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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 3 anno III


2 febbraio 2011

edizione stampabile

L.B.G. - MILANO. COMPETERE E MORIRE Silvia Landra - LA VITA DI STRADA NON SI SCEGLIE Sergio Pennacchietti - DOPO CALCHI TAEGGI. TRA IL DIRE E IL FARE Michele Sacerdoti - MASSEROLI: RESPINGERE, RESPINGERE, RESPINGERE Franco DAlfonso - LA PANZANA INGREDIENTE DELLA POLITICA Marco Menghi SENZA TETTO. GLI SCATTI. IL RACCONTO Alessandra Tami - FIAT. A CHI LE STOCK OPTION Guido Martinotti - CAVALIERI DEL LAVORO? Rita Bramante - CITTADINANZA DIGITALE Paolo Valera - LE CASE MALFAMATE

VIDEO DON RIGOLDI: PENSARE AI GIOVANI

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Evergreen LALTRA DOMENICA 1972 MUSICA MALAFEMMENA Versi e musica di Antonio De Curtis canta Roberto Murolo Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia
Francesco Rizzo (Cinefili Underground)

MILANO. COMPETERE E MORIRE L.B.G.


Chi non vota invisibile. Gli invisibili non votano. Le vigilie elettorali sono la rara occasione per i cittadini meno rappresentati di ottenere un minimo di ascolto, di essere oggetto di una pelosa attenzione da parte dei raccoglitori di voto dellultima ora ma c una fascia di popolazione che sfugge anche a questi furbi e accurati mietitori: la trib degli invisibili, quella di chi non ha casa n dimora, di tutti gli emarginati e degli uomini e donne abbandonati a loro stessi. Una trib in crescita ingrossata da tutti quelli che la crisi sta privando di un lavoro e che spesso insieme al lavoro perdono la famiglia e quel minimo di dignit personale che ti d la forza di vivere e di lottare. Sono in ultima analisi le vittime di una societ che ha innalzato a regola assoluta la competitivit. Dove questa regola diventa il codice di comportamento per tutto e per tutti non si ha tempo da dedicare n ai deboli n agli emarginati. Allora questa trib viene guardata dalle istituzioni civiche come un fardello del quale necessario farsi carico cercando di razionalizzare il problema, di classificare, di dividere in gruppi e sottogruppi attraverso i quali dare a ogni individuo una sua nuova identit che possibilmente coincida con lo specifico delle strutture di supporto: da una parte quelli con lAIDS, dallaltra gli alcolisti, dallaltra i disturbati psichici e cos via. Eccoli gli uomini e le donne con una sola identit, quelli di cui ci parla Benedetto Saraceno (http://www. souqonline.it), uomini e donne ai quali la societ nel dar loro una nuova identit li ha contemporaneamente privati di tutte le molte altre che costituiscono il nostro complesso bagaglio identitario. Siamo di fronte ad un dilemma grave del nostro mondo che dalla sua complessit cerca di trarre il maggior beneficio economico ma che non in grado di coglierne le contraddizioni e le affronta andando verso pericolose semplificazioni, funzionali solo al modello competitivo. Questa la ragione per la quale tutte le volte che sento parlare di competizione tra citt (uno dei cavalli di battaglia del PGT di Milano), tra aree geografiche dello stesso paese o di paesi diversi del mondo, provo un moto di sconforto, come se volessimo tornare al mercantilismo, come se non volessimo capire che benessere e ricchezza si raggiungono solo attraverso meccanismi di collaborazione pi che di competizione. Ormai la competizione si trasformata in egoismo sociale e ne divenuta la giustificazione: si guarda allaltro come un invasore del proprio spazio, del proprio benessere e la citt diventa un terreno di colture dellintolleranza. Gi invisibili dovrebbero restare tali per non turbare le anime belle perch quando si mostrano ed escono allo scoperto costringono le istituzioni a farsene carico nei modi che abbiamo visto. Il disagio individuale un male crescente e la depressione - ora causa ora effetto diventata la quarta malattia al mondo per diffusione, in particolare nelle citt. Quel che si fatto sinora a Milano per prevenire e combattere questi mali non riesce ad arginarli, soprattutto in un periodo come quello attuale di crisi economica e di disoccupazione crescente, in particolare giovanile. La collettivit urbana pagher un prezzo per questa sua indifferenza o, peggio, infastidita ostilit: la citt che non sa guarire i suoi mali perch intenta solo a competere non si accorge di morire.

LA VITA DI STRADA NON SI SCEGLIE Silvia Landra


Sgomberiamo il campo da una falsa credenza: la strada non si sceglie. Non ci sono senzatetto che un giorno hanno avvertito lattrazione romantica per la vita dura dei vicoli urbani, per le notti alladdiaccio, per lestenuante ricerca quotidiana di riparo, cibo, medicine, vestiti. Ci sono invece questo vero molti individui che vivono caparbiamente la strada rifiutando alcune alternative di ricovero, assistenza e cura, di fronte alle quali si sentono diffidenti e vulnerabili. Si cade sulla strada dopo gli ultimi drammatici tentativi di rimanere inseriti in un circuito affettivo e/o assistenziale, vinti dalla forza di un tornado di problemi che nel breve tempo si sono condensati e hanno scatenato una violenta espulsione: pi morti improvvise di familiari, una separazione affettiva, guai sul lavoro, una diagnosi di malattia grave, un tracollo economico, uno sfratto, ingenti perdite al gioco, una caduta depressiva. Alla genesi multifattoriale della vita di strada contribuiscono molti altri elementi meno acuti e pi cronici: la povert, lidentit di straniero, la mancanza di documenti riconosciuti, i precedenti penali, labuso di sostanze stupefacenti o di alcol, i disturbi del comportamento e lo scarso controllo dellimpulsivit. Milano, non da meno rispetto alle grandi e significative metropoli del mondo, si trova a raccogliere ogni giorno migliaia di questi abitanti che si rendono invisibili, soprattutto nelle ore diurne, perch collocati nelle pieghe nascoste della citt, luoghi periferici e isolati, oppure perch talmente in vista da aver allenato lo sguardo dei passanti a essere considerati presenza ovvia e non pi interrogante. I senzatetto a Milano sono diverse migliaia, in aumento soprattutto nella fascia compresa tra i 20 e i 40 anni. Una percentuale significativa degli homeless (alcuni studi internazionali stimano fino al 40%) presenta una patologia psichiatrica importante, come il disturbo dellumore bipolare o il disturbo psicotico, riscontrata prima dellini zio della vita di strada. Una grande maggioranza abusa di alcol (purtroppo potente antidepressivo a pronta disposizione!) e di droghe, con conseguenti squilibri del comportamento sociale e del quadro sanitario. Va da s che la patologia mentale cosiddetta reattiva, cio depressione, ansia, panico, ossessione, paranoia e somatizzazione conseguenti a un evento traumatico o stressante, sono inevitabile costante delle persone provate da molti disagi fisici, sociali, esistenziali. Di fronte alla vastit della sofferenza urbana, la citt si trova spiazzata non solo per la consistenza numerica del fenomeno, ma soprattutto per la sua natura polimorfa e multiproblematica che richiede non gi risposte selettive, ma reti di risposte che sap-

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piano tenere conto della complessit del soggetto. Disponiamo infatti di servizi sociali e sanitari pensati per rispondere a un principale problema gi identificato e ben classificato: tossicodipendente, indigente adulto, minore non accompagnato, mamma con bambino, ex-detenuto, malato psichiatrico,

sieropositivo, invalido civile. Difficilmente sappiamo dove inviare un soggetto che presenti contemporaneamente molti problemi gravi. Accade cos che la persona diventi pallina di un flipper, schizzata da un servizio allaltro della citt, allenato a sentirsi rispondere: Non di mia competenza. Diventano efficaci gli

interventi emergenziali (t, coperte, mense, docce), ma si tratta di unefficacia palliativa, non strutturale. Occorrono servizi capaci di ripensarsi nelle metodologie e negli obiettivi, in grado di andare verso i destinatari della cura e non solo di attenderli in ufficio dietro una scrivania.

DOPO CALCHI TAEGGI. TRA IL DIRE E IL FARE Sergio Pennacchietti


Lo scandalo di Calchi Taeggi ha avuto unampia risonanza mediatica nei giorni del sequestro dellarea da parte della magistratura, che ha ipotizzato vari reati penali (omessa bonifica, avvelenamento delle acque, gestione abusiva di rifiuti) non solo a carico dei proprietari dei terreni, ma anche di tre funzionari pubblici, indagati per aver autorizzato o comunque non impedito i reati sopraccitati. In quei giorni i partiti allopposizione a Palazzo Marino hanno rilasciato varie dichiarazioni, che annunciavano iniziative volte sia a individuare le responsabilit politiche di quanto successo, sia ad approntare con urgenza procedure pi garantiste in tema di bonifiche. Vorrei dare un contributo per chi volesse davvero fare qualcosa. Per individuare le responsabilit basterebbe prendere atto, ad esempio, che tra le competenze dellassessore Masseroli, oltre a quelle proprie di un assessorato allo Sviluppo del Territorio, c anche quella della promozione e sviluppo di iniziative per la bonifica del suolo e del sottosuolo: in quale altra grande citt si verifica un'anomalia del genere? E veniamo alla seconda questione, quella delle bonifiche. La posizione dellassessore Masseroli nota: Se non si costruisce non si bonifica. Un principio che condiziona e subordina pericolosamente il risanamento ambientale alledificazione del territorio e che ha spinto lAmministrazione a dare concessioni edilizie in anticipo a proprietari di terreni inquinati, che poi magari con il placet dei funzionari - non sono stati bonificati a dovere. Per Calchi Taeggi, ad esempio, lapprovazione del piano edilizio in Consiglio Comunale avvenuta addirittura cinque mesi prima che fosse presentato (solo presentato!) da parte dei proprietari il relativo Piano operativo di bonifica (che si sarebbe rivelato solamente un piano di messa in sicurezza permanente, non di vera bonifica). Alla luce di quanto successo, quindi necessario che il Consiglio comunale adotti procedure diverse, da sottoscrivere possibilmente prima di approvare il PGT, visto che le costruzioni nella Milano dei prossimi anni potrebbero in larga parte insistere su aree contaminate. Si potrebbe cominciare a: 1) fare una mappatura completa, rendendola di dominio pubblico di tutte le aree di ex-cave nel Comune di Milano, ricostruendo la storia di ciascuna e i modi con cui sono state colmate; e di tutte le aree exindustriali, documentando con precisione le attivit produttive e i possibili rischi ambientali dei relativi siti. 2) non votare alcun piano di edificazione su quelle aree prima che venga approvato il relativo piano di bonifica, redatto in conformit alle leggi vigenti, e vengano accettati dai proprietari delle aree (con conseguente fideiussione) i costi economici delle operazioni da effettuare, come quantificati da organismi pubblici e indipendenti. 3) riservare ogni anno nel bilancio comunale un fondo per la bonifica/messa in sicurezza delle aree pi compromesse in termini ambientali. Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di vincoli che allontaneranno gli interessi dei proprietari / costruttori, col pericolo che non si arrivi al recupero di aree troppo costose da bonificare. Ma se anche questo avvenisse, chi ha paura di lasciarle a verde pubblico, dopo averle messe in sicurezza? In ogni caso comunque sarebbe ora di applicare a ogni livello il principio del chi inquina paga, ma non sembra che chi governa voglia finalmente mettersi su questa strada, col risultato di continuare a dare enormi vantaggi agli speculatori e lasciare i guai alla comunit.

