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numero 40 anno III - 16 novembre 2011

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L.B.G. IL TEMPO STRINGE Walter Marossi PARTIR, FORMIGONI, PARTIR Giuseppe Ucciero LA CRISI, MONTI E GLI SFASCISTI F. Ciarcia e F. Tieri SEA: C UNA TERZA VIA Guido Martinotti LA (TREMENDA) VENDETTA DEL TERRITORIO E LA MODERNIT SOTTRATTA Jacopo Gardella DIALOGO SULLA DARSENA E SUI NAVIGLI FRA UN URBANISTA (B) E UN ARCHITETTO (A) Fiorello Cortiana MILANO CITT DIGITALE: DOV? Rita Bramante LIRRESISTIBILE FASCINO DELTEMPO Emilio Battisti IL DECALOGO DEL PGT Ilaria Li Vigni UBRIACHI AL VOLANTE VIDEO I PARTITI E IL DOPO FORMIGONI COLONNA SONORA Bonnie Prince Billy Coney Island accompaganto da Cynthia Hopkins

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org

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IL TEMPO STRINGE Luca Beltrami Gadola


Se il senatore Monti, insediato alla presidenza del consiglio, dovesse reggere fino alla fine della legislatura, cosa che sembra nelle sue intenzioni, per Formigoni il problema si porr a partire dall'inizio del 2013, quando le elezioni politiche lo obbligheranno alla scelta fatale: restare in Lombardia fino al 2015, scadenza del suo mandato, o spiccare prima il volo per Roma? Non credo che vi siano dubbi: opter per Roma. Ma quest'opzione potrebbe doverla esercitare anche prima se, come si augurano molti dell'attuale maggioranza, a cominciare dalla Lega che oggi gi si avvolge nella bandiera della secessione, si giungesse alla chiamata alle urne entro il primo semestre di quest'anno. In tutti i casi la campagna elettorale e le manovre relative sono gi cominciate e, detto per inciso, questo al nascente governo non far bene a meno che non si tratti di un vero "governo tecnico" che lascerebbe i politici liberi di dare il meglio o presumibilmente il peggio di s, tutti immersi nella campagna elettorale. Se le urne non fossero la sorgente della democrazia, in questo Paese verrebbe da odiarle. Sinceramente mi domando se preferire una campagna breve, sei mesi, o una campagna elettorale lunga, pi di un anno. Pensando all'avversario da battere, un uomo del centro destra, preferirei una campagna poco rassicurante su chi si riallacciasse alla politica berlusconiana e anche perch saremmo ancora senza dubbio in piena crisi economica e impegnati nei famosi "sacrifici" dei quali il Primo Ministro incaricato non fa mistero. I sacrifici non sono una buona propaganda elettorale e questa volta il trucco di addossarne la responsabilit ai "cumunisti" sembra proprio non funzioni pi, anche se il nostro ex premier ha gi detto che il suo "insuccesso" lo si deve alle subdole manovre delIa sinistra alleata occulta con i grandi poteri e con la finanza internazionale. Gi sentito da chi ha almeno settantanni. Ma "dir di pi". Una campagna breve farebbe bene anche alla sinistra. La sinistra italiana ha un connotato del quale non vuole vantarsi, cercando invece di accreditarsi come un insieme di forze politiche colte, misurate e riflessive: il meglio di s lo d nelle situazioni di emergenza, quando la casa brucia, il nemico sta per travolgerla e non c' tempo di guardarsi l'ombelico n di cercare nel pelo altrui invisibili ma ripugnanti insetti ideologici. Insomma, secondo me, la sinistra quando ha fretta smentisce il vecchio detto della gatta frettolosa che fa i gattini ciechi. Quando la sinistra ha del tempo davanti a se nulla la trattiene dalle complicate esegesi, dalle sofisticate analisi del voto, dalle strategie sottili, dall'autoesilio in una realt virtuale nella quale si sente a suo agio, che la porta al paradossale inconscio desiderio di non vincere perch si teme di non saper governare la vera realt. Questi che vorrei brevi, avrebbero anche il pregio di costringere chi si candida a prendere in considerazione solo i problemi reali, quelli che hanno tormentato la maggioranza del Paese sino a oggi, anche se la loro declinazione in termini di politica regionale non n semplice n facile. I tempi brevi sono anche quelli che non consentendo logoranti trattative tra le correnti di partito e tra i partiti stessi nella scelta dei candidati, discutendo su primarie vere o fasulle, di partito o di coalizione, lasciando invece emergere personalit vere e innovative da ogni punto di vista prima che la macchina della nomenclatura e della casta ne faccia strame. In fondo la sorpresa e lanticipo sono una sorta di medicina tonica per la politica. Eppure, contro questo mio desiderio di tempi brevi vedo uno scoglio: il mondo finanziare potrebbe desiderare un Governo Monti che arrivi alla fine della legislatura e rassicuri su un periodo di stabilit e vedrebbe male una campagna elettorale che non potr che essere violenta e destabilizzante. Non c rosa senza spine.

PARTIR, FORMIGONI, PARTIR Walter Marossi


La dipartita di Berlusconi comporta anche la dipartita di Formigoni. Il celeste non ha mai nascosto negli ultimi anni la voglia di andarsene e negli ultimi mesi diventato frenetico, tanto pi che in regione non pi rieleggibile. Accelerare la dipartita suo interesse perch gli consentirebbe di mettere sul tavolo delle trattative con gli alleati un pezzo pregiato. Impossibile questa volta che funzioni il ricatto dei suoi amici e clientes, terrorizzati dallidea che arrivi qualcuno esterno al clan o peggio ancora un avversario interno. Nel caso di dimissioni volontarie larticolo 126 della costituzione comporta lautomatico scioglimento del consiglio regionale, le elezioni si debbono tenere secondo lo statuto entro tre mesi, giunta e consiglio restano in carica per lordinaria amministrazione, le funzioni di Formigoni vengono esercitate da un vicepresidente (art.30). Se lagonia del sistema berlusconiano sar come probabile lenta, tra governi di unit nazionali, scissioni dei partiti, riaggregazioni ecc, forse il centro sinistra riuscir a prepararsi adeguatamente. Il compito non semplice. Formigoni prese 2.704.057 voti, Penati 1.603.674, Pezzotta 225.849, Crimi 144.588, Agnoletto 113.749. In percentuale Formigoni prese il 56,10%, come da tradizione un po meno della percentuale dei voti dei partiti che lo sostenevano, vi per una forte differenza tra il numero di elettori che hanno votato per il presidente e quelli che hanno votato le liste. Il centro sinistra deve recuperare quindi, oltre a tutto lelettorato centrista, oggi pi difficile senza Berlusconi, quello di Agnoletto (2,36%) e almeno un 400.000 voti. Mica micio micio bau bau. La vittoria di Pisapia a Milano per intenderci ne ha spostati pochini. Formigoni prese a Milano 288.830 voti, la Moratti al primo turno 273.000; Penati con Rifondazione ne prese 258.000, Pisapia 315.000; in pratica laumento in valori assoluti di Pisapia stato il recupero dellastensione, tant che i votanti a Milano per le regionali erano stati il 60,6% al comune il 67,6%. I 315.000 voti di Pisapia sono un po

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meno dei 326.000 voti di Sarfatti (ma non cera il movimento 5 stelle) quando alle regionali del 2005 i votanti furono il 67,6% proprio come alle ultime comunali. Questo per dire che la vittoria a Milano in termini di valori assoluti non ha modificato significativamente i rapporti di forza in Lombardia. Nella sola provincia di Bergamo Formigoni ha preso 160.000 voti in pi di Penati e Pezzotta insieme. Sul totale dei votanti 4.819.000 per il presidente, 4.263.000 per le liste, Milano e provincia pesano rispettivamente 1.474.801 e 1.303.072, la citt 588.978 e 513.408. Le percentuali di Formigoni nel 2010 furono: Bergamo 62%, Brescia 59, Como 63,5, Cremona 54,15, Lecco 57, Lodi 54, Mantova 49,80, Milano provincia 50,24, Monza 56, Pavia 57, Sondrio 67,5, Varese 60. Gli irriducibili di 5 stelle che presumibilmente anche la prossima volta andranno da soli stanno attorno al 2%. Si vota a un turno, quindi il metodo pi sicuro per il centro sinistra puntare sulleffetto Vendola che altro non che sperare che lavversario si divida e il centro sinistra si aggreghi, senza la Poli Bortone non avremmo avuto Vendola presidente. Laltra possibilit, pi difficile trovare un candidato che aggreghi tutte le forze di opposizione e che sappia sfondare nelle provincie. Deve essere chiaro che non a Milano che si gioca la partita, Milano indispensabile, ma non sufficiente. La questione centrale quindi quella del candidato, non solo perch gli elettori votano pi per il candidato che per i partiti, ma perch attorno alla sua figura che si pu aggregare lo schieramento pi ampio possibile; con un problema in pi rispetto alle altre elezioni: c un turno unico, non quindi possibile votare la prima volta per quello che convince di pi la seconda per il meno peggio.

Ma chi sono i potenziali candidati? Vediamo le alternative teoriche basic: *Un giovane promettente / un uomo noto e desperienza *Uno sconosciuto / una faccia nota *Un politico/una societ civile *Un profilo che tende ad aggregare il bacino pi tradizionalmente della sinistra / un profilo che attira gli elettori di centrodestra *Un milanese / un provinciale E potremmo continuare allinfinito; pi semplice cominciare a vedere dei nomi, scelti a puro e insindacabile giudizio dellautore senza alcun riferimento a candidature reali. Nellarea Pd, che non pu permettersi di fare il portatore dacqua anche in regione, non ci sono pi n amministratori locali pesanti, decimati dalle sconfitte, n senatori autorevoli. Ci sono Civati e Martina entrambi giovani, pi mediatico il primo, pi mediatore il secondo, entrambi uomini di partito, entrambi scarsamente definibili politicamente (Civati perch poliedrico, Martina perch sfumato), entrambi provinciali. Martina nonostante anni di servizio per il grande pubblico ancora uno sconosciuto, il che non uno svantaggio, infatti pu facilmente essere costruito ad hoc per la campagna elettorale. Civati pi conosciuto, pi aggressivo ma anche pi urticante e pochissimo amato soprattutto nella nomenclatura del suo partito. Altro Pd potenzialmente in pista Boeri (in giunta a Milano festeggerebbero a lungo), pi conosciuto, pi societ civile, pi internazionale, pi politicamente articolato, meno giovane ma giovanilistico, sopratutto tremendamente milanese e borghesia rossa (che peraltro alle primarie non lo ha votato), anche lui pochissimo amato dal suo partito e dallentourage di Pisapia. Boeri e Martina hanno gi affrontato le primarie, sia pure di tipo diverso, Civati

ha affrontato quelle feroci primarie che sono le preferenze. In comunicazione Civati e Boeri sono blog victims, Martina tende pi al tradizionale. Tutti e tre non sono ex qualchecosa ma Pd allo stato puro: Martina pi establishment, pi romano; Civati pi nazional giovanil popolare; Boeri pi nella tradizione della Milano sessantottarda. Civati ha qualche difficolt a costruire alleanze a destra, Boeri ha qualche difficolt a costruire alleanze a sinistra, Martina no. Civati e Boeri sono movimentisti, Martina no Meno giovane, meno milanese, meno di sinistra (forse), pi cattolico, c il neo assessore Tabacci. Eterno attor giovane nonostante gli anni, il papa straniero che potrebbe mettere daccordo tutti? Pensare Tabacci come liquidatore della esperienza formigoniana va venire voglia di parafrasare Byron dolce la vendetta, specialmente per i democristiani. Tabacci della provincia, ha un sicuro appeal per i moderati, passa bene in tv, ha esperienza da vendere, una vera bestia nera per lintellighenzia berlusconian-ciellina e il sistema di potere collegato (ben pi che tutti gli altri messi assieme), ma non un asso nelle campagne elettorali, spigoloso, molto amato e molto odiato da alcuni poteri forti. Difficilmente per accetterebbe le primarie e questo consentirebbe linsurrezione dellIdv e di Sel; questo il suo vulnus principale. Ma le primarie si possono fare quando indispensabile una alleanza tra diversi per vincere? La fine dellantiberlusconismo apre infatti drammaticamente la questione delle alleanze e pone in Lombardia la questione portante: scomparso il nano maledetto tra qualche mese ci saranno ancora le ragioni per mettere insieme Vendola e Tabacci?

LA CRISI, MONTI E GLI SFASCISTI Giuseppe Ucciero


Era facile prevederla, non si fatto nulla per impedirla e ci si messo del proprio, prima, durante e dopo. Che la crisi del 2008 sarebbe transitata dalla finanza privata a quella pubblica era inevitabile, e che lItalia fosse a rischio era nella natura delle cose: come poteva un paese stagnante, con debito pubblico crescente, non essere assediato da pericoli finanziari enormi? Si fatto finta che tutto questo non esistesse, certamente a destra ma neppure a sinistra si del tutto innocenti. Ma ora che il giocattolo berlusconiano si finalmente rotto, possiamo dirci in salvo? Certo le oscillazioni dello spread certificano il negativo peso specifico di Silvio Berlusconi, ma la fiducia a Mario Monti a tempo e dovr essere giustificata da atti concreti. Quali e fino a che punto potranno essere buttati gi in nome del Paese? Li dobbiamo digerire, dimenticando da dove viene la crisi e da dove viene Monti? Qui si misura, in un delicatissimo passaggio che sar ricordato a lungo, la lungimiranza e la dedizione alla salvezza nazionale di leader, partiti, forze sociali e cittadini. Nessuno potrebbe chiamarsi fuori, ma c gi chi lo grida e chi lo pensa. Certo Mario Monti un gran borghese, un rappresentante organico alle istituzioni finanziarie che tanta

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responsabilit hanno nella crisi. Certo, le sue iniziative potranno essere, volta a volta, indigeribili a questo o a quello, e mettiamoci pure noi negli insoddisfatti di turno. E altrettanto certamente, un trasparente passaggio politico istituzionale esigerebbe un altrettanto netto pronunciamento elettorale, legittimando con il voto popolare le concrete misure che il governo prenderebbe. Tutto vero, ma alla fine tutto falso, o meglio tutto astratto, tutto da manuale di diritto costituzionale, da anime belle. O anche da anime dannate che nascondono, dietro i princpi, opachi obiettivi particolari. C un passaggio nella storia del Paese che meglio di altri illustra la natura del problema e la durezza della scelta: la svolta di Salerno del 44, e non neppure un caso che in questo frangente delicatissimo, il profilo da classe dirigente sia stato assunto dagli eredi di quella visione politica, in primis Giorgio Napolitano. Se PD e UDC fossero mossi solo dal particolare, dal vantaggio che potrebbero trarre da una competizione elettorale contro un nemico oggi finalmente travolto e sconfitto, certo passerebbero subito allincasso. Ma grazie a Dio, cos non . Come allora, si riconosce la necessit primaria di unire forze, pur distanti su molte questioni, per fare fronte a un nemico mortale e a una sfida che non pu essere sostenuta procedendo ognun per s, e come allora non sono ignoti i rischi e i costi politici, sociali, personali, che questa scelta determina. Ma lopzione secca, cos come il quesito che ci sta di fronte: abbiamo il tempo, le risorse, i mezzi, per condurre in porto sicuro la nave Italia? Possiamo resistere anche solo pochi giorni a un crollo verticale di fiducia che ci viene negata non dagli speculatori, come alcuni poveri di spirito raccontano, ma dagli operatori finanziari istituzionali, grandi banche e fondi pensione? Se la risposta no, se ne devono trarre le conseguenze: cosa sarebbe del nostro reddito e del nostro risparmio dei prossimi mesi (non anni) sotto lo spettro del default? Chi pagherebbe stipendi e pensioni e come le imprese potrebbero sottrarsi al credit crunch? E senza Monti, quale sarebbe il nostro destino sotto un governo preelettorale guidato da un Berlusconi che, pi che dal Paese, stato licenziato dai mercati?

