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Le donne hanno la cattiva abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda malinconia e affogarci dentro,

e annaspare per tornare a galla: questo il vero guaio delle donne. Le donne spesso si vergognano di avere questo guaio, e fingono di non avere guai e di essere energiche e libere, e camminano a passi fermi per le strade con grandi cappelli e bei vestiti e bocche dipinte e unaria volitiva e sprezzante; ma a me non mai successo di incontrare una donna senza scoprire dopo un poco in lei qualcosa di dolente e pietoso che non c negli uomini, un continuo pericolo di cascare in un gran pozzo oscuro, qualcosa che proviene proprio dal temperamento femminile .
(Natalia Ginzburg, Discorso sulle donne, 1993.)

Cimentandosi nella lettura di diversi testi che affrontano il tema dei generi sessuali, emerge chiaramente come il punto cruciale dei vari argomenti utili a trattarlo sia il riconoscimento del diritto alla pari dignit. Un diritto legalmente riconosciuto ma che non spiega tuttavia il sopravvivere delle differenze di genere, sia nel sociale che nel privato. La ricerca femminista, giustamente, ha rifiutato di ri(con)durre le spiegazioni al solo biologico. Scrive, Vivien Burr, in Psicologia delle differenze di genere: Il comportamento e la costituzione psichica sono determinati da processi biologici, genetici o ormonali o sono piuttosto il prodotto di influenze ambientali? Al momento, la concezione pi consensuale che biologia e ambiente interagiscano in modo complesso fino a produrre i fenomeni psicologici e sociali che conosciamo. Il dibattito natura-cultura non costituisce una questione puramente accademica. Le decisioni e le politiche sociali in svariati settori, da quello educativo a quello penale, dalla salute fisica a quella mentale risentono profondamente delle credenze correnti circa le determinanti biologiche e ambientali dei comportamenti. Pertanto questo dibattito ha un grande valore politico. Bench la posizione interazionista sia condivisa da molti, essa urta contro un assunto del senso comune secondo cui i fattori biologici eserciterebbero una potente spinta in certe direzioni, spinta solo in parte contrastata dalle pi deboli influenze ambientali. Si ritiene cio che le influenze biologiche abbiano maggior forza e profondit delle pi superficiali forze sociali. Il nucleo di queste teorie deterministico e riduzionistico perch postula una catena causale che porta dal biologico al sociale passando per lo psicologico. In ogni caso varrebbe la pena di domandarsi se la relazione causale individuata fra

