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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 12 anno III


30 marzo 2011 edizione stampabile

L.B.G.- LAGO DELLA BILANCIA DELLA MASSAIA DI MILANO Giuseppe Longhi MILANO LA NUOVA VIA DELLA SETA/1 Giovanni Agnesi UNA SOCIET SENZA DESIDERI Gianni Zenoni LA VITA TUTTA UN LOFT? Giuseppe Vasta PGT: UNA MINIERA PER AVVOCATI Jole Garuti MAFIA IN LOMBARDIA: ASPETTANDO UNA NUOVA CAPACI Giuseppe Ucciero DARSENA, NAVIGLI, TORTONA: IL TERRITORIO NON CARNEDI PORCO Lamberto Bertol PROFUGHI: LA PROVINCIA E IL NO FACILE DI CHI NON CONTA NIENTE Valentino Ballabio MERCATO IMMOBILIARE: LO SCHIAFFO DELLA MANO INVISIBILE Ileana Alesso BRUNETTA & CARFAGNA: UNISEX CONTRO LE DONNE VIDEO CINO ZUCCHI: RI-VEDERE MILANO MUSICA Lodovico Einaudi Due tramonti Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA Paolo Schipani e Marco Santarpia

www.arcipelagomilano.org

LAGO DELLA BILANCIA DELLA MASSAIA DI MILANO L.B.G.


Dalla generosa cornucopia della politica milanese venuto fuori un altro frutto della stagione elettorale: la lista Nuovo Polo per Milano Palmeri sindaco. Come era da aspettarsi Massimo Cacciari non ha fatto mancare il suo plauso con la stessa foga, misurata, con cui lanci tempo fa senza successo la ricandidatura di Gabriele Albertini. Forse il momento che i nostri maitres penser si dotino di un glossario personale sul loro sito Internet perch quando dicono sincero democratico, liberale, cattolico, socialista riformista e ambientalista, come ha fatto Cacciari sul Corriere della Sera di sabato a proposito del Nuovo Polo, io, e temo molti altri, non sappiamo esattamente di che parli. Tutte parole ormai logorate dallabuso quotidiano, quasi impronunciabili. Impronunciabili senza un minimo di declinazione in esempi pratici. Cosa vuol dire essere democratici nei confronti del traffico urbano, tanto per fare un esempio? Cosa vuol dire essere socialisti riformisti nei confronti delladdizionale ICI? Ci detto, perch plaudire alla nascita di un nuovo gruppo tanto ectoplasmatico (per il momento almeno) che invece di un programma usa queste logore parole? Perch invece poi bollare la candidatura di Pisapia come lillusione di un governo senza progetto, anima e respiro? Misteri dellanima sua umana o rancore verso la classe politica che non lha capito? Se il problema di comprensione non abbiamo comunque fatto un passo avanti. Questa nuova formazione dovrebbe essere lago della bilancia della casalinga di Voghera, quella che i voti li da davvero. Ne dubito. Il fascinoso ruolo di ago della bilancia non buono per tutte le stagioni. Nel Paese, e dunque anche a Milano, si scontrano due blocchi antitetici che somigliano pi a tifoserie del calcio che non a segmenti di una medesima convivente societ. In queste circostanze come possibile chiedere voti per essere lago della bilancia? Il nostro Paese ormai politicamente manicheo. La casalinga di Voghera, anzi quella di Milano, o ama la Moratti o la detesta e, se la ama, la ama per quelli che i suoi avversari considerano i suoi peggiori difetti: larroganza del potere, latteggiamento sociale da dama di carit, lincultura, uninesorabile tendenza al laissez faire, il disprezzo per gli organi elettivi e labitudine di dare sempre ragione al suo interlocutore, salvo poi fare sempre di testa sua. Lago di questa bilancia sta puntando l? O sta puntando invece a fornire al candidato Pisapia una sponda elettorale moderata per smussare quelle asprezze del suo programma (quali?) o della sua personalit che gli alienerebbero un certo elettorato pi moderato ma ormai insofferente verso un sindaco e una Giunta che non ha combinato nulla di buono e soprattutto nulla di nuovo? O il Nuovo Polo pensa di riuscire a non prendere posizione e barcamenarsi tra detto e non detto fino al ballottaggio e poi trattare con quello dei contendenti che sembrer il probabile vincitore? Un magnifico segnale di coerenza politica o, pi semplicemente, il potere per il potere. Staremo a vedere ma se, come continuano a dire, questoperazione ha come scopo principale portare alle urne i disaffezionati della democrazia rappresentativa, il popolo del tirare a campare, gli scettici di professione e i giovani, per questi ultimi e per tutti gli altri lobbiettivo si raggiunge solo con la massima chiarezza sui propri orientamenti. Se saremo nel regno dellambiguit la battaglia persa sin dora e avremo troppo tardi capito chi stato ha posare lultimo tassello della sconfitta del rinnovamento.

MILANO LA NUOVA VIA DELLA SETA/1 Giuseppe Longhi


La ricerca del confine metropolitano - Massimo Cacciari sostiene che la natura della citt (e delluomo) essere delirante, ossia di andare oltre il confine (da lira = confine). Ugualmente, sostiene sempre Cacciari, la nostra citt aperta, perch ispirata alla civitas romana, ossia vi ha diritto di cittadinanza chiunque, indipendentemente dalla provenienza, religione. Una definizione che mette finalmente in crisi lo storico slang urbanistico architettese che fonda il progetto urbano sulla difesa retorica di mura - confini, condannando la citt al declino, poich la estranea dai fattori esogeni di innovazione che la rendono vitale, come intu Jane Jacobs gi negli anni 60 in Vita e morte delle grandi citt. Saggio sulle metropoli americane. Fortunatamente i confini della Milano metropoli non si identificano con le fallimentari perimetrazioni proposte dagli uffici tecnici degli enti locali e neppure con lanacronistica perimetrazione proposta dal piano di governo del territorio, ispirata al piano di Patrick Abercrombie della Grande Londra del 1942. I confini reali della metropoli sono definiti dalle relazioni deliranti attivate dai suoi cittadini, capaci di catalizzare relazioni a livello mondiale. Infatti il database della Loughborough University.(vedi
www.lboro.ac.uk/gawc/in_teach.html

colloca Milano fra le cinque pi importanti metropoli al mondo, fortemente relazionata con Francoforte e le citt anseatiche in Europa, con le citt della costa del Pacifico in USA, un po meno con il sistema asiatico. Ma oggi lo scenario che emerge da questo database probabilmente da aggiornare in base a due importanti scelte dellUnione Europea che coinvolgono il ruolo di Milano: lattivazione della nuova via della seta (decisa nel 1995) e la trasformazione della sua visione spaziale

dalla Blue banana alla Catapulta verde. La nuova via della seta - Se nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, finisce lidea di Europa nata con la rivoluzione industriale, nellanno successivo il primo ministro cinese, con lidea del ponte euro-asiatico destinato a connettere il nuovo rinascimento (i territori con baricentro larcipelago che comprende Shangai, Busan e Tokyo) con la declinante Europa, nasce il nuovo spazio politico euroasiatico in cui dovr navigare la Milano del futuro. Prende corpo cos la nuova via della seta, destinata a collegare per ferrovia e telecomunicazioni a 20Mb la citt di Lianyungang nella Repubblica Popolare Cinese con Rotterdam (Olanda) e per nave Busan (Corea del nord) con Venezia e Trieste. Nel 1993 questa intuizione politica diviene realt grazie allUnione Europea, la quale finan-

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zia la rete ferroviaria TRACECA Transport Corridor Europe - Caucasus Asia, e la rete di telecomunicazioni TAE Trans Asia - Europe. Questi programmi si svilupperanno sotto la supremazia tedesca, la quale nel percorso europeo della nuova via della seta, privileger i Balcani, isolando i paesi mediterranei. Inoltre la Germania ricaver notevoli benefici economici, grazie alla qualificazione delle sue grandi imprese: la Siemens si aggiudicher la riqualificazione ferroviaria e la Deutsche Telecom la realizzazione della nuova rete di TLC. Per Milano, con questi interventi: 1) si aprono le opportunit di scambi ad alta capacit di culture, merci e persone allinterno del continente euro - asiatico, se rinnover le sue infrastrutture fisiche e immateriali; 2) si rende urgente lintegrazione dellasse delle sue relazioni da Francoforte - New York con il sistema asiatico; 3) si apre il ruolo di citt mediatrice fra il sistema mediterraneo e balcanico. In sintesi, per Milano si apre un ruolo di leadership rispetto alla questione della connessione mediterraneo-oriente, senza la quale destinata a declinare. Il dialogo con le nuove megalopoli - Il percorso della nuova via della seta costellato di megalopoli, esito della recente crescita esponenziale della popolazione. Esse ci insegnano che il modello urbano europeo, segnato dal piccolo bello messo fortemente in discussione e deve essere ripensato per poter dialogare con le nuove economie di scala e di scopo generate dalle nuove realt urbane. A livello spaziale stiamo assistendo alla contemporanea presenza di molteplici fenomeni: dalla crisi degli impianti fisici urbani, a nuovi fenomeni prodotti dalla disponibilit di nuovi strumenti di comunicazione, che con-fondono la prossimit generata dalle relazioni virtuali con lurbanit. Questi fenomeni contribuiscono a generare nuove forme di urbanizzazione sostenibili e ubique, con cui Milano dovr abituarsi a convivere

per dialogare ad alta intensit con le nuove reti delle megalopoli. E da rilevare come al Piano del governo del territorio sfugga il ruolo motore nello sviluppo urbano del capitale sociale e della conoscenza, dando la priorit alle risorse fisiche, innescando cos attese speculative disgiunte da ipotesi di reale sviluppo. Dalla Blue banana alla Catapulta verde - Levoluzione del piano spaziale dellUE, propone sostanziali modifiche alla logica della Blue banana, fondata su un sistema metropolitano compatto con centro Londra, Parigi, Berlino, Rotterdam, a favore della Catapulta verde (definizione che devo allarchitetto danese Bjarke Ingels) che trasforma la Blue Banana in una struttura a grappoli il cui motore il Pentagono (Londra, Parigi, Milano, Stoccarda, Amburgo). La missione del nuovo assetto metropolitano pu essere identificata nella promozione del green new deal, ossia uno sviluppo compatibile con il potenziamento delle risorse umane e naturali, come prospettato dal documento di indirizzo dellUE Europa 2020. A Milano assegnato il ruolo di polo sud nel club delle metropoli europee di eccellenza con limpegnativo ruolo di essere la capitale mediterranea dellEuropa e di collegamento con i grappoli urbani con centro Vienna e Budapest, per connettere il Mediterraneo alla via della seta. In presenza di personale politico adeguato oggi dovremmo essere gli interpreti naturali della nuova missione del Mediterraneo e del Sud-Est Europa, che non un ruolo da poco. Le rapide trasformazioni che ci sono offerte dalla storia affidano a Milano il ruolo di gestire il dialogo con il sistema di megalopoli in sviluppo lungo il ponte euro-asiatico e di contribuire ai nuovi processi che stanno confusamente coinvolgendo il Mediterraneo. Quindi Milano citt ponte che dovrebbe abbandonare le sue infelici politiche di privilegio della crescita fondiaria, a favore di uno sviluppo delle risorse umane, coe-

rente con il potenziamento delle risorse naturali e integrato con le priorit della UE. Ne deriva un palinsesto di azioni articolato nei seguenti momenti principali: 1) rinnovare le infrastrutture: secondo la Conferenza di Lisbona occorre accelerare il rinnovo dei sistemi di telecomunicazione, per costruire lubiquitous city, una citt accessibile da ogni luogo e in ogni momento. Questo implica il rinnovo delle principali infrastrutture urbane: pubblica amministrazione, sanit, istruzione, servizi alleconomia; 2) sviluppare piattaforme integrate: significa operare verso lintegrazione di pubblico privato ricerca - produzione, al fine di sviluppare masse creative in grado di dialogare con i sistemi orientali. In concreto, le attivit dei diversi settori economici lombardi devono convergere verso il sistema di piattaforme economiche dellUE, per sviluppare unintegrazione intersettoriale metropolitana e lombarda riconoscibile a livello comunitario e globale; 3) operare in modo condiviso e collaborativo: questo messaggio indirizzato a istituzioni ed enti locali perch costruiscano delle attive reti collaborative di lavoro, al di l dei confini istituzionali. Infatti oggi stiamo assistendo alla nascita di una serie di alleanze metropolitane ad esempio fra Stoccolma, S. Pietroburgo e Varsavia, tra le citt delle Fiandre e Parigi, ecc; 4) allargare laccesso al sapere, incoraggiando le attivit di long life learning; 5) esaltare il concetto di ospitalit, ossia disponibilit a dialogare con il diverso. Anticipazione della relazione che il professor Giuseppe Longhi terr al convegno "Cosa dir il sindaco di Milano all'Earth Summit del 2012?" il 2 aprile 2011 a Milano, corso di Porta Nuova 32 h 9.30-16 segue nel prossimo numero

