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Antonio DAL MUTO RIFLESSIONI SULLE LETTERE DI SAN PAOLO, APOSTOLO DEI GENTILI

Lettera ai Galati e ai Filippesi

QUARTO VOLUME

Prefazione
Le mie riflessioni sulle lettere di San Paolo non sono altro che riflessioni private, condivisibili o meno, ma, questo si, condivise con tutti i lettori che accedono a SCRIBD e solo con quelli, poich impensabile che le stesse possano essere diffuse con altri mezzi. Esse non sono oro colato, al massimo, in chi sente come me la necessit di rileggersi San Paolo, considerato il vero e unico fondatore delle basi cristiane della teologia della salvezza, possono stimolare in chi legge ulteriori e proprie riflessioni, che potrebbero assurgere a considerazioni tali che sarebbe un peccato che rimanessero nel comodino. Rileggere o leggere per la prima volta le lettere di San Paolo, ritengo, sia cosa necessaria per non distaccarci dalla via della salvezza a causa di impegni mentali troppo pressanti e per uscire dai luoghi comuni, ma anche come mezzo utile a confrontare le proposte esistenziali che provengono dalle parti pi disparate e che hanno la presunzione di offrire felicit. Questo esercizio di riflessione rappresenta, per me, quell'attimo di silenzio necessario affinch sia mantenuta vigile e sveglia la mente oltre che il cuore alle cose di Cristo, cose che sono alla base della nostra esistenza. Certo, questo discorso vale per chi ha fede e per chi non ha la fede? Noi, cristiani dovremmo essere un invito, con il nostro comportamento, a tenere in considerazione il problema dell'avere o meno la fede, ma senza l'aiuto dello Spirito, il ragionamento, anche se fatto con le migliori intenzioni, non aiuta chi non ha la fede, a scoprire Cristo. dalmuto_antonio@tin.it parrocchiano. Uno tra i tanti

Su San Paolo

Cosa dire di Saulo o San Paolo che gi non si sappia? Originario di Tarso, antica citt dell'attuale Turchia, nacque tra il 5 e il 10 a.C. e mor a Roma attorno al 64-67 d.C. sotto Nerone. Cittadino di Roma, Ebreo osservante, educato alla dottrina ebraica, secondo i Farisei, da Gamaliele, sacerdote, si trov coinvolto nella persecuzione, esercitata e promossa dalla classe sacerdotale giudaica, contro le prime comunit cristiane. Andando a Damasco per questo scopo venne investito da una luce fortissima, dalla quale ud le famose parole: Saulo, Saulo, perch mi perseguiti? ; ne usc trasformato nella mente e nello spirito!! Era l'anno 36 dell'era cristiana, quando inizi la sua predicazione che si concluse con la sua morte a Roma. Due parole sulla sua morte. Roma ospitava da tempo una nutrita comunit di ebrei, osservanti della legge mosaica, integrata nella societ di allora che, sembra, non abbia mai dato motivo di preoccupazione in riferimento all'ordine pubblico. Sotto l'Imperatore Claudio ( dal 41 al 54 d.C. ) i seguaci della religione mosaica cominciarono a scontrarsi con gli ebrei convertiti al cristianesimo, causando problemi di ordine pubblico, ... a causa di un certo Chresto... come ci riferisce Tacito, fino a che, Claudio, decise di cacciare da Roma tutti i giudei i quali, molto probabilmente, crebbero nel risentimento contro i

