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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI NAPOLI LORIENTALE

FACOLTA DI SCIENZE POLITICHE

TESI DI LAUREA IN STORIA CONTEMPORANEA

ENRICO PRESUTTI, SINDACO DI NAPOLI E DEPUTATO ANTIFASCISTA: UNA BIOGRAFIA DEL DISSENSO (1870-1949)

Relatore: Prof.ssa Angiolina Arru Correlatore: Prof. Giulio Machetti

Candidato: Luca Grauso


Matricola: SP/9548

Enrico Presutti (1870-1949)

Sorgono allora delle domande: perch dobbiamo ricordare e che cosa dobbiamo ricordare? Bisogna ricordare il male nelle sue estreme efferatezze e conoscerlo bene, anche quando si presenta in forme apparentemente innocue. Quando si pensa che uno straniero o uno diverso da noi un nemico, si pongono le premesse di un catena, al cui termine c' il lager, il campo di sterminio. Primo Levi, Se questo un uomo

Indice:
Introduzione: I. II. III. IV. Il mio incontro con Enrico Presutti Il giurista Il sindaco di Napoli Linchiesta parlamentare Vita parlamentare, parte prima: La corrente neoliberale di Giovanni Amendola Vita parlamentare, parte seconda: Lattivit parlamentare di Enrico Presutti Il massone Gli ultimi anni p. 5 12 27 42

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V.

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VI. VII. Conclusioni Appendice A: Appendice B: Appendice C: Bibliografia

Enrico Presutti: una cronologia Documenti darchivio Trascrizione dei documenti

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A mio nonno Vincenzo (1909-1986)

Introduzione: Il mio incontro con Enrico Presutti

Facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e s non giova ma dopo s fa le persone dotte. Purg. XXII, 67-69

Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altri leggi dello Stato, di esercitare lufficio di insegnante ed adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo, n apparterr ad associazioni o partiti la cui attivit non si concilii con i doveri del mio ufficio.1

Fu questo il giuramento che nellottobre del 1931 Mussolini impose ai docenti universitari. Un giuramento. Qualcosa che avesse a che vedere con lonore, con la fedelt. Parole antiche, ma che non mancano di far suonare corde profonde in chi abbia rispetto di s e ancor pi in chi sia consapevole della delicatezza del compito di chi chiamato a formare culturalmente le generazioni a venire. Ma un giuramento, questo, che non si appellava alla sola fedelt alla patria, che non mirava dunque semplicemente a rafforzare il primordiale istinto di appartenenza al proprio popolo. Molto pi veniva chiesto! Lobiettivo del regime era infatti la fedelt, anche solo formale, ad un opzione politica, imposta come storicamente necessaria. Il giuramento infatti, come ben definisce Paolo Prodi un istituto che, con il richiamo ad una divinit garante, diviene la base di ogni patto di soggezione o di
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GAZZETTA UFFICIALE, ottobre 1931, Regio Decreto Legge 28 ottobre 1931 n.1227, Disposizione sullistruzione superiore, pp. 4914 4924.

consociazione tra gli uomini lungo tutto larco delle civilt occidentali.2 Da quell8 ottobre 1931 non fu pi concesso ai docenti universitari neanche quel rude O con noi o contro di noi, carico di sottintesi, che sovente riempiva le bocche e svuotava le coscienze. Tuttavia, solo pochi ebbero il coraggio di scegliere secondo rettitudine, operando cos un grave sacrificio: dodici su oltre milleduecento ordinari rifiutarono questo ricatto morale ed affrontarono la prevedibile sorte riservata al dissenziente in un contesto politicamente brutale: lesilio accademico, la perdita della cattedra. Solo luno per mille, come si compiacque di sottolineare la stampa fascista, ricus di giurare fedelt al fascismo ed al suo leader.

Lo studio dellItalia fascista lascia raramente tiepidi gli studenti che vi si approcciano: tali furono gli sconvolgimenti sociali, politici e di costume, che stupore, fascinazione e sgomento sorgono in chi approfondisca la propria riflessione circa lora pi buia della storia del nostro paese. Dai pestaggi degli squadristi della prima ora al gergo grottesco dei comizi, si ha limpressione di essere scivolati in unaltra dimensione, che poco ha di congruente con quanto si immagina debba essere una democrazia. La vita culturale ed accademica dellItalia del ventennio fu proprio uno degli ambiti che il governo Mussolini colp con fermezza, nel deprecabile tentativo di stringere in pugno non solo i destini del paese in quanto tale, ma anche di asservire le menti degli italiani. Un regime liberticida come il fascismo non tollera sacche di opposizione; ma se gli avversari politici erano stati liquidati giocando unambigua partita sulla duplice scacchiera della politica stessa e della violenza, cosa era stato fatto per sottomettere quella che poteva essere unancor pi pericolosa forgia di oppositori (ancor pi pericolosi perch eruditi)? Un punto di partenza adeguato proprio limposizione per legge del giuramento al governo e a Benito Mussolini, giuramento che, come si diceva pocanzi, solo una piccola parte di docenti
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PAOLO PRODI, Il giuramento universitario tra corporazione, ideologia e confessione religiosa, estratto da Sapere e/ potere, Discipline, Dispute e Professioni nellUniversit Medievale e Moderna, Il caso bolognese a confronto, Atti del IV Convegno, Bologna 1989, p. 24; ma vedi ora PRODI, Il sacramento del potere, il giuramento politico nella storia delloccidente, Bologna 1992.

universitari ebbe il coraggio e la fermezza di respingere. Un rifiuto che spesso fu accompagnato da nulla di pi di unasciutta missiva e dalla pi completa discrezione. Non era un gesto plateale, non una provocazione, non un tentativo di essere esempio di dissidenza o di ribellione. Nello scrivere alla cugina il 26 agosto del 1931, Edoardo Ruffini, il pi giovane dei dodici, afferma:

[] ho uninvincibile ripugnanza per il bel gesto! E la lettera di dimissione, anche se dissimulata, anche se non motivata con la sua vera ragione, ne uno. Se potessi scivolare via con un qualsiasi pretesto, la cosa mi sarebbe assai pi facile.3

Un coraggioso sacrificio della propria carriera e talvolta del proprio benessere operato sullaltare del superiore ideale di indipendenza e di libert di pensiero. Alla Storia il compito di immortalare leroismo dei pochi. Passata la tempesta e lubriacatura ideologica di quel ventennio, non bisogna lasciare che il dignitoso silenzio che spesso si accompagn a tali rifiuti si trasformi in oblio: anzitutto per riscattare, sebbene tardivamente, lonore di chi ebbe la forza di affermare la propria volont ed i propri ideali, seppure in balia di un meschino ed efficace ricatto. In secondo luogo, per far s che lopera di insegnamento (non pi accademico ma di vita) si perpetui alle generazioni attuali. Con il loro gesto estremo, apparentemente folle, i dodici rifiutatari ci mostrano che unalternativa alla rassegnazione esiste: dire semplicemente no, spezzarsi ma non piegarsi, a caro prezzo, senza dubbio, ma mantenendo una coerenza che non sarebbe possibile conservare altrimenti. Isolati esempi di civilt, di lucidit e di fermezza, lasciano dietro di s, pur non avendone probabilmente intenzione, unemblematica luce che indica la via della coerenza e dellamor proprio che va al di l degli sterili e triti manicheismi politici. Sta dunque alla Storia e agli storici il compito di prolungare la durata di tale luce e di far s che continui a splendere dopo oltre settantanni.
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GIORGIO BOATTI, Preferirei di no, Einaudi, Torino 2001, p. 6.

Helmut Goetz e Giorgio Boatti4, nei rispettivi saggi, ricostruiscono queste vite interrotte e scosse dalla richiesta di tale giuramento, mostrando in filigrana uno spaccato dellatmosfera culturale ed accademica dellItalia fascista, satura di dramma e di oscurantismo. I lavori, pubblicati quasi contemporaneamente, non mancarono naturalmente di suscitare interesse sulla stampa nazionale: Diversi per estrazione sociale e radici culturali altoborghesi e figli di tabaccaio, religiosissimi e anticlericali, socialisti e liberali, repubblicani e monarchici, ebrei e cattolici i dissidenti sono apparentati da una spessa moralit e da unindole naturalmente fuori dal coro. [] Al lettore di oggi il loro gesto ribelle motivato da tutti con sobriet appare quasi epico. Specie se raffrontato alla genuflessione dei loro colleghi. Tra coloro che giurarono fedelt al duce figura il meglio della cultura antifascista [].5 Meno di una settimana dopo, lo stesso quotidiano pubblic alcune lettere scritte in risposta a tale articolo. Tra queste, una particolarmente colpiva lattenzione: apparentemente i rifiutatari delliniquo giuramento furono tredici, visto che nei due autorevoli saggi non era stata fatta menzione di un ulteriore docente che se ne sottrasse. Infatti il successivo 22 aprile Stefano Maria Cicconetti scrisse al Direttore del quotidiano:

[] sono rimasto molto sorpreso nel constatare che nel volume di Helmut Goetz [] non si fa alcun cenno a proposito di mio nonno Enrico Presutti, professore di Diritto amministrativo e di Diritto costituzionale a Napoli fino allavvento del fascismo, dichiarato decaduto dalla Cattedra universitaria per essersi rifiutato di prestare il
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BOATTI, cit.; HELMUT GOETZ, Il giuramento rifiutato, La Nuova Italia, Firenze 2000. Oltre ai due testi citati, in merito alla questione del giuramento del 1931 ed al suo rifiuto, rimando alla riedizione di un testo scritto da uno dei dodici docenti che lo respinsero: BARTOLO NIGRISOLI, Parva : perch e come fui nominato clinico e dopo dodici anni deposto; introduzione di Pier Ugo Calzolai, CLUEB, Bologna 2001. SIMONETTA FIORI, I professori che dissero no a Mussolini, in La Repubblica, 16 aprile 2000.

giuramento di fedelt al regime.6

Lautore della lettera proseguiva richiamando brevemente le tappe della vita di suo nonno per obbligo di verit storica. Docente universitario, avvocato, sindaco di Napoli e deputato, profondamente antifascista sin dalla prima ora, Enrico Presutti avvers il regime e lott attivamente contro di esso; tuttavia, a quanto pareva, nel suo caso il suo stoico sacrificio era poi caduto nelloblio, visto che gli autorevoli storici non lo commemorarono insieme a coloro che avevano adottato la sua stessa coraggiosa condotta.

Desideroso di approfondire la questione, mi misi in contatto con Stefano Maria Cicconetti che, come scoprii, aveva seguito le orme del suo illustre nonno negli studi giuridici ed era ordinario di Diritto costituzionale presso la Facolt di Giurisprudenza dellUniversit degli Studi Roma Tre. Come immaginavo, il nipote era estremamente legato alla memoria del nonno e fu compiaciuto dal fatto che qualcuno si interessasse a ripristinarne il nome. Tuttavia, mi spieg che, in seguito a ricerche fatte in un momento successivo allinvio della lettera alla redazione de La Repubblica, si era reso conto che non fu per errore o dimenticanza che Enrico Presutti non era stato incluso nelle biografie contenute nei testi di Goetz e Boatti. Infatti egli non si trov affatto nella condizione di dover scegliere se giurare o rifiutarsi, in quanto il governo lo aveva gi allontanato dalla cattedra precedentemente. Infatti il 24 dicembre 1925 fu varata per decreto una legge in base alla quale:

[] il Governo del Re ha facolt di dispensare dal servizio, anche allinfuori dei casi preveduti delle leggi vigenti, i funzionari, impiegati ed agenti di ogni ordine e grado civili e militari, dipendenti da qualsiasi Amministrazione dello Stato, che, per ragioni
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Rubrica Lettere in La Repubblica, 22 aprile 2000.

di manifestazioni compiute in ufficio o fuori di ufficio, non diano piena garanzia di un fedele adempimento dei loro doveri o si pongano in condizioni di incompatibilit con le generali direttive politiche del Governo. La dispensa pronunciata con decreto Reale, su proposta del Ministro competente.7

Le manifestazioni di disagio di Presutti nei confronti dellillegalit del governo gli erano valse prima una lettera di ammonizione da parte di Pietro Fedele, allora ministro della Istruzione Pubblica e, poco dopo, la destituzione. Dunque, limposizione del giuramento del 1931 non era che la naturale prosecuzione di una politica impostata fin nei primi anni di governo fascista. Una politica atta a garantire al regime lindottrinamento, o quantomeno la conformit ideologica delle generazioni a venire.

Lindottrinamento ideologico dei soldati politici [] ha lo scopo di staccare il pensiero dalla realt, costruendo un mondo fittizio e logicamente coerente secondo una logica coattiva in cui le direttive sono legittimate dalla conformit alle leggi dellevoluzione storica.8

Come nota Ruth Ben-Ghiat nel suo recente lavoro:

Mussolini non intese soltanto fare gli italiani, ma rifarli secondo schemi che avrebbero facilitato i suoi progetti di conquista e colonizzazione. Attraverso una combinazione di indottrinamento, legislazione e repressione, lui e i suoi seguaci mirarono a rimodellare il corpo, la psiche e i comportamenti degli italiani per combattere la decadenza e realizzare il duplice obiettivo dellunit nazionale e del
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GAZZETTA UFFICIALE, gennaio 1926, Legge 24 dicembre 1925, n.2300, Dispensa dal servizio dei funzionari dello Stato, p.11, corsivo mio. ALBERTO MARTINELLI, Introduzione a HANNA ARENDT, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunit, Torino 1999, p. XVI.

prestigio internazionale.9

E oltre, analizzando laspetto complementare della questione:

Per riuscire nel suo progetto di creare una cultura che avrebbe permesso la trasformazione dellItalia e degli italiani, il regime aveva bisogno del sostegno della classe intellettuale. Per due decenni, i fascisti svilupparono una complessa struttura di mecenatismo finalizzata a contenere il dissenso e ad attirare i soggetti creativi in una rete di rapporti di collaborazione con la dittatura. Come altri regimi del Novecento, i fascisti mescolarono intimidazioni e lusinghe per mettere alla prova la propensione a idealismo e opportunismo, onest e malafede di ciascun individuo.10

Fu dunque a questa logica, il cui filo conduttore lega le leggi del 1925 e del 1931, che Enrico Presutti si sottrasse fermamente, avanzando dubbi, come vedremo, sulla stessa legittimit giuridica dei provvedimenti. dunque un balzo logico molto breve accomunarlo idealmente ai dodici eroi del no dei saggi citati pocanzi ed dunque di maggior interesse e valore ripercorrere qui il suo cammino esemplare di coraggio e sacrificio, di erudizione e di rettitudine.

Ringraziamenti: Desidero in primo luogo ringraziare il prof. Stefano Maria Cicconetti per avermi avviato a questa ricerca fornendomi prezioso materiale e descrivendomi la figura di suo nonno. Nella stesura di questa tesi ho altres contratto un debito di gratitudine nei confronti del dott. Stefano Chianese, della dott.ssa Maria Rosaria De Rosa e, naturalmente, della mia relatrice, che ha tentato di introdurmi alla fine arte della ricerca. La mia riconoscenza va inoltre a Lucia Libraro, per aver detto le parole giuste, a Cristina Fato per avermi incoraggiato e a Pier Paolo Pascucci e Lorenzo Venza per la comprensione e lamicizia.
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RUTH BEN-GHIAT, La cultura fascista, Il Mulino, Bologna 2004, p. 12. Ivi, p. 20.

1 - Il giurista

Vita brevis, ars longa. Proverbio latino

Lattivit cui maggiormente Enrico11 Presutti mise al servizio il suo intelletto fu senza dubbio lo studio del diritto. Nato a Perugia il 12 gennaio del 1870, fin dalla pi tenera et egli pot, in seno alla famiglia, accostarsi alle scienze giuridiche dal momento che Ascanio, suo padre, fu un magistrato presso Macerata. Egli fu probabilmente molto legato alla memoria del padre, primo mentore nel campo della legge, in quanto dette il suo nome ad uno dei figli, ufficiale in Unione Sovietica durante la Seconda Guerra mondiale, che la barbarie del conflitto gli port via. Una volta avviato agli studi, si trasfer a Napoli, fervente e prestigioso centro di studi giuridici dove numerosi studenti affluivano da tutto in Mezzogiorno in quella che fino al primo Novecento resta lunica universit italiana a sud di Roma12.

Fu proprio a Napoli, sua patria dadozione, che egli incontr due dei pi grandi costituzionalisti del tempo, destinati ad influenzarlo sia dal punto di vista scientifico che da quello etico: Lodovico Mortara e Giorgio Arcoleo. Mortara fu ordinario di Diritto costituzionale e di Procedura civile alluniversit di Pisa e di Napoli, magistrato in un primo momento, avvocato generale, procuratore generale, ed infine Primo Presidente della Corte di Cassazione13.
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Sebbene il nome di battesimo del prof. Presutti sia Errico (come desumibile da testimonianze familiari, da alcune pubblicazioni e dalla sua stessa firma), ho deciso di adoperare uniformemente il nome Enrico, dal momento che questo il nome che si legge nella maggior parte dei documenti ufficiali, della letteratura a lui contemporanea ed in quella successiva ed infine in una strada di Napoli a lui intitolata. PAOLO MACRY, I giochi dellincertezza, LAncora, Napoli 2002, p. 43. Circa Lodovico Mortara, la sua vita, la sua carriera di giurista e la sua destituzione cfr. FRANCO CIPRIANI, Le poche cose e la lunga vita di Lodovico Mortara, in Quaderni fiorentini, vol. XIX (1990), pp. 85 105, nonch, nello stesso volume, la ristampa di GIORGIO MORTARA, Appunti biografici su Lodovico Mortara, pp.

Fu uno dei promotori del rinnovamento degli studi giuridici in Italia e il pi insigne rappresentante nel campo del diritto processuale civile. I suoi scritti, che ebbero grande diffusione, e le sentenze di cui fu estensore restano fondamentali; come presidente della Corte di Cassazione indirizz la giurisprudenza verso nuovi orientamenti, soprattutto nel campo del diritto pubblico, adeguando la legge alle necessit della vita moderna e preparando salutari riforme.14

Enrico Presutti esord nel mondo accademico proprio come collaboratore di questo maestro dellarte giuridica. Anche una volta staccatosi da lui per affrontare la lunga e brillante carriera che lo aspettava, egli port con s un ricordo venerato e perenne15 di Mortara. Laffetto ed il legame che provava per questi dovette anche rafforzarsi negli anni del fascismo. Il governo Mussolini costrinse infatti il giurista mantovano allo stesso destino oltraggioso cui fu sottoposto Presutti.

Dopo linstaurazione del regime fascista, si andarono rapidamente accentuando le incompatibilit fra il dogma della sovranit della forza, sul quale si basava quel regime, ed il principio della sovranit del diritto, a cui Mortara aveva costantemente ispirato le sue dottrine e la sua azione. Per eliminare un ostacolo al proprio arbitrio, il Governo fascista non esit a collocarlo a riposo, dal 1 novembre 1923.16

Due anni dopo, come vedremo, la stessa sorte sarebbe toccata anche al suo antico allievo. Presutti non fu probabilmente molto sorpreso quando, nel 1925 fu destituito dalla sua cattedra: egli aveva visto come il governo aveva intenzione di gestire le opposizioni. Lo aveva visto con Mortara, nelle ultime elezioni politiche, con
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107 113, risalente al 1955. GRANDE DIZIONARIO ENCICOLPEDICO UTET, ad vocem Mortara, Federico, UTET, Torino 1989, vol. XIV, p. 10. DOMENICO PAPA, Ricordo di Enrico Presutti, in Il Mattino dItalia, 13 febbraio 1951, raccolto poi in un opuscolo: DOMENICO PAPA, Tre uomini, una coscienza. Amendola - Presutti - Del Secolo, Napoli, 1964. GIORGIO MORTARA, cit., p.113.

Matteotti ed in molte altre occasioni. Ben diverso punto di riferimento fu Giorgio Arcoleo, eminente giurista siciliano, anchegli ordinario di Diritto costituzionale allUniversit di Roma e poi di Napoli. Deputato dal 1882, poi senatore, occup varie cariche governative tra il 1891 ed il 1898. Fu dotato di un ingegno versatile: giornalista e letterato allievo di De Sanctis, insegn anche Letteratura italiana presso listituto Marciano. Presutti fu suo amico e discepolo e pot cos trarre molto da questa mente iperbolica, dissacrante eppure fine e capace di cogliere il cuore delle problematiche che affrontava. Lumorismo fu una parte fondamentale del suo carattere e giunse infatti a dire: Io smisi di fare lavvocato penale perch avveniva in me uno sdoppiamento: mentre parlavo per commuovere, un altro io sorgeva per ridere17. Il suo apporto alle scienze giuridiche fu ampio ed innovatore: la sua duttilit mentale lo port a convincersi della necessit di ricostruire e rinnovare la scienza del diritto costituzionale su basi socioantropologiche. Egli afferm:

A nulla vale lastratta speculazione sugli ordinamenti migliori idealmente o lillustrazione delluno o dellaltro sistema positivo se non le ravvivi la ricerca delle cause storiche, economiche, sociali che lo determinarono, se nelle istituzioni pubbliche non si sappia ravvisare e scoprire il prodotto di cause e di fattori complessi che nella societ, nelle sue tradizioni, nei suoi costumi, nei suoi bisogni trovano radice e spiegazione. Laonde, prima che le costituzioni, si deve conoscere la societ, comprenderne la struttura, seguirne nei tempi il processo evolutivo; e sullo stesso studio delle norme fisse prestabilite da un potere costitutivo far prevalere lo studio delle forze complesse dellindividuo e della societ. Giacch quello stesso Statuto, che a molti parve documento sacro ed immutabile, non rappresenta che un indice, una forma estrinseca, sottoposta alla evoluzione dei fatti e delle idee.18
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GIOVANNI PORZIO, Figure forensi, Jovene, Napoli 1963, p.337. ALFONSO TESAURO, Discorso per la commemorazione dellavv. prof. Giorgio Arcoleo dellavv. prof. Alfonso Tesauro, a cura del Consiglio dellOrdine degli Avvocati e dei Procuratori di Napoli, 1965, cit. in PORZIO, cit.

Presutti fece intimamente suo questo approccio interdisciplinare e questa convinzione secondo cui non possibile fare legge conoscendo la sola legge. evidente nei discorsi che pronuncer alla Camera dei Deputati, pi che evidente nelle sue collaborazioni alle due inchieste cui partecip19. Dopo aver conquistato una prima libera docenza presso Napoli, Presutti fu trasferito nel 1906 a Cagliari; da Cagliari fu poi nominato a Messina e da l torn a Napoli. Cos, alla met dei suoi quarantanni, egli fu il successore dello stesso Arcoleo alla cattedra di Diritto Costituzionale presso lUniversit di Napoli. La diversit dei due professori fu molto forte: cos un suo studente, Domenico Papa, ricorda, oltre trentanni pi tardi, il prof. Presutti:

[] da quel giorno lo ritrovammo ogni mattina sempre presente, per la sua lezione di Diritto Costituzionale, nellaula Arcoleo della nostra universit. Da quella cattedra, ed in quellaula in cui risuonavano ancora gli scoppi delle sottili ironie e degli abbaglianti paradossi di quello spirito acuminato che fu Giorgio Arcoleo, la sua lezione pacata, serena, detta con un tono quasi ieratico, avvinceva e discendeva a persuadere le nostre giovani menti, a configgere nelle nostre coscienze i principi della sua fede negli Istituti popolari, nella perenne vitalit della democrazia in cui egli credeva, e senza la quale nessuna organizzazione costituzionale pu avere serio e sicuro fondamento. Ci pare ancora di riascoltare la sua voce pacata mentre concludeva la sua prima lezione del suo corso: Noi ci occuperemo, dunque, degli Istituti studiati dal diritto costituzionale, con le modalit che assumono nel moderno Stato libero; e li studieremo non solo sotto lo aspetto giuridico, ma anche nei loro fattori sociali e politici che determinano le loro peculiari modalit.20

Non fu tuttavia solo in qualit di docente che Enrico Presutti espresse la sua carriera
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In merito a tali inchieste vedi oltre, rispettivamente i capitoli 2 e 3. DOMENICO PAPA, cit.

scientifica: a partire dallet di venti anni aveva cominciato la sua attivit di pubblicista. Una vasta gamma di saggi, manuali e monografie usc dalla sua penna nel periodo compreso tra il 1889 ed il 1932. A sedici anni dalla sua scomparsa, Duilio Presutti21, ricordando il considerevole contributo di questi alla ricerca nel campo del diritto costituzionale e del diritto amministrativo, scrisse:

Lattivit scientifica del Presutti complessa e varia: dallopera maggiore concernente il sistema dei principi e dei lineamenti caratteristici degli istituti fondamentali del Diritto Amministrativo, agli studi sulle teorie dello Stato moderno; dal concetto di responsabilit della Pubblica Amministrazione allinterpretazione e ai principi seguiti dalla Suprema Corte e dallAutorit Giudiziaria []; dagli studi sul concetto di discrezionalit pura e di discrezionalit tecnica agli scritti concernenti il problema dellaccentramento e decentramento amministrativo []; dagli scritti sul concetto e diritto di polizia a quelli sul sistema della scelta dei candidati politici, e sulla vita e funzione dei partiti. Infine gli studi su due argomenti di particolare importanza: il concetto di governo parlamentare e costituzionale e il concetto di indipendenza dei pubblici dipendenti.22

Un concetto, questo, centrale per la vita democratica. Fu proprio in base alla spudorata violazione di tale principio che lo stesso Enrico Presutti sar estromesso dalla vita accademica.

Circa il primo argomento, molto interesse ebbe lindagine che egli fece su alcune cause relative alle accuse contro listituzione parlamentare 23, quali la mancanza di giustizia e il prevalere in tutta la multiforme attivit dello Stato, del favoritismo,
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Anche se omonimi e corregionali, i due non erano legati da vincoli di parentela. DUILIO PRESUTTI, estr. da Giornale dItalia, 4-5 Giugno 1965, corsivo mio. Circa la critica di Presutti allantiparlamentarismo, vedi ENRICO PRESUTTI, Diritto Costituzionale. Lezioni, Napoli 1915.

indice di illegalit, di disordine finanziario e di cattiva educazione del popolo. Il secondo argomento24 riguarda lerrore, secondo il Presutti, di considerare i funzionari, e particolarmente gli impiegati, servitori o, se la parola dispiace, agenti del Ministro in carica; al contrario essi debbono essere considerati servitori dello Stato. Togliere ai partiti ogni influenza sui pubblici impiegati e sulla pubblica Amministrazione, era ed cosa che non si pu raggiungere per mezzo della generica, a volte inutile, inattuabile protezione dei legittimi interessi degli impiegati medesimi contro gli abusi dei partiti in genere e dei ministri in specie, ma con listaurare il concetto dellindipendenza del pubblico funzionario dai partiti e dagli uomini politici al Governo.25

Teorie ed osservazioni avanzatissime, considerando il periodo storico che attraversava il paese; Enrico Presutti ebbe infatti lonore ed il privilegio di appartenere a quella eletta schiera di giuristi che, nella formazione della scuola italiana, trasse ispirazione e insegnamento da Vittorio Emanuele Orlando 26, il creatore della tecnica del Diritto Pubblico27. Allinterno della sua vasta produzione (che si estese in pi di un ramo del Diritto pubblico e del Diritto amministrativo, e che comprese anche argomenti affini alla storia, alla sociologia e alleconomia) opportuno menzionare alcuni studi che appaiono indicatori evidenti del legame tra attivit scientifica e riflessione culturale generale:


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Il Comune e gli altri enti locali amministrativi, Roma 1892. Lo Stato parlamentare e i suoi impiegati amministrativi, Napoli 1899. Le associazioni religiose in Francia, Napoli 1904.

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Circa lanalisi di Presutti in merito alla necessit dellindipendenza dei pubblici impiegati, con particolare riferimento ai docenti universitari ed allindipendenza delle Universit in generale, cfr. ENRICO PRESUTTI, Per lautonomia universitaria, Napoli 1912. DUILIO PRESUTTI, cit. In merito a Vittorio Emanuele Orlando, alla sua dottrina ed ai suoi allievi, cfr. SABINO CASSESE, Cultura e politica del diritto amministrativo, Il Mulino, Bologna 1971. DUILIO PRESUTTI, cit.

Istituzioni di Diritto amministrativo italiano, 2 volumi, Napoli 1904 - 1906. Fra il Trigno e il Frotore: inchiesta sulle condizioni economiche delle popolazioni del circondario di Larino28, Napoli 1907.

Principii fondamentali di scienza dellamministrazione, Milano 1910. Per lautonomia universitaria, Napoli 1912. Commentario sistematico della nuova legge Comunale e Provinciale, 4 volumi, Roma 191429.

Diritto Costituzionale. Lezioni, Napoli 191530. La politica interna, conferenze sulla storia dItalia nel secolo XIX svolte nellanno accademico 1922-1923, Padova 1923.

Introduzione alle scienze giuridiche e istituzioni di Diritto Pubblico, Campobasso 1926.

La sua opera di autore e di docente fu seria e scrupolosa, innovativa, aggiornata e attenta anche alle realt giuridiche dei paesi stranieri, in particolare la Francia e la Gran Bretagna. Fu dotato di un profondo senso del diritto che, abbinato alla sua adamantina coscienza ed etica, gli valsero lappellativo di Maestro presso colleghi ed allievi. Nessuna sorpresa, dunque, se il primo febbraio 1925 Enrico Presutti fu accolto nella prestigiosissima Accademia Pontaniana 31 in qualit di socio ordinario residente.
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Centro del Molise, in provincia di Campobasso, cos chiamato per la presenza delle rovine dellantica citt romana Larinum, distrutta dai saraceni nel XIV secolo. Presutti volle evidentemente ricostruire le condizioni della classe agraria di questa terra, gruppo sociale sempre oggetto privilegiato della sua attenzione. Questo testo fu inoltre preso in considerazione da Alberto Aquarone in merito al tema di una nuova democrazia rurale, nascente nel Mezzogiorno sulla scia della crisi del ceto dei grandi proprietari terrieri latifondisti. Cfr. AQUARONE, LItalia giolittiana, Il Mulino, Bologna 1988, p. 453. In collaborazione con G. Fagiolari. Le successive edizioni furono pubblicate rispettivamente nel 1920 e nel 1922. Circa la nascita, lattivit ed il primo tentativo di soppressione (ad opera del dominio spagnolo) dellAccademia Alfonsina, vedi: CAMILLO MINIERI RICCIO, Cenno storico dellAccademia Alfonsina istituita nella citt di Napoli nel 1442, Napoli 1875. A proposito dellattivit della rinominata Accademia Pontaniana in epoca contemporanea, cfr. FAUSTO NICOLINI, LAccademia Pontaniana: cenni storici, Napoli 1957.

Proprio in quegli anni, la pi lunga stagione di interruzione della democrazia stava cominciando e poco a poco dilagava. Loscura marea fascista, anticostituzionale e totalitaria, montava e, al suo passaggio, travolgeva le istituzioni ed il diritto. Tutte le figure che, in un normale assetto politico, sarebbero state considerate oppositori da sconfiggere tramite il buon governo e la dialettica, furono trattati da pericolosi nemici della patria e della rivoluzione fascista, nata dalla polvere e dal caos della guerra, e giunta per formare una nuova Italia, forte, giovane e moderna. La figura del liberale, pi di quella del socialista, rappresent per il fascismo una nemesi intollerabile. Per la dottrina fascista, il liberale era il simbolo della vecchia classe politica italiana, quella classe politica che aveva portato la nazione in guerra senza poi esigerne le ricompense, quella classe politica che aveva rischiato di consegnare lItalia alle turpitudini del socialismo. Era sulle rovine di quel mondo che il fascismo aveva deciso di ricostruire lo Stato, il popolo e la Nazione. Questavversione di fondo per il mondo liberale fu finanche espressa a chiare lettere in quel Manifesto degli intellettuali fascisti del 21 aprile 1925, che fu il maggiore tentativo del regime di dotare il movimento ed il partito di un apparato ideologico-dottrinale. Ma, come nota Emilio Papa Una classe intellettuale manc quasi al fascismo, malgrado ogni sorta di allettamenti fosse stata tentata: manc lo spirito, il cemento morale, che potesse avvincere il movimento fascista alla storia del pensiero32. Nel passaggio finale del manifesto redatto da Gentile si legge infatti quanto segue:

[] questa piccola opposizione al Fascismo, formata dai detriti del vecchio politicantismo italiano (democratico, razionalistico, radicale, massonico) irriducibile e dovr finire a grado a grado per interno logorio e inazione, restando sempre al margine delle forze politiche effettivamente operanti nella nuova Italia. E ci perch essa non ha propriamente un principio opposto ma soltanto inferiore al
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EMILIO PAPA, Fascismo e cultura, Marsilio, Venezia - Padova 1974, p. 172.

principio del Fascismo, ed legge storica che non ammette eccezioni che di due principi opposti nessuno vinca, ma trionfi un pi alto principio, che sia la sintesi di due diversi elementi vitali a cui luno e laltro separatamente si ispirano; ma di due principi uno inferiore e laltro superiore, uno parziale e laltro totale, il primo deve necessariamente soccombere perch esso contenuto nel secondo, e il motivo della sua opposizione semplicemente negativo, campato nel vuoto.33

Nel processo dialettico hegeliano, cui Gentile si ispir nella stesura del Manifesto, alla vecchia classe politica liberale non venne dunque concesso nemmeno il ruolo dellantitesi, ma fu relegato a quello di residuo della storia: un fastidioso vecchiume indegno di influenzare il futuro in qualsiasi modo. Cos come nota G. H. Sabine: La dottrina fascista gentiliana dello Stato non era invero molto di pi di una caricatura dellhegelismo.34

Enrico Presutti, deputato liberale, antifascista sin dal primo momento, docente universitario e massone rappresent certamente uno dei pi duri e dei pi pericolosi avversari del regime. Dopo le battaglie elettorali e politiche, dopo il delitto Matteotti e lAventino, era chiaro ai fascisti che Presutti sarebbe sempre stato un avversario acer et firmus, ragione per la quale, come vedremo, gli furono revocate, in quanto aventiniano, le cariche politiche. Tuttavia, ancora uno strumento di opposizione era rimasto a questo pericoloso sovversivo: la cattedra universitaria. Da quel seggio gli sarebbe stato possibile arringare i giovani contro il governo, contro lo stesso duce del fascismo e, cosa ancora peggiore, forgiare menti libere dai condizionamenti della propaganda ed erudite proprio in quella dottrina dello Stato che veniva calpestata giorno per giorno. Questo, nellottica fascista, doveva essere assolutamente impedito e tutto ci dovette sembrare terribilmente chiaro a Presutti. Sapeva che la sua vita accademica stava per essere portata ad una prematura conclusione; infatti nel giugno
33 34

Manifesto degli intellettuali del fascismo, cit. in EMILIO PAPA, cit., p. 193. G. H. SABINE, Storia delle dottrine politiche, Milano 2003, pp. 692-693.

1925, si rec in aula per chiudere il corso universitario. Con incredibile fermezza di carattere, annunci agli allievi che quella sarebbe stata la sua ultima lezione e che avrebbe avuto per titolo: Il mio testamento accademico.

