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Pensiero debole
Il pensiero debole un concetto introdotto in filosofia dai filosofi italiani Gianni Vattimo, Pier Aldo Rovatti fra i massimi esponenti del postmodernismo europeo, per descrivere un importante mutamento nel modo di concepire la filosofia, avvenuto a partire dalla met del XX secolo. Questo mutamento, introdotto secondo Vattimo dall'opera di pensatori come Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger, caratterizzato dal cadere di numerosi presupposti fondanti della filosofia classica e della tradizione filosofica occidentale. L'espressione "pensiero debole" si contrappone al pensiero forte di concezioni come quella marxista o cristiana.
Pensiero debole Heidegger. In Essere e tempo (Sein und Zeit), Heidegger infatti: definisce l'esistenza umana, cio l'esserci (Da-sein) come una progettualit determinata da qualcosa che le esterno, cio dalle circostanze esteriori dal suo essere e dal suo esistere ("L'esserci il progetto gettato in cui a progettare non l'esserci ma l'essere stesso"); caratterizza l'essere come connotato di una sostanziale deriva imprevedibile, un'erranza che connota l'essere stesso come una causalit negativa. Secondo Heidegger le ideologie dei grandi progetti storici quali marxismo o cristianesimo sono fondamentalmente inautentiche, in quanto eludono il problema dell'annullamento finale dell'esserci come deriva ed erramento propri della condizione dell'essere. La deriva destinale di Vattimo nasce in fondo a un ripensamento incrociato della necessit dell'universo di Nietzsche e dell'erranza proprie dell'ultimo Heidegger. Strettamente collegato all'indebolimento del soggetto (de-responsabilizzato e de-colpevolizzato, in una tollerante accettazione della deriva destinale dell'esistenza) e all'indebolimento dell'essere (considerato come poroso, contraddittorio, policentrico, fondamentalmente privo di univocit, abbandonato al suo corso, al suo destino e alla sua destinazione), l'indebolimento della teoria della conoscenza. Gi Nietzsche, nelle Considerazioni inattuali (in particolare in Sull'utilit e il danno della storia per la vita e in Verit e menzogna in senso ultramorale) aveva annullato la spiegazione razionale (l'erklren, il conoscere chiaro e distinto delle scienze naturali) e ridotto il conoscere all'interpretazione. Lo stesso Heidegger identifica la conoscenza con un processo interpretativo circolare virtuoso, proprio dell'ermeneutica. Conoscere diviene pertanto una paziente e reinterpretabile lettura del tramandarsi del percorso dell'essere fino a noi (quindi, di ci che l'essere in deriva destinale ci consegna una tra-ditio, una pardosi una berlieferung), lungo un cammino segnato dalla complessit e dall'intreccio di eventi che si originano da una molteplicit di centri e si intersecano secondo principi di causalit che non sono mai unidirezionali, e appaiono di conseguenza circolari e imprevedibili. Pertanto si comprende in che modo, storicamente, il pensiero debole si ponga come confutazione degli ottimismi storici eurocentrici, (vedi illuminismo, positivismo, marxismo), attraverso i loro risvolti di intolleranza. L'assunzione della prospettiva secondo cui l'essere indebolito, poroso e plurivoco, porta ad ammettere che ognuno dei punti di vista esistenti (i punti di vista degli individui come quelli delle diverse civilt) legittimato internamente, in quanto voce di un determinato percorso storico e/o esistenziale. In altre parole, Caduta l'idea di una razionalit centrale della storia, il mondo della comunicazione generalizzata esplode come una molteplicit di razionalit "locali" minoranze etniche, sessuali, religiose, culturali o estetiche - che prendono la parola, finalmente non pi tacitate e represse dall'idea che ci sia una sola forma di umanit vera da realizzare, a scapito di tutte le peculiarit, di tutte le individualit limitate, effimere, contingenti. Recentemente Vattimo ha definito il suo pensiero anche in rapporto alla rinascita dei culti religiosi, all'insegna dell'aforisma: "credere di credere". Rifiutando l'aspetto intollerante dell'universalismo delle fedi religiose, cos come le loro pi radicali pretese sapienziali, le fedi stesse vengono intese come assunzioni regolative dell'esistenza, come indirizzo e destinazione delle scelte di vita dei singoli individui. Vattimo identifica, nell'idea cristiana di incarnazione di Dio nell'uomo, un'avvisaglia dell'idea di porosit, indebolimento e consunzione dell'essere.
Pensiero debole
Note
[1] * Intervento di Vattimo su "La Stampa" del 12 ottobre 1999 (http:/ / www. filosofico. net/ Antologia_file/ AntologiaV/ Vattimo_02. htm)
Bibliografia
Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti (a cura di), Il pensiero debole, Feltrinelli, 2010, EAN 9788807721779 Nicola Abbagnano, Giovanni Fornero, Franco Restaino, Storia della filosofia. Vol.X. La filosofia contemporanea 4, 1999, TEA, EAN 9788878199316 Dario Antisani, Le ragioni del pensiero debole, 1993, Borla, EAN 9788826309934 Carlo Augusto Viano, Va' pensiero: il carattere della filosofia italiana contemporanea, Torino: Einaudi, 1985
Voci correlate
Gianni Vattimo Martin Heidegger Friedrich Nietzsche Postmoderno Richard Rorty Santiago Zabala Dizionario del pensiero forte
Arte Debole
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