cristiani, ritenendoli responsabili dei loro guai. Il 18 luglio del 64, Roma si trov a combattere contro il grandioso incendio che la distrusse quasi del tutto; Nerone volle i responsabili e i Prefetti del Pretorio, Tigellino e Nimfidio, si dettero da fare per trovarli, anche se gli storici, contrari a Nerone, scriveranno che lo stesso incendio venne appiccato dallo stesso imperatore ( gli incendi in quell'epoca erano frequenti a causa delle caratteristiche delle abitazioni: soppalchi di legno e vicinanza delle stesse. Bologna stessa fu distrutta da un incendio poco prima che Nerone salisse al trono imperiale). A questo tragico evento per la citt di Roma si lega, a mio parere, la lettera di Clemente Romano, quarto papa, che parlando di San Pietro, scrivendo ai Corinzi vent'anni dopo la sua morte, rifer che l'apostolo venne mandato a morte ...per invidia e per gelosia.... Gelosia e invidia da parte di chi? La risposta non pu che trovarsi tra le comunit degli ebrei osservanti della legge mosaica, arrabbiati con i giudei cristiani e perch traditori della legge dei padri e perch motivo della loro cacciata da Roma. E' quindi verosimile pensare che sia Pietro che Paolo ( tra l'altro, quest'ultimo, fu ritenuto innocente dal Prefetto Afranio Burro, sostituito poi da Tigellino, dall'accusa di turbare l'ordine pubblico mossagli dai sacerdoti di Gerusalemme; venne liberato, per poi rientrare a Roma nell'anno 66) vennero denunciati dagli ebrei romani probabilmente come ispiratori e quindi responsabili dell'incendio, procurando loro la condanna a morte, liberandosi, al contempo, di due apostoli

responsabili di molte conversioni tra i giudei e per i miracoli che fecero. Ecco la gelosia e l'invidia quindi. Nerone non fece alcuna persecuzione contro i cristiani, (anche perch in quel tempo di loro si conosceva poco o nulla, e poi perch non sopportava il sangue: viet i giochi gladiatori, favorendo solo le corse dei cavalli e i giochi di esercizio fisico, di atletica, non finalizzati alla guerra e per questo inviso alla classe senatoriale aristocratica e antiellenista che arriv ad eliminare Nerone come fece con Caligola Vedi Storia di Anzio a Fumetti. Dalle Origini a Nerone dello stesso autore, pubblicata da Arduino Sacco Editore ) cosicch, i cristiani, probabilmente, finirono per essere arrestati, oltre che per le denunce, le delazioni da parte della comunit ebrea, anche perch quelli che vennero catturati e che confessarono di aver alimentato i focolai di incendio: molti tra loro, infatti, erano convinti che la fine del mondo, la venuta di Cristo, fosse imminente. E confessarono loro stessi questa colpa, pagando con la loro vita secondo la legge romana. Tacito sulle cause dell'incendio espresse forti dubbi sul ruolo di Nerone. Paolo fu decapitato e non crocifisso come gli altri, perch era cittadino romano; venne decapitato al II miglio della via Ostiense e li sepolto. Ancora alla fine del II secolo il prete romano Caio, dice ai suoi avversari che in grado di mostrare sia al Vaticano che sulla via Ostiense i trofei ( i sepolcri) di coloro che avevano fondato la Chiesa di Roma

Possibile identikit di Paolo di Tarso realizzato da un nucleo della polizia scientifica tedesca nel febbraio 2008 sulla base delle descrizioni contenute nelle pi antiche fonti storiche, con la commissione e consulenza dello studioso Michael Hesemann . Non sono stati esaminati i reperti ossei a lui attribuiti contenuti nel sepolcro presente nella Basilica romana di San Paolo fuori le mura Continuiamo cos le nostre riflessioni che, sperando nell'aiuto dello Spirito Santo, possano essere utili a chi le fa.

