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L.B.G.- LAGO DELLA BILANCIA DELLA MASSAIA DI MILANO Giuseppe Longhi MILANO LA NUOVA VIA DELLA SETA/1 Giovanni Agnesi UNA SOCIET SENZA DESIDERI Gianni Zenoni LA VITA TUTTA UN LOFT? Giuseppe Vasta PGT: UNA MINIERA PER AVVOCATI Jole Garuti MAFIA IN LOMBARDIA: ASPETTANDO UNA NUOVA CAPACI Giuseppe Ucciero DARSENA, NAVIGLI, TORTONA: IL TERRITORIO NON CARNEDI PORCO Lamberto Bertol PROFUGHI: LA PROVINCIA E IL NO FACILE DI CHI NON CONTA NIENTE Valentino Ballabio MERCATO IMMOBILIARE: LO SCHIAFFO DELLA MANO INVISIBILE Ileana Alesso BRUNETTA & CARFAGNA: UNISEX CONTRO LE DONNE VIDEO CINO ZUCCHI: RI-VEDERE MILANO MUSICA Lodovico Einaudi Due tramonti Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA Paolo Schipani e Marco Santarpia
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colloca Milano fra le cinque pi importanti metropoli al mondo, fortemente relazionata con Francoforte e le citt anseatiche in Europa, con le citt della costa del Pacifico in USA, un po meno con il sistema asiatico. Ma oggi lo scenario che emerge da questo database probabilmente da aggiornare in base a due importanti scelte dellUnione Europea che coinvolgono il ruolo di Milano: lattivazione della nuova via della seta (decisa nel 1995) e la trasformazione della sua visione spaziale
dalla Blue banana alla Catapulta verde. La nuova via della seta - Se nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, finisce lidea di Europa nata con la rivoluzione industriale, nellanno successivo il primo ministro cinese, con lidea del ponte euro-asiatico destinato a connettere il nuovo rinascimento (i territori con baricentro larcipelago che comprende Shangai, Busan e Tokyo) con la declinante Europa, nasce il nuovo spazio politico euroasiatico in cui dovr navigare la Milano del futuro. Prende corpo cos la nuova via della seta, destinata a collegare per ferrovia e telecomunicazioni a 20Mb la citt di Lianyungang nella Repubblica Popolare Cinese con Rotterdam (Olanda) e per nave Busan (Corea del nord) con Venezia e Trieste. Nel 1993 questa intuizione politica diviene realt grazie allUnione Europea, la quale finan-
zia la rete ferroviaria TRACECA Transport Corridor Europe - Caucasus Asia, e la rete di telecomunicazioni TAE Trans Asia - Europe. Questi programmi si svilupperanno sotto la supremazia tedesca, la quale nel percorso europeo della nuova via della seta, privileger i Balcani, isolando i paesi mediterranei. Inoltre la Germania ricaver notevoli benefici economici, grazie alla qualificazione delle sue grandi imprese: la Siemens si aggiudicher la riqualificazione ferroviaria e la Deutsche Telecom la realizzazione della nuova rete di TLC. Per Milano, con questi interventi: 1) si aprono le opportunit di scambi ad alta capacit di culture, merci e persone allinterno del continente euro - asiatico, se rinnover le sue infrastrutture fisiche e immateriali; 2) si rende urgente lintegrazione dellasse delle sue relazioni da Francoforte - New York con il sistema asiatico; 3) si apre il ruolo di citt mediatrice fra il sistema mediterraneo e balcanico. In sintesi, per Milano si apre un ruolo di leadership rispetto alla questione della connessione mediterraneo-oriente, senza la quale destinata a declinare. Il dialogo con le nuove megalopoli - Il percorso della nuova via della seta costellato di megalopoli, esito della recente crescita esponenziale della popolazione. Esse ci insegnano che il modello urbano europeo, segnato dal piccolo bello messo fortemente in discussione e deve essere ripensato per poter dialogare con le nuove economie di scala e di scopo generate dalle nuove realt urbane. A livello spaziale stiamo assistendo alla contemporanea presenza di molteplici fenomeni: dalla crisi degli impianti fisici urbani, a nuovi fenomeni prodotti dalla disponibilit di nuovi strumenti di comunicazione, che con-fondono la prossimit generata dalle relazioni virtuali con lurbanit. Questi fenomeni contribuiscono a generare nuove forme di urbanizzazione sostenibili e ubique, con cui Milano dovr abituarsi a convivere
per dialogare ad alta intensit con le nuove reti delle megalopoli. E da rilevare come al Piano del governo del territorio sfugga il ruolo motore nello sviluppo urbano del capitale sociale e della conoscenza, dando la priorit alle risorse fisiche, innescando cos attese speculative disgiunte da ipotesi di reale sviluppo. Dalla Blue banana alla Catapulta verde - Levoluzione del piano spaziale dellUE, propone sostanziali modifiche alla logica della Blue banana, fondata su un sistema metropolitano compatto con centro Londra, Parigi, Berlino, Rotterdam, a favore della Catapulta verde (definizione che devo allarchitetto danese Bjarke Ingels) che trasforma la Blue Banana in una struttura a grappoli il cui motore il Pentagono (Londra, Parigi, Milano, Stoccarda, Amburgo). La missione del nuovo assetto metropolitano pu essere identificata nella promozione del green new deal, ossia uno sviluppo compatibile con il potenziamento delle risorse umane e naturali, come prospettato dal documento di indirizzo dellUE Europa 2020. A Milano assegnato il ruolo di polo sud nel club delle metropoli europee di eccellenza con limpegnativo ruolo di essere la capitale mediterranea dellEuropa e di collegamento con i grappoli urbani con centro Vienna e Budapest, per connettere il Mediterraneo alla via della seta. In presenza di personale politico adeguato oggi dovremmo essere gli interpreti naturali della nuova missione del Mediterraneo e del Sud-Est Europa, che non un ruolo da poco. Le rapide trasformazioni che ci sono offerte dalla storia affidano a Milano il ruolo di gestire il dialogo con il sistema di megalopoli in sviluppo lungo il ponte euro-asiatico e di contribuire ai nuovi processi che stanno confusamente coinvolgendo il Mediterraneo. Quindi Milano citt ponte che dovrebbe abbandonare le sue infelici politiche di privilegio della crescita fondiaria, a favore di uno sviluppo delle risorse umane, coe-
