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LOccitanie invite de lEuregio.

Lige 1981 Aix-la-Chapelle 2008 : Bilan et perspectives

Occitnia convidada dEuregio. Lija 1981 Aquisgran 2008 : Bilan e amiras


Okzitanien zu Gast in der Euregio. Lttich 1981 Aachen 2008 : Bilanz und Perspektiven Actes du Neuvime Congrs International de lAssociation Internationale dtudes Occitanes, Aix-la-Chapelle, 24-31 aot 2008 d. par Angelica Rieger avec la collaboration de Domergue Sumien

Gerardo Larghi, Occitania italica : Peire de la Mula da Saint-Gilles I filologi sono stati di recente richiamati ad esplorare tempi, luoghi, occasioni che funsero da sfondo allo sviluppo della poesia trobadorica tra Liguria e Piemonte, in particolare negli ultimissimi decenni del XII secolo1. Da tempo eravamo edotti del fatto che Raimbaut de Vaqueiras avesse raggiunto il Monferrato aleramico almeno fin dal 1182 e che ancora allautore del Carros sia attribuire con sicurezza linnesto della poesia trobadorica nella corte dei Malaspina. Tra 1187 e 1189 si colloca, infatti, la stesura di Aram digatz, Rambautz, si vos agrada (BdT 15,1), una tenzone tra il fills dun paubre cavallier de Proenssa, del castel de Vaqeiras e il signore dei Malaspina2 ; i due parteciparono poi, luno a fianco dellaltro, nel 1193 allassedio di Asti : il poeta ci ha lasciato un ricordo dellevento nella terza lassa delle sue Lettere epiche, scritte attorno al 1205. Tra 1190 e 1195 allincirca fu composto Domna tant vos ai preiada (BdT 392,7), il celeberrimo contrasto tra un giullare e una donna genovese, dato tangibile della presenza del verseggiatore alla corte lunigianese oltre che garanzia che a questa altezza cronologica le due pi significative famiglie aristocratiche dellItalia nord occidentale avessero ormai lucidamente individuato nella poesia unarma propagandistica e di sostegno alla loro lotta contro i municipia liguri e piemontesi3. Un terzo lignaggio dellarticolata stirpe aleramica si rivolse ai trovatori : a met degli anni Novanta, infatti, ricorse ai servigi dei verseggiatori occitani il marchese Manfredi Busca, un sodale di Bonifacio di Monferrato i cui domini ricoprivano territori del Piemonte del sud-ovest. Tra novembre 1196 e gennaio 1197 Manfredi potrebbe aver composto Emperador avem (BdT 258,1), coblas indirizzate a Peire Vidal nelle quali il tolosano, apostrofato ironicamente come Emperador (cio nobile, di alta estrazione sociale, eccelso, ma vi si riconosce leco dellespressione vidaliana di BdT 364,39 vv. 65-66 Emperaire dels Genoes/ remanh), fu accusato di non avere sen ni saber ni membransa : nessuno plus volpils no porta escut ni lanza,/ ni plus avols no chaucet esperos ; anzi aggiunse il nobile piemontese mas que peiras non lanza. Nella seconda strofa poi il rimatore esasper vieppi i toni sostenendo che era suo desiderio che espaza [] sus pel cap lo fera/ e darz dacer voill que il pertus la panza4.
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BERTOLUCCI PIZZORUSSO 2004, pp. 1313-1322 ; NOTO 2006, pp. 163- 188. Sui legami tra i due versanti delle Alpi cf. SERGI 1981. LINSKILL 1964. ARTIFONI 1983, passim. Per una visione pi problematica ASPERTI 2002.

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Il dibattito avvenne, secondo gran parte dei critici, attorno al 1196 (TORRACA 1915 ; AVALLE 1960, pp. 287 e 416-7) ; DE BARTHOLOMAEIS 1931, p. 65 e NOTO 2006, pp. 172-173 hanno invece proposto la data del 1206. RIQUER 1975, p. 859, pens al 1192, insistendo sulla prossimit tra Emperador avem e BdT 364,40, composta dal tolosano proprio in qui mesi. A partire dal 1196 il Lancia fu coinvolto in una lunga teoria di operazioni creditizie (MERKEL 1886, p. 30) e gli studiosi hanno da tempo proposto di riconoscere in questi eventi lorigine dellespressione di scherno con cui Vidal gli rimprover di essere divenuto da francs che era sers (BdT 364,39 v. 21). La sola lettura finanziaria degli atti in cui Manfredi fu coinvolto rischia per di sviare lattenzione dalla loro forte valenza politica. La situazione patrimoniale complessiva del Lancia non appare a questa altezza cronologica talmente deteriorata da giustificare le insinuazioni del Vidal (PROVERO 1992, p. 200) e le dismissioni si inquadrarono piuttosto nella sequenza di avvenimenti di cui tra 1191 e 1196 Manfredi fu protagonista al fianco della famiglia Aleramica (COGNASSO 1968, pp. 339 sgg.). Complessivamente dunque la datazione del 1196 appare la pi credibile, bench anche il limite del 1206 non possa essere definitivamente escluso.

