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La valutazione sismica di edifici esistenti in c.a.

: confronto tra analisi lineare e non lineare


G.M. Verderame, C. Mariniello, E. Cosenza, G. Manfredi,
Dipartimento di Ingegneria Strutturale , Universit degli studi di Napoli Federico II , Via Claudio 21, 80125 Napoli

Keywords: edifici esistenti, duttilit, sovraresistenza, fattore di struttura, rigidezza fessurata ABSTRACT I recenti sviluppi connessi alladozione delle nuove normative sismiche nazionali hanno portato ad una nuova visione della valutazione delle prestazioni sismiche degli edifici in c.a.. La progettazione di una struttura viene effettuata nel rispetto del principio di gerarchia delle resistenze risultando, quindi, basata sulla capacit della stessa di potersi deformare in campo plastico durante un evento sismico. In particolare, le analisi lineari sono definite dallutilizzo di un fattore di struttura q che consente di valutare la richiesta di accelerazione anelastica in relazione alle capacit di spostamento in campo plastico (duttilit) e alla sovraresistenza delledificio rispetto alla prima plasticizzazione. Per gli edifici di nuova progettazione le indicazioni normative forniscono dei valori predefiniti del fattore di struttura; la progettazione degli elementi condotta nel rispetto di prescrizione normative garantisce caratteristiche di resistenza e capacit deformative tali da assicurare definiti target di duttilit globale e scongiurando eventuali crisi di tipo fragile. Viceversa, gli edifici esistenti sono caratterizzati da criteri di progettazione sismica obsoleti ovvero per soli carichi gravitazionali. Tali aspetti conducono ad una elevata variabilit della risposta sismica che si traduce in una difficolt di definizione del fattore di struttura da adoperarsi al caso specifico. Il presente lavoro ha quale obiettivo la valutazione dei fattori di struttura di una particolare tipologia di edifici in c.a. frequentemente utilizzata negli anni 50 e 60. Tale risultato perseguito mediante lesecuzione di analisi statiche non lineari. Infine, lesecuzione di analisi lineari con spettro scalato dei fattori di struttura precedentemente valutati conduce ad interessanti considerazioni sui risultati ottenuti attraverso le due metodologie di analisi. progettuale fondato sul principio di gerarchia delle resistenze. La struttura progettata in modo da possedere un certo livello di rigidezza e resistenza elastica, per far fronte a terremoti di bassa e media intensit, ma anche un certo livello di duttilit sia locale che globale, per terremoti di notevole intensit. Si cerca quindi di realizzare una struttura in cui le crisi di tipo duttile, e cio caratterizzate da una elevata capacit deformativa e dissipativa, precedano quelle di tipo fragile che sono invece improvvise e prive di meccanismi di dissipazione energetica. Progettare secondo il metodo della gerarchia delle resistenze significa realizzare una struttura in cui esistono zone che possono raggiungere e mantenere uno stato post elastico formando meccanismi di collasso, in cui la duttilit necessaria in termini di spostamento viene raggiunta con la minore richiesta di rotazione anelastica delle zone plasticizzate, tali da soddisfare la domanda di spostamento e di conseguenza il livello prestazionale desiderato. Seguendo le attuali indicazioni normative, relative allapplicazione dei carichi e alle loro combinazioni,

INTRODUZIONE

I moderni codici sismici hanno adottato il concetto che un danno strutturale pu essere tollerato anche durante terremoti di notevole intensit, purch le strutture siano adeguatamente duttili ed in grado di dissipare lenergia anelastica in maniera da preservare lintegrit o la stabilit del sistema strutturale. Considerando quindi le propriet di duttilit e di sovraresistenza che la struttura possiede possibile ridurre drasticamente la forza sismica ovvero passare da uno spettro elastico ad uno anelastico scalato del fattore di struttura. Questa operazione chiara ed attuabile se la struttura progettata ex novo. Infatti, nel rispetto delle attuali indicazioni normative, fondate sul performance based design, la grandezza fondamentale della progettazione di un edificio diventa la richiesta di spostamento. Per far fronte alla richiesta di spostamento associata ad un sisma di data intensit e funzione di un dato livello prestazionale, il processo

alle minime dimensioni e armature degli elementi nonch ai dettagli costruttivi degli stessi, si realizza una struttura che possiede unadeguata duttilit e sovraresistenza compatibile con quella minima richiesta. E proprio per effetto di tali caratteristiche, di duttilit e di sovraresistenza che la struttura di nuova progettazione certamente possiede, che in un approccio progettuale di tipo lineare possibile ridurre la forza sismica di progetto elastica in una azione di tipo anelastico attraverso il fattore di struttura. Il rispetto di determinati criteri progettuali consente di definire a priori, in relazione alla tipologia strutturale adottata, una formulazione semplificata per la valutazione del fattore di struttura. Diversamente nel caso di edifici esistenti, con particolare attenzione a quelli in c.a., la valutazione a priori del fattore di struttura non risulta di facile soluzione. Leventuale progettazione sismica degli stessi generalmente condotta secondo criteri progettuali obsoleti che non forniscono alcuna garanzia sullo sviluppo di meccanismi di collasso duttili. Inoltre molti edifici esistenti sono stati oggetto di una progettazione di tipo gravitazionale in quanto ubicati in zone non classificate sismicamente allepoca di costruzione. Pertanto, in generale, tali edifici non rispecchiano tutte quelle caratteristiche di rigidezza, resistenza e duttilit che un edificio di nuova progettazione certamente possiede. Le indicazione fornite dalla attuale normativa sismica nazionale (OPCM 3431, 2005) sulla valutazione sismica degli edifici esistenti contemplano la possibilit di effettuare delle verifiche secondo metodologie di analisi lineari. Tuttavia, nellambito di un approccio lineare con spettro elastico ridotto il fattore di struttura non viene direttamente fornito da unespressione analitica, cos come previsto per gli edifici di nuova progettazione, ma va selezionato in un intervallo compreso tra [1.5, 3.0] in base alla regolarit strutturale e ai tassi di lavoro dei materiali. Il presente lavoro ha quale obiettivo la valutazione dei fattori di struttura di una particolare tipologia di edifici in c.a. frequentemente utilizzata negli anni 50 e 60 sul territorio nazionale attraverso lesecuzione di analisi statiche non lineari. In particolare, si fa riferimento ad edifici a pianta rettangolare progettati per soli carichi gravitazionali con altezze variabili tra i 12 e i 24m. Lutilizzo di un software di progettazione simulata consente di generare una popolazione di edifici secondo i criteri progettuali e la pratica costruttiva dellepoca. Le analisi non lineari sono condotte su un modello tridimensionale delledificio e per ambedue le direzioni principali. I risultati delle analisi producono un comportamento sismico assai differente lungo le due direzioni di carico. Inoltre, i fattori di struttura risultano compatibili con quelli indicati dallattuale prescrizione normative sugli edifici esistenti.