rente con il potenziamento delle risorse naturali e integrato con le priorit della UE. Ne deriva un palinsesto di azioni articolato nei seguenti momenti principali: 1) rinnovare le infrastrutture: secondo la Conferenza di Lisbona occorre accelerare il rinnovo dei sistemi di telecomunicazione, per costruire lubiquitous city, una citt accessibile da ogni luogo e in ogni momento. Questo implica il rinnovo delle principali infrastrutture urbane: pubblica amministrazione, sanit, istruzione, servizi alleconomia; 2) sviluppare piattaforme integrate: significa operare verso lintegrazione di pubblico privato ricerca - produzione, al fine di sviluppare masse creative in grado di dialogare con i sistemi orientali. In concreto, le attivit dei diversi settori economici lombardi devono convergere verso il sistema di piattaforme economiche dellUE, per sviluppare unintegrazione intersettoriale metropolitana e lombarda riconoscibile a livello comunitario e globale; 3) operare in modo condiviso e collaborativo: questo messaggio indirizzato a istituzioni ed enti locali perch costruiscano delle attive reti collaborative di lavoro, al di l dei confini istituzionali. Infatti oggi stiamo assistendo alla nascita di una serie di alleanze metropolitane ad esempio fra Stoccolma, S. Pietroburgo e Varsavia, tra le citt delle Fiandre e Parigi, ecc; 4) allargare laccesso al sapere, incoraggiando le attivit di long life learning; 5) esaltare il concetto di ospitalit, ossia disponibilit a dialogare con il diverso. Anticipazione della relazione che il professor Giuseppe Longhi terr al convegno "Cosa dir il sindaco di Milano all'Earth Summit del 2012?" il 2 aprile 2011 a Milano, corso di Porta Nuova 32 h 9.30-16 segue nel prossimo numero
chezza e dellapparire; 2) il consumismo esasperato sviluppato dalla televisione commerciale che ha promosso una sovrabbondanza di offerta di prodotti e servizi sempre nuovi (telefonini, giocattoli, lotterie, ecc.) creando falsi bisogni e vuoti desideri; 3) il primato del mercato libero senza regole, della liberalizzazione delleconomia, di una finanza senza lacci e laccioli; 4) la fede in un progresso e in uno sviluppo senza fine, libero da ogni vincolo, autorit e controlli; 5) il credere a una verticalizzazione e personalizzazione del potere ai fini di un salutare decisionismo di chi governa. Lavvento della globalizzazione e lattuale crisi mondiale ha messo a nudo i limiti delle speranze, dei sogni e delle certezze coltivate dagli Italiani mettendo pesantemente in crisi non solo la nostra economia, ma anche la nostra cultura e la nostra realt politica. La nostra societ infatti deve affrontare lattuale difficile periodo purtroppo indebolita nella sua capacit di reazione dalla: 1) perdita di consistenza dei legami e delle relazioni sociali che condannano i singoli a uno stato di isolamento, inducendoli a un si salvi chi pu e ad un pericoloso vuoto sociale; 2) insicurezza, il vero virus che colpisce la nostra societ che per generazioni ha lavorato per garantirsi un lavoro stabile, la casa di propriet e un buon risparmio, certezze sempre pi messe in dubbio; 3) delusione nei confronti del mercato, il tradimento delleconomia che ha colpito i ceti medi sprofondando nella povert milioni di persone; 4) incertezza politica; 5) incapacit di sconfiggere la corruzione e levasione fiscale; 6) numeri preoccupanti quali due milioni e mezzo di giovani tra i 15 e 34 anni (il 19% del totale) che non hanno un lavoro e scoraggiati non lo cercano, due milioni e 900.000 lavoratori precari a tempo indeterminato o collaboratori a progetto, le centinaia di migliaia di cassaintegrati, un popolo che non riesce a costruire un progetto stabile
di vita; 7) da ultimo la mancanza di desiderio. De Rita di fronte a questo preoccupante panorama constata che Forse aveva ragione chi profetizzava che il capitalismo avrebbe trionfato con la strategia del rinforzo continuo dellofferta, strumento invincibile nel non dare spazio ai desideri. Il sovradimensionamento dellofferta ha portato allestinzione del desiderio.. Inoltre propone leggi securizzanti approntate dallalto con interventi volti ad assicurare le paure con pi controllo, pi obblighi e doveri per tutti per superare contingenze economiche e sbavature della convivenza collettiva. Partendo dal basso, accrescendo le capacit, la preparazione, la razionalit e la coscienza dei singoli attraverso politiche volte a valorizzare il merito. Ma tutto ci non basta, dobbiamo tornare a desiderare, che una virt civile. Il desiderio impone laltro liberandoci dalla soggettivit autoreferenziale, superando lattuale appiattimento, allargando lorizzonte... il desiderio esprime la volont di voler dire e di voler essere che oggi manca in tanti comportamenti. I Greci dicevano che virtuoso colui che sa modulare la potenza del proprio desiderio (senza vietarlo del tutto e senza del tutto accondiscendere a esso). In unintervista Massimo Recalcati (Presidente dellAssociazione di Psicanalisi ALI) in una intervista approfondisce cos, il concetto di desiderio e il perch della sua dissoluzione nella societ: Il discorso del capitalista esprime lidea che la salvezza dellessere umano, la possibilit di risolvere il dolore di esistere, data dalloggetto; per salvarci dobbiamo appropriarci di oggetti, salvo poi verificare che nessuno di essi basta a dare la felicit. Il desiderio ha una sua natura inconscia, non qualcosa che io posseggo, ma qualcosa che mi possiede, come nella dimensione cristiana della vocazione. Il desiderio non capriccio che coincide con la libert di fare