Laula era piena di studenti e professionisti e molti intervennero in camicia nera. Con voce velata di commozione egli disse che forse quella sarebbe stata lultima lezione della sua vita accademica cui aveva votato tutto se stesso. Ricord che nelle lezioni dellanno, aveva parlato delle forme di governo del passato e del presente, e non aveva fatto parola del fascismo; e che ne avrebbe parlato allora pacatamente: disse che era una dittatura di avventura dovuta ad un infausto colpo di mano; unantidemocrazia che si era andata affermando senza programmi e con vita alla giornata: la violenza a base del suo consolidamento, la corruzione per formare la compagine dei suoi aderenti. Augurava che la nazione non fosse portata allirreparabile rovina che si profilava. Le parole scendevano severe nellanimo di tutti, ma in quellambiente apparentemente rovente per elementi contrastanti, non vi fu che apprensione e sgomento, donde non un applauso dai suoi ferventi ammiratori, ma non un fischio o una interruzione da parte di coloro che indossavano la camicia nera.35

Fu effettivamente il testamento accademico di un docente che non aveva ritenuto n opportuno n onorevole esprimere le proprie idee politiche in sede di insegnamento ma, vista la gravit della situazione, visto il baratro, lirreparabile rovina che sembrava incombere, non aveva potuto fare a meno di mettere in guardia gli studenti, a lui molto cari, che egli avvicinava, curava ed avviava con speciale amore paterno agli studi accademici36. Sent la necessit di aprire i loro giovani occhi a quanto stava accadendo, alle terribili trasformazioni cui le istituzioni italiane erano sottoposte. La reazione non si fece attendere. Ancor prima di imporre ai docenti
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Rubrica Colonna Funebre in LAcacia massonica, gennaio-febbraio 1950, p. 46. Ibid.

universitari un vero e proprio giuramento di obbedienza e conformit al governo ed al suo capo, in modo da assoggettarli moralmente (cosa che fu fatta solo nellottobre del 1931), fu varata una legge che permetteva allesecutivo di licenziare qualunque dipendente pubblico avverso al regime. Ecco lincipit del primo articolo:

Fino al 31 dicembre 1926 il Governo del Re ha facolt di dispensare dal servizio, anche allinfuori dei casi preveduti dalle leggi vigenti, i funzionari, impiegati ed agenti di ogni ordine e grado civili e militari, dipendenti da qualsiasi Amministrazione dello Stato, che, per ragioni di manifestazioni compiute in ufficio o fuori di ufficio, non diano piena garanzia di un fedele adempimento dei loro doveri o si pongano in condizioni di incompatibilit con le generali direttive politiche del Governo.37

Questo accadeva a Roma la vigilia di Natale del 1925: la legge fu approvata e controfirmata dal re. Ma andiamo avanti di circa dieci mesi, alla notte tra il 31 ottobre ed il primo novembre 1926, e rechiamoci a Napoli, nella residenza e studio di avvocato di Enrico Presutti. Prima di essere attaccato con la brutale legge di cui sopra, egli fu vittima di una spedizione intimidatoria in puro stile fascista. Dieci camice nere penetrarono nella casa e, con gli unici mezzi a propria disposizione, cercarono di far intendere al padrone di casa quanto i loro superiori fossero contrariati dalla sua condotta:

Nel suo studio di avvocato ruppero i vetri delle finestre, spaccarono la gabbia del canarino in due, distrussero la macchina da scrivere, rovesciarono la scrivania, rovinarono unaltra scrivania insieme allorologio di alabastro e gettarono a terra la piccola statua della dea della giustizia, che per non fece ai violentatori del diritto il
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GAZZETTA UFFICIALE, gennaio 1926, Legge 24 dicembre 1925, n. 2300, Dispensa dal servizio dei funzionari dello Stato, p.11.

favore di rompersi! Per sei giorni la moglie di Presutti non pot pi dormire e il suo stato danimo fu di ribellione e scoraggiamento.38

Chiss se gli squadristi riuscirono a cogliere il meraviglioso simbolismo di quella statuetta refrattaria; chiss se Presutti pot ricavarne unamara, piccola soddisfazione. Come vedremo, pochi giorni pi tardi, il 9 novembre 1926, ai deputati delle opposizioni furono revocate le cariche parlamentari. A corredare la decadenza dal mandato parlamentare e questa deprecabile scorribanda notturna, Pietro Fedele, ministro della Istruzione Pubblica, il 15 novembre, comunic a Presutti di aver preparato la sua sospensione dalla carica. Le motivazioni del ministro furono i sentimenti innegabilmente ostili del professore di diritto nei confronti del governo, sentimenti che egli avrebbe espresso nellesercizio della propria funzione, nonch in una seduta dellAccademia Pontaniana del precedente giugno. In quelloccasione, precis Fedele, Presutti avrebbe rivolto parole ingiuriose nei confronti del senatore Garofalo39, il quale era intento ad esporre i meriti del fascismo. In base a questi fatti, lapplicabilit della legge del dicembre 1925 sembr innegabile al ministro. difficile non cogliere una nota di fosca ironia nel destino di un uomo che, in veste di giurista, tanto inchiostro aveva versato (o, a questo punto, sprecato) proprio nellasserire la necessit dellautonomia politica dei pubblici dipendenti, nel ribadire che essi non vanno considerati servitori del governo in carica, ma dello Stato. Proprio lui si ritrovava minacciato di perdere il proprio posto nella societ a causa di una, seppur vistosa, incompatibilit politica. Giorni infausti, concitati, per Enrico Presutti.

Due settimane dopo, nella sua risposta alla missiva di Fedele, Presutti ricord al ministro che, in sede di discussione al Senato, il Guardasigilli si era impegnato a non applicare la legge in questione ai membri del Parlamento. Inoltre, in merito al
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HELMUT GOETZ, Intellektuelle im faschistichen Italien, Kova, 1997, p. 463. Ringrazio il prof. Cicconetti per avermi messo a disposizione una traduzione in italiano del testo citato. Anchegli socio ordinario residente dellAccademia Pontaniana, presente nella classe di Scienze Morali sin dal 19 giugno del 1921. Cfr. Atti della Accademia Pontaniana, Volume LV, serie II, volume XXX, Napoli 1925, p. IX.

diverbio con il senatore Garofalo, fece presente che nessun giudizio sul governo fascista era entrato nella discussione, ma che si era trattato esclusivamente di una protesta per la compassione parziale di Garofalo, il quale aveva commemorato le giovani vittime fasciste causate dagli antifascisti, senza per spendere parole di compassione per le vittime in generale n contro ogni forma di violenza. Goetz sintetizza cos la successiva lettera di Presutti al ministro, nella quale espose i principi di libert di pensiero e di imparzialit nellinsegnamento nei quali credeva fermamente:

Nel corso di ulteriori esposizioni dei suoi principi e metodi di insegnamento, Presutti constat che la difesa di un sistema di governo o di un altro non apparteneva alla scienza politica, bens allarte politica, che non si poteva spiegare da una cattedra. vero che Presutti si riconosceva nellideologia liberale, ma proprio per questo reputava un insegnamento catechizzante assurdo. Sarebbe invece necessario fornire al giovane gli strumenti necessari per pensare e argomentare; affinch questi possa dopo con la sua testa certo, sotto linflusso dellambiente che trover costruirsi un patrimonio di ideali. Se io continuava Presutti non avessi gi avuto questa convinzione, questa sarebbe sorta in me a seguito degli eventi degli ultimi anni. Come avrei potuto, con una simile convinzione, fornire un insegnamento catechizzante della libert?40

Presutti sapeva che nonostante tutte le sue parole, con ogni probabilit, la cattedra gli sarebbe stata sottratta. Conosceva il clima politico e conosceva fin troppo bene lo stile delle persone con cui aveva a che fare. Tuttavia, chiudendo la lettera, scrisse che era consapevole del fatto che, senza il suo lavoro, lui e la sua famiglia avrebbero avuto grandi difficolt economiche, e che la perdita della cattedra, duramente guadagnata, gli avrebbe causato un profondo dolore, Ma, anche senza la mia
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GOETZ, Intellektuelle im faschistichen Italien, cit., p. 465.

cattedra, rimarr comunque il professor Enrico Presutti, con la stima che mi ha procurato il contributo che con il mio lavoro ho dato al progresso degli studi giuridici. Ho anche la consapevolezza di essere stato un maestro.41 Poco dopo, giunse la lettera di destituzione. Presutti decise di non impugnare latto. Secondo larticolo 2 della citata legge, lunica possibilit di ricorso era data, per incompetenza o per violazione di legge, presso il Consiglio di Stato. Da avvocato amministrativista, la cosa pi naturale sarebbe stata adire le vie del riesame; dopo una lunga riflessione, Presutti cap che sarebbe stato del tutto inutile. Come avrebbe potuto contrastare con le vie legali una forza politica che si professava al di sopra delle leggi e si comportava come se effettivamente lo fosse? Ciononostante, non ritenne accettabile che il suo silenzio fosse inteso come implicito assenso nei confronti del provvedimento o della sua applicazione nella fattispecie che lo riguardava. Scrisse ancora una volta al ministro Fedele per annunciargli che non avrebbe impugnato latto presso il Consiglio di Stato, ma non perch lo ritenesse giusto e meritato; rincar anche la dose aggiungendo che la procedura era oltretutto viziata da illegalit formale. Concluse lultima missiva augurando a tutti di poter lasciare luniversit come lho lasciata io: con la coscienza a posto e con la testa alta.42 Fu dunque questa la fine della vita accademica del prof. Presutti. Allontanato dalla vita pubblica, scacciato dalla sua cattedra, minacciato e vilipeso.

Il suo destino allinterno dellAccademia Pontaniana, e dellAccademia stessa, non fu molto diverso. In quel periodo la maggioranza dei soci della prestigiosa Accademia si riscontrava nellideologia liberale, tant che nel 1917 e poi nel 1923 alla presidenza dellAccademia fu eletto Benedetto Croce. Simbolo degli intellettuali dissenzienti ed in generale della cultura antifascista, Croce non fu afflitto dalle oscurantiste politiche culturali del regime, vista la sua notoriet anche sul piano internazionale. Inoltre and a tutto vantaggio del fascismo lasciare uno spiraglio di voce fuori coro, in modo da
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Ivi, p. 466. Ibid.

non mostrare allestero il vergognoso volto della dittatura. Presutti fu probabilmente molto vicino al filosofo abruzzese, se non altro intellettualmente; quando nel 1925, Amendola sul piano politico e Croce su quello intellettuale, concepirono il Manifesto degli intellettuali antifascisti, Presutti fu tra i primi firmatari. dunque altamente probabile, viste le idee politiche, che egli appoggi Croce alla presidenza dellAccademia. In virt di cotanta presidenza, questa mostr allItalia ed al suo governo la vocazione liberale ed antifascista della maggioranza dei pontaniani. Il regime non pot permettere che una tale assemblea di intellettuali, prevalentemente in opposizione al governo, si riunisse ancora a lungo. Una seconda volta 43 la celebre societ accademica fu costretta al torpore: cos come nel XVI secolo la corona spagnola la consider una pericolosa fonte di erudizione che avrebbe fatto da ostacolo allimperialismo culturale, il fascismo la vide come un ritrovo di intellettuali sediziosi. LAccademia fu soppressa dal governo con la pretestuosa ragione secondo cui gi unaltra Accademia era presente nella citt di Napoli, e tenerne in vita una seconda non sarebbe stato auspicabile44. Dalla cattedra allAccademia, Enrico Presutti ebbe dunque unesperienza diretta e totale delle politiche repressive del regime che gli sottrasse ci che la sua mente brillante e la sua erudizione gli avevano conquistato.

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L'antica Accademia Pontaniana (fondata nel 1442 da Alfonso V il Magnanimo) fu soppressa in base ad accuse di eresia all'inizio del XVI secolo, allorquando Napoli fu travolta dalle guerre tra Francia e Spagna e ridotta ad un viceregno di quest'ultima. La politica spagnola, indirizzata all'asservimento culturale oltre che politico del viceregno di Napoli, ritenne infatti opportuno terminare l'attivit della prestigiosa Accademia, vista come una scomoda fonte di cultura locale. Cfr. in merito RICCIO, cit. Dopo la guerra, grazie alle insistenze dello stesso Croce presso il Comando Alleato, lAccademia Pontaniana fu ripristinata con un decreto del 19/02/1944. Cfr. a tal proposito NICOLINI, cit.

2 Il sindaco di Napoli

In ogni citt si trovano questi dua umori diversi; e nasce da questo, che il populo desidera non essere comandato n oppresso da grandi, e li grandi desiderano comandare e opprimere il populo. Niccol Machiavelli, Il principe

Fin qui, dunque, lexcursus di un insegnante di diritto, liberale ed antifascista, che si vide costretto allostracismo accademico a causa dei suoi ideali e, come vedremo, della sua attivit di opposizione alla dittatura. Ma quale fu il percorso globale della sua vita? Quali strade lo portarono alla politica attiva e, da l, alla drammatica perdita di ogni possibilit di espressione sociale, estrinsecatasi attraverso la soppressione di diversi ambiti di libera attivit pubblica? Appare necessario a questo punto delineare integralmente la rotta della vita di Enrico Presutti attraverso la ricostruzione del suo laborioso agire pubblico e delle sue scelte politiche, cos da poter a posteriori discernere quale tipologia sociale, quale pattern culturale, fu talmente inviso al fascismo da giustificare luso spregiudicato di politiche oscurantiste volte allannullamento di ogni opposizione. Trasferitosi a Napoli per affrontare gli studi universitari, Enrico Presutti si stabil in quella stessa citt, essendosi a lui presentata loccasione di lavorare come giornalista presso il quotidiano Roma, nonch, come abbiamo visto, come docente universitario. A trentanni, ormai napoletano dadozione, la sua fulgida carriera si apriva nel migliore dei modi. Nei mesi a cavallo tra il 1899 ed il 1900, Napoli fu sconvolta da un clamoroso scandalo relativo alla corruzione dellAmministrazione Comunale. Nellautunno del 1899, infatti, il settimanale socialista La Propaganda avvi una vigorosa campagna stampa volta alla denuncia della collusione tra poteri

locali e criminalit organizzata: specificamente furono Le forme clientelari della gestione amministrativa e politica dellex capitale, ingabbiata tra debolezza economica, disfacimento sociale e corruzione politico amministrativa45 ad essere messe in evidenza dal gruppo di giovani giornalisti socialisti tra cui spiccava il nome del futuro sindaco di Napoli Arturo Labriola 46. Nellocchio del ciclone finirono in particolare il sindaco Celestino Summonte e linfluente parlamentare Alberto Aniello Casale, entrambi sospettati di essere sostenuti dalla camorra e di aver imbastito una fitta e corrotta rete clientelare47. Nel giro di un anno la querela presentata dallOn. Casale in risposta ai ripetuti attacchi del periodico giunse in tribunale; lesito del processo, che assolse completamente il settimanale socialista ebbe grande risonanza sul piano nazionale e convinse il governo Saracco a sciogliere lamministrazione comunale di Napoli e a nominare, con un decreto dell8 novembre 1900, una Regia commissione di inchiesta (amministrativa, non parlamentare) sulle condizioni in cui versava lattivit amministrativa negli enti locali e nelle opere pie a Napoli. Presidente fu nominato il senatore Giuseppe Saredo48, presidente del Consiglio di Stato, gi commissario straordinario al comune di Napoli un decennio prima.49.

Intanto la querelle giornalistica si polarizz e si inaspr. Infatti, come nota Giulio Machetti:

Intorno allInchiesta Saredo, evento che coinvolge sconvolgendola lintera vita politica e amministrativa di Napoli a cavallo dei due secoli, si registra una vasta eco di opinione pubblica. Tutta la stampa locale, anche quella legata agli ambienti politici di cui espressione lon. Alberto Casale, come pure quella nazionale, ne
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FRANCESCO BARBAGALLO, introduzione a Relazione sulla amministrazione comunale Regia Commissione dinchiesta per Napoli presieduta da Giuseppe Saredo. Ristampa anastatica a cura di Sergio Marotta, Vivarium, Napoli 1998, p. XVI. Per unanalisi del tempo e di pi ampio respiro sulla critica situazione della Napoli postunitaria rimando a FRANCESCO SAVERIO NITTI, La citt di Napoli, Napoli 1902. Circa la triade Summonte-Casale-Scarfoglio, cfr. GIULIO MACHETTI, La lobby di piazza Municipio: gli impiegati comunali nella Napoli di fine Ottocento, in Meridiana Rivista di Storia e Scienze Sociali, 38-39, 2000; Sul quale rimando a: SANDRO GIUSEPPE TASSINARI, Saredo: cenni biografici, Savona 1966. BARBAGALLO, cit., p. XVIII.

seguono con puntuale interesse la nomina, i lavori e le conclusioni, dando vita ad uno scontro politico duro.50

Infatti, se da una parte La Propaganda ed il Roma (nelle cui fila, come accennato in precedenza, Enrico Presutti aveva ottenuto un ruolo di spicco, fino a svolgere quello di caporedattore) avversavano fermamente lamministrazione, dallaltra Il Mattino la difendeva, dapprima evitando quasi di riportare nelle sue colonne gli accadimenti; ma poi, una volta che il suo stesso direttore Edoardo Scarfoglio 51 fu travolto dalle accuse di corruzione, il quotidiano si schier apertamente, ergendosi a paladino del sindaco e dei suoi uomini. La Commissione cominci i lavori nellautunno del 1900. Fu un periodo drammatico della storia di Napoli, durante il quale furono messi a nudo gli aspetti cronici e patologici della vita pubblica della citt: la criminalit organizzata, la corruzione del mondo degli affari e dellAmministrazione pubblica, nonch il complicato intreccio che tutti questi elementi andavano disegnando in trasparenza nel tessuto cittadino52. Nella sua trasferta napoletana, Saredo entr in contatto con Enrico Presutti, non solo affermato giornalista del Roma, ma soprattutto scrupoloso e valente giurista amministrativista e costituzionalista. Infatti, alcune sue pubblicazioni lo avevano gi segnalato come tale: nel 1892, come sappiamo, aveva pubblicato Il Comune e gli altri enti locali amministrativi mentre del 1899 era Lo Stato parlamentare e i suoi impiegati amministrativi. Come nota Francesco DAscoli: Nessuna meraviglia, quindi, se Giuseppe Saredo, piombato a Napoli per la nota inchiesta, si sia avvalso di questo giovane docente trentenne che glispirava una particolare fiducia53.

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MACHETTI, cit., p. 230. Sul quale cfr. BARBAGALLO, Il Mattino degli Scafoglio (1892-1928), Milano 1979. Circa questi aspetti rimando a: MACHETTI, cit.; MACHETTI, Le leggi eccezionali post-unitarie e la repressione della camorra: un problema di ordine pubblico?, in BARBAGALLO (a cura di), Camorra e criminalit organizzata in Campania, Napoli 1988; GIOVANNI ALIBERTI, La questione di Napoli nellet liberale (18611904), in Storia di Napoli, vol. X, Napoli 1972; GIUSEPPE GALASSO, Intervista sulla storia di Napoli, a cura di Percy Allum, Roma - Bari 1978. FRANCESCO DASCOLI e MICHELE DAVINO, I sindaci di Napoli, Mida, Napoli 1974, vol. II, p. 171.

Presutti si rivel essere un attento osservatore della realt napoletana ed un valido collaboratore: per preparare ed integrare le approfondite indagini di un Saredo che napoletano non era e che dunque non poteva facilmente comprendere gli intricati nodi politici, storici e culturali alla radice dei molti problemi della citt, prepar, a beneficio della Commissione, alcuni Appunti del prof. Presutti sul popolo napoletano e le Amministrazioni54. Tale fascicolo (che riporto in appendice), contestualmente identificabile come frammento, costitu una relazione informativa indirizzata alla commissione dinchiesta volta a chiarire appunto la situazione politico-amministrativa della citt. In una prima sezione circa laspetto elettorale, prima di qualunque osservazione di merito circa linfluenza delle associazioni politiche sulla vita pubblica cittadina, Presutti offre una mappa di tali associazioni tramite un elenco possibilmente completo55. Dalla breve ma coincisa rassegna traspare chiaramente la preminenza di due consorterie politiche: quella liberale (Associazione Unitaria Liberale) e quella clericale (Partito cattolico per glinteressi di Napoli). Era questa una situazione di cronico stallo nella politica cittadina, che ne soffocava ogni istanza rinnovatrice. Infatti, il gruppo liberale si valeva di gruppi e clientele politiche sotto legida del ministro Nicotera56 e, alla morte di questi (1894), alla guida di tali gruppi clientelari, una volta unificatisi, si posero gli onorevoli Sandonato, Billi e Casale, che avevano fatto dei quartieri centrali di San Carlo allArena, Montecalvario e Avvocata roccaforti di resistenza camorristico-clientelare allinvadenza elettorale dei clericali []57. Questi ultimi, secondo Presutti, erano invece sostenuti dalla Curia e dal clero napoletano, sicch, allepoca dellinchiesta Saredo, il Partito cattolico per glinteressi di Napoli conta[va], o almeno vanta[va] mille soci.58. Dopo aver in tal modo evidenziato la preminenza di queste due formazioni e lassoluta impotenza dei pochi altri gruppi, a volte secessionari dalla
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ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Fondo Commissione Reale dInchiesta per Napoli, f.1, Appunti del Prof. Presutti sul popolo napoletano e le amministrazioni (da qui in poi: ACR, FCRIN, PRS). Ivi, p. I. In mancanza di una numerazione costante delle pagine del documento, i riferimenti saranno forniti in base alla mia trascrizione presentata in appendice. BARBAGALLO, introduzione a Relazione sulla amministrazione, cit., p. XIII. Ivi, p. XIV. ACR, FCRIN, PRS, p. IV.

formazione liberale a causa del dispotismo che in seno a quellassociazione alcuni esercitavano59, Presutti proseguiva nella sua relazione esaminando leffettiva influenza che tali gruppi avevano sulla vita pubblica della citt. Circa limpatto che tali formazioni avevano sui criteri da seguire nellamministrazione comunale60, egli afferma che questa fosse praticamente nulla, considerato che mai una fazione politica napoletana

[] ha formulato un programma di amministrazione preciso, che uscisse da vuote e non compromettenti generalit. Solo principio abbastanza preciso era quello di non stabilire nuove imposte o laltro sulla necessit di risolvere qualche problema, ma senza indicare mai il modo in cui risolverlo. [] Era questa una conseguenza fatale della incompetenza tecnica di coloro che si portavano candidati, anche di quelli fra di essi che avrebbero dovuto tenere il primo posto e della nessuna competenza della classe colta della citt a difendere tali problemi.61

Una sporadica opera di stimolo e di critica a questo andamento sterile e piattamente uniforme era stato fatto, continuava Presutti, dalla stampa locale, la quale tuttavia, se da un lato si limitava ad attacchi personali ed ingiuriosi piuttosto che a critiche serene e costruttive, dallaltro non era affatto refrattaria alle logiche clientelari delle amministrazioni le quali, mediante lofferta di impieghi ai giornalisti o la condiscendenza ad altri interessi personali non sempre onesti62, si accattivava, salvo rare eccezioni, le simpatie della stampa, privando cos la cittadinanza di una pubblica opinione illuminata63. Nelle successive sezioni Presutti constatava che la lunga mano dei pi influenti tra i politici liberali non mancava di influenzare in maniera deleteria sia la scelta dei candidati politici che quella dei pubblici impiegati.
59 60 61 62 63

Ivi, p. II. Ivi, p. VI. Ivi, p. VI e VII. Ivi, p. VIII. Ibid.

Per quanto concerne i primi, vista la riluttanza dei cittadini rinomati per onest e probit di costume ad accettare la candidatura loro proposta dalle associazioni politiche (causa la ripugnanza ad entrare in un ambiente non sempre morale64), i candidati finivano per essere sempre emanazione dei membri pi influenti della classe politica. Anche in merito alla nomina dei pubblici impiegati il parere dellautore del promemoria non dimostrava dubbio: la funzione elettorale ed il potere politico stesso venivano sfruttati anche circa questo argomento, che rientrava utilmente nel corrotto gioco degli scambi che avvelenava la vita pubblica di Napoli. Una coraggiosa denuncia, questa, di un sistema che sarebbe stato solo in parte svelato dai lavori della Commissione. Giulio Machetti, infatti, nel suo gi citato lavoro, insiste sulla parzialit dellimmagine che risulta dal solo esame della relazione finale della Commissione, nonch sulla centralit del problema degli impiegati allinterno della corruzione degli enti locali. Egli infatti osserva:

[] si percepisce lesistenza di un doppio binario su cui si snoda la vicenda umana e professionale degli impiegati comunali. C un binario istituzionale regolato appunto dalle norme []. C poi lorganizzazione concreta degli uffici che cammina su un binario parallelo a quello istituzionale, con il quale sembra non avere punti di contatto, che nel suo percorso disegna contesti tanto differenziati quanto confusi, dove agiscono un notevole numero di persone a vario titolo e di varia formazione, in apparenza senza una unitaria regia. Secondo limpressione che viene dalle nostre fonti, il binario istituzionale risulta del tutto astratto, laltro affollato da una bassa manovalanza non istruita [] che, con una certa disinvoltura, esercita nel lavoro pubblico pratiche illegali o manipolatorie, in una logica privatistica e di legittimazione dellesistente.65

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Ivi, p. IX. MACHETTI, La lobby, cit., pp. 244-245. Circa gli impiegati comunali a Napoli nel periodo considerato, cfr. anche MACHETTI, Il posto fisso in citt. Impiegati e forestieri a Napoli nellOttocento, in ANGIOLINA ARRU e FRANCO RAMELLA (a cura di), LItalia delle migrazioni interne. Donne, uomini, mobilit in et moderna e contemporanea, Donzelli, Roma 2003.

Oltre che alle ragioni fin qui sintetizzate, la paralisi della politica cittadina era anche dovuta al fatto che le due fazioni dominanti disponevano di un primo abbastanza numeroso nucleo di elettori fedeli66; sfruttando abilmente lassunto secondo il quale i voti seguono i voti67, era possibile per i leader dei partiti dominanti scoraggiare lingresso e laffermazione di forze nuove e rinnovatrici. A questo punto della sua analisi, apparve al giovane giurista di primaria importanza cambiare questi nuclei primi e ci non tanto in riguardo al partito clericale, quanto in riguardo al partito liberale68, la corruzione dei membri del quale aveva generato la necessit di convocare la commissione dinchiesta allattenzione della quale erano destinate quelle annotazioni. Il cardine attorno al quale tale operazione di rinnovamento avrebbe dovuto ruotare sarebbe stato, nelle opinioni di Presutti, la creazione di un nuovo nucleo liberale: tema questo che lo avrebbe poi impegnato, anni dopo e su scala nazionale, al fianco di Giovanni Amendola69.

Se si riuscir continua Presutti a costituire un nuovo nucleo liberale, che apparisca avere una gran forza elettorale, pur non avendola magari (limportante che apparisca) i vecchi nuclei non oseranno neanche fare una lista. Non loseranno, perch avranno perduto quello che costituiva il fulcro della loro forza - il nucleo elettorale - non loseranno perch sicuri che nessun onesto, per quanto timido, aderir a loro, data lesistenza di un altro nucleo potente, pure liberale.70

Nella sua idea, tale nuovo gruppo liberale si sarebbe dovuto agglomerare attorno ad una tipologia di figura nuova, dato che sarebbe stato impossibile generarlo a partire dalle personalit politiche gi operative. Queste nuove figure (i Capitani del
66 67 68 69 70

ACR, FCRIN, PRS, p. XII. Ibid. Ivi, p. XIV. In merito rimando al capitolo successivo. ACR, FCRIN, PRS, p. XIV.

Popolo) avrebbero avuto il compito principale di agire da mediatori tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni e di controllare che i servizi pubblici fossero erogati onestamente nei rioni di loro competenza. Attorno a queste figure, nelle quali i cittadini avrebbero imparato a riporre la propria fiducia, sarebbe stato possibile creare dei nuovi nuclei elettorali a base rionale-federata. Integrando tale riforma con linserimento di un sistema di scelta dei candidati a sindaco ispirata allesperienza politica anglosassone, si sarebbe potuto scalzare lingombrante e nociva presenza di una classe dirigente corrotta e sarebbe stato possibile pervenire ad una vita pubblica salubre e trasparente.

Oltre a quanto fin qui riportato, occorre segnalare la possibilit, individuata da Giuseppe Russo71, di un ulteriore apporto di Enrico Presutti ai lavori preparatori dellinchiesta Saredo. Scopo di tali ulteriori osservazioni sarebbe stato quello di ricercare proprio allinterno degli ambiti specifici dellantica tradizione culturale partenopea le cause delle pessime amministrazioni che affliggevano la citt. Prima di procedere tuttavia necessario sottolineare la natura indiziaria dellattribuzione di questo secondo gruppo di documenti ad Enrico Presutti, vista lincertezza in merito dello stesso Russo. La singolare teoria che il giovane studioso avrebbe presentato alla commissione nel tentativo di spiegare la radice primaria dei vizi delle amministrazioni napoletane postulava come motore primario dellagire del popolo partenopeo il senso estetico, molto sviluppato a suo parere nei suoi concittadini dadozione. Ecco un estratto del testo che Russo attribuisce a Presutti:

Tutti i pregi e tutti i difetti del carattere napoletano originano da una sua qualit primordiale, il predominio del senso del bello: che tale predominio derivi dalla voluta origine greca della popolazione o che, come pi probabile, esso sia stato causato dai caratteri fisici del territorio il quale avrebbe stampato sul gruppo di
71

In GIUSEPPE RUSSO, Napoli come citt, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1966.

popolazioni unimpronta unica, in guisa da farne ununit organica con caratteri, se non anatomici, morali ben definiti, certo sembra per che lelemento eminentemente distintivo del carattere napoletano il predominio del bello. [] La stesa confusione che il popolo napoletano fa tra i due concetti di bello e di buono in modo da sostituire quasi sempre il primo al secondo e di usare talvolta questo invece di quello, lappellarsi per esempio alla belt della Madonna invece che alla sua bont, alla bellezza di un uomo piuttosto che al suo buon cuore, per ottenerne un favore, costituiscono una prova precipua del predominio del sentimento del bello come tratto distintivo del carattere napoletano.72

Una teoria dal sapore antropologico, ma forse un po troppo audace, che lascia dunque dei dubbi circa lidentit dellautore, alla luce soprattutto di unanalisi maggiormente approfondita dellapproccio scientifico dei lavori indubbiamente nati dalla penna di Enrico Presutti, caratterizzati s dallinterconnessione tra molteplici discipline, ma soprattutto da caute e rigorose deduzioni 73. Tuttavia, ci che in questa sede appare maggiormente pregnante, sono senza dubbio le riflessioni di Presutti circa la necessit di superare la situazione di perpetuo stallo della politica comunale determinata dalle pratiche clientelari della classe dirigente liberale. Sebbene le proposte presentate nel memorandum non ottennero seguito, la stessa inchiesta Saredo gett luce sulla situazione74, segnando cos un primo, fondamentale punto di svolta.

La
72 73

pubblicazione

della

relazione

della

commissione

dinchiesta

poneva

74

RUSSO, cit., p. 362 e segg., cit. anche in DASCOLI e DAVINO, cit., vol. II, pp. 173 e 174. Noto di passaggio che la ricostruzione di Russo sulla revisione di queste note volta ad una sostanziale condanna dellatteggiamento di Saredo nei confronti della popolazione napoletana. Russo sostiene infatti che la discrepanza riscontrabile tra gli appunti da lui rinvenuti ed attribuiti a Presutti e la relativa sezione della Relazione della commissione dinchiesta fosse dovuta al tentativo di Saredo di imputare ad una sostanziale degenerazione insita nei napoletani, piuttosto che a ragioni storico-politiche, le cause della corruzione delle pubbliche amministrazioni. Per il raffronto dei due testi rimando naturalmente a RUSSO, cit. Per unanalisi sui risvolti sociali e sulla pubblica opinione (in particolare quella della classe dirigente) rimando a MACRY, I giochi dellincertezza, cit., p. 87 e sgg.

definitivamente in crisi il blocco di potere che aveva dominato a Napoli negli ultimi anni dellottocento. Questo esito, prodotto dalla frattura determinatasi nella classe dirigente liberale anche per le difficolt di organizzazione economica e sociale di una metropoli destrutturata come lex capitale del sud, apriva la strada, nella debolezza della presenza socialista e democratica, ad una ripresa del predominio del personale politico della parte clerico-moderata nellamministrazione della citt di Napoli.75

In seguito a questa prima battuta darresto tuttavia individuabile un secondo momento di epocale rinnovamento della classe dirigente in pi di una citt italiana. Il fenomeno delle liste bloccarde, come stato osservato76 si diffuse nella vita politica comunale nei primi anni del XX secolo e rappresent un audace tentativo di contrastare il prolungato prevalere delle vecchie forze politiche.

Il [] turno di elezioni amministrative svoltesi nel 1907 aveva visto il nascere e laffermarsi di un fenomeno sostanzialmente nuovo: la formazione attraverso la confluenza pi o meno larga di socialisti, repubblicani, radicali e ed elementi liberali a pi forte coloritura democratica, di blocchi popolari, cementati il pi delle volte da una consistente presenza massonica. Questa politica bloccarda, alimentata dal deliberato proposito di contestare legemonia clerico-moderata cos diffusa a livello di amministrazioni comunali, ottenne il pi clamoroso successo nella stessa capitale, che con grande sgomento e livore dei cattolici fu cos governata fino al 1914 da una giunta democratica capeggiata da Ernesto Nathan, gi gran maestro della massoneria77 e appartenente a una famiglia di robuste tradizioni mazziniane. Il fenomeno dei blocchi popolari, che del resto non ebbe mai carattere generalizzato
75 76 77

BARBAGALLO, introduzione a Relazione sulla amministrazione, cit., p. XXIV. Cfr. ALBERTO AQUARONE, Tre capitoli sullItalia giolittiana, Il Mulino, Bologna 1987. Alla luce della ricostruzione dello scisma massonico del 1908 svolta nel capitolo 6, in questa sede utile specificare che Nathan, non avendo partecipato alla secessione feriana, fu Gran Maestro dellobbedienza di Palazzo Giustiniani (e non gi di quella di Piazza del Ges) fra il 1896 e il 1904 e, dopo il periodo di gran maestranza di Ettore Ferrari, ancora tra il 1917 e il 1919. Cfr. ALDO A. MOLA, Storia della Massoneria italiana, Bompiani, Milano 1994.

ed ebbe sempre vita travagliata a causa dei contrasti interni e del progressivo distacco dei socialisti, aveva una matrice di indubbia marca anticlericale, anche di naturale reazione alla crescente e pi agguerrita presenza dei cattolici nella vita nazionale, lungo linee di attivit molto diversificate, ma organicamente collegate.78

Considerando gli appunti stilati da Presutti a beneficio della commissione dinchiesta Saredo anni prima, la sua affiliazione alla Massoneria nonch il suo crescente impegno politico, non sorprende apprendere che egli fu in prima linea nelle liste bloccarde napoletane. Questo moto di rinnovamento riscosse infatti il suo successo anche a Napoli: la prima amministrazione guidata dai bloccardi ebbe come sindaco Pasquale Del Pezzo79 che, nei due anni e nove mesi che lo videro alla guida della politica locale, pot valersi della preziosa collaborazione di Presutti, ancor pi pregiata grazie alla sua vasta preparazione scientifica. Nel 1914 infatti, fece il suo ingresso nella politica locale napoletana, citt che lo aveva adottato, ma che egli probabilmente, ormai quarantaquattrenne, sentiva come natia. Fu eletto al Consiglio Comunale nella lista del Blocco, in qualit di democratico-costituzionale. Fu grazie alle sue idee politiche, sicuramente identificabili con la componente di liberali a pi forte coloritura democratica di cui parla Aquarone, nonch alla sua concomitante affiliazione alla massoneria che gli si aprirono le porte alla militanza nella locale lista bloccarda. LEuropa era in fiamme, e Napoli, pur non essendo proprio nellocchio del ciclone, non era certo risparmiata dalle minacce che ogni guerra porta con s. Un momento delicatissimo, dunque, per amministrare una citt, situazione che, negli anni a venire sarebbe andata sempre peggiorando. Nel 1917, dimessosi Del Pezzo con i suoi assessori, si procedette al rinnovo dellAmministrazione. Su sessantadue presenti, quarantacinque votarono per Enrico Presutti. Nonostante i pressanti impegni accademici, egli non esit ad accettare loneroso incarico. Prese la parola subito dopo la proclamazione.
78 79

AQUARONE, Tre capitoli, p. 17. Sindaco dallagosto 1914 al maggio 1917, allorquando gli successe Enrico Presutti.

Sento tutta la gravezza del compito che mi si affida, compito grave sempre, pi grave nelle condizioni che il paese attraversa e che io sento gravissimo per laspettativa, per me eccessivamente lusinghiera e che nellanimo mio non sento adeguata al mio modesto valore, che si nutre intorno allopera mia. La mia elezione non significa un esercito che cambia bandiera o un soldato che diserta; semplicemente la guardia che cambia. [] Mi farebbe ingiuria chiunque pensasse che potessi deviare dal programma, in base al quale insieme con voi sono stato eletto, che io potessi abbandonare quella bandiera, per la quale il mio cuore ha palpitato fin dai pi giovani anni.80

La passione democratica, lamore per la giustizia e per la sovranit popolare avrebbe caratterizzato tutta la sua vita pubblica e le sue battaglie politiche. Altra battaglia, e di tuttaltro genere, era per in corso in quegli anni, ed il neoeletto sindaco Presutti sent lesigenza di rassicurare i cittadini:

Nei momenti del pericolo, nei momenti di grave disastro, quando incombono danni imminenti, noi sentiamo rafforzate le energie dellanimo nostro quando non ci sentiamo soli, ma possiamo percorrere la via del pericolo braccio a braccio con un individuo, con cui magari ieri eravamo nemici. [] Ora, effettivamente, le condizioni che la guerra ha create al nostro paese non sono solo gravide di sacrifici, di pericoli, di ansie, ma hanno creato anche un bisogno nellanima popolare, per cui si richiede lunione di tutti, si richiede una maggiore cooperazione, si richiede che davvero collettivamente si verifichi quello stesso fenomeno, che prende lindividuo che invoca il nemico, che invoca anche lo sconosciuto nel momento del pericolo.81

80 81

DASCOLI e DAVINO, cit., p. 175. Ivi, pp. 175 e 176.