UNA SOCIET SENZA DESIDERI Giovanni Agnesi


Anche questanno il sociologo Giuseppe De Rita ha presentato attraverso il Censis il 44 Rapporto sulla situazione sociale del Paese, una accurata e critica lettura della societ italiana estrapolata da numerosi dati statistici. Secondo le indagini di De Rita, nel 2010 lItalia si presenta come una societ appiattita senza prospettive e orizzonti, senza rigore e senza spessore, senza regole n sogni, una societ che non ha pi desideri. La crisi viene da lontano, dopo anni e anni di esaltazione di alcuni distorti obiettivi quali: 1) il primato del fai da te, dellautosufficienza, della ricerca spasmodica del successo, della ric-

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chezza e dellapparire; 2) il consumismo esasperato sviluppato dalla televisione commerciale che ha promosso una sovrabbondanza di offerta di prodotti e servizi sempre nuovi (telefonini, giocattoli, lotterie, ecc.) creando falsi bisogni e vuoti desideri; 3) il primato del mercato libero senza regole, della liberalizzazione delleconomia, di una finanza senza lacci e laccioli; 4) la fede in un progresso e in uno sviluppo senza fine, libero da ogni vincolo, autorit e controlli; 5) il credere a una verticalizzazione e personalizzazione del potere ai fini di un salutare decisionismo di chi governa. Lavvento della globalizzazione e lattuale crisi mondiale ha messo a nudo i limiti delle speranze, dei sogni e delle certezze coltivate dagli Italiani mettendo pesantemente in crisi non solo la nostra economia, ma anche la nostra cultura e la nostra realt politica. La nostra societ infatti deve affrontare lattuale difficile periodo purtroppo indebolita nella sua capacit di reazione dalla: 1) perdita di consistenza dei legami e delle relazioni sociali che condannano i singoli a uno stato di isolamento, inducendoli a un si salvi chi pu e ad un pericoloso vuoto sociale; 2) insicurezza, il vero virus che colpisce la nostra societ che per generazioni ha lavorato per garantirsi un lavoro stabile, la casa di propriet e un buon risparmio, certezze sempre pi messe in dubbio; 3) delusione nei confronti del mercato, il tradimento delleconomia che ha colpito i ceti medi sprofondando nella povert milioni di persone; 4) incertezza politica; 5) incapacit di sconfiggere la corruzione e levasione fiscale; 6) numeri preoccupanti quali due milioni e mezzo di giovani tra i 15 e 34 anni (il 19% del totale) che non hanno un lavoro e scoraggiati non lo cercano, due milioni e 900.000 lavoratori precari a tempo indeterminato o collaboratori a progetto, le centinaia di migliaia di cassaintegrati, un popolo che non riesce a costruire un progetto stabile

di vita; 7) da ultimo la mancanza di desiderio. De Rita di fronte a questo preoccupante panorama constata che Forse aveva ragione chi profetizzava che il capitalismo avrebbe trionfato con la strategia del rinforzo continuo dellofferta, strumento invincibile nel non dare spazio ai desideri. Il sovradimensionamento dellofferta ha portato allestinzione del desiderio.. Inoltre propone leggi securizzanti approntate dallalto con interventi volti ad assicurare le paure con pi controllo, pi obblighi e doveri per tutti per superare contingenze economiche e sbavature della convivenza collettiva. Partendo dal basso, accrescendo le capacit, la preparazione, la razionalit e la coscienza dei singoli attraverso politiche volte a valorizzare il merito. Ma tutto ci non basta, dobbiamo tornare a desiderare, che una virt civile. Il desiderio impone laltro liberandoci dalla soggettivit autoreferenziale, superando lattuale appiattimento, allargando lorizzonte... il desiderio esprime la volont di voler dire e di voler essere che oggi manca in tanti comportamenti. I Greci dicevano che virtuoso colui che sa modulare la potenza del proprio desiderio (senza vietarlo del tutto e senza del tutto accondiscendere a esso). In unintervista Massimo Recalcati (Presidente dellAssociazione di Psicanalisi ALI) in una intervista approfondisce cos, il concetto di desiderio e il perch della sua dissoluzione nella societ: Il discorso del capitalista esprime lidea che la salvezza dellessere umano, la possibilit di risolvere il dolore di esistere, data dalloggetto; per salvarci dobbiamo appropriarci di oggetti, salvo poi verificare che nessuno di essi basta a dare la felicit. Il desiderio ha una sua natura inconscia, non qualcosa che io posseggo, ma qualcosa che mi possiede, come nella dimensione cristiana della vocazione. Il desiderio non capriccio che coincide con la libert di fare

quello che si vuole. Esso implica una responsabilit non solo rispetto al nostro desiderio, ma anche rispetto al desiderio dellaltro, dunque un legame sociale. E desiderio quando siamo di fronte ad una scelta in cui va della nostra esistenza. Il desiderio si educa in un modo molto semplice, con la testimonianza. La testimonianza un sapere che incarna un desiderio.. Aldo Bonomi, Presidente dellAASTER associazione che si occupa delle dinamiche sociali ed economiche dello sviluppo territoriale, cos esprime una sua concreta proposta per superare questa crisi culturale: Sotto la pelle dello Stato possiamo scorgere tre grandi comportamenti collettivi: il rancore, la cura e loperosit. Se uno non ha pi desiderio sar dominato dalla paura, dallincertezza, e finir per chiudersi rancorosamente in se stesso. Per fortuna per in questa societ c ancora una solida comunit di cura, cio tutte quelle iniziative che hanno nel DNA il senso dellinclusione, il non profit, limpresa sociale, il volontariato.. Solamente una nuova alleanza tra leconomia competitiva (imprese piccole, medie e grandi) e chi produce bene sociale (volontariato, impresa sociale e non profit) potr ridare al paese un desiderio capace di costruzione.. Tale alleanza gi oggi attuabile facendo leva sul mondo del volontariato che non solo svolge una fondamentale opera di raccordo nelle comunit, ma continua a garantire servizi essenziali in questo nostro tempo di crisi. Un mondo che rappresenta il 26,2% degli Italiani (uno su quattro) di cui il 33% nella sanit. Ho letto con molto interesse e ottimismo il documento di De Rita e le diverse interviste nelle quali mi riconosco totalmente e che rappresentano le preoccupazioni e le speranze sociali, culturali ed economiche che da anni denunciamo su queste pagine.

LA VITA TUTTA UN LOFT? Gianni Zenoni


Il polverone sul loft del figlio del Sindaco, sollevato evidentemente per bassa cucina elettorale, e che comprende in realt migliaia di Milanesi nelle medesime condizioni, potrebbe essere latto finale della pessima gestione delle aree industriali dismesse fatta dal Comune di Milano. Dalla delibera del 1995 sulle Aree industriali Dismesse non Strategiche, ai Piani Integrati di Intervento di oggi, la riutilizzazione di queste aree si trascinata su due livelli di procedure: una legale, i Piani Esecutivi e una para-legale tramite DIA. Tutto questo fino ad oggi, perch con il nuovo PGT viene liberalizzato il cambio di destinazione (naturalmente a pagamento) e soprattutto viene mantenuto valido il volume esistente. Cadrebbero cos le motivazioni che hanno provocato le proliferazioni dei loft, perch con il vecchio PRG e con la procedura

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del Piano Esecutivo il volume esistente veniva perso e in cambio autorizzata una densit edilizia cos bassa da essere sempre inferiore a quella esistente. La procedura legale, che si assoggettava alla normativa vigente di cambiare la destinazione da industria a residenza attraverso la procedura del Piano Esecutivo, era troppo penalizzante per loperatore che vedeva concludere il suo iter burocratico non prima di 5/6 anni dalla presentazione del progetto. La procedura para-legale attuata da altri operatori pi disinvolti attraverso una semplice DIA di manutenzione straordinaria si poteva attuare dopo 30 giorni dalla presentazione del progetto. (battaglia evidentemente persa per i Piani Esecutivi, iter burocratico da 30 giorni contro 2000 per aprire il cantiere). La prima estenuante procedura produceva normali alloggi in case pluriplano, la seconda i cosiddetti loft, tipologia edilizia daltronde assai richiesta dal mercato. Gli acquirenti di questi loft hanno agito con grande superficialit, vivendo come clandestini; solo ora con il PGT potranno regolare le loro posizioni pagando oneri, standard e bonifica del sedime. Non so come potr essere adempiuto questo ultimo obbligo, ma questa amministrazione, che ha trasformato il riuso dei sottotetti in banale sopralzo di un piano, trover

certamente una altrettanto stravagante soluzione. La possibile conclusione del problema loft permette per di fare alcune osservazioni. La prima che, da questa operazione, alla fine esce perdente la citt e il suo disegno urbano. Molte zone, che attraverso i Piani Esecutivi avrebbero potuto trasmettere una migliore qualit di vita anche alle zone adiacenti, con verde, spazi pubblici pedonalizzati e meno auto in superficie, avranno lo stesso aspetto di prima, con le stesse strade gi insufficienti e un carico di nuovi insediamenti che non potranno che aggravare la qualit della vita dellintera zona. (vedi area Richard Ginori sul Naviglio Grande). Si da cos laddio a quel rinnovamento diffuso della citt, che ha trasformato in meglio tutte le citt Europee che hanno affrontato seriamente il problema delle aree industriali dismesse. Il rinnovamento che viene espresso oggi a Milano resta quello di isole privilegiate spesso aliene al territorio circostante. (vedi City-Life) La seconda osservazione che a Milano emerge a sorpresa una forte domanda di tipologie edilizie alternative al solito banale condominio che offre il mercato. Centrate sulla richiesta di tipologie unifamiliari, che dove ancora esistono, neanche il Comune difende pi, permettendo la trasformazione a condomni dei

pochi quartieri giardino esistenti. La tipologia del loft, in mancanza daltro, soddisfa, allitaliana, questa pi che ragionevole domanda del mercato immobiliare. La terza osservazione il modo per lo meno anomalo, attraverso il quale sono stati emessi provvedimenti edilizi che hanno permesso la loro realizzazione. Che lAmministrazione e le commissioni edilizie nellesame dei progetti non debbano fare il processo alle intenzioni dovrebbe essere un segno di civilt, ma tra questa discrezione e quella di autorizzare tipologie di carattere chiaramente residenziale, con su scritto laboratori, ce ne corre. Chi firma e autorizza questi progetti commette e accetta un falso ideologico. La quarta osservazione ci porta a chiedere se la bonifica delle aree industriali, procedura estremamente complessa per una categoria di lavoro di scarso contenuto tecnologico, sia appagante per il Comune che la persegue ostinatamente, quando ormai pi del 50% delle aree industriali dismesse e in particolare quelle pi estese e centrali hanno permesso, grazie ai loft, di realizzare residenze e altre attivit di terziario su terreni che non potranno pi essere bonificati. In attesa, naturalmente, della stravagante soluzione.