quello che si vuole. Esso implica una responsabilit non solo rispetto al nostro desiderio, ma anche rispetto al desiderio dellaltro, dunque un legame sociale. E desiderio quando siamo di fronte ad una scelta in cui va della nostra esistenza. Il desiderio si educa in un modo molto semplice, con la testimonianza. La testimonianza un sapere che incarna un desiderio.. Aldo Bonomi, Presidente dellAASTER associazione che si occupa delle dinamiche sociali ed economiche dello sviluppo territoriale, cos esprime una sua concreta proposta per superare questa crisi culturale: Sotto la pelle dello Stato possiamo scorgere tre grandi comportamenti collettivi: il rancore, la cura e loperosit. Se uno non ha pi desiderio sar dominato dalla paura, dallincertezza, e finir per chiudersi rancorosamente in se stesso. Per fortuna per in questa societ c ancora una solida comunit di cura, cio tutte quelle iniziative che hanno nel DNA il senso dellinclusione, il non profit, limpresa sociale, il volontariato.. Solamente una nuova alleanza tra leconomia competitiva (imprese piccole, medie e grandi) e chi produce bene sociale (volontariato, impresa sociale e non profit) potr ridare al paese un desiderio capace di costruzione.. Tale alleanza gi oggi attuabile facendo leva sul mondo del volontariato che non solo svolge una fondamentale opera di raccordo nelle comunit, ma continua a garantire servizi essenziali in questo nostro tempo di crisi. Un mondo che rappresenta il 26,2% degli Italiani (uno su quattro) di cui il 33% nella sanit. Ho letto con molto interesse e ottimismo il documento di De Rita e le diverse interviste nelle quali mi riconosco totalmente e che rappresentano le preoccupazioni e le speranze sociali, culturali ed economiche che da anni denunciamo su queste pagine.
del Piano Esecutivo il volume esistente veniva perso e in cambio autorizzata una densit edilizia cos bassa da essere sempre inferiore a quella esistente. La procedura legale, che si assoggettava alla normativa vigente di cambiare la destinazione da industria a residenza attraverso la procedura del Piano Esecutivo, era troppo penalizzante per loperatore che vedeva concludere il suo iter burocratico non prima di 5/6 anni dalla presentazione del progetto. La procedura para-legale attuata da altri operatori pi disinvolti attraverso una semplice DIA di manutenzione straordinaria si poteva attuare dopo 30 giorni dalla presentazione del progetto. (battaglia evidentemente persa per i Piani Esecutivi, iter burocratico da 30 giorni contro 2000 per aprire il cantiere). La prima estenuante procedura produceva normali alloggi in case pluriplano, la seconda i cosiddetti loft, tipologia edilizia daltronde assai richiesta dal mercato. Gli acquirenti di questi loft hanno agito con grande superficialit, vivendo come clandestini; solo ora con il PGT potranno regolare le loro posizioni pagando oneri, standard e bonifica del sedime. Non so come potr essere adempiuto questo ultimo obbligo, ma questa amministrazione, che ha trasformato il riuso dei sottotetti in banale sopralzo di un piano, trover
certamente una altrettanto stravagante soluzione. La possibile conclusione del problema loft permette per di fare alcune osservazioni. La prima che, da questa operazione, alla fine esce perdente la citt e il suo disegno urbano. Molte zone, che attraverso i Piani Esecutivi avrebbero potuto trasmettere una migliore qualit di vita anche alle zone adiacenti, con verde, spazi pubblici pedonalizzati e meno auto in superficie, avranno lo stesso aspetto di prima, con le stesse strade gi insufficienti e un carico di nuovi insediamenti che non potranno che aggravare la qualit della vita dellintera zona. (vedi area Richard Ginori sul Naviglio Grande). Si da cos laddio a quel rinnovamento diffuso della citt, che ha trasformato in meglio tutte le citt Europee che hanno affrontato seriamente il problema delle aree industriali dismesse. Il rinnovamento che viene espresso oggi a Milano resta quello di isole privilegiate spesso aliene al territorio circostante. (vedi City-Life) La seconda osservazione che a Milano emerge a sorpresa una forte domanda di tipologie edilizie alternative al solito banale condominio che offre il mercato. Centrate sulla richiesta di tipologie unifamiliari, che dove ancora esistono, neanche il Comune difende pi, permettendo la trasformazione a condomni dei
pochi quartieri giardino esistenti. La tipologia del loft, in mancanza daltro, soddisfa, allitaliana, questa pi che ragionevole domanda del mercato immobiliare. La terza osservazione il modo per lo meno anomalo, attraverso il quale sono stati emessi provvedimenti edilizi che hanno permesso la loro realizzazione. Che lAmministrazione e le commissioni edilizie nellesame dei progetti non debbano fare il processo alle intenzioni dovrebbe essere un segno di civilt, ma tra questa discrezione e quella di autorizzare tipologie di carattere chiaramente residenziale, con su scritto laboratori, ce ne corre. Chi firma e autorizza questi progetti commette e accetta un falso ideologico. La quarta osservazione ci porta a chiedere se la bonifica delle aree industriali, procedura estremamente complessa per una categoria di lavoro di scarso contenuto tecnologico, sia appagante per il Comune che la persegue ostinatamente, quando ormai pi del 50% delle aree industriali dismesse e in particolare quelle pi estese e centrali hanno permesso, grazie ai loft, di realizzare residenze e altre attivit di terziario su terreni che non potranno pi essere bonificati. In attesa, naturalmente, della stravagante soluzione.
