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L.B.G. IL TEMPO STRINGE Walter Marossi PARTIR, FORMIGONI, PARTIR Giuseppe Ucciero LA CRISI, MONTI E GLI SFASCISTI F. Ciarcia e F. Tieri SEA: C UNA TERZA VIA Guido Martinotti LA (TREMENDA) VENDETTA DEL TERRITORIO E LA MODERNIT SOTTRATTA Jacopo Gardella DIALOGO SULLA DARSENA E SUI NAVIGLI FRA UN URBANISTA (B) E UN ARCHITETTO (A) Fiorello Cortiana MILANO CITT DIGITALE: DOV? Rita Bramante LIRRESISTIBILE FASCINO DELTEMPO Emilio Battisti IL DECALOGO DEL PGT Ilaria Li Vigni UBRIACHI AL VOLANTE VIDEO I PARTITI E IL DOPO FORMIGONI COLONNA SONORA Bonnie Prince Billy Coney Island accompaganto da Cynthia Hopkins
Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org
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meno dei 326.000 voti di Sarfatti (ma non cera il movimento 5 stelle) quando alle regionali del 2005 i votanti furono il 67,6% proprio come alle ultime comunali. Questo per dire che la vittoria a Milano in termini di valori assoluti non ha modificato significativamente i rapporti di forza in Lombardia. Nella sola provincia di Bergamo Formigoni ha preso 160.000 voti in pi di Penati e Pezzotta insieme. Sul totale dei votanti 4.819.000 per il presidente, 4.263.000 per le liste, Milano e provincia pesano rispettivamente 1.474.801 e 1.303.072, la citt 588.978 e 513.408. Le percentuali di Formigoni nel 2010 furono: Bergamo 62%, Brescia 59, Como 63,5, Cremona 54,15, Lecco 57, Lodi 54, Mantova 49,80, Milano provincia 50,24, Monza 56, Pavia 57, Sondrio 67,5, Varese 60. Gli irriducibili di 5 stelle che presumibilmente anche la prossima volta andranno da soli stanno attorno al 2%. Si vota a un turno, quindi il metodo pi sicuro per il centro sinistra puntare sulleffetto Vendola che altro non che sperare che lavversario si divida e il centro sinistra si aggreghi, senza la Poli Bortone non avremmo avuto Vendola presidente. Laltra possibilit, pi difficile trovare un candidato che aggreghi tutte le forze di opposizione e che sappia sfondare nelle provincie. Deve essere chiaro che non a Milano che si gioca la partita, Milano indispensabile, ma non sufficiente. La questione centrale quindi quella del candidato, non solo perch gli elettori votano pi per il candidato che per i partiti, ma perch attorno alla sua figura che si pu aggregare lo schieramento pi ampio possibile; con un problema in pi rispetto alle altre elezioni: c un turno unico, non quindi possibile votare la prima volta per quello che convince di pi la seconda per il meno peggio.
Ma chi sono i potenziali candidati? Vediamo le alternative teoriche basic: *Un giovane promettente / un uomo noto e desperienza *Uno sconosciuto / una faccia nota *Un politico/una societ civile *Un profilo che tende ad aggregare il bacino pi tradizionalmente della sinistra / un profilo che attira gli elettori di centrodestra *Un milanese / un provinciale E potremmo continuare allinfinito; pi semplice cominciare a vedere dei nomi, scelti a puro e insindacabile giudizio dellautore senza alcun riferimento a candidature reali. Nellarea Pd, che non pu permettersi di fare il portatore dacqua anche in regione, non ci sono pi n amministratori locali pesanti, decimati dalle sconfitte, n senatori autorevoli. Ci sono Civati e Martina entrambi giovani, pi mediatico il primo, pi mediatore il secondo, entrambi uomini di partito, entrambi scarsamente definibili politicamente (Civati perch poliedrico, Martina perch sfumato), entrambi provinciali. Martina nonostante anni di servizio per il grande pubblico ancora uno sconosciuto, il che non uno svantaggio, infatti pu facilmente essere costruito ad hoc per la campagna elettorale. Civati pi conosciuto, pi aggressivo ma anche pi urticante e pochissimo amato soprattutto nella nomenclatura del suo partito. Altro Pd potenzialmente in pista Boeri (in giunta a Milano festeggerebbero a lungo), pi conosciuto, pi societ civile, pi internazionale, pi politicamente articolato, meno giovane ma giovanilistico, sopratutto tremendamente milanese e borghesia rossa (che peraltro alle primarie non lo ha votato), anche lui pochissimo amato dal suo partito e dallentourage di Pisapia. Boeri e Martina hanno gi affrontato le primarie, sia pure di tipo diverso, Civati
ha affrontato quelle feroci primarie che sono le preferenze. In comunicazione Civati e Boeri sono blog victims, Martina tende pi al tradizionale. Tutti e tre non sono ex qualchecosa ma Pd allo stato puro: Martina pi establishment, pi romano; Civati pi nazional giovanil popolare; Boeri pi nella tradizione della Milano sessantottarda. Civati ha qualche difficolt a costruire alleanze a destra, Boeri ha qualche difficolt a costruire alleanze a sinistra, Martina no. Civati e Boeri sono movimentisti, Martina no Meno giovane, meno milanese, meno di sinistra (forse), pi cattolico, c il neo assessore Tabacci. Eterno attor giovane nonostante gli anni, il papa straniero che potrebbe mettere daccordo tutti? Pensare Tabacci come liquidatore della esperienza formigoniana va venire voglia di parafrasare Byron dolce la vendetta, specialmente per i democristiani. Tabacci della provincia, ha un sicuro appeal per i moderati, passa bene in tv, ha esperienza da vendere, una vera bestia nera per lintellighenzia berlusconian-ciellina e il sistema di potere collegato (ben pi che tutti gli altri messi assieme), ma non un asso nelle campagne elettorali, spigoloso, molto amato e molto odiato da alcuni poteri forti. Difficilmente per accetterebbe le primarie e questo consentirebbe linsurrezione dellIdv e di Sel; questo il suo vulnus principale. Ma le primarie si possono fare quando indispensabile una alleanza tra diversi per vincere? La fine dellantiberlusconismo apre infatti drammaticamente la questione delle alleanze e pone in Lombardia la questione portante: scomparso il nano maledetto tra qualche mese ci saranno ancora le ragioni per mettere insieme Vendola e Tabacci?
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responsabilit hanno nella crisi. Certo, le sue iniziative potranno essere, volta a volta, indigeribili a questo o a quello, e mettiamoci pure noi negli insoddisfatti di turno. E altrettanto certamente, un trasparente passaggio politico istituzionale esigerebbe un altrettanto netto pronunciamento elettorale, legittimando con il voto popolare le concrete misure che il governo prenderebbe. Tutto vero, ma alla fine tutto falso, o meglio tutto astratto, tutto da manuale di diritto costituzionale, da anime belle. O anche da anime dannate che nascondono, dietro i princpi, opachi obiettivi particolari. C un passaggio nella storia del Paese che meglio di altri illustra la natura del problema e la durezza della scelta: la svolta di Salerno del 44, e non neppure un caso che in questo frangente delicatissimo, il profilo da classe dirigente sia stato assunto dagli eredi di quella visione politica, in primis Giorgio Napolitano. Se PD e UDC fossero mossi solo dal particolare, dal vantaggio che potrebbero trarre da una competizione elettorale contro un nemico oggi finalmente travolto e sconfitto, certo passerebbero subito allincasso. Ma grazie a Dio, cos non . Come allora, si riconosce la necessit primaria di unire forze, pur distanti su molte questioni, per fare fronte a un nemico mortale e a una sfida che non pu essere sostenuta procedendo ognun per s, e come allora non sono ignoti i rischi e i costi politici, sociali, personali, che questa scelta determina. Ma lopzione secca, cos come il quesito che ci sta di fronte: abbiamo il tempo, le risorse, i mezzi, per condurre in porto sicuro la nave Italia? Possiamo resistere anche solo pochi giorni a un crollo verticale di fiducia che ci viene negata non dagli speculatori, come alcuni poveri di spirito raccontano, ma dagli operatori finanziari istituzionali, grandi banche e fondi pensione? Se la risposta no, se ne devono trarre le conseguenze: cosa sarebbe del nostro reddito e del nostro risparmio dei prossimi mesi (non anni) sotto lo spettro del default? Chi pagherebbe stipendi e pensioni e come le imprese potrebbero sottrarsi al credit crunch? E senza Monti, quale sarebbe il nostro destino sotto un governo preelettorale guidato da un Berlusconi che, pi che dal Paese, stato licenziato dai mercati?
