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L.B.G. PISAPIA, SON TUTTI FIGLI TUOI? Guido Martinotti MOBILIT AD ALTA TENSIONE Elisabetta Strada ANCHE I RAGAZZI VOGLIONO UNA CITT Emilio Battisti EXPO: CRONOLOGIA DI UNA DISASTROSA DERIVA Lamberto Bertol INFANZIA E ADOLESCENZA: UNA POLITICA MILANESE Rita Bramante TUTTA LA MILANO POSSIBILE: FORUM SOCIALE Maurizio Tucci OGGI SONO ADOLESCENTI I FIGLI O I GENITORI? Mario De Gaspari PER UNA PATRIMONIALE DI SINISTRA Giuseppe Ucciero LA SOLITUDINE DI PISAPIA Paolo Viola MILANO E IL DON GIOVANNI VIDEO BENELLI, POMODORO, BOERI E VERONESI AL FORUM SOCIALE
COLONNA SONORA Mina canta OGGI SONO IO di Alex Britti Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Paolo Bonaccorsi TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org
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www.arcipelagomilano.org simorici scherzi di parole come la citt metropolitana (qualcosa come il quadrupede alato o il rampicante dalto fusto) o a far coincidere il pi recente sistema insediativo (la metropoli) con il pi antico e obsoleto (la provincia) definita allorigine dal territorio che si poteva percorrere in una giornata a cavallo. Abbandoniamo questi esercizi inani da mentecatto burocrata e partiamo da un caso concreto: individuazione di un bacino funzionale della mobilit milanese e proposta di gestione della mobilit al suo interno. Occorre una seria e funzionante innovazione amministrativa. Un terzo di carattere culturale. Un impegno a tutto campo per una cultura condivisa della mobilit. Non vi dubbio che mobilit e accessibilit siano fenomeni sociologici molto importanti, che dipendono strettamente dalle strutture materiali e immateriali della societ urbana, ma, proprio per questo, lelemento culturale e simbolico (cio linsieme dei modi con cui le razionalit collettive vengono rimaneggiate e adattate alle pratiche e alle esigenze individuali), forma una ragnatela molto sottile, anche se straordinariamente appiccicaticcia: fragile nella intelaiatura ma resistentissima nei singoli segmenti. Si sente spesso dire che in ultima analisi il fattore della mobilit culturale, ma questa frase ha un contenuto valutativo che viene usato come alibi per carenze di politiche strutturali: visto che il traffico veicolare congestionato facile, troppo facile, far ricadere sulla pigrizia degli automobilisti la responsabilit delle diseconomie. peraltro verissimo che, se vogliamo risolvere il problema, dobbiamo fare anche un grande sforzo educativo in senso ampio. La mobilit fondata su veicoli individuali un sistema molto particolare di divisione sociale del lavoro, basata su un misto complesso di competizione e cooperazione. forse, giornalmente parlando, il pi grande sistema di divisione del lavoro del pianeta, con molte peculiarit, a cominciare dal fatto che i partecipanti alla divisione del lavoro non si conoscono. Tutti si muovono con il medesimo scopo (accessibilit) cio raggiungere una meta nel pi breve tempo possibile. E in questo senso un sistema competitivo, perch ogni mobile deve condividere le risorse dedicate alla mobilit (e alla accessibilit) con gli altri. Ma anche collaborativo o cooperativo, tramite le regole, scritte e non scritte, perch senza queste regole che consistono prevalentemente in regole di taking turns o precedenze. (Be courteous. We all want to get home safely! - Department of Motor Vehicles DMV, Ca, 2011). Purtroppo lasciato s il sistema tende a diventare competitivo/conflittuale: si sviluppa cos una cultura del piccolo sopruso (o della brinkmanship) in cui gran parte delle persone che vivono e lavorano in citt immersa e, per molte ore al giorno, vive e pratica un sistema di relazioni competitive (e aggressive) con gli altri, che a sua volta sviluppa un modello che si riflette anche su altre sfere della vita associata. Non sono solo riflessioni accademiche: se un tizio schiaccia il cranio di un poveraccio dopo avergli occupato il parcheggio per disabili con la sua SUV (solo uno dei molti episodi quotidiani) vuol dire che la tensione grave e diffusa. Il tutto ulteriormente complicato dalla compresenza di diversi tipi di utilizzatori del bene comune e delle loro rispettive ideologie di gruppo. I ciclisti non solo lottano individualmente (e pericolosamente) per uno spazio che gli viene quotidianamente contestato, ma hanno sviluppato una ideologia di gruppo di tipo protestatario che, a mio parere, crea ulteriori gradi di pericolo. Dobbiamo davvero imparare che sulla strada ci sono anche gli altri. E bisogna fare qualcosa per evitare che leducazione stradale si limiti a un concerto stonato di recriminazioni dei ciclisti contro tutti (compresi i pedoni), dei tassisti contro gli abusivi dei percorsi obbligati, degli automobilisti contro le due ruote che sfrecciano pericolosamente da tutte le parti e fanno il dito medio a chiunque osi dire bah, ecc. Qui pi che la normativa, che persino sovrabbondante, conta linteriorizzazione della norma. A New York o a Parigi non si pu certo dire che vi sia un traffico dolce, ma zebre e percorsi protetti sono osservati scrupolosamente. Perch a Milano no? Se i semafori rossi diventano, come diceva Eduardo de Filippo, un semplice suggerimento, il sistema non funziona perch impossibile mettere un vigile a ogni semaforo (i semafori sono stati messi proprio per sostituire i vigili). Per chiaro che linteriorizzazione del comando simbolico varia da citt a citt ed molto dipendente dai rispettivi contesti culturali. Con la conseguenza che tramite leduca-zione, con il coinvolgimento massiccio delle scuole, si possono far variare comportamenti e atteggiamenti, ma ovviamente, in casi come questo, lazione pedagogica non banale e non pu basarsi solo su generiche raccomandazioni (propaganda of the words) ma deve tradursi in impegni concreti di chi governa (propaganda of the deeds). Milano ha le risorse e le intelligenze necessarie sparse nei vari centri di studio e ricerca, universitari e non, pubblici e privati, per affrontare il problema e arrivare a proporre soluzioni di rilievo, non solo per la citt. Di solito ogni amministrazione comunale fa fare questi lavori agli amici degli amici della sua parte: eviti questa tentazione la giunta Pisapia e apra a brevissimo (due/tre mesi non di pi) un forum pubblico (un palio di intelletti) per la presentazione di proposte di ampio respiro, assegnando poi il palio al progetto o ai progetti pi convincenti, con una giuria che potrebbe anche essere largamente internazionale; una proposta che pu essere attuata rapidamente con un elevato grado di coinvolgimento. Senza una grande innovazione questa giunta innovativa, rischia di impantanarsi in un ingorgo di targhe alterne.
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ca. Questanno si deciso di allargare questa esperienza a tutta la citt. Una concreta iniziativa che mette in rete le scuole e i consigli di zona. Durante questanno scolastico ciascuna scuola elegger i propri rappresentanti che saranno insediati nel CDZRR nel prossimo settembre. Il loro compito sar di portare allattenzione del Consiglio di Zona la loro visione del territorio, attraverso proposte e iniziative che saranno accolte con delibere proprie del CdZ. Il lancio delloperazione avvenuto il 17 novembre, quando centinaia di ragazzi accompagnati da docenti e presidi, hanno presentato senza titubanza, di fronte ad Assessori, Consiglieri di Zona, Consiglieri Comunali, funzionari, presidi e insegnanti, le loro prime idee e proposte per rendere la citt a misura di bambino. Ogni scuola, con le modalit che meglio la rappresentava, ha raccontato la propria visione della citt. Chi ha inscenato un balletto, chi ha presentato dei cartelloni, chi ha proiettato delle slides, chi individuato progetti e interventi concreti, chi ha inscenato una trasmissione radiofonica, chi ha evidenziato luoghi sul territorio potenzialmente trasformabili in aree socialmente utilizzabili per i ragazzi.
Diverse e tante sono state le modalit di presentazione ma il comun denominatore della giornata stata la richiesta di avere migliorie per la comunit, non per i singoli o per le singole strutture. Semplicemente e onestamente i minori vogliono poter vivere in una citt migliore. In una citt con spazi e tempi per loro. Una citt poco inquinata, una citt dove puoi muoverti con tranquillit e dove puoi giocare. Molti hanno chiesto aree gioco o per attivit fisiche, quali la danza, gli skatepark, i campi da baseball o rugby; altri hanno chiesto a gran voce piste ciclabili, una classe ha pensato di allargare il bike sharing anche con bici per bambini. Infine una classe ha consegnato delle fotografie della propria scuola, da portare al Sindaco, con evidenziate gli interventi strutturali necessari. Il bello dei CDZRR vedere come la proposta stata accolta positivamente dalle scuole e dai bambini, vedere la partecipazione attiva dei ragazzi alla vita della comunit e del territorio di cui fanno parte; stimolarli a vivere in prima persona una cittadinanza democratica, costruttiva e partecipata, attraverso richieste concrete per migliorare il proprio territorio e renderlo a misura degli 8-14.
