A l b e r i c o d e R o s a t e f Conunentaria i n secidnduvn jr. novi parte~il, acl rlictnw legena) il quale argoment dalla parola -graviore dalla l . si vi~lnernlo47, ff. ad leg. Aquiliam. Altri invece spinsero la cosa fino agli estremi, sostenendo che il furto delle cose periture non dovesse niente punirsi; e questa opinione G i upiacque a P u c c i o n i Commento vol. 5, pag. 1 0 6 l i a n i i~liluzioni vol. 2, pug. 516: e si appoggi sulla clausula praeter matcriam della ley. 3, $. 3, fi. ad leg. Jzd. (le vi pu61. Questo franimento per sembrami che soltanto designi gli oggetti fmateric~mignisj ai quali si c' gi appreso il fuoco: esso ad ogni modo si renduto assai infelicemente in italiano nella traduzione degli c'lententi del C a r m i g n a n i al S. 1076, dove la frase materinrn ignis si E voltata nella parola conaDustibile, la quale E ben diversa ed esprime una idea inaccettabile, perchb porta a ritenere la non punibililk del furto caduto su tutte le cose combustibili. Or siccome il fuoco ha la potenza di consuliiar tulto, cos questa intelligenza

condurrebbe allo assurdo. Nel sileazio dei codici coutempo ranei s u questa speciulith potrebbe forse utilmente riproporsi nel f6ro tale distinzione, ma dubiterei che potesse spingersi fino al punto della completa scriminazione; perchb il diritto leso vuol essere contemplato quale esiste nel momento della sua lesione senza curare dello avvenire, e perch d' altronde sarebbe troppo facile a clii ruba in occasione d'incendio lo allegare clie le cose d a lui rubate sarebbero perite nelle fiamme.

La inondn$io.ize presenta termini cosi identici agli altri da meritare veramente che anche a questo caso si estenda la qualifica del tempo di pericolo. Deve per limitarsi ai furti che si commettono nelle case minacciate dal torrente finch questo infierisce. Non potrebbe invocarsi contro colui che cessata la irruzione delle acque rubasse dopo uno intervallo di tempo oggetti nelle case abbandonate dai proprietari. Come non potrebbe invocksi contro colui che dopo un intervallo andasse fiutando fra i ruderi di una casa gi arsa, e vi trovasse qualche cosa di valore ( I ) . E il tempo e non il luogo che d il criterio della qualifica. Parimente non crederei che quando la inondazione fosse dalla legge noverata fra le cnlainita che clualificano il furto, potesse applicarsi al proprietario sul cui terreno 1' acqua ruente avesse trasportato ed abbandonato oggetti altrui. Questi ove se li appropriasse non sarebbe responsabile di furto qualificato, ma tutto al pi di furto semplice. Dico tutto al piU, perchb ad avere in siffatta ipotesi gli estremi dcl furto stimo necessario che si tratti di oggetti i qriali portino traccie della mano dell' uomo, c segni riconoscibili di propriota.

In tema di alberi divelti con le radici nella montagna dalla furia delle acque, e trascinati poi e lasciat,i nella pianura, io sostenni con plauso in faccia ai tribunali che per la impossibilita del riconoscimento la uis diuifia li aveva renduti cose nzcllius, e che il proprietario non era di niente co1l)evole se trovatili iiel sito campo se li era appropriati. frequente pur tropl~oil danno che i torrenti recano alla montagna asportando castagne, canape, ed altre simili cose; e gli abitanti della pianura che le ripescano lo fanno senza delitto.
(1) In termini clie la qualifica non cadesse sul furlo commesso dopo la cessazione del pericolo fu deciso dai nostri tribunali : Aianali Toscani XVII, 1, 555, 554.

La penalitk per la qualifica del tempo di pericolo si elevb ad alto grado anche dagli antichi statuti ,il) e si inostrarono giustamente severi anche i codici contemporanei. I1 codice Sardo art. 608 minaccia la reclusione ;il codice Toscano art. 386 commina la casa di forza fino a dodici anni se il valore delle cose rubate supera lire' cento.
(1) Le leggi Romane contemplarono il furto a danno dei naufraghi, e la 1. 1, S. 1, ff. ad lcg. Ju1. de u i p?-ivata non vi ravvisb clie una violenza privatu: al contrario contemploiido il furlo in tempo d' incendio alla 1. 3, S. 3, ff. a d leg. Jul. tde ui pubblica vi ravvisarono una violenza pub11lica. BIa pi specialmente del furto o danno dei naufraghi si occupb l' editto del pretore riferito da U l p i a n o alla L. 1, de i~icrndio, ruin. naufiqago; o r e al $. 5 il giurc-

- 317

consulto decide che I' editto pretori0 contempla le cose sottratte tempore ~,aztli.ngii,non quelle che posteriormente fossero gettate dai flutti alla riva, sulle quali quantunque cada furto non che furto semplice : vedasi anche la 1. 5, f l eod. tit. N mi sembra che a ci derogasse la Azdtk. ?lavigio C. de ficrtis che dichiarando derogata la consuetudine di libera preda sulle cose gettate dal mare, niente contemplit la subalterna questione se il furto di tali cose sia semplice o qualificato. D a m h o u d e r /1)?.ctzis crinzinalis cap. 116) propone contro il furto calamitoso la pena di morte; e la stessa pena narra J o u s s e fj~tsticecri~tlinelle vol. 4,pag. 211 ) essere invalsa nellyantica pratica francese. Il codice Leopoldino del 1786 aliy art. 75 vi applic la galera a tempo. Narra il 1 e l l i o finslilutiones jilris critinalis Lztsitcoti tit. 6 , 1 S. 21 ) che alla occasione del troppo celebre terremoto cli Lisbona tanto fu il numero di coloro che di quel disastro si approfittarono per rubare, da esigere una legge speciale ordinatrice di pi sollecite procedure e di pi rigide penali& contro quei malfattori.

A b b a n c l o n o .

La clualifica clie il tempo di aOluncZo?zo imprime al furto procede da un concetto giuridico semplcissinzo, che per si svolge per la diversit clelle costumanze in tanta varietA di casi da renderne inipossibile una completa enumerazione. Vi sono nelle industrie umane dei momenti nei clual B necessit (1) lasciare allo aperto ecl iilcustodite le cose sulle quali si esercitano le diverse speculazioni. In tali 1nonienti la vigilanza del proprietario non gli t3 ili

presidio alcuno :la speranza della incolumith delle cose sue tutta riposa sulla fiducia dell' altrui risr~tto verso il diritto di propriet. Laonde cluelle cose si (licono con una figura poetica consegnate alla ferlr, pubblica. Ma da ci si svolge il concetto giuriclicc~ che quando il cittadino costretto a non pii1 fidare sulla propria vigilanza abbia diritto di attendere dalla difesa pubblica una pi energica protezione : e di qui emana come figlia legittima la rlualifica dell' abbandom per il principio radicale ormai conosciuto della minorata potenza deiia difesa privata. Quando ad altre ragioni s' inspiri lo aggravamento esso apparterr al luogo o alla indole della cosa, non a1 tempo.
(l) Per regola si richiede una necessit nascente da consuetudini. Trovo peraltro che la Corte di Cassazione di Firenze (Annali Toscani XIX, 1, 897) dichiarb che a costituire l' aggravante dello abbandono non era sempre necessario che lo si facesse per co~uueludirre quando era stato richiesto da un caso accidentale, e non era attribuibile colpa O negligenza del proprietario. La Corte Suprenia potk iieila sua prudenza ravvisare giusta ed esatta l' applicazioua che i tribunali ordinari avevano fatto del titolo di abbandono a quel caso speciale: ma non crederei se ne potesse trarre una regola generale. Si vedano anche gli Annali 20 'scuni X V I , l , 718-719.

Gli estremi di questo aggravamento sono due: 1:' Che la cosa siasi lasciata allo aperto per una necessitu - 2 . O Che essa siasi involata durante il te~rbpo di quello abbandono. Svolti questi due estremi

coli clualche esemplificazione sark facile comprendere 1' applicazione di questa dottrina a tutti i moltel~lici casi chc s'incontrano qua e l i contemplati secondo i bisogni locali (l) dai rari diritti costituit.
( l ) Chi si attenti a descrivere per minuto nel suo codice
i casi dello abbandono, corre risico di provvedere ai meno

importanti e lasciare scoperti i pi interessanti. I\Ieglio vale attenersi al concetto, e indicare l' aggravante secondo lo spirito deIla protezione e non secondo la gretta designazione della cosa o delle materialit. Cos fece la giurisprudenza toscana interpetrando il codice del 1855. Quindi mentre erasi rettamente deciso che il furto dei pollami non costituiva ahigeato (Cassazione 22 novembre 1854; Anlzcili Tosccr?ti XVI, 1, 101) si giudic con uguale esattezza (Anactli Toscani XVII, 1, 852 e 1095; e XVI, 1, 1015, 1016) che cadeva sotto la qualifica dello abbandono il furto di oche e tacchini nelle congrue condizioni; che vi cadeva il furto di pesci fAn?lctli Toscani XVI, 1, 487) tenulo vivo entro nasse anche in un pubblico fosso: non per la soltrazione di pesci lasciati liberi (Cassazione 28 gennaio 1857) in un lago privato: che vi cadevano le calocchie ed i yiili (Annali Toscani XViI, 1, 544) preparati nella vigna per aggiustarla: che vi cadevano i barchetti da pesca o da caccia ( A m a l i Tosccini XVIII, 1 , 642) lasciati nei fossi ici tempo di riposo: clie vi cadevano i legnami, senza distiriguere fAntaali Toscani XXI, l , 78) se erano greggi or)pure lavorati : cbc vi cadevano gli arnesi rusticali, scnz:i distinguere (Alznuli Toscclni XVII, 1, 629, 630) se fossero lasciati scoperti nel campo ovvero con qualche cautela n;iscosti: la qual massima i: da seguirsi dovunclue non esistatili speciali leggi che i furti degli arnesi rusticali qualificliirio per riguardo alla cosa, coine era il furto di aratri per [,i costituzione sassonici prrrs 4, cotulil. 35 : C: r u s i o d e indiciis pars %, cap. 19, n. 14, B e i g i u s qitnest. 50, 11. S. Ln nostra giurisprudenza non s' impaccib mai fra certe grel-

- 330 tezze di parola, seguendo sempre diritto come sua stella polare lo spirito della disposizione.