Chiunque vincesse avrebbe la bella soddisfazione di fissare la sua bandiera su di un cumulo di macerie, senza poterne scegliere neppure i colori: Grecia o Argentina? In queste condizioni, si palesa la natura profonda di persone e forze politiche, e dobbiamo dar conto del sempre rinascente vizio italico del tanto peggio, tanto meglio. Appartengono a questa schiera gli sfascisti, un caravanserraglio di soggetti che, come lautocrate di Arcore, sono disposti a tutto il male, comune, pur di conseguire tutto il bene, proprio. In prima fila la Lega, cui non par vero di passare allopposizione, sperando di nascondere le sue gravissime colpe, ma soprattutto, e qui il disegno diviene davvero criminale, che limpatto devastante della crisi spezzi lunit nazionale. Di fronte a loro, ipnotizzati in unanalisi che legge solo i danni sociali delle misure previste dalla BCE, ma incapaci di intendere il momentum, stanno i tardocomunisti, eredi inadeguati della loro grande tradizione. Su Di Pietro nulla diciamo, tanto palese la ricerca di una rendita di posizione, a dispetto di tutto e di tutti. Ma gli sfascistipi pericolosi sono quelli sottotraccia, che non dicono ma operano insidiosi per indebolire e ridurre allimpotenza una soluzione politico istituzionale doppiamente, per loro, pericolosa: ne diffidano istintivamente perch ne colgono il segno potenzialmente anticasta e perch la considerano la premessa di una definitiva sconfitta del ventennio berlusconiano a cui tutto devono. Sono gli ex aennini, terrorizzati dal randello di Fini, sono i pretoriani pi irriducibili della coorte berlusconiana, ma anche i responsabili che scorgono in un patto nazionale la premessa del crollo del loro potere dinterdizione, oltre allo stesso Berlusconi, sintende. A tutti costoro non mancheranno le munizioni per ostacolare prima e far fuoco poi sul neo governo: pensioni danzianit o mobilit dei pubblici dipendenti, consorterie professionali o privilegi sindacali anacronistici, gli sfascisti avranno ottime occasioni per rappresentare il disagio sociale, lucrando cinicamente un vantaggio politico su sofferenze proprio a loro addebitabili. E un passaggio delicatissimo e pericolosissimo.

Napolitano, Bersani e Casini ne sono conduttori, ma il successo condizionato allemergere, nel dissolversi del PDL, di orientamenti e di figure che sappiano cogliere la sfida come lavacro purificatore del centrodestra: Alfano, Pisanu? Frattini? Formigoni? Lupi? Vedremo, certo i rischi politici sono altissimi, ma il non correrli li collocherebbe tutti, a destra e a sinistra, nel girone degli Ignavi, che per un Politico certo il peggiore. Soprattutto, la vera scommessa sar la capacit del nuovo governo di coniugare rigore e sviluppo, rassicurando i mercati sulla sostenibilit del debito con quelle iniziative immediate e riformatrici che possono rimettere il Paese sul cammino della crescita. I nomi che circolano sembrano di altissimo profilo e, quasi come in un gioco degli specchi con la primavera milanese, sembrano alludere, alla mobilitazione delle risorse civiche come ultima ratio per salvare la Nazione, la Res Publica e la stessa Politica. E una logica da Salvatori della Patria? No, semplicemente lunica logica possibile nella situazione data, dove il massimo pericolo obbliga finalmente la comunit nazionale a smuovere le acque della palude limacciosa in cui affondiamo da tanti anni. Qui, non dimentichiamolo, sul fronte della crescita, fallito Berlusconi e con lui Tremonti Bossi, e qui gli sfascisti vorrebbero che fallisse Monti, di nuovo mettendo, proprio loro che hanno fatto carne di porco della Repubblica, argomenti di purezza politico istituzionale di fronte ad una emergenza che chiede il massimo pragmatismo: si vorrebbe che le riforme avvenissero, come dire, a bocce ferme, in un quadro pacato e ragionatore, centellinando le concessioni reciproche, elaborando al calduccio del Parlamento soluzioni legittimate dal processo elettorale. Tutto bello, ma il tempo c stato, era tanto, ed stato buttato. Usiamo quel poco che resta per salvare la casa, mentre fuori infuria la tempesta. PS: della CGIL abbiamo troppo rispetto. Sospendiamo il giudizio sulla sua sospensione di giudizio.

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SEA: C UNA TERZA VIA Francesco Tieri* e Franco Ciarcia*


L'ipotesi delle ultime ore di vendere il 30% della SEA non ha niente dinnovativo per il semplice fatto che, com accaduto con AdR (Aeroporti di Roma), Gesac (Aeroporti di Napoli) e altri scali italiani, si sta vendendo un consistente pezzo di patrimonio pubblico, in questo caso al fondo F2i, che risponde sostanzialmente a una cordata di banche, o in alternativa a un fondo indiano che si fatto avanti negli ultimi giorni. In verit l'ineluttabilit con cui viene proposta l'ipotesi di vendita a causa delle casse vuote del Comune di Milano e del Patto di Stabilit da rispettare entro fine anno, si abbatte sui lavoratori e sui cittadini con un carico di forte frustrazione, anche perch si passa da un monopolio naturale da pubblico a un monopolio privato che penalizza utenti e lavoratori. Del resto in questi giorni, in modo frenetico, si sta parlando solo di modalit di vendita, del 20% di SEA assieme al 18,6% di Serravalle, del 30% al fondo F2i o al fondo indiano, di tempistica, di quanto sincassa, (350/400 milioni) ma non si sta parlando del Sistema Aeroportuale Milanese connesso all'occupazione, all'economia e alle potenzialit di crescita sul territorio o dei modelli organizzativi e produttivi degli scali. Ci si concentra su tutto meno che sulla partecipazione dei lavoratori e dei cittadini ai processi industriali della SEA, patrimonio pubblico e bene comune costruito in gran parte negli anni, dal 1955 a oggi, da molte generazioni di lavoratori. Ricordiamo che negli ultimi anni, sopratutto dal 2008 in avanti, i lavoratori del Gruppo SEA stanno facendo molti sacrifici anche con la Cassa Integrazione e Mobilit in deroga e contratti di lavoro part time. Sappiamo che a questo punto il processo di vendita nella misura del 30% in fase avanzata, ci nonostante riteniamo opportuno esprimere la nostra non condivisione perch a questa ipotesi proponiamo al mondo politico-istituzionale, al Consiglio Comunale, alla Giunta, al Sindaco, ai lavoratori, ai cittadini e alle altre forze sociali la terza via, cio la costruzione di unazienda aeroportuale partecipata e condivisa dai lavoratori e dai cittadini, certamente pi complessa anche dal punto di vista giuridico, ma innovativa e ricca di grandi cambiamenti sociali ed economici. La nostra proposta consiste nella costituzione di una Societ non quotata ad azionariato diffuso dove il Comune di Milano detiene il 51%, la Provincia di Milano il 14% e il 35% (comprensivo anche del 2% circa degli attuali piccoli azionisti che rimangono tali) viene offerto a tutti gli stakeholders (lavoratori, cittadini, utenti, fornitori, comuni limitrofi, cio tutti quegli enti o persone che hanno interessi o sono coinvolti dallattivit aeroportuale). Viene stabilito il tetto massimo delle azioni possedute da un singolo socio, tipico di una Societ ad azionariato diffuso, nella misura, in questo caso, del 3%. Il sistema di governance che proponiamo, e qui sta la novit pi rilevante, quello duale composto dal Comitato di Gestione e dal Comitato di Sorveglianza. Il Comitato di Gestione gestisce lAzienda, al Comitato di Sorveglianza spetta invece il compito di controllo di tutta lattivit. Per questo motivo deve essere composto, oltre che da rappresentanti del management, da rappresentati del Comune, della Provincia, dei lavoratori e degli stakeholders e a lui delegata la nomina nonch la revoca degli amministratori e il loro compenso. Il CdS e ogni suo componente ha accesso a tutte le informazioni, nessuna esclusa, riguardanti la Societ. Ogni singolo componente del CdS pu intraprendere azioni di responsabilit nei confronti degli amministratori. Con lingresso nel CdS il Comune non svolger pi quellattivit silente finora svolta ma sar chiamato a compiti di reale partecipazione e responsabilit. Ovviamente sar necessario spiegare bene a tutti gli stakeholders questo progetto per cui proponiamo la convocazione di una Conferenza sullo sviluppo degli aeroporti di Malpensa e Linate aperta a tutti gli attori in campo e allIBAR (associazione delle compagnie aeree). Perch la nostra idea quella di massimizzare il valore di SEA e quindi vogliamo capire le reali potenzialit e lappetibilit dei nostri scali. Perch crediamo che solo con lo sviluppo possiamo creare valore e occupazione stabile e di qualit. Crediamo che occorra anche una rivisitazione del Piano Industriale per adeguarlo alle reali necessit da qui a dieci anni e per renderlo pi compatibile con il territorio. E inoltre necessario istituire una spending review sullintera Societ almeno dal 2007 (anno del dehubbing Alitalia) a oggi per correggere eventuali errori e, inoltre, per rivedere laccordo di separazione della SEA in Handling e Gestione che ha creato di fatto un dispendio di energie e di risorse economiche. Sappiamo che su questo progetto occorre da parte delle forze politicheistituzionali una virata di 180, ma considerati gli obbiettivi di grande portata, pensiamo che lo sforzo ne valga la pena. Invertire la rotta significa far aprire nuovi scenari che possono alimentare elaborazioni corali di nuove ipotesi di soluzione, perci a tutti noi in questo momento cos difficile conviene riflettere sulla grande frase di Bob Kennedy per assumere con responsabilit le nostre decisioni: Ci sono coloro che guardano le cose come sono e si chiedono perch, io sogno cose che non ci sono mai state e mi chiedo perch no. *F.L.A.I Trasporti e Servizi

LA (TREMENDA) VENDETTA DEL TERRITORIO E LA MODERNIT SOTTRATTA Guido Martinotti


Per chi si occupa professionalmente di problemi legati alluso umano dello spazio, quanto avvenuto in questi giorni non motivo di soddisfazione, per la conferma della esattezza degli avvertimenti inutilmente gridati in passato, ma di rabbia: rabbia furiosa e al calor bianco per la smodata incoscienza con la quale si saccheggiato il mondo in cui viviamo. Ma anche rabbia perch, contrariamente a quello che si crede e cio che la colpa sia degli speculatori edilizi (come dice anche Berlusconi, che ha condonato a destra e a manca) la colpa invece diffusa. Ma non solo e non tanto nel senso che in una nazione di proprietari di case tutti hanno il loro bagnetto accessorio o il sottotetto da aggiungere e ormai quegli strumenti regolatori che i berlusclones chiamano calati dallalto, cio che hanno una coerenza complessiva,

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devono essere sostituiti da quelli costruiti dal basso, cio dai singoli operatori, alcuni dei quali proprio in basso non sono. Ci sono gli speculatori, ma a questo gioco partecipano in un modo o nellaltro anche altri attori, in generale tutti coloro che hanno un pezzo di mattone e vogliono ingrandirlo, di solito passando sotto (o a fianco) delle forche caudine dei regolamenti edilizi. Un conoscente che ha una splendida villa sulla Costiera amalfitana e che appartiene alla lontana a una grande famiglia di costruttori romani (attico e superattico) un giorno mi mostrava il panorama e mi raccontava di come fosse dovuto accorrere un 31 dicembre, in limine, perch un locale stava per ottenere un diritto di costruzione che gli avrebbe tolto buona parte della prospettiva. E sgranando gli occhi mi diceva: Professo qui come te vorti te fanno er sopralzo. Non solo l ho pensato e di sopralzo in sopralzo, non certo chi faccia pi danni. La mafia tanto nelle grandi speculazioni, che peraltro sono visibili, e in certa misura controllabili, quanto nella diffusa illegalit omertosa. Se poi questa piccola illegalit omertosa viene tollerata in nome della comunit locale si passa dallillegale al tollerato, al lecito al meritorio che immancabilmente finisce per sgretolare ogni senso di limite e di controllo, spaccando la spina dorsale della capacit amministrativa del paese. Infatti i guai pi grossi sono quelli che hanno in un modo o nellaltro contribuito al peana del localismo, della piccola comunit de noantri, alla distruzione di un cultura o un approccio di grande scala che interamente lasciato ai tecnici dipendenti dei grandi signori dei flussi, che sono quelli che determinano le grandi dorsali dello sviluppo spaziale, TAV, reti elettriche, autostrade, reti del gas, e oggi reti informative. E stata questa cultura da italietta dei Rio Bo che ha lasciato lo spazio alla devastazione che stava avendo luogo. Mentre le grandi trasformazioni urbane investivano la societ italiana con diverse successive ondate, nel grande ciclo di espansione capitalistica del secondo dopoguerra, fino alla crisi globale del primo decennio del XXI secolo - i cicli intermedi hanno introdotto pause e distorsioni, ma lespansione urbana non si mai arrestata - la cultura pubblica del paese ha interpretato le tra-

