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Cara studentessa, caro studente, hai nelle mani "INSIDE, Anno I, n 0": un'uscita che, chiss, un giorno potrebbe essere storica. Questo progetto si propone, infatti, di
essere il periodico studentesco di riferimento dell'Universit Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano. Una redazione indipendente da partiti, ideologie, nazionalit, credo religioso, nata dai comuni sforzi di due gruppi studenteschi dell'ateneo: "Il Laboratorio - Il Cambiamento in Cattolica" (presente nelle Facolt di Giurisprudenza e Sociologia) ed "I
Riformisti" (per Scienze Politiche). Ma oltre alle origini (gi evolutesi in una redazione che conta componenti di oltre 5 Facolt dell'Ateneo) e guardando al futuro, ci che conta la passione. Per la politica, l'economia, la societ, la cultura, a livello universitario, nazionale, globale. L'anima di INSIDE, che vive della libera espressione degli
studenti, dei ricercatori, dei professori. Linformazione senza opinione, del resto, sinonimo di sterilit; al contrario, lo sviluppo di un dibattito studentesco tramite una seria attivit redazionale un'entusiasmante possibilit che siamo felici di offrire al nostro prestigioso Ateneo. Universit, Universalit e Cambiamento sono le stelle che seguiremo nel
nostro percorso, segnato dal desiderio di svolta che pervade la societ nazionale e globale, testimoniata dai molti avvenimenti di questanno cos intenso. Avvenimenti che vogliamo vivere appieno, uscita dopo uscita, articolo dopo articolo, senza il timore di andare contro corrente o di affrontare temi spinosi. Tutto ci poggia su una ferma convinzione:
ogni dibattito, nato anche solo da una frase, sar un'occasione di crescita. Questo spirito si concretizza particolarmente nella rubrica di politica interna: "La politica un'opinione". Abbiamo deciso di affrontare, gi nel primo articolo, un tema che ha diviso il paese per i 17 anni appena trascorsi, senza inseguire un equilibrio forzato, ma con la
serenit necessaria per l'espressione di qualsiasi idea che, essendo umana, trova senso nella sua messa in discussione. Solamente in questo modo "INSIDE" sar sempre un elemento di arricchimento per l'UCSC. La nostra ambizione grande e si concilia perfettamente con quella di ogni vero studente: aberrando il rischio di essere spettatori del mondo, desideriamo ardentemente viverlo da protagonisti, vogliamo
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perch. La causa dellattuale dibattito sul periodo fascista sorge proprio sulla base del fatto incontestabile che, in effetti, in Italia durante il regime, vennero fatte anche tante cose positive. La "grandezza" di Berlusconi oggi invece, sta nellessere riuscito a far credere agli italiani di aver fatto tanto, quando in realt ha fatto poco o pochissimo. Del resto non a caso Montanelli lo definiva "il pi grande piazzista del mondo". Ecco appunto, le televisioni: nessuno meglio di lui ha capito come potessero essere utilizzate nella maniera pi utile. Spesso ci si chiede: "Ma capitato anche a lui di perdere le elezioni, e in quei momenti dove erano le sue televisioni?", in realt la domanda che ci si dovrebbe porre :"Anche quando ha perso le elezioni, di quanto le avrebbe perse se non avesse avuto le televisioni?". Il conflitto dinteressi lelemento che segna il deficit di democrazia italiano rispetto agli altri Stati esteri, in nessun altro Paese del Mondo il Presidente del Consiglio anche il pi grande industriale nel ramo delle telecomunicazioni e dellinformazione. Nel 2001 durante la campagna elettorale per le presidenziali, circolava nelle case degli italiani un libricino chiamato Una storia italiana, dove veniva raccontata la storia del Cav. Berlusconi per primo aveva quindi deciso di porre la propria vita privata al centro della politica italiana, salvo decidere poi di marchiare come "gossip" le inchieste che ruotavano intorno a quella sua stessa quotidianit, fatta anche di escort e feste nei palazzi istituzionali. Laver attirato su di s e sulla propria vita lattenzione mediatica stata quindi, per un primo periodo, una mossa vincente, che in seguito si tuttavia rivelata unarma a doppio taglio, perch anche la condotta privata di un uomo pubblico di rilievo pubblico se ci si rende ricattabili. E quante cose in tv non ci vengono raccontate? Come quando nel 2002 Berlusconi pronunci il famoso "Editto bulgaro" contro Santoro, Luttazzi e Biagi, i suoi ordini vennero prontamente eseguiti da una Rai addomesticata. Berlusconi stata una grande occasione per lItalia. Purtroppo persa. Con la maggioranza parlamentare che aveva a disposizione, senza precedenti nella storia Repubblicana, avrebbe potuto davvero migliorare il nostro Paese, colmare le lacune e le mancanze dei governi precedenti. E invece dov la "rivoluzione liberale" dopo 17 anni? Di concreto, guardando la realt delle cose, non si