Con queste parole volte a far intendere che la nuova Amministrazione sarebbe stata coerente con le direttive ed i principi della precedente e con un sentito appello al sentimento di solidariet tra i concittadini travolti da un momento di grande crisi e pericolo, Presutti inaugur la sua carica di sindaco. Era il 17 maggio 1917. Erano i giorni della decima battaglia dellIsonzo, parziale successo per le truppe italiane, ma di l allautunno successivo sarebbe giunto il disastro di Caporetto e la situazione sarebbe precipitata al fronte ma si sarebbe comunque aggravata in tutta la penisola.

Il 19 dicembre il Consiglio Comunale di Napoli apr la sessione autunnale con un notevole ritardo. Il Sindaco Presutti attribu in un discorso la causa alle difficolt incontrate nellapprovare lultimo bilancio: la grave questione annonaria non aveva infatti risparmiato leconomia di Napoli. Caporetto e lo sforzo bellico avevano affamato tutta lItalia. In quelloccasione il sindaco ed altri membri della Giunta spesero parole commosse per lesercito impegnato al fronte, cui mandarono i pi sentiti auguri e saluti. Nelle settimane a venire molte sedute consiliari furono dedicate al delicatissimo problema annonario sul quale presero la parola numerosi consiglieri con discorsi a volte lunghissimi ed approfonditi82. Le discussioni in merito furono concluse il 10 gennaio del 1918, giorno del quarantottesimo compleanno del sindaco Presutti, la cui Amministrazione ebbe riconfermata la fiducia per quanto concerneva le politiche adottate nel settore. Nel successivo marzo, la citt fu messa di fronte alla realt pi cruda della guerra in corso: il giorno 11 un dirigibile nemico bombard il centro, sorvolando ad altissima quota il Golfo, causando circa sedici morti e quaranta feriti. Lo scopo era quello di terrorizzare i napoletani pi proclivi, secondo una discutibile convinzione, alle emozioni ed allavvilimento83. Le autorit furono subito mobilitate per recare tempestivamente i soccorsi necessari. Lo stesso sindaco, in compagnia degli onorevoli Porzio e De Nicola (occasionalmente a Napoli), si precipit a dare immediatamente le necessarie disposizioni perch si
82 83

Ivi, p. 178. Ibid.

procedesse allasporto delle salme, al ricovero dei feriti ed alla sistemazione di quanti avessero perso la casa a causa dellaggressione. In seguito, si rec a porgere parole di conforto a chi pi duramente fosse stato colpito dalla disgrazia. In mattinata stessa convoc inoltre la Giunta per stanziare un fondo di lire diecimila per i primi aiuti ai danneggiati. Infine pubblic il seguente manifesto, concepito per rincuorare la citt e ribadire il suo appello ad una sempre pi stretta solidariet:

Cittadini, siete ormai in prima linea, fra le popolazioni civili, allonore dei rinnovati colpi nemici. Ieri voci insidiose dirette a deprimere gli animi, a creare timori per inesistenti pericoli; la scorse notte le bombe micidiali, che hanno fatto alcune vittime. Pi di fronte al pericolo reale che di fronte alle voci insidiose deste prova di pacata fermezza. Persistete a contrapporre lanimo sereno ed invitto cos alle arate voci di coloro che, pazzi o criminali, cercano di impaurirvi, mormorando di inesistenti malanni84, o togliervi la fiducia nei vostri eletti e nelle autorit governative, come al pericolo reale, che possiamo attendere, ma non dobbiamo paventare. Potete essere sicuri che nessun pericolo mai vi nasconderemo. Chi, allinfuori delle autorit, altri ve ne annunzia, mentisce per far male a voi e rendere a noi pi difficile il compito. Osservate gli ordini e le precauzioni che le autorit vi suggeriscono. Lora richiede pi grande disciplina. Siate uniti e sereni. Cittadini, raccogliamo i nostri morti; soccorriamo i feriti. E al nemico che armato si accampa sullitalico suolo, gridiamo: Italia, Italia, Italia!85

Nel successivo luglio, la Giunta comunale discusse per la prima volta la questione che, quattro mesi dopo, avrebbe determinato la spaccatura della Giunta e la fine dellAmministrazione Presutti: la gestione del servizio tranviario. Lex sindaco Del Pezzo prese la parola ed accenn alla possibilit di dichiarare decaduta la societ
84

85

Presutti si rifer alle voci circolate a Napoli nel marzo precedente relative ad una presunta epidemia di scabbia provocata da farine avariate. Il sindaco in quelloccasione sment la cosa e rassicur gli animi, attribuendo la notizia a traditori. DASCOLI e DAVINO, p. 179.

belga che allora gestiva il servizio. Lavvocato Leopoldo Ranucci propose di affidare il servizio in via provvisoria ad una ditta privata napoletana (Carlo Cutolo e figli) che ne aveva fatto richiesta. Presutti si dichiar favorevole alla cosa, spiegando quanto difficile sarebbe stato attuare lipotesi alternativa: affidare cio allo stesso Comune la gestione del servizio. Egli infatti non riteneva affatto pronta lamministrazione comunale a gestire un servizio cos oneroso. Tuttavia, il 24 ottobre la mozione Ranucci fu accolta per quanto concerneva la sospensione della ditta belga, ma fu respinta nella parte relativa alla privatizzazione del servizio. Presutti, coerente alla sua linea, dichiar le dimissioni sue e della sua Giunta. Egli pronunci un compunto discorso nel quale espresse tutto il suo dispiacere nel doversi allontanare dai colleghi, ma anche la gioia di essere sereno, completamente sereno, fiero del lavoro compiuto in questi diciotto mesi, tranquillo nella mia coscienza, lieto di ritornare in seno alla mia famiglia, lieto di ritornare a lavorare con voi non come capitano, ma come semplice soldato.86

Al voto si giunse il successivo 12 novembre. Il Consiglio comunale aveva sospeso le riunioni fino a quel momento a causa dellattesa fine delle ostilit belliche. La sera del 12, prima di passare ai lavori, si festeggi e si inneggi al termine della guerra ed alla vittoria. Le dimissioni del sindaco Presutti furono accettate e si pass senzaltro alla formazione della nuova Giunta e alla relativa nomina del nuovo sindaco, che sarebbe stato Arturo Labriola, anchegli futura vittima della repressione fascista.

86

Ivi, p. 183.

3 Linchiesta parlamentare

Musa, quell'uom di multiforme ingegno Omero, Odissea

Sicuramente fu preziosa per Enrico Presutti quella prima esperienza in qualit di collaboratore nellentourage di una commissione dinchiesta fatta durante i primi mesi del secolo, in quanto, appena cinque anni dopo, fu nuovamente chiamato a mettere al servizio dello Stato la sua erudizione e la sua fine capacit di analisi. Infatti, limpegno parlamentare di Enrico Presutti cominci ben prima del maggio 1921, cio allorquando fu eletto alla Camera per la prima volta. Nel 1905 fu nominato come collaboratore nellambito della Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e nella Sicilia. In quellanno, infatti, Giovanni Giolitti si fece promotore di una grande inchiesta concernente le condizioni dei contadini meridionali. La proposta fu accettata dal Parlamento e fu cos formata unapposita giunta, presieduta dal senatore conte Eugenio Farina e che ebbe come segretario generale il prof. Francesco Coletti 87. La Commissione fu scissa, onde agevolare le indagini, in sottogiunte concepite su base regionale: Basilicata, Campania, Abruzzi e Molise, Sicilia, Calabria e Puglie. Questultima sottogiunta fu presieduta dal deputato conte Gerolamo Giusso, ed in qualit di delegato tecnico 88, troviamo il trentasettenne prof. Enrico Presutti. Nella prefazione alla voluminosa relazione presentata alla Camera, egli scrisse:

I dati di questa inchiesta, relativi alle Puglie, furono raccolti, elaborati ed esposti
87 88

Circa linfluenza di questi sulla metodologia dellinchiesta, cfr. infra. Con questa dizione vennero indicati i veri e propri esecutori delle indagini.

nella relazione che segue in meno di tredici mesi e cio dalla Pasqua del 1907 a quella del 1908.89

Un anno di lavoro molto intenso per lui, trascorso a leggere quanto di pi importante era stato gi scritto sulla regione pugliese ed a studiare i copiosi dati statistici chiesti ed ottenuti dalle Agenzie delle imposte e dai Ricevitori del registro. In seguito al lavoro di preparazione, apprendimento e ricerca, Presutti (ed il suo collaboratore dott. Giovanni Scarpitti) visitarono approfonditamente i numerosi comuni delle tre 90 province per circa tre mesi. Ma il vero e proprio corpus di informazioni fu reperito attraverso la compilazione e la distribuzione di larga copia di questionari. Quasi dodicimila furono inviati, completi o parziali, a ciascuno quella [parte] cui, o per la sua posizione sociale, o per lufficio coperto, pareva meglio in grado di rispondere91. Pi di un terzo fu restituito compilato. Questa preziosa collaborazione, unita alla presenza sul campo, dette ottimi risultati. Egli infatti scrive: Linchiesta diretta mi procur una massa rilevante di notizie, la pi attendibili fra tutte quelle raccolte, perch o concernenti fatti che potei constatare de visu, oppure perch ottenute spigando meglio le domande che rivolgevo quando non erano ben comprese, contestando le contraddizioni che apparivano tra risposta e risposta e talvolta facendo addirittura domande dirette abilmente a saggiare lanimo degli interrogati. [] poi avvenuto, come facile intendere, che talora, le risposte date al questionario, in alcuni punti, discordavano notevolmente con i dati da me raccolti con la inchiesta diretta, o lasciavano oscuro qualche punto importante. In tali casi io non esitai a compilare precisi e specialissimi questionari []. E me ne trovai contento.92
89

90 91 92

ENRICO PRESUTTI, Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e nella Sicilia, Volume III (Puglie), Tomo I, Relazione del delegato tecnico, 1909, Biblioteca della Camera dei Deputati, p. XVII. Taranto non era ancora capoluogo di provincia. ENRICO PRESUTTI, Inchiesta parlamentare, cit., p. XVIII. Ibid.

La relazione fu inoltre corredata da una discreta quantit di fotografie (alcune professionali, altre amatoriali), inserite al centro del volume. Luso del mezzo fotografico fu evidentemente concepito allo scopo di rendere possibile una comprensione maggiormente profonda della realt rurale della Puglia dinizio secolo. Grazie a questi documenti possibile visualizzare ancora oggi le difficili condizioni dei campi e del bestiame allevato, gli strumenti adoperati dai braccianti nel loro lavoro nonch il loro stile di vita e gli ambienti in cui vissero. La relazione finale presuppose dunque un lavoro monumentale, svolto nel breve volgere di un anno; ed possibile apprezzare maggiormente lo zelo e linfaticabilit del delegato tecnico Presutti se si considera che in quello stesso periodo non pot dedicare tutto il suo tempo allinchiesta, dovendo contemporaneamente adempiere ai suoi doveri accademici (allora presso la regia Universit di Cagliari). Il ministro della Pubblica Istruzione non ritenne infatti opportuno concedergli alcun congedo, nonostante le reiterate richieste sue e della Presidenza della Giunta Parlamentare, cos come lo stesso autore lamenta al termine della prefazione.

La relazione si apre con una prima sommaria descrizione dei caratteri fisici del territorio pugliese e con una sintesi della storia della regione a partire dalla seconda met del XIX secolo. I capitoli II, III e IV sono dedicati rispettivamente alle tre province di Foggia, Bari e Lecce e ne particolareggiano caratteristiche orografiche, idrografiche ed in generale geografiche. Questi capitoli non trascurano tuttavia le generali condizioni economiche del mondo agricolo e le colture tradizionali nonch gli aspetti finanziari (le condizioni del credito), di mercato (i prezzi dei beni immobiliari) o demografici (presenza e movimenti della popolazione). Il successivo capitolo analizza il mercato del lavoro agricolo: Presutti evidenzia unampia prevalenza della tipologia lavorativa del salariato. Tuttavia, sottolinea come una presenza non residuale, ma bens prevalente di tale contratto 93, generi un forte disagio tra gli agricoltori, a causa della discontinuit del lavoro e della conseguente
93

ENRICO PRESUTTI, Inchiesta parlamentare, cit., pp. 292-293.

disoccupazione. Presutti suggerisce in merito un rimedio: maggiore mobilit interna della forza lavoro94. Il VI capitolo costituito da unapprofondita analisi dellimprenditoria agricola e delle prevalenti forme contrattuali impiegate nellarea. In questa sezione si evidenzia la diffusione di contratti di affitto95, di partecipazione al prodotto96, di miglioria97 e infine di enfiteusi98. Ciascuna tipologia corredata da unampia documentazione esemplificativa di contratti e bilanci. La parte seguente si incentra invece su La vita materiale dei contadini e tocca argomenti distinti dalle mere questioni economiche e produttive, ma tuttavia di primaria importanza. Infatti, vengono sviscerate problematiche quali lo standard di vita, lalimentazione, gli aspetti igienico-sanitari, i consumi e laspettativa di vita. Complementare a questo capitolo il successivo, incentrato sulle condizioni ambientali, culturali e di costume del mondo agricolo pugliese. I temi principali sono quelli dellistruzione, dei rapporti familiari e della propensione alla delinquenza. Nei capitoli IX e X, Presutti fa luce sui rapporti di forza tra la classe contadina e quella dei proprietari. Vengono qui esaminate le relazioni politiche tra Leghe contadine, proprietariato, partiti politici, Governo e le Amministrazioni comunali. Gli atteggiamenti degli uni nei confronti degli altri, gli stati danimo ed i mezzi di lotta sono qui i principali argomenti. Il successivo capitolo tratta il tema dei movimenti migratori. In prevalenza sono i movimenti di emigrazione transoceanica che vengono qui studiati, con particolare riferimento, naturalmente, alle conseguenze sulla regione in esame. Anche i moti interni, permanenti e temporanei, vengono accennati, con un conclusivo pronostico sui futuri andamenti del fenomeno. Il capitolo finale sintetizza infine I dati pi generali.

Il metodo dindagine adoperato nellinchiesta risulta molto allavanguardia per i tempi, considerando luso di strumenti quali la somministrazione di questionari
94 95 96 97 98

Ivi, p. 297. Ivi, pp. 378 e seg. Ivi, pp. 427 e seg. Ivi, pp. 437 e seg. Ivi, pp. 461 e seg.

mirati, lesame di bilanci, lattenzione per le condizioni culturali, materiali e morali delle popolazioni studiate. Vista la modernit e lefficacia di tale metodologia di ricerca sociale, necessario diffondersi circa le circostanze che resero possibile lacquisizione da parte di Enrico Presutti di tale sistematico approccio scientifico. La metodologia di ricerca elaborata dal sociologo francese Frdric Le Play 99, basata sullindagine sul campo di famiglie appartenenti alle classi lavoratrici, si diffuse intorno alla met del XIX secolo. In estrema sintesi, essa prevedeva un minuzioso studio delle condizioni sia economiche che culturali di un determinato nucleo familiare sul quale veniva prodotta una monografia basata su di uno schema fisso che permetteva unefficace opera di comparazione. La diffusione di tale approccio di ricerca sociale riguard anche lItalia100 dove, oltre ad una serie di studi privati, influenz tutta una stagione di indagini ufficiali101.

Fu [] in una [] vasta inchiesta sulle popolazioni contadine dellItalia meridionale nota Maria Rosa Protasi che lindagine monografica, considerata in tutte le sue possibili applicazioni, fu assunta come principale criterio metodologico. Ci riferiamo allinchiesta parlamentare sui contadini meridionali, che rappresenta lunico rilevante tentativo compiuto da un organismo ufficiale, di applicare il metodo monografico nel campo delle indagini sociali, prima dellesperimento [] effettuato in epoca fascista dallIstituto nazionale di economia agraria. Infatti il programma dellinchiesta, redatto da F. Coletti, prevedeva esplicitamente la compilazione da
99

100

101

Circa Frdric Le Play, la sua metodologia e gli studi monografici che ne scaturirono rimando a PAOLA RONFANI, Alle origini della scienza sociale. F. Le Play e la sua opera, Giuffr, Milano 1986; FRANOISE ARNAULT, Frdric Le Play: de la mtallurgie la science sociale, Nancy 1993; BERNARD KALAORA e ANTOINE SAVOYE, Les inventeurs oublis, Seyssel, Champ Vallon 1989. Per una bibliografia completa su Le Play cfr. la tesi di laurea di STEFANO CHIANESE, Le monografie di Frdric Le Play: una fonte per la storia della famiglia italiana, Istituto Universitario Orientale di Napoli, facolt di Scienze Politiche, anno accademico 2000-2001. Sulla diffusione in Italia del paradigma leplayano cfr. MARIA ROSA PROTASI, Tra scienza e riforma sociale: il pensiero e il metodo dindagine di F. Le Play e dei suoi continuatori in Italia (1857-1914), in Studi storici, 3, 1996; PROTASI, Le applicazioni pratiche della metodologia di ricerca sociale di F. Le Play e della sua scuola in Italia dallUnit alla prima guerra mondiale, in Societ e storia, 77, 1997; PROTASI, Le monografie di famiglia: una fonte per lo studio delle condizioni economico-sociali delle classi lavoratrici italiane in et liberale, in Bollettino di demografia storica, 28, 1998. Cfr. a riguardo PROTASI, Le applicazioni pratiche, cit., pp. 605-607.

parte dei delegati tecnici [] di ricerche approfondite ed analitiche di istituti o fatti sociali condotte personalmente secondo alcuni schemi [] uniformi102 e soprattutto comparabili. [] Per quanto riguarda specificamente lo studio delle famiglie contadine, Coletti [] raccomandava ai delegati tecnici [] di attenersi agli schemi lepleyani (allegati alle istruzioni e opportunamente commentati) [].103

Il segretario generale della giunta era dunque di chiara impostazione lepleyana, cosa che influenz molto lapproccio metodologico delle indagini. Tuttavia, come lo stesso Presutti not nella prefazione alla sua relazione104, il tempo concesso per i lavori della commissione fu troppo breve considerando lampiezza del compito e la profondit dinvestigazione necessaria ai canoni richiesti. Come continua Maria Rosa Protasi:

Tuttavia il progetto di Coletti rimase sulla carta [], contrastato da evidenti limiti di tempo, di personale e di spesa.105

In ogni caso, il metodo leplayano influenz nondimeno Presutti, in quanto le numerose analisi di aggregati produttivi agricoli di cui la sua relazione dotata corrispondono largamente al modello monografico di Le Play:

Pi numerosi furono invece gli studi monografici su poderi o aziende agrarie di varie dimensioni, il cui scopo era quello di fornire unanalisi dettagliata dei conti economici e colturali di fondi o imprese che ben rappresentavano lo stato delle colture e della propriet fondiaria in varie zone del Meridione. Fra questi meritano di essere segnalati i numerosi bilanci di azienda pubblicati in diversi capitoli del
102

103 104 105

Maria Rosa Protasi cita questo passo da Atti dellinchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e nella Sicilia, vol. 1, Programma-questionario da servire per i delegati tecnici e relazione del prof. E. Coletti, segretario generale della giunta, Bertero, Roma 1907, p. 98. PROTASI, Le applicazioni pratiche, cit., pp. 605-606. Cfr. PRESUTTI, Inchiesta parlamentare, cit., p. XIX. PROTASI, Le applicazioni pratiche, cit., p. 607.

volume sulla Puglia [].106

Una ricerca completa e minuziosa, dunque; ma fu anche studio. Una ricchezza di informazioni che difficilmente Presutti avrebbe potuto acquisire se non con la nomina nella Giunta parlamentare dinchiesta e il duro lavoro dellannata 1907-1908. Alla luce della sua analisi e della sua ricerca lagricoltura pugliese risultava una realt travagliata, difficile e molto eterogenea; eppure gli appariva come un mondo in evoluzione, in procinto di intraprendere una metamorfosi profonda, che affondava nella stessa struttura di classe:

una crisi sociale che ha luogo egli osserva crisi la quale si concreta nel decadere di una classe sociale, quella dei medi proprietari borghesi, [e] nellelevamento, ove pi ove meno lento e sensibile, della classe dei contadini. In fondo tutto un vecchio mondo che crolla, tutta una vecchia concezione della vita che scompare. Questi medi proprietari, che hanno costituito e costituiscono tuttora la classe dominante, non hanno saputo nella maggior parte adattarsi al nuovo sistema di vita. Lintensificarsi dei bisogni, lelevamento dei salari li conducono alla rovina. In realt le loro risorse sono state sempre molto limitate; ma lo sono diventate ancor pi oggi per i cresciuti bisogni, per lelevamento dei salari. Oggimai essi potrebbero salvarsi ad una condizione sola, quella di discendere di un gradino la gerarchia delle classi sociali, tornando ad essere proprietari-coltivatori. un sacrificio di vanagloria, che essi dovrebbero fare; il pi doloroso per uomini del Mezzogiorno, e quindi non lo faranno. Essi perci saranno travolti dalla crisi; non riusciranno a superarla. Ma non per questo la crisi non si risolver. Alle spalle di questi condannati e forse gi nellanimo loro, rassegnati alla sconfitta, in molti punti incalza londa della nuova democrazia rurale, sorta dal lavoro. Alludo ai contadini tornati dalla emigrazione, che si affacciano e continueranno ad affacciarsi su questo
106

Ibid.

campo di lotta, sempre pieni di ardore al lavoro, sobri, economi, ma con la mentalit allargata per le nuove idee acquistate e con piccoli capitali, prodotti dai loro risparmi. [] Il tentativo, che fece Zurlo, di creare nel Mezzogiorno, mediante la quotizzazione dei demani, una classe di contadini proprietari, fallito. La crisi sta liquidando il passato e nel caos determinato da un tentativo fatto con mezzi inidonei, lazienda agricola nelle Puglie ha un aspetto di precariet, di mutabilit, di disorganizzazione. Sembrano accampamenti, non aziende agrarie. [] Non vi sono tipi tradizionali da migliorare, ma vi sono tipi da creare, tipi adatti alle condizioni delle singole zone, tipi le cui forme potranno essere, con ipotesi pi o meno fondate, prevedute dallo studioso, ma che saranno determinate solo dallazione spiegata dalle forze sociali in competizione e dai mille e mille oscuri sforzi individuali, quasi sempre mirabili, di cui le Puglie possono andare davvero orgogliose.107

Presutti si sentiva un meridionale: bench nato a Perugia, fu napoletano dadozione e pertanto capiva bene del sud tanto le profonde radici e le viscerali tradizioni, quanto le croniche problematiche e le antiche malattie sociali. Il lavoro svolto in Puglia lo port a un elevato livello di comprensione dei mali dellagricoltura meridionale 108 e, sopratutto delle interconnessioni tra i vari aspetti critici e dannosi, cosa che ne determinava in buona sostanza linsolvibilit. Come indica lapproccio interdisciplinare della relazione, egli sapeva che solo un intervento tout court avrebbe potuto risollevare la situazione. Al termine dellindagine, la creazione di una nuova classe di proprietari-coltivatori appariva a Presutti come una necessaria boccata daria fresca. Tuttavia, la vecchia classe di proprietari non avrebbe (considerando i ben noti fattori culturali meridionali) abbandonato lelevato status e linfluenza che tale posizione riservava loro, mentre i contadini tornati da una temporanea emigrazione,
107 108

ENRICO PRESUTTI, Inchiesta parlamentare, cit., p. 739. Circa la questione agraria nel Mezzogiorno cfr. PIERO BEVILACQUA, Breve storia dellItalia meridionale, Donzelli, Roma 1993; EMILIO SERENI, Il capitalismo nelle campagne, Einaudi, Torino 1968 (in particolare circa la formazione di un proletariato agricolo di massa ed i relativi residui feudali); SERENI, La questione agraria nella rinascita nazionale italiana, Einaudi, Torino 1975. ANTONIO GENOVESI, Il problema della terra, in ROSRIO VILLARI (a cura di), Il sud nella storia dItalia. Antologia della questione meridionale, 2 vol., Laterza, Roma - Bari 1966.

pur possedendo capitali (seppur limitati), il necessario know-how ottenuto altrove e lindispensabile intraprendenza, avrebbero comunque trovato una serie di arretratezze a fare da ostacolo ai propri progetti, non da ultima, come vedremo, la frammentazione della realt insediativa nelle campagne meridionali. Come osserva Piero Bevilacqua:

[] proprio in quei primi decenni del secolo si venne compiendo un rilevante processo di trasformazione sociale, destinato ad avere anche effetti sulleconomia agricola, che ebbe i contadini come protagonisti. [] Tanto nel primo quindicennio del Novecento, quanto dopo la guerra [] si crearono le condizioni perch ampi strati delle popolazioni contadine accedessero alla propriet della terra.109

Sebbene sia indubbio un incremento della qualit produttiva, nonch una trasformazione nellassetto proprietario della terra, la qualit sostanziale dei rapporti di forza tra le classi presenti nel Mezzogiorno rurale rimase inalterata a causa, sostiene Bevilacqua, dell

orizzonte culturale dominante, che rendeva limprenditore agricolo arricchito sufficientemente pago dei propri traguardi, specie se coronati dal riconoscimento ufficiale da parte delle famiglie nobili, alto borghesi, o di pi antica razza patrimoniale. [] In sostanza, lo sviluppo agricolo, se segnava la promozione di nuovi ceti, accresceva la circolazione sociale della ricchezza, innalzava gli standard di vita di strati crescenti di classe media, non rivoluzionava nel profondo le strutture di quella societ. Nonostante linnegabile sviluppo, infatti, lagricoltura era il luogo sociale in cui, appena erosi, si conservavano i vecchi rapporti di un tempo: fitti brevi, contratti agrari a netto favore della rendita fondiaria, monopolio della

109

BEVILACQUA, cit., p. 70.

propriet, soggezione personale dei ceti popolari ai padroni della terra.110

proprio alla luce di queste ricostruzioni posteriori che possibile notare la lungimiranza e lesattezza delle interpretazioni di Enrico Presutti circa la realt rurale del Mezzogiorno ed in particolare delle sue riflessioni relative al retrogrado ceto possidente. Pu sembrare a questo punto quantomeno strano che la monumentale indagine parlamentare con le voluminose relazioni e le proposte dei membri delle varie sottocommissioni non ebbero alcun seguito. Tuttavia, come lo stesso Presutti afferm alla Camera il 10 dicembre del 1921:

[Le proposte fatte dalla Commissione], al contrario di tutte le proposte fatte da ogni altra Commissione parlamentare di inchiesta, non ebbero alcun concreto effetto in provvedimenti che da pubblici poteri emanassero, perch sopravvenne la guerra di liberazione, e i pubblici poteri non poterono dedicare le risorse di cui lAmministrazione poteva disporre, allattuazione di quei provvedimenti che dalla Commissione parlamentare erano proposti.111

Fu cos che Presutti, poco dopo aver conquistato per la prima volta un seggio alla Camera nel maggio del 1921, present allassemblea, come vedremo, una proposta di legge112 che avrebbe potuto contribuire a sciogliere quelle ardue, molteplici problematiche che la Commissione aveva potuto mettere in luce. Il continuato impegno di Presutti alla causa meridionale lo iscrive in una cerchia di intellettuali e politici del tempo che, pur appartenendo sovente alla ricca borghesia, decisero di dedicare le proprie migliori energie a favore delle popolazioni meridionali".113 Questi paladini della questione meridionale furono alcuni tra i pi grandi
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Ivi, pp. 71-72. ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXVI, prima sessione, tornata del 10-12-1921, p.2329. In merito alla quale rimando al cap. 5. BEVILACQUA, cit., p. 75.

intellettuali italiani, studiosi ed insieme uomini politici, che non si limitarono a far conoscere pi analiticamente le condizioni economiche e sociali delle regioni meridionali, ma si impegnarono in una lunga lotta per la loro trasformazione114. Sebbene spesso diversi per orientamento politico, uomini come Francesco Saverio Nitti, Gaetano Salvemini e Luigi Sturzo, furono accomunati da una superiore dedizione per quel loro Mezzogiorno tormentato e, sotto molti aspetti, sconosciuto.

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Ibid.

4 Vita parlamentare, parte prima: La corrente neoliberale di Giovanni Amendola

Il progresso non una legge di natura; il terreno conquistato da una generazione pu essere perduto dalla generazione seguente; il pensiero umano pu fluire lungo strade errate, conducenti alla rovina e alla barbarie. H.L. Fisher, Storia DEuropa

Lexcursus parlamentare di Enrico Presutti indissolubilmente legato ad una delle pi mirabili e audaci figure della storia politica dItalia: Giovanni Amendola 115. Pensatore di matrice spiritualista, dotato di una incrollabile fede nelle istituzioni, e di una rara correttezza nella vita pubblica, denunci la crisi ideologica del liberalismo italiano ridottosi ormai ad una pratica di governo senza basi ideali116 ed entr in polemica con la vecchia ed immobilista classe dirigente. Egli individu le cause di tale condizione in una pi profonda crisi dei valori spirituali e di amor patrio causata dal dissolversi di quelletica nazionale che tanto fu vivida durante il Risorgimento. Per queste ragioni, nel suo pensiero politico egli si rifece alla tradizione liberale della Destra Storica117, quella classe politica, la prima che lItalia unita abbia avuto, che allindomani dellunit si trov a dover affrontare larduo compito di fare dellItalia
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Sulla figura di Giovanni Amendola rimando a: GIUSEPPE PREZZOLINI, Giovanni Amendola, Roma 1925; PREZZOLINI, La prima biografia di Giovanni Amendola, Roma 1926, ora in PREZZOLINI, Amendola e La Voce, Sansoni, Firenze 1973; GABRIELE DE ROSA, Giovanni Amendola e la difesa della democrazia, Roma 1961; GIAMPIERO CAROCCI, Giovanni Amendola nella crisi dello Stato italiano : 1911-1925, Feltrinelli, Milano 1956; nonch a GIOVANNI AMENDOLA, Discorsi politici : 1919-1925, Camera dei Deputati, Roma 1968; infine a Giovanni Amendola : una vita per la democrazia, Atti del convegno (Napoli, 14-16 ottobre 1996 : Salerno, 15 ottobre 1996), Napoli, 1999. ELIO DAURIA, Giovanni Amendola, in AA.VV., Il Parlamento italiano, VOL IX, p. 378. Circa la Destra storica e lItalia liberale mi limito a rimandare agli essenziali: RAFFAELE ROMANELLI, Il comando impossibile : Stato e societ nell'Italia liberale, Il Mulino, Bologna 1995; ROMANELLI, L'Italia liberale: 1861-1900, Il Mulino, Bologna 1997; ALBERTO MARIA BANTI, Storia della borghesia italiana. Let liberale, Roma 1996.

una nazione. Sebbene i componenti di tale classe dirigente fossero uniformi per quanto concerne lestrazione sociale, essenzialmente borghese o alto-borghese, e la provenienza prevalentemente settentrionale, i liberali della Destra Storica [] non costituiscono tanto un gruppo politico-parlamentare e tanto meno un partito ma per lappunto un insieme di pi o meno spiccate singole individualit, un notabilato che gli eventi adunano, che condivide orientamenti e valori, ma che non ha come gruppo n retroterra n tradizioni politiche comuni n programma determinato.118 Tuttavia, considerata la comune estrazione sociale e la diffusa tendenza allosservazione di usi e costumi politici delle altre nazioni europee, dotate di una tradizione liberal-borghese119 maggiormente solida, i membri di tale prima classe dirigente si trovarono a convergere ideologicamente, dando cos vita ad un insieme di valori etici e politici condivisi. [Il liberale] non cede mai a tentazioni dispotiche e difende sempre strenuamente il costituzionalismo statutario e le prerogative del Parlamento, e soprattutto crede profondamente a unidea di libert che manifestazione di intrapresa economica e di libere individualit morali, che civile convivenza di idee e di interessi e rispetto di tutti i cittadini, unidea di libert che fatta di stile, di misura nelle cose e di equilibrio e dunque davversione istintiva per le passioni troppo enunciate, per i clamori e gli eccessi, per tutte quelle idee di massa e di popolo che distolgono lindividuo dal ponderato ossequio allordine naturale del mondo. Non a caso, trovandosi a far propri i valori di una idealit nazionale per linnanzi debolmente sentita, diffider sempre di ogni esaltazione politica che di quellidealit faccia
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ROMANELLI, LItalia liberale, cit., p.25. Circa le classi borghesi europee di fine XIX secolo cfr. JRGEN KOCA (a cura di), Borghesie europee dellottocento, Marsilio, Venezia - Padova 1989, con particolare riferimento ai saggi: RAFFAELE ROMANELLI, Borghesia/brgertum/bourgeoise. Itinerari europei di un concetto, pp. 69-94 e MARCO MERIGGI, La borghesia italiana, pp. 161-185.

strumento per forzare oltre il lecito il corso degli eventi. E quando ci accada, la sua fermezza trae vigore dal sentirsi allaltezza dei tempi, e mai dal desiderio di precederli.120 Questi i principi liberali ispiratori del pensiero politico di Amendola, che fu dunque un fautore del liberalismo inteso come garanzia dellesistente121 pur tuttavia restando in polemica, non solo con radicali e socialisti (dottrine considerate figlie del positivismo) ma anche con gli stessi liberali giolittiani. La prassi politica di Giolitti 122 e del suo mutevole sguito, non esitava, come noto, ad adoperare le arti del trasformismo, dellamalgama e del compromesso al fine di forgiare numerose quanto eterogenee maggioranze al fine di permanere al governo. Queste pratiche, sommate ad un ostinato immobilismo e alla tendenza a procrastinare anche le questioni pi delicate, una volta divenute manifestamente croniche, generarono un duplice disagio. Se da un lato and formandosi tra gli intellettuali e i militanti politici un sentimento di ostilit e di sfiducia nei confronti di Giolitti in particolare e, cosa pi grave, dellistituzione parlamentare in genere, dallaltro risult sempre pi grande il distacco tra il governo legale ed il paese reale, cosa che rese quanto mai arduo raggiungere il traguardo auspicato da parte della classe politica: la formazione di un autentico, grande partito liberale. Nota Alberto Aquarone: Alla radice dei mali presenti nella societ italiana vi era una situazione riassumibile nella formula: Paese giovane e governo vecchio. In altre parole, il governo di Montecitorio non era il governo del paese ed era questo distacco che era necessario sanare al pi presto, se si voleva evitare che la crisi degli ordinamenti costituzionali [] degenerasse ulteriormente fino a travolgere lintero sistema. E per far questo, bisognava chiudere il vecchio libro della politica italiana ed aprire
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ROMANELLI, LItalia liberale, cit., p. 22. Ivi, p. 32. Allinterno della sterminata bibliografia su Giolitti e let giolittiana, rimando almeno a: AQUARONE, LItalia giolittiana, cit.; AQUARONE, Tre capitoli sullItalia giolittiana, cit.; EMILIO GENTILE, LItalia giolittiana, Il Mulino, Bologna 1990; GAETANO SALVEMINI, Il ministro della mala vita e altri scritti sull'Italia giolittiana, a cura di Elio Apih, Feltrinelli, 1962; GIAMPIERO CAROCCI, Giolitti e l'et giolittiana, Einaudi, Milano 1961.

pagina nuova. Chiudere il vecchio libro significava da una parte abbandonare le innumerevoli leggi di carta, pompose di promesse, ma senza organi esecutivi e fondi per attuarle; cancellare il ricordo di governi a base personale, fatti di uomini inerti e inetti scelti solo per quieto vivere; por rimedio al disservizio parlamentare, che accumulava alla vigilia delle vacanze lesame delle leggi pi importanti e controverse in modo da soffocarne poi, fra le impazienze dei deputati, la discussione e il voto.123 Il compito che Amendola si impose fu dunque quello di rigenerare il nocciolo del pensiero democratico-liberale e di far sorgere una nuova classe dirigente, giovane, dinamica ed animata da una consapevolezza etica oltre che da un avanzato senso civico. Ecco come Amendola espresse, nel dicembre del 1910, la sua intima insoddisfazione nei confronti del giolittismo: LItalia come oggi non ci piace. [] Il nostro ideale della vita pubblica e privata [] i nostri valori intellettuali, morali e politici non sono quelli degli uomini che oggi costituiscono la classe dirigente; essi stanno su un livello indiscutibilmente pi elevato.124 In occasione del discorso elettorale che avrebbe sancito il suo primo ingresso in Parlamento nel 1919, Amendola afferm: Il senso storico della democrazia sta non gi, come fraintesero i vecchi partiti, nella critica astratta alle istituzioni che li reggono, bens nello svegliare, dalle profondit della stirpe, uomini nuovi, una nuova classe dirigente.125 Superare dunque la crisi del sistema politico attraverso una forza nuova ed una
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AQUARONE, Tre capitoli, cit., pp. 42-43. AMENDOLA, in La Voce, 1 dicembre 1910, cit. in SALVATORE LUPO, Il fascismo. La politica in un regime totalitario, Donzelli, Roma 2000, p. 132. DAURIA, Giovanni Amendola, cit., p. 378.

rinnovata coscienza etico-politica. A tale scopo Amendola fece appello a tutte le forze democratiche (in particolare a popolari e socialisti moderati) affinch si costituisse un nuovo centro riformatore che rigenerasse la struttura della societ italiana che ancora portava evidenti le cicatrici della Grande Guerra. Era in particolare il contrasto stridente tra paese legale e paese reale a preoccupare lo statista napoletano ed a spingerlo a cercare una maggioranza con ideali innovativi ma anche rappresentativa di una base nella societ civile, che fosse espressione del ceto medio e delle classi lavoratrici. Il suo scopo era in ultima analisi

[]richiamare il liberalismo italiano alle sue responsabilit col prendere le distanze dalla vecchia classe dirigente pronta a cedere ad ogni sorta di compromesso trasformistico []126 Le sue idee ed il suo valore lo portarono ben presto ad una vita parlamentare attiva ed impegnata e, ben presto, ricopr il ruolo di sottosegretario alle Finanze per il cosiddetto ministero delle tre settimane di Nitti (maggio-giugno 1920). Contemporaneamente, la sua influenza presso i colleghi deputati liberali era in continua ascesa, tanto che alla vigilia delle elezioni del maggio 1921 egli era gi considerato uno dei capi indiscussi del partito della Democrazia liberale.127

Ciononostante, tempi duri correvano per chi aveva a cuore il rispetto della legalit ed in odio i colpi di mano e le violenze: infatti le barbarie fasciste andavano progressivamente inasprendosi (nel corso dellanno i Fasci da Combattimento si moltiplicarono: da poco pi di un centinaio superarono le due migliaia). Contemporaneamente, loccupazione delle fabbriche naufragava nellindifferenza del Governo e le elezioni anticipate erano vicinissime.
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DAURIA, LUnione Nazionale delle forze liberali e democratiche, in AA.VV., Il Parlamento italiano, VOL IX, p. 135. DAURIA, Giovanni Amendola, cit., p. 380.

