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Il crollo dellUnione Sovietica.

Fattori di crisi e interpretazioni


di Alexander Hbel A pi di dieci anni dal crollo dellUnione Sovietica, i tempi per una analisi storica esaustiva di questo evento di enorme portata storica che ha sconvolto, in peggio, il quadro mondiale probabilmente non sono ancora maturi. Esistono, tuttavia, molti documentati studi successivi al crollo, oltre allimmensa bibliografia precedente. In questa relazione, si cercher di fornire una griglia interpretativa, incrociando lesame di vari fattori di crisi con quella di alcune tra le analisi pi interessanti. Due elementi si possono dare per acquisiti. Il primo il fatto che il crollo dellURSS un evento storicamente determinato, per cui le letture ideologiche circolate in questi anni crollo del comunismo, fine dellidea comunista, ecc. sono fuorvianti e strumentali. Il secondo proprio la complessit del problema, che rende inadeguata ogni interpretazione unilaterale, che isoli solo un aspetto del problema e lo assolutizzi, considerandolo la causa vera del crollo. Al contrario, una lettura che voglia tentare di comprendere questo che un processo e non solo un evento, deve tener conto di una molteplicit di aspetti, cause, fattori di crisi. Vi sono infatti fattori endogeni, tutti interni allesperienza storica sovietica, e fattori esogeni, indotti in vario modo dallesterno; fattori di lunga durata, risalenti a processi storici di ampio respiro, anche precedenti la nascita dellURSS o relativi alla fase storica nel suo complesso, fattori strutturali, che hanno caratterizzato la vicenda sovietica in modo pi o meno persistente, e infine fattori contingenti, come gli eventi degli ultimi anni e mesi di vita dellURSS. a) Fattori storici di lunga durata 1. Limmaturit delle condizioni di partenza; il problema storico dellarretratezza Il primo dei problemi storici di lunga durata che lesperienza sovietica ha scontato quello dellimmaturit delle condizioni oggettive, riguardo cio alla possibilit di realizzare un esperimento socialista vincente nella fase storica della borghesia, e di farlo nella Russia arretrata e con mezzi di produzione rigidi, arretrati, parcellizzanti e difficilmente piegabili ad un processo di liberazione del lavoro. noto che per Marx il socialismo si fonda sul massimo sviluppo delle forze produttive capitalistiche. Di qui la polemica dei menscevichi contro lidea di portare fino in fondo la rivoluzione nella Russia del 1917. Replicando a Suchanov, nel 1923 Lenin afferma:
Per creare il socialismo, voi dite, occorre la civilt. Benissimo. Perch dunque da noi non avremmo potuto creare innanzitutto quelle premesse della civilt che sono la cacciata dei grandi proprietari fondiari e la cacciata dei capitalisti russi per poi cominciare la marcia verso il socialismo?1.

V.I. Lenin, Sulla nostra rivoluzione. A proposito delle note di N. Sukhanov, in Id., Sulla rivoluzione socialista, Edizioni Progress 1979, p. 588 (corsivi miei).
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In sostanza, dunque, il primo compito che Lenin assegna al potere sovietico quello di avviare la modernizzazione del Paese, ben sapendo che dal socialismo la Russia separata da un abisso ma pure che occorre gettare un ponte su questo abisso, ponendo le basi dello sviluppo economico, culturale e politico, a partire dalla creazione di un nuovo apparato statale e di partito che possa dirigere questa immensa trasformazione 2. Il che fu quanto poi si cerc di fare, pur con le distorsioni e i limiti noti, nei decenni seguenti. Tuttavia, larretratezza non in termini assoluti, ma relativi al confronto coi paesi pi avanzati rimasta nonostante tutti i progressi una tara che ha pesato su tutta la storia dellURSS, sia come handicap di partenza, sia appunto come fattore da superarsi a tappe forzate (che racchiudevano lequivalente di secoli dello sviluppo dei paesi occidentali) per costruire e difendere il socialismo. In questo senso, A.G. Frank parla di una rincorsa per raggiungere i paesi pi avanzati, aggiungendo che le cause dellarretratezza dellEst vanno cercate nelle differenze accumulatesi storicamente3. Anche altri studiosi marxisti si sono soffermati sullimmaturit delle condizioni di partenza. Per Holz, lURSS nei suoi primi anni mancava di unadeguata base economica; di una classe operaia fortemente sviluppata [...]; di masse maturatesi nella lotta per strutture statali democratiche e che fossero, poi, capaci di servirsene [...]; di un movimento culturale incisivo [...] come era stato lIlluminismo in Occidente. In queste condizioni il Partito si addoss quei compiti, sia amministrativi che educativi, che in condizioni organiche di transizione [...] avrebbe invece assolto una classe operaia matura: ne deriv un apparato burocratico di partito non come deformazione, ma come forma determinata che lorganizzazione dei rapporti socialisti di produzione doveva assumere, data limmaturit economica e sociale del paese. Nel secondo dopoguerra, lo sviluppo fu orientato ancora una volta alla crescita della produttivit sociale, cosicch la priorit economica fu riconosciuta agli investimenti nellindustria pesante; e il benessere individuale [...] dovette arrestarsi molto al di sotto dei livelli di una moderna industrializzazione complessiva. Tuttavia, pensare che la caduta del socialismo fosse gi contenuta nelle contraddizioni che ne caratterizzarono linizio, significherebbe trascurare il ruolo dellelemento soggettivo nella dialettica storica4. Dunque lesperienza sovietica stata segnata sia da una arretratezza relativa (rispetto ai paesi occidentali), sia da un modello di sviluppo estensivo (ossia basato sulluso di grandi quantit di materie prime e forza lavoro, pi che sul loro sviluppo qualitativo). Allinizio degli anni 80, lURSS costituiva una societ industriale di tipo fordista, in cui gli operai erano il 61.5% della popolazione attiva, con 12.5% di contadini colcosiani e il rimanente 26% di impiegati, funzionari e intellettuali. Si presentava il problema di una struttura socioprofessionale adeguata ai bisogni di un sistema scientifico-industriale [...] costretta entro un sistema produttivo ancora impantanato in unet tecnica e
Getzler, Ottobre 1917: il dibattito marxista sulla rivoluzione in Russia, in Storia del marxismo, Einaudi 1978-82, vol. 3*, pp. 46-47. 3 Nel XVI secolo lEuropa occidentale esportava gi manufatti, mentre quella orientale esportava prodotti agricoli e materie prime; a ci va aggiunto loro americano che lEuropa occidentale us per pagare le proprie importazioni dallEst e per colonizzarlo economicamente (A.G. Frank, Il socialismo reale: cosa non ha funzionato, Alternative, 1995, n. 2, pp. 15-16). 4 H.H. Holz, Sconfitta e futuro del socialismo, Vangelista 1994, pp. 116-118, 128.
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tecnologica antiquata5. Al contrario, per i sostenitori della perestrojka, la contraddizione stava nellinadeguatezza dei rapporti di produzione rispetto a forze produttive molto pi sviluppate e complesse che negli anni 30 6. Anche per Hobsbawm, i meccanismi economici e politici stabilizzatisi nel periodo staliniano alto grado di centralizzazione, sviluppo prioritario dellindustria pesante, compressione dei consumi ecc. erano serviti a trasformare un paese arretrato in un paese industriale, ma erano inadeguati rispetto alla societ pi avanzata che essi stessi avevano contribuito a creare 7. Insomma, il problema stava nellincapacit di passare da un modello di sviluppo estensivo ad uno intensivo, in cui andando peraltro esaurendosi i surplus di forza lavoro e materie prime avessero maggiore peso lelemento qualitativo, gli investimenti ad alta intensit di capitale, la tecnologia avanzata 8. Negli anni 80, quando lOccidente realizzava la rivoluzione informatica, questo mancato adeguamento sar fatale. 2. La dialettica isolamento/integrazione rispetto al sistemamondo capitalistico La vicenda sovietica, naturalmente, non si svolta in laboratorio o in un contesto separato dalla storia e dal mercato mondiale. Rispetto a questultimo, si verifica un processo di rottura e di progressivo riassorbimento. Il rapporto tra URSS e sistema-mondo capitalistico caratterizzato da un permanente accerchiamento e dalla dialettica isolamento/integrazione si sviluppato su tre direttrici: a) accerchiamento e isolamento sovietico; b) confronto/competizione con lOccidente; c) graduale integrazione nel sistemamondo. a) Inizialmente, laccerchiamento capitalistico si esprime come isolamento dellURSS e in una politica di aggressione nei suoi confronti. noto lintervento di truppe tedesche, britanniche, francesi, americane, ceche, giapponesi ecc. in appoggio alle armate bianche controrivoluzionarie nella guerra civile successiva allOttobre. Intanto il governo bolscevico fu posto progressivamente nel pi completo isolamento e un totale blocco economico si strinse attorno al paese. Nei primi anni 20, la Russia sovietica riusc ad aprirsi qualche spiraglio nel cordone sanitario che la circondava, ma presto si ritrov ancora isolata e accerchiata 9. Ne segu la decisione di avviare una massiccia industrializzazione, al fine di garantirsi una piena autonomia economica. Negli anni 30, allisolamento economico (e tecnologico) si aggiunge il nazi-fascismo e dunque un pericolo di guerra potenzialmente mortale. Quindi, laggressione tedesca e la seconda guerra mondiale, e poi quasi mezzo secolo di guerra fredda. Sul piano economico, fino agli anni 70 lURSS costitu un universo separato e largamente autonomo [...]. Le sue relazioni con il resto delleconomia mondiale [...] furono sorprendentemente
M. Lewin, La Russia in una nuova era, Boringhieri 1988, pp. 39-40, 48-49, 56, 127 (corsivi miei). 6 A. Catone, La parabola di unidea: 1985-1990, in AA.VV., Crollo del comunismo sovietico e ripresa dellutopia, Dedalo 1994, p. 156. 7 E.J. Hobsbawm, Il secolo breve, Rizzoli 1995, p. 577. 8 Cfr. Class Societies: the Soviet Union and the United States. Two Interviews with P. Sweezy, Monthly Review, 1991-92, n. 7. 9 Carr, La rivoluzione russa. Da Lenin a Stalin (1917-1929), Einaudi 1980, pp. 15-16, 19-20 e segg.; G. Boffa, Storia dellUnione Sovietica, lUnit 1990, vol. 1, pp. 132-135, 225-230, 242243.
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scarse10. In particolare nella tecnologia avanzata, le importazioni scontavano le severe limitazioni imposte dallOccidente, fino allembargo di Carter 11. Anche a livello politico, col riavvicinamento cino-americano in funzione antisovietica, lURSS scont un pericoloso isolamento che si aggiunse alla crescente difficolt nel movimento comunista mondiale. b) Il confronto/competizione con lOccidente ha caratterizzato in particolare la fase della coesistenza pacifica. LURSS partiva da una posizione di relativa inferiorit economica; divenuta pi aperta, la societ sovietica era venuta a conoscenza dei livelli di benessere dei paesi a capitalismo avanzato, vivendo un senso di deprivazione relativa dagli effetti destabilizzanti12. In tale ottica, il problema delleconomia sovietica non leconomia sovietica, ma quella degli altri paesi, e in particolare di quelli pi avanzati 13. Arrighi parla di legge ferrea della gerarchia globale, ossia di incapacit strutturale delle regioni di bassa e media ricchezza di scalare la gerarchia della ricchezza mondiale14. Inoltre, con la coesistenza pacifica, lURSS iniziava ad aprirsi al mercato mondiale e a concepire la competizione con lOccidente in termini di tassi di sviluppo e livello di consumi. Smarriva cos il senso di un progetto alternativo al capitalismo, ponendosi sul terreno di questultimo e dunque votandosi alla sconfitta15. Torniamo cos al problema della competizione tra contendenti diseguali nel mercato mondiale, allintreccio tra problema storico dellarretratezza e confronto col mondo capitalistico: per Hobsbawm, fu linterazione delleconomia di tipo sovietico con leconomia mondiale capitalista [...] che rese vulnerabile il socialismo. [...] Ci che sconfisse e alla fine distrusse lURSS non fu lo scontro ma la distensione. c) La questione cruciale dunque il processo di integrazione nelleconomia mondiale cui lUnione Sovietica stata/si sottoposta negli ultimi decenni. Negli anni 70-80 fu chiaro che luniverso economico separato del campo socialista stava integrandosi nella pi vasta economia mondiale. [...] Questa integrazione fu linizio della fine [...]16. Infatti lURSS si inseriva in un mercato che, lungi dallessere neutro, era il mercato mondiale capitalistico, con leggi di funzionamento sue proprie, il che determinava vari scompensi per leconomia sovietica17. Inoltre si confermava la teoria dello scambio ineguale, per cui quando economie a diversi livelli di evoluzione commerciano tra loro, il surplus si trasferisce dalleconomia meno sviluppata a quella pi sviluppata 18. Gli scambi sovietico-occidentali seguivano la tipica dinamica di sviluppo del sottosviluppo: lURSS importava tecnologie, capitali e beni di consumo, in cambio di materie prime, costruendo la propria dipendenza dal mondo capitalistico. Il crollo del prezzo del petrolio costrinse lURSS allindebitamento
Hobsbawm, Il secolo breve, cit., p. 438. G. Boffa, DallURSS alla Russia. Storia di una crisi non finita (1964-1994), Laterza 1995, pp. 79, 164. 12 Janos, Social Science, Communism, and the Dynamics of political Change, World Politics, oct. 1991; V. Zaslavsky, Storia del sistema sovietico, NIS 1995, p. 193; R. di Leo, Vecchi quadri e nuovi politici. Chi comanda davvero nellex URSS?, Il Mulino 1992, pp. 19-20. 13 un giudizio di J. Berliner, citato in Zaslavsky, Storia del sistema sovietico, cit., p. 204. 14 G. Arrighi, World Income Inequalities and the Future of Socialism, New Left Review, 1991, n. 189. 15 Holz, Sconfitta e futuro del socialismo, cit., pp. 119-120. 16 Hobsbawm, op. cit., p. 439 (corsivo mio). 17 Cfr. S. Malle, Sistemi economici comparati, Giappichelli 1989, pp. 200-206. 18 Janos, Social Science, Communism, and the Dynamics of political Change, cit. Cfr. A. Emmanuel, Lo scambio ineguale, Einaudi 1972.
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con lestero per pagare le importazioni 19. La crisi dellURSS, dunque, legata alla sua posizione precaria nelleconomia mondiale, ma anche alla crisi di questultima, che ha comportato una pi aspra competizione. Per A.G. Frank, i crolli dei paesi socialisti sono la
conseguenza della partecipazione di questi paesi a un sistema economico mondiale unico e alla sua attuale crisi [...]. La crisi economica mondiale ha dettato il necrologio delle economie socialiste molto pi di quanto non labbia[...] fatto la loro pianificazione socialista [...]. Similmente alle economie da Terzo mondo dellAmerica latina e dellAfrica, le economie da Secondo mondo dellUnione Sovietica e dellEuropa orientale non sono state capaci di tenere il passo accelerato della competizione conseguente a questo periodo di crisi delleconomia mondiale20.