verrebbe considerata se non addirittura una truffa, ma sicuramente uno scandalo, qui viene addirittura presentata come un grande successo! Si resta senza parole. Ma quello che ci si chiede a questo punto : ma l'assessore Masseroli, ci , o ci fa? E laltra domanda da farsi : se questi sono i primi esiti del PGT,
cosa dobbiamo ancora aspettarci? Non finir come tanti altri progetti, millantati come la Milano del futuro (Santa Giulia o Calchi Taeggi, tanto per fare un esempio) e finiti con i crateri fangosi dei cantieri interrotti e le plusvalenze misteriosamente sparite? E questa la Milano del futuro che stiamo preparando? Mi
sembra che alla fine si torni sempre l, a un PGT approvato con un atto di forza, probabilmente illegittimo non solo per motivi procedurali, ma anche sostanziali, e del tutto sbilanciato a favore degli interessi immobiliari. Prima si riuscir a cambiarlo, meglio sar.
gate al gusto, al loisir urbano, e allimmateriale, induce anche degrado, invivibilit, scarsa qualit urbana. Qui si pu toccare con mano quanto sia dannosa unidea di governo cittadino che semplicemente lascia fare, nella superstiziosa idea che, da soli, i soggetti in causa possano trovare metodo e rimedi efficaci al loro disagio. Cos, ristoratori e residenti, negozianti diurni e giovani di tutte le et, si contrappongono da anni in un braccio di ferro che sembra senza via duscita e da cui tutti escono perdenti. Eppure tutti sarebbero vitalmente interessati a sostenere proposte di sviluppo fondate sul concetto unificante della qualit urbana, cosa che chiede per come condizione essenziale lentrata in campo di unamministrazione che si impegni a elaborare una nuova sintesi dellidentit del quartiere. Una sintesi che non occulti quanto di nuovo ormai caratterizza il quartiere, senza per schiacciare quanti ci vivono in un incubo ad aria condizionata. Una sintesi che sappia ri-
conoscere nella Bellezza il Bene comune per la sostenibile creazione di valore delle imprese e per la fruizione sociale dei luoghi. E qui casca lAsino: non solo la Giunta Moratti non ne stata capace, limitandosi a una visione ideologicamente pigra della trasformazione del territorio. No, ci ha messo del suo: ecco cos sommarsi, al degrado ereditato da quindici anni di centrodestra, un nuovo, gravissimo, sfascio che va messo tutto sul conto particolare della Moratti; il caso Darsena. Altro che Milano citt dacqua! Altro che Expo della sostenibilit! Da sei (6) anni, divertimento e design hanno, come fondale privilegiato per le loro rappresentazioni del gusto, le evoluzioni di ratti, spazzatura e marciume, abbandono e degrado ambientale e sociale: un gravissimo danno per tutti, residenti, imprese e ospiti. La Darsena potrebbe essere invece una risorsa in pi, una grande riserva di spazio attrezzata (la Piazza dAcqua), da porre in gioco, nella ricomposizione
dei diversi interessi, verso una qualit urbana allinsegna della vivibilit, della memoria e della socialit, valori che non solo migliorano la qualit della vita dei residenti ma attrezzano, rafforzandoli, i distretti del divertimento e del design. Linadeguatezza e la cattiva volont politica della Moratti hanno condannato la Darsena a un presente di devastazione, sottraendo a tutti una fondamentale risorsa di vita e sviluppo: questo disastro simbolo plastico del suo volere male a Milano. Per questo non ci si pu sottrarre a uno sforzo collettivo che sappia unire alla denuncia serrata di questo stato di cose anche uno sforzo particolare di elaborazione e di proposta innovativa e fare del Ticinese un luogo rinnovato dove socialit, energie imprenditoriali e ospitalit, ri-trovano loccasione per una nuova e pi efficace sintesi. Le Elezioni del 2011 sono una preziosa occasione per tradurre in concreto la visione e la disponibilit di tanti, residenti, imprese e ospiti, a svilupparla: non sprechiamola.
deve tornare a essere un partner della progettazione e non solo un fornitore. b) Una macchina amministrativa efficiente e competente - La macchina comunale pu tornare a innovare e ritrovare autorevolezza ed efficacia attraverso: 1) il coinvolgimento dei quadri per razionalizzarne i settori; 2) un piano straordinario di formazione e preparazione al lavoro sul territorio; 3) la meritocrazia nelle nomine; 4) nuovi orari di apertura al pubblico dei servizi c) Welfare comunitario - Per favorire coesione e quindi benessere, occorre restituire protagonismo alle comunit locali, promuovendone la responsabilit, senza pi delegare le risposte ai professionisti del sociale. Serve una politica capace di
integrare il modello di welfare tradizionale, incentrato sulla risposta personalizzata al bisogno, con un approccio che consideri il territorio come luogo di sintesi e integrazione delle diverse politiche di governo della citt. La proposta dellOfficina per Milano di Pisapia di riorganizzare i servizi comunali attorno ai Centri di Quartiere va esattamente in questa direzione. d) Integrazione di sociale e sanitario - Le politiche sociali e sanitarie devono tornare a essere integrate. In particolare la prevenzione e la tutela della salute fisica e psichica per minori e adulti, lintegrazione sociale e la riabilitazione dei disabili, richiedono interventi e percorsi di presa in carico integrati tra le diverse agenzie sanitarie, sociali e edu-
cative del territorio. Occorre garantire anche la continuit degli interventi al compimento del diciottesimo anno det, anteponendo il progetto di vita delle persone ai vincoli organizzativi. e) Prevenzione e promozione: le politiche sociali, un investimento e non un costo - Si deve abbandonare quella logica emergenziale da cui siamo partiti per queste considerazioni, logica che lascia esplodere le situazioni, per intervenire solo quando i problemi si sono incancreniti. In sintesi, la logica del fa meno che si pu. Al contrario, bisogna promuovere sperimentazioni e interventi nelle situazioni di normalit: scuole, centri sportivi, luoghi di incontro e svago. Prevenire le emergenze e promuovere il benessere.