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Grazie alle ricerche di Saverio Guida che ha determinato tempi e dei luoghi attraverso cui Andrian de Palais dalla corte di Alfonso II giunse nellastigiano e poi sulle sponde del Po siamo anche in grado di disegnare un quadro pi spiccato nei dettagli di altre officine di produzione e diffusione di valori, modelli letterari, stili di vita, attraverso cui il canto cortese fu veicolato nelle citt5. Tra queste correnti ne stata isolata una che transit attraverso la casata dei Carretto, altra protagonista, specialmente per merito di Ottone, dellincontro tra politica e letteratura nellItalia nord occidentale di fine XII secolo. Le citazioni nelle poesie trobadoriche ci assicurano che alla corte di Ottone, marchese di Savona nonch prosapia del ramo aleramico insediatosi tra Pedemontis meridionale e Liguria, trovarono riparo Andrian de Palais, Falquet de Romans e Bernart de Bondelhs 6 , mentre un riferimento contenuto nella sua vida ci informa sulla accoglienza che nelle medesime aule ottenne Peire de la Mula7. Certificano ulteriormente la presenza di Peire in Lombardia i versi di Andrian de Palais, il quale schern il collega nella cobla BdT 315,4 : Molt se fera de chantar bon recreire,/ al meu semblan, qui sofrir s'en pogues,/ qu'el mon non es ebriacs ni beveire/ qu'entre Lombartz non fassa sirventes,/ neus En Peire qui fa la mula peire/ s'en entramet quant vins l'a soprepres,/ que'l n'ai ja vist si cochat e conqes/ qe set enaps de fust e tres de veire/ bec en un iorn, granz e comols e pless (Ed. Ricketts 1986, p. 235). La figura di Peire de la Mula rimasta finora avvolta nella nebbia biografica, n nei suoi testi si rinvengono elementi che ci consentano di tratteggiarne i contorni con soddisfacente compiutezza8. La sua opera pi antica potrebbe essere Dels joglars servir mi laisse (BdT 352,1), un corto sirventese ( formato da due sole coblas unissonans) indirizzato contro i suoi colleghi giullari. Sullo stesso argomento il trovatore ide la cobla satireggiante Una leis qu'es d'escoill (BdT 352,3). Il terzo testo che potrebbe appartenere a Mula Ja de razo (BdT 352,2), un sirventese di datazione incerta e di attribuzione controversa con Falquet de Romans, nel quale lautore svilupp amare riflessioni sui ric ioven9. A concederci di delineare con pi nettezza il profilo umano e poetico di Peire, soccorre per ora un manipolo di preziosi documenti, il pi antico dei quali una carta stesa il 30 luglio 1190 nel chiostro canonicale di Alba e di cui trascriviamo qui i dati fondamentali :
D. Mainfredus [II Marchio] de saluciis testis in indicatione ossessionis castri Gengii facta per Jdonem terdonensem regalis aulae iudicem marchioni Henrico de Saona - D. Bonefacius de Cravexana, (d. M. de Sal.), d. Otto de Carreto, d. Belengarius de Busca, [...], Petrus de Mula, Gavarrus, Ubaldus Calvus astensis [...]10.

Grazie al signum leggibile nellescatocollo, appurata la presenza di un Petrus de Mula presso la corte marchionale. La contiguit con Bonifacio di Gravesana, con Ottone e il suo germano,
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RICKETTS 1986 e GUIDA 2006, pp. 690-692.

Alcuni critici aggiunsero a questi autori anche Guilhem de la Tor, circostanza negata (a ragione) da NEGRI 2006, pp. 15-16. Secondo GUIDA 2006, p. 691 n. 14 anche lautore di BdT 393,3 citerebbe il signore piemontese. Cf. BOUTIERE- SCHUTZ 1950, p. 229 ; per una prima informazione su di lui cf. SCHULTZ-GORA 1883, pp. 194-197 ; AURELL 1989, p. 128 ; FOLENA 1990, p. 35. Su Peire si vedano BERTONI 1915, pp. 56-60, e l'edizione dei testi alle pp. 245-251, da cui si cita ; PULSONI 2003, pp. 723-724 ; LARGHI 1995 ; PANCHERI 1996, p. 288 e n. 7 ; NOTO 2005, p. 429 n. 3.
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Cf. da ultimo PULSONI 2003, passim. Ed. TALLONE 1906, atto n. 87.

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il marchese di Savona Enrico, se non prova ancora incontrovertibilmente che si sia di fronte al trovatore, rende questa almeno una ipotesi da soppesare. Un secondo indizio importante per lomologazione tra il poeta e il teste si rinviene invece in una carta stesa il 14 marzo 1193, allorquando fu imbreviato latto con il quale la contessa Alda, moglie di Otto del Carretto rinunci ad ogni suo diritto su Quigliano. Eccone gli elementi essenziali :
Carta comunis Saone. In presencia infrascriptorum testium, domina Alda comitissa, uxor domini Ottonis de Carreto marchionis, fecit finem et refutacionem in manibus nunciorum domini Henrici Detesalvi, potestatis Saone, nomine comunis Saone [...] de omni iure et accione quod vel quam habebat super Quilianum et villam et curiam ipsius castri sive pertinencias et super omnia que ipsi castro vel ville vel curie pertinent occasione dotum suarum aut aliquo alio modo, abrenunciando iuri ypothecarum et omni iuri et legi omnique auxilio [...].Quod totum dicta Alda fecit presente et iubente domino Ottone marchione, viro suo, in caminata castri Carii, presentibus testibus Ansermo, marchione Molli, Iacobo Berroblancho de Saona, Anrico Baldinella, Iohanne Coco de Cario, Ottone Berarde, Bonsavallo, Gullielmo Peyre, Ruffino scutifero Ebriaci Ianuensi, Filippo de Ulmo, Trono de Ursanellis, Arnaldo de Niella, Bernardo Tornatore, Amsermo scutifero Bolbonosi, Petrus de Mula de Sancto Egidio, Arnaldo de Cortemilia11.