[] era il quadro stesso della legalit e del regime vigente in Italia fin dallunit ad esserne [dallazione fascista] sempre pi esplicitamente investito nei suoi principii e nelle sue strutture.128 Com noto, lallora Presidente del Consiglio Giolitti invit i fascisti ad accedere alle liste elettorali del Blocco Nazionale, insieme con la stessa corrente di liberali giolittiani e con i nazionalisti, onde affrontare le imminenti elezioni. Tale apertura, che a posteriori pu essere letta come un atto di suicidio dello Stato liberale per mano dello stesso capo del governo, si spiega considerando la strategia elettorale dello statista piemontese. Egli, infatti, fedele alla tradizione trasformista della vecchia classe dirigente, teoricamente incompatibile sia con la destra che con la sinistra di quel momento politico, intendeva assorbire nella propria corrente una delle forze in dinamico contrasto, onde riprendere ancor pi saldamente il potere. Purtroppo, ci non gli era possibile n con i socialisti n con i popolari, correnti che rifiutavano di appoggiare il governo, sicch Giolitti ritenne opportuno aprire ai fascisti, con lintento di costituzionalizzarli in un secondo momento. Dalla parte di Giolitti vi erano in tutto ci due elementi, luno di sopravvalutazione e laltro di sottovalutazione: sopravvalutazione della spinta eversiva ancora attribuita alla sinistra, sottovalutazione delle capacit di azione autonoma del fascismo e di Mussolini e della loro possibilit e volont di non farsi assorbire in una strategia di normalizzazione della classe politica al potere per superare lemergenza del biennio rosso.129 Costituzionalizzare i fascisti: una tematica diffusa tra i politici del tempo. Tuttavia per molti di essi, ci era semplicemente sinonimo di strumentalizzarli per i propri fini, i
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GALASSO, La crisi dello Stato liberale, in AA.VV., Il Parlamento italiano, VOL X, p. 48. Ivi, p. 49.

quali erano invariabilmente quelli di rimanere al potere. Per un politico dotato di una coscienza etica ed istituzionale come Amendola, era invece sinonimo di ricondurli alla legalit, subordinando un qualunque inserimento nellarea di governo allo smantellamento delle squadre paramilitari. Bisognava agire: ricompattare e ricucire il frammentato panorama costituzionalista, richiamando chiunque avesse vera fede nella democrazia parlamentare ad opporsi ad una situazione che rischiava di dilagare e degenerare man mano che la vera natura eversiva e reazionaria del fascismo veniva a galla. Le speranze di Giolitti furono [] largamente deluse alle urne; le forze costituzionali non ripresero il controllo della Camera, popolari e socialisti videro confermate le loro posizioni pur non pi in espansione, il neonato partito comunista raccoglieva un non trascurabile suffragio, i fascisti guadagnarono ben 35 seggi [].130

Le elezioni del maggio 1921 videro Amendola confermato con un notevole numero di suffragi, sebbene a seguito di unaspra battaglia elettorale, ancor pi ardua perch fu osteggiato dallautorit prefettizia al servizio del capo del governo. Contemporaneamente, nei collegi di Napoli e di Benevento, venne eletto il cinquantunenne Enrico Presutti131, iscritto al gruppo della Democrazia Sociale, corrente politica caratterizzata da una considerevole presenza massonica 132. Amendola, ormai vero punto di riferimento dei gruppi democratico-costituzionali, fedele al suo obiettivo di formare un compatto gruppo di oppositori democratici, nel novembre dello stesso anno, fuse i gruppi parlamentari della Democrazia Liberale e della Democrazia Sociale, dando cos espressione
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vita ad un unico gruppo democratico schieramento di forze

di

un

largo

Ivi, p. 50. Opt poi per la circoscrizione di Benevento. Cfr. a riguardo LUCIO DANGELO, La democrazia radicale tra la prima guerra mondiale ed il fascismo, Roma 1990.

intermedie133 . Fu questa loriginaria occasione di convergenza delle vite parlamentari degli On. Amendola e Presutti i cui spiriti battaglieri ed irriducibili, come vedremo, non mancheranno di cooperare e lottare per i fini comuni della giustizia e della legalit. Tuttavia il gruppo della Democrazia Sociale non fu completamente assorbito in quello amendoliano; infatti, parte di esso (tra cui la sezione siciliana cui faceva capo Giovanni Antonio Colonna di Cesar) rimase indipendente, per poi confluire nelle fila del fascismo e collaborare al primo governo Mussolini. La corrente neoliberale capeggiata da Amendola, cos arricchita di nuovi uomini, nel giro di circa sette mesi comp un secondo, decisivo passo avanti nel percorso di rinnovamento e raggruppamento delle forze parlamentari democratiche ed antifasciste. Nel giugno del 1922, infatti, fu fondato un nuovo partito, nato da una ulteriore fusione del gruppo di Democrazia liberale e Democrazia sociale con alcuni gruppi della vecchia classe dirigente moderata: nacque cos il Partito Democratico Italiano. Tutti gli sforzi dei democratici costituzionalisti e quelli di Amendola e del suo manipolo di agguerriti deputati non valsero comunque a fermare la funesta Marcia su Roma del 28 ottobre 1922. La notte precedente, Amendola sostenne fermamente la necessit dellimpiego dellesercito per ristabilire lordine in tutto il paese, opinione che, comunque era largamente condivisa. La storia dellItalia si preparava ad una svolta. I liberali amendoliani avevano previsto questo andamento, avevano cercato a tutti i costi di evitare una pericolosa caduta dallirrinunciabile stato di legalit. Si giunse cos al governo Mussolini; non era ancora la dittatura, ma ne era la premessa essenziale. Una volta giunto al governo, il fascismo non cancell di colpo le istituzioni italiane, ma procedette per gradi a snaturarle, in modo da non sortire lindesiderato effetto di spaventare i propri fiancheggiatori che, probabilmente, avrebbero avuto ancora modo di rovesciare la situazione.

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DAURIA, LUnione Nazionale, cit., p. 135.

Circa un anno dopo la marcia su Roma, in previsione di nuove elezioni, venne approvata la discussa legge elettorale Acerbo, che avrebbe garantito un premio di maggioranza senza precedenti alla lista di candidati che avesse conseguito il maggior consenso elettorale. Fu una dura battaglia134 in aula per Amendola, Presutti ed altri oppositori, che tuttavia, fu destinata al fallimento: la legge fu approvata il 18 novembre 1923. Sostenuti da una simile legge elettorale, i fascisti presentarono alle elezioni (le ultime autentiche anche se viziate nella forma e condizionate dalla violenza squadristica) il loro listone, con il quale raccolsero quasi quattro milioni e mezzo di voti. Una lotta dura, impari per le opposizioni che, tuttavia, non furono completamente abbandonate dal proprio elettorato, racimolando una quantit di suffragi pari a pi della met di quanto and al listone. Amendola si present a capo di una lista di opposizione costituzionale: fu rieletto per la circoscrizione della Campania, mentre troviamo Enrico Presutti confermato per le circoscrizioni di Abruzzi e Molise e Campania135. Nelle elezioni del 1924 tutte le forze costituzionali di opposizione si trovarono accomunate dallunico obiettivo di avversare Mussolini. Quello di polarizzare le opposizioni era invece, come sappiamo, per Amendola una missione di vecchia data; fu per proprio la naturale convergenza sperimentata nella tornata elettorale che lo spinse a continuare sullantica strada di rinnovare la democrazia liberale onde affrontare la sfida posta dal fascismo in maniera forte e decisa. Da queste premesse prese le mosse il tentativo di Amendola di modernizzare la classe politica che nella pratica della lotta passava necessariamente attraverso la fondazione di un partito nuovo che riassumesse in s non solo lesigenza di far spazio ad una nuova classe dirigente, ma si facesse portavoce altres delle aspirazioni sinceramente democratiche della parte pi avanzata del liberalismo italiano protesa verso unidea di Stato capace di vivere ed operare come creazione
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In merito alla quale rimando al capitolo successivo. Opt il 15 novembre per la circoscrizione di Abruzzi e Molise.

del diritto e perci come garante del diritto di tutti.136 Un partito nuovo e, di conseguenza, un nuovo partito. Il progetto di Amendola e del suo gruppo consisteva ormai, visto il relativo successo elettorale degli antifascisti, nella fondazione di quello che potrebbe essere definito un partito aperto. Unidea originale ed avanzatissima considerando il momento storico, la cui prassi politica era basata ed inquinata dal personalismo dei notabili. La valenza inedita e potenzialmente efficace consentiva [] da un lato, di collocarsi al di sopra delle parti e, dallaltro, di lasciare ai vari raggruppamenti una certa autonomia organizzativa che avrebbe permesso, con la costituzione di una sorta di patto federato, di convogliare sotto un'unica bandiera le disperse energie.137 Questa nuova formazione cominci a prendere corpo proprio nella terra natale di Amendola, la Campania, che pure aveva regalato alla lista Opposizione costituzionale il secondo migliore risultato nelle ultime elezioni. Dopo un breve periodo trascorso lavorando e dando avvio a contatti politici, fu possibile la costituzione dellUnione Meridionale (20 maggio 1924), primo e pi importante nucleo del futuro partito a cui si tenter di dare, invece, diffusione nazionale, anche se risulter sempre pi forte nel Mezzogiorno e nelle isole.138 Questo febbrile ed incessante lavoro di ricucitura e mediazione port cos alla nascita dellembrione di un nuovo assetto che sembrava poter scuotere la politica, la societ civile e la corona dal cieco torpore nel quale sembravano caduti. Cos si giunse alla svolta che avrebbe portato al regime. Il 10 giugno, a Roma,
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DAURIA, LUnione Nazionale, cit., p. 135. Ivi, p. 136. Ivi, p. 135.

Matteotti venne aggredito, caricato su una macchina e assassinato; il suo corpo sarebbe stato trovato di l ad un mese nel bosco della Quartarella. Lindignazione fu enorme, perch si vide che il terrorismo dilagava ormai nel cuore della nazione. Ci furono manifestazioni spontanee e soprattutto nelle grandi citt fu difficile, in quei primi giorni, trovare un fascista che si dichiarasse tale.139 Il delitto Matteotti140 nel giugno 1924 rappresent un punto di svolta. Lassassinio del deputato socialista gener un momento di panico che non manc di tenere col fiato sospeso tutta lItalia: indistintamente, il governo e le opposizioni seppero che dopo quanto era accaduto, la vita del Paese aveva passato il punto del non ritorno. Il governo vacill per lenormit dellaccaduto, le illusioni di quanti erano venuti a patti con il fascismo nella convinzione di poterlo addomesticare o che la prima ora di forza bruta sarebbe rifluita, si sciolsero come neve al sole. I fascisti, sei mesi dopo, con il mezzo colpo di stato del 3 gennaio trassero nuova, macabra forza dallefferato omicidio assumendosi la responsabilit politica e storica della morte di Matteotti. Ogni parlamentare antifascista si trov a temere per la propria vita, anche se questo li aiut a superare ulteriormente le differenze ed i conflitti intestini. Unirsi ancora di pi contro la barbarie: il progetto degli amendoliani di unit e fusione delle opposizioni poteva trovare nella triste morte di un collega, sebbene di un diverso partito, o magari appunto per questo motivo, nuova propulsione e nuovo efficace dinamismo. Eppure tutto questo non sembrava pi sufficiente. Il delitto Matteotti accentu in lui [Amendola] la convinzione che la battaglia parlamentare non era pi sufficiente per combattere il fascismo e che era necessario passare ad unazione pi decisa in modo da creare nel Paese un forte movimento dopinione pubblica contraria al partito di governo.141
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LUPO, cit., p. 183. Tra le molteplici ricostruzioni del delitto di Giacomo Matteotti, riamando a quella di MAURO CANALI, Il delitto Matteotti, Il Mulino, Bologna 1997. DAURIA, Giovanni Amendola, cit., p. 384.

Fu lora della secessione dellAventino142, concepita da Amendola come sede della legalit effettiva in contrapposizione di quella formale rappresentata dalla Camera dominata dai fascisti. La crisi spingeva verso una generale radicalizzazione. Nel paese si moltiplicarono i pronunciamenti contro il governo [] e finalmente si cre uno schieramento antifascista in Parlamento: lopposizione costitu un comitato comprendente popolari, amendoliani, demosociali e partiti di sinistra, che il 27 giugno avrebbe abbandonato le sedute della Camera salendo, come si disse, sullAventino. In aula restarono una pattuglia di liberali e i comunisti. LAventino, sotto la guida di Amendola, elev unestrema protesta [] coinvolgente lo stesso Mussolini, e si pose in attesa che il governo cadesse da s, o che venisse rovesciato dal monarca.143 Fu una migrazione delle forze costituzionali causata da una sostanziale incompatibilit ed incomunicabilit tra le parti. Gli scopi erano quelli, oltre alloriginario progetto di Amendola di serrare le fila degli antifascisti, di mettere in condizione di non operativit il Parlamento, scuotere lopinione pubblica e persuadere il re ad agire, manifestandogli la grave crisi istituzionale. Gli aventiniani scrissero nel loro Manifesto costitutivo: [] si rilevata lesistenza di una organizzazione chiamata, al di fuori della legge, alla esecuzione di condanne contro gli oppositori politici; ed una tale organizzazione si trova che innestata nello stesso organismo di governo e diretta da persone di fiducia del capo di questo. E oltre: Necessariamente, le circostanze del delitto, consumato sopra un deputato, a Camera
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Cfr. a proposito DE ROSA, cit. ; ARIANE LANDUYT, Le sinistre e l'Aventino, Milano, 1973. LUPO, cit., p. 186.

aperta, per lintuitiva ragione dei suoi legittimi atti e parole in Parlamento, rendono impossibile alle Opposizioni, finch durino le circostanze presenti, la partecipazione ai lavori della Camera.144 Uno scisma, dunque, basato sulle pi elementari questioni morali. Gli aventiniani aggiunsero, in chiusura del proprio Manifesto, che sarebbero tornati in aula solo in seguito al ripristino della legalit nel Paese ed in particolare allo smantellamento delle milizie fasciste ed alla reintegrazione della sola autorit della legge. Molto stato discusso in sede storiografica sulla validit e sullopportunit della secessione dellAventino in quanto strumento di lotta politica; considerando laggravarsi dellisolamento delle opposizioni e la quasi totale libert dazione che fu lasciata al governo Mussolini sulla Camera, gran parte dei commentatori ha letto la secessione come un grave errore politico. Tuttavia, anche difficile immaginare un differente corso dazione che avrebbe potuto sortire effetti migliori. Osserva Gabriele De Rosa: Come rovesciare il fascismo, che aveva ben stretto, nelle proprie mani, polizia e milizia e prefetti e buona parte dellesercito? Come potere trasformare londata di indignazione popolare in una concreta azione insurrezionale, quando tutte le organizzazioni erano prostrate, quando le leghe erano state distrutte? [] E poi, quali parole dordine, quali obiettivi comuni si dovevano indicare al popolo per rovesciare il legame potente che si era stabilito tra il fascismo, i sindacati dei proprietari di fabbrica, il nazionalismo cortigiano e militarista, gli agrari e la vecchia burocrazia massonica?145 Che si approvi o gli si attribuisca la colpa, anche parziale, per la successiva recrudescenza della stretta autoritaria fascista, la secessione dellAventino fu un atto di estremo coraggio, uniniziativa che intendeva porre le basi per la continuazione della lotta politica. Amendola ed i suoi, nel promuovere ed animare politicamente lo
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Cit. in Il Parlamento italiano, cit., VOL X, p. 128-129. DE ROSA, cit., p. 7.

scisma,

stavano

in

primis

incoraggiando

colleghi

spingersi

oltre

nellopposizione. Tanto pi il fascismo fosse andato avanti nella spirale di violenza e repressione, tanto pi le forze democratiche avrebbero dovuto inasprire la propria lotta di legalit e giustizia. Creare unalternativa politica, uno spiraglio, fu un atto temerario, facilmente criticabile a posteriori poich destinato a fallire, ma Amendola ed i suoi stretti collaboratori dimostrarono ancora una volta fermezza ed una indiscutibile lungimiranza storica che contribu a fare dellantifascismo un vero movimento politico. Il delitto Matteotti e la secessione dellAventino fornirono dunque un forte elemento di coesione per le formazioni democratiche e ci permise ad Amendola di fare considerevoli passi avanti sulla strada della costituzione del nuovo partito aperto che racchiudesse tutta la realt antifascista del mondo politico. Un primo passo era stato fatto con la fondazione dellUnione Meridionale, ma Amendola sapeva di non poter ridurre questo enorme potenziale a sua disposizione in un ambito ristretto, esclusivamente meridionale.146 Lidea era infatti quella di reclutare gli iscritti su base regionale, sulla scorta di quanto accaduto in Campania, per poi federare tutti i gruppi cos costituiti in unUnione Nazionale 147 flessibile ma compatta. A questo scopo, durante lestate del 1924, vennero presi molti contatti con gli altri gruppi democratici del paese. Durante il mese di agosto, si andarono diffondendo in tutto il paese gruppi di opposizione democratica, tra cui limportante Unione Democratica Romana. Fu cos che l8 novembre dello stesso anno Amendola pot riunire al congresso costitutivo dell Unione Nazionale delle forze liberali e democratiche una buona parte di intellettuali e ceto medio che andavano dalla sinistra liberale fino alle sfumature pi avanzate di radicalismo e della democrazia148 che avevano aderito allappello di unit ed intendevano fare parte della nascente formazione di opposizione unita. Il 3 gennaio 1925 Mussolini pronunci alla Camera il noto discorso, poi definito del
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148

DAURIA, LUnione Nazionale, cit., p. 135. In merito cfr. SIMONA COLARIZI, Per un partito dei ceti medi: lUnione nazionale di Giovanni Amendola, in Storia contemporanea, 1973, 2. DAURIA, LUnione Nazionale, cit., p. 136.

mezzo colpo di stato, in cui attuava il primo serio giro di vita allautoritarismo del suo regime. Senza mezzi termini assunse la responsabilit politica, morale, storica di tutto quanto avvenuto, con ovvi quanto inquietanti riferimenti impliciti a Matteotti; senza mezzi termini minacci di stroncare in pieno definitivamente la sedizione dellAventino. Immediatamente dopo furono inviate ai prefetti varie ordinanze con le quali si disponeva, tra laltro, la chiusura di ritrovi sospetti dal punto di vista politico, lo scioglimento di organizzazioni che potessero raccogliere elementi sediziosi o turbolenti, vigilanze, rastrellamenti e perquisizioni. Osserva Salvatore Lupo: Le pur modeste garanzie sancite dallo Statuto albertino a tutela delle pubbliche libert furono liquidate come anticaglie che non potevano frenare la modernit fascista: lo Statuto, o signori proclam il duce non pu essere un gancio al quale si debbano impiccare tutte le generazioni.149 Dopo questi eventi, sia lAventino che lUnione Nazionale, legati da una sorta di cordone ombelicale politico, non poterono pi restare gli stessi. Il primo cominci ad indebolirsi, sia dallinterno, per le divergenze circa leventualit di tornare in aula, che in conseguenza dei durissimi provvedimenti di cui sopra. Tali problematiche non mancarono naturalmente di investire lUnione Nazionale, nonostante gli sforzi di Amendola per tenerla unita. Tuttavia, risult alla fine piuttosto chiaro che lUnione non era pi lo strumento maggiormente idoneo ad affrontare la situazione che precipitava. Onde permettere un ulteriore riallineamento delle ormai stremate forze democratiche, tra il 14 e il 16 giugno 1925 si tenne il primo nonch ultimo congresso dellUnione Nazionale, cui parteciparono i pi autorevoli esponenti della nuova generazione della liberaldemocrazia italiana150 tra cui, sempre fedele alla propria corrente e alla causa dellantifascismo, Enrico Presutti. Prodotto del congresso fu il partito della Grande Democrazia:
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LUPO, cit., p. 191. DAURIA, Giovanni Amendola, cit., p. 385.

Il partito politico dei ceti medi [] composto da quegli strati della piccola e media borghesia intellettuale e imprenditoriale che costituzionalmente non facevano parte di nessun partito ma che erano sensibili ai richiami di ordine e stabilit. In definitiva un grande partito di centro con base di massa, in cui le masse, ammaestrate dallesperienza alla necessaria disciplina e riconciliate con la Patria e con lo Stato, si ponessero in una posizione mediana rispetto agli opposti estremismi.151 Allinterno del congresso, Amendola tenne un discorso di massima importanza, in cui riafferm i principi dello Stato legale, della intransigenza della lotta al fascismo e del valore morale di questa intransigenza come esempio per le generazioni future.152 Se pure qualche dubbio poteva residuare tra i fascisti circa la fermezza e la tenacia della lotta di Amendola contro il fascismo, questo discorso lo fece considerare ormai, al di l di qualunque tentennamento, lavversario pi irriducibile del regime. Naturalmente, a chi considerasse larena politica alla stregua di un campo di battaglia, risult necessario procedere a misure estreme nei confronti del nemico. Aggredito per lennesima volta a bastonate in via dei Serpenti a Roma il 25 luglio 1925 (oltretutto con la connivenza delle autorit), Amendola non si riprese mai pi dalle percosse ricevute e ripar a prima a Parigi e poi a Cannes, per ricevere cure mediche che, com noto, non gli valsero a nulla: si spense il 7 aprile del 1926. Latteggiamento fascista di profondo ed inumano spregio per Amendola forse al meglio rappresentato dal commento che fece Il Selvaggio153 allaggressione del deputato liberale: Schopenhauer dice: quando io schiaccio una mosca chiaro che io non uccido la cosa in s. I Selvaggi dicono: quando schiacciamo a manganellate Giovanni Amendola, chiaro che noi non abbiamo ucciso la cosa in s, e nemmeno il suo
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Ivi, p. 386. Ivi, p. 385. Rivista dello squadrismo toscano diretta da Mino Maccari.

fenomeno, ma ce ne dispiace, francamente ce ne dispiace.154 La corrente politica di Amendola non gli sopravvisse a lungo: decapitato, il partito della Grande Democrazia venne sciolto nellautunno successivo. Ci che rimaneva degli aventiniani, il 9 novembre 1926 fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare, in seguito allapprovazione (unanime) di una mozione in tal senso di Augusto Turati: La Camera, considerato che i deputati sotto nominati nel giugno del 24, presentando una questione morale nei confronti del Capo del Governo e di questAssemblea, fecero atto esplicito e pubblico di secessione; considerato che tali deputati continuarono a svolgere, da allora ad oggi, usando delle prerogative e delle immunit parlamentari, opera di eccitamento e sovvertimento contro i poteri dello Stato; ritenendo che essi siano venuti meno alla prescrizione precisa dellarticolo 49 dello Statuto: quella di esercitare la funzione di deputato col solo scopo del bene inseparabile del Re e della Patria: dichiara tali deputati decaduti dal mandato parlamentare.155 Seguiva la lunga lista degli aventiniani, tra i quali si leggono nomi quali: Berlinguer Mario, Bracco Roberto, De Gasperi Alcide, Gramsci Antonio, Labriola Arturo, Presutti Enrico, Turati Filippo. Nel successivo svolgimento della mozione furono di volta in volta offesi, derisi, tacciati di vilt e di non aver recepito la grandezza e lineluttabilit storica della rivoluzione fascista. Lon. Augusto Turati giunse a dichiarare: Non pi un contrasto fra partito e partito, fra Governo e naturale opposizione; la
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Il Selvaggio, 9-16 agosto 1925, cit. in LUPO, cit., p. 186. ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXVII, Prima sessione, Tornata del 9 novembre 1926, p. 6389.

lotta fra un popolo e un gruppo di rinnegati.156 Poco dopo lon. Del Croix prese la parola per aderire con entusiasmo alla proposta e per sottolineare alcuni aspetti salienti; infatti a met del suo discorso fece alcune considerazioni che ben sintetizzano la portata di quanto accadeva in quella seduta: Si pu dire che con le leggi che sono state votate fino a ieri, e con le leggi che voteremo oggi e domani, negato in Italia il diritto di opposizione. Io nego che vi sia unopposizione. Non vi pu essere opposizione in un periodo rivoluzionario. [] Noi assistiamo ad una rivoluzione evolutiva, a fasi lente, successive e visibili. Quando la rivoluzione sar compiuta [] allora lopposizione potr riprodursi e potr riprodursi il libero giuoco dei partiti. Oggi no.157 In apertura di sessione era stata fatta una votazione per effettuare durgenza la discussione e la deliberazione della mozione di Augusto Turati: sui 342 presenti, solo 10 risultarono contrari. In seguito alla discussione, si procedette alla votazione per alzata: la mozione fu approvata allunanimit. Una voce url: E i dieci? Se ne sono andati?. Lo stesso giorno, poco dopo, fu discusso e poi approvato il disegno di legge: Provvedimenti per la difesa dello Stato, che reinseriva nellordinamento italiano la pena di morte (abolita nel 1889 con il codice Zanardelli) per reati politici quali lattentare alla vita dei reali o del Capo del Governo. Larticolo 4 recitava: Chiunque ricostituisce, anche sotto forma o nome diverso, associazioni, organizzazioni o partiti disciolti per ordine della pubblica autorit, punito con la reclusione da tre a dieci anni, oltre linterdizione perpetua dai pubblici uffici. Chi fa parte di tali associazioni, organizzazioni o partiti punito, pel solo fatto della partecipazione, con la reclusione da due a cinque anni, e con linterdizione perpetua dai pubblici uffici. Alla stessa pena soggiace chi fa, in qualsiasi modo, propaganda
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Ivi, p. 6392. Ivi, p. 6393.

della dottrina, dei programmi e dei metodi dazione di tali associazioni, organizzazioni o partiti.158 Se anche Amendola non fosse stato ucciso, avrebbe avuto vita difficile nel tentativo di guidare il suo gruppo di stretti collaboratori e tutti i deputati costituzionalisti verso la nascita di una compatta opposizione. La botte era chiusa e sigillata. Non si pu oggi, a posteriori, che condividere le parole pocanzi citate dellon. Del Croix circa la possibilit di fare opposizione a seguito dei provvedimenti di quel periodo. Solo il fuoco, la morte e lodio della guerra avrebbero sciolto questo nodo epocale ed insegnato nuovamente allItalia ci che i liberali di Amendola avevano sempre sostenuto, anche a carissimo prezzo: il valore irrinunciabile della libert politica.

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Ivi, p. 6397.

5 Vita parlamentare, parte seconda:

Lattivit parlamentare di Enrico Presutti

Tu sei un uomo, Winston, tu sei lultimo uomo. La tua specie estinta; noi ne siamo gli eredi. Ti rendi conto che sei solo? Tu sei fuori dalla storia, tu non esisti. George Orwell, 1984

Come si visto nel precedente capitolo, nella tornata elettorale del maggio 1921, Enrico Presutti fu eletto alla Camera in ben due circoscrizioni, Napoli e Benevento, tra le quali scelse la seconda, forse perch, in qualit di ex-sindaco di Napoli, desiderava offrire ai suoi elettori la pi completa trasparenza. Una volta conquistato il seggio parlamentare, Presutti si dedic sin da subito a cercare attivamente una soluzione ai problemi che aveva potuto osservare durante i mesi dellinchiesta svolta in Puglia. Nel tentativo di sciogliere almeno alcuni dei pi intricati nodi che costituivano le problematiche condizioni del Mezzogiorno rurale, egli prepar una proposta di legge: Per favorire le costruzioni di case coloniche e villaggi rurali nel Mezzogiorno e nelle isole che fu presentata e letta una prima volta il 23 luglio, reiterata il 3 agosto e infine svolta in aula il 10 dicembre del 1921. Nellintroduzione allelencazione degli articoli, l'onorevole Presutti denunci la cattiva dislocazione abitativa nelle campagne meridionali, in particolare sottolineando la nociva prevalenza di grossi borghi che se per il numero degli abitanti meriterebbero di essere considerati come centri urbani, per la composizione della popolazione, non sono che borghi rurali159. Tale assetto abitativo comportava la mancanza di unappropriata dislocazione uniforme e la lontananza tra il posto di lavoro del contadino ed il suo domicilio: condizioni queste che rendevano oltremodo difficile
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ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXVI, documenti-disegni di legge e relazioni, n. 1153, p.1.

una pi assennata razionalizzazione delle risorse e determinavano oltretutto limpossibilit di considerare le variegate ed intense colture che tanto avrebbero giovato alla ripresa dellarea. Infatti, la prevalenza della monocultura di retaggio latifondistico causava oltretutto notevoli e dannosi periodi di disoccupazione stagionale cui seguivano periodi lunghi di lavoro, cosa che naturalmente causava disagio alla classe contadina a causa della discontinuit del reddito, oltre a costituire uno spreco di forza lavoro. Agevolare ed in parte finanziare la costruzione di case coloniche avrebbe armonizzato e resa omogenea la distribuzione della presenza contadina, l dove invece la colonizzazione rimaneva ancora un fenomeno sporadico e basato sul sacrificio del singolo. I villaggi rurali avrebbero invece costituto quella via di mezzo tra la casa colonica isolata ed il grande borgo rurale, in modo da accorciare sensibilmente la distanza tra la casa del coltivatore ed il suo campo. Colonizzando estensivamente il territorio era possibile sovvertire il vecchio e poco efficace paradigma della grande azienda monoculturale che, non solo permetteva uno sfruttamento limitato delle potenzialit del suolo, ma privava anche la classe contadina degli strumenti per trasformarsi in quella nuova classe di coltivatoriimprenditori che gi era stata vista da Presutti, ai tempi della relativa inchiesta parlamentare, come il primo passo verso luscita dalla stagnate situazione che ivi permaneva.

[] la costruzione di borgate rurali deve essere fatta in modo da creare condizioni tali da permettere di avviare i salariati agricoli a trasformarsi in piccoli intraprenditori, da ovviare allinconveniente proprio della grande azienda di procurare ai lavoratori periodi di intensa lavorazione susseguiti da periodi di disoccupazione. [] Su tali piccoli lotti, gli usuari potranno praticare culture diverse da quelle praticate nelle vicine grandi aziende: onde i lavoratori potranno impiegare i giorni di disoccupazione, che loro lasciano le grandi aziende vicine, nelle quali sarebbero occupati come salariati, nella coltivazione dei propri piccoli

lotti.160

Questa grande opera di ristrutturazione del tessuto abitativo-lavorativo del meridione rurale non poteva per aver luogo senza il sostegno dello Stato e delle sue finanze. Troppo a lungo era stata esclusivamente la sporadica iniziativa del singolo a fare da esempio della validit della policoltura e della media e piccola azienda agraria. Il sacrificio [da parte] dello Stato che Presutti invocava non si giustificava solo con considerazioni di ordine sociale, morale e politico, ma anche con una ovvia considerazione di ordine economico. Le mire erano dunque quelle di ordine e giustizia sociale, ricchezza produttiva ed equa allocazione delle risorse economiche dellItalia tra tutte le classi sociali e tra tutte le aree del Paese. Quando il 10 dicembre Presutti fu invitato a svolgere in aula la propria proposta di legge, egli illustr eloquentemente alla Camera lobbligo, anzitutto morale, cui il Governo doveva attendere nellavvicinare il lavoratore alla terra161 e nel permettere la trasformazione dei salariati agricoli in piccoli intraprenditori162, punto sul quale non mancava di insistere. Aggiunse che tale politica avrebbe permesso una pi vasta applicazione di quel meraviglioso strumento di trasformazione agraria che in alcune regioni, segnatamente nella Puglia, stato il contratto di affitto a miglioria.163 Si riferiva naturalmente allenfiteusi164, i cui ottimi risultati aveva potuto osservare durante linchiesta parlamentare in Puglia. Concludendo, Presutti ricord le parole che il senatore Cappelli (vicepresidente della Commissione dinchiesta) ebbe nel constatare che i contadini meridionali, nonostante lincuria dello Stato, erano riusciti a sottrarsi allo stato di miseria causato dal ribasso dei prezzi agricoli: Io ringrazio Iddio che prima di chiudere gli occhi alla luce mi ha permesso di vedere i miei fratelli che con le sole loro forze si sono redenti e si sono estolti dalla miseria in
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Ivi, p. 2. ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXVI, prima sessione, tornata del 10-12-1921, p. 2330. Ibid. Ibid. Antico istituto giuridico, la cui costituzione prevista per periodi lunghi o in perpetuo, che prevede da parte del proprietario di un bene immobile (direttario) la cessione ad altri (enfiteuta) del godimento del fondo dietro pagamento di un canone (normalmente annuario) e limportante obbligo di migliorare le condizioni del fondo stesso.

cui erano caduti165. Dopo di ci, Presutti asser energicamente che i pubblici poteri non potevano limitarsi a quelle parole di pregio, e che fosse altres preciso dovere delle istituzioni mettere i contadini meridionali nelle condizioni di progredire ulteriormente sulla strada dellemancipazione morale e materiale sulla quale essi si erano gi con fatica autonomamente disposti. Alla proposta di legge Presutti rispose lo stesso ministro dellagricoltura del primo governo Bonomi, Mauri. Il ministro fece presente che gi il Governo si era in tal senso mobilitato, stanziando sul bilancio ministeriale un fondo di due milioni destinati a rimborsi di interessi su mutui contratti per la costruzione di case coloniche. Un provvedimento simile, per alcuni versi, anche se la proposta di legge di Presutti prevedeva uno stanziamento di cinque volte superiore ed un impegno non solo quantitativamente superiore. In merito alla relativa esiguit dellintervento il ministro aggiunse: I mezzi di cui oggi il potere esecutivo pu disporre sono dati dallo stanziamento della legge 20 agosto166; ma io mi sono preoccupato di preparare un notevole passo innanzi, e lho fatto col disegno di legge sul latifondo, in quanto non accontentandomi di quellarticolo 45 del progetto precedente, in base al quale possono essere costruiti dei consorzi obbligatori per la costruzione di case di abitazione per contadini, ho proposto degli articoli aggiuntivi, i quali permettono anche la costruzione obbligatoria di centri di colonizzazione, che corrispondono, anzi sono identica cosa, mutato il nome, con la borgata rurale di cui tratta la proposta dellonorevole Presutti.167

Ci detto, la proposta fu presa in considerazione, ma sostanzialmente ogni discussione in merito fu rimandata allo svolgimento della futura legge sul latifondo e la proposta di legge Presutti non ebbe pi, in tale forma, seguito.
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ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXVI, prima sessione, tornata del 10-12-1921, p. 2331. Legge relativa a provvedimenti contro la disoccupazione che destinava parte della cifra destinatavi alla costruzioni di case coloniche. ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXVI, prima sessione, tornata del 10-12-1921, p. 2332.