La Lettera ai Galati, come quella ai Filippesi, stata scritta durante la permanenza di Paolo ad Efeso, in pratica sono state scritte tra la Prima e la Seconda Lettera ai Corinzi. Evidentemente la cura che Paolo aveva per le sue comunit non ammetteva ritardi nel suo intervenire. Ma chi erano i Galati? Era un popolo che viveva nella Galazia, regione antica, storica, che si trovava in un territorio dell'odierna Turchia nei pressi di Ankara e che allora era Provincia romana. I Galati erano celti che si stabilirono in questa regione e subirono fino al IV secolo d.C. un processo di ellenizzazione; nel medioevo, furono assorbiti dai greci e dai Turchi. I Romani li chiamavano Galli, i Greci, Keltoi. Quindi gente dalla carnagione chiara con i capelli anche sul rosso; etnia differente da quella orientale propria di quelle terre. La lettera fu una risposta stimolata, anche qui come nella seconda ai Corinzi, dall'intervento di evangelizzatori che proponevano per la salvezza anche il rispetto della Legge di Mos passando per la circoncisione. Evidentemente costoro, erano evangelizzatori fai-da-te che pur accettando Cristo non riuscirono a staccarsi dalle regole antiche causa di un ragionamento di convenienza, piuttosto che dalla fede e dalla rinascita in Cristo mediante lo Spirito. Nell'introduzione con i saluti, Paolo presenta il suo affanno evangelizzatore, affanno che nasce dall'aver gustato in visione le primizie della vita nuova, della vita, impropriamente detta spirituale, per la mancanza di lessico dovuta alla scoperta di un nuovo mondo: quello promesso da Cristo. Per questo motivo, a mio parere, che egli, riferendosi a Ges, tra le altre cose, scrive: ...che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volont di

Dio... ( 1, 4 ) La parola strapparci evoca immagini legate al pericolo in cui si viveva allora e che anche noi oggi viviamo: un tempo la vita dissoluta dettata al paganesimo; oggi, la vita stressata dai traumi economici, dalle eresie del nostro tempo, dall'edonismo... E sono tutte cose che turbano le coscienze di oggi; le leggi economiche odierne sembrano essere diventate il Vangelo della sopravvivenza; le leggi di mercato vogliono controllarci, deformando le nostre speranze e i nostri ragionamenti.. Ma continuiamo: ...Mi meraviglio che cos in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Dio passiate ad un altro vangelo. In realt, per, non c' un altro vangelo; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!! ( 1,6-8 ) Sia maledetto!! Paolo con queste frasi costruisce attorno a se la garanzia granitica che il vangelo predicato da lui quello autentico, il solo autentico, perch e non dobbiamo mai dimenticarlo, gli stato rivelato direttamente da Cristo. Egli diventa il punto fondamentale della gnosi cristiana, della sophia cristiana, della crescita sapienziale, mentre gli altri apostoli come Pietro, Giacomo hanno avuto il privilegio sostanziale di aver vissuto con Cristo Ges e quindi sono testimoni di questo. In buona sostanza: Paolo evangelizzatore della teologia di Cristo destinata ai pagani; Pietro e compagni, testimoni storici del Vangelo ma destinati ai giudei, sostanzialmente. Anche se su di loro, parimenti, agiva lo Spirito Santo, ma con obiettivi diversi. E Paolo non dimentica di sottolineare questa sua specificit, messa in dubbio dagli evangelizzatori che definir, con ironia,

nella Seconda lettera ai Corinzi, come superapostoli, scrivendo in questo modo alle comunit galate: ...il vangelo da me annunziato non modellato sull'uomo; infatti io non l'ho ricevuto n imparato da uomini, ma per rivelazione di Ges Cristo... ( 1,11-12 ) e continua, sottolineando questa specificit, rammentando come egli perseguitasse le prime comunit cristiane superando in zelo i migliori giudei osservanti. Ma al contempo, mostra la sua umilt, dicendo che quando si rec a Gerusalemme stette per quindici giorni presso Cefa, alias Pietro: ... per consultare Cefa... ( 1, 18 ) che, anche se non scritto, sicuramente Paolo volle confrontare ci che aveva udito e visto quando sal al terzo cielo per bocca di Cristo, con l'apostolo Pietro, riconosciuto capo della comunit cristiana di Gerusalemme; confrontare il vangelo rivelatogli e i suoi contenuti, con quello che gli apostoli sentirono da Ges quando vissero con lui. Confessando che questa sua conversione divenne, poi, momento di glorificazione di Dio da parte delle comunit cristiane, perch: ...colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere... ( 1, 23 ) Fu cos, spiega Paolo, che con la benedizione di Pietro, Giacomo e Giovanni, egli divenne apostolo tra i pagani, i non circoncisi, mentre loro rivolsero l'attenzione verso i circoncisi, ossia gli osservanti della Legge mosaica. Non dimenticando di pensare ai poveri, come gli raccomandarono gli apostoli. Con il Capitolo 2, Paolo introduce il discorso sulla libert ricevuta da Cristo, libert che non prevede pi la circoncisione, quale legame al cammino della salvezza: ...ora neppure Tito che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere. E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano interessati a spiare la libert che abbiamo in Cristo Ges... ( 2, 3-4 )

