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Ren Vergara I RICORDI DI UN DETECTIVE ********* L'AUTOBUS CELESTE ******* Un obeso cinquantenne sorridente, mezzo calvo, scese dal

suo taxi sconquassato in un garage di via San Alfonso; chiuse la porta anteriore sinistra e spense le luci. Si incammin verso la Alameda, schivando le pozzanghere del marciapiede, tiepide pisciate, vomiti e le strisce multicolori di cartelli pubblicitari luminosi che coloravano le ombre, la pioggia. La notte appena nata della citt vecchia del quartiere della stazione sempre una lunga penombra, di grande agonia. Nel Portal Edwards - edificio fantasmatico, con voci di coriste defunte, attori scomparsi e maghi cinesi dimenticati del Teatro Politeama, oggi Stadio Cile - si ferm a mangiare in piedi, appoggiando gli avambracci al bancone appiccicoso. Due salsicce con maionese, buttate gi a fatica con piccoli sorsi di birra. Rutt, sput e si pul la bocca sdentata con la manica destra della giacca consunta di cuoio nero. Ordin un'altra birra e guardando il liquido giallo e spumoso, chiuse gli occhi, e scroll il capo di stanchezza. Un rumore dal profumo di paciul gli fece aprire un occhio e, sopra la spuma che stava calando, vide il volto sorridente di una donna giovane, bruna, con i lunghi capelli ondulati, tinti di malva. Si alz in tutto il suo metro e ottanta e gonfi il petto guardandole i seni turgidi, il vitino sottile e le gambe bianche, grosse. Le palpebre della femmina avevano una sfumatura bluverde e le labbra, sottili, sembravano grandissime per l'abbondante pittura lilla. La invit a bere e a mangiare salsicce. Alla terza birra, erano d'accordo di passare la notte assieme in un albergo di via San Diego: "Non posso prenderti meno di 100 pesos perch domani devo andare a Rancagua e il viaggio caro..." " pi di quello che ho guadagnato in quattordici ore di lavoro, portando su e gi vecchi e vecchie per questa citt di pazzi. Cosa vai a fare a Rancagua?" "Mio marito scende da Sewell [miniera di rame, NdT] il primo di ogni mese e devo fargli trovare la casetta pulita, ordinata." "Ah! Hai figli?" "No. Tu?" "Due, ma sono grandi; si guadagnano la vita come scaricatori alla Vega [mercato centrale di Santiago, NdT]." "Che cosa dirai a tua moglie domani?" "Oramai non le interesso..." A braccetto, quasi ubriachi, attraversarono la strada: "Uno qualsiasi di questi autobus ci va bene." Il grassone fece un gesto e un enorme autobus celeste si ferm, silenziosamente, di fronte alla coppia. L'autista, indistinto e informe, us una voce metallica, fredda e lontana, per dire: "Non pagate. Vado alla rimessa ed meglio viaggiare accompagnato. Ah, lei taxista! Pedro Gonzales, il primo della mia lista. Il suo taxi un Chevrolet 51." "S. Sono io. E lei chi ? Non le vedo la faccia." "Un buon fisionomista e la miglior memoria per viaggi notturni e diurni." Pedro Gonzales alz le spalle; spinse la sua compagna verso un sedile a met e affond il suo volto fra gli alti seni. L'autobus continu la sua lenta marcia verso l'est. *** Margarita Lpez, vedova, sessantacinque anni, camminava a fatica: aveva lavato e stirato biancheria altrui per tutto il giorno; aveva dolori alla schiena, alle braccia e alle gambe; aveva freddo, fame, sete e sonno. Continuava a pensare al suo biondo nipotino di sei anni e al sorriso fresco, pulito, che l'avrebbe ricevuta, a pochi millimetri dal suo volto sciupato.

Arriv all'angolo di Avenida Espaa e Alameda inzuppata per la pioggia e spaventata per i lampi bassi. Sollev la mano magra e rugosa perch l'autobus si fermasse. Sleg uno dei nodi del fazzoletto e tir fuori due monete mentre il veicolo si fermava ai suoi piedi come un tappeto alto, illuminato. Una mano lunga e fredda - serpente, corda o falce - la aiut a salire: "Su, signora Margarita. Ha lavorato troppo. Metta via le sue monete, non le serviranno." Estenuata e grata, annod le monetine assieme alle altre nel fazzoletto. Si sedette vicino a una coppia abbracciata che odorava di birra e tabacco. Disse: "Mi avverta quando siamo in via San Diego, per favore. Potrei addormentarmi..." *** Alfonso Venturelli, basso, biondo, nervoso, quarantenne, continuava a pensare alle sue lezioni di letteratura e aveva da poco lasciato la cattedra: "I geni continuano a vivere nel cuore dei popoli perch sono stati capaci di captare l'essenza del bello anche se non hanno mai potuto spiegarla. il caso di Omero, Cervantes, Caldern, Garca Lorca e il nostro Neruda". Cont i soldi e separ le monete; guard l'orologio: "No, non andr ad ascoltare Snchez parlare degli scrittori baschi: troppo tardi". Si stava avvicinando all'angolo di via San Ignacio con Alameda. Un autobus nuovo, rilucente, simile a un'oblunga stella gigante, si ferm di fronte a lui: "Salga, professore. Le rimane qualche minuto. Passer da via Seminario." Venturelli sorrise: la sua fama letteraria era aumentata. Guard verso il fondo del veicolo: una coppia unita per le labbra e una vecchia sonnolenta. Si mise a sedere al fondo: voleva tornare a sobbalzare come faceva da piccolo. Vide solo tre nuche: quella del conducente era un'ombra. *** Un giovane studente, un venditore di noccioline, una grassona con le occhiaie e tutta inzuppata, un cieco e tre coppie salirono in via Nataniel; una delle donne era incinta. Per una segreta affinit, il ragazzo, un sedicenne, and a sedersi a fianco del professore. L'autobus prese a correre. "Ehi!" grid il taxista.- "Si fermi in via San Diego!" Via Arturo Prat, Serrano, San Francisco. Sempre pi di corsa. L'autobus volava. Tutti i passeggeri si erano incollati ai sedili. Il sudore della paura li bagnava. Venturelli corse in avanti: il sedile dell'autista era vuoto. Sbatt le palpebre, ingoi saliva. Riusc a mala pena a dire: "La vettura va da sola! Ci ammazzeremo!" Pedro Gonzles salt sul volante, si sedette e mise il piede destro sul freno: pigi sul pedale inutilmente. Lo studente indic i tetti neri delle case e le luci basse: "Guardate! Stiamo volando!" "Dio mio, perdonami!" pregava il cieco. Una voce di campana di rame vecchio, di radio invisibile, disse: "Questo l'unico viaggio dell'essere umano. Non meravigliatevi: cos come ci sono navi, aerei, treni della morte, esiste anche quest'autobus..." "Perch?" grid la grassona con le occhiaie, piangendo convulsamente. "Tutti voi portate a termine la vostra scadenza vitale alla stessa ora, fra pochi minuti. Dovete essere contenti: morirete in compagnia..." "Chi lo ordina?" domand la pallida donna di Rancagua. -"Dio?" "No. La morte non religiosa, un fatto" rispose la voce. "Chi sei tu?" domand nervosamente il cieco. "L'antagonista della vita, il revisore del tempo vitale. Un po' di me c' in ogni coscienza." " ingiusto! Io sono solo un bambino! Un bambino!" "S, studente, lo so. La donna dell'ultima coppia che salita in via Nataniel ha una creatura nelle viscere. Non forse ancora pi ingiusto?" "Non ancora nato! Non sa quello che vuol dire cominciare a vivere! Ho sedici anni! Mi vogliono bene! Ho amato! Non ho ancora oblii! Dio!"

L'autobus incominci a scendere sulla piazza Italia; tocc quasi terra con le sue ruote alate e morte: "Hai ragione. Salta gi! Non aver paura, vivrai. Modificher la tua scadenza." I passeggeri, a eccezione del cieco e di Margarita, si accalcavano vicino all'uscita. L'autobus incominci a sollevarsi. Videro il ragazzo, in ginocchio, scuotere i vestiti, raccogliere libri e quaderni. Guard verso l'autobus pieno di occhi aperti, lacrimosi, ansiosi, invidiosi di vita, disperati. Il cieco domand con voce spezzata: " successo qualcosa al ragazzo?" "No" rispose Venturelli. -"Si appena alzato e agita una mano per noi." Il cieco si incammin verso la porta dicendo: "Anch'io salter gi! Non sopporto questo viaggio crudele, questa follia esasperante." "Aspetta" disse la voce. "Il tuo caso diverso: hai quarantasei anni e hai perso la vista vent'anni fa, cadendo dal terrazzino della casa della tua amante, moglie di un altro. Se salti, soffrirai una lunga agonia. Qui morirai senza dolore..." "E io?" chiese la giovane incinta. "Mio figlio, per il solo fatto di esistere in me, ha diritto alla vita... La prego..." "S. Lo accetto." "Grazie. Per che cosa far senza mio marito? Tutti e due abbiamo bisogno di lui per continuare a vivere..." L'autobus scese toccando terra in Via M.Montt. "Saltate gi! Tutte le notti piovose mi inteneriscono, mi umanizzano. La pioggia per gli esseri umani ed nemica della morte." La coppia cadde soavemente. Si alzarono toccandosi le ossa; lei si palpava il ventre rigonfio. L'autobus raggiunse di nuovo la cima degli alberi. "Non modificher pi nessun altro destino. Adesso rimangono solo quelli del viaggio..." "No!" grid Margarita Lpez, soffiandosi moccioli e lacrime. "Ho lavorato per i miei genitori, per mio marito e per i miei figli. Adesso lo faccio per un nipote che va persino a scuola. Non ho fatto male a nessuno. Che differenza c' fra un ragazzo di sedici anni e mio nipote di sei? Il mio biondo e riccioluto, affettuoso..." "Scenda, nonna. Avr molta fortuna con il ragazzo." Cadde, come una piuma antica, in via Lyon. Si alz e attravers Providencia. Tir fuori il fazzoletto e se lo pass sugli occhi. L'autobus era ormai una cometa o una stella. "Signore o qualsiasi cosa lei sia" disse la voce emozionata di un uomo. "Io ho soltanto sogni e anche questa giovane donna, la mia fidanzata, ne ha. Sogniamo un figlio. Ci siamo amati e ci amiamo accarezzando questo sogno. Ogni uomo e ogni donna stata un tempo un sogno misterioso, caldo; le ansie, le aspirazioni non possono piangere perch non hanno occhi per guardare la morte senza volto che spezza ogni cosa. Lei lo deve sapere." "Va bene. Scendete vicino al canale. State attenti con l'acqua." Gli occhi, appiccicati ai vetri, videro il maschio tirar su la sua donna dalle acque oscure. Ambedue sorridevano, si abbracciavano; con le mani agitate, tremanti, salutavano i viaggiatori definitivi. "Anche per noi" disse Venturelli, "questo viaggio di morte ingiusto. Tu hai fatto delle eccezioni per amore dei bambini, perch la pioggia ti incanta, perch ormai comprendi quello che siamo veramente: degli indifesi davanti a qualsiasi falce. Io insegno ai bambini. Qualcuno deve mostrare loro la bellezza creata dall'uomo. L'arte l'abbiamo appresa dal vento azzurro che rincorreva le nuvole nei cieli della nostra infanzia; nei pesci abbiamo visto il primo albero-barca; negli uccelli un veicolo per solcare l'aria; dal sole abbiamo strappato le preziose e uniche monete: il grano; dall'immenso arcobaleno sotterraneo che dipinge ogni fiore nel silenzio della terra umida, abbiamo copiato il colore per vestirci e adornarci; dal profumo del gelsomino il trascendente per arrivare all'anima; dalle rocce il cuore delle nostre cattedrali; ascoltando le canne dei boschi abbiamo costruito i nostri flauti. vero, morte dolce, siamo transitori e per questo emotivi: passiamo dalle lacrime al riso perch ci difficile crescere, induriti, fra gli esseri sepolti che ci hanno amato e che ancora amiamo. Tuttavia, nonostante la tua insaziabile falce, viviamo speranzosi e amiamo per moltiplicarci: una nostra coppia qui nella terra, o l, nello spazio infinito, sar immortale. Modifica la nostra scadenza cos come hai modificato quella degli altri. Se lo fai avremo un'idea pi umana della morte. Ritorniamo al principio; fa il viaggio al contrario. Credo che miglioreremo, che saremo diversi..." "S! Io me ne andrei a casa; non mi piacciono le passeggiatrici sposate."

"Nemmeno a me piacciono i vecchi innamorati solo di gambe grosse." Un coro di s si lev da tutti i sedili. Il venditore di noccioline grid: "Vogliamo vivere in modo pi pulito, con un po' di dignit e con un po' meno paura di morire, con meno pianti..." L'autobus cominci dolcemente a girare e discese: il motore era rivolto a ovest. Come tocc terra, la pioggia cess. Apparve la luna fra le nuvole che si fecero bianche, come se un pennello di vento allegro si mettesse a scolorire i neri e i grigi. Milioni di stelle apparvero nel firmamento. Si ferm, con uno stridio di freni, di fronte a via Seminario e scese il professore tenendo stretti i suoi libri col braccio destro. I suoi passi lievi e rapidi furono applauditi dal resto dei passeggeri di ritorno. Due coppie scesero in via San Antonio e aiutarono il cieco a mettersi in marcia con il suo rumoroso bastone di legno di noce. All'altezza di via Estado l'autobus rimase quasi vuoto. Pedro Gonzles scese a via Bandera e and a vedere l'autobus diretto verso la Stazione Centrale. Gli parve che si alzasse e si trasformasse in un'altra stella fra gli innumerevoli "autobus" celesti. Entr in un bar e chiese una birra gelata. "Sa" disse il barista, "da dove vengo?" "No, signore." "Da un autobus che volava guidato dalla morte." "S, certo. Ma, visto che stiamo chiudendo, dovr andare da un'altra parte." "Non mi crede? Venga, esca in strada a vedere. L'autista amico dei bambini: quello che mi fa l'occhiolino dal cielo..." ******* I GESTORI DELLA PAURA ******* Una voce aspra, deformata da un lungo mestiere, ordin in tono pacato: "Bendatelo!" Voleva mantenere il suo volto bianco - lineamenti normali, europei - esterno all'interrogatorio: essere, per il detenuto, solo la voce che ordina. Una cosa impossibile: la relazione fra l'interno e l'esterno dell'uomo indistruttibile, persino per i ciechi dalla nascita. Voleva nascondere la propria insicurezza. Tutti i poliziotti sanno come comincia un interrogatorio: nessuno in grado di predirne le varianti n la conclusione. Successo o insuccesso, hanno di solito a che fare con la morte dell'interrogato, lesioni gravi, processo e condanna dei poliziotti. In tutti i casi, nelle coscienze nascono dei fantasmi: dei folletti importuni che ripetono voci, che esibiscono diapositive in proiezioni intime, retrospettive, indurite dal tempo; che rendono rugosi lineamenti giovani, che imbiancano prematuramente i capelli sulle tempie; che provocano oblii, balbettii, fuga di idee, insonnia, terremoti di pulsazioni, incubi. Nonostante tutto, in un modo o in un altro, gli umani continuano a interrogarsi reciprocamente da lunghi e dolorosi millenni. Sembra che sia una necessit sociale che l a negare il progresso della specie. Qualcuno, investito d'autorit, pone le domande; i sospettati rispondono. In questi nostri Paesi dell'America Latina, migliaia di sospettati si sono convertiti in autorit e migliaia di autorit sono diventate sospette. Questo terribile gioco si ripete e tutti giocano di rivincita. Quasi ogni autorit, pi o meno legittima, un essere umano con brama di potere. Qualsiasi umano ha paura residuo e anticipazione di morte. Quello che anima i contendenti durante gli "interrogatori" che ci sono quelli che vogliono il potere o pi potere e quelli che non vogliono perderlo n perdere la vita. In scala minore, li anima l'integrit fisica; a un livello pi basso, il maltolto. Negli interrogatori propriamente tali, quello che si cerca il perch di un certo comportamento criminale per poter conseguire un grande obiettivo umano: la prevenzione del delitto grazie alla conoscenza reale delle sue cause. Due mani sfiorarono, da dietro, le orecchie del detenuto. In un attimo, un panno lungo e nero lo priv della vista.

"Siediti, Tucho!" Il grasso e basso cinquantenne - il principale sospettato per l'assassinio di Demetrio Amar Abedrapo - tast intorno e si sedette su una sedia alta. Le sue gambe corte rimasero penzoloni. La sedia era stata fatta fare a sua misura dallo scomparso gigante arabo: un metro e novanta centimetri. "Sei stato macellaio?" "S, signore." La voce dell'interrogato suon vuota, inconsistente: la voce di un uomo disorientato, afflitto, in lotta con l'ignoto, che cerca di sopravvivere, di orientarsi, bendato, seduto, spaventato. "Non si squarta un uomo vivo come se fosse una bestia morta." La seggiola cigol perch El Tucho - cento chili - si era mosso. Dove colp questa frase e come, per riuscire ad alterare un sistema nervoso centrale assuefatto a percezioni sensoriali durissime? Che cosa si pu dire quando si incalzati da voci profonde e dal tempo? Gli uomini credono che negli interrogatori della polizia le domande e le risposte debbano avere la velocit di una partita di ping pong. Non c' posto per la riflessione: nell'indugio c' pericolo; ma c' ancora pi pericolo in quello che si pu dire pressati dalle circostanze. La capacit di conoscere e di comprendere l'essenza dei fenomeni di colpevolezza e le loro manifestazioni umane risiede ancora nelle zone oscure dell'indagine scientifica. Un'intuizione di verit basta. Il ragionamento continua ad aspettare. El Tucho fu diretto, elementare: "Non sono stato io, signore." "Chi allora? Tu sei quello che, teoricamente, avrebbe tratto vantaggio da questa morte. L'unico con il coraggio e il mestiere di macabro macellaio. Hai usato la sega o un seghetto? C' troppo sangue in questo retrobottega: quel cadavere enorme si dissanguato completamente perch stato squartato qui.2 Quando nella posizione di chi nega, ogni uomo resiste finch la mente, somma giudicatrice, apre dei varchi comportamentali: "Non ho assassinato nessuno." La dimenticanza dell'appendice "signore", non pass inosservata. Un gelido "sorriso" rimarc l'omissione: la sicurezza minacciava di crollare. Era necessario insistere con risolutezza, con logica, sul bersaglio schiuso dalle verit della criminalistica rivelate dai tecnici del Laboratorio della Polizia Scientifica. "Sui tuoi vestiti sono stati trovati schizzi di sangue umano: erano dello stesso gruppo sanguigno di quello del Turco [in America Latina vengono chiamati cos tutti gli immigrati dai paesi arabi, NdT]. Evidentemente, sei stato molto vicino a questa fonte rossa. Nello stesso momento in cui si sono rotte le vene: n prima n dopo. Legatelo alla sedia!" Quattro agili mani lo immobilizzarono con corde e solidi nodi. "Devo ritornare in carcere. gi tardi. Lei conosce il regolamento carcerario. Lei aveva detto che mi avrebbe riportato al penitenziario prima della chiusura. tardi: si fatto buio." Ripetizioni: la mente del Tucho aveva cominciato la danza del terrore. Un'unica idea istintiva, ricordi positivi, disordine. Il commissario sorrise apertamente, freddo, controllato. Quasi una smorfia. Un agente giovane lasci udire il suo riso di paura."In carcere? Vivi fra equivoci. Qui nessuno sa quello che succeder. Il tempo non ha importanza. Si fatto buio per te e non solo per colpa della benda: che la tua anima nera, oscurata." Alberto Hipmenes Caldera Garca, alias El Tucho, inghiott saliva. Quattro paia di occhi lo videro, otto orecchie sentirono il passaggio della saliva dalla faringe all'esofago per dire, per l'ultima volta: "Non ho assassinato nessuno. Fate quello che volete." "Sei vulnerabile come tutti, Tuchito. Ti sta crescendo la paura dentro e noi faremo in modo che ti inondi, ti affoghi. Tu stesso la sentirai uscire da tutti i pori..." "Un tribunale mi sta processando. Un Giudice Istruttore sta occupandosi del mio caso." "Il tuo caso? Un processo senza un cadavere con l'etichetta di 'presunta disgrazia'." La voce del commissario si fece metallica, quando aggiunse: " il caso di un arabo... amico tuo; e vogliamo cambiare quella denominazione processuale cos vaga con quella di 'omicidio aggravato'. Tu ci consegnerai questo cadavere o i suoi resti. Questo il nodo rosso che in un modo o nell'altro scioglieremo." Degli occhi chiari, d'acciaio, erano inchiodati su di lui, alla caccia dei pi lievi movimenti fisiologici dell'angoscia. Le voci "cadavere" e "resti" furono martellate. La frase "nodo rosso" fu pronunciata con enfasi. Il commissario fece un segnale strano: mosse la mano destra come se girasse una manovella invisibile.