MASSEROLI: RESPINGERE, RESPINGERE, RESPINGERE Michele Sacerdoti


La giunta comunale ha approvato il 19 gennaio le controdeduzioni alle osservazioni al PGT, che si possono trovare sul sito www.msacerdoti.it/pgtosservazioni. html. Stranamente il comune non le ha pubblicate sul suo sito, forse non vuole far sapere a chi ha presentato le osservazioni che la ha quasi tutte respinte. Delle 4.765 osservazioni presentate solo 202 sono state accolte totalmente, 147 parzialmente e 4.416 non accolte. Lassessore Masseroli aveva promesso fin dallinizio di ascoltare la citt, soprattutto quando sollecitava al consiglio comunale una rapida adozione. Diceva che dopo ladozione si sarebbe aperto un grande dibattito sul PGT e che sarebbe stato modificato in base alle richieste che sarebbero pervenute. Invece lo ha blindato, come daltra parte aveva fatto fin dallinizio. Nella fase di Valutazione Ambientale Strategica, quando era obbligatorio ascoltare i cittadini, non ha organizzato i workshop promessi dopo quelli iniziali del luglio 2009, ha incontrato associazioni e consigli di zona senza presentare il documento di piano che doveva essere sottoposto a discussione e, quando finalmente ha pubblicato il documento a fine luglio 2010, ha respinto tut-

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te le osservazioni con risposte tutte uguali e molto sintetiche. Quando i consigli di zona nellottobre 2010 hanno presentato pareri articolati sul piano, con contestazioni anche da parte dei consigli con la maggioranza di centro destra, ha ignorato tutte le richieste di modifica dicendo che sarebbero state prese in considerazione dopo ladozione. La stessa cosa ha fatto con i pareri delle parti economico-sociali, previsto dalla legge regionale urbanistica prima delladozione. Quando i consiglieri comunali di opposizione hanno deciso di discutere seriamente il piano e hanno presentato i loro emendamenti che riprendevano le osservazioni presentate in sede di Vas e dai consigli di zona ha continuato a sostenere che si doveva adottare il piano cos comera per poi modificarlo dopo ladozione in sede di controdeduzioni delle osservazioni dei cittadini. Ha poi dovuto intavolare una trattativa per evitare lostruzionismo della opposizione e ha dovuto cedere su alcuni punti, riducendo alcune volumetrie e aumentando la quota di housing sociale obbligatorio negli ambiti di trasformazione. Ma evidentemente questo era il massimo che era disposto a concedere. Le osservazioni che sono state accettate sono solo quelle relative a errori materiali e di fatto, quando i proprietari delle aree hanno dimostrato che le loro propriet non erano inserite correttamente. Saltano allocchio tre modifiche favorevoli ai privati. Beni Stabili ha ottenuto la liberalizzazione delle destinazioni duso dei due grattacieli sopra la stazione di Porta Garibaldi, costruiti dalle Ferrovie come opere pubbliche senza pagare oneri di urbanizzazione e standard e che quindi non utilizzabili per uffici privati. Il Comune e la Provincia volevano acquistarle ma poi hanno rinunciato e a questo punto rischiavano di rimanere vuoti, dato che le Ferrovie hanno trasferito i loro uffici a Greco. Ora Beni Stabili, che li ha acquistati dalle Ferrovie, potr destinarli a uffici pagando oneri e standard. Le Ferrovie hanno ottenuto di ridurre la quota obbligatoria di housing sociale dal 35% di tutta la Slp prevista al 35% della sola edilizia residenziale: sono esattamente le quantit previste nellaccordo di programma che evidentemente non si sono volute aumentare, per evitare di non avere sufficienti ricavi per le nuove stazioni lungo la cintura fer-

roviaria. Le Ferrovie hanno anche sostenuto che i costi previsti dal Comune per nuove stazioni e interramenti sono superiori a quelli calcolati dal Comune. De Albertis di Assimpredil ha ottenuto che le transazioni di cessione di diritti volumetrici relativi alla perequazione urbanistica non debbano passare obbligatoriamente attraverso lagenzia pubblica prevista: potranno essere fatte direttamente tra i proprietari delle aree lasciando allagenzia la gestione delle operazioni pi piccole in cui acquirente e venditore non si conoscono. Il risultato sar di non rendere trasparente il mercato dei diritti, contrariamente ai mercati azionari che prevedono lobbligo della concentrazione in borsa delle compravendite. E evidente che il valore dei diritti nelle grandi transazioni dipender dal valore delle aree dove atterreranno. Le osservazioni della Rete dei Comitati Milanesi, di altri comitati cittadini e delle associazioni ambientaliste sono state tutte respinte, nonostante lo sforzo effettuato per proporre modifiche puntuali e motivate dallinteresse pubblico, definendole discordanti con lo strumento. Le osservazioni per una migliore salvaguardia del Parco Sud sono state rinviate alla definizione dei Piani di Cintura mentre quelle relative alla viabilit sono state rinviate al Piano Urbano della Mobilit. Anche le osservazioni tecniche presentate dal Collegio degli Architetti e Ingegneri sono state quasi tutte respinte. In conclusione il PGT che va allapprovazione del consiglio comunale a partire al 24 gennaio quasi identico a quello adottato. Lassessore si vanta del fatto che solo lo 0,1% dei milanesi ha presentato osservazioni e quindi la grande maggioranza daccordo e ha citato il consenso degli agricoltori. E ovvio che non tutti possano presentare osservazioni al PGT che un tema molto complesso ma le osservazioni non possono essere paragonate a un referendum. Gli agricoltori sono ovviamente daccordo perch i terreni che lavorano diventeranno di propriet pubblica ma non sono daccordo i milanesi su cui pioveranno davanti alle loro case le enormi volumetrie generate dai terreni agricoli: una lotta tra poveri in cui guadagneranno gli attuali proprietari delle aree agricole come Ligresti, che otterranno un ricavo su terreni acquistati a un prezzo molto basso in quanto non edificabili. Ora

il consiglio comunale ha deciso a maggioranza di approvare il PGT suddividendo le osservazioni in 8 temi e votando insieme quelle accolte, quelle parzialmente accolte e quelle non accolte, in tutto 24 votazioni da effettuare entro il 14 febbraio. Lopposizione ha comunque presentato 2.700 emendamenti che riprendono le osservazioni non accolte. Alcune sentenze dei tribunali amministrativi dicono che le osservazioni devono essere votate singolarmente. Nella sentenza del 2007 che ha annullato il PGT di Buccinasco scritto che la richiesta di votare le singole osservazioni perfettamente logica e ragionevole specie con riferimento agli atti di contenuto complesso come gli strumenti urbanistici, i quali richiedono un esame analitico dei singoli punti in cui si esprime il disegno pianificatorio, sia perch ciascun punto pu ben prestarsi a valutazioni diverse da parte dei singoli consiglieri, ancorch componenti della stessa maggioranza consiliare, sia per consentire ai consiglieri che eventualmente versino in conflitto di interessi di astenersi sulle scelte in cui si presenti una situazione conflittuale, votando invece quelle ove non vi sia motivo alcuno di astensione. Si preparano quindi numerosi ricorsi al Tar da parte di consiglieri, associazioni e comitati. Un appello per una attento esame delle osservazioni presentate stato lanciato da Libert e Giustizia che ha indetto per mercoled 2 febbraio alle 18.30 allo Spazio Krizia in via Manin 21 un incontro di sostegno. Comunque se il PGT non viene approvato ritorna in validit il precedente PRG che sicuramente migliore del nuovo piano urbanistico, ad esempio d diritto ai consiglieri comunali di discutere e modificare i piani attuativi mentre con il PGT sono adottati dalla giunta e non dal consiglio, prevede 44 mq ad abitante per i servizi invece dei 18 mq del PGT e limita le densit edilizie a 1 mq di slp su 1 mq di area fabbricabile, invece di 2,3 mq di Slp del PGT. Come ha dichiarato il candidato sindaco del centro sinistra Pisapia chiedendo una moratoria, scorretto che lattuale maggioranza vincoli il prossimo consiglio sulla politica urbanistica della citt. La maggioranza che vincer le elezioni, se diversa da quella attuale, si trover a dover gestire un PGT non condiviso e a dover avviare immediatamente

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una sua revisione, che potrebbe necessitare di un periodo lungo. Il documento di piano dovrebbe essere il

programma urbanistico del sindaco e durare i cinque anni della sua legislatura: il nuovo sindaco si trove-

rebbe a gestire il piano del sindaco precedente.