E siccome Paolo e Tito si trovavano proprio a Gerusalemme, patria dei giudei circoncisi, Paolo specifica che: ...ad essi noi non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perch la verit del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi... ( 2, 5 ). La circoncisione cosa ormai superata!! E Paolo, questa sua sicurezza indomita e incrollabile nel vangelo rivelato, la rinfaccer a Pietro quando, costui, venne ad Antiochia, perch stava sbagliando uniformandosi con i pagani in alcuni comportamenti e cos disse: ...se tu che sei giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei giudei? ( 2, 14 ), facendo capire a Pietro che convertire non significa uniformarsi con coloro che debbono essere convertiti. Come lui fece tra i circoncisi, non facendo circoncidere Tito. Ci che segue un apologia sulla Legge che, spiega e fa capire Paolo, ha finalmente terminato la sua azione, la sua funzione: la giustificazione non passa pi per la legge ma passa per Cristo che ci ha riscattati con la sua morte e resurrezione e la nostra giustificazione, da ora in poi fissata con Cristo e non con la Legge mosaica. Perch se cos non fosse, allora Cristo sarebbe morto invano. Il rimprovero che Paolo, nel capitolo 3, rivolge ai Galati dimostra quanto radicato fosse l'agire pagano nei membri della comunit, al punto tale che le esperienze spirituali avute sembrarono gi superate: ...siete cos privi di intelligenza che, dopo aver cominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne? Tante esperienze le avete fatte invano... ( 3, 3 ). E' ovvio che quando Paolo parla della carne intende riferirsi alle vecchie abitudini e non solo al sesso o alla fornicazione; agire secondo la carne comporta il votarsi alla superstizione, alla cultura fine a se stessa, al lavoro indefesso

senza pensare alle cose invisibili come consiglier ai Corinzi: la carne l'universo delle necessit immediate, delle paure, degli egoismi, dei furti, delle corruzioni e concussioni, dell'immoralit anche civile, delle devianze, delle ipocrisie... insomma, tutto ci che esclude la speranza e la visione di un mondo nuovo, quello promesso da Cristo e che lo Spirito presenta come possibile e immediato per chi si converte. Appare quindi impossibile che, seppure i Galati abbiano fatto esperienza ripetuta di cosa lo Spirito era in grado di fare con il dono delle lingue, della profezia ecc... costoro fossero stati cos stolti da lasciarsi ammaliare da coloro che presentavano un vangelo commisto alla Legge mosaica. Eppure nelle vicende del Vecchio Testamento esistevano gi le premesse in rapporto alla fede, cosicch, Paolo, ritiene giusto rammentare che: ...Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia... ( 3, 6 ). I giusti vivranno per la fede e da essa saranno giustificati, mentre gli increduli avranno la Legge che, se non rispettata, sar la Legge stessa che li giudicher. Per questo Abramo divenne il precursore di una vasta moltitudine di genti, di giusti, che saranno giustificati per la fede e non per la Legge. E questo in vista di Cristo con la sua morte in croce e la sua resurrezione, quel Cristo che ... la sua discendenza... quella discendenza, di Abramo, che godr della promessa fatta da Dio al patriarca. E la Legge? Paolo chiarisce definitivamente che essa ha avuto valore, per punire le trasgressioni, fino a che non venuta la discendenza di Abramo, cio Cristo. E questa legge, dice Paolo, va considerata: ...come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perch fossimo giustificati per la fede. Ma appena venuta la fede, noi non siamo pi sotto il pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo... ( 3, 24-26 )