dellindebolimento di regole e controlli. La finanziarizzazione del mattone espone pertanto a seri rischi per la legalit e la democrazia, anche al Nord e anche qui attorno. Da notare per altro che lorganizzazione delle locali della ndrangheta copre in modo strategico i poli dellarea metropolitana. Ragion per cui risulta miope e riduttivo insistere,
come ha fatto al di l della buona intenzione lopposizione di Palazzo Marino nella legislatura che sta per concludersi, per istituire una commissione antimafia comunale visto che le basi malavitose stanno fuori dai confini del comune, magari a Corsico o a Buccinasco, o addirittura fuori provincia (dopo la incongrua separazione brianzola) a Desio e a
Seregno! Se invece il grave problema fosse affrontato nella dimensione della Citt Metropolitana, per altro lodevolmente evocata nel programma di Pisapia, questa proposta, doverosa in vista dellExpo, risulterebbe assai pi convincente e adeguata.
RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Mozart magnifico
Il Quartetto di Tokyo venne per la prima volta a Milano quarantanni fa, nel 1971: era il 9 dicembre, si cominciava ancora alle 21.30, e il programma prevedeva i Quartetti K. 155 in sol maggiore di Mozart, n. 6 di Bla Bartk, e opera 10 in sol minore di Debussy. Aveva appena due anni di vita ufficiale e i suoi giovanissimi componenti - tutti rigorosamente giapponesi legarono subito bene con la citt creando un legame molto solido, vorremmo dire affettuoso, che cresciuto con il tempo. Basterebbe ricordare il successo strepitoso ottenuto diciotto anni dopo, nel 1989 al Teatro alla Scala con lintegrale dei quartetti di Beethoven, per comprendere come abbiano oggi una autorevolezza tale da porlo fra i primi quartetti al mondo, forse al primo posto. Il minuto di raccoglimento per le vittime della tragedia giapponese, richiesto dai musicisti prima dellinizio del concerto di marted scorso al Conservatorio, e assecondato con sincerit dal pubblico della Societ del Quartetto (loro sponsor fin dalla prima presenza milanese) ha conferito alla serata una solennit e una intensit fuori dal comune. Il programma era di una gradevolezza e di un rigore a dir poco meravigliosi: tutto Mozart, con il Quartetto in re minore (la stessa magica tonalit del Don Giovanni!) K. 421, seguito da due Quintetti per due violini, due viole e violoncello - rispettivamente in re maggiore K. 593 e in do maggiore K. 515 - per lesecuzione dei quali si aggiunta la brava viola solista dei Berliner Naoko Shimizu. Difficile immaginare un modo pi pertinente per illuminare la grandezza e la complessit dellopera da camera di Mozart, quella che peraltro lo rappresenta pi intimamente e umanamente, e - ancorch nel suo caso sia men che mai lecito mettere in relazione la produzione musicale con la biografia - dobbiamo osservare le tre date di nascita di quelle opere: il quartetto del 1783, i due quintetti del 1787 e 1790. Le prime due coincidono con momenti di grande felicit: nel 1783 aveva ventisette anni, era arrivato a Vienna due anni prima, si era sposato e nella stessa notte in cui scriveva il quartetto - nasceva il suo primo figlio. (Mah!) Quattro anni dopo, nella primavera dell87, visse un momento magico: era reduce dal successo che le Nozze di Figaro avevano ottenuto il 17 gennaio a Praga e aveva appena ricevuto lincarico di scrivere una nuova opera (quel Don Giovanni che avrebbe visto la luce nella stessa Praga il successivo 29 ottobre): dunque grande euforia e facondia. Tutto era gi cambiato intorno a lui nel dicembre del 1790, un anno esatto prima di morire: la depressione lo attanagliava al punto che, salutando Haydn che partiva per Londra (dove avrebbe dovuto e voluto andare anche lui, se non avesse avuto i gravi problemi economici e familiari che tutti conosciamo), gli disse ci stiamo salutando per lultima volta in questa vita!. E purtroppo era vero. Nel susseguirsi di momenti cos diversi e tuttavia cos ravvicinati (sette anni di quella et, dai 27 ai 34 anni, in cui il tempo vola) troviamo tutti gli stati danimo di questo incredibile genio, dalleccitazione dellamore e soddisfazione per i successi fino alla grande mortificazione per lindifferenza del mondo e ai cupi presagi di una morte pi che prematura. Eppure in Mozart non vi mai disperazione, nella sua musica vi sempre fiducia e speranza, sembra esservi la consapevolezza di scrivere per leternit, quella stessa consapevolezza che avevano gli ateniesi quando costruivano il loro tempio in cima al colle. Una fede non incrinabile nella umanit e nella vita. Curioso che un messaggio di questo genere, cos radicato nella cultura e nella storia Europea, ci venga portato da musicisti con le radici nellestremo oriente; se dei quattro soci fondatori rimasta solo la viola un bel volto pensoso e concentrato nello strumento e nel gruppo giapponesi sono anche il secondo violino e la viola aggiunta, mentre primo violino e violoncello ora sono due americani. Ma curioso anche il fatto che tutti e quattro usino italianissimi Stradivari, tutti appartenuti a Niccol Paganini! In unepoca in cui