organizzazione cerebrale e differenze di genere non possa operare anche in senso inverso dai modelli di comportamento e dagli interessi nascenti dei ragazzi e delle ragazze al costituirsi di specializzazioni nervose. Le teorie dell' apprendimento, invece, consentono di spiegare adeguatamente l'acquisizione di singoli comportamenti mentre faticano un po' a rendere ragione delle pi fondamentali differenze fra uomo e donna a livello di emozioni, di desideri e di motivazioni. Ci che non appare chiaro quindi, in base alla ricerca femminista, se la ricetta per il cambiamento passi attraverso la via dell'uguaglianza o della differenza. L'importante, secondo queste ricerche invece, che qualsiasi tesi definita essenzialista venga scartata a priori poich si sostiene che ostacoli tutto un processo di uguaglianza. In realt dev'esserci qualcosa di pi profondo nella questione delle essenze, legato al tema 'genere', altrimenti non si comprenderebbe come altre categorie legate al bios, come il colore degli occhi, non siano oggetto di discriminazione. Quando la discriminazione ha luogo, dovuta al fatto che vi sia un attribuire significati di un certo tipo alle persone. Le persone non rimangono tali, ma divengono simboli, si dis-umanizzano (I.Lizzola). Si pu prendere in esempio la discriminazione razziale: essa non avviene per un fattore problematico legato alla diversit fisica, in quanto a questa ci siamo da sempre abituati: occhi azzurri, verdi, blu, marroni, neri; capelli corti, lunghi, biondi, mori, castani, persone alte, basse, lentigginose, e chi pi ne ha, pi ne metta. La discriminazione avviene invece in merito alla differenza di simboli utilizzati dal discriminatore rispetto al discriminato per interpretare la vita, il mondo; per attribuire loro un senso. E il fattore biologico diventa solo un pretesto. Se poi consideriamo che la sessualit esercita un'influenza su tutti gli aspetti della persona umana, sulle affettivit e sulle attitudini ad intrecciare rapporti con altri, il discorso si complica notevolmente. La ricerca femminista, nei gender studies, appare pi propensa a definire quel che possa appiattire ogni differenza, piuttosto che a farla emergere, a dispetto del nome della disciplina in cui si applica: psicologia delle differenze di genere. Per fortuna non tutte le femministe, certo, ritengono che le donne e gli uomini siano per natura pi simili che diversi. Secondo Mary Daly [1979; 1984], che appartiene alla corrente del femminismo radicale, nelle donne sarebbe presente una femminilit essenziale (Burr). Dire che uomini e donne siano uguali, infatti, una delle peggiori ingiustizie in cui si possa incombere. Non c' nulla che sia pi ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali (D.Milani). Uomini e donne non si possono definire diversi, ma si devono definire differenti. I termini diverso e differente molte volte volte vengono usati come sinonimi, ma non lo sono affatto. Alcuni studiosi hanno cercato di definirne le specificit in questo modo: la diversit si riferisce alla dimensione della quantit mentre la differenza si riferisce alla dimensione della qualit. Due persone sono ad esempio diverse per quanto riguarda l'altezza ma differenti rispetto al sesso. Se ci non fosse significherebbe che tra maschile e femminile esiste solo una diversa gradazione della stessa quantit (ad esempio di umanit) e che pertanto le donne sono, come hanno sostenuto per molti anni gli antropologi null'altro che maschi minori (ad esempio maschi con un cervello pi piccolo e meno pesante) oppure, come dice Freud, maschi cui manca l'organo sessuale maschile.

E' questo il motivo per cui diciamo "differenza di genere" e non "diversit di genere". Con ci intendiamo che, trattandosi di differenza qualitativa, non possiamo in alcun modo cercare di ridurre la complessit, eliminare la differenza (il maschile o il femminile). La differenza di genere cio strutturale ed ineliminabile. Essa sta alla radice della relazione tra alterit (www.senzaconfini.enaip.fvg.it) Se ci invece dovesse accadere, come si auspica la Bem riprendendo il mito dell'androgino, ed incanalandolo tutto in una prospettiva non tanto a livello spirituale, ma quanto concreto, materiale, (pi che di androginia, sembra che parli di ermafroditismo!) cosa ne rimarrebbe del desiderio, poi, visto che questo uno slancio verso quel che non si ha? Quando Jung parla di integrare Animus e Anima, non intende renderli paritari, perch uno dominante ci sar sempre e per conservare la variet dei nostri S necessario che sia cos. Non eclissare ma nemmeno uguagliare. E l'annullamento delle differenze nello sviluppo psicologico non certamente la soluzione. Con questo non si intende abbracciare la visione che concepisce i sessi come insiemi separati, senza intersezioni n sovrapposizioni, ma nemmeno s'intende generalizzare al punto da concepire maschile e femminile come entit identiche. Se ogni specificit si confondesse e si annullasse, riterremo inutili tutti, non avremo pi nulla da imparare, da ascoltare; nessuno vorrebbe pi nessuno. Sarebbe allora il trionfo della morte. Ecco perch invece cosa accettata da tutti che abbiamo ed avremo sempre bisogno degli altri. Anche nel racconto della Genesi, quando Dio addormenta Adamo sottraendogli una costola, gli sta praticamente chiedendo di rinunciare a una parte di s, che potr poi ritrovare in quell'altro Io che sar la donna. Una pari dignit nella differenza. Un Io di un'altra qualit. Ma della stessa quantit. Di questa sostanziale differente qualit possiamo ritrovare conferma anche nelle parole di Edith Stein: Non solo il corpo strutturato in modo diverso, non sono differenti solo alcune funzioni fisiologiche particolari, ma tutta la vita del corpo diversa, il rapporto dell'anima col corpo differente, e nell'anima stessa diverso il rapporto dello spirito alla sensibilit, e Zatti non potr che associarsi a questa tesi quando esponendo la sua concezione del simbolismo, definisce il corpo come fonte dell'archetipo junghiano. L'umano non semplicemente l'unit di maschile e femminile, anche la fonte da cui scaturiscono entrambi. Il maschile infatti si trasforma in maschilismo non tanto quando prevarica sul femminile, quando piuttosto prevarica sull'umano. Non ci pu essere vera uguaglianza se non c' una vera consapevolezza della diversit: proprio in virt di questa consapevolezza che pu maturare una diversa assunzione di responsabilit (C.Furlano). Il valore principale da perseguire, quindi, la ricerca di quei fili conduttori tra i differenti che permettano ognuno di porre la propria 'specialit' a disposizione dell'insieme.

