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ON. LE PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI TARANTO ESPOSTO Il sottoscritto dr.

Ippazio Stefno, in qualit di sindaco della citt di Taranto, espone a questo Ufficio fatti riguardanti il territorio del Comune dallo stesso amministrato, che hanno suscitato grande allarme nella cittadinanza, e che ritiene necessario vengano fatti oggetto di attenta indagine da parte di questa Autorit giudiziaria. 1) I fatti La situazione che vogliamo sottoporre allattenzione di questa ecc.llma Procura della Repubblica ha ad oggetto la drammatica incidenza di patologie oncologiche tra la popolazione residente nellarea della Provincia, e soprattutto del Comune di Taranto, incidenza del tutto anomala rispetto a quella che si riscontra in Province o Regioni limitrofe. Tale realt da lungo tempo data per nota da parte dellopinione pubblica, e ragione di enorme allarme per tutta la cittadinanza ha ormai trovato definitivo riscontro scientifico in una pluralit di pubblicazioni in argomento. 1.1) Gli studi epidemiologici del 2007 Per quanto riguarda gli studi meno recenti , due ci paiono i contributi pi significativi, di cui utile esporre sinteticamente i risultati. Il primo, del 2007, un documento del Registro Tumori Jonico Salentino (doc. 1), che propone unanalitica ricostruzione dei tassi di incidenza delle diverse forme tumorali nei territori di pertinenza. Per quanto riguarda la provincia di Taranto, il lavoro di raccolta dei casi, relativo al triennio 1999-2001, stato condotto analizzando ben 40.460 schede di dimissione ospedaliera nel triennio, e circa 4460 schede di morte per ciascun anno, per un numero di casi incidenti lanno pari a circa 2500. Le conclusioni di tale studio sono molto chiare, e ci pare utile riportarne ampie citazioni letterali: I dati di incidenza per il triennio 1999-2001 ribadiscono la presenza di una condizione specificamente preoccupante a carico della cosiddetta area a rischio e, in particolare, del comune di Taranto. In questultimo, infatti, per il sesso maschile, il tasso standardizzato di incidenza dei tumori della cavit orale, del rinofaringe, del fegato, dellapparato respiratorio nel suo complesso, di trachea, bronchi e polmoni, della pleura, dei tessuti molli e dei linfomi di Hodgkin sistematicamente superiore al dato nazionale, nonch a quello osservato non solo nel resto della provincia di Taranto ma anche nellarea a rischio (andamento analogo si rileva per tasso del tumore della vescica, dei reni e della prostata che per non supera quello nazionale). In particolare, laumento del tasso di tutti i tumori, dei tumori dellapparato respiratorio e del polmone raggiunge la significativit statistica nel confronto con lanalogo tasso provinciale e per la pleura anche nel confronto con il tasso dellarea a rischio (p. 38). Gli eccessi evidenziati per entit e tipologia delle malattie interessate suggeriscono un ruolo importante di pregresse esposizioni a fattori di rischio di natura professionale ed ambientale nella definizione della situazione epidemiologica fin qui descritta, anche in considerazione del fatto che si presentano prevalentemente a carico del sesso maschile. Come noto, dopo labitudine al fumo di sigaretta, i pi importanti fattori di rischio per tumore polmonare sono le esposizioni a inquinanti

chimici di origine industriale, come gli idrocarburi policiclici aromatici, che originano, tra laltro, da processi di combustione come quelli che si realizzano negli insediamenti industriali presenti nelle aree a rischio. Lo stesso discorso vale per il tumore alla vescica, ma ancora pi incontestabile lassociazione tra mesotelioma pleurico ed esposizione allamianto. Il mesotelioma infatti una rarissima neoplasia della pleura, praticamente assente nella popolazione generale, la cui comparsa si configura come evento sentinella, e comporta lattuazione di misure preventive su tutti coloro i quali hanno condiviso la medesima esposizione. E facilmente presumibile, ed in alcuni casi, dimostrato, che lamianto sia stato ampiamente utilizzato in passato nelle aree produttive dei territori in studio. Anche per il linfoma non Hodgkin, in eccesso rispetto al dato nazionale nel sesso maschile a Taranto, che mostra un chiaro gradiente comune area a rischio provincia in entrambi i sessi, sia a Brindisi che a Taranto, possibile individuare, oltre a fattori di rischio individuale, possibili fattori di rischio ambientale rappresentati, tra gli altri, dalle diossine e dei polriclorobifenili, presenti come additivi in vernici e pesticidi emessi nellaria da industrie quali inceneritori, cementifici e impianti di agglomerazione come quello operante nello stabilimento siderurgico (p. 44-45). Il secondo lavoro sul quale vogliamo ora richiamare lattenzione una pubblicazione del 2007, avente sempre ad oggetto la mortalit per tumore in Puglia, e specificamente nella Provincia e nel Comune di Taranto (doc. 2). Lasciando ancora la parola agli autori, scopo di questo lavoro stato quello di effettuare unanalisi dei tassi di mortalit, nel quinquennio 2000-2004, per valutare eventuali scostamenti dallatteso dei tassi per tutti i tumori maligni e per i tumori maligni organo-specifici nelle cinque Province della Regione Puglia e nei cinque Comuni Capoluogo di Provincia. Per la provincia di Taranto, che con lemanazione del DPR 196/98 stata inclusa ufficialmente come Area ad elevato rischio ambientale, stata effettuata unanalisi spaziale attraverso laggregazione dei Comuni in quattro aree concentriche disposte a corona intorno al polo industriale dei comuni di Taranto e Statte (p. 1) . Uno studio, dunque, dedicato allincidenza dei tumori in Puglia, che ed il dato ci pare significativo individua come specifico oggetto di analisi le zone adiacenti al polo industriale, di cui si vuole valutare leffettivo legame con lincidenza delle patologie tumorali. Le conclusioni in ordine alla situazione del Comune di Taranto sono esattamente le stesse cui era giunto lo studio citato sopra: va notato che dei 15 tumori maligni che presentano un eccesso di mortalit nella Provincia di Taranto, 11 lo fanno registrare nel gruppo di Comuni a ridosso del polo industriale. Inoltre, ad esclusione delle leucemie, tutti i tumori maligni dovuti a probabile esposizione professionale, mostrano eccessi di mortalit nellarea del Comune Capoluogo di Provincia (p. 9). Se identiche sono le conclusioni, identici sono anche gli auspici con cui si concludono i due studi presi in esame. Per il primo, la situazione descritta configura criticit consistenti che richiedono attenzione e interventi straordinari da parte delle autorit competenti. E opportuno infatti specificare che queste considerazioni sono fondate su indagini di epidemiologia descrittiva, che non tengono conto di informazioni a livello individuale e devono pertanto essere utilizzati per la generazione di ipotesi che vanno successivamente verificate con studi ad hoc di epidemiologia analitica, in grado di fornire indicazioni per la valutazione del nesso causale tra esposizione lavorativa/ambientale e patologia. Per lesecuzione di tali studi, che devono essere corredati da accurate valutazioni dellesposizione a inquinanti, indispensabile ottenere la massima integrazione delle competenze e la pi ampia collaborazione tra le istituzioni ed i portatori di interesse (p. 45). Pi sintetiche, ma dello stesso tenore, le raccomandazioni del secondo studio: Risulta, pertanto, importante indagare i determinanti dellesposizione professionale, per definire le responsabilit legate alla presenza sul territorio della Provincia di Taranto di uno dei poli industriali