imperversa superficialit e vuoto virtuosismo, che delizia ascoltare tanta naturalezza e compostezza, spontaneit che viene solo dal sapere e dallimpegno, fraseggi curati e raffinati al punto da annullare il rigore della scansione temporale per far emergere il fluire del tempo in una libert espressiva piena di poesia. E che meraviglia quei travolgenti finali mozartiani, veri scoppi di vitalit contenuti e controllati come fossero riflessioni sulle ragioni dellottimismo, eleganti giochi di societ per inebriare di bellezza! Certo, in alcuni tempi lenti c anche dolore, e anche profondo, ma mai strazio, piuttosto nostalgia di amore e di perfezione. E infine complimenti vanno anche alla Societ del Quartetto che per i programmi di sala rispolvera e utilizza i testi che Giulio Confalonieri scriveva negli anni Cinquanta, quando teneva indimenticabili e rivoluzionari cicli di conferenze sulla storia della musica, e alla sera ne discuteva con gli amici, al Giamaica, durante le interminabili e proverbiali partite a tresette! Musica per una settimana * gioved 31, venerd 1 e domenica 3 allAuditorium il Concerto per due pianoforti e orchestra di Bohuslav Martin (pianisti Jennifer Micallef e Glen Inanga) diretto da Wayne Marshall che poi, con il coro diretto da Erina Gambarini, esegue i celebri Carmina Burana di Carl Orff (i solisti di canto sono Maureen Braithwaite, David Allsopp e Kevin Short) * gioved 31 e sabato 2 al teatro Dal Verme lorchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Massimo Quarta con i pianisti Annamaria Ammara e Roberto Prasseda in un programma tutto Mendelssohn: due concerti per due pianoforti e orchestra (in realt il primo, firmato insieme allamico Ignazio Moscheles, stato da loro definito Duo Concertant pour deux pianos avec accompagnement d'Orchestre ad libitum en Variations sur la marche bohmienne tire du melodrame Precio-
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sa de C. M. de Weber) e la Sinfonia scozzese n. 3 opera 56 * gioved 31 segnaliamo il concerto che il trio composto da Gidon Kremer, Giedre Dirvanauskaite e Khatia Buniatishvili terr al Teatro di Chiasso in omaggio a Sofia Gubaidolina
* luned 4 al Conservatorio, per le Serate Musicali, il grande violinista Shlomo Mintz, insieme al pianista Peter Jirikowsky, esegue le Sonate n. 3, 5 e 7 di Beethoven * Nella prossima settimana la Societ del Quartetto e la Societ dei Concerti non prevedono appunta-
menti nelle loro usuali serate del marted e del mercoled al Conservatorio, mentre domenica 3 alle ore 10.30, alla Palazzina Liberty, Milano Classica insieme al Centro Culturale Rosetum presenter in concerto il vincitore del primo concorso internazionale Rosetum Giovani.
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org AllHangar Bicocca va in scena latto terzo
Prosegue con la mostra Alcuni camminano nella pioggia, altri semplicemente si bagnano il terzo quarto di Terre Vulnerabili, progetto in quattro parti, a cura di Chiara Bertola, presso lHangar Bicocca. La mostra, contrassegnata dal tema della vulnerabilit, un progetto fortemente innovativo gi dallidea di partenza. Le quattro mostre infatti hanno preso forma attraverso vari incontri tra la curatrice e gli artisti, e ciascuno di loro ha ideato e sviluppato il proprio lavoro accordandolo a quello degli altri. Ma innovativa lo anche nella modalit di esposizione: quattro mostre per un periodo di sette mesi, in quattro fasi come quelle lunari (lultima sar ad aprile) per un totale di trenta artisti nazionali e internazionali con altrettante opere aggiunte fase dopo fase. Il titolo della terza esposizione molto poetico, Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano, e vuol essere unindicazione, una direzione da prendere. Lasciarsi bagnare dalla pioggia significa essere senza protezioni, vulnerabili appunto, ma allo stesso tempo significa avere la volont di lasciarsi suggestionare da ci che stiamo per scoprire camminando, incedendo nel percorso. Il titolo quindi un invito a lasciarsi invadere dalle sensazioni, in uno stato che si attraversa e dal quale allo stesso tempo si attraversati. Vuol essere la consapevolezza che in quel momento ci si sta bagnando, che si sta entrando in contatto con qualcosa di imprevisto ma che si decide di non evitare. Non una chiave di lettura obbligata dunque, ma piuttosto linvito a lasciarsi andare e a farsi trasportare dai vuoti e dai pieni, dalle luci e dalle ombre, dagli elementi leggeri come il vento e dalle emozioni, dai suoni delicati e forti, che costituiscono lessenza e i materiali delle opere esposte. La terza mostra vede la presenza di quattro nuovi artisti: Massimo Bartolini, Marcellvs L. e Franz West, nomi noti, pi una novit: Ludovica Carbotta, selezionata per il Progetto Chiavi in mano sostenuto da Fondazione Cariplo, allo scopo di dare gli strumenti necessari di formazione, produzione, divulgazione e promozione del proprio lavoro a chi esordisce nel mondo dellarte contemporanea. Questi quattro artisti che si aggiungono al gruppo rappresentano personalit molto diverse tra loro, con lavori differenti