Ricapitolando, dunque, dalle ricerche femministe riportate da Burr in Psicologia delle differenze di genere, emerge che a livello biologico, quindi di sessualit, le differenze siano evidenti; a livello sociale, parlando dunque di generi, ogni ruolo risulta una costruzione, per cui non siamo n uomini n donne, ma possiamo essere tutto ci che desideriamo diventare. Facendo proprio il principio secondo cui le conoscenze fatte all'interno di ciascuna disciplina (bio-spico-socio- culturale), vanno tenute dentro l'orizzonte di quella specifica disciplina, quindi evitando di saltare a conclusioni in altri ambiti (Zatti) e considerando che i gender studies di cui proferisce V.Burr tendono a privilegiare il momento sociologico, piuttosto che quello biologico o psicologico, perch ritengono che questi ultimi implichino una predeterminazione, mentre nel sociale pi facile applicare il paradigma costruttivista, la componente psicologica rischia di rimanere monca. Anzi vi rimane, data l'assenza di parti costruttive in tutto il discorso femminista. Si critica, ma senza proporre. E il discorso psicologico viene ampiamente eluso, rimanendo un terreno vuoto. Come conciliare la biodiversit con le possibilit sociali? Cosa c' fra natura e cultura, fra essenzialismo e culturalismo? Domande come questa non trovano risposta. Forse solo la Chodorow ha il coraggio di non eluderle, rintracciando la differenza di genere nelle fasi pre-edipiche del rapporto madre-bambino. E forse sarebbe il caso di reintrodurre concetti buttati dalla porta che rientrano dalla finestra: la cecit di una psico-logia che nega il suo oggetto di studio. Luce Irigaray, la filosofa e psicanalista belga il cui nome indissolubilmente legato al femminismo, ci riprova a recuperare lo psichico lasciato nell'ombra, aggiungendo inoltre di essere stata incompresa dal pensiero femminista: Si fatto di questo pensiero della differenza un pensiero solo delle donne e fra le donne. Non lho mai detto. Questa era una tappa necessaria per strutturare il soggetto femminile, ma la finalit resta una cultura a due soggetti. E una cultura a due soggetti che ci permette di entrare nel multiculturalismo, essendo la differenza uomo-donna la prima differenza. Per avvalorare la tesi di una simile ricerca in ambito psichico, tramite il recupero dell'archetipo del femminile, viene proposto un confronto tra il testo La misterica, tratto da Speculum, Dell'altro in quanto donna, e il significato del tarocco associato alla Luna, ovvero il femminile, simbolismo da cui Jung trasse anche ispirazione per parlare di Anima. La misterica. (...)il luogo in cui la coscienza non si padroneggia pi, notte oscura ed insieme fuochi e fiamme in cui essa sprofonda fino all'estrema confusione. Luogo in cui lei parla oppure lui, ma attraverso lei - di una fonte di luce abbagliante, logicamente rimossa, dell'effusione del soggetto e dell'Altro in un abbraccio infuocato che li annulla come termini distinti, del disprezzo della forma in quanto tale, della diffidenza per l'intelletto che impedisce al godimento di durare, dell'aridit desolata della ragione... E parla anche dello specchio ardente. Questo luogo l'unico nella storia dell'Occidente in cui la donna parla e agisce, anche pubblicamente. Senza contare che soltanto per lei, attraverso lei il maschile vi si avventura, vi scende e accondiscende, salvo poi restarne scottato.