fatto quasi nulla: la legge anti-fumo, quella sullo stalking e la patente a punti. Non proprio una rivoluzione. Ma certe cose in Italia ce le meritiamo. Non siamo mai stati veramente in grado di scendere dal carro dei vincitori, anzi siamo sempre stati pronti ad assaltarlo, come in un teatro affollato dove si fa a gara per avere le poltrone migliori. Non siamo mai attenti "a quelli che verranno dopo", forse perch, come diceva Ugo Jetti: "L'Italia un Paese di contemporanei, senza antenati n posteri perch senza memoria di se stesso". Ed questa la preoccupazione pi grande: la paura che si possano dimenticare le mancanze di questi anni e che il "Berlusconi che in noi" possa ripresentarsi in altre forme, magari tra le fila del centrosinistra. S perch in fondo il Cavaliere poteva stare benissimo anche nella fazione politica opposta, di destra ha davvero poco. La sua caduta quindi un segnale di respiro per questa democrazia italiana malata perch favorisce unalternanza e una riorganizzazione della linea conservatrice, magari pi conforme agli altri partiti
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appartenenti alla medesima tradizione europea, i quali vantano, ad esempio, donne musulmane come chairman di partito (vedi i "Tories" inglesi). Anche se il Cav se n andato resteranno i suoi programmi televisivi importati dallAmerica, che oggi influenzano le ambizioni e le diete di milioni di italiani, il suo modo di vedere le donne e la politica, la sua capacit di saper indicare sempre la scelta pi conveniente e mai la pi giusta. Luomo di Arcore non sar stato la causa di tutti i problemi ma di sicuro era il problema pi grosso, il pi evidente, quel problema senza la cui soluzione, non si potranno risolvere tutti gli altri. Semplicemente perch "il Berlusconi in s" era la scusa per tutti "i Berlusconi in me", i quali si sentivano quasi autorizzati a comportarsi di conseguenza, "Se lo fa lui che il Presidente del Consiglio, perch non dovrei farlo io che sono un comune cittadino?". Questo sillogismo, che obiettivamente non fa una piega, per anni ha fatto passare atrocit politiche di qualsiasi livello e di qualsiasi fazione, come normali banalit spicciole, bazzeccole, frutto dinvenzioni di giornalisti e magistrati. Indro Montanelli nel 94, scrisse: Con Berlusconi la parola destra diventer impronunciabile per almeno 50 anni, per ragioni di decenza e credo che i cittadini italiani di destra, e non meno quelli di sinistra, meritino ormai una risposta concreta dai propri rappresentanti in Parlamento. La fine del Berlusconismo sembra quindi essere ancora molto lontana ma abbiamo in Italia degli esempi che si muovono in una direzione opposta e da cui possiamo senzaltro attingere per le nostre condotte future. Limportante essere attrezzati, limportante restare vigili. Mario Pagano, Facolt di Giurisprudenza, III Anno mario.pagano90@hotmail.it
"Non sono d'accordo con te ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee". Voltaire
LA PENSI DIVERSAMENTE? INVIACI LA TUA OPINIONE VIA MAIL, SCRIVENDO AL SINGOLO REDATTORE DELL'ARTICOLO O ALLA REDAZIONE NEL COMPLESSO (REDAZIONE.INSIDE@GMAIL.COM)! -
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della crisi ha avuto infatti come maggior risultato un diffuso sentimento di sfiducia, soprattutto tra gli under 35, sempre pi demotivati, disillusi e pessimisti rispetto al futuro. C' anche da dire che le gravi conseguenze di una crisi mondiale hanno effettivamente toccato in prima persona un giovane su due, dimezzando cos le possibilit di un accesso sereno al mondo del lavoro. Eppure questo presente non spaventa pi del futuro. Sui possibili scenari post-crisi aleggiano ancora confusione e pessimismo, considerando anche il fatto che la maggior parte della popolazione ritiene che il peggio debba ancora venire. E mentre un governo tecnocratico cerca di salvarci afferrandoci per i capelli e prendendo decisioni impopolari in nome di una nuova primavera Italiana, mi chiedo se tutto ci sia sufficiente. Baster una serie di maxi manovre economiche per rimettere in piedi un Paese che si sente ferito nell'animo? Baster una patrimoniale, discussa nei talk show e non in parlamento, per far riacquistare la fiducia di quel milione di giovani che ora si trova a combattere contro i mulini a vento per conquistarsi un posto nella societ? Baster che il nuovo Presidente del Consiglio vada in giro su un'auto italiana, per far tornare un senso di patriottismo nei cittadini? E soprattutto: baster tagliare un paio di privilegi ai nostri governanti per far re-innamorare i giovani della politica italiana? Pur appoggiando pienamente un governo puramente tecnicista, che si preoccupi di risanare almeno parte dei problemi enormi che attanagliano il nostro paese da oltre un ventennio, credo che l'ingrediente segreto per riportarci su una corsia preferenziale sia la PASSIONE. La stessa che in passato ha mosso uomini di grande spessore umano ad agire per attuare una politica nazionale incentrata innanzitutto sul bene del Paese, e