per dimensioni e materiali, alcuni di forte impatto emozionale, altri pi concettuali; in tutti il concetto di vulnerabilit declinato in modo personale, scopo che sta alla base della mostra stessa. Tutti i lavori sono site-specific, studiati apposta per lo spazio di Hangar Bicocca, permettendo cos a ogni artista di utilizzare lenorme spazio per creare qualcosa di specifico appunto, trovando qui la propria ispirazione. I loro lavori vanno ad aggiungersi a quelli degli artisti del primo e secondo quarto, seguendo lidea di uno spazio in continuo mutamento, che cresce nel tempo e modifica la visione di quanto gi esposto. Tra i progetti della nuova fase interessante linstallazione di Marcellvs L., che ha registrato i suoni prodotti dal trasporto di un pianoforte a coda sui canali della laguna veneziana e che ha preso il posto delle dissonanze create dai vasi di ghiaccio ora scomparsi di Elisabetta Di Maggio. Anche la grotta di cera Wax, Relax di Invernomuto inizia a sciogliersi lentamente, mentre sul lato opposto il labirinto di Yona Friedman aggiunge un piano, rendendosi cos ulteriormente disponibile ad accogliere opere degli artisti in mostra. La Mona Lisa dei Gelitin e lopera di Alice Cattaneo hanno cambiato non solo configurazione ma anche luogo. Per le loro opere Massimo Bartolini, Franz West e Ludovica Carbotta invece hanno scelto la verticalit, dialogando con larchitettura dello spazio circostante e con quella dei Palazzi Celesti di Anselm Kiefer. Terre Vulnerabili 3/4 Alcuni camminano nella pioggia, altri semplicemente si bagnano - Hangar Bicocca dall11 marzo, lultimo quarto l11 aprile Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, gioved dalle 14.30 fino alle 22.00, luned chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro
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il visitatore, visto che questa non una delle tante mostre su Caravaggio che si sono fatte in Italia fino ad oggi, ma ha un altro scopo. Per spiegare al meglio di cosa tratta questa mostra, bene concentrasi, pi che sul titolo, sul sottotitolo: Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Perch questo lobiettivo dellesposizione, ricostruire il possibile itinerario svolto dal Merisi nella sua giovinezza, prima di trasferirsi a Roma nel 1592-93 circa. Se di sicuro si sa che il Caravaggio fu allievo di Simone Peterzano per quattro anni, dal 1584 al 1588, poco si sa di quegli anni e di quelli, totalmente avvolti nel buio, che precedettero il suo viaggio nella capitale. La mostra, con le sue sessanta opere, crea un percorso geografico che ricrea i possibili viaggi fatti dal Merisi, come disse gi nel 1929 Roberto Longhi: non si pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di l a Lodi e a Milano. Gi ai tempi dei suoi Quesiti caravaggeschi, il Longhi, pur credendolo ancora nativo del borgo di Caravaggio, tracci quellideale itinerario di citt e pittori che rappre-
sentarono davvero gli albori della pittura del giovane Michelangelo Merisi. Ecco allora che proprio su queste citt si concentrano le cinque sezioni della mostra: Venezia, Cremona, Brescia, Bergamo e Milano. Al loro interno possibile ammirare capolavori preziosi di Tiziano, Giorgione, Tintoretto, Lorenzo Lotto e Jacopo da Bassano, maestri veneti dalle incredibili abilit coloristiche e tonali; nella sezione di Cremona sono raccolti i diretti precedenti per i notturni e le pose caravaggesche, ovvero le enormi pale di Antonio e Vincenzo Campi; nella sezione di Brescia non possono mancare Savoldo e il Moretto, cos come nella rivale Bergamo spadroneggiano i ritratti di Giovan Battista Moroni. E a Milano poi che troviamo i maestri pi diretti del Merisi, come Simone Peterzano e altri artisti che probabilmente conobbe e da cui prese lattenzione per la natura e la realt: il Figino, Fede Galizia, Lomazzo, Giovanni Agostino da Lodi. Questi i nomi importanti che conducono il visitatore a capire come sono nate, tra le altre, anche due opere di Caravaggio presenti in mostra: la Flagellazione di Cristo (1607-08), del Museo di Capodimonte, opera matura, posta accanto alle monumentali tele dei fratelli Campi (non si
potr non riconoscere gli stessi artifici); e la giovanile Medusa Murtola, seconda versione di quella pi famosa Medusa esposta agli Uffizi. Anche una terza opera era prevista e indicata (dai giornali) come punto centrale della mostra: Il riposo dalla fuga in Egitto della galleria Doria Pamphilj di Roma, eseguita nei primi anni romani. Al momento, per motivi tecnici, il quadro non ancora per esposto in mostra. Lo si attende con impazienza ma da sottolineare come la presenza o meno di quellopera non alteri il senso di unesposizione che per la prima volta mette in luce le origini davvero lombarde del Caravaggio, mettendo fianco a fianco opere di pittori lombardi e veneti che il Merisi vide e di cui serb memoria per tutta la sua breve, ma assolutamente rivoluzionaria, esistenza.
Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Museo Diocesano. Dal 10 marzo al 3 luglio. Orari: 10-18. Chiuso luned. Intero: euro 12. Ridotto: euro 10.