Tuttavia, lesecuzione di analisi lineari con spettro ridotto dei fattori di struttura precedentemente valutati evidenzia un diverso risultato in termini di verifica sismica rispetto al caso non lineare. Nel seguito, dopo una breve rassegna dei metodi di analisi lineare e non lineare adoperati, sono discussi i risultati delle analisi non lineari condotte e in particolare le grandezze che definiscono il fattore di struttura. Infine, presentata e discussa la comparazione dei risultati dei due tipi di approcci considerati. 2 I METODI DI ANALISI

Le attuali indicazioni normative nazionali sulle costruzioni in zona sismica (OPCM/3431, 2005) consentono di effettuare la valutazione della sicurezza attraverso quattro tipi di analisi classificabili in analisi lineari e non lineari, nella veste di statica e dinamica. Lanalisi statica lineare, generalmente applicabile solo per edifici regolari in elevazione e con un modo fondamentale rappresentativo del comportamento dinamico della struttura. In tal senso, le indicazioni normative condizionano lapplicabilit dellanalisi limitando superiormente il periodo proprio. Questultimo ricavato mediante una formulazione semplificata espressa in funzione dellaltezza e adottata da numerosi codici normativi (EC8, 2004). Lanalisi si basa sulla definizione di una predefinita distribuzione di forze sismiche di tipo lineare la cui risultante proporzionale alla accelerazione sismica richiesta. Diversamente lanalisi dinamica lineare si fonda sulla valutazione dei modi di vibrazione e dei relativi periodi della struttura. In tal caso, i periodi associati ai diversi modi di vibrazione elastica sono direttamente valutati e non definiti attraverso formulazioni semplificate. Inoltre, gli effetti sismici risultanti sono ottenuti mediante due distinti processi di combinazione quadratica degli effetti associati ai singoli modi di vibrazione. Lanalisi modale consente di valutare una serie di aspetti sulla risposta dinamica della struttura, che seppur limitati al campo lineare, non risulta possibile con lanalisi statica. Diversamente da quanto sin qui esposto, le analisi di tipo non lineare indagano sul comportamento postelastico. In particolare, lanalisi non lineare di tipo statico partendo da considerazione dinamiche rigorose in campo elastico, prevede lapplicazione di una distribuzione di forze orizzontali, invariante o adattivo, crescente sulla struttura sino al raggiungimento di una crisi globale o locale delledificio. Lanalisi dinamica non lineare si basa sulla determinazione della risposta ciclica della struttura sottoposta ad una serie di accelerogrammi spettro compatibili. Va evidenziato, comunque, che stante levoluzione dei codici di calcolo automatico lanalisi dinamica

lineare da considerarsi quale metodo normale di progettazione e/o verifica strutturale. Viceversa, con riferimento al caso non lineare, la difficolt correlata al reperimento dei dati di input sismico e lincertezza sulla modellazione isteretica dellelemento, contribuisce a spostare lattenzione sulla analisi statica soprattutto nellottica di verifica degli edifici esistenti. 2.1 Analisi lineare con spettro elastico ridotto Alla luce delle precedenti considerazioni, nel prosieguo lattenzione rivolta alla analisi di tipo dinamico ed in particolare, compatibilmente alle indicazioni normative (OPCM 3431/2005), allanalisi effettuata con lutilizzo di un spettro ridotto del fattore di struttura. In generale, la richiesta sismica della struttura determinata attraverso una analisi modale mediante ladozione di uno spettro in termini di accelerazioni. In tal modo, a partire dalla deformata modale e dalla massa partecipante associata al generico modo possibile valutare il corrispondente taglio alla base definito dalla seguente relazione: Vb, j = m i i, jjSa (Tj ) = M Sa (Tj ) j
i=1 n

base V1corrispondente alla formazione della prima cerniera plastica di elemento ovvero in termini di accelerazioni come:
Sa = V1
i=1

m i i,11

(2)