La discussione su tale disegno di legge (che ebbe nome Trasformazione del latifondo e colonizzazione) prese buona parte dei lavori parlamentari svoltisi tra il giugno ed il luglio del 1922. In questa occasione Presutti non manc di far sentire la propria voce e di illustrare limpidamente ai colleghi le sue proposte ed i suoi emendamenti basati sullesperienza accumulata nella ricerca, la profonda conoscenza del diritto ed il senso di giustizia che lo caratterizzava. La problematica di fondo consisteva nel decidere le modalit di espropriazione dei latifondi e della relativa concessione a terzi; unespropriazione tout court sarebbe stata per eccessivamente onerosa per lo Stato dal punto di vista finanziario, visto lobbligo di versare unindennit al latifondista. Lonorevole Presutti in quelle settimane difese e promosse ladozione dellistituto dellenfiteusi, che veniva considerato nel disegno di legge solo in merito ai beni degli enti morali. Di origine medievale, lenfiteusi aveva costituito, nellItalia meridionale, il primo passo verso labolizione della feudalit. Secondo Presutti, grazie alla concessione obbligatoria in enfiteusi, sarebbe stato possibile ovviare alla scarsit di risorse allocate per i provvedimenti in ambito agrario e, inoltre, si sarebbe cos adottato un sistema maggiormente flessibile; altro grande vantaggio dellistituto consisteva nellobbligo dellenfiteuta di migliorare il fondo. Si trattava di un dispositivo economico, versatile e che avrebbe portato in prospettiva una superiore prosperit al settore. Si presentavano tuttavia due principali problematiche nelladozione di tale struttura. Un primo ostacolo era rappresentato dallimprevedibilit e dalla rapida alterazione dei valori della moneta in quel particolare momento storico; ove fosse adottato un canone enfiteutico in denaro, le fluttuazioni del valore della lira avrebbe potuto causare ingiustizie e speculazioni. Come lo stesso Presutti asser alla Camera il 27 giugno 1922:

Se la moneta si rivaluta, noi abbiamo la rovina dellenfiteuta e larricchimento del direttorio, e, viceversa, se la moneta si svaluta ulteriormente, noi abbiamo

larricchimento dellenfiteuta e limpoverimento del direttorio. Ma a questo c un rimedio: c il rimedio di stabilire che il canone si debba stabilire in derrate, e precisamente in grano, di guisa che ogni anno in base al corso del mercato nel comune in cui viene concessa lenfiteusi si possa fare la liquidazione della somma dovuta.168

Una seconda difficolt consisteva nellurgente necessit di un accertamento e di una revisione degli aspetti fiscali dei redditi fondiari. Gli imponibili fondiari erano stati calcolati infatti precedentemente rispetto allinizio del fenomeno della frammentazione del latifondo ed il comportamento speculativo di alcuni latifondisti meridionali aveva portato ad un fenomeno nocivo per il fisco, come Presutti sottoline nello stesso discorso:

In molte regioni del Mezzogiorno avvenuto questo: quando il latifondista vendeva una parcella del suo latifondo ad un contadino, e doveva fare il riparto dellimponibile fondiario tra la parcella che vendeva e la parte del latifondo che restava a lui, quando questa ripartizione non era controllata, il latifondista gravava la maggior parte dellimponibile sulle parcelle che vendeva, in guisa che diminuiva la parte dellimponibile a carico della parte del latifondo che restava nelle sue mani. Ora perci simpone, e per ragioni di giustizia tributaria e per esigenza finanziaria, non solo dello Stato, ma dei comuni e delle province, un immediato riaccertamento degli imponibili fondiari.169

Ai fini delladozione diffusa della concessione obbligatoria in enfiteusi, ci risultava di capitale importanza, in quanto i canoni enfiteutici sarebbero stati influenzati dallammontare dellimposta fondiaria che, in tale regime di propriet, grava sullo stesso enfiteuta. Alla luce di tali riflessioni, gli onorevoli Presutti, Veneziale,
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ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXVI, seconda tornata del 27-6-1922, p. 6933. Ivi, p. 6933 e 6934.

Mazzarella, Sandulli, Baldassarre, Caporali, Buonocore, Mancini Augusto, DAlessio e Baviera, presentarono il successivo 8 luglio un emendamento in tal senso alla legge in discussione. Tuttavia, Presutti si vide ben presto costretto a ritirarlo, constatata la ferma volont della Camera a non adottare la concessione obbligatoria in enfiteusi se non per i beni degli enti pubblici; i privati avrebbero potuto concederla, ma non sarebbero stati obbligati a farlo. Presutti concluse in merito:

[] il mio emendamento non ha pi ragion dessere, in quanto si potr col regolamento stabilire la modalit dellenfiteusi: e per i proprietari privati si potranno stabilire delle modalit per la concessione in enfiteusi, dal momento che sono liberi di consentirla o no.170 Si chiuse cos lattivit di Enrico Presutti in merito alle riforme agrarie. Fu un lungo e controverso percorso parlamentare: una Commissione dinchiesta, poi la guerra, che ne imped le logiche conseguenze, e varie proposte di legge con i relativi dibattiti, emendamenti e votazioni. Tutto ci nel rispetto delle leggi e della democratica maggioranza. Purtroppo di l a pochi anni non sarebbe stato pi comune vedere in quellaula un simile dibattito, visto che la stretta autoritaria del fascismo stava per chiudersi attorno alle istituzioni italiane con progressiva, costante inesorabilit. Sin dai primi giorni del fascismo lintelligenza politica e la passione democratica di Enrico Presutti gli permisero di individuare nel movimento una minaccia per la salvezza dello stato di diritto. L dove occorse diverso tempo perch altre menti pure degnissime operassero una definitiva rottura col fascismo, uomini come Enrico Presutti provarono immediatamente un sentimento di distacco nei confronti di una forza politica che aveva conquistato il potere grazie a strategie che esulavano dalle modalit legali. Tale era lincompatibilit tra il senso di diritto del giurista Presutti e lo sprezzo delle istituzioni dei fascisti, che sin dal primo giorno ufficiale della presidenza del consiglio di Benito Mussolini, il primo non riusc a fare a meno di
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ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXVI, seconda tornata del 8-7-1922, p. 7727.

manifestare il proprio dissenso nei confronti del secondo.

Meno di venti giorni dopo la Marcia su Roma ed il conferimento da parte del re dellincarico di formare un nuovo governo, Mussolini entr alla Camera dei Deputati per pronunciare il suo primo discorso come Presidente del Consiglio, onde ottenerne la fiducia. Enrico Presutti era in aula. Loratore, futuro Duce del Fascismo, parl ai deputati in un modo che, a ben vedere, aveva senzaltro del paradossale: un discorso mirato ad ottenere la fiducia delle Camere non affermava altro, in buona sostanza, che sdegno per listituzione stessa. Da molti anni, anzi, da troppi anni, le crisi di Governo erano poste e risolte dalla Camera attraverso pi o meno tortuose manovre ed agguati, tanto che una crisi veniva regolarmente qualificata un assalto ed il Ministero rappresentato da una traballante diligenza postale. Ora accaduto [...] che il popolo italiano nella sua parte migliore ha scavalcato un ministero e si dato un Governo al di fuori, al di sopra e contro ogni designazione del Parlamento.171 Alcune parole dopo, Mussolini mise in guardia i gruppi democratici dal protestare contro lillegalit di quanto era accaduto e di quanto sembrava preannunciare il discorso:

Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare pi o meno lamentosamente su ci. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo, perch ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo la rivoluzione delle camice nere, inserendola intimamente come forza di sviluppo, di progresso e di equilibrio della Nazione.

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BENITO MUSSOLINI, Opera omnia, a cura di E. e D. Susmel, La Fenice, Firenze 1951-1963, vol. XIX, p. 17 e segg., da cui traggo anche le citazioni successive.

Lo Statuto Albertino era improvvisamente diventato un balocco per azzeccagarbugli polverosi. Probabilmente, i melanconici zelatori del supercostituzionalismo, tra cui naturalmente Presutti, si agitarono a disagio nei banchi. Ma immediatamente dopo soggiunse un passaggio rimasto memorabile: Mi sono rifiutato di stravincere e potevo stravincere. [...] Potevo fare di questaula sorda e grigia un bivacco di manipoli; potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo voluto. [...] Ho costituito un Governo di coalizione e non gi con lintento di avere una maggioranza parlamentare, della quale posso oggi benissimo fare a meno; ma per raccogliere in aiuto della Nazione boccheggiante quanti, al di sopra delle sfumature dei partiti, la stessa Nazione vogliono salvare. Solo il socialriformista Modigliani ebbe il coraggio di azzardare un Viva il Parlamento!, non seguito da nessuno e caduto nel vuoto in mezzo al servilismo sbigottito172. Tuttavia, in unaltra parte dellaula, Enrico Presutti manifestava silenziosamente il suo sdegno. Gli affronti alle istituzioni del capo del Governo furono troppo per il suo senso dello Stato. Quella sorda e grigia aula era costata la vita ed enormi sacrifici a troppi uomini del passato e del presente perch venisse fatta oggetto di scherno. Si alz fiero e sdegnato dal proprio scanno ed abbandon laula. Mussolini sinterruppe brevemente per domandare a mezza voce chi avesse tanto osato, ma per il momento non fece altro173. Si limit ad aggiungere poco altro di significativo, come ad esempio: [...]la Camera deve sentire la sua particolare posizione che la rende passibile di scioglimento fra due giorni o fra due anni o, in chiusura, Cinquantadue iscritti a parlare sulle mie comunicazioni sono troppi e, chiedendo il sostegno divino al fine di portare a termine la sua ardua fatica, lasci laula.
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Lettera di Anna Kuliscioff a Filippo Turati, 17 novembre 1922, in FILIPPO TURATI - ANNA KULISCIOFF, Carteggio, Einaudi, Torino 1977, p. 902. Cfr. rubrica Colonna Funebre in Lacacia massonica, gennaio-febbraio 1950.

Le premesse del fascismo, cos sintetizzate il 16 novembre del 1922, non erano certo delle migliori per i costituzionalisti e i deputati oppositori. Tuttavia, la prima fase del fascismo al potere fu un periodo di transizione, in cui non furono ancora soppresse le istituzioni ereditate dallo stato liberale. Dopo questa fase di incubazione vennero poi man mano adottati i ben noti provvedimenti liberticidi destinati a precipitare lassetto costituzionale del paese in una spirale discendente di torpore, fino a ridurre i pi basilari elementi della vita pubblica e politica allo status di lettera morta. Uno dei primi provvedimenti in tal senso fu la legge elettorale Acerbo che, come gi ricordato, prevedeva un massiccio premio di maggioranza al partito che avesse conseguito pi suffragi; provvedimento questo concepito a tutto vantaggio del Partito fascista, il quale prevedeva una prevalenza di consensi. Le opposizioni, pur conoscendo a priori che la riforma sarebbe egualmente passata, accolsero con gioia lannunzio della battaglia, sicure di logorare fortemente il governo sul terreno dei criteri giuridici che debbono presiedere la rappresentanza, e di prospettarlo come nemico della libert. Il fascismo, con quella incongruenza che in ogni suo atto, accett la sfida, dichiarando che esso avrebbe sempre avuto la forza per fare a meno del consenso, e che solo per far piacere agli avversari intendeva avvalersi dei congegni legali. A chi imprende serenamente ad analizzare questa posizione fascista non potr sfuggire il senso grottesco di cui impregnata.174 Inoltre la riforma prevedeva elezioni basate su liste di candidati stilate dai partiti stessi: in tal modo la scelta dei candidati veniva allontanata dal corpo elettorale per essere assegnata esclusivamente ai vertici di partito. Fu su questa grave questione di fondo, pi che sul pesante premio di maggioranza (che, invero, preoccupava i pi), che Enrico Presutti decise di attaccare la legge Acerbo, che si sarebbe rivelata strumento preziosissimo per i fascisti nelle successive elezioni della primavera del
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GUIDO DORSO, La rivoluzione meridionale, Roma, 1945, p. 100.

1924. Durante i lavori alla Camera del 20 luglio 1923 175, Presutti present infatti un emendamento che dava la possibilit a tutti gli aspiranti candidati esclusi dalle liste preparate dai partiti di presentarsi in una lista afferente ad un partito creato ad hoc poco pi di un mese prima del giorno fissato per le elezioni. In tal modo, Presutti sperava di lasciare uno spiraglio a coloro che fossero penalizzati dalla politica interna delle organizzazioni partitiche e dalle annesse pratiche clientelari. Il primo, significativo comma dellemendamento era cos formulato: Entro il quarantacinquesimo giorno anteriore a quello fissato per la votazione, possono o millecinquecento elettori o almeno trenta membri del Parlamento, senatori o deputati uscenti, dichiarare alla cancelleria della Corte di appello di Roma il nome di un partito, nel quale avranno il diritto di iscriversi coloro di cui si presenti la candidatura a norma dellarticolo seguente.176 Era questo un emendamento che non solo sovvertiva lo spirito della riforma Acerbo, concepita esattamente per lo scopo contrario, ma che andava a ridurre linfluenza ed i privilegi dei partiti organizzati, ormai prevalenti. Dunque un emendamento destinato ad essere respinto, come Presutti ben sapeva; ciononostante, lo port in aula e lo difese: pi che la presentazione di un emendamento fu un atto di accusa nei confronti del tentativo della riforma di instaurare un impero dei partiti177. Sapeva che la voce della coscienza non sarebbe stata ascoltata, che sono pochi a valutare pi un ideale che un interesse; infatti esord cos nel presentare il proprio emendamento: Onorevoli colleghi, io ho bisogno di tutta lindulgenza della Camera perch sento di combattere una battaglia anticipatamente perduta. Ma, anche perdendo, onorevoli colleghi, si pu difendere la propria fede! Oramai, la grande maggioranza della Camera fa parte di partiti organizzati; ed, evidentemente, una proposta la quale
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La legge Acerbo sar infine emanata il successivo 18 novembre. ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXVI, prima sessione, tornata del 20-7-1923, p. 10878. Ivi, p. 10880.

tenda a diminuire linfluenza dei partiti organizzati, ha bisogno per essere ascoltata, di tutta la cortesia della Camera, ma non pu evidentemente da essa essere accolta.
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Nello svolgimento del suo discorso egli dimostr come un tale sistema di liste avrebbe spinto lapparato politico verso la partitocrazia e avrebbe svuotato di ogni contenuto ideologico lesercizio della politica. Mise in luce come fosse antidemocratico allontanare la selezione della classe dirigente dalla societ civile; infatti disse: Il partito per natura sua lorgano meno adatto a dare soddisfazione alla pubblica opinione, perch ha una sua idea preconcetta che vuol far prevalere anche contro lopinione pubblica; al contrario, gli eletti, mossi dal naturale desiderio di volere una rielezione, assai difficilmente si mettono in urto con la pubblica opinione e ne seguono fedelmente, o il pi fedelmente possibile, le tendenze. Non tenete conto del periodo in cui il partito lotta per conseguire la vittoria; non tenete conto di quel periodo in cui prevalgono gli ideali e i sacrifici, ma guardate invece al momento in cui il partito ha vinto ed ha conquistato il potere, in cui prevalgono le ambizioni e gli appetiti, in cui dominano gli interessi e in cui spesso, sempre anzi ( questa la esperienza italiana) i migliori disertano dalle fila del partito e restano coloro i quali dal partito traggono molto spesso qualche vantaggio materiale. [] La vita dei partiti in Italia, e del resto anche in gran parte del mondo, cos fatta che una piccola minoranza quella che partecipa alla vita dei partiti stessi. Ed allora, quando il sistema voluto dal Governo affida ai partiti la formazione delle liste, evidentemente affida la designazione degli eletti ad una infima minoranza.179 Le pratiche clientelari che Presutti ben conosceva almeno sin dai tempi dellinchiesta Saredo, sembravano voler dilagare e Presutti stava dunque facendo un appello
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Ivi, p. 10879. Ibid.

disperato a ideali superiori, affinch il fisiologico non diventasse patologico, affinch non avvenisse quel definitivo distacco tra eletti ed elettori che la morte della democrazia ed il veleno della vita pubblica. Ancora una volta affermava con forza la necessit di un sacrificio. Lo aveva fatto una prima volta nei confronti dei proprietari terrieri pugliesi, sacrificio di vanagloria, perch rinunciassero alle loro prerogative in nome del bene comune e della prosperit regionale e nazionale, ma sapeva che ci non si sarebbe verificato. Aveva una seconda volta invocato un sacrificio, stavolta da parte dello Stato, al fine di favorire la colonizzazione in quello stesso sud rurale trascurato e bisognoso che tanto avrebbe potuto dare allItalia, ma fu ascoltato solo in minima parte. Per la terza volta chiedeva ai forti di rinunciare al dominio in nome di un ideale di giustizia e democrazia, ma ancora, era certo di fallire. Egli torn a difendere i deboli e, ben presto nel suo discorso giunse a difendere i suoi deboli, quelli che sin dallinizio della sua carriera di deputato aveva tenuto presente e raccomandato al Parlamento. Ora questo progetto non solo affida ai partiti, cio ad una cerchia ristretta di persone, la formazione delle liste, la scelta dei candidati, ma toglie anche il diritto di scelta degli individui ad una massa rilevantissima degli elettori. Perch vano sperarlo! Con la scheda di Stato saranno ben pochi gli elettori i quali potranno dare il voto di preferenza! Tutta la massa dei contadini meridionali, disgraziatamente analfabeti, non saranno in grado di dare il voto di preferenza, non saranno in grado di fare la scelta dei candidati nella lista, se pure le deliberazioni di questa Camera permetteranno che una certa selezione si faccia fra i nomi proposti dai partiti; non saranno in grado di esercitare questa selezione.180 Qui fu interrotto pi volte, ma riprese con maggiore foga: Sono analfabeti! Ma non questa una colpa loro! Potrebbe essere una colpa nostra,
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Ivi, p. 10880.

pi che una colpa loro! Ed in ogni caso, a questi contadini, ai quali oggi si toglie, di fatto, il voto, non si domand se sapessero leggere o scrivere quando si chiamarono a difendere la Patria! Ma oggi onorevoli colleghi, si toglie loro questa modesta conquista che avevano conseguito, che, se era un piccolo bene per loro, imponeva per a noi, della classe politica, anche un dovere, perch ci costringeva a metterci in contatto con essi per poterli educare ad intendere i grandi problemi della vita nazionale!181 Concludendo, Presutti lanci il suo appello ad una morale politica che ormai sembrava perdersi sulla scia dei personalismi: [] io dico che al disopra di questi interessi di individui e di gruppi, vi qualche cosa di pi alto e di pi nobile; vi sono le esigenze inesorabili dellidea e del metodo democratico, che non pu vivere, onorevoli colleghi, semplicemente con questi artifici legislativi, ma deve ogni giorno espandersi nel Paese, cercando di attirare ogni giorno di pi consensi a quella che la vita dello Stato. [] Voi intanto potrete dare una forza a questa nostra Italia, in quanto che attuerete lideale del Governo democratico, (Rumori a destra) un Governo cio che sia, non solo per il popolo, ma anche del popolo!182 Le reazioni allemendamento ed alla presentazione furono unanimi: rifiuto su tutti i fronti. Il primo a prendere parola dopo Presutti fu un esponente dellestrema sinistra: lonorevole Vella. Egli sottoline limmoralit politica dellemendamento, motivandola con lartificiosit della creazione di un altro partito nel quale, allultimo momento, tutti i naufraghi della vita parlamentare potrebbero aderire, a scopo soltanto elettorale183. La conseguenza pi grave della creazione di un partito di rifugio sarebbe stata, nellopinione di Vella, quella di turbare la lotta dei partiti
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Ibid. Ivi, p. 10881. Cit. e segg.: ivi, pp. 10881 e 10882.

seriamente organizzati. Aggiunse che la causa della crisi politica italiana stava proprio nella mancanza di partiti altamente organizzati e dotati di un completo programma ideologico, sostituita dal governo delluomo. Si dichiar infine contro la stessa espressione di una preferenza allinterno delle schede elettorali e respinse lemendamento sia a titolo personale che come portavoce del suo partito. Il Presidente della Camera pass poi la parola a Casertano, relatore per il disegno di legge in discussione. Il relatore si limit a respingere la proposta affermando che essa sconvolgeva lo spirito della legge in discussione, nonch di tutte le precedenti leggi elettorali. Fu poi la volta dello stesso Acerbo, sottosegretario di Stato per la presidenza del Consiglio dei ministri nonch autore della proposta di legge, il quale ader con poche asciutte parole a quanto detto da Casertano. Il Presidente, visto il rifiuto sia della Commissione che del Governo, chiese a Presutti se intendesse mantenere lemendamento e sottoporlo comunque a votazione. Egli rispose, stoicamente: Vi insisto; forse lo voter solo io. Ritir poi tutti i successivi emendamenti da lui preparati, tranne quelli relativi al successivo articolo 88 che, come disse, riguarda un altro argomento. Lindomani fu presentato alla Camera detto articolo, il quale concerneva i reclami, la convalida e le cause di invalidit tassativa delle elezioni. In breve, larticolo ribadiva lesclusiva competenza della Camera per la convalida o lannullamento delle elezioni; la competenza di Commissioni e Comitati dinchiesta (emanati dalla Camera stessa) per le istruttorie relative alle proteste ed ai reclami, nonch una serie di vizi di forma che avrebbero tassativamente annullato le elezioni, senza cio una deliberazione da parte dellassemblea. Gli emendamenti che Presutti present prevedevano sostanzialmente due fondamentali modifiche. Il primo emendamento aggiungeva alcuni casi di invalidit tassativa: Saranno in ogni caso nulle le votazioni delle sezioni: [] c) in cui il numero dei votanti sia stato inferiore al 40 per cento, esclusi i sospesi dal

diritto di voto, gli emigranti, degliscritti, e su altri elementi risulti che per subite intimidazioni gli elettori si astennero dal votare; d) in cui risulti che il voto non fu libero; e) nelle quali vi fu corruzione degli elettori.184 Il secondo emendamento disponeva il trasferimento delle funzioni istruttorie in merito a contestazioni elettorali dalla Giunta delle elezioni alla Corte di Cassazione del Regno, ferma restando la prerogativa della sola Camera ad annullare o convalidare i risultati elettorali. Al momento di illustrare le sue nuove modifiche, Presutti, in merito alla prima, sostenne limportanza del tassativo annullamento delle elezioni in caso di scarsa affluenza, ove fosse comprovabilmente determinata da intimidazioni. In questa condizione di cose, lannullamento di quelle sezioni importerebbe una remora al partito il quale, trovandosi in quelle sezioni in maggioranza, non avrebbe pi la spinta a commettere quel broglio elettorale che pi frequentemente si verifica e cio la intimidazione degli elettori. Lo stesso partito di maggioranza verrebbe ad avere interesse che il maggior numero possibile di elettori affluisse alle urne, perch se approfittando della sua maggioranza esso intimidisse gli elettori avversari per allontanarli nulla guadagnerebbe in quanto i suoi voti verrebbero annullati.185 Qui richiese notevole coraggio il vistoso sottinteso alle Camicie Nere ed i loro metodi di persuasione. Per il secondo emendamento si limit a dire: Ora in questa condizione di cose a me sembra che, lasciando ferma la disposizione statutaria che lascia alla Camera esclusivamente di decidere sulla validit dellelezione dei propri membri, possa il compito di istruire i reclami presentati, essere affidato a un organo giurisdizionale imparziale, quale la Corte di
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Ivi, tornata del 21-7-1923, p. 10948. Ivi, p. 10949.

Cassazione.186 Oltretutto, a norma del secondo emendamento di Presutti, la Corte sarebbe stata integrata da un presidente di sezione e dieci consiglieri, tutti designati mediante sorteggio in assemblea generale e seduta pubblica. La massima trasparenza dunque, nella composizione dellassemblea istruttoria. I provvedimenti erano atti a garantire le elezioni che si sarebbero svolte di l a nove mesi. Se fossero stati accettati i suoi emendamenti, forse la seduta di fine maggio 1924 (in cui si discusse la convalida delle elezioni) sarebbe stata diversa. Forse lItalia avrebbe avuto, se non regolari elezioni, almeno la possibilit di annullarle regolarmente. Probabilmente Matteotti sarebbe stato ucciso comunque, ma almeno le violazioni che egli denunci sarebbero state pi evidenti. Purtroppo, nemo profeta in patria e ci valse anche per Presutti che vide, ancora una volta, respinti i suoi emendamenti con ragioni pretestuose e con la forza della maggioranza. Tuttavia, come vedremo, quando giunse il momento della verit, Matteotti non fu solo nel suo fatidico jaccuse. Nellaprile 1924 si svolsero le elezioni politiche per la XXVII legislatura. Nelle elezioni [] il listone fascista (in cui numerosi vennero candidati i fiancheggiatori) ottenne quasi il 65% dei voti187. Il suo successo fu dunque netto, seppure non sia facile dire quanto gli elettori condividessero le prospettive rivoluzionarie, quanto volessero esprimere un sostegno alloperato del governo, quanto un generico bisogno di quiete e restaurazione. logico che ci si chieda anche fino a qual punto fosse libero il loro voto. Qualche risposta pu venire da una disaggregazione per zone. NellItalia settentrionale, sia pure di poco, la coalizione filo-governativa non riusc ad ottenere la maggioranza; si confermarono lontane dal fascismo le masse operaie, e con esse le grandi citt dove, forse, era pi difficile porre in opera intimidazioni su larga scala. Nellarea di pi robusto impianto del
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Ibid. Per lesattezza, il 64,9%.

fascismo-movimento, lItalia centrale, il listone consegu eccellenti risultati anche perch in molti collegi lopposizione alla quale gi da tempo era impedita una qualsiasi attivit rinunzi addirittura a presentare candidature di fronte alla prospettiva di generalizzate violenze pre-elettorali. Un risultato altrettanto netto si ebbe al Sud ultimo arrivato al fascismo. Qui come altrove ci furono episodi di terrorismo, ma contarono pure le capacit antiche e nuove del potere prefettizio di fare le elezioni; non a caso da questa parte dItalia provenivano i nomi pi illustri del liberalismo cooptati nel listone seppure tra opposte perplessit, loro e dei fascisti locali.188 Dunque, gi compromesse dalla faziosa legge Acerbo, le elezioni furono caratterizzate dalle violenze e dai brogli dei fascisti. Come comment Guido Dorso nel suo lavoro del 1945 la scheda non serv a niente: la parola spett ancora una volta al randello189 Nei comizi elettorali, gli oratori del partito di governo non fecero che ripetere che le elezioni che stavano per svolgersi non avrebbero avuto che unimportanza relativa, in quanto il Governo non si sentiva punto soggetto al responso delle urne, considerando che in ogni caso avrebbe mantenuto il potere con la forza. I contraddittori furono negati, essendo le conferenze dei partiti di minoranza impediti da bande armate; gli atti burocratici necessari alla presentazione delle liste di opposizione furono ostacolati, i seggi presieduti dai soli rappresentanti del listone, ed infine, le urne e le cabine solertemente sorvegliate dagli squadristi. Nella nuova Camera, lopposizione mostr sin dallinizio uno spirito battagliero assente in quella precedente. Il radicalismo fascista scopriva che a un biennio dalla marcia su Roma esistevano uomini come Amendola e Matteotti, non inscrivibili nella lista dei bolscevichi, eppure non disponibili a restare nello stato di minorit in precedenza caratteristico del centro-sinistra. Ci si stupiva che con loro il gioco delle minacce e delle blandizie non funzionasse, che essi non volessero riconoscere il
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LUPO, cit., p. 182. DORSO, cit., p. 104.

carattere irrevocabile della svolta dellottobre 1922, magari in cambio di qualche promessa di normalizzazione. I due, al contrario, cercavano lo scontro anche per tagliare i ponti tra il governo e il collaborazionismo presente sia nella liberaldemocrazia che nel socialriformismo.190 Giunse cos il giorno della verifica dei poteri e, dunque della convalida degli eletti: il 30 maggio 1924. Il Presidente proclam che la Giunta per le elezioni, avendo verificato lincontestabilit dellelezione ed il possesso dei requisiti necessari a norma di legge, dichiarava valide le elezioni di una serie di deputati dei cui nomi diede lettura. A quanto si evince dal seguito della discussione, i nomi non furono letti in modo chiaro e udibile ai deputati; fatto sta che i nomi appartenevano tutti a candidati del listone fascista. Infatti, la Giunta aveva ritenuto opportuno procedere al lavoro di verifica nel seguente modo: una volta constatato che la lista fascista avesse ottenuto il quorum del 25 per cento prescritto dalla legge Acerbo per ottenere il premio di maggioranza, discusse e respinse le contestazioni di massima 191. Ci fatto, considerato che non risultarono reclami contro la lista nazionale, procedette a verificare le condizioni di eleggibilit dei candidati di tale lista e dichiar alla Camera la convalida dei poteri esclusivamente per essi, riservando ad un momento successivo la verifica degli eletti nelle circoscrizioni contestate. Una verifica di poteri quantomeno parziale, come parziale fu di conseguenza la lista di nomi che venne letta a mezza voce dal Presidente. Il Regolamento della Camera prevedeva tre diverse possibilit in caso la Giunta per le elezioni non contestasse i risultati delle urne: prenderne atto, chiedere una sospensione oppure rinviare gli atti alla Giunta per un ulteriore esame. Appena finita la lettura dei nomi dei convalidati, il Presidente stava per concludere con un: Do atto quando Enrico Presutti lo interruppe per chiedere la parola.
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LUPO, cit., p. 183. Ci si rifer in tal senso a due contestazioni (luna del Partito Comunista e laltra del Partito Popolare) non concernenti fatti specifici svoltisi in particolari seggi, ma bens il complessivo andamento della tornata elettorale; tali reclami chiedevano lannullamento in blocco delle votazioni per brogli, violenze e corruzione.

Onorevole Presidente! Forse per nostro difetto non siamo riusciti ad intendere i nomi che ella ha letto alla Camera, ma presumiamo che siano i nomi dei deputati della maggioranza di cui la Giunta propone la convalidazione. La consuetudine che la Camera, normalmente, prende atto delle conclusioni della Giunta, a meno che qualche deputato non abbia a fare osservazioni in merito. Io non credo che noi possiamo affrontare oggi una discussione che per la Camera necessariamente deve fare; e perci mi permetto di fare una proposta sospensiva: vale a dire di non prendere atto, e di destinare una seduta alla discussione della proposta che lonorevole Giunta delle elezioni fa. Prego gli onorevoli colleghi di voler comprendere qual la conseguenza della legge in base alla quale sono stati eletti: la legge stabilisce il collegio unico nazionale, ma stabilisce delle circoscrizioni regionali. Ora la Giunta, per il fatto stesso che non ha convalidato le elezioni dei deputati della minoranza, viene a riconoscere che ci sono per alcune circoscrizioni regionali delle proteste, in merito alle quali si riserva di deliberare e di riferire. A noi consta che proteste gravissime sono state presentate per le circoscrizioni degli Abruzzi, della Campania, della Calabria e delle Puglie. Io non voglio pronunziare alcuna parola in merito a queste proteste, voglio soltanto richiamare lattenzione della Camera sulle conseguenze che si avrebbero nel caso in cui si fosse per deliberare lannullamento delle elezioni in una di queste circoscrizioni.192 Presutti conosceva senzaltro benissimo la moltitudine di crimini che in sede di elezioni erano stati commessi: le irregolarit, i brogli, i pestaggi. Eppure ritenne opportuno non denunciare apertamente i fascisti, ma propose invece di sospendere qualsiasi votazione in merito, in attesa che la Giunta esaminasse e discutesse tutti i reclami e le proteste. Cera in lui lerudizione del giurista e la sagacia dellavvocato, ma anche una profonda fede nel diritto ed un altrettanto profondo rispetto per gli avversari politici, anche nei confronti quanti non si dimostravano n onesti n rispettosi. Infatti, prosegu mettendo in luce alcune importanti conseguenze di un
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ATTI PARLAMENTARI, Legislatura XXVII, prima sessione, tornata del 30-5-1924, p. 53.

eventuale annullamento delle elezioni delle circoscrizioni contestate. tra le cose possibili, se non tra le cose probabili, e se si potessero provare quelle proteste in guisa che la stessa Giunta delle elezioni e la Camera dovessero riconoscere la nullit delle elezioni di una di queste circoscrizioni territoriali, qual la conseguenza giuridica? Data la unicit del collegio, lannullamento delle elezioni in una circoscrizione evidentemente avrebbe per conseguenza la nullit di tutte le elezioni.193 Mentre parlava, pi volte fu interrotto da voci e rumori da destra, cosa alla quale doveva ormai essere abituato. Evidentemente, a quelle voci un trionfo del diritto ed una condanna del sopruso non sembrava altrettanto auspicabile della ineluttabile rivoluzione fascista. Ma intanto Presutti proseguiva: Ora in queste condizioni di cose, quando per di pi non soltanto la elezione di una circoscrizione regionale impugnata, ma impugnata la validit delle elezioni in una serie di circoscrizioni, deve essere lecito discutere di queste proteste che sono state presentate contro la validit delle elezioni in queste circoscrizioni. Non quindi possibile convalidare i deputati di maggioranza, di quella lista cio che ha preso la maggioranza nel collegio nazionale, perch altrimenti si comprometterebbe la questione della validit delle elezioni nelle singole circoscrizioni regionali.194 Era in altre parole contraddittorio, in presenza di un unico collegio, convalidare la lista che aveva ottenuto la maggioranza e, di conseguenza il premio, se tale computo era stato fatto anche considerando le circoscrizioni contestate e sulla cui validit la Giunta per le elezioni non si era ancora espressa. La proposta sospensiva fu rifiutata e, pertanto gli onorevoli Presutti, Matteotti e Labriola ricorsero, a norma di Regolamento, allunica alternativa rimasta allaccettazione della decisione della
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Ibid. Ivi, p. 54.