Da una valigetta nera, le mani di un ispettore spilungone tirarono fuori un piccolo magnete: un generatore di corrente elettrica con calamite fisse e un avvolgimento primario. Quando si faceva girare a mano la piccola manovella di bronzo, la corrente passava su due fili sottili di rame con le estremit scoperte. Qualsiasi uomo normale pu resistere all'elettricit generata dai magneti della polizia senza nessun danno alla salute; ma la mise en scene, la professionalit degli attori, la condizione di colpevolezza - nel caso, ovviamente, che l'interrogato lo sia - e l'ignoranza sulla fonte elettrica e la mitica ripetizione delle "leggende nere" della malavita, fanno s che i detenuti "vivano" scariche di corrente "mortali". Una delle estremit gli venne arrotolata sul dito medio della mano destra; l'altro a un dito della mano sinistra. "Che cosa mi state facendo? Perch state zitti?" La paura ha una sua radice e pu essere stimolata, l'angoscia no; ma nei sintomi l'una e l'altra si assomigliano. L'angoscia diventa terrore quando la normalit non c' pi, quando una mente umana ignora quello che le altre stanno facendo contro di lei. "Mettiamo alla prova la tua resistenza, la tua virilit. Quando vuoi parlare, alza un dito." Gli aprirono la bocca e gli misero uno straccio fra i denti perch non si mordesse le labbra e la lingua. Il commissario fece un cenno con la testa. Uno dei poliziotti fece girare la manovella e El Tucho salt sulla sedia. Gli diedero altri due giri. Si ud un mormorio di voci in processione: basse, sorde, inintellegibili. Il sudore gli colava a fiotti e muoveva la testa da una parte e dall'altra. Sciacallo ferito, alz un dito. Gli tolsero la mordacchia: "Mi state uccidendo. Non so niente." Il commissario indic l'orecchio del detenuto. Una delle estremit fu legata al padiglione dell'orecchio destro del Tucho. La mordacchia fu rimessa in bocca. Tre giri completi di manovella. Il detenuto, che faceva fatica a respirare, alz un dito: "Sto soffocando. Datemi dell'acqua." I poliziotti si guardarono fra loro: erano arrivati a uno dei punti critici di qualsiasi interrogatorio violento. Che cosa si fa? Come? Lasciarono il detenuto solo e si consultarono a voce bassa: "Lei che ne pensa, dottore?" " troppo grasso, commissario." "Mi sembra che stia facendo del teatro." "No. La traspirazione violenta. Ci sono sintomi di soffocamento. Credo che ci siano gi delle lesioni da congestione." "Cambieremo il modus operandi. Ragazzi, stendetelo sul bancone! Ah, ma, imbarilato." Con delle bende, grigie per l'uso, lo avvolsero come una mummia. Poteva muovere solo la testa e le dita delle mani. Imbarilato, lo spostarono affinch la testa rimanesse un po' pi bassa del corpo. Un segnale e l'acqua incominci a cadere sul naso e sulla bocca del Tucho. Acqua a fiotti ininterrotti, che ostacolavano la respirazione. "Fermi! Quando vuoi parlare scuoti la testa." Al Tucho sarebbe piaciuto poter chiudere le narici. Cercava di compensare la mancanza d'aria aprendo disperatamente la bocca, ma c'era acqua anche l. Approfitt della pausa per riempirsi i polmoni di ossigeno. "Continuate!" L'acqua torn a cadere, abbondante, chiara e spessa, inondando labbra, palato, faringe, lingua, denti; persino l'ugola. Affogava. Mosse la testa disperatamente: era paonazzo. "Alt, acquaiolo dell'inferno!" Quando riusc a parlare disse: "Confesser. Dir tutto. Non ce la faccio pi, signore, proprio qui, accanto a questo bancone... l dove ci sono quelle assi bruciate, l'ho... ucciso e l'ho tagliato a pezzi..." "Dove sono i resti?" "Nell' Almendral, Callejn de las Monjas. Li ho interrati sotto un muro. Mi ha aiutato, per soldi, Anbal Chaparro, un contadino che vive da quelle parti. Smettetela di tormentarmi." "Va bene. Slegatelo!" Erano trascorse ore nere, rosse, convulse. Ognuno dei presenti aveva appeso la sua anima a quella del Tucho. Nel cuore stesso della paura c' la morte, quasi visualizzata, oggettiva, quella che ci fa comprendere l'errore. Poliziotti e tecnici che pregano appaiono meno autentici di uomini che pregano fra i denti. Il canto di un gallo

lontano port in quel retrobottega del terrore un regalo di vita naturale, pulita, e le menti ricominciarono a funzionare: "Rimarrai bendato. Siediti. Parlaci del delitto." "Oramai sa tutto." "S, l'abbiamo sempre saputo. Da solo?" "S." "Hai avuto paura?" "S, ma per cose accadute. Era molto vecchio, sessantenne e troppo ricco. Io ero stato il suo inserviente, inserviente adulatore, sottomesso. Dovevo guadagnarmi la sua fiducia e tutto quello che faceva o diceva io lo trovavo... perfetto. Viveva in questa casa da solo e io di solito mi fermavo per fargli compagnia..." "Il delitto, Tucho!" "La notte del 9 maggio 1947 mi sono avvicinato a lui furtivamente, da dietro, e gli ho dato un colpo in testa..." "Con cosa?" "Con un martello. caduto. Nel cadere ha fatto un enorme rumore. Ho pensato fosse morto. Mi preparavo a..." "Continua! Non cambiare la frase!" " ...tagliargli la testa. Ha aperto un occhio e ha parlato: 'Tucho, perch?' La sua voce era bassa, tremolante. L'ho guardato, signore, e mi sembrato morto." "Avevi acceso la luce?" "No. Lui aveva sul banco una lampada a paraffina, con una luce fioca. Dopo la prima martellata ho messo la lampada per terra. Ho preso il martello e lui mi ha guardato di nuovo e mi ha detto: 'No, Tucho. No.' Lui tremava e io anche. Ho lasciato cadere il martello sulla sua testa. A ogni martellata il suo corpo si ritirava e si distendeva. Quando rimasto quieto, rigido, io ho cominciato a tagliarlo..." "Sei un macellaio schifoso. Andiamo a cercare i resti." Era ancora notte a San Felipe. Una notte gelatinosa, molle, appiccicosa. A eccezione del gallo mattiniero, tutti dormivano, persino gli alberi della vecchia piazza. Quello che si era risvegliato per non lasciar dormire era il terrore. Il sonno il porto oscuro e misterioso dell'uomo, nel quale, notte dopo notte approdiamo, se il fardello del giorno pulito, generoso; come se ci allenassimo al grande sonno, quello privo di risvegli. Fendendo ombre basse il veicolo della polizia arriv al Callejn de las Monjas. Anbal Chaparro, un contadinone gigantesco, dormiva sul pavimento di una stanza. Si risvegli a met. Fra luci di lanterne vide El Tucho e cap il lungo rosario di: confessione, delazione, arresto, processo, confronto, sentenza. Il coautore-seppellitore e lassassino-squartatore si attaccarono, accusandosi, ritorcendosi le accuse. Due badili e due pali appuntiti. I criminali scavarono due metri sotto il muretto divisorio di un podere. Con l'alba arriv il fetore, trasportato dall'aria pura, annunciando che era stato trovato qualcosa di putrefatto. La mano di Chaparro, affiorando dalla buca, mise sulla superficie una gamba nera, oleosa; una gamba col femore scoperto. La mano tir fuori un braccio, un altro, la gamba sinistra, pezzi di tronco. Fra due mani salt fuori finalmente l'enorme testa di Demetrio Amar. Due sacchi per le patate si riempirono di resti. Il gruppo di poliziotti, che si era ingrandito con Anbal Chaporro e con lo squartato Demetrio, si diresse verso l'ospedale di San Felipe. Su un freddo tavolo da autopsia, un medico di Santiago ricompose anatomicamente il puzzolente puzzle rosso. Tre anni e tre mesi dur il processo di uno dei gestori della paura: nel settembre del 1950, Alberto Hipmenes Caldera Garca fu fucilato. L'altro gestore, nessuno sa come, vive ancora. ******* Duole ancora ********* Una buona eredit genetica si disperde in un contesto negativo, cos come chi nasce in un ambiente disastroso pu molto migliorare dopo essere stato introdotto in uno positivo. L'obiettivo di noi cileni dovrebbe essere quello di migliorare al massimo possibile le condizioni fisiche e sociali del nostro ambiente. Questa storia veritiera lo dimostra con drammatica eloquenza.

All'incirca a mezzogiorno del 17 gennaio 1952, un uomo che disse di chiamarsi Juan Daz Otrola vide il cadavere di un bambino galleggiare a faccia in gi, nelle acque sudice della "laguna"di via Sierra Bella al sud del Canale de la Aguada. Si limit a denunciare il ritrovamento al sergente-capo della caserma dei carabinieri di Santa Elena, e diede come suo recapito la via Brigadiere Walker 2045: via che non esiste, essendoci, in quei paraggi, solo una strada corta che si chiama Brigida e non Brigadiere Walker. Dalle ricerche condotte nell'Ufficio Centrale dell'Anagrafe, salt fuori solamente un certo Juan Daz Otrola, domiciliato in via Patronato 41. Interrogato rispetto all'insolito ritrovamento, egli disse di ignorare i fatti e il sergente non riconobbe l'autore della denuncia nella fotografia che del suddetto Daz Otrola gli veniva esibita. Nessuno sa, in realt, che cosa abbia spinto un teste tanto strano a fornire nome, cognome e domicilio falsi. Secondo le dichiarazioni di uno degli autori, l'allucinante crimine sarebbe stato commesso approssimativamente quando l'introvabile Juan Daz Otrola si trovava nei paraggi del luogo del delitto. Il sergente si diresse al luogo segnalato e, con l'aiuto dei suoi uomini e dei vicini, recuper il cadavere di un bimbo di sette anni. Immediatamente inform del caso il giudice della Sesta Sezione Penale di Santiago. Il magistrato ordin telefonicamente la rimozione del cadavere e il suo trasferimento all'obitorio, e affid l'indagine alla Squadra Omicidi. L'esecuzione del mandato, tocc, per turno quindi quasi per caso agli agenti Hernn Escobar e Juan Salinas. All'Istituto Medico Legale, fra cadaveri di adulti di ambedue i sessi, sconosciuti e identificati, interi o mutilati, antichi e nuovi, per loro fu facilissimo trovare quello corrispondente a un bambino gracile e "blu", il blu-violaceo dei cianotici: la tipica colorazione della pelle e delle mucose, dovuta al trauma circolatorio e all'alterazione, di natura tossica, dell'emoglobina. Anche questa tipica degli affogati autentici: quelli che hanno lottato disperatamente per sfuggire all'asfissia. Come sempre, il referto dell'autopsia era laconico: "Asfissia per immersione in acqua". Uno dei medici legali confid agli investigatori: "Acqua stagnante, putrida, paludosa. Vicino alle labbra si riconoscono piccole ecchimosi rotonde ed escoriazioni dovute alla pressione di piccole dita... e graffiature. Si tratta sicuramente di un infanticidio." "Grazie dottore. Lei sa" domand Escobar "se il morto indossava una giacca?" "No." Nella segreteria dell'obitorio, un impiegato annota in un registro gli indumenti e gli oggetti rinvenuti indosso ai cadaveri che vengono raccolti nella citt. L'annotazione corrispondente al bambino di Sierra Bella diceva: "N.N. Camicia bianca, pantaloni corti, scuri, di lino grezzo. Mutande bianche, scarpe nere e calzini grigi." Parlarono col sergente della caserma Santa Elena: "Com'era il teste?" "Quasi non lo ricordo. Uno di quegli uomini con la faccia e la voce comuni, che non si imprimono nella memoria. Le denunce le scrivo a mano e non alzo lo sguardo dal registro: mi limito a copiare quello che sento. Chi mai poteva sospettare di un teste? Voi?" "No." "Volete vedere il luogo dell'accaduto?" Risposero di s, e cos i tre rappresentanti della legge si incamminarono prima verso ovest e poi verso l'estremo sud della citt. " l" esclam il sergente mentre attraversavano il vecchio ponte di ferro del canale, stretto tra grigie reti protettive. "Manca poco, ormai." Nelle vicinanze torreggiavano i tralicci dell'alta tensione. Sotto... l'acqua rumorosa, mescolata al fango, correva veloce lungo il declivio scosceso del corso naturale, saltando e vorticando fra le grandi lucide pietre nere, riempiendo l'aria con un olezzo di tiepide acque stagnanti infernali, vischiose. Da est il vento portava un fumo pungente di misere immondizie che bruciano fra mucchi di erbacce ingiallite dal sole dell'estate. Ovunque i soliti bambini seminudi e con il ventre sporgente e gonfio. Cani randagi, con la pelle flaccida e rognosa; gatti spaventati, quasi selvatici, e grumi di mosche appiccicose, coprofaghe, all'assalto dei tiepidi escrementi di una vacca al pascolo. La cos detta "laguna",un antico braccio d'acqua che sembra l'amputazione del canale, formava un ovale irregolare, calmo, pestilente, basso. Il suo fondo venne rastrellato e restitu una piccola giacca scura, dalle cui

tasche uscirono una biglia rossa e una gialla, una monetina d'argento antico, ecuadoregna, il bastoncino di una fionda e una vecchia busta scritta a mano, con un francobollo straniero, che l'agente Salinas prese per un angolo e agit per farne scolare l'acqua. Erano in uno spazio aperto, senza alberi n case vicine. Gli autori del delitto dovevano essere stati ossessionati da un gioco di morte e non si erano accorti del testimone-spia oppure egli era arrivato dopo il delitto. Il duro terreno che era stato scenario dell'accaduto, non lasciava intravvedere nessuna orma. Escobar raccolse un piccolo bottone di latta coperto di similpelle, color marrone. I poliziotti guardarono in alto verso est, verso i riflessi iridati della luce del sole sui picchi della Cordigliera e non riuscirono a liberarsi dal peso che li opprimeva. Ritornarono indietro. Nel laboratorio della Polizia Tecnica, la busta fu attentamente lavata e asciugata, stirata e fotografata in controluce radente: i toni violacei dei vapori di iodio metallico colpirono i segni originari e, attraverso il visore del microscopio binoculare, fu possibile leggere: "Sig. Luis Todonovich. Chilo,1982. Santiago. Cile." La casa di via Chilo, bassa e verde, stava cadendo a pezzi. Sbarre di ferro proteggevano le finestre. Bussarono alla porta di legno scura e oleosa. Un netto stridio di cardini secchi e un forte odore di sudiciume preannunciarono il profilo di un vecchio volto che si affacci curioso. Mostrarono i loro documenti: "Cerchiamo Luis Todonovich." Una voce svogliata, impastata dall'alcol rispose: "Esce presto e rientra tardi." Un paio di vecchi mendicanti lasci la casa. Il guardiano alcolsita domand: "Che fa?" A volte solo l'autorit che fa domande: "Lavora?" "Permesso..." altri uomini, quasi senza volto n vita, uscivano dalla casa. "S. Ha un posto da lustrascarpe al lato di Las cachas grandes. Qui, dietro l'angolo. In via Franklin." "Che tipo ?" "Un buon uomo. Silenzioso e..." "Che aspetto ha?" " zoppo, magro. Bianco di capelli. Vive qui con suo figlio e paga la sua quota tutti i giorni." "Vive con qualcun altro?" Il vecchio sdentato sorrise con l'angolo sinistro della sua maschera di anni e di tribolazioni: "Con un'ottantina di persone e pi, dipende dalla giornata. Questo un asilo notturno." "Con qualcun altro della sua famiglia?" "No, signore." "Com' il bambino?" "Gracile, triste. Dev'essere con suo padre; lo aiuta a lustrare le scarpe..." "Grazie." Lo videro da lontano: la gamba destra era di legno e cuoio e finiva in un anello di bronzo rilucente. Sembrava l'andatura zoppicante di un palmipede. Si avvicinarono pensando, per mestiere, alla forma in cui comunicargli la notizia. I dettagli esterni al dramma sono quasi sempre di troppo. Quasi senza volerlo, Escobar assunse un tono grave: "Signor Todonovich, siamo della polizia. Un ragazzino, crediamo che sia suo..." "Lo so. Era mio figlio. L'ho appena riconosciuto all'obitorio." "Come l'ha saputo?" "Prima di cominciare a lavorare, mentre facevo colazione nel locale accanto, mi ha avvicinato Juan Villa, un ragazzino del quartiere, e m'ha raccontato che Luis Segundo si era affogato nello stagno della Sierra Bella. Mio figlio era scomparso da ieri mattina." "Quanti anni ha Juan Villa?" "11 o 12 anni. Lo chiamano Lametta. Fa il lustrascarpe, canta sugli autobus e ruba." "Dove lo possiamo trovare?" "C' qualcosa che non va nella morte di mio figlio?" "Tutte le morti pubbliche, signore, vengono indagate come omicidi, finch gli eventi non dimostrano il contrario." "Abbiamo bisogno di parlare con Juan... guardandolo negli occhi." "Ah! All'angolo di Franklin con San Diego, all'entrata del cinema." "Lo descriva, per favore."

"Moro, capelli crespi, nervoso. Porta pantaloni neri lunghi, con pezze alle ginocchia e un giaccone di velluto a coste. La sua cassetta degli attrezzi ha una serratura su uno dei lati." "Dove possiamo ritrovarla? Potremmo avere bisogno di lei nei prossimi giorni." "Non lo so. Devo provvedere a tutte le pratiche per la sepoltura. Lascer un amico a occuparsi del mio posto di lustrascarpe: l'ho avvisato e lo sto aspettando." Lametta si stacc dal paraurti posteriore dell'autobus della linea Ovalle-Negrete, con la grazia alata di un ballerino professionista. La cassetta da lustrascarpe, appesa con cinghie nere, sembrava la cartella di un liceale. Fosco e scapigliato, si ferm all'angolo della strada a osservare il passaggio della gente. Una mano forte gli afferr la spalla destra e l'aspra voce della legge domand in tono inquisitore:"Come hai saputo della morte del figlio dello zoppo?" Il ragazzo spalanc gli occhi e la bocca. Riprese rapidamente l'espressione normale, senza smettere di guardare in faccia i poliziotti. Sembrava fare i suoi calcoli. "Me lo hanno raccontato" disse infine. Gli diedero uno scossone degno di un terremoto: "Chi?" "Dei ragazzetti." "Sei agli arresti, Juan Ballista, perch il figlio dello zoppo non caduto nello stagno." Guard con attenzione Escobar, Salinas, il suolo e le sue mani nere di cera da scarpe. "Rispondi!" lo incalzarono. "Che cosa posso dirvi? Non so niente" si difese. "Perch l'hai detto allo zoppo?" "Andava in cerca di suo figlio, come un pazzo." "Hai un padre?" "No. morto." "Sei mai stato arrestato?" "Per furto." "Andiamo." Lo misero in mezzo e si incamminarono per via San Diego, verso il nord. Un altro ragazzino li seguiva... a distanza. "Chi ?" domand Salinas che lo aveva notato con la coda dell'occhio. "Mio fratello. Non c'entra niente con tutto questo." Lo aspettarono. Anche il ragazzino si ferm. Forse non aveva nemmeno otto anni. "Chiamalo!" Juan gli fece un gesto e lui si avvicin con un tremolante timore animalesco: "La mamma dice di mandarle i soldi. Dove ti portano?" "Non ne ho di soldi. Mi hanno arrestato." "Vengo anch'io." "No! Torna indietro... d alla mamma questi dieci pesos." "E cosa le dico?" "Niente. Prendi la cassetta e lucida. Mi metteranno in libert perch sono ancora un ragazzo." All'angolo di via uble, Escobar comment: "Mi sembrato che tuo fratello sapesse quello che successo allo stagno." "S. Gliel'ho raccontato stanotte." "Pu darsi che fosse con te quando..." "No. Lui non c'era e io neanche." "Adesso ti regalo un bottone che ho raccolto con le mie mani ai bordi dello stagno. quello che ti manca nella manica destra. Chiariamo questa faccenda: chi c'era l?" Il ragazzo si morse le labbra gi mordicchiate. Fece delle smorfie strane e fu preso da convulsioni... sembrava ammalato. Con la voce forzata, da uomo, disse: "Dammi una sigaretta." Aspir il fumo con tre boccate, una dopo l'altra.