PGT: UNA MINIERA PER AVVOCATI Giuseppe Vasta


Non si finisce mai di stupirsi della spudoratezza con cui l'assessore Masseroli tenta ogni volta di trasformare qualche losco insuccesso in una strabiliante avventura. L'ultima quella delle due torri delle Ferrovie a Garibaldi, vicenda quanto mai negativa di cui per, chiss perch, riesce addirittura a vantarsi. Dunque riassumiamo: a met circa degli anni '80 le Ferrovie riescono con una deroga al Piano Regolatore a costruire due grattacieli sopra la stazione Garibaldi. Il motivo della deroga la prevalenza delle necessit dello Stato sulle normative urbanistiche comunali: le torri sono indispensabili per il funzionamento delle ferrovie, e quindi si costruiscono lo stesso, in barba a qualunque regola. Ma tanto indispensabili evidentemente non erano, se qualche anno dopo restano vuote. A questo punto le Ferrovie le mettono all'asta e nel bando si precisa che, essendo state costruite in deroga solo per funzioni pubbliche, solo funzioni pubbliche ci potranno stare. L'asta viene vinta da Beni Stabili, che dopo averle comprate come funzione pubblica (e al prezzo di una funzione pubblica) scopre improvvisamente che gli converrebbe di pi usarle come uffici privati. E ci credo: il valore diventa quasi il doppio - e si parla di decine, se non di un centinaio di milioni di euro, anche dedotti gli oneri e verosimilmente qualcosa da riconoscere al venditore. Qui arriva Masseroli con il suo PGT: e le torri diventano appunto uffici privati. Immagino che Beni Stabili sia contenta, buon per loro. Peccato per chi ha partecipato al bando offrendo un prezzo appunto come "funzioni pubbliche" e alla fine stato turlupinato. Peccato che Comune e Regione stavano cercando da anni una nuova sede in zona e non ne abbiano approfittato. Peccato poi che fra Ferrovie e Comune ci sia un accordo per cui le plusvalenze generate dalla varianti urbanistiche dovrebbero finire tutte nel miglioramento del nodo ferroviario: Ferrovie sempre senza soldi, ma guarda caso qui la plusvalenza per la variante urbanistica se la intasca Beni Stabili. E non finita qui: sapete in che modo le torri erano state pagate? Cedendo al costruttore De Mico (non so se ricordate) l'area delle Varesine, allora inedificabile, ma che poi, con un'incredibile sentenza del Consiglio di Stato (vicenda che sarebbe bello che un giorno qualcuno approfondisse) improvvisamente era diventata edificabile, e quanto edificabile! In poche parole, ci guadagnano sempre e solo alcuni soggetti privati, mentre gli enti pubblici ci perdono sempre o sono addirittura conniventi. Ma quello che stupisce di pi che quello che altrove

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verrebbe considerata se non addirittura una truffa, ma sicuramente uno scandalo, qui viene addirittura presentata come un grande successo! Si resta senza parole. Ma quello che ci si chiede a questo punto : ma l'assessore Masseroli, ci , o ci fa? E laltra domanda da farsi : se questi sono i primi esiti del PGT,

cosa dobbiamo ancora aspettarci? Non finir come tanti altri progetti, millantati come la Milano del futuro (Santa Giulia o Calchi Taeggi, tanto per fare un esempio) e finiti con i crateri fangosi dei cantieri interrotti e le plusvalenze misteriosamente sparite? E questa la Milano del futuro che stiamo preparando? Mi

sembra che alla fine si torni sempre l, a un PGT approvato con un atto di forza, probabilmente illegittimo non solo per motivi procedurali, ma anche sostanziali, e del tutto sbilanciato a favore degli interessi immobiliari. Prima si riuscir a cambiarlo, meglio sar.

MAFIA IN LOMBARDIA: ASPETTANDO UNA NUOVA CAPACI Jole Garuti*


Per anni stato detto e confermato da persone autorevoli che in Lombardia le mafie non ci sono: dal Milano non Palermo di Pillitteri al C qualche mafioso ma non le organizzazioni del prefetto Lombardi al non si devono diffamare gli onesti cittadini milanesi con insinuazioni simili! del sindaco Moratti ad Annozero, pi la bocciatura del varo di un Osservatorio antimafia del Comune di Milano. Con il brindisi al capo della Ndrangheta della Lombardia nel circolo ARCI Falcone e Borsellino (!) di Paderno Dugnano la Ndrangheta ha provveduto a rendere evidente la sua presenza, confermando ci che gli storici, i giornalisti attenti, le associazioni antimafia sapevano e dicevano da un pezzo, ovvero che loro sono qui da molti anni, sono potenti e organizzati. Dopo i 300 arresti seguiti alla operazione Infinito organizzata fra Milano (Ilda Boccassini) e Reggio Calabria (procuratore Pignatone) ci siamo scoperti indifesi. Ma per la popolazione non cambiato nulla: non c il sentimento della paura, del doversi difendere, impegnare, prendere posizione. Tutto come prima. Lidea che le mafie sono un fenomeno delle regioni meridionali e che i pericoli da noi sono ben altri, perdura. C una sostanziale disponibilit a convivere con la mafia, come per altro sia pure inconsapevolmente, si fatto per una cinquantina danni. Le casalinghe, gli anziani sono molto pi preoccupati dalla presenza dei Rom o degli extracomunitari, temono gli scippi e i furti dei tossicodipendenti citati nelle cronache dei mass media non le attivit di mafia. Chi sa qualcosa di mafia ha in mente la mafia siciliana, coppola e lupara, i rituali di affiliazione o i delitti importanti. Non riguarda la popolazione una mafia che inquina leconomia, che agisce ai livelli alti della societ, nella finanza, nelleconomia, nella politica. E va tenuto conto che pi si scopre che ci sono collusioni fra mafia e politica, ovvero che lelezione di alcuni amministratori o parlamentari avvenuta con voti di stampo mafioso, e pi cresce la convenienza del mondo politico a mettere la sordina sullargomento mafie. Daltra parte, oltre alle notizie di cronaca, si mai vista una campagna istituzionale contro il racket e lusura? Una campagna che spieghi che se non facciamo qualcosa finiremo col lasciare alle organizzazioni mafiose il controllo del territorio e diventeremo come la Sicilia o la Calabria o la Campania del passato? In quelle regioni sono nate le mafie ma anche lantimafia, c un risveglio delle coscienze, i cittadini si rendono conto che devono scegliere da che parte stare, sono nate associazioni di giovani come Addio Pizzo ma anche la Confindustria ha preso una posizione chiara e precisa, estromettendo gli imprenditori collusi. Da noi questa mentalit tutta da costruire. Ci sono associazioni come Libera, Saveria Antiochia Omicron, i Circoli Impastato e tanti altri piccoli gruppi, ma per cambiare la mentalit diffusa il lavoro da fare enorme. Negli incontri sporadici con studenti che organizziamo nelle scuole misuriamo lenorme ignoranza sul fenomeno, che non rientra nei programmi e non esiste quasi sui libri di testo. Per impegnarsi occorre invece una conoscenza seria e approfondita. Loro intanto hanno mutato strategia, non organizzano stragi (per fortuna) per non creare allarme sociale. Leffetto boomerang di Capaci e via DAmelio lo hanno metabolizzato con cura. Se chiedono il pizzo una cifra sopportabile, che non strozza. Quindi gli imprenditori e i commercianti non denunciano, subiscono ma stanno zitti, come ha dichiarato il Procuratore antimafia Ilda Boccassini. Convivere con la mafia diventato unabitudine, considerata meno pericolosa che opporsi e chiedere laiuto della polizia. Una nota positiva per c: il Consiglio Regionale della Lombardia nellautunno 2010 ha deciso allunanimit di prendere una netta posizione contro la criminalit organizzata, ha consultato esperti e associazioni antimafia e nel febbraio 2011 ha emanato una legge per lEducazione alla Legalit che permetter (speriamo) a molte scuole di realizzare progetti antimafia. Con trenta anni di ritardo rispetto alla Sicilia, dove una legge simile ha visto la luce nel 1980, ma una svolta importante.

*Direttrice Associazione Saveria Antiochia Omicron

DARSENA, NAVIGLI, TORTONA: IL TERRITORIO NON CARNE DI PORCO Giuseppe Ucciero


Navigli e via Tortona trovano il loro punto di giunzione, fisico e simbolico, nella Darsena. Lo strettissimo triangolo allapice del Ticinese soffre sempre pi per la congestione generata dalla localizzazione senza regole, gomito a gomito, dei distretti del divertimento e del design, su di un tessuto urbano prezioso ma delicato. Un tessuto che, proprio per i suoi valori ambientali e storico culturali, attrae sempre pi numerose imprese e persone, in un cortocircuito che valorizzandola certo come piattaforma unica delle proposte le-

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gate al gusto, al loisir urbano, e allimmateriale, induce anche degrado, invivibilit, scarsa qualit urbana. Qui si pu toccare con mano quanto sia dannosa unidea di governo cittadino che semplicemente lascia fare, nella superstiziosa idea che, da soli, i soggetti in causa possano trovare metodo e rimedi efficaci al loro disagio. Cos, ristoratori e residenti, negozianti diurni e giovani di tutte le et, si contrappongono da anni in un braccio di ferro che sembra senza via duscita e da cui tutti escono perdenti. Eppure tutti sarebbero vitalmente interessati a sostenere proposte di sviluppo fondate sul concetto unificante della qualit urbana, cosa che chiede per come condizione essenziale lentrata in campo di unamministrazione che si impegni a elaborare una nuova sintesi dellidentit del quartiere. Una sintesi che non occulti quanto di nuovo ormai caratterizza il quartiere, senza per schiacciare quanti ci vivono in un incubo ad aria condizionata. Una sintesi che sappia ri-

conoscere nella Bellezza il Bene comune per la sostenibile creazione di valore delle imprese e per la fruizione sociale dei luoghi. E qui casca lAsino: non solo la Giunta Moratti non ne stata capace, limitandosi a una visione ideologicamente pigra della trasformazione del territorio. No, ci ha messo del suo: ecco cos sommarsi, al degrado ereditato da quindici anni di centrodestra, un nuovo, gravissimo, sfascio che va messo tutto sul conto particolare della Moratti; il caso Darsena. Altro che Milano citt dacqua! Altro che Expo della sostenibilit! Da sei (6) anni, divertimento e design hanno, come fondale privilegiato per le loro rappresentazioni del gusto, le evoluzioni di ratti, spazzatura e marciume, abbandono e degrado ambientale e sociale: un gravissimo danno per tutti, residenti, imprese e ospiti. La Darsena potrebbe essere invece una risorsa in pi, una grande riserva di spazio attrezzata (la Piazza dAcqua), da porre in gioco, nella ricomposizione

dei diversi interessi, verso una qualit urbana allinsegna della vivibilit, della memoria e della socialit, valori che non solo migliorano la qualit della vita dei residenti ma attrezzano, rafforzandoli, i distretti del divertimento e del design. Linadeguatezza e la cattiva volont politica della Moratti hanno condannato la Darsena a un presente di devastazione, sottraendo a tutti una fondamentale risorsa di vita e sviluppo: questo disastro simbolo plastico del suo volere male a Milano. Per questo non ci si pu sottrarre a uno sforzo collettivo che sappia unire alla denuncia serrata di questo stato di cose anche uno sforzo particolare di elaborazione e di proposta innovativa e fare del Ticinese un luogo rinnovato dove socialit, energie imprenditoriali e ospitalit, ri-trovano loccasione per una nuova e pi efficace sintesi. Le Elezioni del 2011 sono una preziosa occasione per tradurre in concreto la visione e la disponibilit di tanti, residenti, imprese e ospiti, a svilupparla: non sprechiamola.