Negli ultimi anni, ci fu dunque un riassorbimento dellURSS nel sistemamondo capitalistico, una reintegrazione neocoloniale, preparata dal riassorbimento dellEst europeo, in corso da tempo21. Anche lindebitamento dei paesi est-europei con lOccidente fu il prezzo del loro tentativo di ridurre le distanze importando beni di consumo e tecnologie, ci a cui segu limposizione di dure politiche di rimborso del debito, che hanno esacerbato la crisi interna, poi sfociata nelle rivoluzioni del 1989. Dunque, paradossalmente, il socialismo reale stato sconfitto anche per la applicazione [...] dei modelli di crescita guidati dalle importazioni/esportazioni e per le politiche di austerit ispirate al modello FMI 22. I paesi est-europei furono usati come anelli deboli per spezzare lintero sistema [...] del COMECON e scardinare lURSS. Vi fu cio una invasione accelerata delleconomia socialista da parte della ben pi dinamica, progredita e dominante economia capitalistica mondiale23. b) Elementi e limiti di fondo dellesperienza sovietica in quanto tale 3. Inefficienze e difetti delleconomia sovietica La crisi e il crollo dellURSS sono stati in buona misura la crisi e il crollo delleconomia sovietica. I successi di questultima erano stati notevoli: anche dopo il grande balzo dellindustrializzazione staliniana (che port lURSS a diventare gi nel 1937 la seconda potenza del mondo per produzione industriale)24, i progressi sono stati costanti, almeno fino agli anni 60 25. Leconomia sovietica era caratterizzata dal predominio dellindustria sullagricoltura, e dal predominio dellindustria pesante, produttrice di
Cfr. Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 78, 140; A. Peregalli, La parabola della Perestrojka, in P. Giussani, A. Peregalli, Il declino dellURSS. Saggi sul collasso economico sovietico, Graphos 1991, p. 61. 20 Frank, Il socialismo reale: cosa non ha funzionato, cit., pp. 20-21 (corsivi miei). Cfr. Hobsbawm, op. cit., pp. 490, 550. 21 Nella creazione di joint-ventures con capitali occidentali, cominci la Jugoslavia (1968), seguita da Romania, Ungheria, Polonia e infine URSS (1987); ma pure qui la penetrazione capitalistica durava da anni: nel 75 a Mosca cerano 17 rappresentanze finanziarie occidentali e varie societ finanziarie miste (A. Aganbegjan, Il futuro delleconomia sovietica, Rizzoli 1989, p. 230; Peregalli, La parabola della Perestrojka, cit., pp. 65-66). 22 Cfr. Frank, art. cit., pp. 17, 21-24. 23 A. Catone, La transizione bloccata. Il modo di produzione sovietico e la dissoluzione dellURSS, Laboratorio politico 1998, p. 212; Hobsbawm, op. cit., p. 296 (corsivo mio). 24 Boffa, Storia dellUnione Sovietica, cit., vol. 1, p. 209. 25 Cfr. M. Dobb, Storia delleconomia sovietica, Editori Riuniti 1976; A. Nove, Storia economica dellUnione Sovietica, Utet 1970.
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macchine, su quella leggera, produttrice di beni di consumo. Questa sproporzione fin per costituire uno dei suoi maggiori problemi26. Lattenzione degli studiosi peraltro si focalizzata sul funzionamento interno del sistema pianificato, nel quale a partire dagli anni 60 emergono sempre di pi frammentazione e forze centrifughe, interessi settoriali e aziendali: insomma il dipartimentalismo e i localismi. Di fatto, esistevano conflittualit tra organi e incompatibilit tra obiettivi e strumenti di piano: i ministeri della produzione, intermediari tra i settori produttivi e lorgano di pianificazione (Gosplan), agivano come gruppi di interesse, inducendo il Gosplan ad apportare correzioni, cio tagli alle forniture richieste; queste infatti erano sempre in eccesso rispetto alle esigenze di imprese e settori produttivi, che le gonfiavano in modo da premunirsi da irregolarit delle consegne, strozzature e tagli delle forniture. Dunque le informazioni dal basso verso lalto, essenziali per una corretta pianificazione, erano falsate, oltre che imprecise, saltuarie e insufficienti; gli organismi pianificatori, che conoscevano queste tendenze, a loro volta imponevano piani di produzione eccessivi rispetto a risorse e capacit produttive denunciate; e questo induceva i ministeri a sviluppare una rete di forniture parallela, al di fuori del piano e spesso della legge, basata su scambi, favori, corruzione, ecc. 27. In sostanza, i gruppi di interesse agivano contro gli interessi dello stesso piano generale. Il discorso era analogo passando dai ministeri alle singole imprese: informazioni falsate per avere piani di produzione meno impegnativi, riserve nascoste, forniture extra-piano, costi gonfiati, ecc. Peraltro, ogni realt territoriale di una certa rilevanza esprimeva inevitabili spinte localistiche. Ne derivava la dispersione e lindebolimento dei poteri di direzione; veniva ad indebolirsi fortemente lo stesso principio di responsabilit riguardo allutilizzo economicamente e socialmente valido delle risorse, e si moltiplicava la appropriazione particolaristica delle risorse pubbliche 28. Come osserva Boffa, quella che doveva essere leconomia pi pianificata e controllata [...] per una parte considerevole e, comunque, crescente, sfuggiva a qualsiasi controllo [...]29. A tutto ci si aggiungevano difetti legati alla produzione e alla produttivit: il privilegiare la quantit (per realizzare gli obiettivi del piano) a danno della qualit dei prodotti, una manodopera in eccesso e sottoutilizzata (sintomo di una disoccupazione occulta), infine una resistenza allinnovazione tecnologica (per non vedere aumentati gli obiettivi del piano)30. E sullo sfondo, il compromesso corporativo regressivo tra direzione di fabbrica e maestranze, e quindi la scarsa produttivit del lavoro. Si tratta di quel contratto sociale brezneviano o compromesso sovietico, che consisteva in un tacito accordo tra operai da un lato, e direttori dimpresa e ceto politico dallaltro, per cui a scarsi incentivi materiali corrispondeva una produttivit del lavoro scarsa31. Peraltro, gli incentivi materiali non sono stati accettati
E. Mandel, La natura sociale delleconomia sovietica, Alternative, 1996, n. 5-6, pp. 39-41. Malle, Sistemi economici comparati, cit., pp. 136-139. 28 M. Ruzzene, Governo e pianificazione della produzione sociale, Alternative, 1996, n. 5-6, pp. 105-111. 29 Boffa, DallURSS alla Russia, cit., p. 86. 30 Ch. Bettelheim, La specificit del capitalismo in URSS, Alternative, 1996 n. 5-6, in Ch. Bettelheim, P.M. Sweezy, Il socialismo irrealizzato, Editori Riuniti 1992, p. 108; Malle, op. cit., pp. 146-149. 31 Cfr. L.J. Cook, The Soviet Social Contract and Why It Failed. Welfare Policy and Workers Politics from Brezhnev to Yeltsin, Harvard University Press 1993; AA.VV., Il compromesso
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volentieri quando mettevano in questione [...] il modo di lavorare abituale, che implicava totale sicurezza dellimpiego, bassi ritmi di lavoro ecc. 32: aspetti in parte tendenzialmente socialisti, o prematuramente socialisti, rispetto alla necessit di sostenere la competizione col supercompetitivo e capitalistico Occidente. Notevoli erano anche le rigidit e i limiti tecnici della pianificazione, dalla difficolt di una efficiente allocazione delle risorse allinadeguatezza tecnica del metodo dei bilanci materiali utilizzato dai ministeri per calcolare le relazioni inputs-outputs, dai limiti di calcolo dei costi di produzione fino al problema del raggiungimento di un equilibrio tra domanda e offerta dei beni di consumo, e tra questultima, i prezzi ed i salari. Inoltre, permanendo condizioni di scarsit e difficolt nella distribuzione, e mancando meccanismi di adeguamento automatico tra domanda e offerta, si verificava spesso uno squilibrio tra massa salariale e offerta di beni di consumo, da cui i fenomeni delle file o degli scaffali vuoti, sintomi di una inflazione repressa che sarebbe divenuta aperta e pericolosa se meccanismi di libero mercato venissero attivati; come nei fatti stato. Il problema, in definitiva, legato alla definizione arbitraria dei prezzi, consisteva in uno squilibrio tra beni prodotti, prezzi e salari33. Infine, tra i problemi microeconomici, cera la mancanza di rigidi vincoli di bilancio per le imprese che, non temendo di fallire in quanto sostenute dallo Stato, non puntavano eccessivamente sulla redditivit dei propri investimenti; dal che seguiva sia la resistenza allinnovazione tecnologica, sia lo spreco di risorse e beni34. Tutto ci condusse ad una crisi di redditivit degli investimenti dello Stato, che sar fatale: il sistema cio evitava crisi cicliche e fallimenti aziendali, ma al costo di giungere assai pi rapidamente e coerentemente alla propria fine. In questo senso, come scrive Catone, leconomia sovietica del periodo brezhneviano ha rimosso una razionalit capitalistica senza [...] aver costruito una nuova razionalit socialista35. 4. Il fallimento dei tentativi di riforma I problemi economici che abbiamo visto sono stati pi volte oggetto di tentativi di riforma. I principali tentativi risalgono a Krusciov e alle riforme di Kosygin degli anni 60. Le riforme kruscioviane riguardarono lorganizzazione delleconomia: in un quadro di decentramento, furono istituiti i sovnarchozy (centri di pianificazione regionali) e vari ministeri furono aboliti; si intendeva cos superare un modello organizzativo verticale, attraverso organi di coordinamento che stimolassero anche le relazioni fra le imprese. Ne deriv per il rafforzarsi delle tendenze campanilistiche: il risultato fu quello di sostituire lo spirito di parrocchia dellamministrazione locale alla lieve tutela dei ministeri, e lesperimento fu abbandonato ovunque36. Secondo A. Nove,
sovietico, Feltrinelli 1977. 32 W. Brus, citato in A. Natoli, Le radici di unalienazione totale, il bimestrale, suppl. a il manifesto, 29 marzo 1989, p. 59. 33 Malle, op. cit., pp. 166-167, 172-178, 186; R. di Leo, Il modello di Stalin. Il rapporto politicaeconomia nel socialismo realizzato, Feltrinelli 1977, p. 63. 34 Malle, op. cit., pp. 193-195; Aganbegjan, Il futuro delleconomia sovietica, cit., pp. 36-38, 4950. 35 Giussani, La crisi delleconomia sovietica e le sue prospettive, in Giussani-Peregalli, Il declino dellURSS, cit., pp. 26-27; Catone, La transizione bloccata, cit., p. 231. 36 N. Ruzavaeva, La politica economica dagli anni Sessanta alla prima met degli anni Ottanta: contraddizioni e difficolt dello sviluppo, in AA.VV., Problemi di storia russa e sovietica, Edizioni Progress 1991, pp. 204-205; M. Lavigne, The Economics of Transition. From Socialist Economy

listituzione dei sovnarchozy produsse il moltiplicarsi di enti da cui dipendevano le forniture di materie prime e semilavorati per lindustria, il che complicava la realizzazione del piano: non cera pi un solo organo responsabile, cosicch alla fine non era responsabile alcuno; nelle repubbliche pi grandi, vigeva una pianificazione a doppio binario37. Il secondo importante tentativo riformistico fu la riforma dellimpresa di Kosygin (1965), i cui obiettivi erano il miglioramento della pianificazione e il rafforzamento dello stimolo economico della produzione: a tali fini, occorreva ridurre il numero degli indici imperativi pianificati centralmente, introdurre altri indici di produttivit oltre a quelli quantitativi, lasciare parte degli utili allimpresa. Secondo R. di Leo, anche questa riforma ebbe un esito fallimentare: ponendo la questione di un rapporto orizzontale tra le aziende, ebbe effetti di rimbalzo sul resto dellingranaggio [...] tali che il partito-stato torn al centralismo verticale [...]. Daltra parte, la riforma lasciava immutato il resto del sistema, e in particolare il meccanismo di formazione dei prezzi e la pianificazione elaborata in grandezze fisiche piuttosto che in termini finanziari. Anche per Catone, la riforma aggrava i problemi delleconomia sovietica. Le imprese acquisiscono un potere monopolistico che prima non avevano, ma non migliorano la qualit della produzione. Per Ellman e Kontorovich, le riforme del 1965 danneggiarono lorganicit del sistema di comando, affrettandone la fine38. In questo senso, il riformismo comunista sarebbe fallito non tanto perch bloccato ma proprio in quanto avrebbe effettivamente realizzato alcune innovazioni, rivelatesi per incompatibili col funzionamento del sistema. 5. La doppia economia Veniamo ora al problema della doppia economia, ossia alla convivenza delleconomia ufficiale con leconomia ombra o seconda economia 39. Questa, essenzialmente un circuito mercantile a fronte di uneconomia pianificata, stata generata dalle carenze di questultima; ma era anche uneredit della struttura sociale pre-rivoluzionaria. Giustamente il Manuale di economia politica apparso in URSS negli anni 50 affermava che la costruzione del socialismo non pu fondarsi su due basi differenti ad esempio sullindustria socialista pi grande e pi unificata e uneconomia contadina di piccola produzione mercantile dispersa e arretrata per un periodo relativamente lungo. Mao commentava che in URSS il periodo di coesistenza era durato troppo a lungo 40. Il Paese cio si reggeva su due sistemi di propriet potenzialmente antagonistici. Lesistenza delle piccole aziende familiari, ossia degli appezzamenti privati dei contadini colcosiani, e dei mercati colcosiani, provocava scompensi economici notevoli. Infatti, tempo di lavoro e produttivit aumentavano nel piccolo appezzamento privato, diminuendo in quello collettivo o statale. Esisteva inoltre una coesistenza
to Market Economy, Macmillan 1995, p. 6. 37 A. Nove, Stalinismo e antistalinismo nelleconomia sovietica, Einaudi 1968, pp. 111-115, 120122. 38 R. di Leo, Leconomia sovietica tra crisi e riforme (1965-1982), Liguori 1983, pp. 17, 31-39, 50-51; Catone, op. cit., p. 165; G.M. Ellman, V. Kontorovich, Overview, in AA.VV., in AA.VV., The disintegration of the Soviet economic system, Routledge 1992, p. 14. 39 Cfr. G. Grossman, The second Economy of the USSR, Problems of Communism, sept.-oct. 1977. 40 Cfr. Mao Tse-tung, Note di lettura sul Manuale di economia politica dellUnione Sovietica, cit., pp. 53-54.

antagonista del piano e del mercato, per certi versi inevitabile nel periodo di transizione41. Scrive nel 69 Sweezy:
I rapporti mercantili [...] sono inevitabili, per un lungo periodo di tempo, nel socialismo, ma costituiscono un pericolo permanente per il sistema e, se non contenuti e controllati, condurranno alla degenerazione e alla regressione. [...] La contraddizione mercato-piano non una contraddizione assoluta nel senso che le due forze non possano esistere affiancate; una contraddizione nel senso che [...] sono in opposizione luna allaltra e [...] costrette a una incessante lotta per il predominio. Il problema qui non tanto quanto estensivamente si ricorra al mercato, ma fino a che punto si ricorre al mercato quale regolatore indipendente42.

