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Numero 21 anno III

1 giugno 2011 edizione stampabile

L.B.G. LA SALITA DEL CARRO DEL VINCITORE Guido Martinotti MILANO: TRA MORTI E FERITI ABBIAMO VINTO Elena Grandi PISAPIA: MUNICIPALIT E CITT METROPOLITANA SENZA SCONTI Franco DAlfonso MILANO CIVICA X PISAPIA: LA STORIA DI UN CASO Jacopo Gardella I GIOIELLI DI FAMIGLIA: PIAZZA SANTALESSANDRO Fiorello Cortiana REFERENDUM NAZIONALI: BLOCCARE LE FOLLIE Enrico Fedrighini REFERENDUM MILANESI. CITTADINI DUE VOLTE Giuseppe Landonio PERCH I PRIMARI INFUGA DA NIGUARDA? Rita Bramante ATTENTE CURE PER LA DEMOCRAZIA Emanuela Citterio MILANO: EXPO, DERIVATI E SPECULAZIONE

VIDEO LUNED IN PIAZZA DEL DUOMO BASSETTI: VECHI, GIOVANI E SOCIET CIVILE VITALE: DOPO LA SVOLTA ANDARE DIRITTI

LA NOSTRA MUSICA Mercedes Sosa TODO CAMBIA

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org

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LA SALITA DEL CARRO DEL VINCITORE Luca Beltrami Gadola


Nulla pi come prima. Ma la Moratti cominciata la salita del carro del vincitore: il carro e a bordo la squadra. Salita, certo una fior di salita visto il panorama di distruzioni che ci circonda: discredito delle istituzioni cittadine, una macchina comunale duramente piegata a servizio dellinteresse di pochi e non di tutta la citt, un rapporto con i comuni contermini la grande Milano tutto da costruire, una societ urbana da ricomporre, una forma urbis civile che sar difficile riannodare a un presente che lha travolta. La salita del carro tortuosa e passa anche per il rapporto tra gli elettori e le forze politiche che li rappresentano, sia a destra sia a sinistra. Giuliano Pisapia con la sua vittoria, che gli analisti dei media stanno spiegando in tutti i modi possibili, spesso con giravolte personali che sanno di riposizionamento, si deve far carico anche questo fardello: le divisioni e lantagonismo che hanno connotato la campagna elettorale morattiana debbono ricomporsi ma non banalmente in uno scurdammoce o passato, guai se cos fosse! giunto il momento di promuovere una nuova saldatura tra elettori ed eletti per non sciupare una parte consistente del patrimonio di questa tornata elettorale. Bisogna sperare che lo si faccia anche nel campo avverso. Se le forze che da ieri sono allopposizione non lo sapranno fare Pisapia lo ha saputo fare unendo tutta la sinistra alla sua base elettorale renderanno la vita difficile non solo a loro stesse ma anche al nuovo sindaco e alla sua giunta; lesperienza sindacale lo insegna: con un interlocutore realmente rappresentativo si pu trattare e trovare un accordo: senza reale rappresentativit ogni accordo vano. La politica, anche quella cittadina, non pu prescindere dalla disponibilit delle parti a trovare unintesa sui temi generali e sui fondamenti del dibattito democratico, a cominciare dal rispetto delle minoranze, virt ignota alla giunta uscente. Il successo delle politiche cittadine - traffico, qualit dellaria, utilizzo degli spazi pubblici, - dipende direttamente dal patto di civilt tra cittadini e dal patto di lealt tra sindaco, giunta e citt. Salita, dunque, sempre salita. Ma la salita meno dura se il carico del carro leggero ma il fascino del carro del vincitore intramontabile com inesauribile il desiderio di appropriarsi dei meriti della vittoria. Questo della squadra da imbarcare sul suo carro sar per Pisapia un nodo arduo da sciogliere: un difficile equilibrio tra riconoscenza, spesso pretesa, per chi ti ha affiancato nella battaglia elettorale e il desiderio di circondarsi di persone competenti e adatte al ruolo. Qualche settimana fa, poco dopo aver vinto il primo turno, Giuliano Pisapia present alla stampa il suo progetto istituzionale per il Comune: lelenco di assessorati e la novit di alcuni incarichi, per cos dire, non istituzionali in senso stretto ma funzionali alla sua politica di rapporti con i cittadini. Il pubblico e i media si sono buttati alla ricerca dei nomi con i quali riempire le caselle cozzando contro il diniego del futuro sindaco a fare nomi. Ora li dovr fare ma dovr anche esplicitare il contenuto delle deleghe che intende dare ai singoli assessori, al vicesindaco e forse aggiustare il tiro rispetto alla prima ipotesi di architettura istituzionale, con il solito dubbio: trovo luomo e gli confeziono il vestito o faccio un vestito e trovo luomo adatto a portarlo? Questo sar il primo banco di prova per il nuovo sindaco, forse il pi importante per riavvicinare gli elettori agli eletti, almeno quelli di sinistra.

MILANO: TRA MORTI E FERITI ABBIAMO VINTO Guido Martinotti


Surprise, surprise! I Milanesi non hanno obbedito alle indicazioni del massimo ideologo della sinistra (allargata) il filosofo Massimo Cacciari e ciononostante hanno vinto alle elezioni. Questa volta niente dati, non ne voglio citare neppure uno, quando la valanga cos grande mettersi a contare i decimi di percentuale unattivit che appare troppo al di sotto del momento. Cerchiamo invece di capire il significato di quello che successo. Tra le tante posizioni espresse in questi ultimi mesi in vista del voto quella di Cacciari la pi significativa, non solo per lautorevolezza del personaggio (che, tra laltro, essendo stato per due mandati sindaco di una citt particolare come Venezia, ha la possibilit di gettare sul tavolo di discussione una rilevante esperienza) ma anche perch esprime una posizione che occupa il fuoco centrale del discorso. E lha occupato da molto tempo, in larga misun.21 III 1 giugno 2011 ra condizionando la strategia politica del PD e della sinistra in senso lato. Lo stesso Cacciari aiuta a sintetizzare questa posizione quando, ancora oggi, dopo il ballottaggio, invita ad allargare al centro. In termini molto semplificati evidente che la somma dei raggruppamenti tradizionali della sinistra, variamente chiamata Ulivo, Unione, Cespugli, Triciclo, la nomenclatura politico mediatica molto fertile, non riesce a garantire una maggioranza stabile. Quasi, ma non del tutto perch vi sono al suo interno molti cleavages tradizionali, lanticomunismo che separa dal core i socialisti, i radicali, i cattolici di sinistra, lestremismo verbale che introduce faglie nellaltro senso, tutte posizioni poi esasperate dal patriarcalismo irrinunciabile nella politica italiana che fa s che ogni raggruppamento proietti la sua riconoscibilit su un leader che a sua volta contribuisce per interessi di sopravvivenza personale ad accentuare le differenze. E un ragionamento banalmente aritmetico che le forze addizionate di questa coalizione potenziale possono al massimo produrre una maggioranza risicata facilmente soggetta a ricatti e tendenze centrifughe. La grande sapienza politica e umana di Romano Prodi ha prodotto quello che credo possa essere giudicato il massimo della capacit di leadership in queste condizioni. La deduzione meccanica che occorra allargare ad altre forze elementare, quasi un truismo, il problema cosa significhi questaffermazione in concreto. Sinora la risposta partita o dallaggregazione di unit esistenti o dalla creazione di coalizioni estese al centro. La prima risposta stata il PD, che per ha subto subito spinte centrifughe. Lidea accattivante, ma la sua realizzazione irta di difficolt. La vocazione maggioritaria rimasta una bella parola. La 2

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periodica riproposizione di estensione di una coalizione di sinistra al centro ha individuato via via dei soggetti che, come prima reazione hanno detto di no: la Lega, CL, come suggerisce Sergio Scalpelli che lavora in team con Cacciari, il Terzo Polo, variamente configurato, leaders del centro, Albertini eccetera. Loperazione si sempre rivelata una coperta troppo stretta se la sposti alla testa lascia scoperti i piedi e viceversa. Dallaltra parte ha finora funzionato meglio: grazie alla presenza di Silvio Berlusconi, con la sua spregiudicatezza e i suoi soldi e alla riuscita di un accordo triumvirale con Bossi e Fini che rappresenta lunico atto veramente da grande uomo politico di Silvio Berlusconi, e anche la forza per molto tempo invincibile della sua compagine. Solo che il difficile equilibrio si usurato perch conteneva un baco: Fini era il delfino (Bossi non avrebbe potuto farlo) ma chi teneva il pallino era la Lega, che a sua volta era tenuta per le narici dai soldi delle fideiussioni sottoscritte da Berlusconi per salvare il partito del Nord dalle catastrofi economiche dellinsipienza padana. In un gioco a tre, come si sa da una lunga storia di commedie e romanzi, ma anche dalle analisi sociologiche delle triadi, a la Georg Simmel, finisce sempre che due si alleano contro il terzo. Alle esigenze di garantire stabilit a una situazione scivolosa, Berlusconi ha dato una risposta che appariva nuova ed era certamente innovativa (ma non tutto il nuovo necessariamente anche buono: la risposta cesarista. Non era nuova perch gli italiani lavevano gi provata e si dimostrata pessima, come non pochi avevano previsto da subito. Le ragioni per le quali la risposta cesarista portatrice di danni sono state abbondantemente studiate e sono note, ma pi di recente sono state esplicitate e riprese da Amartya Sen che ha dimostrato come, contrariamente a quanto crede la vulgata comune, il cesarismo sia particolarmente inefficiente nelle situazioni di crisi perch il decisore non riceve le corrette informazioni e, se queste sono contrarie ai propri interessi, non le utilizza. Purtroppo in una cultura come quella italiana, fortemente dominata dal modello patriarcale la pulsione ad adottare un modello cesaristico nei momenti di crisi molto forte. Perdipi la cultura patriarcale diffusa fa s che il modello cesaristico sia familiare in molti campi, da quello della famiglia,

scusate il bisticcio di parole, e dei rapporti affettivi in generale, in cui nato e si perpetua, a quello della religione, in cui il binomio PonteficeMadonna fornisce il perfetto modello della sinergia e della composizione tra il mondo della durezza del potere e quello della tenerezza remediale delleros (i miracoli li fa soprattutto la Madonna) a quello dei rapporti di lavoro, e, infine, a quello della politica in cui trova la sua sintesi pi generale. Il modello cesarista caratterizzato dalleliminazione o attenuazione dei sistemi intermedi di checks and balances, che contraddistinguono invece il modello di democrazia rappresentativa. Non quindi affatto casuale che il berlusconismo abbia da subito cominciato ad attaccare tutto il sistema di garanzie, a partire dai magistrati, con il pretesto di essere perseguitato. Ma cerano gi i precedenti della Nuova democrazia di Gelli e della Grande Riforma di Craxi. Quando ho sentito parlare per la prima volta di Grande Riforma, ho pensato subito alla riforma della Pubblica Amministrazione che il grande tallone dAchille del sistema italiano. Poi ho capito che invece si parlava del potere politico: mi ricordo perfettamente una frase di Claudio Martelli che cercava di spiegare come avrebbe funzionato il sistema presidenziale: Se si elegge direttamente il Primo Ministro, poi a cascata tutte le altre cariche fino al Sindaco seguiranno la stessa logica. E avvenuto in un certo senso il contrario: per il Sindaco il modello stato istituzionalizzato e, pi o meno, ha funzionato, pi o meno ma ha funzionato, anche se con molte possibili deviazioni, tra cui quella dellesautoramento del consiglio, vedi Letizia Moratti. A livello del Primo ministro invece abbiamo avuto una situazione anomala, invece di perseguire una trasformazione istituzionale dibattuta, ma poi alla fine concordata in qualche forma di compromesso istituzionale, si lasciato il terreno a unestenuante guerriglia istituzionale. Pisapia riuscito a far saltare le strettoie di questo letto di Procuste politico, con un blitz accuratamente e lungamente preparato ed eseguito con coraggio facendo un bel sacco di morti di cui non dobbiamo dolerci. Facciamo un elenco dei morti sul campo, utile non solo per capire cosa sia accaduto, ma anche per capire chi ha vinto e chi continuer a vincere se non sbaglia le mosse. Il primo grande cadavere Berlusconi: Berlusconi politicamente un

dead man walking: niente pu illustrare questo concetto meglio della scenetta da Peppino, Tot e la malafemmina che Berlusconi ha interpretato al G8 un pezzo cult. Un signore inceronato dal volto terreo, con le borse sotto gli occhi, impettito nel suo simil-Caraceni, guata Obama dallaltra parte della stanza, con labilit istintiva degli attaccabottoni da cocktail per trovare il momento adatto: poi scatta con passo rapido e si precipita dal fotografo (che probabilmente parla linglese e cos Berlusconi deve comunicare per cenni che sono comprensibili a tutti: adesso vado vicino a Obama e tu mi inquadri con lui). Poi si precipita addosso a uno sgomento Obama e lo investe a bassa voce. La foto che compare su tutti i giornali del mondo dovrebbe, nelle intenzioni del poveraccio, rientrare nella serie Berlusconi salva lOccidente con un fumetto che dice qualcosa di fondamentale come: So dove nascosto Geddafi, ma lonnipresente microfono impietosamente coglie una sorta di guaito La Ilda mi perseguita. Pare che lo sciagurato sia andato a ripetere la solfa a tutti i potenti della terra facendo scadere il paese, come dice giustamente Serra, a bettola brianzola con lubriacone di turno che arpiona gli avventori per raccontare loro le sue sfortune coniugali. Alcuni anni fa il povero Mauro Mancia aveva molto competentemente diagnosticato uno stato patologico e non molto tempo dopo la signora Veronica aveva lanciato un appello agli amici stretti chiedendo la loro collaborazione per aiutare un malato. La colpa pi grave dei collaboratori e amici di Berlusconi stata proprio quella di non aver risposto a questappello: invece di essere circondato da un gruppo di amici che lo sostengono e lo consigliano nel bene, Berlusconi, come avviene per molti satrapi e com anche avvenuto per Mussolini, si trovato solo, circondato da una coorte di sicofanti che gli hanno restituito unimmagine distorta: Meno male che Silvio c. Cos si avviato allultima sfida convinto che la sua faccia facesse ancora miracoli e dopo avercela messa si dovuto rendere conto (si fa per dire) che invece di fare miracoli la sua faccia affondava con il candidato. Non basta, perch i diadochi insistono: Berlusconi risorgi! Basterebbe questa grottesca supplica per documentare cosa sia un partito cesarista, in cui si discute senza che nessuno scoppi a ridere di riprendere liniziativa, di fare le