In attesa dellinsediamento dei primi Consiglieri, ogni Consiglio di Zona individuer tra le varie idee un progetto verde da finanziare subito per rendere concrete le promesse e il lavoro. Il nostro difficile compito ora sar di non deludere questi ragazzi ma anzi di farli crescere con speranza e fiducia, che si pu fare, che la citt ha in mente il bene comune e dei pi piccoli, che i problemi si possono risolvere, non tutti subito, ma insieme individuandone le priorit, si pu. Finalmente stato nominato un Garante dellInfanzia a livello nazionale, ora deve essere individuata una figura allinterno del Comune di Milano che diventi il responsabile dellinfanzia. Un responsabile che collabori con i vari assessorati, affinch ogni iniziativa milanese abbia sempre il punto di vista del bambino/a. E una grande responsabilit ma sono fortemente convinta che passo dopo passo si arrivi alla cima, speranzosa che diventi la cima di una citt anche a misura di bambino. *Consigliere Comunale Milano Civica - Presidente Commissione Educazione e Istruzione
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unExpo dei territori diffusa a scala regionale utilizzando le risorse gi disponibili e realizzando interventi caratterizzati da una sostenibilit in tutte le possibili declinazioni: ambientale, energetica, sociale ed economica. Il confronto con i responsabili di Expo 2015 Spa da Lucio Stanca, allora AD di Expo Spa, al commissario straordinario Letizia Moratti, al membro della Consulta Architettonica Stefano Boeri, ha prodotto come unico effetto significativo, la drastica revisione del progetto originario: il Conceptual Masterplan presentato l8 settembre del 2009, caratterizzato da un nuovo impianto insediativo basato su cardo e decumano e dalla concezione di quellorto planetario nel quale tutti gli stati partecipanti avrebbero dovuto produrre i caratteristici prodotti del loro Paese da offrire ai visitatori nella sterminata tavolata lunga un chilometro e mezzo. Il progetto andato avanti a partire dal Masterplan con alterne vicende a causa delle controversie tra Roberto Formigoni e Letizia Moratti sulle modalit di acquisizione delle aree private di propriet di Ente Fiera e di Cabassi e per la gestione e il controllo dei ritorni economici derivanti dalla loro valorizzazione. Da tale controversia, senza esclusione di colpi, risulter poi vincitore Formigoni che riuscito a imporre la soluzione dellacquisto delle aree tramite una societ a prevalente partecipazione pubblica, la Arexpo Spa. Nel frattempo, nel luglio del 2010, si verificava lavvicendamento alla direzione di Expo 2015 Spa con lallontanamento di Lucio Stanca e linsediamento di Giuseppe Sala che constatava subito le difficolt a portare avanti il progetto dellorto planetario per il rifiuto dei Paesi cui hanno proposto di partecipare alla manifestazione. E il Segretario generale del BIE Vicente Loscertales, che fino a pochi giorni prima si era sperticato in lodi per lorto planetario, non ci ha messo neppure un minuto a rinunciare al progetto della Consulta Architettonica, perch si improvvisamente accorto che gli orti non gli consentivano di fare cassa molto facilmente. Il progetto stato quindi sostanzialmente riformulato nei suoi contenuti oltre che ridimensionato nelle risorse disponibili. Per quanto riguarda i contenuti si sostanzialmente ritornati alla formula dei padiglioni pur mantenendo il modello insediativo del progetto della Consulta, con la progressiva rinuncia
agli aspetti pi qualificanti dellorto planetario, dando invece grande spazio alle tecnologie e quindi alle multinazionali del cibo, rispetto alle comunit produttive di Terra Madre di Carlin Petrini. Per quanto riguarda le risorse, basta ancora ricordare che nel dossier di candidatura, solo per la realizzazione delle opere del sito, si era ipotizzato di poter investire 3,5 miliardi, che poi tale importo si era quasi dimezzato a 1,8 miliardi in occasione della presentazione del progetto della Consulta e ulteriormente ridotto a 1,7 miliardi per attestarsi su 1,4 miliardi a seguito delle recenti amputazioni per circa 300 milioni di euro rinunciando alla realizzazione del Villaggio Expo e della Via di Terra, ridimensionando drasticamente la Via dAcqua e affinando il design delle opere di infrastrutturazione e degli edifici. E ora, come abbiamo visto, sono saltate anche le serre. La nuova amministrazione milanese ha quindi ereditato una situazione gravemente compromessa, ma si era sicuri che il nuovo sindaco volesse dare una netta sterzata e che, come aveva dichiarato pubblicamente, intendesse avvalersi dei suoi poteri di Commissario esercitando il diritto di veto per impedire la deriva che aveva nel frattempo consentito di passare dallidea di Orto Planetario, alla denominazione molto pi tecnica di Parco Agroalimentare, per approdare infine a un non meglio definito Parco Tematico, come se si trattasse di una qualunque Gardaland o Italia in miniatura. Insomma di quel luna park che vorremmo proprio evitare. Infatti il suo programma elettorale sia per le primarie che quello con il quale ha poi sconfitto la Moratti assegnava un ruolo determinante allExpo citandola pi di una ventina di volte in rapporto a differenti obiettivi di alto contenuto sociale, economico e culturale, affermando: Noi vogliamo unExpo diffusa e sostenibile, che assuma il 2015 quale scadenza entro la quale realizzare le strategie ambientali e sociali di cui Milano ha bisogno; quale opportunit per lanciare Milano nel circuito del turismo internazionale sostenibile, per dare visibilit alle imprese pi responsabili e ambientalmente innovative, per creare partnership con quelle di altri paesi. indispensabile coinvolgere le competenze concentrate nelle sette universit e nei numerosi centri di ricerca milanesi attingendo idee, commissionando progetti attraverso bandi anche riservati ai giovani e premiando
le tesi di laurea dedicate (per esempio, realizzando i progetti in esse contenuti) con un programma specifico di attrazione di visitatori attraverso iniziative culturali promosse da studenti, ricercatori, dottorandi e docenti italiani e stranieri che frequentano i nostri atenei; valorizzando la fittissima rete di rapporti di cooperazione che le universit lombarde tengono con tutti i paesi in via di sviluppo. Ma non finita qui, perch nel resto del suo programma il termine Expo viene anche citato a proposito di legalit ed etica pubblica, contrasto al lavoro nero, ed esemplarit nel comportamento amministrativo della societ controllate dal Comune inclusa Expo 2015 Spa. Ma anche quale fondamentale opportunit per assegnare alla nostra citt, il ruolo di Citt - Mondo, di cui l'incontro, del 24 ottobre scorso organizzato da Stefano Boeri con i rappresentanti delle 191 comunit straniere di Milano che si tenuto nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, in occasione dell'International Participants Meeting, ha rappresentato il primo importante appuntamento. Purtroppo la mobilitazione, nel segno della partecipazione dal basso, delle nostre comunit straniere, coincisa con la performance di Formigoni, che volato a Cernobbio con lelicottero di servizio a incontrare i delegati del Partecipants Meeting, che sono stati anche deliziati dalle scenografie da colossal cinematografico di Dante Ferretti nelle quali i velari del progetto della Consulta erano trasformati, tanto per restare in tema, in gigantesche strisce di pellicola cinematografica. E ancora, nel programma di Pisapia lExpo dovrebbe essere anche loccasione per ospitare nel 2015 la sesta Conferenza Mondiale dellONU sulle donne dopo quelle tenutesi a Citt del Messico (1975), Copenaghen (1980), Nairobi (1985), Pechino (1995) e New York (2005) e per indire una Biennale Internazionali dei Giovani e lanciare un nuovo Salone internazionale della Alimentazione, da tenersi nei padiglioni della Fiera di Rho-Pero in prossimit del Parco Agroalimentare, nel frattempo gi sparito, che lExpo ci avrebbe dovuto lasciare in eredit, accompagnato da un fuori salone, per far conoscere le culture del cibo di tutte le comunit, e promuovere il commercio e la ristorazione in tutti i quartieri. E ancora, favorire il trasferimento tecnologico in vari settori di eccel-