sformazioni in corso usando vecchi modelli di origine tardo-romantica sostanzialmente riferibili alla coppia toennesiana di Gemeinschaft (Comunit) vs Gesellschaft (Societ), elaborata per i fenomeni di trasformazione sociale e territoriale di un secolo prima. Forse il dottor Konrad Adenauer, sindaco di Colonia negli anni venti, riflettendo un sentimento molto forte e molto diffuso nel mondo tedesco, tanto da essere poi sfruttato dal nazismo, poteva ancora dire sconsolato noi siamo la prima generazione di tedeschi ad aver realmente vissuto la vita delle metropoli. Il risultato lo conoscete tutti (Mitscherlisch, 1968, p. 21), ma oggi la critica alla citt dal punto di vista di una supposta migliore vita comunitaria altrove, non pi cos facilmente sostenibile, anche perch abbiamo visto come le ideologie autoritarie, con le politiche antiurbane e la retorica ruralista del fascismo, le mitologie naziste delle origini, le politiche anti-inurbamento di Unione Sovietica e Cina fino ad arrivare al luddismo parossistico antiurbano di Pol Pot, hanno dato ben povera prova storica nel XX secolo. In Italia la critica non esplicita allurbanesimo, ha sempre rappresentato un aspetto importante, anche se contraddittorio, per una societ eminentemente urbana, dai tempi delle Bucoliche di Virgilio. Negli anni del dopoguerra mentre il paese viveva londata di urbanizzazione pi grande del pianeta, lintellettualit si rifaceva al pasolinismo delle lucciole scomparse (non era quello il problema) alle amarezze di un Bianciardi allattacco del capitalismo lombardo e di un Monaldo in citt. Cos si creato un circolo vizioso, ma fortemente sinergico tra un localismo suppostamente di sinistra (la ricerca della comunit scomparsa, il lavoro di base, il delta dei piccoli comuni) con il localismo reazionario della Lega, della piccola produzione, della polenta con salsicce e della guerra a ogni livello superiore di integrazione, a partire dalla lingua italiana. Il tutto mescolato nel frullatore del territorio (er teritorio) termine coniato dai geni della confusione mentale per fare riferimento a una comunit sociospaziale, vaga quanto le teorie di chi lha inventata. E il territorio, giorno dopo giorno si prende la sua tremenda vendetta. Perch purtroppo lambiente si con-

trolla solo con grandi infrastrutture, con forti apparati conoscitivi e regolativi e con uno stato forte, come sapevano bene i grandi imperi idraulici delantichit. Anche nel nostro paese uno dei primi atti del regno unito fu il recupero dei terreni alluvionali della bassa valle del Po e dellAdige; fu uno sforzo colossale, portato a termine da una generazione di giovani ingegneri entusiasti, largamente patrioti e socialisti che vivevano nelle aree dellintervento a contatto con alcune delle popolazioni pi povere derelitte del paese, ed interessante notare che in quelle aree tipicamente di public works non vi fu mai in seguito lemigrazione che colp le aree circostanti. Alla fine fu recuperato il 30% della superficie della pianura Padana dando agli abitanti di questa regione (con i soldi di tutti gli italiani) una base unica per lo sviluppo economico che sarebbe seguito. Inutile cercare di spiegare queste cose ai know nothings della Lega che ragionano con un angolo visuale di pochi gradi. Tra leghisti e comunitari di ogni genere lo stato stato evirato, proprio mentre i grandi signori dei flussi si impossessavano delle reti a grande scala. Al supposto paternalismo bonario dello stato sociale, si sostituito il paternalismo autoritario della sussidiariet rimediale. Forse in nessun campo come in quello ambientale e del governo degli spazi periurbani questo fenomeno appare in tutta la sua drammatica incapacit di produrre sostenibilit ambientale e sociale. Lindebolimento e la distruzione di tecnostrutture capaci di impedire i disastri, ha dato luogo alla creazione di macchine tendenzialmente verticistiche e autoritarie: piuttosto che cercare di prevenire ci si abbandonati agli imperativi dellemergenza: si noti lo scivolamento impercettibile, ma stravolgente, da prevenzione, che deve essere inevitabilmente realizzata con il concorso di tutti, a protezione, una attivit che cala immancabilmente dallalto, e che alla fine non protegge proprio nulla, salvo i grossi guadagni di chi controlla questi settori. Cosa ci sta succedendo chiede sgomento un quotidiano pure serio come La Stampa? Ma dove erano ai tempi del Polesine, di Firenze, del Friuli, di Genova 1970, Sarno e via via, tutti eventi rigorosamente autunnali?

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DIALOGO SULLA DARSENA E SUI NAVIGLI FRA UN URBANISTA (B) E UN ARCHITETTO (A) Jacopo Gardella
(A) Il problema della Darsena e il suo attuale stato di abbandono sta scandalizzando tutta la Milano che ragiona. (B) Purtroppo esiste anche una Milano che non ragiona. A Ed quella che non vuole restituire alla Darsena la sua funzione naturale e storica: essere un bacino di acqua usato per navigare e per essere percorsi da imbarcazioni. B E non, come ripetutamente proposto, un parcheggio scavato sottacqua; oppure una piattaforma galleggiante occupata da locali di divertimento; oppure un basamento sormontato da una gigantesca ruota panoramica; e infine - proposta arrivata per ultima ma non ultima per pericolosit una boscaglia spontanea cresciuta in questi ultimi anni di permanenza allasciutto. A Come bacino dacqua navigabile la Darsena oggi avrebbe ancora una funzione? Sono finiti i tempi del trasporto di sabbia su barconi tirati da cavalli; e provenienti dal lontano fiume Ticino, allora usato come cava di inerti (sabbia e ghiaia) per impastare la malta nei cantieri edili sparsi in citt. B I barconi arrivavano alla Darsena e venivano scaricati da potenti gru che riversavano la sabbia in grossi contenitori allineati lungo la sponda interna, rivolta verso il centro citt. I contenitori, di forma tronco-conica rovesciata, ricordavano uno dei tanti paesaggi periferici dipinti dal pittore Sironi; e rappresentavano una veduta particolare nel panorama della citt. A I contenitori, sollevati da terra e appoggiati su trampoli, permettevano agli autocarri (un tempo ai carri con cavalli) di infilarvisi sotto e di ricevere un quantitativo dosato di sabbia; questa, attraverso una saracinesca apribile, collocata sul fondo del contenitore stesso, veniva scaricata e poi trasportata nei luoghi di lavoro. B Come vedi, un sistema di trasporto efficiente, razionale, intelligente. Dalle rive sabbiose del Ticino alle case in costruzione a Milano. A Gi, ma adesso la sabbia ai cantieri non arriva su barconi ma trasportata da pesanti automezzi; il sistema di trasporti per via acqua perde ogni utilit. B Non vero; non perde utilit, cambia solo di destinazione e di uso. Invece di essere un trasporto di merci, di materiali, di oggetti, diventa un trasporto di persone. n.40 III 16 novembre 2011 A Di persone? B Certo, di persone. I Navigli possono diventare canali di un nuovo tipo di navigazione riservata a imbarcazioni prevalentemente turistiche. Sia lungo il Naviglio Grande che lungo il Naviglio di Pavia, vi sono monumenti storici degni di essere conosciuti e visitati. Lungo il Naviglio Grande si possono costeggiare paesi di aspetto ancora tradizionale; cascine antiche; ville patrizie. Sono tutte mete ancora oggi spesso poco conosciute, sono testimonianze architettoniche di grande interesse. Lungo il Naviglio di Pavia si pu aprire un tragitto da Milano alla Certosa, e arrivare a questo monumento, noto in tutto il mondo, usando un mezzo meno prosaico dalla banale automobile. Non dimentichiamo che intorno ai due Navigli si estende laffascinante paesaggio lombardo: lorizzonte aperto, ampio, luminoso della bassa padana, cio della larga pianura attraversata dal fiume Po; anche questa pianura rappresenta una notevole attrattiva turistica. A Una attrattiva accresciuta e completata dalla presenza dei due grandi parchi naturali: quello del Ticino e quello del fiume Adda. Arrivare a questi due Parchi navigando lungo i canali rispettivamente del Naviglio Grande, che si collega con il Ticino, e della Martesana, che si collega con lAdda, sarebbe di sicuro pi gradevole di quanto non sia adesso, costretti ad affrontare lunghe code in auto e perdere tempo in affannose ricerche di posteggi lungo le rive sia delluno che dellaltro fiume. B Lattrattiva paesaggisticoricreativa si aggiunge a quella storico-monumentale e potrebbe conferire ai due Navigli un interesse di risonanza internazionale. A Basterebbe organizzare un servizio attentamente programmato, sia per generici visitatori, sia per studiosi appassionati di arte, sia per turisti nazionali e stranieri; sia per amanti della natura e delle bellezze del paesaggio; e si potrebbe ridare vita tanto alla Darsena quanto ai Navigli. B Esiste per entrambi un futuro altrettanto vivace quanto stato il loro passato: una prospettiva di utilizzo altrettanto interessante, attraente, e utile quanto quella di una volta. Vi sono anche proposte, da me tuttavia giudicate utopistiche, che prevedono un uso dei Navigli anche per spostamenti non di turisti ma di lavoratori. A Di lavoratori? In che senso. B Nel senso che le vie sullacqua possono, se non proprio sostituire, almeno affiancarsi alle vie su terra o su ferro, ossia alle strade e alle ferrovie. A E come? Non capisco. B Un servizio di battelli per passeggeri pu funzionare non solo a scopo turistico, ma anche per motivi di lavoro; pu trasportare pendolari che abitano fuori Milano ma che lavorano a Milano; pu fare concorrenza al treno; e rappresentare una piacevole alternativa per quanti non amano spostarsi quotidianamente in auto. A Ma tu, come hai confessato, questa opportunit la consideri irrealizzabile. B Io s, irrealizzabile; ma vi sono alcuni utopisti che la sostengono con convinzione; non voglio essere io a disilluderli; so quanto sia importante, anche nei progetti urbanistici, avere la capacit di fare sogni. A Abbiamo parlato dei due Navigli che corrono a sud di Milano; sono curioso di sentirti raccontare del Naviglio che arriva alla citt da nord-est: il Naviglio della Martesana, alimentato dalle acque del fiume Adda. B Il Naviglio della Martesana pu avere gli stessi usi gi elencati parlando degli altri due Navigli. Un uso turistico, per visitare ville patrizie, giacch ve ne sono lungo la Martesana di altrettanto monumentali quanto quelle lungo il Naviglio Grande. E un uso di lavoro, per collegare con la citt madre i centri minori situati a est di Milano. A Sarebbe un collegamento forse superfluo, dal momento che una ferrovia metropolitana corre gi parallela al canale, e quindi offre ai pendolari la facolt di sottrarsi alla schiavit dellautomobile. B Una schiavit, tuttavia, a cui gli italiani sottostanno volentieri. A Volentieri solo fino al giorno in cui i mezzi pubblici saranno in grado di funzionare meglio di adesso; e saranno paragonabili a quelli delle altre metropoli europee. Oggi, a causa di una scarsa estensione della rete, di una bassa frequenza delle corse, di un limitato orario dei servizi, i trasporti urbani, sia interni alla citt che esterni, non sono adeguati alle esigenze di chi lavora in citt e abita fuori. I due sistemi di Navigli che alimentano Milano potrebbero 7

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contribuire, in modo considerevole, ad alleggerire gli spostamenti quotidiani che avvengono tra citt e dintorni. B Il Naviglio della Martesana, costruito in tempi successivi, cio alla fine del quattrocento, fa parte del secondo sistema navigabile della nostra citt. A Secondo sistema? Perch ve ne sono due? B Certo, due. Quello che abbiamo visto svilupparsi a Sud di Milano, formato dal Naviglio Grande e dal Naviglio di Pavia, entrambi collegati con la Darsena; e quello che si sviluppa a Nord-Est di Milano, formato da Naviglio della Martesana, confluente nella antica Cerchia dei Navigli, che si sviluppa intorno alle mura medioevali della citt. A Ormai di questa Cerchia dei Navigli, coperti di asfalto quasi un secolo fa, sono scomparse interamente sia le sponde sia le acque. B E stata una scelta rovinosa per il volto della antica citt. Si sacrificata, in nome della viabilit carraia, una rete idrica di eccezionale estensione e di incalcolabile valore

storico. Tuttavia per capire le ragioni della scelta, occorre rendersi conto che il traffico su strada imponeva le sue esigenze; e richiedeva un aumento di strade carrabili e di percorsi destinate ad automezzi pesanti. A Una richiesta, a pensarci bene, diventata oggi del tutto anacronistica. Allora si credeva necessario facilitare il traffico automobilistico nel centro della citt; oggi si sa che necessario allontanarlo e dove possibile impedirlo. Si sono rovesciate le esigenze. Se si avesse avuto la saggezza di prevedere gli inconvenienti che laumento di traffico avrebbe comportato, oggi avremmo ancora nel centro di Milano la pittoresca e vivace presenza dei Navigli. B Da queste premesse partono coloro che desiderano riaprire la vecchia Cerchia dei Navigli, interamente coperta negli anni 19281930. E un desiderio avventato e utopistico, frutto di un sogno ingenuo, non di una obiettiva valutazione delle reali difficolt.

A Io lo considero un sogno coraggioso, non ingenuo; appassionato, non avventato; realizzabile, non utopistico. B Dissento energicamente. Tuttavia sono disposto pi avanti a riprendere largomento. Ora vorrei invece parlarti del delicatissimo regime delle acque che regola il funzionamento dei Navigli. A Un regime di cui pochi sono a conoscenza; e di cui, anchio, sarei curioso di avere pi notizie. B Te le dar nel nostro prossimo incontro. Per oggi abbiamo gi discusso ed esaminato molti problemi. E ora di fare una pausa. (continua)

Jacopo Gardella ringrazia il Professore Gianni Beltrame per le dettagliate notizie storiche cortesemente fornite durante la stesura di questo articolo.

MILANO CITT DIGITALE: DOV? Fiorello Cortiana


Anche mia nonna non sapeva usare il computer: ha imparato. E stato grazie al tam tam sui social media come Twitter, Facebook e i blog che il 30% della popolazione tunisina che ha accesso a Internet ha potuto condividere le ragioni delle proteste e le denuncie della censura e della repressione. Il blogger tunisino Slim Amamou, allInternet Governance Forum di Trento (http://www.igfitalia2011.it/), ha fatto un emozionante resoconto della condivisione di competenze e di informazioni che ha dato corpo alla domanda e alla partecipazione alla lotta di liberazione. Grazie alla rete digitale in Tunisia Si messo in moto un passa parola virale e per nulla virtuale che ha portato la gente comune a capire che la caduta del regime era possibile. Una viralit che non ha conosciuto confini e sta ormai interessando la tetragona e sanguinaria dittatura siriana. Dal 10 al 12 di novembre a Trento si svolta ledizione italiana dellIGF mondiale che le nazioni Unite hanno organizzato questanno a NairobiKenya dove, oltre ogni luogo comune, stato rilevato che Internet non globale ma esclude il 68,9% della popolazione mondiale. Del resto non solo in Tunisia ma anche da noi il governo uscente ha reiteratamente attaccato la libert di espressione in rete, con la proposta di decreti che proponevano norme censorie su siti e blog, portando Wikipedia al blocco del sito e suscitando la reazione di oltre 400.000 firmatari di una specifica petizione. Internet come spazio pubblico dunque, oggetto di conflitti per il suo controllo e laffermazione di diritti costitutivi. A Trento Stefano Rodot ha illustrato la proposta di modifica costituzionale allarticolo 21 affinch Tutti hanno uguale diritto di accedere alla rete Internet, in condizione di parit, con modalit tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.. Internet un sistema e volano per la produzione di valore, dato che l'economia digitale rappresenta gi il 2% del PIL, 30 miliardi di euro dell'economia nazionale e, negli ultimi quindici anni, ha creato oltre 700.000 posti di lavoro specifici. Per questo aziende come Telecom, Vodafone e Microsoft, a gennaio, hanno sottoscritto un appello affinch la politica adottasse unAgenda Digitale, in un paese dove solo il 55,9% degli adulti possiede un computer e dove i giovani nati nellera digitale non trovano politiche pubbliche che non declinino la flessibilit come precariet, la condivisione come contraffazione, il credito di imposta di chi investe in ricerca come assistenzialismo elusivo e laccesso alla banda larga come privilegio. Infatti nellemendamento alla legge stabilit ogni riferimento allo sviluppo della banda larga in Italia scomparso, come i fondi a essa destinati. Eppure evidente che ecommerce, Voip, servizi bancari e finanziari e servizi amministrativi online gi oggi sono un fattore di innovazione e sviluppo. Oltre spread tra i rendimenti dei titoli tedeschi e dei titoli di stato italiani c anche uno Spread Digitale che separa lItalia dal resto dEuropa, condannando lItalia alla posizione di coda nelle classifiche internazionali sulla banda ultra larga. La Commissione Europea nella Strategia 2020 afferma che investire in banda ultra larga e nuove tecnologie prioritario per tornare a crescere e superare lattuale, dura, crisi economica. Lo studio che Ericsson ha illustrato a Trento afferma che il raddoppio della velocit di connessione a banda larga genera un aumento del PIL dello 0,3%. Lo Spread Digitale prodotto dallinazione del governo Berlusconi

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ha ormai raggiunto livelli economicamente insostenibili, da qui lappello dellInternet Governance Forum (IGF) di Trento al professor Mario Monti affinch non si aspetti il superamento della crisi economica per investire nel digitale, perch lo sviluppo delleconomia digitale una delle condizioni imprescindibili per il superamento stesso della crisi. LIGF dice a Monti che Il Paese non pu continuare a rimanere politicamente emarginato rispetto a questi temi. Sono state abbandonate le iniziative che, grazie anche a documenti sottoscritti con altri stati, avevano fatto del nostro paese un indiscusso protagonista della iniziativa per un Internet Bill of Rights nel quadro degli Internet Governance Forum promossi dalle Nazioni Unite.