2 . O Bisogna che la cosa siasi lasciata allo aperto per una necessit. Ma qui la parola necessit non si adopera in senso rigoroso ed assoluto. Si allude a quella necessit che b tutta relativa a certe limitate potenze e condizioni delle famiglie, e ad una grande difficolt di prowedere altrimenti. Cos per la regola dello abbandono si aggrava il furto dei prodotti campestri (l), legnav~e guazzo, o ahdel in barcato, o posto a seccare ( 2 ) ; delle tele poste acl asciugare (3). Di vero sarebbe materialmente possibile cingere cli alto muro i campi dove pendono i raccolti, o porre le tele in elevati veroni, o in chiusi recinti i legnami: ma poichk. tutti non hanno mezzi pecuniarii di procacciarsi quei recinti, quei veroni, e quei luoghi di sicuro deposito, cosi 1' uso generale B quello di lasciare tali cose allo aperto, e clicesi che questa B una rzecessitd, e i legislatori la consiaerano come tale; e perci con un rincaro [li pena provveggono al bisogno maggiore della tutela ~uridica. Laonde se nel fatto speciale lo abbandono non ricorresse potrebbe sorgere secondo i casi una qualifica differente, e forse anche piu grave, ma non si avrebbe quella di cui adesso teniamo discorso.

(1) In molle antiche legislazioni il furto dei prodotti carnpestri tuttora pendenti si ebbe come qualificato in ragione della CUSG sottratta, per una particolare protezione dell' ngricoltura, O di alcuni speciali raccolti: M e t ni a n de delictis ngrnriis png. 39 T r o t z jus agrarizina tom. 3, piig. 226.

- 321 3Ia prescindendo da qualche specialit di frutti prediletti puri dirsi che una regola generale qualificante la sottrazione dei prodotti del suolo non esistesse: C a r p z o v i o quaest. 83, a. 52 - K r e s s a d costittclione~tzCarolinana art. 167 C l a s e n Conlment. in C. C. C. art. 167 Cramer observationcs tom. 4, observ. 1024 C r u s i o de indiciis pal-s 3 , cap. 7 , pag. 71.Ed anzi si dubit perfino se il titolo di furto potesse applicarsi a chi entrato nei campi avesse colto dei frutti per mangiarli sul luogo; e il concetto che ci non fosse furto imprestossi anche alla Carolina: \V h e i s s de vi conszietudin. in catcs. crimin. pag. 116. Cos trovasi ordinato non potersi accusare di furto il viandante che fermi il suo cavallo a pascolare I' erba sui cigli dei poderi adiacenti alla strada: con,stitutio Predericiana fercdorza?~li6. 2 , tit. 27, S. 8 i n fin. e la opinione di coloro che negavano ricorrere in questo caso il titolo di vero furto prevalse nell'antica pratica toscana, come altrove notammo. La differenza fra quei due diversi modi di considerare questa aggravante pu essere fecoiida di conseguenze pratiche. Se i furti cilrilpestri si qualificano per la tutela della cosa, il furto s e ne aggrava indipendentemente da qualunqiie condizione di lociilit. Se invece si qualificano a riguardo dello abbandono, potr sostenersi che la qualifica cessa quando s i sieno rubati i frutti in un recinto chiuso del quale il proprietario abbia per propria incuria lascialo aperto l'uscio, e profiltando di tale incuria: Annali Toscuni XVIlI, 1, 505. Oltre a ci la considerazione della cosu anzichb dello abbandono porterebbe a distinguere fra gli stessi prodotti campestri secondo le diverse ragioni di favore che si prendessero a guida. Ecconr un esenipio: il tribunale di appello '(Teneto con giudicato del 6 gennaio 186G decret uhe I' ;iver falciato una quantit CI: erba in un padiile non costituisce i l furto di friitti previsto come crimino dal S. 175, let. a del codice Austriaco, ma bens unii semplice contravvenzione. Qiiesta decisione S ragionata srill;i lettera di quel paragrafo, e su quanto il medesirno dispone in proposito delle legna, e della foglia di gelso; ma prende

VOL.IV

21

ooiuc h'ise giuridica delld distirizione la diversith d' iriteresse fra la protezione di prodotti che nascono naturalmente, e pro(lotti ai quali occorre la mano coltivatrice delle uomo. QuestIi considerazione porterebbe ad accettare coine priricipio scieiitifico una differenziale nella quaiitit5 politici1 dei furti cuiiipestri fra In sottrazione di prodotti sporrtrrnci e \;i sottrazioni. tli prodotti ajutati in qualsisia rnodo da una cz~lirrr-(6del proprietario: vedasi l'Eco (lei Triberiuib 71,1618. I l codice ruraIP francese procedeva con diverso criterio: niitissimo verso I furti catiipestri, non aggravava la ruaiio trariue quarido erano commessi a l niezzo di canestri, sacchi otl altri recipienti. Altrove si muove da altri riguardi verso ccrli speciali prodotti o certi lisi locali: cos i l codice di Svezia (cap. 20, S. 3) protcgge aiiclie le legna d~ ardere, e per iina certa analogia i crini dei c,ivalli al pascolo; e il lntle delle vacche al pascolo. Iii proposito dei furti canipestri non i: senza interesse la questione se sia Iccito al proprietario di disporre nei suoi campi degli ordi~J gni f o / ~ e ~ z d i c t d (niediante i quali chi entri l per coglier frulli riiiianga ferito; e se quando il ladro sia stato realinente leso nella persona da tali apparecchi il proprietario sia criniinaliiiente prseguitahile: tale questione si tratt dal C r u s i o (le intliciis purs 3, ccip. 8, n. 7: vedasi per la nota a g. 245% 111 teilla di furti cainpestri vidi frequente nelle inie pratiche opporsi 1;i consuctudine vigente in alcune localit di legiiesgiare ed erhcggiare in certi tenimeiiti. Sii cluesti diritti coi]stietudinarii c sui loro effelti in ordine alla penalit non pu dettiirsi in criminale una regola cost:inte, dipendendo dai niilsistrati civili il dar loro sanzione. Il criniinalista puL dire soltdnto che quando si diniostri radicata nella popolazione di titi coutado la opitiione non irragionevole di esercitare un cliritto, dificilmento si sosterr il tilolo di furto. (4) Alcuni antichi Statuti ed alcune consuetudini (li Fratici,i (coine quella di Brollagna art. 621) non qualificavano i l furto dei Iegnarni tranne quando fosse commcsso (li ~totlf'. Altre leggi e codici distiriseio fra legnamie da ardere e legiiaiiie da costruzione. Ma quando la qualifica si dcsunie il;il

323
criterio clella necessiiU nell' abbrinilorio, essa C indipendente (la tali distinzioni. La formula leyilrcnie uborccito usai3 dai nostri codici designa il legname posto a rnuccliia. Ci5 vuolci notare percli s e ne esclude i1 legname lascialo sparso qua r IIi, e perch? non sf intenda per ecpivoco legnoriie posto : Drcvcn. Il legname consegnato alla corrente dclle accjcie i onde lo trasportino ad un luogo destinato pub dirsi gulleggiciate, ffoitawt dei francesi ; onde le 1.lvi6r.e~floiicitfcs del codice Francese non pu8 tradursi nello idioriia nostro che con fia~ici gcillegyiaili. Anche questo legname quando i . cos abbandonato senza guardia alla corrente merita speciale protezione, e la ottenne per iiicuni Statuti. h nolevo~e ckie la scoperta del flotluge avvenuta nel 1540 segnb uri: epncit nella storia di Francia per il benefizio che rec tale invenzione onde condurre alle grandi citi8 i legnami da lavoro ilalle remote montagne nelle quali mancavano vie e niczzi di trasporto. Fu la imrnensa utiliti di tale invenzione che ~ - p i i i s ~ il Re Filippo a deinoiire con pericolo di una guerra civile tutte le serre o peseaje con le quali i Baroni guidavuiio le acque di certi fiumi ai loro niulini. E tanto si apprezzij In utilit; di tale scoperta che il nonie di Rouvet suo inventore fu consegnalo alla sloria cc1 a lui fu decreta(o ncl l828 tiri busto in bronzo nella sua citi$ naliva di Clainecy, dove tuttord esiste, Da cib nacquero le speciali protezioni che si It?ggono nel Codice Napoleone per le rit)i8res flotlobles equiparate alle ~ t c i v i ~ a b i lo : che durano tutt;>viii, quantunque i i pubhlicisti di Francia osservando non csser pi oggi di tanlo interesso il galleggiamento atteso i nuovi e pi solleciti iiiezzi di trasporlo inlrodotti dalla indiislria uinaiia, vorrebbero si abolissero per reslituire quelle acque alla naturale libert e specialmente ai bisogni della irrigazione. ( 5 ) La rlualificn del furto caduto sopra tele poste ad in:bianchire o a rasciugarc sulle corde f k l e n d o i r s j trovasi contemplata dalle antiche ordinanze di Francia : V o u g l a n s lois crfi~~i?zelles liare 3, iit. 6, ci?.!. 4. Singolare nelle costumanze francesi era questo ; che si c~ualificavae si puniva

- 324 con la galera il furto caduto sovra telerie esposte dalle lav a n d ~ j ealle quali erano state affidate dai proprietari : n ~ a si riguardava come furto senzplice s e era il proprietario stesso della tela quello che l' aveva posta ad asciugare ; quasich il proprietario non siibicse ideiitic;~necessit&, o gli corresse I' obbligo di farvi guardia. Non trovando ragione suflicieirle di tale distinzione (che in faccia alla scienza non nii parrebbe accettabile) io suppongo che nclIa pratica francese s' introducesse per la solita aderenza alla inlerpetrazione letterale. J o u s s e commentando il cap. 39, art. 14 della consuetudine di Laudun, ove si contempla letteralmente e senza distirrriune il caso delle tele e lingi fjustice erirninelle v o l . 4 , png. 228) presenta una distiiizione assai differenle, dichiar;indo i'urlo semplice quello delle lingi, e qualificato quello delle tele, senza addurne la ragione.