In questo senso, la rottura avviene nella fase post-staliniana, con Krusciov e pi ancora con Breznev. Si produce allora una crisi della pianificazione centralizzata: i processi di decentramento amministrativo e gestionale vi entrano in contrasto; ma soprattutto essa ostacolata dai crescenti scambi economici di tipo privatistico tra imprese, ministeri ecc., ossia da un mercato di materie prime e mezzi di produzione, accanto a cui si sviluppa una sempre pi ampia dinamica di mercato nel settore dei generi alimentari e di consumo. Emerge cos una economia ombra che mette in crisi la pianificazione, e innesca una spirale di illegalit diffusa, connivenze e corruzione, che a sua volta fa sorgere mafie locali e nazionali43. Insomma, fenomeni disgregativi delleconomia pianificata si inseriscono nelle crepe di questultima, contribuendo a tenerla in piedi nel breve periodo, ma in realt scavandole la fossa44. A ci si aggiunga, nelle zone periferiche dellURSS (Asia centrale ecc.), uneconomia informale su vasta scala non controllata dallo Stato, fondata su legami familiari ed etnici: zone franche in cui si sviluppavano rapporti di mercato, peraltro piuttosto primitivi, economie familiari contadine e pratiche illegali45. Dunque il processo inizia negli anni 60: allora che le aspettative della gente vennero percepite sempre pi come legittime, e le iniziative economiche informali che nascevano per soddisfarle apparvero la soluzione di minor rischio, per cui le autorit [...] cominciarono a chiudere gli occhi sulleconomia-ombra. Inoltre lampio ricorso allincentivazione materiale aument la monetizzazione delleconomia domestica, legittimando nuovi valori. La riforma del 1965 segn la pubblica accettazione della coesistenza tra lorganizzazione economica di tipo sovietico e limpresa contadino-familiare, non pi considerata compromesso transitorio a latere del socialismo realizzato, ma presenza operante dentro di esso, mentre la Costituzione del 77 riammetteva le attivit artigianali e commerciali private 46. Le norme meno rigide sulle piccole attivit economiche private [...] crearono nuove opportunit [...] di crearsi un reddito supplementare [...] grazie a un secondo lavoro o [...]
Mandel, La natura sociale delleconomia sovietica, cit., pp. 38-39 (corsivo mio). P.M. Sweezy, Risposta a Charles Bettelheim [1969], in Sweezy-Bettelheim, Il socialismo irrealizzato, cit., pp. 29-30. 43 Cfr. di Leo, Il modello di Stalin, cit., cap. 5 e Conclusioni; Boffa, Storia, cit., vol. 4, pp. 373374. 44 Bettelheim, La specificit del capitalismo in URSS, cit., p. 119. 45 M. Buttino, General Introduction, in AA.VV., In a Collapsing Empire. Underdevelopement, Ethnic Conflicts and Nationalisms in the Soviet Union (a cura di M. Buttino), Annali Feltrinelli 1992, pp. XVII-XVIII. 46 di Leo, Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 49, 56-60; Il modello di Stalin, cit., pp. 92, 137.
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unattivit privata a tempo pieno 47. Linserimento di faccende personali nellorario di lavoro, con limpiego di valori di propriet sociale per uso privato contribu al consolidarsi di una seconda economia negli interstizi di quella centralizzata48. A met degli anni 70 non si poteva pi parlare [...] della pianificazione come qualcosa di realmente funzionante; gli scambi di semilavorati e materie prime avvenivano sulla base ora di rapporti di forza fra settore e settore, e azienda e azienda, ora di meccanismi spontanei, e cio sempre al di fuori di ogni idea di piano. Le imprese svilupparono una loro particolare economia parallela, accumulando pi risorse del necessario per poterle poi scambiare vantaggiosamente49. Del resto, la formazione di un mercato parallelo dei mezzi di produzione era conseguenza inevitabile dellintroduzione del principio di redditivit delle singole imprese, specie in una situazione di penuria relativa come quella sovietica 50. Alcuni lavori, specie nelledilizia, erano appaltati a squadre speciali di lavoratori in sovrannumero, al di fuori del circuito ufficiale; e dal momento che il materiale usato era sottratto alla sua legittima destinazione, esisteva necessariamente un giro vorticoso di furti [...] e di corruzione [...]51. In generale, leconomia-ombra era basata sulla corruzione e il ladrocinio o furto su larga scala della propriet statale, con una cooperazione nascosta tra la nascente mafia e settori della nomenklatura, e il formarsi di una nuova categoria di intermediari; insomma, fu un enorme parassitismo sul corpo delleconomia di Stato52. Essa contribu ad aggravarne i difetti delleconomia pianificata e a costituire una proto-borghesia para-criminale, poi tra i protagonisti della disgregazione dellURSS. 6. I problemi della libert e della democrazia Laltro campo di problemi dellesperienza sovietica riguarda il funzionamento del sistema politico, della libert e della democrazia. In realt tutta la vicenda del comunismo storico percorsa da una sorta di militarizzazione della politica e della societ, che peraltro come fenomeno storico inizia prima dellOttobre (almeno con la grande guerra) 53. chiaro che un movimento che si propone di abbattere il capitalismo, a sua volta un ordine sociale violento in radice, per istituirne uno pi avanzato, debba per certi aspetti organizzarsi come un esercito, tanto pi dinanzi alle esigenze difensive e allaccerchiamento capitalistico. LURSS fu sempre in uno stato di guerra, aperta o latente; fatale allora che la tendenza ad organizzarsi come un esercito prevalga, con tutte le sue conseguenze, tra cui la limitazione della critica e la diffusione di metodi autoritari. La vicenda sovietica va dunque
I. Szelenyi, Verso un capitalismo manageriale?, Lettera internazionale, 1996, n. 48, p. 22. Cfr. A. Natoli, La fine del modello staliniano, Marx 101, febbraio 1991, p. 66; Le radici di unalienazione totale, cit., p. 59. 49 A. Guerra, Il crollo dellimpero sovietico, Editori Riuniti 1996, pp. 177-179; Boffa, DallURSS alla Russia, cit., p. 86. 50 Mandel, La natura sociale delleconomia sovietica, cit., p. 43. 51 K.S. Karol, Un conflitto occulto, in AA.VV., Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri 1995, p. 269. 52 Lavigne, The Economics of Transition, cit., pp. 9-10; Peregalli, La parabola, cit., pp. 73-76. Corsivi miei. 53 Cfr. L. Canfora, Una tragedia consumata allombra della violenza, il manifesto, 3 marzo 1998; D. Losurdo, Una rivoluzione nellangolo, ibidem; A. Burgio, Tutti sullattenti, Liberazione, 3 marzo 1998.
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inserita nel suo contesto storico: una situazione di guerra continua, durata finch lURSS stata distrutta. La stessa militarizzazione del lavoro fu volta a superare larretratezza e lo svantaggio iniziale. Ma si sarebbe potuta costruire unindustria moderna e di difesa sommando le autogestioni del vecchio apparato produttivo? Ideologia e necessit giocano contro i consigli, per il piano e il suo verticismo54. Secondo D. Losurdo, la vicenda del socialismo reale si svolse tra due poli: lutopia e lo stato deccezione, ognuno dei quali rafforzava laltro; in questo senso, vi fu unincapacit [...] di passare dallo stato deccezione alla normalit, avanzando sulla via della democratizzazione, sia allinterno sia nei rapporti coi paesi fratelli. Anche per U. Cerroni, lalterazione del progetto rivoluzionario, conseguente alla volont di affrettare i tempi della transizione, fu alla radice di molti limiti del sistema sovietico 55. In questo quadro si colloca il problema storico dello stalinismo, della fase del Terrore nel processo rivoluzionario sovietico, e dellampio uso della repressione nella vita politica e sociale dellURSS56. Per Benvenuti, lo stalinismo proprio la manifestazione della continua tensione che ha caratterizzato la storia sovietica: lotta di classe interna e presentimento di uno scontro finale sul piano internazionale; da ci, listituzionalizzazione delle cosiddette misure straordinarie 57. nota la lettura trotzkista dello stalinismo come espressione della burocrazia di Partito e Stato. Al contrario, per M. Lewin, Stalin costru il suo sistema di potere proprio al fine di scavalcare il labirinto burocratico che andava formandosi; e per Hobsbawm, lo stalinismo fu un tentativo di impedire alla burocrazia di prevalere nella sua veste di classe dirigente ossificata. Daltra parte, osserva Boffa, ci signific scavalcare e quindi sminuire il partito stesso 58. La questione dello stalinismo, comunque, chiama in causa le forze sociali ad esso collegate, la sua natura sociale. Di fatto, il periodo staliniano produsse una leva di uomini nuovi [che] divennero la parte pi dinamica di tutti gli apparati sovietici; di estrazione operaia o contadina, furono essi il principale sostegno sociale e politico del potere staliniano 59. Lindustrializzazione e la collettivizzazione accelerate corrisposero ad unesigenza di accumulazione originaria socialista. Secondo A. Nove, nel 1928 qualsiasi programma bolscevico [...] attuabile sarebbe stato duro e impopolare. Avrebbe potuto essere meno duro e impopolare se si fossero evitate delle scelte che non erano indispensabili, ma alcuni elementi dello stalinismo erano sostanzialmente inevitabili60. Il principale errore di Stalin osserva Mao appare comunque quello di aver considerato le contraddizioni in seno al popolo e al Partito alla
R. Rossanda, Un secolo al rogo, il manifesto, 25 febbraio 1998. D. Losurdo, Utopia e stato deccezione, Laboratorio politico 1996, pp. 5-7, 75-76; U. Cerroni, Lalterazione del progetto rivoluzionario: marxismo, leninismo, stalinismo, in AA.VV., Crollo del comunismo sovietico e ripresa dellutopia, cit., pp. 87-90. 56 Cfr. G. Boffa, Il fenomeno Stalin nella storia del XX secolo, Laterza 1982; M. Lewin, Storia sociale dello stalinismo, Einaudi 1988; AA.VV., Let dello stalinismo (a cura di A. Natoli e S. Pons), Editori Riuniti 1991. 57 F. Benvenuti, Rivoluzione e comunismo sovietico nella prospettiva storica della fine: 19911917, in AA.VV., Crollo del comunismo sovietico, cit., pp. 33-34. 58 M. Lewin, Bureaucracy and the Stalinist State, in AA.VV., Germany and Russia in the 20th Century in Comparative Perspective, Philadelphia 1991; Hobsbawm, op. cit., p. 449; Boffa, Storia, cit., vol. 2, p. 196. 59 Boffa, Storia, cit., vol. 2, p. 111. 60 Nove, Stalinismo e antistalinismo nelleconomia sovietica, cit., p. 37. Cfr. anche Hobsbawm, op. cit., pp. 445-447.
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stregua delle contraddizioni antagonistiche, affrontandole con la stessa radicalit. Un altro elemento essenziale lassetto istituzionale. Secondo Benvenuti, il sistema politico monopartitico fu il regime politico corrispondente alle condizioni di una guerra civile permanente. Per Boffa, fu leffetto e lesito della guerra civile, allorch il Partito bolscevico si afferm [...] come unica effettiva forza politica nel paese. La legittimit gli venne dallessere lo stato maggiore della vittoria e dallaver creato [...] uno Stato nuovo 61. Nei primi anni di vita dellURSS, scrive Holz, il Partito cerc di creare le condizioni di una democrazia socialista, ma i suoi sforzi entrarono in contraddizione con lasprezza della lotta di classe; furono compromessi dalla centralizzazione del potere statuale in una fase [...] dominata dal rafforzamento delle capacit difensive e di sicurezza; furono infine arrestati dalla guerra; dopo il 1953, la cosiddetta destalinizzazione non fu portata avanti sul piano politicoistituzionale, n riforme in tale campo furono avviate da Breznev 62. Intanto vari problemi si erano accumulati: le sovrapposizioni di competenze, frutto della fusione tra lapparato del Partito unico e la burocrazia statale; la carenza di liberi flussi di idee e informazioni, che contribu allimpoverimento teorico e al ritardo tecnologico; lassenza di una piena legalit socialista e lincertezza del diritto63. Insomma, la sovrastruttura politica non riusc ad adeguarsi alla formazione di una societ civile complessa64. Centrale il problema della partecipazione e del controllo popolare. Lenin aveva esaltato la democrazia socialista proprio evidenziandone il contenuto di democrazia diretta e partecipata. Il tentativo, cio, quello di superare la politica come professione, restituendola al protagonismo delle masse 65. Dopo la rivoluzione, alle prese col compito difficilissimo di costruire la democrazia socialista nella Russia arretrata, Lenin torna su questi temi, cogliendo segnali di involuzione e tentando di porvi rimedio 66; ma le sue proposte sono accantonate. Quello di un carente controllo e potere popolare pur in un quadro di mobilitazione attiva delle masse rimarr un limite di fondo del sistema politico sovietico, da cui deriveranno la spoliticizzazione e lapatia delle masse stesse. Si consolida cos un potere senza responsabilit 67. E ci contribuisce alla crisi di legittimazione che investe Partito e Stato nella fase finale. 7. La nomenklatura; la formazione di una burocrazia come ceto separato, i privilegi sociali
Non sarebbe possibile distruggere di punto in bianco [...] la burocrazia [...] ma spezzare subito la vecchia macchina amministrativa per [...] costruirne una nuova che permetta la graduale soppressione di ogni burocrazia, non utopia [...]. Benvenuti, Rivoluzione e comunismo, cit., p. 33; Boffa, Storia, cit., vol. 1, pp. 165-171, 200. Cfr. G. Procacci, Il partito nellUnione Sovietica, 1917-1945, Bari 1974. 62 Holz, Sconfitta e futuro del socialismo, cit., pp. 124-125. 63 M. Massari, La grande svolta. La riforma politica in Urss (1986-1990), Guida 1990, pp. 31, 39; Lewin, La Russia in una nuova era, cit., pp. 63, 116; di Leo, Il modello, cit., pp. 132-133; Boffa, DallURSS, cit., p. 135. 64 Cfr. Losurdo, Utopia e stato deccezione, cit., pp. 35-36; Lewin, La Russia in una nuova era, cit., pp. 115-116, 127. 65 V.I. Lenin, Stato e rivoluzione, Feltrinelli 1968, pp. 84-94, 150-151. Cfr. L. Cortesi, Il comunismo inedito. Lenin e il problema dello Stato, Edizioni Punto Rosso 1996, pp. 57-59. 66 Cfr. V.I. Lenin, Lettera al congresso e ultimi scritti, Editori Riuniti 1974. 67 Natoli, Le radici, cit., pp. 58-60; A. Catone, Stato e democrazia al crepuscolo dellURSS, Alternative, 1996 n. 5-6 , pp. 66-68.
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[...] Riduciamo i funzionari dello Stato alla funzione di semplici esecutori [...] di sorveglianti e di contabili, modestamente retribuiti, responsabili e revocabili [...]. Questo [...] porta da se stesso alla graduale estinzione di ogni burocrazia, alla graduale instaurazione di un ordine [...] in cui le funzioni, sempre pi semplificate, di sorveglianza e di contabilit, saranno adempiute a turno, da tutti, diverranno poi unabitudine e finalmente scompariranno in quanto funzioni speciali di una speciale categoria di persone.