PROFUGHI: LA PROVINCIA E IL NO FACILE DI CHI NON CONTA NIENTE Lamberto Bertol


Ribadisco che la Grande Milano non pu offrire accoglienza agli immigrati che stanno fuggendo dai sommovimenti in atto nel Nord Africa, ha appena dichiarato il presidente della provincia di Milano, Podest. Ecco lennesima rinuncia delle giunte di centrodestra a governare i fenomeni per usarli invece come propaganda. E questa la politica del fare? Si enfatizzano le emergenze, alimentando le paure. Si fanno dichiarazioni superficiali senza cercare soluzioni. Si smuovono le viscere delle persone invece che assumersi responsabilit. Nei giorni scorso, del resto, abbiamo visto diversi esponenti politici milanesi chiamare clandestini i profughi dal Nord Africa. Vorrei partire proprio da queste dichiarazioni per proporre alcune riflessioni sullo stato delle politiche sociali di Milano: siamo di fronte ad unassenza complessiva di pensiero e di politiche di promozione del benessere. Proprio la questione degli immigrati e della loro partecipazione alla vita pubblica della citt ne un esempio emblematico. Milano non parla pi con il 16% dei milanesi, immigrati appunto, che considera come corpi estranei. LUfficio stranieri ridotto allimpotenza; il Comune ha rinunciato a un ruolo attivo nei confronti delle vittime di tratta; e negli ultimi dieci anni i minori immigrati diventati adulti, ma trattati come soggetti non graditi, hanno maturato un senso di alienazione crescente. Questo modo di affrontare le questioni sociali ha prodotto macerie. Per le politiche sociali non pi tempo di resistere: il momento di ricostruire. A cominciare da un nuovo welfare, non assistenziale, ma capace di promuovere opportunit e integrazione. Su questo versante lattuale amministrazione ha fallito. Nel corso dei diciotto anni di governo di centrodestra le politiche sociali a Milano hanno infatti subito colpi sempre pi duri. Esperienze importanti sono state interrotte. Le reti di risposta ai bisogni sono sfibrate, lacerate. Gli operatori sociali stanchi e sfiduciati. Allinterno dellamministrazione comunale prevalgono la solitudine e la demotivazione; allesterno, il terzo settore guarda con sempre maggiore diffidenza a una classe dirigente inaffidabile e poco autorevole. A questo si aggiunge la crisi economica che rende ancora pi complesso lobiettivo di riprogettare il welfare milanese. Da un lato, infatti, diminuiscono le risorse, dallaltro aumentano e si differenziano i bisogni. Eppure sono convinto che alcune scelte strategiche sono ancora possibili. Ecco alcune leve per ricostruire: a) Regia pubblica e nuove municipalit - Il comune deve tornare a gestire i processi di partecipazione, indicare le priorit, costruire reti, promuovere pensiero sul benessere a Milano. Milano una citt ricchissima di competenze, iniziative e risorse economiche. L'associazionismo, il volontariato, la cooperazione, le fondazioni hanno in questi anni proposto molti interventi e progetti, ma mancata la regia pubblica. Una grande assente, che rinunciando a svolgere con competenza e autorevolezza il suo ruolo, ha fatto s che spesso gli interventi sociali, in un contesto di drammatica frammentazione, fossero ridondanti per alcune aree e latitanti per altre. Le nuove municipalit potranno rappresentare una risposta a questa criticit, avvicinando l'amministrazione ai quartieri e diventando un punto di riferimento per una progettazione che parta dai bisogni e dalle risorse sul territorio. Le fondazioni e il terzo settore devono inoltre essere coinvolti in modo non rituale e burocratico, superando le rigidit degli attuali piani di zona. Il terzo settore

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deve tornare a essere un partner della progettazione e non solo un fornitore. b) Una macchina amministrativa efficiente e competente - La macchina comunale pu tornare a innovare e ritrovare autorevolezza ed efficacia attraverso: 1) il coinvolgimento dei quadri per razionalizzarne i settori; 2) un piano straordinario di formazione e preparazione al lavoro sul territorio; 3) la meritocrazia nelle nomine; 4) nuovi orari di apertura al pubblico dei servizi c) Welfare comunitario - Per favorire coesione e quindi benessere, occorre restituire protagonismo alle comunit locali, promuovendone la responsabilit, senza pi delegare le risposte ai professionisti del sociale. Serve una politica capace di

integrare il modello di welfare tradizionale, incentrato sulla risposta personalizzata al bisogno, con un approccio che consideri il territorio come luogo di sintesi e integrazione delle diverse politiche di governo della citt. La proposta dellOfficina per Milano di Pisapia di riorganizzare i servizi comunali attorno ai Centri di Quartiere va esattamente in questa direzione. d) Integrazione di sociale e sanitario - Le politiche sociali e sanitarie devono tornare a essere integrate. In particolare la prevenzione e la tutela della salute fisica e psichica per minori e adulti, lintegrazione sociale e la riabilitazione dei disabili, richiedono interventi e percorsi di presa in carico integrati tra le diverse agenzie sanitarie, sociali e edu-

cative del territorio. Occorre garantire anche la continuit degli interventi al compimento del diciottesimo anno det, anteponendo il progetto di vita delle persone ai vincoli organizzativi. e) Prevenzione e promozione: le politiche sociali, un investimento e non un costo - Si deve abbandonare quella logica emergenziale da cui siamo partiti per queste considerazioni, logica che lascia esplodere le situazioni, per intervenire solo quando i problemi si sono incancreniti. In sintesi, la logica del fa meno che si pu. Al contrario, bisogna promuovere sperimentazioni e interventi nelle situazioni di normalit: scuole, centri sportivi, luoghi di incontro e svago. Prevenire le emergenze e promuovere il benessere.

MERCATO IMMOBILIARE: LO SCHIAFFO DELLA MANO INVISIBILE Valentino Ballabio


Percorrendo sia in lungo che in largo la citt infinita si nota che la sequenza indistinta di palazzine residenziali, capannoni industriali, villette a schiera e centri commerciali ora appare assai spesso inframmezzata da scheletri di semicostruzioni, gru che protendono bracci inerti, cantieri deserti e abbandonati. Scorrendo inoltre le vetrine e i depliant delle numerose agenzie immobiliari proliferano gli annunci per improbabili affittasi e vendesi per ogni tipologia e metratura di unit abitativa. Scomparse per le diciture immerse nel verde (ahim alquanto ridotto e malridotto) sostituite invece da allettanti caratteristiche ecologiche e avanzate classi di risparmio energetico. Ma non certo possibile rottamare il ragguardevole patrimonio esistente che allo stato risulta invenduto e sfitto, come non appare in alcun modo ecologico lo sbancamento dei residui prati e campi coltivati. Lintreccio perverso tra deregulation legislativa statale e regionale, fame di introiti da costruzione per ristorare magri bilanci comunali, dislocazione degli investimenti dai settori produttivi a quelli finanziari e immobiliari ha raggiunto (forse, non c limite al peggio) lepilogo: la bolla immobiliare esplosa in parallelo con la crisi produttiva e occupazionale; la droga del mattone ha prodotto un coma da overdose. Leccesso di offerta ha causato la classica crisi di sovrapproduzione, come da bigino del marxismo, prendendo in contropiede i teorici dello spontaneo riequilibrio. La mano invisibile si ribellata, mollando un sonoro ceffone ai fautori a oltranza del meno stato e pi mercato. Il fronte dei pubblici poteri appare, in questa situazione, lanello debole. I sindaci pro-tempore troppo spesso si adeguano al meccanismo scellerato che lega le entrate destinate alle spese correnti alla svendita dei gioielli di famiglia, ovvero i beni territoriali, paesaggistici e ambientali ereditati da generazioni. Anche sul fronte ambientalista e di sinistra non si posta sufficiente attenzione alla endemica compromissione del territorio, a differenza del movimento per la difesa dellacqua pubblica che ha prodotto una vasta mobilitazione e il referendum. Eppure anche la terra, come lacqua, laria e le fonti energetiche (i quattro vecchi elementi empedoclei) ha natura di bene comune che precede e accompagna ogni pur legittima forma di utilizzo privato. Ma lideologia liberista egemone, adagiata sugli allori del trionfo non solo sulla opposta utopia collettivista bens anche su meri interventi regolatori della libera iniziativa (come da art. 41 Cost.) a ricevere limprevisto manrovescio. Se lavaro un capitalista maniaco e il capitalista un avaro raziocinante, il primo ha preso il sopravvento sul secondo. Il principio di avidit, secondo il quale il metro cubo comunque costruito vale di pi del metro quadrato nudo, ha guidato un espansione senza regole, tenuto conto che il contrappeso pubblico, in teoria impegnato alla funzione di vincolo e salvaguardia, nella sostanza saltato. I Comuni, rivendicando una autonomia malintesa ed esasperata, hanno di fatto rifiutato ogni forma di pianificazione sovra ordinata e coordinata, basata su previsioni dinsieme ragionate e realistiche, ignorando che il mercato immobiliare (in parallelo col mercato del lavoro) agisce in un medesimo bacino quantomeno metropolitano, e che pertanto le scelte delluno (a cominciare ovviamente da Milano e dal suo recente e sconvolgente PGT) si ripercuotono automaticamente sugli altri secondo la legge dei vasi comunicanti. Come se ne esce? Alla Grande Depressione la storia economica, in alternativa alle tesi catastrofiste e rivoluzionarie, ha offerto la risposta keynesiana: un massiccio intervento dello Stato per sopperire agli investimenti privati, sostenere la domanda e riequilibrare gradualmente il sistema. Nella nostra specifica situazione tuttavia lo Stato e le sue articolazioni, per note ragioni finanziarie e politiche, non appaiono in grado di far fronte a tali gravose e impegnative incombenze. Non da sottovalutare allora il rischio che questo vuoto venga riempito dallanti-stato. Come hanno messo in luce recenti autorevoli allarmi proprio la criminalit organizzata, infiltrata nelleconomia legale, che pu permettersi di immobilizzare a lungo termine e investire in diritti volumetrici, approfittando delleffetto combinato della crisi del settore e

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dellindebolimento di regole e controlli. La finanziarizzazione del mattone espone pertanto a seri rischi per la legalit e la democrazia, anche al Nord e anche qui attorno. Da notare per altro che lorganizzazione delle locali della ndrangheta copre in modo strategico i poli dellarea metropolitana. Ragion per cui risulta miope e riduttivo insistere,

come ha fatto al di l della buona intenzione lopposizione di Palazzo Marino nella legislatura che sta per concludersi, per istituire una commissione antimafia comunale visto che le basi malavitose stanno fuori dai confini del comune, magari a Corsico o a Buccinasco, o addirittura fuori provincia (dopo la incongrua separazione brianzola) a Desio e a

Seregno! Se invece il grave problema fosse affrontato nella dimensione della Citt Metropolitana, per altro lodevolmente evocata nel programma di Pisapia, questa proposta, doverosa in vista dellExpo, risulterebbe assai pi convincente e adeguata.