E se siamo giustificati in Cristo per la fede, allora siamo quella discendenza che Dio promise ad Abramo. Il cerchio si chiuso e da tale cerchio non c' altra uscita se non la via paolina per la comprensione della fede, della sua funzione. Gli apostoli che avevano ammaliato i Galati sono roba vecchia e fuorvianti portatori di un vangelo che non esiste. Anche se parla di Cristo. Paolo, nel capitolo 4, espande il concetto sottolineando che i tempi dell'ignoranza che ci rendevano schiavi della legge, come un bambino che sottomesso ai suoi tutori, come uno schiavo al suo padrone, con la maturit degna di un adulto che ha conquistato la consapevolezza, sono terminati e quindi il ritorno, o le tentazioni che i Galati mostrano di soffrire, agli antichi dei equivale ad un ritorno alla schiavit, e questo timore fa dire a Paolo che forse ha predicato invano il vangelo tra loro. Paolo rammenta la loro accoglienza quando si present a loro malato nel corpo: si sent accolto come un angelo di Dio o come Ges stesso; ritorna sul concetto che come cristiani, loro, debbono sentirsi liberi e che personaggi come Agar e Sara del Vecchio Testamento, sono l'allegoria della schiavit e della libert: Agar la schiava ebbe un figlio di Abramo, mentre Sara che era sterile ebbe un figlio per la potenza di Dio. Il figlio della schiava rappresenta la progenitrice di tutti coloro che restano nel mondo dominato dalla carne, mentre Isacco, il figlio della promessa e della fede di Sara e Abramo, rappresenta il capostipite delle generazioni future che conquisteranno la loro libert mediante la fede in Cristo e la sapienza legata al nuovo mondo, quello reale e da sempre promesso. Cristo ci ha liberati, perch restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavit. Ecco, io, Paolo, vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi

giover a nulla. E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli obbligato ad osservare tutta quanta la Legge. Non avete pi nulla a che fare con Cristo, voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia... ( 5, 1-4 ) Paolo stato categorico e risoluto, di quella risolutezza che, ripetiamo, nasce dalla conoscenza diretta del nuovo mondo e della sua realt ultima: la porta per questo mondo una sola, Cristo. Non ve ne sono altre! C' solo una condizione se si vuole uscire dal mondo della carne: lasciarsi guidare dallo Spirito.

Basilica di San Polo fuori le mura. Edificio Paleocristiano costruito secondo lo schema architettonico delle basiliche dell'antica Roma e con materiali presi da templi pagani caduti nell'abbandono. L'Imperatore Costantino, che la fece edificare, era ormai convertito al cristianesimo. Nel capitolo 6, Paolo esorta a mettere in pratica il secondo

comandamento ama il prossimo tuo come te stesso poich conosce le difficolt del cammino: ...portate i pesi gli uni e gli altri, cos adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa, mentre non nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora solo in se stesso e non negli altri trover motivo di vanto: ciascuno infatti porter il proprio fardello. ( 6, 2-5 ) Quello che risulta importante la raccomandazione di: ...chi viene istruito alla dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce... ( 6, 6 ); importante perch fa intendere che chi evangelizza non uno stipendiato, ma uno che vive nella grazia di Dio e a Dio rimette la sua esistenza: egli dona gratuitamente il suo servizio, donando gratuitamente ci che da Dio ha ricevuto gratuitamente e viene ripagato della stessa moneta da coloro che gratuitamente ricevono. La visione di questo rapporto basato sulla concezione che di stabile esiste solo la realt divina che dentro di noi, in attesa di essere liberata grazie alla rimodulazione del proprio pensiero dapprima, e dallo Spirito che, poi, continua il lavoro di evangelizzazione svelando piccoli anticipi sulla realt promessa da Cristo. Tutto il resto insignificante, ma utile per mantenere gli impegni che abbiamo verso la societ, verso i figli. Ma anche vero che certi aspetti sociali, come il lavoro, in una societ articolata come la nostra, sono fondamentali per mantenere la propria libert: il lavoro, lo studio, sono aspetti insignificanti in funzione del Regno dei Cieli, ma fondamentali per la nostra crescita sul pianeta terra, poich con queste cose insignificanti noi siamo messi alla prova. Infatti: la nostra onest, il nostro impegno, la nostra seriet, la