LA PANZANA INGREDIENTE DELLA POLITICA Franco DAlfonso


Ripetere pi volte una panzana con grande convinzione la rende verit inoppugnabile, come ben sanno i grandi mistificatori della storia e dei governi, tradizionalmente di casa nel nostro Paese. E solo grazie a questa regola aurea che dobbiamo subirci, per esempio, un articolo del ministro Gelmini sul Corriere della Sera corredato da foto e didascalia nella quale la miracolata di turno viene definita avvocato specializzata in diritto amministrativo: pur non volendo indagare, di questi tempi, sulleffettiva specializzazione della signora Gelmini, possiamo tranquillamente escludere infatti che lavvocato bresciano laureata con grande fatica ed emigrata in quel di Catanzaro per sostenere lesame di Stato, possa vantare qualsiasi titolo o esperienza che ne giustifichi la subliminale qualifica attribuitale. La politica sempre stata terreno fertile per lo sviluppo di rigogliose fanfaluche spacciate per verit, ma indubbio che di questi tempi si stia arrivando a livelli produttivi sensazionali e alla loro per cos dire istituzionalizzazione. Per corroborare la classica attribuzione di dottorati a improbabili manipolatori della parole non ci si accontenta pi delle sole ciance dei lecchini di turno, si pensato bene di attribuire al Cepu di Polidori e cugina (quella che comparendo da una porticina secondaria e cambiando il suo voto allultimo secondo ha consentito la fiducia al governo lo scorso 14 dicembre) di definirsi Ateneo con tutti i crismi e di distribuire cos autentiche lauree senza dover passare per la Spagna e per il Liechtenstein per fastidiose apposizioni di timbri e relativi pagamenti. Ma la pi colossale panzana politico culturale che si aggira per lItalia da ormai due decenni quella del Federalismo: diventato il credo di Bossi e secessionisti vari dopo alcune veloci lezioni del professor Miglio (licenziato non appena lo stesso tent di correggere gli elementari errori scientifici di quelli che credeva essere allievi volenterosi un po somari e che invece erano furbacchioni un po cialtroni e molto maleducati), negli anni diventato un mantra che viene recitato dalla maggioranza di centro destra e da tutti i suoi ministri che non perdono occasione per dire che certo, se il federalismo non verr realizzato subito lItalia ripiomber nel medioevo comunista e pauperista dal quale i luminari al Governo oggi lhanno salvata... Diviso tra coloro ai quali non pu interessare di meno la cosa (il premier in carica e la maggior parte dei ministri) e quelli che non sanno di cosa si tratti ma suona bene da ripetere al bar del paese in valle, il Governo per costretto a fare e dire ogni tanto qualcosa di federalista e non pu quindi che affidarsi a Tremonti, lunico o quasi che abbia letto un sufficiente numero di libri per inventarsi qualcosa di pi credibile della fidanzata stabile di Berlusconi nel caso Ruby. Il geniale ministro, conscio del fatto che lavviare una riforma federalista di uno Stato centralista una cosa seria che pu dare buoni risultati come in Spagna o pessimi come con la Regione Sicilia (eh, s, da cinquanta anni ha pi autonomia della mitica Catalogna!) ha pensato bene di utilizzare una formula utilizzata con successo dai prelati che con un bell ego baptizo te piscem risolvevano il problema del venerd di magro. Tremonti ha cominciato cos ad appellare come federalista qualsiasi disposizione del suo superministero dellEconomia, dai tagli alle risorse agli enti locali alla centralizzazione del patrimonio pubblico. Il governo (Berlusconi) Tremonti ha realizzato negli ultimi due anni le pi grandi operazioni di centralizzazione di poteri, risorse e istituzioni dal tempo dei vicer e dei prefetti di Napoleone e riesce a dire, senza alcun rossore e soprattutto senza che alcuno ne smascheri lipocrisia, che la sua ragion dessere in carica in alternativa alle altrimenti inevitabili elezioni la realizzazione del federalismo! Lultimo pesce ribattezzato federalismo fiscale municipale una legge che realizza la completa dipendenza dei Comuni dalla legge finanziaria di Stato: a) i Municipi infatti non potranno pi disporre del proprio patrimonio se non per destinarlo a diminuire il debito pubblico dello Stato; b) non dispongono di entrate fiscale proprie autonome sostitutive (e non aggiuntive) rispetto alla fiscalit centrale, cui vengono ammessi in misura irrisoria come compartecipi e senza alcuna possibilit di influire sulla misura e la natura delle imposte; c) hanno gi subito un taglio lineare (vuol dire uguale per tutti, per virtuosi e bravi padani come per scialacquatori terroni, tanto per capirci anche al solito bar della val Trompia) che rende impossibile la redazione di bilanci non basati su fantasiose speranze di entrate incerte, come ha fatto la sciura Moratti a Milano (peraltro senza riuscire ad approvarlo nemmeno nella versione libro dei sogni, troppo distratta come dal rimirarsi nello specchio virtuale della tv clandestina e costosissima della sua campagna elettorale); d) rimanda al 2014, senza dire cosa succeder nel frattempo, la definizione di un po di fiscalit sugli immobili, che comunque e per sicurezza resta determinata dalla legge di stabilit (quindi dal ministro di Stato della Economia) quanto ad ammontare e modalit Rosmini e Cattaneo, questultimo gi deluso in vita dallaver consegnato un grande ideale ai Savoia, possono solo rivoltarsi nella loro tomba, ma i federalisti e i buoni italiani doggi non potrebbero iniziare dal pretendere almeno la corrispondenza tra realt e denominazione?

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SENZATETTO. GLI SCATTI. IL RACCONTO Marco Menghi


Milano. Stazione Centrale. Camminare la notte allinterno di questa stazione alla ricerca di una realt che durante il giorno si cela davanti allo sguardo impassibile dei passanti come se fosse parte dellarredo, ma che di notte si appropria di questo luogo. La notte come se fosse un filtro che mostra a chi si trova dentro di essa una realt estranea a quella che siamo abituati a vedere tutti i giorni; barboni, tossici, spacciatori e prostitute sono solo una piccola parte di tutto questo substrato urbano che diventa padrone a tutti gli effetti di uno dei simboli pi importanti della citt. Una realt ben pi complessa di quello che ci si pu immaginare pensando a un posto come questo, soprattutto ora dopo la realizzazione dei nuovi cambiamenti che sono stati fatti in questa stazione. Cambiamenti radicali che hanno solo dato a questo luogo una parvenza di moderno anche quando non ce nera bisogno, e che non hanno risolto minimamente le condizioni di vita di tutte queste persone quasi invisibili che sopravvivono al suo interno. Cerchi di capire camminando dove potresti trovarli, dove sono i loro tanti nascondigli che di giorno non vedi, ma che durante la notte riempiono i maestosi porticati della Stazione Centrale. Li trovo davanti a me, alcuni raggomitolati in un sacco a pelo racchiusi dentro se stessi altri che invece passano la notte insieme a bere per proteggersi dal freddo dellinverno. Molti di loro portano addosso i segni di una vita passata a cercare di sopravvivere ogni giorno della loro esistenza, la pelle dei loro volti sembra carta tirata e increspata dal freddo, le mani gonfie per via dellalcol e delleroina ormai diventata compagna abituale delle loro sventure, i denti marci che conti sulle loro bocche quasi a cercare di capire se sono persone oppure animali. I pi fortunati riescono a trovare un posto per passare la notte nelle tende daccoglienza messe a disposizione della Protezione Civile, dopo i molteplici decessi per assideramento che ci sono stati dallinizio di questo inverno. Chiedo ai volontari della Protezione Civile lautorizzazione per fotografare linterno delle tende. Mi conducono nella ultima delle cinque, quella con maggior numero di persone. Entro al suo interno immaginando quale situazione avrei potuto trovare, un odore irrespirabile che ti pervade le narici rende laria stantia, a un certo momento uno dei volontari che era entrato insieme a me incomincia a spiegarmi la situazione. In quel momento da sotto un mucchio di coperte esce un uomo che accortosi della nostra presenza si alza e viene verso di me con aria sospettosa cercando di capire chi fossi. Capisce che sono l per fare delle fotografie e sedendosi incomincia a parlarmi chiedendomi chi ero e perche lavevo svegliato, continuando a parlare in maniera sconnessa cerca di raccontarmi la sua storia, a un tratto si svegliano quasi tutte le persone allinterno della tenda e accorgendosi della macchina fotografica incominciano a farmi capire che me ne dovevo andare allistante. Poi alcuni mi raccontano la loro vita passata, di come vivevano prima di arrivare a Milano, altri mi raccontano di come invece sono arrivati in questa citt con grandi speranze, e di come si sono persi al suo interno. Persi nellombra di loro stessi, nella notte, in attesa che la luce del giorno filtri tra gli edifici di Piazzale Duca DAosta illuminando un'altra giornata come tante altre passata in questo grande luogo che alcuni di loro chiamano casa.

Foto di Marco Menghi e Patrick ToomeyNeri JAPAM

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FIAT. A CHI LE STOCK OPTION Alessandra Tami


Il tema della democrazia in fabbrica un tema difficile, perch le decisioni di produrre non si prendono a" maggioranza"... se si definisce una strategia, poi tutti debbono attuarla... Il tema della Fiat si innesta piuttosto in una difficile fase di globalizzazione, in cui invece di "esportare" le buone pratiche di lavoro, si importano i sistemi con minori tutele: ma la rivolta di Tunisi e le difficolt che sembrano emergere anche in Cina (suicidi in fabbriche che sono piuttosto caserme e quindi maggior attenzione da parte dell'autorit) fanno sperare che le conquiste operaie non svaniscano. Purtroppo in Italia invece di discutere di questi temi si parla di altro. Giuseppe Ucciero (nellultimo numero) citava la Chrysler e il fondo pensione, ma qui c' una grande differenza: la Chrysler in parte, attraverso i fondi pensione, anche dei suoi dipendenti, che se ora hanno dovuto subire dei sacrifici, poi, quando le cose andranno bene, avranno anche una parte dei benefici. In Italia l'azionariato dei dipendenti, che la Cisl voleva nel lontano 1945, non stato voluto n dal sindacato Cgil, ma nemmeno da Confindustria: dove sarebbe ora l'Italia se invece di un paese banco centrico si fosse basata di pi sul capitale di rischio? La stessa Germania vede nei consigli di sorveglianza la presenza di esponenti dei dipendenti, che partecipano alle decisioni. Mantenere un rapporto conflittuale fra capitale e lavoro non porta lontano, anche perch il capitale finanziario senza quello intellettuale non va da nessuna parte. Se quelle stock option che sono state date a Marchionne fossero state date anche a tutti i dipendenti della Fiat, forse sarebbe stato pi chiaro che solo il contributo di tutti fa funzionare le imprese e oramai pensare che qualcuno pensi e qualcuno agisca diventa sempre pi lontano da quelli che sono i fattori di competitivit delle nostre imprese. Purtroppo i Fondi Pensione in Italia non ci sono o sono molto ridotti e quindi non hanno potere sulle nomine del management, perci sulla gestione. Ma la crisi ha messo in evidenza che le imprese che sono in grado di continuare sono quelle che sono cresciute con poco debito e con tanto capitale. Cos come Assolombarda porta avanti, per stimolare le imprese a ricapitalizzarsi, il tema delle azioni di sviluppo, cio azioni che non danno diritto di voto nelle scelte ordinarie, ma che recuperano quel diritto quando le decisioni diventano straordinarie e impongono scelte innovative, perch ai dipendenti italiani non si danno azioni di sviluppo, in modo che i loro rappresentanti possano essere coinvolti nelle decisioni strategiche e sopratutto, se le cose vanno bene, i dipendenti possano godere dei benefici, visto che il rischio d'impresa lo subiscono sulla propria pelle, quando le cose vanno male? Probabilmente si tratta di ripensare i rapporti in azienda, motivando e coinvolgendo le persone tutte, anche perch solo col contributo di tutti si potranno avere situazioni di "sviluppo sostenibile" finanziario, sociale e ambientale per le nostre realt produttive: il successo di molte aziende cooperative dimostra che questo possibile e funziona gi in molte parti del nostro Paese. Va osservato che questo chiede che si dibatta di questi temi, che si guardi meno la tv commerciale (guasti di trentanni di una tv che ha addormentato le coscienze, con spettacoli che annullano tutti i benefici che si vorrebbero dalla "scuola cattolica finanziata", rispetto a quella pubblica), mentre la stessa scuola dovrebbe abituare a lavorare in team, in gruppo, senza ulteriormente sviluppare quellindividualismo italiano, che sar utile per la creativit, ma un vincolo a organizzazioni efficienti, in grado di tener conto dei bisogni di tutte le persone, senza annullarle: lavorare in gruppo, condividendo idee e obiettivi, una sfida aperta e purtroppo molto lontana...