A fronte di questo ruolo, negli ultimi anni lItalia stata mortificata dallinazione e da ripetuti tentativi di limitare la libert in rete e lo sviluppo delleconomia digitale. Laccesso alla rete e la sua neutralit, uno statuto del lavoro che su essa si svolge, la partecipazione informata ai processi deliberativi, la conoscenza come bene comune globale condiviso, sono questioni che riguardano la sfera economica e civile di un paese pi consapevole e trasparente, capace di riscatto ed equit per Tornare a essere elemento di forza e non di debolezza in Europa, come ha proposto Mario Monti. AllIGF di Trento rappresentanti delle imprese, dellassociazionismo, dellaccademia, delle amministrazioni locali, italiani e non, han-

no confrontato esperienze e condiviso proposte, dimostrando cos le potenzialit di contributo economico, civile e ambientale di una comunit aperta e inclusiva come lIGF pu essere. La cosa ci riguarda, Milano Citt Digitale dov'? Dove sono le modalit di partecipazione informata al processo deliberativo, il WI-FI efficace e conveniente a differenza di quello ipotizzato da Catania in ATM, gli spazi pubblici per l'accesso digitale, l'adozione diffusa di software libero, gli Open Data di atti e informazioni dell'amministrazione, una public company per la Banda Larga nella Grande Milano? Dove il processo multistakeholders per cogliere appieno le opportunit digitali nella globalizzazione?

L'IRRESISTIBILE FASCINO DEL TEMPO Rita Bramante


Campanili, sveglie, lancette dell'orologio, cifre di un quadrante che scorrono inesorabili; riferimenti visivi, verbali o sonori al tempo che scorre, alle tecnologie che lo misurano e ai personaggi che con il tempo interagiscono. Un collage di pi di mille sequenze cinematografiche, in cui le immagini sono montate in maniera tale da scandire ogni minuto e ogni ora della giornata, a volte persino tenendo il conto dei secondi. Si tratta di un film della eccezionale durata di 24 ore - ben di pi delle 8 ore di riprese consecutive con una camera fissa a opera di Andy Warhol che catturarono l'Empire State Building nel film Empire -, composto da scene memorabili o meno conosciute della durata di un minuto ciascuna: spettatori e attori sullo schermo vivono nello stesso tempo, ogni minuto e ogni secondo di realt e finzione sono perfettamente sincronizzati. Ogni indicazione dorario presente nel film corrisponde infatti all'istante effettivo in cui lo spettatore guarda la scena, in una sorprendente coincidenza tra tempo reale e tempo narrato. Dopo tre anni di paziente lavoro archivistico, lartista svizzero- americano Christian Marclay ha presentato quest'anno all'Esposizione Internazionale dArte della Biennale di Venezia il suo film The Clock, a cui la Giuria ha conferito il Leone doro per il migliore artista: mi sono chiesto - ha detto l'autore, spiegando l'origine del suo progetto - se fosse possibile mettere insieme un film basato su frammenti di altri film dove ci sia un riferimento esplicito al tempo, un orologio, una frase, lindicazione di unora di partenza e darrivo, e questo sullarco di un intero giorno, da un minuto dopo mezzanotte alla mezzanotte successiva. Lidea mi stuzzicava e ho cominciato a lavorarci.. Grazie al successo di critica e di pubblico ottenuto a Venezia, il film entrer a far parte delle collezioni del pi grande museo d'arte moderna del mondo, il MoMa di New York, come ha da poco annunciato il suo direttore Glenn D. Lowry, che ha definito il lavoro di Marclay altamente performativo a causa della connessione tra lopera e lesperienza del visitatore in tempo reale.. Sempre in tema di Tempo OClock time design, design time, un altro inconsueto appuntamento per il pubblico ci aspetta negli spazi della Triennale di Milano fino all'8 gennaio 2012. Un centinaio di opere in mostra indagano il rapporto tra il concetto di tempo e il mondo del design, raccontano il modo in cui designer e artisti internazionali hanno interpretato o rappresentato con sapienza artigianale uno dei temi fondamentali della nostra cultura, il tempo in divenire, la deperibilit delle cose, il viaggio nel tempo, la lotta contro il tempo intrapresa dall'uomo contemporaneo nella societ liquida. Il tempo all'apparenza infinito dell'attesa o del dolore e quello della gioia fugace, ma capace di dilatarsi se sappiamo goderne senza guardare l'orologio. Non aspettiamoci una mostra di impianto storico, che documenti in una rassegna logico-cronologica gli oggetti che nel corso dei millenni hanno misurato il tempo, bens una ricognizione che ha l'ambizione di suscitare sensazioni, pensieri ed emozioni attraverso opere d'arte e installazioni che ci interrogano in modo talvolta ironico e talvolta poetico. Siamo qui per starci bene, non per starci a lungo dice l'orologio senza tempo dai quadranti neri senza lancette dell'artista inglese Damien Hirst. Ma ci stiamo anche a lungo suggerisce 'Life Clock', ideato da Planes Bertrand, che segna il passare degli anni fino all'apice degli 84, l'et media di vita di una donna in un presente in cui l'allungamento dell'esistenza si accompagna a nuove problematiche sociali. Dalla serratura del maestoso armadio di Carlo Bach esce sabbia come da una clessidra senza ritorno, segno del tempo che fluisce irreversibile in un'unica direzione. La mostra si chiude con una videoistallazione che ha per protagonista il personaggio di Bianconiglio della fiaba di Alice nel paese delle meraviglie. Grazie a dei sensori di movimento, la sagoma proiettata a terra del personaggio sempre angosciato dalla fretta, insegue i visitatori al loro passaggio, e appena si fermano, Bianconiglio estrae l'orologio con fare minaccioso, invitandoli a non perdere tempo. Ma, come canta

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John Lennon, Time you enjoy wast-

ing was not wasted.

UN DECALOGO PER IL PGT Emilio Battisti


Dopo aver parlato di quantit e di qualit, nello scorso numero di ArcipelagoMilano, questioni segnalate che presuppongono affinamenti procedurali estremamente complessi, se ora si cerca di immaginare quali potrebbero essere le condizioni, organizzative, necessarie a rendere il PGT in grado di promuovere una trasformazione della citt governata anche dal punto di vista qualitativo, si evidenziano alcuni provvedimenti da adottare prima della sua nuova approvazione. 1) Innanzi tutto bisogna essere in grado di operare un monitoraggio permanente della citt sia in termini quantitativi che qualitativi. Linventario degli interventi che viene attualmente svolto dall'Ordine degli Architetti attraverso Milano che cambia devono essere seguiti dal Comune e diventare strumenti di documentazione al servizio dei cittadini, degli operatori e dei professionisti. A tal fine il PGT deve necessariamente prevedere la costituzione di una apposita struttura formata da personale qualificato e attrezzature idonee, adeguata rispetto al compito ufficiale che sar chiamata a svolgere. 2) E' necessario mettere a fuoco metodologie di conoscenza delle varie situazioni urbane in grado di analizzarle e interpretarle nella loro reale complessit, prendendo in esame tutti i fattori che contribuiscono a definirne caratteri e qualit, dotazione e carenze, potenzialit e crucialit. Per svolgere adeguatamente questo compito opportuno chiamare a collaborare permanentemente i dipartimenti di ricerca delle universit milanesi che sono dotate di competenze di assoluta eccellenza in ambito sociologico, economico, urbanistico, ambientale e architettonico utilizzando il PGT come terreno di sperimentazione e coordinamento delle iniziative di ricerca sul campo applicate alla citt e al territorio. 3) Dato che il PGT individua 81 NIL (Nuclei di Identit Locale), affinch essi non restino lettera morta, necessario istituire in ciascuno di essi un tavolo di monitoraggio permanente dei bisogni, e delle situazioni di degrado mettendo a collaborare soggetti anche con compiti istituzionali come vigili urbani di quartiere e assistenti sociali, assieme a rappresentanti di associazioni di cittadini insediate in zona, operatori dellistituzione ai vari livelli, esponenti dei centri sociali e delle comunit di cittadini extracomunitari, integrati da tecnici e professionisti volontari specializzati nelle problematiche ambientali e della sostenibilit in tutti i suoi aspetti, che siano in grado di segnalare le situazioni di criticit e anche intervenire direttamente per far fronte alle situazioni di particolare urgenza. La consistenza e la composizione di ciascun tavolo dovr dipendere anche dalle dimensioni e dalle condizioni dei vari NIL. 4) Se si vuole effettivamente governare lo sviluppo urbano della citt, come il PGT presuppone, bisogna prima di tutto conoscerla in termini non solo statici ma dinamici, interpretandone le trasformazioni in ogni punto e in ogni momento, non solo quindi nello spazio ma anche nel tempo, immaginando i possibili scenari entro i quali le trasformazioni avranno luogo e prevedendone gli effetti sia positivi che negativi. Tali analisi dovranno essere svolte non solo per esaminare e prevedere le trasformazioni spaziali, ma anche quelle di carattere sociale, demografico ed etnico-culturale. Il PGT deve conseguentemente prevedere una apposita struttura permanente di analisi delle trasformazioni in atto e di previsione degli scenari possibili, punto per punto della citt, che dovr recepire le indicazioni dei tavoli di cui si propone listituzione in ciascun NIL. 5) Per gestire un processo tanto complesso necessario che il Comune disponga un organico tecnico amministrativo idoneo sia in termini numerici che qualitativi. Bisogna formare una task force in grado di fronteggiare, soprattutto nella fase di avvio del PGT, tutte le nuove incombenze derivanti dalla flessibilit delle regole e dalla sburocratizzazione della loro applicazione. Tale struttura deve essere formata da un numero adeguato di architetti/urbanisti di comprovata esperienza che non operino professionalmente a Milano per evitare conflitti di interesse, ciascuno affiancato da due giovani assistenti uno dei quali urbanista e laltro architetto paesaggista in grado di esaminare e istruire le pratiche edilizie non solo sotto il profilo del rispetto della normativa ma anche per gli aspetti propriamente qualitativi di tipo ambientale e architettonico. 6) Una applicazione responsabile, dellistituto della perequazione applicata anche con finalit specificamente qualitative, potrebbe rivelarsi una risorsa per la citt invece che una incognita. Ma questo potr avverarsi soltanto se le simulazioni eseguite in via sperimentale dallOrdine degli Architetti potranno rappresentare l'avvio di una sistematica verifica e controllo dei possibili effetti della sua applicazione. 7) Tali simulazioni dovranno consentire di verificare le volumetrie ammissibili caso per caso e gli effetti della conseguente densificazione in rapporto ai requisiti di accessibilit, disponibilit di servizi urbani, compatibilit ambientale e sostenibilit sociale e lapparato per la loro elaborazione dovr coordinarsi strettamente con la struttura di monitoraggio delle trasformazioni e di elaborazione degli scenari futuri e con la task force preposta alla concertazione e supportarne permanentemente lattivit. 8.) Le forme di premialit sia fiscale che volumetrica non dovranno applicarsi esclusivamente a migliorie di natura tecnica, quali lefficienza energetica degli edifici, o di natura sociale, come la percentuale di edilizia economica da realizzare, ma anche ad aspetti qualitativi di carattere urbano e architettonico, secondo i criteri gi enunciati nel Manifesto della Commissione del Paesaggio. Per ottenere ci bisogner incoraggiare e generalizzare la pratica dei concorsi di architettura anche per gli interventi privati al di sopra di una certa dimensione o localizzati in ambiti di particolare interesse storico monumentale e/o ambientale, chiamando a giudicarli giurie indipendenti, formate anche da architetti straneri. Il caso della Bocconi lesempio di come ci sia stato possibile anche a Milano. 9) Poich la concertazione diventer la principale procedura da applicare in occasione di ogni intervento di trasformazione, dal contraddittorio che si dovr svolgere tra funzionari incaricati della tutela delle istanze pubbliche e soggetti rappre-

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sentanti degli interessi privati, si potranno generare quelle forme di iniziativa imprenditoriale responsabile che viene invocata ma che non potr certo derivare esclusivamente dalle dinamiche e dalle cosiddette leggi del mercato. 10) Ma perch ci avvenga, bisogna favorire sempre pi il dibattito e il dialogo, superando gli steccati tra i differenti ambiti, tra tutti i soggetti interessati: progettisti, promotori immobiliari, costruttori, tecnici e dirigenti dell'amministrazione comunale e delle Soprintendenze mettendo a

confronto i rispettivi interessi per far crescere una classe pi consapevole delle proprie responsabilit ma anche pi disponibile e confrontarsi per pervenire a scelte trasparenti, partecipate e condivise. Non potendo vantare una particolare competenza urbanistica di tipo tecnico, ho evitato di cimentarmi con le questioni degli indici, dei numeri, delle quantit e degli aspetti specificamente procedurali. Ci che mi sta pi a cuore la qualit degli interventi e degli effetti che potranno provocare in termini spaziali sia

puntualmente che localmente e alla scala generale della citt e del territorio. Sono convinto che lelaborazione di unidea di citt partecipata e condivisa che possa costituire la base del PGT si potr ottenere rimettendo in funzione lOfficina x la Citt che ha visto, in occasione della campagna elettorale che ha portato alla vittoria di Pisapia, il coinvolgimento di centinaia di cittadini, tecnici e professionisti ma che sembra sia stata successivamente accantonata.