Vacill, si gratt la testa e ritorn alla sua voce rotta e confusa, domandando: "Mi picchieranno? Sono epilettico." "No, ragazzo. Nessun poliziotto picchia i bambini." "Non menta, signore. A me, m'hanno picchiato." "Non mento. Parlo dei poliziotti specializzati nell'indagine di delitti gravi. Dobbiamo sapere quello che successo, perch la morte violenta di un bambino ci riguarda tutti. Sai leggere?" "No." "Sai contare?" Ritorn a guardare a terra. Sembrava che le ultime domande di Salinas lo avessero infastidito. "Va bene. Il gruppo lo formavamo lo Spillino, il Cinese, il Giallo Banana , il Piccolo e io. Ieri ho visto il figlio dello zoppo che faceva colazione nel negozio di via Franklin. Nel momento di pagare l'ho visto tirar fuori vari biglietti da dieci pesos. Ho parlato con lo Spillino e gli ho detto che potevamo invitarlo allo stagno, che avremmo fatto il bagno e gli avremmo preso i soldi. Abbiamo invitato anche gli altri ragazzetti. Tutti e sei siamo saliti su un autobus fino alla fermata 3 de la Gran Avenida; poi, a piedi, tirando pietre ai passeri, cantando e dicendo parolacce, siamo arrivati fino alla pozza. Non c'era nessuno; solo una mucca nera a macchie bianche..." Aspir lungamente e toss. La bocca gli si riemp di saliva. Salinas lo prese per un braccio perch si accorse che aveva un mancamento. "Continua." "Fra tutti lo abbiamo buttato a terra e, mentre qualcuno lo teneva e qualcun altro gli tappava la bocca, io gli toglievo il cappotto. Lo abbiamo gettato in acqua, siamo entrati nella pozza anche noi e lo abbiamo trattenuto sott'acqua finch ha smesso di tirare calci. Da fuori gli abbiamo tirato delle pietre. Il Piccolo, che aveva preso i soldi, li ha divisi fra tutti noi. Non erano molti, secondo lui. A me ha dato dieci pesos, il biglietto che avete visto. Abbiamo gettato in acqua anche il palt. Ci siamo separati l. Io sono ritornato al Mattatoio e mi sono preso un latte tiepido con pane tostato." Salinas, sposato e con figli, non parl pi. Escobar, scapolo, continu l'interrogatorio. "Perch l'avete fatto, Juan?" "Non lo so." "Vi ha visto qualcuno?" "No." "Che ora era?" "Mezzogiorno." Le dichiarazioni di Lametta furono confermate dagli altri quattro ragazzetti. Il Piccolo, dodici anni, il pi anziano e forte della banda, aggiunse la sua variante: "Quando qualcuno si mette in qualcosa, deve portarla a termine." Il Cinese, dieci anni: "In quello stagno ci siamo buttati varie volte. Juan mio vicino e insieme ci siamo fatti il bagno nello stagno e perfino nel canale." "A te quanto toccato?" "Tre pesos." "Li hai ancora?" "No. Ho comprato del cioccolato." Con voce sibilante confid: "Quel ragazzo non sapeva nuotare." Il Giallo, nove anni, si limit a piangere. Escobar spieg al suo capo: "Penso che lo hanno visto in qualche film e che hanno associato una sassaiola a un gioco di morte." Salinas: "Sento tristezza di... questa specie; qualcosa come... nausea morale." (Novembre 1973) ******* Il pescatore di rifiuti

******* Il grigio e centenario ricovero della via Coln era stato un tempo un convento: i religiosi avevano lasciato il grande casamento del quartiere Vivaceta ai poveri. Nel grande patio comune c'era un solo rubinetto per tutti gli abitanti degli undici monolocali, tanti quante erano state le ex celle del convento, che gli si affacciavano tutt'intorno in semicerchio. Anche senza contare naturalmente quella delle piogge invernali, non era l'unica acqua che avevano : c'era, infatti, un canale aperto, ampio e profondo, in cui scorreva un liquido di discarica puzzolente e oscura, che costeggiava la parete di mattoni e paglia del lato nord, lambendo con la sua umida lingua perforante e instancabile il fango messo a seccare al sole. Lo crepava, lo sfaldava, lasciando saltar fuori dalle sue viscere lunghe spighe di grano dorato, e se lo portava via a poco a poco. L'acqua non ha fretta. Sulla sua vecchia sedia a rotelle, approfittando di tutta la luce del giorno, Felipe Snchez, il figlio maggiore e invalido della signora Margarita Grandn, "pescava" scarpe spaiate, pezzi di legno e di juta, cartoni, bottiglie, pezzi di stoffa. Mercanzia che si accumulava via via sui bordi del canale. Era il fornitore dei robivecchi del quartiere. Aveva le gambe paralizzate. Era epilettico. Ma i suoi disturbi nervosi non erano solo perdita della conoscenza, convulsioni, spuma alla bocca, pallore e angoscia. Lui, ormai, era affetto da vere alterazioni mentali. Non sapeva e non poteva essere comunicativo, ma tutti i suoi vicini, inclusi i bambini e i cani, capivano i suoi rari momenti di allegria per le sue risa rumorose e ballonzolanti: colpiva la sedia con la sua canna da pesca e muoveva le mani come se stesse ballando la danza del paralitico. La signora Margarita lavava la biancheria altrui. Le sue forti braccia nude e olivastre entravano e uscivano dalla tinozza, sempre coperte di bollicine o gocciolanti d'acqua. Odoravano di cloro. Nelle sue mani che sguazzavano come pesci, la pelle si era fatta ormai di pergamena. Vedova eroica, era instancabile nel suo affaccendarsi da formichina. Le sue figlie, Olga e Ins, ancora minorenni, studiavano al liceo della Avenida Independencia. Tutte le sue faccende di casa, lavare, stirare, cucinare, cucire, le faceva stando vicina a suo figlio, l'immobile e paziente pescatore di rifiuti. Era consapevole che l'attacco epilettico avrebbe potuto sopraggiungere in qualsiasi momento. Per sicurezza, teneva la sedia agganciata con una grossa corda all'unico albero del ricovero, un'alta acacia che i religiosi avevano ricoperto nella parte bassa del tronco con una sostanza grassa scura e spessa. Mentre metteva a bagno la roba, ramazzava, sfregava, risciacquava o stendeva i panni, guardava suo figlio con una strana miscela di sofferenza e allegria. Una cagna dal pelo fulvo, che tutti chiamavano Bellina, stava sempre sdraiata a fianco di Felipe. Gliel'aveva regalata Jos Donoso, il ciabattino, vicino di casa di Margarita. Era allenata a cacciare le pantegane del canale, ma sapeva anche far scappare gli altri cani e i gatti. Riusciva persino a impedire che dei ragazzetti malintenzionati si avvicinassero a Felipe per prenderlo in giro. Quando il poverino aveva bisogno di un aiuto, lanciava l'allarme abbaiando. Tutti gli uomini del ricovero scambiavano qualche parola con il 'pescatore' e gli regalavano sigarette. Donoso, quando voleva sgranchire le grosse gambe tumefatte dalle vene varicose, andava da lui: "Come va la pesca?" "Cos cos, Jos. Poca roba." " che non usi i vermi. Un uncino attaccato a una pertica non attrae neanche un pesce gatto." "Dai. Smettila di dir sciocchezze. Un giorno, vedrai, pescher qualcosa di buono." "S: il raffreddore, un po' di puzza, un gatto putrefatto..." "Hai dimenticato la bella bambola che ho pescato per tua figlia?" "No, e ti dico ancora grazie. Il brutto che per questa canaletta non passano n pellicce n gioielli n biglietti grandi." " vero, ma ti hanno fatto comodo le scarpe che ti ho pescato..." "Te le ho anche pagate. Chi ti compra delle scarpe sgangherate?" "Qualsiasi altro calzolaio. Ieri pomeriggio ho pescato una maglietta verde. La vedi? quella che mia madre ha lavato e steso vicino alla cucina. Non la trovi bellina?" "S." Bellina tese le orecchie e ringhi. Felipe la tranquillizz: "Non sei l'unica Bellina al mondo..."

Il calzolaio, sorridendo, ritorn al suo banco. Felipe tir la pertica in acqua e la trascin controcorrente. Usc fuori pulita pulita. Al tramonto, le sue sorelle gli portarono un pezzo di cioccolata e lo spinsero, correndo, verso casa. Bellina saltellava di qua e di l, finch un pezzettino di cioccolato le casc fra le fauci umide e rosse. Lo gust e, riconoscente, tagli il vento con un salto di luce e fiamma e agit ripetutamente la sua lunga coda di fuoco. La piccola tavola era apparecchiata: sopra la tela cerata blu con macchie bianche fumava una zuppa densa e il pane riscaldato era ancora tiepido. Felipe infil in una rosetta il palpitante midollo giallo di un osso rotondo, mangi avidamente, poi addent la poca carne dura che stava attorno all'osso e bevve persino un bicchierino di vino. "Che compiti avete, ragazze?" chiese la madre. "Il solito" rispose la maggiore. "Scrittura, matematica, quelle cose l." "Sta gi arrivando l'inverno e, come tutti gli anni, sar tutto pi caro: la legna, il carbone e il resto. Sto facendovi dei maglioni a mano. Uno viola, come il freddo, l'altro nero. Sono gli unici colori che ho trovato." "E per te mamma?" chiese Ins, la pi piccola. "Io sono robusta e sono abituata al freddo. il vantaggio delle lavandaie." Le bambine fecero i loro compiti e si coricarono sul vecchio lettone della madre. "Resti a dormire sulla sedia a rotelle?" "No. Dammi una mano, ho le natiche addormentate. Andr a buttarmi a letto" rispose Felipe. "Quest'anno stai meglio: gli attacchi non ti sono pi venuti tanto spesso." Lo mise a letto. Usc sul patio e tir dentro la tavola da stiro bruciacchiata e i due stenditoi di legno. Mise dell'altro carbone nel ferro da stiro arrugginito, appicc il fuoco e soffi. Un canto sommesso l'aiutava a rendere meno monotono l'andare e venire della mano destra sullo stesso percorso di tela: canzoni dei suoi verdi ricordi di Chillan. Sembra proprio che ai figli della provincia di uble, forse proprio perch hanno sofferto tanto, nessuna tragedia riesca a spezzare l'anima. Dall'angolo scuro arriv la voce del figlio: "Mamma, canta la La pietra delle comari." "Svegliamo le bambine." Si sent un coro di voci, affratellate dal vincolo di sangue, la bellezza, la tradizione: "No, mamma, canta. Non siamo addormentate." E la canzone arriv per percorsi di un tempo ormai lontano, rimbalzando sui vecchi mattoni del convento, alleviando, come balsamo alato, le asprezze vecchie e nuove. Pietruzza delle comari sentiero arioso del colibr; infuso d'argilla e tempo chitarrista di Quinchamal. Tra Quillay e Peumi morir se tutti i giorni con te star. La voce si diffuse nel patio e gli orecchi dei vicini la sentirono ancora una volta. Donoso pens: "Questa vedova dal cuore di storno, mi costringer ad andare a vedere la sua terra: tutte le notti canta ballate che non avevo mai sentito." Si spense il chiarore del carbone nel riquadro del portale mentre la voce sommessa e calma, aroma di emozioni cristalline, continuava a far ordine nel ritornello del vivere senza meta, trovando un senso per la vita e per la morte nella pace della notte familiare. Non solo i cani abbaiano all'alba, anche l'uomo grida rabbioso: "Juana! Dell'altro pane!" "Non ce n' pi! I bambini ne hanno pi bisogno di te." "E va bene." Il vicino della stanza numero uno, scaricatore del Mercato Centrale, sbatt la porta e se ne and. Era la sveglia di Margarita: erano le cinque del mattino. Si vest e silenziosamente incominci a prepararsi la colazione. Accese il

ferro e svuot quasi completamente dei panni bianchi e stropicciati il canestro che li conteneva. Alle 7 svegli i figli. Le bambine fecero colazione e misero nelle cartelle due panini col formaggio e due mele. Uscirono sul patio portando fuori Felipe. Bellina si leccava i baffi bianchi di latte. "Bambine, non dimenticate di legare la sedia a rotelle all'albero!" Infil nell'acqua azzurra della tinozza le sue mani... fattesi per incanto soavi strangolatrici di candide colombe: mani che plasmano l'acqua celeste e sollevano nugoli di piume di neve e cielo. Magiche mani di un mestiere eterno. Uno strano latrato di Bellina le fece girar la testa e vide che suo figlio stava tirando su, infilata all'uncino, una enorme gallina da cortile. Corse ad aiutarlo. Felipe, agitato, era raggiante. Un po' di saliva schiumosa gli usciva dalla bocca spalancata. "Prendila, per te. L'acqua nera stata generosa. Mangeremo il lesso." "Calmati, figliolo. Grazie." La donna guard la gallina e avvicin il naso al becco. La palp dappertutto, zampe, ali, collo e petto. "Sembra che stia bene. La getter nell'acqua bollente per spennarla e poi l'aprir per guardarci dentro." Lo fece in pochi minuti. " proprio sana. Ha un buon odore. S... sicuramente affogata perch ha lo stomaco pieno dell'acqua del canale. Andr a cucinarla. Grazie, figliolo." Lo salut dandogli una pacca sulla spalla. Il volto di Felipe aveva acquistato quei tratti sereni che solo la tranquillit delle piccole cose e l'allegria semplice sono capaci di scolpire. I bambini del ricovero e persino i cani seguirono Margarita fino alla cucina di mattoni. Donoso, saputo del ritrovamento, perch pi difficile mantenere un segreto in un ricovero che nello sguardo di una giovane donna innamorata, si avvicin per felicitarsi con l'amico: "Congratulazioni, Felipe! Quella gallina pesa pi di tre chili. Che pezzo ti mangerai?" "Non lo so, mi piacciono le ali e le cosce, sono molti anni che non mangio carne di pollo. A te cosa piace?" "Il collo." "No. Non possibile. Il collo sar per Bellina. Tu ti mangerai il petto perch sei sempre stato buono con me e la mia famiglia." " una parte molto asciutta, dovrei accompagnarla con il vino e il vino mi fa dormire. Devo finire una risuolatura e un paio di scarpe che sto facendo per il padrone del ricovero. Vedremo." Felipe agit le mani e la lingua gli si rivolt all'indietro: aveva un'altra volta la bocca piena di schiuma. Oscillava la testa a sinistra con movimento spasmodico. Il calzolaio grid: "Signora Margarita! Signora!" Arriv di corsa e gli apr la bocca a forza. Gli mise un fazzoletto fra i denti. Donoso gli tir la testa all'indietro, gli tolse il fazzoletto di bocca e gli diede da bere dell'acqua. "Non niente. Gli passer. Il ritrovamento della gallina lo ha eccitato. Continua a essere un bimbo grande e debole. L'attacco sta per finire. Rimanga con lui, don Jos, per favore. Vado a prendergli un po' di pollo." "Il petto per il mio amico, mamma." "Bene, per te sto preparando il brodo." La festa del pollo dur tre giorni. "Sai, mamma, la gallina arrivata in anticipo: non ti sarai mica scordata che domenica prossima compio 21 anni, eh?" "No. Come potrei dimenticarlo?" "Una settimana in pi e sarebbe stato tutto diverso." "Pu essere che tu ne peschi un'altra." "Ho passato cinque anni sulla riva di questo canale e questa l'unica gallina che ho visto. Queste acque scure non mi possono ingannare perch le conosco bene. Sono la pelle del demonio e di me hanno paura." "Dormi, ragazzo." "Canti?" "No. L'idea del tuo compleanno cos vicino mi ha messo tristezza. Nessuno pu vivere la vita degli altri e non canter anche perch fa bene ascoltare il dolore proprio per poter capire quello altrui..."

La settimana pass lentamente. Felipe, per abitudine, perch tutti ci adattiamo al nostro mestiere, continuava a pescare qualche bottiglia galleggiante o qualche cassa di cartone: nient'altro. I suoi occhi scrutavano l'acqua nera come volesse perforare il fango dei suoi miasmi. L'acqua cercava di portarsi via la pertica. Il cervello, bloccato sul compleanno, ritornava ai tempi in cui le gambe lo sostenevano per correre e per saltare fra gli stretti e profumati sentieri della sua montagna lontana. Venerd, nel pomeriggio, Donoso gli diede una sigaretta. "Che ti succede, ragazzo? Non si pesca niente?" "Di, Jos!" "Che cos'hai?" "Niente. Domenica il mio compleanno..." "Non il caso di rattristarsi..." " che la gallina arrivata troppo presto..." "Ah. Tutto arriva o troppo presto o troppo tardi. L'uomo, aspettando il momento giusto, non solo invecchia, ma impara che il tempo e la speranza vanno a braccetto solo quando lo vuole il buon Dio." Sabato, Felipe non mise nemmeno la canna da pesca in acqua. Rimase attaccato alla sedia a rotelle, irritato, preso da convulsioni continue, come una statua meccanica che scuoteva la testa solo a sinistra. La domenica si alz tardi e cominci ad attraversare il patio in direzione opposta al canale. Il calzolaio interruppe la sua passeggiata: "Se non ritorni al tuo lavoro non guadagnerai niente. Torna a pescare, a volte i miracoli succedono..." Afferr lo schienale della sedia a rotelle e lo sospinse fino al bordo dell'acqua. "Di, fai un tentativo, caspita... anche se il tuo compleanno." Felipe tir la canna da pesca e chiuse gli occhi. Donoso usc dal ricovero con un pacchetto sotto il braccio. Conosceva bene il quartiere: sapeva che, due isolati pi a est, la strada aveva una spianata che dava al canale. Apr il pacchetto e tir fuori un'enorme gallina congelata che aveva comprato al mercato. La tir all'acqua e, correndo come inseguito da un fantasma, ritorn al lato del suo amico: "Adesso, Felipe. Apri bene gli occhi. Ti far vedere che esistono i miracoli." Videro in lontananza due mezzi speroni gialli: era la gallina che galleggiava con le zampe all'aria. Felipe si sollev dalla sedia. Bellina abbaiava entusiasta. Jos si avvicin alla riva perch la gallina cominciava ad affondare e se ne andava velocemente dall'altra parte. Felipe, nervoso, con la bocca e il mento coperti di bava spumosa, cercava di prenderla con l'uncino. La gallina gli scappava. Cerc di avvicinare la sedia a rotelle con un forte spinta della schiena e delle natiche. Tir la canna lontano, sopra l'acqua, con disperazione. Si rimise miracolosamente in piedi, ma perse l'equilibrio e cadde a faccia in gi. Jos lo vide galleggiare ormai mezzo sommerso. La gallina e l'invalido passarono al di l della parete ovest e scomparvero.Bellina abbaiando, salt nel canale. Tutti gli abitanti del ricovero uscirono in strada: sapevano che vicino al quartiere Vivaceta il canale si univa con l'altro canale del quartiere Las Hormillas. Riuscirono a prenderlo e a tirarlo fuori. Il cadavere di Felipe Snchez teneva la gallina stretta per un'ala. (Marzo 1974) ******* LA MUMMIA DEL CANALE ***** Il 18 febbraio del 1948, nella sua splendida casa di San Juan de la Cruz 511, sulla salita di Agua Santa, il pittore Jorge Madge Corts fu ucciso a colpi di martello, o qualcosa di simile, tutti sul cranio,. Il crimine ancora senza soluzione... giudiziaria. Dieci giorni dopo questo delitto - che commosse gli abitanti di Via del Mar, Valparaiso e Santiago - spar, e a tutt'oggi non riapparso, il ballerino e pittore Ignacio del Pedregal Corvaln, equivoco amico dell'equivoca vittima di San Juan de la Cruz. La polizia civile delle tre citt fu allertata. Il direttore generale, don

Luis Brun D'Avoglio (sotto la cui direzione sono state create tre squadre di polizia), decise di cambiare i capi di zona e le commissioni dei servizi speciali. A Csar Gacita fu affidata la prefettura di Valparaiso: uomini della Squadra Omicidi e del Laboratorio di Polizia Tecnica, incominciarono a viaggiare in continuazione verso il Porto. Si cominciava a fare un lavoro di polizia serio, professionale, e tutti noi eravamo apprendisti con una certa, per quanto relativa, esperienza in vari campi, isolati e sconnessi, dell'indagine. Non avevamo ancora un'idea chiara del lavoro di squadra. A causa dell'impressione generalizzata, derivata dalla personalit della vittima e del ballerino scomparso - avevamo fra l'altro trovato a San Juan de la Cruz filmini, diapositive e fotografie di migliaia di pederasti in atti e atteggiamenti inequivocabili - furono eseguite nelle tre citt centinaia di arresti di omosessuali. Molti furono identificati per la prima volta, con grande sorpresa nostra, come appartenenti a quei gruppi... La realt, aprendosi a ventaglio, mostrava una volta di pi come sia sorprendente la comunit quando si fa un ingrandimento dei volti di una semplice fotografia o si proietta su uno schermo la piccola inquadratura di una pellicola. Quasi tutti erano al corrente del delitto e della scomparsa. Nessuno parlava. Facevano parte di una loggia, di una confraternita o di una associazione contro lo scandalo? Alla domanda triviale e diretta: "Conosceva il pittore Madge o il ballerino?" "No!" Quasi un latrato contro ci che squassava l'apparente e l'essenziale. Sempre la stessa drammaticit nelle rappresentazioni individuali. "Eravamo in errore, confusi." Si mostravano le fotografie o i filmini in cui l'interrogato appariva con uno di loro o con entrambi e c'era un'altra reazione ben nota: il cambiamento di atteggiamento, di voce e quasi un'unica frase con variazioni solo formali: "Ah, quello! Non lo sapevo. successo molto tempo fa. Ero drogato, ubriaco. Ero giovanissimo. Non li conoscevo..." La voce del poliziotto, meccanicamente: "Ci sono altre fotografie, questa per esempio." Crollo, isterismo, pianto, silenzio e uno sguardo supplichevole. Una storia pi o meno artefatta. "A noi interessano solo l'assassinio e una sparizione." Dovevamo dirlo perch era la verit. Un sospiro caduto dal cielo o dal mestiere, sia per chi indaga sia per chi indagato. Del crimine non sapevano nulla e non potevano saperne nulla - lo venimmo a sapere poi - perch l'autore non apparteneva, in assoluto, alla confraternita. La stessa risposta data da tutti gli interrogati e gli stessi atteggiamenti configurarono una pista diversa. Il 19 aprile Scandor, sergente di guardia della Polizia di Valparaiso, rispose al telefono: una voce di poliziotto annunciava il ritrovamento di un cadavere nel letto del canale di Avenida Francia, quasi all'incrocio con via Brasil. Il messaggero aggiunse che la vittima era stata uccisa... a martellate sul cranio. Le menti dei poliziotti fanno associazioni nella stessa forma elementare di quelle di tutti gli altri, forse solo con un po' pi di rapidit, anzi 'immediatezza', dovrebbe essere la parola giusta. Un uomo minuto disegn degli arabeschi e abbozz un nome che sembrava oramai un sortilegio. Le veloci macchine della polizia si fermarono vicino all'imboccatura del canale, proprio ai piedi del mucchio di curiosi che guardavano verso lo scavo lungo e profondo: strada o viale sotterraneo da dove scende al mare l'acqua delle piogge cadute sui colli vicini. Scendemmo. Il cadavere era mezzo sepolto nell'umida sabbia del canale: la superficie era secca, come succede sempre con questi minuscoli frammenti di roccia. La disidratazione era stata pi o meno rapida sul lato destro: si notava la pelle rinsecchita e una certa riduzione dei tessuti. All'esterno, la divisione dei fenomeni degenerativi del cadavere lo divideva in due met: orecchio, faccia, collo, spalla, braccio, anca e gamba destra: mummia; l'altro lato tendeva a una lenta putrefazione. Tutto il sangue era per effetto della gravit - essendo appoggiato su un fianco - era affluito al lato sinistro e, siccome era l da molto, era possibile apprezzare, de visu, che la pelle a destra era come pergamena. S, era un cadavere 'spettacolare', visto che presentava contemporaneamente due fenomeni tanatologici decisamente opposti: mummificazione e putrefazione. Un cadavere assai contraddittorio, un po' poco vestito per il tempo che faceva al momento del ritrovamento: nudo dalla cintola in su. Al polso sinistro aveva un orologio non di marca, sporco, rovinato, legato a un cinturino con alcuni fili di rame. Sul parietale destro c'era una profonda ferita circolare, fatta con uno strumento contundente dalla punta pi o meno acuta. Non c'erano altre ferite n segni di violenza sessuale.

