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INDIA, ELEFANTI E COLORI.

ETIMOLOGIE E SIMBOLI PER UNIPOTESI DI RICOSTRUZIONE


CULTURALE

SANDRA GRACCI

1.0 Introduzione Il colore un tratto distintivo importante nella classificazione e nella denominazione dellelefante in tamil e sanscrito: un gruppo abbastanza cospicuo di nomi che designano lelefante ruota attorno a questo sema lessicogeno. Gli elefanti sono generalmente associati al colore scuro1; ci sono poi gli elefanti bianchi, albini maculati di bianco o di rosa, il cui esempio pi noto Airvata, cavalcatura di Indra. Tre sono i colori ricorrenti nelle denominazioni dellelefante: Nero: il nero , fra i colori, quello maggiormente utilizzato nei processi onomastici, infatti il colore tipico della pelle dellelefante. Fra le sue qualit generali, individuate dal MgaPaki-stram, il pi antico trattato nel mondo sugli animali di

Le distinzioni dei colori in tamil non sono precise n ben definite. Sotto la denominazione di nero, ad esempio, rientra unampia gamma di sfumature del colore scuro in generale, dal vero e proprio nero, al blu scuro, al marrone scuro. E lo stesso vale per gli altri colori in tamil come in sanscrito, dove lopposizione fondamentale che li distingueva era lightness / darkness (Sivapriyananda 1988: 33). Non mai chiaro, dunque, se parole come ka, nla, asita, yma, kla si riferiscano al nero, al blu scuro, al grigio o al verde scuro; e se parole come pu, pura, gaura significhino bianco, giallo pallido o rosa.

terra e di cielo2, c proprio quella di avere corpo nero (Thaker 1994: 120). Rosso: il rosso fa riferimento alla colorazione della pelle dellelefante, che, in particolar modo sul muso, si tinge di chiazze marroncine, o anche alla particolare usanza di dipingere gli elefanti per portarli nelle feste e nelle processioni. Ed ancora il rosso, o forse meglio il color rame, potrebbe essere distintivo di una particolare specie. Lo dimostrerebbe ta. tmirakarui elefante femmina dellovest, ma letteralmente colei fornita di orecchie color rame in quanto prestito dal sscr. tmra-kar, dove il primo termine laggettivo tmr rosso scuro, color rame e il secondo la forma derivata in in dal sostantivo kara orecchio (TL, p. 1838). Bianco: il bianco sicuramente il colore distintivo della razza albina. Per essa abbiamo il termine specifico di elefante bianco: ta. veuv (dalla radice ta. ve essere chiaro). Nella Mtagall Il trattato scherzoso sugli elefanti3 (VIII, 15), Nlakaha spiega che i colori degli elefanti sono quattro: bruno
LIstituto Orientale di Vadodara possiede un manoscritto di questo interessante trattato composto da un autore Jaina di nome Hasadeva, probabilmente nel tredicesimo secolo d.C. La biblioteca universitaria dellUniversit di Baroda, Vadodara possiede anche una copia della traduzione inglese del trattato, tradotto da M. Sundaracharya e pubblicato da V. Krishnaswami a Kalahasti nel 1927. I riferimenti al testo, riportati qui e nei successivi paragrafi, sono tratti da un articolo di Thaker (1994), in cui sono tradotti alcuni brani del trattato. 3 La Mtagall, la migliore opera sanscrita disponibile sulla scienza degli elefanti, un breve trattato in 263 stanze, diviso in dodici capitoli di diversa lunghezza. Non si possiedono notizie n sulla vita di Nlakaha, lautore del trattato, n sulla data di
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fulvo, giallo, nero e bianco; essi sono rispettivamente prodotti dal sangue mescolato con la bile, dal sangue mescolato con la flemma, dalla bile e dalla flemma e somigliano al colore della coda del pavone il bruno fulvo, al colore delloro il giallo, al colore delle nuvole il nero e al colore della luce lunare il bianco. Ma tra questi soltanto lelefante nero esiste sulla terra; gli altri tre vivono nel mondo celeste. 1.1 Elefanti neri Analizziamo innanzitutto alcune denominazioni dellelefante che hanno come sema lessicogeno il nero: ta. kaapam 1. giovane elefante, 2. elefante: pu essere derivato da ta. kaam che significa 1. nerezza, colore nero, 2. nuvola e che il TL (p. 812) spiega come prestito dal sscr. kla nero, di colore nero, blu-nero. Non tuttavia semplice spiegare il significato del restante pam. Se il termine fosse connesso a sscr. karabha cammello, giovane cammello, giovane elefante, alternante con kalabha giovane elefante, si potrebbe ipotizzare un legame tra il suffisso ta. pam e il suffisso sscr. bha. Questultimo stato spiegato dal KEWA (p. 165, s.v. karabha) come suffisso indoeuropeo usato nella formazione dei nomi di animali (cfr. gr. )4.
composizione dellopera. Non avendo la possibilit di consultare direttamente il testo, ho tratto la notizia da Edgerton (1985: 76-77) che ha interamente tradotto il trattato. Unaltra traduzione, in tedesco, del trattato quella di Zimmer (1979). 4 Brugmann (Grundriss: 386-390) sostiene che il suffisso bho- / -bh- compare in alcuni aggettivi, soprattutto nomi di colore, e in alcuni sostantivi, soprattutto nomi di animali. Lo studioso propone come probabile origine la forma verbale antico indiana, bh-ti sembra, appare, ipotizzando che luso del suffisso bho- abbia