Chiunque vincesse avrebbe la bella soddisfazione di fissare la sua bandiera su di un cumulo di macerie, senza poterne scegliere neppure i colori: Grecia o Argentina? In queste condizioni, si palesa la natura profonda di persone e forze politiche, e dobbiamo dar conto del sempre rinascente vizio italico del tanto peggio, tanto meglio. Appartengono a questa schiera gli sfascisti, un caravanserraglio di soggetti che, come lautocrate di Arcore, sono disposti a tutto il male, comune, pur di conseguire tutto il bene, proprio. In prima fila la Lega, cui non par vero di passare allopposizione, sperando di nascondere le sue gravissime colpe, ma soprattutto, e qui il disegno diviene davvero criminale, che limpatto devastante della crisi spezzi lunit nazionale. Di fronte a loro, ipnotizzati in unanalisi che legge solo i danni sociali delle misure previste dalla BCE, ma incapaci di intendere il momentum, stanno i tardocomunisti, eredi inadeguati della loro grande tradizione. Su Di Pietro nulla diciamo, tanto palese la ricerca di una rendita di posizione, a dispetto di tutto e di tutti. Ma gli sfascistipi pericolosi sono quelli sottotraccia, che non dicono ma operano insidiosi per indebolire e ridurre allimpotenza una soluzione politico istituzionale doppiamente, per loro, pericolosa: ne diffidano istintivamente perch ne colgono il segno potenzialmente anticasta e perch la considerano la premessa di una definitiva sconfitta del ventennio berlusconiano a cui tutto devono. Sono gli ex aennini, terrorizzati dal randello di Fini, sono i pretoriani pi irriducibili della coorte berlusconiana, ma anche i responsabili che scorgono in un patto nazionale la premessa del crollo del loro potere dinterdizione, oltre allo stesso Berlusconi, sintende. A tutti costoro non mancheranno le munizioni per ostacolare prima e far fuoco poi sul neo governo: pensioni danzianit o mobilit dei pubblici dipendenti, consorterie professionali o privilegi sindacali anacronistici, gli sfascisti avranno ottime occasioni per rappresentare il disagio sociale, lucrando cinicamente un vantaggio politico su sofferenze proprio a loro addebitabili. E un passaggio delicatissimo e pericolosissimo.
Napolitano, Bersani e Casini ne sono conduttori, ma il successo condizionato allemergere, nel dissolversi del PDL, di orientamenti e di figure che sappiano cogliere la sfida come lavacro purificatore del centrodestra: Alfano, Pisanu? Frattini? Formigoni? Lupi? Vedremo, certo i rischi politici sono altissimi, ma il non correrli li collocherebbe tutti, a destra e a sinistra, nel girone degli Ignavi, che per un Politico certo il peggiore. Soprattutto, la vera scommessa sar la capacit del nuovo governo di coniugare rigore e sviluppo, rassicurando i mercati sulla sostenibilit del debito con quelle iniziative immediate e riformatrici che possono rimettere il Paese sul cammino della crescita. I nomi che circolano sembrano di altissimo profilo e, quasi come in un gioco degli specchi con la primavera milanese, sembrano alludere, alla mobilitazione delle risorse civiche come ultima ratio per salvare la Nazione, la Res Publica e la stessa Politica. E una logica da Salvatori della Patria? No, semplicemente lunica logica possibile nella situazione data, dove il massimo pericolo obbliga finalmente la comunit nazionale a smuovere le acque della palude limacciosa in cui affondiamo da tanti anni. Qui, non dimentichiamolo, sul fronte della crescita, fallito Berlusconi e con lui Tremonti Bossi, e qui gli sfascisti vorrebbero che fallisse Monti, di nuovo mettendo, proprio loro che hanno fatto carne di porco della Repubblica, argomenti di purezza politico istituzionale di fronte ad una emergenza che chiede il massimo pragmatismo: si vorrebbe che le riforme avvenissero, come dire, a bocce ferme, in un quadro pacato e ragionatore, centellinando le concessioni reciproche, elaborando al calduccio del Parlamento soluzioni legittimate dal processo elettorale. Tutto bello, ma il tempo c stato, era tanto, ed stato buttato. Usiamo quel poco che resta per salvare la casa, mentre fuori infuria la tempesta. PS: della CGIL abbiamo troppo rispetto. Sospendiamo il giudizio sulla sua sospensione di giudizio.
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devono essere sostituiti da quelli costruiti dal basso, cio dai singoli operatori, alcuni dei quali proprio in basso non sono. Ci sono gli speculatori, ma a questo gioco partecipano in un modo o nellaltro anche altri attori, in generale tutti coloro che hanno un pezzo di mattone e vogliono ingrandirlo, di solito passando sotto (o a fianco) delle forche caudine dei regolamenti edilizi. Un conoscente che ha una splendida villa sulla Costiera amalfitana e che appartiene alla lontana a una grande famiglia di costruttori romani (attico e superattico) un giorno mi mostrava il panorama e mi raccontava di come fosse dovuto accorrere un 31 dicembre, in limine, perch un locale stava per ottenere un diritto di costruzione che gli avrebbe tolto buona parte della prospettiva. E sgranando gli occhi mi diceva: Professo qui come te vorti te fanno er sopralzo. Non solo l ho pensato e di sopralzo in sopralzo, non certo chi faccia pi danni. La mafia tanto nelle grandi speculazioni, che peraltro sono visibili, e in certa misura controllabili, quanto nella diffusa illegalit omertosa. Se poi questa piccola illegalit omertosa viene tollerata in nome della comunit locale si passa dallillegale al tollerato, al lecito al meritorio che immancabilmente finisce per sgretolare ogni senso di limite e di controllo, spaccando la spina dorsale della capacit amministrativa del paese. Infatti i guai pi grossi sono quelli che hanno in un modo o nellaltro contribuito al peana del localismo, della piccola comunit de noantri, alla distruzione di un cultura o un approccio di grande scala che interamente lasciato ai tecnici dipendenti dei grandi signori dei flussi, che sono quelli che determinano le grandi dorsali dello sviluppo spaziale, TAV, reti elettriche, autostrade, reti del gas, e oggi reti informative. E stata questa cultura da italietta dei Rio Bo che ha lasciato lo spazio alla devastazione che stava avendo luogo. Mentre le grandi trasformazioni urbane investivano la societ italiana con diverse successive ondate, nel grande ciclo di espansione capitalistica del secondo dopoguerra, fino alla crisi globale del primo decennio del XXI secolo - i cicli intermedi hanno introdotto pause e distorsioni, ma lespansione urbana non si mai arrestata - la cultura pubblica del paese ha interpretato le tra-
sformazioni in corso usando vecchi modelli di origine tardo-romantica sostanzialmente riferibili alla coppia toennesiana di Gemeinschaft (Comunit) vs Gesellschaft (Societ), elaborata per i fenomeni di trasformazione sociale e territoriale di un secolo prima. Forse il dottor Konrad Adenauer, sindaco di Colonia negli anni venti, riflettendo un sentimento molto forte e molto diffuso nel mondo tedesco, tanto da essere poi sfruttato dal nazismo, poteva ancora dire sconsolato noi siamo la prima generazione di tedeschi ad aver realmente vissuto la vita delle metropoli. Il risultato lo conoscete tutti (Mitscherlisch, 1968, p. 21), ma oggi la critica alla citt dal punto di vista di una supposta migliore vita comunitaria altrove, non pi cos facilmente sostenibile, anche perch abbiamo visto come le ideologie autoritarie, con le politiche antiurbane e la retorica ruralista del fascismo, le mitologie naziste delle origini, le politiche anti-inurbamento di Unione Sovietica e Cina fino ad arrivare al luddismo parossistico antiurbano di Pol Pot, hanno dato ben povera prova storica nel XX secolo. In Italia la critica non esplicita allurbanesimo, ha sempre rappresentato un aspetto importante, anche se contraddittorio, per una societ eminentemente urbana, dai tempi delle Bucoliche di Virgilio. Negli anni del dopoguerra mentre il paese viveva londata di urbanizzazione pi grande del pianeta, lintellettualit si rifaceva al pasolinismo delle lucciole scomparse (non era quello il problema) alle amarezze di un Bianciardi allattacco del capitalismo lombardo e di un Monaldo in citt. Cos si creato un circolo vizioso, ma fortemente sinergico tra un localismo suppostamente di sinistra (la ricerca della comunit scomparsa, il lavoro di base, il delta dei piccoli comuni) con il localismo reazionario della Lega, della piccola produzione, della polenta con salsicce e della guerra a ogni livello superiore di integrazione, a partire dalla lingua italiana. Il tutto mescolato nel frullatore del territorio (er teritorio) termine coniato dai geni della confusione mentale per fare riferimento a una comunit sociospaziale, vaga quanto le teorie di chi lha inventata. E il territorio, giorno dopo giorno si prende la sua tremenda vendetta. Perch purtroppo lambiente si con-