Ma lo abbandono deve nascere da una di queste tali necessit non dal capriccio, o dalla incuria (le1 proprietario. Cos la circostanza dello abbandono protegge i pesci nelle peschiere, e gli alveari (i).&la se taluno dopo avere estratto il pesce dal suo vivajo, o il rriiele da110 alveare, lasci o 1' uno o 1' altro allo aperto, inutilmente invocher 1' aggravante contro dii glielo rubi.
(1) La ciiltiira delle api risale ad antichissimi tempi, Iravandosene cenno anche nelle sacre pagine. Appo molti popoli s e ne trdsse 8;rande elemento di ricchezza e d' industria. Ed i n tali Iiioghi si provvide alla difesa di questo ramo di proprieth con l e e ~ idi speciale rio;ore, le quali per conseguenza cotidiicevatio il furto sotto 111 qualifica desiinla dalla natura dellrz coan e non dal tempo: anzi nell' antica Germania si dicliiarava furto anche I;I sottrazione delle api

325

selvnggie fatta nelle bosca~lie altrui, e solo moderuamente cit cadde in dissuetudine, e le api selvaggie si tornarono a guardare come pere e nuflius giusta il diritto romano : L e y s e r aaeditntiones in pandectas spec, 557, nredit. I b . Vednsi K a e s t n e r prograna. dc apibiis eoruinqzie ficribus capilal i f e r puniendis BI u l l e r de jiuae apiunz. Oggiil generalmente la qualifica del furto di api e di favi non si desume che dal]' abbandono, o esposizione dello alveare alla pubblica fede.

S. 2227.
2." Deve inoltre il furto essere avvenuto duvurzte
il tempo dello al~bandono necessario. Cosi aggravasi il furto in tempo di fiwa (.1) quando cade sovra le

cose esposte in vendita per occasione di quella: ma se cessato il periodo della fiera un mercante inkingardo lasci per tenzpo ulteriore le sue merci nella piazza del mercato, dovra clolersi di sh medesinio se gli sono involate (2). Cosi per la necessitti dello al~bandono proteggono la calce ed i materia6 (3) si preparati per fabbricare una casa. Ma se dopo coinpiuto I'edifizio avanzino cdce e mattoni, e si lascino allo aperto per rivenderli a comodo, o per una indefinita previsione di lontani bisogni, non ricorre la qualifica. 'h con questi critcrii che vuole essere applicata la .dottrina dello a1)bandono ai vari casi pratici che sotto cento fornie si possono presentare. Il principio regolatore quello che debbasi accordare maggior protezione ai bisogni delle industrie un1&11e; 11011 alle accidentalit od ai capricci.
(1) La coslun~iinza delle fiere dcstiriate a facilitare i corrimerci fra le diverse genti risaie alla pi reriiota antichit, trovandosene traccia nelle sacre pagine, ed essendo celebri

326
rzrr~,iliiricjlil+e cap. 5 , per tot. - R o s i n o ci?~tiqitilal. rc~ulnrl. lilt. (i, cap. 15, lit. f ; clic desiime I;i oriaine della arola la ~ir~wdinrt n r ~ n nilie applicandola cos nell:i sua genesi ai da piccoli niercnti che si tenevaiio nono qitoqile die nelle ciltii, ;il fine (dice cgli Eib. 4, cap. 17, lit. f ) di aitirarvi i villici
i oierctiti Olinipici c Trii : 1 r t s c li i o de reegnli :
r.iriit

onde avessero cogiiiziorie delle nuove Icggi che a tale iiitento si prom~~lgiivano giorni jiundinarii: Va n C O ll e n nei tliss. de nroiilirzis S. 4 - C o I u ni e I l a tlc Te wisliccl lib. I , i n prcfiict. In tal guisa cIue.;io scrittore identificberebl?e le fiere con i mercati : ma I' A r n i s e o ((le mc~jcslccte,liil. 2, cirp. 5, n. 1 8 ) nota la diKerenza che intercede tra fiera filitnditug e inercaio, allegando una djcpiitnzione del Boc e r o ed una dell' O h r e c h t a sostegno di tale differenza. . Anche C o u r i n i o fipcr. t o ~ i l 1, pag. 856 j trovo che delinea le differenze Ira inercnto e ~ ~ u n d i n L3 rac011a di istin. tiiire delle fiore o mcrcati nei vari paesi si consider dai ~~ubhlicisti come un diritto Regio, e si concesse che la esercitassero i magistrali subalterni unicamente per delega del I'rincipe. Vedasi sulla relativa storia la eruditissiina dissertazione dello H n r t l e b e n (le j u r e instilzce?zdi ~ z u l l d i l z f l ~ ; in thesazi.rns dissert. jilridic. pavs 1 , dissert. 5, png. 1 2 6 : 1' allra del P r u i m e r s d r slttldinis eorulnquc jure S. 17 ; e quella del K l i c n ile tlundi~lissolentzioribus, ecip. J (il) qjris Disput. vol. 2 , disp. 1 4 , pay. 671 ). Lasciando queste ricerche agli er~iditiqui importa notare clic Iii qualifica di che si ragiona non colpisce soltanto l e grandi fiere triennali n quiiic~uennali e inoito iiieno si limita a qileiie magnifiche ; esposizioni che i l nostro secolo 1i:i riprodotto dalle antiche costiiiiianze orientnli ; iliii deve applicarsi senza difficoll anche ni piccoli mercati settimanali. I,n eliinologa della parola l;p/'l!, ( c h e ancli~, il nostro volgo distingue dal semplice irie~'cloJ il 1) u Ca n g c la trae da feria, o s s e r v a n d ~ l'alitico costunie di promuovere quei coricorsi commerciali in occasione delle fcstivit~i di certi santi patroni speciiili del luogo. Ma la ic1e;i di punire pi sevcramcntc i fiirli colm-

messi in tali occasioiii quando cadono sopra gli oggetti eqrusii in vendita, io la credo moderna. Non ne dii traccia il giure romano : n& mi riuscito trovarne sentore nelle prajinialiche napolelaoe e nelle antiche pratiche di Francia. Anche alle osservanze giudiciali toscane la credo ignota, poichi? oltre a non darmene cenno S a h e l l i , C e r r e t e l l i , lluorif a n t i e C a r m i g n a n i, si pu asserire cosa liuova suli7 autorit di P u c c i o n i Cot~lmeittovol. 5, prrg. 59. Xegli eruditi Alemanni che enumerano i privilegli nuudinarii, non la trovo indicata. bla forse la prima idea di ci nacque in alcuno dei paesi minori del17Aleniagna, e di qui fu trasportata nel codice di Baden del 1845, S. 585, n. 15 donde poi I' attinse il codice Toscano. (2) Avverte saviamente P u c c i o n i (Conztnetttavio articolo 577, v o l . 5 , pag. 5 8 ) che la qualifica del tempo di fiera corre eziandio nel giorno precedente al suo principio, e, susseguente immediatamente al suo termine, nei quali si prepara la esposizione delle merci, o si raccolgono dai tueracanti quelle rimaste invendute. (5) 11 furto dei materiali preparati per le costruzioni iiieritb di essere contemplato da Luigi XV con la ordiiianza speciale del 6 agosto 1751 che lo pun della gogna per la prima volta, e della galera per la seconda, ed inflisse una niiiita di mille lire ai compratori dei materiali sottratti. Del resto questa aggravante non pu estendersi ai materiali che i fahbricanti di mattoni sogliono tenere ammassati all'aperto attorno alle loro fornaci dopo fattane cottura, poich la costruzione di un opificio laterizio con destinazione permanente esige dal cauto speculatore la costruzione di recinti e luoghi di deposito attorno alla sila fornace a codesto servizio. Crederei pera applicabile la qualifica ai materiali preparati per cuocere, i quali bisogna lasciare esposti al sole onde seccliino.

Sotto il punto di vista morale questa circostanza rivela forse malizia minore e minore malvagit nel ladro, perchb b tentato dalla occasione e non preordina artifizi colpevoli: ma sotto il punto di vista politico il pericolo e troppo grave e le conseguenze di tali furti possono essere troppo rovinose alle industrie perchb il legislatore non debba portarvi lo sguardo, L'antitesi di quelle due considerazioni ha renduto fluttuanti i legislatori nella apprezzazione di questo aggravamento, elevandosi da taluni la efficacia del medesimo ad alte misure e da altri contemplandosi con pii benigne proporzioni. I1 codice Toscano (art. 377 lett. g ) ravvisa nello abbandono non una causa di qualifica ma di semplice aggravamento, niente mutando nella sua specie la pena ordinaria del furto semplice e soltanto aumentando la durata della prigionia. I1 codice Sardo (art. 624) con la formula francese oggetti esposti alla fedepubblica, provvede a questi casi mediante un aumento di carcere.
C A P I T O L O V.

Del grado n e l furto.