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ta. karamai elefante, ta. kari elefante, ta. karum 1. maiale selvatico, 2. elefante, ta. karu 1. elefante femmina, 2. elefante, ta. karii 1. elefante femmina, 2. elefante: termini dalla difficile spiegazione etimologica, molto probabilmente connessi alla parola ta. karumai (karu-mai), che significa nerezza, colore nero, grandezza, eccellenza, vigore, forza, vivacit, severit, crudelt, e che deriva da una radice ta. kar- unita al suffisso mai che esprime qualit astratta o condizione (TL, p. 3367). Analizziamo anche il termine ta. m che, designando tre concetti

diversi, ma strettamente correlati luno allaltro, lega in modo inequivocabile lelefante al nero. I significati di ta. m sono: 1) animale, bestia (specialmente riferito al cavallo e allelefante) (DEDR 3917, ta. m cervo, bestia, ma. m cervo, te. mvu cavallo, kol. mg cervo, kur. mk antilope, cervo rosso). Nelle varie lingue, dunque, il termine si specializza a designare alcune specie zoologiche, e infatti il TL (pp. 3141-3142) riporta oltre al suddetto significato, anche quello di cavallo, elefante, maschio di cavallo, maiale selvatico, elefante; 2) nero, nerezza (DEDR 3918, ta. m nero, mmai nerezza, mci nuvola, mcu nerezza, nuvola, myam nerezza,

avuto origine in nomi di animali derivati da nomi di colori e dal significato di X sembra del colore Y.

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myava Viu, my persona colorata di nero, Viu, ml nerezza, nero, nuvola, Viu); 3) grande, grandezza5 (DEDR 3923, ta. m grande, mtu grandezza, ml grandezza, grande uomo). DEDR (3917, 3918, 3923) riporta le tre parole come se fossero semanticamente separate fra di loro, interpretandole cio come tre omofoni; anche il TL le distingue, fornendo per ciascuna unetimologia diversa. Tuttavia, indipendentemente dalletimologia, ragionevole ipotizzare che il significato di animale abbia avuto origine dai significati di nero e grande attraverso un processo di sostantivazione dei corrispondenti aggettivi. Una conferma data dal fatto che i referenti a cui ta. m animale si riferisce sono tutte bestie di notevoli dimensioni (in particolar modo lelefante il pi grande di tutti) e di colore scuro. Comunque, se non si volesse sostenere che questultimo significato sia nato proprio dagli altri due, si pu accettabilmente ipotizzare che i parlanti, nelluso, associassero e ritenessero collegate le tre parole. E interessante a questo punto ricordare che il Mga-Pakistram, nella sezione dedicata alle 13 specie di elefanti, ad ognuna delle quali dato un nome specifico e caratteristiche fisiche e comportamentali diverse, attribuisce la pelle scura agli elefanti Dantin (pelle blu scura), Dantvala (pelle nera), Dvirada (corpo

Il TL (p. 3142) attribuisce a questa parola anche il significato di forza.