nostra voglia di partecipazione, la solidariet, la nostra voglia di costruire il domani, il nostro senso civico sono elementi gestiti dalla nostra mente e dalla nostra spiritualit e, paradossalmente, saranno proprio le cose insignificanti della nostra Civitas che testeranno i nostri buoni sentimenti su cui deve si innesta la conversione. Dopodich, sar lo Spirito a guidare l'uomo conferendogli altre capacit e altre priorit. Paolo termina affermando che coloro, i superapostoli, i circoncisi, che pretendono la circoncisione nei nuovi cristiani, lo fanno solo per non avere fastidi dalle autorit sacerdotali giudaiche: essi potranno dimostrare che se ci sono dei circoncisi nei nuovi adepti questo vuol dire che osservano la Legge!! Ma Paolo, aggiunge: ...infatti neanche gli stessi circoncisi osservano la legge, ma vogliono la vostra circoncisione per trarne vanto dalla vostra carne... ( 6, 13 ) e continua con : ...Non infatti la circoncisione che conta, n la non circoncisione, ma l'essere una nuova creatura. ( 6, 15 ). Affermazione quest'ultima che taglia la testa al toro, poich ci fa capire che tutto quello che viene fatto al corpo, come la circoncisione, rito di affiliazione, diremmo oggi, e segno di appartenenza al popolo ebreo, destinato a morire con il corpo; quello che rimane siamo noi con la nostra Psich, parte esterna del Pneuma, ma sede della nostra coscienza individuale. E cos, fa anche tabula rasa di tutte le cerimonie preparatorie alla preghiera che sussistevano allora, come sussistono ancor'oggi tra coloro che sono di religione ebraica e mussulmana, come il lavarsi le braccia fino al gomito, il mangiare o meno alcuni cibi, il bere o meno il vino o gli alcolici e il digiuno rituale, come il ramadan nei mussulmani.

Tutto quello che viene fatto per il corpo muore con il corpo. Conta solo una cosa: la conversione della mente e dello spirito nostro e che noi indichiamo come conversione del cuore, ossia del sentire, del provare sentimenti. Termina cos la Lettera ai Galati.

Testa di Profeta. Opera di Antonio Dal Muto 2011

LETTERA AI FILIPPESI Fu scritta ad Efeso, ma si ritiene che possa essere stata scritta a Roma nel 66-67. Infatti sia ad Efeso che a Roma, Paolo fu messo in prigione: ...Desidero che sappiate, fratelli, come le mie vicende si siano volte piuttosto per il progresso del Vangelo, al punto che in tutto il palazzo del Pretorio e dovunque, si sa che io sono prigioniero per Cristo... ( 1, 12-13 ), e le ragioni o motivi di questa prigionia, anche se fosse stata ad Efeso, sono sempre le stesse: risentimento, odio e gelosia da parte dei membri della ormai superata religione ebraica. Paolo sprona i Filippesi a continuare a sperare nel Vangelo e a pregare; per quanto riguarda il suo futuro scrive: ...grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Ges Cristo, secondo la mia ardente attesa e la speranza che in nulla sar deluso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sar glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere Cristo e il morire un guadagno... ( 1, 19-21 ) anche se con lui in carcere si faranno largo predicatori, evangelizzatori mossi anche per rivalit nei confronti di Paolo, ma questo non importa allo stesso apostolo, poich importante che Cristo sia predicato, poich questo il fine ultimo della sua missione e il morire non presenta alcun problema. ...sono stretto infatti tra due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio, ma per voi pi necessario che io rimanga nel corpo. Persuaso di questo, so che rimarr e continuer a