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lenza e in particolare in quello agroalimentare disponendo un investimento di 50 milioni di euro, istituire un Campus Verde del lavoro, assumere lExpo quale traguardo temporale per dotarsi di nuove attrezzature per laccoglienza e laccompagnamento dei turisti e favorire lapporto di idee da parte di giovani professionisti e artisti. Coordinare infine gli interventi per lExpo con le necessit dello sviluppo urbano e dellambiente con politiche di rafforzamento del verde e dei parchi di cintura e dei Navigli da Cassina de Pomm alla Darsena. Il tutto inquadrato allinterno di una sistematica pratica di partecipazione informata dei cittadini che dovrebbero avere lopportunit di conoscere e ridiscutere i progetti strategici che potranno produrre effetti stabili e a lungo termine quali in particolare quelli per lExpo e per il PGT. Tuttavia nel frattempo il progetto del sito andato avanti e, bench il progetto di Expo Diffusa, sia stato in pi occasioni citato e apprezzato da tutti gli protagonisti della vicenda, oltre che esser stato fatto proprio da Pisapia in modo molto articolato e circostanziato nel suo programma elettorale, egli non ha assunto fino a ora alcuna concreta iniziativa per renderlo operativo. Ma a complicare e rendere confusa la situazione ha contribuito il clima di emergenza dovuto ai ritardi accumulatisi prima della sua vittoria elettorale che aveva posto la data del 14 giugno quale scadenza oltre la quale appariva inevitabile la revoca della nomination per ospitare lExpo a Milano, nel caso in cui il BIE non avesse avuto la prova che i terreni del sito erano definitivamente acquisiti e che conseguentemente i lavori si potevano avviare. E mentre in quella medesima occasione la Moratti a seguito della sonora sconfitta elettorale rassegnava le sue dimissioni, Pisapia, influenzato dal quel clima di emergenza si lasciava indurre ad accettare di farsi carico degli oneri politici ed economici della partecipazione ad Arexpo Spa che Formigoni aveva nel frattempo unilateralmente costituito e a dividere con lui la nomina a Commissario straordinario dimezzato, competente solo per la realizzazione delle opere del sito e sulla base di una ripartizione di compiti e responsabilit molto squilibrati, come Boeri ha messo giustamente in evidenza. Cos la formula della futura manifestazione ritornata a essere una banale e obsoleta Expo dei padi-
glioni e anche il Parco Agroalimentare che avrebbe dovuto costituire lunico elemento ancora disponibile per la caratterizzazione spaziale e dei contenuti allinterno del sito, oltre che costituire il lascito pi significativo alla citt dopo la manifestazione, si prima trasformato in un generico e non meglio definito Parco Tematico e poi anche questo del tutto scomparso. Va ancora osservato che la scomparsa del Parco Agroalimentare dal progetto dellExpo vanifica completamente le stesse finalit del terzo Referendum Consultivo di Indirizzo che richiede che il Comune adotti tutti gli atti ed effettui tutte le azioni necessarie a garantire la conservazione integrale del Parco Agroalimentare che sar realizzato sul sito EXPO... per consentirne la futura utilizzazione pubblica dopo la manifestazione. Ci avvenuto in modo occulto negli elaborati di progetto e nei documenti tecnici allegati che ne dovrebbero certificare la rispondenza alle normative e alle verifiche di sostenibilit attraverso la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). Assolvimenti attuati con procedure formalistiche, senza vero interesse a identificare i requisiti di compatibilit degli interventi. A ci si aggiunge la preoccupazione, manifestata pubblicamente dallo stesso Pisapia, per il fatto che il primo grande appalto da 90 milioni di euro per la pulizia dei terreni stato aggiudicato con uno sconto del tutto anomalo del 47%. Ma abbiamo anche constatato che lappalto della Piastra, basamento tecnico di tutti i futuri interventi del valore di altri 90 milioni, stato ancheesso aggiudicato con lo sconto anomalo del 43%. Il che la dice lunga sui controlli che potranno essere fatti sui subappalti per evitare le infiltrazioni della criminalit organizzata. Sono invece comparsi scrupolosi riferimenti alla necessit di provvedere allo scoticamento estensivo dei terreni a causa della presunta esistenza di Ambrosia che provocherebbe manifestazioni asmatiche e altre forme di disagio a causa della diffusione dei pollini. Desta particolare preoccupazione il risalto che si d alla presenza di questo vegetale spontaneo che, se presente sui terreni lasciati a lungo incolti, comporterebbe di dover rimuovere almeno 20 cm di terreno superficiale dalle aree infestate, in osservanza di una normativa regionale per contrastarne la diffusione. Si teme infatti che questo sia soprattutto un pre-
testo per intervenire sui terreni in modo indiscriminato rendendone impossibile la futura restituzione a verde dopo l'Expo. Che la situazione di Expo 2015 sia molto critica, che essa sia stata gestita politicamente in modo inadeguato e non corrisponda alle aspettative a gli impegni che Pisapia ha assunto nel suo programma elettorale, indiscutibile e sotto gli occhi di tutti. E le incomprensioni tra il sindaco e Boeri, per quanto ricomposte, non hanno certo contribuito a migliorare la situazione. Pisapia deve dimostrare di saper prendere in mano la situazione e assumere immediatamente le decisioni che gli consentano di rispondere agli impegni con gli elettori, avviando concretamente quella Expo diffusa e sostenibile che fa parte integrante e non secondaria del suo programma elettorale. Il pericolo del fallimento si fa sempre pi consistente e le incerte le previsioni sul numero dei visitatori e la crisi economica di tipo strutturale che non si risolver certo entro il 2015, condizionano pesantemente non solo noi ma anche i Paesi partecipanti per le risorse sempre pi limitate che si avr la possibilit di investire. certo che lattuale e persistente acutizzarsi della crisi economica planetaria pone le condizioni per rinegoziare con il BIE la formula della manifestazione e sarebbe quindi opportuno proporre immediatamente di evitare gli sprechi e fare un uso pi appropriato delle poche risorse disponibili sia da parte nostra che di tutti i paesi ai quali non infatti ragionevole, chiedere di spendere milioni di euro per realizzare i propri padiglioni che dovranno poi essere smontati, per non dire demoliti, con un enorme spreco di risorse. Con la rinuncia alle serre certo che anche quel poco che rimaneva del Parco Agrolimentare, che rappresentava certamente lidea fondamentale per tentare rinnovare i contenuti dellExpo, sparito e potr ormai essere realizzato solo se verr distribuito nei territori a scala regionale, piuttosto che tentare di rimediarvi affastellandolo assieme ai padiglioni entro il sito in prossimit della Fiera di Rho-Pero. Che lExpo si riduca, per ben che vada, a una kermesse gastronomica purtroppo ormai inevitabile e lultima opportunit per salvaguardarne e promuoverne i contenuti originari proprio quello di portare avanti con determinazione un fuori expo alternativo, diffuso e sosteni-
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bile legato ai territori, che restano gli unici veri depositari delle tradizioni, delle culture materiali e dei saperi che hanno prodotto le nostre eccellenze. Ma se il sindaco Pisapia, avvalendosi della ritrovata collegialit della
giunta, non sar in grado di assumere con coraggio e determinazione le decisioni necessarie a realizzare una manifestazione che rispetti il proprio programma elettorale, lExpo, pi che diventare la grande opportunit per Milano e per il Pae-
se come egli non si stanca di ripetere, sar la tomba della nuova amministrazione. .