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estremamente scuro), Gaja (colore blu gradevole), Mgagaja (color fumo) (Thaker 1994: 121). Il nero non fa riferimento soltanto al colore della pelle, ma anche alla pazzia che, nei periodi di fregola, colpisce gli elefanti. La pazzia un sema lessicogeno altamente produttivo nelle denominazioni di questo animale, probabilmente per il fatto che gli elefanti, nelle fasi di pazzia amorosa, diventano particolarmente feroci e pericolosi per gli uomini6. Vediamo due denominazioni interessanti a tal proposito: ta. maiyam elefante: composto da ta. maiyal pazzia, eccitazione di elefante e da ta. m animale, bestia (TL, p. 3370) e che caratterizza quindi lelefante come lanimale dalla pazzia. ta. marum elefante: composto da ta. maru intossicazione, pazzia + ta. m (TL, p.3091) e che caratterizza quindi lelefante come lanimale dallo smarrimento di mente.

Alcune denominazioni dellelefante legate al tema della pazzia sono: ta. maamali (TL, p. 3118) elefante in quanto colui che abbonda di collera: composto da maam rabbia, collera e da mali, verbo che significa abbondare, essere pieno, ma da considerarsi ragionevolmente anche un sostantivo, visto che nelle lingue dravidiche il suffisso i uno dei suffissi che ricorrono nella formazione dei nomi, e in particolar modo dei nomi di animali. ta. mattakuam (TL, p. 3046) elefante in quanto colui dalla qualit della pazzia: prestito dal sscr. matta-gua, dove il secondo elemento ha il significato di tipo, qualit. ta. auku elefante in quanto colui che sradica alberi e li fa a pezzi: deverbativo dalla radice ta. au- cessare, perire, che al causativo assume il significato di fare a pezzi, spaccare, sradicare, unita al suffisso nominale neutro ku, usato originariamente come suffisso verbale.

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Che la pazzia etimologicamente e semanticamente correlata al colore nero ben dimostrato da ta. maiyal (dalla radice mai- nero / nerezza + incremento eufonico y- + suffisso nominale neutro al), antica forma di nome verbale che designa lessenza nera, loscurit e quindi la pazzia che obnubila la mente e offusca ogni volont. 1.2 Elefanti rossi Anche se il nero il colore che pi di frequente si rintraccia nei nomi di elefante, si pu individuare un altro gruppo di parole che fa riferimento al colore rosso, e in particolar modo al rosso scuro: ta. cinturam elefante: secondo il TL (p. 1421), omofono di un altro termine tamil (probabile prestito dal sscr. sindura, MW p. 1217) che significa marchio rosso, circolare, posto sulla fronte e che molto probabilmente alterna con unaltra forma (ta. cintram), che deriva dallo stesso termine sanscrito e che ha i significati di rossore, ombrello rosso, rosso, muso di elefante, come a punti rossi. E ragionevole supporre che non si tratti di omofonia ma di polisemia: il significato di elefante si sviluppa in tal caso dalluso attributivo della parola ta. cinturam (quello) dal rossore oppure (quello) dalla macchia rossa sulla fronte. ta. tuvarita elefante: composto attributivo formato dalla parola ta. tuvar corallo, colore rosso, ocra rossa, unita al termine ta. ita che, fra i numerosi significati attribuitigli dal TL (p. 293), ha anche quello di labbro. Lintera