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primarie o alternativamente di fondare un nuovo partito, mentre si scatena una guerra senza quartiere tra le diverse fazioni ed emergono tutti gli episodi di devastazione e corruzione che inevitabilmente sono il risultato delle cricche che circondano i cesari grandi e piccoli di tutte le ere. Berlusconi, politicamente, ma anche umanamente parlando a terra, mentre larbitro sta contando, e ancora alcuni suoi stanno accapigliandosi sotto il ring per il programma di rilancio: per dare unidea del livello cui giunto il grottesco, si ventila lidea di contrapporre a Tremonti un formidabile trio belligerante costituito nientemeno che da ABF, Alfano, Brunetta e Frattini. Ma domani sar qualcun altro, che so io CPQ, Cicchitto, Prestigiagomo Quagliariello, la ruota gira: per Crozza e gli altri un patrimonio inesauribile di buon umore cui attingere. Non so se possiamo inserire la Signora Brichetto Moratti e consorte nellelenco dei deceduti: con i soldi ci sono molte vie di recupero. Quello che stato ucciso dallironia di migliaia di giovani e meno giovani scatenati sulla rete, il modello atroce del sciurettismo lombardo con il birignao e la cotonatura, le mises alla Scala e il sorriso plastificato pronto a trasformarsi in un ghigno e in unazzannata non appena si parli di soldi. E con questo modello morto, spero per sempre, il mito delle elezioni allamericana con i soldi dilapidati a fiumi nella convinzione, ahim radicata, che basti comunicare bene per convincere. Molti anni fa il grande cabarettista americano Tom Lehrer, che era anche un professore di matematica, si prendeva gioco delle fisime del tempo sulla incomunicabilit (ricordate il genere Antonioni?) e a un certo punto di una canzone si rivolge a chi si lamentava di non riuscire a comunicare bene intimandogli If you cant communicate, shut up! (Se non riesci a comunicare chiudi il becco). Dopo il crack del primo turno, stato tutto un chirp chirp di leghisti e forzisti che si lamentavano di non essere riusciti a comunicare; ancora la sera del 30 da Lerner il ciellino Amicone si chiedeva come mai la Moratti non era riuscita a comunicare mentre Pisapia s. Prevedo una valanga di dotti testi sulla campagna di Pisapia, ma non c segreto: Pisapia era sincero mentre la Signora Brichetto riusciva a comunicare bene una sola cosa: la sua infingardaggine. Mama, la gata me varda, la dis che sun busiarda,

gatta molto perspicace. La campagna della signora Moratti e della Lega ha comunicato solo odio e fango, che gli ritornato indietro sotto forma dironia, canzoni in una sorta di colossale judo mediatico-cibernetico in cui ogni porcata veniva metabolizzata, sterilizzata, riverniciata e rilanciata con lo sberleffo. I consulenti americani della signora Moratti, o pi probabilmente i consulenti locali che avevano visto film come Our Brand is Crisis (2006) e si credevano James Carville. Spero che la famiglia Moratti li licenzi tutti e se non ha ancora pagato che blocchi i pagamenti, non se li meritano. Pi in generale lo schema teorico che ha imprigionato lazione, o meglio linazione, della sinistra in questi anni, la visione meccanicistica e statica dellelettorato, come una torta o pie-chart i cui spicchi sono definiti una volta per tutti e il gioco consiste solo nellelaborare uno schema di azione capace di inglobare la porzione pi grande possibile del centro immobile, tramite accordi di coalizione. Non cos, la torta non una torta ma un bolo di mercurio su un foglio di carta e vince quello che pi bravo a raccoglierne la maggior parte senza disperdere il resto in frammenti impazziti, ci vuole mano leggera e una azione chimica pi che meccanica. C tutta una dirigenza di sinistra che, diciamo la verit, stata ipnotizzata da Berlusconi, che ammira i suoi exploit tattici con lapprezzamento che i veri professionisti hanno per chi pi bravo di loro. Ma proprio per questo le prediche di chi si perde dietro labilit di Berlusconi e dei vari guru in the box sono state paralizzanti. Il risultato stato un colossale miedo a ganar che porta a rifiutare ogni tentativo di innovazione. Nelle parole dellocchiello sulla Stampa nellarticolo di commento al primo turno di Ricolfi (Mercoled 18 Maggio) si legge ha ragione Ferrara.Il centro-destra alle corde, ma fa male la sinistra a cantare vittoria, egemonizzata dalle estreme p. 13. A parte il ridicolo (che dovremmo fare metterci a piangere perch lelettorato ha dato un cazzotto in faccia a Berlusconi e Moratti?) unaffermazione cos la pu fare Ferrara che ha un rapporto piuttosto vago con la realt, ma non pu essere ripresa come verit autorevole da chi si picca di essere preciso. Fassino sarebbe un estremista? Fa ridere. Il Pd di Bologna sarebbe composto di estremisti? C da sganasciarsi. Chi lestremista? Ber-

sani? Ragazzi!Il pi estremo della compagine Vendola che al di l delle alate parole sul buonismo mondiale, non si mai sentito dire nulla di lontanamente comparabile alle volgarit estreme dette da Berlusconi, con le sue barzellette sulle cameriere, dalla Moratti-dai-colpibassi (nel senso che si spara nei garretti) dalla Santanch (conquella-bocca-pu-dire-quello-chevuole e, modestamente, lo disse) eccetera. Sarebbe estremista Pisapia? Lelettorato milanese ha gi risposto con un NOOO! da 300mila e passa voti, e con altri 50mila il 29 Maggio. Sul Corriere anche il Prof. Della Loggia, svegliatosi come Rip Van Winkle dopo ventanni, annuncia solennemente la scoperta dellultima ora Le elezioni non si vincono con la TV e con gli annunci. Bravo, peccato che invece cos avvenuto per ventanni e allora occorrerebbe chiedersi chi ha dato una mano allipnosi collettiva. Forse il miedo a ganar era diffuso un po dovunque. Cosa non ci stato detto dai dirigenti del PD locale di Milano quando abbiamo liberamente (e sottolineo) scelto Pisapia con le primarie! La pi bizzarra delle teorie che si sentirono in quelloccasione fu che poich il PD era il maggior partito aveva il dovere, oltre al diritto, di presentare un proprio candidato alle primarie. Detto e fatto, il candidato PD, che era di prima qualit, ha perso, tra laltro, proprio perch targato PD. Io credo che guadagneremo tutti, a partire dal PD, che il mio partito, il giorno in cui la dirigenza si convincer che questo PD non il partito egemone della sinistra, ma al massimo un primus inter pares, che per deve guadagnarsi questa qualifica ogni giorno sul campo e contemporaneamente, se praticassimo un po di quella recovery of nerve che secondo Peter Gay fu la preparazione per lilluminismo alla fine del Medioevo forse ci aiuterebbe a vedere pi chiaro. Poco prima del ballottaggio scrivevo: La battaglia per il ballottaggio non finita, non si vince fino a che lultimo voto sar contato e dallaltra parte hanno moltissimi soldi. Ma la Grande Guerra contro il gangsterismo berlusconiano gi cominciata ed cominciata dal basso: questo il vero fatto rilevante.. Oggi sono in grado di ribadire, nellelenco dei cadaveri c anche un certo modo di concepire la politica: nei dibattiti che sono seguiti quasi nessuno dei commentatori sembra essersene accorto: appare

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come se il successo di Pisapia fosse un colpo di genio, un fortunato concept di qualche mago della comunicazione. Ma la campagna di Pisapia stata una vastissima costruzione dal basso, mai tentata in passato dalla sinistra tradizionale (e sottolineo questaffermazione) che ha coinvolto migliaia di persone, soprattutto, ma non solo giovani. Mentre scorrevano le immagini arancione di piazza del Duomo, nello studio dellInfedele, per uno strano scherzo del destino mediatico si vedeva su un monitor in bianco e nero una conferenza con DAlema e Casini dietro al solito tristissimo tavolinetto da brutto salotto marron a la Paolo Conte che reinterpretavano la solita operetta (ha ragione Berlusconi a parlare di teatrino della politica, solo che lui ha introdotto il genere pochade). E questo modo di concepire la politica come incontro tra leaders dietro a tavoli e tavolinetti che stato sepolto dalla risata di Elio e le storia tese e dello straordinario mondo di Pisapie. Molti non se ne sono ancora accorti e, mi spiace dirlo, persino Vendola che ha cercato di arraffare un pezzettino della vittoria di Pisapia cercando di rubargli il palco, non si accorto di aver fatto una delle peg-

giori operazioni del repertorio della vecchia politica, in inglese si chiama piggybacking e in italiano mosca cocchiera. Il contributo alla campagna Vendola laveva dato, nessuno glielo negava, non aveva alcun bisogno di sprecare parte del suo credito facendo la corsarata sul palco di Pisapia e annegando buona parte della felicit sincera in una retorica bolsa che suonava insincera come un doblone della Perugina. Speriamo che impari anche Vendola. In conclusione per possiamo dire che con il vecchio modo di fare politica sono morte anche alcune parole odiose del berlusconismo manipolatorio, in primo luogo la gente con la sua controparte di sinistra moltitudini. Cio lidea che le persone formino agglutinazioni di masse indistinte di gente (folk) senza faccia o di moltitudini perennemente in movimento in cerca del profeta e in attesa delloccasionale guru pronto a guidarle. Le persone che a migliaia hanno affollato le piazze di Milano e delle altre citt in decine decine di manifestazioni riunioni multicolori dai viola, ai precari agli studenti sui tetti erano visibilmente chiaramente popolo (people) con volti distinguibili, facce riconoscibili di persone attive,

coscienti e determinate, di tutte le et e condizioni sociali, che si aggiungevano al popolo creativo della Rete non in un contrapposizione, ma in collaborazione con il popolo delle piazze esprimendo quella creativit inesauribile che viene dalla tranquilla coscienza di s e delle proprie esigenze senza paura. E questo lultimo cadavere che Pisapia riuscito a spazzare via, la paura. Paura di parlare delle moschee, dei ROM, dei gay, degli immigrati di tutti i fantasmi di cui non si doveva parlare perch avrebbero spaventato la gente. Pisapia e la sua squadra hanno aiutato tutti noi ad accendere la luce a cacciare via i fantasmi e a non aver paura di parlare di qualsiasi cosa rappresenti un problema una questione che assieme dobbiamo affrontare e risolvere. Cosa cantava quella bella ragazza che accompagnava i movimenti contro la segregazione dopo che centinaia di giovani avevano affrontato la violenza con la non violenza nelle citt del Mississippi e dellAlabama? We are not afraid, We are not afraid, We are not afraid, TODAY. Oggi non abbiamo pi paura.

PISAPIA: MUNICIPALITA E CITTA METROPOLITANA SENZA SCONTI Elena Grandi


Il nostro ineffabile sindaco uscente, sentendosi con lacqua alla gola, ha dato il peggio di s nella sua campagna elettorale: invece di parlare di programmi, consapevole che su quanto fatto avrebbe avuto ben pochi argomenti, ha deciso di dedicarsi allattacco sistematico dellavversario e dei suoi progetti per Milano. Al contrario Giuliano Pisapia ha continuato, imperterrito e instancabile, a promuovere il suo programma: che ricco, articolato, condivisibile da chiunque non sia accecato dalla propaganda di un avversario debole che, in cinque anni di governo, non ha saputo convincere lelettorato, n aumentare il suo consenso. Questa breve premessa per dire che, tra i tanti argomenti non affrontati nellultimo mese, Letizia Moratti ben si guardata dallentrare nel merito di un tema di cruciale importanza; un tema che, al contrario, Pisapia e i suoi hanno fatto loro sin dal primo giorno con meticolosa e puntuale competenza: quello del decentramento. In una metropoli come Milano il decentramento n.21 III 1 giugno 2011 materia di sostanziale importanza: e non averne tenuto conto, anzi averlo progressivamente depauperato di deleghe e poteri, stato uno dei pi macroscopici errori non solo del sindaco uscente, ma anche di chi lha preceduto. Solo con lattuazione del decentramento si pu pensare infatti di governare una grande citt dalla quale entrano ed escono ogni giorno centinaia di migliaia di persone e nella quale le realt di quartiere sono profondamente diverse tra loro. N pi e n meno di come sono differenti le realt dei diversi comuni della cintura milanese che con il Comune di Milano dovranno entrare in sinergia. Le zone (o circoscrizioni, o municipi, come dovrebbero chiamarsi, e come si chiameranno) non dovrebbero essere linutile orpello di una macchina amministrativa lenta e mal funzionante, n parcheggi per politici esclusi da posizioni di rilievo e frustrati, n luoghi in cui impiegare funzionari e dipendenti comunali in eccedenza, n organi consultivi dei cui pareri lamministrazione centrale possa farsi un baffo. Purtroppo in questa sorta di inutili baracconi le hanno trasformate i governi del centrodestra, nella loro ingorda rincorsa alla centralizzazione dei poteri. Hanno avuto ragione quindi quei cittadini che si sono spesso lamentati per linefficienza di organi di governo amministrativo che apparivano solo come un freno allazione dellamministrazione centrale e un costo per le gi magre casse della citt. Le zone, invece, dovrebbero essere (e saranno) il primo organo di governo del territorio, il luogo della democrazia partecipata, le istituzioni in grado di avere il polso della situazione dei quartieri e delle loro problematiche, il punto di raccolta di richieste, di servizi, di studi per migliorare la vita dei cittadini, gli sportelli dove anche le pratiche anagrafiche possano essere espletate con efficiente velocit, le sedi in cui promuovere la cultura, il sostegno alle minoranze deboli, ai giovani, alle famiglie, allinfanzia, alla scuola, al commercio. Lattuazione del decentramento (inutile e prematuro parlare qui di cit5

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t metropolitana, un traguardo necessario, fattibile e fortemente caldeggiato da Giuliano Pisapia, che richieder qualche anno di lavoro), va intesa come lapplicazione di regole e di competenze che sono gi scritte nellattuale regolamento (erano attive prima del 1990, ma da allora sono progressivamente passate sotto la gestione diretta centrale); a essa si aggiungeranno le modifiche previste dal programma di Pisapia, che assegner loro il ruolo di primo strumento atto a risolvere i grandi temi che attengono al governo della citt: traffico, viabilit, mantenimento delle strade e del verde, manutenzione delle scuole e degli edifici pubblici, spazi per la cultura e

per lintegrazione, diritto alla casa e a una scuola migliore e aperta a tutti, assistenza agli anziani e, per finire, legalit e trasparenza delle istituzioni. Perch dal basso, dal controllo locale, dalla collaborazione tra comitati, associazioni, cittadini e istituzioni, dalla possibilit di tutti di accedere a documenti, luoghi, pratiche, che si contrastano efficacemente lillegalit e la corruzione. In questi giorni abbiamo presentato le proposte per i poteri delle zone e la partecipazione dei cittadini Vogliamo andare verso la Citt Metropolitana Sar un processo non facile n breve, e per questo si comincia subito: da un lato con la collaborazione (politiche del traffico e

dellambiente, innanzitutto) con i sindaci dei comuni della Provincia, dallaltro lattribuzione di poteri alle Zone. Parliamo di poteri nei quali il Comune non interverr pi, di risorse che il Comune non gestir pi. E un primo blocco di attribuzioni che riteniamo di mettere in moto subito e che troveranno il loro perfezionamento con il primo bilancio. In questo breve stralcio, tratto dalla relazione dellincontro di domenica 22 maggio tra Pisapia, Fassino e i consiglieri eletti nelle nove Zone di Milano, c quello che i milanesi avrebbero voluto sentirsi dire anni fa e che nessuno ha mai detto loro. Ora, ne siamo certi, questi progetti si avvieranno a divenire realt.