trolla solo con grandi infrastrutture, con forti apparati conoscitivi e regolativi e con uno stato forte, come sapevano bene i grandi imperi idraulici delantichit. Anche nel nostro paese uno dei primi atti del regno unito fu il recupero dei terreni alluvionali della bassa valle del Po e dellAdige; fu uno sforzo colossale, portato a termine da una generazione di giovani ingegneri entusiasti, largamente patrioti e socialisti che vivevano nelle aree dellintervento a contatto con alcune delle popolazioni pi povere derelitte del paese, ed interessante notare che in quelle aree tipicamente di public works non vi fu mai in seguito lemigrazione che colp le aree circostanti. Alla fine fu recuperato il 30% della superficie della pianura Padana dando agli abitanti di questa regione (con i soldi di tutti gli italiani) una base unica per lo sviluppo economico che sarebbe seguito. Inutile cercare di spiegare queste cose ai know nothings della Lega che ragionano con un angolo visuale di pochi gradi. Tra leghisti e comunitari di ogni genere lo stato stato evirato, proprio mentre i grandi signori dei flussi si impossessavano delle reti a grande scala. Al supposto paternalismo bonario dello stato sociale, si sostituito il paternalismo autoritario della sussidiariet rimediale. Forse in nessun campo come in quello ambientale e del governo degli spazi periurbani questo fenomeno appare in tutta la sua drammatica incapacit di produrre sostenibilit ambientale e sociale. Lindebolimento e la distruzione di tecnostrutture capaci di impedire i disastri, ha dato luogo alla creazione di macchine tendenzialmente verticistiche e autoritarie: piuttosto che cercare di prevenire ci si abbandonati agli imperativi dellemergenza: si noti lo scivolamento impercettibile, ma stravolgente, da prevenzione, che deve essere inevitabilmente realizzata con il concorso di tutti, a protezione, una attivit che cala immancabilmente dallalto, e che alla fine non protegge proprio nulla, salvo i grossi guadagni di chi controlla questi settori. Cosa ci sta succedendo chiede sgomento un quotidiano pure serio come La Stampa? Ma dove erano ai tempi del Polesine, di Firenze, del Friuli, di Genova 1970, Sarno e via via, tutti eventi rigorosamente autunnali?
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DIALOGO SULLA DARSENA E SUI NAVIGLI FRA UN URBANISTA (B) E UN ARCHITETTO (A) Jacopo Gardella
(A) Il problema della Darsena e il suo attuale stato di abbandono sta scandalizzando tutta la Milano che ragiona. (B) Purtroppo esiste anche una Milano che non ragiona. A Ed quella che non vuole restituire alla Darsena la sua funzione naturale e storica: essere un bacino di acqua usato per navigare e per essere percorsi da imbarcazioni. B E non, come ripetutamente proposto, un parcheggio scavato sottacqua; oppure una piattaforma galleggiante occupata da locali di divertimento; oppure un basamento sormontato da una gigantesca ruota panoramica; e infine - proposta arrivata per ultima ma non ultima per pericolosit una boscaglia spontanea cresciuta in questi ultimi anni di permanenza allasciutto. A Come bacino dacqua navigabile la Darsena oggi avrebbe ancora una funzione? Sono finiti i tempi del trasporto di sabbia su barconi tirati da cavalli; e provenienti dal lontano fiume Ticino, allora usato come cava di inerti (sabbia e ghiaia) per impastare la malta nei cantieri edili sparsi in citt. B I barconi arrivavano alla Darsena e venivano scaricati da potenti gru che riversavano la sabbia in grossi contenitori allineati lungo la sponda interna, rivolta verso il centro citt. I contenitori, di forma tronco-conica rovesciata, ricordavano uno dei tanti paesaggi periferici dipinti dal pittore Sironi; e rappresentavano una veduta particolare nel panorama della citt. A I contenitori, sollevati da terra e appoggiati su trampoli, permettevano agli autocarri (un tempo ai carri con cavalli) di infilarvisi sotto e di ricevere un quantitativo dosato di sabbia; questa, attraverso una saracinesca apribile, collocata sul fondo del contenitore stesso, veniva scaricata e poi trasportata nei luoghi di lavoro. B Come vedi, un sistema di trasporto efficiente, razionale, intelligente. Dalle rive sabbiose del Ticino alle case in costruzione a Milano. A Gi, ma adesso la sabbia ai cantieri non arriva su barconi ma trasportata da pesanti automezzi; il sistema di trasporti per via acqua perde ogni utilit. B Non vero; non perde utilit, cambia solo di destinazione e di uso. Invece di essere un trasporto di merci, di materiali, di oggetti, diventa un trasporto di persone. n.40 III 16 novembre 2011 A Di persone? B Certo, di persone. I Navigli possono diventare canali di un nuovo tipo di navigazione riservata a imbarcazioni prevalentemente turistiche. Sia lungo il Naviglio Grande che lungo il Naviglio di Pavia, vi sono monumenti storici degni di essere conosciuti e visitati. Lungo il Naviglio Grande si possono costeggiare paesi di aspetto ancora tradizionale; cascine antiche; ville patrizie. Sono tutte mete ancora oggi spesso poco conosciute, sono testimonianze architettoniche di grande interesse. Lungo il Naviglio di Pavia si pu aprire un tragitto da Milano alla Certosa, e arrivare a questo monumento, noto in tutto il mondo, usando un mezzo meno prosaico dalla banale automobile. Non dimentichiamo che intorno ai due Navigli si estende laffascinante paesaggio lombardo: lorizzonte aperto, ampio, luminoso della bassa padana, cio della larga pianura attraversata dal fiume Po; anche questa pianura rappresenta una notevole attrattiva turistica. A Una attrattiva accresciuta e completata dalla presenza dei due grandi parchi naturali: quello del Ticino e quello del fiume Adda. Arrivare a questi due Parchi navigando lungo i canali rispettivamente del Naviglio Grande, che si collega con il Ticino, e della Martesana, che si collega con lAdda, sarebbe di sicuro pi gradevole di quanto non sia adesso, costretti ad affrontare lunghe code in auto e perdere tempo in affannose ricerche di posteggi lungo le rive sia delluno che dellaltro fiume. B Lattrattiva paesaggisticoricreativa si aggiunge a quella storico-monumentale e potrebbe conferire ai due Navigli un interesse di risonanza internazionale. A Basterebbe organizzare un servizio attentamente programmato, sia per generici visitatori, sia per studiosi appassionati di arte, sia per turisti nazionali e stranieri; sia per amanti della natura e delle bellezze del paesaggio; e si potrebbe ridare vita tanto alla Darsena quanto ai Navigli. B Esiste per entrambi un futuro altrettanto vivace quanto stato il loro passato: una prospettiva di utilizzo altrettanto interessante, attraente, e utile quanto quella di una volta. Vi sono anche proposte, da me tuttavia giudicate utopistiche, che prevedono un uso dei Navigli anche per spostamenti non di turisti ma di lavoratori. A Di lavoratori? In che senso. B Nel senso che le vie sullacqua possono, se non proprio sostituire, almeno affiancarsi alle vie su terra o su ferro, ossia alle strade e alle ferrovie. A E come? Non capisco. B Un servizio di battelli per passeggeri pu funzionare non solo a scopo turistico, ma anche per motivi di lavoro; pu trasportare pendolari che abitano fuori Milano ma che lavorano a Milano; pu fare concorrenza al treno; e rappresentare una piacevole