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denominazione designa quindi lelefante come (quello dalle) labbra rosse. ta. cmpavai elefante femmina: composto attributivo dal sscr. smdbhav macchia rossa decorativa sulla fronte dellelefante, che designa lanimale attraverso il riferimento ai disegni simbolici tracciati sul corpo degli elefanti adornati per le feste e per le processioni. ta. tmirakarui elefante femmina dellovest (cfr. 1.0). Che il colore rosso si riferisca alla particolare colorazione a chiazze del corpo degli elefanti confermato dal Mga-Paki-stram. Fra le varie specie di elefanti trattati, lelefante di tipo gaja caratterizzato proprio da macchie rosse sul muso. Il dato confermato dalla letteratura tamil, in cui, varie volte, si trovano riferimenti a delle macchie di colore rosso che fioriscono (questo il verbo tecnico utilizzato) sul muso degli elefanti. Metaforicamente, queste macchie sono dai poeti associate a quelle che compaiono sul collo e sulle spalle delle ragazze indiane, quando giungono alla pubert, segno della fertilit raggiunta. Di nuovo, il verbo utilizzato il fiorire. Il rapporto fra le macchie rosse degli elefanti, le macchie o nei sulla pelle umana e i fiori confermata dai significati che il MW (P. 584) riporta per il sscr. padma loto, un particolare segno o neo sulla pelle del corpo, macchie rosse o colorate sul muso o sulla proboscide di un elefante. E infatti, sscr. padmin (padma + in) significa chiazzato (come un elefante), fornito di loto, elefante (MW, p. 585).

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Evidentemente, le macchie sono considerate dei fiori (e in particolare dei loti) che sbocciano sulla pelle. Il tratto distintivo in comune il rosso. 1.3 Elefanti bianchi Nonostante limportanza che gli elefanti bianchi hanno nella cultura e nei miti indiani, il colore bianco non si trova frequentemente nei nomi che li designano. Bianco come il latte era lelefante di Indra, Airvata, che secondo una versione del mito, fu tra le prime figure, insieme alla dea Lakm7, ad uscire dal Latte dellUniverso8, da cui emerse un curioso assortimento di personificazioni e di simboli. Ai cosiddetti elefanti bianchi, albini maculati di bianco o di rosa, si attribuisce un valore speciale, perch richiamano alla mente lorigine di questo loro antenato dal Latte Universale: possiedono in maniera eminente la virt magica propria dellelefante, la virt di produrre nuvole. Il nome della consorte di Airvata, Abhramu, indica questo speciale potere: m- significa foggiare, fabbricare, legare o annodare, abhra significa nuvola. Abhramu vuol dire Produttrice di nuvole, Colei che intreccia o lega le nuvole, nel caso specifico le nuvole benefiche del monsone che ravvivano la vegetazione dopo il periodo infuocato della calura estiva. Quando esse non si fanno vedere, ci sar siccit, mancher il raccolto e si avr una carestia generale (Zimmer 1993: 99-100).
La dea Lakm la dea della fortuna, della prosperit e della bellezza, da cui gli altri nomi sscr. r e ta. Tiru Prosperit, Fortuna.
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Due denominazioni dellelefante collegabili al colore bianco sono: ta. veuv elefante bianco: (ve--uv) spiegato nel TL (p. 3797) come composto dallaggettivo ta. ve bianco (a sua volta da ta. va chiarezza) unito al sostantivo uv (da sscr. yuv giovane uomo, giovent, elefante di 60 anni). Tentiamo una diversa interpretazione: provando a spiegare diversamente il secondo costituente, si trova nel TL (p.465) una forma omofona, che deriva da ta. uv- e i cui significati sono luna nuova, luna piena e mare. Potrebbe essere una semplice impressione suggestiva, ma vale la pena ricordare che in base alla tradizione epico-mitologica, lelefante bianco fu generato dalloceano, assieme alla luna e alla dea Lakm, anche esse simboli della fertilit e della vita vegetativa (cfr. Harivasa 2, 18, 1-ss). ta. tei elefante: , solo in via ipotetica, derivabile dalla radice ta. te- che indica lessere chiaro (ta. teu essere chiaro, lucido). Tuttavia questa radice non si riferisce esclusivamente ad un colore bianco candido, per cui il nome in questione potrebbe riferirsi anche a degli elefanti dalla pelle marrone chiara. E comunque non sicuro che ta. tei abbia come referente specifico esclusivamente gli elefanti bianchi.