pi grandi dEuropa. Unultima considerazione legata alla necessit di condurre adeguati approfondimenti epidemiologici sullincidenza dei tumori esaminati, essendo i dati di mortalit riferiti ad esposizioni avvenute molti anni prima del decesso dellindividuo (p. 9). 1.2) Lo studio del 2009 Ulteriore conferma di tali evidenze viene, infine, da una recente rielaborazione statistica dei dati relativi al triennio 1999-2001, pubblicata su una delle pi importanti riviste nazionali di epidemiologia (doc. 3), di cui ci pare utile riportare integralmente le conclusioni: I risultati globalmente confermano le criticit osservate nella parte iniziale del lavoro, ma offrono altres ulteriori spunti di riflessione. In particolare, dal momento che sono stati confermati nel sesso maschile gli eccessi per il tumore del polmone, della vescica e della pleura nellarea di Taranto, verosimile ipotizzare che le esposizioni professionali che si realizzano nellarea industriale abbiano un ruolo rilevante. Come noto, dopo labitudine al fumo di sigaretta, i pi importanti fattori di rischio per tumore polmonare sono le esposizioni a inquinanti chimici di origine industriale, come gli idrocarburi policiclici aromatici, che originano, tra laltro, da processi di combustione come quelli che si determinano nella cokeria dello stabilimento ILVA di Taranto. Lo stesso discorso vale per il tumore alla vescica, ma ancora pi incontestabile lassociazione tra mesotelioma pleurico ed esposizione allamianto. Nella citt di Taranto, oltre ai vasti insediamenti industriali dove facilmente presumibile che lamianto sia stato ampiamente utilizzato in passato, si trovano i cantieri navali, siti in cui lesposizione ad amianto stata ben documentata. Per quanto riguarda il linfoma non Hodgkin, in eccesso in entrambi i sessi, appare verosimile chiamare in causa le imponenti emissioni di diossine che originano dallimpianto di agglomerazione dello stabilimento siderurgico, responsabile nel 2005 sulla base delle dichiarazioni della stessa azienda del 93% delle emissioni globali in Italia di questi inquinanti e oggetto nel 2007 di una campagna di rilevazioni di parte di ARPA Puglia che ha evidenziato valori largamente pi elevati degli standard adottati a livello europeo. Pi complicata appare linterpretazione degli eccessi, sia negli uomini sia nelle donne, del tumore dellencefalo registrati in un comune a nord di Taranto e confermati anche dopo aver considerato lindice di deprivazione socio-economico. Le prove riportate in letteratura circa lassociazione con fattori di rischio ambientali e occupazionali e che riguardano pesticidi impiegati in agricoltura, formaldeide, cloruro di vinile monomero, campi elettrici e magnetici a bassa e/o alta frequenza non sono conclusive. Tali risultati sono senzaltro meritevoli di specifico approfondimento soprattutto in relazione ai diversi isotipi rilevati (p. 42-44). 2) Il significato dellevidenza epidemiologica I dati posti in evidenza da tali studi sono di estrema gravit, e forniscono di base scientifica una sensazione che ormai da anni pervasivamente diffusa nellopinione pubblica tarantina, ed stata pi volte posta in rilievo anche da mezzi di informazione di rilievo nazionale: per gli abitanti di Taranto, e specie per chi risiede in certi quartieri a ridosso dellarea industriale, molto pi alta la probabilit di ammalarsi di tumore rispetto agli abitanti di Province o Regioni anche limitrofe. Il comune sentire per cui in alcune aree del comune di Taranto si muore di pi di tumore si tradotto dunque nel dato epidemiologico posto in evidenza da tali studi, che attestano un aumento dellincidenza di numerose patologie oncologiche non solo e non tanto tra i lavoratori del polo industriale, ma pi in generale tra la popolazione residente in quartieri particolarmente esposti al contatto ambientale con le sostanze tossiche immesse nellatmosfera dai processi industriali. Assumiamo ora come affidabili le ricerche di cui abbiamo riferito sopra: affidabilit che del resto legittimo presumere in considerazione tanto della qualifica dei loro autori (membri di organismi istituzionalmente deputati ad accertare tali fenomeni), quanto della assoluta concordanza nellanalisi dei dati. Oggi dunque possiamo, con ragionevole credibilit scientifica, affermare che in

alcune aree prossime al polo industriale tarantino si registrato un eccesso di mortalit per malattie oncologiche. Ma che cosa significa, in concreto, che in una popolazione si attestato un aumento dellincidenza di determinate patologie? Aumento dellincidenza, eccesso di mortalit, eccesso di morti rispetto agli attesi: espressioni tecniche, neutre, ma che esprimono un dato terribilmente concreto, il dato per cui, rispetto al numero di vittime per tumore che era scientificamente logico attendersi, sono morte decine, centinaia di persone in pi. Come sottolineano gli stessi autori degli studi, la natura descrittiva, e non analitica, di tali studi non consente ancora di individuare con sufficiente grado di precisione e di certezza le cause di queste morti: ma sappiamo gi ora che un certo numero di persone in carne ed ossa si ammalato ed morto per ragioni inerenti al luogo ove si trovava a risiedere. In conclusione, gli studi epidemiologici sinora pubblicati non mettono in luce solo un rischio di danni alla salute degli abitanti di certi quartieri, ma fanno emergere la verificazione di un vero e proprio danno subito dalla popolazione; ancora non conosciamo con precisione i determinanti dellaumento di tumori, ma si profila la possibilit che il polo industriale abbia cagionato delle morti, abbia ucciso delle persone. 