alternativa per quanti non amano spostarsi quotidianamente in auto. A Ma tu, come hai confessato, questa opportunit la consideri irrealizzabile. B Io s, irrealizzabile; ma vi sono alcuni utopisti che la sostengono con convinzione; non voglio essere io a disilluderli; so quanto sia importante, anche nei progetti urbanistici, avere la capacit di fare sogni. A Abbiamo parlato dei due Navigli che corrono a sud di Milano; sono curioso di sentirti raccontare del Naviglio che arriva alla citt da nord-est: il Naviglio della Martesana, alimentato dalle acque del fiume Adda. B Il Naviglio della Martesana pu avere gli stessi usi gi elencati parlando degli altri due Navigli. Un uso turistico, per visitare ville patrizie, giacch ve ne sono lungo la Martesana di altrettanto monumentali quanto quelle lungo il Naviglio Grande. E un uso di lavoro, per collegare con la citt madre i centri minori situati a est di Milano. A Sarebbe un collegamento forse superfluo, dal momento che una ferrovia metropolitana corre gi parallela al canale, e quindi offre ai pendolari la facolt di sottrarsi alla schiavit dellautomobile. B Una schiavit, tuttavia, a cui gli italiani sottostanno volentieri. A Volentieri solo fino al giorno in cui i mezzi pubblici saranno in grado di funzionare meglio di adesso; e saranno paragonabili a quelli delle altre metropoli europee. Oggi, a causa di una scarsa estensione della rete, di una bassa frequenza delle corse, di un limitato orario dei servizi, i trasporti urbani, sia interni alla citt che esterni, non sono adeguati alle esigenze di chi lavora in citt e abita fuori. I due sistemi di Navigli che alimentano Milano potrebbero 7
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contribuire, in modo considerevole, ad alleggerire gli spostamenti quotidiani che avvengono tra citt e dintorni. B Il Naviglio della Martesana, costruito in tempi successivi, cio alla fine del quattrocento, fa parte del secondo sistema navigabile della nostra citt. A Secondo sistema? Perch ve ne sono due? B Certo, due. Quello che abbiamo visto svilupparsi a Sud di Milano, formato dal Naviglio Grande e dal Naviglio di Pavia, entrambi collegati con la Darsena; e quello che si sviluppa a Nord-Est di Milano, formato da Naviglio della Martesana, confluente nella antica Cerchia dei Navigli, che si sviluppa intorno alle mura medioevali della citt. A Ormai di questa Cerchia dei Navigli, coperti di asfalto quasi un secolo fa, sono scomparse interamente sia le sponde sia le acque. B E stata una scelta rovinosa per il volto della antica citt. Si sacrificata, in nome della viabilit carraia, una rete idrica di eccezionale estensione e di incalcolabile valore
storico. Tuttavia per capire le ragioni della scelta, occorre rendersi conto che il traffico su strada imponeva le sue esigenze; e richiedeva un aumento di strade carrabili e di percorsi destinate ad automezzi pesanti. A Una richiesta, a pensarci bene, diventata oggi del tutto anacronistica. Allora si credeva necessario facilitare il traffico automobilistico nel centro della citt; oggi si sa che necessario allontanarlo e dove possibile impedirlo. Si sono rovesciate le esigenze. Se si avesse avuto la saggezza di prevedere gli inconvenienti che laumento di traffico avrebbe comportato, oggi avremmo ancora nel centro di Milano la pittoresca e vivace presenza dei Navigli. B Da queste premesse partono coloro che desiderano riaprire la vecchia Cerchia dei Navigli, interamente coperta negli anni 19281930. E un desiderio avventato e utopistico, frutto di un sogno ingenuo, non di una obiettiva valutazione delle reali difficolt.
A Io lo considero un sogno coraggioso, non ingenuo; appassionato, non avventato; realizzabile, non utopistico. B Dissento energicamente. Tuttavia sono disposto pi avanti a riprendere largomento. Ora vorrei invece parlarti del delicatissimo regime delle acque che regola il funzionamento dei Navigli. A Un regime di cui pochi sono a conoscenza; e di cui, anchio, sarei curioso di avere pi notizie. B Te le dar nel nostro prossimo incontro. Per oggi abbiamo gi discusso ed esaminato molti problemi. E ora di fare una pausa. (continua)
Jacopo Gardella ringrazia il Professore Gianni Beltrame per le dettagliate notizie storiche cortesemente fornite durante la stesura di questo articolo.
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ha ormai raggiunto livelli economicamente insostenibili, da qui lappello dellInternet Governance Forum (IGF) di Trento al professor Mario Monti affinch non si aspetti il superamento della crisi economica per investire nel digitale, perch lo sviluppo delleconomia digitale una delle condizioni imprescindibili per il superamento stesso della crisi. LIGF dice a Monti che Il Paese non pu continuare a rimanere politicamente emarginato rispetto a questi temi. Sono state abbandonate le iniziative che, grazie anche a documenti sottoscritti con altri stati, avevano fatto del nostro paese un indiscusso protagonista della iniziativa per un Internet Bill of Rights nel quadro degli Internet Governance Forum promossi dalle Nazioni Unite.
A fronte di questo ruolo, negli ultimi anni lItalia stata mortificata dallinazione e da ripetuti tentativi di limitare la libert in rete e lo sviluppo delleconomia digitale. Laccesso alla rete e la sua neutralit, uno statuto del lavoro che su essa si svolge, la partecipazione informata ai processi deliberativi, la conoscenza come bene comune globale condiviso, sono questioni che riguardano la sfera economica e civile di un paese pi consapevole e trasparente, capace di riscatto ed equit per Tornare a essere elemento di forza e non di debolezza in Europa, come ha proposto Mario Monti. AllIGF di Trento rappresentanti delle imprese, dellassociazionismo, dellaccademia, delle amministrazioni locali, italiani e non, han-
no confrontato esperienze e condiviso proposte, dimostrando cos le potenzialit di contributo economico, civile e ambientale di una comunit aperta e inclusiva come lIGF pu essere. La cosa ci riguarda, Milano Citt Digitale dov'? Dove sono le modalit di partecipazione informata al processo deliberativo, il WI-FI efficace e conveniente a differenza di quello ipotizzato da Catania in ATM, gli spazi pubblici per l'accesso digitale, l'adozione diffusa di software libero, gli Open Data di atti e informazioni dell'amministrazione, una public company per la Banda Larga nella Grande Milano? Dove il processo multistakeholders per cogliere appieno le opportunit digitali nella globalizzazione?
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sentanti degli interessi privati, si potranno generare quelle forme di iniziativa imprenditoriale responsabile che viene invocata ma che non potr certo derivare esclusivamente dalle dinamiche e dalle cosiddette leggi del mercato. 10) Ma perch ci avvenga, bisogna favorire sempre pi il dibattito e il dialogo, superando gli steccati tra i differenti ambiti, tra tutti i soggetti interessati: progettisti, promotori immobiliari, costruttori, tecnici e dirigenti dell'amministrazione comunale e delle Soprintendenze mettendo a
confronto i rispettivi interessi per far crescere una classe pi consapevole delle proprie responsabilit ma anche pi disponibile e confrontarsi per pervenire a scelte trasparenti, partecipate e condivise. Non potendo vantare una particolare competenza urbanistica di tipo tecnico, ho evitato di cimentarmi con le questioni degli indici, dei numeri, delle quantit e degli aspetti specificamente procedurali. Ci che mi sta pi a cuore la qualit degli interventi e degli effetti che potranno provocare in termini spaziali sia
puntualmente che localmente e alla scala generale della citt e del territorio. Sono convinto che lelaborazione di unidea di citt partecipata e condivisa che possa costituire la base del PGT si potr ottenere rimettendo in funzione lOfficina x la Citt che ha visto, in occasione della campagna elettorale che ha portato alla vittoria di Pisapia, il coinvolgimento di centinaia di cittadini, tecnici e professionisti ma che sembra sia stata successivamente accantonata.