Per il mito del Frullamento dellOceano di Latte, cfr. Mahbhrata I, 17 ssg.,

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1.4 Non solo colori Da uno studio attento delle suddette denominazioni ci si rende conto che i colori non sono significativi soltanto nei processi onomastici, ma contribuiscono anche allorigine e allo sviluppo di accostamenti metaforici e interpretazioni simboliche. In altre parole, la percezione dei colori non riguarda esclusivamente unesperienza sensoriale di tipo visivo, il colore della pelle che diventa sema lessicogeno delle denominazioni, ma fornisce linput per attribuire allelefante valenze e significati pi profondi e per accostarlo ad altre realt del mondo naturale. La ricostruzione linguistica del valore descrittivo dei nomi diviene ricostruzione culturale in quanto in esso sono riflesse le credenze e i valori che hanno selezionato le forme con cui una determinata comunit di parlanti ha interpretato i dati dellesperienza. Alcuni brani della Mtagall di Nlakaha lasciano gi intuire la valenza tutta particolare che gli indiani attribuiscono ai colori. Nei capitoli II e III vengono trattati i segni favorevoli e quelli sfavorevoli degli elefanti, segni interpretabili tramite losservazione del colore delle parti del corpo dellanimale. Nel secondo capitolo, tra i segni favorevoli, si dice che eccellente lelefante che ha queste sette parti del corpo colorate di rosso: le due estremit della proboscide, il pene, la lingua, le labbra, lano e il palato. Ugualmente buono un elefante che ha le orecchie rosse e le zanne del colore del miele, ed degno di
Viu Pura I, 9, Matsya Pura, CCXLIX, 13-38.

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un re quello il cui corpo scuro come una spada, o anche rosso con lo splendore di macchie lucenti a forma di svastika, di rvatsa, di ruota, di conchiglia e di loto. Sono invece propizi per i re gli elefanti che hanno le estremit della proboscide rossicce e sono raggianti come loti rossi. Nel quarto capitolo, tra i segni di longevit, si dice che vivono a lungo gli elefanti che hanno le suddette sette parti rosse e che sono del colore delle nuvole blu scure. (Edgerton 1985: 54-61). Se il rosso richiama alla mente lidea di fertilit tramite il fiorire delle macchie simili a loti sul muso degli elefanti, soprattutto il nero il colore che coinvolge lanimale in una catena di giochi metaforicoallusivi. Sono essenzialmente due gli elementi naturali a cui lelefante viene accostato per mezzo del tratto distintivo del nero: 1) serpente 2) nuvola9. Laccostamento metaforico testimoniato dalla lingua e legittimato dalla mitologia. Iniziamo dallanalisi del termine sscr. nga, passato in tamil nella forma del prestito nkam. Il KEWA (p. 150) afferma che, nel significato di elefante, probabilmente la forma abbreviata da *nga-hasta dalla mano serpentiforme. Lelefante , infatti, una bestia che ha in s qualcosa di serpentino: la proboscide, morfologicamente associabile ad un serpente. Lo conferma anche lattributo lt. anguimanus, riferito due volte allanimale dal poeta
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Le associazioni elefante-serpente e elefante-nuvola sono confermate da considerazioni linguistiche e mitologiche che coinvolgono anche altri tratti distintivi, ma lanalisi di esse esula dagli intenti della presente ricerca.