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Cultura della Salute Pierfrancesco Majorino - il regista di questo evento, insieme agli altri assessori con cui sta facendo squadra - illustra un ripensamento complessivo del welfare ambrosiano, che deve puntare su un nuovo protagonismo dei cittadini e su una riscrittura della mappa dei soggetti chiamati a trasformare la crisi di oggi in opportunit, a erogare servizi realmente tagliati sulla persona e sulla qualit della vita di tutti e di ciascuno. Un nuovo patto di cittadinanza per riuscire a dare non solo pi anni alla vita, ma soprattutto pi vita agli anni. Milano una citt che invecchia e che diventa sempre pi multietnica: pi impegno, quindi, da un lato a ridare dignit e a valorizzare la percentuale elevata dei giovani anziani di buona cultura, ma anche a prendere in carico con politiche innovative la corte dei grandi anziani che entrano nella cronicit. Convinte politiche di inclusione per gli oltre duecentomila nuovi italiani milanesi, una comunit operosa che d un apporto significativo alla natalit cittadina: basta osservare un carrello per il trasporto dei bambini in Mangiagalli per rendersi conto che almeno uno dei genitori dei nuovi nati proviene da decine di Paesi diversi (**). Un nuovo patto sociale per la citt e un nuovo stile dell'amministrazione e delle politiche di welfare, impron-
tato a corresponsabilit, sobriet, equit, partecipazione, reti territoriali e governo integrato della spesa pubblica. Le idee sono chiare, sul palco e in sala: i SI e i NO per il nuovo welfare vengono pronunciati da autorevoli invitati e incoraggiati dal sostegno del pubblico, in prevalenza composto da militanti del sociale, come ama definirsi Livia Turco. Con un sentimento di gioia e liberazione l'ex ministro dice un SI convinto alla relazione dell'Assessore Majorino e qualifica le politiche sociali come politiche di sviluppo, da realizzare attraverso lo strumento di patti territoriali per il benessere dei cittadini. Don Mazzi lancia un appello affinch si faccia qualcosa anche per gli adolescenti normali, non tossicodipendenti, non disabili, ma che vivono in gran parte in famiglie monoparentali ed evidenziano situazioni di disagio; e spezza una lancia anche a favore di una formazione permanente dei genitori. SI di Nando Dalla Chiesa alla lotta per la legalit e contro le mafie; da parte del vicedirettore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti NO senza mezzi termini alla povert, che uno scandalo e va combattuta con pi efficaci politiche di integrazione del reddito e di sostegno al lavoro. E Fulvio Scaparro - da sempre paladino delle politiche per l'infanzia a Milano - fa appello al co-
raggio di superare la politica ondivaga nella lotta all'inquinamento, che non riesce ancora a incidere efficacemente sulla vivibilit scadente della nostra citt. Giovani e cultura devono conquistare finalmente il primo posto dell'agenda politica anche per Moni Ovadia ed essere l'anima della lotta per una patria come luogo di giustizia sociale, perch - come diceva gi Mazzini non vi patria senza un diritto uniforme. Corale l'impegno per una nuova primavera delle politiche sociali: ora di abbattere recinti e gabbie mentali che ci condizionano e avere il coraggio di portare avanti proposte che modifichino stili di vita individuali e collettivi. In tal senso l'Assessore al Benessere, Qualit della vita, Sport e Tempo libero Chiara Bisconti ci promette una nuova Milano palestra a cielo aperto. Rita Bramante (*) S. SETTIS, Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile, Einaudi, 2010 (**) CERGAS Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale dell'Universit Bocconi http://www.cergas.unibocconi.it/wps/ wcm/connect/Centro_CERGASit/Ho me
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la figlia a desiderare di indossare i vestiti della mamma, oggi sono le mamme a cercare di entrare a tutti i costi nei jeans o nelle T-shirt delle figlie. Inevitabile conseguenza (cito i dati dellindagine 2010 che ho realizzato per la Societ Italiana di Pediatria e la Societ Italiana di Medicina dellAdolescenza sulla fascia di et 12-14 anni) che solo l11% degli adolescenti che vorrebbe apparire pi adulto della sua et afferma di adottare per ottenere lo scopo desiderato - dei comportamenti che possono in qualche modo ricondurre a una maturit di tipo adulto (leggere, ridere meno, parlare con gli adulti, essere prudente, lavorare, cucinare, mangiare in modo pi genuino), mentre il 47% (63% tra le femmine) confina la rappresentazione delladultit al look (modo di vestire, trucco, farsi crescere la barba, mettere in risalto il seno, fare un piercing). I figli si attardano nelladolescenza, spesso fin oltre i 30 anni, mentre i genitori cercano disperatamente di
rientrarci. Ma questo affollamento non giova a nessuno. Non giova agli adulti che restano sempre pi figli che genitori (complice lallungarsi della vita per cui sempre pi probabile che a cinquantanni si abbiano ancora in vita i propri genitori) e, soprattutto, non giova agli adolescenti veri che non sanno pi dove andare a cercare dei modelli di riferimento dellet adulta. O, peggio, li cercano nella virtualit televisiva o della rete. Il genitore-adolescente-amico non sia genitore che amico, ma rischia di non essere n luno n laltro. Ladolescente continuer, infatti, a identificare nel gruppo dei pari (e non nel genitore-amico) linterlocutore amicale col quale condividere le proprie esperienze, i propri problemi, i propri segreti, e stenter a trovare nel genitore che gli contende Facebook e le All Star quella controparte adulta indispensabile alla sua crescita. Famiglia debole o assente? Forse si pu essere presenti senza esserci, perch una assenza pi che tempo-
rale pu essere strutturale. Oggi, molti genitori-amici pi che esserci, danno e gli effetti sono una generazione di adolescenti fulloptional, accessoriata di ogni genere di tecnologia e di griffe che ascoltando ci che raccontano gli stessi ragazzi - ha perso anche il piacere del desiderio, spesso esaudito prima che compaia (come nel caso, frequente, del telefonino regalato prima che venisse chiesto) o il piacere della sfida per il premio (regali per la promozione riscossi a febbraio sulla fiducia). Ma nella educazione dei figli (termine fondamentale che per non piace pi) non va bene risarcire in I-Phone e I-Pad il tempo che non si riesce a dedicare loro, e quel 33% (sempre dati SIP-SIMA) di adolescenti che dice di non essere mai aiutato dai genitori nello studio non si compensa con quellatro 37% che viene quotidianamente accompagnato a scuola, in auto, da mamma o da pap.
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(proprio perch non un condono), e lutilizzo che si dovr farne. Metter mano al territorio pi che una necessit, potrebbe anche essere di stimolo alleconomia, ma abbiamo un piano senza doverci affidare ai Bertolaso e Balducci di turno? Il secondo riguarda il contesto economico-finanziario. Perch la sinistra cos restia ad affrontare il nodo vero del problema? La moneta e la finanza se ne vanno per conto loro, in un mondo di falsit, ammoniva Mattioli, e continuer a es-
sere cos, perch cos stato anche dopo il 2008, se non interviene la politica. Ci siamo disperati per la sua scomparsa, labbiamo evocata senza successo. Ma qui c allordine del giorno un tema cui solo la politica pu dare risposta, perch riguarda la visione che abbiamo del futuro e il tipo di societ che vogliamo costruire. Ci aveva provato Paul Volcker a chiedere con forza la separazione tra banca commerciale e banca daffari. Ci ha provato Mervyn King,
governatore della Banca dInghilterra. Qualche giorno fa, forse con minor convinzione ma con ancor pi responsabilit, tornata sullargomento Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale. Ho chiesto a un banchiere perch in Italia non c nessuno che si sforzi di aprire un dibattito serio su questo argomento. Mi ha risposto che tutti i grandi banchieri sono contrari. E allora la politica e la sinistra cosa ci stanno a fare?
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munit politica (Referendum? Consulte?..). Il rischio forte che la Giunta, qualsiasi giunta, sia sempre di pi autoreferenziale, dialogando anzich con la comunit politica, ossia gli eletti, i partiti e i cittadini, con le associazioni di interessi, che tanto pi sono forti e tanto pi cercano lopacit in luogo della trasparenza, e non importa qui se siano ad alta sensibilit etica o no. Insomma, con la riforma del 93 si sono disseccate le fonti del potere partitico, ma al loro posto non ne sono sgorgate altre capaci di alimentare lazione di Giunta con una trasparente rappresentazione e una efficace rappresentanza. Certo, nel caso specifico ci si dice che il gruppo Consiliare PD abbia avuto un ruolo importante
nel rappresentare a Pisapia un orientamento decisamente contrario al licenziamento di Boeri, ma basta questo a cambiare di segno al tema? Dopodich, sia chiaro, non viviamo sulla luna e ben conosciamo lestrema difficolt della situazione ereditata dal centrosinistra, come lulteriore criticit derivante dallaffrontarla con un ceto politico lontano per ventanni dalla pratica di governo. Cos come ben ricordiamo le prassi malversatorie dei partiti della prima repubblica. Forse, sulle scelte concrete, non si poteva fare altro che quanto ha fatto Pisapia, in tema di Expo o di Serravalle, ma il punto non questo, non si tratta tanto del merito di ciascuna singola decisione.
La questione essenziale lo stridore che viene dal meccanismo istituzionale che macina tutto e tutti, che certo ha espropriato i partiti della loro prepotenza, ma al tempo stesso non ha accompagnato il potere del Sindaco con la crescita di altri poteri, altri processi, altre funzioni che garantiscano, con il fluire del dibattito politico, sia il bilanciamento dei poteri che la rappresentazione dei bisogni e delle volont politiche e con queste in definitiva una autentica legittimazione delle decisioni di Giunta. Pisapia ha chiuso la questione Expo 2015 con un ukaze, Boeri lha subto, e il PD lha consentito. Ma alla fine, se la citt resta muta, anche il Sindaco solo con la sua potenza.
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cit di partecipare e di lasciarsi coinvolgere dai grandi eventi culturali, di entusiasmarsi e di mobilitarsi
per le feste dellarte senza puzze sotto il naso e senza se e senza ma, con la gioia primordiale di sen-
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www.arcipelagomilano.org ci stanno facendo tremare vene, polsi e portafoglio. Per il Museo Liebeskind credo che tu e moltissime altre valide personalit milanesi pensiate le stesse cose dette da Boeri. Addirittura, il ben modesto Consiglio di Zona 8 ha "respinto"la perorazione di un consigliere PDL - appartenente a CL perch il Museo dArte Contemporanea si faccia urgentemente. Tu vedi il vento nuovo. Io vedo un arretramento rispetto all'amministrazione Moratti. Il che tutto dire. E non solo colpa dei soldi che mancano.