MILANO CIVICA PER PISAPIA: LA STORIA DI UN CASO Franco DAlfonso


Massimo Cacciari resta inarrivabile: pur di non ammettere di avere preso lautostrada al contrario e che le migliaia di auto che gli vengono incontro non sono scriteriati che non hanno capito che la direzione di marcia giusta per definizione quella che prende lui, riuscito a commentare il trionfo di Giuliano Pisapia dicendo che se si fosse seguita la sua strada (votare Alberini, per chi non lo ricordasse) si sarebbe vinto al primo turno. Pi prudenti, gli analisti della venticinquesima ora hanno scoperto che Pisapia tutto sommato non era esattamente un estremista che non parla a un pezzo di citt e il Corrierone scopre, dopo mesi di silenzio sul tema, che il Comitato del 51% messo in piedi da Piero Bassetti e, lasciatemelo dire, dallo staff di Giuliano Pisapia, non era una lista di firmaioli di professione, ma unaltra delle vele messe in arma dalloperazione politica che si sviluppava sotto gli sguardi prima di sufficienza, poi di scetticismo infine di stupore di tanti soloni del mondo politico-mediatico e che servita a intercettare un altro pezzo di societ milanese in movimento. Ma la concitazione di questi giorni, prima febbrili poi trionfali, ha finito per nascondere anche ad analisti attenti e puntuali una delle principali novit di questa tornata elettorale: il successo della lista Milano Civica x Pisapia. Quasi 24 mila voti, due o tre consiglieri, donne, elette con Pisapia sindaco, la pi alta percentuale di preferenze espresse (8.600, quasi il 40% del totale consenso), punte di consenso nelle zone centrali e semicentrali della citt vicine al 10%, il tutto ottenuto con 48 candidati completamente sconosciuti al circuito politico-mediatico, meno di 40 mila euro di budget interamente autofinanziato, assemblata e messa in pista quarantacinque giorni prima del voto. Solo per indicare un termine di paragone, la lista Moratti teoricamente speculare pur essendo guidata da due importanti assessori, con 1 milione di euro di budget donati da Letizia, ha ottenuto la met dei consensi e un eletto, mentre lapporto dei suoi candidati civici ben rappresentato dalle 36 preferenze di Ornella Vanoni, servite solo per assicurarle lennesimo titolo a nove colonne sul Corriere della sera. Eppure analizzare questo successo, senza particolare enfasi, potrebbe servire a capire qualcosa di pi del fenomeno Pisapia. Attraverso la breccia di Pisapia, infatti, fin dalle primarie sono arrivate o ritornate alla partecipazione civile e politica prima centinaia poi migliaia di persone, in grande maggioranza donne, provenienti dai mondi che costituiscono Milano, dalle professioni alla scuola, dai nuovi italiani allassociazionismo, hanno deciso di metterci la facciae limpegno non tanto e non solo per una voglia di riscatto sociale e politico, ma come senso del dovere civico nei confronti della propria comunit, vedendo in Giuliano Pisapia un candidato in grado di comprenderne portata e significato. Donne e uomini di successo tipicamente milanese, che vuol dire fare bene il proprio lavoro, curare famiglia e affetti restando schisci, lontano dai riflettori per cultura e non per ritrosia. Sono quelle stesse persone che si incontravano magari alle letture di Dante di Sermonti oppure ad ascoltare oratori emeriti alle riunioni del Manifesto per Milano, almeno fino a quando comparve il sindaco Moratti come un Ufo a dire che era completamente daccordo con le critiche che le venivano rivolte. Capire cosa ci sia oltre la gi salutare in s immissione di una cinquantina di nuovi protagonisti della vita politica cittadina non sar un esercizio inutile per nessuno, credetemi.

I GIOIELLI DI FAMIGLIA: PIAZZA SANTALESSANDRO Jacopo Gardella


poco elegante usare la parola gioiello per commentare Piazza SantAlessandro, ma la parola che meglio rende limmagine di questo piacevole e raccolto spazio pubblico, completamente circondato da costruzioni antiche. Tra le quali due sono di notevole interesse perch di valore monumentale: la Chiesa di

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SantAlessandro, che occupa tutto il lato est della piazza; il Palazzo Trivulzio, che occupa tutto il lato ovest. Gli altri due lati sono chiusi da vecchie case miracolosamente scampate ai bombardamenti della guerra. Ci sono tutte le premesse per fare di questa piccola piazza un luogo di ritrovo, di sosta, di conversazione; un posto tranquillo e accogliente, collocato in una zona centralissima della citt. Ma una simile prospettiva per ora del tutto inattuabile: sulla piccola piazza sboccano quattro strade di traffico intenso; larea non occupata dalle corsie interamente destinata a parcheggio di motocicli. Ecco come Milano trascura i suoi gioielli. Li possiede, e neppure li conosce. Appartengono a lei, ma non sa valorizzarli. Ha perso il desiderio e lorgoglio di esibirli. Non ha pi lambizione di metterli in mostra e di vantarsene. Che fare per dare vita a Piazza SantAlessandro? Anzitutto chiuderla al traffico; e far cessare lintenso movimento di auto che lattraversa ininterrottamente. In secondo luogo, abolire il parcheggio e togliere i motocicli che offendono la vista della Chiesa. In terzo luogo promuovere operazioni volte al rilancio della Piazza, e mirate a favorire la nascita di nuove attivit, in accordo con gli Amministratori pubblici. Esiste, allangolo della Piazza con via Amadei, un bar ospitale che spinge cautamente i suoi tavolini nel tratto di sagrato antistante. Se non corressero il pericolo di venire travolti i tavolini potrebbero aumentare e il bar diventare pi intensamente frequentato. Esiste anche, nella stretta via Amedei, confinante con il bar ma non

affacciato alla Piazza, un noto ristorante toscano. Se le due gestioni, del bar e del ristorante, arrivassero a un accordo per usare in comune il tratto di sagrato antistante al bar, si troverebbe posto, sia per i tavoli da aperitivo, sia per quelli da pranzo. Ci presuppone tuttavia la volont di una intesa tra le due gestioni, per raggiungere la quale il Comune dovrebbe prestare il suo aiuto e far valere la sua autorit. Loperazione sarebbe vantaggiosa non solo per il bar dellangolo, non solo per i proprietari della trattoria, non solo per i cittadini, avventori e commensali, ma anche per limmagine complessiva della citt. Da piazza, come oggi, bella ma negletta, il sagrato di SantAlessandro potrebbe diventare domani piazza bella, frequentata e animata. Per la riuscita delloperazione occorre tuttavia un diverso comportamento del Comune, una pi dinamica e propositiva presenza dellAmministrazione pubblica. L dove si inizia una attivit privata che conduce alla rianimazione di uno spazio pubblico in precedente stato di letargo, e quindi rappresenta un beneficio per la vita della citt, il Comune dovrebbe dare tutto il suo sostegno e il suo patrocinio. Come? Concedendo facilitazioni fiscali allattivit privata, e instaurando con questultima un rapporto di collaborazione, in vista di un reciproco tornaconto: limprenditore beneficer di un sostegno iniziale, il Comune valorizzer un luogo monumentale. Incrementare lattrattiva turistica sarebbe uno dei tanti modi per uscire dallattuale momento di crisi. Le premesse favorevoli non mancano: piazza SantAlessandro un sor-

prendente concentrato di opere di architettura. La Chiesa barocca fa mostra di una facciata singolare e anomala nel panorama degli edifici religiosi milanesi. Si estende pi in orizzontale che in verticale; pi larga che alta. La insolita dimensione, certamente voluta dallarchitetto Lorenzo Binago per far meglio risaltare i due campanili laterali; stata copiata dalla Chiesa di SantAgnese in piazza Navona a Roma, progettata negli stessi anni dellarchitetto Francesco Borromini. A sinistra della Chiesa prosegue la cortina edilizia della piazza, con il fronte della Scuola dei Barnabiti, dal disegno barocco severo e contenuto. Attraverso il suo portale dingresso si entra in un cortile porticato di proporzioni perfette. Di fronte alla Chiesa, nella sobria facciata del Palazzo Trivulzio, spicca il ricco portone principale, di robusto stile settecentesco: negli angoli superiori del portone due esatte controcurve raccordano gli stipiti allarchitrave; secondo una formula molto usata nellarchitettura lombarda dell epoca. I monumenti affacciati sulla piazza potrebbero essere usati per manifestazioni culturali: linterno della Chiesa si presta ad accogliere concerti; il cortile della Scuola a ospitare rappresentazioni teatrali. Tutto ci chiede tuttavia un modo nuovo di vivere la citt; ed esige la capacit di instaurare un clima di collaborazione fra proprietari privati e Amministrazione pubblica. Soltanto cos si riuscir a offrire ai cittadini un maggiore godimento di ci che abbiamo definito un gioiello urbanistico.

REFERENDUM NAZIONALI: BLOCCARE LE FOLLIE Fiorello Cortiana


Con la firma del Presidente Giorgio Napolitano stato promulgato il decreto Omnibus che di fatto annulla il quesito legato al nucleare, sul quale i cittadini erano stati chiamati a esprimersi il 12 e 13 giugno 2011 insieme agli altri referendum. Adesso aspettiamo che il 1 giugno la Cassazione ci dica se con il Decreto del Governo la ripresa del nucleare solo sospesa o cancellata, come hanno chiesto proponenti e sottoscrittori del referendum. Questa la sintesi della Corte Suprema di Cassazione, in relazione a ciascuno dei quattro quesiti referendari dichiarati ammissibili: n. 1 n.21 III 1 giugno 2011 Modalit di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione; n. 2 Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base alladeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma; n. 3 Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme; n. 4 Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale. Il decreto del Governo un pacchetto cumulativo che sospende solo temporaneamente la costruzione di nuove centrali nucleari, permettendo al governo di riavviare il programma a un anno di distanza. Non abbiamo un Piano Energetico Nazionale ma forse si pi preoccupati di mantenere i contratti gi definiti piuttosto che riflettere sulla partecipazione popolare per lambiente e la salute. Se la Cassazione confermasse il referendum potremmo avere il paradosso di un voto referendario che si ritorcereb7

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be contro i proponenti perch a questo punto si abrogherebbe la sospensione della ripresa nucleare. La Cassazione potrebbe sollevare la questione, investendo la Corte costituzionale per trovare una soluzione rispettosa dell'istituto referendario. Nei paesi europei la situazione diversa ed evita confusione e sconcerto negli elettori. Il pronunciamento della Cassazione importante anche per la ricaduta sui quesiti che riguardano lacqua, la sua natura proprietaria e la sua gestione. Perch esplicita e dichiarata la volont del Presidente del Consiglio di evitare il voto referendario attraverso decreti. Come denunciato da diversi giuristi queste scelte costituiscono un caso di scuola di abuso del potere della maggioranza ai danni del pronunciamento diretto tramite referendum del corpo elettorale. Lutilizzazione della forma del decreto legge manca, con tutta evidenza, dei requisiti costituzionali della necessit e dell'urgenza, se non quella di non fare pronunciare i cittadini italiani su questioni vitali per la democrazia, come luguaglianza di fronte alla legge, sulla vita, come per le fonti energetiche e lacqua. Il governo che non ha potuto fare un decreto per sospendere le elezioni amministrative cerca con ogni mezzo di impedire il legittimo esercizio del pronunciamento popolare richiesto da oltre due milioni di cit-

tadini che hanno firmato per i referendum. Eppure i cittadini hanno dimostrato di non essere solo dei telespettatori da affidare allaccumulo di share attraverso le simulazioni del linguaggio pubblicitario. In Sardegna, dove il referendum locale sul nucleare era abbinato alle amministrative, non solo c stato il quorum, ma hanno vinto decisamente i s, anche se la regione governata dal centrodestra. Non si vuole una partecipazione informata allesercizio della democrazia diretta. Con eccesso di zelo o di sfrontatezza questo atteggiamento viene esercitato anche nella comunicazione istituzionale e dove non coincide con la legislazione vigente basta trascurarla o raccontarla altrimenti. Dalla Home Page del sito del Ministero della Salute non stato possibile raggiungere alcune pagine del Decreto del marzo 2010 relativo al piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radioattive. In questo momento l'Italia non in pericolo ma il disastro in corso a Fukushima chiede una attenta analisi e una informazione tempestiva per l'assunzione delle precauzioni necessarie in vista di una possibile ricaduta di Cesio radioattivo 137 e Cesio 134 sui nostri campi e sui nostri cibi. Proprio acqua ed energia rimandano a una consapevolezza nuova della responsabilit di ogni cittadino verso la politica pubblica. L'acqua

non un bene pubblico un bene comune. Indipendentemente dalla propriet formale la gestione la propriet sostanziale che mette i soldi, investe e fissa il costo. I partiti nel nostro diritto sono soggetti privati anche se occupano e si spartiscono da decenni la sfera pubblica. Nell'articolo 43 della Costituzione troviamo il riferimento per un ruolo attivo della cittadinanza. E a Parigi, dove il privato ha fallito, troviamo la conferma: oggi nella gestione pubblica la societ civile ha un ruolo fondamentale sul controllo del servizio. Cos per lenergia la Corte Costituzionale ha chiesto di colmare un vuoto normativo per utilizzare le enormi potenzialit espositive dellItalia. Il coordinamento di analisi e valutazione degli edifici nei condomini, per l'efficienza e l'efficacia energetica, dell'offerta tecnologica e delle diverse soluzioni finanziarie, incentivi compresi, risulterebbe positivo per la bilancia energetica, per i bilanci familiari e per l'ambiente. La qualit delle relazioni sociali tra i condomini e tra i cittadini e la pubblica amministrazione ne risulterebbe migliorata e con essa il senso civico, premessa per buone politiche e buoni politici. Perch considerare i cittadini come soggetti non in grado di riflettere e decidere sui referendum e invece soggetti in grado di votare partiti e candidati alle elezioni? La Costituzione non dice questo.