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Lucrezio (II, 536; V, 1302). Tuttavia, il KEWA (p. 150-151) riporta anche lipotesi interpretativa di Charpentier (1918: 44ss.), pi interessante ai fini della nostra ricerca, che vede in sscr. nga unindicazione del colore e lo fa derivare da una radice *n(i)g-, confrontabile con il gr. e il lt. niger. Il termine sanscrito significa, al maschile, serpente, elefante, squalo, nuvola, e, al neutro, piombo, stagno e una specie di talco. E evidente, fa notare Charpentier, che alla base di tutti questi significati (per i quali non si pu pensare a vocaboli omofoni) pu esserci una comune indicazione di colore, il nero o comunque un colore scuro, e che quindi non si deve esitare a collegare sscr. nga- < *n(i)g-o- (o forse *n(i)g-o-) con gr. e con lt. niger. Anche i significati di ta. nkam scimmia nera, piombo nero e zinco confermerebbero lipotesi. Charpentier (p.44) spiega *n(i)g-, *no(i)g-, *nig- come estensioni da una radice *ni-, *ni-, *n- splendere, da cui si pu far derivare laggettivo sscr. nla di colore scuro, blu, nero blu, la cui affinit con lt. niger stata constatata da Benfey (Wzlex. II, 57) e da Bopp (Gloss. 222), come pure sscr. nra acqua. Secondo Charpentier (p. 44), non insolito che lacqua sia qualificata come scura, nera, e che i nomi dei fiumi siano in relazione con vocaboli del genere (un esempio si trova nelle forme correlate air. dobur acqua e air. dub nero, a cui si possono aggiungere gall. Uerno-dubrum (nome di fiume) acqua fiancheggiata da ontani, gall. Dubis (nome di fiume) Doubs). Linterpretazione di Charpentier sicuramente molto interessante e suggestiva e, se corretta, offre una valida prova

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linguistica dellassociazione elefante-serpente tramite il come ultimo anello della catena, lacqua.

tratto

distintivo del colore nero, associazione che giunge a coinvolgere, Lelefante e il serpente diventano, dunque, simboli della forza vivificante delle acque10. Lo conferma nuovamente il termine nga (e il suo corrispettivo femminile ngin) che designa i re (e le regine) dei serpenti, che personificano e governano le acque terrestri dei laghi e degli stagni, dei fiumi e degli oceani, e designa anche gli elefanti sacri che originariamente avevano le ali e frequentavano le nuvole e che ancora oggi, sulla terra, serbano il potere di attrarre le loro compagne di un tempo, portatrici di pioggia. Ancora il termine nga designa dei geni superiori alluomo che abitano paradisi subacquei situati sul fondo di fiumi, laghi e mari, in palazzi tempestati di gemme e di perle. Sono custodi dellenergia vitale accumulata nelle acque della terra, nelle fonti, nei pozzi e negli stagni. Inoltre nella mitologia ind, simbolo dellacqua il serpente (nga), per questo Viu generalmente rappresentato mentre riposa sulle spire di un serpente prodigioso, il suo animale simbolico preferito, Ananta, Infinito. Da ricordare, infine, che Airvata, nome del bianco elefante di Indra, anche il nome di un nga (Zimmer 1993: 61). Una conferma letteraria dellassociazione elefante-serpente si trova nel capitolo VIII della Mtagall, in cui sono elencate le caratteristiche che permettono di classificare gli elefanti in base al loro
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Non difficile intuire lorigine dellassociazione: lelefante trascorre gran parte delle giornate immerso negli stagni e nei fiumi, coperto di fango e facendo