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il decreto penale di condanna consiste nel pagamento di diverse migliaia di euro, in quanto traduce la detenzione in una pena pecuniaria, a cui si aggiungono le sanzioni amministrative della sospensione della patente e della confisca del veicolo
per chi ha superato l1,5 g/l). Contro il decreto penale di condanna si pu fare ricorso entro 15 giorni dalla notifica. A questo punto si pu patteggiare la pena (se si incensurati pu essere conveniente preferire una condanna con la condizionale
piuttosto che pagare la pena pecuniaria) oppure andare a processo, strada da percorrere se si ritiene di avere elementi sufficienti per ottenere lassoluzione.
inventare qualche formula che temperi ansia di profitto dei privati o che gli stessi per farsi concorrenza e guadagnare di pi giochino al ribasso delle prestazioni. LBG
RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Il Liszt di Campanella alla Scala
Domenica sera 20 novembre la Scala conclude lanno di celebrazione del bicentenario della nascita di Liszt (22 ottobre 1811) con un concerto a lui esclusivamente dedicato e affidato a Michele Campanella. In cartellone era indicato, a dir la verit, un concerto della giovanissima pianista cinese Yuja Wang che alla Sonata in si minore lisztiana avrebbe dovuto far precedere i Miroirs di Ravel. La sua sostituzione con il recital di Campanella, considerato unanimemente come uno dei maggiori conoscitori e interpreti di Liszt e uno dei pi importanti pianisti italiani, ci parsa non solo ragionevole ma sostanzialmente dovuta. Questanno, infatti, il pianista napoletano non solo ha dedicato tutti i suoi concerti solisti e gran parte di quelli con orchestra (fra cui la Chicago Symphony di Muti) alla musica di Liszt, ma ha persino organizzato insieme allAccademia di Santa Cecilia e alla Societ Liszt di cui presidente - una Maratona Liszt che si sarebbe dovuta tenere allAuditorium di Roma in sette giornate di circa dieci ore ciascuna; settanta pianisti italiani avrebbero eseguito lintera produzione originale per pianoforte solo del musicista ungherese che, ricordiamolo, trascorse molti anni a Roma e fu in grandi rapporti proprio con lAccademia di Santa Cecilia. (E invece accaduto che dopo le prime tre serate lAccademia, invocando il solito drammatico taglio dei fondi, ha inopinatamente dichiarato forfeit e annullato i successivi quattro concerti. Il motivo di quella decisione apparve incomprensibile visto che la Maratona aveva incontrato grande successo di pubblico ed era stata sponsorizzata da grandi societ con le quali erano gi stati firmati i contratti di sponsorizzazione!) Autore del volume Il mio Liszt, considerazioni di un interprete, uscito pochi mesi fa per i tipi di Bompiani, di dieci trasmissioni e di un documentario per Raitre, molto seguiti dal pubblico, Campanella stato nei giorni scorsi due volte a Milano: prima per inaugurare il pianoforte milanese di Liszt appena restaurato dopo anni di lavoro, e poi per tenere una lezione presso la cattedra di Fondamenti del linguaggio musicale allUniversit Cattolica, ospite del professor Enrico Girardi il noto critico musicale del Corriere della Sera. Il suo ritorno alla Scala dunque un evento se si pensa che dopo tanti successi ottenuti su quel palcoscenico - ricordiamo i concerti con Thomas Schippers nel 1975 (Concerto per la mano sinistra di Ravel), con Claudio Abbado nel 1977 (Concerto n. 3 di Prokofev), con Edoardo Mata nel 1982 (Concerto K. 467 di Mozart) e i recitals del 1982 (Variazioni di Schumann e di Brahms), del 1986 (Sonata in si minore di Liszt e i Quadri di una esposizione
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www.arcipelagomilano.org musorgskiani) e lultimo del 1991 (tutto Prokofev per il centenario della nascita) - Campanella non vi pi salito mentre in questi stessi ultimi venti anni ha suonato in tutto il mondo e con i direttori pi famosi. Una spiegazione noi lavremmo, che forse non piace al maestro Campanella: quando un interprete intesse una relazione troppo stretta con un determinato autore (e lui cominci giovanissimo a interpretare Liszt, quando quella musica in Italia veniva eseguita quasi esclusivamente per esaltare il virtuosismo dellesecutore) gliene viene inevitabilmente una fama che travolge e oscura ogni altra sua produzione artistica, quasi trasformandolo nella figura dellautore prediletto, talch sembra impossibile che possa suonare altra musica! Soprattutto crediamo che gli italiani in fondo non amino molto Liszt, forse proprio perch per troppo tempo stato strumentalizzato dalla vanit dei pianisti (ricordate le Rapsodie usate come bis?) e lo amino poco in particolare i milanesi a causa della loro nota vocazione allunderstatement. Se tutto ci vero, la somma delle due circostanze ha creato una sorta di incomprensione fra Campanella e la nostra citt. E bisogna dare atto a Elisabetta Sgarbi (che lo ha spesso invitato alla sua Milanesiana) e allUniversit Bocconi (che ci ha offerto belle occasioni per ascoltarlo interprete molto versatile di tanti altri autori) di aver avuto lo sguardo lungo e di non essersi lasciati ingannare dalle apparenze. Domenica alla Scala Campanella eseguir dapprima il terzo anno degli Annes de plerinage e nella seconda parte la famosa, anche per la sua difficolt, Sonata in si minore. Il terzo anno dei pellegrinaggi lisztiani contiene le pagine pi intense, spirituali e insieme grandiose della produzione pianistica di Liszt; scritte in gran parte a Roma fra il 1867 e il 1877 dopo il suo tardivo avvicinamento alla religione (prese gli ordini minori a cinquantaquattro anni), contengono quel meraviglioso pezzo impressionista Les Jeux deau de la Villa dEste che Ferruccio Busoni, pensando ovviamente a Debussy, a Ravel, a Respighi, ha definito larchetipo di tutte le fontane musicali a venire. La Sonata in si minore invece del 1852/53 ed dedicata a Schumann; lo ricordiamo perch una dedica niente affatto casuale che segna il profondo mutamento che in quegli anni subiva Liszt, quando il pensiero cominciava a prendere il sopravvento sulla tecnica. Sonata difficile e complessa, uno dei pi importanti punti di riferimento nella storia della musica per pianoforte, la figlia naturale delle ultime Sonate beethoveniane e della Wanderer di Schubert ma anche gi il seme della incipiente modernit. Concerto da non perdere non solo da parte di chi ama Liszt ma anche di chi, non amandolo, vuol provare ad avvicinarlo attraverso due suoi capolavori che con il virtuosismo non hanno nulla a che fare ma invece rivelano i risvolti pi intimi e raffinati del musicista che ha attraversato lintero ottocento modificando profondamente il sentire musicale. Musica per una settimana *gioved 17, sabato 19 (e domenica 20 per le Serate Musicali) al teatro Dal Verme lOrchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Vittorio Parisi con la pianista coreana (ma residente da anni in Italia) Ilia Kim eseguir Maldiction di Franz Liszt, il Konzertstck per pianoforte e orchestra di Carl Maria von Weber e la Serenata numero 2 opera 16 di Brahms *venerd 18 (attenzione, non gioved come di consueto!), sabato 19 e domenica 20 allAuditorium Zhang Xian diriger lOrchestra Verdi nel secondo Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore opera 19 di Beethoven (pianista Simone Dinnerstein) e la sesta Sinfonia in si minore opera 74 (la Patetica) di aikowskij *luned 21, al Conservatorio per le Serate Musicali, il Danish String Quartet eseguir i quartetti Lallodola opera 64 numero 5 di Haydn, in fa minore opera 80 di Mendelssohn e numero 2 di Shostakovich *mercoled 23, sempre al Conservatorio ma per la Societ dei Concerti, il pianista Sergey Koudriakov eseguir musiche russe per balletto di Prokofev (Romeo e Giulietta), aikowskij (Schiaccianoci) e Strawinskij (Petrouchka) *infine segnaliamo lintensa settimana alla Scala: venerd 18 si terr lultima replica de La donna del Lago di Rossini diretta da Roberto Abbado; sabato 19 Daniel Barenboim dirige la Serenata per fiati K. 388 di Mozart, il Quartetto di Verdi nella versione per orchestra darchi e, sempre di Verdi, i Quattro Pezzi Sacri (soprano Adriana Amato); domenica 20 il concerto Campanella-Liszt di cui abbiamo sin qui parlato; luned 21 lOrchestra Sinfonica Simon Bolivar diretta da Gustavo Dudamel ha in programma la Terza Sinfonia di Beethoven, Daphnis et Chlo di Ravel e Loiseau de feu di Stravinskij