Seguitando il metodo che mi sono prescritto di portare in ciascuna classe di reato le mie considerazioni srilla teosqicu del grado non per ripetere lc

regole generali n& per ribadirne i cardini, ma solo per chiarirne 1' applicazione ed esaminare se in una data classe di reati s' incontrino tali condizioni da portare a deflettere dalle regole generali, od a riconoscervi una vera specialit eccezionale; trovo nel reato di furto ricco argomento ad importanti lucubrazioni. E queste rapidamente esporr procedendo in prima dallo accenno delle specialit che pu presentare il furto nel suo grado in quanto allo elemento intenzio?zale, per fare quindi passaggio ad analoga escursione in ordine al suo elemento materiale, e cio ad occasione del tentativo e della complicit. g. 2230.
La prima specialit alla quale richiama il reato di furto in proposito del grado B la questione della clettoman.ia. Potr dirsi che questo un problema generale occorrente in ogni malefizio, e difatti come questione generale gi ne diedi cenno al S. 249; e come regola generale dovetti io pure soscriverrni alla opinione pi prevalente nel foro (benchb combattuta dai psichiatri) che non ammette cessazione d'imputal~ilitper una mania puramente morale. (i). Se si pone la ipotesi di un turbamento psichico che tolga anche la coscienza della malvagit dei propri atti la questione non B questione, e la imputabilit un assurdo: ma il problema della mania morale contempla la diversa ipotesi di una affezione che tolga o diminuisca mercb un prepotente impulso la lil~ertadi eleggere lasciando per la coscienza; cosicch l' uomo fa il male sapendo di fare il male, ma dice di esservi trascinato da una forza interna

'

alla quale non pu8 resistere. In faccia a cl'iesta ipotesi i giuristi generalinelite si accordano a maiitencre la iiiiputabilit mossi dal grave peyicolo sociale della contraria dottrina, percliB in faccia a certe forme criminose (coile nella mania omicicla) il concetto di una assoluzione troppo pauroso: 6% la mente (purcli inai non si venga in faccia a cosi grave dul3bio ad irrogare la pena di inorte) puh adattarsi a sciogliere il problema nel seiiso pii1 rigoroso e dare la forma di pena a quella reclusione che dovrebbe pur sempre decretarsi o come c z ~ a , o come pynevenzione per la sicurezza dei cittadini.
(1) I1 problema sotto il punlo di vista fisiologica i3 dei pi gravi, e la sua soluzione dipende a parer inio dallo stabilire s e la mania morale possa avvenire senza una alteraZ ~ O I Z C T ~ U T ~ ~ C Se . veramente potesse dimostrarsi che anche O CC tale ipotesi abbia sempre la sua prima causa in una condizione morbosa degli organi corporei sicuramente bisognerebbe provvedere alla tutela giuridica con altri mezzi, ma non si potrebbe per buona giustizia parlare d' imputazione.. perchh l'abitudine criminosa deriverebbe da una caustc psicn clie in faccia alla monade (unica responsabile delln azione) avrebbc i caratteri della forza superiore. Rla se invece la monomania deriva soltanto da un pervertimento tiioralc, 1' uomo ne sempre pi o meno responsabile, e lo si deve imputare. Questo n1 mio corto vedere sernbra il cardine della questione: ma io non sono competente a trattarla, e SOIO mi permetto di dubitare s e potr mai siunbersi ad una soluzione universalmente accettata. D c s p i n e s nelly opera interessantissima pubblicata a Parigi nel 1868 che ha per tilolo Psycologie ncsturclle vol. 3, chap. 7, png. 178, osserva che la olettomania invade 1' uomo sotto la forma di un' abitudine costanle ; laddove la mania incendiaria e la mania omicida lo assalgono interpolatamente e pcr accessi;

e soggiunge acu[issin~e osscrvnzioni per disiingucre la iililnia pcitologicn clie esclude la irnl~utabili(, dalla rrianio psiclricu ( perveriimcnto del senso morale) che coslituisce il ladro di mesliero e non rnitiga la irilputazione.

Ma quando siaino in faccia al reato di furto io tYo.cto una sl~ecialitnella cluestione. GL si coiiii2 prende elle una specialit nel furto k ricoiiosciuta l~acificanzenteda tutti in quanto a non ammettere la punibiliti della co@a: e si comprende altresi che (lui ci sta innanzi un fatto di natura sua rr.iparccbile (specialnzente se si pone il dubbio iiz tema di f'urti scoiizpagnati da modi violenti) e possono dal giurista, dal li:gislatore, e dal giudice pi hcilinenie vinM oltre tale consiclea cersi i consigli della razione, elle i puramente politica, ovvi a fare una : osservazioize tutta giuridica. I1 furto non si coinplctn coine clelitto dalla sola coscienza di fur male. No, esso lza per comune consenso uno elemento intenzionale tutto suo proprio, ed b 1' m i m o di fu?' lucro. 11 dettoniano come maniaco puraincnto nzoralc sa ili iioiz potere legittimamente pigliare la cosa altrui, ma pur la piglia per un impulso irresistibile che n ci lo spinge. Egli dunque non calcola di arricchirsi; non ha I' animo lzccvi fucielacli; e non esaurisce gli estremi del delitto di furto. La storia ne assicura per itzcontrastal~ili clocumenti (.l) di questo fenomeno : persone esenti da ogni bisogno ed in condizione agiatissima soggiacquero a110 istinto (li pendere oggetti altrui: molti tornavano poscia al d0vei.e e ne facevano spontanea restituzione allegando non

avere potuto resistere alla mania del prendere. 1a , clettomania t' un fatto positivo ormai acquisito alla scienza. Ci posto, sembra a me che in simile contingenza possa dirsi che concorre l' animo di pvendere, il quale insufficiente a costituire il delitto di furto, ma siavi difetto dello animo di Euc?*a?-e indispensabile al malefizio.
(1) Ca s p e r me'deciwe legalc tom. 1, pag. 386 de l a folre pay. 258.

- M arc

Altra speciale questione quella degli zcrgenti oisogni. Non parlo di necessit attuale: in massima non ammetto imputabilita nel furto commesso per iiecessita di fame, o propria o della famiglia, salvo il verificarne gli estremi; e su questa regola pu dirsi unanime la dottrina tranne le interminabili dispute degli antichi e dei moderni pubblicisti intorno alla definizione del suo cardine. Infatti non hasta ammettere che chi rubi per assoluta necessita di fame non debba punirsi : b di pi iinportantissimo stabilire qual e il principio per cui cessa la criminalit. E qui le formule sono due; fra le quali si sono divise le opinioni. O affermare che si fece jztre, esercitando cio un vero e proprio diritto sulla roba che ci abbisogna : o clie si fece injzcre, ossia sine jwe, ma si scusa il fitto per ragione della necessit. In questo conflitto ide F i C h t e una terza formula, C disse che non si agiva n jure n& conhaajzcs,perch in faccia alla necessit tacevano tutte le leggi: ma in tale proposizione lo confut L e v i-

t a osservando non potersi mai ammettere in societ un momento in cui non esista legge ; e poscia B e r n e r (1) osservando che non pu esistere un punto d' indifferenza in faccia alla legge giu?*idica: o l'atto proibito e fit injure: o non e proibito e juille fit, perch nella libert umana vi sta il diritto di fare tuttoci clie non proibito. Questa osservazione dello illustre prof. Berlinese giustissima, e per lei si chiarisce una ulteriore differenza fra la legge morale e la legge giuridica :i moralisti poterono concepire una serie di atti che dissero hzdiffefoentiperche non erano n viziosi ne virtuosi; ma in faccia alla legge giuridica l'uomo avendo uno illimitato diritto allo esercizio della propria attivith finch non incontra il divieto, tostochb il divieto tace rinasce evidentemente il diritto di agir<$ se non : che nel presente tema la proposizione che fosse atto indifferente cibarsi dello altrui per non morire, male si sosterrebbe anche in faccia alla legge morale che impone il dovere della propria conservazione. Bisogna dunque scegliere fra quelle due formule. O r t o l a n opin (lments n. 357) per la sczcsa anzich per la legittimith, asserendo repugnarite affermare il diritto di ledere il diritto, per lo che si scusa la lesione per il calcolo della prevalente importanza del diritto conservato. Ma bene lo combatte B e r n e r avvertendo che la formula di scusa male risponde alla posizione di chi agisce per salvare la propria vita, perchi! la scusa presuppone sempre una co@n, una ~~ep~cnsibilit atto, e in costui non dell' possibile concepirla. Egli sembro sciogliere il nodo ponendo alcune ipotesi nelle quali si agisce jzwe ci1 alcune nelle quali si solta~ito scusatz'. La prin-

- 334 ci~:111:!obiezione contro la clottriiia clre ricunosce nello nffaiiiato uii vero diritto a prenilere l' altrui sta in questo : che ailimesso nello affa~ir:lto lo esepcizio di un vero cliritto ric, consegue clie il proprietnrio usando violenza contro di lui per salvare la sua rol~acommetta ingiuria l~erchi! agisce contro il tliritto altrui; e (l~,l-Jba consegnenzn punirsi il per prol~rietarioclie violenteiiiente respinga l'affaniato, 11 n lui rito@ il tolto. Ma cluesta difficolt& pare a iiie (li facile eliminazione, perchk il l~roprietarioreagisce nella coscienza clel proprio diritto ignorando lu stato eccezionale di iiecessiti~in cui versa il sottrattore delle cose sue, e percit non i niente in do: lo. Che se mi fate la ipotosi di un proprietario il qualo per inodo certo conosca lo stato pericolante dello alfaniato e nialgrallo ci6 gli ritolgn (senza versare egli stesso in uguale condizione) la cosa sua, io noil esitero nella ipotesi di questa difficilissima prova a riconoscerlo colpevole. L' altra ohiezione clie pure si fh, procede dal consiclerare clie se lo affalii~itoagisse jzcre non gli correrebbe il clovere cl' iiiileniiizzare il proprietario quando poscia egli ritoriii iii floride conclizioni. Tale tloverc I)isogiin certariientc iisonoscerlo ;nin nnclie questa dificolti~i ~ seillbrw ~ i tli facilo eliriiiiiazione tostoch? il tliritto clellu nff'a11l;ifosi limiti all' uso i.izorne)zln~zeodella cosa, non c?sseiidovi l~isognodi estenderlo alla definitiva ;il)plaupriazioiie del valore. Oltre In ipotesi della kiile iic: sono pur altro nelle quali un furto d' IISO divioiici legittimo per la necessittl e resta pur scinpre il cicl~itodell' indennizzo relativ:inlente noil al va1oi.t: ilell' riso, riia al valore clclla sostnriza. Iii caso 1 ' iiic.eiirlic, si preiiclorio scale ilovc si trovano, cc1 al1