Viceversa, la richiesta della struttura pu valutarsi in termini di accelerazioni spettrale corrispondente al periodo fondamentale della direzione analizzata o in maniera equivalente in termini di taglio alla base secondo la relazione (1) limitata al periodo fondamentale. Pertanto, la verifica di sicurezza pu effettuarsi come rapporto tra la accelerazione disponibile secondo la (2) e la corrispondente accelerazione richiesta Sa(T1) 2.2 Lanalisi non lineare Lanalisi statica non lineare indaga sul comportamento post-elastico della struttura. Essa consiste nellapplicazione dei carichi gravitazionali e di un sistema di forze statiche orizzontali applicate nel baricentro delle masse di ogni impalcato, che aumentando in maniera incrementale fanno crescere in maniera monotona lo spostamento orizzontale di un punto di controllo della struttura che solitamente viene scelto come il baricentro delle masse dellultimo impalcato. Lanalisi volge al suo termine quando si registra una crisi locale o globale della struttura indicando con questultima il raggiungimento del massimo picco di resistenza o la formazione di un meccanismo di collasso. Le indicazioni normative suggeriscono lapplicazione di due sistemi di forze tra loro differenti e rispettivamente pari a: (i) al prodotto della deformata modale corrispondente al primo modo di vibrazione per la massa di impalcato; (ii) proporzionale alla massa di ciascun impalcato. Risulta evidente, che la prima distribuzione di forze risulta identica alla corrispondente distribuzione derivata da un analisi modale limitata al solo modo fondamentale. In tal senso, nel prosieguo si far riferimento solo alla prima delle due distribuzioni valutando quindi la prima deformata modale nella direzione in esame ed il relativo periodo fondamentale. Dallanalisi si ottiene una curva che descrive il valore dello spostamento del punto di controllo della struttura al crescere del taglio alla base Vb. La capacit globale, espressa in termini di spostamento, definita dallattingimento di una crisi locale, duttile o fragile, di elemento. Nel presente studio le capacit di elemento sono valutate compatibilmente a quanto riportato in (OPCM/3431, 2005) relative allo Stato Limite di Danno Severo.

(1)

dove si indicato con mi la massa dellimpalcato iesimo, con i,j il vettore spostamento modale dello iesimo impalcato associato al j-esimo modo, con j1 il fattore di partecipazione modale ed infine con Sa(Tj) lordinata spettrale di accelerazione ridotta del fattore di struttura valutata in funzione del periodo di vibrazione del modo j-esimo. Compatibilmente alle indicazione normative sono da considerarsi tutti i modi caratterizzati da una massa partecipante Mj* che risultino maggiore del 5% della massa totale oppure la cui somma sia pari almeno all85% della massa totale della struttura. E evidente che laccelerazione spettrale da utilizzarsi nella (1) valutata in relazione allo spettro elastico e al fattore di struttura adottato. Le indicazioni normative consentono lutilizzo dello spettro elastico ridotto solo per lo Stato Limite di Danno Severo. Viceversa, lentit del fattore di struttura subordinato alla tipologia di crisi. In particolare, per elementi caratterizzati da un meccanismo di tipo duttile, ovvero definiti da un comportamento prevalentemente flessionale, il fattore di struttura q viene scelto nellintervallo pari [1.5, 3.0] sulla base della regolarit ed ai tassi di lavoro dei materiali; mentre gli elementi definiti da un meccanismo fragile il fattore di struttura univocamente definito e pari a 1.50. Nel presente lavoro, i risultati dellanalisi lineari sono limitati agli effetti corrispondenti al solo modo predominante lungo la direzione analizzata. Inoltre, compatibilmente ai criteri di verifica la capacit globale della struttura definita in termini di taglio alla

La determinazione della corrispondente richiesta di spostamento effettuata previa valutazione del periodo effettivo. Per la valutazione dello stesso instaurata una equivalenza tra il reale sistema MDOF effettuata tramite il coefficiente di partecipazione modale associato al modo fondamentale della direzione di carico. Le caratteristiche dinamiche del sistema SDOF sono valutate a partire da una rappresentazione elasto-plastica bilineare della curva di push-over del sistema MDOF realizzata nel rispetto del principio di equivalenza energetico. Il periodo effettivo della struttura MDOF valutato con riferimento alle caratteristiche del sistema equivalente SDOF come:

Ve

resistenza

R Vy V1 Vd spostamento y u
Figura 1 Relazione resistenza elastica - anelastica

Rs

T* = 2

i=1

mi i,1 K*
(3)

2.3 Il fattore di struttura In relazione alle caratteristiche di duttilit e di sovraresistenza che una struttura possiede, il fattore di struttura q riduce lo spettro di accelerazione elastico in uno spettro anelastico diminuendo di conseguenza la richiesta di accelerazione sismica. In altre parole il q factor da intendersi quale rapporto tra la resistenza che deve avere la struttura per rimanere in campo elastico e la resistenza di progetto che generalmente di poco inferiore a quella corrispondente alla prima plasticizzazione di un elemento strutturale. Seguendo questa definizione il fattore di struttura q pu esprimersi tramite la seguente formulazione: q= Ve Ve Vy V1 = =R R sR Vd Vy V1 Vd (5)

dove rigidezza effettiva K* la rigidezza iniziale della rappresentazione elasto-plastica ideale della curva di push-over. Risulta evidente che il periodo effettivi risulti maggiore del corrispondente periodo elastico in quanto caratterizzato da una minore rigidezza di quella corrispondente al primo modo vibrazionale elastico della struttura. La richiesta di spostamento elastico SDe(T*) del sistema SDOF equivalente ottenuta come ordinata, valutata in corrispondenza del periodo effettivo, dello spettro in spostamenti relativo allo stato limite considerato. Tuttavia, la richiesta cos valutata non tiene in conto delle caratteristiche elasto-plastiche del sistema SDOF. La richiesta anelastica SD(T*) pertanto valutata come: SD (T* )=SD,e (T * ) per T*>Tc (4)
SD,e (T* ) Tc * SD (T ) = 1+(R 1)T* per T <Tc R
*