3) Il rilievo del dato epidemiologico quale notitia criminis A questo punto la questione centrale da risolvere, nella prospettiva di questo esposto, se il dato appena messo in luce configuri fatti che devono essere oggetto di indagine da parte di questa Autorit inquirente, o se invece la rilevazione di un aumento dellincidenza di tumori in una certa popolazione per quanto si tratti di un fenomeno che cagiona enorme preoccupazione nella pubblica opinione non sia di interesse per lufficio del pubblico ministero, perch non integrante gli estremi di una notitia criminis. Le ricerche epidemiologiche mostrano che un certo numero di persone morto in maniera anomala, per cause non naturali allo stato soltanto ipotizzabili, ma non ancora individuate in maniera univoca. Pensiamo invece al caso in cui in un reparto ospedaliero si verifichino nel giro di pochi giorni diversi casi di decessi inattesi, al momento non spiegabili; pur in mancanza di una chiara individuazione delleziologia di tali morti, ovvio che qualsiasi Procura aprirebbe immediatamente unindagine per accertare la precisa causa degli eventi ed i soggetti eventualmente responsabili. Che cosa allora fa s che il dato epidemiologico, bench faccia emergere esattamente come nel caso dei morti in reparto una pluralit di vittime di cui da individuare la causa, non appare altrettanto nitidamente configurare un possibile reato? La differenza tra le due situazioni risiede nel particolare contenuto conoscitivo della ricerca epidemiologica. In un caso classico come quello del reparto io non conosco ancora le cause delle morti, ma conosco univocamente lidentit delle vittime di cui da indagare il decesso. La conoscenza epidemiologica, invece, assicura che alcune persone sono morte per cause non naturali, ma per definizione occupandosi di popolazioni, non di individui non in grado di stabilire univocamente le vittime, nel nostro caso cio non in grado di indicare chi tra i residenti vicino al polo industriale che hanno contratto, ad esempio, il tumore al polmone rientra nella quota di coloro che si ammalata proprio per gli effetti dellinquinamento, o invece nella quota di coloro che si sarebbero ammalati comunque, per ragioni indipendenti dalle esposizioni ambientali. Lepidemiologia, in sostanza, ci attesta che ci sono delle vittime di cui indagare le cause, ma non ci indica univocamente chi sono tali vittime, perch laccertamento di nessi eziologici individuali al di fuori delle capacit euristiche del metodo epidemiologico. Sappiamo quindi con ragionevole certezza che ci sono state, tra le morti di tumori avvenute in una certa popolazione, alcune riconducibili a fattori non naturali, ancora da indagare: limpossibilit di individuare le singole patologie cagionate dallesposizione deve condurre a ritenere che gli studi epidemiologici posti a fondamento di questo esposto non facciano

emergere circostanze rilevanti come notizia di reato? Noi crediamo fermamente per le ragioni che andremo subito ad esporre che a tale interrogativo vada fornita una risposta negativa. 3.1) La possibilit di accertare la causalit individuale Innanzitutto e ci perdoni questa ecc.llma Procura se ci soffermiamo su argomenti giuridici a Lei ben noti tutti i processi che si sono svolti in materia di malattie professionali di natura oncologica (a partire dal mega-processo del Petrolchimico di Porto Marghera, per arrivare ai moltissimi procedimenti pendenti in materia di amianto presso vari Tribunali di tutta lItalia, e presso il Tribunale di Taranto in particolare ) hanno preso il via proprio dalla constatazione di un eccesso epidemiologico di alcune patologie nella popolazione degli esposti al fattore di rischio. La presenza di un aumento dellincidenza di una patologia tra i lavoratori esposti ad una certa sostanza rappresenta da un punto di vista sia scientifico, che giudiziario, il campanello di allarme che giustifica lavvio di approfondimenti scientifici volti a rinvenire le cause di tale eccesso da un punto di vista epidemiologico, e ove possibile lulteriore indagine relativa alla possibilit di individuare nessi eziologici individuali rispetto ai singoli eventi patologici. Tale modus procedendi del resto coerente con lo schema di accertamento delineato dalla notissima sentenza delle Sezioni Unite del 2002 in materia di nesso eziologico, ove la Corte dispone che la relazione causale espressa dalla legge scientifica di copertura (nellipotesi di malattie professionali che ci interessa, sempre leggi di natura epidemiologica) debba venire confermata nel singolo caso concreto dalla possibilit di escludere la presenza di spiegazioni alternative del verificarsi dellevento. Una causalit generale, che pu avere natura epidemiologica, cui deve seguire per la condanna in sede penale laccertamento oltre ogni ragionevole dubbio della causalit individuale. Nello schema tradizionalmente utilizzato dalla giurisprudenza, quindi, la conoscenza epidemiologica non basta per laccertamento di un nesso causale individuale rilevante in sede penale, ma pu certamente essere qualificata come notizia di reato, perch costituisce il primo, necessario gradino per limputazione causale dellevento, ed indizia la possibile esistenza di relazioni eziologiche singolari, queste s sicuramente rilevanti in sede penale. Insomma, se si verifica un eccesso di mortalit per patologie tumorali tra i lavoratori di una fabbrica, pacifico che ci costituisca una notizia di reato sulla cui base iniziare delle indagini. Le indagini epidemiologiche che sono a fondamento di questo esposto non riguardano i lavoratori, ma la generalit della popolazione residente in determinate aree: non vediamo ragione per ritenere che la medesima evidenza epidemiologica nel primo caso costituisca legittimamente uno spunto per dare avvio ad indagini volte ad individuare eventuali responsabilit penali, mentre nel secondo (che quello che ora ci interessa) dovrebbe reputarsi estranea allarea di intervento della magistratura penale. 3.2) La maggiore complessit dellesposizione ambientale rispetto a quella lavorativa e la difficolt di accertare nessi causali individuali Una possibile (e non irragionevole) obiezione a tale argomentazione potrebbe fondarsi sul rilievo che, nel caso di patologie che colpiscono la popolazione generale, e non i lavoratori, molto pi difficile che partendo dalla rilevazione di uneccedenza epidemiologica di tumori si possa poi giungere ad identificare nessi causali individuali. Gli elementi che rendono pi difficile laccertamento sono evidenti: ad esempio, la maggiore difficolt di stimare quantitativamente unesposizione ambientale ad un fattore di rischio rispetto ad unesposizione avvenuta allinterno di un luogo chiuso e circoscritto come una fabbrica; la minore difficolt di stimare i periodi di esposizione alla sostanza tossica di un singolo lavoratore, di cui noto il tempo di permanenza nellambiente di lavoro, rispetto ad un singolo abitante in un quartiere, per cui quasi impossibile stabilire con ragionevole precisione le ore trascorse a contatto con il fattore di rischio presente nellambiente dove risiedeva; ecc.