Non pare, considerata la relativa rarit del nome nonch il compresente signum degli aristocratici Mainfredus II Marchio de Saluciis, Henrico de Saona e di Ottone del Caretto, vi possano essere dubbi sulla coincidente identit dei due testimoni presenti nei diplomi del 1190 e del 1193. Tra i garanti compare inoltre un Arnaldus de Cortemilia nome che non senza richiamare lannotazione contenuta nella vida secondo cui Peire de la Mula visse a Cortemilla, un castrum che fu nelle disponibilit patrimoniali del marchese di Savona : i documenti coevi designano costui quale signore della localit per la quale strinse patti con il municipium astigiano12. Il relato dellantico lacerto biografico trova dunque una prima convalida in questi documenti : il nome stesso del fideiussore non lascia spazio a differenti interpretazioni, giacch nella carta lappellativo trascritto a chiare lettere e senza ricorrere ai consueti accorciamenti. Nel diploma il notaio, Arnaldo Cumano13 aggiunse al nome Petrus de Mula il locativo de Sancto Egidio : una indicazione che ci consente di investigare la provenienza biografica del teste, aprendo insieme, se fosse dimostrata la loro omologazione, affascinanti prospettive sulla patria del verseggiatore. Una rilevante spia interna, utile a stagliare su un corretto sfondo cronotopico la figura di Mula, reperibile nei versi di Andrian del Palais BdT 315,4, vv. 3-4 [...] el mon non es ebriacs ni beveire/ quentre Lombarz non fassa sirventes, palese critica ai poeti operanti in terra italiana (nel caso specifico di Peire, quant vins l'a soprepres14). Non possibile intendere simili censure alla stregua di generiche allusioni allesistenza in quegli anni di numerosi autori lombardi che andavano componendo testi morali o politici, ma dovremo pensare che il verseggiatore alluda al sempre crescente numero di colleghi che, provenienti dallOccitania, si stavano riversando
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Ed. ROCCATAGLIATA 1982, carta n. 49, pp. 71-73. Loriginale andato disperso, ma possiamo leggere la carta grazie a un vidimus del 1293.

MORIONDO 1789, II, col. 654, n. 92 ; col. 656, n. 101. Guglielmo VI di Monferrato entr in possesso di una parte della signoria sulla localit langhirana nel 1211 in occasione del suo matrimonio con Berta di Clavesana, figlia di Bonifacio I. Sul borgo vantava diritti anche Manfredi Lancia (cf. COGNASSO 1968, p. 307).
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Su lui e la sua opera cf. BALLETTO 1978. Ed. RICKETTS 1986, p. 235.

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in Italia. Confermano questa interpretazione sia il concreto dato storico-letterario, sia soprattutto quanto si rinviene nella cobla Molt menoja (BdT 315,3), nella quale Andrian indirizz i propri strali contro la gent pautoneira che aveva indotto i pros Lombarz en eranza, riducendoli a donare come farebbe un orbs qui peiras lanza. Nellespressione palese la citazione paremiologica, ma la coincidente presenza nel verso del sostantivo peiras e del predicato lanza non manca di richiamare leco di nomi di altri trovatori coevi (Manfredi Lancia, Peire Vidal e soprattutto, per quanto qui ci occupa, Peire de la Mula), senza eliminare dalla memoria levidente omaggio alla consuetudine di Andrian di giocare (anche qui come nella strofa indirizzata contro colui che fa peire la mula) sugli appellativi dei propri colleghi, in ossequio alla sua vena caricaturale onomastica15 ; infine, e si tratta di un dato di non minore rilevanza, Palais tra 1196 e 1197, in concomitanza pertanto con il Mula fidejussore, fu in Piemonte ove compose Bem plai lo chantars (BdT 315,2), esplicito elogio del pro marques Ottone del Carretto16. Il futuro politico cremonese dunque nei suoi versi oper una netta diversificazione tra i generosi signori padani e coloro che li avevano turlupinati, separando i due gruppi su base censuaria e sociale, ma anche della differente origine ; ci induce a sospettare che Peire condividesse con i giullari sia la condizione di inequivocabile bersaglio degli strali satireggianti di Andrian, sia lorigine in una terra diversa da quella italiana. Per di pi in Una leig vei descuoill, testo esplicitamente critico verso i giullari, Mula rivolge i propri sarcasmi contro aquil arlot truan che vanno cridan dui e di/ Datz me que ioglars sui/ car es Bretz o Normans, con esplicita esclusione di quanti, tra i professionisti del divertimento, provenivano dalle regioni occitane. E evidente che se tale ipotesi fosse provata bisognerebbe, in questa fase della storia letteraria trobadorica, identificare proprio nellOccitania la regione di provenienza del poeta17. Daltra parte una origine transalpina potrebbe aver avuto anche il testimone omonimo del rimatore e presente nelle chartes piemontesi. Il culto de Sancto Egidio, infatti, ebbe limitatissima circolazione nellarea liguro-piemontese18, a fronte invece di una ben pi radicata presenza del beato ateniese nelle regioni del Midi francese, e soprattutto al cospetto della immediata assonanza che il toponimo doveva sollecitare presso i contemporanei con la localit linguadociana che fu un centro religioso, sociale, culturale e politico di primaria importanza : in altri termini vi sono significativi indizi che convergono nel farci ritenere che il Sancto Egidio da cui provenne Petrus de Mula fosse la localit occitana oggi nota con lappellativo di Saint-Gilles du Gard.
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Caratteristica questa gi evidenziata in GUIDA 2006, passim. GUIDA 2006, pp. 697-698.