- 333 tri strunienti per servirsene a frenare le fiamme : iiii uomo inseguito ilai lndroni giunge presso atl I1rl ~ ~ U ~ I Ie , s' impadronisce di un harchetto per C prr)c+rirarsilo scari11~1. principii sono identici. I
(1) Vedasi 1' acutissiino cliscorco di B e r ri e r ( d e inrpir~tittrtepropiele ?2ecessiiulen,j ed anclie il mio discorso sulla Irifisct liabbliccl e privala ~ i c g l opttsc. vol. 1 , opus. 1 , dove i iiiio dal 1859 manifestai lo iriia opiniorie con cluesta formula:

la legge suprema dell' ordine dalla quale emana il ginre penale 11r31lii sucietj~lo costringe a tacere in faccia alla uecessii pcr viriii della quale cessa i l diritto dell:i difesa pubblici~,e risorge il diritto della difesa privata. Possono ancor,i cnnsultarsi V e l u s c o de p~.ivilegiis pUll/JCYlliU prr rs 1 , qtcctest. 65, I l . 21 C r 11 s i o (le iiltliciis prr1.s 3, ccq~.18 T o l o 111 e i diritto pennle FEoso/ico e positivo c!ctsli.itic S. 53% ed i citati nella noia a S. 2040. Un elegante caso di fiirto scusalo per In difesa del pudore lo ha p r o p o ~ t o il K e r n e r ftle inipulaitule propler sunrrnant necessitate~u pay. 6 ) in colei clie menti.e hagriavasi in un fiiinie abl)i,i trovalo le sue vesti sottratte d a un ladro, ed ubbia preso i panni di un7allr;i bagnante Licr non ritornrir ignuda in citi$; ed ha fatto uiia siusta applicazione o t:ile ipotesi dellii regoli~insegnata da P a r i o a c c i o fqitaest. 174, puy. 83, dc fikrtis; tonz, 3, 11. 68) propler ?zilianr ~izu.iilteat, dicnw~otlo

g~is naiL fibrelii~ t'em excetlo8leli~ slltrlt~ estrc!llflt~~ iiecas-

sitotojt. Cd Costilu~ione Carolina previde il ciiso del I'urlo necessario ali: art. lljCi. Non deltarorio su cib disposizioni ~peoiiiliil codice Uavaro del 1812, 1' iluutriaco, il Prussianu,
e11 iillri molti. Vollcro regoldrc? qucsla ipoiesi : Wiirtemherg, Sacsoiii:~,Turingiii, BrunswicL, IItiniiover, ildssin, Xd>snii, Baderi, Bolivii~,Per, iiia incolsero iri gravi scogli, gli urli per iiisulficieiite dcliriizioiie, gli lrltii per troppo acciiraia e iniiiut,i, :ilcuiii non segn;tndo liiniii alla iiiipunitir, aliri prescrivendo clie Iii si negasse quando I,i necessili era consc-

- 336 yuente ad un atto delittuoso; altri che ella si negasse anctie quando era consequente ad un atto soltanto imprudente. In certi argomenti i codici faniio meglio ad osservare il silenzio, rimettendosene a quei suprenii principii di equit8 e di giustizia che non possono non essere nel cuore dei giudici, i quali meglio assai del legislatore sono in grado di apprezzare le circostanze speciali dei casi. Del resto ripeterb che in criminale bisogna tener conto delle cause k l m e diate senza risalire ad un sindacato remoto; altrimenti si viene a punire il pazzo che per abuso di liquori od altro sia stato causa riprovevole della propria malattia.

Anche per fuori della ipotesi della male suada fames possono esservi nella vita sociale certi stati di penuria certi momenti di strettezza che trascinino al furto l' uomo quantunque nodrito ad onesti sentimenti, e niente pervertito nel cuore. Calcolanclo lo impero che esercitano sull' animo e sulla liberta umana certe contingenze di pericolo nell' onore, di pericolo nella libertA personale per la mancanza di pronto numerario, bisogna riconoscere in tali urgenze una pressione che diminuisce la forza morale soggettiva del malefizio. E bisogna ammetterla come scusa se specialmente si dimostri che lo agente aveva inutilmente esaurito presso gli amici e congiunti tutti i tentativi per procurarsi soccorso.

Che se si pone i easo di un furto commesso in l circostanze di straordinarissime urgenze scoperto dopo un intervallo, e il giudicabile trovasi aver gi

fatto spontanea restituzione del tolto, io non esiterei ad assolvere (I) purchk il furto fosse dispiunto da cjnalunque aggressione contro le persone. Questa I~L forma che pii1 ordinariamente assume nel furto la scusa descritta con formula generale come iw2peto di afetti ( ) 2.
(1) L^argomento della restitzizio~zedel tallo nel rcato di furto occasione d 2importante .analisi. Iu primo luogo p t ~ h dirsi che per porre tale questione indispensahile I." Che la restituzione sia fatta dal ladro; non da terzi che agirono 2.0 Che deve essere sl~o?z[uuiten; procesenza mandato suo dente cio da uua resipiscenza e non da un artifizio 3 . O Deve per conseguenza esser fatta prima che iilla giuslizia sia cognitn. la persolla del ladro; altririienti sarebbe facile calcola rubare per rendere s e si discoperti, e ritenere so si rimane occiilti. A questi tise estrenii s e ne aggiungo coniuneriiente un quarlo, cio che la resliluzione siil completcl: m? io riori vorrei essere tantq rigoroso su questo estremo dove incontrassi i tre precedenti, perclib la rnancaiiza di restiliizionc di c~ualche?~iccolissii?zn a r t e del coniperidio furlivo (derivata p forse da una casu;rlit, da una dimenticanza, da uno srnarrimento) non mi parrebbe che per regola assoluti^ dovesse condurre a tanta severit. In secondo luogo nel concorso dei precedenti estrerui nasce divergenza in qiianto agli e/fIti. Alcuni a quel titto non iitlrib~iiscono unii forza iZi?ni?we~zt~: clie altri ve la ravvisano eziandio dirune~zle,libcrnndo da ogni pena. Questa pi benigna opinione che prevale nppo i Tiircbi ( E s C h b a C h droit iIl(~sztli~~n 208 ) si discucsc fra ?log. gli aiitictii daltori; ma generalinentc prevalse 1;1 doitrina cbe tutto al pi dovesse cavarserie uiia cliriiinuenl~: G r a n t z i ti s iie defc?zsionc rcorzina p n ~ s prrg. 208, n. 537 et n. 663 2, B c k O l d cot?zpendinrzk pnnderltrruob pag. 1255, S. 18 I1 a r {i p r e c h t Il e r t i u s responw toni. 1, corzs. 565 decis. 3, n. 21 eI scqq.; el <lcc. 2 , n . 76 el seqq.; ct der. 13,

VOL.IV.

2'5

n. 54. Ma modernamente alcuni giuristi alemanni trovarono di potere accordare alla restituzione spontanea e completa del tolto anche una forza dirimente, esonerando per virt della niedesima da ogni imputazione: e il codice Austriaco i11 5. 187 sanzion tale dottrina. 11i t t e r ni u j e r nella nota a F e u e r b a C h al S. 329 Iel. a, lod questa disposizione : e C h a u v e a u (thorie du Code pnul $, 3162) osserv inolto acutamente che la punizione del ladro il quale aveva spontaneamente restituito il tolto ostativa alla emenda; e manca di ogni scopo politico. La impunitg di un tal l'atto (egli dice) non pu allarmare nessuno; e molto meno pu esser causa di mal esempio, essendo assurdo che alcuno si determini a rubare calcolando sulla restizione immediata. L' illustre G e y e r al contrario ha criticato quella disposizione, osservando con esattezza giuridica che la completa scriminazione farebbe supporre non esservi nel furto altro danno che il ptsivnto; ma poich (egli soggiunge) vi pure il danno politico derivante dallo allarme dei buoni non conveniente che il ladro si esoneri per la restituzione da ogni bench ,piccola pena, perch con ci il dannri politico rimane senza riparazione. Osservo ancora che nell'animo rnio fa grave diiricolt la comparazione del tentrrlo furto col consumtito, perch il reo di tentativo non potendo operare la restitiizione si ha la inevitabile conseguenza che egli sia a peggiore condizione dell' autore di furto consumato. Dilli. colt mi genera ugualmente il caso dei pi correi: un giudicato del 1 2 ottobre 1864 del tribunale di Trcviso colpiva un correo di furto che aveva spontaneaniente e tempestivamente fatta la restituzione completa della parte del fiirlo a lui toccata; ma perch egli non aveva potuto reridcre la parte del suo correo che tenacemente se la ora tenuta, non pot animellersi al benefizio della legge. Pub coiisultarsi intorno a cotcsti effetti una dissertazione del consigliere aulico dott. G i u s e p p e I< i t k a inserila riell' Bco dei T*ibannlb nano Xf, 1093, 1094, ove si ricordano quattro casi pran. tici singolarissimi : altrii dissertazione del dott. F e d e r i g 0