Giunta: presentarono una proposta di rinvio degli atti alla Giunta per un ulteriore esame. Ma prima che il Presidente potesse metterla ai voti, Matteotti prese la parola e cominci quella lunga arringa che, tempo dieci giorni, gli sarebbe costata la vita; quelleroica, schietta denuncia dei crimini fascisti che avrebbe cambiato il corso degli eventi, pur senza poterli influenzare nella maniera voluta, e che per sempre rimarr incisa nella memoria storica dellItalia. Ben presto in aula fu il caos: mentre il coraggioso deputato socialista riferiva, senza nulla tralasciare, i soprusi avvenuti durante la campagna elettorale, dai banchi dei fascisti provenivano interruzioni, urla, apostrofi e provocazioni. Di tanto in tanto limplacabile reprimenda di Matteotti fu supportata da una frase dei colleghi di opposizione, ora Gonzales, ora lo stesso Presutti, mentre latmosfera irrequieta si trasformava in unanimosit che fin in un vero e proprio tumulto in seguito al quale il Presidente della Camera altro non pot fare se non sospendere la seduta. Nei corridoi di Montecitorio, prima di rientrare in aula, Matteotti disse ai colleghi: Preparate il mio elogio funebre195. Una volta ripresa la seduta, la mozione Presutti-Matteotti-Labriola di rinvio degli atti alla Giunta fu respinta e, di conseguenza, i deputati della maggioranza furono convalidati: a nulla era valsa la mediazione di Presutti o laperta denuncia di Matteotti. Questultimo vide pochi giorni dopo avverarsi i propri presagi di morte, sintomo questo che nelle aule parlamentari come in tutta la vita politica del paese, era ormai la sola legge del pugno ad essere in vigore. In quelle aule non poteva pi essere praticata la politica, perch al confronto dialettico si era sovrapposta, nel migliore dei casi, la schermaglia ideologica, nel peggiore la brutalit. Quelle aule, come sappiamo, furono infine abbandonate dagli oppositori: battuti, calunniati, derisi ed in alcuni casi eliminati, si riunirono altrove nel tentativo di ricompattarsi e di rendere evidente alla pubblica opinione, seppure tramite unassenza, lo iato incolmabile che li separava dalle forze al governo. Fu proprio in nome di questa enorme differenza, ormai non solo politica, ma anche filosofica ed etica, che Enrico Presutti sub lultimo oltraggio in veste di deputato. Il 9 novembre 1926, tra gli applausi della Camera oramai
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GIULIANA LIMITI, Il delitto Matteotti e lAventino, in Il Parlamento italiano, VOL X, p. 122.

completamente fascista, egli fu dichiarato, insieme agli altri 122 aventiniani, decaduto dal mandato parlamentare; quello stesso mandato che, nonostante liniqua legge elettorale, i brogli e le violenze, era riuscito a conquistare dal popolo.

6 - Il massone

Il segreto del segreto nel segreto che non c. Proverbio arabo

Sebbene sia una realt tuttoggi ammessa solo a denti stretti dagli stessi affiliati, ormai noto che una certa parte delle personalit politiche della storia dItalia (e non solo) siano stati membri della societ iniziatica nota con il nome di Massoneria. Tale incidenza ha spesso suscitato scandalo, indignazione e risentimento nei confronti di una forza sociale sommersa e invisibile che pure, dallombra, tanta parte della vita pubblica riesce ad influenzare. In particolare nellItalia liberale e giolittiana, dotata di una classe dirigente borghese, ma priva di un vero e proprio partito, si sostenuto che in realt il vero e autentico partito della borghesia italiana restava la massoneria196. Lo stesso Alberto Aquarone, nella sua estesa analisi della politica in et liberale non si esime dallesaminare la questione con lucidit:

Il ruolo della massoneria nella storia italiana ruolo pi genericamente patriottico allepoca delle lotte risorgimentali prima dellunit, pi puntualmente politico e ideologico-culturale dopo non pu essere misconosciuto; ma anche fin troppo facile travisarlo e ingigantirlo. Elemento dincontro e di coesione fra gruppi di piccola e media borghesia nazionale per vari aspetti affini, ma dispersi e spesso incapaci di trovare altri fattori di coagulazione; espressione viva e operante di un laicismo rigoroso anche se a volte esasperato, non nuovo certo alla tradizione di pensiero italiana, ma che nelle condizioni particolari della lotta politica nello Stato unitario trovava alimento e pi immediati motivi di giustificazione nello scontro mai
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ERNESTO RAGIONIERI, La storia politica e sociale, in Storia dItalia, vol. IV: DallUnit a oggi, Einaudi, Torino 1976, III, p. 1935. Come noto questo fu in origine il giudizio di Gramsci: cfr. ANTONIO GRAMSCI, Quaderni del carcere, 3 vol., Torino 2001.

sopito fra clericalismo e anticlericalismo a tutti i livelli della vita pubblica; via maestra (o faticoso sentiero per i meno abili e fortunati) di ascesa politica e di rapida carriera professionale o burocratica in una societ ancora tutto sommato protoindustriale, che lesinava le occasioni di successo nel mondo imprenditoriale e produttivo; la massoneria era pi capillare che omogenea, pi strumento dinfluenza che organo (sia pure occulto) di governo, pi sollecitatrice generica di indirizzi dopinione, che artefice e realizzatrice di un organico programma dazione, in qualit di partito della borghesia o anche solo di rappresentante riconosciuta di una qualche frazione determinata dei ceti medi.197

Salvifico olio per gli ingranaggi della vita pubblica italiana, oltre che influente opinion maker e concorrente della Chiesa alla conquista delle coscienze degli italiani, la Massoneria avrebbe occupato, per Aquarone, un posto di rilievo nella storia dItalia, grazie alla presenza massiccia dei massoni nella politica italiana, non nella direzione politica del paese198. Il punto da sottolineare infatti non solo e non tanto la mera presenza di affiliati alla Camera o presso altri importanti luoghi istituzionali, quanto la capacit di influenzare dallesterno gli avvenimenti. Giolitti, con il pragmatismo che lo caratterizz, non abbracci n cerc di reprimere il fenomeno, ma bens accett o declin la collaborazione ed il sostegno delle logge massoniche a seconda dei casi e della convenienza:

La presenza massonica, con il suo umanitarismo democratico di stampo schiettamente borghese e anticlassista, poteva ben essere accetta quando serviva a diluire la carica socialmente rivoluzionaria dei blocchi popolari e ad irretire gli stessi socialisti e repubblicani nel gioco delle istituzioni; ma rischiava pure di essere accolta con manifesta ostilit quando le sue intemperanze anticlericali mettevano a repentaglio intese con i cattolici laddove venivano giudicate occasionalmente
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AQUARONE, Tre capitoli, cit., p. 45-46. Ivi, p. 46.

opportune, o quando, con eccessiva ambizione, tendeva a porsi come fulcro di una pi larga e stabile concentrazione democratico-radicale, mirante a costruire unalternativa reale ed a lungo termine alla soluzione politico-parlamentare giolittiana.199

La commistione tra pubblici poteri e realt massonica non deve tuttavia essere intesa esclusivamente come un tentativo cospiratorio di costituire un centro di potere occulto: infatti, sebbene sia innegabile che la realt massonica si presti al consociativismo ed alle pratiche di lobbying, non si deve trascurare unimportante riflessione. La Massoneria nacque allepoca dellancien rgime sotto forma di societ segreta allo scopo di coltivare e salvaguardare ci che da sempre stato un punto cardine dei principi della liberomuratora speculativa 200: il libero pensiero. Tenendo presente che le monarchie assolute inibirono e repressero lavanzamento culturale del pensiero, intellettuali, scienziati e pensatori progressisti furono costretti ad incontrarsi ed a lavorare in segreto, costituendo cos nel tempo e a seguito delle permutazioni storiche, unlite informale. Tuttavia, dai nobili scopi dei primi giorni della Massoneria moderna201 i tempi e la prassi non tardarono a cambiare e, una volta consolidatasi tale realt associativa, llite che si trov a costituirla (intellettuali s, ma anche banchieri, politici, nobili ed ufficiali) prese coscienza dellinfluenza che, come gruppo, era in grado di esercitare sulla vita dei Paesi di appartenenza 202. Come si pu agevolmente comprendere, un gruppo che disponga di una certa quantit di potere tender naturalmente ad adoperarlo per i fini che volta per volta riterr opportuni. Ciononostante, di primaria importanza tenere presente anche che al di l
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Ivi, p. 47. La distinzione tra Massoneria operativa (ovvero il guazzabuglio primordiale di societ di arti e mestieri contornate di miti e leggende atte a tramandare per via iniziatica segreti professionali) e la Massoneria speculativa (la societ segreta di matrice illuministica avente per scopo lelevamento sociale e spirituale delluomo e della societ) fu operata per la prima volta dal reverendo James Anderson nella prima met del XVIII secolo. Il punto di partenza della modernit massonica unanimemente collocato il 24 giugno del 1717, allorquando Anthony Sayer fond presso la locanda londinese a ridosso del Tamigi Alloca e alla graticola il primo esempio di Grande Loggia massonica. anche da considerare che linternazionalismo cosmopolita da sempre un valore fondante dellideologia massonica, ragione per cui sono stati teorizzati interventi occulti da parte massonica anche a livello aggregato, sulla politica internazionale o in merito ad avvenimenti di risonanza mondiale.

della reciproca influenza che politica ufficiale e Massoneria hanno esercitato ed esercitano luna sullaltra, i decenni di pratica politica non hanno svuotato i landmark203 massonici del loro significato originario. In altre parole, il liberalismo di fondo, in nome del quale la Massoneria era nata, anche se talvolta appesantito da una rigorosa osservanza delle tradizioni iniziatiche, non mai stato ridotto a mero orpello di un glorioso passato. Infatti, laddove i massoni settecenteschi furono di volta in volta descritti come profeti dellilluminismo o come artefici di nuovi modelli di sociabilit laica e democratica204, lavvento del XIX secolo non trasform la Massoneria in un machiavellico centro di potere.

Con il secondo Ottocento non venne certo meno la componente ideale che aveva caratterizzato il primo secolo di vita dellistituzione massonica in Italia. Anzi, insieme alla segretezza e alla dimensione iniziatica che continuarono a conferirle un carattere esclusivo ed egualitario al tempo stesso, fu proprio la forte valenza etica e culturale della militanza a decretare il successo dellordine liberomuratorio. Non possibile spiegare il radicamento della Massoneria nellItalia postunitaria prescindendo dallanalisi dei valori culturali e dei princpi filosofici dei quali essa si fece portavoce: lidea della fratellanza universale, lumanitarismo cosmopolita, il mito del progresso, la faticosa elaborazione di una religione civile intrisa di un laicismo che sovente sconfin nellanticlericalismo pi intransigente. Tuttavia le obbedienze massoniche che si ricostruirono nella penisola dopo il completamento dellunificazione nazionale ebbero caratteristiche sociali assai diverse rispetto a quelle del secolo precedente. Il ceto aristocratico e nobiliare se ne tenne fuori, il milieu intellettuale non le consider pi un luogo di aggregazione privilegiato, ed esse si vennero progressivamente riempiendo di esponenti della media e piccola borghesia, soprattutto la borghesia delle professioni e del pubblico impiego. Limpegno nella vita politica e amministrativa a livello locale e nazionale, il costante
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Con questo termine anglosassone (letteralmente: confine, pietra miliare) le Comunioni massoniche definiscono i parametri etici ed ideologici condivisi. FULVIO CONTI, Storia della massoneria italiana. Dal Risorgimento al fascismo, Il Mulino, Bologna 2003, p. 7.

tentativo di esercitare un controllo su alcuni settori delle istituzioni e della societ civile, la capacit di costruire reti di relazione anche di natura clientelare divennero tratti distintivi di questi sodalizi e dei loro affiliati.205

Probabilmente fu per queste ragioni che troviamo in Enrico Presutti un massone convinto; allinterno dei Figli della Vedova206 egli pot trovare Fratelli che, come lui, erano guidati dai principi della filantropia e della fratellanza. Alla base di ogni comunione massonica infatti presente un forte richiamo ai pi alti valori morali che, lobbying a parte, costituiscono un vero e proprio minimo comune denominatore per tutti i massoni. Nel 1786, Federico II di Prussia, nelle Nuove e Segrete Costituzioni della Antichissima e Venerabilissima Societ descrisse cos i principi dei Liberi Muratori:

Questa Istituzione Universale, le cui origini risalgono alla culla della Societ umana, pura nei suoi dogmi e nella sua dottrina: saggia, prudente e morale nei suoi insegnamenti, nella pratica, nei propositi e nei mezzi: la raccomandano specialmente il fine filosofico e umanitario che si propone. Ha per oggetto lArmonia, la Fortuna, il Progresso e il Benessere della Famiglia umana in generale e di ogni uomo individualmente. Con tali principi suo dovere lavorare senza posa e con fermezza fino a raggiungere questo fine unico che si riconosce degno di essa.207

Il grande progetto di secolarizzazione, democratizzazione, emancipazione ed elevamento della societ che accomuna tutte le famiglie massoniche, se da un lato rese inevitabile un crescente coinvolgimento nella vita politica e sociale, dallaltro
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Ivi, p. 8. Altro nome con il quale i massoni si appellano: le ragioni di questespressione sono controverse. La Massoneria sarebbe vedova a causa della morte di Jacques de Molay (Gran Maestro dellOrdine dei Templari bruciato sul rogo come eretico da Filippo il Bello nel 1314). Unaltra interpretazione diffusa si riferisce alluccisione di Hiram, architetto del tempio di Salomone, da parte di tre apprendisti desiderosi di conoscere tutti i segreti del mestiere. Cit. in SALVATORE FARINA, Il libro dei rituali del Rito Scozzese Antico ed Accettato, Piccinelli, Roma 1946, p. 12.

non manc di dare i suoi frutti tangibili:

Sono innumerevoli le aggregazioni sociali di carattere laico e solidaristico, anche di nuova concezione, che videro la luce per iniziativa delle logge massoniche: scuole per il popolo, biblioteche circolanti, banche e universit popolari, cooperative di consumo, e, pi raramente, di produzione, asili infantili, associazioni di pubblica assistenza, e di soccorso, societ di cremazione e per le onoranze funebri, societ per la pace e per gli arbitrati internazionali, associazioni, infine, per costituite per sostenere campagne in favore di temi di rilevanza civile, come quelle per labolizione della pena di morte, per lintroduzione del suffragio universale o del divorzio, per la lotta contro la prostituzione e cos via.208

I richiami ad una purezza etica ed alti compiti umanitari e sociali finanche presente negli Statuti e negli Atti Costituenti di tutte le Logge massoniche. Ecco un estratto dal Capo 1 dellIntroduzione agli Statuti Generali della Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana degli Antichi Liberi Accettati Muratori Piazza del Ges:

La Libera Muratoria proclama, come ha proclamato sin dalla sua origine, lesistenza di un principio creatore, sotto il nome di Grande Architetto dellUniverso. Essa non impone alcun limite alla ricerca della Verit, ed per garantire questa libert che esige da tutti la tolleranza. La Libera Muratoria dunque aperta agli uomini di tutte le nazionalit, di tutte le razze, di tutte le credenze. Essa interdice nelle sue Officine ogni discussione politica e religiosa; accoglie qualunque profano senza preoccuparsi di conoscere quali siano le sue opinioni politiche e religiose, purch sia libero e di buoni costumi. La Libera Muratoria ha per scopo di lottare contro lignoranza sotto tutte le forme; una scuola scambievole, il cui programma si riassume in questi punti: obbedire alle leggi del proprio Paese, vivere con onore,
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CONTI, cit., p. 10.

praticare la giustizia, amare i propri simili, lavorare senza posa al bene dellumanit e perseguire la sua emancipazione progressiva e pacifica. Ecco ci che la Libera Muratoria adotta e vuol far adottare a coloro che hanno il desiderio di appartenere alla famiglia muratria. Per innalzare luomo ai propri occhi, per renderlo degno dellalta missione affidatagli sulla Terra, la Libera Muratoria pone, come principio, che il bene pi prezioso la Libert; la Libert patrimonio dellUmanit, raggio cos luminoso che nessun potere ha il diritto di spegnere o di offuscare e che la fonte di ogni sentimento donore e di dignit.209

Non si sa chi fu ad iniziare Enrico Presutti alla Massoneria (anche se possibile supporre che fu il massone Ludovico Mortara, come abbiamo visto gi suo maestro in campo giuridico210), ma devono essere state parole simili a quelle ora riportate a far leva sulla sua dirittura morale ed al suo senso del dovere. Non fu certo per il desiderio di entrare a far parte di un conclave elitario che egli decise di intraprendere la vita massonica. Daltra parte, il credo massonico, almeno cos come viene presentato formalmente, sembra la perfetta controparte iniziatica del migliore liberalismo politico, che pure sappiamo essere un vero e proprio cardine della vita di Presutti. Fu senzaltro questo bagaglio di alti valori e questa chiamata ad una missione superiore, quasi ultraterrena, a renderlo fiero di appartenere alla Massoneria tanto da fargli dire, allatto di firmare il suo curriculum vitae come funzionario statale, quando gli fu chiesto se fosse stato massone: Lo fui, lo sono e lo sar211.

La realt massonica italiana caratterizzata da una spiccata frammentariet, intervallata da tentativi, pi o meno riusciti, di riscoprire ununitariet sempre pi ardua da conseguire man mano che il fenomeno andava radicandosi nel paese. Durante il periodo dellItalia liberale, essa conobbe appunto un periodo di relativa
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SERENISSIMA GRAN LOGGIA NAZIONLE ITALIANA DEGLI ANTICHI LIBERI ACCETTATI MURATORI PIAZZA DEL GES, Statuti Generali, aggiornamento e ristampa, marzo 1993. Ringrazio il prof. Mario Fortunato per avermi messo a disposizione tale documento e le relative Costituzioni. Cfr. capitolo 1. Rubrica Colonna Funebre in LAcacia massonica, gennaio-febbraio 1950, p. 46.

coesione sotto legida del G212 (Grande Oriente dItalia, anche detto Palazzo Giustiniani dal nome della sede principale a Roma), compattezza che fu tuttavia raggiunta con molte difficolt e ad alterne stagioni. Infatti, a seguito dellopera di repressione delle societ segrete operata dai regnanti italiani allepoca della Restaurazione, le famiglie massoniche, accomunate dallideale unitario, furono costrette a tentare di dare una nuova origine allordine.

Linizio del processo di rifondazione della massoneria italiana contemporanea ha una data precisa e soprattutto si colloca in un preciso contesto geografico e politico: la Torino dellautunno 1859 []. Fu proprio in questo ambito che [] scatur liniziativa di dar vita ad una loggia massonica, che fu denominata Ausonia e che di l a poco avvi le procedure per costituire un Grande Oriente Italiano.213

Cos, mentre la proclamazione del Regno dItalia si avvicinava, i massoni lavoravano freneticamente allo scopo di raggiungere una parallela unitariet che, alla luce degli auspicati successi dellesperienza risorgimentale, appariva sempre pi necessaria. Tuttavia, queste speranze di compattezza furono parzialmente deluse di l a poco. Infatti, cos come la massoneria piemontese rappresent politicamente lincarnazione dellopzione liberal-moderata cavouriana, unaltra famiglia massonica, radicata in Sicilia e che poteva vantare la leadreship di Francesco Crispi214, rivendicava la volont di collegare la rinascita massonica di quei giorni da un lato con il movimento democratico garibaldino, dallaltro con la gloriosa tradizione ideale della rivoluzione del 1848.215

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Le lettere dei numerosi acronimi adoperati nel gergo massonico sono intervallate dai tre punti disposti a triangolo equilatero, simbolo mistico che richiama il tre (molto ricorrente nei rituali), numero particolarmente rilevante nella scienza cabalistica. CONTI, cit., p. 28. Iniziato a Palermo nel 1848. Cfr. CONTI, cit., p. 39. Ibid.

In momenti storici come questo possibile riscontrare nel fenomeno massonico una sorprendente identit con la politica istituzionale; le dinamiche presenti sul suolo nazionale si proiettarono distintamente allinterno delle logge, producendo le stesse frizioni. Sebbene nessuno dei due blocchi mettesse in discussione lassetto istituzionale in senso ampio o la necessit di portare oltre gli sforzi unitari, allinterno delle logge si riverber insomma lo scontro che nel paese oppose moderati e democratici []216. Il G piemontese da un lato ed il Supremo Consiglio siciliano dallaltro, tra incompatibilit politiche e rispettive rivendicazioni di priorit di fondazione e di autonomia, impedirono al fenomeno massonico italiano la compattezza e larmonia; fu cos che le due obbedienze, scivolarono dalla reciproca diffidenza allaperto conflitto. Fu solo con Porta Pia ed il sostanziale raggiungimento dellunit (nonch con la parziale erosione delle logge facenti capo al Supremo Consiglio siciliano) che tali controversie furono accantonate, e nel 1872 la frammentaria realt massonica coron lantico progetto di unificazione delle obbedienze sotto legida del G.

Tuttavia, allinizio del XX secolo la storia massonica fu segnata da un evento epocale che ancora oggi, sebbene attutito dal tempo e dalle mutate circostanze, continua a produrre i suoi effetti sulle coscienze dei liberi muratori: una grave crisi intestina port infatti a tali spaccature da generare un vero e proprio scisma. Nel 1908 il massone Enrico Presutti, cos come i suoi Fratelli, fu dunque costretto ad una grave decisione. Prima di procedere, appare tuttavia necessario richiamare alcuni punti focali della complessa architettura istituzionale massonica 217. La Massoneria, cos come la Chiesa o lEsercito, una societ costituita gerarchicamente: ciascun affiliato caratterizzato da un grado, acquisito per anzianit o per merito. La Massoneria in
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Ivi, p. 38. Cfr. a riguardo JAMES ANDERSON, Le costituzioni dei liberi muratori : contenenti la storia, i doveri, i regolamenti, ecc. di quella pi antica e molto venerabile fratellanza : ad uso delle Logge, Bastogi, ristampa 1991 delloriginale 1738; MICHELE MORAMARCO, Nuova enciclopedia massonica, Reggio Emilia 1989 ; con riguardo particolare al Rito Scozzese, cfr. invece LUIGI SESSA, La Massoneria : l'evoluzione dagli alti gradi al rito scozzese antico ed accettato, Il Ventaglio, Roma 1993.

senso stretto costituita da tre gradi: Apprendista Libero Muratore, Compagno dArte e Maestro Muratore. Inoltre, ciascuna famiglia massonica adotta uno o pi Riti al suo interno: ciascuno dei numerosi Riti esistenti prescrive una diverso cerimoniale e, soprattutto, istituisce una serie di gradi superiori al terzo, espandendo cos la scala gerarchica. Per dare unidea del funzionamento di tale apparato, possibile dire che, in un certo senso, il Rito come una Massoneria nella Massoneria. Il RSAA (Rito Scozzese Antico ed Accettato) quello di maggiore diffusione: questo prevede ulteriori trenta gradi218, a ciascuno dei quali corrisponde una camera riservata ai membri insigniti del relativo livello. Sebbene oggi sia stata apportata una serie di riforme statutarie in senso democratico, allinizio del secolo laccesso ai gradi superiori avveniva tramite cooptazione e, oltretutto, segretamente. Infine, importante notare che il Rito in quanto tale fornito di un vero e proprio organo esecutivo (Supremo Gran Consiglio dei 33 nel caso del Rito Scozzese), con un suo presidente (Sovrano Gran Commendatore, sempre nel caso dello Scozzesismo). Dunque le istituzioni massoniche sono scisse in Ordine, presieduto dal Gran Maestro (che imposta e detta le linee guida dei lavori) e Rito, con un suo presidente, che detiene potere solo per quanto concerne i gradi previsti dal Rito e gli altri organi ad esso afferenti. Le prime avvisaglie di inquietudine allinterno del G si ebbero nel 1906, appunto con il ventilarsi di una riforma del rito. Ci che veniva proposto era ununificazione del Rito Scozzese (altamente gerarchico, come si visto) con il pi moderato Rito Simbolico (il quale prevedeva esclusivamente i primi tre gradi). Tale unificazione avrebbe significato la sostanziale abolizione delle camere intermedie e la conseguente perdita di potere e di influenza dei gradi superiori (ed in particolare dello stesso Supremo Gran Consiglio dei 33). Come si pu facilmente arguire, tale riforma fu sostenuta dai gradi inferiori, contrari al principio della cooptazione dello scozzesismo che rendeva possibile la formazione di vertici massonici portatori di istanze ed ideali contrari, o quantomeno dissimili, da quelli della gran parte degli affiliati. Daltro canto, gli stessi vertici avrebbero visto il
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In modo da totalizzare 33 gradi, ulteriore numero considerato di particolare rilevanza mistica.

proprio ruolo sminuito e la propria autorit grandemente ridotta. Il Sovrano Gran Commendatore del tempo, Achille Ballori, sebbene non favorevole alla riforma, intendeva temporeggiare; tuttavia una corrente allinterno del Supremo Gran Consiglio dei 33, capeggiata dal pastore metodista Saverio Fera, si oppose con forza allunificazione e, una volta messa la mozione in minoranza, caus le dimissioni di Ballori. Fera gli successe come Sovrano Gran Commendatore. Ad aggravare la situazione giunse la discussione parlamentare del 1908 circa linsegnamento della religione cattolica nelle scuole. Uno dei motivi conduttori dellinfluenza della Massoneria sulla vita politica e culturale italiana da sempre la rivalit di questa con la Chiesa: luna e laltra si fronteggiano in una lotta eterna per conquistare le coscienze e, di conseguenza la possibilit di influenzare landamento delle cose nel paese. La situazione odierna molto blanda a confronto; nellItalia postunitaria, invece, dal non expedit papale alla considerevole presenza di massoni in Parlamento, lingerenza delle due forze nella vita pubblica, luna cattolica e laltra teista, era davvero notevole. Naturalmente, tanto pi alta la posta in gioco, tanto pi aspra risultava la battaglia tra le parti. Il pomo della discordia in seno allArte Reale fu in questo caso la mozione del parlamentare socialista Leonida Bissolati, presentata alla Camera nel 1907 e discussa un anno dopo, che proponeva, sic et simpliciter, labolizione dellinsegnamento cattolico e dunque una scuola completamente laica. A questo punto, la condotta che il Governo dellOrdine chiese di tenere ai massoni che detenessero un seggio parlamentare, fu naturalmente quella di votare a favore della mozione Bissolati, in modo da sottrarre al Clero un prezioso ambito quale le coscienze di giovani e giovanissimi. Tuttavia, diversi Fratelli deputati decisero di comportarsi altrimenti, respingendo con il proprio voto la mozione. Questi disertori furono cos accusati di aver mancato al loro dovere di Fratelli e fu chiesto che venissero processati dal Tribunale massonico.

La reazione indignata di numerose logge, che chiesero limmediata adozione di

provvedimenti esemplari contro quei deputati che erano venuti meno al dovere massonico, costrinse il governo dellordine ad avviare uninchiesta e a deferire i colpevoli agli organi giudiziari interni.219

Tuttavia, il Sovrano Gran Commendatore Saverio Fera si oppose a che il Tribunale fosse convocato220, difendendo il comportamento di quanti si fossero opposti alle direttive dellOrdine.

Fera

rifiut

di

applicarlo

[lart

127

delle

Costituzioni,

concernente

linsubordinazione], adducendo che la Massoneria si occupava troppo di politica, che accettava elementi anarchici e sovversivi, che quindi si risolveva in unassociazione atea o per lo meno irreligiosa e liberticida, in quanto che toglieva ai suoi deputati la facolt di disporre di se stessi.221

Nel frattempo Fera fece largo uso delle prerogative a sua disposizione, sospendendo sei membri del Supremo Gran Consiglio dei 33 ad egli avversi; la situazione, gi surriscaldata, giunse al suo apice nella seduta del Consiglio del 26 giugno dello stesso anno, in cui venne fatta richiesta a Fera di reintegrare i dignitari sospesi a divinis. Questi interruppe la seduta e si ritir, insieme ad i suoi pi stretti collaboratori, in separata sede. Poco dopo, tardando Fera a riprendere la seduta, ci che restava del Supremo Gran Consiglio dei 33 decise di ripristinare il precedente Sovrano Gran Commendatore Achille Ballori alla carica e lo esortarono a revocare i decreti emanati da Fera e ad integrare il Consiglio fino al suo numero legale. Lo scisma era ormai compiuto: il Rito Scozzese si era cos trasformato in una creatura bicefala, con due Sovrani Gran Commendatori e due Supremi Gran Consigli. Ben presto le due
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221

CONTI, cit., p. 181. Visto che i deputati in questione appartenevano ai gradi superiori, la competenza di giudizio apparteneva al governo del Rito, piuttosto che a quello dellOrdine. ROSARIO F. ESPOSITO, La Massoneria e lItalia, Edizioni Paoline, Roma 1969, p. 319.

obbedienze si scomunicarono a vicenda, ciascuna rivendicando la propria legittimit, e gli scismatici costituirono la Gran Loggia dItalia, detta di Piazza del Ges.

Enrico Presutti figur al fianco di Fera tra i massoni che optarono per lo scisma. Ad un primo esame ed in mancanza di testimonianze o documenti a riguardo, non facile comprendere le sue ragioni in merito alla spaccatura. In primo luogo egli, da liberale modello, fu per lo Stato aconfessionale, la scuola laica, la libert di coscienza, di pensiero e contro le inframmettenze della Chiesa nei poteri dello Stato. Il suo motto era: Libere Chiese in Stato Sovrano.222 Tutto farebbe pensare che, se egli avesse disposto del suo seggio alla Camera gi dal 1908, avrebbe votato a favore della mozione Bissolati e, dunque, a favore dellinsegnamento laico. Sembrerebbe dunque da parte sua un comportamento contraddittorio essersi associato invece con la corrente ferana, schieratasi con coloro che si erano dimostrati favorevoli a quellinsegnamento cattolico che, da liberale, Presutti non poteva che avversare. In secondo luogo, in merito alla fusione del Rito Scozzese a quello Simbolico, considerando la passione democratica di Enrico Presutti e la sua devozione nei confronti delle istituzioni elette dal basso, sembrerebbe legittimo attendersi un comportamento entusiasta nei confronti dellabolizione di una tradizione fortemente gerarchica, suscettibile di abusi autoritari e che non tenesse presente delle opinioni della maggioranza; eppure era tutto questo che Fera volle mantenere immutato con la sua opposizione allunificazione dei riti. A ben vedere, per forse ipotizzabile una diversa lettura, relativa a questioni di fondo, per lo schieramento di Presutti a favore di Fera. Infatti, sebbene le proprie posizioni in merito allinsegnamento religioso ed alle istituzioni massoniche lo avrebbe portato a scegliere diversamente, potrebbe essere stato il generale diniego del libero arbitrio tentato dal governo dellOrdine a motivare la sua scelta. LOrdine aveva fatto appello ai Fratelli deputati ed aveva cercato di imporre loro un determinato comportamento che, per quanto potesse
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Rubrica Colonna Funebre in Lacacia massonica, gennaio-febbraio 1950, p. 47.

aderire al concetto di giustizia di Presutti, era comunque un imposizione. A questo si aggiunga che il condizionamento era relativo ad unistituzione ad egli sacra come il Parlamento. Infine, fu non certo limpostazione laica delloperare del mainstream massonico ad indignarlo quanto, probabilmente, il mero anticlericalismo, acceso e preconcetto, che caratterizzava al tempo buona parte degli affiliati alle Logge. Pertanto, ci che a rigor di logica, spinse Enrico Presutti verso Piazza del Ges fu probabilmente lindignazione di Fera verso la negazione della scelta secondo coscienza cui chiunque, ed in special modo un deputato, ha diritto. Nonostante tutto, queste sono illazioni, visto che la verit segreto massonico e che forse sepolta in quanto resta degli archivi dei Figli della Vedova, di quanto di questi si potuto salvare dal rogo cui la dittatura, come vedremo, li consegn.

Anche se inconfutabile che i corsi e ricorsi della storia della Massoneria italiana siano costituiti da piccoli e grandi scismi, filiazioni e fusioni, altrettanto certo che la scissione del 1908 sia un evento interno di grandi proporzioni e di ampia portata. Tuttavia, la marcata divaricazione che separ le due famiglie massoniche, trov, alcuni anni dopo, allo scoppiare della Grande Guerra, possibilit di una parziale riconciliazione. Infatti, entrambe le comunioni si trovarono sostanzialmente su posizioni di interventismo a favore della Triplice Intesa. Anche quando, dopo diversi lunghi anni di conflitto, sembrava che quella enorme tragedia che fu la prima guerra mondiale non dovesse finire mai, sia i vertici di Palazzo Giustiniani che quelli di Piazza del Ges si schierarono contro una pace prematura, al fine di non vanificare i gravi sacrifici che il paese aveva fino a quel punto sostenuto e di non dover rinunciare agli obiettivi per i quali lItalia era entrata in guerra. Su questi temi (latteggiamento di fronte alla guerra e le mire espansionistiche sui territori doltre Adriatico) vi fu una piena convergenza di vedute fra Palazzo Giustiniani e lobbedienza di via Ulpiano [Piazza del Ges]. In una circolare

diramata il 25 maggio 1915 Saverio Fera dichiar che la guerra corrispondeva ai sentimenti ed allazione svolta dalla massoneria [] perch guerra di liberazione e di civilt, invitando tutti i fratelli, in nome dei supremi interessi della patria, a superare gli elementi di discordia. Alla sua morte, avvenuta il 29 dicembre 1915, la Rivista massonica223 pubblic un breve necrologio, nel quale si accantonava qualunque risentimento e si manifestavano espressioni di sincero cordoglio. Erano parole concilianti, da cui scaturirono le premesse, nel clima di coesione nazionale generato dallo scoppio della guerra, per un tentativo di riavvicinamento fra le due obbedienze che in effetti si consum fra il 1916 e il 1917 con esiti contrastati. Alla morte di Fera la guida dellobbedienza dissidente venne assunta da Leonardo Ricciardi che fu affiancato, in veste di segretario, da Vittorio Raoul Palermi. Costoro erano fermamente contrari a qualunque accordo col G , ma per iniziativa del luogotenente, il senatore Giovanni Francica-Nava, e di Giovanni Camera, che aveva un ruolo assai influente dentro listituzione, si produsse una sorta di sollevazione interna che port sul finire del 1916 alla destituzione di Ricciardi e di Palermi. Dopo ulteriori contrasti, nella primavera del 1917 Francica-Nava capeggi la secessione di un gruppo di ventisei logge e di dieci corpi superiori del rito scozzese, perlopi ubicati nellItalia meridionale, che decisero di confluire nel G.224 Tra coloro che seguirono Francica-Nava troviamo Enrico Presutti, allepoca sindaco di Napoli, che dunque, dopo circa nove anni di appartenenza allobbedienza di Saverio Fera, decise di tornare in seno a Palazzo Giustiniani. La Grande Guerra era quasi finita e parte delle famiglie massoniche trovavano un terreno comune per congiungersi nuovamente. Nuove divergenze sarebbero presto emerse, per poi essere ancora accantonate in presenza della persecuzione dittatoriale che avrebbe sepolto entrambe.
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Periodico afferente allobbedienza di Palazzo Giustiniani. CONTI, cit., pp. 248-249.

Il rapporto tra Massoneria e fascismo un argomento controverso e delicato che rappresenta, comunque lo si voglia vedere, un momento buio della criptica e segreta storia dellArte Reale. Infatti, laddove storici profondamente critici quali padre Rosario F. Esposito, giungono ad affermare: Salvo rari casi [], i massoni non negano di avere collaborato col fascismo. La disputa esiste solo nella precisazione dellentit di tale collaborazione225, neanche autori sicuramente vicini allassociazione quali Aldo A. Mola negano una seria commistione tra i due fenomeni. Mola infatti scrive: A rendere polivalente e complesso tale rapporto contribuirono le assonanze ideologiche epidermicamente affioranti tra la vulgata politica delle Logge e i programmi agitati da molti fra gli esponenti pi in vista del movimento fascista. A parte la comune esperienza (ma non matrice) interventistica e i comuni legami col combattentismo; e a parte la gi accennata e peraltro episodica convergenza su obiettivi dintransigenza anticlericale, anche in tema di legislazione scolastica [], abbozzi di programmi, dichiarazioni dintenzioni, auspici, appelli e postulati [] pullulanti da assise e convegni e organi del fascismo, contenevano, sia pure con sfumature non marginali ma non sempre immediatamente percepibili, echi e spunti di propositi e di linee orientative in cui molta parte dei Figli della Vedova poteva riconoscere affinit e sintonie con i propositi dei quali lOrdine sera fatto portavoce [].226 Sebbene sia pi prudente affermare che molti massoni, e non gi la Massoneria in quanto tale, collaborarono o militarono nel fascismo, non vi sono dubbi che i vertici dei due Ordini usciti dallo scisma del 1908 cercarono costantemente contatti sia con il movimento fascista al suo stato embrionale, che poi con il governo di Mussolini. Dal canto suo, il fascismo annoverava diversi massoni nelle sue fila gi dal suo primo
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ESPOSITO, cit., p. 355. MOLA, cit., pp. 487 e 488.

giorno (circa un sesto dei quadri dirigenti dello squadrismo fascista era affiliato alla Massoneria, basti pensare ai quadrumviri Italo Balbo, Michele Bianchi, Emilio De Bono e Cesare Maria De Vecchi227), e cerc, sebbene solo in un primo momento, appoggi da parte massonica. La questione potrebbe essere in fondo letta nella sua essenza pi intima come un mero gioco di potere: mentre la Massoneria osservava questo nascente movimento, che prometteva molto con la propria audacia, e decideva di legarlo al proprio carro, il fascismo desiderava a sua volta asservire ai propri scopi lantico e ricco centro di potere rappresentato dalle Logge massoniche. Pare infatti che, nel fermo tentativo di accattivarsi le simpatie di Mussolini, la famiglia massonica di Palazzo Giustiniani abbia addirittura finanziato la fondazione del Popolo dItalia. Come nota Conti: Molta acqua era passata sotto i ponti da quando, nel 1914, Mussolini aveva manifestato il proprio disprezzo per lordine liberomuratorio presentando il noto emendamento allordine del giorno Zibordi, che prevedeva lespulsione dei massoni del Partito socialista. Ladesione di Mussolini al fronte interventista attenu notevolmente i contrasti del passato []. Numerosi indizi accreditano lipotesi che tra i finanziatori del Popolo dItalia vi fossero nel 1914 alcuni gruppi massonici e che tale flusso di risorse fosse proseguito nel corso della guerra. Certo che nellopinione pubblica si diffuse la convinzione, recepita [] anche da Salvemini, che il giornale mussoliniano fosse sostenuto dalla massoneria228. Ciononostante, tracce maggiormente visibili dellattivit filofascista dei vertici massonici possono essere ritrovate in un telegramma inviato a Mussolini allindomani della marcia su Roma dallallora Gran Maestro di Palazzo Giustiniani Domizio Torrigiani:

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Afferenti allobbedienza di Piazza del Ges. Cfr. CONTI, cit., p. 289. CONTI, cit., pp. 286-287. Tale ipotesi sarebbe ulteriormente suffragata da unintervista ad un misterioso (ed altrimenti anonimo) Vecchio 33 riportata in ESPOSITO, cit., pp. 356-357.