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soli critici che emisero una opinione al riguardo furono Torraca 1919, passim e BERTONI 1915, pp. 5660, che lo ritennero nativo della penisola ; non si pronuncia PULSONI 2003, p. 720.

Rare localit piemontesi nel Medioevo furono poste sotto la protezione di SantEgidio (cf. al riguardo il sempre utile repertorio di CASALIS 1849). Si segnalano : Sancto Egidio nella Regio augustana, la Ecclesia S. Egidii de Varezo alla quale nel 1189 Bonifatio marchione Monferrati fece una donazione (MORIONDO 1789, I, n. 64) ; la cappella di S. Egidio a Moncalieri affidata agli Ospedalieri (SERGI 1996, p. 72 ; CASIRAGHI 1996, alle pp. 133-135, 141, 143-144) ; il burgum Sancti Egidii di Asti ove era un insediamento di Ospedalieri. Non si pu escludere che Petrus de Mula provenisse da questo quartiere astigiano, ma la precisazione del diploma di Arnaldo Cumano ha senso solo se si ammette che il notaio abbia voluto sottolineare lorigine del teste esterna al contesto cronotopico in cui latto fu vergato : Petrus infatti il solo testimone per il quale al nomen seguono il patronimico ed una indicazione geografica. Risulta errata la segnalazione di NADA PATRONE 1966, p. 679, secondo cui a Chiomonte sarebbe esistito un monastero di SantEgidio dei Gerosolimitani. (cf. PAZE 1989, p. 48 n. 21). Si contano complessivamente 467 luoghi in Francia posti sotto il nome di SantEgidio ; di questi 214 sono chiese parrocchiali : 7 site nel Gard di contro alle 23 in tutto il restante Languedoc e alle sole 4 in Provenza. (GIRAULT 2002).