dove Tc il periodo di transizione tra il segmento di accelerazione costante e quello iperbolico dello spettro mentre R rappresenta il rapporto tra la richiesta elastica Ve e la resistenza anelastica Vy della struttura. Per periodi effettivi T* maggiori o eguali al periodo Tc la richiesta anelastica coincide con quella elastica. Infine la richiesta anelastica del sistema MDOF valutata come prodotto tra la richiesta SD(T*) del sistema SDOF e il coefficiente di partecipazione associato al modo fondamentale della struttura lungo la direzione considerata. La verifica di sicurezza pu effettuarsi come rapporto tra la capacit di spostamento, ottenuta dalla curva di push-over in corrispondenza della prima crisi di elemento e la corrispondente richiesta di spostamento SD(T*).

intendendo con Ve la resistenza che deve avere la struttura per rimanere in campo elastico; Vy la resistenza anelastica corrispondente alla crisi locale o globale della struttura nellipotesi di una rappresentazione elasto-plastico non incrudente del sistema bilineare equivalente; Vd la resistenza di progetto ovvero laccelerazione sismica ricavata dallo spettro elastico ridotto del fattore di struttura; V1 rappresenta la resistenza corrispondente alla formazione della prima cerniera plastica, come riportato in Figura 1. Con riferimento alla valutazione della capacit di un edificio esistente si pone il coefficiente R=1 facendo corrispondere la resistenza di progetto Vd, che nel caso di valutazione diventa di verifica, a quella di prima plasticizzazione V1. Di conseguenza il fattore di struttura risulta dipendente dai soli coefficienti Rs ed R. Il fattore Rs determinato come rapporto tra la resistenza anelastica Vy e quella corrispondente alla prima plasticizzazione di un elemento strutturale V1 definito coefficiente di sovraresistenza e rappresenta la riserva di resistenza che possiede la struttura in funzione della sua capacit di dissipazione energetica. In particolare, nelle prescrizioni normative

(OPCM 3431/2005) viene indicato tramite il rapporto di sovraresistenza u/1 in cui u rappresenta il moltiplicatore dei carichi tale da portare la struttura allo stato di raggiungimento di un meccanismo mentre 1 rappresenta il moltiplicatore dei carichi che conduce la struttura al raggiungimento di una prima cerniera plastica. Il fattore R rappresenta il rapporto tra la resistenza elastica Ve e quella plastica Vy. Con riferimento a diversi autori (Newmark e Hall, 1982; Krawinkler e Nassar, 1992; Miranda e Bertero, 1994), il fattore di riduzione R dipende non solo dalla duttilit del sistema reale, ma anche dal periodo T* delloscillatore semplice ad esso equivalente e conseguentemente dall energia di dissipazione isteretica. In particolare, nel presente lavoro, nellipotesi di una rappresentazione elasto-plastica non incrudente dellequivalente sistema SDOF adottata la formulazione proposta da (Vidic et al., 1994): R = (1) T* +1 T0 T* T0 (6) (7)

che non lineari relative ad una particolare tipologia di edifici a destinazione abitativa molto diffusa ventennio 50-70. 3.1 Gli edifici oggetto di studio Gli edifici analizzati presentano una pianta assimilabile ad una morfologia rettangolare con un numero di piani non particolarmente elevato. La distribuzione abitativa generalmente caratterizzata da due o pi unit per piano mentre il collegamento verticale spesso definito da una scala a due rampanti collocata in posizione centrale rispetto alla direzione longitudinale. Essi sono definiti da una configurazione strutturale basata su una concezione progettuale di tipo gravitazionale. In particolare, analizzata una tipologia strutturale denominata a telai piani paralleli. Essa caratterizzata da solai di piano orditi in unica direzione, generalmente coincidente con la dimensione minima in pianta. Tale circostanza comporta la presenza di telai piani tra loro paralleli da cui la denominazione, lungo la direzione longitudinale, destinati a sostenere i carichi gravitazionali derivanti dai solai. Per contro lungo la direzione trasversale, parallela allorditura dei solai, sono presenti solo due telai piani di perimetro e la sottostruttura della scala. Gli edifici sono generati ad hoc mediante un processo di simulazione progettuale riportato in (Verderame et al., 2006) rispettoso dei criteri progettuali e della pratica costruttiva dellepoca di riferimento. In particolare, specializzando le fasi di simulazione al caso in esame, definito un edificio modello a pianta rettangolare al quale poter associare le dimensioni longitudinale e trasversale. La configurazioni strutturali adottata compatibile con la tipologia strutturale a telai piani paralleli, risultando caratterizzata da soli due telai in direzione trasversale e da una serie di telai longitudinali destinati a sostenere i carichi gravitazionali derivanti dai solai ad essi ortogonali. alla tipologia. La variazione delle dimensioni delle campate consente di definire per il generico edificio molteplici configurazioni strutturali. La progettazione delle strutture effettuata nel rispetto delle indicazioni del Regio Decreto del 1939 (R.D. 2229/1939). Si rimanda per maggiori dettagli alle caratteristiche degli edifici riportati in (Verderame et al., 2007). Le dimensioni globali sono intese variabili secondo le seguenti suddivisioni: la dimensione longitudinale D = {15.0m, 20.0m, 25.0m, 30.0m}; la dimensione trasversale B = {8.0m, 10.0m, 12.0m}; laltezza invece variabile tra i 4 e gli 8 piani corrispondente ad un intervallo compreso tra i 12.024.0m, con altezze di interpiano di 3.0m. In definitiva, con riferimento alla generica altezza sono generati, in funzione alla variabilit delle dimensioni in pianta e delle configurazioni strutturali, 25 diversi edifici; la popolazione degli edifici analizzati pertanto definita da un totale n = 125 edifici.