Le mie opinioni non sono mai cambiate e non ne ho fatto mai mistero n in pubblico n in privato. Credo che se si in squadra la franchezza reciproca sia essenziale e le mie
RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Due magnifiche soliste
Mentre va in scena il Don Giovanni di cui difficile tacere, e dunque ne parliamo oggi in altra parte del giornale per commentarlo nella rubrica della prossima settimana abbiamo ancora nelle orecchie la bella musica che abbiamo ascoltato gioved scorso al Conservatorio, in un concerto delle Serate Musicali che ha visto protagoniste due giovani donne con un programma molto ben costruito ed eseguito, di grande godibilit. Julia Fisher, una giovanissima violinista bavarese, e Milana Chernyavska, una pianista ucraina appena meno giovane, era gi un piacere guardarle: Julia, capelli biondi cortissimi, che suona tutto a memoria; Milana, lunga chioma corvina, che suona con gli occhi incollati allo spartito. Perfettamente affiatate (vivono e lavorano tutte e due a Monaco), hanno organizzato il concerto dedicandosi nella prima parte a Mozart e a Schubert - alla piena classicit viennese - e nella seconda a Debussy e Saint-Sans, dunque a quei delicati momenti di passaggio dal romanticismo al moderno. Molto intrigante ascoltare una ventottenne eseguire due pezzi scritti da due suoi coetanei (la Sonata K. 454 in si bemolle maggiore di Mozart, nato nel 56, del 1784 mentre il Rondeau brillante opera 70 di Schubert, nato nel 97, del 1826); specialmente nel primo si sentiva latmosfera carica dellottimismo di chi si aspetta ancora molto dalla vita e guarda al futuro con fiducia. Pari dignit fra i due strumenti, lettura discorsiva senza mai darsi sulla voce, precisione e rigore senza pedanteria o rigidit, ci hanno rappresentato la quintessenza della musica limpida e cristallina della felix Austria. Ma se la morte di Mozart era ancora lontana (si fa per dire, sette anni!), quella di Schubert era molto pi vicina (sarebbe mancato solo due anni dopo) e il suo Rondeau - un po divertissement, un po virtuosistico, soprattutto brillante come da lui indicato nel titolo dellopera - lascia trapelare il sentimento di impotenza nei confronti della malattia che gi lo stava consumando. Un primo tempo dunque compatto e coerente nel disegnare unepoca e una nazione (nel senso culturale del termine, la nazione Mitteleuropea) per poi passare nel secondo tempo a unaltra nazione e alla ricerca dei segnali del nuovo mondo che stava per nascere in tuttEuropa. Una ricerca assai diversa, in Francia, da quella che contemporaneamente si svolgeva nella Germania gi patria del romanticismo. Anche la celebre Sonata n. 3 in sol minore fu scritta da Debussy due anni prima della sua morte, e anche lui era gi divorato da una terribile malattia. Ma le circostanze erano molto diverse: la bellpoque era gi un ricordo, Parigi gi subiva i bombardamenti tedeschi della prima guerra mondiale (siamo nel 1917) e Claude aveva gi cinquantaquattro anni e una fama ben consolidata. Un Debussy inusuale, quello di questa Sonata, che lotta con la tonalit cercando invano di liberarsene, che cerca una via duscita - diversa da quella tedesca - alla capitolazione dellarmonia tonale; il Pierrot Lunaire era stato scritto cinque anni prima ed eseguito nel 1916, mentre il Manuale darmonia - con il quale Schnberg crea i fondamenti della musica dodecafonica - sar pubblicato a Berlino, nella capitale della nazione nemica, nel 1921. Non si pu negare che si tratti di unopera piena di musica, molto ispirata, ricca di spunti dialettici fra i due strumenti e di momenti di vera poesia, ma a noi sembra anche perdersi in qualche superfluo virtuosismo e in una generale vaghezza; non ha lo spessore e la coerenza formale di altre opere impressioniste di Debussy e sembra rimasta a met della strada che si era prefissata di compiere. Un discorso diverso va fatto per la Sonata n. 1 in re minore di SaintSans, opera del 1885 che possiamo dire a cavallo di tutto: fra la scuola francese e quella tedesca, fra classicismo e modernit, una sorta di ponte fra Liszt e Ravel, priva di forti tensioni ma anche segno di una grande padronanza delle discipline dellarmonia e del contrappunto. Vi si sente ancora salda la lezione della sonata di Beethoven ma anche la profonda conoscenza dei corali bachiani, mentre sembra ignorare le passioni e le emozioni di Schumann, di Brahms, di Mendelssohn. Camille Saint-Sans stato una delle menti pi versatili del secolo (nasce nel 1835 e muore solo nel 1921) tanto che si occupato con grande professionalit di astronomia, geologia, archeologia, botanica, entomologia, matematica, acustica, scienze occulte, perfino delle decorazioni teatrali dell'antica Roma. Scrisse di come la scienza e l'arte possono rimpiazzare la religione e il suo ateismo pessimista anticip l'Esistenzialismo. Ebbene la
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www.arcipelagomilano.org sua prima Sonata rispecchia appieno la passione per la scienza e per la tecnica e in certo distacco dalle passioni; vagheggia il ritorno alla classicit ma non trascura una certa voglia di innovare e di sperimentare. Il risultato una musica serena, difficilmente databile e forse con scarsa identit, che si lascia ascoltare sempre con grande piacere. Tutto questo stato perfettamente compreso dalle due musiciste che si sono destreggiate con sicurezza fra Vienna e Parigi, fra classicismo e impressionismo, fra richiamo allantico e fascino del moderno, tanto che molto intelligentemente hanno scelto per il bis la dolcissima Melodie di aikowskij quasi per ricongiungere gli opposti e concludere con una sintesi piena di calore e di affetto per la musica e per il loro pubblico. Musica per una settimana Al Conservatorio: *venerd 9 per le Serate Musicali la pianista cinese Sa Chen esegue il Klavierstuck opera 119 di Brahms, la Sonata n. 21 opera 53 di Beethoven - detta Waldstein o Aurora - e, di Liszt, le Campane di Ginevra, la Ballata n. 2 e la Rapsodia Ungherese n. 12 *luned 12 ancora per le Serate Musicali il Quartetto di Tokio eseguir due Quartetti dellopera 74 (numeri 2 in fa maggiore e 3 in sol minore) di Haydn e il Quartetto in fa maggiore K. 590, una delle ultime e pi toccanti opere di Mozart *marted 13 per la Societ del Quartetto, Leonidas Kavakos ed Enrico Pace eseguiranno le Sonate n. 4, 5 e 10 (opere 23, 24 e 96) di Beethoven per violino e orchestra *mercoled 14 per la Societ dei Concerti, Pavel Berman e Vardan Mamikonian eseguono la celeberrima Sonata a Kreutzer di Beethoven (n. 9 in la maggiore opera 47) per violino e pianoforte, facendola precedere da due opere di Prokofev: le Cinque melodie opera 35 e la Sonata n. 1 in fa minore opera 80 Al teatro Dal Verme: *gioved 15 e sabato 17 lOrchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Daniele Agiman eseguir un Concerto di Natale con musiche di Rossini e di Strauss Alla Scala *domenica 11 e gioved 15, fra una replica e laltra del Don Giovanni (che replicher per ben 11 volte, sino al 14 gennaio), avremo i concerti del ciclo Beethoven e Schnberg con la Filarmonica diretta da Barenboim
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org De la Tour illumina il Natale di Milano
Terzo anno di collaborazione tra Milano, Eni e Museo del Louvre in vista delle festivit natalizie. Dopo il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci nel 2009 e la Donna allo specchio di Tiziano nel 2010, anche questanno Milano accoglie, nella sua sede pi ufficiale, un altro grande artista, francese questa volta, che fu un grande virtuoso degli effetti luministici, Georges de La Tour. A Palazzo Marino, in Sala Alessi, sono esposti ben due dipinti dellartista seicentesco, ricordato anche come il Caravaggio francese: Ladorazione dei pastori (1644 circa) e San Giuseppe falegname (1640), due tra le sue opere pi famose. Georges de La Tour occupa una posizione tutta particolare allinterno della storia dellarte. Dopo la morte del pittore, nel 1652, la sua opera cadde nel pi completo oblio. Bisogner attendere quasi tre secoli prima che gli storici riscoprano la sua figura e a poco a poco, a partire dal 1915, ne ricostruiscano lopera, la carriera, la vita. Di fatto de La Tour ebbe un grande successo in vita, apprezzato dai suoi connazionali, nominato pittore ufficiale del re di Francia, fu anche considerato, un po a torto, come un seguace di Caravaggio, proprio per gli straordinari effetti di luce che sapevano rischiarare in modo cos convincente gli interni dei suoi dipinti. Ma sono latmosfera immobile, sospesa, e quasi metafisica delle sue scene che in realt lo allontanano dal Caravaggio stesso, inventore di un realismo ben pi vivo e carnale, crudo e vitale. Resta quindi ancora da convalidare lipotesi di un suo viaggio in Italia durante il quale si sarebbe confrontato davvero con lopera del grande lombardo. Pi probabilmente lo conobbe tramite la mediazione di artisti caravaggeschi francesi che furono davvero in Italia e che portarono le novit del Merisi anche oltralpe. Protagoniste di entrambi i dipinti sono due candele: una tenuta in mano da san Giuseppe durante lAdorazione, laltra sorretta da un piccolo Ges bambino che osserva il padre intento nel suo lavoro di falegname. Una luce fisica ma non solo. La candela e il suo bagliore diventano luce psicologica che illumina il mistero della nascita di Cristo e in seguito quello della sua morte, illuminando sia il piccolo bambino avvolto in fasce, che il legno lavorato da Giuseppe, simbolo e presagio del legno della Croce. Scene intime e familiari, che tuttavia colpiscono non solo per la straordinaria resa della fiamma, quanto per la luce e le ombre che essa proietta sui volti che la circondano: sono proprio questi contrasti a donare alle due opere la loro forza emotiva e simbolica. Uno stile che rimanda immediatamente ai pittori fiamminghi e alle loro scene di interni, tradizione sicuramente nota a de La Tour, e che lo ha fatto paragonare anche, e in passato confondere, con il pi enigmatico dei pittori olandesi, Jan Vermeer. La luce di de La Tour mistero. Illumina, simbolica, a volte nascosta: nel San Giuseppe falegname la fiamma celata dalla mano ormai trasparente del Bambino, ne illumina a pieno il volto idealizzato, che ha ben poco di umano, e lo rende fulcro di un momento intimo e psicologico di grande intensit, in una scena che va oltre lattimo contingente. Lo spettatore potr cos godere di questi due dipinti in una sala allestita in modo semplice e rigoroso, in linea con le ambientazioni povere di de La Tour, e potr avere dettagli e informazioni anche grazie ai video posti in sala, con contenuti scientifici e didattici. previsto anche un ricco calendario di incontri per approfondire lopera, le tematiche e la figura di uno fra i pi misteriosi artisti del Seicento. George de La Tour - fino all8 gennaio - Palazzo Marino, Sala Alessi, Ingresso gratuito. Orari: tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30, gioved e sabato dalle 9.30 alle 22.30. Chiusure anticipate alle ore 18.00 il 7, 24 e 31 dicembre. Aperto l8 e 25 dicembre e 1 gennaio.
