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AGAMBEN - BILDLOS

15.12.11 7:26

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Resta che questa definizione aporetica, perch come Tommaso insistentemente obietta nella sua critica, affermando che, se si accetta la tesi averroista, il singolo uomo non pu conoscere essa situa limmaginazione nel vuoto che si spalanca fra la sensazione e il pensiero, fra la molteplicit degli individui e lunicit dellintelletto. Di qui come sempre ogni volta che si tratta di afferrare una soglia o un passaggio il vertiginoso moltiplicarsi, nella psicologia medievale, delle distinzioni: virt sensibile, virt imaginativa, memoriale, intelletto materiale, adepto ecc. Limmaginazione circoscrive, cio, uno spazio in cui non pensiamo ancora, in cui il pensiero diventa possibile solo attraverso una impossibilit di pensare. In questa impossibilit i poeti damore situano la loro glossa alla psicologia averroista: la copulatio dei fantasmi con lintelletto possibile unesperienza amorosa e lamore , innanzitutto, amore di una imago, di un oggetto in qualche modo irreale, esposto, come tale, al rischio dellangoscia (che gli stilnovisti chiamano dottanza) e del mancamento. Le immagini, che costituiscono lultima consistenza dellumano e il solo tramite della sua possibile salvezza, sono anche il luogo del suo incessante mancare a se stesso. su questo sfondo che si deve collocare il progetto warburghiano di raccogliere in un atlante il cui nome Mnemosyne le immagini le Pathosformeln dellumanit occidentale. La ninfa warburghiana sconta questa ambigua eredit dellimmagine, ma la sposta su un tuttaltro piano, storico e collettivo. Gi Dante, nel De monarchia, aveva interpretato leredit averroista nel senso che, se luomo definito non dal pensiero, ma da una possibilit di pensare, allora questa non pu essere attuata da un singolo uomo, ma soltanto da una multitudo nello spazio e nel tempo, cio sul piano della collettivit e della storia. Lavorare sulle immagini significa in questo senso per Warburg lavorare allincrocio non soltanto fra il corporeo e lincorporeo, ma anche, e soprattutto, fra lindividuale e il collettivo. La ninfa limmagine dellimmagine, la cifra delle Pathosformeln che gli uomini si trasmettono di generazione in generazione e a cui legano la loro possibilit di trovarsi o di perdersi, di pensare o di non pensare. Le immagini sono, pertanto, un elemento decisamente storico; ma, secondo il principio benjaminiano per cui si d vita di tutto ci di cui si d storia (e che qui si potrebbe riformulare nel senso che si d vita di tutto ci di cui si d immagine), esse sono, in qualche modo, vive. Noi siamo abituati ad attribuire vita soltanto al corpo biologico. Ninfale , invece, una vita puramente storica. Come gli spiriti elementari di Paracelso, le immagini hanno bisogno, per essere veramente vive, che un soggetto, assumenhttps://www.facebook.com/notes/maurizio-monina/agamben-bildlos/10150538606380953 Pagina 1 di 2

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dole, si unisca a loro; ma in questincontro come nellunione con la ninfa-ondina insito un rischio mortale. Nel corso della tradizione storica, infatti, le immagini si cristallizzano e si trasformano in spettri, di cui gli uomini diventano schiavi e da cui sempre di nuovo occorre liberarli. Linteresse di Warburg per le immagini astrologiche ha la sua radice nella coscienza che losservazione del cielo la grazia e la maledizione delluomo, che la sfera celeste il luogo in cui gli uomini proiettano la loro passione delle immagini. Come per il vir niger, lenigmatico decano astrologico che egli aveva riconosciuto negli affreschi di Schifanoja, essenziale , nellincontro col dinamogramma carico di tensioni, la capacit di sospenderne e invertirne la carica, di trasformare il destino in fortuna. Le costellazioni celesti sono, in questo senso, il testo originale in cui limmaginazione legge ci che non mai stato scritto.

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