In ogni indagine criminale ci sono solo due obiettivi: scoprire l'assassino e catturarlo. Qualsiasi pista nasce, lo si accetti o no, direttamente o indirettamente, dal luogo del delitto. Quella mummia era certamente una sfida: chi era stata da viva? Quasi nulla Sfortunatamente, la mano destra non aveva rispettato la divisione dei fenomeni degenerativi propri del suo lato. Si era istintivamente ficcata nella sabbia del lato sinistro ed era quasi putrefatta; tuttavia un pezzo di epidermide dell'anulare conservava non pi di mezzo centimetro di polpa attaccata al derma. Fu separato con cura e messo in una boccetta con la formalina: bisognava conservarlo... in caso di dubbio. Quando si inizia un'indagine criminale nessuno pu stabilire con esattezza che coisa importante e che cosa no... Furono persino prese le misure dell'acqua caduta in quei mesi; si tent di fare un calco dei lineamenti ormai cancellati; si fotograf il cadavere da tutti gli angoli possibili; lo si pes e misur con rigore: 58 chili e 600 grammi, un metro e 63 centimetri e mezzo. Osvaldo Esquivel Rojas, medico legale della polizia, studi i muscoli della gamba destra della mummia e li confront con i muscoli dei ballerini di professione. Si mostrarono le fotografie del volto del cadavere ai familiari di Ignacio del Pedregal: non fu riconosciuto. Si tentarono studi comparativi dei capelli: nella casa del pittore-ballerino scomparso, un detective aveva passato in rassegna pettini, spazzole e vestiti alla ricerca di capelli autentici... senza trovarli. Cesar Gacita e i suoi uomini passarono al setaccio la malavita di Valparaiso alla ricerca di informazioni. Nulla o quasi nulla... Conclave di piedi piatti Negli uffici del prefetto Gacita, si svolsero varie riunioni di polizia. I discorsi furono brevi, precisi, perch i poliziotti professionisti non hanno tempo da perdere. Per tutti gli agenti la soluzione di un caso difficile significa il ritorno alla normalit: finiscono le nottate in bianco e le intossicazioni -(tabacco, alcol, droghe), il nervosismo, il legittimo malumore. Csar abbozz le linee principali del caso: identit sconosciuta, arma non trovata e difficilmente identificabile, data di morte imprecisata. Si tracciarono altre linee collaterali, varianti di quello che era gi stato fatto: bisognava in qualche modo ricominciare, essendo tutti consapevoli del fatto che si trattava di un riscontro disperato. Qualcuno domand: "Chi ha trovato il cadavere?" La risposta arriv rapida e infastidita: "Chi avrebbe dovuto trovarlo? Miss Cile o il Vescovo? Ma il pulitore di canali di questo settore, no?" Un'altra voce: "Sar stato un martello?" Esquivel: "Non lo so. Lo studieremo a fondo." "Quando?" "Che senso ha continuare a parlare se non sappiamo con che tipo di arma sia stato ucciso?" Il primo conclave fu interrotto. Il cadavere, che stava nel cimitero di Playa Ancha, fu esumato e portato all'obitorio. No, non si trattava di martello: c'era una specie di cono rovesciato la cui dimensione, proiettandolo al di l della ferita, risultava di una lunghezza e spessore non comuni per arnesi di quel genere. La sua forma cilindrica non corrispondeva a nessun tipo di arma contundente conosciuta. Di ritorno al commissariato di Bellavista... dell'altro caff e altre sigarette per continuare a tessere congetture utili. Gli esperti di Santiago avevano esaminato il pezzo di epidermide con la Poroscopia (un sistema di identificazione creato dal mio geniale maestro Edmond Locard, che permette di determinare l'identit tramite confronto di pori) e avevano inviato la seguente notizia: la mummia non era Ignacio del Pedregal. A chi mai corrispondeva quella mezza mummia? Una voce, apparentemente timida: " rimasta molto vicina all'imboccatura del canale... Perch avranno scelto quel posto?" "Perch era pi facile che fare un foro nel cemento." "Un'altra domanda come questa e qui ci sar un altro morto!" " che" insistette il quasi timido, "... che c' sempre un rapporto fra strada e abitudini e viceversa. Insisto... anche se divago... perch quel canale e quel luogo?" "Valparaiso pieno di canali..."

La domanda aveva un altro risvolto: dava delle risposte e parlava di essenze umane accostandosi a verit eterne. Rest nell'aria... Un'altra voce, in modo alquanto burocratico: "Mi sembra fondamentale e necessario stabilire dove e quando sia stato visto per l'ultima volta il ballerino scomparso, il signor Ignacio del Pedregal. un precedente di primario interesse per..." Il prefetto "Caifs": "Le associazione stupide, infantili, fuori di posto, non le sopporto. Ti hanno gi detto che non era il ballerino." "S, per continuo a credere che valga la pena saperlo..." La risposa fu una mattonata: "Il 28 febbraio ha pranzato con uno sconosciuto nel ristorante Il rifugio, a Quilpu. E allora?" "Niente, signore. Cercavo di imbastire fatti." "Certo, signor commissario, pu domandare, per questo stato messo qui, ma non si scordi che si trova fra gente di livello pi elevato di lei in questo genere di cose. Non le sembra meglio l'associazione canale-stradaabitudini?" "Mi scusi." Un'altra voce: "Dottore, quanto tempo ha la mummia, come carcassa?" "Dai due ai quattro mesi. Le condizioni fisiche che la circondavano non permettono di precisare delle date. Ci manca esperienza al riguardo. Il tempo che le indico si basa sul processo organico-degenerativo che presenta. Non molto valido a causa dell'enorme variabilit che c' fra un organismo e l'altro e perch non avevo mai visto niente di simile..." "Un tempo preciso avrebbe costituito una pista." "S" comment il capo della Squadra Omicidi, "una data, un'ora, qualcosa cos come un segnale nel tempo per cercare dei testimoni." "Se ci fossero... che domanda farebbe? Ha visto passare di qui l'uomo che s' trasformato in mummia?" "No, signore, ma potrei chiedere di un uomo di un metro e 63 centimetri e 58 chili di peso..." "Certo. Un testimone con un metro e una bilancia sistemata all'ingresso del canale e giusto nel momento della discesa... sceso probabilmente di notte, commissario. Non serve a niente." "Mi spiace, signore." Una voce conosciuta: "Insisto nel concetto di strada-abitudine da un altro punto di vista: la posizione fisica era, in linea generale, da persona che dorme. Non ridete, aspettate. vero che avrebbero potuto togliergli i vestiti, ma, a giudicare dall'orologio da polso, dovevano anche essere di qualit pessima. Direi che si coricato nel luogo abituale e che faceva caldo. Il dottor Esquivel ci permette, indicando un tempo pi lungo, di situarci fra la fine della primavera e l'estate..." Succede e succeder sempre cos nella polizia di qualsiasi parte del mondo: frecce apparentemente impazzite alla ricerca di un bersaglio. Tentativi, balbettii, azioni basate su una professionalit certa, perch non esiste un cervello di poliziotto capace di vedere tutto, di chiarire qualsiasi caso. Un'altra voce che sembrava vacillare e che andava prendendo forza durante la breve esposizione: "Quella robaccia di nichel, cuoio, fili di rame, quell'orologio da polso ... da borsaiolo." "Orologio - da polso - borsaiolo". Tre voci semplici, comuni, che si marchiarono a fuoco in sette menti da poliziotto, con due sconti... Per di l, per quell'imboccatura aperta dalla logica dei casi semplici, si sarebbero incamminati i nuovi e affrettati passi degli investigatori. L''orologio da borsaiolo' fu mostrato a tutti i delinquenti del Porto. Quella fu una razzia con scopi precisi, una razzia come freccia piantata in un bersaglio, l'unica razzia che abbia una giustificazione. "I mastini", ovvero i detective nella funzione di rastrellamento, ripercorsero di nuovo i quaranta e pi colli di Valparaiso. La pesca [appellativo dispregiativo della polizia in Cile, NdT] stava facendo onore al suo soprannome: celle e corridoi erano pieni di detenuti. La malavita vera si era ritirata per alcuni giorni: ma poi bisogna pur uscire a "lavorare". Non si pu vivere sempre imboscati. Uno parla

Il detenuto Lautaro Julio Moreno Gallardo, alias El Coquimbo, durante l'interrogatorio si mostr reticente, quasi di pietra. Sembrava avesse una patata nella gola: sudava e muoveva le labbra come i conigli affamati davanti a una carota. Fu separato dal gruppo. "Che ti succede Coquimbo? Tu non sei di quelli che stanno zitti." " semplice: ho fifa." "Ma qui nessuno pu farti del male, all'infuori di noi, naturalmente..." Un leggero inchino del poliziotto, come per discolparsi, sottoline l'ultima frase. "Non lo so, non sono sicuro; ma... fuori di qui o nel gabbio mi possono far fuori." "Bene. Allora..., pelo e contropelo..." "No! Parlo: quell'orologio era del Negro." "Quale Negro?" "Il lustrascarpe Benito Contreras, che aveva una questione di donne con Tiznado lo Zoppo..." "Pi che sufficiente." A Santiago compararono il pezzo di pelle con la scheda dattiloscopica di Benito Contreras Cisternas. S, la mummia del canale di Avenida Francia era lui. El Tiznado, ovvero lo Zoppo della Gamba di Ferro, Ricardo Mora Rosales, era dai peperoni (il carcere, infatti, noto con questo nome per le piante di peperone che ha davanti) per rapina, ubriachezza e disturbo alla quiete pubblica. Lo chiamavano El Tiznado [letteralmente, sporco di fuliggine, NdT] perch i delinquenti chiamano Gamba di Ferro i treni e perch all'epoca di questo crimine alcune locomotrici andavano a carbone e i macchinisti e i fuochisti erano sempre pieni di fuliggine. Il giudice Vctor Concha, informato della storia da Csar Gacita, ordin che Ricardo Mora fosse messo in libert. Era cos importante? Fuori, tra i peperoni... due mani sulle spalle e un corto viaggio nella macchina della polizia. Una voce conosciutissima e temuta dalla malvita ruppe il silenzio: "Raccontami la verit sul Negro Benito!" "Sapevo che i piedipiatti, scusi, i signori poliziotti, stavano cercandomi per questa storia. Il Negro Benito era cos importante da far venire qui persino quelli di Santiago?" La stessa voce di prima: "Ho detto: al sodo, Zoppo!" "D'accordo. Non si arrabbi, don Cesita. Solo roba da ubriachi. La notte dell'ultimo dell'anno son finito davanti al cinema Velarde. Ho visto un film. All'uscita mi sono preso due bei rossi nell'Oakland per tirarmi un po' su. Sapevo che la Rosa Chica mi stava mettendo le corna col Negro. L'ho cercato e l'ho trovato sfatto: stava dormendo nel canale Francia. Io, del morto, conoscevo tutte le vigliaccate. Non s' nemmeno svegliato quando sono sceso per le scale, e pensare che il tombino di ferro del canale e la mia gamba hanno fatto un gran fracasso sugli scalini: ferro contro ferro, lei capisce, don Cesita. Laggi, con questa stessa gamba gli ho fatto un buco nella testa. Non so. morto senza fare una piega. Non si nemmeno agitato. Credo che anche lui fosse bevuto." Fuori la luce del nuovo sole spegneva le lucciole. Il golfo, bianco e azzurro, come una mano amica, apriva come sempre le sue porte al vento. Barn rabbrividiva al passaggio del primo treno locale... Attraversammo Bellavista: un'onda quasi ci bagn le orecchie e lo spavento... Nell'aria... un ballerino continuava a fare trucchi e piroette... ******* Requiem per un ex capitano ******** L'uomo non ha mai potuto sapere quale giorno lo attende n cosa porter fra le sue pieghe di luce n cosa si porter via nel suo grembo di ombre. Determinato, soggetto a inesorabili leggi naturali che gli sono ignote, non gli resta altro che aspettare, in un modo o nell'altro, il proprio turno. Anche quando crediamo di creare, non siamo niente altro che attori condannati al grande teatro della vita. Solamente l'Artefice delle sceneggiature e degli attori, dei temi e dei ruoli, inclusi il tempo e le circostanze, in grado di conoscere ogni cosa, persino la ragione

del mutamento di una stella che noi non conosciamo ancora o il cambiamento del colore dei pascoli andini che ci stanno attorno. Noi abbiamo per la facolt di giudicare nascite, vite e morti, e siamo arrivati alla conclusione che i destini di certi individui della nostra specie sono stati e sono tuttora francamente strani, duri, incredibili... Il 29 novembre 1952, all'angolo di Alameda con Santa Rosa, sul marciapiede ovest, i deboli e rauchi rantoli di un uomo grasso, piccolo, con un abito beige macchiato, inchiodato al marciapiede e rattrappito su se stesso, come una vecchia e consunta lama di rasoio ripiegata nel suo manico, mozzarono in gola -ricettacolo delle corde vocali - le risate di un piccolo gruppo di giovani pierrot e colombine che attraversava la strada verso la vita aperta e gli affanni, mosso da una fresca energia animalesca, irresistibile. Una delle maschere, nel cercare di sollevarlo, si inzupp le mani di sangue caldo e vischioso. Quell'uomo sconosciuto, privo di coscienza, stava agonizzando. Fermarono un taxi e lo portarono al vicino Pronto Soccorso della via San Francesco: i giovani in maschera avevano capito che trasportarlo in altra maniera avrebbe senz'altro aggravato quelle ferite mortali. I chirurghi di turno operarono con rapidit e dallo stomaco gli estrassero un piccolo proiettile di piombo, calibro 22, striato, sparato senza dubbio da una di quelle pistole piccole, che in Cile chiamiamo ammazzagatti. Cucirono e aspettarono. Secondo il rapporto dell'autopsia numero 1469: "...la causa necessaria e inequivocabile - e continuiamo a crederlo - della morte di Enrique Gutirrez Pino, 45 anni, coniugato, ex capitano dei Carabinieri, stata la ferita addominale, con complicazioni e senza fuoriuscita del proiettile." Di l a pochi minuti, arrivava al Pronto Soccorso una radiopattuglia dei Carabinieri con un altro ferito a bordo: aveva ematomi sulla fronte e sulla mano destra e diceva di sentire forti dolori alla spalla destra. Il ferito, Luis Ortiz Espinoza, riconobbe in due individui che si trovavano nella sala d'attesa i componenti "...del quartetto dei miei aggressori" e li segnal ai carabinieri che lo accompagnavano. I due presunti aggressori furono arrestati e venne tratto in arrestato lo stesso Ortiz, santiagheno, 44 anni, vedovo, padrone di alcune giostre del parco dei divertimenti Diana, situato in quel momento nella via Alameda, fra Ahumada e Estado. Si guadagnava la vita vendendo svaghi.... Il corpo dei Carabinieri comunic l'accaduto alla Polizia e al magro e scuro viceispettore Arturo Roa, capo della Squadra Omicidi, fu affidato l'incarico di indagare sulla morte del famoso capitano Gutirrez, ex capo di una specie di polizia civile, che - a tempo determinato e per motivi inspiegabili - affiancava in quell'epoca la polizia in divisa. Roa avrebbe potuto cominciare la sua indagine da una qualsiasi delle persone coinvolte nell'accaduto: tutte gli avrebbero comunque risposto nella stessa maniera, come succede sempre, con i pi e i meno degli approcci personali dettati da interessi individuali, collettivi o istituzionali; perch in quel deplorevole incidente pubblico non c'era nessun mistero umano, ma solo c'era - e continua a esserci - quella che chiamiamo scalogna. Diede il via con Osvaldo Novoa Retamal, di Temuco, coniugato, 42 anni, sergente dei carabinieri, uno dei suoi 'quattro aggressori' - secondo Ortiz. Novoa raccont: "Il 28 novembre, alle 21.30 circa, sono arrivato al ristorante La Baha con i miei amici, Leopoldo Martnez e Bernab Cordovez, non appartenenti all'Arma. Dal nostro tavolo, ho riconosciuto il capitano Enrique Gutirrez, che stava mangiando e bevendo insieme a un altro signore. Dopo poco i due se ne sono andati, e non so dirle quanto tempo sia trascorso prima che il capitano ritornasse e si avvicinasse per salutarmi. Gli ho presentato i miei amici e l'ho invitato a sedersi al nostro tavolo. Durante il pranzo, ci siamo bevuti qualche bottiglia di vino e il capitano, che era gi un po' brillo e molto euforico, ci ha raccontato che di l a pochi giorni sarebbe rientrato nel corpo dei Carabinieri. Abbiamo brindato.Verso mezzanotte, quando stavamo gi per andarcene, il capitano ci ha invitato a fare un giro ai giochi Diana. L siamo saliti in giostra e al capitano capitato un cavallo nero. Poverino. Prendeva commiato... ritornando bambino..." "Continua, sergente." "Cose da ubriachi: cantavamo, gridavamo. In realt non ci comportavamo molto bene e qualcuno ci ha spento la musica e ha fermato la giostra. Abbiamo protestato rabbiosamente. Un signore alto, un certo Palacios, ci ha dato delle spiegazioni e ci ha tranquillizzati. Il capitano era scomparso fra la folla. Noi ci siamo messi a giocare alla lotteria e Martnez ha vinto una bottiglia di vermut. Il capitano ritornato, ha stappato ola bottiglia e ne ha bevuto un bel sorso. Abbiamocambiato giostra. In realt eravamo molto su di giri. Il capitano se ne andato per conto suo un'altra volta."