Ma bastano tali ostacoli a far s che levidenza probatoria sottoposta con questo esposto alla Vostra attenzione (cio levidenza epidemiologica di una maggiore incidenza di malattie oncologiche in una certa popolazione) perda la qualit di notitia criminis, sul presupposto che sar comunque impossibile provare quei nessi causali individuali, senza i quali non pu sussistere alcuna responsabilit penale? A tale domanda crediamo si debba fornire risposta negativa, in primo luogo perch semplice obiettare anche se non riteniamo questa la sede per discutere i dati relativi allincidenza delle singole forme tumorali riscontrate in eccesso nella popolazione di Taranto che alcune delle malattie in eccesso sono univocamente note come correlate a determinati agenti tossici: ad esempio, e come sottolineato negli studi citati in apertura, lamianto per il mesotelioma pleurico e la diossina per il linfoma di Hodgkin costituiscono fattori di rischio ben noti, e non escluso che anche per i soggetti la cui esposizione solo ambientale, e non lavorativa almeno in questi casi sia possibile dopo i necessari approfondimenti arrivare ad imputare allinquinamento ambientale singoli eventi patologici. 3.3) La rilevanza penale della mera evidenza epidemiologica Ma ipotizziamo pure che in relazione ad altre forme tumorali in eccesso, come il tumore al polmone, che sono molto diffuse anche nella popolazione generale, e non sono dunque univocamente correlate al fattore di rischio ambientale, sia ragionevole stimare poco probabile leventualit di pervenire ad accertare singoli nessi causali. Ipotizziamo, in altri termini, di reputare prevedibile che gli accertamenti scientificamente esperibili siano in grado di dimostrare solo una correlazione epidemiologica tra, ad esempio, laumento di tumori polmonari e lesposizione ambientale, senza poter affermare con ragionevole certezza che quel singolo caso di tumore non si sarebbe sviluppato in mancanza dellesposizione: limpossibilit di provare nessi causali individuali basta davvero per ritenere inutile lavvio di unindagine di natura penale, perch i fatti ragionevolmente accertabili sarebbero comunque privi di rilevanza penale? In relazione a questa eventualit, ci permettiamo di richiamare allattenzione di questa Procura alcuni recenti tentativi (di matrice tanto giurisprudenziale, che dottrinale) di superare il tradizionale insegnamento per cui lepidemiologia serve ma non basta per laccertamento della responsabilit penale, arrivando ad attribuire rilevanza penale alla prova che unesposizione (anche ambientale) ha cagionato un aumento dellincidenza di una certa forma patologica, senza dover provare quali singole morti siano attribuibili alla sostanza. 3.3.1) La contestazione del reato di disastro (doloso o colposo) In giurisprudenza, lattenzione non pu che andare al processo attualmente in fase dibattimentale presso il Tribunale di Torino, relativo a cittadini (e non solo a lavoratori) morti per malattie correlate allamianto nel comune di Casale Monferrato, dove si trovava una importante fabbrica produttrice di questo materiale, la Eternit. Si tratta a quanto ci risulta del primo caso in Italia in cui una Procura abbia chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio (doc. 4) per la morte non solo (come di consueto) di soggetti esposti al fattore di rischio per ragioni lavorative (o comunque connesse allambiente di lavoro, come i processi per le mogli di operai che erano entrate in contatto con lamianto lavando gli abiti da lavoro del marito), ma anche per le morti dovute allesposizione ambientale di tutta la popolazione residente nei dintorni dellimpianto. Un procedimento, dunque, che presenta molti profili di affinit con lo scenario che questo esposto ha delineato, e sul quale ci pare utile soffermarci, tanto pi che ed questo il dato che pi ci preme sottolineare il rinvio a giudizio stato ottenuto sulla base della sola evidenza epidemiologica, ed il processo anche in fase dibattimentale si sta sviluppando nel senso di ritenere non rilevante la prova della derivazione causale delle singole forme patologiche.