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aiutare i cittadini siriani, offrendo la possibilita di entrare nel paese. Subito dopo e inaspettatamente, ad Aleppo e Damasco sono iniziate manifestazioni a sostegno del governo esistente. Il 12 novembre scorso la Lega Araba (lorganizzazione internazionale che riunisce 22 paesi arabi) ha deciso di sospendere la membership della Siria, causando forti polemiche in quanto la Lega non aveva fatto ci quando di fronte a avvenimenti simili negli altri paesi e nonostante la decisione della NATO, datata 1 novembre, di non intervento nei territori siriani (in contrasto con quanto accaduto nelle vicende liniche). Il 23 agosto, infine, stata fondata unAssemblea Nazionale di Transizione con sede in Turchia, allo scopo di portare sulla scena politica le rivoluzioni attuali. I moti stanno diventando sempre piu grandi e violenti e sembra che non finiranno presto. Tutti fanno previsioni e, come avevo citato sopra, ci sono tantissimi focolai ancora in fiamme, alcuni proprio in questi giorni. Viene da chiedersi: dove cadr lultimo fiore della Primavera araba? Alphan Yahya zlk, Facolt di Scienze Politiche, III Anno alphan.ozluk@aiesec.net
dell'allora Ministro per la Difesa Hafiz alAsad come leader del partito e del paese; leadership mantenuta fino al 2000, anno in cui lasci la sua carica al figlio Bashar alAsad. Dopo 11 anni di governo, il 15 marzo 2011 (nel pieno della primavera araba), iniziarono le prime manifestazioni anch in Siria. Asad, come primo tentativo di calmare il popolo siriano, ha accettato le dimissioni del governo presieduto da Muhammad Naji al-Otari e la nomina dell'ex ministro dell'Agricoltura Adel Safar per formare il nuovo governo in aprile. Ma nel frattempo le proteste sono divenute sempre piu violente e, come risposta, Asad ha chiuso la confine con la Giordania e ordinato ai soldati di sparare sulla folla per fermarla (come confermato anch dall AlJazeera). Gli Stati Uniti sono stati i primi a muoversi, dopo che si diffusa la notizia di 60 morti nelle proteste del 29 aprile, con sanzioni contro il governo siriano. Anch la Turchia ha cercato (e cerca anche oggi) di
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demuestra que el pueblo espaol ha votado un hombre que ha elegido estar siempre presente en la escena poltica y de hacerlo, no obstante las derrotas, en un modo constructivo contro la crisis, que ha prometido de no tocar las pensiones y que ha buscado el dilogo entre las partes sin exponerse a ridculas discusiones verbales. La prudencia lo ha guiado a no revelar mucho de su programa poltico, sobre todo en temas controversiales como el aborto y las uniones gay. A las crticas del adversario Rubacalca responde: no soy ni vago ni indeciso, pero me gusta reflexionar antes de actuar. Las consultaciones y los nombramientos de los ministros iniciern el 13 diciembre, y alrededor del 20-21 diciembre tomar poseso el nuevo Presidente del Gobierno, el 23 est programado el primer Consejo de Ministros. Qu podr hacer rajoy? Como saldr Espaa de esta situacin? Por el momento son cosas que nadie sabe... Teresa Bartolomei, Facolt di Economia, I Anno t.bartolomei@yahoo.it (trad. Yesenia Badilla Jimenez)
TRADUZIONE SU
WWW.LABCATTOLICA.ALTERVISTA.ORG
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American Censorship Day and had displayed over their logos a black banner with the words Stop Censorship. This could be a very strong way to stop the bill: in fact these sites have a huge leverage on people, who tend to follow their lead. Are American politicians ready to make a enemy of the web population? The United States of America has always presented themselves as a Land of Freedom, but it's no secret that they're also a land of hypocrisy and this bill is just another proof of that: in fact SOPA would be another of the many ways in which lobbies, giant corporations and also political parties can control whatever goes online and defend themselves from any form of criticism. Running a small blog myself, I think is really important to defend everybody's right to say, think and write whatever they feel right, even if is against what politicians and corporations think. The internet is a place where everybody has the right to express their own opinion, where there are very few limits and freedom of speech has a very big value. Everyone can run a blog, post pictures, photographs and more. What makes the internet special is exactly its accessibility and the fact that it is not run by some elite and the most of it is not subjected to the control of politicians and corporations. There's television for that. It's already enough! Carolina Fornari Facolt di Economia, I Anno carofornari@gmail.com
STOP CENSORSHIP!