Cos scrive Lenin in Stato e rivoluzione68. Dopo la presa del potere, egli sottolinea la necessit di costruire un apparato veramente nuovo che meriti veramente il nome di socialista, ma sa che occorrono molti, moltissimi anni69. Durante la fase staliniana, inseriti nella gestione concreta dello Stato e delleconomia, i quadri acquistano un potere notevole, specie a livello locale. La cosa non sfugge a Stalin, che non caso promuove dure campagne antiburocratiche70. Con Krusciov, gli apparatchiki ottengono maggiore libert e un campo dazione pi vasto. Per la prima volta sono in grado di porsi apertamente il problema di come difendere ruolo e status. Intanto, iniziano a perdere la loro identit di portatori di un progetto di trasformazione, per divenire meri amministratori71. Tuttavia, gli stessi sconvolgimenti della politica kruscioviana ne rendono incerta la posizione. Solo con Breznev, dunque, gli apparati raggiungono una stabilit che tende a configurarli come uno strato sociale72. Si verifica allora la formazione di una burocrazia come ceto separato, con uno stile di vita e prospettive diversi da quelli delle masse popolari 73. Il cristallizzarsi di una stratificazione sociale e lemergere di uno status privilegiato hanno un notevole effetto negativo, in una societ legata allegualitarismo e in condizioni di relativa scarsit74. Peraltro, con la stagnazione, va in crisi la straordinaria mobilit sociale dei decenni precedenti; le differenze sociali si stabilizzano. La nomenklatura sempre pi identificabile75. Si assiste intanto a una sclerotizzazione del PCUS, con dirigenti inamovibili, incapaci di imprimere svolte o accelerazioni al sistema. Il Partito diviene il garante dellimmobilismo statuale, la sua burocratizzazione porta alla rimozione di ogni attivit critica e di discussione, si diffondono lopportunismo e lindifferenza76. Lo stesso meccanismo di formazione della nomenklatura, basato perlopi sulla cooptazione, favorisce una sorta di selezione negativa dei dirigenti, premiati pi per la loro fedelt che per le loro capacit77. Let media del gruppo dirigente cos alta da far parlare di gerontocrazia. Lo stesso Breznev, colpito da infarto nel 76, rimane in carica fino alla morte, per cui per ben sei anni lURSS ebbe alla sua testa una
Lenin, Stato e rivoluzione, cit., pp. 92-93, 150-151. V.I. Lenin, Meglio meno, ma meglio, in Sulla rivoluzione socialista, cit., pp. 596-597, 604. 70 Cfr. Boffa, Storia dellUnione Sovietica, cit., vol. 2, pp. 111, 158-159, 251-257. 71 Cfr. di Leo, Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 46, 50. 72 Nel 1980 esce il libro di M. Voslensky sulla Nomenklatura (Bompiani, 1984), definita la classe dirigente della societ sovietica, non identificabile con gli apparati tout court, ma con la loro parte dirigente. 73 Cfr. Locchio sociologico dellirrispettosa Zaslavskaja sulle classi sociali nellUrss, il bimestrale, 1989, n. 2, p. 56. 74 Da questo punto di vista, esce confermata la concezione marxiana secondo cui una societ egualitaria pu nascere solo sulla base dellabbondanza, ossia del massimo sviluppo delle forze produttive capitalistiche. 75 Cfr. Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 92-93. 76 C. Pinzani, Da Roosevelt a Gorbaciov, Ponte alle Grazie 1992, p. 539; Holz, op. cit., p. 125. 77 Cfr. Zaslavsky, Storia del sistema sovietico, cit., pp. 205-206.
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persona menomata78. Dunque gli apparati, che in passato avevano svolto una funzione decisiva, diventano forza di conservazione e ostacolo allo sviluppo: linteresse privato dei burocrati [...] entra sempre pi in contrasto con gli imperativi di uno sviluppo rapido [...] delleconomia, poich essi puntano a obiettivi minimi, sminuendo le potenzialit dellapparato produttivo. Per certi versi si crea il contrasto marxiano tra rapporti sociali e sviluppo delle forze produttive, dove i primi diventano elemento di freno del secondo, il che provoca crisi strutturali e trasformazioni dei rapporti sociali stessi79. Peraltro la nomenklatura non era un corpo unico, omogeneo. Lo stesso PCUS si era ridotto a mero contenitore di burocrazie parallele che non sempre rispondevano a una logica unitaria 80. In queste contrapposizioni interne alla nomenklatura alcuni autori hanno visto lesistenza di gruppi di pressione e gruppi dinteresse, in competizione tra loro per lassegnazione delle risorse: lapparato di Partito, i militari, i managers, lintelligencija81. Il contrasto di fondo quello tra nomenklatura politica (che governa il Partito) e nomenklatura economica (che gestisce lapparato produttivo, dalle aziende ai ministeri). Esso emerge negli anni 60, e con Breznev viene sancita la separazione tra la sfera politica e le questioni [...] delleconomia e dellamministrazione statale, con la nomenklatura economica che guadagna terreno a danno del Partito 82. Lo scontro viene allo scoperto con la perestrojka, che segna la vittoria della nomenklatura economica83. Peraltro, da anni procedeva una graduale sottrazione di poteri al centro, con lemergere di particolarismi e localismi. Sotto Breznev si consolid il ruolo delle relazioni personali, delle reti informali e spesso illegali intessute dalla nomenklatura. I dirigenti delle grandi organizzazioni territoriali del Partito divennero veri e propri feudatari, basandosi sulle realt locali per contrattare meglio col centro84. In particolare nelle repubbliche asiatiche, dove il Partito aveva promosso la nascita di lites politiche locali, erano sorti meccanismi di patronato, di clan e clientelari. Ne era derivato un compromesso instabile tra centro e periferia, che salta durante la perestrojka, quando le risorse cominciano a scarseggiare e lo Stato a indebolirsi85. La nomenklatura economica locale rimane allora lunica ad avere poteri reali. Disgregatosi il potere centrale, quello vero suddiviso tra le migliaia di direttori delle fabbriche, delle aziende agricole, delle miniere [...]; essi ormai mirano ad ottenere la propriet dei mezzi di produzione, dopo averne acquisito il possesso de facto con lautonomia sancita dalla riforme gorbacioviane86. Avviene cos il passaggio di campo di parte della
Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 138-139. Nel 1980 let media del Politbjuro superava i 70 anni. 79 L. Maitan, La crisi attuale, in AA.VV., Crollo del comunismo sovietico, cit., p. 257; Mandel, La natura sociale, cit., p. 41. 80 L. Maitan, DallUrss alla Russia. 1917-1995, la transizione rovesciata, Datanews 1996, pp. 3031; M. Flores, Senza il socialismo in un paese solo, Il Mulino, 1991 n. 4, p. 573. 81 S. Fagiolo, I gruppi di pressione in Urss, Laterza 1977. Cfr. AA.VV., Interest Groups in Soviet Politics, Princeton 1971. 82 Cfr. di Leo, Il modello di Stalin, cit., pp. 86, 119-121; Id., Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 57-59. 83 Cfr. R. di Leo, Il Pcus dal potere allostracismo, in AA.VV., Come cambiano i partiti, cit., pp. 8693; Id., La seconda NEP, in AA.VV., Riformismo o comunismo: il caso dellURSS, a cura di R. di Leo, Liguori 1993, pp. 249-252. 84 Cfr. Guerra, Il crollo dellimpero sovietico, cit., pp. 138, 198-199. 85 Cfr. Buttino, General Introduction, cit., pp. XIX, XXII-XXVII; M. Buttino, Introduction, ivi, p. 253.
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nomenklatura87. Si completa quella sorta di fusione con gli organizzatori della seconda economia, iniziata con Breznev. La nomenklatura decide di sfruttare a proprio vantaggio il processo di privatizzazione, creando imprese private e joint ventures con partner stranieri, vendendo allOccidente informazioni, servizi e licenze ma anche materie prime, petrolio e manufatti88. Impianti ed edifici statali sono privatizzati tramite acquisti fittizi a prezzi irrisori, il che contribuisce al precipitare delle finanze sovietiche89. 8. La guerra fredda e la corsa agli armamenti Abbiamo gi accennato allo stato di guerra permanente in cui sempre stata lUnione Sovietica. Esso forse tocca il culmine nel secondo dopoguerra, con 45 anni di guerra fredda. Del resto, gi latomica su Hiroshima e Nagasaki era stata un chiaro messaggio allURSS. Dunque, prima ancora che il conflitto mondiale sia finito, la guerra fredda gi iniziata90. Nel 1946-47 Churchill e Truman avviano la crociata anticomunista. Gli USA sanno di poter aumentare enormemente le tensioni che condizionano la politica sovietica, e incoraggiare in questo modo tendenze che possano trovare [...] lo sbocco o nel dissolvimento o nel graduale ammorbidimento del potere sovietico91. Come nota S. Amin, le potenze occidentali non hanno mai rinunciato, dal 1917, al tentativo di abbattere lUrss [...]. Liniziativa della guerra fredda stata presa da Washington [...]. LUrss si limitava rigorosamente alla suddivisione di Yalta [...]92. Scrive A. Zinovev:
La guerra fredda coinvolse tutto il pianeta e ogni sfera di vita dellumanit [...]. Si fece ricorso a ogni mezzo: radio, televisione, servizi segreti, congressi, scambi culturali, corruzione [...]. In breve, si tratt forse di un nuovo tipo di guerra nella storia dellumanit, globale e onnicomprensiva [...]. Lo scopo divenne presto la completa distruzione dellUnione Sovietica e dellintero blocco di paesi comunisti 93.

In questo quadro, una grande importanza spetta alle alleanze costruite attorno ai due contendenti. Il ruolo della Cina e del suo riaccostamento agli USA in chiave antisovietica appare determinante. Quanto agli alleati dellUnione Sovietica, essi non riuscirono mai a camminare sulle proprie gambe, gravando sul bilancio annuale dellURSS per decine di miliardi di dollari94. La questione degli aiuti peraltro si lega allimpegno eccessivo dellUnione Sovietica sullo scacchiere internazionale delineatosi dagli anni 60,
di Leo, Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 50-54; Id., Rex destruens, in AA.VV., Riformismo o comunismo, cit., pp. 25-26. 87 Catone, op. cit., p. 268. 88 Zaslavsky, Storia del sistema, cit., pp. 265, 269; Id., Per decifrare lenigma russo, Lettera Internazionale, 1996, n. 48, p. 16. 89 Moscato, Il fallimento dei tentativi di autoriforma, in AA.VV., Crollo del comunismo sovietico, cit., p. 238 n. 90 Cfr. G. Alperovitz, Un asso nella manica. La diplomazia americana: Postdam e Hiroshima, Einaudi 1966; Id., The Decision to Use the Atomic Bomb and the Architecture of an American Myth, Knopf 1995; L. Cortesi, La guerra e il destino delluomo: la svolta del 1945, in Id., Le armi della critica. Guerra e rivoluzione pacifista, CUEN 1991; R. Fieschi, Hiroshima, in 1945 anno zero - 2. La guerra, Giano, 1995, n. 19. 91 X [G.F. Kennan], The Sources of Soviet Conduct, Foreign Affairs, luglio 1947. 92 S. Amin, Il sistema mondiale del secondo novecento. Un itinerario intellettuale, Punto Rosso 1997, pp. 202-204. 93 A. Zinovev, La caduta dell'"impero del male": saggio sulla tragedia della Russia, Bollati Boringhieri 1994, pp. 66-67. 94 Hobsbawm, op. cit., pp. 290, 296.
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ossia al suo espansionismo difensivo95. In sostanza, i suoi interventi non esprimevano una volont aggressiva di esportare la rivoluzione e di imporre in tal modo il suo predominio, ma una strategia difensiva a partire da una posizione di relativa debolezza [...]; tuttavia ci porr lURSS in gravi difficolt sul piano economico, proprio per la crescente importanza attribuita alla dimensione militare, a tutto danno dello sviluppo delle societ socialiste96. Esemplare il caso dellinvasione dellAfghanistan, il cosiddetto Vietnam sovietico97. Qui gli USA adottarono una politica di intervento diretto, prima incentivando la guerriglia contro il governo filosovietico e poi costituendo una coalizione segreta con Pakistan, Cina, Arabia Saudita, Egitto e Gran Bretagna. In questo modo, la guerra afghana si trasform in uno scontro diretto tra il complesso militare-industriale sovietico e quello occidentale, in cui emerse linferiorit della tecnologia militare sovietica. Lo scopo, come dir il Segretario di Stato Shultz, era dissanguare ancor pi lUnione Sovietica98. Il punto centrale dunque la corsa agli armamenti. Negli anni 70 lURSS spende in armamenti il 12% del suo PNL; dal 75, le spese militari aumentano del 5% lanno, un tasso superiore alla crescita del PNL 99. Per Zinovev, la corsa agli armamenti e una politica condotta sempre al limite della guerra calda non erano che una lotta dellOccidente per sfiancare lavversario. LUnione Sovietica e i suoi alleati si videro costretti a spese superiori alle loro forze. Scrive Holz:
Il capitalismo si arm ed anche i paesi socialisti dovettero armarsi [...]. C, per, una differenza. Allinterno del capitalismo, larmamento funzionale al sistema, perch ne favorisce il processo daccumulazione. Allinterno del socialismo, invece, [...] dannoso al sistema, perch dissipa ricchezza sociale e, dunque, indebolisce il socialismo 100.