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www.arcipelagomilano.org Come spesso accade, i collezionisti si legarono in particolar modo ad alcuni artisti, creando un rapporto unico e speciale che permise la nascita di capolavori assoluti, quali i famosissimi Pesci rossi di Matisse, dipinto nel 1911 per ukin, che divent il patron dellartista. Con ben trentasette dipinti acquistati, ukin dedic il salone centrale della propria abitazione alle opere di Matisse, che dispose personalmente i dipinti per lamico mecenate. Ma ukin non si occup solo di Matisse. Un altro dei suoi artisti favoriti fu Picasso, del quale divenne, dopo una prima fase di incertezza, un grande sostenitore, comprando pi di cinquanta tele. Anche Ivan Morozov fu un grande collezionista, ammiratore di Cezanne e cliente affezionato di Ambrosie Vollard, mercante gallerista - soggetto spesso ritratto dallo stesso Cezanne. Di propriet Morozov fu anche lo splendido Boulevard des Capucinnes di Monet, che segn la svolta di Morozov come collezionista, e che da quel momento in poi ag tanto in grande da superare talvolta lo stesso ukin. In quindici anni riusc a raccogliere oltre duecento opere attraverso le quali possibile leggere levoluzione della pittura francese moderna. Tanti gli artisti e le opere presenti in mostra. Pregevole La ronda dei carcerati (1890) di Vincent Van Gogh, come anche Eiaha Ohipa (Tahitiani in una stanza. Non lavorare!), 1896, di Gauguin, dal gusto esotico e misterioso; le sempre grandiose Ninfee bianche di Monet, Le riva della Marna. (Il ponte sulla Marna a Creteil) di Cezanne, e la Radura nel bosco a Fontainebleau di Sisley. Ma il percorso non si esaurisce qui, proseguendo anzi in una panoramica esaustiva dellevoluzione dellarte di inizio Novecento. Oltre ai gi citati Pesci Rossi di Matisse, da segnalare sicuramente sono il Ritratto di Ambroise Vollard (1910) di Picasso; la Veduta del ponte di Svres, 1908, di Henri Rousseau detto il Doganiere e La vecchia citt di Cagnes (Il castello), 1910, di Derain. Unoccasione unica per vedere grandi capolavori da uno dei principali musei russi, nella cornice dei grandiosi capolavori dellarte del passato conservati a Brera.
Brera incontra il Pukin. Collezionismo russo tra Renoir e Matisse - Biglietto solo Pinacoteca: 6,00 Intero, 3,00 Ridotto - Biglietto Pinacoteca + Mostra: 12,00 Intero, 9,00 Ridotto - Orario di apertura: h 8.30-19.15 dal marted alla domenica
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www.arcipelagomilano.org spitanti, 250 le opere esposte, 15 mila i metri quadrati, tra architetture museali e contesti urbani, usati per contenere ed esporre le spesso monumentali opere darte. Loperazione ha delleccezionale, mettendo insieme direttori, esperti, studiosi e musei, che si sono trovati daccordo nel creare e ospitare una rassegna che testimoni la storia del movimento nato nel 1967 grazie agli artisti Alighiero Boetti, Mario e Marisa Merz, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Giulio Paolini e tanti altri. Un movimento che deve la sua definizione proprio al curatore e al creatore di questa impresa, Germano Celant, che us il termine per la prima volta in occasione di una mostra genovese di quel anno, volendo definire una tendenza molto libera, in cui gli artisti lasciavano esprimere i materiali e le materie (acqua, fuoco, tele, pietre ecc.), non controllati esteticamente o plasticamente, ma anzi usati per esprimere energie e mutamenti interni ad essi. Cos ecco lanciata la sfida, raccontare la storia di questo movimento, prontamente raccolta da alcune delle istituzioni museali pi importanti dItalia: Triennale Milano e il Castelli di Rivoli Museo dArte Contemporanea, veri promotori, la Galleria Nazionale dArte Moderna di Roma, la GAMeC di Bergamo, il MADRE di Napoli, il MAMbo di Bologna, il MAXXI di Roma e il Teatro Margherita di Bari. Ogni sede ospita un pezzo di storia del movimento, che in una visione dinsieme, permetteranno al visitatore-pellegrino di ricomporre e afferrare ogni aspetto dellarte dagli anni 60 ad oggi. In particolare presso la Triennale, sede cardine dellevento, si potr avere una bella visione dinsieme grazie ad Arte Povera 2011, rassegna antologica sul movimento, che in uno spazio di circa 3000 metri quadrati, raccoglie oltre 60 opere, per testimoniare levoluzione del percorso artistico fino al 2011, grazie alla collaborazione di musei, artisti, archivi privati e fondazioni. La prima parte si sviluppa al piano terra, ed dedicata alle opere storiche degli artisti, realizzate tra 1967 e 1975, e che ne segnano in qualche modo il loro esordio nel mondo dellarte: i cumuli di pietra e tele di Kounellis; gli intrecci al neon di Mario Mez; gli immancabili specchi di Pistoletto; i fragili fili di nylon e le foglie secche nelle opere di Marisa Merz; le scritte in piombo e ghiaccio di Pier Paolo Calzolari; e tanti altri. Al secondo piano, nei grandi spazi aperti, in un percorso fluido e spazioso, sono documentate le opere realizzate dagli artisti tra 1975 e 2011, in un continuo e contemporaneo dialogo tra loro. Nei 150 anni dellUnit dItalia, una grande operazione museale ed espositiva che riunisce artisti, musei e grandi nomi, in unoperazione nazionale che rende giustizia, e ne tira idealmente le somme, di un movimento, italianissimo, e tuttora vivente.