UBRIACHI AL VOLANTE Ilaria Li Vigni


Mettersi al volante sotto leffetto di sostanze alcoliche e/o stupefacenti pericoloso per s e per gli altri. Le alternative ci sono sempre: far guidare lamico astemio, fare a rotazione in modo che ci sia sempre una persona sobria che possa guidare, utilizzare i mezzi pubblici o i bus navetta (quando ci sono) o dividersi il costo di un taxi. Se queste sono cose che ormai tutti sanno e regole che andrebbero sempre rispettate, vero che i limiti fissati dalla legge per punire il tasso alcolemico di chi alla guida (la soglia di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue) sono molto severi e anche una tranquilla cena al ristorante pu riservare brutte sorprese. Tra laltro, visto che le ultime modifiche al codice della strada sono piuttosto recenti, manca ancora una reale consapevolezza dei rischi. Per questo vale la pena conoscere quali sono i diritti (pochi), gli obblighi (tanti) e le conseguenze penali e amministrative (pesanti) per chi viene pizzicato al volante dopo aver bevuto un bicchiere di troppo. LE TABELLE - Le sanzioni sono differenziate a seconda del livello di alcol presente nel sangue. Con tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 g/l scatta la sola sanzione amministrativa da 500 a 2 mila euro e la sospensione della patente da 3 a 6 mesi (oltre alla decurtazione di 10 punti); se il tasso compreso tra 0,8 e 1,5 g/l, oltre allammenda (da 800 a 3.200 euro) e alla sospensione della patente da 6 mesi a un anno, previsto anche larresto fino a sei mesi. Con tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l, le sanzioni sono larresto da 6 mesi a 1 anno, la sospensione della patente fino a 2 anni, oltre a unammenda compresa tra 1.500 e 6 mila euro e alla confisca del veicolo con sentenza di condanna. QUANDO SI VIENE FERMATI - Si obbligati a fare il test. Rifiutarsi significa commettere un illecito penale con arresto da sei mesi a un anno (in pratica, la stessa pena prevista per tasso alcolemico pi elevato e la stessa ammenda, oltre alla sospensione della patente da sei mesi a due anni e alla confisca del veicolo). possibile rifiutare di fare il test solo dietro giustificato motivo, come per esempio limpossibilit fisica in seguito a un incidente. In caso di incidente stradale, le pene raddoppiano ed disposto il fermo amministrativo del veicolo per novanta giorni; per i conducenti coinvolti in incidenti stradali e sottoposti a cure mediche, laccertamento fatto dalle strutture mediche su richiesta della polizia. CONFISCA DEL VEICOLO Scatta, come detto, anzitutto in caso di rifiuto a sottoporsi allalcol test; per chi si sottopone al test, la confisca dellauto viene applicata solo se si positivi oltre 1,5 g/l (sempre, se sotto effetto di sostanze stupefacenti). Per chi alla guida di un veicolo non di sua propriet la confisca non c se il proprietario dellauto risulta estraneo al reato (ci significa che non deve, quantomeno essere seduto a fianco del guidatore). La confisca, in realt, arriva solo con la condanna; al momento del controllo, se il tasso risulta superiore a 1,5 g/l, previsto il sequestro preventivo del veicolo ai fini della successiva confisca. Se si sotto l1,5 g/l la macchina non sequestrata n confiscata anche se il conducente risultato positivo alletilometro non pu guidarla: la cosa da fare, se possibile, chiamare un amico o un parente che possano portare via lauto che, altrimenti, verr condotta in un deposito della polizia giudiziaria, e il conducente dovr pagare le spese del trasporto e della custodia. PATENTE SOSPESA La sospensione della patente viene solitamente disposta in via provvisoria dal prefetto, che riceve il documento dallautorit di pubblica sicurezza che ha accertato il reato: in pratica la patente viene ritirata al momento del controllo, anche se la sanzione della sospensione verr comminata solo al momento della condanna. I giorni o mesi di sospensione provvisoria vengono poi scalati dalla sanzione definitiva in quanto gi scontati. Il prefetto dispone lobbligo di visita medica con accertamenti entro 60 giorni: per riavere la patente sospesa il conducente deve sottoporsi a un esame specialistico, presso la Commissione medica locale, per verificare che non sia etilista cronico o faccia abitualmente abuso di alcol. Contro il decreto di sospensione provvisoria della patente possibile presentare ricorso entro 30 giorni dalla data della notifica innanzi al giudice di pace. In questo modo, se si hanno giustificati motivi (per esempio se la patente indispensabile per il lavoro o per lassistenza a un parente) possibile ottenere una sospensione del decreto del prefetto. LE SANZIONI PENALI Nel caso di tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 prevista unicamente la predetta sanzione amministrativa. In caso di tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l la sanzione penale arriva tramite un decreto penale di condanna, che converte larresto in pena pecuniaria, dove, oltre le attenuanti generiche, viene praticato un ulteriore sconto di pena per il fatto che si evitano allo Stato i tempi lunghi e le spese di un processo penale. In pratica, nella maggior parte dei casi,

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il decreto penale di condanna consiste nel pagamento di diverse migliaia di euro, in quanto traduce la detenzione in una pena pecuniaria, a cui si aggiungono le sanzioni amministrative della sospensione della patente e della confisca del veicolo

per chi ha superato l1,5 g/l). Contro il decreto penale di condanna si pu fare ricorso entro 15 giorni dalla notifica. A questo punto si pu patteggiare la pena (se si incensurati pu essere conveniente preferire una condanna con la condizionale

piuttosto che pagare la pena pecuniaria) oppure andare a processo, strada da percorrere se si ritiene di avere elementi sufficienti per ottenere lassoluzione.

Scrive Carlo Sala a Luca Beltrami Gadola


Non e tuttoro ogni tentativo umano. Mi pare un articolo ideologico che non tiene conto delle endemiche inefficienze il pubblico: il pubblico pu essere esercitato dal privato, se questi, come spesso capita in LomCi sarebbe molto da dire al riguardo e mi limito solo a poche considerazioni. Se il pubblico non funziona, esiste sempre la possibilit di farlo funzionare meglio, a patto che non ci metta le mani la classe politica bardia, fa meglio del pubblico, visto che, tanto per fare un esempio, le liste dattesa di mesi sono inaccettabili. Il problema, se mai, di fare in modo che il privato non dia peso determinante o unico alla logica di per farne il pascolo dei propri protetti e non volti la testa dallaltra parte invece di esercitare il bench minimo controllo. Questo il problema. Forse un problema meno difficile da risolvere di quanto non sia quello di profitto: limpostazione, per, deve essere che chi fa meglio deve prevalere. Delle balle, siamo tutti stanchi.

inventare qualche formula che temperi ansia di profitto dei privati o che gli stessi per farsi concorrenza e guadagnare di pi giochino al ribasso delle prestazioni. LBG

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Il Liszt di Campanella alla Scala
Domenica sera 20 novembre la Scala conclude lanno di celebrazione del bicentenario della nascita di Liszt (22 ottobre 1811) con un concerto a lui esclusivamente dedicato e affidato a Michele Campanella. In cartellone era indicato, a dir la verit, un concerto della giovanissima pianista cinese Yuja Wang che alla Sonata in si minore lisztiana avrebbe dovuto far precedere i Miroirs di Ravel. La sua sostituzione con il recital di Campanella, considerato unanimemente come uno dei maggiori conoscitori e interpreti di Liszt e uno dei pi importanti pianisti italiani, ci parsa non solo ragionevole ma sostanzialmente dovuta. Questanno, infatti, il pianista napoletano non solo ha dedicato tutti i suoi concerti solisti e gran parte di quelli con orchestra (fra cui la Chicago Symphony di Muti) alla musica di Liszt, ma ha persino organizzato insieme allAccademia di Santa Cecilia e alla Societ Liszt di cui presidente - una Maratona Liszt che si sarebbe dovuta tenere allAuditorium di Roma in sette giornate di circa dieci ore ciascuna; settanta pianisti italiani avrebbero eseguito lintera produzione originale per pianoforte solo del musicista ungherese che, ricordiamolo, trascorse molti anni a Roma e fu in grandi rapporti proprio con lAccademia di Santa Cecilia. (E invece accaduto che dopo le prime tre serate lAccademia, invocando il solito drammatico taglio dei fondi, ha inopinatamente dichiarato forfeit e annullato i successivi quattro concerti. Il motivo di quella decisione apparve incomprensibile visto che la Maratona aveva incontrato grande successo di pubblico ed era stata sponsorizzata da grandi societ con le quali erano gi stati firmati i contratti di sponsorizzazione!) Autore del volume Il mio Liszt, considerazioni di un interprete, uscito pochi mesi fa per i tipi di Bompiani, di dieci trasmissioni e di un documentario per Raitre, molto seguiti dal pubblico, Campanella stato nei giorni scorsi due volte a Milano: prima per inaugurare il pianoforte milanese di Liszt appena restaurato dopo anni di lavoro, e poi per tenere una lezione presso la cattedra di Fondamenti del linguaggio musicale allUniversit Cattolica, ospite del professor Enrico Girardi il noto critico musicale del Corriere della Sera. Il suo ritorno alla Scala dunque un evento se si pensa che dopo tanti successi ottenuti su quel palcoscenico - ricordiamo i concerti con Thomas Schippers nel 1975 (Concerto per la mano sinistra di Ravel), con Claudio Abbado nel 1977 (Concerto n. 3 di Prokofev), con Edoardo Mata nel 1982 (Concerto K. 467 di Mozart) e i recitals del 1982 (Variazioni di Schumann e di Brahms), del 1986 (Sonata in si minore di Liszt e i Quadri di una esposizione

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www.arcipelagomilano.org musorgskiani) e lultimo del 1991 (tutto Prokofev per il centenario della nascita) - Campanella non vi pi salito mentre in questi stessi ultimi venti anni ha suonato in tutto il mondo e con i direttori pi famosi. Una spiegazione noi lavremmo, che forse non piace al maestro Campanella: quando un interprete intesse una relazione troppo stretta con un determinato autore (e lui cominci giovanissimo a interpretare Liszt, quando quella musica in Italia veniva eseguita quasi esclusivamente per esaltare il virtuosismo dellesecutore) gliene viene inevitabilmente una fama che travolge e oscura ogni altra sua produzione artistica, quasi trasformandolo nella figura dellautore prediletto, talch sembra impossibile che possa suonare altra musica! Soprattutto crediamo che gli italiani in fondo non amino molto Liszt, forse proprio perch per troppo tempo stato strumentalizzato dalla vanit dei pianisti (ricordate le Rapsodie usate come bis?) e lo amino poco in particolare i milanesi a causa della loro nota vocazione allunderstatement. Se tutto ci vero, la somma delle due circostanze ha creato una sorta di incomprensione fra Campanella e la nostra citt. E bisogna dare atto a Elisabetta Sgarbi (che lo ha spesso invitato alla sua Milanesiana) e allUniversit Bocconi (che ci ha offerto belle occasioni per ascoltarlo interprete molto versatile di tanti altri autori) di aver avuto lo sguardo lungo e di non essersi lasciati ingannare dalle apparenze. Domenica alla Scala Campanella eseguir dapprima il terzo anno degli Annes de plerinage e nella seconda parte la famosa, anche per la sua difficolt, Sonata in si minore. Il terzo anno dei pellegrinaggi lisztiani contiene le pagine pi intense, spirituali e insieme grandiose della produzione pianistica di Liszt; scritte in gran parte a Roma fra il 1867 e il 1877 dopo il suo tardivo avvicinamento alla religione (prese gli ordini minori a cinquantaquattro anni), contengono quel meraviglioso pezzo impressionista Les Jeux deau de la Villa dEste che Ferruccio Busoni, pensando ovviamente a Debussy, a Ravel, a Respighi, ha definito larchetipo di tutte le fontane musicali a venire. La Sonata in si minore invece del 1852/53 ed dedicata a Schumann; lo ricordiamo perch una dedica niente affatto casuale che segna il profondo mutamento che in quegli anni subiva Liszt, quando il pensiero cominciava a prendere il sopravvento sulla tecnica. Sonata difficile e complessa, uno dei pi importanti punti di riferimento nella storia della musica per pianoforte, la figlia naturale delle ultime Sonate beethoveniane e della Wanderer di Schubert ma anche gi il seme della incipiente modernit. Concerto da non perdere non solo da parte di chi ama Liszt ma anche di chi, non amandolo, vuol provare ad avvicinarlo attraverso due suoi capolavori che con il virtuosismo non hanno nulla a che fare ma invece rivelano i risvolti pi intimi e raffinati del musicista che ha attraversato lintero ottocento modificando profondamente il sentire musicale. Musica per una settimana *gioved 17, sabato 19 (e domenica 20 per le Serate Musicali) al teatro Dal Verme lOrchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Vittorio Parisi con la pianista coreana (ma residente da anni in Italia) Ilia Kim eseguir Maldiction di Franz Liszt, il Konzertstck per pianoforte e orchestra di Carl Maria von Weber e la Serenata numero 2 opera 16 di Brahms *venerd 18 (attenzione, non gioved come di consueto!), sabato 19 e domenica 20 allAuditorium Zhang Xian diriger lOrchestra Verdi nel secondo Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore opera 19 di Beethoven (pianista Simone Dinnerstein) e la sesta Sinfonia in si minore opera 74 (la Patetica) di aikowskij *luned 21, al Conservatorio per le Serate Musicali, il Danish String Quartet eseguir i quartetti Lallodola opera 64 numero 5 di Haydn, in fa minore opera 80 di Mendelssohn e numero 2 di Shostakovich *mercoled 23, sempre al Conservatorio ma per la Societ dei Concerti, il pianista Sergey Koudriakov eseguir musiche russe per balletto di Prokofev (Romeo e Giulietta), aikowskij (Schiaccianoci) e Strawinskij (Petrouchka) *infine segnaliamo lintensa settimana alla Scala: venerd 18 si terr lultima replica de La donna del Lago di Rossini diretta da Roberto Abbado; sabato 19 Daniel Barenboim dirige la Serenata per fiati K. 388 di Mozart, il Quartetto di Verdi nella versione per orchestra darchi e, sempre di Verdi, i Quattro Pezzi Sacri (soprano Adriana Amato); domenica 20 il concerto Campanella-Liszt di cui abbiamo sin qui parlato; luned 21 lOrchestra Sinfonica Simon Bolivar diretta da Gustavo Dudamel ha in programma la Terza Sinfonia di Beethoven, Daphnis et Chlo di Ravel e Loiseau de feu di Stravinskij