(...)il femminile. () Fuga dell'anima che si apre uno spiraglio attraverso il quale potr (ri )penetrarsi. Rottura del recinto claustrale, trasgressione della (sua) distinzione tra dentro e fuori. Estasi nelle quali ben presto essa rischia di perdersi, o perlomeno di veder dissolversi la sicurezza della propria identit con se (come) medesima. (...)Senza contare che non sa nemmeno dove va, che deve camminare, nelle tenebre, senza metodo. Il suo occhio ha preso l'abitudine ad una evidenza fatta per nascondere proprio quello che sta cercando. Si tratta di passare attraverso l'ombra stessa del suo sguardo. Notte d'ogni visione che avesse ancora carattere sensibile, ancora solare, per arrivare ad un fulgore tale che farebbe pentire il sole stesso della sua autosufficienza. (...)Il fuoco dapprima non si vede, c' solo lo strappo che fa sentire il dolore, ci sono paure, grida, lacrime e sangue, che sovrastano ogni altra sensazione. Piaga prima di diventare braciere. Su questa via la luce naturale vien meno e non aiuta ad avanzare, ormai finita nella confusione come quelle superfici riflettenti dell'anima che aveva fatte sue in una certa ottica freddamente razionale. ()Quello che sta per avvenire ha luogo in un nascondiglio tanto profondo e segreto e inaccessibile, che nessuna intelligenza n senso comune possono averne una precisa conoscenza. (...)Attesa passiva, abbandono senza previsioni. Senza ricorso ad una attivit volontaria e deliberata, che potrebbe fare ostacolo al passaggio della grazia. Attesa che pure attenta, in questo vuoto di progetti e proiezioni. Dolcezza insopportabile, e amarezza, aridit, vertigine e orrore per questo vuoto senza limiti. C' soltanto un ricordo inafferrabile che sfugge alla rappresentazione, alla ri-presentazione, ripetizione. Perfino al suo sogno. () Abisso in cui spariscono le persone, i nomi, anche quelli propri. Occorre infatti essersi spogliati d'ogni propriet per procedere e penetrare: amore, volont, affetti, diletti, interesse, profitto, tutte cose che si richiamano ancora ad un s (come) medesimo. () Semplicit priva di attributi, che tra poco sprofonder in ci che non ha fondo e si tirer dietro 1e ultime dimore dell'anima, la sua ultima verginit, nel/all'infinito. Ne metter a soqquadro le stanze, l'antro, i sensi fino a portarla a quella sorgente abissale in cui l'anima non poteva n sapeva andare. () Cosi le superfci e le costruzioni dello spazio crollano con una esplosione che rende sempre pi profonda la voragine dove adesso tutto in fiamme. Fuochi e fiamme che non inaridiscono piu l'abbondante fonte sotterranea. Infatti nella voragine i contrari si congiungono per colmarla con i loro fluidi fino a provocarne gli eccessi. E, traboccando per la sovrabbondanza di quei flussi, essa aspira ancora ad altri eccessi. Sempre vuota, sempre di pi, gonfia di slanci che dilatano l'anima. (...) Forse tutto gi cosi intimamente specularizzato che perfino nel piu profondo abisso dell' anima c'era uno specchio ad attendere la sua luce ed il suo riflesso. Quindi io sono divenuta (a) tua immagine in questo nulla che sono, mentre tu contempli la mia nella tua assenza d'essere. ()Inabissata, ora, in me stessa, e non pi tagliata in due nelle voragini opposte, una in