Mario Merz Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case?, 1994
Arte Povera 1967 2011-fino al 29 gennaio - Triennale di Milano - Ingresso 8,00/6,50/5,50 - Orari:marted-domenica 10.30-20.30, gioved e venerd 10.30-23.00 Le altre sedi: *24 settembre 26 dicembre 2011, MAMbo Museo dArte Moderna di Bologna, Bologna Arte Povera 1968 *7 ottobre 2011 8 gennaio 2012, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma Omaggio allArte Povera *9 ottobre 2011 19 febbraio 2012 Castello di Rivoli Museo dArte Contemporanea, Rivoli Arte Povera International *25 ottobre 2011 29 gennaio 2012, Triennale di Milano, Milano Arte Povera 1967-2011 *novembre 2011 - aprile 2012, GAMeC Galleria dArte Moderna e Contemporanea di Bergamo Arte Povera in citt *11 novembre 2011 - aprile 2012, MADRE - Museo dArte contemporanea Donnaregina, Napoli Arte Povera pi Azioni Povere 1968 *7 dicembre 2011 4 marzo 2012, Galleria nazionale darte moderna, Roma Arte Povera alla GNAM *15 dicembre 2011 11 marzo 2012, Teatro Margherita, Bari Arte Povera in teatro
Palazzo Reale presenta, per la prima volta a Milano, un protagonista indiscusso dellarte pittorica, colui che traghetter simbolicamente la pittura dallImpressionismo al Cubismo; colui che fu maestro e ispiratore per generazioni di artisti: va in scena Paul Cezanne. Sono una quarantina i dipinti esposti, con un taglio inedito e particolare, dovuto a vicende alterne che hanno accompagnato fin dallorigine la nascita di questa grande esposizione, intitolata Czanne e les atliers du midi. E appunto da questo titolo che tutto prende forma. Lespressione ateliers du midi fu coniata da Vincent Van Gogh, il cui progetto ero quello di creare una comunit di artisti riuniti in Provenza, una sorta di novella bottega, in cui tutti avrebbero lavorato in armonia. Un progetto che, come noto, non port mai a termine, ma dal quale Rudy Chiappini e Denis Coutagne, curatori della mostra, hanno preso spunto per deli-
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www.arcipelagomilano.org proprio il direttore del museo e il pronipote dellartista, Philippe Cezanne. Con un allestimento semplice ma accattivante, merito anche dei grandi spazi, il visitatore potr scoprire i primi e poco noti lavori del maestro francese, le opere murali realizzate per la casa paterna e i primi dipinti e disegni ispirati agli artisti amati, come Roubens, Delacroix e Courbet. Dal 1870 Cezanne trascorrer sempre pi tempo tra Parigi, in compagnia dellamico di scuola Emile Zola, e la Provenza. Nascono quindi inediti soggetti narrativi, usando lo stile en plein air suggeritogli da Pissarro. Si schiariscono i colori e le forme sono pi morbide: ecco le Bagnanti, ritratte davanti allamata montagnafeticcio Sainte Victorie. Stabilitosi quasi definitivamente in Provenza, eccolo licenziare alcuni dei suoi paesaggi pi straordinari, con pini, boschi e angoli nascosti, tra cui spiccano quelli riguardanti le cave di marmo di Bibemus, luogo amato e allo stesso tempo temuto da Cezanne, che vedeva nella natura il soggetto supremo, il principio dellordine, ma che al tempo stesso poteva essere anche nemica e minaccia. Capolavori della sua arte sono anche i ritratti, dipinti in maniera particolare e insolita. Sono ritratti di amici e paesani, di gente comune che Cezanne fissa su tela senza giudicare n esprimere pareri, figure immobili ed eterne, come le sue nature morte. E sono proprio queste le composizioni pi mature, tra cui spicca per bellezza Il tavolo di cucina - Natura morta con cesta, (1888-1890), dalle prospettive e dai piani impossibili, con una visione lontanissima dalla realt e dal realismo imitativo, con oggetti ispirati s da oggetti reali, tra cui le famosissime mele, ma reinventati in chiave personale. Una mostra dunque densa di spunti per comprendere lopera del pittore di Aix, complementare alla mostra del Muse du Luxembourg di Parigi, intitolata Cezanne et Paris, che indagher invece gli anni parigini e approfondir il rapporto tra Cezanne, gli Impressionisti e i post Impressionisti. Czanne e les atliers du midi. Fino al 26 febbraio, Palazzo Reale. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. sab. 9.30-22.30. Costi: intero euro 9, ridotto euro 7,50.
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www.arcipelagomilano.org per Beatrice dEste, opera del poeta Gasparo Visconti, con legatura smaltata che ripropone fiammelle ardenti e un groppo amoroso, il nodo che tiene uniti i due amanti, raffigurazione illustrata di un sonetto del canzoniere. Anche Leonardo gioca la sua parte, indirettamente, in questa mostra. Il maestro si occup infatti anche di smalti, perle, borsette e cinture, che alcuni suoi allievi seguirono nelle indicazioni, come ci mostrano lanconetta con la Vergine delle rocce del museo Correr o la Pace proveniente da Lodi. Insomma un panorama vario e ricco che mostra tutto il lusso e la raffinatezza di una delle corti pi potenti dEuropa.
Oro dai Visconti agli Sforza. Fino al 29 gennaio - Museo Diocesano. Corso di Porta Ticinese 95. Orari: tutti i giorni ore 10-18, chiuso luned. Costo: 8 intero, 5 ridotto, marted 4 .
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presentate in Italia per la prima volta. Opere di grande impatto s, ma dal significato non subito comprensibile. Kapoor un artista che si muove attraverso lo spazio e la materia, in una continua sperimentazione e compenetrazione tra i due, interagendo con lambiente circostante per cercare di generare sensazioni, spaesamenti percettivi, che porteranno a ognuno, diversi, magari insospettabili significati, come spiega lartista stesso. Ecco perch non tutto lineare, come si pu capire guardando le sculture in acciaio C-Curve (2007), Non Object (Door) 2008, Non Object (Plane) del 2010, ed altre che provocano nello spettatore una percezione alterata dello spazio. Figure capovolte, deformate, modificate a seconda della prospettiva da cui si guarda, un forte senso di straniamento che porta quasi a perdere l'equilibrio. Queste solo alcune delle sensazioni che lo spettatore, a seconda dellet e della sensibilit, potrebbe provare da-
vanti a questi enormi specchi metallici. Ma non c solo il metallo tra i materiali di Kapoor. Al centro della Rotonda troneggia lenorme My Red Homeland, 2003, monumentale installazione formata da cera rossa (il famoso rosso Kapoor), disposta in un immenso contenitore circolare e composta da un braccio metallico connesso a un motore idraulico che gira sopra un asse centrale, spingendo e schiacciando la cera, in un lentissimo e silenzioso scambio tra creazione e distruzione. Unopera, come spiegano i curatori, che non potrebbe esistere senza la presenza indissolubile della cera e del braccio metallico, in una sorta di positivo e negativo (il braccio che buca la cera), e di cui la mente dello spettatore comunque in grado di ricostruirne la totalit originaria. Il lavoro di Kapoor parte sempre da una spiritualit tutta indiana che si caratterizza per una tensione mistica verso la leggerezza e il vuoto, verso limmaterialit, intesi come
luoghi primari della creazione. Ecco perch gli altri due interessanti appuntamenti hanno sempre a che fare con queste tematiche: Dirty Corner, presso la Fabbrica del Vapore, un immenso tunnel in acciaio di 60 metri e alto 8, allinterno dei quali i visitatori potranno entrare, e Ascension, esposta nella Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia, in occasione della 54 Biennale di Venezia. Opera gi proposta in Brasile e a Pechino ma che per loccasione prende nuovo significato. Uninstallazione site-specific che materializza una colonna di fumo da una base circolare posta in corrispondenza dellincrocio fra transetto e navata della maestosa Basilica e che sale fino alla cupola. Anish Kapoor - Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4 fino all12 gennaio 2012 Orari: lun 14.30 19.30. Mar-dom 9.30-19.30. Giov e sab 9.30-22.30. Costi: 6 per ciascuna sede, 10 per entrambe le sedi.