REFERENDUM MILANESI. CITTADINI DUE VOLTE Enrico Fedrighini


Il 12 e 13 giugno, insieme ai referendum nazionali su nucleare acqua e legittimo impedimento, a Milano gli elettori saranno chiamati a votare anche i cinque referendum cittadini sullambiente e la qualit della vita, promossi dal Comitato MilanoSiMuove. Cinque quesiti ai quali rispondere questo lauspicio dei promotori con cinque SI per cambiare il volto di questa citt. Mentre quelli nazionali sono abrogativi (nei confronti di norme e leggi vigenti), i cinque referendum cittadini sono di indirizzo: propongono cio una serie di misure da attivare e di obiettivi da raggiungere per migliorare la qualit ambientale urbana. Due sono gli aspetti particolarmente rilevanti di questa importante esperienza democratica che coinvolger Milano. Anzitutto, la prima volta in n.21 III 1 giugno 2011 Italia che gli abitanti di una grande citt vengono chiamati a esprimersi, attraverso un processo di partecipazione popolare, su misure e proposte che riguardano una visione globale della citt: i milanesi si esprimeranno non su un provvedimento locale e limitato (la chiusura al traffico di una determinata strada, la semplice pedonalizzazione di una piazza), ma su un progetto complessivo di trasformazione urbana che riguarda: il potenziamento della mobilit pubblica e ciclabile e la riduzione della mobilit privata, luso dello spazio pubblico, la produzione e il consumo di energia, il potenziamento del verde urbano, la riscoperta del sistema delle acque dei Navigli, il destino delle aree di Expo 2015. In modo particolare, il primo dei cinque quesiti referendari quello relativo al traffico propone di trasformare Ecopass in una congestion charge modello londinese, motore di un cambiamento della mobilit urbana e generatore di risorse economiche da investire per legge esclusivamente nel sistema di trasporto pubblico urbano, nelle corsie riservaste per bus e tram, nella rete di itinerari ciclabili. E un nuovo modello di Milano sostenibile (parola spesso abusata) quello che emerge dalle cinque proposte referendarie. Un modello che, per realizzarsi, abbisogna di scelte strutturali e coraggiose da parte di chi governa la citt, finora osteggiate da particolarismi e interessi di parte (assecondati con colpevole inerzia dellamministrazione comunale) che hanno 8

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sempre bloccato qualunque cambiamento. E qui arriviamo al secondo significato importante di questa iniziativa: il referendum pu conferire al nostro nuovo Sindaco, Giuliano Pisapia, un formidabile strumento a supporto di politiche innovative. Milano ha un pesante deficit sotto il profilo ambientale: i costi sociali ed economici originati da traffico e smog rappresentano, da soli, una forte perdita di vivibilit e competitivit per Milano rispetto ad altre citt europee. Le scelte da compiere, da qui in avanti, non saranno semplici. Proprio per questo, un risultato positivo dei cinque referendum conferirebbe alla nuova amministrazione Pisapia

unulteriore investitura e forza politica oltre a quella legittimamente scaturita dalle urne per mettere in atto le misure necessarie a cambiare strada e a rendere la nostra una citt un po pi simile alle altre citt europee. Affinch i cinque referendum cittadini sullambiente siano validi, necessario che si raggiunga il quorum al 30% degli aventi diritto di voto (circa 300.000 elettori). Purtroppo, lamministrazione Moratti a differenza di quanto si era impegnata a fare non ha inviato ai cittadini milanesi alcuna documentazione informativa relativa ai cinque referendum cittadini.

Per questo, come elettori e soprattutto come cittadini milanesi, non possiamo permetterci ancora di andare in vacanza: troppo importante questa partita per il futuro della nostra citt. Da qui al 12 giugno abbiamo un impegno comune. Diffondere, con il tam tam via web e col passaparola, linformazione e linvito ad andare a votare iol 12 e 13 giugno sono solo per i referendum nazionali, ma per il futuro di Milano.

Per ulteriori info: http://www.enricofedrighini.it/cinque _referendum_per_una_rivoluzione_ verde_a_mi.html

PERCH I PRIMARI IN FUGA DA NIGUARDA? Giuseppe Landonio


Ha fatto inizialmente scalpore, per poi essere relegata nel dimenticatoio, la notizia dei 7 primari in fuga da Niguarda, per un totale di 12 posti vacanti su 60 apicali. Nellelenco dei medici in fuga ci sono nomi noti come Francesco Mauri (Cardiologia), Sergio Vesconi (Anestesia e rianimazione), Roberto Sterzi (Neurologia), Alessandro Marocchi (Laboratorio analisi), Giovanbattista Pinzello (Epatologia), Roberto Cairoli (Ematologia immunologica), Luciana Bevilacqua (Qualit e sicurezza clinica). Nella precedente tornata i primariati rimasti vacanti erano quelli di Reumatologia, Otorinolaringoiatria, Neuroradiologia, unaltra Cardiologia e il Centro antiveleni. Una situazione paradossale, rispetto alla quale, oltretutto, la regione Lombardia consentirebbe il ripristino solo del 20% delle figure apicali, per questioni di bilancio. Ma, assicura il Direttore Generale Cannatelli, un fedelissimo di Formigoni, procederemo a chiedere deroghe per coprire i posti necessari. Resta il fatto: perch queste fughe? Solo in un caso si tratta della scelta di lavorare in un altro ospedale. Negli altri si tratterebbe di pensionamento anticipato, usufruendo della prima finestra utile disponibile. Daltra parte va considerato che gli stipendi assegnati ai primari non sono cos pi vantaggiosi di quelli garantiti agli altri sanitari, e che solo attraverso una cospicua attivit libero-professionale possibile ottenere compensi ragguardevoli. Ma a fronte di stipendi medi non molto stimolanti, la prospettiva di una pensione economicamente di pari livello, senza le beghe e le demotivazioni che oggi lamentano i primari, cos fuor di luogo? Credo infatti, da medico, di poter fare queste osservazioni: 1) il lavoro di primario si progressivamente burocratizzato. E quasi pi il tempo che si deve passare a preparare relazioni, a discutere di budget, a partecipare a riunioni gestionali, che non a occuparsi dellinteresse prevalente di un medico, ossia la diagnosi e la cura del malato. 2) La trasformazione del lavoro clinico in lavoro manageriale rischia di essere esiziale per la qualit dello stare in ospedale: non un caso che pi di un medico e chirurgo abbiano abbandonato il pubblico per il privato (come il professor Vitali, illustre cardiochirurgo passato dal De Gasperis di Niguarda alla Clinica Gavazzeni di Bergamo) non solo e non tanto per ragioni economiche, ma per svolgere una attivit prevalentemente clinica, perch, nel privato, la managerialit affidata alle Direzioni Sanitarie 3) Ma c di pi: nel pubblico lautonomia delle figure apicali andata progressivamente scemando. Troppi lacci e laccioli imposti dalla Regione limitano le scelte di un Primario: non solo per quanto riguarda la selezione dei propri collaboratori, ma nella predisposizione dei budget, nei tetti imposti alle prestazioni, perfino nei tempi medi che devono essere rispettati. 4) Infine la fidelizzazione del sistema, diventata ormai insopportabile: non consentito avere e tanto meno esprimere opinioni troppo discordanti da chi lo dirige. In una Regione e in un ospedale dominati da CL non facile la sopravvivenza di spiriti laici. Penso sia venuto il momento di ripensare la figura del medico e la sua professionalit, prima che lesempio niguardese si riproduca a scacchiera negli altri ospedali pubblici. Ma, soprattutto, occorre rivedere, criticamente, il modello lombardo di sanit. Un modello efficiente ma poco efficace, complessivamente costoso, e con unanima pi attenta al mercato che al sociale. Un sistema che ha sostituito al termine ospedale quello di azienda ospedaliera, alla unit socosanitaria locale quello di azienda sanitaria, al concetto di utente e di cittadino quello di cliente.

MILANO: EXPO, DERIVATI E SPECULAZIONE Emanuela Citterio


Il concetto semplice: Sulla fame non si specula. Promossa da Acli, n.21 III 1 giugno 2011 Action Aid Italia, Pime, Unimondo e Vita Magazine, partita una campagna della societ civile che vede tra i primi firmatari personalit come 9

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lo chef Davide Oldani, don Virginio Colmegna, i comici Giovanni e Giacomo e realt associative come Coldiretti, Slow Food, Banca Etica e Altromercato. Lobiettivo? Dire che il cibo non una merce qualunque sulla quale si pu scommettere senza farsi scrupoli. Nella finanza di oggi, infatti, anche unalluvione o una siccit si possono trasformare in unopportunit di guadagno, con rendimenti altissimi. Basta investire in titoli derivati scommettendo sul rialzo dei prezzi alimentari, operazione che si effettua ogni giorno alle borse di Chicago, Londra e Milano. Sembrano passate invano la crisi economicofinanziaria del 2008 e la crisi alimentare che, nello stesso anno, ha travolto i Paesi pi poveri. Il rischio, evidenziano tra gli altri la Fao e la Commissione europea, che questi scenari si ripetano, tali e quali. Dal giugno del 2010 a oggi i prezzi del grano e del mais sono di nuovo raddoppiati, secondo quanto riferito dal Food Prix Index della Fao. Era gi successo nel biennio 20072008: i prezzi di alcuni cereali lievitarono del doppio e in qualche caso addirittura quadruplicarono. Poi, in meno di sessanta giorni, tornarono ai valori iniziali. A gennaio di questanno hanno di nuovo superato i massimi storici. Alcune stime suggeriscono che negli ultimi mesi circa 44 milioni di persone sono finite in povert come conseguenza dell'aumento dei prezzi dei beni alimentari che crescono dalla fine del 2010 ha detto Mario Draghi, presidente della Banca DItalia. Nonostante l'incertezza circa le radici del fenomeno, lurgenza di gestire l'insicurezza alimentare e la malnutrizione chiede risposte rapide.

La campagna Sulla fame non si specula chiede un intervento regolativo sui mercati finanziari che protegga almeno un bene essenziale come il cibo dalle mire speculative, unendosi a gruppi, associazioni e singole persone che in Europa e negli Stati Uniti si stanno mobilitando per lo stesso motivo. Il rapporto tra speculazione finanziaria e aumento dei prezzi complesso spiega Riccardo Moro, economista e fondatore del Progetto Bridges sulla giustizia economica. La speculazione interagisce con lo squilibrio tra domanda e offerta creato da altri fattori. Una serie ormai lunga di studi, per, mostra con chiarezza come la speculazione finanziaria operi da moltiplicatore negli effetti di questi squilibri. Leggi di mercato immaginate per rendere efficienti gli scambi tra produttori e consumatori sono falsate dallentrata in gioco di operatori che non hanno alcun interesse reale ad acquistare o vendere grano, soia o riso, ma mirano solo a ottenere un rendimento finanziario elevato in tempi brevi. A scatenare la crisi alimentare del 2008 non stata la carenza di cibo. In quellanno la produzione mondiale era addirittura aumentata. E anche in questi primi mesi del 2011 stata pressoch costante. Per spiegare limpennata dei prezzi occorre guardare altrove. Negli ultimi anni si sono diffusi titoli derivati legati ai prezzi alimentari. Derivato significa che il rendimento del titolo legato allandamento di unaltra grandezza, in questo caso il prezzo di un particolare cereale. Se il prezzo aumenta, il titolo vale di pi. Esistono lobby internazionali in grado di influenzare i prezzi sulla borsa merci di Chicago, dove si negoziano i pro-

dotti alimentari e i cui valori diventano riferimento per i prezzi in tutto il mondo afferma Moro. Le stesse lobby che investono in titoli derivati scommettendo sul rialzo dei prezzi alimentari, razionando i prodotti in vendita e suscitando aumenti di prezzo. Alla scadenza dei titoli incassano i guadagni e possono rimettere i prodotti in vendita, determinando rapidi ribassi, come avvenuto nellagosto 2008. Una dinamica perversa, che si gioca sulle materie prime, dal cibo al petrolio, e che permette notevoli profitti. Ma chi paga questo gioco sono i tre miliardi di persone che vivono con meno di due dollari al giorno e non possono pi permettersi il pane necessario. Inoltre la cifra scandalosa di un miliardo di persone malnutrite resta invariata, in un mondo che potrebbe sfamare 11 miliardi di persone. A Milano il comitato promotore ha chiesto ai candidati sindaco di sottoscrivere lappello della campagna e adottare un codice di condotta che impegna il Comune a non investire in fondi speculativi legati al cibo. Un appello a cui ha aderito per primo Giuliano Pisapia, il 3 maggio, seguito da Letizia Moratti il 26 maggio. Da Milano, importante piazza finanziaria dove i titoli legati alle materie prime agricole vengono scambiati ogni giorno e sede dellExpo 2015 che mette a tema lalimentazione, arriva un importante segnale etico: il cibo un bene sul quale non si pu speculare. solo un primo passo. La campagna continuer ora andando oltre Milano e collegandosi anche a iniziative analoghe in corso in Europa e negli Stati Uniti per chiedere regole che tutelino il diritto al cibo.