Analoga la tesi di Sweezy101. Alla fine degli anni 70, gli USA rilanciano la corsa agli armamenti; nel 1981, Reagan avvia il pi massiccio riarmo della storia degli Stati Uniti in tempo di pace, che sfocia nel progetto SDI (lo scudo spaziale), e negli euromissili. Dunque lURSS spinta ad una rincorsa sul terreno della tecnologia avanzata, che richiede enormi risorse. Per Davies, uno degli obiettivi delle guerre stellari di Reagan era appunto quello di
Cfr. A. Guerra, Le mosse di una fortezza assediata, in AA.VV., Se vince Gorbaciov, lUnit 1987, pp. 35-37. 96 Amin, Il sistema mondiale del secondo novecento, cit., p. 205; Pinzani, Da Roosevelt a Gorbaciov, cit., pp. 306-308, 327. 97 Cfr. Hobsbawm, op. cit., p. 557; Boffa, Storia, cit., vol. 4, p. 380; Id., DallURSS alla Russia, cit., p. 156. 98 Cfr. Brzezinski, The Cold War and Its Aftermath, Foreign Affairs, 1992 n. 4; Zaslavsky, Storia del sistema sovietico, cit., p. 232; G.P. Shultz, Turmoil and Triumph. My Years as Secretary of State, New York 1993, p. 1093. 99 P. Kennedy, Ascesa e declino delle grandi potenze, Garzanti 1989, pp. 20, 674-675; Bettelheim, La specificit, cit., p. 113. 100 A. Zinovev, op. cit., p. 67; Holz, op. cit., p. 47. 101 Per Sweezy (Socialism: Legacy and Renewal, Monthly Review, 1992-93, n. 8), la guerra fredda fu basata sulla produzione di spreco, su quale campo potesse continuare a produrre spreco pi a lungo dellaltro, e su questo non ci fu mai alcun dubbio su chi avrebbe vinto, poich lOccidente controllava una parte molto maggiore delle risorse mondiali; inoltre, nel capitalismo la produzione di spreco finanziata pubblicamente sotto forma di armi di distruzione fa funzionare il sistema in modo pi efficiente, mentre per una societ che mira al socialismo la necessit di impegnarsi in una corsa agli armamenti produttrice di spreco totalmente negativa e alla fine disastrosa.
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tagliare le gambe alleconomia sovietica, e in questo certo ha avuto successo102. Gorbaciov tenter di rispondere con una nuova versione della coesistenza pacifica, ormai priva di qualsiasi tono competitivo. Fin dallinizio lui a fare le maggiori concessioni senza ottenere in cambio [...] la fine della corsa agli armamenti, ma una costante asimmetria delle riduzioni delle forze in campo. Con le ultime, unilaterali, concessioni sovietiche, si pone fine alla guerra fredda, ma con la sconfitta dellURSS103. Va dunque considerato il ruolo degli USA (e del Vaticano) nella crisi finale del socialismo reale. Secondo linchiesta di C. Bernstein, il Papa e Reagan strinsero segretamente una santa Alleanza per tenere in vita Solidarnosc, rovesciare i regimi comunisti dellEuropa orientale e [...] mettere economicamente ko il Cremino, realizzando un golpe bianco senza precedenti nella storia. Alloperazione fine del comunismo non furono estranei Banco Ambrosiano e Vaticano, e lambasciata americana a Varsavia divent il principale centro della Cia nel mondo comunista. Il tutto si giov della colpevole passivit di Gorbaciov, di un personaggio ambiguo come Shevarnadze, e infine di Eltsin, aiutato a vincere le elezioni presidenziali russe da cui inizier la disgregazione dellURSS 104. Riflessioni analoghe sono fatte da L. Canfora, e anche per Brzezinski, senza il papa [...] molte delle cose che si sono compiute [...] non avrebbero mai cominciato ad accadere 105. Vi fu cio una coincidenza di interessi tra USA, Vaticano e gruppo dirigente della perestrojka per un ridimensionamento della presenza sovietica in Europa orientale. I gorbacioviani vi vedevano un modo per liberarsi degli oneri della guerra fredda, il papa lapertura di nuovi spazi alla propria presenza, e gli Stati Uniti, lucidamente, la vittoria della guerra fredda stessa. 9. La mancata ristrutturazione tecnologica e la crisi degli anni 7080: la stagnazione Abbiamo gi accennato alla cosiddetta stagnazione, ossia a quella fase di stasi o addirittura di declino nella crescita della produttivit e nello sviluppo della societ sovietica, che ebbe luogo nellepoca brezneviana. Il calo del tasso di crescita della produzione industriale fu di circa l1% nel 1960-74, per balzare a pi del 6% nel 1974-87; dagli anni 70 in poi, si ravvisa cio una stagnazione assoluta o assenza completa di [...] crescita economica. In particolare nel 1979-82 si ha una diminuzione in cifra assoluta e in termini fisici della produzione industriale [...] e cerealicola106. In quegli anni la societ sovietica non rest affatto immobile: conobbe anzi [...] cambiamenti fondamentali; daltra parte, leconomia termina la sua fase ascendente e comincia la discesa che via via precipita nel declino 107. Davies sostiene che il calo del tasso di crescita negli anni 70 riguard anche i paesi capitalistici, per cui parlare di stagnazione un pochino esagerato. Di fatto, nel 1975-85 il tasso di
Pinzani, op. cit., pp. 256, 382, 397-398, 441, 475-476, 528, 536; R.W. Davies, Il collasso del sistema economico sovietico, Il Passaggio, 1992, n. 3, pp. 6-7. 103 Cfr. Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 48, 77, 91, 150-153, 173, 184-185, 195-196, 201202, 240, 260. 104 Cfr. Losurdo, op. cit., pp. 66-70, 75. 105 Cfr. L. Canfora, Pensare la rivoluzione russa, Teti 1995, pp. 50-54; A. Riccardi, Il Vaticano e Mosca, Laterza 1993, pp. 350-353, 365-370; F. Colombo, Senza Wojtyla, niente perestrojka, Europeo, 13-31 marzo 1990, p. 146. 106 Giussani, La crisi delleconomia sovietica e le sue prospettive, cit., pp. 22-27, 32; Catone, Le teorie critiche al vaglio degli eventi sovietici, Questioni del socialismo, 1992, n. 2, p. 43. 107 Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 75-76.
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crescita sovietico fu del 2.1%, ma quello degli USA (2.9%) non fu molto migliore. Per A. Zinovev, la stagnazione solo un clich ideologico nato nella lingua dei riformisti e dei loro precettori occidentali 108. Tuttavia esistono diversi indicatori della crisi. La sua origine sta nella pi lenta crescita (e infine declino) della produttivit, legata ad una riduzione della pressione dallalto e ad un rilassamento della disciplina nei luoghi di lavoro; ma la stagnazione macroeconomica legata anche alle crescenti spese per gli armamenti, al declino del progresso tecnologico, al deterioramento della ricerca, allimmobilismo e la corruzione crescenti, allesaurimento delle risorse necessarie alla crescita estensiva fino ad allora praticata109. Secondo Catone, nel periodo brezneviano, il compromesso sovietico, ossia lequilibrio raggiunto tra operai e sistema finalizzato al mantenimento della pace sociale, finisce per costituire lo scopo stesso della produzione; da questo punto di vista, che disciplina del lavoro e rispetto dei piani siano ampiamente disattesi, perfettamente spiegabile. Daltra parte, tale equilibrio diventa precario allorch i ritmi di crescita iniziano a calare: tutto il meccanismo, allora, non pi sostenibile110. Nella seconda met degli anni 70, il livello di vita della popolazione cessa di crescere, il che si ripercuote sul comportamento degli operai, provocando aumento dellassenteismo, rotazione rapida della manodopera, spreco di materiali e una insoddisfazione generalizzata 111. Si ha cos un deficit di cooperazione tra lavoratori e stato, ossia la rottura del compromesso sovietico112. Inoltre, al dinamismo sociale dei decenni precedenti subentra un immobilismo strutturale. Emerge allora una crisi di legittimit, a sua volta conseguenza di un sovraccarico di richieste e aspettative cui il potere politico non pu fare fronte 113. Poich il partito si identificava con la gestione e il meccanismo di direzione girava a vuoto, la crisi economica divenne subito crisi politica, manifestandosi come caduta della capacit di direzione e di controllo da parte del centro, allinterno ma anche verso i paesi alleati114. Un altro fattore di difficolt stava proprio nei limiti soggettivi della classe dirigente. Secondo Ligaciov, la stagnazione non era il risultato della passivit dei lavoratori bens dipendeva dal nucleo politico che dirigeva il paese, incapace di far progredire lURSS. Il risultato fu che il paese non ce la fece ad entrare in una nuova fase della rivoluzione tecnico-scientifica pur standone sulla soglia [...]. Questo errore fu decisivo [...]115. Il cuore del problema dunque la ristrutturazione tecnologica mancata negli anni 70-80, quando lOccidente compiva la rivoluzione informatica, mentre lURSS (pur con punte di eccellenza) completava la sua fase fordista. Natoli collega il mancato rinnovamento degli impianti ormai obsoleti alla volont di conservare la piena occupazione, che era poi disoccupazione occulta di
Davies, Il collasso del sistema economico sovietico, cit., p. 6; Losurdo, op. cit., p. 73; Zinovev, op. cit., pp. 54-57. 109 Cfr. Ellman-Kontorovich, Overview, cit., pp. 8-10, 14; V. Kontorovich, Technological progress and research and development, ivi, pp. 217-218; G. Khanin, Economic growth in the 1980s, ivi, p. 77; J. Levada, Social and moral aspects of the crisis, ivi, p. 60. 110 Catone, op. cit., pp. 232, 261-262. Cfr. Cook, The Soviet Social Contract and Why It Failed, cit. 111 Bettelheim, La specificit del capitalismo, cit., pp. 116-118. 112 B. Bongiovanni, La caduta dei comunismi, Garzanti 1995, p. 232. 113 Maitan, DallUrss alla Russia, cit., p. 40; Lewin, La Russia in una nuova era, cit., p. 102. 114 Guerra, Il crollo dellimpero sovietico, cit., p. 181 (corsivi miei). 115 E. Ligaciov, Lenigma Gorbaciov, Napoleone 1993, p. 18.
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forza-lavoro sottoutilizzata116. Hobsbawm parte dalla crisi energetica del 1973: questa colp i paesi occidentali, indotti cos a innovare, mentre allURSS (esportatrice di petrolio) port ingenti quantit di valuta straniera, allontanando cos la necessit di una riforma economica e inducendola ad aumentare le importazioni dai paesi pi avanzati, il che ritard ulteriormente il progresso tecnologico interno. Inoltre, cessati i benefici della crisi, si innesc la spirale del debito estero117. Anche il fatto che le scoperte pi importanti [...] avvenivano di preferenza nel settore prioritario della difesa e che, essendo circondate dalla segretezza, la loro utilizzazione nel settore civile era ridotta al minimo, costituisce una delle cause strutturali pi profonde della mancata rivoluzione tecnico-scientifica, che aveva uno dei suoi pilastri proprio nella rapida diffusione delle informazioni 118. Peraltro, nel 1980 gli USA avevano drasticamente ridotto lesportazione verso lURSS di alta tecnologia, ci a cui seguir il blocco occidentale della vendita di PC119. Il problema, comunque, non fu tanto la mancata ristrutturazione tecnologica in s, quanto il perdere terreno rispetto allOccidente in misura fatale. 10. Deideologizzazione, spoliticizzazione e crisi dei valori fondanti della societ sovietica Anche il piano culturale e teorico ha una notevole rilevanza. Secondo Losurdo, il collasso del socialismo reale fu ideologico ben pi che economico: lideologia cio, ridotta a mera ritualit, costitu un elemento di freno rispetto ad una presa datto del reale, che smentiva lidea di un capitalismo in crisi irreversibile e richiedeva una razionalizzazione del processo produttivo e del sistema120. Si ebbe quindi uno slittamento dalla teoria allideologia, che ag marxianamente come un velo di Maja che copre la realt. Ne deriv una grave carenza di analisi scientifiche, per cui la societ sovietica conosceva sempre meno se stessa121. Scriveva Bettelheim:
La perdita del potere da parte del proletariato non necessariamente il risultato di una violenta lotta materiale [...]. Lindebolimento del ruolo dellideologia proletaria e gli errori che questo indebolimento induce possono creare delle condizioni che consentano a forze sociali borghesi di svilupparsi, di consolidarsi [...] e, alla fine, di impadronirsi della direzione del partito e dello Stato, quindi di riprendersi il potere122.