La versione di Osvaldo Novoa, per la sua condizione di poliziotto, sarebbe dovuta essere, teoricamente, fedele ai fatti e chiara, ma in realt fu interessata e oscura: "Poco dopo, ho sentito che il mio capitano stava discutendo, in termini alquanto volgari, con un uomo molto alto. Con gli altri amici, sono andato a vedere di cosa si trattava. I due continuavano a insultarsi. Il mio intervento si limitato a tranquillizzare il mio ex-capo e lo stesso hanno fatto i miei compagni. Passando, avevo notato che una ragazzina bruna e graziosa stava piangendo. Siamo riusciti a trascinare il capitano sulla Alameda. L ci ha detto: 'Ci stanno rubando tutti i soldi delle giostre, perch non ci pagano i premi'. Mi sembrava alterato. rientrato nel locale e noi l'abbiamo seguito. L'uomo alto era ancora nello stesso posto, vicino alla ruota illuminata, e commentava l'accaduto. Il capitano gli ha tirato due sberle e lo ha di nuovo insultato. Ma, siccome Gutirrez era piccolo, non riuscito a raggiungerlo. Immediatamente quello alto, che si chiamava Ortiz, gli ha sparato tre colpi. Io gli sono saltato addosso per disarmarlo, ma lui m'ha dato un pugno che m'ha fatto perdere l'equilibrio: sono uscito in strada inciampando su alcuni birilli e fantocci sempre-in-piedi che stavano vicino all'uscita. Il mio amico Martnez, secondo quello che mi hanno raccontato, si era fermato a fare a botte con Ortiz. Il capitano e l'amico Cordovez non si sono pi visti. Martnez uscito dal locale tenendo in mano una piccola pistola e m'ha detto che era quella di Ortiz e che era riuscito a strappargliela. Gli ho detto che avremmo dovuto consegnarla ai Carabinieri e ci siamo diretti verso il Sesto Commissariato (in via San Francisco, al 408). L ci hanno detto che il Luna Park Diana rientrava nella giurisdizione del Primo Commissariato (in via Santo Domingo, al 714). Nella Sala Operativa del Commissariato mi sono identificato come carabiniere, ho denunciato l'accaduto, abbiamo consegnato l'arma e abbiamo firmato la denuncia. L'ufficiale mi ha informato che il capitano Gutirrez era stato trasportato al Pronto Soccorso dell'Assistenza Pubblica e che stava molto male. Siamo andati a trovarlo. L abbiamo rivisto Ortiz. Era gi in manette e ci ha denunciato come suoi aggressori. I Carabinieri hanno fermato il mio amico Martnez e io sono diventato teste... dei fatti. Quella stessa notte, quando stavo per andare a letto, mi sono accorto che la punta della scarpa destra aveva un buco e me la sono tolta: anche il calzino aveva un buco e l'alluce mi faceva male: aveva una ferita di proiettile. Ho chiesto congedo di malattia e un medico amico mi ha curato in casa." Leopoldo Martnez, amico del sergente Novoa, raccont cos la sua versione: "Quando ho disarmato Ortiz, ho visto che il mio amico Cordovez che, ancora stordito, perdeva sangue dal naso. Vicino a lui c'era un ragazzo con un manganello in mano. Mi sembrato fosse l'aggressore di Cordovez. Gli ho chiesto dov'era il sergente e lui non mi ha risposto. Il ragazzo del manganello, dipendente di Ortiz, aveva anche lui una ferita in testa. Per dire la verit io, Novoa e Cordovez non riuscivamo a capire quello che era successo perch eravamo ubriachi. Le cose erano successe rapidamente e il capitano Guterrez era per tutti e tre uno sconosciuto." Anche Bernab Cordovez rifer l'accaduto: "...A causa dei colpi che avevo ricevuto in testa, non ho sentito gli spari. Non so ancora perch mi hanno picchiato. A me l'alcol va subito alla testa, mi d sonnolenza e mi mette tristezza. Quando tutto si era calmato, io continuavo a non capire nulla. Non avevo mai fatto a botte. Sono uscito in strada, in mezzo a un gruppo di sconosciuti. Mi sono scontrato con un carabiniere a cui ho chiesto aiuto, mi ha detto di andare al Commissariato a sporgere denuncia. Mentre stavo parlando col carabiniere, alcune persone che non conoscevo mi consigliarono di andare a casa. Ho preso un taxi e sono scomparso." Il viceispettore Roa, parlando con il personale dei giochi Diana, riusc a stabilire che il teste pi immediato e illuminante era Elsa Godoy, nata a Doihue, 18 anni, nubile: "Da un mese lavoro per il signor Ortiz, gestendo il bigliardo cinese. Tre anni fa avevo conosciuto il capitano Guterrez e avevo avuto con lui una relazione intima. Erano due anni che non ci vedevamo. ricomparso la notte dell'accaduto, molto ubriaco, come un fantasma vociante..." "A che ora?" "Un po' prima delle 22. Mi ha fatto ricordare quello che lui era stato per me, ma io ho ricordato un po' di pi e mi sono rifiutata di ricominciare una vita che non mi era piaciuta. Ha implorato, gridato, minacciato e se ne andato. ritornato ancora, dopo la mezzanotte, e ha insistito. Gli ho detto di no un'altra volta. Ha alzato la voce e ha dato pugni sul bancone. Ci ha accusato di furto e di truffa. Non ce l'ho fatta pi e sono andata a chiamare il signor Ortiz. Lucio, un vero uomo, ha sbattuto fuori il capitano. Dopo cinque minuti, questi ritornato accompagnato da tre uomini ubriachi, ha tirato dei dolci in faccia a Ortiz e i suoi amici lo hanno spinto contro la cassa di un punching ball. Ortiz caduto. Ho sentito tre spari e sono corsa subito verso l'uscita. Sentivo di soffocare, avevo voglia di piangere. E ho pianto..."

"Perch?" "Per me, per la mia sfortuna e... Per lo schifo di alcuni ricordi..." Luis Ortiz dichiar: "La notte dei fatti, Elsa, una mia dipendente, mi aveva detto che nel suo settore c'era un ubriaco piccolo e grasso che la stava importunando. Sono andato da lei e ho incontrato un obeso completamente ubriaco, che indossava un abito stropicciato color beige, un cappello di panno grigio con delle piume colorate, a falde corte. Questo soggetto aveva, sul lato sinistro della faccia, una brutta cicatrice da arma bianca. Gli ho detto di andarsene e lui mi ha gridato che Elsa era la sua amante, che lui le pagava la stanza e che l'aspettava per andarsene via con lei. Si allontanato e poi ritornato con tre ubriachi che gi da un po' stavano dando scandalo nel locale a causa del il loro comportamento rissoso. Ha cominciato a darmi dei pugni e, per schivarlo sono caduto sul punching ball. Ho quasi perso la coscienza e sono caduto a terra. Ho visto che il grassone con la cicatrice e i suoi amici stavano per saltarmi addosso. Il primo ha fatto il gesto di sfilare la pistola dalla tasca interna sinistra della giacca: ho preso la mia piccola pistola e ho sparato tre colpi a terra. Due degli uomini che erano con lui non si sono fermati, mi hanno colpito e mi hanno strappato la pistola. Quando mi sono alzato, se ne erano andati gi via tutti meno uno, piccoletto, grasso, sulla cinquantina, vestito di blu, che aveva ancora una bottiglia di vermut in mano e che era coperto di sangue. Un tenente dei carabinieri mi ha portato con la volante al Policlinico, dove mi hanno curato le ferite. L, in un corridoio, ho riconosciuto due degli ubriachi e l'ho detto all'ufficiale, che, dopo avermi ascoltato, si avvicinato ai due uomini. Novoa ha detto che ero io quello che aveva sparato a Guterrez. Francamente, signor Roa, fino a quel momento io non sapevo di aver ferito qualcuno e tanto meno che quel soggetto, morto per i miei spari, fosse un ex capitano. I proiettili sono molto piccoli e quell'uomo era troppo piccolo... e..." Guterrez, gravemente ferito, camminando attravers la Alameda. Ovviamente, l'incredibile marcia aggrav le sue ferite e l'indebolimento, dovuto all'emorragia interna ed esterna, arriv al culmine e lo spinse alla soglia della morte, che lui attravers. Dove stava andando? La sua casa era in via Lira, oltre il 2100, in pieno quartiere Matadero: non ci sarebbe mai arrivato. Almeno, secondo l'assurda analisi di un uomo sobrio, non ferito, che cerca di interpretare la direzione dei suoi ultimi passi. probabile che si stesse dirigendo invece verso l'Assistenza Pubblica e che, a causa dell'ubriachezza, il dolore, la debolezza fisica e l'obnubilazione mentale, guidato solo dall'istinto, con rari sprazzi di coscienza, trascinandosi a fatica, abbia saltato un isolato. Non fu nemmeno in grado di rendersi conto che era arrivato alla sua meta - ammesso che fosse il Policlinico - se non grazie all'intervento casuale e magnanimo di un anonimo pierrot. L'ex capitano non era amico del sergente Novoa ed era la prima volta che vedeva Martnez e Cordovez. Questi, invece, erano amici del sergente e si comportarono come tali dal principio alla fine del dramma. Cordovez, dopo gli spari ed essere stato preso a pugni, abbandon, comprensibilmente, il campo. Novoa non divenne altro che uno strumento nelle mani del 'suo capitano'. A causare la morte di Guterrez fu il proiettile partito dalla pistola piccola. Questo, almeno, secondo il referto dell'autopsia, che sempre il risultato sia di un certo senso comune sia del dovere dei medici legali a essere sintetici e concreti affinch i giudici - in accordo col codice, - sappiano a cosa attenersi. Ma la criminalistica, quella piccola interscienza che muove e dirige qualsiasi indagine seria, considera che uno sparo mortale sia sempre l'ultimo atto di un intreccio infinito di fatti e di atteggiamenti: cosicch il grilletto stato premuto anche dal riflesso condizionato del mestiere, riaffiorato in un momento di esaltazione; la minuscola pistola stata mossa anche dalla gelosia, dall'ubriachezza, dalla prepotenza, che si acquisisce o che prospera nella pratica quotidiana del duro mestiere di poliziotto, dagli insulti e persino da quella sua mossa falsa - se vera la versione di Ortiz - di tirar fuori l'arma per sparare. E non c' dubbio che a giocare con il grilletto, seppur da una certa distanza e profondit, stato l'istinto sessuale riattivato dai ricordi e soprattutto dalla ritrosia di Elsa Godoy. Guterrez, nel suo primo scontro con Ortiz, si sente umiliato e defraudato di quella che era stata ed ancora era la propria autorit professionale: l'essere messo in pensione non divide n la mente n i sentimenti di un uomo. E testimone del suo dramma di macho geloso, sconfitto e accantonato, la sua stessa ex, quella che lo aveva visto indossare, con bizzarria, la divisa di autorit poliziesca... e di conquistatore di... fresche ragazzotte. Il mestiere salt fuori vivo e vegeto e lui si mise in cerca del suo gruppo per la rivincita. Era tutto pianificato e a portata di mano: il ritorno al ristorante La Baha fu un atto intenzionale, tipico di un poliziotto contagiato dall'ambiente

delinquenziale, ma ebbe anche - e Gutirrez mor ignorandolo - lo strano marchio di fatalismo, di gioco d'azzardo... di... un disegno celeste. Qual l'idea di polizia nelle menti dei poliziotti? L'idea generale, quella confezionata e impartita, non ha mai corrisposto a quella di nessun poliziotto in servizio, perch le definizioni di funzioni sociali cos complesse e delicate sono sempre state affidate a dei teorici e, per dire la verit, la polizia non si presta a speculazioni burocratiche: la polizia ... tutta d'un pezzo. Del resto, l'istinto prevalente dei cittadini ha una concezione chiara e intuitiva di polizia: deve essere incorruttibile, immutabile, qualsiasi sia la legislazione costituzionale e penale vigente, perch - se qualcosa pu o deve essere cambiato - quel qualcosa la legge e non certo la funzione della polizia, che non pu e non deve modificare o abbandonare i suoi due unici ruoli: indagare i delitti e catturare i colpevoli. Un giorno queste tre posizioni dovranno coincidere con la realt. Oggi, il problema, grave e profondo, quello di una esplicita e penosa sfida alle autorit del potere politico ordinario. Anche per questa funzione cos ampia, nobile e profonda, succede infatti lo stesso fenomeno gi conosciuto per altre funzioni pi o meno affini: l'ideale del mestiere e dell'uomo che lo esercita, generalmente, non sono compatibili fra loro. Guterrez conosceva il delitto plurimo e reiterato e pi di una volta con i suoi uomini si era si era messo a indagare su importanti casi polizieschi, come l'assassinio di Alicia Bon o l'assassinio di Demetrio Amar. Ma la Polizia Criminale, che - per una vecchia e quotidiana delega di funzioni dei giudici, ormai diventata prassi, e per l'indubbia professionalit dei suoi uomini - era incaricata di qualsiasi indagine criminale seria, senza volerlo, lo aveva sempre tenuto fuori dal gioco. Per poter averci a che fare fu costretto a convertirsi in vittima, ma era gi troppo tardi. In un certo modo, visse come molti altri - solo - impossibilitato a diventare quello a cui aveva pi aspirato: investigatore criminale. Un sogno assurdo che significa in realt vivere professionalmente e ufficialmente interminabili e infiniti drammi di altri in cerca di una verit umana sempre dolorosa e amara: ghigni postumi di indimenticabili facce violacee fissati in una macabra e rigida piroetta. (Agosto 1973) ******* IL DELITTO DI BECKER ****** Questo vecchio omicidio attrae, soggioga, opprime e non altro che, come succede sempre, la storia tormentata della vita e della morte di un uomo. Vi giocano fattori che ancora sopravvivono: l'infinita credulit del nostro popolo e l'enorme pazzia dei grandi criminali. Su un piano individuale, l'intervento provvidenziale del giovane Otto Izacovich, la sua straordinaria memoria e il suo chiaro senso sociale; le geniali scintille del giudice Bianchi; la scienza del dottor Germn Valenzuela Basterrica e una dolorosa verit della professione, scovata negli archivi della polizia: i delitti che hanno scosso pi profondamente i cileni sono stati commessi da stranieri: Dubois, Becker, Phan Van Loc, Haebig, ecc. stato soprannominato Il delitto del cancelliere, Il delitto del cancelliere della Legazione tedesca ecc. Il sostantivo cancelliere deriva dal greco kigklis: inferriata, serranda, cancellata; passato al latino come cancer, cancellis, con lo stesso significato della voce ellenica; ma cancellarius si trasformato in usciere, portiere, scrivano, copista. In spagnolo: cancerbero, cio portinaio-cerbero; cancela: cancellata di una casa. In qualche epoca ha significato di "guardiano dei reali sigilli". Il suo significato attuale quello di magistrato supremo, ministro degli Affari Esteri, capo o presidente di governo. Nel caso che ci riguarda, il cancelliere Guillermo Becker era un impiegato di grado subalterno o viceconsole: uno scrivano. Se uno legge: Guillermo Becker, Cancelliere, si fa un'idea sbagliata - nonostante che la voce "legazione" lo sminuisca molto -, perch l'ingannevole sostantivo, con una vita semantica cos lunga, non ha ancora trovato la sua collocazione definitiva e ci fa pensare ad autorit decisive, quelle che hanno, o dovrebbero avere, intime strutture assiologiche evidenziate nell'azione del governare al meglio al servizio del proprio popolo.

Il personaggio Guillermo Becker Tambaner arriv in Cile nel 1889. Diciannove anni. Alto, corpulento, di lineamenti normali. Portava con s una lettera di raccomandazione per Guillermo Woener - padrone della tenuta Santa Maria, nella provincia di Valdivia - gliela aveva data suo padre, un industriale di Norimberga. A Woener sembr... un figlio caduto dal cielo. Apprese lo spagnolo facilmente e fu un bravo coltivatore delle terre valdiviane, costantemente disastrate. Cade da cavallo mentre corre su un pascolo e si frattura una gamba; all'ospedale conosce Teresa, una giovane bella e generosa. Le propone di sposarlo; ma Teresita cattolica e lui... luterano. Becker cambia religione. Dimesso dall'ospedale, ritorna alla tenuta di Woener convertito in un giovane mistico che occupa il suo tempo libero fabbricando altarini. Nonostante questo, durante la notte, furtivamente, frequenta le stanze della servit femminile; per questa abitudine "imbarazzante" [gioco di parole visto che embarazar in spagnolo significa anche "ingravidare", NdT] e scandalosa, costretto a lasciare la casa di Woener. Teresa, delusa e amareggiata, entra per sempre in convento. I tedeschi di Valdivia chiudono le porte al don Giovanni teutonico, a eccezione di una monaca, infermiera dell'ospedale della citt, che gli d una raccomandazione per un importante gesuita tedesco di Santiago. Nella capitale, contrae il tifo e la sua vita in pericolo. Prostrato, decide di dedicare la sua vita a Dio e prende l'abito di seminarista nella Compagnia di Ges. Non riusc ad abituarsi al lavoro duro, allo studio intenso, alle preghiere e al raccoglimento: abbandon l'istituto per trasformarsi successivamente in commesso, impiegato di tintoria, venditore di saponi, amministratore di poderi, ecc. Percorre il nord e il sud; torna a passare per Valdivia, la citt pi tedesca del Cile, il suo paradiso perduto, e si ferma. Conosce Natalia Lpez e con lei si sposa nell'anno 1899. La coppia ha un figlio che non rieesce ad arrivare ai tre mesi. Becker, a lutto nell'anima, continua a tentare nuove occupazioni. Nessuno lo aiuta. Mette in vendita quel poco che possiede e ritorna nella capitale con la sua fedele Natalia. Nei suoi dieci anni cileni qualcosa l'ha imparato, a un prezzo molto alto: conosce al volo i deboli di spirito e li usa a suo vantaggio; sfrutta il suo antico servilismo, migliorato dall'esperienza, e serve magnificamente e teatralmente forti e potenti. Nella sua testa si sta abbozzando la chiave del successo: solo questione di una nuova opportunit e la cercher a fianco del pi alto rappresentante della sua patria in questo Paese. Il crocevia Aveva conosciuto il potere economico di Woener, costruito - come tutti i poteri duraturi - poco a poco, giorno dopo giorno; la forza della vecchia cultura dei gesuiti, che si basa sulla somma totale dei miracolosi minuti di un lavoro incessante unita a una ragione eccelsa; l'amore limpido e fresco di Natalia: il dolore di aver perso il suo primo e unico figlio legittimo; padroni, operai e impiegati vari, che in una o in un'altra maniera, avevano inutilmente scolpito nel suo animo la maliziosa e proverbiale filosofia autoctona cilena. Lontano, come una tela fantasma di fondo su cui rimbalzavano tutti i suoi insuccessi, il lungo e fortunato sforzo di suo padre. Stava per compiere il suo sedicesimo anno in questo Paese aperto, sonnecchiante, nuovo, semplice, e sapeva di essere rovinato. Viveva sognando una ricchezza sfuggente, un colpo di fortuna che lo convertisse in un potente. Si torturava fra espansioni immaginarie e restrizioni reali, crudeli: una corda tesa che avrebbe finito con lo spezzarsi. Si trovava in quel crocevia che quasi ogni essere normale conosce e da cui si esce solo arrivando a capire che il destino umano ineluttabile: il bene e il male, finora eterni conviventi perch contigui e nostri, possono e debbono essere modificati, trasformandosi in qualcosa di utile; ma finch non li intendiamo in questo modo continueremo a essere profondamente presi dai crimini: vittime e carnefici creati da una societ maldestra. Ineluttabile solo la condizione mortale. Il crimine stato ed la pi dura, antica e chiara lezione, quotidiana e multiforme, di un errore sociale universalizzato, pietrificato. Becker aveva avuto tutto quello di cui un bambino o un adolescente pu aver bisogno per vivere normalmente in qualsiasi societ: nasce e si educa in uno dei Paesi pi sviluppati del mondo; ha un padre ricco e lavoratore. Non gli piacciono le opportunit che gli offre la Germania. Prima di addentrarci nel crimine osserviamolo in un altro modo: era mai stato normale? Quando? Nel 1889? Prima? Quest'uomo si era spezzato da bambino e le sue crepe non furono notate. Qui manifest poco a poco la sua instabilit: non rispetta l'ordine sociale dei tedeschi di Valdivia e nemmeno i suoi impegni pi seri; non gli aggrada n l'una n l'altra religione; l'agricoltura non gli piace e l'abbandona. Rimane fedele solo a Natalia, che

pensa di lasciare "vedova". oramai un essere insoddisfatto: un altro indemoniato che vive e muore fra la realt e la fantasia. Il suo "io" disorganizzato s'incammina rapidamente verso la disintegrazione comportamentale: la pazzia. Torna ad avvicinarsi ai tedeschi e chiede un incontro con il barone Hans Von Bodman, ministro della Germania in Cile, e lo incanta. Becker diventa quello che il diplomatico si aspetta da lui quando lo assume come impiegato della Legazione: puntuale, diligente, serio e dignitoso. Si tratta solo di una rappresentazione, perch lui ha una motivazione pi profonda: realizzare i suoi sogni di ricchezza. Dopo pochi mesi viene nominato cancelliere e sta a poca distanza dal mondo delle decorazioni accordate generalmente per obbligo e reciprocit, dai pranzi di gala, dalle uniformi con tricorni di seta ricamati e lucenti; , fra l'altro, al servizio di un nobile e dell'impero tedesco. Il delitto Concepisce il suo chef d'oeuvre criminale quando vede e ha a che fare con Exequiel Tapia, fattorino della Legazione: candido, buono come un bambino. S, pu prendere il suo posto come cadavere: le ceneri non segnano differenze di nessun genere. Passa un anno nel pianificare dettagli: vede che fantasma c' denaro sufficiente per le sue ambizioni x; conosce un po' meglio il barone e la sua calligrafia; manipola Tapia con mance e regali. Sa che tenter di ingannare un popolo intero e i suoi compatrioti: deve ottenere dal governo cileno una pensione per la sua "vedova"; un passaporto falso per la fuga; alterare un po' la propria fisionomia; assicurarsi un futuro. Ah, ma sar ricco e ritorner in Germania da trionfatore. Il 5 febbraio 1909, alle 13,30, scoppi un violento incendio negli uffici della Legazione tedesca, in via Nataniel 112. I pompieri non trovarono l'acqua per domarlo. Dopo pochi minuti, il fuoco si era propagato a sette case vicine. La Legazione croll. Fra i testimoni del sinistro c'era anche il ministro tedesco. Ai giornalisti dichiar: "Ho lasciato mezz'ora fa gli uffici, dove c'erano il cancelliere Becker e il fattorino Tapia". Ricord che Becker era epilettico e che... "siccome stava mettendo la ceralacca sulla corrispondenza ufficiale, possibile che abbia avuto un attacco e che abbia rovesciato la candela". Alle 16, quando le ultime macerie stavano ancora fumando, si incominci la ricerca dei corpi di Becker e di Tapia. Nella notte, un pompiere trov un cadavere carbonizzato che aveva una fede d'oro all'anulare sinistro, con l'incisione: "N.L. 13 - III - 1899". Le iniziali corrispondevano al nome e al cognome della moglie del cancelliere; la data era quella del matrimonio celebrato a Valdivia. Non c'era dubbio: quel cadavere era Becker. I dottori Donoso e Molina eseguirono un esame medico-legale. La conclusione fu: "Non possibile identificarlo che per l'anello. Non ci sono ferite n indicazioni di colpi o contusioni". Becker era morto nel compimento del dovere. Alla luce naturale del giorno seguente, il luogo dell'incendio consegn i resti di un gilet, alcuni bottoni di metallo, un orologio d'oro con catena, un portasigarette d'argento, un piccolo pugnale con l'impugnatura di "zampa di cervo" e persino le lenti che il cancelliere usava, unite a una catenella agganciata alla giacca. Natalia Lpez, piangendo, riconobbe gli oggetti come appartenenti a suo marito. Ovvio: Tapia conosceva solamente l'oro e i gioielli altrui. Il giudice Bianchi fece un rapporto minuzioso degli oggetti ritrovati. Mancava solo Tapia, il fattorino. Bienvenida Salgado, la moglie di Tapia, dichiar: "Mio marito, quella mattina, si messo in tasca 60 pesos dicendomi che il cancelliere lo avrebbe inviato fuori Santiago". Il ministro Bodman assicur che lui non aveva mai ordinato che Tapia viaggiasse e che Becker non aveva l'autorit per farlo. Aggiunse che due giorni prima dell'incendio aveva messo nella cassaforte 27 mila pesos in contanti; quella cassa era aperta, bruciacchiata e senza soldi. La conclusione fu: "Tapia ha assassinato Becker per rapinare la Legazione e l'ha incendiata per cancellare qualsiasi traccia". Fu ordinata la sua cattura a tutti i poliziotti del Paese. Il governo invi don Vctor Prieto, sottosegretario degli Affari Esteri, e l'aiutante di campo del Presidente Pedro Montt, a porgere le condoglianze al ministro tedesco, promettendogli di fare il possibile per catturare l'oramai inafferrabile Tapia. Tra lettere incredibili I poliziotti dei Servizi di Sicurezza stabilirono che nella localit di Caleu, all'interno di un bar, mesi prima dell'incendio, un gruppo di contadini aveva avuto una rissa con dei turisti tedeschi e che uno di questi era stato ucciso a pugnalate. Secondo Becker, i tedeschi avevano presentato una denuncia penale; alla Legazione tutti i giorni arrivavano minacce anonime. Lo stesso Becker, naturalmente, mostr al suo ministro un foglio manoscritto che diceva: "Signor Guillermo Becker, Lei non ha fatto caso alla nostra lettera. I quindici giorni di