R =

T* T0

T0 = 0,65 0,3 Tc Tc

(8)

dove Tc il periodo caratteristico del moto al suolo, ovvero il periodo di transizione tra il segmento di accelerazione costante e quello iperbolico dello spettro, e T* il periodo effettivo della struttura. Riferendosi alle indicazioni normative nazionali (OPCM/3431, 2005) in sede di progettazione il fattore di struttura degli edifici in c.a. fornito dallespressione (9): q = q0KdK r (9) dove q0 indica il valore fondamentale del fattore di struttura ed Kd e Kr sono coefficienti decurtativi in relazione alla classe di duttilit e alla regolarit strutturale. La normativa quindi incorpora il valore di duttilit R e di sovraresistenza Rs nel termine q0 che risulta essere dipendente dalla tipologia strutturale. Viceversa, con riferimento alla valutazione sismica degli edifici esistenti le indicazioni normative prescrivono di adottare un fattore di struttura da scegliersi nellintervallo [1.5, 3.0] in relazione ai tassi di lavoro dei materiali e alla regolarit strutturale. Questultimo, da adottarsi solo per la verifica flessionale degli elementi, ulteriormente limitato a 1.50 per la verifica delle crisi fragili. 3 LA VALUTAZIONE DEL FATTORE DI STRUTTURA La valutazione del fattore di struttura effettuata, nel prosieguo, mediante lesecuzione di analisi stati-

Figura 2. Curve di push-over degli edifici di 5 piani: (a) direzione trasversale (b) direzione longitudinale

Infine, le caratteristiche meccaniche dei materiali costituenti il generico edificio sono intese costanti e definite da una resistenza media a compressione del calcestruzzo di 25MPa e da una tensione media di snervamento dellacciaio di armatura di 360 MPa. 3.2 La valutazione del fattore di struttura La valutazione del fattore di struttura degli edifici cos definiti viene effettuata mediante lesecuzione di una analisi statica non lineare. La modellazione non lineare del tipo a plasticit concentrata ed caratterizzata da legami sia flessionali che taglianti. In particolare, la curva momentorotazione degli elementi a comportamento flessionale definita da un legame quadrilineare in cui vengono individuati gli stati di fessurazione, di snervamento, di massimo e ultimo di elemento (Verderame et al., 2007). Lanalisi non lineare viene fatta con una distribuzione di forze proporzionali al primo modo di vibrazione delledificio; sono indagate ambedue le direzioni planimetriche. La massima capacit non lineare, in termini di spostamento e di taglio alla base, valutata in corrispondenza del primo attingimento della capacit di elemento. In particolare, lentit della capacit rotazionali e di quella tagliante definita in relazione al solo stato limite di Danno Severo compatibilmente alle indicazioni riportate in (OPCM 3431/2005). La bilinearizzazione della curva di push-over effettuata secondo quanto descritto nella sezione (2.2) consente, per ciascun edificio e per ambedue le direzioni di analisi, di valutare il periodo effettivo T*, il taglio alla base corrispondente alla prima plasticizzazione V1, la massima resistenza anelastica Vy, la duttilit del sistema nonch la massima capacit di spostamento. Di conseguenza, nel rispetto delle e-

quazioni (5), (6) e (7) determinato il fattore di struttura q. 3.3 I risultati delle analisi non lineari Sono nel prosieguo presentati e discussi i risultati delle analisi non lineari condotte sulla popolazione di edifici oggetto di studio, sia in direzione longitudinale (lunga) che trasversale (corta). In Figura 2a e 2b sono riportate, rispettivamente per la direzione longitudinale e trasversale, le curve di pushover, taglio alla base-spostamento in sommit, degli edifici definiti da una altezza di 5 piani ovvero di 15.0 m . Risulta evidente che gli edifici mostrano un comportamento sismico globale fortemente dipendente dalla direzione di carico. La direzione trasversale rivela una minore rigidezza traslazionale, che determina una maggiore capacit di spostamento ma una minore resistenza globale. Tale risultato, da ricondursi alla consistente differenza dei sistemi resistenti presenti lungo le dure direzioni planimetriche, confermato anche in termini di periodi In Tabella 1 e 2, rispettivamente, sono riportati i periodi elastici ed effettivi dellintera popolazione analizzata. Sono evidenti due aspetti: la direzione trasversale mostra un periodo maggiore rispetto alla direzione da essa ortogonale e, inoltre, risulta caratterizzata da una maggiore variabilit dello stesso (Verderame et al., 2007). In Tabella 3 e 4, invece, sono riportati i risultati in termini di sovraresistenza Rs e di duttilit . In prima istanza, le due direzioni sembrano mostrare in media valori di duttilit non dissimili; tuttavia; la direzione longitudinale evidenzia una maggiore variabilit della stessa nella misura di circa il 14%. Viceversa, la sovraresistenza risulta poco influenzata dalla direzione di carico; infatti, sia in termini medi che di deviazione standard le due direzioni mostrano valori praticamente eguali.