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Considerazioni di fine Biennale
Ultime settimane per assistere a quel gran fenomeno artistico e mediatico che la 54a Biennale di Venezia. Unedizione accompagnata, come sempre, da polemiche, battute al vetriolo, critiche, ma forse, anche da qualche opera meritoria. E allora ecco un breve itinerario, due giorni appena, per una full immersion tra Arsenale e Giardini, padiglioni, parapadiglioni e latmosfera sempre affascinante di Venezia. Iniziamo dai Giardini. Interessante il Padiglione Centrale, cuore di IllumiNazioni/IllumiNations, titolo scelto da Bice Curiger, curatrice di questa Biennale, e che presenta 40 artisti per un percorso tra pittura, fotografia, scultura e nuovi media. Si inizia con Philippe Parreno, autore di Marquee, 80 lampadine luminose a intermittenza che sottolineano il tema dellesposizione. Si incontra poi Tintoretto. Centra, non centra, cosa centra con una mostra di arte contemporanea? Centra moltissimo, spiega la Curiger, perch Tintoretto fu uno dei primi nel 500 veneziano a sperimentare sulla luce e gli effetti luministici. Ecco allora tre opere, Lultima cena, Il trafugamento del corpo di S. Marco e la Creazione degli animali, giunte apposta dalla chiesa di S. Giorgio e dalle Gallerie dellAccademia, per ammirare il lavoro di questo predecessore degli artisti esposti. Sarebbe un elenco troppo lungo quello dei lavori da vedere, ma bisogna fare dei nomi su tutti: Pipilotti

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www.arcipelagomilano.org Rist, artista svizzera che propone vedute veneziane alla Canaletto inondate di immagini proiettate in movimento (la Fondazione Trussardi di Milano le sta dedicando in questi giorni una mostra); Cattelan, che presenta migliaia di piccioni imbalsamati (peraltro gi visti) in quasi tutte le sale, sparsi un po qui e un po l, ma che si dichiara assente auto-giustificato nel padiglione Italia, e lascia un breve testo di scuse/spiegazioni; Cindy Sherman, che giganteggia in sala con immaginiautoritratti adesivi in costumi atipici e sbalorditivi; Haroon Mirza, Leone dargento, con Sick, installazione fatta da una cassa di stereo su cui rimbalza, a ritmo delle vibrazioni, una pepita doro. Lopera di Mirz contenuta in uno dei quattro parapadiglioni costruiti appositamente da altrettanti artisti, in questo caso quello di Monica Sosnowska, pareti a zigzag e corridoi che conducono a stanze espositive o al nulla, rivestite da unottocentesca carta da parati. Ultimo Nathaniel Mellors, che con le sue Hippy dialectis, fa parlare e muovere due teste inquietanti, in un grottesco botta e risposta. Allesterno del Padiglione centrale meritano sicuramente una visita il Padiglione della Corea, con le mimetiche fiorate di Lee Yongbaek, in cui militari armati si muovono mimetizzati tra fiori coloratissimi, e dove specchi-schermi esplodono allimprovviso per spari che bucano la superficie. Il Padiglione tedesco di Schlingensief, premiato con il Leone doro per il miglior padiglione, mette in scena una inquietante cerimonia sacra-profana in una chiesa gotica ricostruita, con alcune delle opere video e dipinti dellartista. Anche la Francia non scherza con temi leggeri, visto che il lavoro di Boltansky mette in scena migliaia di foto di neonati morti che scorrono su un sistema di rotatorie, e che sfilano velocissime su uno schermo, ricomponendosi ogni volta in figure ibride sempre diverse. Interessante la Danimarca, il cui tema la libert di parola e di espressione, con il divertente video di Han Hoogerbrugge e un megafono in cima al padiglione per urlare i propri pensieri. Una visita la vale anche il Padiglione austriaco, con i dipinti di sapore ottocentesco di Schinwald e il suo elegante e nuovo video, Orient. Il secondo giorno invece da dedicare allArsenale. Un percorso lungo e, in questo periodo con temperature quasi proibitive, ma che, anche in questo caso, regala qualcosa di interessante. Menzione donore, oltre che Leone doro, a Christian Marclay, per il suo The clock, un film di 24 ore che mixa spezzoni di film in cui compaiono orologi, documentando lo scorrere del tempo quasi minuto per minuto. Interessante anche (ci che rimane) del lavoro di Urs Fischer, con il suo Ratto delle Sabine, scultura in cera, osservata da un uomo, altra scultura in cera. Opere che hanno iniziato a bruciare allinaugurazione e che continuano lentamente ancora oggi, in un marasma di pezzi di scultura, braccia, dettagli e tanta, tanta cera sciolta a terra. Menzione anche a James Turrel. Per visitare la stanza, uno spazio avvolgente, bianco e illuminato solo dai famosi neon colorati dellartista, c da affrontare per spesso una lunga coda. Ne vale la pena? Forse, ma opere di Turrel altrettanto affascinanti si possono trovare anche in alcuni musei italiani (esempio Villa Panza a Varese). Un altro parapadiglione quello di Franz West, Leone doro alla carriera, che riproduce la sua casa di Vienna allinterno dellArsenale, con immagini e un video un tantino shock; cos come laltro parapadiglione, allinizio del percorso, quello di Song Dong, straordinaria riproduzione e accumulazione di vecchi armadi, recuperati dalle strade di Pechino. Sul Padiglione Italia di Sgarbi invece si detto molto, tanto, forse troppo. Inutile aggiungere altro, se non ribadire che, in effetti, limpressione generale quello di un eccessivo affastellamento, abbondanza e sovrabbondanza. Forse dei lavori meritevoli ci sono davvero. Se ci fossero per, sarebbe difficile riconoscerli in quel groviglio di opere, colori, rastrelliere, casse di legno, video e suoni, che non aiutano a valorizzare le singole opere e i singoli artisti. Molto non sempre vuol dire qualit, anche se quasi trecento intellettuali hanno contribuito alla scelta degli artisti presenti. Forse non sar la migliore Biennale di sempre, ma due giorni a Venezia si possono ben passare a passeggiare tra Giardini e padiglioni, tra sculture e artisti ancora da scoprire.

"La Biennale d'Arte. 54 Esposizione internazionale d'Arte", fino 27 novembre 2011, Giardini, Arsenale, Venezia. Orario: 10-18, chiuso luned, escluso luned 21 novembre. Costi: intero 20, ridotto 16, studenti / under 26 12.

Le Gallerie dItalia nel cuore di Milano


Dopo il Museo del Novecento, apre a Milano, in centro che pi centro non si pu, un altro museo destinato a diventare una realt importante del panorama artistico milanese. Hanno infatti debuttato in pompa magna le Gallerie dItalia, museopolo museale in piazza Scala, ospitato negli storici palazzi Anguissola e Brentani, restaurati per loccasione. Un avvenimento cittadino, che ha avuto unintera nottata di eventi e inaugurazioni dedicate. Si iniziato con Risveglio, videoproiezione sui palazzi di piazza Scala, a cura di Studio Azzurro, ispirate allomonimo dipinto Risveglio (190823) di Giulio Aristide Sartorio (di propriet della fondazione Cariplo), artista liberty e simbolista, esposto allinterno del museo. C stato poi un incontro con il filosofo Remo Bodei, con una riflessione sul bello e sul valore dei musei, per poi passare alle visite gratuite per il grande pubblico del Teatro alla Scala. Una serata fitta dimpegni, che si protratta fino alluna di notte, per permettere ai tanti visitatori in fila nonostante la pioggia battente, di visitare gratuitamente il nuovo museo. E in effetti valeva la pena di aspettare per vedere le tredici sezioni di questo museo che comprende, cronologicamente e per temi, tanti capolavori del nostro passato per approdare poi ai Futuristi. Un ideale partenza per visitare poi il vicino Museo del Novecento. Un museo voluto e creato, nonostante i tempi poco propizi, da Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, da sempre attente allarte e alla cultura, che grazie al progetto architettonico di Michele de Lucchi, ospita 197 opere dellOttocento italiano, in particolare lombardo, delle quali 135 appartenenti alla collezione darte della Fondazione Cariplo e 62 a quella di Intesa Sanpaolo. Il percorso espositivo di 2.900 mq, curato da Fernando Mazzocca, propone un itinerario alla scoperta di una Milano ottocentesca, assoluta protagonista del Romanticismo e dellindustrializzazione, ma anche di altre scuole artistiche e correnti. Aprono il percorso i tredici bassorilievi in gesso di Antonio Canova, che gi di per s varrebbero la visita, ispirati a Omero, Virgilio e Platone; si passa poi ad Hayez e alla pittura romantica, con il suo capolavo-

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www.arcipelagomilano.org ro I due Foscari; largo spazio stato dedicato a Giovanni Migliara e Giuseppe Molteni, per passare a Gerolamo Induno; alla sezione dedicata al Duomo di Milano e alle sue vedute prospettiche e quella dedicata ai Navigli. Se a palazzo Anguissola tutto era un trionfo di stucchi, specchi e puttini, lambientazione cambia quando si passa al contiguo palazzo Brentani, con la pittura di genere settecentesca, i macchiaioli, con Segantini e Boldini, i divisionisti, il Simbolismo di Angelo Morbelli e Previati, per arrivare allinizio del 900 con quattro dipinti di Boccioni, ospitati in un ambiente altrettanto caratteristico ma pi neutro e museale. Al centro, nel cortile ottagonale, troneggia un disco scultura di Arnaldo Pomodoro. Ma non finita qui. Al settecentesco Palazzo Anguissola e alladiacente Palazzo Brentani, si affiancher nella primavera del 2012 la storica sede della Banca Commerciale Italiana, che ospiter la nuova sezione delle Gallerie e vedr esposta una selezione di opere del Novecento. Insomma un progetto importante che, in un momento di crisi e preoccupazione globale, vuole investire e rilanciare arte, cultura e il centro citt, facendo di piazza della Scala un irrinunciabile punto di riferimento, un salotto cittadino adatto ai turisti, ma, si spera, non solo. Gallerie dItalia piazza della Scala - entrata libera fino allapertura della sezione novecentesca del Museo, prevista nella primavera 2012 Orari: Da marted a domenica dalle 9.30 alle 19.30. Gioved dalle 9.30 alle 22.30. Luned chiuso

LArte Povera invade lItalia


Sono numeri da capogiro quelli legati alla mostra Arte Povera, esposizione organizzata da Triennale Milano e dal Castello di Rivoli, a cura di Germano Celant, che vuole celebrare coralmente questo movimento italiano con una serie di iniziative sparse per il Bel Paese. Sette le citt coinvolte, otto i musei ospitanti, 250 le opere esposte, 15 mila i metri quadrati, tra architetture museali e contesti urbani, usati per contenere ed esporre le spesso monumentali opere darte. Loperazione ha delleccezionale, mettendo insieme direttori, esperti, studiosi e musei, che si sono trovati daccordo nel creare e ospitare una rassegna che testimoni la storia del movimento nato nel 1967 grazie agli artisti Alighiero Boetti, Mario e Marisa Merz, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Giulio Paolini e tanti altri. Un movimento che deve la sua definizione proprio al curatore e al creatore di questa impresa, Germano Celant, che us il termine per la prima volta in occasione di una mostra genovese di quel anno, volendo definire una tendenza molto libera, in cui gli artisti lasciavano esprimere i materiali e le materie (acqua, fuoco, tele, pietre ecc.), non controllati esteticamente o plasticamente, ma anzi usati per esprimere energie e mutamenti interni ad essi. Cos ecco lanciata la sfida, raccontare la storia di questo movimento, prontamente raccolta da alcune delle istituzioni museali pi importanti dItalia: Triennale Milano e il Castelli di Rivoli Museo dArte Contemporanea, veri promotori, la Galleria Nazionale dArte Moderna di Roma, la GAMeC di Bergamo, il MADRE di Napoli, il MAMbo di Bologna, il MAXXI di Roma e il Teatro Margherita di Bari. Ogni sede ospita un pezzo di storia del movimento, che in una visione dinsieme, permetteranno al visitatore-pellegrino di ricomporre e afferrare ogni aspetto dellarte dagli anni 60 ad oggi. In particolare presso la Triennale, sede cardine dellevento, si potr avere una bella visione dinsieme grazie ad Arte Povera 2011, rassegna antologica sul movimento, che in uno spazio di circa 3000 metri quadrati, raccoglie oltre 60 opere, per testimoniare levoluzione del percorso artistico fino al 2011, grazie alla collaborazione di musei, artisti, archivi privati e fondazioni. La prima parte si sviluppa al piano terra, ed dedicata alle opere storiche degli artisti, realizzate tra 1967 e 1975, e che ne segnano in qualche modo il loro esordio nel mondo dellarte: i cumuli di pietra e tele di Kounellis; gli intrecci al neon di Mario Mez; gli immancabili specchi di Pistoletto; i fragili fili di nylon e le foglie secche nelle opere di Marisa Merz; le scritte in piombo e ghiaccio di Pier Paolo Calzolari; e tanti altri. Al secondo piano, nei grandi spazi aperti, in un percorso fluido e spazioso, sono documentate le opere realizzate dagli artisti tra 1975 e 2011, in un continuo e contemporaneo dialogo tra loro. Nei 150 anni dellUnit dItalia, una grande operazione museale ed espositiva che riunisce artisti, musei e grandi nomi, in unoperazione nazionale che rende giustizia, e ne tira idealmente le somme, di un movimento, italianissimo, e tuttora vivente.
Mario Merz Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case?, 1994

Arte Povera 1967 2011-fino al 29 gennaio - Triennale di Milano - Ingresso 8,00/6,50/5,50 - Orari:marted-domenica 10.30-20.30, gioved e venerd 10.30-23.00 Le altre sedi: *24 settembre 26 dicembre 2011, MAMbo Museo dArte Moderna di Bologna, Bologna Arte Povera 1968 *7 ottobre 2011 8 gennaio 2012, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma Omaggio allArte Povera *9 ottobre 2011 19 febbraio 2012 Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea, Rivoli Arte Povera International *25 ottobre 2011 29 gennaio 2012, Triennale di Milano, Milano Arte Povera 1967-2011 *novembre 2011 - aprile 2012, GAMeC Galleria dArte Moderna e Contemporanea di Bergamo Arte Povera in citt *11 novembre 2011 - aprile 2012, MADRE - Museo dArte contemporanea Donnaregina, Napoli Arte Povera pi Azioni Povere 1968 *7 dicembre 2011 4 marzo 2012, Galleria nazionale darte moderna, Roma Arte Povera alla GNAM *15 dicembre 2011 11 marzo 2012, Teatro Margherita, Bari Arte Povera in teatro

Cezanne e les ateliers du midi


Palazzo Reale presenta, per la prima volta a Milano, un protagonista indiscusso dellarte pittorica, colui che traghetter simbolicamente la pittura dallImpressionismo al Cubismo; colui che fu maestro e ispiratore per generazioni di artisti: va in scena Paul Cezanne. Sono una quarantina i dipinti esposti, con un taglio inedito e particolare, dovuto a vicende alterne che hanno accompagnato fin dallorigine la nascita di questa grande esposizione, intitolata Czanne e les atliers du midi.