BRUNETTA & CARFAGNA: UNISEX CONTRO LE DONNE Ileana Alesso


Il 24 marzo 2011 passato quasi inosservato. Una data purtroppo importante per le pari opportunit nelle pubbliche amministrazioni. E una data che segna la fine della esperienza dei Comitati per le pari opportunit. Non ci sono pi Comitati per le pari opportunit, detti confidenzialmente CPO, negli 8.094 comuni e nelle 110 province e 20 regioni dItalia, nelle migliaia di istituti e scuole, nelle centinaia di Aziende sanitarie locali, nelle numerose Camere di Commercio e in tutti i consorzi nonch gli enti pubblici non economici, nazionali, regionali e locali che costituiscono il reticolo delle pubbliche amministrazioni italiane. Questo azzeramento dei CPO ufficialmente attribuito a esigenze di razionalizzazione della azione amministrativa poich da pi parti si detto che funzionavano poco e/o che funzionavano male. E molto semplice sottolineare che se davvero questo fosse stato il problema non vi era che provvedere a sollecitazioni anche forti, tramite diffide legali e responsabilit individuali, perch ottemperassero al proprio compito e funzione. In verit la questione che i CPO invece funzionavano, avevano legami con il territorio, erano presidi di democrazia, rispondevano a una esigenza che era (ed ) sancita dalla costituzione non solo dallart. 3 relativo alla eguaglianza ma anche e soprattutto dallart. 51 sulle parit di chances tra donne e uomini. Art. 51 che qualche anno fa stato riformato per aggiungervi la disposizione ai sensi della quale a tale fine la repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunit tra donne e uomini. E del provvedimento legislativo di azzeramento dei CPO tutto si pu dire meno che vada in questa direzione. Di questo si parlato nel convegno organizzato a Palazzo di Giustizia dal nostro CPO dellOrdine degli Avvocati di Milano, che prosegue la sua attivit in quanto escluso da questa strage ordita dalla legge 183 del 2010, con lassenso del Ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta e del Ministro delle Pari Opportunit, Mara Carfagna. A Palazzo di Giustizia la sala era gremita, gente del mondo forense, avvocati e magistrati, studenti, sindacalisti, persone interessate agli studi di genere, alcuni in piedi per pi di tre ore per seguire le relazioni del convegno, dopo lavvio del Presidente dellOrdine, avvocato Paolo Giuggioli, delle professoresse Marilisa DAmico, ordinario di diritto costituzionale alla Universit degli Studi di Milano, e Carmen Leccardi, ordinario di sociologia della cultura e delegata rettorale alle problematiche di genere della Universit di Milano Bicocca, nonch delle otto partecipanti alla tavola rotonda del convegno, introdotto e coordinato dalla sottoscritta. E adesso cosa succede nelle pubbliche amministrazioni? Succede che al posto dei CPO sorgono i Comitati unici di garanzia che non sono pi composti da persone elette ma designate e cooptate dalle amministrazioni, non hanno pi legami con le consigliere di parit provinciali e regionali ma solo con la consigliera di parit nazionale in una verticalizzazione irrazionale e centralistica. I Comitati unici hanno solo rappresentanze di lavoratori il che significa, ad esempio, che nelle Universit che vedevano nei CPO anche gli studenti adesso gli studenti non hanno alcun titolo di prendervi parte. E le Universit al pari degli istituti superiori costituiscono uno snodo fondamentale per la costruzione della cultura della parit di trattamento e di opportunit tra donne e uomini. Lo dice non solo la logica e/o il buon senso ma lUnione europea che questo compito assegna in via prioritaria, e a titolo di esempio per il settore privato, allo Stato, alle Regioni, alle Province e ai Comuni. I Comitati unici di garanzia svolgeranno quindi, nelle intenzioni del legislatore, i compiti di contrasto al mobbing e, allorch ne rimanga tempo, anche alle pari opportunit. Stupisce che non abbiano anche compiti in materia di sicurezza e sanit o edilizia poich il mobbing con le pari opportunit centra come i cavoli della famosa merenda. La schizofrenia alle stelle se si pensa che lo scorso anno, sempre su iniziative dei ministri Brunetta e Carfagna, la pubblica amministrazione ha introdotto per la prima volta nei criteri di valutazione della performance individuale e collettiva, il parametro delle pari opportunit, disponendo espressamente che per la valutazione della performance individuale siano esclusi i periodi di congedo di maternit, di paternit e parentale. Vi una chicca nella legge di azzeramento dei CPO ed che la composizione dei Comitati unici di garanzia, deve prevedere la presenza paritaria di entrambi i generi, cio quella composizione di donne e uomini in egual numero che invece invano auspicata nelle giunte comunali, provinciali e regionali nonch nei consigli di amministrazione delle partecipate dove c invece quello che con felice sintesi la sociologa Chiara Saraceno chiama il problema del monopolio maschile. Il Convegno, il primo su questo tema a Milano, ha raggiunto il suo scopo nel puntare i riflettori su questo azzeramento della esperienza e professionalit dei CPO e sullo snodo che si trovano ora ad affrontare le parit di opportunit in Italia.

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RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Mozart magnifico
Il Quartetto di Tokyo venne per la prima volta a Milano quarantanni fa, nel 1971: era il 9 dicembre, si cominciava ancora alle 21.30, e il programma prevedeva i Quartetti K. 155 in sol maggiore di Mozart, n. 6 di Bla Bartk, e opera 10 in sol minore di Debussy. Aveva appena due anni di vita ufficiale e i suoi giovanissimi componenti - tutti rigorosamente giapponesi legarono subito bene con la citt creando un legame molto solido, vorremmo dire affettuoso, che cresciuto con il tempo. Basterebbe ricordare il successo strepitoso ottenuto diciotto anni dopo, nel 1989 al Teatro alla Scala con lintegrale dei quartetti di Beethoven, per comprendere come abbiano oggi una autorevolezza tale da porlo fra i primi quartetti al mondo, forse al primo posto. Il minuto di raccoglimento per le vittime della tragedia giapponese, richiesto dai musicisti prima dellinizio del concerto di marted scorso al Conservatorio, e assecondato con sincerit dal pubblico della Societ del Quartetto (loro sponsor fin dalla prima presenza milanese) ha conferito alla serata una solennit e una intensit fuori dal comune. Il programma era di una gradevolezza e di un rigore a dir poco meravigliosi: tutto Mozart, con il Quartetto in re minore (la stessa magica tonalit del Don Giovanni!) K. 421, seguito da due Quintetti per due violini, due viole e violoncello - rispettivamente in re maggiore K. 593 e in do maggiore K. 515 - per lesecuzione dei quali si aggiunta la brava viola solista dei Berliner Naoko Shimizu. Difficile immaginare un modo pi pertinente per illuminare la grandezza e la complessit dellopera da camera di Mozart, quella che peraltro lo rappresenta pi intimamente e umanamente, e - ancorch nel suo caso sia men che mai lecito mettere in relazione la produzione musicale con la biografia - dobbiamo osservare le tre date di nascita di quelle opere: il quartetto del 1783, i due quintetti del 1787 e 1790. Le prime due coincidono con momenti di grande felicit: nel 1783 aveva ventisette anni, era arrivato a Vienna due anni prima, si era sposato e nella stessa notte in cui scriveva il quartetto - nasceva il suo primo figlio. (Mah!) Quattro anni dopo, nella primavera dell87, visse un momento magico: era reduce dal successo che le Nozze di Figaro avevano ottenuto il 17 gennaio a Praga e aveva appena ricevuto lincarico di scrivere una nuova opera (quel Don Giovanni che avrebbe visto la luce nella stessa Praga il successivo 29 ottobre): dunque grande euforia e facondia. Tutto era gi cambiato intorno a lui nel dicembre del 1790, un anno esatto prima di morire: la depressione lo attanagliava al punto che, salutando Haydn che partiva per Londra (dove avrebbe dovuto e voluto andare anche lui, se non avesse avuto i gravi problemi economici e familiari che tutti conosciamo), gli disse ci stiamo salutando per lultima volta in questa vita!. E purtroppo era vero. Nel susseguirsi di momenti cos diversi e tuttavia cos ravvicinati (sette anni di quella et, dai 27 ai 34 anni, in cui il tempo vola) troviamo tutti gli stati danimo di questo incredibile genio, dalleccitazione dellamore e soddisfazione per i successi fino alla grande mortificazione per lindifferenza del mondo e ai cupi presagi di una morte pi che prematura. Eppure in Mozart non vi mai disperazione, nella sua musica vi sempre fiducia e speranza, sembra esservi la consapevolezza di scrivere per leternit, quella stessa consapevolezza che avevano gli ateniesi quando costruivano il loro tempio in cima al colle. Una fede non incrinabile nella umanit e nella vita. Curioso che un messaggio di questo genere, cos radicato nella cultura e nella storia Europea, ci venga portato da musicisti con le radici nellestremo oriente; se dei quattro soci fondatori rimasta solo la viola un bel volto pensoso e concentrato nello strumento e nel gruppo giapponesi sono anche il secondo violino e la viola aggiunta, mentre primo violino e violoncello ora sono due americani. Ma curioso anche il fatto che tutti e quattro usino italianissimi Stradivari, tutti appartenuti a Niccol Paganini! In unepoca in cui imperversa superficialit e vuoto virtuosismo, che delizia ascoltare tanta naturalezza e compostezza, spontaneit che viene solo dal sapere e dallimpegno, fraseggi curati e raffinati al punto da annullare il rigore della scansione temporale per far emergere il fluire del tempo in una libert espressiva piena di poesia. E che meraviglia quei travolgenti finali mozartiani, veri scoppi di vitalit contenuti e controllati come fossero riflessioni sulle ragioni dellottimismo, eleganti giochi di societ per inebriare di bellezza! Certo, in alcuni tempi lenti c anche dolore, e anche profondo, ma mai strazio, piuttosto nostalgia di amore e di perfezione. E infine complimenti vanno anche alla Societ del Quartetto che per i programmi di sala rispolvera e utilizza i testi che Giulio Confalonieri scriveva negli anni Cinquanta, quando teneva indimenticabili e rivoluzionari cicli di conferenze sulla storia della musica, e alla sera ne discuteva con gli amici, al Giamaica, durante le interminabili e proverbiali partite a tresette! Musica per una settimana * gioved 31, venerd 1 e domenica 3 allAuditorium il Concerto per due pianoforti e orchestra di Bohuslav Martin (pianisti Jennifer Micallef e Glen Inanga) diretto da Wayne Marshall che poi, con il coro diretto da Erina Gambarini, esegue i celebri Carmina Burana di Carl Orff (i solisti di canto sono Maureen Braithwaite, David Allsopp e Kevin Short) * gioved 31 e sabato 2 al teatro Dal Verme lorchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Massimo Quarta con i pianisti Annamaria Ammara e Roberto Prasseda in un programma tutto Mendelssohn: due concerti per due pianoforti e orchestra (in realt il primo, firmato insieme allamico Ignazio Moscheles, stato da loro definito Duo Concertant pour deux pianos avec accompagnement d'Orchestre ad libitum en Variations sur la marche bohmienne tire du melodrame Precio-