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carattere. Sono considerati serpenti nel carattere gli elefanti che hanno un odore come quello di pesce, aivala (pianta acquatica), phairjaka (tipo di basilico), fango, acquavite o carne cruda, che si spaventano perfino quando sentono il brontolio delle nuvole, che sono arrabbiati di notte e si dilettano dellacqua e della polvere (VIII, 8). Inoltre sono considerati serpenti anche gli elefanti che tradiscono la fiducia, sono crudeli, camminano ricurvi e non mangiano molto quando sono in calore (VIII, 13) 11 (Edgerton 1985: 74-76). Il colore scuro della pelle ha contribuito in modo decisivo anche allassociazione fra gli elefanti e le nuvole, specialmente le nuvole portatrici di pioggia e quindi nere. Se poi proviamo ad immaginarci un branco di elefanti che si muovono in lontananza allorizzonte, sollevando una grande quantit di polvere, non difficile intuire come possa aver avuto origine questa associazione. Contribuisce senza dubbio anche la rumorosit del barrito, che pu facilmente essere paragonato al fragore del tuono12. Anche stavolta lassociazione confermata dalla lingua e legittimata dalla mitologia. Tre termini tamil, che significano nero e che si rintracciano in vario modo nelle denominazioni dellelefante (cfr. 1.1), designano anche la nuvola: ta. mai 1.nero, 2.nuvola nera; ta. kaam 1.nerezza, colore nero, 2.nuvola;

zampillare acqua dalla proboscide per proteggersi dallarsura del sole; il serpente ha come habitat naturale gli acquitrini e le zone paludose. 11 In base al loro carattere gli elefanti possono essere anche dei, demoni, gandharvas, yakas, orchi, uomini e spiriti maligni. 12 La conferma linguistica fornita da ta. makntam, letteralmente grande rumore, che designa contemporaneamente lelefante, la nuvola e il leone.

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ta. karu nero e ta. karukkal 1.oscurit, 2.nuvolosit. Ricordiamo anche ta. matakam che raggruppa in s i significati

di elefante, nuvola e montagna. La mitologia conferma lassociazione elefanti-nuvole: nella meravigliosa et primordiale gli elefanti avevano le ali e vagavano liberamente nel cielo come le nuvole. Successivamente, per, un gruppo di questi perse le ali e da allora sono costretti a restare sulla terra. Si narra, infatti, la storia di uno stormo di elefanti che ebbe la sventura di incappare nellira improvvisa di un santo asceta, un essere al quale ci si deve accostare solo con il massimo rispetto e che va poi trattato con molta circospezione, perch gli asceti sono per natura molto suscettibili e irascibili. Un giorno sbadatamente, questi elefanti alati e spensierati si posarono sul ramo di un albero gigantesco, a nord del Himlaya. L sotto sedeva un asceta chiamato Drghatapas (dalla lunga ascesi): in quel momento stava insegnando, quando il pesante ramo dellalbero, incapace di sopportare il carico, si spezz e piomb sulle teste dei discepoli. Ne rimasero uccisi un buon numero, ma gli elefanti, per nulla preoccupati, si arrestarono agilmente a mezzaria e si posarono su un altro ramo. Furibondo, il santo li maledisse a dovere. Da quel momento essi e tutta la loro razza furono privati delle ali e rimasero sulla terra, sottoposti alluomo. E quel che peggio, insieme alla facolt di librarsi nellaria, persero anche il potere divino, caratteristico delle nuvole e di tutte le divinit, di assumere qualunque forma desiderassero (Mtagall I, 11-12) (Edgerton 1985: 44; cfr. anche Zimmer 1993: 100).