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www.arcipelagomilano.org E appunto da questo titolo che tutto prende forma. Lespressione ateliers du midi fu coniata da Vincent Van Gogh, il cui progetto ero quello di creare una comunit di artisti riuniti in Provenza, una sorta di novella bottega, in cui tutti avrebbero lavorato in armonia. Un progetto che, come noto, non port mai a termine, ma dal quale Rudy Chiappini e Denis Coutagne, curatori della mostra, hanno preso spunto per delineare il percorso artistico di Cezanne. La mostra un omaggio al grande e tenace pittore solitario, nato ad Aixen-Provence, luogo al quale fu sempre attaccato, e che nei suoi continui spostamenti tra il paese natio, Parigi e lEstaque, cre quella che da sempre stata considerata la base dellarte moderna. Il tema portante dellesibizione riguarda lattivit di Cezanne in Provenza, legata indissolubilmente ai suoi ateliers: prima di tutti il Jas de Bouffan, la casa di famiglia in cui Cezanne compie le sue prime opere e prove giovanili; la soffitta dell'appartamento di Rue Boulegon; il capanno vicino alle cave di Bibmus; i locali affittati a Chteau Noir; la piccola casa a l'Estaque, e infine il suo ultimo atelier, il pi perfetto forse, costruito secondo le indicazioni del pittore stesso, latelier delle Lauves. Luoghi carichi di significato e memoria, in cui il maestro si divise, nelle fasi della sua vita, tra attivit en plein air, seguendo i consigli degli amici Impressionisti, e opere sur le motiv, una modalit cara a Cezanne, che della ripetizione ossessiva di certi soggetti ne ha fatto un marchio di fabbrica. Opere realizzate e rielaborate allinterno dello studio, luogo di creazione per ritratti, nature morte, composizioni e paesaggi. Ma latelier anche il luogo della riflessione per Cezanne, artista tormentato e quasi ossessivo nel suo desiderio di dare ordine al caos, cercando equilibrio e rigore, usando soprattutto, secondo una sua celebre frase, il cilindro, la sfera e il cono. In natura tutto modellato secondo tre modalit fondamentali: la sfera, il cono e il cilindro. Bisogna imparare a dipingere queste semplicissime figure, poi si potr fare tutto ci che si vuole. Una mostra che vanta prestiti importanti (quale un dipinto dallHermitage); che coinvolge una istituzione importante come il Museo dOrsay, e che ha nel suo comitato scientifico proprio il direttore del museo e il pronipote dellartista, Philippe Cezanne. Con un allestimento semplice ma accattivante, merito anche dei grandi spazi, il visitatore potr scoprire i primi e poco noti lavori del maestro francese, le opere murali realizzate per la casa paterna e i primi dipinti e disegni ispirati agli artisti amati, come Roubens, Delacroix e Courbet. Dal 1870 Cezanne trascorrer sempre pi tempo tra Parigi, in compagnia dellamico di scuola Emile Zola, e la Provenza. Nascono quindi inediti soggetti narrativi, usando lo stile en plein air suggeritogli da Pissarro. Si schiariscono i colori e le forme sono pi morbide: ecco le Bagnanti, ritratte davanti allamata montagnafeticcio Sainte Victorie. Stabilitosi quasi definitivamente in Provenza, eccolo licenziare alcuni dei suoi paesaggi pi straordinari, con pini, boschi e angoli nascosti, tra cui spiccano quelli riguardanti le cave di marmo di Bibemus, luogo amato e allo stesso tempo temuto da Cezanne, che vedeva nella natura il soggetto supremo, il principio dellordine, ma che al tempo stesso poteva essere anche nemica e minaccia. Capolavori della sua arte sono anche i ritratti, dipinti in maniera particolare e insolita. Sono ritratti di amici e paesani, di gente comune che Cezanne fissa su tela senza giudicare n esprimere pareri, figure immobili ed eterne, come le sue nature morte. E sono proprio queste le composizioni pi mature, tra cui spicca per bellezza Il tavolo di cucina - Natura morta con cesta, (1888-1890), dalle prospettive e dai piani impossibili, con una visione lontanissima dalla realt e dal realismo imitativo, con oggetti ispirati s da oggetti reali, tra cui le famosissime mele, ma reinventati in chiave personale. Una mostra dunque densa di spunti per comprendere lopera del pittore di Aix, complementare alla mostra del Muse du Luxembourg di Parigi, intitolata Cezanne et Paris, che indagher invece gli anni parigini e approfondir il rapporto tra Cezanne, gli Impressionisti e i post Impressionisti.

Czanne e les atliers du midi. Fino al 26 febbraio, Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. sab. 9.30-22.30. Costi: intero euro 9, ridotto euro 7,50.

Roberto Ciaccio. Revenance tra specchi e cariatidi


Il luogo di per s uno tra i pi incantevoli di Milano, la sala delle Cariatidi, cuore di Palazzo Reale. Un ambiente carico di storia e suggestioni, che con la sua atemporalit sospesa e silenziosa ben adatto a ospitare i lavori di Roberto Ciaccio, artista che tende a creare lopera darte totale, unione di pittura, scultura, architettura e musica. Sono lavori site specific, pensati in stretta identit con la sala ospitante, e che diventano il terzo momento di un percorso espositivo che porta lopera di Ciaccio a confrontarsi con la filosofia, la poesia e la musica, cos come era gi avvenuto a Berlino e Roma. Inter/vallum il titolo della mostra, curata niente meno che da Remo Bodei, Kurt W. Forster e Arturo Schwarz (tre giganti della filosofia, dellarchitettura e della critica darte); grandi lastre incolori fatte di metalli diversi ferro, rame, ottone, zinco , realizzate con un procedimento tecnico a rulli di stampa, con tonalit dal blu al viola; ma ci sono anche grandi opere su carta, la serie dei piccoli fogli di papier japon, che aprono illusori spazi tridimensionali al proprio interno attraverso molteplici stratificazioni di piani e valori cromatici. Sono appunto intervalli, come spiega il titolo, che scandiscono in modo seriale spazi reali e illusori, che diventano soglie, aperture e specchi che interagiscono e si completano in un percorso illusionistico, onirico e musicale. E la musica ha una grossa rilevanza nei lavori di Ciaccio, tanto che nel centro della sala troneggia un grande pianoforte a coda, usato il giorno dellinaugurazione per una straordinaria performance: lesecuzione di Mantra per due pianoforti, radio a onde corte, modulatori ad anello, woodblocks e cembali antichi di Karlheinz Stockhausen, eseguito dal duo pianistico Antonio Ballista e Bruno Canino, con Walter Prati e Massimiliano Mariani agli strumenti elettronici, che ripeteranno il concerto gi eseguito a Milano con la regia dello stesso Stockhausen oltre trentacinque anni fa. Uno spazio scelto, la Sala delle Cariatidi, perch carico di energia, spiega Ciaccio, che ben si sposa con le opere dal carattere misterioso ed esoterico delle lastre metalliche, veri revenance (spettri) dai colori immateriali ma energici, fatti di bagliori metallici e vibrazioni di luce, che sembrano riflettere allinfinito le note suonate dal pianoforte.

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www.arcipelagomilano.org Artista da sempre concettuale e astratto, in continuo dialogo con la filosofia, Ciaccio accarezza temi come la luce, lassenza, le tracce, la temporalit e il tempo, concentrandosi proprio su questultimo, per creare i suoi revenance - il ritorno fantasmatico dellimmagine -, opere concrete ma allo stesso tempo evanescenti, possibili vie per indicare nuovi percorsi e modi di indagine per larte e le infinite varianti di unimmagine. Sicuramente di grande suggestione e impatto visivo, unoccasione per vivere un luogo storico che mischia passato, presente ed eterno ritorno. Roberto Ciaccio- Inter/vallum Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale, fino al 20 novembre Orari: Luned 14.30 19.30. Marted, mercoled, venerd, domenica 9.30 19.30. Gioved e sabato 9.30 22.30 Ingresso gratuito

I Visconti e gli Sforza raccontati attraverso i loro tesori


In occasione del suo primo decennale, il Museo Diocesano ospita, fino al 29 gennaio, una mostra di capolavori preziosi e di inestimabile valore, intitolata Loro dai visconti agli Sforza. Una mostra creata per esplorare, per la prima volta in Italia, levoluzione dellarte orafa a Milano tra il XIV e il XV secolo, attraverso sessanta preziose opere tra smalti, miniature, arti suntuarie, oggetti di soggetto sacro e profano, provenienti da alcuni tra i musei pi prestigiosi del mondo. I Visconti e gli Sforza sono state due tra le famiglie pi potenti e significative per la storia di Milano. Con la loro committenza hanno reso la citt una tra le pi attive dEuropa artisticamente e culturalmente. Una citt che ha ospitato maestranze e botteghe provenienti da tutta Europa, che qui si sono trasferite per soddisfare le esigenze di una corte sempre pi ricca e lussuosa, che chiedeva costantemente oggetti preziosi e raffinati per auto celebrarsi e rappresentarsi. Oltretutto non va dimenticato che a Milano e dintorni due erano i cantieri principali che attiravano artisti di vario tipo: il Duomo, iniziato nel 1386 su commissione viscontea, e il castello di Pavia, iniziato nel 1360 per volere di Galeazzo Visconti. Due in particolare sono le figure a cui ruotano intorno le vicende milanesi del periodo, uomini forti che costruirono le fortune delle loro famiglie e che furono anche committenti straordinari: Gian Galeazzo Visconti e Ludovico il Moro. Gian Galeazzo fu il primo dei Visconti a essere investito del titolo ducale, comprato dallimperatore di Boemia nel 1395, titolo che legittim una signoria di fatto che risaliva al 1200. Laltra figura di rilievo fu Ludovico il Moro, figlio del capitano di ventura Francesco Sforza, che sposa la figlia dellultimo Visconti, dando inizio cos alla dinastia sforzesca. Ludovico il Moro, marito di Beatrice dEste, fu uomo politico intraprendente ma soprattutto committente colto e attivo, che chiam presso la sua corte uomini dingegno come Leonardo Da Vinci, Bramante e molti altri tra gli artisti pi aggiornati del panorama europeo. La mostra prende inizio da due inventari, quello dei gioielli portati in dote da Valentina Visconti, figlia di Gian Galeazzo, andata in sposa a Luigi di Turenna, fratello del re di Francia; e quello dei preziosi di Bianca Maria Sforza, figlia di Ludovico il Moro, andata in sposa allimperatore Massimiliano I. Proprio questi elenchi hanno permesso di ricostruire lentit del tesoro visconteo-sforzesco, e di ricostruire e di riunire insieme i principali oggetti per questa mostra. Il percorso si snoda tra pezzi di pregiata fattura, come gli scudetti di Bernab Visconti, zio di Gian Galeazzo, che ci mostrano una delicata tecnica a smalto traslucido; oppure la preziosa minitura con una dama, opera di Michelino da Besozzo, forse il pi importante miniatore del secolo, che con tratti fini e delicati ci mostra una dama vestita alla moda dellepoca, con maniche lunghe e frappate e il tipico copricapo a balzo, espressione modaiola delle corti lombarde. Lavoro da mettere a confronto con il fermaglio di Essen (opera in dirittura di arrivo), pezzo doreficeria finissima, una micro scultura rappresentante la stessa enigmatica dama. Altro pregevole pezzo sicuramente il medaglione con la Trinit, recante il nuvoloso visconteo, emblema della famiglia, dipinto in smalto ronde bosse, tecnica tra le pi raffinate e costose. Proprio gli smalti sono una delle tecniche pi rappresentative delloreficeria visconteosforzesca, con un ventaglio di tipologie vario e virtuosistico, attraverso cui le botteghe milanesi erano conosciute in tutta Europa. Ma daltra parte Milano aveva una lunga tradizione smaltista alle spalle, basti pensare allaltare di Vuolvino, nella basilica di santAmbrogio. Uno dei passatempi preferiti della corte erano le carte: ecco dunque sei bellissimi esemplari di Tarocchi, provenienti da Brera, interamente coperti di foglia doro, punzonati e dipinti, testimonianza unica e ben conservata della moda, dei costumi e delle tecniche dellepoca. Dalla dinastia viscontea si passa poi a quella sforzesca, con reliquari e tabernacoli che si ispirano al duomo di Milano per struttura e composizione, opere di micro architettura in argento e dipinte in smalto a pittura, come il Tabernacolo di Voghera o quello Pallavicino di Lodi. Ma la miniatura a farla da padrone, con il messale Arcimboldi, che mostra Ludovico il Moro, novello duca di Milano circondato dal suo tesoro; il Libro dOre Borromeo, famiglia legata a doppio filo a quella dei duchi di Milano; e il Canzoniere per Beatrice dEste, opera del poeta Gasparo Visconti, con legatura smaltata che ripropone fiammelle ardenti e un groppo amoroso, il nodo che tiene uniti i due amanti, raffigurazione illustrata di un sonetto del canzoniere. Anche Leonardo gioca la sua parte, indirettamente, in questa mostra. Il maestro si occup infatti anche di smalti, perle, borsette e cinture, che alcuni suoi allievi seguirono nelle indicazioni, come ci mostrano lanconetta con la Vergine delle rocce del museo Correr o la Pace proveniente da Lodi. Insomma un panorama vario e ricco che mostra tutto il lusso e la raffinatezza di una delle corti pi potenti dEuropa. Oro dai Visconti agli Sforza. Fino al 29 gennaio - Museo Diocesano. Corso di Porta Ticinese 95. Orari: tutti i giorni ore 10-18, chiuso luned. Costo: 8 intero, 5 ridotto, marted 4 .