Nellodierna impresa a cui Ella si accinta animosamente, tutte le forze nazionali debbono seguirla, cos che Ella possa superare la prova nel modo pi glorioso per la patria. Accolga, Eccellenza, per la Patria e per s il saluto augurale che le invio con animo fervido e schietto.229 Da parte sua, Piazza del Ges non fu da meno, dal momento che il suo Gran Maestro, Raoul Vittorio Palermi, mostr a sua volta reverenza nei confronti del capo del fascismo, conferendogli, nel gennaio del 1923 il grado 33 onoris causa. Risulta [] che a quei tempi laffare fascista fu fiutato molto meglio da Palazzo Giustiniani che non da Piazza del Ges: in seguito il primo si tir indietro, persuaso che Mussolini andasse incontro al liberticidio politico, mentre la seconda credette con Palermi di aver ammansito lorso, il quale invece quando lo credette opportuno tir la sua zampata coinvolgendo nella soppressione gli uni e gli altri.230 Infatti, mentre Palazzo Giustiniani tornava sui suoi passi, e alcune logge operavano secessione nei confronti della troppo compromessa obbedienza di Piazza del Ges, questultima, insieme con il suo Gran Maestro Palermi, avanz sempre pi nella strada dei compromessi dogni genere, fino a raggiungere la collaborazione pi formale231. Di l a poco se ne sarebbe pentita. Come sintetizza Conti: La massoneria guard [] al fascismo delle origini con indubbia simpatia. Essa condivise latteggiamento di tanti esponenti del composito schieramento dellinterventismo di sinistra, che videro in Mussolini e nei suoi seguaci i pi decisi difensori delle ragioni politiche e ideali della guerra. Lavversione per i socialisti e per i giolittiani divenne il comun denominatore di un legame di solidariet che riusc a superare le pur palesi divergenze politiche e avvicin ai Fasci un partito, come
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Cit. in ESPOSITO, cit., p. 362. Ivi, p. 356. Ivi, p. 364.

quello repubblicano, con solide radici negli ambienti massonici.232 Quale delle due obbedienze massoniche si consideri, tale prima stagione dei rapporti tra queste ed il fascismo, che potremmo definire di equidistanza, giunse ad una brusca battuta darresto quando fu chiaro chi avesse il coltello dalla parte del manico. Infatti, come richiama efficacemente Esposito, appena lorso si rese conto di non aver pi alcuna necessit di stringere rapporti di collaborazione con i liberi muratori, non esit un attimo ad eliminare unulteriore, intollerabile nicchia di potere.

[Mussolini] Una volta arrivato alla guida del governo, e in una fase in cui era impegnato in un processo di istituzionalizzazione del movimento fascista che passava anche attraverso la costruzione di un clima di buone relazioni con i cattolici, non poteva pi tollerare che in seno al suo stesso partito vi fossero militanti e dirigenti di primo piano che seguivano logiche diverse o comunque raccoglievano sollecitazioni da differenti e talora non allineati centri di potere. La massoneria, specialmente quella di Palazzo Giustiniani, perseguiva un disegno politico che ruotava intorno alla difesa della laicit dello stato, ma non ammetteva eccessivi cedimenti sul versante della tutela dei princpi democratici e delle libert individuali. Nel momento in cui la gerarchia fascista cominciava a progettare una trasformazione dellordinamento politico e istituzionale in senso autoritario e poneva mano alle prime riforme, come quella del sistema elettorale congegnata da Acerbo, appariva evidente che i margini per un accordo con la pi antica obbedienza massonica si riducevano drasticamente. Agli occhi del nascente regime fascista essa rappresentava una sorta di contropotere con profonde ramificazioni nei gangli vitali dello stato, specie nellesercito, nella magistratura e nellapparato burocratico, e perci occorreva sbarazzarsene al pi presto. [] Egli temeva infine che i dissidi interni alle logge potessero riverberarsi dentro il partito, provocando fronde e giochi di correnti che ne avrebbero minato la compattezza, rappresentando una minaccia
232

CONTI, cit., p. 287.

continua per la sua stessa leadership. Fu anche per questa ragione che il Gran Consiglio del fascismo non oper alcuna distinzione fra Palazzo Giustiniani e Piazza del Ges, dove pi nutrita era la presenza di fascisti.233

Fu cos che cominciarono le violenze fasciste alle Logge (con relativi sequestri di archivi, percosse ed intimidazioni). Il Gran Maestro di Palazzo Giustiniani Domizio Torrigiani, decide di uscire dal mortificante stallo in cui ha incardinato la comunit []. Dopo tante ambiguit e compromettenti messaggi personali di consenso, ha infatti un guizzo dorgoglio e prende apertamente posizione con un documento in cui denuncia la violenza delle squadre dazione e condanna il fascismo per la carica ideologica estranea e alternativa alla Massoneria speculativa e agli interessi dellArte Reale.234

Anche dal punto di vista istituzionale il fascio non risparmi colpi: un primo segnale di quello che stato descritto come il rogo della Fenice, si ebbe allorquando fu chiaro che il regime intendeva piuttosto cattivarsi le simpatie della Chiesa favorendo indirettamente linsegnamento cattolico nelle scuole primarie e secondarie, e mettendo le premesse per la riforma universitaria. Come nota Salvatore Lupo:

A sancire simbolicamente lo stacco tra vecchia e nuova politica, venne la dichiarazione di incompatibilit tra militanza fascista e appartenenza massonica [], che riprendeva un antico topos polemico dei nazionalisti su cui si ebbe la convergenza degli altri fascisti i quali pure in molti casi delle logge massoniche facevano o avevano fatto parte.235

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235

Ivi, pp. 306-307. ENRICO NASSI, La Massoneria in Italia, Roma 1994, p. 90. LUPO, cit., p. 125.

Infatti, ecco giungere il primo vero colpo del regime alla libert di associazione. Il 18 febbraio 1923 Mussolini fece approvare in seno al Gran Consiglio del fascismo, un ordine del giorno molto esplicito:

Considerato che gli ultimi avvenimenti politici e certi atteggiamenti e voti della Massoneria danno fondato motivo di ritenere che la Massoneria persegua programmi e adotti metodi che sono in contrasto con quelli che ispirano tutta lattivit del fascismo, invita i fascisti che sono massoni a scegliere fra lappartenenza al PNF o alla Massoneria.236

Tra la nascita di questa pregiudiziale massonica ed il vero colpo di grazia inferto alla Massoneria, passarono poco meno di due anni. Infatti, il 12 gennaio 1925, Mussolini present alla Camera un disegno di legge che sarebbe poi stato approvato nel maggio successivo. Questo non lasciava alcuna scappatoia ai massoni: tutte le associazioni, enti ed istituti venivano infatti obbligati a comunicare allautorit di Pubblica Sicurezza latto costitutivo, lo statuto, i regolamenti interni e soprattutto lelenco dei nomi degli associati. In caso di omessa, falsa o reticente dichiarazione, il prefetto aveva facolt di sciogliere lassociazione in questione. Inoltre, era fatto obbligo a tutti i funzionari, impiegati, agenti militari e civili, di rendere nota lo loro qualifica, anche se di semplice socio, presso qualunque associazione che imponesse un qualche tipo di segreto ai suoi membri. Sebbene nella legge non si fece mai esplicito richiamo alla Massoneria, e sebbene sulla carta non fosse chiesto altro che dichiarazioni di membri e di intenti, se si tengono presente le violazioni, le retate e le violenze volte contro i templi massonici, facile comprendere che la normale prosecuzione dei lavori fu, di fatto, vietata.

Ben presto il cerchio si strinse: Palazzo Giustiniani era sempre circondato e


236

Cit. in ESPOSITO, cit., p. 371.

sorvegliato da forze armate. Anche alcune logge di Piazza del Ges furono attaccate; ma indubbiamente si tratt di azioni molto meno gravi, ed a volte persino solo dimostrative.237 Lintera comunit massonica fu cos costretta dal fascismo a quella particolare condizione che viene definita di sonno. Un massone postosi in tale condizione smette di frequentare la sua Loggia e perde ogni diritto e prerogativa; tuttavia conserva la caratteristica, considerata indelebile, delliniziazione. Tale grande sonno fu decretato da Domizio Torrigiani nel novembre del 1925, ordinando contemporaneamente alle Logge di nascondere o distruggere quanto rimaneva degli archivi. Il periodo tra le due guerre fu probabilmente il peggiore per la Massoneria Italiana: dopo aver dato adito a sospetti di opportunismo e prova certa di miopia politica, pag carissimo il fio con la sostanziale soppressione, che sarebbe durata fino alla fine della guerra, quando, pi frammentata che mai, riprese i suoi lavori. Ci che tuttavia preme in particolar modo sottolineare in questa sede la soppressione dellennesimo ambito di libera espressione culturale e politica cui Enrico Presutti fu costretto dal fascismo. Il regime non toller la presenza di gruppi di interesse autonomi, anche nel caso in cui questi si mostrassero propensi ad una collaborazione incondizionata. Completamente accerchiato dal regime, Presutti, pur non essendosi mai piegato, fu costretto ad arrendersi contro forze schiaccianti, delle quali egli, per retaggio culturale, valori etici e levatura morale, costituiva lantitesi.

237

Ivi, p. 375.

7 - Gli ultimi anni

Vivere nei cuori che lasciamo dietro di noi non morire. Thomas Campbell

Ecco dunque come un uomo fu privato dei propri diritti, del proprio lavoro e della propria dignit. Ecco come fu intimidito e poi ridotto al silenzio. La cagione di tale accanimento furono le sue posizioni politiche: non fu un estremista, un anarchico o un insurrezionalista, ma un liberale. Non tram contro la sicurezza dello Stato e la sua legittimit, ma ne fu anzi alfiere ed entusiasta sostenitore. Lalba della seconda guerra mondiale lo trov privo della propria vitalit e delle cariche che la vita stessa aveva speso nel conquistare. Il mandato parlamentare, la cattedra universitaria, i colleghi accademici ed i fratelli massoni: il governo fascista lo aveva privato di tutto, dopo che tanto egli aveva dato allo Stato come politico, giurista e come docente. Fu un tempo di giganteschi, incancellabili paradossi. Paradossi come quello che vide un uomo probo trattato come un criminale da persone che preferirono il manganello alla politica. Paradossi come quello di un uomo il cui studio del diritto pot solo rendergli pi difficile accettare lassurdit di quanto gli accadeva, poich riusc a comprendere fino in fondo la violenza che veniva fatta alla legge prima che a se stesso. Paradossi come quello di un uomo perseguitato perch professava la libert di pensiero, di stampa, di associazione. Il fascismo non solo lo priv di ogni cosa, ma sovvert anche completamente il mondo nel quale aveva vissuto e al quale molto si era dedicato. Lunica risposta a tutto questo, vista linvulnerabilit dei suoi aguzzini, fu per lui il ritiro. Essendo stato espulso con la forza bruta da quella vita pubblica che tanto amava, cerc il conforto in quella privata. Eppure, nemmeno nel mondo piccolo e confortevole della famiglia, pot trovare la pace ed il riposo che una vita di sacrifici e di soprusi certamente meritava; la Seconda Guerra Mondiale lo priv del figlio

Ascanio: ufficiale in Unione Sovietica, non fece pi ritorno. Amareggiato nellanimo, vecchio e stanco nel corpo, si ammal gravemente. Sin dal 1937, unatroce paralisi progressiva lo costrinse a letto e, come scrisse Duilio Presutti, atleta della parola, perdette la parola238. Una vita ormai pronta a spegnersi, che un tempo aveva brillato di luce propria; una vita prodiga, che molto si era vista tuttavia sottrarre, ma che poco si era vista elargire. Alla fine, per, il fato non fu crudele con lui fino in fondo. Prima che giungesse il suo ultimo giorno, il 25 luglio del 1949, gli fu riconosciuto un tardo riscatto che probabilmente gli riscald il cuore nella sua ultima ora e gli conferm la convinzione che, come soleva affermare, Ogni reazione [al progresso ed alla democrazia] sia necessariamente un fenomeno transitorio239. Egli infatti, con lo spiraglio di consapevolezza che la malattia gli lasci, pot constare che laberrante massacro della guerra era finalmente terminato e che aveva portato via con s la terribile dittatura che per venti lunghi anni aveva avvelenato la Patria e la sua vita personale. Ma ancor pi dovette riempirlo di gioia la decisione del Comando Alleato di reintegrarlo nella tanto sospirata cattedra universitaria e di fregiarlo con il titolo di Professore Emerito; una decisione questa presa dal Comando nel 1944 su proposta della Facolt di Giurisprudenza e del Senato Accademico dellUniversit di Napoli. Quella stagione vide il termine della barbarie bellica, linaugurazione di un lungo periodo di pace per lEuropa e, per lItalia, il ripristino della legalit e la nascita dalle ceneri della dittatura di una nuova Italia, repubblicana e democratica. Ad Enrico Presutti, che visse senzaltro ai crocevia del suo tempo, fu chiesto di partecipare dallinterno a questo momento supremo. Fu un riconoscimento implicito, seppure tardivo, della sua tempra morale, della sua statura di uomo politico e del suo valore di giurista. Fu anche un riconoscimento dei soprusi subiti, delle repressioni e dellostracismo cui la dittatura lo aveva costretto. Su provvedimento istitutivo della Consulta, Enrico Presutti, lanziano e fiero antifascista, il Maestro di diritto, il liberale, fu chiamato a partecipare a quellAssemblea Costituente che avrebbe di l a poco dato vita alla carta costituzionale. Tuttavia, le condizioni di salute non gli
238 239

DUILIO PRESUTTI, estr. da Giornale dItalia, 4-5 Giugno 1965. Cit. in DASCOLI e DAVINO, cit., pp. 169-170. GOETZ, Intellektuelle im faschistichen Italien, cit., p. 463.

consentirono di recarsi l dove sarebbe stato certamente felice di essere: quale migliore epilogo infatti per la vita di un costituzionalista liberale ed antifascista se non la collaborazione al consesso convocato a redigere la Carta fondamentale di una nuova Patria? Quella Patria che egli tanto aveva amato e che tanti sacrifici gli era costata allorquando era aggredita dalle armi o dalla tirannide? Purtroppo, questultima opportunit gli fu negata dalla grave infermit che lo aveva colto: unultima amarezza per lui, ma una perdita anche per lItalia e la sua Costituente, che non pot valersi di una voce autorevole e genuinamente democratica.

Fu cos che, dopo aver vissuto una manciata di mesi come cittadino della neonata Repubblica Italiana, ed aver finalmente assistito, seppure dal letto di malattia, alla propria riabilitazione, il 25 luglio del 1949, Enrico Presutti si spense, nella sua casa di Roma. Eppure, come sono soliti fare gli individui mirabili, egli non mor del tutto. Egli visse e vive ancora nella memoria di chi, come i colleghi, gli allievi ed i familiari, lo pratic in vita e pot apprezzare il suo spirito pacato ma fermo, austero ma umano. Il giorno successivo alla sua scomparsa, il Corriere della sera gli dedic un rispettoso necrologio nel quale si legge:

LOn. Prof. Avv. Enrico Presutti morto oggi240 a Roma. Era nato 79 anni fa a Perugia. Professore di Diritto Costituzionale presso luniversit di Napoli e sindaco di quella citt, nel 1921 e nel 1924 fu eletto deputato. Dopo il delitto Matteotti fu uno dei maggiori esponenti della coalizione aventiniana. []241

Anche il Roma commemor il suo antico caporedattore:

Allet di 80 anni [sic], si spento nella sua abitazione in Roma, in via Ciro Menotti,
240 241

Presutti si spense nella notte tra il 25 ed il 26 luglio. Il corriere della sera, 26-07-1949

lOn. Prof. Enrico Presutti. 242

Dopo aver richiamato le tappe principali della sua vita, il quotidiano rievoc il suo passato di giornalista:

Enrico Presutti entr giovanissimo a far parte della nostra famiglia; fu il redattorecapo del Roma diretto da Giovanni Brombeis. Successivamente, a quando altri impegni lo chiamarono altrove, Presutti fu apprezzato collaboratore del nostro giornale sul quale pubblic molti articoli di carattere amministrativo. Alla famiglia desolata giungano in questa triste ora le condoglianze devote del Roma.243

La sua forza danimo mostr come sia possibile lottare contro forze soverchianti, anche quando si sa di essere sconfitti: egli infatti si batt sino allultimo respiro, non nella speranza, solo o quasi comera, di vincere la propria battaglia alla dittatura, ma per difendere nondimeno i propri ideali, vero ed unico motore della sua vita. Egli stesso esclam in aula Anche perdendo, onorevoli colleghi, si pu difendere la propria fede!. Ed proprio quello che Enrico Presutti fece nel corso della sua vita: fu sconfitto, ma non si pieg alle lusinghe o alle minacce della follia del tempo in cui visse, non trad i suoi principi e, come disse lonorevole La Rocca alla Camera nel commemorare il collega scomparso il giorno precedente:

Quando la libert fu sommersa nel vomito della crapula, nel fango della dittatura terroristica, egli stette in piedi, con gli altri pochi intellettuali che osarono affrontare la tirannide a viso aperto, e non croll, non si mosse dalla sua antica posizione, e rappresent lo spirito di lotta di alcune forze liberali del Mezzogiorno, insieme con Giovanni Amendola e Roberto Bracco: e dopo che Amendola mor per mano dei
242 243

Roma, 26-07-1949. Ibid.

sicari fascisti, egli prese il posto di quel grande come guida delle correnti democratiche liberali di opposizione; e questa sua fedelt ai principi gli frutt la persecuzione e la fame: egli fu cacciato dalle universit ed stato ridotto alla miseria.244

Nellesprimere lammirazione per il collega scomparso, La Rocca lo descrisse come un punto di riferimento:

Si spenta una grande luce di dottrina; si smorzata una lampada di fede; si inaridita per sempre una sorgente di energie, che pareva si rinnovassero di continuo, in una sorta di giovinezza spirituale, nella lotta per la conquista dellideale.245

La Camera onor per lultima volta Enrico Presutti attraverso la voce di diversi deputati ed infine con un lungo applauso.

244 245

ATTI PARLAMENTARI, Discussioni, seduta pomeridiana del 26/07/1949, p. 10962. Ibid.

Conclusioni
Nato circa un decennio dopo la proclamazione del Regno dItalia, nonch in concomitanza con lannessione di Roma, e spentosi altres allalba della Repubblica, Enrico Presutti fu testimone ed attivo partecipante di unintera era del suo paese. Questa era, apertasi con la stessa nascita del nuovo Stato, battezzata con lindipendenza dallo straniero, assist ai primi tentativi di porre le fondamenta della vita comune, affrontando le intricate problematiche del nation building in un contesto di profonde e radicate differenze tra realt di classe, culturali e geografiche. Enrico Presutti fu espressione proprio di quella cultura borghese di orientamento liberale che costitu il nocciolo della classe dirigente del Regno della quale il fascismo cerc di sbarazzarsi, onde poter costruire una nuova Italia sulle macerie della vecchia. A coloro che si proponevano come alfieri di questa nuova Italia cambiamento, dinamismo e modernit sembrarono le parole dordine. La brutale esperienza della Grande Guerra, la maggiore follia bellica di cui si fosse stati testimoni sino a quel giorno, insegn loro un solo espediente per esprimere il proprio paradigma, percepito come storicamente ineluttabile: la distruzione di quanto era gi stato costruito. Non rinnovamento, dunque, ma rinascita, cosa che naturalmente prevedeva una morte: due ere, luna vecchia di sessantanni, e laltra enfant terrible, entrarono drammaticamente in dialettica ed il successivo prevalere della seconda determin la soppressione della prima. Enrico Presutti, al quale per pensiero, estrazione culturale, modalit dellagire sociale ed excursus vitae, potremmo considerare come uno dei possibili simboli dellItalia liberale, fu vittima dellimposizione di tale paradigma. La soppressione della vecchia prassi politico-sociale e di conseguenza degli individui che la rappresentavano, fu interpretata talvolta in chiave tragicamente fisica, come per Amendola e Matteotti, e talaltra, come per Enrico Presutti, attraverso lostracismo dalla vita pubblica e professionale ed il bavaglio politico. Il parallelismo tra Presutti e Italia liberale potrebbe anche essere sostenuto sino agli ultimi giorni del valente

giurista, dal momento che, una volta rifluita nella guerra la marea fascista, nel porre le nuove basi della vita comune, si volle mantenere vivo il retaggio di quella porzione di classe dirigente antifascista, una sorta di partigiani ante litteram, che aveva avversato il regime sin da subito che da esso era stata spietatamente e criminosamente soppressa. La convocazione di Enrico Presutti in seno allAssemblea Costituente pu essere infatti letta come un omaggio a quellera e a quella classe politica che, pur con i suoi limiti e le sue incertezze, aveva allevato la neonata Italia ed era caduta sotto i colpi della dittatura. Proprio per queste ragioni, nonch per lintenso legame della vita di Presutti con tutti i grandi nodi storici che caratterizzarono il periodo in cui visse, possibile avvertire lefficacia storiografica dello studio della sua vita 246. Giovanni Levi, nel saggio Les usages de la biographie247, identifica diverse categorie di studi biografici adoperati in storiografia; visto il rapporto dinamico tra Presutti e lambito in cui si trov ad agire, senza dubbio possibile inserire la ricostruzione della sua vita nel modello di biografia di contesto248. Esaminando linterazione tra le scelte del singolo attore sociale e lambito nel quale esso si trova ad agire infatti possibile ricavare molteplici informazioni circa il momento storico e lambiente sociale. Parimenti, la conoscenza relativa alla realt sociale in esame aiuta non solo e non tanto a colmare le inevitabili lacunes documentaires249 della vita in questione, ma anche a comprendere maggiormente lagire del soggetto. Infatti: [] lpoque, le milieu, et lenvironnement sont fortement mis en valeur comme autant de facteurs capables de caractriser une atmosphre qui expliquerait les destines dans leur singularit.250
246

247 248 249 250

Oltre al saggio di Levi richiamato in seguito, circa la biografia come strumento storiografico rimando a : PIERRE BOURDIEU, Lillusion biographique, in Actes de la Recherche en Sciences sociales, 62-63, Parigi giugno 1986; GIACOMO DEBENEDETTI, Il personaggio uomo, Milano 1970; WILLIAM C. DOWLING, Boswell and the Problem of Biography, in Studies in Biorgaphy, Cambridge 1978. GIOVANNI LEVI, Les usages de la biographie, in Annales, 4, novembre-dicembre 1989. Nel testo Biographie et contexte. LEVI, cit., p. 1331. Ivi, p. 1330.

Inoltre, osservando la specificit del percorso del singolo, possibile comprendere tutta la gamma di possibili scelte che il sistema sociale rendeva possibili nel periodo storico e nel luogo nel quale si incardina la vita studiata. Fermo restando tutto ci, tuttavia da notare come lesaminare la storia di Enrico Presutti illumini non solo e non tanto la gamma di scelte che il sistema sociale e linsieme di valori dominanti nel quale si mosse permettevano, ma piuttosto le scelte che essi impedivano, cosa che nondimeno getta luce sulla cupa e deprecabile atmosfera politica e sociale che il regime fascista instaur nel Regno dItalia.

Appendice A Enrico Presutti: una cronologia


1870: Nasce a Perugia il 12 gennaio da Ascanio e Maddalena Presutti. Una volta avviato agli studi, si trasferisce a Napoli per studiare Giurisprudenza. Intraprende la carriera universitaria come collaboratore di Lodovico Mortara e quella di giornalista presso il Roma. 1892: Pubblica Il Comune e gli altri enti locali amministrativi. 1899: Il Roma prende parte alla querelle giornalistica sullamministrazione comunale di Napoli, denunciando la corruzione di questa. Pubblica Lo Stato parlamentare e i suoi impiegati amministrativi. 1900: Il governo Saracco convoca una regia commissione dinchiesta sulle condizioni dellamministrazione comunale di Napoli. Presidente Giuseppe Saredo. Presutti chiamato, in qualit di consulente esterno, a relazionare circa i fattori politici, economici e culturali della malversazione della citt. 1906: Dopo aver ottenuto una libera docenza presso luniversit di Napoli, in questo anno trasferito a Cagliari. In seguito sar trasferito a Messina e da l a nuovamente a Napoli, dove conquister le cattedre di Diritto Costituzionale e di Diritto Amministrativo. Pubblica le Istituzioni di Diritto amministrativo italiano in due volumi. 1907: Viene nominato delegato tecnico dalla Commissione per lInchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e nella Sicilia. Gli vengono assegnate le indagini relative alla Puglia. Dedica un intero anno allo studio, alla raccolta di dati ed alla ricerca sul campo per la sua relazione. Pubblica Fra il Trigno e il Frotore: inchiesta sulle condizioni economiche delle popolazioni del circondario di Larino. 1908: Partecipa allo scisma massonico al seguito di Saverio Fera. 1909: Pubblica la relazione inerente la Puglia per lInchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini meridionali. 1910: Pubblica Principii fondamentali di scienza dellamministrazione.

1912: Pubblica Per lautonomia universitaria. 1914: eletto al Consiglio Comunale di Napoli nella locale lista bloccarla. collaboratore del sindaco Pasquale del Pezzo. 1915: Pubblica Diritto Costituzionale, lezioni. 1917: Succede a Del Pezzo in qualit di sindaco di Napoli. Insieme al sen. Giovanni Francica-Nava ed altri, decide di confluire nuovamente nel G, abbandonando la comunione massonica di Piazza del Ges. 1918: A seguito del parziale accoglimento di una mozione contraria alla sua linea, presenta al Consiglio Comunale le sue dimissioni dalla carica di sindaco. Gli succede Arturo Labriola. 1921: Candidatosi in seno al gruppo della Democrazia Sociale, viene eletto alla Camera nei collegi Napoli e di Benevento. In luglio presenta una proposta di legge: Per favorire le costruzioni di case coloniche e villaggi rurali nel Mezzogiorno e nelle isole, poi reiterata in agosto. In autunno, Giovanni Amendola fonde il gruppo di Democrazia Liberale con parte di quello di Democrazia Sociale. 1922: In giugno i gruppi di Democrazia Liberale e Democrazia Sociale fondano, a seguito di unulteriore espansione, il Partito Democratico Italiano. In estate Presutti interviene alla Camera in merito alla riforma agraria. 1923: Alla Camera attacca la legge Acerbo, proponendo ampi emendamenti. Pubblica La politica interna, conferenze sulla storia dItalia nel secolo XIX svolte nellanno accademico 1922 1923. 1924: Aprile: nelle elezioni politiche, viene confermato alla Camera per le due circoscrizioni di Abruzzi e Molise e Campania. Maggio: Amendola fonda lUnione Meridionale. Il 30, alla Camera, Presutti contesta la verifica dei poteri effettuata dal governo e sostiene Matteotti nella sua dura denuncia del fascismo. Giugno: partecipa alla secessione parlamentare dellAventino. Novembre: partecipa alla costituzione dell Unione Nazionale delle forze liberali e democratiche. 1925: Febbraio: viene accolto in qualit di socio ordinario residente nellAccademia Pontaniana. tra i primi firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti. Maggio: viene approvata una legge che, di fatto, vieta lappartenenza alla Massoneria. Giugno: partecipa al primo ed ultimo congresso dellUnione Nazionale, allinterno del quale viene fondato il Partito della Grande Democrazia. Luglio: Amendola viene ferito gravemente a seguito di unaggressione fascista. Dicembre la

Camera approva la legge Dispensa dal servizio dei funzionari dello Stato. 1926: Aprile: Amendola si spegne a Cannes. Ottobre: il Partito della Grande Democrazia viene sciolto. Il primo novembre Presutti vittima nel suo studio di una spedizione intimidatoria notturna. Poco pi di una settimana dopo la Camera lo dichiara (insieme a tutti i deputati aventiniani) decaduto dal mandato parlamentare. Viene destituito dagli incarichi accademici. Pubblica Introduzione alle scienze giuridiche e istituzioni di Diritto Pubblico. 1931: In ottobre il governo emana il decreto legge Disposizione sullistruzione superiore, relativo al giuramento per i docenti universitari. 1934: LAccademia Potaniana viene soppressa. 1937: costretto a letto da una grave malattia. 1944: Su proposta della Facolt di Giurisprudenza e del Senato Accademico dellUniversit di Napoli, il Comando Alleato lo reintegra nella sua cattedra e gli concede il titolo di Professore Emerito. 1946: chiamato a partecipare allAssemblea Costituente, cosa che gli sar impossibile per motivi di salute. 1949: Si spegne a Roma il 25 luglio. Il giorno successivo viene commemorato alla Camera.

Appendice B

Documenti darchivio

ARCHIVIO CENTRALE DI STATO ROMA, Fondo Commissione Reale dInchiesta per Napoli, b.1, Appunti del Prof. Presutti sul popolo napoletano e le amministrazioni.

Appendice C

Trascrizione dei documenti

Appunti del Prof. Presutti sul popolo napoletano e le amministrazioni Sulle elezioni Sulle condizioni economiche di Napoli

PARTE PRIMA
Prima di esaminare quale influenza hanno esercitato le Associazioni Politiche ed economiche cittadine sulla vita pubblica napoletana, necessario dare un elenco possibilmente completo di tali associazioni, dividendole in categorie.

A) Associazioni politiche:

1)

Prima fra queste per antichit ed importanza la cosiddetta Associazione Unitaria Liberale. Veramente sotto questo nome essa non esiste che da 12 anni. Anteriormente si chiam prima Associazione del Progresso e poi Associazione della Sinistra Parlamentare. Essa raggrupp sempre gli elementi cos detti di sinistra perci fu quasi sempre sotto la direzione dellOn. Nicotera. Ad esso faceva capo il partito di sinistra quando doveva farsi qualche manifestazione a Napoli. Cos fu per opera dellAssociazione iniziata a Napoli la prima manifestazione che fuori della Camera fece la [incomprensibile] nel discorso dellOn. [inc.]. Data la graduale evoluzione o meglio rivoluzione della funzione elettorale a Napoli, di cui gi si parlato, passati i primi anni lassociazione sub prima linfluenza anzi il

dispotismo del Nicotera e poscia del Billi e del Casale. 2) LAssociazione Liberale del Mezzogiorno si form nel 1892 per secessione dallUnitaria. Alcuni elementi non volevano subire, cos dissero, il dispotismo che in seno a quellassociazione alcuni esercitavano, o per rivalit personali ne uscirono e fondarono la nuova associazione. La quale ebbe unesistenza scarsa se non nulla. Era piena di buone intenzioni ma queste furono paralizzate dallimpotenza e dalle lotte intestine ebbe ad un certo momento energia sufficiente per espellere dal proprio seno elementi meno buoni i quali andarono a fondare unaltra associazione di cui si parler appresso. Spesso si astenne nelle lotte elettorali. Nel 1896 per le elezioni, da cui usc la discussa amministrazione comunale, essendosi trovata indietro lUnitaria per non suscitare diffidenze essa apparentemente fu alla testa del movimento il quale per fu in realt guidato dai soliti elementi. Ora questassociazione si trasformata: parte dei nuclei ne sono usciti nel principio di questanno ed hanno insieme ad elementi nuovi formato unassociazione nuova, la Lega Democratica per la Riscossa del Mezzogiorno, la quale ha unimpostazione radicale.
3)

LAssociazione Progressista fu formata da pochi anni dagli elementi usciti dalla Liberale del Mezzogiorno alla cui testa era lassessore comunale On. [inc.]. In realt la nuova associazione fu unemanazione delle Logge Massoniche, formatesi nel 1897, quando la Massoneria italiana espulse dal suo seno una quantit di elementi napoletani tra cui il [inc.] ed il Summonte.
i.

LUnione

Costituzionale.

Questassociazione

si

form

recentemente per la fusione di due associazioni, luna antichissima, lAssociazione Costituzionale, che raggruppava gli elementi moderati, e laltra, lUnione Monarchica, fondata nel 1894 per opera del prefetto [inc.] e composta pure delementi moderati. Queste due associazioni erano composte delementi della stessa unit politica: soltanto la prima seguiva piuttosto lOn. Rudin e laltra piuttosto lOn. Crispi. Caduto nel 1896 lOn. Crispi questo antagonismo a poco a poco cess tanto che lUnione

Monarchica elesse a suo presidente lOn. Prinetti finch poco tempo fa annunci la fusione. ii. Il Partito cattolico per glinteressi di Napoli. forse lassociazione politica pi numerosa che esista a Napoli, dappoich conta o almeno vanta mille soci. Fu organizzata specialmente dallattuale cardinale di Napoli, allora semplice canonico ed insegnante nel seminario.
iii.

Oltre a queste associazioni vi sono stati [inc.]che esercitavano la loro azione in ciascuna delle sezioni della citt. Ma quasi tutti essi hanno avuto vita piuttosto temporanea che permanente, quasi fossero nulla pi che semplici comitati elettorali. Ci era la conseguenza necessaria di quello stato di sgretolamento esistente nella citt e che non solo era nei privati cittadini, ma anche in coloro che esercitavano una parte attiva nella vita politica, segnatamente nella funzione elettorale. Non solo la maggioranza di questi elementi non facevano parte delle associazioni centrali, ma neanche di [inc.] sezionali, quasi temessero che, raggruppati in associazioni periodicamente riunintesi la libera discussione che eventualmente avesse potuto aver luogo, avesse potuto diminuire il generale potere che essi esercitavano. Cos che solo al momento delle elezioni di regola questi elementi si aggruppavano in comitati sezionali mantenuti a spese dei candidati ed ai quali poi chiamavano a partecipare numerosi elettori. In essi la minimezza della lotta toglieva ogni possibilit di discussione.