LIBRI questa rubrica a cura di Paolo Bonaccorsi rubriche@arcipelagomilano.org Il peccato di Adamo ed Eva
di Antonello Gerbi a cura di Sandro Gerbi Adelphi 2011, pp.275
Adelphi ha di recente riproposto, nella sua Collana dei Cristalli curvi (I Peradam), un piccolo gioiello della storiografia delle idee, dato alle stampe nel 1933 da Antonello Gerbi, per i tipi di Laterza. Il Peccato di Adamo ed Eva ripercorre le vicende, ambigue, paradossali e piene di contrasti, di quella interpretazione del terzo capitolo della Genesi, secondo la quale il frutto che Dio proib ad Adamo sarebbe stato il godimento di Eva e il peccato del progenitore, quindi, sarebbe consistito sostanzialmente nel desiderare e possedere la compagna datagli da Dio, con la conseguente dannazione del genere umano secondo talune esegesi. Argomento incandescente e di faglia, dibattuto con asprezza per secoli, largamente accolto nella coscienza comune, confermato con allusioni innumerevoli nelle arti figurative e nella letteratura, ma rifiutato con sdegno da teologi e storici della teologia, antichi e moderni, cattolici e riformati, per i quali il riserbo e l'a-
natema furono costanti, uniformi, e perpetui. L'immenso materiale e le testimonianze pi varie - da Clemente Alessandrino a Montaigne, da San Zenone da Verona a Kant, dal libertino Beverland ad Hegel, da Agostino di Ippona a Milton e Novalis compongono un quadro affascinante con dettagli imprevedibili, che Antonello Gerbi ha lasciato, per cos dire, aperto, non considerando mai conclusa la sua opera, che ha continuato ad approfondire e ad arricchire nei quaranta anni successivi alla prima edizione del Peccato, fino alla sua morte avvenuta nel 1976. Va dato atto e merito al figlio Sandro, storico e giornalista, aver riordinato quel materiale curando questa nuova ampia edizione ed arricchendola con una sorta di postfazione critica, resa ancora pi preziosa dalla pubblicazione di documenti, in gran parte inediti, scambiati dal padre con Raffaele Mattioli, Mario Praz, Alberto Pincherle, Piero
Treves, e altri protagonisti della cultura del '900. Ma il fascino del testo non risiede soltanto nel caleidoscopio delle citazioni e nella fulmineit dei rimandi culturali, che lasciano a volte il lettore senza fiato. Il significato pi intenso delle diverse letture del Peccato Originale colto da Gerbi quando esso diviene reagente che indica le svolte epocali della cultura occidentale. Come quando Kant, temperando l'ottimismo e l'impazienza degli illuministi, mostra quanto combattuto e interrotto da cadute e da cacciate dal Paradiso, sia quel progresso che essi favoleggiavano tutto facile e rettilineo. L'individuo, punito da Dio, riconosce se stesso nella sua storia e nel Primo Peccato venera il suo primo passo verso la propria elevazione. Al comando accettato, subentra la volont libera. Il figlio obbediente del Signore, trasformato dal Peccato in Homo sapiens, che solo sulla Terra, solo con i suoi simili, a guadagnarsi il sostentamento con la sua
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telletto.
Servo di scena
CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Gloria e vita alla nuova carne!
Lo schermo televisivo, ormai, il vero unico occhio della mente umana, dice il Dottor OBlivion in Videodrome [David Cronenberg, 1983]. Cronenberg, quasi trentanni fa, azzard una profonda (e ancora attuale) riflessione sul mondo massmediale con il quale ci confrontiamo quotidianamente. Il regista canadese riflette sullintossicazione iconica derivata dal consumo di immagini televisive e sulle modificazioni
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www.arcipelagomilano.org fisiche e antropologiche che la diffusione della TV sta apportando allapparato percettivo umano [Gianni Canova, 1992, p.54]. Un allarmante preambolo di come la societ umana, nellepoca del dominio della televisione, sia ormai mutata in un essere programmabile come un videoregistratore. Molti spunti di pensiero offerti da Videodrome e dalla filmografia di Cronenberg in generale li ritrovo parecchio aderenti alla societ italiana di oggi. Osservando il botteghino, specialmente nel periodo natalizio, evidente come il gusto degli spettatori sia ferocemente condizionato dai modi e dai tempi dettati dalla televisione. I cinepanettoni aprono la controversia infinita tra il successo di pubblico e le bastonate della critica, ma non sono gli unici esemplari di film contaminati da quel segnale Videodrome - per riprendere Cronenberg che porta il cinema a una mutazione televisiva. Infatti, tra i campioni dincassi dellultima stagione troviamo Che bella giornata [Gennaro Nunziante, Italia, 2011, 97] con protagonista Checco Zalone e, pi recente, I soliti idioti [Enrico Lando, Italia, 2011] derivato dal programma comico di grande successo di MTV. Per Zalone i tromboni dei critici hanno suonato (molti, ma non tutti) inni di gloria, accostandone la comicit addirittura a quella di Sua Maest Tot; I soliti idioti, invece, sono stati trafitti dalle penne inferocite della stessa critica che, ogni anno, ferisce lorgoglio dei Boldi e dei De Sica. In difesa, Ezio Greggio: c una puzza sotto il naso tra i critici italiani assolutamente inopportuna, dice vantandosi del successo di Box Office 3D che ha fatto gli stessi incassi di Carnage di Roman Polanski. Greggio sottolinea anche come TV e cinema ormai dialogano molto bene. Eccola qui, allora, la chiave di tutto: quel dialogo tra piccolo e grande schermo che, pi che dialogo pare mutazione. Il successo della televisione esplode e si propaga e, alla ricerca disperata dei grandi numeri, si impossessa del cinema. Fu il palco di Zelig a battezzare la comicit di Checco Zalone: sketch televisivo rassicurante che, al cinema, si traveste da commedia. Rassicurante la ripetizione continua e stereotipata, consolatoria come la sicurezza che si ha acquistando un panino da McDolands. Replica infinita come le gag solite e idiote che fanno del tormentone (se volgare, meglio ancora) unarma micidiale. Ma il Cinema un viaggio allinterno di mondi inventati; una menzogna bella che obbliga a riflettere e dubitare. La televisione una bugia rassicurante. E, secondo Gianni Amelio, la distanza tra menzogna e bugia abissale: se la bugia spesso meschina, la menzogna pu essere grandiosa, richiede abilit e ingegno in chi la costruisce. Nella vita la menzogna unarte, nellarte vita. Si pu dire che sia lessenza del cinema (). Nel patto con chi guarda e ascolta, la menzogna non solo lecita ma dovuta. [Un film che si chiama desiderio, p.321]. Il segnale Videodrome diffuso ormai, ne dimostrazione il botteghino che si gonfia quando la televisione ruba lo schermo al cinema. Lo spettatore , in realt, un telespettatore travestito da spettatore. Per Woody Allen assolutamente evidente che larte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla televisione. Proprio questa ispirazione catartica tratta dalla televisione, allora, condizione sufficiente per comprendere il successo di pubblico di alcuni film. Se lOBlivion di Videodrome sentenzia che la televisione la realt, e la realt meno della televisione, noi spettatori umili ci consoliamo con la menzogna del Cinema. Quello vero. Paolo Schipani
di Woody Allen [USA, Spagna, 2011, 94] con Marion Cotillard, Owen Wilson, Rachel McAdams, Michael Sheen
Jean Giraudoux ha detto che Parigi il luogo al mondo dove si pi pensato, pi parlato, pi scritto. Gil Pender (Owen Wilson), protagonista di Midnight in Paris, ultima opera cinematografica di Woody Allen, non pu che condividere il suo pensiero. Tu in quale epoca avresti preferito vivere Don Chisciotte? gli domanda provocatoriamente Paul (Michael Sheen), professore americano pedante e saccente. A Parigi negli anni '20 sotto la pioggia. Gli risponde istintivamente Inez (Rachel McAdams) per rimarcare l'inguaribile nostalgia del fidanzato per un periodo ormai scomparso. N Paul, n Inez e la sua famiglia alto-borghese condividono l'amore di Gil per Parigi. Il giovane sceneggiatore non si innamorato solo della bellezza degli edifici e dell'armonia dei tetti, ma, soprattutto, della potenza evocativa dei luoghi che nel periodo tra le due guerre mondiali hanno ospitato artisti di tutte le epoche, come Hemingway, Zelda e Scott Fitzgerald, Picasso, Cole Porter, Dal, Bunuel e molti altri. Quale pretesto migliore delle fantasie di un aspirante scrittore per permettere al regista di dar vita a un'epoca da sogno? Al primo rintocco della mezzanotte, una gialla ed elegante Peugeot, come la carrozza di una fiaba, si ferma lentamente davanti ai gradini della chiesa in cui Gil aspetta pensosamente. Questa inusuale macchina del tempo realizza il sogno del protagonista: essere catapultato nella adorata Parigi degli anni '20. Woody Allen riesce a mettere in scena qualcosa di magico. I colori antichi e sfumati sono segnali di una dimensione solo apparentemente onirica. Gil Pender per materialmente immerso in questa atmosfera prodigiosa dove lo attendono tutti i suoi modelli letterari e artistici, fino a quel momento solo letti o immaginati. L'aria spaesata del giovane sceneggiatore lascia lentamente spazio a un'attonita ma euforica consapevolezza. Le chiacchierate nei caff con Hemingway, i balli sulle note di Cole Porter, le revisioni del suo manoscritto da parte di Geltrude Stein diventano presto un'abitudine quotidiana; Gil riesce, per, a non perdere quella sua spontanea devozione che lo rende cos naturale ai nostri occhi. La genialit e lesperienza hanno permesso al regista di trasformare in immagini una sceneggiatura brillante e poetica, nella quale ogni dettaglio curato minuziosamente per rendere indimenticabile questa fantasiosa intrusione nel passato, tanto per Gil Pender quanto per noi spettatori. Solo gli scemi lasciano Parigi ha scritto Ernest Hemingway in Fiesta. Gil Pender sembra pensare alle parole del suo maestro mentre cammina sotto le gocce di pioggia della sua nuova e incantevole citt. Marco Santarpia In sala a Milano: Colosseo, Eliseo, The Space Cinema Odeon, UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Cer-
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sala.
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