cui mi innalzo e l'altra in cui sprofondo. Adesso so che altezza e profondit si generano e si combinano reciprocamente e in(de)finitamente. E che l'una sia l'altra, e l'altra in me, importa poco dal momento che ambedue si generano in me con i loro trasporti. Mistero m'istero senza inizio n fine determinabili. Piu intimo dell'anima stessa. Cripta dove si fa la reciproca spartizione . Dell'abisso tra lei e Dio. In cui dovuta (ri)discendere per trovare la quiete ed il riposo in lei-Dio. Tarocco della Luna. La Luna uno dei simboli pi antichi dell'umanit, rappresenta l'archetipo femminile materno per eccellenza, la Madre cosmica. La sua qualit fondamentale la ricettivit: la luna, pianeta satellite, riflette la luce del sole. Ci troviamo nel cuore della notte: il mondo dei sogni, dellimmaginario e dell'inconscio. I Tarocchi rappresentano la Luna, come il Sole, con una faccia. Ma la Luna non ci guarda negli occhi: una luna crescente che si presenta di profilo, in formazione e una parte di essa rimane invisibile. In questo aspetto simboleggia il mistero dell'anima, il processo segreto della gestazione, tutto quello che nascosto. La luce incerta della Luna toglie precisione alle figure e confonde le sagome: nel chiarore dell'astro notturno si possono vedere cose inesistenti e d'altra parte non vedere ci che realmente esiste. Alla luce della Luna facile fare errori di prospettiva, ingrandire cose piccole o minimizzare le grandi: anzi, nel dubbio in cui ci si dibatte, si ha sempre paura di ingannarsi e/o di essere ingannati. Dobbiamo ricordare che la Luna non irradia luce propria, ma raccoglie e riflette quella del sole cos come la mente, l'intelletto, non ha virt attiva ma solo riflessiva: raccoglie e riflette la luce del cuore e la irraggia fuori per illuminare il cammino. Il volto della Luna non quello di una giovinetta, ma impregnato di una saggezza antica che si irradia nei raggi arancione. I raggi rossi che si alternano con quelli arancioni indicano una grande capacit vitale, un'estrema fecondit. In primo piano predomina l'azzurro, simbolo di spiritualit e intuizione. La Luna collegata ai ritmi biologici, all'acqua, alle maree, ai cicli femminili, al passaggio dalla vita alla morte. () Al centro delle acque uterine si trova un granchio o un gambero nel quale possiamo vedere un simbolo dell'Io che aspira al contatto con la Luna. Questo contatto gi esiste, in quanto il crostaceo e l'astro hanno gli stessi colori. Il granchio desidera l'unione con la Luna senza sapere che come tutti gli altri elementi della carta gi in comunione con lei. Lo si pu vedere immerso nelle profondit dell'acqua oppure, al contrario, che galleggia in superficie. In entrambi i casi ci esorta a entrare in contatto con l'intuizione, il tesoro occulto che tutti noi ci portiamo dentro. Il moto del gambero a ritroso, cos che

