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Il Martin Luther King che non si vede in TV

Media Beat (1/4/95) Da Jeff Cohen e Norman Solomon Traduzione e elaborazione Valerio Belcredi.

diventato un rituale TV: ogni anno a met gennaio, intorno al periodo del compleanno di Martin Luther King, abbiamo da superficiali reti d'informazione servizi che riguardano "l'assassinato leader dei diritti civili". La cosa notevole di questannuale riproposta della vita di King che diversi anni i suoi ultimi anni - sono del tutto mancanti, come se fossero sprofondati in un vuoto di memoria. Ci che i telespettatori vedono una sezione di filmati dell'archivio familiare: King che combatte per la desegregazione a Birmingham (1963); la dichiarazione del suo sogno di armonia razziale alla manifestazione di Washington (1963); la marcia per il diritto di voto a Selma, in Alabama (1965); e infine, giacente morto sul balcone del motel di Memphis (1968). Una nota d'avviso potrebbe far notare che la cronologia salta dal 1965 al 1968. King non ha mai preso una pausa sabbatica verso la fine della sua vita. In realt, egli stava parlando e organizzando, diligentemente come sempre.

Quasi tutti quei discorsi sono stati filmati o registrati, ma oggi non sono mostrati in TV. Perch? Perch i mezzi dinformazione nazionale non hanno mai accettato quello che Martin Luther King Jr. stava realizzando durante i suoi ultimi anni. Nei primi anni 1960, quando King ha concentrato la sua sfida sulla discriminazione razziale legalizzata nel Sud, i media pi importanti erano i suoi alleati. Rete televisiva nazionale e pubblicazioni grafiche mostravano i cani della polizia, le fruste e i bastoni elettrici, usati contro i neri del sud che hanno cercato il diritto di voto o che pranzavano in un pubblico banchetto. Ma dopo il passaggio della legge sui diritti civili nel 1964 e nel 1965, King inizi ha sfidare le fondamentali priorit della nazione. Egli sosteneva che le leggi sui diritti civili erano vane senza "diritti umani" - tra cui i diritti economici. La gente molto povera per mangiare in un ristorante o permettersi una casa decente, King ha detto, non considerata dalle leggi anti-discriminazione. Notando che la maggioranza degli americani al di sotto della soglia di povert erano bianchi, King aveva sviluppato una prospettiva di classe. Criticava le lacune di reddito enorme tra ricchi e poveri, e chiedeva "cambiamenti radicali nella struttura della nostra societ" per ridistribuire la ricchezza e il potere. "La vera compassione," King ha dichiarato: " pi che lanciare una moneta a un mendicante, si tratta di vedere che un edificio che produce mendicanti ha bisogno di ristrutturazione." Nel 1967, King era diventato anche il pi importante avversario del paese alla guerra del Vietnam, e un convinto critico su tutta la politica estera degli Stati Uniti, che egli riteneva militarista. Nel suo discorso "Beyond Vietnam" pronunciato alla Church Riverside di New York il 4 aprile 1967 - un anno e un giorno prima che fosse assassinato - King defin gli Stati Uniti "il pi grande fornitore di violenza nel mondo di oggi". Dal Vietnam al Sudafrica, in America Latina, King ha detto, che gli Stati Uniti sono stati "dalla parte sbagliata di una rivoluzione mondiale". King metteva in discussione "la nostra alleanza con la nobilt terriera dell'America Latina", e chiedeva perch gli Stati Uniti sopprimevano le rivoluzioni "del popolo a torso nudo e scalzo" nel Terzo Mondo, invece di sostenerle. In politica estera, King aveva proposto anche una critica economica, protestando che "i capitalisti dell'Occidente investono ingenti somme di denaro in Asia, Africa e Sudamerica, solo per prendere gli utili senza alcuna preoccupazione per il miglioramento sociale dei paesi." Non avete sentito il discorso "Beyond Vietnam" nei servizi dei network, ma i media nazionali l'hanno sentito forte e chiaro nel 1967 - una denuncia gridata ad alta voce. La rivista Life la chiam "calunnie demagogiche che suonano come un copione

di Radio Hanoi". Il Washington Post perorava che "King aveva sminuito la sua utilit alla sua causa, al suo paese, al suo popolo". Negli ultimi mesi, King stava organizzando il progetto pi militante della sua vita: la campagna dei poveri. Aveva attraversato il paese per mettere insieme "un esercito multirazziale dei poveri" che scendesse su Washington - se necessario, intervenendo con disobbedienza civile non violenta presso il Campidoglio - fino a quando il Congresso avrebbe emanato una legge per i diritti della gente povera. La Reader's Digest allarmava gridando che era una "insurrezione". Il disegno di legge dei diritti economici di King chiedeva massicci lavori governativi per ricostruire le citt americane. Lui vedeva un disperato bisogno di affrontare un Congresso che aveva dimostrato la sua "ostilit nei confronti dei poveri" - concedendo "fondi militari con alacrit e generosit", ma che forniva "con avarizia sussidi alla povert." Come sono famigliari quelle frasi oggi, pi di un quarto di secolo dopo che gli sforzi di King per la mobilitazione dei poveri sono stati stroncati dalla pallottola di un assassino. Nel 1995 hanno preso il via, in questa nazione dimmense ricchezze, una Casa Bianca e un Congresso che continuano ad agevolare la perpetuazione della povert. Tanto quanto lo fanno la maggior parte dei mass-media. Forse non c' da sorprendersi che ci dicono poco degli ultimi anni della vita di Martin Luther King.

Alla fine, non ci ricorderemo delle parole dei nostri nemici, ma del silenzio dei nostri amici.

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