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Linsieme degli elementi rende pertanto proponibile lipotesi che il poeta (presumibilmente occitano) e il testimone delle carte (anchesso proveniente dalle plaghe meridionali francesi), fossero la medesima persona ; che, di conseguenza, il trovatore fosse nativo dellimportante borgo monastico del Languedoc e che si fosse mosso dalle plaghe familiari fin sulle rive del Tanaro e della Bormida, ivi richiamato da precise scelte politiche dei signori piemontesi. Ogni residuo dubbio viene del resto smantellato da un ulteriore documento, dal quale traiamo conferma definitiva della presenza di questo cantore della finamor tra le colline langhirane, e insieme della sua identit e della sua origine. Tra gli insediamenti monastici pi attivi nel Piemonte del primo Duecento si annovera labbazia di Santa Maria di Casanova, fondazione cistercense oggetto di abbondanti donazioni e riconoscimenti da parte di famiglie i cui domini si stendevano ai piedi delle Alpi Cozie. Listituzione partecip al grande movimento di espansione economica di cui fu protagonista lordine di San Bernardo tra XII e XIII secolo. La sua posizione geografica particolarmente felice ne favor lo sviluppo, assecondandone gli scambi commerciali con le altre realt laiche e religiose del Piemonte interno. Lesame dei documenti attinenti alla casa di Santa Maria rivela anche il ruolo che essa svolse nello smercio dei prodotti olio, pellami, sale che faceva affluire dalle localit rivierasche liguri, verso le quali indirizzava invece formaggi e cereali. Simile funzione fu favorita indubbiamente dalla generosa concessione di esenzioni e benefici da parte dei signori che controllavano gli snodi viari attraverso i quali viaggiavano merci e persone. Tra i mecenati dei cistercensi vi fu anche la stirpe dei Carretto come evidenzia un diploma steso il 10 novembre 1204 nel quale i marchesi accordarono ai monaci bianchi alcune liberalit. In tale atto fu esplicitato il permesso per gli animali che trasportavano prodotti ad proprium usum et comoditatem prefati cenobi, di muoversi liberamente per circuitum et totam terram usque ad mare nei domini di Ottone e Enrico del Carretto, nonch dei loro parenti Guglielmo di Ceva e Bonifacio di Clavesana. Particolare decisivo per il nostro fine che tale pergamena fu vergata in Curtimilia in domo Petri de Sancti Egidio19. Pur nella forma abbreviata, non possono pi sussistere dubbi sulla omologazione tra tale Petrus, il Petrus de Mula de Sancto Egidio e il trovatore Peire de la Mula, la cui vida ci rende edotti appunto che estet e Monferrat en Peimont ab miser nOt del Carret et a Cortemilia. I dati diplomatici, quindi, sono congrui tanto con ci che riporta il lacerto prosastico occitanico quanto con gli elementi che abbiamo potuto raccogliere fino a questo momento sulla personalit del poeta : la congerie di dettagli sorregge a nostro avviso laffermazione che il poeta tra 1190 e 1204 abbia ricevuto ospitalit nei territori ove governavano i rampolli liguri della stirpe arduinica e che l abbia trascorso una parte consistente del suo soggiorno italiano. Lintervento di Peire nella imbreviatura della carta del 1190 rende anche credibile lipotesi che egli fosse pervenuto nelle Langhe gi alcuni anni prima : il suo essere chiamato a testimoniare in affari economici del casato presuppone che avesse avuto sufficiente tempo per conquistarsi la fiducia del suo ospite, n a questo punto sarebbe impossibile congetturare che Peire abbia accompagnato Ottone fin dalla giovinezza del marchese, come parrebbe suggerire il suo comparire nei diplomi dopo che costui ebbe preso possesso della sua parte di eredit.
Ed. TALLONE 1903, doc. 138, p. 126 (gi in MORIONDO 1789, II, 747). Latto, conservato nellArchivio di Stato di Torino, Corte, Abbazia di Casanova, mazzo 1, n. 8, riprodotto fotograficamente in GATTULLO 2006, pp. 169-183, fig. 1. Sullabbazia sono decisivi i contributi offerti dagli studiosi intervenuti ai lavori della assise carmagnolese : COMBA 2006, PROVERO 2006 ; cf. inoltre COMBA 1988, pp. 36 e 179, COMBA 1990, p. 526, GATTULLO 2003, p. 465. Per la famiglia aleramica dei Clavesana, insediata tra larea retrostante Albenga e il versante padano oltremontano cf. PAVONI 1990. Una panoramica storica in GUGLIELMOTTI 2005, pp. 63-88, e COMBA 1984.
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Ma, come gli altri indizi, anche queste testimonianze di provenienza archivistica, per risultare pienamente convincenti ai fini della definitiva agnizione del trovatore, richiedono ineludibilmente lappoggio di riscontri testuali interni nonch di essere congruenti con linsieme delle conoscenze storiche e letterarie pertinenti allautore. Pur senza eliminare dalla memoria la relativa casualit degli eventi che ci hanno conservato i preziosi reperti pergamenacei, e dunque senza assolutizzarne la centralit nella ricostruzione biografica, colpisce anzitutto la coincidenza riscontrabile tra le date di emanazione dei diplomi, la presenza di Petrus alla corte dei Carretto e il particolare momento politico attraversato da questa famiglia nellultimo quindicennio del XII secolo. Tra 1184 e 1186, infatti, era deceduto il patriarca del lignaggio, Enrico il Werth, il valoroso, esponente di spicco del ghibellinismo piemontese, collaboratore fidato di Federico Barbarossa. Allorch Ottone ed Enrico comparvero sulla scena, le preoccupazioni maggiori del lignaggio riguardavano per le relazioni con le comunit cittadine di Savona e Noli. Tra 1181 e 1193 dapprima il patriarca e in seguito i due eredi, furono costretti a accordare a Naolis la totale autonomia amministrativa e politica. Identico percorso segu Savona, cui nel 1191 Ottone abbandon gli ultimi privilegi che ancora vantava su essa, riconoscendola quale distretto territoriale. Obbligato dunque a cedere terreno di fronte al crescente potere dei comuni basso piemontesi e liguri, il nobile arduinico segu le orme di Bonifacio di Monferrato, la vera mente politica della famiglia aleramica, rialzando il proprio prestigio sociale anche attraverso il ricorso a quei letterati e intellettuali che meglio potevano rispecchiare pubblicamente lintatto prestigio e linalterata forza economica del lignaggio. La presenza di un poeta occitano alla sua corte gi negli anni Novanta del XII secolo, oltre a rispondere a una tendenza culturale e politica ben attestata negli altri rami della sua famiglia, trova poi complementare giustificazione negli eventi successivi. Nel 1191 Ottone fu al seguito di Enrico VI nella spedizione a Messina (al fianco di Raimbaut de Vaqueiras), ove assunse il comando della flotta genovese20, finendo nel medesimo frangente per essere designato podest del comune della Lanterna. Dopo la partenza di Bonifacio di Monferrato per la IV crociata, e dopo che il suo successore Guglielmo VI fu costretto ad accettare il sempre crescente potere dei municipi piemontesi, anche Ottone attenu i suoi contrasti con le libere comunit langhirane (Asti in particolare), per dedicarsi anzitutto alla funzione di podest, carica che ricopr nel 1202 a Savona, nel 1217 a Alba, nel 1226 a Asti. Tale dato giustifica a sufficienza la circostanza che il nome del marchese savonese si rinvenga nelle liriche occitaniche anche quando, tra il 1210 e il 1230, il suo ruolo politico nelle lotte tra municipia e famiglie marchionali piemontesi era venuto meno, e per converso si era andato rafforzando il suo impegno sul fronte delle relazioni imperiali e, come detto, delle magistrature comunali. Per di pi nel 1220 fu legato di Federico II e fino al 1234 gli furono affidati numerosi incarichi per conto del partito imperiale. Ragioni storiche generali dunque rendono verosimile che il primo verseggiatore ospite, fin dagli anni Novanta, possa essere stato proprio Peire de la Mula. La carta del 1204 non ha per finito di fornirci elementi di riflessione. Dettaglio di peculiare interesse lavvenuta acquisizione da parte del poeta linguadociano di una domus a Cortemilia. Non doveva trattarsi di una magione di poco valore, se fu in condizione di ospitare contemporaneamente i domini del Carretto, il marchese di Clavesana e i signori di Ceva. La propriet e la qualit della casa sono altrettanti indicatori dellelevata condizione sociale (ed economica) raggiunta da Peire de la Mula. Questi nel 1204 poteva dire di aver acquisito un rilievo sociale (come si evince dai versi di Palais il quale, pur in un testo
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La spedizione siciliana fu, come noto, al centro delle riflessioni poetiche anche di Peire Vidal.