4.0 3.5 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5

4.0 3.5 3.0 2.5 2.0

Rs

1.5

Rs
1.0 0.5

altezza, H [m]
0.0 6 9 12 15 18 21 24 27 30 0.0 6 9 12 15 18 21

altezza, H [m]
24 27 30

Figura 3. Andamento delle duttilit e delle sovraresistenza con laltezza: (a) direzione trasversale (b) direzione longitudinale Tabella1. Risultati in termini di periodi elastici T[sec] min max media Dev st C.O.V. Longitudinale 0.51 0.97 0.76 0.11 13.94% Trasversale 0.62 1.88 1.16 0.27 23.22%

Tabella2. Risultati in termini di periodi effettivi T*[sec] min max media Dev st C.O.V. Longitudinale 1.09 2.19 1.62 0.28 17.39% Trasversale 1.33 3.38 2.22 0.46 20.58%

Tabella 3. Risultati in termini di duttilit

min max media Dev st C.O.V.

Longitudinale 1.59 2.77 2.01 0.27 13.6%

Trasversale 2.11 2.88 2.42 0.18 7.41%

Tabella 4. Risultati in termini di sovraresistenza

Rs
min max media Dev st C.O.V.

Longitudinale 1.11 1.31 1.21 0.039 3.25%

Trasversale 1.21 1.43 1.30 0.051 3.90%

Al fine di indagare sulle possibili cause di variabilit dei due parametri, in Figura 3a e 3b sono riportati gli andamenti della duttilit e della sovraresistenza in funzione dellaltezza, per la direzione trasversale

e longitudinale rispettivamente. E interessante evidenziare come il fattore di sovraresistenza sia caratterizzato da un landamento pressoch costante in funzione dellaltezza, registrando un coefficiente di variazione, per le diverse altezze, inferiore al 5% e una media comune 1.25. Con riferimento alle caratteristiche di duttilit, si rileva, in generale, che le due direzioni planimetriche registrano valori medi molto simili; tuttavia, la direzione longitudinale mostra una maggiore variabilit nella misura di circa il 100%. Inoltre, la direzione trasversale caratterizzata da un andamento lievemente decrescente con laltezza; viceversa, la direzione longitudinale definita da un andamento crescente con laltezza delledificio. La determinazione dei fattori di sovraresistenza e di duttilit consente di valutare il fattore di struttura per ciascun edificio della popolazione oggetto di analisi. Tale operazione va condotta, cos come evidenziato dalle espressioni (6) e (7), tenendo in conto delle caratteristiche dello spettro di richiesta sismica. Tuttavia, dai risultati in termini di periodo effettivo riportati in Tabella 1 si rileva un periodo minimo degli edifici maggiore dei periodi Tc che caratterizzano gli spettri adottati dalle prescrizioni normative nazionali. Tale circostanza rende la determinazione del fattore di struttura spettro-indipendente e in particolare pari al prodotto del fattore di sovraresistenza per la duttilit della struttura. In Tabella 5 sono, sinteticamente, riportati i fattori di struttura dellintera popolazione. In generale, in termini medio i fattori di struttura calcolati sembrano essere pienamente compatibili con i valori forniti dalla normativa. In particolare, la direzione trasversale evidenzia dei fattori di struttura caratterizzati da una minore variabilit e da un maggior valor medio. Tale risultato, riflette quanto gi osservato per la duttilit degli edifici.

Tabella 5. Risultati in termini di fattori di struttura

q
min max media Dev st C.O.V.

Longitudinale 1.79 3.52 2.43 0.39 16.0%

Trasversale 2.81 3.59 3.17 0.17 5.0%

In Figura 4 riportato landamento del fattore di struttura in funzione dellaltezza, per la direzione trasversale e longitudinale rispettivamente. Si rileva, in generale, che le due direzioni planimetriche registrano un risultato assai differente. La direzione trasversale caratterizzata da un andamento lievemente decrescente con laltezza; viceversa, la direzione longitudinale definita da un andamento crescente con laltezza delledificio. Inoltre, tuttavia, la direzione longitudinale mostra una maggiore variabilit nella misura di circa il 200%.
5.0

Fattore di struttura, q
4.0
direzione trasversale

3.0

2.0
direzione longitudinale

1.0

altezza, H [m]
0.0 6 9 12 15 18 21 24 27 30

Figura 4 Andamento del fattore di struttura con laltezza

4 CONFRONTO TRA ANALISI NON LINEARE E ANALISI LINEARE La determinazione del fattore di struttura, via pushover, del generico edificio appartenente alla popolazione oggetto di studio consente, nel prosieguo, una comparazione tra la verifica di sicurezza sismica condotta con ambedue i metodi di analisi, lineare e non lineare, cosi come descritto in (2.1) e (2.2.). La verifica in ambito lineare effettuata rapportando la capacit, espressa in termini di accelerazione fornita dallEq.(2) e la corrispondente richiesta spettrale determinata dallo spettro corrispondente allo stato limite di Danno Severo scalato del fattore di struttura q valutato in (3.1). Tale rapporto nel seguito definito fattore di sicurezza lineare, FSL.