rimanere in mezzo a tutti voi per il progresso e la gioia della vostra fede... ( 1, 23-25 ) Questo passo interessante per un aspetto che ci aiuta a superare il luogo comune riguardante al nostra morte. Spesso, quando ne parliamo, diciamo frasi del tipo: Chiss dove andr la mia anima quando sar morto frase che tradisce, se le parole hanno un senso, la nostra visione distorta del futuro oltre la vita. Come se la mia anima fosse un pacchetto che viene spedito in qualche parte con noi che, invece, rimaniamo a guardare, chiss, forse, dal cimitero. Paolo, invece, dicendo: ... che io rimanga nel corpo... asserisce senza mezzi termini che io non sono il corpo e che io morendo, lascer il corpo, quindi sarebbe pi corretto dire: Chiss dove andr quando morir. Il concetto, apparentemente banale, invita a ben altre riflessioni, mettendoci davanti ad una realt che spesso sottovalutiamo con il dire: chiss dove andr la mia anima... Detto questo, dalle frasi dei versi sopra scritti par di capire che Paolo era in prigione non a Roma, come alcuni asseriscono, ma ad Efeso, poich dicendo ...so che rimarr e continuer a rimanere in mezzo a tutti voi... fa capire che egli sappia che la sua morte non imminente ( se fosse stato prigioniero a Roma, sarebbe stato decapitato di l a poco e non avrebbe potuto dire ...so che rimarr.... E il fatto di dire che sa significa che gli stato rivelato. Avr, quindi, ancora una decina di anni innanzi a s per evangelizzare. Il capitolo termina con lo sprone a rimanere saldi nella fede nonostante gli avversari, poich servire Cristo significa anche soffrire per lui. Cosa c' di meglio che la concordia tra gli esseri umani? In questo breve frangente di esperienza terrestre? Continua Paolo nel secondo capitolo; sostegno reciproco, sentimenti

caritatevoli, amore verso il prossimo sono i sentimenti che aiutano a vivere con dignit questo nostro breve percorso terreste. Quella dignit che Dio stesso mise in gioco. Come? Cos: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che ebbe Ges Cristo: egli pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuot se stesso assumendo la condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umili se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esalt e gli diede il nome che al di sopra di ogni nome, perch nel nome di Ges ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: Ges Cristo Signore! ( 2, 5-11 ) Per Paolo, che Cristo lo conobbe non di persona, ma lo conobbe quando sal al terzo cielo condizione estatica, Cristo l'unico Signore davanti al quale tutte le creature del creato, quelle in cielo, in terra e quelle non salvate (sotto terra), dovranno piegare le ginocchia; non c' Maometto, non c' Buddha ne altro maestro o profeta che possa essere paragonato a Cristo, poich Cristo Dio fattosi carne, come l'apostolo ed evangelista Giovanni scrisse: ...e il verbo si fece carne... nonostante i Testimoni di Geova, con la menzogna e la manomissione delle sacre scritture, facciano capire agli ignoranti e ai ciechi che Cristo non Dio, ma la prima creatura creata, anzi: Cristo l'Arcangelo Michele!!! Ciechi che guidano ciechi. Paolo esorta i Filippesi a continuare nella strada intrapresa e riconosce la loro mansuetudine e fedelt al Vangelo. Promette che mander Tito e poi Epafrodita a raccogliere per lui notizie. Di nuovo promette che anche lui presto verr a Filippi, avvalorando l'ipotesi che se in prigionia egli ad Efeso e non a Roma, poich scrive: ...ma ho la convinzione nel Signore che presto verr anche io in persona... ( 2, 24 )