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non privo di sarcasmi, fece precedere il nome del collega dalla particella onorifica : neus En Peire) : egli non era pi solo un giullare o un trovatore errabondo, ma aveva scalato la piramide della comunit divenendo uno dei maggiorenti di una societ ricca e vivace come quella piemontese allo scorcio del XII secolo. Il personaggio originario di Saint-Gilles aveva dunque potuto (e saputo) trarre considerevoli benefici di ordine economico e personale dalla sua arte letteraria e dalla sua permanenza nella val Bormida al fianco di Ottone e degli altri esponenti della stirpe arduinica21. Il soggiorno langhirano di Petrus de Mula fin dal 1190 illustra pertanto a sufficienza una tra le pi antiche vie di diffusione della poesia occitanica nelle regioni del Nord Ovest dItalia. I documenti che ci informano sulla permanenza di Peire presso la corte arduinica, oltre a farne uno dei primissimi trovatori occitani prezentiers nelle corti lombarde, forniscono infatti una giustificazione non solo letteraria alla sua ripresa della struttura metrica e delle rime di Raimbaut dAurenga e per di pi rendono facile a capirsi perch, nel medesimo ambiente e nel medesimo torno di anni, siano ricorsi alla charpente del principe di Aurenga, sia Peire de la Mula sia il ben pi noto Raimbaut de Vaqueiras. Dels joglars servir mi laisse (BdT 352,1), un testo anti giullaresco, denuncia, infatti, il riutilizzo di schema metrico e rime da Er [se] sebroill foill (BdT 389,15) di Raimbaut dAurenga, una canzone nella quale il principe-poeta incluse versi di intonazione scherzosa, prossima al gap22. Tale coincidente recupero si deve certo porre in conto alla raggiunta fama dei grandi protagonisti della stagione doro della lirica doc, ma pure credibile che nella cernita Peire sia stato mosso da altri criteri. Il dettato testuale del principe provenzale sufficientemente, e convincentemente, polemico nei confronti di ben definita parte di colleghi trovatori, e non vi pu essere scetticismo sul fatto che il cantore attivo alla corte ottoniana ne abbia volutamente ripreso la tournure per adattarla alla sua personale diatriba nei confronti dei compagni di lavoro, scherniti per non in merito allo stile o allideologia erotica, come nel testo-modello, bens per la loro prominente attenzione alle rendite che sollecitavano ai protettori piemontesi. Un comportamento analogo si rileva per la charpente della strofa Una leis qu'es d'escoill (BdT 352,3), anchessa una satira contro i giullari questuanti tra le corti. In questo caso la struttura metrica fu esemplata sul sirventese-canzone di Guiraut de Bornelh Los aplegz / ab qu'eu soill (BdT 242,47), steso prima del 118923. Il nodo stretto da Una leis con il testo del poeta di Excideuil si rafforza vieppi quando si osservino le corrispondenze prosodiche tra questultima lirica e il sirventese politico Leus sonetz,/ si cum soill (BdT 392,22), composto da Raimbaut de Vaqueiras in Provenza, con ogni probabilit alla corte di Uc de Baux, presumibilmente attorno al 1189 : questo anche il terminus ante quem per Los aplegz che ne fu il modello. La vida riferisce che anche Albertet de Sisteron estet lonc temps en Aurenga24. Alla morte del principe dAurenga (deceduto nel 1173) le sue ricchezze passarono alla sorella Tiburgia e da questa al nipote Guilhem dels Baus che divenne capo del casato e che fu poeta : ci sono rimaste sue cobbole scambiate con Raimbaut de Vaqueiras, Uc de Saint Circ, Gui de Cavaillon. Albertet quasi sicuramente fu coautore di un partimen con Raimbaut de Vaquei-

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PROVERO 1994, pp. 34 sgg.