Viceversa, la verifica in ambito non lineare condotta rapportando la capacit, espressa in termini di spostamento corrispondente alla prima crisi di Danno Severo riferita allequivalente sistema SDOF e la corrispondente richiesta anelastica valutata con la (4). Tale rapporto nel seguito definito fattore di sicurezza non lineare, FSNL. In particolare, a titolo esemplificativo, adottato quale spettro elastico, in accelerazione e in spostamento, quello relativo ad una zona 2 con terreno di tipo C. Lo spettro corrispondente allo stato limite di Danno severo coincide con lo spettro elastico. Con riferimento alla verifica condotta in ambito non lineare, in Figura 5 sono riportate la capacit e la richiesta di spostamento non lineare, per la direzione trasversale e longitudinale rispettivamente. Dallosservazioni dei grafici evidente che la gran parte degli edifici caratterizzata da una richiesta maggiore della corrispondente capacit. Inoltre, con riferimento alla direzione trasversale una consistente porzione di edifici definita da una richiesta di spostamento costante di circa 20 cm. Tale risultato da ricondursi a un duplice aspetto: alla maggiore entit dei periodi effettivi della direzione trasversale, vedi Tabella 2, e alla forma dello spettro di spostamento normativo che risulta caratterizzato da una richiesta costante per periodi superiori ai 2 sec. Analogamente, con riferimento alla verifica condotta in ambito lineare, in Figura 6 sono riportate la capacit e la richiesta espressa in termini di accelerazioni, per la direzione trasversale e longitudinale rispettivamente. Dal confronto dei due grafici risulta evidente coma la direzione trasversale risulta caratterizzata da accelerazioni richieste inferiori alla corrispondente direzione ad essa ortogonale. Tale risultato determinato da un lato dal maggior periodo elastico e dallaltro dal maggior fattore di struttura che definisce la direzione trasversale. Viceversa, la direzione longitudinale mostra accelerazioni richieste molto elevate a dispetto di accelerazioni disponibili non dissimili da quelle registrate in direzione trasversale. Confrontando i grafici di Figura 5 e 6 si rileva un diverso rapporto tra la capacita e la richiesta nellambito delle due metodologie di analisi, per ambedue le direzioni di carico. Tale risultato evidenzia, che il fattore di sicurezza del generico edificio offre risultati differenti nei due tipi di analisi. In altre parole, i due metodi di analisi, lineare e non lineare, forniscono un risultato in termini di verifica di sicurezza sismica potenzialmente assai differente. Tale circostanza particolarmente evidente in direzione longitudinale. In Figura 7 riportato un confronto tra i fattori di sicurezza lineare, FSL e non lineare FSNL.

30 25 20 15 10 5

Spostamento disponibile [cm]


direzione trasversale

30 25 20 15 10 5

Spostamento disponibile [cm]


direzione longitudinale

Spostamento richiesto [cm]


0 0 5 10 15 20 25 30
0 0 5

Spostamento richiesto [cm]


10 15 20 25 30

Figura 5. Verifica di sicurezza non lineare: confronto tra la richiesta di spostamento e la capacita di spostamento. (a) direzione trasversale (b) direzione longitudinale
0.4

0.4

Accelerazione disponibile [g]


0.3
direzione trasversale

Accelerazione disponibile [g]


0.3
direzione longitudinale

0.2

0.2

0.1

0.1

Accelerazione richiesta [g]


0.0 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4

Accelerazione richiesta [g]


0.0 0.0 0.1 0.2 0.3 0.4

Figura 6. Verifica di sicurezza non lineare: confronto tra la richiesta di spostamento e la capacita di spostamento. (a) direzione trasversale (b) direzione longitudinale
1.2 1.0
direzione longitudinale

fattore sicurezza lineare, FSL

0.8 0.6 0.4 0.2

fattore sicurezza non lineare, FSNL


0.0 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2

Dallosservazione dei risultati si evince come lesecuzione di una analisi lineare conduca in media a fattori di sicurezza minori nella misura del 50% rispetto ai corrispondenti fattori di sicurezza definiti dalla analisi non lineare. Tale aspetto incompatibile con la definizione del fattore di struttura. In realt, la ragione di un siffatto risultato va ricercata nella diversa rigidezza iniziale che definisce loscillatore elasto-plastico ideale utilizzato nelle due metodologie di analisi. Infatti, la valutazione del fattore di struttura effettuata con riferimento alle caratteristiche dinamiche di un oscillatore SDOF equivalente al sistema MDOF definito sulla base della curva di push-over; la duttilit e il fattore R sono valutate con riferimento ad una rigidezza effettiva K* e ad un periodo effettivo T*.

Figura 7 - Coefficienti di sicurezza in direzione longitudinale

10.0

Sae [g]
0.8

9.0 8.0 7.0

Fattore di struttura, q'


direzione trasversale

0.6

Sae(T)

6.0 5.0

0.4
Sae(T*)

4.0
direzione longitudinale

3.0

0.2 T 0 0.5 1 T* 1.5 2 2.5 3 3.5

2.0

T [
4

1.0

]
4.5

altezza, H [m]
6 9 12 15 18 21 24 27 30

0.0

Figura 8 Differenza di richiesta di accelerazione con periodo elastico ed effettivo

Figura 9 Andamento del fattore di struttura q con laltezza


1.2 1.0
direzione longitudinale

Viceversa, le analisi lineari sono condotte nellipotesi di un comportamento elastico della struttura che determina una rigidezza traslante K maggiore della corrispondente rigidezza effettiva K* ovvero un periodo elastico T minore del corrispondente periodo effettivo T*. Tale circostanza conduce, in generale, ad una richiesta di accelerazione valutata in corrispondenza del periodo elastico T maggiore della corrispondente richiesta definita dal periodo effettivo T*, cos come evidenziato in Figura 8. Pertanto, il fattore di struttura q risulta sottostimato proprio del rapporto tra la richiesta valutata in corrispondenza del periodo elastico T e quella relativa al periodo effettivo T*. Partendo da tale considerazione i fattori di struttura precedentemente valutati in (3.3) sono corretti, con riferimento alle caratteristiche elastiche degli edifici e allo spettro elastico adottato, secondo la seguente espressione: q'=R R s Sae (T ) Sae (T )
*

fattore sicurezza lineare, FSL

0.8 0.6 0.4 0.2

fattore sicurezza non lineare, FSNL


0.0 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2

Figura 10 Coefficienti di sicurezza in direzione longitudinale

(10)

In Figura 9 sono riportati i fattori di struttura modificati secondo la (10). Dal confronto tra i grafici di Figura 4 e Figura 9 si evince un incremento dei fattori di struttura in media nella misura del 100%. Lesecuzione delle analisi lineari con i fattori di struttura q determinano dei fattori di sicurezza assolutamente compatibili con quelli derivanti dallanalisi non lineare, come riportato, a titolo esemplificativo in Figura 10 per la direzione longitudinale. In conclusione, i fattori di struttura valutati attraverso lesecuzione di analisi statiche non lineari condotte nel rispetto delle indicazioni normative nazionali risultano compatibili con i corrispondenti fattori di struttura riportati in (OPCM/3431, 2005).