On October 26th the United States House of Representatives presented the Stop Online Piracy Act (a. k. a. SOPA) with the main goal is preventing copyrighted contents to be spread on the internet, allowing the owners of these contents to take legal action against web sites - such as YouTube or Vimeo and many others and even shut them down for good. If SOPA is really going to pass, there will be a shift in the balance of power over the internet. Whereas a site as YouTube may be able to stand a big legal suit, small websites and personal blogs just can't. This means that they will be forced to close and big corporations will be the only ones able to post anything online.This bill is being supported by both Republicans and Democrats: in fact both parties have received huge contributions from Hollywood studios and big lobbies who wanted to save their works from piracy and plagiarism. A similar bill, called PROTECT IP, was introduced in the Senate and passed in May. This means that there are very good chances that SOPA is going to pass as well on December 15th, when the House of Representatives is going to discuss it again. Why should we care about what's happening across the ocean, you may ask. Well, dear readers, if the United States will agree on SOPA, many other Countries will follow their lead and create similar laws. However, not all hope is lost: in fact, there are many prominent personalities, like Nancy Pelosi (one of the most influential women in the United States), who are strongly against the bill and are doing their best to suppress it. Also many websites are fighting against SOPA: in the last few weeks Facebook, Google, Twitter, Tumblr, Mozilla, Yahoo and others had created the
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"Main Street": il nome di questa rubrica di economia ha un senso preciso. Avrete colto l'assonanza con Wall Street (tempio storico della finanza internazionale) ma la scelta non si limita a questo, andando ben oltre, anzi, contro. Questo perch siamo intenzionati a incentrare lo sviluppo del dibattito economico d'ateneo sull'esaltazione dell'economia reale, che intendiamo come la "via principale" da seguire. Ci in aperto contrasto con quella che possiamo definire l'"ipertrofia finanziaria" di cui il sistema economico globale soffre da svariati decenni. In questo quadro, intendiamo dare risalto all'altissimo valore dell'economia italiana, che noi ci permettiamo di giudicare non adeguatamente sfruttata in tutto il suo grande potenziale. Cos si inserisce il seguente ciclo di articoli sul "Made in Italy", che in questo numero ha inizio e che si svilupper nel corso delle prossime uscite del periodico. Buona lettura! La Redazione di "INSIDE".
Made in China, Made in Indonesia, Made in Taiwan. Sono soltanto luoghi di fabbricazione dei pi disparati prodotti che ogni giorno entrano nelle abitudini di acquisto dei consumatori. Oltre ad essi, il Made in Italy: anch'esso un semplice luogo di fabbricazione? Una denominazione di origine? O esiste un universo ben pi complesso dietro queste tre parole, semplici, ma riferimento per 5 continenti? Gi negli Eighties un esiguo numero di ricercatori, tra cui Fu e Becattini, aveva polarizzato l'interesse sul fenomeno naturale di settori tradizionali che s'apprestava a divenire un autentico successo, delineando gradualmente i connotati di quellidea che, successivamente, avrebbe preso il nome di Made in Italy. Dagli anni 60 fino agli anni 90 si assistito ad un graduale ed allo stesso tempo incessante aumento delle PMI e dei Distretti Industriali espressione di posizioni di leadership nella produzione e nel commercio mondiale. Questo nei pi disparati settori manifatturieri: dallabbigliamento alloreficeria, dallarredamento alle macchine utensili, dai vini ai prodotti agroalimentari tipici della dieta mediterranea. Il concept Made in Italy ha cos ristrutturato il suo classico modo di essere esclusivamente un brand dorigine ed gradualmente diventato sinonimo di design, di leadership e di qualit accreditata universalmente, evolvendosi a brand collettivo che richiama alla mente lesclusivit delle produzioni italiane, lestro dei nostri imprenditori e il lifestyle italiano. Un fenomeno che inevitabilmente lopinione pubblica associa quasi istantaneamente e meccanicamente allhaute-couture di Prada e Valentino, alle borse Gucci, alle scarpe di Della Valle e Ferragamo o alla Ferrari. Ma in realt il Made in Italy un universo ben pi articolato e strutturato, un universo che vive anche dei suoi paralleli, come i beni industriali o i prodotti tipici dellagricoltura e del turismo. Ancora oggi, in unera connotata da innovazioni prorompenti, il Made in Italy in grado di affermarsi a livello