CAVALIERI DEL LAVORO? Guido Martinotti


Linate ore 6.15 di una mattina qualunque: c una di quelle code che comincia fuori dalla porta e che mette in moto il display: da questo punto 30 al controllo d sicurezza. Io sono gi nel labirinto dove la coda si muove a zig-zag cos, a una svolta, vedo chiaramente a pochi metri che un tizio tutto azzimato con una ventiquattro ore si infila quasi in testa alla coda. Protesto e ottengo la risposta stizzita: ma io lavoro. Inutile fargli notare che a quellora a Linate di gente diretta alla spiaggia ce n poca. Io lavoro (cio mi sto facendo i miei affari) un passepartout. Mai uno che risponda io pago le tasse come lei, che implica e quindi abbiamo gli stessi diritti, no: io lavoro, che implica ho qualche diritto in pi. Lavv. Gelmini per rispondere alla critica di aver passato lesame di Stato per lavvocatura a Catanzaro invece che a Brescia, dove era pi difficile, si scusata dicendo ma io dovevo lavorare. Un tizio mi blocca lauto con una SUV in seconda fila, dopo un buon quarto dora esce tutto trafelato da un ufficio con laria po seccata e alle mie rimostranze eh ma io stavo lavorando, cosa crede?- E io invece prendevo lauto per andare allIdroscalo a passeggiare, vero? La Consigliera regionale Nicole Minetti, grida ai giornalisti mi impedite di andare a lavorare! cio di sedere in consiglio regionale sullo scranno che le stato dato come segno di liberalit da Berlusconi. Su uno scranno vicino lavora il Trota, figlio di Bossi che ha questo lavoro (job?) come premio paterno per non essere riuscito a passare la maturit. Un famiglio del Ministro Bondi ha ottenuto lavoro per liberalit del ministro stesso in quanto caso umano. La maggioranza al potere oggi nel nostro paese ha una sua concezione del lavoro che si traduce sostanzialmente nellidea del fare: in larga misura i propri affari. Chi fa lavora e ha tutti diritti, a partire da quello di non dovere rispettare i doveri di tutti, cio la legge, e in primis la legge che prescrive di contribuire al benessere comune con le imposte. Gli unici fuori da questo

generale favore per il lavoro sono i dipendenti, particolarmente quella odiata categoria che sono cassaintegrati, insulto quasi grave come quello di fannulloni che viene automaticamente esteso a tutti i dipendenti pubblici, soprattutto se svolgono occupazioni intellettuali. Io non ho dubbi che Nicole Minetti, ma anche le parlamentari citate da Iva Zanicchi, come bravissime e molto attive nel Parlamento Europeo (durante LInfedele del 24 gennaio) lo siano veramente. Non ho neppure dubbi che tutte loro (e forse anche molte altre delle ragazzine coinvolte) siano convinte di fare un lavoro onesto con impegno; anche il Trota mi sembra sempre l con laria un po stupita del pesce che guarda il mondo dal vetro, ma vuole imparare. Diciamo che non danno limpressione di essere l a fare flanella. Posso anche provare una certa simpatia, di volta in volta, per queste persone e per il loro impegno. Ma il punto dolente un altro. Max Weber, per citare solo uno dei tanti autori che hanno spiegato le regole del mondo moderno, parla di diversi modelli organizzativi. Nel sistema di potere Patrimoniale-Tradizionale, tipico del feudalesimo e basato sulla deferenza per il feudatario, il potere era affidato dal signore ai suoi famigli e parenti, era lui a decidere, come fa Berlusconi, se il tale o la tale persona del suo entourage me-

ritasse una certa carica. Tant che molti termini, che poi sono diventati ruoli istituzionali, erano originariamente i nomi di lavori domestici delloikos del signore. Cancelliere era il servitore che teneva le chiavi del cancelletto che portava al tesoro del padrone; maresciallo (marhskalk, in francese antico) era il domestico che si occupava dei cavalli; siniscalco, siniskalk, (in antico germanico servitore anziano) era il domestico che si occupava della mensa e cos via. I Comites cio i compagni del sovrano, diventano Conti. Il sistema moderno, invece, che Weber chiama razionalelegale e che quello adottato (in via di principio) dalla nostra costituzione e dal nostro sistema di leggi, obbedisce a regole diverse: non il Signore che assegna i posti, ma un sistema di criteri e di regole. Berlusconi a queste regole non crede: lui il padrone-signore, laffidatario del popolo e, se decide che qualcosa vero, giura sulla testa dei figli e dei nipoti e pretende di essere creduto. Il sindaco leghista di Verona, Tosi, oppone a magistrati sperimentati che operano secondo le regole del sistema razionale-legale, le regole antiche dellordalia (o giudizio di dio) in cui il processo veniva deciso sulla base della forza dei contendenti: non importava che un fatto fosse provato o meno, se chi sosteneva quella data posizione riusciva indenne dalla prova del fuoco o

dellacqua aveva ragione, altrimenti aveva torto. Cos ancora oggi, se Berlusconi riesce a uscire indenne dalla prova del fuoco delle accuse, nel parlamento mediatico, ha ragione altrimenti perde. Chiss in futuro che ruolo funzionariale avr (1) ligienista dentale del signore, forse ministro della salute o del benessere.
(1) Laurea in igiene dentale Il corso ha lo scopo di preparare operatori sanitari che svolgono, su indicazione degli odontoiatri e dei medici chirurghi legittimati alleser-cizio dellodontoiatria, compiti relativi alla prevenzione delle affezioni oro-dentali. Sbocchi professionali ligienista dentale: a) svolge attivit di educazione sanitaria dentale e partecipa a progetti di prevenzione primaria nellambito del sistema sanitario pubblico; b) collabora alla compilazione della cartella clinica odontostomatologica e si occupa della raccolta di dati tecnico-statistici; c) provvede alla ablazione del tartaro e alla levigatura delle radici e allapplicazione topica dei vari mezzi profilattici; d) provvede allistruzione sulle varie metodiche di igiene orale e sulluso dei mezzi diagnostici idonei a evidenziare placca batterica e patina dentale motivando lesigenza di controlli clinici periodici; e) indica le norme di unalimentazione razionale ai fini della tutela della salute dentale. Queste attivit potranno essere svolte in strutture odontoiatriche pubbliche o private in rapporto di dipendenza o libero-professionale.

CITTADINANZA DIGITALE Rita Bramante


Nel 2003 stato integrato dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica larticolo 51 della Costituzione italiana, che nel primo comma del testo attuale recita cos: "Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunit tra donne e uomini". Un intervento normativo di rilievo e un passo importante verso una democrazia paritaria: il principio delle pari opportunit elevato a rango costituzionale segna lapertura della strada verso la promozione della uguaglianza di chances e verso il conseguimento della garanzia di un improcrastinabile incremento del tasso di partecipazione femminile alla vita politica del Paese, dellaccesso delle donne alle cariche elettive, ai pubblici uffici e ai luoghi decisionali, ancora troppo basso in rapporto non solo ad altri paesi dellUnione, ma anche a realt africane e asiatiche. Venendo alloggi importante segnalare unaltra proposta di innovazione costituzionale, lanciata dal giurista e professore emerito di diritto civile Stefano Rodot in occasione dellInternet Governance Forum che si tenuto a Roma nel novembre scorso, con lobiettivo di sviluppare il dibattito sulle questioni di maggiore attualit e rilevanza di (1) Internet . La proposta di Rodot quella di inserire nella Costituzione italiana il diritto alla rete, attraverso un nuovo articolo. Questo articolo il 21.bis avrebbe la funzione di estendere e reinterpretare larticolo 21, che gi sancisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione. Rodot ha letto solennemente il testo di questo articolo, due righe molto impegnative e sofferte (Scrivere due righe molto pi faticoso che scriverne trenta ha sottolineato), che si preso la briga di scrivere, proprio in ragione del fatto che ne avverte personalmente lattualit e lurgenza e anche perch sollecitato con giusta insistenza da molti che ne condividono la necessit: Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete di Internet in condizione di pari-

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t con modalit tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale. Il testo stato scritto con il contributo di Guido Scorza, presidente dellIstituto per le Politiche dellInnovazione, e di Juan Carlos De Martin, professore associato presso la Facolt di Ingegneria dell'Informazione del Politecnico di Torino, utilizzando il pi possibile il linguaggio pulito, diretto e sobrio dei costituzionalisti (2) . Nel dicembre 2010 ha iniziato liter parlamentare un disegno di legge che ha come primo firmatario lo stesso Rodot e che reca disposizioni volte al riconoscimento del diritto di accedere a Internet come diritto fondamentale della persona. Il premio Nobel per la Pace 2010, il dissidente cinese Liu Xiaobo, ha affermato che Internet un dono di Dio alla Cina. Questo tema stato ripreso in una intervista recente di un altro dissidente, larchitetto che ha disegnato lavveniristico stadio Nido duccello sede delle Olimpiadi di Pechino, che ha detto: vi pentirete del silenzio sui diritti, rivolgendosi con questa frase non soltanto alla

Cina, ma a tutto il mondo, e alludendo in particolare ai diritti in rete e al potenziale rivoluzionario di Internet allinterno di tutti gli Stati. Un fenomeno ancora tutto da analizzare allattenzione dei sociologi, quello delle mobilitazioni in rete che hanno reso possibili forme di intervento impensabili senza Internet. Rodot ha fatto osservare che la possibilit di organizzare raduni di massa e di mobilitare i cittadini a partecipare a un evento era appannaggio nel passato soltanto delle grandi organizzazioni politico-sindacali, mentre ora dobbiamo riflettere sul fatto che non c una discontinuit radicale tra mezzi e un fatto diventa politicamente significativo quando dalla piazza virtuale i cittadini scendono nella piazza reale, come abbiamo avuto modo di apprendere dalla vicenda di Seattle, organizzata in rete per la sessione del WTO. La portata planetaria si ha quando la tv generalista tradizionale, mezzo top down, rilancia in tutto il mondo le immagini: una modalit che si andata sedimentando e a cui deve essere dato uno sbocco istituzionale.

La Costituzione italiana nata in unepoca in cui i mezzi di comunicazione di massa, e Internet in particolare, non esistevano. Oggi il cyberspazio una nuova agor di incontro sociale e di apprendimento, in atto la transizione digitale, cio il passaggio del sapere dalla carta al bit, di cui non abbiamo visto che il prologo e sembra pertanto arrivato il momento di scrivere che l'accesso alla Rete, il pi grande mezzo di comunicazione della storia, un diritto costituzionale. Se anche voi la (3) pensate cos, metteteci la firma!
(1) http://www.igf-italia.it/igf-italia10 (2) Il professor. Tullio De Mauro ha dedicato al linguaggio della Costituzione le osservazioni pi penetranti, Sono 1357 le parole della nostra Costituzione e il 93 per cento del testo composto dal vocabolario di base della lingua italiana: cos ha descritto la semplicit e la modernit della nostra Carta fondamentale nel corso del convegno Parole e Costituzione, organizzato dal Giscel a Cagliari nel 2008. (3) http://internetcostituzione.it/