R u l f professore ordinario nell' Accademia di Prcbburgo,


sulla impunit del furto per efficace peutinicnto, inserita nell ?Eco d e i Tribzinrtli (inno I X , n. 875: ed altra dissertazione del consigliere 11a u C h e r inserita nell' Eco d e i Tr.iliiltlcrli (inno XV, n. 1458-59-60. In terzo luogo lasciala d;i hand,i la maggiore o minore larghezza delle condizfoni e degli e/' fetti della scusa vitale la ricerca del principio. Non basta dire che par buono di alleviare la sorte del ladro clie restitu; bisogna determinare per qual ragione ci debba e possa farsi dalla legge. Qui possono prendersi diverse vie. Pu l'aari-iriiissione della scusa considerarsi utile allo interesse privi~to,e scorgervisi un mezzo pel quale 1' oreso possa pi facilnienie restituirsi nel godimento dei suoi diritti. Guardata la oosii sotio questo aspetto ne deriva - 1." che tale scusa niente pii Iiii che fare con la doltrina del grado nella imputazione e ncl delilto, ma interamente trapassa nella teorica del yvcido della pena, ossia delle attenuanti 2 . O ed allora siccorno c~uclla veduta di reiutegro si soddisf tarito se la resliluzione procede dallo stesso ladro quanto se procede dai suoi corigirinli o protellori, cessa ogni ragione di distinguere per questo lato. E difatli trovasi nella giurisprudenza g~rnianica( I 1 a r p p r rc h t dccis. 8, n. 37 nd 4 3 ) esscrc stcita pratica quolidiiina di 'mitigare la pena-pel ricupero della cosa ottenuto dal derubato, 1 ~ 0 1 2adhibito di$c~iaii!lese fu resa sporitancamctite o no, o dal derubalo o da terzi. Questa largliezza (seuiprc ispirata dallo aborrirnonlo della pena di morte) non tia niente che fare con la dottrina odierna. Si prib iiivece giiiirdare il problema sotto il punto di vista ~iuridico:e qui possono portarsi innanzi due opposte considerazloni. Pu nella rcstituzioiie del tollo scorgersi un segno di pentimcnlo, ed ecco la scuola correzionalista che propugna la scusa come ecciliimento alla emenda. Oppure pu pr quella restituzione dul~itarsidci feri t i ~proposilo di arricchirsi con l'altrui; e cos fiiccndo iii certa guisa retroagire la nianifestaziona posleriore dell' nnirno s~illostato di animo del ladro concoinitantc al dclitio, ravvisare nelle origitiarie condizioni dcl tricdc~iriioun Iiicno

nella forza morale soggettiva. Questy ultimo modo di vedere concilierebbe con In scuola correzionalista anche la scuola antologica e darebbe una linea per cui referire alla dottrina del grado nel delitto anche il caso della rcsliluzionc drl tolto. Sempre per in entrarnbo le forme di qiic>!o srcondo punlo di vista la spon(ineitresterebbe una condizione s i ~ i e yiia non della sciisa. Il principio che scrimina il furto per 1s spontanca resliluzione sugger al I< i t k a 1' argomento cIi una dissertazione, dove sostenne non punibile per duplice farto colui chc avesse commesso un secgndo furto per inclennizzare i l primo proprietario da lui preccilentemente dcrubalo: vcdasi Eco dei Tribunali anno TrIII, n.,515. (2) Nel reato di furio dove generalmente non si ticn conto della premeditazione come aggravante perch si suppone tibituale il calcolo e la riflessione in un delitto che muove da avidit, non pu darsi valore al semplice criterio della islantaneiti dclla risoluzione. Pure i pratici s' insiiiuarono in questo cainpo per diversi modi. In primo Iiiogo si pose innaiizi I n povcrtd che da mollissimi si valut come scusa quando concorresse la buoni1 condotta e si irtiitasse di un primo furlo. li] secondo luogo si pose innanzi la facile occasio~te prcseIitalasi accidentalniente, e su questa dissertarono soslenendosi da alcuni doversene fare una rninorante 1)' A n e t li a n de 9ncdilato dclicto png. 51 T h o m a s i o disserlntio de abigealu S. 5 5 ; altri invece opponendo clie la maggior filcilii di delicquere deve esser causa di nggrnvio : E c k O l d comment. pnndi~ct.png. 1280, n. 1. In tcrzo Iiiogo si portarono iniiarizi alire vitric cornbinuzioni di1 valutarsi come niinoranti senipre in relazione alla minore forza n~or:ile SO$gettiva del rn:ilefizio in quiinto lo iipeiite iiveva moslr;itn una minore iividii, come quando fu pago di rubar poco rneiitre poteva riibar molto : II a r p p r e C li t dcc. 9, n. 62 cl. seqq. ;oppure in quanto egli ebbe un cllialunquu nioiivo eli non riteriere Irgittinii i diritti del possessocc coiiie ncl cnSO di clii ruba al ladro I i i cosa rubata : W e i t t c il il 1 1 conti. 61, n, 5. Ma io non credo che possa alla teorica del-

1' impeto aggiungersi nna forma ulteriore che potrebbe &-uIinarsi impeto di aridit per costituirne uua causa costante di minorazione ncl furto. Bens quando sorgono questioni consirnili s i deve sempre ricondurre il problema alla ricerc,i dell' animo di locuplctarsi che nel furto B essenziale: r; dove lii circoslanza che si pone innanzi possa modificare l' animo di lucro, la impulazione non s i degrader ma potr divenir minore per impropriaziorie di titolo. Sul qual proposilo ricorder che G c j e r con acutissinla dissertazione f Eco dei Triliurtali cirkno I l , n. 902) sostenne che 1' animo di lucro essenziale al furto dovevii estrinsecarsi nella veduta di un viintaggio pecuniario. Questa tesi mi parve assai arclua. Alla eccezionalit dell' affetto :ipparliene pure il caso di chi soltragga dalle mani degl' infedeli vasi sacri o reliquie di sanii aflinchh non siaiio profanale; nel qual caso insegnano in termini i pratici 'non potcrsi obiettare il furto: B o n i f ;ic i n de f u r t i s . I;. ani:~io,~t. Su yiiestii dottrina io difesi non 21. hn guari i Reverendi Ciipl~ucciiiidi Luccn impritati di avere trafugato alcune immagini e relicluie di santi di piccolissimo valore all' occasione della soppressione degli ordirii iiioniislici; sostenendo non pole:.si punire per niaiicanza dell'aniriio di lucrare. *

S. 2235.
Prescindendo dalla forina sopraindicata 1' impeto degli affetti nel furto pi difficilmente pub present a r ~ tcriniiii di vera e propria scz6sn, quando ( a i modo di eseinpio ) si dimostri che fu rubato ad rin nemico per il fine di esercitare una vendetta. La pratlicczha ammesso talvolta anche cotesta clifesn ed ho ricordato lo esempio di un giudicato che scus tin marito il quale aveva commesso un furto a danno del druilo della propria moglie sorFreso in flagranza (S. 2036, nota 2, e S. 212G).Ma guardando esattnnierite la cosa sar pii1 facile sostenere che simile contin-

genza non opera propriamente' una sczcsa a furto, l ma denatura il delitto facendolo degenerare in una j*agioiz fattasi (i). Tranne questo punto di vista io scorgo poca rilevanza nello essersi rubato piuttosto ad un nemico che ad altri, quando in sostanza si ebbe il fine di arricchire con la roba altrui.
(1) Anche la Corte Suprema di Vienna con sentenza del 24 decembre 1850 decise non essere colpevole di furto 11creditore che per pagarsi del suo credito prendGva una cosa del debitore, ravvisando qui 1: animo di evitare un danno piuttosto che 1' animo di arricchirsi. Notisi per che la medesima Corte dichiar colpevole di famulato una serva che per pagarsi del salario non soddisfatto aveva rubato un abito alla padrona (Decreto 29 marzo 1854, n. 2984). Io penso peraltro che questo secondo giudicato muovesse da ragioni di fatto, in quanto il non pagato salario si considerasse come un prelesto troppo facile ad espiscarsi da tutti i servi che rubano al padrone.

La ubriachezza, la etk, e le altre circostanze desnnte dalla minorata forza morale soggettiva che si contemplano nella teorica generale del grado, non offrono in tema di furto specialit che siano meritevoli di osservazioni eccezionali : soltanto pu dirsi in proposito della e t i (l) che il discernimento si escluder pii facilmente in relato ai diritti di mio e di tuo, che non in relato ai diritti della integritk ]~wsoriale: che la ubriachezza pctr pi facilmente e r ? n ~ ~ ~ l ~ tanches icome dirimente quando I' ebro t~er i\ori~ato sl! stesso abbia fatto spontanea restituiii zione, pel girioco che fa in questo reato il concorsa o la mancanza dell' animo di lucrare.

- 343 (1) Pu dirsi che tutti quei pratici i quali portarono le loro meditazioni sulla scusa della et applicata al furto insegnarono doversi in questo reato usare una larghezza maggiore che in altri a riguardo dei giovinelti anche recidivi: E I a r p p r e c h t dee. 9, n. 56 et scqq. D o l f i o (illcgicti0 24, n. 5 et 12.

In quanto allo evrore da avvertirsi che lo errore cli diritto potendo operare in questo malefizio sotto la forma d' ignoranza di g i u ~civile e non d' ignoranza di gius ge?zale, assume i caratteri di errore di fatto. Quando in buona fede io credo che una cosa sia mia per virt di un contratto o di una successione, quantunque in verit non lo sia, io erro sulle regole del diritto civile, ma pure in faccia al giure punitivo quell' errore (purch ragionevole e non affettato) si ha come errore di fatto e diviene sostanziale e scriminativo, perch distrugge la coscienza del male ed esclude l' animo di arricchirsi sull' altrui. In ordine poi all' errore di fatto deve ricordarsi che qui non sostarzzz'ale dtro che quello clie cade sul rapporto di propriet. Non influisce 1' errore sulla natzwa della cosa rubata ( rame o oro ) n%sulla sua qzcalz'tlt (cosa migliore o peggiore ) n& sul valore della medesima, Chi rub0 un sacco contenente cento franchi credendo ve ne fossero cinquanta responsabile del furto di cento, come colui che le rril~i) credendo ve ne fosse mille. Quando la clifferenza si estrinseca i?z meno lo agente gode il benefizio dello evento del cluallc soltanto risponde, c non puij obiettarglisi un tentativo mentre il di pii4 non vi era. Quando la differenza si estrinscca in pi imputi a