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internazionale per la sua esclusiva attitudine di evocare bellezza e valori di umanit, e ben pu essere concepito come un autentico secondo miracolo, dopo quello del Boom economico targato Fifties, che ha permesso al Bel Paese di moltiplicare e diffondere il benessere, conseguendo elevati livelli di sviluppo. Innumerevoli le nicchie della moda, dellagro-alimentare, dellautomazione e dellarredamento in cui lessere Made in Italy conferisce uno status internazionale indiscutibile: il design innovativo e sperimentale di Alessi, lalta gioielleria di Bulgari, le macchine per il legno di SCM Group, i luxury yacht di Ferretti, i divani di alta qualit di Natuzzi sono soltanto alcuni dei casi di eccellenza produttiva italiana. Tali aziende costituiscono, per, unicamente la punta di un iceberg composto da numerose PMI i cui brand non godono, ovviamente, della medesima notoriet ma che basano la propria credibilit sul fatto di battere bandiera italiana, di produrre in Italia, di essere parte integrante di Distretti di fama internazionale. Il Made in Italy , dunque, una realt ben articolata e comprendere tale fenomeno in una corretta prospettiva equivale, in primo luogo, a capire i soggetti che ne sono espressione. Il sistema produttivo italiano, e in misura maggiore quello manifatturiero, mostra peculiarit alquanto singolari rispetto agli altri Paesi pi sviluppati; la quota dellindustria manifatturiera sul PIL, infatti, pi elevata che altrove e ci evidenza nel nostro sistema economico un pi che proporzionale orientamento a questo tipo di attivit. Inoltre, allinterno del comparto manifatturiero, lItalia ha un ruolo scarsamente incisivo in settori quali lelettronica, la chimica, la farmaceutica, laerospaziale rispetto a States, Germania, UK, Francia o Giappone (nonostante alcuni primati internazionali in comparti scientifici ad opera di Finmeccanica e gruppi medio-grandi, quali Bracco o Mapei). Per contro, dagli anni I Distretti Industriali sono definibili come Settanta, lItalia ha rinvigorito la presenza in settori come il tessilenetwork produttivi locali costituiti da abbigliamento, le pelli-calzature, unagglomerazione di imprese fortemente il mobilio o in alcuni comparti interdipendenti, ubicate in ambito territoriale della meccanica leggera (rubinetteria e macchine circoscritto e storicamente determinato, che, altamente specializzate in fasi diverse del industriali) complessivamente e medesimo processo produttivo e integrate congiuntamente al settore mediante una rete complessa di interrelazioni alimentare, racchiudono circa i 2/3 delloccupazione di carattere economico e sociale. manifatturiera italiana. Altra
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interessante (e ormai nota) peculiarit del
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sistema produttivo italiano la scarsa presenza di grandi gruppi e di grandi imprese, non solo nellindustria manifatturiera ma anche nei servizi; lItalia un tessuto intrecciato di piccole e medie imprese con origini storiche articolate, conseguenza anche dellaltalenante fragilit del capitalismo familiare che l'ha condotta ad unincessante rarefazione dei gruppi di grande dimensione. Infine, lItalia per accezione il Paese dei Distretti Industriali; nonostante non sia unesclusiva italiana, tale modello di sviluppo locale integrato riuscito a trovare nel nostro Paese i presupposti ideali per una completa affermazione. Una realt, quella dei Distretti, che caratterizza una quota cospicua del nostro apparato produttivo e che spesso espressione di unItalia latente, lontana dai riflettori dei mass media, di unItalia locale fatta di coesione sociale; eppure quellItalia restia a schiudersi riesce a conferire un apporto notevole alloccupazione manifatturiera e al Made in Italy, cio limpulso vitale delle nostre esportazioni e lelemento positivo principale della nostra bilancia dei pagamenti. Analizzando le specializzazioni del Made in Italy da una distanza ravvicinata, lItalia mostra quattro vaste aree di attivit manifatturiera che la collocano indiscutibilmente allapice mondiale, anche se, tuttavia, tale accezione delinea inevitabilmente anche una semplificazione che omette realt rilevanti che il nostro Paese gode in settori quali la chimica, lauto, lelettronica e il cemento; 4 aree qualificate altres come le 4 A delleccellenza italiana: Abbigliamentomoda (I); Arredo-casa (II); Automazionemeccanica (III); Alimentari e bevande (IV). Ma per scoprire cosa si cela esattamente dietro tali eccellenze, basta aspettare il prossimo numero. Be awake... and stay tuned! Angelo Anello Facolt di Economia, V Anno angelo.anello@hotmail.it