tempo che le avevamo dato sono scaduti ieri e i tedeschi non hanno ritirato ancora la denuncia. Ora Le diciamo chiaramente che se venerd prossimo quella richiesta non sar ritirata, Lei ci rimetter la pelle. Non siamo disposti a sopportare che dei nostri compatrioti vengano puniti a causa di alcuni gringos di merda. Se sar necessario, non rispetteremo nemmeno la persona del Ministro. Cos che si sappia regolare. Vari cileni".Ricardo Neupert, uno dei pochi amici di Becker, si present alla polizia con due lettere datate 31 ottobre 1908. Il suo "defunto" amico gliele aveva consegnate perch le conservasse sotto la sua custodia personale: una era per Bodman e l'altra per il Presidente Pedro Montt. Con emozione ricord quello che Becker gli aveva detto quel giorno: "Tu che sei il mio migliore amico, non chiedermi spiegazioni: ho paura che mi ammazzino; lo faranno il giorno che meno me lo aspetto. Ti prego, se succede, consegna queste lettere a Bodman". Lettera al ministro: "Le minacce dei cileni si compiranno. Suppongo che quando Lei ricever questa lettera io sar gi morto. La volont di chi sta per morire sacra: mi riesce penoso pensare che la mia morte potrebbe essere la causa di un serio conflitto per il Cile. Sono preoccupato per la sorte di mia moglie e di un cugino che ho adottato come figlio. Nella lettera allegata, per Sua Eccellenza, il Presidente, credo di aver trovato la soluzione. Rimetta questa lettera nelle mani dell'Eccellentissimo Signor Montt. Becker." Lettera diretta al Presidente Montt: "Eccellentissimo Signore. Sono tedesco di nascita e cileno d'adozione per lo sviscerato affetto che sento per il Cile, dove ho trascorso le ore pi felici della mia vita. Sono caduto vittima del cieco furore di alcuni illusi; io li perdono e se la giustizia riuscir a catturare i miei carnefici, conceda loro il mio perdono come scudo e l'ignoranza come difesa. Non la mia morte il peggio che hanno fatto: ho vissuto delle ore angosciose, da condannato a morte, che loro mi hanno fatto passare per settimane e settimane, perch avevo il presentimento che sarei finito nelle loro mani. Lascio, Eccellentissimo Signore, una vedova e un bambino in situazione precaria. Vivevo dello stipendio che mi pagava il mio governo. Alla benevolenza di S.E. affido questi due esseri su cui ho concentrato tutto il mio affetto. La generosit cilena sapr ricompensarli della mancanza di chi dava loro il pane e ogni sostegno. Si eviteranno cos anche le difficolt che potrebbero sorgere a causa della mia morte fra il Governo della mia patria e quello del Cile, che amo egualmente. Sembrer strano e ridicolo che un vivo scriva in questo modo, come dall'oltretomba, ma il presentimento della mia morte ha acquisito in me i caratteri della certezza. Se questa lettera arriver nelle mani di S.E., vorr dire che non mi sono ingannato e quindi le mie parole non avranno nulla di strano o di ridicolo. Se sapessi che la mia morte non sar causa di momenti amari per il signor Ministro di Germania, che apprezzo e venero, n di allarme o dispiacere alla mia seconda patria, il Cile, che amo con affetto sincero, aspetterei con pi serenit il momento in cui sentir nelle mie viscere il pugnale assassino. Guillermo Becker. Cancelliere della Legazione di Germania". Un testimone provvidenziale Un evento, a dir poco, estemporaneo mosse i passi di due esseri molto diversi fra loro e cos si produsse l'incontro che avrebbe scambiato i ruoli: l'assassino al posto del morto e il morto al posto dell'assassino. Otto Izacovich, gioielliere, and a vedere il giudice Bianchi gridando fin dalla porta del tribunale: "Becker vivo! vivo!" Di fronte ai naturali dubbi del magistrato, Izacovich aggiunse: "L'ho incontrato al Portal Edwards, mi sono avvicinato per felicitarlo per essere scampato vivo all'incendio. Gli ho parlato in tedesco e lui, fosco, arrabbiato, mi ha risposto in spagnolo, dicendomi: 'Non la conosco. Mi lasci in pace'. Ha corso ed montato su una diligenza che passava al trotto." Il 'fosco, arrabbiato' che assomigliava a Becker, che era uguale a Becker o era Becker, capiva il tedesco. La sostanza dello strano dialogo fu captata. "Quando l'ha visto?" "Proprio la notte del 5, a mezzanotte, o un po' pi tardi. Aveva delle basette posticce e il volto pieno di belletti. Era vestito da cacciatore..." Il giudice dispose che due medici tedeschi facessero una nuova autopsia del cadavere e la sepoltura fu posticipata al giorno 8. I dottori Aichel e Westenhoeffer trovarono accanto al cuore la punta di un coltello; aprirono il cranio. Conclusero: "Morte per ferita da pugnale nella regione cardiaca e trauma cranio-encefalico".

Il giudice affid al dottor Valenzuela Basterrica, Direttore della Scuola di Odontoiatria, l'esame della dentatura dell'ucciso... La sepoltura Il corteo usc dalla casa di Becker, in via Pursima 276, in direzione della Deutsche Evangelische Kirche, situata in Via Santo Domingo 1825. L c'era quasi tutta la colonia tedesca residente ed erano arrivate anche molte delegazioni della provincia. La bara, coperta dalla bandiera tedesca, fu collocata al centro della chiesa. Il pastore luterano lesse dei versetti della Bibbia e augur al defunto: "...la gloria eterna che solo raggiungono eroi e missionari". Verso il Cimitero Generale, in carrozza di lusso, una moltitudine di cileni, dolenti e silenziosi, si un al corteo. Nel camposanto il barone Von Bodman lesse: "...la patria tedesca ricorder con tenera gratitudine chi morto vittima del traditore pugnale di un vigliacco assassino, nel momento del compimento del suo dovere. Il defunto era un uomo dotato di nobili qualit e di un cuore generoso". Finalmente l'eroe riposava come tutti i morti, nella solitudine di una tomba piena di fiori; ma la verit avrebbe sconfitto le ombre. Il dottor Valenzuela Basterrica Le conclusioni del dottor Valenzuela Basterrica, conosciute giorni dopo la sepoltura di Becker, erano stupefacenti: "La dentatura appartiene a una persona di venticinque anni circa: assenza nei denti e nei molari di qualsiasi intaccatura". Alleg al rapporto le fatture dei lavori fatti dal dentista Danis Lay alla dentatura di Becker: cinque estrazioni con anestesia, quattro otturazioni d'oro, tre di platino, un'otturazione grande in cavit senza nervo e una corona d'oro. Il rapporto concludeva: "la dentatura del cadavere trovato fra le macerie della Legazione tedesca ha solamente un molare otturato". L'opera d'arte dell'assassino tedesco aveva una falla pi grande dell'isola di Chilo [isola di grande dimensioni che si trova davanti alle coste del sud del Cile, NdT]. Indagine, cattura, processo e fucilazione La cattura del cancelliere fu ordinata per telegrafo e furono inviati, per posta urgente, duecento ritratti del suo volto in tutto il Paese. La sua casa fu perquisita e furono trovati ventitr volumi della Kriminal Bibliotec e dodici libri di crimini e criminali tedeschi. Si riscontra che trenta giorni prima del delitto si era assicurato contro ogni rischio per 10.000 pesos con la New York Insurance, a favore di sua moglie. Quindici giorni prima dell'omicidio frutto della pi fredda e lunga premiditazione conosciuta, riscuote dalla Banca Tedesca un assegno di 19.500 pesos, previa falsificazione della firma di Bodman. Il 26 gennaio, a soli nove giorni dalla macabra sostituzione, ottiene dal Ministero degli Affari Esteri un passaporto per Ciro Lara Montt, un cognato fantasma. Nel negozio francese, tre giorni prima di uccidere Tapia, compra dei gambali e un elegante abito da cacciatore; nel negozio di parrucche di Paganini compra un paio di basette all'austriaca. Ore prima dell'incendio, deposita nell'Hotel Melossi una valigetta e un fodero d'arma. Dice: "Saranno ritirati da don Ciro Lara". Il 5 febbraio, dopo il fatale incontro con Izacovich, travestito da Lara si presenta all'albergo; tardi e decide di alloggiare al Melossi. La mattina del 6, mentre fa colazione, Lara legge nei giornali dell'incendio della Legazione. A un inserviente, ordina di comprargli un biglietto di treno per Chilln; l'inserviente porta le valigie al cacciatore. "Da Selva Oscura - vicino a Caracautn - passato a cavallo un tedesco che assomigliava molto a Becker, in compagnia di un contadino di nome Jos Villagra. Il Viceispettore Garretn e l'Ufficiale Fuenzalida, al comando di cinque guardie, sono sulle sue tracce."Recitava il nervoso messaggio telegrafico. A poche leghe dalla frontiera, alla foce del Mitrauqun, le guardie Antonio Veloso e Juan Becerra, catturano Becker che arriva ad offrire loro 5000 pesos - il valore di due decappottabili nuove - in cambio della sua libert. Consegna il suo revolver, una valigetta con soldi e gioielli, un fucile con 500 proiettili e degli occhiali da presbite. La pratica processuale supera i mille fogli e in tutti si nota la mano esperta del giudice Bianchi. La sua ultima menzogna: "Tapia mi ha attaccato e io mi sono difeso". Fin per confessare di avergli dato delle randellate in testa, di avergli conficcato un coltello nel cuore; di aver infilato, quando oramai era morto, la sua fede a Tapia e di aver dato fuoco alla Legazione. Fu condannato a morte.

Trasform la sua cella in un oratorio-santuario. Portava un gran crocefisso di legno appeso al collo insieme a cinque scapolari. In una vaschetta con acqua benedetta intingeva di continuo e in maniera nervosa le sue dita rosse. Il 5 luglio 1910, siccome il terrore - grado massimo della paura - non gli permetteva di camminare, le braccia di due gendarmi lo portarono al patibolo. Gli diedero un calmante che non gli fece alcun effetto. Era gi quasi un cadavere, avendo l'attivit circolatoria e respiratoria al minimo; tuttavia, nell'ultimo momento di lucidit, con gli occhi bendati, fece in un sussurro due domande che non ottennero risposta: "A che distanza si pongono i tiratori? Sparano bene?" Il cadavere dell'ex cancelliere presentava cinque fori rossi: quattro nel cuore e uno in mezzo alla fronte. curioso: Becker stato il miglior bersaglio della storia delle fucilazioni cilene. ******* LA BALLERINA DAI PIEDI NUDI ******** Quando i saggi arriveranno a scoprire Tutti i segreti del mondo, Gli infiniti meandri della mente umana Continueranno a essere un mistero Si lanci in strada come la risata d'una quindicenne: fresca, sincera, rumorosa e inquieta. Fernando Rodrguez desiderava mescolarsi a quelle centinaia, migliaia di persone sconosciute. Finalmente poteva placare le sue ansie. Quei pesos li avrebbe spesi a caso, come capitava. Sentiva di essere proiettato fuori di s, di andare oltre ogni limite. Aveva trascorso quindici dei suoi trentatr anni in un ufficio commerciale e sapeva tutto degli atti di compravendita di ferramenta di ogni genere, di lettere-ultimatum, di aumento o riduzione dei prezzi. Aveva una memoria... Ma niente lo pu descrivere meglio del soprannome che gli avevano dato in ufficio: Schedario con le scarpe. Ah! Per la vita no, la vita non la conosceva per niente. Ritorn a contare i biglietti che aveva accumulato, uno per uno: diecimila pesos in tutto. Sorrise come un bambino. Lo sguardo piroett un istante e poi prosegu per la sua strada. Alla famiglia, la madre e due zie, aveva detto che sarebbe andato al sud, per un viaggio di riposo. Effettivamente si dirigeva al sud, al sud della citt. Nessuno avrebbe detto, vedendolo, che quell'uomo magro e alto, che camminava lentamente, che fischiettava allegramente, con il cappello all'indietro, stava andando verso l'ignoto, con l'animo predisposto ad incontrarlo. Ignoto sempre tutto: l'amore e l'odio, il dolore e l'allegria, l'oppressione e la libert, la vita e la morte. L'ignoto ci coglie di solito di sorpresa nelle occasioni pi inaspettate e, a volte, capace di nascondersi persino sotto il nodo di una cravatta rossa; altre volte l, a contatto con due mani bianche e delicate. Viale Independencia mantiene ancora i suoi tram gialli: quei veicoli rumorosi e ballerini che si fermano a ogni incrocio con l'aria di chiedersi se hanno scelto il percorso giusto, e conserva ancora i suoi tre cinema. Fernando Rodrguez stava per arrivare al fiume, aveva lasciato dietro di s due cinema, una birreria e quattro chioschi di bibite, oltre alla vecchia chiesa La Estampa, che non mai stata intonacata. La valigetta con qualche cambio di biancheria, per ogni evenienza, ma anche come copertura per il suo presunto viaggio al sud, gli sfugg quasi dalla mano sinistra quando vide il manifesto a caratteri neri su sfondo bianco che diceva: "Oggi - Il ritratto di Dorian Gray". Non erano n i caratteri, n il film, ma... una bionda di cinquanta chili circa, occhi neri e corpo sinuoso, a emozionarlo, a commuoverlo. " lei si disse. Le si avvicin sfacciatamente, con una sicurezza che mai aveva avuto prima in circostanze del genere. " La prego di ascoltarmi. Ho diecimila pesos da spendere. Li voglio spendere con lei. Credo di conoscerla da tempo. Le assicuro che non chiedo n pretendo altre cose se non la sua compagnia."

La signora bionda lo fiss negli occhi, poi gir la testa a sinistra, impallid, indietreggi di qualche centimetro e poi, come se avesse visto un fantasma, port la mano destra agli occhi e cadde a terra svenuta. Le persone che erano l attorno, che entravano o uscivano dal cinema Capitol, si resero solo conto della caduta e si affollarono attorno alla bionda, nella solita forma disordinata e compatta di sempre. Un uomo che teneva per mano un bambino di una decina d'anni si avvicin correndo e grid: "Rebeca!" Il bambino piangeva e gridava: "Mammina!" L'uomo con il bambino osserv dal basso le facce di tutti con un doloroso interrogativo negli occhi, mentre chiedeva: "Che cos' successo?" Nel gruppo nessuno era in grado di dargli una risposta. Fernando Rodrguez si era allontanato quel tanto che non gli permetteva di vederlo n sentirlo, e siccome si trovava praticamente imbottigliato nell'ingresso del cinema, prefer entrare pensando che un film potesse essere la maniera migliore per calmare i nervi. In fondo, per lui il tempo non aveva nessun valore. Sapeva che l'oscurit della sala gli avrebbe permesso di evitare qualsiasi tentativo di indagine a posteriori e non c'era niente di meglio del buio per chiudere gli occhi. La sua poltrona era una delle ultime sul lato sinistro. I pensieri si erano radunati tutti insieme come puledri selvatici e tutti avevano voglia di saltare il recinto per trasformarsi in azione. L'idea fondamentale era trovare una spiegazione del suo insolito atteggiamento nei confronti di quella donna. Divag sull'euforia appena svanita e che s'era spenta come una candela soffiata, sulla fiducia frustrata in un incontro che aveva previsto gradevole, sui suoi soldi, di cui aveva speso solo venti pesos, sull'insieme delle circostanze che lo avevano portato a rivolgerle la parola. La sola cosa che gli sfuggiva era il perch si fosse rivolto a lei e non a un'altra. Continuava tuttavia a pensare all'accaduto, ricordava l'aria estasiata della bionda davanti al cartellone e la sua incredibile bellezza. Le sue congetture sullo svenimento erano che una donna qualsiasi, in una situazione simile, pu arrivare a insultare un uomo, pu accettarlo, pu montare uno scandalo, o anche far finta di nulla, ma... svenire, be', in questo c'era qualcosa di strano, qualcosa di irreale che gli aveva lasciato una sensazione amara e imprevista di abbandono, di rifiuto inaspettato. Apr gli occhi e vide sullo schermo un'immagine a colori. La scena era piuttosto atroce. Abbass le palpebre e la sua mente febbrile cominci a vagare verso il passato, il suo passato. Arriv alla conclusione di non possedere alcuna storia e che quella bionda non era mai comparsa nella sua vita. Si sent sconfortato, forse il suo volto assomigliava ormai a quello di un teppista ed ecco il perch dell'impressione sfavorevole della signora. I suoi occhi, ormai abituati all'oscurit, gli permisero di vedere un uomo e un bambino che entravano nella sala del cinema. Anche quella poteva essere una pura coincidenza, ma quelle figure corrispondevano esattamente a quelle che aveva visto nell'ingresso, solo pochi istanti prima. I due si fermarono all'altezza delle prime file e poi ritornarono verso l'uscita. Fernando Rodrguez si rese conto che cercavano qualcuno e che, a quanto pareva, lo avevano gi trovato. Richiuse gli occhi: era un atteggiamento al quale ormai stava facendo l'abitudine. Il terrore venne dopo. La poltrona cominci a scricchiolare leggermente, ma non era per il peso del suo corpo, no, era qualcuno che si appoggiava allo schienale. Cerc di non muoversi, di non respirare. Che cosa volevano? Fernando sapeva che tutt'intorno c'erano molte poltrone vuote, quindi la posizione di quell'uomo alle sue spalle, di cui percepiva la respirazione agitata sulla nuca, non era casuale. Consider l'ipotesi di alzarsi, valut anche l'ipotesi di girare il collo per vedere chi gli stava dietro, ma poi decise di attendere. Non pensava di essere un vigliacco, ma anche il coraggio ha le sue proporzioni e i suoi limiti. Anni addietro, Fernando aveva visto quel film, ma adesso non vedeva, non sentiva, il cuore non batteva pi, il terrore lo aveva invaso tanto che usciva dai suoi pori come pioggia incessante e silenziosa. La bionda Si riebbe lentamente dallo svenimento, al suo fianco ritrov solleciti, come sempre, i suoi cari. S, doveva essere stato un incubo, quello di sempre, solo che questa volta... "Bene, Rebeca. Sono contento che tu stia bene. Adesso mi potrai dire che cos' successo. Pensi ancora ai fantasmi? Hai per caso visto l'uomo dai grossi baffi?" Rebeca mantenne il silenzio a gran fatica. Erano passati gi undici anni da quando aveva cambiato il suo sonoro cognome da ragazza, Cuturrufo, in quello di Pavez, e undici anni sono tanti anche nel caso in cui si sia oggetto di attenzioni e carezze. Era cresciuta ballando e i suoi piedi avevano i tipici calcagni spessi delle ballerine