Di fatto, la societ sovietica ha vissuto uno dei pi eclatanti processi di deideologizzazione della storia contemporanea, prima con una schematizzazione anti-dialettica del marxismo; poi, col suo graduale abbandono. A ci si aggiunga la prevalenza dellamministrativismo, denunciato gi nel 1952 da Malenkov, secondo cui le organizzazioni di partito, prese dalle questioni economiche, dimenticano i problemi ideologici. Con Krusciov, lideologia messa ulteriormente nellangolo, rispetto a una ricerca del consenso pi affidata alla crescita economica123. Nellera brezneviana il processo di deNatoli, La fine del modello staliniano, cit., pp. 65-67. Hobsbawm, op. cit., pp. 550-552. 118 Boffa, DallURSS alla Russia, cit., p. 96. 119 Bongiovanni, La caduta dei comunismi, cit., p. 38; A. Moscato, Gorbaciov. Le ambiguit della perestrojka, Erre Elle 1990, p. 75. 120 Losurdo, op. cit., pp. 77-78. Cfr. Holz, op. cit., pp. 89-92, 126-129. 121 Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 93-94. 122 Ch. Bettelheim, Risposta a Paul Sweezy, in Bettelheim-Sweezy, op. cit., pp. 66, 70, 77, 80. 123 Cfr. di Leo, Il modello di Stalin, cit., pp. 65, 72; Id., Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 58, 60.
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ideologizzazione subisce unaltra accelerazione, e prevale un approccio di tipo pragmatico, ma il passaggio definitivo avviene con Gorbaciov, allorch il discredito dellideologia viene stimolato dallalto124. Accanto a ci, negli anni 70, si produce una demotivazione e spoliticizzazione di massa, e una de-responsabilizzazione verso quello che non pi percepito come interesse collettivo 125. Secondo il Rapporto siberiano (1983), il lavoratore sovietico era sostanzialmente passivo, estraneo ai valori socialisti, caratterizzato da indifferenza verso il lavoro, inerzia sociale e marcati orientamenti consumistici126. Rossanda lega la spoliticizzazione a un deficit di partecipazione e democrazia. Ne segue una graduale sostituzione di obiettivi e valori privati a quelli ufficiali, con una fiducia verso le possibilit meramente individuali che aumenta mentre diminuisce quella nel sistema 127. Si crea allora un circolo vizioso tra crisi economica ed etica, per cui alla disillusione verso il sistema si accompagnano il deterioramento morale della vita economica e il dilagare della corruzione 128. Naturalmente, allorch un sistema di valori entra in crisi, subentrano valori alternativi, che hanno covato sotto la cenere o in qualche misura sono stati incoraggiati. Di fatto, nella stessa ideologia sovietica, si era affermata una prevalenza dellelemento nazional-patriottico, che da complementare era diventato sostitutivo129. Secondo Guerra, il nazionalismo grande russo era divenuto, con Breznev, parte integrante della dottrina ufficiale. Parallelamente, aument la etnicizzazione del discorso politico, culturale ed economico delle altre nazionalit, spesso in chiave antisovietica 130. Questa duplice tendenza avr pesanti conseguenze, tanto che lideologia nazionalista stata definita il pi importante fattore disgregante lURSS 131. Dagli anni 60, inoltre, si ha una diffusione dei valori occidentali, che va di pari passo con le riforme di Krusciov e di Kosygin: nel momento in cui ci si affida sempre pi al mercato, ci significa fare del profitto il motore principale del processo economico e dire agli operai di [...] lavorare duro affinch possano consumare di pi, ossia ricreare le basi del feticismo delle merci e quindi della restaurazione del capitalismo132. In questo senso, Holz parla di un appiattimento sui modelli del consumismo capitalistico, per cui il socialismo [...] si tolse la possibilit dorientare in modo nuovo le coscienze, mettendo anzi lOccidente in condizione di far penetrare fra le pi povere popolazioni dei paesi socialisti attese e richieste che non potevano essere soddisfatte.
Economicamente pi deboli delle metropoli capitalistiche, i Paesi socialisti dovettero, nello sforzo demulazione, perdere sempre pi forze, stretti tra il raggiungimento di conquiste sociali Guerra, op. cit., p. 145; Zinovev, op. cit., p. 76. Cfr. Natoli, Le radici di unalienazione totale, cit., pp. 59-60; Id., La fine del modello staliniano, cit., pp. 66-67. 126 Cfr. Zaslavsky, Storia del sistema sovietico, cit., p. 182. 127 Rossanda, finita unepoca, la storia continua, cit., p. 42; Ellman-Kontorovich, Overview, cit., p. 11 (corsivo mio). 128 Davies, Il collasso del sistema economico sovietico, cit., p. 8. 129 Cfr. Boffa, Storia, cit., vol. 2, pp. 61, 289; vol. 3, pp. 56, 291; Id., Componente nazionale e componente socialista nella rivoluzione russa e nella esperienza sovietica, in AA.VV., Momenti e problemi della storia dellURSS, cit. 130 Guerra, op. cit., p. 151; Dragadze, Economics and Nationalism in the Gorbachev Years, in AA.VV., In a Collapsing Empire, cit., p. 78. 131 Ch. Urjewicz, Introduction, in AA.VV., In a Collapsing Empire, cit., p. 6. 132 P.M. Sweezy, Dittatura del proletariato, classi sociali e ideologia, in Bettelheim-Sweezy, op. cit, p. 57.
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e culturali da un lato, e larrancare dietro modelli produttivi consumistici dallaltro. Il prezzo [...] era la rinuncia a costruire unalternativa orientata dalla loro visione del mondo [...]. Le popolazioni reagirono con lindifferenza e con illusorie aspettative rivolte al capitalismo [...]. In questo modo, fu persa nei Paesi socialisti la battaglia per legemonia [...] 133.

Anche in questo caso, il salto qualitativo avvenne con Gorbaciov, allorch fu imposta una vera e propria occidentofilia. Alla ritirata ideologica, cio, segu il predominio dellideologia capitalistica. Per Catone, nel discorso gorbacioviano c una forte ambiguit che tende a far slittare [...] la giusta critica dellamministrativismo in condanna dellamministrazione, intesa come controllo sociale [...] sullattivit economica, con una subalternit al linguaggio [...] del thatcherismo, che diviene adesione ideologica nei suoi pi stretti collaboratori economici 134. Dal 1988-89 Gorbaciov inizi a dire che il capitalismo ce laveva fatta, e lURSS no 135. Prevalse allora lillusione sulle virt taumaturgiche del mercato, e si diffuse un complesso di inferiorit verso lOccidente che prepar il terreno per la svendita del 1991 136. Lultimo elemento di questa operazione fu la distruzione della memoria e dellimmagine dellURSS, realizzata in modo sistematico nel 1988-91. LOttobre e il leninismo furono processati davanti a tutto il paese; quindi si mise sotto accusa tutta la storia dellURSS; in questo modo il popolo sovietico veniva privato del proprio passato, e alla comprensione della sua storia si sostituiva un continuo processo che ne metteva in luce solo gli aspetti peggiori 137. Il PCUS fu messo sul banco degli accusati, e con esso il comunismo. Daltra parte, lideologia ufficiale sovietica si scopr totalmente incapace di difendere i risultati positivi raggiunti dal proprio ordinamento sociale e di criticare le aporie di quello occidentale [...]. Ne deriv un vero e proprio panico ideologico 138. c) La crisi finale 11. Il ruolo di Gorbaciov e della perestrojka Abbiamo parlato dei fattori di crisi di lunga durata e di quelli strutturali dellesperienza sovietica. Ma le forze e le spinte che dovevano [...] portare alla fine dellUrss sono [...] venute alla luce con la perestrojka 139. Danilov definisce la distruzione dellUnione Sovietica come risultato della nuova rivoluzione dallalto, aggiungendo che la distruzione del potenziale socialista esistente in URSS non era inevitabile. Nessun sistema irriformabile a patto che [...] la trasformazione venga gestita140. La prima caratteristica della perestrojka
Holz, op. cit., pp. 46-47, 95. Cfr. Zinovev, op. cit., pp. 72-73; Catone, La parabola di unidea, cit., pp. 165-169. 135 Cfr. di Leo, Vecchi quadri e nuovi politici, cit., p. 90. 136 Moscato, Gorbaciov, cit., p. 156; M. Pivetti, Qualche idea in pi sulla crisi del sistema sovietico, Il Passaggio, 1991, n. 1, p. 43. 137 R.W. Davies, Storia e politica nella perestrojka: lattacco a Lenin e alla rivoluzione dOttobre, Studi storici, 1991, n. 2, pp. 258, 273. Nonostante ci, alla fine del 1990 un sondaggio rivelava che, di fronte ad una nuova rivoluzione dOttobre, il 43% degli intervistati avrebbe sostenuto i bolscevichi e solo il 6% si sarebbe loro opposto; in un altro sondaggio, il 59% dava una valutazione completamente positiva di Lenin e il 76% si diceva a favore delle sue azioni (S. White, Gorbachev and after, Cambridge University Press 1991, p. 240). 138 A. Catone, Fine del Pcus, fine del comunismo?, A sinistra, 1991, n. 5, p. 58; Zinovev, op. cit., p. 73, 76. 139 Zinovev, op. cit., p. 194. 140 P.V. Danilov, Genesi e dissoluzione del sistema sovietico, Il Passaggio, 1992, n. 3, pp. 14, 19 (corsivo mio); Id., Intervento al convegno Unione Sovietica, era riformabile il sistema?, ivi, 1992, n. 4-5, p. 61.
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proprio la mancanza di organicit. Contrariamente allapproccio comunista tradizionale non cera un progetto-programma da cui derivavano le decisioni [...]. Gorbaciov attu riforme del tutto prive di una efficace capacit di previsione, procedendo a zigzag141. Questo eclettismo, sotto la veste della retorica antidogmatica, nascondeva un preoccupante vuoto politico e teorico. Altra peculiarit la prevalenza della pars destruens sulla pars costruens: lURSS sembrava estremamente necessitata a ridurre il peso degli armamenti e ottenere [...] ampi crediti dallOccidente, ma questi erano vincolati allo smantellamento del tipo di Stato e di economia sovietici 142. In sostanza, la perestrojka implicava il sostegno occidentale, e lOccidente richiese pesanti contropartite. I due percorsi si incontrarono nella crescente mondializzazione delleconomia, rispetto a cui lURSS non voleva essere estraniata e i paesi imperialistici miravano a integrarne lo spazio economico. Vari autori hanno parlato di due fasi della perestrojka, diverse per contenuti e finalit. Catone vede allinterno del gorbaciovismo una tendenza liberalborghese e una democratico-comunista, di cui prevarr la prima: fino al 1987 la perestrojka viene presentata come prosecuzione del processo rivoluzionario, ma poi diventa unoperazione di smantellamento di tutto il sistema. Nella prima fase, non si parla affatto di economia di mercato [...] ma di piena applicazione della legge del valore, [...] di estensione dei rapporti mercantil-monetari nel socialismo; la perestrojka accelerazione, passaggio da un modello di sviluppo intensivo a uno intensivo. La seconda fase vede un passaggio di campo teorico i cui contenuti sono la destatizzazione delleconomia, lavvio di un mercato regolato, le privatizzazioni 143. Secondo R. di Leo, da un certo momento in poi, Gorbaciov ha scientemente distrutto un sistema nel quale non si riconosceva pi: egli nel 90 non era pi comunista [...]. Era contro il Partito comunista e [...] lo stato sovietico. [...] intendeva fare un altro stato, un altro sistema politico, un altro sistema economico; perci ha distrutto consapevolmente i due baluardi del sistema sovietico, ossia il piano e il partito144. Lo stesso Gorbaciov lo conferma 145. Altri autori invece parlano di fallimento della perestrojka, evidenziandone limiti involontari e inadeguatezza strutturale, oltre allinadeguatezza soggettiva del gruppo dirigente146. Scrivono Ellman e Kontorovich:
Il sistema sovietico stato abbattuto in misura considerevole dagli atti dei suoi massimi dirigenti [...]. Il collasso economico stato in parte un involontario sottoprodotto dei cambiamenti politici introdotti da Gorbaciov [...]. Di fatto egli rimosse la forza che aveva spinto

di Leo, Rex destruens, cit., p. 19; R. Medvevev, Politics after the Coup, New Left Review, 1991, n. 189. 142 Catone, Le teorie critiche al vaglio degli eventi, cit., p. 55. Cfr. di Leo, Rex destruens, p. 10. 143 Cfr. Catone, La parabola di unidea: 1985-1990, cit., pp. 194, 155-164; op. cit., pp. 232-237; 1985-1991. Come si distrugge del tutto il socialismo: le basi borghesi della perestroika gorbacioviana, in AA.VV., '89, la lente di Marx, [Roma 1991], pp. 14-19. 144 R. di Leo, La svolta socialdemocratica di Gorbaciov, A sinistra, 1992, n. 5, pp. 27-28; Vecchi quadri e nuovi politici, cit., p. 100. 145 Nel 1985 ero ancora sicuro che questo sistema potesse essere migliorato, ma poi [...] mi sono finalmente convinto che [...] le riforme non sarebbero potute partire se non si smantellava [...] tutto il sistema (M.S. Gorbaciov, Dicembre 1991. la fine dellURSS vista dal suo presidente, Ponte alle Grazie 1992, p. 150). 146 Su questa posizione sicuramente Boffa (DallURSS alla Russia, cit., p. 176 e passim).
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in avanti leconomia sovietica nei decenni precedenti (ossia la pressione dallalto), senza sostituirla adeguatamente147.

Tra i limiti della perestrojka, c pure lesiguit della sua base sociale. Allorch Gorbaciov provoca la rottura del contratto sociale brezneviano, si crea una vera e propria frattura tra classe operaia e partito 148. A ci si aggiunse il mancato sostegno dellintelligencija, che si diresse sempre pi verso i radicali, e us le sue nuove posizioni nei media per lanciare violenti attacchi contro il sistema. In generale, la glasnost fu la cassa di risonanza del fallimento della perestrojka149. Il punto centrale resta comunque quello degli effetti delle riforme economiche, pi volte analizzato da A. Catone: dalla legge sullimpresa statale, che ne aumenta lautonomia anche per la formazione dei prezzi, provocando inflazione e una situazione di anarchia; allabolizione del monopolio statale del commercio estero, per cui le aziende possono negoziare direttamente con imprese straniere, il che accentua le speculazioni; allautofinanziamento delle repubbliche, che implica lemissione di diverse valute, e dunque il caos finanziario, e lo stravolgimento del piano quinquennale centrale. Intanto, la disgregazione del blocco orientale produce la rottura dei rapporti economici del COMECON. Il gruppo dirigente gorbacioviano decide allora laumento delle importazioni di beni di consumo e un ampio ricorso al credito estero, che aggrava il deficit finanziario. Il paese sempre pi ostaggio dei crediti stranieri, mentre nelle joint-ventures il capitale straniero pu detenere la propriet. Nel 90, la legge sulla propriet avvia la privatizzazione del patrimonio produttivo, e compare la disoccupazione. Intanto autorizzata la nascita di banche private, che incidono negativamente sulleconomia sovietica. Infine i prezzi continuano ad aumentare, e si diffonde il dollaro come moneta corrente: ne derivano la dollarizzazione delleconomia e una spirale iperinflazionistica. Di fronte a tutto ci, osserva Catone, occorre parlare non solo di fallimento delle riforme, ma anche dei loro effetti perversi. Si trattato di una rottura ingovernata del precedente meccanismo di pianificazione, per cui, pur essendo leconomia sovietica gi in difficolt, la crisi che ha messo in ginocchio lURSS la diretta conseguenza della perestrojka. cos che si fa strada lidea di passare al mercato 150. Scrive Daniels:
In economia, Gorbacv ha cercato di riformare troppo e troppo in fretta, mettendo fine al controllo centralizzato invece di fare in modo che operasse in modo pi razionale [...]. stato molto irrealistico prendere a modello il mercato capitalistico ed stato anche anacronistico cercare di abolire il meccanismo di centralizzazione, che riflette invece lo spirito di fondo delleconomia moderna [...]151.