sembra retrocedere quando si sposta in avanti. Questa la caratteristica della Memoria, facolt lunare assai preziosa: essa va indietro per riportare alla luce. Infatti, andare indietro significa anche tornare all'infanzia e scendere negli abissi dell'inconscio. Il granchio ha otto zampe: come se la virt dellArcano precedente, la Stella, costituita da otto punte, si fosse incarnata profondamente nelle acque sotto l'aspetto di un crostaceo, animale acquatico che pu vivere anche in superficie, scavando buchi nella sabbia o nel fango del fondo. E c' anche da dire che il granchio, animale lunare, perde il suo guscio per cambiarlo. Quindi, il granchio, come il serpente, rinnova il suo rivestimento esteriore, cosa questa che ha portato ad associare il serpente all'immortalit. Anche la Luna con le sue fasi ha lo stesso significato: il suo mutare la avvicina alle alterne vicende umane e allude alla rinascita dopo la morte, all'eternit (Jodorowsky e Costa). Se La Luna parlasse... "Mi chiedete di spiegarmi, ma sono talmente lontana dalle parole, dalla logica, dal pensiero discorsivo, dallintelletto... Mi trovo in uno stato segreto e indicibile, sono il mistero dove ha inizio ogni conoscenza profonda, quando vi immergete nelle mie acque silenziose senza chiedere nulla, senza cercare di definire nulla, al di fuori di qualsiasi luce. Pi entrate dentro di me, pi vi attraggo. Non vi nulla di chiaro in me. Sono senza fondo, sono tutta sfumature, mi estendo nel regno dell'ombra. Sono un pantano dall'incommensurabile ricchezza, contengo tutti i totem, gli di preistorici, i tesori dei tempi passati e futuri. Sono la matrice. Al di l dell'Inconscio sono la creazione stessa. Sfuggo a qualsiasi definizione. So che mi hanno adorata. Da quando gli esseri umani hanno sviluppato una scintilla di Coscienza, mi hanno identificato con essa. Come un cuore d'argento perfetto, illuminavo le tenebre della notte. Ero la luce che secondo il loro vago sospetto regnava nel profondo delle anime cieche. Mi ero tuffata in tutte le oscurit dell'universo. L dove le entit avide guatavano la pi piccola scintilla di Coscienza, dimensioni di follia, di solitudine assoluta, di delirio gelido, di quel silenzio doloroso che si chiama Poesia, ho dovuto riconoscere che per esistere dovevo andare l dove non c'ero. Sono caduta dentro me stessa, sempre pi gi. Mi perdevo scendendo verso nessun luogo finch alla fine "lo", la oscura, ho cessato di esistere. O meglio, ero una concavit infinita, una bocca spalancata che conteneva tutta la sete del mondo. Una vagina senza limiti divenuta aspirazione totale. Allora, in questa vacuit, in questa assenza di contorni, finalmente ho potuto riflettere la totalit della luce. Una luce ardente che ho trasformato nel suo freddo riflesso, non la luce che genera bens la luce che illumina. Non insemino, indico soltanto. Chi riceve la mia luce sa quello che , niente di pi. pi che sufficiente. Per diventare ricezione totale, ho dovuto rifiutarmi di dare. Nella notte, qualunque forma rigida viene annichilita dalla mia luce, a cominciare dal cuore. Al mio chiarore, l'angelo angelo, la belva belva, il pazzo pazzo, il santo santo. Sono lo specchio universale, chiunque pu vedersi in me" (Jodorowsky e Costa).

BIBLIOGRAFIA

Ales Bello A., Introduzione, in Fenomenologia dell'essere umano: lineamenti di una filosofia al femminile, Citt Nuova editrice, Roma Burr V., Psicologia delle differenze di genere, Il Mulino, Bologna Ginzburg N., Discorso sulle donne, in M.R.Curufelli, R. Guacci, M.Rusconi (a cura di), Il pozzo segreto, Cinquanta scrittrici italiane. Giunti Gruppo Editore, Firenze Irigaray L., Speculum, Dell'altro in quanto donna, Feltrinelli, Milano Jodorowsky A., Costa M., La Via dei Tarocchi, Feltrinelli, Milano

Lanza C. (2008), Le medaglie femminili alle olimpiadi? Un'assessora (impegnata) la pensa cos http://www.lamescolanza.com/MISTERNO=2008/082008/venerdi=2282008.htm Vittori M.V. (2006), Luce Irigaray, filosofa convertita allo spiritualismo , http://www.ildialogo.org/filosofia/luceirigaray08092006.htm Educazione interculturale e differenze di genere http://www.senzaconfini.enaip.fvg.it/htm/maqramItaliano/htm/risorse/tosolini/02.htm

BIBLIOGRAFIA

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