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15 settembre, un giorno nero per la democrazia

di Giorgio Cremaschi
Con la firma del Presidente della Repubblica sono diventati veramente operativi i decreti che incorporano la manovra voluta dal Governo e approvata dal Parlamento. E un giorno nero per la democrazia italiana e non solo perch questa manovra produrr drammatici tagli sociali, aumenter la disoccupazione, aggraver tutta la condizione economica del paese senza minimamente porre rimedio alla speculazione sul debito. Ma anche perch questa manovra contiene gravissime violazioni di principi fondamentali della nostra Costituzione. Con la parte del decreto che riguarda le liberalizzazioni e le privatizzazioni si completamente ignorato il risultato del referendum di giugno. Sostanzialmente il decreto Ronchi sulla privatizzazione dei beni comuni viene ripristinato, alla faccia del pronunciamento dei cittadini. Per quanto riguarda il lavoro c poi il famigerato articolo 8, che la Camera ha votato di rivedere, ma che intanto diventa pienamente operativo. I contratti in deroga potranno stabilire contratti e legislazioni diverse da quelle della Repubblica italiana, nel nome della competitivit e della produttivit. E la cancellazione di tutti gli articoli sociali della Costituzione e la soppressione, prima ancora che il Parlamento lo abbia deciso, dellarticolo 41 della nostra Carta. E vero che la raccomandazione della Camera chiede di trovare una soluzione che attenui la portata liberticida di quel decreto, riconducendo tutta la materia allaccordo del 28 giugno. Ma intanto il decreto c e lamministratore delegato della Fiat, Marchionne, prima di scontrarsi con i sindacati americani, ne ha apprezzato il rigore e la chiarezza. Il confronto fra le parti sociali dovrebbe quindi correggere larticolo 8 , avvicinandolo al gi disastroso accordo del 28 giugno, con la spada di Damocle della legge gi approvata e del ricatto della Fiat e di chiunque sia interessato a distruggere i diritti del lavoro. Duole che il capo dello Stato abbia ignorato gli appelli a lui rivolti perch i commi anticostituzionali venissero rinviati alle Camere, mentre lufficio stampa della Presidenza della repubblica ha espressamente polemizzato con chi faceva richieste in tal senso, a partire dal segretario generale della Fiom. A chi si deve rivolgere, in Italia, chi crede che una legge violi brutalmente la Costituzione? A un Parlamento che ha votato a maggioranza che Rubi effettivamente la nipote di Mubarak? No. E evidente che in quella sede i dubbi di costituzionalit non possono trovare soluzione. E quindi sacrosanto rivolgersi alla pi alta carica dello Stato, quando si vedono messi in discussione diritti fondamentali. Ed un sacrosanto diritto anche criticare la Presidenza della Repubblica quando ignora queste richieste. Che per rassicurare i mercati si debba cos tranquillamente soprassedere a principi fondamentali della nostra Costituzione, un ulteriore segno della crisi della nostra democrazia.

15 settembre 2011

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