Ellman-Kontorovich, Overview, cit., p. 7. Catone, Fine del Pcus, fine del comunismo?, cit., p. 56. Cfr. E. Teague, I lavoratori sovietici di fronte alle riforme, in AA.VV., Riformismo o comunismo, p. 109; L.J. Cook, Brezhnevs Social Contract and Gorbachevs Reforms, Soviet Studies, 1992, n. 1. 149 M. Lewin, Gorbacv e lessenza della perestrojka, Il Passaggio, 1991 n. 4-5, p. 10; Medvevev, Politics after the Coup, cit.; Bongiovanni, op. cit., pp. 164-167. 150 Catone, 1985-1991. Come si distrugge del tutto il socialismo, cit., pp. 9-16; La crisi delleconomia sovietica, Marx 101, febbraio 1991, pp. 68-72 (corsivi miei); op. cit., pp. 234237, 194. 151 R.V. Daniels, Federalismo o barbarie. Conversazione sulla dissoluzione dellUnione Sovietica, Il Passaggio, 1992, n. 4-5, p. 62.
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Laltro elemento decisivo del fallimento della perestrojka sta nelle riforme politiche e istituzionali, e dunque nella disgregazione del PCUS e dello Stato sovietico. Anche la riforma politica ha avuto due fasi: la prima (1986-88) ha lobiettivo di democratizzare il Partito e lo Stato, mentre la seconda (198891) mira a una riforma complessiva delle istituzioni, col passaggio di consegne dal Partito allo Stato. La societ sovietica viene mobilitata contro il Partito: si incoraggiano associazioni informali e fronti popolari di appoggio alla perestrojka. Alla XIX Conferenza, Gorbaciov propone il trasferimento dellattivit legislativa dal Partito allo Stato. I Dipartimenti del CC, sua struttura portante, sono dimezzati, mentre Segreteria e Politburo vengono riuniti sempre pi di rado; tutto ci indebolisce il Partito, che giunge alle elezioni per il Congresso dei deputati del popolo in difficolt, subendo gravi insuccessi. Il trionfo del parlamentarismo e la contemporanea crisi del Partito sconvolgono lintera struttura dautorit del potere sovietico; viene a mancare al centro un organo capace di prendere decisioni [...] nei momenti di crisi, i quali non mancano. Gorbaciov allora propone labrogazione dellart. 6 della Costituzione, ossia labbandono del monopartitismo152. R. di Leo ha parlato di battaglia anti-partito e iniziative suicide: Gorbaciov riconobbe che il partito era il sistema. Se voleva cambiare il sistema [...] lo doveva spogliare delle sue prerogative [...]. Con labolizione dei Dipartimenti, il partito fu messo [...] fuori dalle stanze del potere. Venne cos a cadere anche laltro pilastro (oltre al piano) che reggeva il sistema. Nei mesi successivi, la maggior parte dei dirigenti economici non obbediva pi a nessuno: alla perdita di potere del Partito infatti non era corrisposto un rafforzamento delle strutture statali, ma al contrario la totale perdita di autorit e credibilit di queste ultime. Ne deriv uno stato di ingovernabilit e di degrado delleconomia153. Liquidare il monopolio di potere del PCUS era stato come eliminare il monopolio dellencefalo nel sistema nervoso. I destini del PCUS e dellURSS erano intrecciati, e il crollo delluno diventato inevitabilmente il crollo dellaltro154. La terza conseguenza della perestrojka fu lo sgretolamento del blocco sovietico. Il crescente disimpegno sovietico nellest europeo produsse una forte instabilit politica, a partire dai paesi dove pi decisi erano stati i passi verso il mercato. Si innesc cos un effetto-linkage, che dallanello debole (la Polonia) si propag agli altri Stati, e infine allURSS. Gorbaciov e Shevarnadze favorirono lo smantellamento del blocco socialista senza chiedere un analogo provvedimento da parte della NATO, anzi accettando che la Germania unita facesse parte dellAlleanza atlantica155. Fu insomma una ritirata unilaterale, che peraltro incoraggi le repubbliche baltiche separatiste, per cui c una relazione diretta tra crollo del Muro di Berlino e crollo dellUnione Sovietica 156. Si evidenzi inoltre una subalternit allOccidente: per Brzezinski,
Massari, La grande svolta, cit., pp. 24-25, 73-75, 81-83, 92-102, 114, 117, 123-128. Cfr. di Leo, La seconda NEP, cit., p. 250; Vecchi quadri e nuovi politici, cit., pp. 82-83, 100, 132-135; Il Pcus dal potere allostracismo, pp. 84-86; La svolta socialdemocratica di Gorbaciov, pp. 27-28. 154 Zinovev, op. cit., p. 35; Guerra, op. cit., p. 202; Id., Intervento al convegno Unione Sovietica, era riformabile il sistema?, Il Passaggio, 1992, n. 4-5, p. 51. 155 Lavigne, op. cit., pp. 96 e sgg.; F. Argentieri, Postscriptum, in AA.VV., La fine del blocco sovietico, Ponte alle Grazie 1991, pp. 226-233. 156 L. Cortesi, Le ragioni del comunismo, Teti 1991, p. 140; T.G. Ash, Le rovine dellimpero. Europa centrale 1980-1990, Mondadori 1992, pp. 232, 374, 409.
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nellunificazione della Germania, Gorbaciov fu manipolato da Bush e Kohl 157. Nel campo degli armamenti, accett lopzione zero proposta da Reagan, una posizione negoziale talmente favorevole agli Stati Uniti da essere considerata [...] propagandistica158. Ma la subalternit si avvert pure in politica interna, e in particolare nella richiesta di quei crediti occidentali che condizionarono fortemente il processo di riforma. In questo senso, politica estera e interna della perestrojka sono due facce della stessa medaglia, accomunate dallaccantonamento di una visione antagonistica della situazione mondiale in favore dellillusione dellinterdipendenza e degli aiuti occidentali 159. Anche sul piano ideologico e politico, gli USA divennero un punto di riferimento. Avvenne cio non una convergenza, ma la conversione di un sistema nellaltro160. Nel 1990-91, si deline infine una subalternit a Eltsin e ai democratici, con cui Gorbaciov inizi a collaborare per accelerare la transizione al mercato161. Inoltre, negli incontri per il nuovo Trattato dellUnione, Gorbaciov accolse la richiesta di Eltsin di includervi lingresso diretto degli introiti tributari nel bilancio delle repubbliche, accettando anche di mettere sotto la giurisdizione della Russia tutte le imprese [...] sul suo territorio. Si tratta in sostanza del trasferimento del potere economico dallURSS alla Russia 162. Cos Gorbaciov ricostruisce il dialogo con Major poco prima dello scioglimento dellUnione Sovietica: Diamo appoggio a Eltsin, [...] dato che la cosa ci riguarda tutti [...]. Eltsin punta con determinazione sulleconomia mista, sulliniziativa e la creazione del mercato [...]. Per me chiarissimo rispose Major163. Lesito della perestrojka stato dunque il riassorbimento dellURSS nel sistema capitalistico. Secondo Catone, tutta la sua seconda fase va verso la cancellazione dellanomalia sovietica e lintegrazione nel mercato capitalistico mondiale in posizione subalterna164. In tal senso, il gorbaciovismo ha contribuito a segnare la fine di una fase storica, lasciando libero il campo a mondializzazione capitalistica e Pensiero unico. 12. Il problema delle nazionalit e lesplosione dei nazionalismi Altro elemento determinante nel crollo dellURSS lesplosione delle nazionalit, che ha reso il processo di disgregazione capillare e incontrollabile. Anche il problema delle nazionalit figlio di una realizzazione, ossia della loro costruzione durante il periodo sovietico. Gi nei primi anni post-rivoluzionari, furono codificate almeno 70 lingue, cosicch a vari popoli fu dato un idioma scritto che non avevano165. Inoltre si garant tutta lautonomia locale che le nazioni stesse erano in grado di sostenere, mentre una politica economica
Cfr. Boffa, DallURSS, cit., p. 252; Brzezinski, The Cold War and Its Aftermath, cit. Pinzani, op. cit., pp. 445-446. Lopzione zero prevedeva la rinuncia americana ai Pershing 2 e lo smantellamento dei missili sovietici SS20, SS4, SS5, e dunque il mantenimento di una forte superiorit degli armamenti USA. 159 Cfr. Massari, op. cit., p. 164; Janos, Social Science, Communism, and the Dynamics of political Change, cit.; F. Bettanin, La disgregazione dellUnione Sovietica, in AA.VV., Riformismo o comunismo, cit., p. 213. 160 P. Anderson, Lagosto di Mosca, Le Nuvole, 1992, n. 2, p. 20; Brzezinski, The cold war, cit. 161 Hill, Il dominio del partito in Unione Sovietica, in AA.VV., Come cambiano i partiti, Il Mulino 1992, p. 74; Massari, op. cit., p. 162. 162 A.I. Lukianov, Il golpe immaginario. Da Gorbaciov a Eltsin: la congiura, Napoleone 1994, pp. 59-60; Catone, op. cit., p. 354. 163 Gorbaciov, Dicembre 1991, cit., p. 114 (corsivi miei). 164 Cfr. Catone, Stato e democrazia, p. 67; 1985-1991. Come si distrugge, cit., pp. 17-19.
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diretta allindustrializzazione di zone sempre pi vaste andava preparando le condizioni duna pi concreta uguaglianza futura. Si ebbe cos ledificazione nazionale, e [...] la formazione di unidentit etnica per molti popoli, ed emersero in ogni repubblica le precondizioni per unesistenza indipendente166. LURSS era uno dei Paesi pi multinazionali e polietnici del mondo 167. Le varie unit territoriali prendevano il nome dal popolo ivi presente in misura pi numerosa (la nazionalit titolare). Su circa 120 nazionalit, per, solo 46 erano titolari di qualche territorio; inoltre, gli appartenenti alle varie etnie non vivevano tutti nel proprio territorio, per cui circa il 25% della popolazione era nella condizione di nazionalit non titolare 168. Cera una differenza di diritti tra nazionalit titolari e non titolari: le prime avevano un trattamento privilegiato nelluso della lingua materna, e nellaccesso allistruzione superiore, alle professioni e alle posizioni manageriali e amministrative, regolamentato da un sistema di quote, il che suscitava il malcontento di minoranze e popoli senza territorio169. Un altro problema stava nelle differenze di livelli di sviluppo tra le varie repubbliche. I notevoli risultati conseguiti dal potere sovietico le attenuarono fortemente, ma non le eliminarono170. Si attu una modernizzazione su vasta scala, trainata dalle nazionalit pi avanzate, e innanzitutto dai russi; ma questo apr la questione della russificazione delle nazionalit. In realt, occorrerebbe parlare di status privilegiato dei russi nelleconomia e nella politica, oltre che nelluso della lingua. Quanto ai rapporti economici tra le repubbliche, vari autori parlano di un colonialismo interno; ma di fatto le repubbliche non russe [...] beneficiavano di risorse economiche [...], investimenti, prodotti industriali, operai specializzati russi: si trattava cio di uno strano impero, in cui le risorse andavano dal centro alla periferia171. Altro aspetto della questione delle nazionalit fu lo sviluppo dei localismi e dei particolarismi, connessi a loro volta al mutamento dei rapporti di forza fra centro e periferia intervenuto [...] negli anni di Breznev, per cui lURSS aveva cominciato a dividersi in mille e mille feudi ciascuno dei quali sottoposto alle sue autorit locali pi che al potere centrale. Il consolidamento delle lites
J. Bromlej, I problemi nazionali in URSS, Edizioni Progress 1991, pp. 15-16; S. Salvi, La disUnione Sovietica. Guida alle nazioni della non Russia, Ponte alle Grazie 1990, p. 19. 166 E.J. Carr, La rivoluzione bolscevica (1917-1923), Einaudi 1964, pp. 366-367; V. Zaslavsky, Leredit della politica etnica sovietica, Il Mulino, 1991, n. 2, p. 272. 167 Essa comprendeva pi di 100 etnie, con pi di 130 lingue diverse; il popolo pi numeroso erano i Russi (137 milioni su 287). Dal punto di vista politico, esistevano 53 unit territoriali nazionali, divise in 4 livelli di sovranit: 15 repubbliche federate; al loro interno 20 repubbliche autonome, 8 regioni autonome, e 10 distretti nazionali. 168 A.M. Salmin, Political Self-Determination of Nations and Nationalities in the USSR: from 1922 to Perestrojka, in AA.VV., In a Collapsing Empire, cit., pp. 46, 48; Bromlej, I problemi nazionali in URSS, cit., p. 22. 169 A.B. Zubov, Distinctive Features of the Multinational Nature of the USSR and the Problem of the Political Representation of Nationalities, in In a Collapsing Empire, cit., pp. 58-59; Zaslavsky, Leredit, cit., p. 268-271; Id., Dopo lUnione Sovietica. La perestrojka e il problema delle nazionalit, Il Mulino 1991, pp. 19-20, 27-28; La Russia senza soviet, Ideazione 1996, pp. 124, 127. 170 Cfr. Bromlej, op. cit., pp. 129 e segg.; A. McAuley, The Central Asian economy in comparative perspective, in AA.VV., The disintegration of the Soviet system, cit., pp. 144-145; G. Bensi, Nazionalit in URSS. Le radici del conflitto, Xenia 1991, pp. 109-111. 171 Cfr. Buttino, Introduction, cit., p. 252; Bensi, Nazionalit in URSS, cit., pp. 111-112; R.G. Suny, Incomplete Revolution: National Movements and the Collapse of the Soviet Empire, New Left Review, 1991, n. 189