professioniste. L, sopra il tavolinetto di mogano, nello scrigno d'argento, erano conservati i ritagli di giornale: prima ballerina ne Il Principe Drosselbart e Le Silfidi. Quei ritagli parlavano anche della straordinaria bambola in Coppelia. Aveva smesso di danzare proprio un anno prima, e non era stato per sua volont. Era successo... ma no. Questa sua prima uscita dopo una volontaria reclusione era stata catastrofica. "Quell'uomo" singhiozz. -"S, Carlos" aggiunse con la voce pi tranquilla, "l'ho visto." Continu a ruminare i suoi ricordi, mentre il marito andava verso la camera del figlio. La storia era iniziata alla trentatreesima replica di Coppelia. Qualcuno le aveva mandato nel camerino del Teatro Municipal un canestro di rose bianche, le stesse che erano ancora l, d'altronde, appassite come le sue speranze. L'uomo delle rose, timido pi di quanto si possa immaginare, le aveva parlato solo dopo la quarantaquattresima rappresentazione, e lo aveva fatto di sfuggita, quasi in un sussurro: "Addio, principessa. Domani le rose saranno rosse." Non avrebbe dimenticato mai pi quella frase. L'indomani arriv come tutti gli altri, e con lui i fiori e, ovviamente, l'incontro tanto sognato. All'inizio i commenti sulla scenografia, la musica e l'interpretazione. Poi i complimenti alla ballerina meravigliosa, infine la camminata gomito a gomito per le vie principali, schivando automobili, inondati dalla luce vivissima delle insegne luminose. Un caff fuori mano e la chiacchierata che girava attorno a Coppelia, e lui ne fischiett persino alcuni brani. Era scuro, con grandi baffi neri, gli si leggeva nello sguardo una sonnolenza millenaria, che svaniva solo quando incrociava gli occhi di lei. Si separarono vicino al cinema Capitol. Lui rimase a osservare da fuori, con un occhio ai cartelloni e con l'altro alla piccola casa in fondo, la casa in cui lei era scomparsa, quella che ancora l con le sue finestre verdi e le tendine rosa. I giorni passarono rapidi uno dopo l'altro e gli avvenimenti si accavallarono. A poco a poco lei aveva messo sempre pi cura nel suo aspetto, che aveva raggiunto ormai la pienezza del dono. Non gli disse mai che era sposata e che aveva un figlio. Perch? Era l'amore, l'amore di sempre, quello che aveva pensato di trovare in suo marito. Una notte - era trascorso un anno da quel giorno - fu sua. E perch non avrebbe dovuto esserlo? Lo am ancora di pi di quanto non avesse immaginato, fino ad arrivare a considerarlo il suo idolo, abbandonandosi fra le sue mani e la sua bocca per impregnarsi di lui. Pretese dai propri piedi il massimo in ogni rappresentazione e quando misero in scena Pavana volle per s il ruolo della principessa. Dal palcoscenico, con le spalle al pubblico, sentiva in ogni suo movimento che la seguiva lo sguardo del suo amato Ricardo. In quella Pavana, la storia di una principessa che aveva sfidato i rigori della corte, morendo, impotente, esprimeva tutta la sua sensibilit d'artista ed era sicura che nessuna avrebbe potuto superarla. Con la faccia al pubblico, i suoi occhi rimanevano inchiodati alla fila numero sette, poltrona d'angolo, e sorridevano. Ricardo, il suo capriccio, Ricardo, il suo dio. Una notte volle, con lui, avvicinarsi alla casa del suo amato, in fondo al viale Independencia. La videro solo da lontano. Poi camminarono verso ponente, in cerca dell'oscurit, dei baci. Vivaceta sempre stato ed ancora adesso un quartiere selvaggio, un quartiere di leggende e fantasmi, che di tanto in tanto fa la sua apparizione nei titoli dei giornali con enormi caratteri rossi. Da l si diressero verso Lo Caas, dov' la parrocchia di Santa Teresita. Il canale La Punta scorre parallelo a Lo Caas, al di l ci sono soltanto terreni abbandonati. Saranno state le 21.30. La notte si era riempita di minuscole stelle, e i due, soli al cospetto della quiete del paesaggio, si abbracciavano. Baci prolungati come il desiderio. Lui in piedi, appoggiato al muretto della chiesa, lei avvolta nelle braccia di lui, come se indossasse due grandi e caldi serpenti che l'accarezzavano. L'oblio venne rapidamente e quelle due menti si dimenticarono del resto del mondo. Laggi lontano... restavano il marito, il figlio, il teatro, qui... il sogno che con voce di uomo diceva: "La mia ballerina dai piedi nudi... Lei sent un colpo alle spalle che la scaravent a terra. Da l vide nitidamente il suo amato Ricardo lottare con due uomini. Qualcosa di bianco brill vicino al muro descrivendo una piccola ellisse e scomparve in un cappotto nero. Non grid nemmeno. Lo vide cadere, alzarsi e ricadere per alzarsi di nuovo con un'arma in pugno. Sent uno sparo, poi un altro e un altro ancora. Sent anche il rumore di una fuga precipitosa. Si avvicin al ferito con terrore, con una domanda che le divorava le viscere in bilico sulle labbra. Lo vide, lo sent agonizzare e ai suoi ultimi rantoli un il suo tremore. Grid senza misura. Nella notte nessuno arriv. Si trascin fino all'angolo del viale Inglaterra con Lo Caas. L si rimise diritta. Alla luce dell'unico lampione che c'era, si accorse che aveva le mani ferite, piene di fango e che il vestito aveva una macchia appiccicosa e scura. I capelli le cadevano sugli occhi, le gambe la sostenevano a mala pena. Con uno sforzo buss alla porta della parrocchia. Fu, il suo, un resoconto di singhiozzi fatto all'orecchio di un prete spaventato. Da l and alla casa di Ricardo. Una

donna con un grappolo di bimbi appesi all'umile grembiule le apr la porta. Avrebbe risuonato per sempre nelle sue orecchie l'inquietante domanda che la donna le fece fra le tante che lei stessa non riusc a formulare, perch l, su un tavolo, in una cornice d'argento ribattuto col piedistallo in legno verniciato, c'era, in forma di ritratto, l'inconfondibile volto del suo amato. Riusc a ricomporsi, come un pugile di gran classe. Due colpi cos forti nella stessa notte erano troppo. Tir fuori una voce spezzata, rotta dal destino: "Vada subito, signora. all'angolo della chiesa." Seppe che era anche il pap di tutti quei ragazzini. Quello aveva gli stessi capelli neri e crespi con cui le sue mani avevano giocato tante volte, quell'altro il sorriso che incrociava nelle repliche di Coppelia, e il pi piccolo, oh Dio mio!, gli stessi occhi che guardavano lontano. La donna si avvent sul suo corpo: "Chi lei? Che cos' successo al mio Ricardo?" Rebeca non disse nulla, per lei era impossibile parlare, impossibile vivere un minuto di pi in quell'ambiente. Prese un taxi e ritorn a casa. Nessuno, eccetto i suoi, la vide pi. Fu suo marito a comunicare alla scuola di danza che non sarebbe pi tornata a ballare. Trecentosessantacinque giorni di dubbi, di panico, reclusa tra quattro mura bianche, sono molti. In un certo senso, era una condanna alla reclusione a porte aperte, con un figlio che piangeva perch voleva uscire con lei e un marito a cui sarebbe tanto piaciuto farsi bello al suo fianco. Non lesse i giornali; che le importava leggere quello che gi sapeva? Per quanto riguardava gli assassini, la parola spettava alla polizia. "Polizia", che strana parola, cos antica e nuova! Le sue scarpette da ballo pendevano da un chiodo, ahim quelle rosse della bambola di Coppelia, e quelle bianche di Pavana. Di tanto in tanto, le sfiorava con la punta delle dita o con le labbra, perch per lei la danza era la linfa della sua esistenza, ed era proprio questo a rendere cos duro il suo isolamento. Molte volte scost le tende per guardare verso il corridoio, ancora un po' pi in l verso la strada, ma l'intangibile minaccia che qualcuno intuisse la sua tragedia, che qualcuno la riconoscesse, le toglieva tutta la voglia di rientrare in quel suo mondo pieno di tanti e diversi significati. A Ricardo non poteva attribuire nessuna colpa, non gli aveva mai fatto domande, le era bastato amarlo, e adesso, era incredibile, era passato giusto un anno, e se lo trovava davanti, la prima volta che aveva tentato di uscire di casa. No, no. C'era qualcosa che non funzionava nella sua testa, forse perch aveva pensato troppo a lui... Suo marito si era bevuta la storiella dell'"uomo dai grandi baffi", ma... chi poteva dire fino a che punto? Chiam il figlio, forse con il segreto desiderio di interrompere il filo dei pensieri e dei ricordi: "Tesorino, cercami le sigarette. Magari, fumando, la tua povera mamma si sentir meglio." "S, mammina." Qualche secondo pi tardi era gi fra le sue braccia: -"Mammina, ti voglio tanto bene. Non voglio che torni a uscire.""No, no. Non lo far pi. La strada come una scatola a sorpresa che ci sbatte in faccia le cose pi assurde, le pi reali e, a volte, le pi incredibili. Per una strada un giorno stava camminando tuo padre, e sulla stessa strada camminavo io. Per una strada venne anche l'amore e per una strada venne poi la morte. Ti parlo di quello che conosco. So che a molti successo lo stesso, ma io pi di altri sono stata segnata dalla vita con il suo inchiostro pi nero." Rebeca, aprendo il suo cuore al figlio, sapeva che lui non poteva capire quando si riferiva a un uomo o all'altro. Ma, come sempre succede, quando parliamo ricordando, come se ci confessassimo alle nostre stesse orecchie. "E quell'uomo, mammina, quello dei grandi baffi?""Quello un brutto tipo. Un incubo. Il diavolo deve avere le sue sembianze. E adesso va' in camera tua, tardi..." Il bambino A dieci anni ci si fissa sulle marche delle macchine, sui generatori elettrici dei giocattoli meccanici, e in pi, in questo caso speciale, Juanito era passato dal gusto per le forme al gusto per il colore e il movimento. I suoi pochi anni non chiedevano n davano tregua alla ricerca di cose diverse. La danza e sua madre erano gli unici colpevoli della sua particolarissima educazione. Gli mancavano molto gli spettacoli sfarzosi, soprattutto le scene. Aveva, affermava Rebeca, l'animo da scenografo. In un angolo della sua stanza custodiva cartoni, tele, aste, bottoni, pupazzi di pezza e li vestiva, con la sua fantasia, da principi o da mendicanti, da fantini o da uccelli. E, invece, in un angolo del suo cuore, custodiva le sue esclamazioni pi entusiaste per quando sua madre avrebbe indossato di

nuovo quelle scarpette rosse che la facevano camminare come un automa, o quelle bianche, che la sollevavano sulla punta dei piedi. Quell'espressione: "un brutto tipo" continu a risuonargli negli orecchi. Collegava "brutto" ai ragazzacci che c'erano nella sua scuola, e "tipo", per approssimazione, a quelli brutti, perch nel suo vocabolario non esistevano ancora le parole composte, n avrebbe potuto cogliere l'eroica menzogna di sua madre nel definire cos l'uomo che pi aveva amato, l'uomo che era morto fra le sue braccia. Qualche volta si era azzardato ad avventurarsi in certi vicoli del quartiere, dove aveva fatto la conoscenza, solo di vista, di due o tre monelli. Ma era il fruttivendolo ambulante con le sue grida incomprensibili e il suo cavallino nero, a cui era riuscito persino a salire in groppa, che lo affascinava per davvero. Il fruttivendolo, che conosceva Juanito molto bene, un giorno gli aveva regalato un pupazzetto con occhi di ravanelli, capelli di pannocchia, testa e corpo di barbabietola. Era stato un gran giorno. Il giornalaio all'angolo, anche lui "un suo amico", gli dava ogni tanto dei concerti per bocca sola. Quello era il suo piccolo mondo, di cui faceva parte anche una bambina, una sua vicina di casa, la padrona di Mono, il cagnolino bianco che sporcava le sue lenzuola e che si era mangiato l'occhio del suo pupazzetto di verdure. Sdraiato sul letto, triste per l'esito fallimentare della passeggiata con sua madre, pensava a quell'uomo con il soprabito bianco. Chiuse gli occhi e vide nitidamente la scena: quell'uomo dai grossi baffi si era avvicinato alla sua mamma proprio vicino alla porta che dava sulla strada; e gli sembrava che avesse detto qualcosa. Poi l'aveva vista cadere. L'uomo si era dileguato fra la gente. Ricordava il forte strattone al braccio che gli aveva dato suo padre. Vide l'uomo dei baffi entrare nel cinema, teneva in mano una valigetta. La voce di suo padre gli arriv agli orecchi attraverso la sottile parete: "La polizia, Dio mio..." Le finestre di fronte si illuminarono e sent i latrati di Mono. Fece capolino nel corridoio. Lui ed Estelita, la vicina, si scambiarono gesti affettuosi. Suo padre entr in camera: "Juanito, dovresti andare a letto." "Ero gi a letto, pap, ma Mono ha abbaiato e io sono uscito per vederlo. La mamma sta bene?" "Molto bene, credo che domani si alzer." "Allora andremo al parco, come promesso?" "No, Juanito. C' un uomo cattivo che vuole portarmela via." "Ah! Lo conosco." "Chi ?" "Non lo so. entrato nel cinema. Ha indosso un soprabito bianco, ha dei grandi baffi e ha in mano una valigetta." L'ordine fu perentorio: "Alzati! Voglio che tu mi faccia vedere chi ." Quando Juanito ebbe assolto la sua missione, ritorn a casa. Non era mai andato a letto cos tardi la sera. La mamma dormiva. Fuori Mono continuava, nella notte, ad abbaiare agli spiriti e ai ricordi. Il marito Quella nuca che spuntava dal collo di un soprabito bianco non si muoveva. Rimaneva rigida come un palo. Era inutile aspettarsi qualcosa. Non un rumore, n il pi leggero movimento. Sembrava un morto, ma lui sapeva che era pura apparenza e che quel simulacro di morto era, in realt, l'unico padrone della sua vita e del suo gran segreto. Pens che la sua posizione era alquanto audace, ma, fino a un certo punto, anche vantaggiosa. Un anno aspettando l'arrivo della polizia, senza che questa si facesse viva, pu essere esasperante. orribile non sapere che cosa fare, cosa sanno gli altri e quando entreranno in azione. Quello era il primo segno. Che cosa avevano contro di lui? L'unica cosa certa era che quell'immobilit stava esaurendo quel poco di calma che ancora gli restava. Amava sua moglie con una religiosit fanatica, con veemenza. Per lui era un essere irreale che, liberandosi dal suo alone di tulle, assumeva le sembianze di una dea e che, nonostante la sua eccelsa condizione, con lui condivideva la sua vita. Lei, la sua Rebeca, quella che mandava in visibilio gli spettatori con la sua arte magnifica, era sempre l, a portata di mano della sua ansia spropositata e del suo desiderio febbrile. Quelli che l'avevano vista solamente sulla scena non sapevano quale fosse la sua grazia quando faceva le coccole, o quando saliva correndo i gradini di casa, o quando faceva la maglia, sognava o cantava. S, Rebeca era una dea che faceva girare la testa agli uomini

quando passava per strada, avvolta in pelli di nutria, come una gemma irraggiungibile, lontana come le stelle e, come quelle, folgorante. Mai lo aveva fatto ingelosire, con l'eccezione, vero, di quell'uomo. Era arrivato persino a corrompere il portiere della scuola di danza, e ancora si rammaricava delle tante domande sui possibili ammiratori che aveva fatto ai suoi colleghi. Quando i sospetti si cristallizzarono, dovette imparare a trattenersi, a seguire da lontano la donna che amava, a mordersi le labbra e a soffocare le ingiurie. vero... Tutto questo lo impar, lo impar bene, ma non per questo smise di accarezzare il pugnale d'argento. Mai Rebeca avrebbe saputo fino a che punto quella pettinatura fatta solo per l'altro e quel vestito nero che si era comprata solo per lui, lo avevano ferito. Mai avrebbe saputo che i suoi sospiri notturni pi di una volta lo avevano spinto a sfiorarle il collo con dita assassine. La sua impazienza, non voluta, si trasform lentamente nella virt cinese per eccellenza. Impar che un assassino in potenza un uomo come tutti gli altri, solo che si aggira intorno alla sua vittima con la passione di un collezionista, accumulando dettagli, occasioni, archiviando gesti. In altre parole, diventa a poco a poco il negativo della vittima. Arriv a sapere tutto dell'altro, meno il nome. La notte arriv d'un tratto. Vide i due uscire dal solito caff. Li vide incamminarsi verso il viale Independencia, passare molto vicino alla loro casa, dopo aver passato quella di lui. Non poteva ucciderlo allo scoperto, davanti a lei, altrimenti avrebbe perso il suo affetto o, meglio, quello che lei aveva l'abitudine di fare: baciarlo e chiamarlo affettuosamente Carlito. No, doveva trovare un luogo opportuno. Il suo delitto doveva depistare le indagini. Quella strada faceva troppo al caso suo, lui solo poteva riconoscerli in tanta oscurit. Solamente lui... li conosceva cos bene. Si scagli sulla vittima dopo aver spinto via sua moglie con violenza... doveva farlo. Aveva il volto coperto da una sciarpa e il collo del soprabito rialzato, ma non certo a causa del freddo. Dalle sue labbra non usc alcun suono, perch intuiva che gli omicidi con testimoni, soprattutto quando il testimone la propria moglie innamorata della vittima, sono di troppo e pericolosi come la dinamite. Perch poi? Affond il pugnale una sola volta. Bastava. Ma vide un altro uomo vicino a lui, che per fortuna non aveva raggiunto il suo scopo. Per un istante pens di delirare: quei due uomini erano uguali. Fu cos che inizi la sua fuga disperata. Solo quando ebbe voltato l'angolo, guard indietro per la prima e ultima volta: avrebbe quasi potuto giurare che c'erano tre persone a terra e lui era sicuro d'aver causato un'unica ferita. I rimorsi durarono poco, perch la sua ricompensa erano quei cinquanta chili di amore e di grazia che lo ripagavano di tutto e guarivano tutto. Non gli cost nulla rassegnarsi al fatto che sua moglie non ballasse pi, anzi era molto importante, perch ci significava soltanto risparmiargli un nuovo delitto. Ma c'era quell'individuo, alle cui spalle la sua mente riviveva e, in futuro, avrebbe continuato a rivivere il suo dramma, che sembrava costituire l'unico ostacolo alla sua felicit. "Chi era? Se almeno lo potessi vedere in faccia!" Gli spettatori incominciarono ad abbandonare la sala a poco a poco, e di l a un attimo ne rimase solo una mezza dozzina in tutto. I due tipi pensarono di lasciare i loro posti, ma entrambi sapevano che non era possibile. Una maschera del cinema li colp con un fascio di luce: tutti e due avevano gli occhi chiusi. Il marito ne approfitt: " strano, solo ora mi rendo conto che la sala quasi vuota e che sono seduto dietro di lei, senza un motivo. Forse mi sono abituato alla poltrona e siccome ero concentrato sul film... La mia presenza, signore, l'ha disturbata?" Fu una gara di menzogne. Il marito continu: "Il film le piaciuto?" "S" rispose, e a sua volta gli domand come un idiota: "E a lei?" "Molto." Fu, in realt, il dialogo di due stupidi adolescenti. "Bene" esclam Fernando, "me ne vado. Buona notte." Il marito rimase incollato alla poltrona, torturandosi il cervello con pensieri orribili: era certo che quell'individuo aveva colpito nel segno. Le sue frasi erano troppo vaghe. Quel volto visto nell'oscurit aveva senz'altro qualcosa di indefinibile, che la sua mente si ostinava a non volere accettare: quel profilo o uno molto simile gli era costato gi troppe notti insonni. No, non poteva essere. Era sicuro pi che mai d'aver ucciso un uomo, lo aveva persino letto sul giornale e lo aveva addirittura accompagnato al cimitero. Lo sconosciuto era gi vicino alla porta, quasi sotto la luce rossa che indica l'uscita, quando Carlos Pavez vide la valigetta sulla poltrona davanti alla sua. La prese e lo chiam con un leggero sibilo: "Pss! Ha dimenticato la valigetta!"