LE CASE MALFAMATE Paolo Valera (1850 -1926)


tratto da Milano sconosciuta Rinnovata Arricchita di altri scandali polizieschi e postibolari
Mi metto un'altra volta nei mondezzai sociali. Mi ci metto senza sproni rivelatori. tema stravecchio. Non si mai saputo da che parte penda la depravazione, chi produca le Nan. vizio, corruzione o bisogno fisico? Veda il lettore. depravato l'uomo che si vuota nei lupanari o il tenente postribolo, unoscura creatura che spalanca ambienti di libidine di carni afrodisiache, di donne di seduzione per speculare sui bisogni postribolari? Veda il lettore. Io do una capatina nell'edificio tollerato, dove l'autorit specula, impone tasse sul traffico immondo, per sapere fin dove siamo immersi negli scandali inspiegabili. Qui l'adulterio non c'entra. Madame Bovary non ci trattiene. Ci pensi il marito. Qui non ci sono violenze. La verginit non si svergina in queste case malfamate. Le primizie si consumano altrove. Quello che avviene in questo capitolo mestiere. La cortigiana sulla piattaforma legale. Chi entra, sceglie. donna prezzolata. in vendita a prezzo fisso. L'edificio di via Porlezza affollato di odalische, di baiadere, di meretrici che hanno fatto carriera. Sono associate negli affari. Internamente un magnifico palazzo. Il visitatore penetra e s'invola. Non veduto da alcuno. Va e ritorna senza essere veduto. Non c' il salotto per tutti. Ci fu. Il salotto del flanellista divenuto locale antico. Il pudore passato nella modernit. Ciascuno pensa a s. Passa nel vicolo o nello svolto di via Meravigli o di via S. Giovanni sul Muro. Si passa per il trivio. Si fila, si suona, si apre il cancello, si a faccia a faccia con la megera. La donna una furia rossa come nel medio evo. La lenona squadra, vede subito che il visitatore un uomo ammodo. Non c' ampiezza all'entrata. La donna preparata a ricevere in consegna l'ombrello o il bastone. Sulla muraglia il prezzo della casa. Non ci sono trucchi. Un corpo con una testa birichina sdraiata per la parete ha il braccio teso con il prezzo in mano: lire 20. Io ero accompagnato da un caffettista che aveva imparato l'abuso del caff nei libri balzachiani. Saltammo o tentammo di svoltare. Fummo bloccati da tre o quattro Elise, la cui giovinezza era gi stata consumata nei drammi d'amore. Per gli occhi lucidi potevano essere charnming. Per noi erano troppo vestite. Forse appartenevano a qualche servizio. Non eravamo ancora al margine dello spaccio d'amore. Noi volevamo vedere la padrona. Ci siamo trovati in un magnifico sa-

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lone di marmo. Contemplazione. Siete come in un tempio d'arte. Vi pare di uscire dalle armonie. Il soffitto pieno di motivi artistici, con ai fianchi donne giunoniche; si vedono delle veneri afrodite, della grazie. un luogo di passaggio. L'uomo non deve vedere l'uomo. A sinistra sono i salottini. I clienti dell'una non vedono i clienti dell'altra. La padrona ha pi valore delle donne che abbiamo veduto all'esordio. Il suo seno vistoso, ma non quello della balia. Noi volevamo il permesso di fotografare il suo ambiente. Dobbiamo contentarci di vederlo. Non concede privative. I salottini sono per i piani. Ogni signorina ha il suo. Tutti i piani sono meravigliosi. Le donne in vendita si presentano coperte di un velo. A' chacun son got. Il gozzovigliante si sente in un edificio solido. Ha modo di sognare, di bere delle buone bottiglie di champagne e della chartreuse sopraffina. Si esce carichi di ardori e si fila o si prolunga la propria presenza, magari fra torsi di donne che danno l'illusione che siano romane. Non c' nulla di quello che si vede in via S. Carpoforo n in vicolo delle Quaglie. Il disgusto non escluso. Qui nulla di floscio o di frollo. N biacca n belletti. Le donne in velo adempiono alle loro funzioni. Si gira e si sale senza mai uscire dalla opulenza. Le decorazioni sono dovunque ricche, piene di buon gusto. In mezzo alle baiadere vive ne trovate delle dipinte e delle marmorizzate. Il vecchio ha la preferenza. il personaggio che spende senza brontolare. La stanza della cortigiana senza risparmi. C' un'eleganza che movimenta i sensi. Toilette con tutto il comfort dei cosmetici, delle ciprie, dei profumi, delle acque dentifricie, delle spazzole per accomodare i capelli. Il ruffiano non ha fatto economie. Non so. Rifiuterebbe indubbiamente le vergini, se ve ne fossero. In un paese come il nostro lo si lincerebbe. Non parliamo di vergini. Le vergini razza direi quasi estinta, come le pelli rosse nel nord America. Una volta la prostituzione era veduta di malocchio. Si nascondeva, si rifugiava, si avvolgeva, cercava di sopprimersi. Adesso! Adesso una casa rivaleggia con l'altra. C' gara di biglietti da mille. L'una tende ad avere donne pi in fiore dell'altra. L'eleganza montata con delle centinaia di migliaia di lire. Coloro che conoscono le ville sanno che c' esuberanza di ricchezze. Ve ne sono in tutti i quartieri. Una delle pi signorili, non la pi signorile, indubbiamente quella situata in via Tadino, 10. una villetta a tre piani, senza il piano terreno. Vi si accede da un cielo a lamiera, a livello del ponte ferroviario. truccato bene. Si potrebbe supporlo un nascondiglio di monache. L'acciottolato lascia supporre una casa rustica. Ne lenone un uomo che tratta bene le ragazze. Aveva una predilezione per i cavallini che nitrissero. Ora per l'automobile e ne possiede una splendida. una casa tenuta bene. affidata a due portinaie, due cuoche, due guardarobiere. Le signorine si cambiano ogni quindici giorni. Sette per volta. Hanno al loro servizio tre donne esclusivamente per loro. Ci sono due matresse. La padrona ha 46 anni. Non grandemente bella. piuttosto grassa e piccola ed scappata una volta dal giogo matrimoniale. Il padrone ne pi giovane di due anni e ha nome Rancati e pesa 121 chilogrammi. un ex lottatore. Ha l'aria di uno sportista. democratico. Ha un salotto comune per la famiglia e per le

signorine superbamente eleganti. Le raduna a colazione e a pranzo. Una volta gi di mestiere leggono, fumano, suonano il piano. Si pu dire che alcune di loro hanno l'abitudine della Fille Elisa. Consumano bracciate di romanzoni. La cucina del luogo supera quella dei primi restaurants. Non c' spilorceria. Vi si mangia divinamente. Vi passano dalla tavola tutte le leccornie. Vi tutto il comfort. Peccato che le sue signorine non possono rimanervi pi di quindici giorni. Entra l'automobile della casa con le nuove e se ne va con quelle che hanno finito il loro tempo. Non si invecchia nella villetta di via Tadino, 10. La signorina vi trattata come una vera signorina. I nomi spregevoli di una volta sono spariti. Non sono pi macchine d'amore. Colui che diceva saziarsi dei bisogni fisici, come diceva Edmondo De Goncourt, ha subto i tempi. Si serve di un linguaggio educato. Ciascuna di queste signorine ha il proprio salottino. Sono in tutte sette, e tutte e sette hanno tre cameriere in comune addette ai loro servizi speciali. Fanno molti denari. Questa la cronaca. La casa pi di tutti. Non molto la finanza le ha inflitto una multa di cinquanta mila lire per una polverina di cocaina e una quantit di profumi che non avevano il bollo della tassa di lusso. L'amministrazione ha pagato senza lamentarsi. Di sopra c' un salone da ballo di uno splendore incantevole. Vi si passano serate ducali. Gli invitati e le signorine della casa vi entrano con sfarzi che non si vedevano neanche ai balli del duca Visconti di Modrone. Scollature solcate di perle e di diamanti. Gentlemen in smoking e in frac. Contribuiscono al successo le prime sartorie, le prime calzolerie, i primi profumieri. Se non si pensa al luogo si trovano ragazze che conoscono la letteratura pornografica pi dell'individuo che tira queste note. Ma non ho ancora raccontato quale villetta abbia raggiunto la massima eleganza e il trionfo degli sfarzi. opinione generale che sia una casa da the nella zona del Sempione; vi trovate cortigiane smaglianti, belle, plastiche, orientali, con teste montate alla Carmen, con il pettine piantato nel chignon traversalmente. Case da the ve ne sono anche sul trottato. Ne vedremo dalla via Disciplini fino al Sempione. Sosteremo nell'atmosfera voluttuosa, dove l'amore messo in azione anche di giorno. Per ora contentiamoci di queste ville che riempiono di rammarichi. Non se ne sa la ragione di tanta approvazione. Case cos abominevoli sono costruite in piena luce, in mezzo alla cittadinanza, davanti ai vigili, alla presenza di guardie regie. Sono case che adempiono a tutti gli ingiungimenti di legge. Il pubblico le tollera, il governo vi specula, il commercio vi fa pancia. Di chi la colpa? Un po' di tutti. Diversamente i tenenti postriboli non ingrasserebbero, non andrebbero in giro in automobile senza essere scaracchiati dai passanti. Non so se fossero migliori i giorni delle crappe che correvano dietro gli uomini per invischiarli nella luce sporca del gas e sdraiarli nella lascivia dei bassi istinti. So che nei nostri giorni la corruzione diffusa e la si trova in tutti i quartieri. La donna non vuol pi portare fra noi che il commercio della sua carne.

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*Paolo Valera (1850 1926) giornalista, scrittore verista .Nacque in una famiglia proletaria (il padre era venditore di zolfanelli mentre la madre era cucitrice) e nel 1866, seppur minorenne, prese parte alla terza guerra di indipendenza italiana tra le

file dei garibaldini. Di ideali estremamente progressisti, fond il periodico La plebe e collabor alle testate La farfalla e soprattutto La folla, da lui creato nel 1901. Nel 1879 un i vari reportages che aveva realizzate per le riviste sopra enunciate

in un'unica grande opera dal titolo Milano sconosciuta, che per la crudezza dei suo quadri gli attira un processo per diffamazione. Questa opera, riscritta pi volte, ha goduto di numerose ristampe, anche in periodo recente.