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sa de C. M. de Weber) e la Sinfonia scozzese n. 3 opera 56 * gioved 31 segnaliamo il concerto che il trio composto da Gidon Kremer, Giedre Dirvanauskaite e Khatia Buniatishvili terr al Teatro di Chiasso in omaggio a Sofia Gubaidolina

* luned 4 al Conservatorio, per le Serate Musicali, il grande violinista Shlomo Mintz, insieme al pianista Peter Jirikowsky, esegue le Sonate n. 3, 5 e 7 di Beethoven * Nella prossima settimana la Societ del Quartetto e la Societ dei Concerti non prevedono appunta-

menti nelle loro usuali serate del marted e del mercoled al Conservatorio, mentre domenica 3 alle ore 10.30, alla Palazzina Liberty, Milano Classica insieme al Centro Culturale Rosetum presenter in concerto il vincitore del primo concorso internazionale Rosetum Giovani.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org AllHangar Bicocca va in scena latto terzo
Prosegue con la mostra Alcuni camminano nella pioggia, altri semplicemente si bagnano il terzo quarto di Terre Vulnerabili, progetto in quattro parti, a cura di Chiara Bertola, presso lHangar Bicocca. La mostra, contrassegnata dal tema della vulnerabilit, un progetto fortemente innovativo gi dallidea di partenza. Le quattro mostre infatti hanno preso forma attraverso vari incontri tra la curatrice e gli artisti, e ciascuno di loro ha ideato e sviluppato il proprio lavoro accordandolo a quello degli altri. Ma innovativa lo anche nella modalit di esposizione: quattro mostre per un periodo di sette mesi, in quattro fasi come quelle lunari (lultima sar ad aprile) per un totale di trenta artisti nazionali e internazionali con altrettante opere aggiunte fase dopo fase. Il titolo della terza esposizione molto poetico, Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano, e vuol essere unindicazione, una direzione da prendere. Lasciarsi bagnare dalla pioggia significa essere senza protezioni, vulnerabili appunto, ma allo stesso tempo significa avere la volont di lasciarsi suggestionare da ci che stiamo per scoprire camminando, incedendo nel percorso. Il titolo quindi un invito a lasciarsi invadere dalle sensazioni, in uno stato che si attraversa e dal quale allo stesso tempo si attraversati. Vuol essere la consapevolezza che in quel momento ci si sta bagnando, che si sta entrando in contatto con qualcosa di imprevisto ma che si decide di non evitare. Non una chiave di lettura obbligata dunque, ma piuttosto linvito a lasciarsi andare e a farsi trasportare dai vuoti e dai pieni, dalle luci e dalle ombre, dagli elementi leggeri come il vento e dalle emozioni, dai suoni delicati e forti, che costituiscono lessenza e i materiali delle opere esposte. La terza mostra vede la presenza di quattro nuovi artisti: Massimo Bartolini, Marcellvs L. e Franz West, nomi noti, pi una novit: Ludovica Carbotta, selezionata per il Progetto Chiavi in mano sostenuto da Fondazione Cariplo, allo scopo di dare gli strumenti necessari di formazione, produzione, divulgazione e promozione del proprio lavoro a chi esordisce nel mondo dellarte contemporanea. Questi quattro artisti che si aggiungono al gruppo rappresentano personalit molto diverse tra loro, con lavori differenti per dimensioni e materiali, alcuni di forte impatto emozionale, altri pi concettuali; in tutti il concetto di vulnerabilit declinato in modo personale, scopo che sta alla base della mostra stessa. Tutti i lavori sono site-specific, studiati apposta per lo spazio di Hangar Bicocca, permettendo cos a ogni artista di utilizzare lenorme spazio per creare qualcosa di specifico appunto, trovando qui la propria ispirazione. I loro lavori vanno ad aggiungersi a quelli degli artisti del primo e secondo quarto, seguendo lidea di uno spazio in continuo mutamento, che cresce nel tempo e modifica la visione di quanto gi esposto. Tra i progetti della nuova fase interessante linstallazione di Marcellvs L., che ha registrato i suoni prodotti dal trasporto di un pianoforte a coda sui canali della laguna veneziana e che ha preso il posto delle dissonanze create dai vasi di ghiaccio ora scomparsi di Elisabetta Di Maggio. Anche la grotta di cera Wax, Relax di Invernomuto inizia a sciogliersi lentamente, mentre sul lato opposto il labirinto di Yona Friedman aggiunge un piano, rendendosi cos ulteriormente disponibile ad accogliere opere degli artisti in mostra. La Mona Lisa dei Gelitin e lopera di Alice Cattaneo hanno cambiato non solo configurazione ma anche luogo. Per le loro opere Massimo Bartolini, Franz West e Ludovica Carbotta invece hanno scelto la verticalit, dialogando con larchitettura dello spazio circostante e con quella dei Palazzi Celesti di Anselm Kiefer. Terre Vulnerabili 3/4 Alcuni camminano nella pioggia, altri semplicemente si bagnano - Hangar Bicocca dall11 marzo, lultimo quarto l11 aprile Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, gioved dalle 14.30 fino alle 22.00, luned chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro

La formazione giovanile di Caravaggio tra Venezia e Lombardia


Ritorno a Milano in grande stile di Vittorio Sgarbi, che firma una mostra, Gli occhi di Caravaggio, presso il Museo Diocesano, tutta da vedere e che non mancher di catalizzare lattenzione del grande pubblico. Gi linaugurazione stata un grande evento, che ha visto protagonisti anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, arrivato da Roma appositamente, e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Certo, dopo i nuovi tagli alla cultura appare buffo che certe autorit partecipino alle inaugurazioni di mostre e musei, ma questa lItalia. I nomi della mostra sono di gran richiamo, Caravaggio appunto, ma anche quello dello stesso Sgarbi che, si sa, nel bene e nel male fa sempre parlare di s. E bene per fare fin da subito alcune precisazioni su che cos questa mostra e su cosa si deve aspettare

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il visitatore, visto che questa non una delle tante mostre su Caravaggio che si sono fatte in Italia fino ad oggi, ma ha un altro scopo. Per spiegare al meglio di cosa tratta questa mostra, bene concentrasi, pi che sul titolo, sul sottotitolo: Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Perch questo lobiettivo dellesposizione, ricostruire il possibile itinerario svolto dal Merisi nella sua giovinezza, prima di trasferirsi a Roma nel 1592-93 circa. Se di sicuro si sa che il Caravaggio fu allievo di Simone Peterzano per quattro anni, dal 1584 al 1588, poco si sa di quegli anni e di quelli, totalmente avvolti nel buio, che precedettero il suo viaggio nella capitale. La mostra, con le sue sessanta opere, crea un percorso geografico che ricrea i possibili viaggi fatti dal Merisi, come disse gi nel 1929 Roberto Longhi: non si pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di l a Lodi e a Milano. Gi ai tempi dei suoi Quesiti caravaggeschi, il Longhi, pur credendolo ancora nativo del borgo di Caravaggio, tracci quellideale itinerario di citt e pittori che rappre-

sentarono davvero gli albori della pittura del giovane Michelangelo Merisi. Ecco allora che proprio su queste citt si concentrano le cinque sezioni della mostra: Venezia, Cremona, Brescia, Bergamo e Milano. Al loro interno possibile ammirare capolavori preziosi di Tiziano, Giorgione, Tintoretto, Lorenzo Lotto e Jacopo da Bassano, maestri veneti dalle incredibili abilit coloristiche e tonali; nella sezione di Cremona sono raccolti i diretti precedenti per i notturni e le pose caravaggesche, ovvero le enormi pale di Antonio e Vincenzo Campi; nella sezione di Brescia non possono mancare Savoldo e il Moretto, cos come nella rivale Bergamo spadroneggiano i ritratti di Giovan Battista Moroni. E a Milano poi che troviamo i maestri pi diretti del Merisi, come Simone Peterzano e altri artisti che probabilmente conobbe e da cui prese lattenzione per la natura e la realt: il Figino, Fede Galizia, Lomazzo, Giovanni Agostino da Lodi. Questi i nomi importanti che conducono il visitatore a capire come sono nate, tra le altre, anche due opere di Caravaggio presenti in mostra: la Flagellazione di Cristo (1607-08), del Museo di Capodimonte, opera matura, posta accanto alle monumentali tele dei fratelli Campi (non si

potr non riconoscere gli stessi artifici); e la giovanile Medusa Murtola, seconda versione di quella pi famosa Medusa esposta agli Uffizi. Anche una terza opera era prevista e indicata (dai giornali) come punto centrale della mostra: Il riposo dalla fuga in Egitto della galleria Doria Pamphilj di Roma, eseguita nei primi anni romani. Al momento, per motivi tecnici, il quadro non ancora per esposto in mostra. Lo si attende con impazienza ma da sottolineare come la presenza o meno di quellopera non alteri il senso di unesposizione che per la prima volta mette in luce le origini davvero lombarde del Caravaggio, mettendo fianco a fianco opere di pittori lombardi e veneti che il Merisi vide e di cui serb memoria per tutta la sua breve, ma assolutamente rivoluzionaria, esistenza.

Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Museo Diocesano. Dal 10 marzo al 3 luglio. Orari: 10-18. Chiuso luned. Intero: euro 12. Ridotto: euro 10.