La lettera, nel capitolo 3, si fa pressante con la raccomandazione a stare in guardia contro i nemici della croce di Cristo che, ancora, praticano la circoncisione e la raccomandano vivamente, perch, secondo loro, da ci viene la salvezza, Ma Paolo ribadisce che uno pi osservante di lui non c' stato, che stato circonciso, che ha perseguito con zelo l'osservanza della legge, che ha perseguitato gli infedeli, ma ora: ...ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo... ( 3, 8 ). Parole queste che ci fanno capire come la classe sacerdotale giudea, osservante della legge mosaica, considerasse i cristiani se non dei malfattori, dei sovversivi, dei traditori che meritavano la morte. Paolo invita tutti alla perfezione, come scrisse anche ai Tessalonicesi: tendere, noi che siamo imperfetti, alla perfezione attraverso la fede in Cristo e mediante la convinzione della promessa che Cristo ha fatto: la resurrezione e non la morte totale con la disfatta di corpi come sostengono gli atei e i non credenti, ma la conquista della piena e totale dignit di figli di Dio: ... la nostra cittadinanza infatti nei cieli e di l aspettiamo come salvatore il Signore Ges Cristo, il quale trasfigurer il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virt del potere che egli ha di sottomettere tutte le cose. ( 3, 20-21 ) Torna il discorso del soma, del corpo che acquista un preciso significato: con la sua trasformazione, rigenerazione operata da Cristo, si apre la riflessione ad un concetto ben preciso: Cristo morto e resuscitato per riacquistare quell'armonia pensata sin dalla creazione del creato intero e che, simbolicamente, la prima coppia ruppe con la disobbedienza. Infatti, cosa leggiamo di Eva e Adamo quando Dio li chiam,

dopo il loro peccato? Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture (Gen, 3 7 ) e poi: ...ma il Signore chiam l'uomo e gli disse: <<Dove sei?>>. Rispose: << Ho udito il tuo passo, ho avuto paura, perch sono nudo e mi sono nascosto. >> ( Gen, 3,8 ) Accadde che, rotta l'armonia del progetto di Dio nelle persone di Adamo ed Eva, costoro presero coscienza di essere degli io individuali e non pi facenti parte di una coscienza universale, quindi, come tali, di avere un corpo: l'io adamitico e quello di Eva separarono il soma, il corpo, dalla unione con il Pneuma e la Psich, come fosse una realt separata, rendendolo fragile e iniziatore della decadenza e della storia dell'uomo terrestre. Cristo, onde riportare l'armonia nella creatura divina, l'uomo, quindi venne a riprendersi ci che apparteneva all'unit primordiale, il corpo, sconfiggendo la morte che entr nella creazione a causa dei progenitori. Per questo alla resurrezione avremo un corpo nuovo, sar il corpo che si stringer ancora, di nuovo, a quell'unit pensata sin dal principio e non sar pi un elemento separato ma unito nella perfezione creata e pensata, sin dall'inizio, da Dio. Terminer cos il lungo viaggio della salvezza, avendo in mente che questo termine sar possibile solo e solamente se la Psich si aprir al Vangelo permettendo allo Spirito Santo di agire per renderci perfetti su quello che possediamo: Pneuma, Psich e Soma. ( vedi lettera ai Tessalonicesi ) Evdia, Sintiche sono nomi di due Filippesi che Paolo esorta ad andare d'accordo nel Capitolo 4; un invito a continuare ad essere lieti e mansueti e a non preoccuparsi pi di tanto di Paolo, che ha ricevuto aiuti da loro, ed egli ne riconoscente, ma a continuare nella loro strada di fedelt alla fede e a Cristo.

Paolo esorta a mettere in pratica tutto ci che da lui hanno imparato e questo per la gloria di Cristo. Abbazia delle Tre Fontane dell'ordine cistercense L'edificio si trova sulla Via Laurentina dove, un'altra tradizione vuole che qui sia stato decapitato San Paolo, dove sgorgarono dal suolo tre cannelli di acqua sorgiva, uno per ogni contatto che la testa di San Paolo ebbe rotolando sul suolo. Mentre le fonti pi antiche attestano che il martirio avvenne nella tenuta della matrona romana, Lucina, sulla via Ostiense e anche perch ivi, Costantino fece edificare la Basilica di San Paolo fuori le mura.

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