RUBRICHE MUSICA
questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org

Un grande concerto
Un pubblico strabordante ed eterogeneo - con tutte le generazioni ben rappresentate, dai ragazzini agli anziani, che ha invaso (pacificamente) il palcoscenico per occupare le sedie poste dietro al pianoforte - accorso ad ascoltare unartista molto amata e un programma fatto apposta per incendiarlo; sabato 29 gennaio al Conservatorio Martha Argerich, accompagnata da un giovanissimo artista al suo debutto nella nostra citt, ha eseguito tre Sonate mostri sacri della letteratura per violino e pianoforte - tre capolavori assoluti come la n.1 in la minore di Schumann op. 105, la n.9 in la maggiore di Beethoven ( Kreutzer) op. 47, e la sognante Sonata in la maggiore di Csar Franck. Un vero tripudio. Lei, gran signora del pianoforte, la bella settantenne che da ventanni si rifiuta di suonare da sola in recital per dedicarsi solo alla musica da camera sia per provare ed esprimere la gioia del suonare insieme, sia per una sorta di missione, quella di trainare giovani colleghi e allievi nel difficile mondo del concertismo internazionale; lui, violinista venticinquenne dal cognome impronunciabile si chiama Gza HosszuLegocky e si direbbe magiaro ancorch nato a Losanna - che per laspetto fisico, labito e il portamento sembra scappato dal set di un film di Emir Kusturica. Due temperamenti musicali possenti quello latino sud americano e maturo di Martita, passato attraverso una vita ricca di successi ma anche di tormenti, e quello tzigano e dunque non meno appassionato ma di natura pi selvaggia e pieno di giovanile entusiasmo di lui fusi in una perfetta intesa interpretativa, tesi non tanto alla ricerca della perfezione quanto al piacere della complicit, al gioco delle parti, come in una pice teatrale. Potrebbero essere nonna e nipote, in realt sembrano due ragazzi che giocano e si divertono. Con musiche sublimi. Con un sorprendente gioco di pedali, capace di addomesticare i suoni e di assoggettarli al proprio volere, la Argerich riesce persino a far cantare un pianoforte da tempo maturo per la pensione, quello che altri pianisti meno esperti o pi pretenziosi di lei talvolta rifiutano; e riesce anche ad avvolgere il suono ancora un po aspro del violino di Hosszu-Legocky amalgamandolo a quello del pianoforte con un sapiente dosaggio di volumi e di colori. La Sonata di Franck, del 1886, che con la sua struttura ciclica si dice abbia felicemente ispirato a Proust limpianto della Recherche, era una delle partiture predilette dalla insuperabile duo formato nei primi anni settanta da David Oistrakh e Sviatoslav Richter che purtroppo non ce ne ha lasciato registrazioni. In questa stagione la sentiamo gi per la terza volta, senza essercene stancati, restando sempre ammaliati da quellincredibile Recitativo-Fantasia che domina il terzo tempo. Peccato solo che il pubblico dellaltra sera evidentemente cagionevole di salute, visti anche i rigori di questo inverno - lo abbia accompagnato con una sinfonia di colpi di tosse e di starnuti che non legava per nulla con la partitura principale. Quanto alla Kreutzer, che ha raggiunto un livello di celebrit tale da fare concorrenza persino ai Beatles e a De Andr, le sue interpretazioni sono tali e tante che ogni volta ci appare nuova e diversa, e cos anche quella propostaci dal duo Argerich-Hosszu-Legocky che ha visto il dominio incontrastato del pianoforte sul violino; probabilmente cos pensata dal pianista Beethoven a dispetto del frontespizio - Sonata per pianoforte e violino obbligato - e della curiosa prima dedica manoscritta al giovane violinista mulatto inglese Bridgetower Sonata mulattica, composta per il mulatto Bridschdauer (cos!), gran pazzo e compositore mulattico. Poi, si sa, cambi idea, forse per un litigio a causa di donne, e dett alleditore la famosa dedica al violinista Kreutzer. Interessante fu il primo commento del critico di Allgemeine Musikalische Zeitung, evidentemente fulminato dalla tarantella del finale: () Beethoven si scervella per riuscire a essere a tutti i costi diverso dagli altri () e, spinto dalla preoccupazione di essere originale fino ai limiti del grottesco, si rivela affiliato ad un vero e proprio terrorismo artistico (). Ma ancora pi curioso il giudizio che di questa opera d lassassino, protagonista del noto racconto omonimo di Tolstoi del 1889, nella drammatica confessione notturna () un opera tremenda, soprattutto in quel primo Presto () avete mai pensato che dovrebbe essere suonata in un salone pieno di signore scollate? () secondo me lesecuzione dovrebbe essere assolutamente proibita (). Laltra sera il ritmo, la passione, la complicit di quel improbabile duo ci hanno riproposto il terrorismo beethoveniano e rimesso di fronte allo sgomento che prese i primi ascoltatori. Una sorta di dimostrazione che le grandi opere sono sempre nuove e che riascoltarle non fuggire dalla mo-

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dernit ma, al contrario, collegare la modernit alle sue radici.

Appuntamenti da non perdere * gioved 3 e sabato 5 febbraio al Teatro Dal Verme lOrchestra dei Pomeriggi Musicali, diretta da Antonello Manacorda, eseguir il Concerto n. 2 opera 21 di Chopin (al pianoforte Pietro De Maria) e la Quinta Sinfonia, opera 67, di Beethoven. * marted 8 al Conservatorio per la Societ del Quartetto, concerto interamente dedicato a Mozart: il Quartetto di Cremona, integrato da Alessandro Carbonare, eseguir due capolavori dellultimo anno di vita di Mozart (il Quartetto per archi n. 23 in fa maggiore K 590 e il celeberrimo Quintetto per clarinetto ed archi K. 581) e due tempi di Quintetti incompiuti, per clarino di bassetto ed

archi, di epoca giovanile, catalogati K. 88 e K. 90 * mercoled 9 e gioved 10 febbraio, sempre al Conservatorio ma per la Societ dei concerti, la Arthur Rubinstein Philharmonic Orchestra diretta da Daniel Raiskin eseguir due diversi programmi con lOuverture del Don Giovanni e il Concerto per clarinetto e orchestra K. 622 di Mozart, la Quarta Sinfonia e il Concerto per violino di ajkovskij, la Notte sul Montecalvo di Musorgskij e lUccello di Fuoco di Stravinskij. * il 10, 11 e 13 allAuditorium di largo Mahler lOrchestra Verdi diretta da Trisdee na Patalung (direttore dorchestra tailandese, 24 anni, che a 15 era gi maestro collaboratore allOpera di Bangkok, a 20 debuttava nel Flauto Magico, a 23 nel Viaggio a Reims, ed oggi direttore principale dellOpera di Bangkok) eseguir un programma anchesso interamente dedicato a Mozart (Eine

kleine Nachtmusik K.525, Concerto per flauto, arpa e orchestra in do maggiore K. 299, Concerto per clarinetto in la maggiore K. 622, Sinfonia n. 40 in sol minore K. 550 che qualcuno ha soprannominato lOrrida) * marted 15 alla Scala, prima rappresentazione della nuovissima Tosca, diretta dal ventinovenne israeliano Omer Meir Wellber, con Oksana Dyka, Jonas Kaufmann e Marco Berti, scene di Richard Peduzzi, costumi di Milena Canonero; repliche, anche con altro cast, il 17, 20, 22, 25, 27 febbraio e il 2, 4, 6, 23 e 25 marzo * Mozart in questo febbraio imperversa incomprensibilmente, tanto che domenica 27 e luned 28, alla Palazzina Liberty, lOrchestra da camera Milano Classica proporr un concerto di sole musiche per archi del salisburghese con laggiunta del Divertimento in sol maggiore di Haydn.

ARTE
questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org

Addio ad Oppenheim, re della land art


trasferisce a New York, centro nevralgico della nuova arte. L lavora come insegnante in una scuola di Smithtown, Long Island. E dellanno successivo la sua prima esposizione personale. Oppenheim fu tra i primi a utilizzare la performance e la videoarte come modalit di espressione artistica. Il suo lavoro fu sempre caratterizzato da una ricerca continua di nuovi mezzi e materiali, che lo portarono a confrontarsi con diverse tecniche e situazioni, dalla scultura, alla land art, alla fotografia alle istallazioni video. Per creare la sua prima opera, del 1967, assolutamente sperimentale e di rottura, fu ispirato dalle orme lasciate sulla neve dalla sua classe di studenti intorno a un campo da calcio. Questi segni suggerirono a Oppenheim l'idea per la realizzazione di ''Earthwork: il buco del terreno''. Unopera costruita per assenza. Lo spazio infatti uno spazio negativo, poich loggetto non c, ma allo stesso tempo vi sono contenuti il senso di mobilit e il senso di inamovibilit delle impronte stesse. Unazione che solo apparentemente semplice, ma che in realt gi manifesta la profonda radicalit dellorientamento alla base degli Earthworks. Lavori creati soprattutto su campi innevati e fiumi gelati in cui l'azione, il tracciato di solchi o cerchi concentrici, aveva un carattere del tutto effimero, data la non consistenza di questi soggetti. Ecco perch nei suoi lavori le forme transitano da una situazione all'altra, da un materiale all'altro, in una metamorfosi continua che mette in discussione le regole costituite dell'arte, dell'architettura e del design. Come nel caso dei bellissimi Device To Root Out Evil, 1997 e Journey Home, del 2009. Artista controverso, Oppenheim si dedicato soprattutto alla realizzazione di grandi installazioni in spazi pubblici nelle principali citt del mondo, alcune di queste opere addirittura caratterizzate dalla attivazione tramite i movimenti del pubblico stesso. Una poetica che si esplicita nella presa di possesso di uno spazio che, dopo interventi e modifiche, viene riproposto come opera darte sotto forma di fotografia o di installazione. Celebrato dai pi grandi musei del mondo con mostre e retrospettive, Oppenheim ha par-

Bus Home (2002) Buenaventura CA

Il 22 gennaio scorso si spento allet di 73 anni Dennis Oppenheim, artista americano tra i principali esponenti della Land Art. Se ne andato durante la notte, a causa di un tumore al fegato, mentre si trovava a New York. Oltre che esponente di spicco dellarte paesaggistica, Oppenheim fu anche un artista concettuale noto per la sua attivit nel campo della Performance art, della Body Art e della Video art. Nato nel 1938 a Electric City, Washington, negli anni Cinquanta frequenta luniversit presso la California College of Arts and Crafts. Dopo aver conseguito nel 1965 il Master in Fine Arts alla Stanford University a Palo Alto, nel 1967 si

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tecipato nel 1997 alla Biennale di Venezia. I suoi ultimi lavori risalgono al 2010, due opere pubbliche fat-

te di luci per la citt di Toronto (Still Dancing), e per laeroporto di Houston, in Texas (Radiant Fountains).

Due giochi di luce e forme che fanno sognare. Il mondo dellarte ha perso un grande artista.