Ed. MILONE 2003 Ja trobaire no s[es]laisse,/ quanc, pos Adams manget del pom,/ no valc, si tot quecs senbroia,/ lo seus trobars una raba/ ves lo meu que ma ereubut ;/ ni taing quus tan aut senprenga,/ queu ai trobat e cossegut/ lo meils damor, tant lai quesut.// E qui men desmen tost prenga/ lo bran e la lanse lescut,/ queu len rendrai mort e vencut.
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Secondo quanto segnalato da PANCHERI 1996, p. 288 e n. 7 ; e NOTO 2005, p. 429 n. 3. BOUTIRE-SCHUTZ 1950, p. 9.

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ras25, il quale era legato al lignaggio di Guilhem del Bautz da vincoli di natura giuridica, oltre che per trascorsi personali : secondo la vida, forse redatta da Uc de Saint Circ26, pur esso ospite e interlocutore poetico del nobile bausseno, Raembautz de Vaqueiras [...] estet longua saison ab lo prince dAurenga, Guillem del Baus27, mentre il suo canzoniere certifica che il figlio del giullare NAzars, frequent la corte di Monferrato. Tale intreccio di relazioni, se non pu ancora trovare una completa certificazione cronologica, irrobustisce per il quadro di incontri, riprese, polemiche, discussioni che certamente innerv la transizione della poesia occitanica dalle native regioni francesi alle accoglienti aule italiane : entro tale scenario non stupisce che un autore, nativo di Saint Gilles, abbia riproposto in Monferrato in contemporanea con il trovatore di Vaqueiras schemi che gi avevano trovato calda accoglienza presso i signori linguadociani28. Le due liriche di Mula recuperarono dunque, importandoli nel mondo nord italiano, modelli recentemente elaborati nelle regioni dellOccitania orientale. Il verseggiatore linguadociano non si limit per a riprodurre esemplari autorevoli ma, al riparo dai colpi della ventura grazie alle munifiche donazioni dei Carretto, si abbandon a velenose insinuazioni nei confronti dei suoi (ex) compagni : vero parvenu nella societ piemontese, ormai poteva guardare con sufficiente disdegno a quei giullari che si stavano riversando verso le corti piemontesi. Per stile e contenuti, nonch per autorevolezza sociale, Peire de la Mula non sembra affatto assimilabile a un semplice esecutore di strofe altrui, che occasionalmente avrebbe anche composto testi tabernari : lattenzione alla propria immagine, il desiderio di dare risalto ai propri contatti con i protagonisti di una stagione poetica esaltante e certo ammannitrice di beni e prebende per i suoi interpreti, come anche per gli epigoni e imitatori, non lasciano dubbi sul fatto che ci si trovi di fronte a un letterato non solo ben addentro nei meccanismi della societ cortese ma che port tali sistemi oltre le Alpi, dischiudendo in qualche misura una nuova terra alla schiera di poeti in cerca di opportunit economiche. E risaputo per che la scomparsa di Bonifacio di Monferrato diminu, fino ad annullarla del tutto di l a pochi anni, lattenzione con cui nelle corti piemontesi si guard alla presenza dei poeti in lingua doc : utili sul piano internazionale, la loro attivit si rivel politicamente infruttuosa nel confronto con gli arrembanti comuni mercantili. Si comprende dunque che Peire abbia volto lo sguardo altrove, verso orizzonti fino allora inesplorati, alla ricerca di spazi nei quali ripetere il successo che gli era arriso nelle corti dellItalia nord occidentale. Un quarto documento ci informa, infatti, che di l a poco egli si trasfer nella Marca veneta, presumibilmente ospite della famiglia estense. Il suo nome si incontra in un atto steso a Treviso in solario comunis il 21 dicembre 120829, con il quale fu sciolta lalleanza tra Vicenza, Verona e il municipio trevigiano stretta precedentemente in funzione anti padovana. Podest della citt dellAdige era allora Azzo VI dEste che aveva inviato propri emissari per assistere alla redazione della carta diplomatica : Peire de la Mula doveva far parte sicuramente di tale gruppo di agenti diplomatici.
25 26 27 28

GUIDA 2008, passim. GUIDA 1996, pp. 81-86. BOUTIERE-SCHUTZ 1950, pp. 266-7.

La vastit dei rapporti tra Vaqueiras e Albertet stata segnalata da BEGGIATO 2007, CANETTIERI 1994, e CANETTIERI 1995, pp. 199 ssg. Cf. inoltre SAKARI 1994, pp. 297-306.
29

VERCI 1786, vol. 1, pp. 50 sgg., doc. n. 43.

