Vous êtes sur la page 1sur 3

Legge Gasparri

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Vai a: Navigazione, cerca La cosiddetta legge Gasparri, dal nome del ministro all'epoca responsabile della materia, il deputato Maurizio Gasparri, la legge n. 112 del 3 maggio 2004 - "Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI - Radiotelevisione italiana S.p.A., nonch delega al Governo per l'emanazione del testo unico della radiotelevisione". La legge Gasparri una delle leggi pi discusse del Governo Berlusconi II. Si tratta in sostanza di una legge di riforma generale del sistema radiotelevisivo, la terza "legge di sistema" dopo la legge n. 103/1975 e la legge Mamm del 1990. La successiva legge Maccanico del 1997 aveva cercato di rimediare alla carenza normativa della legge Mamm per garantire maggiormente il pluralismo esterno.

L'iter legislativo [modifica]


La legge, proposta dall'allora ministro delle comunicazioni, Maurizio Gasparri, stata oggetto di un iter legislativo molto complesso. Approvata dal Parlamento il 2 dicembre 2003, stata rinviata alle Camere dal Presidente Ciampi il successivo 13 dicembre, con messaggio motivato. Il messaggio del Presidente ha dei richiami precisi:

necessit di fissare un termine pi breve per la regolamentazione del digitale terrestre da parte dell'Autorit per le garanzie nelle comunicazioni (la legge Gasparri cercava di prorogare il termine (31 dicembre 2003 fissato dall'Autorit, termine ultimo dell'esercizio delle reti eccedenti del duopolio Rai e Mediaset, del regime transitorio disposto da legge 1997) fissato dalla sent. n. 466/2002 della Corte Costituzionale). la base di riferimento per il calcolo dei ricavi (il c.d. Sistema Integrato delle Comunicazioni) potrebbe consentire, a causa della sua dimensione, a chi ne detenga il 20 per cento di disporre di strumenti di comunicazione in misura tale da dar luogo alla formazione di posizioni dominanti, violando cos il pluralismo.

La legge definitiva [modifica]


Per quanto riguarda il primo richiamo mosso dal Presidente col suo messaggio, il Governo si preoccupato di adottare un decreto legge (il c.d. decreto salvareti), che poi stato convertito in legge dal Parlamento in data 23 febbraio 2004, aspramente criticato perch di fatto calpestava una sentenza della Consulta che ordinava la messa sul satellite di una rete Mediaset e la conseguente perdita di pubblicit su Raitre. Il nuovo testo della legge Gasparri stato approvato in via definitiva il 29 aprile (dopo 130 sedute e la presentazione di 14000 emendamenti), e promulgato dal Presidente il 3 maggio 2004.

Principi della legge [modifica]


La legge Gasparri contiene delle novit:

limiti al cumulo dei programmi e alla raccolta di risorse economiche (art. 15):

definizione del "SIC" (Sistema Integrato delle Comunicazioni), che comprende stampa quotidiana e periodica; editoria (...) anche per il tramite di Internet; radio e televisione; cinema; pubblicit o i soggetti (che sono quelli previsti dall'art.1, co.6, lett. A), num.5 della legge 31 luglio 1997, num. 249) non possono conseguire, n direttamente, n attraverso soggetti controllati, ricavi superiori al 20% dei ricavi complessivi del sistema integrato delle comunicazioni (tale limite corrisponde a circa 26 miliardi di euro, e sostituisce il limite del 30% della l. Maccanico, il quale per corrispondeva a 12 miliardi) lo switch-off dell'analogico (passaggio al digitale terrestre) va realizzato entro il 31 dicembre 2006 (art. 23) differenti titoli abilitativi per lo svolgimento delle attivit di operatore di rete o di fornitore di contenuti televisivi o di fornitore di contenuti radiofonici (art. 5) lautorizzazione non comporta lassegnazione delle radiofrequenze (art. 5)
o

Critiche alla legge [modifica]


La legge Gasparri stata criticata per i seguenti motivi:

il tetto antitrust nella previsione di un unico limite ex ante (cio predeterminato tassativamente dalla legge), con verifica ex post, rappresentato dalla quota 20% del totale dei proventi ricavabili dal SIC (Sistema Integrato della comunicazione) stato s abbassato in misura percentuale rispetto al 30% della l. del 1987 (art 3 lett. B L. 67/1987), ma il valore assoluto di tali percentuali passato da 12 miliardi di euro di allora a 26 miliardi oggi; l'aumento del limite antitrust viola il principio del pluralismo sancito dall'Articolo 21; si incentiva ancora di pi la pubblicit televisiva, a scapito di quella sulla stampa; mancano riferimenti al diritto all'informazione degli utenti; la fissazione di una data (31 dicembre 2006) entro cui realizzare le reti digitali terrestri rischia di aprire un altro regime di proroga (rischio concretizzato nel rinvio al 2012 del digitale); ci sarebbe una grave e palese violazione della sentenza 466/2002 della Consulta; Mediaset potrebbe avvantaggiarsi pi di altri editori rafforzando la sua posizione dominante; in generale, per un rafforzamento della figura di Silvio Berlusconi nel campo tv; lasciava irrisolti i problemi del piano nazionale delle frequenze.

La Legge Gasparri e la Commissione europea [modifica]


La Commissione europea era intervenuta con una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia dove si chiedeva spiegazione sulla Legge Gasparri in relazione alle modificazioni del sistema radio-tv, alcune delle quali poi giudicate dalla stessa Commissione incompatibili con il diritto comunitario.[1] Nel luglio 2007 venivano accordati all'Italia due mesi di tempo per correggere i rilievi di problematicit evidenziati dalla Commissione nei confronti della Legge Gasparri nella parte relativa al digitale terrestre. Tale procedura d'infrazione stata successivamente sospesa in attesa dell'adozione da parte del Governo Italiano di misure atte a garantire il rispetto del diritto comunitario. Senza la messa a norma conformemente alle decisioni dell'Unione Europea, l'Italia sarebbe stata passibile di una sanzione pecuniaria, inizialmente quantificata dal giornalista Marco Travaglio in 300-400 mila euro al giorno.[2] Tale multa non dovr pertanto essere pagata se da parte italiana l'azione di recepimento normativo delle richieste promosse in ambito comunitario proseguir nelle tempistiche garantite dal Governo Italiano alla Commissione europea. In attesa del completamento di questo processo le commissarie

competenti, ovverosia Viviane Reding e Neelie Kroes, hanno deciso di non adottare ulteriori passi formali contro l'Italia.[3]

Vous aimerez peut-être aussi