Chi parte e chi arriva. Anticipazioni di una primavera interessante


Momento di considerazioni e anticipazioni sulla situazione delle mostre milanesi, presenti e future. Entriamo infatti nellultima settimana di apertura di diverse mostre, tra cui quella che letteralmente stata il fenomeno dellanno, la mostra di Salvador Dal. Tante parole sono gi state dette per descrivere questo artista e questa mostra, dai risultati incredibili, ma che appunto per questo merita che si spendano ancora due parole di commiato. Una mostra per cui s, ci si aspettava un discreto successo di pubblico visto il nome assolutamente famoso e di richiamo di Salvador Dal, ma che ha lo stesso stupito tutti per lo straordinario afflusso di visitatori. Non c stato giorno, o quasi, in cui la fila dei visitatori non arrivata almeno fino alla piazzetta reale. Se non direttamente in piazza Duomo. Coda sotto la pioggia, il nevischio, il freddo pungente, ore e ore per aspettare di vedere quella che stato il successo dellanno. Peccato che, una volta entrati dopo questa gran fatica, nelle sale, suggestive ma troppo anguste, si facesse fatica a muoversi e bisognasse di nuovo mettersi in coda per arrivare a vedere da vicino i quadri del pittore spagnolo. Tutto questo per non ha fermato i temerari visitatori che hanno affollato le sale della mostra a tutte le ore, usufruendo anche delle aperture straordinarie di Palazzo Reale in queste ultime settimane. Non senza per risparmiare critiche alla gestione degli spazi e degli ingressi. Per motivi di organizzazione, purtroppo questa mostra non sar prorogata, per cui chi ancora si fosse perso questo evento, che rester nella memoria (soprattutto di chi ci ha lavorato ogni giorno spesso in ardue condizioni), deve affrettarsi perch ancora pochi giorni lo separano dalla chiusura di questa rassegna sullartista catalano. Altrettanto importanti mostre in chiusura sono quella sulla scultura italiana del XXI secolo alla Fondazione Pomodoro, originale, divertente e molto rappresentativa, non finiremo mai di dirlo; quella sullarte islamica al piano terra di Palazzo Reale, di qualit, interessante, specialistica, ma forse proprio per questi motivi non apprezzata fino in fondo dal gran pubblico; in chiusura anche il Capolavoro per Milano del Museo Diocesano, la Nativit di Filippo Lippi, che a breve torner a Prato. Ma per tante mostre che se ne vanno, ne sono in previsioni altrettante nuove, tra originalit e vecchie glorie sempreverdi. Tre le nuove esposizioni che saranno ospitate a Palazzo Reale a partire dal mese di febbraio in poi. La principale, quella su cui ci si aspetta un successo pari almeno alla met di quello di Dal, la mostra sullArcimboldo. Un nome conosciuto per chi si intende darte, ma ancor pi famoso, forse in modo inconsapevole, tra il grande pubblico, per i suoi quadri pi noti: le celeberrime teste delle Quattro stagioni, della Flora e del Vertumno composti da frutta, verdura e fiori. Nature morte sotto forma di ritratti. Una mostra importante dal punto di vista delle opere esposte, dei nomi presenti e anche scientificamente valida. Lo scopo quello di ridare peso agli anni milanesi dellArcimboldo, che tanto tempo invece lavor a Praga e Vienna, per capirne maestri, retroscena e sviluppi. Non solo Arcimboldo dunque, ma una grande carrellata dai leonardeschi a Caravaggio per contestualizzare il suo operato. Altra mostra nuova e decisamente originale sar quella su Alberto Savinio. La commedia dellarte. Fratello del ben pi celebre Giorgio De Chirico, gi simbolo di casa BoschiDi Stefano, questa mostra ce lo fa conoscere meglio presentandocelo come un personaggio poliedrico e versatile, che con il suo lavoro ebbe a che fare non solo con larte in senso stretto, ma anche con letteratura, teatro, musica, architettura e mitologia. Un gradito ritorno quello degli Impressionisti, a Milano da marzo, con una mostra itinerante, a pi di dieci anni dallultima esposizione. Saranno esposti moltissimi capolavori della Clark Collection di Boston, e Milano stata scelta proprio come prima tappa del loro tour europeo. Gli Impressionisti, in ogni loro versione, tema e accezione, hanno sempre attirato moltissimi visitatori, ragionevole pensare che anche questa volta avranno un grande successo di pubblico. Ultima mostra veramente rilevante quella intorno a Caravaggio, Gli occhi di Caravaggio, presso il Museo Diocesano in data da definirsi, tra la met di febbraio e quella di marzo. Una rassegna non su Caravaggio, si badi bene, ma sul periodo, ancora un po incerto, della sua formazione e dei suoi primi viaggi. Tanti nomi importanti per capire a chi, dove e come il grande maestro si ispir agli inizi della sua attivit, per poi creare il suo stile unico e inconfondibile. Insomma la primavera, che a livello espositivo sempre stata un po in sordina, questanno si far sentire in modo forte con tante nuove proposte diversissime tra loro, per accontentare tutti i gusti. Dai capricci dellArcimboldo (che faranno impazzire i bambini), agli evergreen dellImpressionismo, alla pittura magica di Savinio, per finire con uno dei pi grandi, Caravaggio.

Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio. Palazzo Reale, dal 10 febbraio al 22 maggio. Savinio. La commedia dellarte. Palazzo Reale, dal 25 febbraio al 12 giugno. Gli Impressionisti. I capolavori della Clark Collection. Palazzo Reale, dal 2 marzo al 19 giugno. Gli occhi di Caravaggio. Museo Diocesano.

Joseph Kosuth da Lia Rumma


Dopo la mostra di Ettore Spalletti, che inaugur il nuovo spazio della galleria, Lia Rumma, signora delle gallerie italiane, chiese a un amico di vecchia data di crearle qualcosa site specific, concepito apposita-

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mente per il nuovo, grande, enorme spazio della galleria in via Stilicone. Ecco comparire in scena Joseph Kosuth, artista concettuale americano. Lentrare nello spazio al pian terreno gi unesperienza. Un cubo tutto nero, modificato apposta per loccasione, avvolto nella penombra, in cui spiccano grandi frasi al neon, i Texts for Nothing. Frasi prese niente meno che dal lavoro di Samuel Beckett del 1954, che appunto presta il titolo anche allinstallazione. Texts for Nothing un lavoro basato su una selezione di frasi, in inglese e in italiano, composto da 19 opere singole realizzate in neon bianco a luce calda e ricoperte di nero. Alcune perfettamente leggibili, altre in modo un po sfocato, per cui lo spettatore deve cercarsi il proprio ottimale punto di vista per leggerle. Se per anni questi testi sono stati poco considerati dalla critica drammaturgica beckettiana, per Kosuth invece sono sempre stati un punto

di partenza fondamentale. Un lavoro quasi parallelo, quello svolto da Beckett e Kosuth: in entrambi larte e la sua creazione mostrano un forte legame nella relazione con il significato. Beckett affronta la questione del significato a partire dalla sua assenza, Kosuth al contrario si concentra nella produzione del significato. Un lavoro peraltro senza fine, un processo che inizia ma che pu procedere allinfinito, continuando per continua assenza. Costituendo linguaggio in s, il lavoro si autodescrive come una assenza, unassenza dalla quale possono fluire le nostre domande sul significato ha spiegato Kosuth. Nessuno ha mai detto che larte contemporanea fosse facile. La mostra continua poi al primo e secondo piano con una raccolta di nove opere storiche di Kosuth, An Uneven Topography of Time/Un Irregolare Topografia del Tempo, il cui soggetto principale il tempo, dal 1971, anno in cui l'artista aveva

inaugurato la prima galleria della Rumma a Napoli, a oggi. Si possono trovare quindi le famose sedie, nella serie delle Eighth Investigations, 1971; gli altrettanti celebri orologi, le definizioni di tempo, oggetto e orologio tratte dal dizionario, e ancora neon e foto su Art as Idea as Idea, 1966. Un lavoro cervellotico, difficile da capire a un primo impatto, ma cos larte concettuale e il lavoro di Kosuth, che ha dagli anni Sessanta ha esplorato il significato e la produzione del linguaggio. Una mostra sicuramente interessante, suggestiva, che porta a far riflettere sul significato di alcune categorie, come quella del tempo, e sul messaggio che larte concettuale di oggi vuole esprimere. Joseph Kosuth, Texts for Nothing, Galleria Lia Rumma, via Stilicone 19, Orari: da marted a sabato, dalle 11:00 alle 13:30 e dalle 14.30 alle 19:00 Ingresso libero.

Benvenuto, Novecento!
Dopo tre anni di lavori, progetti e polemiche si finalmente inaugurato il Museo del Novecento nello storico palazzo dellArengario, completamente rinnovato, con oltre 5 mila metri quadrati di spazio per ospitare le oltre 400 opere delle Civiche Raccolte milanesi. Grande evento mondano stata linaugurazione stessa, avvenuta il 6 dicembre, alla quale hanno partecipato volti noti della cultura e della politica milanese. Un progetto innovativo e futuristico, pi unistallazione che unarchitettura, come racconta Italo Rota, architetto responsabile del progetto. Grandi vetrate, scalone a spirale che ricorda il Guggenheim di New York, nicchie e passerelle che collegano lArengario col primo piano di Palazzo Reale. A coronamento di questo edificio lenorme Neon di Lucio Fontana, progettato nel 1951 per la IX Triennale, ed esposto in una terrazza vetrata che domina la piazza del Duomo e diviene faro e simbolo del museo stesso. E poi un ristorante nella Torre, un bookshop ben fornito e spazi per la didattica, oltre che luoghi in cui possibile sostare. Un museo come non ce nerano mai stati a Milano, ma che oltre ai pregi inconfutabili, tra cui quello di raccogliere in un solo luogo pezzi fondamentali della storia artistica milanese ma non solo, si porta dietro, quasi inevitabilmente, uno stuolo di polemiche. A cominciare proprio dallinizio del percorso espositivo. Dopo un ingresso avveniristico, con armadietti luminosi e monitor appesi al soffitto, si sale lenorme rampa spiraliforme che conduce ai vari piani del museo. Ma c un primo problema. Sulla sinistra, quando meno te lo aspetti, ecco comparire lenorme tela del Quarto stato di Pellizza da Volpedo, prelevata dalla sede storica della Galleria darte moderna e messa in una nicchia dal fondo nero. Proprio questa nicchia divenuta oggetto di questioni e polemiche. Una collocazione poco adatta, troppo poco visibile per un quadro di quella importanza, significato e dimensioni. Dovrebbe aprire idealmente il percorso storico artistico. Si trova relegato in un punto di passaggio: quasi ci si passa davanti senza accorgersene, anche per il fondo troppo scuro su cui posto. Il percorso prosegue poi in modo pi funzionale. Aprono le danze alcune opere della collezione Jucker, prima conservata a Brera; la favolosa serie dei quadri di Boccioni, Carr, Balla e degli altri Futuristi, con la famosissima scultura di Boccioni Forme uniche nella continuit degli spazi, esposte in sale con pannelli color crema e colonne di marmo. Si prosegue poi con gli anni Venti e Trenta e le sale monografiche di Morandi, De Chirico, Martini.Il percorso continua in ordine cronologico. Il ritorno allordine del gruppo di Novecento, gli antagonisti della Scuola Romana, i Chiaristi, De Pisis. Si incontrano poi, in un continuo dentro e fuori un po labirintico, Manzoni e Burri, il Gruppo T, lArte Povera, Marino Marini. Lucio Fontana ha una sala tutta per s che si affaccia sul celebre Neon e dove possibile ammirare, nel mezzanino, il famoso soffitto realizzato da lui nel 1956 per la sala da pranzo dellHotel del Golfo di Procchio allIsola dElba, decorato con segni, tagli e incisioni operati direttamente sullintonaco fresco e riempiti di colori puri. Soffitto che ha subito rocambolesche vicende e che stava per essere distrutto nel corso di un radicale intervento di ristrutturazione delledificio. Solo la Soprintendenza di Brera e la Fondazione Fontana con il loro intervento, hanno permesso il salvataggio del soffitto. Al centro delledificio scorre un imponente impianto di doppie scale mobili. Un po centro commerciale, un po Centre Pompidou. Una parte molto importante quella dedicata

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allarte davvero contemporanea, che ospitata nel piano superiore di Palazzo Reale, collegato da una passerella che conduce in sale grandi e adatte alle dimensioni fuori misura di certe opere. Rotella, Pistoletto, la Land art, la Pop art, larte concettuale, istallazioni ottiche e reali in cui lo spettatore pu entrare e lasciarsi stordire dai giochi di specchi, luci, suoni. Finalmente a Milano un museo di arte contemporanea degno di questo nome, nel cuore della citt. Con un ultimo interrogativo. E Casa Boschi-Di Ste-

fano? Moltissime opere esposte al museo provengono da quello straordinario ambiente espositivo che era la casa dei coniugi Boschi. Certo, questo trasferimento era gi in programma fin dai tempi della loro donazione, ma sicuramente la fisionomia di questa casa-museo radicalmente cambiata e forse anche snaturata. Rimane Savinio, simbolo della casa, ma se ne sono andati importanti e altrettanto significativi Sironi, De Chirico, Manzoni e Fontana. Come fare per non cambiare la fisionomia della casa-museo ma

allo stesso tempo permettere di avere una visione globale della storia artistica del Novecento? Questa lardua questione. Per ora ci accontentiamo di questo nuovo e veramente attuale museo, gratuito fino al 28 febbraio.