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suo effetto di ridurre le aspettative delle imprese su una rapida ripresa, ha esponenzialmente e drasticamente comportato la riduzione dell'offerta di lavoro, facendo emergere questo insostenibile paradosso. Il principio secondo cui il sacrificio nell'ottenere una laurea ci sarebbe valso la pi agevole accessibilit al lavoro da noi desiderato sembrerebbe dunque essere tramontato definitivamente. Ci ritroviamo quindi a dover fronteggiare una situazione nella quale la domanda del neolaureato si trasformata dall'ottimistico e ora da chi mi faccio assumere? al ben pi negativo se non mi assume nessuno, che faccio?. Non facile trovare una risposta valida erga omnes, ma per fortuna la storia che in questi casi ci aiuta a non farci prendere dallo sconforto ma, anzi, a essere propositivi. Tutti i grandi periodi di crisi (la grande depressione del 1929 , la grave flessione del 2001, etc.), hanno comportato un momentaneo tracollo di
un modello sociale diffuso. Non meno vero, per, che questultimo abbia permesso il contemporaneo sviluppo di un nuovo modello, con idee profondamente innovative alle quali, senza quel momento di incertezza, nessuno avrebbe mai nemmeno dato ascolto. La crisi quindi muta d'aspetto e
rappresenta per noi studenti il nuovo, una grande occasione di risolvere le questioni lasciate irrisolte da chi ci ha preceduto. Sta a noi trovare il coraggio di imprimere al mondo una visione diversa, proponendo il nostro modello. Non dobbiamo avere paura, quindi, di sostenere le nostre idee. Queste sono il vero capitale di cui disponiamo per poter investire sul nostro futuro, con il quale possiamo costruire il nostro lavoro senza il bisogno di "farci assumere" da nessuno. Jgor Ognibeni Facolt di Giurisprudenza, V Anno
carriera professionale pareva gi predisposta in una grande impresa che poteva permettersi di assumere e formare al suo interno il giovane dipendente, in un'ottica di investimento sul lungo periodo. Il sistema universitario poggiava su questo
assioma, portando gli studenti a preferire ciecamente la pi facile carriera precotta, invece che stimolare in loro il necessario coraggio di ricercare nuove e vitali soluzioni per i problemi della societ. La crisi, con il
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dibattito quanto pi sano ed equilibrato tra le parti, quale spesso mancato nella storia recente dei rapporti istituzionali. Anche la necessit, cui egli ha fatto spesso riferimento, di rifondare valori portanti (non per forza in senso cristiano) estremamente attuale, soprattutto dopo il repentino sconvolgimento politico che ha portato alla formazione dello stesso governo Monti e, parallelamente, dopo che la crisi economica ha suscitato in modo eclatante dubbi considerevoli sui paradigmi sui quali il sistema finanziario mondiale si basato fino ad oggi. Dal punto di vista economico, invece, si necessitano personalit in grado di fornire approcci nuovi a problemi ormai annosamente cronici. Per questo un esperto di diritto sanitario e un navigato frequentatore di ambienti amministrativi del sistema sanitario italiano come Balduzzi particolarmente adatto per fronteggiare le difficolt e le discrepanze proprie di quello stesso sistema. sua convinzione che sia necessario abbandonare la politica dei temuti "tagli" per agire a livello organizzativo o, come lui stesso preferisce definirlo, "strutturale". Il riassesto dei conti pubblici nel settore, a suo dire, deve venire da un'appropriatezza nella programmazione delle finalit del settore stesso (assicurare i LEA-Livelli Essenziali di Assistenza), ottenuta attraverso la razionalizzazione delle risorse e la correzione di sprechi e malfunzionamenti. Il neoeletto ministro dovr anche fronteggiare la crisi di sfiducia che ha investito il servizio sanitario nel Meridione e gestire l'"esodo" dei pazienti che preferiscono essere assistiti al Nord. Su questo punto sar certamente decisiva la sua esperienza quadriennale di direttore dell'AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), a garanzia di una capace gestione di un sistema interregionale nel quale si cooperi, abbandonando una scoordinata decentralizzazione decisionale che porta a gravi disfunzioni sistemiche. La nomina dei nuovi ministri, come si visto, pone numerosi interrogativi su quali saranno le maggiori problematiche che incontreranno e quali le azioni che essi intraprenderanno per affrontarle. Ma il fatto che ben tre dei diciassette ministri del governo Monti siano stati scelti entro il corpo docente del nostro ateneo, porta a interrogarci anche sul passato e chiederci quali risorse essi rappresentassero per l'Universit prima di essere chiamati alla gestione della cosa pubblica. Solo un mese fa ciascuno di loro insegnava nelle aule di Largo Gemelli: cosa era in grado di comunicare a nuove generazioni impegnate nel raggiungere una formazione di alto livello? Ebbene, basta guardare ai loro curricula per comprendere che la loro statura accademica e la loro preparazione teorica sono solo parte di una competenza che ha attirato lo sguardo del premier verso di loro. L'asso nella manica di ciascuno, che contribuisce alla valorizzazione di Milano come citt universitaria, il profondo impegno nella realt, l'attiva partecipazione al mondo del lavoro, alla ricerca avanzata, alla buona politica. Figure come quelle appena descritte sono il fulcro di un'integrazione, che quella tra formazione universitaria e professionalit, che arricchisce profondamente le migliaia di giovani che vivono nel capoluogo lombardo. Questo perch una maturata