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Si rilevi che nellescatocollo il nome Petrus de Mula accostato a quello di un Falchetus nel quale una specifica indagine potr forse individuare il trovatore Falquet de Romans, che di l a pochi anni avrebbe rievocato, per diretta conoscenza, la figura di Azzo VI dEste, e il sostegno che il nobile forn nel 1212 a Federico II nel suo viaggio verso la Germania30. Il diploma del 1208 apre dunque interessanti scenari in merito allinizio della grande stagione poetica trobadorica veneta, ma ci autorizza anche a far luce su alcune figure apparentemente minori che agirono nella Marca tra 1210 e 1225 circa, e specificamente su Mola. A lui i codici assegnano la paternit della sola cobla Reis feritz de merda pel uc (BdT 302,1) nella quale rispose ai versi di Guilhem Figueira Bertran d'Aurel, si moria (BdT 229,4) e che fu composta presumibilmente tra 1215 e 1221. Largomento una satira personale : accostano Peire de la Mula a Mola la parziale omonimia, il tratto anti giullaresco che accomuna il suo canzoniere con quelli del poeta linguadociano e di Andrian de Palais, il tono canzonatorio verso i colleghi, e (a questo punto) la prossimit crono-geografica. Non qui il caso di affrontare tale tema, ma evidente che vi sono sufficienti elementi per riprendere la tesi avanzata a suo tempo da Gianfranco Folena circa lidentificazione tra lautore di Una leis qu'es d'escoill e quello della cobla anti guglielmina31. In conclusione, i dati esterni e gli elementi interni convergono nellomologare il poeta con il personaggio occitano evocato nei diplomi tra 1190 e 1208. La sua presenza in tali documenti si spiega con il desiderio del marchese di Savona e Cortemilia di assicurarsi i servigi di un autore che potesse vantare contatti con gli ambienti nei quali era stata elaborata la prima poesia trobadorica nella regione provenzale, cio le corti dei Baux e dei principi di Aurenga, omologando in ci le proprie scelte propagandistiche a quelle del modello della stirpe aleramica, il marchese Bonifacio di Monferrato. La cronologia non si oppone neppure a che lintervento di Peire de la Mula e di Andrian alla corte di Ottone sia stato contemporaneo : una volta appurato che Palais lasci la Provenza attorno al 1193, anche i suoi versi contro il collega di Saint-Gilles possono essere datati di l da tale limite. I due insomma avrebbero portato dallOccitania in Lombardia i pi recenti frutti della lirica trobadorica ed avrebbero partecipato da protagonisti allopera di diffusione della finamor, affiancando i ben pi illustri Raimbaut de Vaqueiras, Peire Vidal e Gaucelm Faidit nella funzione di mediatori tra la generazione del 1170 e le curtes lombarde32. Una volta raggiunto il Pedemontis il poeta linguadociano sal rapidamente nella scala sociale, raggiungendo una posizione prestigiosa oltre che una sicurezza economica invidiabile. Il successo gli consent di guardare con un certo altezzoso disprezzo ai suoi ex colleghi, cui rivolse sarcastici e denigratori versi di critica. Quando per venne meno il determinante impulso di Bonifacio di Monferrato, e allorch dunque la famiglia aleramica and lentamente perdendo terreno di fronte alle aggressive leghe dei comuni piemontesi, anche per Peire declinarono le
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Cf. BdT 156, 6, vv. 37-45 Et am Dieu, que sus lo mes/ eil a dat corona,/ e son cosin lo marques,/ que chascus razona/ que venir len deu grans bes ;/ eil razos es bona ;/ e vis, sous autrei, lamor que cel dEst li fei/ el coms de Verona (ed. ARVEILLER e GOUIRAN, 1987 ; il poeta allude senza dubbio a Azzo VI e Bonifacio di San Bonifacio. C infine da chiedersi se vis sia da intendersi come di consueto come so, o abbia qui valore di vidi). Il signum nel diploma del 1208 rafforza altres la convinzione che la contrastata attribuzione di Ia de razo (BdT 352,2) possa aver tratto origine dalla comune frequentazione dei medesimi ambienti da parte dei due verseggiatori (come gi ipotizzato da PULSONI 2001, pp. 13-14) ; tale ritrovo non ebbe per luogo nel Monferrato (dove il romanense giunse ben dopo il 1210), n alla corte dei Carretto (presso i quali il poeta delfinate si ferm dopo il 1220), bens nel Veneto estense.
31 32

FOLENA 1990, pp. 35-36.

GUIDA 2006, passim. Per un panorama delle letteratura occitanica ligure cf. DE CONCA 2005, pp. 9192.

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occasioni per far fruttare il proprio talento letterario nel servizio ai signori arduinici. Non dunque strano che dopo pochi anni se ne incontri il nome alla corte estense, primo trovatore attestato presso la nobile famiglia veneta, apripista di una imponente congerie di colleghi destinati nei decenni successivi a confermare la sua intuizione che il futuro della lirica occitanica si sarebbe giocato tra Adige e Brenta e non pi lungo la Stura. Post Scriptum Successivamente alla stesura di questo articolo stato possibile reperire altri documenti (che saranno oggetto di uno specifico studio), che comprovano lidentificazione tra Peire de la Mula e il trovatore Mola, attivo nel Veneto sul finire del secondo decennio del XIII secolo nonch autore di BdT 302,1. Inoltre S. Guida nel suo articolo Trovatori provenzali in Italia: chiose al Partimen tra Albertet e Peire (BdT 16,15), in Revista de literatura medieval 21 (2009), pp. 173-193, ha ravvisato nellartista di Saint-Gilles linterlocutore di Albertet nel dibattito En Peire, dui pro cavallier (BdT 16,15). Opere citate
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