Museo del Novecento, Palazzo dell Arengario, Piazza Duomo, Orari: lun 14.30 - 19.30, mar mer ven dom 9.30 - 19.30 giov sab 9.30 22.30 Ingresso gratuito fino al 28 febbraio 2011

TEATRO questa rubrica curata da Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org


Al Pim Off questa settimana va in scena Krisis di Animanera, dal 3 al 7 Febbraio. Krisis uno spettacolo tragicomico sui tempi della crisi, scritto da Magdalena Barile (Manuel & Miranda Teatro i) Aldo Cassano, Elena Cerasetti con Aldo Cassano, Natascia Curci, Antonio Spitale. Per chi fosse interessato a partecipare attivamente al lavoro teatrale, sempre al Pim Off, all'interno del loro programma di formazione, Andrea Cosentino condurr un laboratorio di scrittura scenica. Tra le richieste del laboratorio c' quella di indossare vestiti comodi e scarpe leggere. Possibilmente portare con s costumi, vecchi cappotti, teli, cappelli, accessori e oggetti duso quotidiano e non. Per informazioni www.pimoff.it Continua Cuore di Cactus fino al 6 Febbraio al Teatro Franco Parenti, mentre dal 4 al 6 Societas Raffaello Sanzio portano Madrigale appena narrabile per voce e violoncello, con le musiche di Scott Gibbons. Una liturgia profana fatta di strutture corali e gestualit sceniche per raccontare lincontro fortuito tra un uomo e un cane, affidando il teatro a quello che Hegel considerava il pi spirituale di tutti i sensi, ludito.

CINEMA
questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org

Il discorso del re
di Tom Hooper [The King's Speech, UK, Australia, USA, 2010, 111'] con: Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Michael Gambon, T.Spall
Il Principe Albert (Colin Firth, bravissimo) Bertie, per pochi intimi soffre di una grave forma di balbuzie che gli rende impossibile la vita pubblica. Ma Lionel Logue (Geoffrey Rush), suo logopedista, a comprendere il vero problema di Bertie: ha paura della sua ombra. Il discorso del Re [The King's Speech, UK, Australia, USA, 2010, 111'], di Tom Hooper, ambientato nella Londra regale degli anni subito precedenti alla Seconda Guerra Mondiale. La radio, in questi anni, il mezzo di comunicazione trait d'union tra sovranit e popolo: il filo invisibile di collegamento tra un leader e la sua nazione. Forse non ha la forza dirompente che avr la televisione da l a qualche anno, ma per un balbuziente rimane un incubo da superare. In modo particolare se l'uomo destinato a diventare Giorgio VI d'Inghilterra. Per Bertie, futuro Re, quel filo di collegamento singhiozzante. Al cospetto del microfono viene desacralizzato: perde l'aura di venerabilit necessaria a un sovrano. Trema e si sente inadatto. Davanti al popolo non ha una voce. Il microfono lantagonista nel film: inquadrato sempre in modo maestoso, quasi come se fosse un boia che condanna Bertie alla pubblica umiliazione. Tom Hooper porta la macchina da presa dietro le quinte. O, meglio, si mette in quello spazio intermedio in cui sfera pubblica e privata si confondono. Scopriamo le debolezze di un uomo, le sue paure. Bertie ossessionato dalleredit lasciatagli dal padre Giorgio V (Michael Gambon) e dal raggiante carisma del fratello (Guy Pearce). Entrambi ottimi oratori, rispondono con abilit agli stilemi della comunicazione radiofonica. Bertie vive oscurato dalla loro imponenza. Ma lombra che lo avvolge, in realt, dentro di lui: sentimento di scarsit che lo rende insicuro, non allaltezza. Tuttavia, il Principe Albert determinato a

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combattere contro i suoi limiti o, quantomeno, ci vuole provare. disposto a tutto pur di poter reggere con orgoglio l'insostenibile peso della Corona. Lo aiuta Lionel, logopedista dai metodi bizzarri, instaurando con lui un rapporto che presto evolver in amicizia. Hooper - candidato con questo film a dodici Oscar - guarda con curiosit alla relazione umana che si stabilisce tra il Reale e luomo comune: prima lontani per differenze di sangue, poi rispettivamente allievo e insegnante, infine amici. Lamicizia come passione semplice ma imprescindibile. Il regista gioca - con divertente

umorismo inglese - alla costruzione di questo rapporto insolito. Allinizio c diffidenza: il Principe fatica ad accettare linformalit di Lionel; Lionel, dal canto suo, vuole convincerlo che soltanto avendo fiducia riuscir a superare le incertezze. Si creer una mutua stima destinata a durare per lungo tempo. Il Principe che diventa Re grazie agli stimoli di una persona qualunque. Ma, Lionel, pi che qualunque normale. Di quella normalit bella, umana, trasmessa attraverso la genuinit di un uomo grande. Cos anche Bertie, allontanate le ombre, scopre la sua grandezza e trova la sua voce.

Paolo Schipani
In sala: Apollo SpazioCinema, Eliseo Multisala, Anteo SpazioCinema, UCI Cinemas Bicocca, The Space Cinema Rozzano, Plinius multisala, Gloria multisala, Arcobaleno Filmcenter, UCI Cinemas MilanoFiori, Skyline Multiplex, Ducale Multisala, Le Giraffe Multisala, UCI Cinemas Pioltello, The Space Cinema Le Torri Bianche, UCI Cinemas Lissone, The Space Cinema Cerro Maggiore, Arcadia Bellinzago Lombardo, UCI Cinemas Como, Cinelandia Multiplex Gallarate, Multisala Capitol SpazioCinema, Multisala Movie Planet

Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese


di Stephen Frears [Gran Bretagna, 2010, 111] con: Gemma Arterton, Roger Allam, Bill Camp, Dominic Cooper, Luke Evans
Ewedown il classico paese della campagna inglese. Uno stereotipo. Tutti lo vorrebbero raffigurato sul proprio servizio da tavola di porcellana. Tuttavia, nessuno vorrebbe viverci. I suoi abitanti paiono ingranaggi strettamente avvitati che ripetono il medesimo movimento all'infinito. Le uniche due ragazze leggono riviste di pettegolezzi e tirano uova sui vetri delle rarissime auto di passaggio. La proprietaria della villa, che funge da locanda per aspiranti o presunti scrittori, scandisce le proprie giornate sfornando dolci e cibarie per allietare i propri ospiti. Perfino Nicholas Hardiment, la personalit del paese, l'autore di romanzi di successo, paragona la propria produzione letteraria al lavoro in fabbrica. Ogni anno esce l'ennesimo, ripetitivo capitolo della sua interminabile epopea poliziesco investigativa. La vita di questo piccolo paese non nient'altro che l'agonia che precede l'arresto cardiaco, apparentemente irreversibile fino all'arrivo di Tamara Drewe. Il defibrillatore umano nel corpo di una pin-up. La protagonista della pellicola di Stephen Frears una giornalista di successo, cura una rubrica seguitissima su una popolare rivista londinese ed tornata a Ewedown solo per sistemare la fatiscente villa di campagna della famiglia che, dopo la morte della madre, decisa a vendere. Tutti nel paese la ricordano timida, goffa e con il nasone. L'operazione di chirurgia estetica non ha solo accorciato il suo profilo di qualche centimetro ma le ha permesso di trasformarsi nella scheggia impazzita che riesce a rivitalizzare gli istinti assopiti o reconditi della rassegnata popolazione locale. Ne scaturiscono tradimenti, ripicche, pettegolezzi, reazioni amorose incontrollate ma soprattutto una numerosa serie di ironia e comicit. Spesso sono fugaci e istantanei suggerendo allo spettatore la provenienza fumettistica della sceneggiatura. Opera della mente e della matita di Posy Simmonds. Il regista riuscito a mescolare magistralmente tutti gli elementi in suo possesso e a realizzare un frizzante affresco bucolico tra Woody Allen e Hitchcock. Marco Santarpia

In sala a Milano: Cinema Eliseo, Cinema Apollo

Frankestein Junior
di Mel Brooks [USA, 1974, 106] con: Gene Wilder, Peter Boyle, Marty Feldman, Teri Garr, Madeleine Kahn
SI PUO' FARE, avranno gridato con spirito emulativo gli operatori della Nexo digital, prima di iniziare la rimasterizzazione dell'immortale pellicola di Mel Brooks, Frankenstein Junior. A trentasei anni di distanza dalla prima uscita, torna eccezionalmente nelle sale di tutta Italia questo capolavoro inossidabile. Questi cento minuti di condensato di comicit allo stato puro che hanno creato dipendenza in tutti noi appassionati spettatori. imperdibile l'occasione di ammirarlo sul grande schermo. E che al grido di Frau Blcher, nitriscano i cavalli delle vostre automobili verso i cinema. Marco Santarpia
In sala a Milano: Odeon, Ducale, Arcobaleno, Uci Certosa, Uci Cinemas Bicocca, Skyline Multiplex

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Cinefili Underground
a cura di Francesco Rizzo

Per i cinefili milanesi, appuntamento d'obbligo questa settimana con la rassegna "Il cinema italiano visto da Milano", che la Cineteca di viale Vittorio Veneto 2 organizza per la nona stagione. Fino al 6 febbraio, film in anteprima (e non), cortometraggi e documentari, incontri con registi, attori e sceneggiatori, piccole perle come il "cine-quiz" organizzato da Luisa Morandini, figlia d'arte. E' anche l'occasione per andare alla scoperta del cinema italiano che fatica -

e a volte non riesce proprio - a ritagliarsi uno spazio nelle sale di prima visione: la rassegna presenta infatti cinque film in concorso (la premiazione avverr il 5 febbraio) di registi non ancora arrivati all'attenzione del grande pubblico. Tra gli incontri, aperti a tutti, quello con Silvio Soldini (luned 31 gennaio alle 20.30) e quello con Giorgio Diritti e Alba Rohrwacher per la proiezione de L'uomo che verr (il 1 febbraio alle 21). Il 2 febbraio, invece, alle 21.15, pro-

iezione del film sulla strage di Nassirya Venti sigarette, di Aureliano Amadei, che incontrer gli spettatori. Ma sullo schermo scorreranno anche le immagini de La pecora nera, di Ascanio Celestini, La passione, di Carlo Mazzacurati e Le quattro volte, di Michelangelo Frammartino. Per informazioni, http://www.cinetecamilano.it/ oppure http://treninellanotte.splinder.com/

GALLERY

VIDEO

DON GINO RIGOLDI http://www.youtube.com/watch?v=SJoC-WJ5XJ4

LALTRA DOMENICA 1972 http://www.youtube.com/watch?v=znWQTZ_vTd8&feature=player_embedded

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