Tale risultato conseguenza dellinnovativa scelta qualificatoria operata dalla Procura torinese, che ha deciso di contestare agli amministratori della Eternit non gi come di consueto i reati di omicidio o di lesioni colpose riguardo alle singole vittime dellesposizione, bens delitti dolosi di pericolo per la pubblica incolumit (lart. 434 c.p., Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, per le vittime nella popolazione generale; lart. 437, Rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, per le patologie incorse tra i lavoratori), aggravati dalla verificazione del disastro (art. 434 co. 2) o dalla causazione di un disastro o di un infortunio (art. 437 co. 2). A quanto possibile intuire da un capo dimputazione peraltro formulato in termini molto sintetici, il ragionamento che sta a fondamento di tale contestazione ci sembra di notevole interesse. La Procura di Torino pare aver ritenuto che il riscontro di un aumento dellincidenza nella popolazione generale di patologie (come il mesotelioma pleurico) univocamente legate ad una sostanza, non basti per contestare ai responsabili dellesposizione i reati di omicidio o lesioni colpose, per il cui accertamento risulterebbe necessario verificare i nessi causali individuali rispetto a ciascuna delle centinaia di morti contestate nel capo di imputazione. Tale riscontro tuttavia sufficiente per la responsabilit penale, perch il dato epidemiologico dellaumento di incidenza di certi tumori integra gli estremi della nozione di disastro, elemento costituivo se cagionato con dolo, come ipotizzato a Torino del reato di cui allart. 434 (che punisce con la pena della reclusione da uno a cinque anni chiunque commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o una parte di esso ovvero un altro disastro, se dal fatto deriva pericolo per la pubblica incolumit), aggravato dalla circostanza prevista al co. 2 (la pena della reclusione da tre a dodici anni se il crollo o il disastro avviene). Bench possa apparire singolare la qualificazione a questo titolo della morte di centinaia di persone, di cui nel capo di imputazione vi un lunghissimo e drammatico elenco, lopzione qualificatoria proposta dalla Procura di Torino ci pare in effetti perfettamente compatibile con la nozione di disastro abitualmente adottata dalla giurisprudenza ordinaria, che di recente ha ricevuto anche lautorevole avallo della Corte Costituzionale con la nota sentenza 327/2008. Secondo tale pronuncia, due sono le caratteristiche proprie di tale nozione: da un lato, sul piano dimensionale, si deve essere al cospetto di un evento distruttivo di proporzioni straordinarie, anche se non necessariamente immani, atto a produrre effetti gravi, complessi ed estesi; dallaltro lato, sul piano della proiezione offensiva, levento deve provocare in accordo con loggettivit giuridica delle fattispecie criminose in questione (la pubblica incolumit) un pericolo per la vita o per lintegrit fisica di un numero indeterminato di persone. Sulla base di tale definizione, usuale in giurisprudenza la contestazione del reato di disastro in ipotesi di gravi danni allambiente (il cd. disastro ambientale), come nel caso oggetto del procedimento in cui stata proposta la questione di costituzionalit, poi dichiarata infondata dalla Corte in cui siano stati utilizzati dei terreni come discarica abusiva. Nel processo in corso a Torino, lunica peculiarit che non si contesta a titolo di disastro un danno allambiente, indirettamente pericoloso per la salute pubblica, ma si contesta direttamente un danno alla salute della popolazione, evidenziato dagli studi epidemiologici disponibili. Comunque, ovvio che non serva provare la causalit individuale rispetto alle singole morti per ritenere integrato il disastro, se ad integrare il reato addirittura sufficiente il mero pericolo per lintegrit della salute della popolazione. Anzi, il dato epidemiologico sufficiente per contestare anche laggravante della verificazione del disastro, posto che esso testimonia che dal pericolo effettivamente derivato un danno alla popolazione, consistente proprio in quelle centinaia di vittime elencate nel capo di imputazione. Se poi il disastro doloso come ritenuto dalla Procura di Torino nel caso di specie si applicano le pene di cui allart. 434 co. 2 (pene che, nella loro cornice edittale, sono assai simili a quelle che sarebbero state applicabili qualora la Procura avesse optato per la tradizionale qualificazione del fatto a titolo di omicidio colposo plurimo: reclusione da tre a dodici per il disastro aggravato, reclusione non superiore ad anni quindici nelle ipotesi di omicidio colposo plurimo ex art. 589 co. 4); qualora invece il disastro venga ritenuto

imputabile solo a titolo di colpa, si applicher lart. 449 (pena della reclusione da uno a cinque anni per chiunque cagiona per colpa un incendio, o un altro disastro preveduto dal capo primo di questo titolo). Anche il Tribunale di Torino, presso cui appena iniziato il processo, pare, per quanto possibile intuire dai primi provvedimenti istruttori, condividere limpostazione della pubblica accusa, almeno per quanto riguarda il profilo che qui interessa, e cio la possibilit di accertare la responsabilit penale per tali reati (anche nella loro forma aggravata dalla verificazione dellevento) anche in mancanza di prova in ordine alla causazione dei singoli eventi patologici. Il Tribunale doveva decidere se ammettere la richiesta delle difese degli imputati di sentire come testimoni tutte le centinaia di persone offese (lavoratori della Eternit e semplici abitanti di Casale Monferrato) indicate nel capo dimputazione, richiesta avanzata sul presupposto che, almeno ai fini dellaccertamento della circostanza aggravante consistente nelleffettiva causazione del disastro e degli infortuni, fosse necessario verificare per ciascuna vittima se la sua malattia fosse o meno riconducibile allesposizione allamianto. In unordinanza del 12 aprile 2010 (doc. 5) , il Tribunale ha respinto le richieste delle difese, argomentando che ai fini della prova della causazione del disastro non affatto necessario individuare le singole morti o lesioni addebitabili allamianto, in quanto nessuno dei due reati contestati richiede, ai fini della relativa integrazione, la verificazione e dunque laccertamento di lesioni personali o di morte delle persone. Di certo non il delitto di disastro, nel caso in esame cd. innominato, perch la giurisprudenza della Corte di Cassazione unanime nel ritenere che il reato descritto nellart. 434 sia reato di pericolo, nel primo comma, e di danno nellipotesi aggravata del secondo comma, ma il danno non consiste nella lesione personale o nella morte di una o pi persone, bens nella verificazione del disastro (p. 5). Quanto poi allaggravante dellart. 