Il lascito dei Clark: gli impressionisti e un museo raro


Milano torna ad ospitare, a dieci anni di distanza dallultima volta, una vecchia passione, gli Impressionisti. E Palazzo Reale a presentare la prima tappa di un tour mondiale, che, partito da Williamstown, Massachusset, arriver a toccare tante citt importanti. 73 capolavori della collezione americana dello Sterling and Francine Clark Art Institute saranno esposti da qui a giugno per permettere anche al pubblico milanese di osservare opere importanti di maestri dellImpressionismo come Monet, Manet, Sisley, Pissarro, Renoir, Degas, Caillebotte, Berthe Morisot e Mary Cassat (uniche due donne del movimento), e altri ancora. Impressionisti ma non solo. Lesposizione comprende anche opere di artisti accademici dell800, quali William-Adolphe Bouguereau, Jean-Lon Grme e Alfred Stevens, ma anche i pittori della cosiddetta Scuola di Barbizon, diretta precedente dellImpressionismo, con nomi quali Corot, Rousseau e Millet. Una carrellata che ci porta per a conoscere anche alcune importanti opere di maestri del postimpressionismo, come Gauguin, con le contadine bretoni, Bonnard, con le sue ragazze colorate a campiture piatte, Daumier e, infine, il genio di Toulouse-Lautrec con i suoi ritratti pensosi e assorti. Una mostra varia e variegata, divisa in 10 sezioni tematiche che analizzano i principali temi trattati dagli Impressionisti: la luce, limpressione, la natura, il mare, il corpo, la citt e la campagna, i viaggi, i volti, i piaceri e la societ. Il percorso espositivo riunisce dunque i capolavori dei pi grandi artisti francesi che, nelle loro varie evoluzioni e declinazioni, dal realismo, allimpressionismo al post-impressionismo, si sono confrontati con queste tematiche rivoluzionando il concetto di pittura e il ruolo dellarte nella societ borghese dellepoca. Societ con cui tutti gli artisti esposti si sono dovuti scontrare, spesso nel vero senso del termine. La mostra propone quindi un percorso gradevole, una piacevole passeggiata da fare attraverso le sale, rimirando opere che ottennero successi strepitosi al Salon francese, luogo deputato per esporre opere di pittura accademica; ma anche opere, alcune davvero notevoli, che non furono nemmeno prese in considerazione ai tempi, e anzi furono assolutamente incomprese e schernite. Opere che, in realt, portarono ad una rivoluzione totale dellarte e del modo di dipingere, per tecnica e soggetti. Certo la mostra non brilla per avere capolavori a livello assoluto, ma questo facilmente spiegabile raccontando la storia e il carattere di chi questa collezione mise insieme. Robert Sterling Clark fu uno di quei personaggi fuori dalla norma, allora come oggi. Nato nel 1877 da una famiglia americana ricchissima (il nonno fu socio in affari di quel Singer delle macchine per cucire), eredit una fortuna da parte di padre e di madre, e questo gli permise

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di vivere una vita agiata e lontana dalle preoccupazioni pi banali. Spirito indomito, allergico alle formalit della sua famiglia, organizz una spedizione di studio a cavallo nella Cina e ne scrisse un libro. Visti i rapporti tesi con uno dei fratelli, decise di sfuggire allambiente borghese di New York trasferendosi a Parigi. Tappa fondamentale questa, che gli permise, oltre che di iniziare a collezionare arte, anche di conoscere una graziosa attrice della Comdie-Franaise, Francine Clary, con la quale inizi uno straordinario percorso di vita, e che spos nel 1919. Gi dagli anni 10 Clark inizi a interessarsi e a comprare opere darte, per lo pi dipinti, dei grandi maestri del Rinascimento italiano come Piero della Francesca e Ghirlandaio. Poi la sua passione sindirizz, quasi per caso, verso gli Impressionisti, conosciuti attraverso mercanti darte suoi amici. Uomo che non amava le luci della ribalta, Sterling inizi la sua attivit di collezionista quasi nellombra, scegliendo opere s di

grandi autori, ma che soprattutto colpivano e affascinavano lui e la moglie. Una scelta istintuale, lontana dalle logiche di mercato o dalle mode. E fu cos che nel 1913 arriv a comprare il suo primo Renoir, primo appunto, di oltre 30 quadri del maestro francese, che divenne il suo preferito in assoluto e di cui am circondarsi esponendo queste opere nelle sue varie case. Se gi dal 1913 aveva pensato ad organizzare un suo museo privato, solo a 70 anni Sterling arriv a decidere di crearne uno suo per davvero. Dopo una vita trascorsa tra New York, Parigi e la casa di famiglia dei Clark a Cooperstown, la coppia decise di creare un nuovo edificio in stile classico a Williamstown, Massachusset. Unala di questo palazzo, inaugurato nel 1955, divenne la loro casa, finch la morte non colse Sterling a poco pi di un anno dalla creazione di questo museo. Un lascito importante, quello di Robert e Francine, fatto da unincredibile collezione di dipinti ma anche di oggetti dargento, porcellane, libri antichi,

stampe e disegni. Listituto fu corredato anche da una generosa donazione e da unintelligente e liberale statuto che ha permesso allistituzione di non essere solo un museo, ma anche un centro di ricerche di fama mondiale, promotore di attivit e stanziamenti a favore dellarte e delle persone che di arte si occupano. Quello stesso statuto permette che, anche oggi, la collezione venga accresciuta e integrata da nuovi acquisti, fatti sempre pensando a quei criteri di scelta che usavano Sterling e Francine e che hanno permesso lacquisto di nove nuove opere presenti in questa mostra.

Gli impressionisti. I capolavori della Clark Collection. Palazzo Reale 2 marzo 19 giugno 2011 Orari: lun. 14.30 - 19.30. Mar, mer, ven e dom 9.30 -19.30. Giov e sab 9.30 - 22.30 Biglietti: Intero 9,00. Ridotto 7,50

La commedia delle arti di Savinio


Prima settimana di apertura per una mostra affascinante quanto complessa. Protagonista il grande dilettante, come amava definirsi lui, Alberto Savinio, al secolo Andrea De Chirico. Fratello proprio di quel De Chirico, Giorgio, che fu per certi versi pi famoso di lui ma anche diversissimo, e proprio questo gli fece decidere di assumere il nome darte di Savinio. La mostra vuol essere unantologica a tutto campo sullarte saviniana, la pi grande mai fatta da trentanni a questa parte. Cento e pi opere esposte, dipinti ma non solo, divise in cinque sezioni tematiche: mito, letteratura, architettura, oggetti e scenografie. S, perch Savinio fu un artista a tutto tondo, di quelli eclettici che forse al giorno doggi non esistono pi. Scrittore, pittore, compositore, drammaturgo, scenografo e regista teatrale. Scopo della mostra proprio il ripercorrere tutte le attivit a cui si interess nel corso della vita, analizzando temi e modi del suo linguaggio. La mostra, curata da Vincenzo Trione (lo stesso curatore dellepica mostra di Dal chiusa un mese fa), propone un incipit e una fine di percorso molto particolari. La voce di Toni Servillo, infatti, accoglie il visitatore nella prima e nellultima sala, declamando a gran voce testi e pensieri di Savinio. Perch solo con le parole di Savinio si pu capire larte e il Savinio-pensiero. Non sproloqui di critici, esperti ecc., ma parole vere, autentiche del maestro, che tanto lasci scritto e che tanto si prodig affinch la sua arte fosse spiegata per ci che era veramente. Difficile inquadrare Savinio a priori, in qualche corrente artistica predefinita. Certo, conobbe i Surrealisti, certo suo fratello fu esponente di spicco della Metafisica. Ma Savinio elabor una poetica tutta sua, non convenzionale neanche per queste correnti di rottura. Apollinaire, amico dei De Chirico ed estimatore dellopera di Savinio, disse di lui che era grande come i geni del Rinascimento toscano. Nato in Grecia, rimase profondamente influenzato dalla cultura classica di quella terra, tanto che dipinse a pi riprese miti classici ed eroi, fino a identificarsi con Hermes, il pi misterioso e ambiguo dio dellOlimpo. Per Savinio la pittura deve essere antinaturalistica, non deve mai assomigliare alla realt, deve essere un mezzo per guardare oltre. E operazione mentale, concettuale, esercizio della mente. Limportante lidea, ed per questo che ogni medium pu essere valido: pittura, disegni, teatro, parole. I riferimenti culturali sono tanti, dalla monumentalit della pittura italiana degli anni 20 e 30, alla rivista Valori Plastici, allarchitettura razionalista, ma presente anche il mondo dellinfanzia, con le famose Isole dei giocattoli, mausolei riferiti a un tempo e a un periodo scomparsi per sempre; i miti greci, la letteratura, con omaggi allamico Apollinaire; lossessione per le aperture, finestre che mettono in scena, teatralmente, potremmo dire, i soggetti dipinti; e ancora donne e uomini in abiti e interni borghesi, omaggio ai suoi familiari, ma con la faccia di galli, pellicani, struzzi e anatre, creature mutanti di un altro mondo. Concludono questo surreale percorso oggetti, abiti, mosaici e decorazioni create da Savinio nelle sue sperimentazioni, per terminare con la bellissima sezione teatrale in cui sono esposti disegni, bozzetti e maquette dei suoi spettacoli, di cui fu spesso regista e drammaturgo. Io sono un pittore oltre la pittura, disse. Oggi non possiamo che dargli ragione.

Alberto Savinio. La commedia dellarte Palazzo Reale. Fino al 12 giugno. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.30-

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22.30. Biglietti: intero 9 euro, ridotto

7,5 euro.

Teste composite, ridicole e reversibili. Tra Leonardo e Caravaggio, lArcimboldo riscoperto