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Considerazioni di fine Biennale
Ultime settimane per assistere a quel gran fenomeno artistico e mediatico che la 54a Biennale di Venezia. Unedizione accompagnata, come sempre, da polemiche, battute al vetriolo, critiche, ma forse, anche da qualche opera meritoria. E allora ecco un breve itinerario, due giorni appena, per una full immersion tra Arsenale e Giardini, padiglioni, parapadiglioni e latmosfera sempre affascinante di Venezia. Iniziamo dai Giardini. Interessante il Padiglione Centrale, cuore di IllumiNazioni/IllumiNations, titolo scelto da Bice Curiger, curatrice di questa Biennale, e che presenta 40 artisti per un percorso tra pittura, fotografia, scultura e nuovi media. Si inizia con Philippe Parreno, autore di Marquee, 80 lampadine luminose a intermittenza che sottolineano il tema dellesposizione. Si incontra poi Tintoretto. Centra, non centra, cosa centra con una mostra di arte contemporanea? Centra moltissimo, spiega la Curiger, perch Tintoretto fu uno dei primi nel 500 veneziano a sperimentare sulla luce e gli effetti luministici. Ecco allora tre opere, Lultima cena, Il trafugamento del corpo di S. Marco e la Creazione degli animali, giunte apposta dalla chiesa di S. Giorgio e dalle Gallerie dellAccademia, per ammirare il lavoro di questo predecessore degli artisti esposti. Sarebbe un elenco troppo lungo quello dei lavori da vedere, ma bisogna fare dei nomi su tutti: Pipilotti
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www.arcipelagomilano.org Rist, artista svizzera che propone vedute veneziane alla Canaletto inondate di immagini proiettate in movimento (la Fondazione Trussardi di Milano le sta dedicando in questi giorni una mostra); Cattelan, che presenta migliaia di piccioni imbalsamati (peraltro gi visti) in quasi tutte le sale, sparsi un po qui e un po l, ma che si dichiara assente auto-giustificato nel padiglione Italia, e lascia un breve testo di scuse/spiegazioni; Cindy Sherman, che giganteggia in sala con immaginiautoritratti adesivi in costumi atipici e sbalorditivi; Haroon Mirza, Leone dargento, con Sick, installazione fatta da una cassa di stereo su cui rimbalza, a ritmo delle vibrazioni, una pepita doro. Lopera di Mirz contenuta in uno dei quattro parapadiglioni costruiti appositamente da altrettanti artisti, in questo caso quello di Monica Sosnowska, pareti a zigzag e corridoi che conducono a stanze espositive o al nulla, rivestite da unottocentesca carta da parati. Ultimo Nathaniel Mellors, che con le sue Hippy dialectis, fa parlare e muovere due teste inquietanti, in un grottesco botta e risposta. Allesterno del Padiglione centrale meritano sicuramente una visita il Padiglione della Corea, con le mimetiche fiorate di Lee Yongbaek, in cui militari armati si muovono mimetizzati tra fiori coloratissimi, e dove specchi-schermi esplodono allimprovviso per spari che bucano la superficie. Il Padiglione tedesco di Schlingensief, premiato con il Leone doro per il miglior padiglione, mette in scena una inquietante cerimonia sacra-profana in una chiesa gotica ricostruita, con alcune delle opere video e dipinti dellartista. Anche la Francia non scherza con temi leggeri, visto che il lavoro di Boltansky mette in scena migliaia di foto di neonati morti che scorrono su un sistema di rotatorie, e che sfilano velocissime su uno schermo, ricomponendosi ogni volta in figure ibride sempre diverse. Interessante la Danimarca, il cui tema la libert di parola e di espressione, con il divertente video di Han Hoogerbrugge e un megafono in cima al padiglione per urlare i propri pensieri. Una visita la vale anche il Padiglione austriaco, con i dipinti di sapore ottocentesco di Schinwald e il suo elegante e nuovo video, Orient. Il secondo giorno invece da dedicare allArsenale. Un percorso lungo e, in questo periodo con temperature quasi proibitive, ma che, anche in questo caso, regala qualcosa di interessante. Menzione donore, oltre che Leone doro, a Christian Marclay, per il suo The clock, un film di 24 ore che mixa spezzoni di film in cui compaiono orologi, documentando lo scorrere del tempo quasi minuto per minuto. Interessante anche (ci che rimane) del lavoro di Urs Fischer, con il suo Ratto delle Sabine, scultura in cera, osservata da un uomo, altra scultura in cera. Opere che hanno iniziato a bruciare allinaugurazione e che continuano lentamente ancora oggi, in un marasma di pezzi di scultura, braccia, dettagli e tanta, tanta cera sciolta a terra. Menzione anche a James Turrel. Per visitare la stanza, uno spazio avvolgente, bianco e illuminato solo dai famosi neon colorati dellartista, c da affrontare per spesso una lunga coda. Ne vale la pena? Forse, ma opere di Turrel altrettanto affascinanti si possono trovare anche in alcuni musei italiani (esempio Villa Panza a Varese). Un altro parapadiglione quello di Franz West, Leone doro alla carriera, che riproduce la sua casa di Vienna allinterno dellArsenale, con immagini e un video un tantino shock; cos come laltro parapadiglione, allinizio del percorso, quello di Song Dong, straordinaria riproduzione e accumulazione di vecchi armadi, recuperati dalle strade di Pechino. Sul Padiglione Italia di Sgarbi invece si detto molto, tanto, forse troppo. Inutile aggiungere altro, se non ribadire che, in effetti, limpressione generale quello di un eccessivo affastellamento, abbondanza e sovrabbondanza. Forse dei lavori meritevoli ci sono davvero. Se ci fossero per, sarebbe difficile riconoscerli in quel groviglio di opere, colori, rastrelliere, casse di legno, video e suoni, che non aiutano a valorizzare le singole opere e i singoli artisti. Molto non sempre vuol dire qualit, anche se quasi trecento intellettuali hanno contribuito alla scelta degli artisti presenti. Forse non sar la migliore Biennale di sempre, ma due giorni a Venezia si possono ben passare a passeggiare tra Giardini e padiglioni, tra sculture e artisti ancora da scoprire.
"La Biennale d'Arte. 54 Esposizione internazionale d'Arte", fino 27 novembre 2011, Giardini, Arsenale, Venezia. Orario: 10-18, chiuso luned, escluso luned 21 novembre. Costi: intero 20, ridotto 16, studenti / under 26 12.
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www.arcipelagomilano.org ro I due Foscari; largo spazio stato dedicato a Giovanni Migliara e Giuseppe Molteni, per passare a Gerolamo Induno; alla sezione dedicata al Duomo di Milano e alle sue vedute prospettiche e quella dedicata ai Navigli. Se a palazzo Anguissola tutto era un trionfo di stucchi, specchi e puttini, lambientazione cambia quando si passa al contiguo palazzo Brentani, con la pittura di genere settecentesca, i macchiaioli, con Segantini e Boldini, i divisionisti, il Simbolismo di Angelo Morbelli e Previati, per arrivare allinizio del 900 con quattro dipinti di Boccioni, ospitati in un ambiente altrettanto caratteristico ma pi neutro e museale. Al centro, nel cortile ottagonale, troneggia un disco scultura di Arnaldo Pomodoro. Ma non finita qui. Al settecentesco Palazzo Anguissola e alladiacente Palazzo Brentani, si affiancher nella primavera del 2012 la storica sede della Banca Commerciale Italiana, che ospiter la nuova sezione delle Gallerie e vedr esposta una selezione di opere del Novecento. Insomma un progetto importante che, in un momento di crisi e preoccupazione globale, vuole investire e rilanciare arte, cultura e il centro citt, facendo di piazza della Scala un irrinunciabile punto di riferimento, un salotto cittadino adatto ai turisti, ma, si spera, non solo. Gallerie dItalia piazza della Scala - entrata libera fino allapertura della sezione novecentesca del Museo, prevista nella primavera 2012 Orari: Da marted a domenica dalle 9.30 alle 19.30. Gioved dalle 9.30 alle 22.30. Luned chiuso
Arte Povera 1967 2011-fino al 29 gennaio - Triennale di Milano - Ingresso 8,00/6,50/5,50 - Orari:marted-domenica 10.30-20.30, gioved e venerd 10.30-23.00 Le altre sedi: *24 settembre 26 dicembre 2011, MAMbo Museo dArte Moderna di Bologna, Bologna Arte Povera 1968 *7 ottobre 2011 8 gennaio 2012, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma Omaggio allArte Povera *9 ottobre 2011 19 febbraio 2012 Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea, Rivoli Arte Povera International *25 ottobre 2011 29 gennaio 2012, Triennale di Milano, Milano Arte Povera 1967-2011 *novembre 2011 - aprile 2012, GAMeC Galleria dArte Moderna e Contemporanea di Bergamo Arte Povera in citt *11 novembre 2011 - aprile 2012, MADRE - Museo dArte contemporanea Donnaregina, Napoli Arte Povera pi Azioni Povere 1968 *7 dicembre 2011 4 marzo 2012, Galleria nazionale darte moderna, Roma Arte Povera alla GNAM *15 dicembre 2011 11 marzo 2012, Teatro Margherita, Bari Arte Povera in teatro