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La conferma letteraria ci viene di nuovo fornita dalla Mtagall. Nel capitolo sulle tipologie e gli stadi delleccitazione periodica, si trova la descrizione dellelefante al secondo stadio di fregola (IX, 13): le guance sono bagnate dalla secrezione che scorre abbondante dalle tempie, pieno del fragore del tuono che rimbomba come un cumulo di nuvole e si avventa deciso ad uccidere perfino quelli che si trovano a distanza (Edgerton 1985: 83). Invece, lelefante al settimo stadio di eccitazione, denominato diminuzione, brilla come una nuvola che abbia gi scaricato il suo accumulo di acqua (Mtagall IX, 18) (Edgerton 1985: 83-85). Anche il colore bianco attribuisce agli elefanti un valore speciale in quanto richiama alla mente lorigine del loro antenato, Airvata, dal Latte Universale: gli elefanti bianchi possiedono in maniera eminente la virt magica, propria dellelefante, di produrre nuvole. Come Airvata appartiene ad Indra, cos gli elefanti appartengono ai re. Nelle processioni solenni sono la cavalcatura simbolica del sovrano, ma la loro funzione pi importante quella di attirare le loro parenti celesti, le nuvole, elefanti del cielo. Lelefante , dunque, considerato una nuvola che cammina sulla terra. Quando la nuvola elefantina terrestre debitamente onorata le sue parenti celesti ne sono compiaciute e sono indotte a mostrare la loro gratitudine favorendo il paese con piogge abbondanti. Perci i regnanti ind tengono degli elefanti per il benessere dei sudditi: cedere un elefante bianco renderebbe un re assai impopolare fra la sua gente. Unazione del genere al centro di una storia che fa parte delle Storie delle

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Esistenze Anteriori del Buddha (Jtaka). In essa si racconta che il Buddha, nato come Bodhisattva, o Buddha in fieri, nelle spoglie del principe Vivntara, praticando le virt pi alte del distacco, del sacrificio di s, della generosit e della compassione, don lelefante bianco del regno di suo padre a un paese confinante che soffriva per la siccit e la carestia. I suoi sudditi si sentirono traditi e abbandonati, e lo costrinsero ad andare in esilio13. Ancora oggi, lelefante ha una parte significativa in una cerimonia annuale che si celebra a Nuova Delhi allo scopo di favorire le precipitazioni, un buon raccolto, la fertilit degli esseri umani e del bestiame e il benessere generale della nazione. Un elefante, dipinto di bianco con pasta di sandalo, condotto solennemente in processione attraverso la citt; i suoi stallieri sono uomini travestiti da donna che fanno gazzarra con motti salaci, frizzi e parole oscene. Con questo travestimento rituale rendono onore al principio cosmico femminile, la nutriente, materna, procreativa energia della natura, e con luso del linguaggio licenzioso stimolano lenergia sessuale latente del potere vitale. Lelefante viene, infine, adorato dagli alti ufficiali civili e militari del regno. 1.5 Conclusioni Nella cultura indiana il colore un tratto distintivo fondamentale per la classificazione e la denominazione dellelefante. Lanalisi
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Cfr. Cowell, E.B. (1895-1907), The Jataka, or Stories of the Buddhas Former Births, tradotte dal pli da vari studiosi, , 6 voll., Cambridge. Questa la storia n 547, lultima della serie.

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etimologica dei nomi ha rilevato che il colore un sema lessicogeno frequentemente usato, ma da semplice indicazione del colore della pelle fornisce linput per lorigine di processi metaforico-simbolici che affondano le radici in significati pi profondi, legittimati dalle testimonianze del patrimonio mitologico e letterario. La lingua lo strumento principale per la ricostruzione di questo patrimonio: la ricostruzione linguistica soprattutto ricostruzione di ideologie. Le denominazioni dellelefante testimoniano il legame fra lanimale e numerosi altri elementi naturali, fra cui nuvole, serpenti e loti. Pronunciare un nome dellelefante significa, in molti casi, evocare tutto questo patrimonio. Pronunciare, ad esempio, in sanscrito nga o in tamil nkam significa rievocare contemporaneamente pi frammenti di questa ideologia, dallelefante, al serpente, alla nuvola, alla montagna. Secondo la filosofia indiana, allinizio tutto era ununica massa di materia omogenea, da essa in seguito, per mano divina, hanno preso vita e forma tutti gli esseri. Nei nomi si conserva ancora loriginaria unit.

Sandra Gracci Dipartimento di Linguistica Universit degli Studi di Pisa s.gracci@humnet.unipi.it

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Abbreviazioni Air. Gal. Gr. Kol. Kur. antico irlandese gallico greco kolami kuux Lt. Ma. Ta. Te. latino malayalam tamil telugu

Sscr. sanscrito

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