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esperienza nell'universo della ricerca e dell'impiego non pu che penetrare nell'ambiente educativo, elevandolo ad un livello superiore. L'Universit Cattolica del Sacro Cuore dimostra cos all'Italia di saper portare all'interno dell'istruzione accademica la componente economico-lavorativa che costituisce l'anima della cultura milanese, creando un innovando un modello culturale non pi solo orientato, ma anche solidamente radicato nel lavoro. La capacit di porre l'azione nella realt come premessa e fine di un processo formativo fonde cos le due anime della Citt, quella di luogo per la maturazione delle potenzialit di giovani di tutta Italia e quella di "capitale" del business e del lavoro, che ora si sostengono vicendevolmente per creare nuovi talenti. Che questi talenti possano, un giorno, assistere la nazione come stato chiesto al nostro Magnifico Rettore ed ai Chiarissimi Professori Renato Balduzzi e Piero Giarda, ai quali vanno i migliori auguri per il loro nuovo ed impegnativo compito. Edoardo Donati Facolt di , I Anno edf.d.y.92@gmail.com
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nostra una campagna universale, che utilizza strumenti come il web, il mondo dei social media, limmaginazione artistica, e unica perch chiama allazione coloro ai quali si rivolge, i cittadini del mondo.Con
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dellImam abbia urtato la sensibilit dei fedeli. A conferma del nostro sentimento abbiamo deciso, con effetto immediato, di ritirare questimmagine da ogni pubblicazione. Sentite o meno, le scuse non hanno impedito la diffusione delle immagini. Come era prevedibile, la pi cliccata delle foto proprio quella di Papa Benedetto XVI mentre bacia l'Imam egiziano. Uno scatto pi unico che raro, e forse un p troppo azzardato. Tanto che ha aperto unaccesa diatriba incentrata sul rapporto tra quelle che potrebbero essere definite, sulla falsa riga del sociologo Max Weber, Etica del pudore e Spirito dellimmagine. Lo studioso descriveva la connessione tra protestantesimo e capitalismo, configurando la capacit di guadagno ai fini del reinvestimento come riscontro nella vita terrena della predestinazione alla salvezza. Tuttavia il disagio per tutto ci che appare sconvenientemente legato alle tecniche pubblicitarie, soggette alle leggi di marketing, richiama il concetto weberiano. A tal proposito, Marco Lombardi, professore presso il Dipartimento di Sociologia del nostro Ateneo, ha rilasciato ad INSIDE una riflessione, sostenendo che la strategia della rottura si tanto routinizzata da diventare la banalit della normalit. Nella fattispecie, Lombardi ha affermato: Il limite del lecito non da ricercare nelle fonti della comunicazione ma nei destinatari di essa, anzi nella loro capacit di reagire comunicativamente al superamento del lecito. Il processo della
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retorica intorno alla questione, ma la reale interazione che avviene nelle nostre aule di tribunale tra teoria e prassi. Di quanta importanza investita la "Prova scientifica"? Quanto influenza e quanto va ad incidere nei processi mediatici e non? Sicuramente un'intercettazione ambientale, un'impronta di scarpe o un frammento di DNA posso condizionare l'immaginario collettivo a tal punto da processare e condannare virtualmente il colpevole pi confacente. Ma sono sufficienti nella realt? In passato probabilmente s, ma negli ultimi anni stato possibile riscontrare, in pi di un'occasione, la rottura di quell'instabile equilibrio partorito dalla superficiale fiducia posta nella prova scientifica. Una sorta di drapage culturale corredato dai continui spazi bianchi lasciati laddove ci sarebbero dovute essere conferme o smentite. In poche parole, il fallimento della scienza. I paradigmi a cui attingere per avvalorare tale tesi sono certamente i casi giudiziari che riempiono le prime pagine dei giornali. Un caso su tutti la recente assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, avvenuta per mancanza di prove scientifiche, o quella di Alberto Stasi, fidanzato della