437 (in cui elemento costitutivo la causazione di infortuni), la Corte reputa anche in questo caso superfluo laccertamento dei singoli infortuni-malattie, argomentando che laggravante costituita dal conseguimento di un infortunio al quale equiparata la malattia professionale del lavoratore che, tuttavia, non si identifica con le specifiche lesioni personali subite da singoli lavoratori e ben pu essere accertato in modo assolutamente impersonale, ad esempio anche attraverso accurate indagini epidemiologiche (p. 6). Proprio lultimo brano ci pare chiarissimo in ordine al ruolo che, nel processo di Torino, il Tribunale ritiene di assegnare alla conoscenza epidemiologica. Trattandosi di un processo non per i delitti di omicidio o lesioni, ma per il delitto di disastro cd. innominato, bastano accurate indagini epidemiologiche non solo per ritenere integrato lelemento del disastro, ma anche per reputare sussistente laggravante della causazione del disastro o di infortuni: levidenza epidemiologica, quindi, a fondamento non solo del reato di pericolo di cui agli artt. 434 e 437 co. 1, ma anche del reato aggravato di danno punito al co. 2 dei medesimi articoli. 3.3.2) La contestazione dei reati di omicidio o lesioni mediante accertamento alternativo dellevento Unaltra possibilit per attribuire rilievo penale allevidenza epidemiologica, anche in mancanza di prova circa la causalit individuale, stata prospettata dalla dottrina tedesca, e ripresa recentemente in Italia da una monografia dedicata proprio al tema dei rapporti tra epidemiologia e responsabilit penale per levento. La tesi in questione reputa possibile condannare per i reati di omicidio o lesioni (qualora ovviamente sia riscontrato il necessario coefficiente soggettivo rispetto allevento) anche in presenza di una mera evidenza epidemiologica, cio di un evento dannoso per la popolazione degli esposti, senza necessit di provare i singoli nessi di causalit individuale. A tale risultato questa dottrina perviene attraverso il ricorso allistituto giuridico ben noto alla giurisprudenza ed alla dottrina tedesche, poco utilizzato invece nel nostro ordinamento dellaccertamento alternativo, che permetterebbe di affermare la

responsabilit penale per omicidio anche quando non sia possibile accertare quali, allinterno di una determinata pluralit di vittime, siano da attribuire allesposizione al fattore di rischio, purch tuttavia risulti scientificamente certo che una quota di tali vittime ha contratto la sua patologia proprio in ragione di tale esposizione. Volendo fornire unapprossimativa definizione del senso di tale istituto, che in quanto facente parte delle categorie di parte generale trova applicazione in una pluralit di contesti prasseologici fra loro i pi diversi, esso serve per gestire in modo razionale le diverse situazioni in cui listruzione probatoria abbia condotto ad un risultato di certezza oltre ogni ragionevole dubbio circa la colpevolezza dellimputato, rimanendo tuttavia un dubbio sulla ricostruzione del fatto oggetto di accertamento. In queste ipotesi, la categoria dellaccertamento alternativo (proprio o improprio, a seconda che il dubbio sul fatto comporti o meno anche unincertezza sulla qualificazione giuridica dello stesso) consente di evitare lassurda conseguenza per cui il dubbio che residua sul fatto conduca allassoluzione di un sicuro colpevole, e di giungere invece al ragionevole esito di condannare lagente almeno per il meno grave dei reati a lui alternativamente ascrivibili. Un esempio tratto dalla prassi di accertamento alternativo, che crediamo possa essere utile per esplicitare la logica di tale istituto pur in una situazione del tutto diversa da quella che ora ci interessa. Il medesimo soggetto dichiara in distinte occasioni a pubblici ufficiali generalit diverse, e nel processo per false dichiarazioni circa la propria identit personale non si accerta la sua vera identit, rimanendo dunque possibile che una delle due dichiarazioni sia vera, ma essendo peraltro assolutamente certo che almeno una delle due dichiarazioni contraddittorie sia falsa. Laccertamento alternativo consente di condannare limputato per il reato di false generalit che egli ha sicuramente commesso, anche se non possibile stabilire con certezza con quale delle sue dichiarazioni egli abbia realizzato la fattispecie tipica (con entrambe, se la sua vera identit non alcuna di quelle dichiarate; oppure con una sola delle due dichiarazioni, se laltra era veritiera): il dubbio sulla condotta costitutiva del reato compatibile con la condanna, se risulta comunque certo che limputato ha commesso il reato contestatogli. Conclusione cui giunta di recente anche la nostra giurisprudenza di legittimit senza fare riferimento allistituto dellaccertamento alternativo, del quale peraltro largomentazione ricalca in buona sostanza le orme. La medesima logica, che giustifica in questi casi la condanna anche se non possibile individuare univocamente la condotta che ha integrato il reato, alla base della categoria dellaccertamento alternativo dellevento (o della vittima), che interessa le ipotesi in cui lunica conoscenza a disposizione del giudice abbia natura epidemiologica. In queste situazioni, la disponibilit dellevidenza su popolazione permette di accertare con ragionevole certezza che la condotta dellimputato ha provocato una pluralit di morti o di lesioni, ma la mancanza di una conoscenza eziologica individualizzante impedisce di indicare univocamente le vittime di tale condotta. Siamo certi, in altre parole, che la condotta ha cagionato delle vittime, ma in ragione del tipo di conoscenza disponibile non possiamo specificare quali tra le persone che hanno subito il danno sono quelle che lo avrebbero subito ugualmente anche in assenza della condotta, e quali invece sono quelle il cui danno proprio da addebitare a tale condotta. Gli articoli del nostro codice in materia di omicidio puniscono la causazione della morte di un uomo, lart. 582 in tema di lesioni punisce il cagionare ad alcuno una malattia: nessuna necessit, dunque, di identificare univocamente lidentit della persona offesa, se comunque certo che limputato ha cagionato la morte o le lesioni di qualcuno. Nel caso dellevidenza epidemiologica, vi la certezza che lesposizione ha cagionato un certo numero di vittime, anche se permane incertezza quanto allidentit delle singole vittime: il ricorso allaccertamento alternativo consente in tali casi secondo questa dottrina di condannare limputato per i reati di omicidio o lesioni, impedendo che la discrasia tra conoscenza epidemiologica e categorie giuridiche tradizionali porti allingiusto risultato di assolvere un soggetto che ha certamente contribuito causalmente alla morte o alle lesioni di una pluralit di