ATTENTE CURE PER LA DEMOCRAZIA Rita Bramante


La cultura lunico bene dellumanit che, diviso tra tutti, anzich diminuire diventa pi grande. Cos il filosofo tedesco Hans-Georg Gadamer in una frase scelta come assunto fondamentale della raccolta di mille testimonianze audiovisive, che danno voce ai pi autorevoli uomini di cultura, artisti e scienziati del nostro tempo. In questi giorni cos travagliati per la nostra democrazia parlamentare vale davvero la pena di riascoltare le parole essenziali e inequivocabili di Norberto Bobbio nellintervista Che cos la democrazia, per risollevare il nostro n.21 III 1 giugno 2011 animo troppo sovente intristito da comportamenti e frasi indegne di un paese davvero democratico. E doverosa secondo Bobbio una definizione minima, ma precisa di democrazia: quando parliamo di democrazia dobbiamo intenderla in un certo modo sostanziale e sufficientemente limitato, attribuendo a questo concetto alcuni caratteri specifici procedurali, in modo tale da mettersi daccordo. Dobbiamo intenderla come un metodo per prendere decisioni collettive allinterno di un gruppo democratico, quel gruppo in cui valgono almeno queste due regole: in primo luogo tutti partecipano alla decisione, direttamente o indirettamente, e a seguire la decisione viene presa dopo una libera discussione a maggioranza. Anche se le decisioni vengono prese da pochi o da uno solo, bisogna che la decisione, per qualificarsi come democratica, sia presa secondo queste regole. Questo vale per qualsiasi associazione, dallassemblea condominiale al Parlamento. Se le decisioni vengono prese da una parte sola, la democrazia politica rimane una promessa non mantenuta, in quanto non si 10

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estesa alla societ nel suo complesso. Le regole democratiche sono state istituite e perfezionate nel corso dei millenni a partire dallAtene di Pericle, esistono, ma di fatto non vengono rispettate, o in altri termini hanno ancora bisogno di pensare e operare per unulteriore marcia, come ha affermato il nostro Presidente Napolitano nel discorso pronunciato a Tel Aviv il 15 maggio scorso presso la Fondazione Dan David in occasione del conferimento di un premio per il suo impegno di una vita per il rafforzamento dei valori e delle istituzioni democratiche in Italia e in Europa.

Quarantatre anni spesi come membro del Parlamento italiano, per dieci legislature, e come membro del Parlamento europeo, in due legislature. Unonorificenza che si unisce al premio Leibniz Ring, che gli fu conferito nel 1997 ad Hannover per il rilevante contributo dato per l'integrazione dellItalia nell'Unione Europea e del suo partito nella democrazia parlamentare. La democrazia, neppure se rinata in Italia pi di sessant'anni fa grazie alla lotta contro il fascismo, alla Resistenza e alla vittoria della coalizione antinazista nella seconda guerra mondiale e ricostruita sulle forti basi di una moderna Costituzione, pu

considerarsi, secondo il nostro Presidente, compiuta e vitale una volta per tutte e il suo consolidamento rimane ancora oggi un obiettivo da perseguire con responsabilit. La nostra democrazia richiede attente cure, verifiche critiche, riforme se necessario e comunque nuovi sviluppi in rapporto al mutare dei tempi e delle esigenze, possibili solo attraverso uno sforzo comune e condiviso di partecipazione dei cittadini, in un orizzonte comunitario e sovranazionale. Un governo democratico non pu pi sottrarsi dal rispondere a forti domande di cambiamento e di giustizia.

Scrive Piero Bassetti ai 51


Cari Amici, nei due tempi in cui abbiamo recato un nostro contributo al successo di Giuliano Pisapia quello per il 51 e quello oltre il 51 successa una rivoluzione civile che oggi giudico con tre parole: bella, utile, incompiuta. Bella stata la partecipazione mossa da una diffusa volont di cambiamento, a favore della nostra citt e nel pensiero che da qui come stato storicamente tante volte per Milano si genera probabilmente unonda lunga a favore di tutta la comunit nazionale. Utile stato mettere la faccia, soprattutto da parte di chi svolge responsabilit nelle professioni, nel sistema scientifico e accademico, nelle imprese, nei servizi. Non quella borghesia degli opportunismi che hanno cercato di dipingere o quei circuiti dei soliti noti paghi di fare un appello e di essere magari solo contro. Utile stato vedere chi ha avvertito la necessit di cercare insieme un nuovo contesto per svolgere meglio quelle responsabilit. Incompiuta la scomposizione e la ricomposizione di un sistema partecipativo attorno al governo della citt. Una volta vi erano solo i partiti, ora senza il ruolo di una societ attiva, sensibile alla cultura e ai diritti della cittadinanza, i partiti che restano soggetti essenziali alla democrazia non bastano pi a creare le condizioni di fiducia e di governabilit. Mi capitato di dire che ci riserviamo di svolgere un ruolo di servizio, identificabile in un coro greco. Lo faremo. Non verremo meno mi auguro alla nostra voglia di discutere, di consentire, di dissentire. Giuliano Pisapia si rivelato interlocutore sensibile. Cercheremo di aiutarlo consapevoli che il difficile viene ora: immaginare un gruppo dirigente allaltezza di problemi davvero seri, con visione per andare lontano ma anche con capacit per correggere il tiro nellimmediato rispetto a condizioni che riguardano il benessere e la vita stessa di tutti i cittadini. In cima al nostro modo di intendere le responsabilit c infatti e dovr rimanerci la diffidenza per la propaganda e per la demagogia. Prima, per viene il momento del ringraziamento caldo ed affettuoso a tutti coloro che si sono impegnati. Subito dopo laugurio, altrettanto caldo ed affettuoso, a Giuliano: perch tenga duro e guardi avanti con la tenacia che ha dimostrato sino al risultato di oggi.

Scrive Tatiana Zilioli a Fabio Arrigoni


In merito allarticolo vorrei chiedere un chiarimento. Mi sembra daver capito che nel programma di Pisapia si enuncia che gli impianti sportivi potrebbero essere gestiti dalle Associazioni Sportive di Zona. Vorrei solo ricordavi la brutta fine che ha fatto il Centro Sportivo Iseo ad Affori (per favore andate a verificare). Dopo la Privatizzazione di Albertini passato a Milano Sport. Da 3/4 anni limpianto stato ceduto a unaltra Societ non bene identificata. Tale Societ ha sfrattato anche una prestigiosa e storica Associazione sportiva presente ad Affori da n.21 III 1 giugno 2011 oltre 20 anni, ma ancor peggio stata citata nellindagine che ha coinvolto diverse famiglie in odor di mafia e riciclaggio della zona Bruzzano/Comasina. Io frequentavo limpianto per lavoro, portavo ragazzi Disabili in piscina per i corsi di Special Olimpics, proprio lo scorso inverno abbiamo dovuto sospendere lattivit di piscina allIseo per gravi disservizi della struttura. Fortunatamente ci hanno dato uno spazio c/o la Piscina di via Bussero, e quindi abbiamo ripreso lattivit presso tale struttura, sempre con i nostri istruttori, e in un ambiente a cui darei la targa di ECCELLENZA, peccato che non ci sia il sali/scendo in vasca, ma riusciamo ugualmente a nuotare. Aggiungerei anche un punto in merito alla gestione di tante Societ di calcio giovanile. Prima di affidare ai privati bisogna accertarsi e talvolta indagare. Risponde Fabio Arrigoni - La lettrice Tatiana Zilioli ha ragione circa il fatto che le associazioni sportive dovrebbero essere vere associazioni, e non societ od altro, camuffate. La grandissima parte, per, delle 11

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associazioni sportive di base, quelle vere, costituisce una effettiva risor-

sa. Certo, prima di dare in gestione, occorrerebbe controllare.

Scrive Pierangelo Cortesini a Emilio Vimercati


Vorrei correggere un'inesattezza riguardo alla figura del Segretario generale: viene nominato dal Sindaco attingendo da un Albo tenuto dal Ministero dell'Interno.

Scrive Felice C. Besostri a Giuseppe Ucciero


Ci sono due tecniche di propaganda: 1) si valorizza il proprio prodotto 2) si fa pubblicit comparativa negativa dei prodotti altrui. Sono ben lieto del successo personale di Boeri con le sue 13.000 preferenze, ma non capisco in base a quali ragionamenti sarebbe espressione di una "sinistra (?)" responsabile, mentre Pisapia di una sinistra massimalista. Pisapia ha delineato le linee guida della sua futura amministrazione al Terzo Convegno di Volpedo lo scorso 11 settembre. I Convegni di Volpedo sono organizzati dal Gruppo di Volpedo, rete dei circoli e associazioni socialiste e libertarie del Nord Ovest, nel Paese di Pellizza ed esattamente nella piazza Quarto Stato dove stazionavano i personaggi raffigurati nel famoso quadro: braccianti e contadini del Conte, che aveva il suo palazzo nella storica piazza. In quell'occasione si riferito, come modello,alla amministrazioni comunali a guida socialista da quelle prefasciste e a quelle del secondo dopoguerra a partire da Antonio Greppi. Sar un caso ma sia Caldara che Greppi erano avvocati. L'altro riferimento sono state le grandi citt europee con sindaci socialisti: Berlino e Parigi. Dove si annida il massimalismo di Pisapia? Quel riferimento storico Pisapia l'ha ripetuto in pi occasioni: al comizio con Vendola all'Arco della Pace e alla presentazione del Riformista al teatro Elfo Puccini. Al primo evento Boeri non era presente, ma al secondo s e non ho percepito, che si sentisse defraudato di non essere l'unico esponente di una sinistra ragionevole. Come si dice Due meglio di one: se siamo alla ricerca di papi per la sinistra italiana ora ne abbiamo addirittura 2. Papa e Antipapa appartengono, invece, ai tempi pi bui della chiesa. La sinistra italiana ha bisogno di luce e sole( dell'avvenire), non di assurde competizioni.

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Giovani pianisti russi
Yevgeny Sudbin un ragazzo alto e sottile con unaria particolarmente seria e pensosa e un atteggiamento riservato e gentile che tuttavia esprime grande sicurezza e determinazione; arriva in palcoscenico camminando lentamente, con la testa bassa di chi non vuole perdere la concentrazione, saluta il pubblico con un profondo inchino, siede al pianoforte, si aggiusta lo sgabello e prima di mettere le mani sullo strumento rivolge al pubblico un lungo sguardo sorridente quasi come per dirgli bene, siamo tutti a posto? possiamo cominciare?. Probabilmente nella sala Verdi del Conservatorio, laltra sera, cerano anche parenti e amici perch qua e l, associata a sguardi benevoli verso il palcoscenico, si sentiva linconfondibile cadenza della lingua russa; ma la benevolenza era un sentimento palpabile in tutto il pubblico delle Serate Musicali, un pubblico che conosce Sudbin da ormai 10 anni e che a ogni suo concerto n.21 III 1 giugno 2011 rimane incantato non solo dalle belle maniere ma sopratutto dai programmi che propone e dalle interpretazioni che ne offre. Cominciamo dal programma: nella prima parte Haydn (Sonata in si minore) e Liszt (tre sonetti del Petrarca dalla seconda Anne de Plerinage), nella seconda la terza Ballata di Chopin e otto Preludi di compositori russi del primo novecento quattro di ostakovi? e quattro di Rachmaninov - le cui tonalit erano fra loro magistralmente accostate (prima si minore, la minore, la bemolle maggiore e re minore, poi sol diesis minore, fa minore, sol maggiore e sol minore; un gioco di rimandi e di contrasti perfettamente coerente non solo con i testi musicali ma con lintero movimento artistico di quegli anni, tanto da farli sembrare ispirati direttamente da Kandinskij!). Dunque Sudbin dapprima ha messo a confronto la classicit di due mitteleuropei che si sono passati il testimone fra il sette e lottocento, legati entrambi alle terre di Ungheria; poi ha ceduto il posto a Chopin (il binomio Liszt - Chopin appartiene intimamente alla storia della musica) e - passando dallotto al novecento - ha accostato al grande polacco due suoi meravigliosi epigoni slavi (luno pi spinto in avanti, laltro forse pi rivolto allindietro), entrambi immersi in quel brodo culturale franco-russo che ha caratterizzato la loro epoca. Ma il grande fascino del concerto era tutto, ovviamente, nella cifra interpretativa di Sudbin che non esibisce mai la sua tecnica perfetta, neppure nei passaggi pi complessi eseguiti con invidiabile naturalezza; ha una energia non comune che controlla con serenit e con un atteggiamento sempre riflessivo; i suoi fortissimo non sono mai pestati, i pianissimo sussurrati senza forzature; si sente la profondit del pensiero che gli guida le mani, il significato esatto che attribuisce a ogni nota. Soprattutto si sente una 12

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passione formidabile, mai smodata, sostenuta dallattenzione per i particolari e dalla costante ricerca di compostezza e di equilibrio. Ci si chiede dove si formato tanto talento in un ragazzo che nasce a San Pietroburgo nel 1980 e l riceve la prima formazione musicale, nel 90 si trasferisce a Berlino e dal 97 vive a Londra; ha il suo primo contatto con il pubblico a Cadenabbia, allInternational Piano Foundation del lago di Como, e da l in poi suona in tutto il mondo raccogliendo ovunque successi. Non deve avere avuto vita facile, spostato a soli dieci anni dalla difficile San Pietroburgo della perestrojka e della glasnost alla Berlino traumatizzata dalla caduta del muro, a diciassette portato nelle aule severe del Royal College of Music di Londra, cambiando ogni volta insegnanti, compagni e amici; tuttavia non un caso isolato se sempre pi spesso leggiamo biografie simili, riferite a giovanissimi uomini e donne provenienti dal mondo ex sovietico, ed commovente vedere limpegno con cui questi ragazzi studiano ed eseguono musica dellEuropa occidentale - che non quella della loro infanzia e delle loro famiglie - e la gioia con cui si sciolgono appena possibile nella musica

del loro paese, proponendocela orgogliosamente come per un personale riscatto. Proprio cos Sudbin ha concluso il concerto dellaltra sera, eseguendo con composta fierezza la musica dei due suoi grandi concittadini. Musica per una settimana * gioved 2, venerd 3 e domenica 5 allAuditorium lorchestra Verdi, diretta da Xian Zhang, e lomonimo Coro Sinfonico istruito da Erina Gambarini, eseguiranno Ein deutsches Requiem (il famoso requiem tedesco) di Johannes Brahms per soli, coro e orchestra * domenica 5 alle 11, sempre allAuditorium, si conclude il ciclo diretto da Giuseppe Grazioli dedicato alle musiche di Nino Rota la leggerezza dellascolto con louverture La fiera di Bari (prima esecuzione a Milano), la ballata per corno e orchestra Castel del Monte (corno Giuseppe Amatulli), le Variazioni sopra un tema giovanile e la Suite dal film Il Padrino * ancora domenica 5 lorchestra Filarmonica della Scala, diretta da Frank Strobel, chiude la sua stagione eseguendo dal vivo la colonna sonora scritta da Gottfried Huppertz

per il film Metropolis di Fritz Lang, del 1927, mentre sar proiettata la pellicola restaurata e integrata, dopo il suo ritrovamento a Buenos Aires nel 2008, di alcuni minuti che si credevano perduti * luned 6 al Conservatorio per le Serate Musicali, vi sar Andrea Bacchetti al pianoforte con un programma interamente dedicato alla musica barocca di Galuppi, Marcello, Paisiello, Soler, Scarlatti e Rossini con linserto del brano Rimembranze di Guido Alberto Fano * marted 7 allAuditorium della Fondazione Cariplo, sempre per Serate Musicali, Uto Ughi, Marise Regard, Francesco Fiore, Franco Maggio Ormezowski e Luca Giganti eseguiranno il Quartetto in do minore opera 18 n. 4 di Beethoven e il Quintetto in do maggiore opera 163 di Schubert * mercoled 8 al Conservatorio, per la Societ dei Concerti, gli Stuttgarter Philarmoniker diretti da Walter Weller eseguono il Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore e la Totentanz per pianoforte e orchestra di Liszt (al pianoforte Boris Berezowski) e la Sinfonia n. 8 in sol maggiore opera 88 di Antonin Dvorak