s stesso se non osserv meglio. Come egli avrebbe l~i.oilttato della fortuna trovandosi piu ricco di quanto aveva sperato, cosi deve subire le conseguenze clella fortuna col trovarsi esposto a pena pi severa (1). Del resto la distinzione della vincibilith o non vincibilit dello errore io non la veggo operativa di effetti nella presente materia, perch non si accetta la punibilitA del furto co@oso, stante la regola generalo che nei delitti di danno rei2zlegrahile respinge la punibilit della colpa.
(1) Analogo allo errore su di un fallo un erroneo giudizio che cada sulle intetizioiii altrui. Cos il consenso puttrtivo ( c gii lo avvcriii) del proprietario pub escludere il dolo : G r a n t z (le defensiojze reorilui crrp. 5, i~zcntb.2, sect. 3, a r t . 3, n. 222, 225, YJ4 - P u t i m ;I n n Cj. 444 C r e l l disscrt. tle dclirtis qune jrcre f(i?~tili(ii-ituiis escils a i d u ~ C;\. 3 ; i n g u s dissert. Jiisc. 9 , diss. 76. RI;i del pari , non b reo di furto chi prende 17alirrii supponendo che il padrone non voglia iric!ntre invcce vuole e consente: S t r y h i o dc jure SL'IZSIIIOI~ dissertut. 20, C U P .6 , 72. 50. LLI errore di ilalto pu inoltre scusarc malgrado il concorso del dolo nella i ~ ~ o l edel figlio che rubi iri casa del padre In propriet del tersi zo cr~edcndolacosa del genitore. Rla E generale la doilriria clie lo errore sul valore o qualit della cosa non modiriclii la impulazione, la quale rimane rcgol:ilii sul criterio dello evt?IIIo (E y b e n disputaiio de n s s u s s i ~ ~ iS. 1 2 ; i n g u s opcisc. o ?a$. 4 1 1 , colon. 2) ed b regola testuale per la leg. 21,s. 2, ff. (le filrlis in termini, e per argomento dalla l. 45, fj. 4 ff. mdelil; e dalla 1. 18, $. 3, ff. d c injttriis. Di cotesla regola dubil il Ii t k a nella sua elegante rlissertazione ( E c o d e i 1'1.il ) i ~ ? ~ n. i8 1 7 ) ove propose il dubbio sotlo questa forint; ctii al rub una cosa credendo rubarne un' altra dovr egli dirsi colpevole di f i ~ r t o &oltuloin quanto alla cosa clie non rubb, e debitore soltanto di truffa in quanto alla cosa che rubb

perchi? quando contrellb quella cosa non la voleva prendere, e la sua relativa colpevolezza nacque soltanto quando conosciuta la differenza la r i t e ~ ~ n eRagione del dubbio ? che in questo moniento egli gi n h r a in possesso. Se per si avverte che lo spossessauiento del proprietario non a v . venne per volont di lui ma per il fatto reo del sollratlore, si comprender non esservi per modo alcuno adiittabile il titolo di trulta. Lo sarebbc invece nella diversa ipotesi che l'osgetto non fosse stato preso dolosamente ma per disavvertenza o credendolo proprio; e poscia conosciulolo altrui si fosse malgrado ci ritenuto. Lo errore sul vero p:idrone della cosa che si ruba non influisce di ordinario sul titolo del realo, salvo il caso che credendo rnbzre l' altrui si prenda la cosa propria.3Ia qui sorge la intricata questione proposta dal P i l e o fqzltrest. cctcrene qztciest. 184) e poi clal1: H a rpp p r e C h t fdissertalio de aDi~catrcn. (i71 i quidi fecero la ipotesi che Tizio avesse dato ordine a Cajo di rubare un? agnella d un terzo che pascolava in un campo: Cajo sbagli il campo e rub invece 1' agnella dello stesso Tizio. Qual fu 1' effetto giuridico di cotesto errore? Cajo contrett li1 cosa aliena per fine di lucro, e poichb Tizio non aveva consentito che si pigliasse l' agnella sua 1s contrettb ini~itodojnino; duuque b inevitabile per lui il tilolo di furto. hIa Tizio maridante dovr egli esser punito come parlecipe del furto caduto sulla cosa sua propria? Dovr punirsi per titolo di tentativo? Dovr punirsi per sola instigazione a delinquere? Kon vidi mai un caso ineslricabile come questo.

Passando ora al tentativo ricorder che giS sono venuto qua c l& notanclo alcune relative questioni speciali a certe forme di furto; e giA parlai (5. 2018 e segg.) delle divergenze relative al vero momento in cui questo reato passa dal tentativo alla consu-

mazione. Seguendo la ciottrina prevalente in Toscana cosi nelle scuole come nel foro e nella legislazione, io riconosco il moniento consumativo del furto nella ainozione da luogo a luogo senza aspettare la asportazione (l). Accettare come momento consumativo del furto la semplice apprensione che il ladro faccia delia cosa altrui con animo di appropriarsela F: non solo una deduzione logica del concetto che ravvisa nella violazione del possesso la essenzialita del furto proprio, ma e ben anche una necessit pratica; perch lasciando indietro codesto momento pii1 non si saprebbe' dove fermarsi per trovare il passaggio dal tentativo alla consumazione del furto, n& come definire il criterio delimitativo dell' uno ddl' a1ti.a. Difatti se noi esaminiamo le applicazioni pratiche della opposta regola troviamo fluttuanze e discordie perenni intorno al momento da sostituire alla amozione. Fuvvi chi disse che il ladro quando fosse inseguito per via ed a lui fosse ritolta la cosa rubata non era responsabile che di furto tentato: ma poi dovette limitarsi ci a riguardo dei borsajoli (detti da alcuni fures nundinales) pei quali si ammise che fossero debitori di furto consumato quando si erano posti in tasca la cosa ghermita, quantunque rimanessero tuttavia sul mercato. Poi si disput6 se quando il ladro ha sotterrato la cosa rubata e il padrone riuscito a rintracciarla si ahbia il furto tentato o consumato: e si volle distinguere fra chi l' avesse sotterrata in aperta campagna, e chi nell' orto o adiacenze del proprietario : dicendo consumato il furto nel primo caso quia haec est species suae custodiae; e tentato nel secondo; ed altri invece trov indistintamente la consumazione

in tutte queste ipotesi. Insornnia sono inevitabili e senza fine (2) i conflitti se si abbandona il criterio della amozione.
(1) La consumazione del furto si dalla giurisprudenza toscrina costanteniente riconosciuta nella semplice apprensione dell'oggetto ?Annali di giurisprudenza Toscana XY, 1, 63; XITf, 1, 617; -YlI, 1, 510, e 651; XXI, 1,131, e 153, e 134) purcti definitiva: Annali Toscani X'1711, 1,559. E solo si disputato se la apprensiwe di una parlc basti a dir consumato il furto del tutto, o se un tale furto sia in parte tentato e in parte consumato: Antaali Toscani XV, 1, 537, 558. Gih sappiamo come su ci si dividessero i Romani giureconsiilti. Non gi che mai sognassero di sostenere che la soltrazione di una parte dello acervo per opera di chi voleva sottrarre il tutto non presentasse un furto ormai consumalo rispetto alle cose che aveva preSO : tutto all' opposto, considerando lo acervo conie una universitas e il disegno del ladro come un insieme giuridicc), i pi antichi sostennero che il furto di tutto lo acervo eri] gi consumato per la semplice sottrazione di unii parte. Ma tale opinione fu meritaniente rejetta dei pi moderni giureconsulti Romani: e non ho mai compreso come si volesse tentare di riprodurla oggigiorno. (4) Si veclano H o ni m c l Rihnpsodirte obseru. 29,32, 59 C a r p z o v i o practictc crinzinalis qtinest. 85, n . 2 - K r e s s Con~ment.ad art. 150, S. 3, C. C. C. B e r g e r o elcctn jrcris crb?zi)zalispny. 56, vol. 1 P u ff e n d o r f f practiP(& reriint cri~~tinaliztnl ccrp. 25, 11. 18 A n t o ii M u tt h e o de c~in~inibzls dc (iwtis $. 1. 11 Do l Ti o faltit. fcgcttio 115, n. 11) alla consumazione richiede c ~ t sit sccltln crspo~tatioad l o c a a tlcstiurctuna: 11a r p p r e C h t tlccis. 8, n. 1 4 & I u t e di~cisio 40, n. 21, fol 217. Speciale sull' argomento la dissertazione dei B e a k de vera furti consumati notione. [,a giurisprudenza del codice Austriaco senibra che trovi tentativo di furto anche dopo

1' amozione se il colpevole abb;indonb Iii cosa per via : Eco d e i T~ibzcncrli1863, n. 1312 - K l i e n R i i ~ i s l ud e i prin-

cipii relnliui a l delitto d i furto pag.261,267. E pi magistralniente di ogni altro il W a e c l i t e r (nella sua dissertazione sulla consi~mazionedel furto inserita nel Nuovo Archivio d i diritto criminale tom. 21, firscicolo 2, e riprodotta dal iI o r i negli opuscoli vol. 3, prrg. 2 7 1 ) riassunse la disputa cos in faccia alle dpttrine degli antichi come dei moderni giuristi alemanni. In sostanza la teorica si riassume in tre divergenti ppiriioni. - 1.0 Quella romana della conlrectrctio ossia dello impossessnmcnto, che considera la consumazione nella semplice clrnozio~ttda luogo a luogo, ed prevalente in Toscana. 2.0 Quella dell' ublas i o n e per la quale il furto s' intende consumato allora soltanto quando il ladro si p o r t a t u in salvo la cosa: e fu prevalente fra gli antichi pratici. 3.0 La opinione media a tenore della quale per la consuinazione si esige una asportnzionc dal luogo del furto, e dalla custodia del derubato, senza bisogno perallro che il ladro abbia posto in salvo la cosa : che sebbene moderriamente riprodotta da iusigni criminalisti Q oggid abbandonata. In questo conflitto di opinioni che portava o de;li sciindalosi disequilibri nella penalilL pratica, hanno fatto benissimo quei codici moderni (Baviera arl. 210; Wurtembergh art. 317; Austriaco S.225; TOscano art.374) i quali hanno dato sanziono legislativa alla dottrina dello impossessamento, per la quale il furto consumato to~tochbil ladro ha preso in mano la cosa con l'animo d i appropriarsela: ed la sola che risponda ai bisogni pratici.