Dopo la grande mostra di Parigi del 2007, finalmente anche Milano celebra un suo grande artista con unesposizione importante e densa di contenuti e nuove scoperte. Lartista in questione ovviamente Giuseppe Arcimboldi, meglio conosciuto come lArcimboldo, genio venerato dai contemporanei, dimenticato dalla critica dei secoli scorsi, riscoperto e osannato solo dai Surrealisti in poi. Una mostra, quella allestita a Palazzo Reale, che ha come scopo quello di reinserire nel contesto milanese dorigine lArcimboldo e la sua cultura figurativa, che proprio qui si form, e soprattutto cercare di capire il motivo che spinse Massimiliano II dAsburgo a volerlo alla sua corte. Ecco perch le undici sezioni della mostra tracciano un excursus lungo ed esaustivo, da Leonardo al giovane Caravaggio, sul clima artistico che caratterizz gli anni giovanili dellArcimboldo. Si parte allora con i magnifici disegni di Leonardo e dei suoi seguaci, fondamentali per capire il punto di partenza per la creazione delle famose teste arcimboldiane. Fu Leonardo, infatti, studiando e disegnando volti di vecchi, personaggi tipizzati e infine volti apertamente caricaturali, che diede il via a quel genere di disegni, declinati sotto varie forme e aspetti dai suoi allievi. Melzi, Figino, Luini, Della Porta, De Predis, Lomazzo e altri ancora sono solo alcuni dei nomi presentati in mostra, con disegni che ci mostrano non solo lo studio attento dei volti ma anche la rivoluzionaria apertura alla natura e alla sua descrizione analitica iniziata sempre dal maestro fiorentino e trasmessa ai suoi allievi, come Cesare da Sesto. Per capire il clima della Milano del 500, la seconda sezione introduce a quello che era il fiore allocchiello della citt in quel secolo, le arti suntuarie. Botteghe di armaioli, cristallai, ricamatori, orafi, intagliatori di gemme e tessitori, i cui prodotti erano richiestissimi dalle corti di tutta Europa. Milano capitale del lusso e delle nuove tendenze non solo ora, ma anche cinque secoli fa. Si prosegue con i primi lavori giovanili di Arcimboldo, le vetrate del Duomo realizzate sui suoi disegni, a confronto con quelle del padre Biagio, artista di una generazione precedente, ancora estraneo ai tormenti manieristici; e il grande arazzo del duomo di Como realizzato sempre su un suo cartone. La sezione successiva dedicata agli studi naturalistici, illustrazioni di piante e animali, con disegni autografi dellArcimboldo stesso, attraverso i quali si potr capire il lato scientifico del Rinascimento e la smania di collezionismo dei signori di tutta Europa attraverso la creazioni di Wunderkammer, camere delle meraviglie, in cui racchiudere tutte le rarit, le stranezze e anche le mostruosit della natura. Lallestimento, curatissimo in ogni dettaglio, aiuter il visitatore a entrare nello spirito dellepoca, con la ricostruzione di parte di un vero studiolo cinquecentesco. Si arriva infine a quelli che sono i dipinti pi famosi e ammirati dellArcimboldo, le Quattro Stagioni, qui presenti nelle tre versioni esistenti, quelle di Monaco, di Vienna e del Louvre. Unoccasione unica per confrontarle e vederne gli sviluppi stilistici, con anche una nuova scoperta. Si ritiene infatti che la prima versione, quella di Monaco (1563), sia stata fatta dal giovane Arcimboldi a Milano e portata come dono di presentazione agli Asburgo nel 1562. Non pi dunque unorigine doltralpe, ma unulteriore conferma che le Stagioni si situano nella tradizione milanese delle teste iniziata da Leonardo e analizzata nella prima sezione. Oltre alle Teste, si potranno ammirare anche i Quattro Elementi, mezzi busti umani ma costruiti con oggetti e animali relativi ai diversi elementi naturali: pesci e animali marini per lAcqua, armi da fuoco, candele e acciarini per il Fuoco, una incredibile variet di volatili per lAria, elefanti, alci e cinghiali per la Terra. Animali studiati nel dettaglio di cui si possono riconoscere fino a cinquanta specie diverse per opera. Arcimboldo come straordinario pittore naturalista in linea con gli interessi del secolo. Passando attraverso i disegni degli accademici della Val di Blenio, che aprirono la tradizione della poesia dialettale milanese e ripresero le teste di Leonardo in senso fortemente caricaturale, si arriva alla sala delle feste, dove sono stati ricostruiti anche due esempi di apparati effimeri. Laustera Milano di san Carlo Borromeo era per anche la Milano degli sfrenati festeggiamenti del Carnevale, delle mille occasioni per inscenare balli, feste pubbliche, tornei e sfilate in costume. Arcimboldo fu un grande ideatore di eventi e costumi speciali, tanto che si pensa sia stata la sua abilit in questo campo a farlo conoscere allimperatore; in questa sezione sono presentati alcuni disegni originali (in ogni senso) di vestiti e modelli per apparati trionfali dedicati a Massimilano II. LArcimboldo ebbe un gran successo presso la corte asburgica, tanto che lo volle presso di s anche il successore di Massimiliano, Rodolfo II, che decise di lasciarlo tornare in patria solo a 61 anni, come ci dice in modo camuffato lArcimboldo stesso in un suo bellissimo autoritratto, con la promessa per di continuare a mandargli dipinti e disegni. Eccolo dunque creare le sue opere pi ammirate dai contemporanei, la Flora (ora dispersa), e il Vertunno, straordinario ritratto dellimperatore in veste del dio, creato attraverso frutti composti insieme e osannato dagli umanisti del tempo attraverso rime, madrigali e panegirici. Oltre che alle teste ridicole, il Bibliotecario e il Giurista, mezzi busti creati con gli elementi tipici del proprio mestiere, Arcimboldo dipinse anche due bellissimi esempi di teste reversibili, lOrtolano e la Canestra di frutta. Se guardati a prima vista, le composizioni sembrano rappresentare solo una banale natura morta. Se rovesciati, appunto, questi due dipinti ci mostrano nuovamente due ritratti, due volti, creati con un perfetto assemblaggio di ortaggi e frutta. Un divertissement pregiato e ricercato per lepoca. Si arriva infine allultima opera di Arcimboldo, tra laltro di recente scoperta e attribuzione: la Testa delle quattro stagioni dellanno, un mix di tutti gli elementi naturali gi usati in precedenza, per andare a creare forse la sua opera somma. Chiss che il giovane Caravaggio, che abitava a poca distanza dal grande artista, non abbia visto le sue nature morte assolutamente innovative e moderne, e sia partito proprio da l per ripensare, a suo modo, questo tema. Insomma una mostra ben curata, scientificamente innovativa, che anche grazie allallestimento assolutamente suggestivo, permetter di

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comprendere appieno e sotto nuova luce unartista per molti secoli ingiustamente dimenticato.

Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio. Palazzo Reale, 10 febbraio 22 maggio 2011 Orari: tutti i giorni 9.30-19.30,

Luned 14.30-19.30, Gioved e Sabato 9.30-22.30. Costi: Intero 9,00. Ridotto 7,50

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org SILVIO FOREVER


di Roberto Faenza e Filippo Macelloni [Italia, 2011, 85] con il doppiaggio di Neri Marcor
Questo progetto cinematografico realizzato da Roberto Faenza e Filippo Macelloni con i testi di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ripercorre interamente la vita dell'uomo pi noto e pi potente d'Italia, Silvio Berlusconi. Biagi ipotizzava un Berlusconi annunciatrice, Montanelli lo definiva il pi grande piazzista in circolazione. I due registi del film gli hanno permesso un passo ulteriore: finalmente attore protagonista e voce narrante delle proprie impareggiabili gesta. Berlusconi, come pi volte ci ricorda nel film, ha fatto dell'infallibilit, spesso presunta, una ragione di vita e di successo. Da giovane era il pi abile conquistatore, il preferito dai professori come studente, un venditore modello, un imprenditore generoso e lungimirante, un politico fedele ai propri principi e alle promesse, un intrattenitore fenomenale. Gli italiani nel 1985 sono persino scesi in piazza per difendere le sue televisioni, per tutelare il loro diritto alle serie e ai programmi proposti dalle sue reti commerciali. La programmazione e i contenuti del mezzo televisivo hanno fortemente influenzato le aspettative, i desideri, lo stile di vita del popolo italiano. Berlusconi, perci, non ha avuto bisogno di scendere in politica e professare una verit inconfutabile, egli impersonava gi la verit. Rappresentava il modello a cui la maggioranza degli italiani aspirava. sempre riuscito abilmente a evadere dalla gabbia della coerenza. sceso in piazza per difendere i diritti della famiglia con due matrimoni e relativi divorzi alle spalle, ha accusato pi volte la sinistra di controllare l'informazione possedendo tre televisioni, un quotidiano e numerosi periodici, ha giurato che non si sarebbe mai pi seduto a tavola con Umberto Bossi. Il popolo italiano, una met abbondante, lo ama e lo segue da ormai diciassette anni. Questo film ci mostra le sue abilit, le sfaccettature della personalit del personaggio senza sfociare nella faziosit. Le sue storie d'infanzia, le sue boutade, le barzellette in pubblico, le canzoni servono a mostrare il suo lato umano e, al tempo stesso, costituiscono quel vantaggio comunicativo inaspettato e sbalorditivo oltre che quella parte segreta e fantasiosa che la sinistra ha fatto sempre cos fatica a comprendere e che da essa stata quasi sempre sorpresa. Silvio Forever un'ora e mezza di berlusconismo puro, originale, senza filtri. Silvio Berlusconi il comico, il giullare in prestito ormai perenne alla politica. Le parole che riporto qui di seguito sono di Arthur Koestler da Buio a mezzogiorno e hanno rappresentato il mio primo pensiero una volta uscito dalla sala cinematografica: In periodi di maturit dovere e funzione dell'opposizione ricorrere alle masse. In periodi di immaturit mentale, solo i demagoghi invocano il pi alto giudizio del popolo. In tali circostanze l'opposizione ha due alternative conquistare il potere con un colpo di Stato, senza poter contare sull'appoggio delle masse; o in muta disperazione buttarsi gi dall'ala... morire in silenzio Marco Santarpia In sala a Milano: Anteo, Eliseo, UCI Cinemas Bicocca

IL CONCERTO
di Radu Mihaileanu [Le Concert, Francia, Italia, Romania, Belgio, Russia, 2009, 119] con: Aleksey Guskov, Dmitri Nazarov, Mlanie Laurent, Franois Berland
Lorchestra un mondo, suoniamo assieme nella speranza di arrivare a un suono magico: larmonia. Questo il vero comunismo, dice pressappoco Andrei Filipov (Aleksey Guskov), prima di dirigere i suoi musicisti al Theatre du Chatelet a Parigi. Filipov, trentanni prima, era stato licenziato dal suo incarico di direttore dellOrchestra del Teatro Bolshoi di Mosca per essersi rifiutato di espellere alcuni musicisti ebrei. Il concerto [Le Concert, Francia, Italia, Romania, Belgio, Russia, 2009, 119] di Radu Mihaileanu racconta lopportunit di rivalsa di questi vecchi musicisti: terminare il Concerto per violino e orchestra di Tchaikovsky, brutalmente interrotto trenta anni prima dal regime brezneviano. Loccasione si presenta per caso. Filipov degradato a uomo delle pulizie del Teatro Bolshoi intercetta un fax nellufficio del direttore del Teatro: linvito del Theatre du Chatelet di Parigi per lOrchestra del Bolshoi. Con laiuto dellamico Sacha (Dmitri Nazarov) progettano una zingarata, riuscendo a riformare la vecchia orchestra e volare a Parigi allinsaputa di tutti. Mihaileanu gioca con ironia con gli stereotipi della Russia post-comunista, fatta di mafia, soldi e nostalgia dellantico regime. Diverte la sconquassata armata brancaleone, con musicisti ebrei che in ogni modo cercano di fare affari e gitani danzanti che tutto sembrano, tranne che strumentisti di una prestigiosa orchestra. Ridere un altro modo di piangere, disse Mihaileanu a proposito di Train de vie [Francia, 1998]; anche con Il concerto il regi-

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sta bravo a far ridere commuovendo. Splendida Anne-Marie Jacquet (Mlanie Laurent, bella) violinista solista scelta da Filipov per il concerto, inconsapevole di essere anchessa coinvolta nelle memorie di trentanni prima. Non si pu far rivivere il passato, confida a un rassegnato

Filipov. Ma sar la musica a smentirla. Saranno quei dodici minuti finali - sulle note di Tchaikovsky durante i quali l armonia suprema, come la chiama Filipov, riesce a trasformare la speranza in magia. Lorchestra incanta; Anne-Marie scopre il suo passato; noi, in sala, ridiamo e piangiamo, proprio come

avevamo fatto guardando Train de vie. Paolo Schipani In sala: Cinema SantAmbrogio Arluno (MI) - Gioved 31 marzo, ore 21, ingresso 3,50 euro

TEATRO questa rubrica a cura di Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org


Prima nazionale di My True Self della giovanissima compagnia di teatro danza Fattoria Vittadini al Teatro Ringhiera dal 31 marzo al 2 aprile. MTS una coreografia scritta per gli undici danzatori dalla coreografia israeliana Maya Weinberg, danzatrice della compagnia di Yasmeen Godder con la drammaturgia di Shir Freibach. Lo spettacolo mostra le dinamiche del desiderio di essere qualcun altro come mezzo per liberare il proprio vero io e realizzarsi a livello personale, esplorando levoluzione di tale desiderio nella creazione di una nuova idea concreta di se stessi. Inoltre Milano ospiter la tredicesima edizione del Danae Festival fino al 4 aprile, un progetto curato dal Teatro delle Moire che propone artisti italiani e internazionali sperimentali e di ricerca in diversi spazi della citt. Questa settimana numerosi appuntamenti con Cristina Rizzo a cui Danae dedica una personale, coreografa e interprete tra le pi interessanti della scena contemporanea. Evento speciale al Teatro i con Una manciata di Henne di Rany Moorthy allinterno del progetto triennale Intercultural Dialogues dellUniversit degli Studi di Milano e lUniversit di Warwick. Lautrice vive e lavora in Inghilterra e la sua famiglia originaria dello Sri Lanka e della Malesia, il suo lavoro intreccia il proprio vissuto con la scrittura per la radio, il teatro e la televisione.

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CINO ZUCCHI: RI-VEDERE MILANO


http://www.youtube.com/watch?v=B6P5-X7sjdI

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