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Le allucinazioni video di Tony Oursler
Gi dai primi passi dentro latrio del PAC ci si rende conto fin da subito che quella che stiamo per vedere non una mostra come tutte le altre. Sibili, suoni, voci, parole urlate da angoli remoti trasportano immediatamente in una dimensione spaesante e un po inquietante. Se poi la mostra in questione una retrospettiva su Tony Oursler, allora possiamo aspettarci davvero di tutto. Open obscura una rassegna che raccoglie opere importanti di Oursler, artista americano e pioniere della video art su supporti non convenzionali: non solo video ma anche sculture e agglomerati di oggetti, sui quali vengono proiettati video e filmati in loop. Ecco perch stato definito lideatore della video scultura, anche se, bene dirlo, le sue ricerche sono gi andate oltre questo mezzo. Sculture informi, occhi giganti che galleggiano nellaria ospitando bulbi n.21 III 1 giugno 2011 oculari che ci fissano, a volte inquieti a volte interrogativi, palpebre che sbattono, pupille dilatate dalla luce, attorno alle quali il visitatore non pu far altro che muoversi un po a disagio. Le installazioni di Oursler sono un mix di allucinazioni e incubi, come le facce colorate e distorte, tutte bocche e occhi, che sibilano e mandano messaggi a volte incomprensibili. Una sorta di tumoripustole da cui distogliamo volentieri lo sguardo. Ma attenzione. Oursler ci mostra tutta la finzione di questa realt, non solo quella della mostra, ma anche quella in cui viviamo. I proiettori sono ben visibili, per terra o sulle pareti, per ribadire linganno a cui siamo sottoposti sempre, nellarte e nellera del digitale e della massificazione dellinformazione, di cui siamo un po tutti vittime e attori inconsapevoli. I suoi mostri dalle mille facce, a volte tristi, a volte arrabbiati, sono nati da uno studio che Oursler ha cominciato fin dal 1992, quando ha iniziato a studiare la schizofrenia, con un'attenzione particolare verso gli sdoppiamenti di personalit (il Multiple Personality Disorder), verso i disturbi compulsivi e le dipendenze (e infatti sono esposte le sue enormi sigarette che non si esauriscono mai). Oltre agli enormi occhi, a sagome impossibili su cui sono proiettate immagini di fiori, donne, attori dal volto dipinto che declamano monologhi, muri che si costruiscono e poi esplodono, assolutamente interessanti sono i Peak, la nuova serie fatta da microsculture che accostano oggetti diversi, in una sorta di teatrino, su cui sono proiettate immagini che danno movimento (e molto appeal) allinsieme. Unaltra novit anche Valley, il progetto virtuale che Oursler ha realizzato per lAdobe Virtual Museum 13

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(The Valley, 2010 visibile su http://www.adobemuseum.com). Attraverso alcune postazioni multimediali il pubblico ha la possibilit di interagire con la mostra digitale con cui lartista ha inaugurato il museo virtuale di Adobe, giocando con al-

cune applicazioni. Concludono il tutto dei video di performance registrate dallartista newyorkese, che vedono la partecipazione di gente comune e di un inedito, e molto divertente, David Bowie.

Tony Oursler. Open Obscura PAC-fino al 12 giugno - Orari: lun 14.30-19.30, mar, mer, ven, sab e dom dalle ore 9.30 alle 19.30. Giov 9.30 - 22.30 - Costo: 7,00 intero , 5,00 ridotto.

Ritorna Brera mai vista


Dopo tre anni di assenza riprende liniziativa Brera mai vista, unoccasione unica per vedere dal vivo, nelle sale della sempre affascinante Pinacoteca di Brera, dipinti poco noti, generalmente conservati nei depositi della Pinacoteca per problemi di spazio, ma che prendono vita attraverso speciali esposizioni incentrate su di essi. Importante anche la presentazione che di questi dipinti viene fatta: studiosi e storici dellarte si mettono in prima linea per studiarli, analizzarli e presentarli al grande pubblico. Ma questanno c una novit. Lopera in questione non da sempre un bene di Brera, bens un nuovo acquisto. E la piccola ma preziosa tavola della Madonna con il Bambino, datata 1445 circa, attribuita al Maestro di Pratovecchio. Una tavola presumibilmente creata per la devozione privata, visto il piccolo formato, e che mostra una giovane Madonna dallo sguardo rassegnato, intenta a scrutare lavvenire, che sa essere gi carico di dolore. La madre e il Bambino, nellatto di benedire, sono racchiusi in una sorta di nicchia coperta da quello che sembra essere un motivo damascato. La tavola un dipinto poco noto, non solo per il pubblico ma anche per gli esperti, e che fu studiato e fotografato gi da Roberto Longhi, che dedic anche un saggio per ricostruire le vicende del misterioso pittore. Un artista fino a poco tempo fa anonimo, conosciuto appunto come Maestro di Pratovecchio, ma a cui recentemente si potuto dare un nome: Giovanni di Francesco del Cervelliera. Non un illustre sconosciuto per, ma un collaboratore artistico di Filippo Lippi, tra gli anni 1440-1442. E che sia proprio di quegli anni evidente guardando il suo disegno, attento al rigore prospettico tipico fiorentino, ma anche interessato ai colori luminosi e cangianti che compaiono nelle vesti della Madonna. Riprendendo in questo sia il pi noto Filippo Lippi, con i suoi personaggi inquieti, che i colori di Domenico Veneziano. La somiglianza con lo sfondo damascato della sua Madonna Berenson davvero notevole. Gli stessi espedienti e artifici formali che hanno ispirato anche altri artisti, presenti nella raccolta della Pinacoteca: Giovanni Boccati, Giovanni Angelo di Antonio, Fra Carnevale e naturalmente Piero della Francesca, allievo di Domenico Veneziano. Prima di essere esposta la tavola ha subito anche un restauro conservativo, ma che non ha alterato i tratti e la storia del dipinto, fattore importante per ricostruirne le vicende e non cancellare quelli che sono i segni del tempo della storia dellarte. Ecco dunque che la piccola tavola potr essere unutile scusa per rivedere la Pinacoteca, integrando anche questo dipinto nel percorso storico e cronologico che la Pinacoteca propone.

Brera mai vista. La Madonna con il Bambino del Maestro di Pratovecchio - Pinacoteca di Brera, sala XXXI, fino all11 settembre - Orari: 8.30 -19.15 da marted a domenica - Costo: intero euro 9, ridotto euro 6.50.

Lanello debole che spezza la catena


Termina con la mostra L'anello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla, lultimo quarto di Terre Vulnerabili, progetto curato da Chiara Bertola presso lHangarBicocca, contrassegnato dal tema della vulnerabilit. Quattro le mostre che si sono succedute e integrate luna allaltra, per un totale di nove mesi, divise in quattro fasi come quelle lunari, e che hanno raccolto ben trentuno artisti internazionali e altrettante opere che sono via via cresciute, evolute, cambiate, modificate e si sono adattate agli spazi dellHangar. Lultima mostra, inaugurata il 5 maggio, vede la presenza di quattro nuovi artisti, gli ultimi in ordine cronologico che sono stati inseriti nel progetto: Roman Ondk, Pascale Marthine Tayou, Nari Ward e litaliano Alberto Tadiello. Il titolo della quarta fase, L'anello pi debole della catena anche il pi forte n.21 III 1 giugno 2011 perch pu romperla, forse la dichiarazione pi significativa rispetto allo scopo del progetto. La vulnerabilit anche forza. Bisogna assecondarla e accettarla, farla diventare il punto di forza. Le catene rappresentano anche una struttura dinamica - dice Chiara Bertola - che conduce alla produzione di forme e di lavoro; allinterno del ciclo (o del processo) rappresentato da una catena, esiste sempre un anello debole (non allineato) che alla fine pu rivelarsi come il pi forte perch rompe uno schema di comportamenti prevedibili diventando cos il pi creativo. Lanello "difettoso" interrompe un ingranaggio e rompe dunque la normale successione delle azioni. Ecco il significato di questa nuova fase, tutta in divenire, che presenta quattro nuovi interessanti lavori. Lartista slovacco Ondk, presenta Resistance, un video nel quale a un gruppo di persone stato chiesto di recarsi a un evento pubblico presso il quale essi si mescolano nella folla con i lacci delle proprie scarpe slacciati. In questa opera lartista da una parte lavora sul rituale dellopening, dallaltro crea una condizione straniante in chi guarda il video, abbandonato e incerto sulla corretta interpretazione. Pascale Marthine Tayou, camerunese, costruisce nel CUBO Plastic bag una spettacolare installazione con un grande cono rovesciato interamente costituito da diecimila sacchetti di plastica biodegradabili di cinque tonalit diverse. Una prima versione dellopera era gi stata esposta nel 2010 in Australia, in questa sede stata appositamente rivisitata e viene presentata per la prima volta in Italia. Gi dal titolo si pu intuire il materiale favorito di Tayou, il sacchetto di plastica, un oggetto assolutamente banale e 14

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anonimo, accessorio della quotidianit, che diventa simbolo della crescente globalizzazione, del consumismo, ma anche simbolo del nomadismo che sempre pi caratterizza luomo moderno, una sorta di vagabondo che trascina nei sacchetti i pezzi importanti della sua vita. Con un risvolto assolutamente nuovo: oggi che i sacchetti di plastica sono banditi dal commercio, entrano di diritto a far parte dei materiali usati per larte. E presente anche Nari Ward, giamaicano ma newyorkese di adozione, artista che usa come veicolo darte i materiali di riciclo della vita moderna e industriale, spesso raccolti direttamente nel suo quartiere, Harlem, ai quali d nuova funzione e significato, usandoli per affrontare temi sociali come la povert, limmigrazione e la questione raz-

ziale. Per Terre Vulnerabili ha realizzato Soul soil, un grande contenitore ovale dove sono intrappolati e dal quale fuoriescono resti di oggetti abbandonati, materiali di recupero, parti in ceramica di sanitari e alcuni dei vestiti usati provenienti dallinstallazione di Christian Boltanski, Personnes, esposta allHangar lo scorso anno, sfuggiti allo smantellamento di fine settembre 2010, interpretando cos, in linea anche con la sua poetica, uno dei temi portanti di Terre Vulnerabili. Lultimo artista presente litaliano Alberto Tadiello, con il suo Senza titolo (Adunchi), una installazione di tubi di ferro, lamiere, dadi e bulloni su una colonna aggettante e spigolosa. Il significato pi che mai legato al tema della vulnerabilit e della precariet. Cos lartista stesso, spiega la sua opera: Un grumo

di forze. Di aggettanza, di torsione, di urto, di trazione, di spinta. Di isolamento, di deformazione, di dissipazione, di accoppiamento, di riunione, di separazione. solo metallo, ferro. Tagliato, smussato, graffiato, bucato, piegato, imbullonato. Si affaccia. Pesa, pende, gravita. E il momento di tirare le somme e vedere queste quattro fasi al completo, per comprendere a pieno cosa sia oggi la vulnerabilit secondo questi artisti ma soprattutto per vedere quanto questi progetti siano davvero definitivi. Lo sono? Terre Vulnerabili 4/4 L'anello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla Hangar Bicocca Fino al 17 luglio. Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, gioved dalle 14.30 fino alle 22.00, luned chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro

Al Museo del Novecento larte scende in piazza


Il Museo del Novecento ha da poco inaugurato la sua prima mostra temporanea, intitolata Fuori! Arte e spazio urbano 1968-1976. La mostra, curata da Silvia Bignami e Alessandra Pioselli, allestita al piano terra del museo, uno spazio piccolo e raccolto ma forse, c da dirlo, non troppo funzionale per questa mostra, fatta da video, filmati, pannelli e grandi fotografie. Il tema tra i pi interessanti: far luce su un periodo particolare della vita politica, artistica e sociale italiana, quella manciata danni che va dalle contestazioni giovanili del 68 fino al decennio successivo. Momento sociale importante ma non solo, anche larte e gli artisti giocarono un ruolo cruciale nel risveglio delle coscienze popolari. Sono gli anni in cui larte si allontana da musei, gallerie e luoghi tradizionalmente deputati alla fruizione, per uscire fuori, appunto, in strada, per coinvolgere il pubblico e il mondo reale. Performance, azioni, installazioni, poco importa il medium, limportante era la riappropriazione del tessuto urbano cittadino e il farlo insieme al pubblico. Per capire la vicenda artistica di quegli anni, la mostra ne ripercorre alcune tappe significate, quali Arte povera + azioni povere (Amalfi, 1968; a cura di Germano Celant); Campo Urbano (Como, 1969; a cura di Luciano Caramel); il Festival del Nouveau Ralisme (Milano, 1970; a cura di Pierre Restany); Volterra 73 (Volterra, 1973; a cura di Enrico Crispolti), ma anche la Biennale di Venezia del 1976. Per n.21 III 1 giugno 2011 spiegare queste azioni e performance cos effimere sono stati usati video, filmati restaurati, registrazioni sonore, fotografie e manifesti, le armi di quella rivoluzione artistica che tanta importanza ebbe nel risvegliare pensieri e passioni. Ecco allora in mostra le fotografie di Ugo Mulas per Campo Urbano; i gonfiabili di Franco Mazzucchelli allestiti fuori dai cancelli dellAlfa Romeo di Milano (1971); i lenzuoli di Giuliano Mauri alla Palazzina Liberty di Milano contro la guerra in Vietnam (1976); le azioni incomprese sul territorio fatte da Ugo La Pietra e le prime ricerche sulla comunicazione, rivolte agli studenti, del Laboratorio di Comunicazione Militante. E ancora le pratiche di progettazione partecipata di Riccardo Dalisi a Napoli, per creare asili nei rioni disagiati; le fotografie della gente qualunque di Franco Vaccari; la passeggiata con la sfera di Michelangelo Pistoletto, riproposta dal film di Ugo Nespolo (1968/69); le interviste di Maurizio Nannucci, fatte di una sola parola ai passanti (Firenze, 1976). Ma anche le indimenticabili e scioccanti performance di Rotella, Restany e Niki de Sainte Phalle, durante il Festival del Nouveau Realisme a Milano, con il banchetto funebre, una sorta di macabra ultima cena per decretare la fine del gruppo, fatta dai membri del gruppo stesso; i monumenti impacchettati di Christo; le espansioni gommose di Cesar in Galleria Vittorio Emanuele e il monumento fallico di Tinguely. Tutto visibile attraverso filmati, documenti preziosi di momenti ormai perduti. Insomma una carrellata di artisti e azioni che hanno profondamente influenzato larte di oggi e che idealmente completano il percorso espositivo del Museo del Novecento, che si conclude allincirca agli anni Sessanta, con lavori pensati per superare il limite tradizionale del quadro o della scultura: dagli ambienti programmati e cinetici allarte povera alla pittura analitica. In contemporanea, il Museo ospita anche altre due esposizioni: una sala dedicata alla famiglia Carpi e ai suoi maggiori esponenti, Aldo e Pinin; allultimo piano invece sar possibile studiare una selezione di disegni e ceramiche di Alessandro Mendini, provenienti dalla collezione di Casa Boschi-Di Stefano. Per concludere, nellultima vetrata dello spazio mostre stato allestito un white cube, dove dal 15 aprile al 30 giugno sar esposta Nice ball, opera di Paola Pivi. Una composizione fatta di sedie di design in miniatura che, illuminate dallinterno, proiettano sulle pareti giochi di ombra. Seguiranno poi a rotazione anche unopera darte, un oggetto di design e una fotografia.

Fuori! Arte e spazio urbano 19681976 - Museo del Novecento - fino al 4 settembre. Lun 14.30-19.30; mar, mer, ven e dom 9.30-19.30; giov e sab 9.30-22.30 Biglietto intero 5 euro, ridotto 3 euro.

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Tra sale, segni e memorie storiche. Paladino a Milano


Maschere, croci, volti, rami, legno, pittogrammi, teste, elmi, simboli dal sapore alchemico. Tutto questo Mimmo Paladino, tutto questo ci che il visitatore potr vedere nella mostra appena inaugurata presso il piano nobile di Palazzo Reale. Curata da Flavio Arensi, la personale prende in esame oltre trentanni di attivit dellartista campano, attraverso un nucleo di oltre 50 opere, tra cui 30 dipinti, sculture e installazioni. Una mostra creata con la collaborazione dello stesso Paladino, che ha scelto personalmente i lavori secondo lui fondamentali per ricreare la sua lunga carriera artistica. Paladino infatti nasce come artista concettuale, tra gli anni 60 e 70, per poi arrivare a far parte di quel gruppo di artisti che Achille Bonito Oliva, presentandoli alla Biennale di Venezia del 1980, defin Transavanguardia. Un mondo, quello di Paladino, fatto da segni e simboli ancestrali, magici, legati indissolubilmente alle memorie culturali del territorio, soprattutto campano e beneventano, che porta con s memorie primitive e longobarde che diventano quasi archetipi. Unaccumulazione di reperti storici e di modelli egizi, romani, etruschi, ma anche di reperti mnemonici, di tracce che diventano sostrato per la fantasia dellartista, liberando una potenza creativa che a volte non si riesce a decifrare. Larte non un fatto di superficie fine a se stesso, n di abbandono viscerale ad atteggiamenti poetici. Larte sempre indagine sul linguaggio, cos dichiara lartista in una recente intervista. Questa, daltra parte, lottica con cui lavora Paladino: contrario a dare chiavi di letture univoche e universali, spesso non definisce un significato preciso n un titolo per le sue opere, lasciando spazio alla libera interpretazione del singolo. Opere misteriose ed essenziali, figure frontali e ieratiche, colori presi dalla terra o inaspettatamente accesi. Ecco allora che in questo percorso storico ci accoglie il grande Rosso silenzioso, dal quale spuntano facce scavate come maschere, o la testareliquario di San Gennaro, custodita in una elaborata e geometrica teca e circondata tutto intorno da scarpe di bronzo appese al muro, sostenute da piccoli passerotti. Quasi fossero dei voti fatti al santo. Uno dei pezzi forti dellesposizione quello che allora fu il rivoluzionario Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro, 1977, una stanza bianca decorata con segni dipinti di nero, croci, teste e numeri. Unici oggetti di arredamento una sedia di legno e un quadro figurativo appeso alla parete. Fra le sale pi affascinanti senza dubbio quella dedicata allinstallazione dei Dormienti, trentadue sculture rannicchiate a terra, in posizione fetale, immerse nella penombra e circondate dalle musiche di David Monacchi, il giovane compositore marchigiano che Paladino ha voluto coinvolgere per questa collaborazione artistica. Le musiche, intitolate Notte in mutazione, ricordano i rumori della foresta, grilli, animali sibilanti, voli di uccelli notturni, che accompagnano il sonno di questi inquietanti dormienti fatti di legno, pietra e altri materiali poveri. Sporchi e rovinati, coperti da pezzi di vasi e tegole, polverosi e ruvidi, mantengono unespressione serena durante il loro sonno eterno, cos somiglianti ai corpi pietrificati di Pompei, ma anche cos lontani, come tiene a precisare lartista, che smentisce in modo assoluto ogni riferimento o affinit. La mostra non si esaurisce per allinterno di Palazzo Reale, ma inizia, anzi, dalla piazzetta, con la monumentale Montagna di sale, dalla quale fuoriescono venti cavalli (riprendendo integralmente o per sezione la statua di un cavallo di quasi 4 metri di altezza), riedizione di unaltra Montagna di sale, esposta a Napoli in piazza del Plebiscito nel 1985. Unistallazione che ben si adatta a dialogare con unaltra opera fondamentale, il Neon di Fontana che troneggia dallalto del Museo del Novecento. Ma non finisce qui. Nel cortile interno di Palazzo Reale sono posizionati quattro scudi di cinque metri di diametro ciascuno in terracotta, incisi con i segni e i simboli tipici di Paladino ma in versione tridimensionale. Il percorso si conclude idealmente nellOttagono della Galleria Vittorio Emanuele, in cui esposto un aeroplano a grandezza naturale della Piaggio Aero, la cui livrea stata dipinta dallartista campano ma milanese di adozione. Mimmo Paladino Palazzo Reale 7 aprile 10 luglio 2011; orari: marted, mercoled, venerd, domenica h 9.30 19.30. luned h 14.30 19.30. Gioved e sabato h 9.30 22.30; costi: 9,00 intero, 7,50 ridotto

Le anime fragili di Giacometti


Sono figure esili e sottili, fragili e a volte piccolissime, quelle che attendono il visitatore alla mostra su Alberto Giacometti, Lanima del Novecento, presso il MAGA, Museo dArte di Gallarate. Annette, Diego, Silvio, Bruno, Ottilia, questi sono i principali protagonisti delle opere di Giacometti, sculture e disegni, che raccontano e costruiscono unantologia famigliare tutta particolare e densa di ricordi. Non un caso che la maggior parte dei lavori esposti provenga dalla collezione privata della famiglia, che ha accettato per la prima volta di esporre pubblicamente in Europa alcuni delle opere pi significative di uno dei maestri del Novecento. Tutto nasce grazie al curatore della mostra, Michael Peppiat, autore di un interessante libro, In Giacomettis studio, racconto-analisi di quel luogo straordinario che stato lo studio di rue Hippolyte-Maindron a Parigi. S perch questo atelier, in realt una stanza piccolissima e polverosa, stato il mondo in cui Giacometti cre le sue incredibili sculture filiformi, il luogo in cui schizz e disegn ritratti di parenti e amici; un luogo, anche, estremamente evocativo dellanima stessa di Giacometti: sempre in subbuglio, sempre affaccendato in pi progetti contemporaneamente. Il tempo e lo spazio non gli bastavano mai, perennemente insoddisfatto delle sue creazioni, sempre alla ricerca della testa perfetta, come dice lartista stesso in una video intervista. Ecco perch sulle pareti dello studio e della sua casa si possono vedere ancora oggi abbozzi e schizzi preparatori delle sue opere. Ogni superficie era un utile supporto creativo. Esposti in mostra troviamo 95 opere in cui la moglie, i fratelli, il nipote, gli amici, sono tutti trasformati in busti modellati prima in argilla e poi in bronzo, lavorati con le dita, scavati nella carne, immagini famigliari che

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lartista ha modellato in tutta rapidit, rispondendo ad unurgenza interiore. Teste e busti che dagli anni 40 in poi diventano di dimensioni minuscole, piccolissime, sovrastate quasi dal loro piedistallo, cambiamento che si pu legare alla prematura morte della sorella Ottilia, davanti alla quale luomo e larte nulla pu fare, se non rendersi conto della propria piccolezza e fragilit. Presenti anche opere di dimensioni maggiori e ben famose, quali Homme qui marche, Femme debout, corrosa ed evanescente, e Femme de Venise. Sculture sottili ma allo stesso tempo pesanti: per colore, prevalentemente il nero, per materiale, il bronzo, ma soprattutto per i sentimenti che esprimono: malinconia, inquietudine, tristezza. Gli occhi non sono mai stati cos tanto lo specchio

dellanima. Sono energumeni che prendono forma dalla materia grezza, ma che al tempo stesso rischiano di far ritorno a questa materia, sgretolandosi. Figure esili e precarie, appunto, create da Giacometti sulla scia del suo interesse per la filosofia esistenzialista. Non a caso era amico di Sartre. Lo dichiara lui stesso: La fragilit insita negli esseri umani () sempre con la minaccia di crollare. Lo stare in equilibrio, il compiere movimenti per Giacometti una meraviglia e un miracolo continuo. Sculture ma non solo per. Una sezione ampia e importante dedicata ai disegni e ai dipinti che il maestro cre per tutta la vita. Schizzi veloci, approntati su fogli qualunque, giornali, ricevute, libri, ma anche copie di opere classiche, studi preparatori, svaghi creativi. I dipinti infine rimar-

cano di nuovo la dimensione tutta famigliare dellopera di Giacometti, riproponendo gli stessi soggetti, in una pittura che un omaggio a Cezanne, a Boccioni, nei ritratti della madre, a Braque e a Francis Bacon. Alcuni ritratti sembrano fatti dalla sua stessa mano. Unesposizione curata e ambiziosa, che vuol dare una visione globale del lavoro di Giacometti, della sua dimensione lavorativa (lo studio sempre sullo sfondo), e della sua vita privata, cos inscindibilmente legata alla sua arte. Giacometti. Lanima del Novecento. Fino al 5 giugno, MAGA - Museo Arte Gallarate, Orari: 9.30 19.30 mar-dom. Chiuso lun., Costi: intero 9 , ridotto 6

La formazione giovanile di Caravaggio tra Venezia e la Lombardia


Ritorno a Milano in grande stile di Vittorio Sgarbi, che firma una mostra, Gli occhi di Caravaggio, presso il Museo Diocesano, tutta da vedere e che non mancher di catalizzare lattenzione del grande pubblico. Gi linaugurazione stata un grande evento, che ha visto protagonisti anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, arrivato da Roma appositamente, e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Certo, dopo i nuovi tagli alla cultura appare buffo che certe autorit partecipino alle inaugurazioni di mostre e musei, ma questa lItalia. I nomi della mostra sono di gran richiamo, Caravaggio appunto, ma anche quello dello stesso Sgarbi che, si sa, nel bene e nel male fa sempre parlare di s. E bene per fare fin da subito alcune precisazioni su che cos questa mostra e su cosa si deve aspettare il visitatore, visto che questa non una delle tante mostre su Caravaggio che si sono fatte in Italia fino ad oggi, ma ha un altro scopo. Per spiegare al meglio di cosa tratta questa mostra, bene concentrasi, pi che sul titolo, sul sottotitolo: Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Perch questo lobiettivo dellesposizione, ricostruire il possibile itinerario svolto dal Merisi nella sua giovinezza, prima di trasferirsi a Roma nel 1592-93 circa. Se di sicuro si sa che il Caravaggio fu allievo di Simone Peterzano per quattro anni, dal 1584 al 1588, poco si sa di quegli anni e di quelli, totalmente avvolti nel buio, che precedettero il suo viaggio nella capitale. La mostra, con le sue sessanta opere, crea un percorso geografico che ricrea i possibili viaggi fatti dal Merisi, come disse gi nel 1929 Roberto Longhi: non si pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di l a Lodi e a Milano. Gi ai tempi dei suoi Quesiti caravaggeschi, il Longhi, pur credendolo ancora nativo del borgo di Caravaggio, tracci quellideale itinerario di citt e pittori che rappresentarono davvero gli albori della pittura del giovane Michelangelo Merisi. Ecco allora che proprio su queste citt si concentrano le cinque sezioni della mostra: Venezia, Cremona, Brescia, Bergamo e Milano. Al loro interno possibile ammirare capolavori preziosi di Tiziano, Giorgione, Tintoretto, Lorenzo Lotto e Jacopo da Bassano, maestri veneti dalle incredibili abilit coloristiche e tonali; nella sezione di Cremona sono raccolti i diretti precedenti per i notturni e le pose caravaggesche, ovvero le enormi pale di Antonio e Vincenzo Campi; nella sezione di Brescia non possono mancare Savoldo e il Moretto, cos come nella rivale Bergamo spadroneggiano i ritratti di Giovan Battista Moroni. E a Milano poi che troviamo i maestri pi diretti del Merisi, come Simone Peterzano e altri artisti che probabilmente conobbe e da cui prese lattenzione per la natura e la realt: il Figino, Fede Galizia, Lomazzo, Giovanni Agostino da Lodi. Questi i nomi importanti che conducono il visitatore a capire come sono nate, tra le altre, anche due opere di Caravaggio presenti in mostra: la Flagellazione di Cristo (1607-08), del Museo di Capodimonte, opera matura, posta accanto alle monumentali tele dei fratelli Campi (non si potr non riconoscere gli stessi artifici); e la giovanile Medusa Murtola, seconda versione di quella pi famosa Medusa esposta agli Uffizi. Anche una terza opera era prevista e indicata (dai giornali) come punto centrale della mostra: Il riposo dalla fuga in Egitto della galleria Doria Pamphilj di Roma, eseguita nei primi anni romani. Al momento, per motivi tecnici, il quadro non ancora per esposto in mostra. Lo si attende con impazienza ma da sottolineare come la presenza o meno di quellopera non alteri il senso di unesposizione che per la prima volta mette in luce le origini davvero lombarde del Caravaggio, mettendo fianco a fianco opere di pittori lombardi e veneti che il Merisi vide e di cui serb memoria per tutta la sua breve, ma assolutamente rivoluzionaria, esistenza.

Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Museo Diocesano. Dal 10

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marzo al 3 luglio. Orari: 10-18. Chiuso luned. Intero: euro 12. Ri-

dotto: euro 10.

Il lascito dei Clark: gli impressionisti e un museo raro


Milano torna ad ospitare, a dieci anni di distanza dallultima volta, una vecchia passione, gli Impressionisti. E Palazzo Reale a presentare la prima tappa di un tour mondiale, che, partito da Williamstown, Massachusset, arriver a toccare tante citt importanti. 73 capolavori della collezione americana dello Sterling and Francine Clark Art Institute saranno esposti da qui a giugno per permettere anche al pubblico milanese di osservare opere importanti di maestri dellImpressionismo come Monet, Manet, Sisley, Pissarro, Renoir, Degas, Caillebotte, Berthe Morisot e Mary Cassat (uniche due donne del movimento), e altri ancora. Impressionisti ma non solo. Lesposizione comprende anche opere di artisti accademici dell800, quali William-Adolphe Bouguereau, Jean-Lon Grme e Alfred Stevens, ma anche i pittori della cosiddetta Scuola di Barbizon, diretta precedente dellImpressionismo, con nomi quali Corot, Rousseau e Millet. Una carrellata che ci porta per a conoscere anche alcune importanti opere di maestri del postimpressionismo, come Gauguin, con le contadine bretoni, Bonnard, con le sue ragazze colorate a campiture piatte, Daumier e, infine, il genio di Toulouse-Lautrec con i suoi ritratti pensosi e assorti. Una mostra varia e variegata, divisa in 10 sezioni tematiche che analizzano i principali temi trattati dagli Impressionisti: la luce, limpressione, la natura, il mare, il corpo, la citt e la campagna, i viaggi, i volti, i piaceri e la societ. Il percorso espositivo riunisce dunque i capolavori dei pi grandi artisti francesi che, nelle loro varie evoluzioni e declinazioni, dal realismo, allimpressionismo al post-impressionismo, si sono confrontati con queste tematiche rivoluzionando il concetto di pittura e il ruolo dellarte nella societ borghese dellepoca. Societ con cui tutti gli artisti esposti si sono dovuti scontrare, spesso nel vero senso del termine. La mostra propone quindi un percorso gradevole, una piacevole passeggiata da fare attraverso le sale, rimirando opere che ottennero successi strepitosi al Salon francese, luogo deputato per esporre opere di pittura accademica; ma anche opere, alcune davvero notevoli, che non furono nemmeno prese in considerazione ai tempi, e anzi furono assolutamente incomprese e schernite. Opere che, in realt, portarono ad una rivoluzione totale dellarte e del modo di dipingere, per tecnica e soggetti. Certo la mostra non brilla per avere capolavori a livello assoluto, ma questo facilmente spiegabile raccontando la storia e il carattere di chi questa collezione mise insieme. Robert Sterling Clark fu uno di quei personaggi fuori dalla norma, allora come oggi. Nato nel 1877 da una famiglia americana ricchissima (il nonno fu socio in affari di quel Singer delle macchine per cucire), eredit una fortuna da parte di padre e di madre, e questo gli permise di vivere una vita agiata e lontana dalle preoccupazioni pi banali. Spirito indomito, allergico alle formalit della sua famiglia, organizz una spedizione di studio a cavallo nella Cina e ne scrisse un libro. Visti i rapporti tesi con uno dei fratelli, decise di sfuggire allambiente borghese di New York trasferendosi a Parigi. Tappa fondamentale questa, che gli permise, oltre che di iniziare a collezionare arte, anche di conoscere una graziosa attrice della Comdie-Franaise, Francine Clary, con la quale inizi uno straordinario percorso di vita, e che spos nel 1919. Gi dagli anni 10 Clark inizi a interessarsi e a comprare opere darte, per lo pi dipinti, dei grandi maestri del Rinascimento italiano come Piero della Francesca e Ghirlandaio. Poi la sua passione sindirizz, quasi per caso, verso gli Impressionisti, conosciuti attraverso mercanti darte suoi amici. Uomo che non amava le luci della ribalta, Sterling inizi la sua attivit di collezionista quasi nellombra, scegliendo opere s di grandi autori, ma che soprattutto colpivano e affascinavano lui e la moglie. Una scelta istintuale, lontana dalle logiche di mercato o dalle mode. E fu cos che nel 1913 arriv a comprare il suo primo Renoir, primo appunto, di oltre 30 quadri del maestro francese, che divenne il suo preferito in assoluto e di cui am circondarsi esponendo queste opere nelle sue varie case. Se gi dal 1913 aveva pensato ad organizzare un suo museo privato, solo a 70 anni Sterling arriv a decidere di crearne uno suo per davvero. Dopo una vita trascorsa tra New York, Parigi e la casa di famiglia dei Clark a Cooperstown, la coppia decise di creare un nuovo edificio in stile classico a Williamstown, Massachusset. Unala di questo palazzo, inaugurato nel 1955, divenne la loro casa, finch la morte non colse Sterling a poco pi di un anno dalla creazione di questo museo. Un lascito importante, quello di Robert e Francine, fatto da unincredibile collezione di dipinti ma anche di oggetti dargento, porcellane, libri antichi, stampe e disegni. Listituto fu corredato anche da una generosa donazione e da unintelligente e liberale statuto che ha permesso allistituzione di non essere solo un museo, ma anche un centro di ricerche di fama mondiale, promotore di attivit e stanziamenti a favore dellarte e delle persone che di arte si occupano. Quello stesso statuto permette che, anche oggi, la collezione venga accresciuta e integrata da nuovi acquisti, fatti sempre pensando a quei criteri di scelta che usavano Sterling e Francine e che hanno permesso lacquisto di nove nuove opere presenti in questa mostra.

Gli impressionisti. I capolavori della Clark Collection. Palazzo Reale 2 marzo 19 giugno 2011 Orari: lun. 14.30 - 19.30. Mar, mer, ven e dom 9.30 -19.30. Giov e sab 9.30 - 22.30 Biglietti: Intero 9,00. Ridotto 7,50

La commedia delle arti di Savinio


Prima settimana di apertura per una mostra affascinante quanto complessa. Protagonista il grande din.21 III 1 giugno 2011 lettante, come amava definirsi lui, Alberto Savinio, al secolo Andrea De Chirico. Fratello proprio di quel De Chirico, Giorgio, che fu per certi versi pi famoso di lui ma anche diversissimo, e proprio questo gli fece 18

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decidere di assumere il nome darte di Savinio. La mostra vuol essere unantologica a tutto campo sullarte saviniana, la pi grande mai fatta da trentanni a questa parte. Cento e pi opere esposte, dipinti ma non solo, divise in cinque sezioni tematiche: mito, letteratura, architettura, oggetti e scenografie. S, perch Savinio fu un artista a tutto tondo, di quelli eclettici che forse al giorno doggi non esistono pi. Scrittore, pittore, compositore, drammaturgo, scenografo e regista teatrale. Scopo della mostra proprio il ripercorrere tutte le attivit a cui si interess nel corso della vita, analizzando temi e modi del suo linguaggio. La mostra, curata da Vincenzo Trione (lo stesso curatore dellepica mostra di Dal chiusa un mese fa), propone un incipit e una fine di percorso molto particolari. La voce di Toni Servillo, infatti, accoglie il visitatore nella prima e nellultima sala, declamando a gran voce testi e pensieri di Savinio. Perch solo con le parole di Savinio si pu capire larte e il Savinio-pensiero. Non sproloqui di critici, esperti ecc., ma parole vere, autentiche del maestro, che tanto lasci scritto e che tanto si

prodig affinch la sua arte fosse spiegata per ci che era veramente. Difficile inquadrare Savinio a priori, in qualche corrente artistica predefinita. Certo, conobbe i Surrealisti, certo suo fratello fu esponente di spicco della Metafisica. Ma Savinio elabor una poetica tutta sua, non convenzionale neanche per queste correnti di rottura. Apollinaire, amico dei De Chirico ed estimatore dellopera di Savinio, disse di lui che era grande come i geni del Rinascimento toscano. Nato in Grecia, rimase profondamente influenzato dalla cultura classica di quella terra, tanto che dipinse a pi riprese miti classici ed eroi, fino a identificarsi con Hermes, il pi misterioso e ambiguo dio dellOlimpo. Per Savinio la pittura deve essere antinaturalistica, non deve mai assomigliare alla realt, deve essere un mezzo per guardare oltre. E operazione mentale, concettuale, esercizio della mente. Limportante lidea, ed per questo che ogni medium pu essere valido: pittura, disegni, teatro, parole. I riferimenti culturali sono tanti, dalla monumentalit della pittura italiana degli anni 20 e 30, alla rivista Valori Plastici, allarchitettura

razionalista, ma presente anche il mondo dellinfanzia, con le famose Isole dei giocattoli, mausolei riferiti a un tempo e a un periodo scomparsi per sempre; i miti greci, la letteratura, con omaggi allamico Apollinaire; lossessione per le aperture, finestre che mettono in scena, teatralmente, potremmo dire, i soggetti dipinti; e ancora donne e uomini in abiti e interni borghesi, omaggio ai suoi familiari, ma con la faccia di galli, pellicani, struzzi e anatre, creature mutanti di un altro mondo. Concludono questo surreale percorso oggetti, abiti, mosaici e decorazioni create da Savinio nelle sue sperimentazioni, per terminare con la bellissima sezione teatrale in cui sono esposti disegni, bozzetti e maquette dei suoi spettacoli, di cui fu spesso regista e drammaturgo. Io sono un pittore oltre la pittura, disse. Oggi non possiamo che dargli ragione. Alberto Savinio. La commedia dellarte Palazzo Reale. Fino al 12 giugno. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.3022.30. Biglietti: intero 9 euro, ridotto 7,5 euro.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Le vite degli altri
di Florian Henckel von Donnersmarck [Germania, 2006, 137'] con Martina Gedeck, Ulrich Mhe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur
Ma come fa chi ha ascoltato questa musica a rimanere cattivo? Georg Dreyman (Sebastian Koch) lancia nel vuoto questa domanda carica di dolore e frustrazione. Lo scrittore e drammaturgo seduto al pianoforte e sta eseguendo la Sonata per uomini buoni di Beethoven, regalo di Albert Jerska, amico e collega che si appena tolto la vita. Il partito a capo della DDR lo aveva gi ucciso con lemissione del divieto di lavoro. Nulla resta di un regista, per stessa ammissione di Jerska, a cui viene tolta la possibilit di dirigere unopera. Dreyman , al contrario, un artista rispettoso delle direttive del partito e immune alle mutilazioni artistiche che il potere ha operato su molti suoi colleghi. Mai potrebbe immaginare che la Stasi abbia installato delle cimici nel suo appartamento e che il capitano Gerd Wiesler (Ulrich Mhe) sia seduto, pron.21 III 1 giugno 2011 prio come un normale pubblico a un concerto, rapito dallascolto di queste note sublimi. Wiesler, agente freddo e impenetrabile, fino a quel momento asservito ciecamente alle dinamiche del potere a capo della DDR, vede sgretolarsi il blocco di marmo delle proprie sicurezze dal coinvolgimento sempre pi intimo e profondo nella vita dello scrittore e della sua compagna, lattrice Christa-Maria Sieland (Martina Gedeck). Gli anni di rigido e costante indottrinamento sono stati cancellati dalla carica emozionale profusa dalla poesia e dallempatia che scaturiscono dalle vite dei due artisti e dal fondamentale apporto della musica di Beethoven e delle poesie di Bertolt Brecht. Florian Henckel von Donnersmarck, regista di Le vite degli altri, risponde alla domanda posta da Dreyman attraverso il lento ma commovente risveglio di coscienza del protagonista. Le magistrali metamorfosi espressive di Ulrich Muhe ci manifestano la reale impossibilit a rimanere cattivi dopo lascolto di una cos sublime manifestazione delle potenzialit umane. Purtroppo le persone non cambiano molto facilmente, succede solo nelle commedie. Con queste parole il feroce ministro Bruno Hempf giustifica lirreversibilit delle pene inflitte agli artisti da parte del partito. Il film, premiato con lOscar come migliore opera straniera nel 2007, contraddice incontestabilmente le parole del dirigente politico inumano e spietato con un percorso di conversione che non pu non portarci a sperare che presto si possa sentire sia a Milano che in Italia una sonata per uomini buoni che induca a un risveglio irreversibile delle coscienze intorpidite. Marco Santarpia

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GALLERY

VIDEO

LUNED IN PIAZZA DEL DUOMO http://www.youtube.com/watch?v=d53ymXYKQ-4

BASSETTI: VECCHI, GIOVANI E SOCIET CIVILE http://www.youtube.com/watch?v=KfiDo1rLjG4

VITALE: DOPO LA SVOLTA ANDIAMO DIRITTI http://www.youtube.com/watch?v=g1SlutATyXM

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