Non meno vivo B il dissidio intorno al clefinire


il termine a qcuo del conato nel furto; e non vi 11ti

dubbio che il preconcetto di un diverso momento consumativo eserciti influsso anche su questo im-

- 319 portante problema. Riconosciuta senza contrasto la regola che gli atti pi*epal*utorii non siano tentativi punibili pare con ci6 di aver fatto un gran viaggio e non si fatto neppure un passo :perch la discordia nasce quando si ha nel caso pratico a decidere se un dato atto esce o no dalla sfera dei preparatorii. E in tema di furto questa disputa gravissima; mentre da alcuni si ravvisa gi come tentativo anche il solo ingresso nella casa del proprietario con animo di rubare mentre da altri non si vuole vedere un tentativo punibile nemnleno nella scalata e nello scasso; spingendosi quasi la esigenza ad aspettare che il ladro abbia posto la mano sopra la cosa per dirlo reo di tentato furto, e cosi non riconoscendo tentativo punibile tranne l dove noi troviamo furto consumato. E impossibile dettare altra regola per definire gli atti preparatorii tranne quella della univocil; ma la univociti non pr?O essere che un criterio concilqelo.Quando lo ingresso, lo scalamento, la effrazione si dimostrano univocamente diretti al furto, la eseczaione comiizciata: non t ancora incominciata la conszlrnzazione, e perch gli atti sonu caduti sul soggetto passivo dell' utlentaio e non sz6l soggetto passivo della consumazione si avr un co.nato remoto, e non un conato pvossimo :ma seinpre sar conato punibile (2). Invano si ripeter con R o s s i che colui potii scalare quel. muro od entrare in quella casa pev altri fini o innocenti o meno pravi del fusto: curiositk, spioliaggio, amori e simili. Questa osservazione non 6 che un sofisma. Si sa ormai che la dirczione intenzionale al fine criminoso elemento indispensabile del tentativo punihile in qualunque delitto. Senza questa non sono

350 conato punibile neppur gli atti consumativi. Ponete che io presenti una pistola a cane montato al petto (li un uomo al solo fine d' incutergli timore o fargli rina rozza celia: certamente voi non avrete in ci un tentato omicidio per mancanza di elemento intenzionale. Ma per questo verrete voi ad insegnare la regola generale che puntare una arma da fuoco al petto dell' inimico non b nel rispetto della sua materialit un principio di esecuzione dell'omicidio, ri un conato prinibile !! ! Sempre quella benedetta inania di confondere nelle questioni della esistenza giuridica di un tentativo la ricerca sullo elemento intenxionak e la ricerca sullo elemento materiale ;le quali vogliono essere distintamente studiate in teoria e distintamente assodate in pratica. Quando io domando se colui che entr in mia casa atterrandone 1' uscio abbia o no posto in essere un atto esteriore di esecuzione costituente un tentativo punibile, io srippongo dimostrata la intenzione di rubare, e solo propongo il dubbio se l'atto esteriore sia sufficiente a costituire l'elemento materiale del conato punibile : e voi con un circolo vizioso mi rispondete che colui poteva non avere intenzione di rubare. hla ci e iiiori della questione. Se non aveva intenzione di isabare, il conato sparisce per difetto dello elemento niorde ed O inetta la disputa sullo elemento materiale. Ma se quella intenzione 15 chiara, se colui entrxto nella cantina disabitata recando seco un barile vuoto, potrete ancor dire che vi entrato per spiare oil amoreggiare ! Bisogner bene dichiariate che vi 6 critrato per rubare del vino perch il corilplcsso degli atti ~nateriali presentano la univocita : sfido vi a negar ci. Ed allora assodato lo elemento inten-

- 351 zionale la disputa bisopnera bene affrontarla sullo elemento materiale, e non potrete scivolare da questo terreno. Bisogner che decidiate se lo ingresso nel luogo dove si vuole commettere il furto sia o no un atto esteriore costituente principio di esecuzione del furto, e cos un tentativo pnnil~ile:e a tale inchiesta dovrete rispondere con argomenti tratti dalle condizioni della materialita dell' atto, non pi potendo eludere la disprita all'oorubra della ipotesi renduta impossibile di una intenzione innocente. E si dovr8 concludere che tale ingresso ha bastante esteriorit esecutiva per dar materia al conato. La univocit che converte gli attiprepnratorii in esecutivi ai fini del conato non pu9 pretendersi in un senso assoluto ed astratto. In questo senso non sarebbero univoci che gli atti conszcmativi. Bisogna prenderla nel senso di un calcolo di maggiore probabilit desunta dalle circostanze materiali dell' atto del quale si disputa. Nella vita umana fra coloro clie comprano armi, piombo, veleni, forse ve ne ,sar uno Su mille che acquisti tali cose per farsene strumento alla cielil~eratastrage di un uomo : dunque bisogna non tener dietro a rare eccezionalit e mantenere quegli atti nella sfera dei prepar*ato?mii. per lo contrario Ma fra mille che entrino nelle altrui case anche aperte e si appiattino in quelle, o che vi s' introducano atterrando gli usci, scalanclo le finestre, o procurandosi falsa chiave, ve nc sarh appma uno che ci faccia per causa (li anio; e o di spionaggio o di curiosit: il caso pii ordinario e giornaliero e che ci si faccia per fine di f u ~ t o Dunqrie in cotesti atti . hisogna ravvisare la univocitti verso il furto e riconoscervi la potenza di costituire il materiale del

suo tentativo ; salvo sempre, quando il caso eccezionale si verifichi, a ricusare 1' applicazione di questo titolo per difetto dello elemento intenzionale. E nel valutare questo ad evitare ogni pericolo sar sufficiente si ricordi la regola che in qualunque dubbio si deve sempre accettare la ipotesi della intenziorie meno prava e del fine meno criminoso.
(1) V a n d e r V e e n fde conrltu delinquendi png. 22 j prese a negare che lo ingresso nella casa altrui e nemmeno la effrazione della cassa contenente il denaro che si voleva rubare, costituisse tentativo: e tele dimostrazione assunse prescindendo da ogni riguardo alla univocit dell' atto, nia sottilmente argomentandola da considerazioni ontoloqiche. Egli dice, non sono conati di furto perchd sono utti d i n a t u r u diversu dagli a t t i coi quali s i eseguisce il furto. ~a tale postulato B desso vero? Se veramonte il criterio deliinitativo dclla preparazione dal conato punibile fosse cotesto, ne deriverebbe che la preparazione del veleno sarebbe conato, perch certamente preparare il veleno uno degli atti che ontologic;iniente pertengono alla esecuzione del veneficio: e per 10 contrario ne avverrebbe che pih non sarebbe vera In distinzione del Ca r m i F: n a n i Era soggetto passivo dellu consunaaolone e soggetto pnssivo dell' attentuto; e dovrebbe dirsi non essere conato punibile tutti gli atti che cadono sul soggetto paseivo dell' allentato perch seniprci in questi pu ripetersi che non anco si eseguisce il delitto. Infirtti suppongasi che per rapire una donzella i colpevoli s'introducano violente'menle nella sua casa, chiudano a forza entro una stanza i l servo che voleva trattenerli; leghino con funi la fantesci1 che correva ad acclamare per ajuto; siano attorno ad abbattere I' uscio delka camera ove la donzella si B chiusa per soltrarsi alle loro mani: finqui non hanno cominciato a rupire, e dovrh dirsi secondo qriella formula che non vi ancora\ tentativo di ratlo? h evidente che sitratta formula contiene

la confusione di due termini che sono distinti, cio gli atti esecutivi, e gli atti consunzativi. Non pu aversi atto consiimativo che non entri nella sfera di quelle operazioni con le quali direttamente si agisce sul soggetto passivo della consumazione: ma gli atti esecutivi sono pur senipre distinti dai preparotorii, ed in quelli pu riconoscersi conato punibile. h ben vero clie tutti coloro i quali esaminano la questione in faccia alla forma speciale con cui fu definito il conato dall' art.2 del codice di Francia vogliono essere nelle loro opinioni subordinati a quel dettato speciale, e perci non possono le medesime prendersi come rletlato generale scientifico. Infatti l'art. 2 di Francia non contempla n il tentativo n il delitto mancato delle scuole; ma una forma intermedia di sua creazione. Esso punisce il tentativo che sin sussegzcito da un principio di esecuzione. Con cib ammette per necessit logica che siavi un tentativo manifestato con atti csterni non azusegnitu da principio di esecuzione, nia non lo vuole punito. Di~nqiic. se per regoli1 assoluta non pu aversi lenlativo quando nori si couiincialo ad eseguire, e 1: art. 2 ammette clie il principio di csccuaione sia un quid fiicli che pu venire e pui) noil : venire dopo il tentativo gi manirestato, necessit concliidere che la parola eseczirione nell: art. 2 esprime cowsurtrclzt'one: ed allora in faccia a tale deltato ragiona benissimo chi nega di punire il conato quando non i: inconlinciata 1.1 Consilmazione del delitto. Dii cluella specialit legislativa ne nasce che qucsto punto di dotlrina pu poco illiiminarsi riel punto di vista scienliflco dalla giurisprudenza di Francia; I;i quale d'altronde se pi spesso nega di vedere il teritato furto liello ingresso, iiclla eEi.azione, e nello scalamento, non manca 1)cr iiiicli' essa di flultilanzn. Si vedano i giudicati della Cort+? di Ciis~azioiledi Francia rlel 29 oftobrc 1810 ; 29 nprile 1824; 28 1o;;lio 1826; 26 drceiirbrc 1849; 1 1 giugno 18!8; 25 settcnlf,re 1825; 4 oltobre 1887; 10 ciccernbr~18-42. VPdtisi ancoia 20 iioyen~bre1855 n 1 8 rioverrihre 1857.

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