B) Associazioni non politiche:

Fra queste solo lAssociazione dei Commercianti ed Industriali, il Collegio deglIngegneri ed Architetti e lAssociazione dei Proprietari di fabbricati costituitesi da meno di due lustri, si pu ritenere abbiano esercitata qualche

influenza sulla vita comunale. Ci premesso passiamo a spiegare quale influenza stata spiegata da tali associazioni:
1) Influenza sui criteri da seguire nellamministrazione comunale. In questo

campo linfluenza delle associazioni su menzionate stata quasi nulla. Mai a Napoli un partito o unassociazione ha formulato un programma di amministrazione preciso, che uscisse da vuote e non compromettenti generalit. Solo principio abbastanza preciso era quello di non stabilire nuove imposte o laltro sulla necessit di risolvere qualche problema, ma senza indicare mai il modo in cui risolverlo. Tanto vero che quando nel 1895 il giornale Roma fece una lunga campagna perch il partito liberale adottasse come programma la necessit di una trasformazione di una realt nel campo industriale, nessuno di partiti che si contendevano la vittoria voleva adottare tale programma e la discusse nemmeno. Era questa una conseguenza fatale della incompetenza tecnica di coloro che si portavano candidati anche di quelli fra di essi che avrebbero dovuto tenere il primo posto e della nessuna competenza della classe colta della citt a difendere tali problemi. La vita, lamministrazione comunale, svolgentisi giorno per giorno, senza preoccupazione alcuna dellincerto domani e senza nessun criterio direttivo, frutto della incompetenza degli eletti da una parte e dallaltra limpossibilit di fare un esame di tali problemi per opera della parte colta della cittadinanza causata dalla mancanza di criteri tecnici spiegano come le associazioni non potessero in questo campo esercitare influenza alcuna sullo svolgimento della vita comunale. Solo qualche accenno di critica contro proposte dellamministrazione, per esempio il comizio indetto dallassociazione liberale del mezzogiorno nel 1895 contro la proposta [inc.] di convenzione con la compagnia del Sannio. In tale campo della critica il Collegio degli Ingegneri ed Architetti ha portato utile contributo, ma le sue manifestazioni, quasi sempre giustissime, restano in una cerchia ristretta, senza penetrare nonch nella massa

della popolazione, nella parte colta della cittadinanza. Gli stessi giornali a questopera di critica si sono limitati, ma hanno rarissime eccezioni non ad una critica serena, obiettiva, tecnica per cos dire, ma ad una critica spesso fatta a base di personalit, di ingiurie o al pi di vuote generalit. La crescente istruzione migliorava a poco a poco lintrinseco di tali critiche, anche i giornali costituivano a Napoli i soli fattori della pubblica opinione. Da ci lo studio dellultima amministrazione di rendersi amica tutta la stampa, specialmente mediante impieghi manipolati distribuiti a giornalisti o mediante concatenamento di altri interessi personali, non sempre onesti. In tale stato di cose, mancava una opinione pubblica illuminata. Linefficacia di ogni rimedio unita al continuo peggioramento dellazienda comunale, facevano dominante nella pubblica opinione un giudizio sfavorevole sulla disonest dei pubblici amministratori. Dalta parte per quanto grave fosse il problema da risolvere, la pubblica opinione si manifestava piuttosto a scatti come per un ininelligente impressionismo, [piuttosto] che in base a criteri fortemente maturati in seguito ad ampia ad intelligente discussione. Circa il problema del risanamento per es. lopinione pubblica si lasci guadagnare dalla frase di Depretis: Bisogna sventrare Napoli. Il modo di sventrare, se cio fosse unopera prevalentemente edilizia, come quella eseguita o unopera esclusivamente igienica, come sostenevano il Santorato ed altri, non rest alcuna discussione nella cittadinanza: non si form intorno a tali problemi una pubblica opinione. Eppure vi fu chi pose la questione, anzi vi fu anche chi pose nettamente la questione della manipolazione del [inc.] della formazione di nuove aree edificatorie per la costruzione dei nuovi quartieri: ma se gli eletti non avevano competenza sufficiente per discutere tali problemi, come poteva averne la cittadinanza, come si poteva intorno ad essi formare una pubblica opinione. In questo campo adunque, lazione dellassociazione stata nulla o quasi.
2) Azione delle associazioni per la scelta dei candidati. In questo campo pi

larga stata linfluenza delle associazioni. Bisogna riconoscere che alle associazioni ed ai loro delegati incaricati di scegliere i candidati si sforzavano di far entrare nelle liste dei nomi buoni, conosciuti per onest e per ottima posizione sociale. Ma i loro sforzi restavano impotenti: ai loro inviti quasi sempre seguiva un rifiuto, determinato o dal non volere partecipazione alla vita pubblica, ma pi spesso ad dispregio verso coloro con in quali si sarebbe dovuti entrare in lista dalla ripugnanza ad entrare in un ambiente non sempre morale. Per necessit stessa di cose si era costretti ad accontentarsi di meno buoni i quali passavano sopra o per [inc.] o per debolezza alla mala compagnia. Perch il fondo della lista dei candidati era il frutto della scelta delle associazioni, era lemanazione pi schietta della classe dei politicanti, dominanti e sfruttanti la formazione elettorale a Napoli. Ma per meglio dire pi che le associazioni, tali scelte le facevano gli individui. I pi potenti, i pi influenti esercitavano maggiore influenza e si imponevano, ma anche gli elementi sezionali, coalizzati, riuscivano a fare le loro imposizioni, a far entrare in lista i loro candidati. I risultati di questa lotta dinfluenza, in cui il pi forte faceva sentire tutto il suo impero, lasciavano naturalmente degli scontenti i quali ad alta voce lamentavano il dispotismo dei capi dei Nicotera, dei Casale, dei Billi, ma questa lamentela non era lespressione del desiderio di far passare liberamente la volont degli elettori, ma sibbene lespressione del rammarico di non aver potuto sostituire il proprio al dispotismo degli altri. Ma che un certo dispotismo si esercitasse indubitato. Gi si detto, parlando del modo come si formano e si mantengono unite le clientele, che considerano una necessit spegnere ogni opposizione pericolosa, che nel loro seno si manifestasse. Pertanto il mezzo pi sicuro per ottenere qualche [manca] dai capi era quello di attaccarli perch alla minima opposizione, loppositore veniva in ogni modo coperto di favori per essere ridotto al silenzio. Se loppositore era onesto ed irriducibile, allora si poneva in campo la salvezza del partito, la necessit di far transazioni per vivere ed a poco a poco si faceva

il vuoto attorno alloppositore, in modo da sfiduciarlo e costringerlo ad uscire.


3) Azione delle associazioni sulla nomina di impiegati e sulla ordinaria vita

[inc.]. Che unazione deleteria in tal capo si esercitasse indubitato: il Comune di tale azione subisce ora le dannose conseguenza: ma tale azione era dovuta piuttosto a singoli individui che alle associazioni. I singoli individui che monopolizzavano e sfruttavano a Napoli la funzione elettorale ascenda della loro influenza e del loro potere riuscivano ad ottenere per loro stessi o per i loro adepti posti dimpiegati o semplici favori, la cui entit variava enormemente, dallappalto alla facilitazione nellottenere un certificato che era dovere dellamministrazione rilasciare. Non si parla in questo promemoria n delle Unioni Popolari, n della Lega Democratica per la Riscossa del Mezzogiorno, n della Sezione Socialista, n di quella Repubblicana perch di recente fondate. E quanto alle ultime la loro opera troppo nota. Per anche in quella di esse, che pi ha ottenuto successo, nella sezione socialista a poco a poco si infiltrato qualche elemento non buono e del resto tutti, essendo nuovi alla vita pubblica, costituiscono pi o meno una incognita.

PARTE SECONDA

I: Le elezioni comunali a Napoli.

A Napoli pi che altrove vero che i voti seguono i voti. Tutta la forza elettorale del cosiddetto partito liberale e del clericale consiste nel possedere un primo abbastanza numeroso nucleo di elettori fedeli. Questo primo nucleo del partito clericale formato dai soci del Circolo Cattolico, ma soprattutto dai parroci; nel Partito Liberale formato dalla coalizione di alcune clientele personali, di quella del Casale, di quella del Billi, ora del Girardi, di quella del Gattola e di poche altre. La forza di questi nuclei costituita: 1) da quel numero di voti di cui dispongono nel modo pi sicuro 2) dal possesso delle liste degli elettori di tutta la citt con la conoscenza relativamente esatta dei domicili di ciascuno, dei morti e degli assenti 3) nellavere a propria disposizione dei quadri ristretti, ma abilissimi a combattere le battaglie elettorali: ci soprattutto per il cosiddetto partito liberale che ne ha qualcuno veramente abile ed attivo. Intorno a questi nuclei si raggruppano tutti gli altri voti per una necessit che a prima vista apparisce. Lo scopo del voto la vittoria a pi o meno breve scadenza ed in tutti eravi la convinzione che senza questi nuclei non si pu vincere. Questa credenza in parte vera, abilmente sfruttata, produceva il dominio pi assoluto e pi completo dei capi di questi nuclei. Sotto la bandiera del Circolo Cattolico in un caso, dellUnitaria nellaltro bastava la volont dei capi per la formazione della lista dei candidati. Queste liste si presentavano allultimo momento al voto degli elettori: in genere otto giorni prima di quello delle votazioni e ci allo scopo di impedire la discussione sui nomi dei singoli candidati e movimenti di ribellione per ottenere la cancellazione ufficiale del nome di qualcuno. I modi onde ottenere per le liste i voti della grande massa degli elettori sono a Napoli ben limitati e rudimentali. 1) In primo luogo a questo scopo sono dirette le campagne fatte dai

grandi giornali quotidiani. Fino allamministrazione Summonte in genere il Roma ed il Pungolo appoggiavano la lista liberale; il Corriere, il Mattino ed il Don Marzio la clerico-moderata. Analogamente agivano le unioni che in favore delle due liste si andavano facendo nelle singole sezioni della citt. 2) Il denaro. Anche la corruzione veniva usata specialmente dal partito liberale, ma non in tutte le sezioni. 3) Quello che in Inghilterra si chiama to canvass e che il lavoro pi lungo, pi difficile e pi costoso, specialmente se fatto da agenti salariati, assolutamente rudimentale a Napoli. Si riduce ad inviare una serie di lettere ai singoli elettori, invitandoli a frequentare le sale del comitato sezionale, ad assistere alle adunanze che in essa si tengono, ad inviare loro a domicilio la lista dei candidati, la lista per i componenti del seggio e quando lamministrazione comunale al potere favorevole, anche il certificato elettorale. Il candidato o i candidati o persone autorevoli o agenti li visitano personalmente pochi elettori: tuttal pi persone autorevoli si limitano a mandare biglietti da visita con raccomandazione di votare. Perci vero che a Napoli pi che altrove i voti seguono i voti. La grande massa degli elettori segue i voleri dei due nuclei costruenti i tre partiti. Essa vota principalmente per ragioni di partito: per i clericali, se clericale, per i liberali, se liberale. Una parte di elettori sposta i suoi voti a seconda del partito al potere: sono gli scontenti che per al 99 votavano per il partito di opposizione e dei quali nel 99 gran parte votarono per i socialisti. La prima cosa da fare adunque di cambiare questi nuclei primi e ci non tanto in riguardo al partito clericale, quanto in riguardo al partito liberale. Se si riuscir a costituire un nuovo nucleo liberale, che apparisca avere una gran forza elettorale, pur non avendola magari (limportante che apparisca averla) i vecchi nuclei non oseranno neanche fare una lista. Non loseranno, perch avranno perduto quello che costituiva in fulcro della loro forza il nucleo elettorale non loseranno perch sicuri che nessun onesto, per quanto timido, aderir a loro, data lesigenza di un altro nucleo potente, pure liberale. Ma perch ci avvenga necessario che il nuovo nucleo da sostituire allaltro abbia o apparisca avere una grande forza, altrimenti sar impotente.

II: Come formare tali nuclei. Questi nuclei non si possono formare raggruppando le forze dei deputati napoletani. Quelli liberali sono tutti dal pi al meno tarati ed in fondo seguendo tale via non si riuscirebbe che a sostituire un nuovo al vecchio feudalismo. Questi nuclei non si possono formare neanche sulla base di associazioni politiche n di quelle esistenti, n di nuove che potessero costituirsi, ad eccezione forse del circolo cattolico. Ma specialmente il partito liberale che ha bisogno di essere rinnovato. Non si possono prendere a base di tale trasformazione le due associazioni veccie, lUnitaria e la Progressista, perch troppo tarate, non le nuove, lUnione Popolare e la Lega Democratica per la riscossa del Mezzogiorno, perch troppo scarsamente potenti. Esse tutto al pi potrebbero finire a prendere la apparente direzione del movimento, ma non potrebbero funzionare da nuclei elettorali. Questi nuclei bisogna crearli di sana pianta e potrebbero essere costituiti dai notabili di cui per bisognerebbe riformare listituzione per renderli pi numerosi e pi fattivi. Anzi a me piacerebbe cambiare loro addirittura il nome ed imporne uno pi classico, pi fazioso, pi comprensivo, quelli dei Capitani del Popolo. Quali funzioni dovrebbero essere affidate a tali notabili lho gi detto in altro memoriale. Le riassumo qui: 1) dare informazioni per la compilazione dei certificati che al sindaco demandato di rilasciare 2) costituire lanello di congiunzione fra i cittadini e le Pubbliche Amministrazioni, perch per molto tempo ancora i napoletani andranno in cerca di protettori di fronte a quelle 3) esercitare una sorveglianza nel modo in cui sono adempiuti i servizi pubblici nel rione loro affidato. Gi ho detto come questi notabili dovrebbero essere molto numerosi. Ogni rione non dovrebbe contare pi di mille abitanti ed ogni rione dovrebbe avere due notabili: uno clericale, laltro liberale. Naturalmente fra i clericali dovrebbe mettersi anche qualche moderato e fra i liberali anche qualche socialista. Sono appunto questi notabili che potrebbero costituire i primi nuclei dei rinnovati partiti napoletani. E la prova che essi potrebbero esserlo risulta da ci che opinione generale a Napoli, che la ricostituzione dei vice-sindaci e degli aggiunti, come erano prima della riforma del 1897, degenererebbe o potrebbe

segnare la fine di certi personalismi personali. La nomina di questi notabili dovrebbe essere fatta la prima volta dal R[egio] Commissario. Esso potrebbe procedere daccordo con coloro che sarebbero [inc.] per lufficio sindacale, nelle due ipotesi che dovessero prevalere i clericali o i liberali. Anzi apparentemente le proposte dovrebbero partire da costoro. III: Il caucus system per la scelta dei candidati. Tre mesi prima delle elezioni i due preconizzati come sindaci, appoggiandosi magari ciascuno a qualche associazione, dovrebbero formulare un programma di amministrazione ed invitare luno i notabili clericali e laltro i notabili liberali ad aderire a tale programma ed a scegliere dei candidati. Essi fisserebbero un mese di termine entro il quale ciascun notabile e ciascuno dei soci dellassociazione a cui si appoggiassero potrebbero proporre dei candidati. Scorso il tal termine di tutti i candidati proposti si formerebbero due liste, luna di quelli proposti [d]ai clericali, laltra di quelli proposti dai liberali. Queste liste si stamperebbero, si darebbe loro pubblicit per mezzo della stampa, invitandovi tutti i notabili e tutti i soci come sopra a votare nel termine di un mese per la scelta definitiva dei candidati. Naturalmente le votazioni sarebbero separate: una per i clericali, laltra per i liberali. La votazione si farebbe per voti negativi: vale a dire ogni votante cancellerebbe i nomi di quei candidati che ad esso fossero meno benvisti. Trascorso il termine per la votazione si passerebbe allo spoglio delle schede ed alla definitiva formazione della lista, mettendo in capolista colui che avesse riportato il minor numero di cancellature e cos via di seguito in ordine messo al numero delle cancellature. Le liste cos approvate sarebbero le liste definitive dei candidati. Non sembra fondato il timore di una votazione anarchica o laltro che potessero passare nomi non buoni. Le liste compilate da questi notabili apparirebbero avere, ed in parte forse avrebbero [inc.] un grande suffragio. Data lattuale popolazione di Napoli vi dovrebbero essere 560 notabili clericali e 560 notabili liberali. Ora ad ognuno apparirebbe di una palmare verit un conto di tal fatta. possibili che ogni notabile non abbia conosciuto in

media dieci elettori e non eserciti su di essi una certa influenza. Forse in realt questo non avverrebbe perch molti di questi notabili non sincaricherebbero di nulla, ma vi da ritenere che su [manca] persone 99 riterrebbero che realmente ogni notabile [eserciterebbe] uninfluenza per lo meno su dieci persone. Nellopinione comune pertanto, ciascuna delle due liste avrebbe un nucleo di oltre 5000 voti sicuri, ci che farebbe ritenere molto forte la nuova organizzazione e richiamerebbe altri voti. Se a ci si aggiunge che ai due nuclei si aggiungerebbero altre forze elettorali gia esistenti: a quello clericale le clericali, quello liberale le socialiste, lecito presumere che la forza di tali organizzazioni apparirebbe tale che la clientela Summonte non oserebbe neanche compilare una lista. IV: I particolari dellorganizzazione. Oltre allapparenza della forza bene per altro preoccuparsi anche un po del possesso reale della forza. Credo cio che sarebbe necessario dar inizio al pi presto a questo lavoro di organizzazione. Qualora si accettasse la proposta dellistituzione dei notabili questi dovrebbero nominarsi al pi presto appena passata la legge per la proroga delle elezioni. Ho gi detto che le proposte per tali nomine dovrebbero partire da coloro che fossero [inc.] per lufficio sindacale nei due casi che dovesse aversi una prevalenza clericale o una prevalenza liberale. Ci allo scopo di avere persone che potessero mettersi in vista per coordinare essi il lavori di organizzazione dei notabili. Appena nominati i notabili, i due futuri sindaci (li chiamo cos per brevit) dovrebbero mantenersi in contatto ciascuno con i notabili del proprio partito. Spiegare loro che oltre le mansioni per cos dire ufficiali loro affidate dal Comune ad essi pu spettare anche un compito non ufficiale quello di riunire, organizzare le forze elettorali, liberali o clericali, del loro rione. A tale scopo ad ogni notabile dovrebbe trasmettersi una lista degli elettori abitanti nel suo rione. In media gi detto fra parentesi vi sarebbero 96 elettori per rione. Queste liste non possono essere compilate che dal Municipio ed il lavoro riesce facilissimo ora che si sta facendo lo spoglio delle schede del censimento. Bastano 13 commessi: uno che legga ciascuna

scheda del censimento nome, cognome e paternit e gli altri 12 ciascuno con lista elettorale della sezione che riscontrino se il nome eletto iscritto ed in quale lista. E trovatolo vi segnino vicino il domicilio. un lavoro che coster ben poco al Comune, al massimo un migliaio di lire e che potr dare risultati grandissimi. Ritornando a quanto dovrebbe farsi con i notabili i detti due sindaci nel trasmettere loro la lista degli elettori del loro rione, dovrebbero invitarli a legar conoscenza con i detti elettori, a cercare di esercitare su di loro uninfluenza. Noto di volo che con questa istituzione dei notabili sintensificherebbero i metodi elettorali: sinstaurerebbero quei sani mezzi in uso in Inghilterra e contraddistinti con il verbo to canvass. Certo le signore napoletane non girerebbero come le inglesi le case degli elettori per far loro rimarcare i meriti di un candidato o i vantaggi di una politica, ma si convincerebbero ad usare quei mezzi elettorali che a Napoli non si sono mai usati. Certo non tutti i notabili si curerebbero di legar conoscenza con gli elettori del loro rione, ma un certo numero di essi lo farebbe e ci darebbe una forza non disprezzabile.

N.B. Si unisce uno schema di regolamento per la riforma dellistituzione dei notabili.

PARTE TERZA

Sulle condizioni economiche di Napoli. Quel disagio che esiste in tutto il Mezzogiorno esiste pi intenso a Napoli anche per la ragione che in essa, centro urbano, non si potuto esplicare colla necessaria intensit lunico rimedio, che si palesato veramente efficace, lemigrazione. Leccesso della popolazione in confronto delle risorse economiche nel Mezzogiorno anteriore al 1860. I poveri contadini non avendo altro mezzo come vivere andavano a far legna nei boschi che la legislazione borbonica con cura severa e gelosa proteggeva. Buona parte dellattivit dei Giudici Regi era spesa nel punire tali reati forestali, vera epidemia. Venuta la rivoluzione i boschi si distrussero senza riguardo alcuno il soverchio della popolazione trov cos in un breve periodo tre lustri al massimo delle risorse nelle nuove terre da dissodare. Finta questa risorsa cominci lemigrazione. Napoli finch dur il governo borbonico si trov in una situazione privilegiata: la politica borbonica poteva ben riassumersi nella frase attribuita ad uno dei re borboni: contenta Napoli, il Regno tranquillo. Vi era pertanto una specie di sacrificio delle provincie [sic] a beneficio di Napoli. Napoli era unico centro politico e militare della parte continentale del Regno, Napoli ne era anche lunico centro commerciale. Napoli invero era lunico o quasi lunico porto delle provincie continentali. Perci Napoli era centro di un doppio commercio: di uno sia terrestre che marittimo che potremmo chiamare di piccolo cabottaggio con le provincie ed era centro poi anche del commercio con lestero. Glintermediari residenti in Napoli, adempiendo ad una funzione importantissima, erano largamente compensati. La nuova Italia non aveva ragione alcuna di favorire Napoli di fronte alle provincie, anzi forse era necessit politica seguire la linea di condotta diametralmente opposta. La Nuova Italia perci moltiplic strade e porti ed i porti specialmente segnarono la decadenza del commercio napoletano. Il commercio delle provincie meridionali con

lapertura di tali porti fin di essere accentrato a Napoli ed in tal modo Napoli perse una risorsa grandissima. Cos non la malafede dei commercianti non leccesso della speculazione che ha tolto a Napoli il mercato degli olii meridionali: ma sibbene le nuove e facili comunicazioni terrestri e marittime aperte fra i mercati di consumo ed i vari centri di produzione nel Mezzogiorno. Tutto ci a me sembra stia a dimostrare che Napoli non potr mai risorgere come centro commerciale. Non la volont delluomo che riesce a creare un grande porto commerciale, ma esso creato unicamente dalle condizioni fisiche del territorio. Un gran porto deve avere alle sue spalle un mercato pi profondo che lungo, un mercato che sia di produzione e di consumo. Quando il territorio costituente tale mercato invece pi lungo che profondo il gran porto pu esistere soltanto se la spiaggia, in cui il territorio finisce, presenta tali caratteri da non permettere se non con grandi difficolt lapertura di altri porti. Le condizioni del Mezzogiorno sono invece perfettamente opposte: territorio allungassimo ma poco profondo: relativa facilt di apertura di nuovi porti. Questo a prescindere che le mutate condizioni del commercio in seguito ai facilissimi mezzi di comunicazione restringe limportanza della funzione cui attendono gli intermediari di guisa che ogni centro commerciale tende a trasformarsi in un centro industrialecomerciale. Pu per tento facilmente comprendersi quale colpo ha dato tale rivoluzione politica ed economica alla cittadinanza napoletana. Tanto pi che il gruppo sociale napoletano si era formato per cos dire in modo un po artificiale. Certo Napoli trov la ragione prima della sua esistenza come centro urbano-agricolo della abbastanza ricca regione che la circonda. Ma il fattore politico ebbe nella sua formazione, o maglio nel suo sviluppo unimportanza preponderante e del tutto anormale. Nel XVII secolo gli spagnoli forzarono i turbolenti baroni delle provincie ad abbandonarle ed a venire a stabilirsi a Napoli: cos sorsero i quartieri dellAvvocata, di Montecalvario e di S.Ferdinando. Si rec un colpo mortale alle provincie con lassenteismo che ad esse si impose e si aument artificialmente la popolazione di Napoli. Cos il gruppo sociale napoletano const di due elementi principali: di uno che traeva le sue risorse dalle provincie depauperandole, di un altro

numerosissimo, che viveva dei servizi resi al primo. A questo si aggiungeva che Napoli ha da oltre un secolo e mezzo un governo nazionale il che port come conseguenza che anche i migliori elementi non fossero rattenuti dal servirlo. Negli elementi dei magistrati e dei militari al servizio del governo borbonico si trovano numerosissimi nomi di nobili. Questa tendenza in base a cui nel XVII secolo ebbe tento accrescimento la popolazione napoletana, ha pesato per virt dinerzia anche dopo il 1860. Non si avuta altra idea di far di Napoli una citt di piacere. Qualunque giudizio si faccia sullonest delle amministrazioni locali a Napoli, certo per che esse non ebbero altro intento allinfuori di quello di far di Napoli una citt di piacere. Soggiorno ambito di ricchi forestieri. Le enormi spese edilizie che dal 1860 in qua sono state fatte, non hanno avuto altro scopo. Lo stesso risanamento stato pi una trasformazione edilizia, che un risanamento igienico. Questo per e lesperienza lo dimostra non pu costituire una risorsa sufficiente per una citt di poco meno di 600.000 abitanti tanto pi che nuovi centri sono sorti a far concorrenza a Napoli. Orami Napoli non frequentata dai forestieri che per pochissimi mesi dellanno e non sono sempre ricchi i forestieri che la frequentano. Con ci non voglio dire che questa risorsa debba trascurarsi: voglio dire soltanto che non bisogna impiegare tutte le poche forze di cui Napoli pu disporre, a raggiungere un miraggio non ottenibile. Credo per che bisogna sforzarsi di mantenere le posizioni acquisite e magari di migliorarle, purch a tanto non accorrano sacrifizi troppo gravi. Credo che alluopo potrebbe tentarsi la costruzione di una line tranviaria per via Tasso, il Vomero, i Camaldoli ed i Bagnoli, con la costruzione di alberghi e di ville ai Camaldoli e limpianto di un grande stabilimento balneare ai Bagnoli, unico punto della spiaggia di Napoli che si presti ai bagni marini. Ma tutto ci che il Municipio non debba spendervi nulla: impiegarvi qualcosa sarebbe errore gravissimo: il forestiero non reca beneficio che ad un gruppo ristrettissimo di persone. Due soli rimedi pertanto vi sono per la questione napoletana: lemigrazione e la trasformazione della citt in un centro industriale. Il primo perch la diminuzione del soverchio della popolazione porter un miglioramento nelle condizioni dei rimasti; il secondo perch offrir lavoro ad una

parte abbastanza rilevante della popolazione. Ma Napoli si trova in condizioni poco felici anche in riguardo allemigrazione. I suoi sono operai urbani e quindi pi che nei paesi nuovi dovrebbero emigrare nei paesi pi civili e pi ricchi: ci stante evidente la condizione di inferiorit di fronte ai compagni dellalta Italia. In secondo luogo anche la borghesia che ha bisogno a Napoli di essere sfollata e lemigrazione di borghesi senza capitali meno facile. Ad agevolare lemigrazione potrebbero stabilirsi con poca spesa scuole serali e pratiche di lingue, specialmente di spagnolo, di portoghese, di inglese. Il nuovo commissariato per lemigrazione potrebbe anche fare moltissimo bene. Si comprende per che in tale materia la prima spinta deve venire dagli individui. Qualche cosa di pi credo possa e debba farsi per trasformare Napoli in un centro industriale: Napoli ha nel suo seno, se non tutti, molti degli elementi necessari per tale trasformazione. Se si toglieranno certe iniquit di tariffe Napoli naturalmente si trover in condizioni pi favorevoli di altri centri per ricevere le materie prime ed esportare i prodotti fabbricati. Loperaio napoletano sobrio, intelligente, disciplinato e laborioso. Ci che manca a Napoli la capacit tecnica per fondare e dirigere imprese industriali, ed in parte anche il capitale. A queste deficienze occorre ovviare e vi si ovvier facilmente creando a Napoli a cura delle pubbliche amministrazioni un ambiente che offra le condizioni pi favorevoli per attivare le capacit tecniche ed il capitale. 1) Prima condizione lonest delle pubbliche amministrazioni non credo necessario insistere su ci. 2) Facilitare lacquisto delle aree per limpianto di stabilimenti industriali, anzi, se fosse possibile, concederle addirittura gratuitamente. Io credo giusto che la provincia, la quale ritrae da Napoli tutta la parte maggiore delle sue risorse, mentre non a principale beneficio di Napoli citt che queste risorse impiega, dovrebbe concorrere nelle spese necessarie, anzi dovrebbe sopportarne la parte pi importante. Sarebbero daltra parte denari benedetti e la spesa costituirebbe un buon investimento. Il prodotto delle imposte specialmente di quella sui fabbricati non potrebbe non accrescersi. Alluopo occorrerebbe, servendosi della legge per il Risanamento, espropriare per zone una parte del [inc.] dalla spiaggia dal mare ed in direzione dalla Maddalena a

Poggioreale, per farne la sede di un quartiere industriale nel quale le aree dovrebbero concedersi gratuitamente o contro un mite canone annuale, dal quale si potrebbe anche essere dispensati nei primi anni. 3) Facilitare il trasporto delle materie prime dal porto al quartiere industriale. Negli archivi municipali esiste il progetto di un canale dal porto a Poggioreale. Indubbiamente il canale costituirebbe il mezzo di trasporto maggiormente economico dal porto al quartiere industriale, ma non conoscendo i dettagli del progettato canale, ne la spesa che la sua escavazione importerebbe, non ho unopinione ben decisa sulla convenienza di costruirlo. In mancanza del canale potrebbe chiedersi allo Stato ed alle societ ferroviarie il premesso di far circolare delle vetture sulla parte del binario che dalla stazione ferroviaria mena al porto e collegare questo binario col quartiere industriale anzi con ciascuno degli stabilimenti che in esso si impiantassero. Stabilendo la stazione elettrica su tali linee se ne potrebbe magari affidare lesercizio alla societ dei trams (qualora non si riesca a sciogliere i contratti con cui alla medesima il Municipio legato) con una tariffa che rimborsasse unicamente le spese di costo. 4) Rendere il pi economico possibile a tali stabilimenti industriali lacquisto della forza motrice. La questione va ben guardata e studiata sotto il rispetto tecnico. Occorre esaminare se sarebbe pi economico: a) che ciascun industriale producesse da s la forza motrice sia a vapore sia a gas povero b) che sinducesse la societ del gas a produrre del gas povero ed a rivenderlo agli industriali a prezzo di costo c) che si trasportasse a Napoli dal Volturno e dal [inc.] mediante lelettricit una discreta quantit di forza motrice idraulica. In questo caso occorrerebbe vincere le camorre delle societ ferroviarie, che non vogliono eseguire importanti trasformazioni di trazioni finch non saranno rinnovate le convenzioni e ci perch manchino alla pubblica amministrazione dati sicuri circa i vantaggi che la trasformazione produrr ed ottengano intanto delle riserve per lunghi anni. In secondo luogo occorre chiedere ed ottenere per ladozione della trazione elettrica sulla Roma - Napoli e sulla linea abruzzese non simpieghi la forza motrice tratta dal Volturno ma sibbene quella dei numerosi corsi dacqua esistenti attorno a Roma. Roma ricca di forze motrici idrauliche. Il Mezzogiorno

anche in questo povero: se le forze motrici idrauliche esistenti nel Mezzogiorno si impiegheranno per la trazione sulle ferrovie non ve ne rester per lo sviluppo industriale, mentre Roma ne avr ad esuberanza, di cui non sapr cosa fare. Facilitare il commercio dei capitali investiti in stabilimenti industriali. A ci Napoli si presta molto date le abitudini che essa ha nellinvestimento dei risparmi. Le casse di risparmio sono di origine recentissima nel Mezzogiorno: prima del 1860 non ne esistevano, come in genere non esistevano casse di deposito a risparmio. I risparmi si investivano direttamente in borsa in acquisti di vendita pubblica. Anche ora si usa fare per poche centinaia di lire investimento mediante acquisti diretti fatti in borsa. Io credo che sarebbe utilissimo cercare di fondare un organismo bancario su tipo dei trust dinvestimento inglesi. Alluopo non occorrerebbero pi due o tre milioni. Anzi secondi me proprio il Banco di Napoli che dovrebbe fondare questo organismo che dovrebbe emettere dei buoni di partecipazione a reddito variabile non a reddito fisso. Spiego meglio il funzionamento dellorganismo. Questo inizierebbe le sue operazioni con un capitale non superiore ai due o tre milioni. Le sue operazioni consisterebbero in partecipazioni ed accomandite in stabilimenti industriali di nuova fondazione. A salvarsi da pericoli troppo gravi o perdite esso non dovrebbe mai forni pi di 2/3 o al massimo di 3/4 del capitale necessario per limpianto di uno stabilimento. Dopo un certo tempo qualora lesperienza avesse dimostrato che un certo numero di partecipazioni e di accomandite avesse dato buono frutti, il nuovo organismo bancario potrebbe emettere dei buoni di partecipazione al latore o nominativi ai quali si distribuirebbe come dividendo il reddito derivante dalle partecipazioni e dalle accomandite in rappresentanza delle quali fu fatta lemissione dei buoni, previo prelevamento di una percentuale per lammortamento e di una per commissione da percepirsi dallente emittente i buoni. Sarebbe cos grandemente facilitata limmigrazione e la raccolta del capitale da investirsi in imprese industriali: esso quantunque immobilizzato in imprese industriali avrebbe un facile mercato o potrebbero i titoli facilmente realizzarsi. Due gruppi speciali dindustrie, richiederebbero per essere sviluppate minori sforzi e potrebbero facilmente

raggiungere un grande sviluppo. Intendo parlare delle industrie artistiche e delle agrarie, che gi hanno a Napoli in certo sviluppo. Industrie artistiche: il napoletano artista nellanima di guisa che anche nellattuale stato di sgretolamento le industrie artistiche sono molto diffuse. Ci che manca per dare ad esse una diffusione anche maggiore e farne una importantissima risorsa per Napoli un grande organismo che ne faciliti lo smercio specialmente allestero. Io credo che non sarebbe difficile riunire in un grande consorzio cooperativo tutti coloro che attualmente si occupano a Napoli del commercio e della produzione di oggetti artistici: questo grande consorzio potrebbe stabilire depositi di vendita anche allestero con rappresentanti e commessi viaggiatori che studierebbero anche i gusti nei singoli mercati e darebbero una grande diffusione allo smercio di tali prodotti artistici. Nella nobilt napoletana molto diffuso il gusto artistico di guisa che si troverebbero molti ricchi signori che entrerebbero in tale consorzio. Industrie agricole. Era convinzione del [inc.] che specialmente in tal ramo dindustria Napoli avrebbe potuto trovare una grande risorsa. Lindustria delle conserve alimentare e di quelle dolci nonch quella dei vini possono specialmente avere un grande sviluppo. Per le prime occorrerebbe costituire una societ la quale non solo mediante la distribuzione di buone sementi e la sicurezza dellacquisto svilupperebbe non poco la coltura degli ortaggi e dei vini, ma che potrebbe creare a Napoli un grande stabilimento per la trasformazione di tali prodotti. Per tali trasformazioni occorrono sale e zuccaro [sic]. Lo Stato potrebbe permettere limpianto di tale stabilimento nelle aree di risulta del porto o in quelle dei bacini di carenaggio, quando questi saranno [inc.] tale stabilimento, senza pericolo alcuno per la finanza, fuori della citt doganale. La produzione dei [inc.] (cavoli in salamoia) della conserve di pomidoro, delle conserve di frutta potrebbe cos raggiungere un grande sviluppo. Lindustria della vinificazione ha gi un certo sviluppo a Napoli e uno molto maggiore ne avr in futuro se, cosa

inevitabile, la filossera dovr devastare i vigneti delle localit vicine a Napoli. La sostituzione dei vitigni americani render anche pi deboli di quello che ora non lo siano, i vini dei dintorni di Napoli, di modo che Napoli diventer necessariamente un centro per il taglio e la fabbricazione dei vini. Essa lo gi: quattro o cinque buone case si occupano di tale industria: Ronf, Ferand, Manzi, Unione Militare. LAmerica vuole vini di diretto consumo e da Napoli se ne esportano. Quando lonorevole Prinetti fu ministro dei TT. PP. [Pubblici Trasporti] fece qualche cosa per aiutare lo sviluppo di tale industria a Napoli: ridusse le tariffe ferroviarie per i vini dalle Puglie a Napoli. Qualche altra cosa ancora si pu fare: aiutando a concentrare gli sforzi: stabilendo delle vasche per il taglio onde ridurre il numero dei tipi a uno o due: istituendo dei luoghi di deposito onde facilitare il credito. Sono questioni da studiare minutamente, non trattandosi pi di questioni generiche, ma di questioni eminentemente specifiche. Stabilimento di Pietrarsa. Ben presto, sia che si continui nellesercizio privato per le ferrovie, anzi specialmente in tal caso, sia che si ricorra allesercizio governativo finir col trasformarsi il sistema di trazione adottandosi quello elettrico. Potrebbe specializzarsi lo stabilimento di Pietrarsa nella produzione delle macchine elettriche, specialmente delle dinamo e degli apparati motori. Gli stabilimenti meccanici dellalta Italia, che sono pi potenti, potrebbero avere la fabbricazione dei carri e delle carrozze, in libera concorrenza con gli stabilimenti privati meridionali. La produzione degli apparati motori potrebbe riserbarsi a Pietrarsa: i restauri del materiale alle singole officine ferroviarie.

Fonti e bibliografia
Fonti:
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