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www.arcipelagomilano.org E appunto da questo titolo che tutto prende forma. Lespressione ateliers du midi fu coniata da Vincent Van Gogh, il cui progetto ero quello di creare una comunit di artisti riuniti in Provenza, una sorta di novella bottega, in cui tutti avrebbero lavorato in armonia. Un progetto che, come noto, non port mai a termine, ma dal quale Rudy Chiappini e Denis Coutagne, curatori della mostra, hanno preso spunto per delineare il percorso artistico di Cezanne. La mostra un omaggio al grande e tenace pittore solitario, nato ad Aixen-Provence, luogo al quale fu sempre attaccato, e che nei suoi continui spostamenti tra il paese natio, Parigi e lEstaque, cre quella che da sempre stata considerata la base dellarte moderna. Il tema portante dellesibizione riguarda lattivit di Cezanne in Provenza, legata indissolubilmente ai suoi ateliers: prima di tutti il Jas de Bouffan, la casa di famiglia in cui Cezanne compie le sue prime opere e prove giovanili; la soffitta dell'appartamento di Rue Boulegon; il capanno vicino alle cave di Bibmus; i locali affittati a Chteau Noir; la piccola casa a l'Estaque, e infine il suo ultimo atelier, il pi perfetto forse, costruito secondo le indicazioni del pittore stesso, latelier delle Lauves. Luoghi carichi di significato e memoria, in cui il maestro si divise, nelle fasi della sua vita, tra attivit en plein air, seguendo i consigli degli amici Impressionisti, e opere sur le motiv, una modalit cara a Cezanne, che della ripetizione ossessiva di certi soggetti ne ha fatto un marchio di fabbrica. Opere realizzate e rielaborate allinterno dello studio, luogo di creazione per ritratti, nature morte, composizioni e paesaggi. Ma latelier anche il luogo della riflessione per Cezanne, artista tormentato e quasi ossessivo nel suo desiderio di dare ordine al caos, cercando equilibrio e rigore, usando soprattutto, secondo una sua celebre frase, il cilindro, la sfera e il cono. In natura tutto modellato secondo tre modalit fondamentali: la sfera, il cono e il cilindro. Bisogna imparare a dipingere queste semplicissime figure, poi si potr fare tutto ci che si vuole. Una mostra che vanta prestiti importanti (quale un dipinto dallHermitage); che coinvolge una istituzione importante come il Museo dOrsay, e che ha nel suo comitato scientifico proprio il direttore del museo e il pronipote dellartista, Philippe Cezanne. Con un allestimento semplice ma accattivante, merito anche dei grandi spazi, il visitatore potr scoprire i primi e poco noti lavori del maestro francese, le opere murali realizzate per la casa paterna e i primi dipinti e disegni ispirati agli artisti amati, come Roubens, Delacroix e Courbet. Dal 1870 Cezanne trascorrer sempre pi tempo tra Parigi, in compagnia dellamico di scuola Emile Zola, e la Provenza. Nascono quindi inediti soggetti narrativi, usando lo stile en plein air suggeritogli da Pissarro. Si schiariscono i colori e le forme sono pi morbide: ecco le Bagnanti, ritratte davanti allamata montagnafeticcio Sainte Victorie. Stabilitosi quasi definitivamente in Provenza, eccolo licenziare alcuni dei suoi paesaggi pi straordinari, con pini, boschi e angoli nascosti, tra cui spiccano quelli riguardanti le cave di marmo di Bibemus, luogo amato e allo stesso tempo temuto da Cezanne, che vedeva nella natura il soggetto supremo, il principio dellordine, ma che al tempo stesso poteva essere anche nemica e minaccia. Capolavori della sua arte sono anche i ritratti, dipinti in maniera particolare e insolita. Sono ritratti di amici e paesani, di gente comune che Cezanne fissa su tela senza giudicare n esprimere pareri, figure immobili ed eterne, come le sue nature morte. E sono proprio queste le composizioni pi mature, tra cui spicca per bellezza Il tavolo di cucina - Natura morta con cesta, (1888-1890), dalle prospettive e dai piani impossibili, con una visione lontanissima dalla realt e dal realismo imitativo, con oggetti ispirati s da oggetti reali, tra cui le famosissime mele, ma reinventati in chiave personale. Una mostra dunque densa di spunti per comprendere lopera del pittore di Aix, complementare alla mostra del Muse du Luxembourg di Parigi, intitolata Cezanne et Paris, che indagher invece gli anni parigini e approfondir il rapporto tra Cezanne, gli Impressionisti e i post Impressionisti.
Czanne e les atliers du midi. Fino al 26 febbraio, Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. sab. 9.30-22.30. Costi: intero euro 9, ridotto euro 7,50.
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www.arcipelagomilano.org Artista da sempre concettuale e astratto, in continuo dialogo con la filosofia, Ciaccio accarezza temi come la luce, lassenza, le tracce, la temporalit e il tempo, concentrandosi proprio su questultimo, per creare i suoi revenance - il ritorno fantasmatico dellimmagine -, opere concrete ma allo stesso tempo evanescenti, possibili vie per indicare nuovi percorsi e modi di indagine per larte e le infinite varianti di unimmagine. Sicuramente di grande suggestione e impatto visivo, unoccasione per vivere un luogo storico che mischia passato, presente ed eterno ritorno. Roberto Ciaccio- Inter/vallum Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale, fino al 20 novembre Orari: Luned 14.30 19.30. Marted, mercoled, venerd, domenica 9.30 19.30. Gioved e sabato 9.30 22.30 Ingresso gratuito
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www.arcipelagomilano.org Artemisia Lomi Gentileschi stata una delle numerose donne pittrici dellarte moderna, ma la sola, forse, ad aver ricevuto successo, notoriet, fama e commissioni importanti in quantit. Ecco perch la mostra Artemisia Gentileschi -Storia di una passione, ospitata a Palazzo Reale e da poco aperta, si propone di ristudiare, approfondire e far conoscere al grande pubblico la pittora e le sue opere, per cercare di slegarla allepisodio celeberrimo di violenza di cui fu vittima. S perch il nome di Artemisia spesso associato a quello stupro da lei subito, appena diciottenne, da parte del collega e amico del padre, Agostino Tassi, che la violent per nove mesi, promettendole in cambio un matrimonio riparatore. Donna coraggiosa, che ebbe il coraggio di ribellarsi e denunciare il Tassi, subendone in cambio un lungo e umiliante processo pubblico, il primo di tal genere di cui ci siano rimasti gli atti scritti. La mostra, quasi una monografica, si propone anche di dare una individualit tutta sua alla giovane pittrice, senza trascurare per gli esordi con il padre, lingombrante e severo Orazio Gentileschi, amico di Caravaggio e iniziatore della figlia verso quel gusto caravaggesco che tanto fu di moda; o senza tralasciare lo zio, fratello di Orazio, Aurelio Lomi, pittore manierista che tanto fece per la nipote. Il percorso si snoda dunque dalla giovanile formazione nella bottega paterna, per una donna pittrice ai tempi non poteva essere altrimenti, per arrivare alle prime opere totalmente autonome e magnifiche, dipinte per il signore di Firenze Cosimo II de Medici. La vita di Artemisia fu rocambolesca e passionale. Dopo il processo a Roma si spost a Firenze con il neo marito Pietro Stiattesi, e fu l che conobbe i primi successi fu la prima donna a essere ammessa allAccademia del Disegno di Firenze- e un grande, vero amore, Francesco Maria Maringhi, nobile fiorentino con cui avr una relazione che durer per tutta la loro vita. Dati, questi, che si sono recuperati solo in tempi recentissimi grazie a uno straordinario carteggio autografo di Artemisia, del marito e dellamante. E proprio le lettere sono state un punto di partenza importante per nuove attribuzioni, scoperte e ipotesi su dipinti prima nel limbo delle incertezze. In mostra ci sono quasi tutte le opere pi famose di Artemisia (peccato per un paio di prestiti importanti che non sono arrivati): le due cruente e violentissime Giuditte che decapitano Oloferne, da Napoli e dagli Uffizi, lette cos spesso in chiave autobiografica (Artemisia-Giuditta che decapita in un tripudio di sangue Oloferne/Agostino Tassi); le sensuali Maddalene penitenti; eroine bibliche come