Artemisia Gentileschi. Vita, amori e opere di una primadonna del 600

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www.arcipelagomilano.org Artemisia Lomi Gentileschi stata una delle numerose donne pittrici dellarte moderna, ma la sola, forse, ad aver ricevuto successo, notoriet, fama e commissioni importanti in quantit. Ecco perch la mostra Artemisia Gentileschi -Storia di una passione, ospitata a Palazzo Reale e da poco aperta, si propone di ristudiare, approfondire e far conoscere al grande pubblico la pittora e le sue opere, per cercare di slegarla allepisodio celeberrimo di violenza di cui fu vittima. S perch il nome di Artemisia spesso associato a quello stupro da lei subito, appena diciottenne, da parte del collega e amico del padre, Agostino Tassi, che la violent per nove mesi, promettendole in cambio un matrimonio riparatore. Donna coraggiosa, che ebbe il coraggio di ribellarsi e denunciare il Tassi, subendone in cambio un lungo e umiliante processo pubblico, il primo di tal genere di cui ci siano rimasti gli atti scritti. La mostra, quasi una monografica, si propone anche di dare una individualit tutta sua alla giovane pittrice, senza trascurare per gli esordi con il padre, lingombrante e severo Orazio Gentileschi, amico di Caravaggio e iniziatore della figlia verso quel gusto caravaggesco che tanto fu di moda; o senza tralasciare lo zio, fratello di Orazio, Aurelio Lomi, pittore manierista che tanto fece per la nipote. Il percorso si snoda dunque dalla giovanile formazione nella bottega paterna, per una donna pittrice ai tempi non poteva essere altrimenti, per arrivare alle prime opere totalmente autonome e magnifiche, dipinte per il signore di Firenze Cosimo II de Medici. La vita di Artemisia fu rocambolesca e passionale. Dopo il processo a Roma si spost a Firenze con il neo marito Pietro Stiattesi, e fu l che conobbe i primi successi fu la prima donna a essere ammessa allAccademia del Disegno di Firenze- e un grande, vero amore, Francesco Maria Maringhi, nobile fiorentino con cui avr una relazione che durer per tutta la loro vita. Dati, questi, che si sono recuperati solo in tempi recentissimi grazie a uno straordinario carteggio autografo di Artemisia, del marito e dellamante. E proprio le lettere sono state un punto di partenza importante per nuove attribuzioni, scoperte e ipotesi su dipinti prima nel limbo delle incertezze. In mostra ci sono quasi tutte le opere pi famose di Artemisia (peccato per un paio di prestiti importanti che non sono arrivati): le due cruente e violentissime Giuditte che decapitano Oloferne, da Napoli e dagli Uffizi, lette cos spesso in chiave autobiografica (Artemisia-Giuditta che decapita in un tripudio di sangue Oloferne/Agostino Tassi); le sensuali Maddalene penitenti; eroine bibliche come Ester, Giaele, Betsabea e Susanna; miti senza tempo come Cleopatra e Danae, varie Allegorie e Vergini con Bambino. Ma Artemisia fu famosa anche per i suoi ritratti, di cui pochi esempi ci sono rimasti, come il Ritratto di gonfaloniere o il Ritratto di Antoine de Ville, cos come per i suoi autoritratti. Le fonti ce la raccontano come donna bellissima e sensuale, pienamente consapevole del suo fascino e del suo ruolo, che amava dipingersi allo specchio e regalare queste opere ai suoi ammiratori. Cos la mostra si snoda tra Firenze, da cui i coniugi Stiattesi scappano coperti dai debiti, per arrivare a Roma, Venezia, Napoli e perfino in Inghilterra, dove la volle il re Carlo I. Una vita ricca di passioni, appunto, come lamore per la figlia Palmira, che diverr anchessa pittrice e valido aiuto nella bottega materna che Artemisia aprir a Napoli fin dagli anni Trenta del Seicento, ricca di giovani promettenti pittori come Bernardo Cavallino. Una vita ricca anche di conoscenze e amicizie importanti: ventennale il rapporto epistolare con Galileo Galilei, conosciuto a Firenze, con Michelangelo il Giovane, pronipote del genio fiorentino, e anche con una serie di nobili e committenti per cui dipinse le sue opere pi celebri: Antonio Ruffo, Cassiano dal Pozzo, i cardinali Barberini e larcivescovo di Pozzuoli, per il quale fece tre enormi tele per adornare la nuova cattedrale nel 1637, la sua prima vera commissione pubblica. Insomma una donna, una madre e unartista straordinaria, finalmente messa in luce in tutta la sua grandezza, inquadrata certo nellalveo del padre Orazio e di quel caravaggismo che la resa tanto famosa, ma vista anche come pittrice camaleontica e dallinventiva straordinaria, capace di riproporre uno stesso soggetto con mille varianti, secondo quella varietas e originalit per cui fu, giustamente, cos ricercata. Artemisia Gentileschi. Storia di una passione - Fino al 29 gennaio Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.3022.30. Intero: 9,00. Ridotto: 7,50

Doppio Kapoor a Milano


Sono tre gli appuntamenti che lItalia dedica questanno ad Anish Kapoor, artista concettuale anglo-indiano. Due di questi sono a Milano, e si preannunciano gi essere le mostre pi visitate dellestate. Il primo alla Rotonda della Besana, dove sono esposte sette opere a creare una mini antologica; il secondo "Dirty Corner", installazione site-specific creata apposta per la Fabbrica del Vapore di via Procaccini. Entrambe curate da Demetrio Paparoni e Gianni Mercurio, con la collaborazione di MADEINART, gli stessi nomi che hanno curato anche la retrospettiva di Oursler al Pac. Una mostra di grande impatto visivo, quella della Besana, con opere fatte di metallo e cera, realizzate negli ultimi dieci anni e che sono presentate in Italia per la prima volta. Opere di grande impatto s, ma dal significato non subito comprensibile. Kapoor un artista che si muove attraverso lo spazio e la materia, in una continua sperimentazione e compenetrazione tra i due, interagendo con lambiente circostante per cercare di generare sensazioni, spaesamenti percettivi, che porteranno a ognuno, diversi, magari insospettabili significati, come spiega lartista stesso. Ecco perch non tutto lineare, come si pu capire guardando le sculture in acciaio C-Curve (2007), Non Object (Door) 2008, Non Object (Plane) del 2010, ed altre che provocano nello spettatore una percezione alterata dello spazio. Figure capovolte, deformate, modificate a seconda della prospettiva da cui si guarda, un forte senso di straniamento che porta quasi a perdere l'equilibrio. Queste solo alcune delle sensazioni che lo spettatore, a seconda dellet e della sensibilit, potrebbe provare davanti a questi enormi specchi metallici. Ma non c solo il metallo tra i materiali di Kapoor. Al centro della Rotonda troneggia lenorme My Red Homeland, 2003, monumentale installazione formata da cera rossa (il famoso rosso Kapoor), disposta in un immenso contenitore circolare e composta da un braccio metallico connesso a un motore idraulico che gira sopra un asse centrale, spingendo e schiacciando la cera, in un lentissimo e silenzioso scambio tra creazione e distruzione. Unopera,

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come spiegano i curatori, che non potrebbe esistere senza la presenza indissolubile della cera e del braccio metallico, in una sorta di positivo e negativo (il braccio che buca la cera), e di cui la mente dello spettatore comunque in grado di ricostruirne la totalit originaria. Il lavoro di Kapoor parte sempre da una spiritualit tutta indiana che si caratterizza per una tensione mistica verso la leggerezza e il vuoto, verso limmaterialit, intesi come luoghi primari della creazione. Ecco

perch gli altri due interessanti appuntamenti hanno sempre a che fare con queste tematiche: Dirty Corner, presso la Fabbrica del Vapore, un immenso tunnel in acciaio di 60 metri e alto 8, allinterno dei quali i visitatori potranno entrare, e Ascension, esposta nella Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia, in occasione della 54 Biennale di Venezia. Opera gi proposta in Brasile e a Pechino ma che per loccasione prende nuovo significato. Uninstallazione site-specific che

materializza una colonna di fumo da una base circolare posta in corrispondenza dellincrocio fra transetto e navata della maestosa Basilica e che sale fino alla cupola. Anish Kapoor - Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4 fino all12 gennaio 2012 Orari: lun 14.30 19.30. Mar-dom 9.30-19.30. Giov e sab 9.30-22.30. Costi: 6 per ciascuna sede, 10 per entrambe le sedi.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org

One day
di Lone Scherfig [Usa, 2011, 107] con Anne Hathaway, Jim Sturgess, Patricia Clarkson, Romola Garai
Il 15 luglio 1988 Emma (Anne Hathaway) e Dexter (Jim Sturgess) passano insieme la notte dei festeggiamenti per la laurea. una notte speciale, la prima passata insieme. Una data qualsiasi per chiunque altro diventa qualcosa di diverso per i due protagonisti dell'ultimo film di Lone Scherfig, tratto dall'omonimo romanzo di David Nicholls, anche autore della sceneggiatura. Questa istantanea viene scattata dal regista ogni anno, il 15 luglio, per immortalare le metamorfosi di un amore che, per buona parte del film, si traveste da amicizia. Emma una ragazza semplice, nessun appoggio alle spalle, con ambizioni di poeta e scrittrice da realizzare solo con le proprie forze. La vediamo rassegnata mentre serve ai tavoli di un ristorante messicano, triste e abitudinaria da insegnante vincolata a una relazione e convivenza che non la soddisfano. Dexter il suo opposto, vive facilmente la propria vita agiata ricca di successi professionali e personali. In questo essere cos diversi trovano la loro complementariet. Il riprendere l'evoluzione della relazione lo stesso giorno di ogni anno aiuta i protagonisti a mostrarci il meglio del loro repertorio espressivo. Questo stratagemma narrativo permette alla regista danese di raccontarci vent'anni di impetuoso, scostante e burrascoso rapporto senza annoiare. Il tentativo di proporre unalternativa ai clichet del genere palese di fronte allo sforzo di non ricorrere ai dialoghi melensi e ai luoghi comuni arcinoti delle storie d'amore cinematografiche. Lo spettatore, per, in questo continuo e rapido mutamento di situazioni e stati danimo, non trova spazio nelluniverso a due di Emma e Dexter. La profondit della loro complessa relazione viene spesso tralasciata a favore di un ritmo incalzante, togliendo cos spazio ai dettagli e alle sfumature. Per raccontarci un sentimento cos intenso e dirompente forse un giorno troppo poco. Marco Santarpia In sala a Milano: Eliseo Multisala, The Space Milano Odeon, UCI Cinemas Bicocca, Gloria Multisala.

Colazione da Tiffany
di Blake Edwards [Breakfast at Tiffany's, USA, 1961, 110'] con: Audrey Hepburn, George Peppard, Patricia Neal, Buddy Ebsen, Martin Balsam, Mickey Rooney
Non ti accorgi che l'amore l'unico modo per essere felici?!, rimprovera Paul Vorjak (George Peppard) alla stravagante Holly Golightly (Audrey Hepburn). Paul si definisce uno scrittore, pi o meno, e si ap-

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pena trasferito nella stessa palazzina newyorkese dove abita Holly. Impossibile rimanere indifferente a quella ragazza bella, snella, con viso candido e due occhi che tolgono il fiato; impossibile per Paul - che inizia a frequentarla in amicizia - ma altrettanto impossibile per noi, che ci incantiamo davanti all'eleganza di Audry Hepburn, cadendo in una sorta di venerazione. Blake Edwards prende il romanzo di Truman Capote e ne fa una commedia divertente che, a distanza di cinquant'anni, poco definire senza tempo. Colazione da Tiffany [USA, 1961, 110'] una storia d'amore, una commedia sentimentale che grazie alla sceneggiatura di George Axelrod si allontana dal romanzo di Capote per farsi fiaba. Protagonista Holly, appunto. Fanciulla dal passato incerto che ha scelto di vivere nella frenesia di New York, dimenticando le preoc-

cupazioni, nascondendo le insicurezze. Pare non voglia far trasparire debolezza alcuna, salvo qualche paturnia (come le definisce lei) facilmente placata con i suoi giri mattutini da Tiffany: non ti pu capitare niente di brutto l dentro, dice. Il suo obiettivo perch di un obiettivo si tratta e non di un sogno sposare un milionario. Nel frattempo, vive nel simpatico disordine di casa sua in compagnia di un gatto senza nome. Questa Holly: spirito libero, essere selvaggio. Sulla sua strada si butta Paul che dinnanzi a quello splendido turbine indomabile non pu far altro che innamorarsi. Ma lei ne certa: non permetter a nessuno di mettermi in gabbia, sentenzia. Edwards racconta tutto questo attraverso una commedia brillante, e gira alcune sequenze entrate nella storia del cinema. Come non riconoscere la sua firma durante la fe-

sta in casa di Holly, come non innamorarsi di Audrey mentre canta Moon River (Henry Mancini, 1961) seduta sul davanzale della sua finestra. Moon River e la colona sonora originale di Henry Mancini vinceranno l'Oscar. Proprio su queste note, alla fine, Holly scende dal tass e corre. Rincorre Paul bagnata dalla pioggia, e lo bacia. Noi ci emozioniamo, palpitiamo. Holly si resa conto che l'amore l'unico modo per essere felici e guardandola, almeno per un momento, anche noi sinceramente - ci crediamo. Paolo Schipani In sala: Anteo Spazio Cinema proietter la versione restaurata in digitale mercoled 16 novembre alle ore: 12.50/15.00/17.20/19.40/21.50.

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org Racconto dinverno


di William Shakespeare regia, scene e costumi di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani con F. Bruni, C. Crippa, E.Russo Arman, C. Augustoni, L. Toracca, C. Giammarini, N. Stravalci, F. Vanni, E. Curcur, A. Bruni Ocaa, C. Cametti, U. Petranca Divertente e sopra le righe, riparte dallElfo la versione di Bruni e De Capitani di uno dei cosiddetti testi minori di Shakespeare. Lo spettacolo aveva debuttato lo scorso anno e ora, dopo essere stato ripreso, si appresta a girare per i teatri dItalia fino a marzo; con un Ferdinando Bruni che domina la scena riuscendo ad essere, come sempre, estetizzante e allo stesso tempo vero, senza Elio De Capitani impegnato in The History Boys sostituito nel ruolo di Polissene da Cristian Giammarini, e con i giovani e bravi Alejandro Bruni Ocaa e Carolina Cametti per la prima volta nei ruoli di Florizel e Perdita. Lo spettacolo inizia come dramma e finisce come commedia, seppur malinconica. Leonte, re di Sicilia, per una gelosia pi insensata e infondata di quella di Otello, perde nel giro di pochi minuti in unescalation di morti quasi comiche nel loro essere una dopo laltra la moglie Ermione, il figlio Mamillio e la figlia Perdita. Li ritrova in modo altrettanto inaspettato e rocambolesco, sedici anni dopo, quando ormai la maggior parte della sua vita passata. Gli attori si muovono rapidi fra scene bianche, minimali, astratte, formate da elementi allusivi che diventano via via sempre pi pop lorso che uccide Antigono sembra uscito, pi che dal freddo della Boemia, da uninstallazione kitsch darte contemporanea. Ladattamento di Bruni e De Capitani ha il coraggio e la forza di attualizzare e rendere viva per il pubblico dellElfo la comicit shakespeariana. Il risultato, con buona pace della filologia, convincente e non tradisce la scelta dellautore di mescolare stile alto e stile popolare, poesia e battute volgari. Certe traduzioni sono abbastanza distanti dalloriginale, certe libert sembrano quasi ispirate a canzoni di Elio e le storie tese come che rimanga ad eterno monitor ma la reazione pi che positiva di un pubblico attento e partecipe per tutta la durata dello spettacolo conferma la netta riuscita della messa in scena. In scena Al Teatro Grassi torna in scena, fino al 20 novembre, lo storico Arlecchino con la regia di Giorgio Strehler. Al Teatro Strehler fino al 27 novembre Itis Galielo di Marco Paolini. Al Teatro Manzoni Stanno suonando la nostra canzone, di Neil Simon con Gianpiero Ingrassia e Simona Samarelli. AllElfo Puccini continua, fino al 20 novembre, The History Boys, fino al 27 novembre, Senza confini, di e con Moni Ovadia e, sempre fino al 27 novembre, Boxe a Milano di e con Luigi De Crescenzo. Fino al 27 novembre al Teatro Litta Non si sa come di Luigi Pirandello, regia di Pasquale Marrazzo. Fino al 27 novembre al Teatro I Prima della pensione di Thomas Bernhard, regia di Renzo Martinelli. Fino al 22 novembre al Teatro Carcano Il berretto a Sonagli di Luigi Pirandello. Fino al 27 novembre al Teatro Franco Parenti Roman e il suo

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cucciolo, regia di Alessandro Gassman, Premio Ubu 2010 come mi-

glior spettacolo.

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I PARTITI E IL DOPO FORMIGONI http://www.youtube.com/watch?v=G1RU2iz0lHw

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