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di vivere una vita agiata e lontana dalle preoccupazioni pi banali. Spirito indomito, allergico alle formalit della sua famiglia, organizz una spedizione di studio a cavallo nella Cina e ne scrisse un libro. Visti i rapporti tesi con uno dei fratelli, decise di sfuggire allambiente borghese di New York trasferendosi a Parigi. Tappa fondamentale questa, che gli permise, oltre che di iniziare a collezionare arte, anche di conoscere una graziosa attrice della Comdie-Franaise, Francine Clary, con la quale inizi uno straordinario percorso di vita, e che spos nel 1919. Gi dagli anni 10 Clark inizi a interessarsi e a comprare opere darte, per lo pi dipinti, dei grandi maestri del Rinascimento italiano come Piero della Francesca e Ghirlandaio. Poi la sua passione sindirizz, quasi per caso, verso gli Impressionisti, conosciuti attraverso mercanti darte suoi amici. Uomo che non amava le luci della ribalta, Sterling inizi la sua attivit di collezionista quasi nellombra, scegliendo opere s di
grandi autori, ma che soprattutto colpivano e affascinavano lui e la moglie. Una scelta istintuale, lontana dalle logiche di mercato o dalle mode. E fu cos che nel 1913 arriv a comprare il suo primo Renoir, primo appunto, di oltre 30 quadri del maestro francese, che divenne il suo preferito in assoluto e di cui am circondarsi esponendo queste opere nelle sue varie case. Se gi dal 1913 aveva pensato ad organizzare un suo museo privato, solo a 70 anni Sterling arriv a decidere di crearne uno suo per davvero. Dopo una vita trascorsa tra New York, Parigi e la casa di famiglia dei Clark a Cooperstown, la coppia decise di creare un nuovo edificio in stile classico a Williamstown, Massachusset. Unala di questo palazzo, inaugurato nel 1955, divenne la loro casa, finch la morte non colse Sterling a poco pi di un anno dalla creazione di questo museo. Un lascito importante, quello di Robert e Francine, fatto da unincredibile collezione di dipinti ma anche di oggetti dargento, porcellane, libri antichi,
stampe e disegni. Listituto fu corredato anche da una generosa donazione e da unintelligente e liberale statuto che ha permesso allistituzione di non essere solo un museo, ma anche un centro di ricerche di fama mondiale, promotore di attivit e stanziamenti a favore dellarte e delle persone che di arte si occupano. Quello stesso statuto permette che, anche oggi, la collezione venga accresciuta e integrata da nuovi acquisti, fatti sempre pensando a quei criteri di scelta che usavano Sterling e Francine e che hanno permesso lacquisto di nove nuove opere presenti in questa mostra.
Gli impressionisti. I capolavori della Clark Collection. Palazzo Reale 2 marzo 19 giugno 2011 Orari: lun. 14.30 - 19.30. Mar, mer, ven e dom 9.30 -19.30. Giov e sab 9.30 - 22.30 Biglietti: Intero 9,00. Ridotto 7,50
Alberto Savinio. La commedia dellarte Palazzo Reale. Fino al 12 giugno. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.30-
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7,5 euro.
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comprendere appieno e sotto nuova luce unartista per molti secoli ingiustamente dimenticato.
Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio. Palazzo Reale, 10 febbraio 22 maggio 2011 Orari: tutti i giorni 9.30-19.30,
Luned 14.30-19.30, Gioved e Sabato 9.30-22.30. Costi: Intero 9,00. Ridotto 7,50
IL CONCERTO
di Radu Mihaileanu [Le Concert, Francia, Italia, Romania, Belgio, Russia, 2009, 119] con: Aleksey Guskov, Dmitri Nazarov, Mlanie Laurent, Franois Berland
Lorchestra un mondo, suoniamo assieme nella speranza di arrivare a un suono magico: larmonia. Questo il vero comunismo, dice pressappoco Andrei Filipov (Aleksey Guskov), prima di dirigere i suoi musicisti al Theatre du Chatelet a Parigi. Filipov, trentanni prima, era stato licenziato dal suo incarico di direttore dellOrchestra del Teatro Bolshoi di Mosca per essersi rifiutato di espellere alcuni musicisti ebrei. Il concerto [Le Concert, Francia, Italia, Romania, Belgio, Russia, 2009, 119] di Radu Mihaileanu racconta lopportunit di rivalsa di questi vecchi musicisti: terminare il Concerto per violino e orchestra di Tchaikovsky, brutalmente interrotto trenta anni prima dal regime brezneviano. Loccasione si presenta per caso. Filipov degradato a uomo delle pulizie del Teatro Bolshoi intercetta un fax nellufficio del direttore del Teatro: linvito del Theatre du Chatelet di Parigi per lOrchestra del Bolshoi. Con laiuto dellamico Sacha (Dmitri Nazarov) progettano una zingarata, riuscendo a riformare la vecchia orchestra e volare a Parigi allinsaputa di tutti. Mihaileanu gioca con ironia con gli stereotipi della Russia post-comunista, fatta di mafia, soldi e nostalgia dellantico regime. Diverte la sconquassata armata brancaleone, con musicisti ebrei che in ogni modo cercano di fare affari e gitani danzanti che tutto sembrano, tranne che strumentisti di una prestigiosa orchestra. Ridere un altro modo di piangere, disse Mihaileanu a proposito di Train de vie [Francia, 1998]; anche con Il concerto il regi-
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sta bravo a far ridere commuovendo. Splendida Anne-Marie Jacquet (Mlanie Laurent, bella) violinista solista scelta da Filipov per il concerto, inconsapevole di essere anchessa coinvolta nelle memorie di trentanni prima. Non si pu far rivivere il passato, confida a un rassegnato
Filipov. Ma sar la musica a smentirla. Saranno quei dodici minuti finali - sulle note di Tchaikovsky durante i quali l armonia suprema, come la chiama Filipov, riesce a trasformare la speranza in magia. Lorchestra incanta; Anne-Marie scopre il suo passato; noi, in sala, ridiamo e piangiamo, proprio come
avevamo fatto guardando Train de vie. Paolo Schipani In sala: Cinema SantAmbrogio Arluno (MI) - Gioved 31 marzo, ore 21, ingresso 3,50 euro
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