vittima Chiara Poggi, o ancora il caso Scazzi, il caso di Melania Rea, il caso di Yara Gambirasio; quest'ultimi non ancora chiusi. Andando a rivangare il passato sar facile trovare molti casi analoghi ancora aperti, come sar normale trovarne molti archiviati proprio grazie alla prova scientifica. Ci che dovrebbe risultare chiaro che la prassi, la scienza, la tecnica, o come la si voglia denominare, non altro che una delle strade che in qualsiasi campo possono essere intraprese. Il suo deragliamento non altro che la dimostrazione della sua fragilit, una fragilit che condivide con la teoria e con tutte le sue sovrastrutture, ma senza la quale non sarebbe tale. Logos e Praxis non sono altro che frutto dell'intelletto, ma a volte necessario guidare noi stessi nella ricerca della giusta applicazione, nel risvelare ci che si cela dietro ogni "Velo di Maya". Per chiuderla in filosofia, necessario guidare noi stessi fuori dalle viscere della "Caverna", evitando abitudine e cecit. Martina Serena Franchetti Facolt di Giurisprudenza, I Anno martinafranchetti@gmail.com
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un passo indietro per non aumentare le continue polemiche che la situazione comporta. In seguito a questo appello, proprio Andrea Agnelli fa quello che nessuno si aspetta: rilancia chiedendo l'istituzione di un tavolo politico in cui valutare ci che successo dal 2006 al 2011. Petrucci ha immediatamente accolto la richiesta fissando l'incontro per il prossimo 14 dicembre. A questo tavolo della pace (cos stato ironicamente chiamato dai media) ci sarebbero molti posti, uno dei quali spetterebbe di diritto a Massimo Moratti colui che pi di tutti nelle mire di Agnelli, reo di aver accettato un titolo vinto da altri sul campo. Ora la domanda che sorge spontanea se fosse stato veramente necessario arrivare fino a tal punto. Non penso che questo tavolo placher le polemiche, anzi ritengo che lascer uno strascico ancora pi marcato poich, di sicuro, nessuno dei contendenti vorr lasciare un centimetro di ci che ha guadagnato a discapito degli altri. Agnelli continuer nelle sue rivendicazioni, la Federcalcio continuer a negargli tutto e di certo Moratti non metter lo scudetto vinto sotto l'albero di Natale juventino. La speranza che per una volta gli adulti si dimostrino pi grandi dei bambini. Nicol Smerilli Facolt di Lettere e Filosofia, II Anno n.smerilli@tiscali.it
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E dire che la storia della nazionale femminile di pallavolo non era nata sotto i migliori auspici: una sconfitta allesordio per 3-2 con la Francia il 7 aprile 1951 ad Alessandria ed un ultimo posto al campionato europeo lo stesso anno. Il resto degli anni 50 e tutti gli anni 60 passati nellanonimato, senza la partecipazione ad alcuna competizione di livello. Il primo oro arriver solo nel 1979 ai Giochi del Mediterraneo: si trattava comunque di un torneo a livello zonale. Il periodo pi ricco di vittorie sar il primo decennio del nuovo millennio. La svolta si ebbe con larrivo nella panchina azzurra di Marco Bonitta nel 2001: lItalia raggiunge al campionato europeo di quellanno la sua prima finale, poi persa 3-2 con la Russia. La prima medaglia doro di assoluto valore invece la nostra nazionale la conquista ai campionati mondiali dellanno successivo, battendo in finale gli Stati Uniti per 3-2, trascinata dalla straordinaria Elisa Togut, atleta che verr poi premiata come migliore giocatrice del torneo. Gli anni successivi, fino al 2006, pur non regalando alle azzurre alcun successo, riservano medaglie dargento e di bronzo a varie edizioni della World Grand Prix ed un argento agli europei in Croazia del 2005, dopo aver perso in finale 3-1 contro la Polonia. Solamente un quinto posto invece alle Olimpiadi di Atene nel 2004, risultato che cost la panchina a Bonitta, sostituito da Massimo Barbolini. Il 2007 fu lanno dei record: dopo il bronzo al World Grand Prix, le azzurre raccolsero ben 26 vittorie
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LA REDAZIONE (redazione.inside@gmail.com) Direttore: Francesco Cafarelli, Facolt di Scienze Politiche, III Anno, francesco.cafarelli@unicatt.it Redattore Capo: Mario Pagano, Facolt di Giurisprudenza, III Anno, mario.pagano90@hotmail.it Redattori: Alessandro Annovazzi; Alphan Yahya zlk; Angelo Anello; Anna Vigan; Antonio Giglio; Carolina Fornari; Cristina Malgeri; Davide Bernardi; Edoardo Donati; Eleonora Puglisi; Emanuela Anechoum; Filippo Casini; Gianvito Rotunno; Jgor Ognibeni; Josephine Arda; Laura Caradonio; Laura Collesano; Luca Valerio Silviani; Mariangela Rulli; Marina Piunti; Martina Serena Franchetti; Nicol Smerilli; Stefano Rovelli; Teresa Bartolomei; Vincenzo Ligresti; Viviana Rosito
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