individui. 3.4) Conclusioni Il dato epidemiologico fornito dagli studi posti a fondamento di questo ricorso per cui in alcune zone della provincia di Taranto prossime al noto polo industriale si riscontra nella popolazione generale un aumento dellincidenza di molte patologie tumorali rappresenta una circostanza di fatto tale da integrare sicuramente gli estremi di una notizia di reato. Infatti, anche a voler ritenere che la natura ambientale (e non solo lavorativa) dellesposizione renda improbabile laccertamento di nessi causali individuali, la possibilit che allesito degli accertamenti auspicati dagli stessi autori degli studi citati in apertura si giunga ad accertare un nesso causale tra certe sostanze e laumento dellincidenza di certi tumori, basta per giustificare linizio di un procedimento penale, dal momento che anche la mera evidenza epidemiologica pu (almeno secondi alcuni recenti indirizzi evolutivi di matrice sia giurisprudenziale che dottrinale, che ovviamente ci sentiamo di condividere) costituire prova sufficiente per la condanna per reati di evento. 4) I possibili soggetti responsabili e lelemento soggettivo del reato Prima di esplicitare le richieste che reputiamo di avanzare a questa Procura, ci pare utile soffermarci ancora brevemente su alcuni aspetti, utili a circostanziare meglio questo esposto. La prima questione concerne lindividuazione dei soggetti responsabili ed il coefficiente soggettivo del reato che si ipotizza compiuto. Anche una volta riscontrato che determinate sostanze tossiche hanno cagionato a Taranto laumento di determinati tumori, in prospettiva inquirente risulta decisiva la questione dellindividuazione dei soggetti responsabili: chi risponde penalmente (se qualcuno deve risponderne) dei danni alla salute della popolazione derivanti, ad es., dalla abnorme diffusione di diossina nellaria di alcuni quartieri vicino al polo industriale? Si tratta di un problema allevidenza assai complesso, e che tuttavia non crediamo richieda particolari approfondimenti in questa sede. In effetti, il tema delle responsabilit personali per linquinamento ambientale verificatosi nelle vicinanze del polo industriale, ed in specie nel rione Tamburi, gi stata oggetto di attenzione da parte della giurisprudenza penale. Il riferimento ovviamente al procedimento istruito da questa Procura per le contravvenzioni di cui allart. 674 c.p. (Getto pericoloso di cose) e allart. 13 co. 5 D.P.R. 203/88, svoltosi in primo grado presso il Tribunale di Taranto, e concluso in sede di legittimit dalla sentenza della Terza sezione penale della Cassazione del 28.9.2005, n. 38936. In questa occasione, i giudici hanno gi avuto modo di affrontare il problema della responsabilit penale per le emissioni inquinanti provenienti dallo stabilimento dellILVA, ed hanno ritenuto pur nella complessit degli intrecci di responsabilit individuali propria di ogni impianto industriale di quelle dimensioni che fosse possibile individuare delle persone fisiche cui rimproverare penalmente la condotta di inquinamento ambientale contestata. Il procedimento cui questo esposto mira a dare avvio ha ad oggetto reati diversi (e di ben maggiore gravit) rispetto a quelli oggetto del processo conclusosi nel 2005, ma quanto al problema dellindividuazione delle responsabilit individuali non presenta problematiche differenti rispetto a quelle proprie di qualsiasi processo in tema di danno ambientale. In relazione alle diverse tipologie di tumori riscontrate in eccesso, bisogner cercare di individuare la (o le) sostanza tossica cui sia causalmente riconducibile questo eccesso; una volta individuata tale correlazione, i soggetti di cui sar da valutare la responsabilit penale per tale evento saranno tutti i dirigenti delle imprese responsabili dellemissione di tale sostanza, ciascuno in relazione alle proprie competenze allinterno del processo produttivo cui riconducibile lemissione nociva. I nomi dei possibili indagati, in sostanza, stanno negli organigrammi delle societ che hanno contribuito allinquinamento dellarea limitrofa al polo industriale: in primis ovviamente, i dirigenti dellILVA, che come gi dimostrato dalla sentenza della Cassazione citata sopra era

responsabile prevalente dellinquinamento da polveri proprio nelle aree dove poi stato riscontrato leccesso di tumori. Andare pi a fondo, in questa sede, nellindicazione personale dei possibili responsabili, ci pare unoperazione inutile, e comunque allo stato prematura: innanzitutto bisogna verificare le derivazioni eziologiche degli eccessi di tumori scientificamente riscontrati, solo a questo punto sar sensato porsi un problema di identificazione dei responsabili del danno, problema che peraltro lo ripetiamo non presenta particolari profili di complessit rispetto a procedimenti conclusisi con esito definitivo di condanna presso lo stesso Tribunale tarantino. La scelta di non procedere ora ad indicare le singole persone fisiche che si potrebbero ipotizzare come responsabili porta con s, quale logica conseguenza, limpossibilit di formulare anche considerazioni relative allelemento soggettivo del reato indiziato dai dati oggi disponibili, elemento che andr valutato in capo a ciascuno dei soggetti individuati a vario titolo come responsabili dellinquinamento. In termini generali, i criteri da utilizzare per laccertamento della colpa sono i medesimi usati in tutti i processi per malattie professionali, e la natura epidemiologica dellevidenza disponibile non ha ripercussioni sullaccertamento dellelemento soggettivo. Come di consueto, bisogner valutare se al momento in cui avvenuta lesposizione che ha cagionato la malattia fosse o meno conoscibile dallimputato la pericolosit per la salute di tale esposizione; irrilevante risultando poi almeno secondo la giurisprudenza prevalente che non fossero prevedibili le singole forme patologiche effettivamente cagionate dallesposizione, se era comunque nota lidoneit di tale esposizione a provocare gravi danni alla salute della popolazione. Nel caso che ci interessa, tale accertamento non pare almeno prima facie di particolare difficolt, essendo noti ormai da decenni i pericoli per la salute pubblica derivanti dalle emissioni nocive degli stabilimenti del polo industriale tarantino; al punto che non ci pare neppure da escludere la possibilit di contestare agli imputati come ha fatto la Procura torinese nel caso dellEternit delitti dolosi, sul presupposto che la nocivit delle emissioni non solo fosse prevedibile, ma sia stata anche concretamente prevista ed accettata come possibile conseguenza dagli stessi imputati. 5) Il momento consumativo del reato ed i periodi di esposizione Il tema dellindividuazione dei soggetti responsabili strettamente connesso a quello dellindividuazione del momento consumativo del reato, problema rilevante anche nellottica di valutare il termine di prescrizione dei reati per cui si chiede di indagare. Dal momento che le patologie oggetto di questo esposto, avendo natura oncologica, hanno tutte un lungo periodo di latenza, cio si sviluppano a distanza di molti anni dallesposizione cui sono eziologicamente riconducibili, necessario in primo luogo distinguere il momento di insorgenza della patologia o di verificazione della morte (rilevante per individuare il momento consumativo dei reati che si andranno ad ipotizzare), ed il periodo in cui le vittime sono state esposte alla sostanza oncogena (rilevante ai fini dellidentificazione dei soggetti responsabili). Quanto al primo aspetto, va innanzitutto chiarito che bench gli studi al momento disponibili facciano riferimento a specifici periodi temporali (1999-2001; 2000-2004) assolutamente plausibile immaginare che il fenomeno ivi descritto (leccesso di mortalit per patologie tumorali) sia tuttora in corso, e che dunque ancora oggi un certo numero di abitanti di Taranto si ammalino o muoiano per cause riconducibili allinquinamento ambientale. Il disastro rappresentato in questi studi non un fenomeno che appartiene al passato, ma un fenomeno del presente, in relazione al quale non si pone di conseguenza nessun problema in ordine alleventuale decorso del termine di prescrizione. Quanto invece al periodo cui far risalire lesposizione che ha cagionato linsorgere delle patologie, esso andr determinato tenendo conto del tempo medio di latenza di ciascuna forma patologica di cui sia stato possibile provare la correlazione epidemiologica con linquinamento. In termini generali, considerato che tutte le malattie in esame hanno un periodo di latenza medio-lungo, plausibile che le cause vadano ricercate nelle esposizioni verificatesi almeno venti o trentanni fa, e