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locali, legate al potere politico e alleconomia parallela, fu un fattore non trascurabile della ripresa nazionalistica 172. Storicamente queste lites si formarono a partire dai membri della nazionalit titolare che conoscevano il russo e fungevano da elemento di mediazione . Ne deriv un nazionalismo [...] della lite burocratica locale, in alleanza con i caporioni delleconomia sommersa, che usava la difesa degli interessi locali per esercitare una pressione sul centro al fine di ricevere risorse e privilegi 173. Si ebbe cos uno sviluppo di etnocentrismi e nazionalismi di varia specie. I leaders delle repubbliche non russe puntarono sulla valorizzazione del sentimento, della storia, [...] dei costumi delletnia titolare, per allargare la propria base di consenso. Daltra parte, rinasceva un nazionalismo russo, slavofilo o occidentalista174. Alla fine degli anni 60 compaiono le prime agitazioni nazionalistiche in Uzbekistan, Tagikistan, Estonia, ecc.175. Dunque vari problemi erano gi presenti prima di Gorbaciov, ma non si erano manifestati in quella esplosione dei nazionalismi che invece caratterizz la perestrojka, allorch la tensione generale polarizz[] il sentimento popolare lungo linee etniche. Fattore scatenante fu la sopraggiunta crisi economica, e la conseguente riduzione delle risorse disponibili 176. In particolare nelle repubbliche pi arretrate, si apr una competizione tra i diversi gruppi nazionali destinata a degenerare in esplosiva rivalit 177. Daltra parte, la lotta per il controllo delle risorse si svolse anche tra centro e repubbliche, attraverso la maggiore autonomia che queste reclamavano e ottenevano in campo fiscale ecc. La recriminazione per la quota di reddito nazionale sottratta dallo Stato divenne un luogo comune dei nazionalismi, a partire dal nazionalismo russo antisovietico178. Nel caso delle repubbliche pi ricche quelle baltiche in primis , le istanze separatistiche furono dunque frutto di spinte egoistiche pi che di una oppressione da parte dello Stato centrale. Il nazionalismo era funzionale ad una transizione alleconomia di mercato ritenuta possibile solo per le zone pi avanzate. In questo senso, il separatismo e la transizione al mercato sono strettamente legati179. Lautofinanziamento delle repubbliche, poi, fu dirompente, spingendole al particolarismo e allisolamento, e contribuendo alla disarticolazione del sistema economico 180. Nel 90 arrivano le dichiarazioni di sovranit di repubbliche baltiche e Georgia, cui segue la Russia, e poi altre nove repubbliche. Per mesi si combatte una guerra di leggi tra
Guerra, Il crollo, cit., pp. 198-199 (corsivo mio); di Leo, Vecchi quadri, cit., p. 52; Boffa, DallURSS, cit., p. 129. 173 Buttino, General Introduction, cit., pp. XXV-XXVII; Introduction, cit., pp. 252-253; Bromlej, op. cit., p. 96, 138. 174 Cfr. Boffa, DallURSS, cit., pp. 107-108, 124-125; M. Geller, A. Nekric, Storia dell'URSS dal 1917 a Eltsin, Bompiani 1984, pp. 764-765; Zaslavsky, Dopo lUnione Sovietica, cit., pp. 84-85. 175 Salvi, La disUnione Sovietica, cit., pp. 174, 181-182, 192-193, 203, 216; Geller-Nekric, Storia dellURSS, cit., pp. 764-765. 176 Cfr. Salmin, Political Self-Determination, cit., p. 48; Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 235, 288. 177 M. Buttino, DallUnione Sovietica alla Comunit di stati indipendenti, I viaggi di Erodono, 1991, quaderno 4, pp. 114-115. Vedi il conflitto tra armeni e azeri per il Nagornyi Karabach. 178 Peregalli, La parabola, cit., p. 82; Boffa, DallURSS, cit., pp. 235-236; Catone, op. cit., pp. 243-248, 350-356. 179 Cfr. Zaslavsky, Dopo lUnione Sovietica, cit., pp. 111-113 (corsivo mio). Non a caso, i programmi dei Fronti popolari baltici legavano prevedevano come basi del sistema economico la propriet privata e il mercato, con la trasformazione di tutte le aziende statali e collettive in societ per azioni (Bensi, op. cit., pp. 181, 185). 180 Catone, op. cit., p. 242; La crisi delleconomia sovietica, cit., p. 73.
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governo sovietico e repubbliche (che insistono sul controllo di tasse e risorse), che logora ulteriormente il potere centrale181. I mancati versamenti fiscali provocano un enorme deficit del bilancio, e le banche di Stato sono sullorlo della paralisi per la perdita di controllo sulle filiali 182. Tuttavia a marzo un referendum che chiede di tenere in vita unUnione riformata, pur col rifiuto a parteciparvi di repubbliche baltiche, Georgia e Moldavia, registra un grande successo del s (76.4%), che permette di avviare i negoziati per un nuovo Trattato dellUnione183. Ma Russia, Ucraina, Bielorussia e Kazachstan stanno gi lavorando alla creazione della Confederazione di Stati indipendenti. 13. Il ruolo di Eltsin e dei democratici Veniamo infine al ruolo dei radicali e al fattore Eltsin. Eltsin fu il solo nelllite al potere a concepire lidea radicale di staccare la Russia dallUnione Sovietica; fu il primo a rendersi conto che le regole del gioco erano cambiate a seguito dellindebolimento del potere centrale, e ad agire di conseguenza, provocando una rottura [...] irreversibile nellequilibrio politico del paese. Conquistatasi popolarit a buon mercato da segretario regionale con le denunce dei privilegi della nomenklatura cui apparteneva, Eltsin era stato chiamato a Mosca da Gorbaciov come segretario cittadino del PCUS 184. Entrato in conflitto col Politburo, si dimise con uno scontro pubblico con Gorbaciov, che fu il primo duro attacco al segretario: pur presentandosi come il kamikaze della perestrojka, quella che Elcin aveva abbozzato era gi una piattaforma politica contrapposta a quella gorbacioviana 185. Eletto deputato dellURSS ancora grazie a un approccio apertamente populista, e morto Sacharov, Eltsin rimase il leader dellopposizione; nel 90 fu eletto nel Parlamento russo e poi presidente del Soviet supremo russo. Fu linizio di un vero e proprio dualismo di poteri186. Dimessosi dal PCUS, cominci la guerra dei decreti con lo Stato centrale, privandolo della giurisdizione sulla sua repubblica pi importante. Eletto presidente della Repubblica russa, il dualismo di poteri comp un salto di qualit; la RSFSR prese ad agire come uno Stato ombra, una sorta di azionista che controllava la quota di maggioranza dellUnione e la usava contro questultima187. Lalleanza strategica con separatisti e nazionalisti fu larma vincente dei radicali russi, che strinsero unalleanza con le altre repubbliche per costringere il centro a cedere188. Il nesso tra separatismo e passaggio alleconomia di mercato il nucleo di tutta la loro azione. Come riconosce
Cfr. Salvi, op. cit., pp. 204; Suny, art. cit.; R. Pipes, The Soviet Union Adrift, Foreign Affairs, 1991, n. 1. 182 Cfr. M. Mandelbaum, Coup del grace: the end of the Soviet Union, Foreign Affairs, 1992, n. 1. 183 Cfr. Boffa, DallURSS, cit., p. 295; Zaslavsky, Dopo lUnione Sovietica, cit., pp. 123-127; A. Salmin, Tra vecchio e nuovo federalismo, in AA.VV., Riformismo o comunismo, cit., pp. 202204. 184 V. Solovyov, E. Klepikova, Corvo bianco, Biografia di Boris Eltsin, Baldini&Castaldi 1992, pp. 32-33, 40. 185 Ivi, pp. 70-73 e segg.; Boffa, DallURSS alla Russia, cit., pp. 211-214; Pinzani, op. cit., p. 543. 186 Solovyov-Klepikova, Corvo bianco, cit., pp. 103, 118-125, 130-133, 141-146, 205-208, 235236; G. Popov, La svolta. Oltre la perestrojka, Ponte alle Grazie 1991, p. 12. 187 Solovyov-Klepikova, op. cit., pp. 266, 280, 301-305; di Leo, Vecchi quadri, cit., pp. 120-121; E. Melchionda, La chance del presidenzialismo, in AA.VV., Riformismo o comunismo, cit., pp. 279-280; Salmin, Tra vecchio e nuovo federalismo, cit., pp. 199-200. 188 G. Popov, Agosto 1991, Introduzione a G. Chiesa, Da Mosca. Cronaca di un colpo di Stato annunciato, Laterza 1993, p. 7.
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Zaslavsky, Eltsin cerca[va] una strategia per sincronizzare la dissoluzione dellUnione Sovietica con lintroduzione delle riforme di mercato nella Repubblica Russa. Non a caso, fa votare la Dichiarazione sulla sovranit statale della RSFSR, collegandosi al movimento separatista baltico e stimolando dichiarazioni analoghe in altre repubbliche. In questo modo, la RSFSR veniva separata dal centro; per Hobsbawm, nel trasformare la Russia in una repubblica come le altre, Eltsin favor di fatto la disintegrazione dellUnione [...]189. Allinizio del 91, Russia democratica e vari fronti nazionalisti costituiscono il blocco Congresso democratico, finalizzato allo smantellamento dellURSS, da sostituirsi con una nuova Comunit di Stati 190. Eltsin aggiudica alla Russia anche il monopolio del commercio estero, privando lo Stato centrale di un altro strumento decisivo. Mentre partecipa ai negoziati per il Trattato dellUnione, continua a promuovere accordi separati tra le repubbliche191. Si giunse cos al cosiddetto golpe dellagosto 1991, che provoca il definitivo sfaldamento dellUnione Sovietica 192. Da esso infatti Eltsin e i suoi traggono un ottimo pretesto per portare fino in fondo la distruzione del PCUS e dellURSS193. Tutto ci a due giorni dalla prevista firma del nuovo Trattato dellUnione. Il mantenimento di un centro autorevole aveva allarmato i radicali. A quel punto scrive il democratico Popov il processo richiedeva un intervento chirurgico radicale; i conservatori [...] cercarono di arrivare prima di noi. Il che significa osserva Chiesa che se i golpisti non avessero preso liniziativa ad agosto, i democratici avrebbero fatto il loro golpe in autunno194. Ci che accadde in quei giorni ancora poco chiaro. In sostanza, alcune tra le pi alte cariche dello Stato intimano a Gorbaciov di proclamare lo stato demergenza, costituendosi in Comitato per lo stato demergenza195. Come evidenzia Catone, il Comitato insiste soprattutto sulla salvaguardia dellintegrit territoriale [...] e dellindipendenza economica dellURSS; cerca di subordinare le repubbliche al centro mettendo fine alla guerra delle leggi196. Quanto alla presunta reazione popolare, in realt la risposta delle masse fu di assoluta indifferenza. La difesa della Casa Bianca fu unattivit compiuta per pura forma, in unatmosfera tranquilla; il popolo, almeno a Mosca, non cera affatto. Cerano invece i nuovi ricchi, operatori di borsa, grossisti, agenti di cambio: i rappresentanti di quella criminale economia da tempo in azione, che era il principale referente sociale dei radicali197. Il tentativo fall. La passivit delle masse e degli stessi apparati, lindebolimento e la disarticolazione dello Stato favorirono i radicali. Secondo
Zaslavsky, Dopo lUnione Sovietica, cit., pp. 115-116; Hobsbawm, op. cit., p. 564. E. Melchionda, Il cammino della rappresentanza, in di Leo (a cura di), Vecchi quadri e nuovi politici, pp. 201-202; Lukianov, Il golpe immaginario, cit., p. 52. 191 Melchionda, La chance, cit., p. 281; Zaslavsky, Dopo lUnione, cit., pp. 123, 126-127; Lukianov, op. cit., p. 52. 192 M.L. Salvadori, La parabola del comunismo, Laterza 1995, p. 58; Ligaciov, Lenigma Gorbaciov, cit., p. 5. 193 A. Catone, Radiografia del golpe, in AA.VV., 89, la lente, cit., p. 19; Il colpo c stato, La contraddizione, 1991, n. 26, p. 20. 194 Popov, Agosto 1991, cit., pp. 8-9; G. Chiesa, Da Mosca. Cronaca di un colpo di Stato annunciato, cit., p. 90. Corsivi miei. 195 Boffa, DallURSS, cit., pp. 309-310; M.S. Gorbaciov, Il golpe di agosto. Che cosa successo, che cosa ho imparato, Milano 1992, pp. 19-21; Lukianov, op. cit., pp. 21-22. 196 Cfr. Catone, Radiografia del golpe, cit., pp. 21, 24-26; Il colpo c stato, cit., pp. 10, 13-15. 197 F. Pellizzi, Tre giorni ad agosto. Cronaca di un golpe, Il Mulino, 1991, n. 5, pp. 791-798; Lukianov, op. cit., pp. 99-100.
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Romano, i membri del Comitato fallirono proprio perch non fecero un colpo di Stato [...]. Avvenne invece il colpo di Stato di Eltsin, che port alla disgregazione dellUnione Sovietica198. La fine del colpo segn la fine del PCUS e dellURSS. [...] Il governo russo prese de facto il controllo. Il primo ministro russo Silaev assunse il comando dellUnione e ne segu la tendenza ad abbinare le cariche ministeriali della Russia e dellUrss, sovrapponendo le prime alle seconde199. La distruzione del PCUS fu il primo effetto dei fatti di agosto. Lultimo atto sar infine realizzato nel dicembre del 1991, allorch con un altro colpo di mano si provvide allo scioglimento illegale dello Stato sovietico. Tutto ci con il sostegno attivo e fra gli applausi dellOccidente.

S. Romano, Riflessioni scettiche sulla quarta rivoluzione russa, Il Mulino, 1991, n. 5, pp. 803-804; Lukianov, op. cit., p. 5. 199 Cfr. The End of an Empire, Strategic Survey, 1991-92; Popov, Agosto 1991, cit., p. 20.
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