Ester, Giaele, Betsabea e Susanna; miti senza tempo come Cleopatra e Danae, varie Allegorie e Vergini con Bambino. Ma Artemisia fu famosa anche per i suoi ritratti, di cui pochi esempi ci sono rimasti, come il Ritratto di gonfaloniere o il Ritratto di Antoine de Ville, cos come per i suoi autoritratti. Le fonti ce la raccontano come donna bellissima e sensuale, pienamente consapevole del suo fascino e del suo ruolo, che amava dipingersi allo specchio e regalare queste opere ai suoi ammiratori. Cos la mostra si snoda tra Firenze, da cui i coniugi Stiattesi scappano coperti dai debiti, per arrivare a Roma, Venezia, Napoli e perfino in Inghilterra, dove la volle il re Carlo I. Una vita ricca di passioni, appunto, come lamore per la figlia Palmira, che diverr anchessa pittrice e valido aiuto nella bottega materna che Artemisia aprir a Napoli fin dagli anni Trenta del Seicento, ricca di giovani promettenti pittori come Bernardo Cavallino. Una vita ricca anche di conoscenze e amicizie importanti: ventennale il rapporto epistolare con Galileo Galilei, conosciuto a Firenze, con Michelangelo il Giovane, pronipote del genio fiorentino, e anche con una serie di nobili e committenti per cui dipinse le sue opere pi celebri: Antonio Ruffo, Cassiano dal Pozzo, i cardinali Barberini e larcivescovo di Pozzuoli, per il quale fece tre enormi tele per adornare la nuova cattedrale nel 1637, la sua prima vera commissione pubblica. Insomma una donna, una madre e unartista straordinaria, finalmente messa in luce in tutta la sua grandezza, inquadrata certo nellalveo del padre Orazio e di quel caravaggismo che la resa tanto famosa, ma vista anche come pittrice camaleontica e dallinventiva straordinaria, capace di riproporre uno stesso soggetto con mille varianti, secondo quella varietas e originalit per cui fu, giustamente, cos ricercata. Artemisia Gentileschi. Storia di una passione - Fino al 29 gennaio Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.3022.30. Intero: 9,00. Ridotto: 7,50
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come spiegano i curatori, che non potrebbe esistere senza la presenza indissolubile della cera e del braccio metallico, in una sorta di positivo e negativo (il braccio che buca la cera), e di cui la mente dello spettatore comunque in grado di ricostruirne la totalit originaria. Il lavoro di Kapoor parte sempre da una spiritualit tutta indiana che si caratterizza per una tensione mistica verso la leggerezza e il vuoto, verso limmaterialit, intesi come luoghi primari della creazione. Ecco
perch gli altri due interessanti appuntamenti hanno sempre a che fare con queste tematiche: Dirty Corner, presso la Fabbrica del Vapore, un immenso tunnel in acciaio di 60 metri e alto 8, allinterno dei quali i visitatori potranno entrare, e Ascension, esposta nella Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia, in occasione della 54 Biennale di Venezia. Opera gi proposta in Brasile e a Pechino ma che per loccasione prende nuovo significato. Uninstallazione site-specific che
materializza una colonna di fumo da una base circolare posta in corrispondenza dellincrocio fra transetto e navata della maestosa Basilica e che sale fino alla cupola. Anish Kapoor - Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4 fino all12 gennaio 2012 Orari: lun 14.30 19.30. Mar-dom 9.30-19.30. Giov e sab 9.30-22.30. Costi: 6 per ciascuna sede, 10 per entrambe le sedi.
One day
di Lone Scherfig [Usa, 2011, 107] con Anne Hathaway, Jim Sturgess, Patricia Clarkson, Romola Garai
Il 15 luglio 1988 Emma (Anne Hathaway) e Dexter (Jim Sturgess) passano insieme la notte dei festeggiamenti per la laurea. una notte speciale, la prima passata insieme. Una data qualsiasi per chiunque altro diventa qualcosa di diverso per i due protagonisti dell'ultimo film di Lone Scherfig, tratto dall'omonimo romanzo di David Nicholls, anche autore della sceneggiatura. Questa istantanea viene scattata dal regista ogni anno, il 15 luglio, per immortalare le metamorfosi di un amore che, per buona parte del film, si traveste da amicizia. Emma una ragazza semplice, nessun appoggio alle spalle, con ambizioni di poeta e scrittrice da realizzare solo con le proprie forze. La vediamo rassegnata mentre serve ai tavoli di un ristorante messicano, triste e abitudinaria da insegnante vincolata a una relazione e convivenza che non la soddisfano. Dexter il suo opposto, vive facilmente la propria vita agiata ricca di successi professionali e personali. In questo essere cos diversi trovano la loro complementariet. Il riprendere l'evoluzione della relazione lo stesso giorno di ogni anno aiuta i protagonisti a mostrarci il meglio del loro repertorio espressivo. Questo stratagemma narrativo permette alla regista danese di raccontarci vent'anni di impetuoso, scostante e burrascoso rapporto senza annoiare. Il tentativo di proporre unalternativa ai clichet del genere palese di fronte allo sforzo di non ricorrere ai dialoghi melensi e ai luoghi comuni arcinoti delle storie d'amore cinematografiche. Lo spettatore, per, in questo continuo e rapido mutamento di situazioni e stati danimo, non trova spazio nelluniverso a due di Emma e Dexter. La profondit della loro complessa relazione viene spesso tralasciata a favore di un ritmo incalzante, togliendo cos spazio ai dettagli e alle sfumature. Per raccontarci un sentimento cos intenso e dirompente forse un giorno troppo poco. Marco Santarpia In sala a Milano: Eliseo Multisala, The Space Milano Odeon, UCI Cinemas Bicocca, Gloria Multisala.
Colazione da Tiffany
di Blake Edwards [Breakfast at Tiffany's, USA, 1961, 110'] con: Audrey Hepburn, George Peppard, Patricia Neal, Buddy Ebsen, Martin Balsam, Mickey Rooney
Non ti accorgi che l'amore l'unico modo per essere felici?!, rimprovera Paul Vorjak (George Peppard) alla stravagante Holly Golightly (Audrey Hepburn). Paul si definisce uno scrittore, pi o meno, e si ap-
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pena trasferito nella stessa palazzina newyorkese dove abita Holly. Impossibile rimanere indifferente a quella ragazza bella, snella, con viso candido e due occhi che tolgono il fiato; impossibile per Paul - che inizia a frequentarla in amicizia - ma altrettanto impossibile per noi, che ci incantiamo davanti all'eleganza di Audry Hepburn, cadendo in una sorta di venerazione. Blake Edwards prende il romanzo di Truman Capote e ne fa una commedia divertente che, a distanza di cinquant'anni, poco definire senza tempo. Colazione da Tiffany [USA, 1961, 110'] una storia d'amore, una commedia sentimentale che grazie alla sceneggiatura di George Axelrod si allontana dal romanzo di Capote per farsi fiaba. Protagonista Holly, appunto. Fanciulla dal passato incerto che ha scelto di vivere nella frenesia di New York, dimenticando le preoc-
cupazioni, nascondendo le insicurezze. Pare non voglia far trasparire debolezza alcuna, salvo qualche paturnia (come le definisce lei) facilmente placata con i suoi giri mattutini da Tiffany: non ti pu capitare niente di brutto l dentro, dice. Il suo obiettivo perch di un obiettivo si tratta e non di un sogno sposare un milionario. Nel frattempo, vive nel simpatico disordine di casa sua in compagnia di un gatto senza nome. Questa Holly: spirito libero, essere selvaggio. Sulla sua strada si butta Paul che dinnanzi a quello splendido turbine indomabile non pu far altro che innamorarsi. Ma lei ne certa: non permetter a nessuno di mettermi in gabbia, sentenzia. Edwards racconta tutto questo attraverso una commedia brillante, e gira alcune sequenze entrate nella storia del cinema. Come non riconoscere la sua firma durante la fe-
sta in casa di Holly, come non innamorarsi di Audrey mentre canta Moon River (Henry Mancini, 1961) seduta sul davanzale della sua finestra. Moon River e la colona sonora originale di Henry Mancini vinceranno l'Oscar. Proprio su queste note, alla fine, Holly scende dal tass e corre. Rincorre Paul bagnata dalla pioggia, e lo bacia. Noi ci emozioniamo, palpitiamo. Holly si resa conto che l'amore l'unico modo per essere felici e guardandola, almeno per un momento, anche noi sinceramente - ci crediamo. Paolo Schipani In sala: Anteo Spazio Cinema proietter la versione restaurata in digitale mercoled 16 novembre alle ore: 12.50/15.00/17.20/19.40/21.50.
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www.arcipelagomilano.org
glior spettacolo.
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