dunque negli anni Settanta, Ottanta e nei primi anni Novanta: con la conseguenza, quanto allindividuazione dei soggetti responsabili, che andranno vagliate le posizioni di coloro che in quegli anni rivestivano posizioni dirigenziali nelle societ operanti nel polo industriale. Comunque, la circostanza che le esposizioni incriminate siano assai risalenti nel tempo non rileva come gi accennato sopra ai fini della prescrizione, posto che le morti o le lesioni derivanti da tali esposizioni continuano tuttoggi a verificarsi. 6) Il Comune di Taranto quale persona offesa dal reato Solo un accenno, infine, al ruolo che il Comune di Taranto intende svolgere nel procedimento cui auspichiamo venga dato avvio. Crediamo appaia evidente, alla luce della diffusivit e della localizzazione del fenomeno posto in luce con questo esposto, come il Comune di Taranto rivesta la qualit di persona offesa dai fatti su cui si chiede di indagare. Tale qualit, e la possibilit che ne discende di chiedere il risarcimento del danno quale parte civile, viene comunemente riconosciuta agli Enti territoriali in processi in materia ambientale, dove il danno provocato dallinquinamento riguarda il territorio, e non vediamo davvero alcuna ragione per non riconoscere tale qualit quando il danno attinga direttamente la vita e la salute dei cittadini residenti nel Comune. In questa direzione, del resto, si risolto il Tribunale di Torino nel processo sopra ampiamente citato; respingendo le richieste delle difese degli imputati secondo cui i Comuni che avevano richiesto lammissione come parti civili non avevano in realt alcun danno proprio di cui chiedere il risarcimento, la loro azione trovando fondamento solo nel sostegno allazione dei singoli, in unordinanza del 1.3.2010 (doc. 8) il Tribunale ha affermato che tali Comuni non agiscono, come prospettato dalle difese, per sostenere le ragioni dei singoli cittadini, ma per ottenere il ristoro del danno subito dalla collettivit con riferimento allintegrit del territorio, allequilibrio dellhabitat naturale e alla salute, nonch della lesione del diritto dellente territoriale esponenziale alla propria identit culturale, politica ed economica (p. 24). Qualora, dunque, questa Procura intenda avviare un procedimento penale in relazione ai fatti oggetto di questo esposto, anticipiamo sin da ora la ferma intenzione del Comune di Taranto di prendere parte attiva in questo procedimento, esercitando in fase di indagini preliminari le facolt riconosciute dalla legge alla persona offesa, e chiedendo in sede di giudizio lammissione come parte civile, per vedere risarcito lenorme danno subito dallintera cittadinanza (e non solo dai suoi singoli membri) in ragione dei fatti sopra descritti. Questa ci pare anche loccasione per garantire a questa Procura il pi ampio sostegno da parte del Comune nelle svolgimento dei complessi approfondimenti scientifici, di cui auspichiamo lavvio. Per quanto sar concretamente possibile, il Comune di Taranto si impegna a fornire, nella sua qualit di persona offesa dal reato, tutto lapporto tecnico-scientifico che gli uffici comunali saranno in grado di esprimere, nei limiti di quanto potr risultare utile ai fini dellindagine. 7) Conclusioni e richieste Gli studi scientifici che sono a fondamento di questo esposto si concludono tutti, senza eccezioni, con lauspicio che vengano approfondite le cause dellanomala e preoccupante incidenza di molte forme tumorali nella popolazione residente nel comune di Taranto. Noi crediamo che tale auspicio debba essere accolto con urgenza, e che sia dovere di questa Procura assumere il controllo e la gestione delle investigazioni necessarie ad individuare quanto prima possibile le cause di questa aumentata incidenza, ed i soggetti che ne siano eventualmente responsabili in sede penale. E ci in quanto per le ragioni che si sono sopra esposte riteniamo che levidenza epidemiologica rappresentata da tali studi costituisca una notizia di reato in relazione a tutte le patologie tumorali riscontrate in eccesso nella popolazione tarantina.

Siamo ben consapevoli che il compito che si chiede a questo Ufficio di assumere assai oneroso e dallesito incerto, per le molteplici ragioni di complessit (tecnica e giuridica) che in questo esposto non abbiamo esitato a porre in luce; tuttavia, crediamo di aver altres indicato le ragioni per cui a nostro avviso ragionevole attendersi che tali indagini conducano ad individuare delle precise responsabilit penali. Il procedimento che si chiede di avviare presenta profili di eccezionalit (per quanto non sarebbe il primo, considerata lesperienza torinese), perch del tutto eccezionale la situazione in cui versa la comunit tarantina, costretta da anni a convivere con la tragica realt di unabnorme frequenza di malattie gravissime, molto spesso mortali. Conoscendo limpegno che questa Procura ha sempre profuso e continua a profondere a tutela della vita e della salute dei lavoratori e dei cittadini della citt di Taranto, confidiamo che anche in questa occasione Essa far quanto in suo potere per accertare le cause per cui cos tanti nostri concittadini continuano ancora oggi ad ammalarsi e a morire. Siamo convinti che solo mediante lattivazione dei poteri di indagine di cui questo Ufficio istituzionalmente dispone sar possibile soddisfare quelle esigenze di verit e di giustizia, che la popolazione di Taranto da tempo manifesta, e che in qualit di Sindaco avverto profondamente il dovere di promuovere e sostenere. Per tutte le ragioni esposte sopra, chiediamo in conclusione a questa ecc.llma Procura di voler dare avvio alle indagini necessarie per accertare eventuali responsabilit penali in ordine allaumento di patologie oncologiche nella popolazione di Taranto, riscontrato negli studi posti a fondamento di questo esposto; il sottoscritto dichiara, infine, di volere essere informato, ai sensi dellart. 408 c.p.p., qualora questo Ufficio decida di chiedere larchiviazione del procedimento. Con osservanza Taranto, Il Sindaco di Taranto Dott. Ippazio Stfano

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