Tuttavia, lesecuzione di analisi lineari con rigidezza elastica e spettro elastico ridotto del fattore di struttura, conduce a risultati conservativi nel rapporto 1:2 rispetto ai corrispondenti risultati ottenuti con una analisi statica non lineare. Tale circostanza come gi evidenziato riconducibile alla diversa rigidezza iniziale del sistema SDOF associato alle due metodologie di analisi. Va evidenziato che numerosi codici internazionali (FEMA 356, 2000) prescrivono di eseguire le analisi lineari con lutilizzo di una rigidezza fessurata da valutarsi come aliquota della tradizionale rigidezza elastica. Tale aspetto associato alladozione dei fattori di struttura definiti dalla normativa nazionale condurrebbe, in via teorica, a ridurre le differenze fornite dalle due metodologie di analisi in termini di verifica sismica.

5 CONCLUSIONI Le attuali indicazioni normative nazionali forniscono la possibilit di valutare la sicurezza sismica degli edifici mediante lesecuzione di due distinte metodologie di analisi, lineari e non lineari. In particolare, lapproccio lineare assume una notevole importanza soprattutto nellottica di dover verificare un edificio in c.a. appartenente al patrimonio edilizio esistente. Infatti, la difficolt di poter determinare a priori una predefinita riserva di resistenza e di duttilit si traduce in criteri di selezione del fattore di struttura q che risultano inconsistenti con quanto proposto per la progettazione sismica. Alla luce di tali considerazioni sono state effettuate, con riferimento ad una popolazione di edifici definita da una specifica tipologia strutturale, una serie di analisi non lineari finalizzate alla valutazione del fattore di struttura. In generale, le analisi evidenziano prestazioni sismiche definite da una elevata deformabilit traslante e da modeste capacit di spostamento. I fattori di struttura risultano compresi nellintervallo (1.80, 3.60) e pertanto compatibili con quanto indicato in sede normativa. Tale risultato da ricondursi principalmente alla modesta duttilit di spostamento in quanto i fattori di sovraresistenza registrati sono comparabili con le prescrizioni normative progettuali. Tuttavia, lesecuzione di analisi lineari con spettro elastico ridotto dei fattori di struttura precedentemente valutati evidenzia un diverso risultato in termini di verifica sismica rispetto al caso non lineare. La ragione di un siffatto risultato va ricercata nella diversa rigidezza iniziale che definisce loscillatore elasto-plastico ideale utilizzato nelle due metodologie di analisi. Pertanto, le verifiche sismiche condotte con i fattori di struttura indicati nelle attuali prescrizioni sismiche risultano cautelative, nella misura del 50%, rispetto alle corrispondenti analisi non lineari. Tuttavia, ladozione di una rigidezza fessurata, compatibilmente a quanto gi proposto in numerosi codici normativi internazionali, condurrebbe, in via teorica, a ridurre le differenze fornite dalle due metodologie di analisi in termini di verifica sismica. RINGRAZIAMENTI Lo studio presentato in questo lavoro stato sviluppato nellambito della Linea 2 del progetto triennale, 2005/2008, ReLUIS Dipartimento della Protezione Civile.

thquake resistance - Part 3: Assessment and retrofitting of buildings. Brussels. FEMA, 2000. FEMA 356: Prestandard and Commentary for the Seismic Rehabilitation of Buildings. Report No. FEMA 356, ASCE/FEMA Agency. Krawinkler, H. , Nassar, AA. ,Seismic design based on ductility and cumulative damage demand and capacities. In: Fajfar, Krawinkle, editors. Nonlinear seismic analysis and design of reinforced concrete buildings. New York: Elsevier Applied Science, 1992. Miranda E, Bertero VV. Evaluation of strength reduction factor for earthquake-resistance design. Earthquake Spectra 1994;10:35779. Newmark, NM, Hall WJ. Earthquake spectra and design, EERI Monograph Series. Oakland: EERI, 1982. Regio Decreto legge n 2229 del 16 novembre 1939. Norme per la esecuzione delle opere in conglomerate cementizio semplice od armato. Testo integrato dellAllegato 2 Edifici allOrdinanza 3274 come modificato dallOPCM 3431 del 3/5/05. Verderame, G.M, Iervolino, I., Mariniello, C., Manfredi, G., (2007). Il periodo nella valutazione sismica di edifici esistenti in c.a.. XII Convegno Nazionale LIngegneria Sismica in Italia, Pisa, Italy. Verderame, G.M., Polese, M., Mariniello, C., Manfredi, G. (2006). Seismic Capacity of RC Buildings: a Mechanical Approach Based on Simulated Design, proceedings of the 2nd fib Congress, Naples. Vidic T, Fajfar P, Fischinger M. Consistent inelastic design spectra: strength and displacement. Earthquake Eng and Struct Dyn 1994;23:50721.

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