L c'era luce, non tanta, per... "Grazie.""Mi dica, agitato?""No, signore. Il cinema ha il potere di allontanarmi da tutto. E poi finora nella mia vita nessuno mi ha mai tolto il sonno." Non ebbe pi dubbi. Quell'uomo era un fantasma. Fernando Continu il suo viaggio senza meta. La notte sembrava una femmina vestita di raso, con gioielli che tintinnavano da ogni parte, una femmina che prometteva incontri. L'ampio nastro di cemento si perdeva in lontananza, oltre i lampioni, dove, ne era certo, sua madre e le zie non avrebbero potuto prendere sonno pensando a lui, a quella sua prima uscita. Pass il ponte senza guardarsi indietro. Smaniava di incontrare qualcuno o qualcuna, un po' pi umano, pi semplice. Si sentiva un po' insicuro, non erano state del tutto corrette le risposte che aveva dato all'uomo del cinema, era agitato, timoroso. Qualcosa gli ronzava nella testa, un vago ricordo, una lotta, una donna isterica e la morte stesa a terra con le sembianze d'un uomo, le sue... No, no..., lui era vivo. Lo sapeva bene e in tasca aveva anche i diecimila pesos. Cabaret e bar si aprivano come mani amiche. Approd a uno degli ultimi, come un veliero in avaria in un porto sicuro dopo una notte tempestosa. Lasci la sua valigetta sul bancone e dalla gola svuot fuori, in una preghiera, tutta la sete che aveva, e che sapeva di paura: "Qualcosa di forte!""Non gridi, non sono sordo. Vuole del cognac?""No, voglio del whisky..." Il tono del barman era insolente. Che cosa doveva farci? A questo mondo la gente si arrabbia per tutto e tutto perdona. questione di fortuna. Era la prima volta che beveva ed esord con il whisky. Lo stomaco gli bruci atrocemente. Pens d'avere un serpente di fuoco ritto sull'esofago, un serpente che lo fece persino lacrimare. Non tenne conto delle volte che alz il gomito, una o venti, per lui era lo stesso. La sua testa si allung fino al soffitto e da l piomb gi piano piano come se fosse avvolta in lana e gomma dentro e fuori. Una caduta al rallentatore, qualcosa di simile a una gomma americana che bacia la terra senza staccarsi dai denti. In questo caso i denti furono un paio di braccia che lo afferrarono da sotto le ascelle. "In piedi, amico. molto presto per bere in questo modo. Che cosa le successo? Le morta la fidanzata?" Guard l'intruso attraverso un velo mobile e viscoso. Davanti a lui c'era un uomo che sfumava e riappariva. Aveva la faccia di una scimmia, ma c'era in lui qualcosa che lo attraeva, qualcosa che... ispirava fiducia." la prima volta che bevo in vita mia...""Davvero!? Non si direbbe, ha la faccia di un ubriacone.""Non mi prenda in giro. vero. Guardi, ho diecimila pesos. Che ne dice se ci li spendiamo insieme?""Sono molti soldi, non riusciremmo mai a spenderli in una notte sola. Venga qui, c' una bella sedia comoda." Fernando si adagi sui gomiti. Sapeva che la testa non era la sua e ignorava chi gliel'avesse prestata, ma era sicuro che il padrone doveva essere un tipo molto forte, e lo era. Guard l'uomo-scimmia e gli disse: "Non l'avevo mai vista prima. Almeno cos pensavo. Adesso ho dei dubbi. vero, molto bella, forse anche troppo. Appena le ho rivolto la parola svenuta. Pi tardi suo marito, o il suo amante, m'ha seguito fino al cinema. rimasto seduto dietro di me per tre ore. Ero convinto che m'avrebbe ucciso, invece, ha finito per chiedermi delle stupidaggini. Non so se m'ha seguito. Potrebbe anche essere lei. Bene, mi uccida subito." "Quello che sta dicendo non ha n capo n coda. Conosceva quell'uomo?""No. stato il bambino a riconoscermi.""Quale bambino?""Quello che entrato nel cinema con l'uomo.""Amico mio, la sua storia m'interessa molto. vero che un po' ubriaco, ma posso assicurarle che io non sono l'uomo del cinema. Mi racconti tutto, la prego, nei minimi dettagli." "In realt, la storia solo questa che le ho raccontato.""Bene, in tal caso, mi dica quando e dove successo tutto questo."-

"Alcune ore fa. A quattro o cinque isolati da qui, nel cinema Capitol. Lei era sulla porta. L'ho invitata ad aiutarmi a spendere i miei soldi. Nella sala ho sentito la voce di un uomo sulla nuca. Quando l'ho visto in faccia, non c'era abbastanza luce. Lei crede che io sia cos brutto da far svenire la gente?" "No, ma che dice! No. Qualsiasi persona penserebbe che persino carino. Ed proprio per questo che trovo strano quello che mi racconta. Ma la sua faccia e la sua storia serviranno a svelare fatti misteriosi... Alla salute!""Alla salute!" Quello che bevevano ora era diverso, era Ginger Ale. La voce dell'uomo-scimmia ritorn all'attacco: "Abita sul viale Independencia?""S, con tre donne.""Allora, poligamo, venga con me. S' fatto troppo tardi per lei, nonostante i baffi."" che sto al sud.""Non m'importa, la porter via con me lo stesso. Anche il whisky pu portarlo qui, a Santiago. D'altra parte la prima volta che, senza muovermi dalla capitale, posso toccare con le mie stesse dita un uomo che sta al sud.""Senta, mi dir prima chi ?""Corts, ispettore di polizia." Gli mostr il distintivo e aggiunse: "Lei ha molti soldi addosso e poi ingenuo come una rapa: troppo per muoversi da solo in mezzo a tanti guai e da queste parti." Fernando dovette ubbidire. L'aria fredda della notte lo calm un po'. Era felice: aveva finalmente trovato un amico. Al comando, Corts gli mostr una fotografia in cui appariva con gli stessi baffi, solo che lui non usava cravatte colorate, di questo era sicuro."Chi questo?" chiese con un tono timoroso nella voce. "Un uomo che stato ucciso l'anno scorso." "Come si chiamava?""Ricardo Alfonso Argensola Rodrguez, 34 anni, sposato, domiciliato in... Quello che segue non ha importanza." Fernando cadde come in coma. Che notte! Donne che svenivano, uomini che lo inseguivano e controllavano, la polizia, un bambino, il whisky, morti-sosia e un dolore alla testa da far fuori un toro. Rimaneva solo il volto della foto. Il poliziotto Aveva sempre sognato un'indagine come quella. Durante tutta la sua carriera, il caso di via Lo Caas era stato l'unico che gli era rimasto per un anno fra le mani senza rivelargli il suo segreto. Ora la fortuna si era messa al suo fianco. Un anno un sacco di tempo per qualsiasi indagine criminale. Ricordava, sorridendo, quante volte aveva chiesto delle proroghe per poter arrivare a concludere quell'incarico investigativo per omicidio, ricordava anche che, per accontentare il suo capo, era stato costretto ad arrestare una quarantina circa di rapinatori abituali del quartiere Independencia. Perch molti pensavano che il caso Lo Caas fosse un volgare caso di rapina fallita, con una donna fantasma in mezzo, che non appariva da nessuna parte e della quale si sapeva solo che era estremamente bella. Il prete della parrocchia, cos come la moglie dell'uomo ucciso e i suoi figli, avevano visto da vicino quasi tutte le donne dei delinquenti e avevano sempre fatto cenno di no con la testa. Il morto aveva una pistola Mauser, calibro 6.35, nella mano destra e sul suo petto brillava un pugnale d'argento. Non gli avevano sottratto nulla, n aveva altre ferite. Sembrava che non fosse riuscito a ferire i suoi assalitori, di cui si ignorava il numero. Sulle labbra della vittima si vedeva chiaramente una macchia di rossetto, unico indizio: un rossetto francese, di ottima qualit, colore fucsia. Sul terreno aveva trovato un vetro concavo, che aveva raccolto con le sue stesse mani, un vetro d'orologio che lo accompagnava da trecentosessantacinque giorni nel suo portafoglio, nello stesso scomparto in cui teneva il suo distintivo. Sapeva che era un fatto insolito, che non aveva niente a che fare con i soliti volgari rapinatori. L c'erano, a confermarlo, un pugnale d'argento e le tracce di un costoso rossetto. D'altra parte i rapinatori non usano orologi da polso. Ricordava d'aver passato al setaccio tutti i Pronto Soccorso in cerca di un ferito d'arma da fuoco. Senza risultato. E, adesso, un ubriaco uguale alla vittima lo metteva di nuovo in contatto con la sua pista. In buona parte doveva essere riconoscente all'inveterata abitudine di bere birra la mattina presto e alla convinzione che il poliziotto lo si fa di notte e nei bar. S, per lui, e solo per lui, tutto cominciava a chiarirsi. Entr nella macchina della polizia con il suo quasi amico, il povero ubriaco. Nel tragitto parlarono della bionda

dello svenimento, dell'ardore di quegli occhi promettenti, della sua vita da vespa, dei suoi movimenti da gazzella, che l'ispettore non aveva mai visto, ma che conosceva molto bene per le dichiarazioni che sulla donna-chiave del caso gli avevano rilasciato il prete, la vicina della casa del morto, i figli di Ricardo e sua moglie. La sirena della polizia svegli il vicinato, due uomini si salutarono con amabilit, quasi affettuosamente. La notte continuava a indossare il suo vestito di raso, anche se un po' stinto per la prossimit del giorno. L'arresto Il giorno seguente, davanti al cinema Capitol, da un'auto nera, scesero quattro uomini. Fra loro c'era Faccia di Scimmia. Fecero brevi domande alla cassiera del cinema e a una bambina che giocava con un cagnolino. Due indici mostrarono una porta. La casa aveva le finestre verdi. Due colpi e la porta si apr: "La signora in casa?" "S" rispose un uomo con la voce alterata dalla sorpresa, e aggiunse: "anche se, -forse, non necessario." "Allora... confessa?" domand l'ispettore. "Mi faccia prima vedere cos'ha in mano." La proposta era inaudita, solo un poliziotto come Corts poteva accettarla. E lo fece senza esitazione. "Ho un certo numero di ballerini loquaci, un portiere della scuola di danza, una fioraia, un taxista, un orologiaio che conserva ancora il pezzo di vetro che rimaneva nel suo orologio e che combacia esattamente con quello che ho nel mio portafoglio, e questo pugnale..." "Lo metta pure via. Basta cos. Le chiedo soltanto di non disturbarla. La poverina all'oscuro di tutto, e quando lo verr a sapere... non voglio essere presente." "Andiamo?" Salut il figlio e attravers il corridoio con passo vacillante. Dalla porta disse con un fil di voce: "Rebeca, perdonami. Alcuni lo chiamano delitto passionale... Io lo chiamo amore!" Epilogo color rosa Il teatro era pieno. Era bastato l'annuncio del ritorno di Rebeca per esaurire tutti i biglietti. Era di nuovo l, con le sue scarpette bianche, pronta a ballare Pavana. Ma, in omaggio a chi gi sappiamo, se le tolse. Il pubblico l'accolse con un boato. La musica, come una falce, tronc di colpo gli applausi. Sent l'agitazione della principiante. Uno, due, tre passi e ritorn a essere quella di sempre. Tutto era come sempre, la sensazione era cos intatta che sent lo sguardo di lui alle sue spalle. Credette di averlo al suo fianco e danz pensando a Dio... Prima di finire, rimase rivolta verso la fila sette. L, sulla poltrona d'angolo di sempre, c'era lui, il suo Ricardo. Chiuse gli occhi. Le mani degli spettatori sentenziarono il tripudio. Non volle uscire a ricevere nuovi applausi. A occhi chiusi rientr nel suo camerino. L c'erano le rose bianche, pi fresche che mai, con piccole gocce d'umidit, quasi delle lacrime, sui petali delicati. Era troppo. Si diresse all'ingresso, sempre con gli occhi bassi. Un uomo le stava venendo incontro. Gli vide prima la punta delle scarpe, poi le gambe, le mani, ah no, Dio mio, era lui! "Mi perdoni, la prego, la imploro di restare calma." Allora s che lo guard in faccia. S, era lui, anche la voce era la stessa. L'uomo continu a parlare: "Ci sono molte cose che non mi spiego. Per esempio...""Non continui. Anch'io non capisco nulla. Ha per caso un fratello?""No, sono figlio unico. Due mesi fa un poliziotto mi ha mostrato la foto di qualcuno che mi assomigliava molto..." Uscirono in strada, senza meta. La notte era bellissima, inquieta e promettente. Rebeca segu inconsciamente un percorso pieno di automobili e luci colorate. D'improvviso si ritrovarono seduti in un caff che lui non conosceva. Una mano forte e pelosa, che si muoveva attorno a una tazza bianca e verde, lasci cadere un cucchiaino. Due occhi neri e profondi la seguirono, e continuarono: l c'erano il braccio, la bocca, gli occhi, i capelli. Si avvicin a lei e la prese fra le sue, sottili e morbide, e lei gli disse: "Il mio Ricardo..."

Lui, come trasfigurato, con lo sguardo irreale e distante, si avvicin a lei e sussurr: "La mia ballerina dai piedi nudi..." Altrove, sbarre che custodivano un uomo dimenticato, un bambino che giocava col suo cane, una madre e due zie. Solo la madre era al corrente di tutto: lei sapeva che erano fratelli e che sempre, almeno da bambini, prima che il padre li separasse, si erano presentiti, si erano chiamati e amati. Dopo, gi uomini, si erano ignorati. Ma lei, che custodiva nel suo cuore e nei suoi ricordi il pezzo mancante del puzzle, non si rese mai conto di nulla, nemmeno di un viaggio al sud, al sud della citt... ******* L'ALTRA FACCIA DEL CRIMINE IL CASO DI ALICIA BON CAPITOLO PRIMO LA CITTA' Santiago oggi una citt composta da piccole e grandi "citt". Non sempre stato cos, naturalmente. Un tempo, pi di quattrocento anni fa, gli abitanti dipendevano da un unico centro. I "centri" attuali, come tutto quello che umano, sono nati per effetto della necessit. Quartieri come Providencia, Matadero, Macul, San Miguel, Conchal, La Cisterna, Apoquindo, ecc., sono l a dimostrarlo. Hanno via via "spostato" la campagna verso limiti sempre pi lontani, perch anche questi quartieri erano rurali fino a pochissimi anni fa. Crescere un processo storico comune a Buenos Aires, Caracas, Lima, Montevideo, ecc., che hanno seguito, quasi in tutto, lo stesso percorso che prima di loro avevano fatto Londra, Parigi, Madrid, ecc.. Dove questo fenomeno pi facilmente apprezzabile nelle citt degli Stati Uniti. Nessuno pu sapere dove si stabiliranno i limiti definitivi di una citt, perch nessuno sa dove si fermer la crescita della popolazione umana... Cercare il limite fra la citt e la campagna di ieri pu essere un'impresa difficile: o si cancellato o niente o nessuno lo ricorda pi. Tuttavia conserva il valore storico della stratificazione sociale: prima c'erano i campi, il rurale, poi sono arrivati quello che chiamiamo il paese, la citt. Alcuni termini si conservano ancora e significano qualcosa o molto: come "contadini". Erano gli umani di abitudini semplici, gli uomini di corti orizzonti, soggetti alla terra e ai cieli naturali. Oggi, ogni paese tende a essere una citt, ogni contadino a essere un cittadino. Il centro antico, il centro classico, obbligava la gente, che non era molta, a vivere alle sue dipendenze: luogo di lavoro, di commercio, di sede di governo, di divertimento. I nuovi mezzi di trasporto e di comunicazione hanno permesso l'allontanamento progressivo di gran parte della popolazione, soprattutto dei gruppi con maggiori disponibilit economiche- quelli con scarsi mezzi hanno sempre vissuto, in maggioranza, alla periferia dei centri abitati, quasi in campagna o nella campagna vera e propria. Le zone criminogene di Santiago sono proprio il centro e i centri secondari. L avviene il conflitto sociale a causa delle notevoli differenze economiche esistenti, differenze che toccano una serie di aspetti basilari: istruzione, alimentazione, famiglia, organizzata e disorganizzata, abbigliamento, alloggio, condizione di salute, ecc... I gruppi si differenziano, in un certo senso, ogni giorno di pi e fin qui stato inutile lo sforzo della cosiddetta classe media, che ha finito anch'essa per soccombere come conseguenza di una politica fredda, indifferente, che non le permette di esercitare la sua naturale funzione di equilibrio fra gruppi opposti. Naturalmente ci sono delle ore e dei giorni critici: quelle di maggior movimento e quelli di grandi festivit o di altri avvenimenti. Il delitto arrivato a raggrupparsi per specializzazioni: centro di Santiago: truffe, falsificazioni, traffico di droga, piccole e grandi rapine, prostituzione di strada e clandestina, piccoli furti, contrabbando. La rapina propriamente detta, la rapina, anch'essa classica, si consolidata nel Barrio Alto # (zona residenziale di Santiago che si estende dal centro verso la cordigliera, n.d.t.). Le lesioni e gli omicidi per rissa, nei grandi quartieri poveri limitrofi. Venticinque anni fa, quando avvenuto il crimine, Pedreros era campagna autentica e, in quanto a delitti, si adeguata alle leggi della criminologia: aggressione alle coppiette. Non stata la prima e nemmeno l'ultima.

Oggi, l'aggressione arrivata fino al centro principale e ai centri secondari, ma si tratta di un'aggressione senza speciali caratteristiche, prodotto esclusivo della crisi economica che regna nel paese e che continuer ad aumentare nella stessa misura in cui la sopravvivenza del gruppo economicamente pi debole si far pi difficile. L'aggressione alle coppiette continua ad essere un delitto intimamente legato alla campagna o a quello che pi o meno rurale: Las Condes, Apoquindo, La Reina, Lo Curro, San Cristbal, ecc... "La distrazione" della coppia, la sua quasi incoscienza, continua ad essere straordinaria: l'essere umano non riesce, sembra, a controllare alcuni atti o, per lo meno, a rinviarli. L'istinto continua ad imperare. Certamente- il consenso generale- i cittadini non possono vivere adattando l'"amore" al timore, ma, nonostante il "consenso", l'aggressione continua ad essere una feroce realt. Anche l'osservazione diretta un' attrattiva forte, con un doppio movente: sesso e denaro. Gli assalitori sono generalmente giovani e non tutti sono dei delinquenti di professione: molti hanno cominciato guardando ed eccitandosi. Non si pu negare che uno degli incentivi fondamentali sia un chiaro esibizionismo da parte della coppia. Tutti gli uomini sanno, infatti, che in circostanze del genere tutto riesce pi facile. Lo sanno anche alcune donne. A nessuno sembra interessi quello che succede o pu succedere attorno a loro. Nessuno dei gruppi in grado di riflettere e la doppia scintilla si accende, a volte, con conseguenze spiacevoli o fatali. Una volta accaduto il fatto, l'uomo deve preoccuparsi della sua compagna, alla preoccupazione per lei si aggiunge la preoccupazione per s e quella comune per lo scandalo in citt; atteggiamenti di cui si avvantaggiano i delinquenti professionali che, inoltre, sono sempre in attesa del momento opportuno. Se le autorit estendessero i servizi di polizia alla campagna, le coppie continuerebbero a cercare altri luoghi. La cosa grave che non tutte le coppie vanno in cerca della stessa cosa. Com' il caso di quest'incredibile crimine... CAPITOLO SECONDO L'APPUNTAMENTO Un attillato tailleur di velluto marrone si lasciava intravvedere attraverso l'ampio cappotto blu, aperto. Il mese di giugno freddo nella capitale del Cile. Portava la borsetta nera a tracolla e la sua andatura, pi o meno affrettata, cos come il suo abbigliamento accurato e il suo volto, erano rivelatori dell'appuntamento a cui era diretta. C', nel fatto di sapere verso dove si dirige una bella ragazza, un qualcosa di tipicamente urbano: un andar collegando pezzi di ricordi di altri appuntamenti, un andar tessendo esperienze proprie e altrui. una specie di insieme armonioso in cui risaltano l'allegria di vivere e una certa disattenzione, un'affettata trascuratezza nel vestire, assieme a un procedere senza estremi. Quasi un'esibizione uniforme, generale, come se alcune ragazze sapessero quello che fanno: comunicare il loro piacevole segreto a chi le osserva. Lei non era, da un punto di vista classico, elegante; d'altronde, a 17 anni quasi mai una donna ha bisogno di esserlo. Dopo i 30 giustificato richiamare l'attenzione in qualche maniera. Un metro e 68 centimetri d'altezza, 52 chili ben distribuiti e una bella faccia fanno sempre lo stesso miracolo: appariva bellissima. E non era solo la faccia: anche i movimenti del corpo aiutavano a dedurre che lei era felice, aperta allo scarso sole di ponente. Allegra, sognava e camminava nello stesso tempo. I suoi corti passi pi che condurla, la sollevavano. Veniva da un luogo modesto, situato al centro del quartiere Matadero, via Franklin. In casa aveva lasciato tutta la sua famiglia: la madre e una sorella pi piccola. Alicia era orfana. Domenica, pomeriggio di domenica. Aveva detto ai suoi che sarebbe andata al cinema a vedere e ad ascoltare Judy Garland in "Pazzo per loro". Sal sull'autobus "Matadero-Palma" e nonostante fosse in mezzo alla gente pigiata, continuava a dare la sensazione di essere sola: l'amore la isolava. Scese in Avenida Matta angolo Arturo Prat, al lato della farmacia, di fronte alla chiesa di San Rafael. Fin qui arrivava, su questo lato, il lato nord, il suo quartiere, un altro di quei quartieri che consegnano giovinette alla voracit degli uomini dell'enorme citt. In quell'angolo sarebbe salita su un altro mezzo, anch'esso pubblico, perch la portasse verso oriente, nelle braccia di un giovane professionista. Andava anche all'incontro con uno sparo che le avrebbe dato il passaporto per la morte... Scese in via Portugal e cammin verso la Avenida Diez de Julio. Vide da lontano la Chevrolet color piombo che gi conosceva. Pi da vicino vide anche il bianco gagliardetto della Scuola di Medicina e un volto di uomo che le risultava particolarmente gradevole. Frequentare una persona con una certa frequenza, indizio, quasi in tutti i

casi, di una certa affinit, soprattutto se si tratta di un uomo e di una donna. Ed questione di tempo e di occasione perch l'affinit cambi di nome. Con un assedio franco e con molto tatto, quell'uomo era riuscito a conoscerla, coinvolgerla, entusiasmarla. Cos credeva. Diciassette anni non l'et giusta per capire quella strana miscela di sensazioni che la scuoteva. La si poteva anche qualificare come un'attrazione abbagliante, quasi irresistibile. Alicia Bon Guzmn portava a compimento in quella macchina e accanto a quell'uomo parte del suo inesorabile destino. Il gran mescolatore di vite e di circostanze giocava le sue carte con la stessa impertubabilit di sempre. Nessuno pu appendere un nero cappello di lutto nell'aria. Ci muoviamo nell'ignoto e crediamo di conoscere tutto, non essendo altro che autonomi illusi, piccole e deboli marionette ostinate e con molta superbia, soprattutto quando giochiamo a quello che chiamiamo "amore". Il medico veniva dal Barrio Alto. Santiago, quando ha cominciato ad espandersi, l'ha fatto verso la cordigliera ed da l che scendono, insieme al fiume, le strade principali, le macchine di lusso e...i signori... Era vestito, nonostante l'autunno avanzato e freddo, in modo sportivo. Era un uomo di 31 anni, un sognatore, tormentato ed idealista. Scese dalla macchina e le tese le braccia. Alicia gli corse incontro. Quello era, indubbiamente, un appuntamento pulito, una scena d'amore tipica dei primi incontri. Un amore quasi furtivo, un amore casuale, perch la societ cilena non aveva ancora completamente perso le sue abitudini spagnole, i suoi anacronismi etico-sociali. -Sei molto elegante, Alicia. Faresti bene a toglierti il cappotto. Al ritorno, quando far veramente freddo, ti aiuter a rimetterlo. -Hai ragione, Guy. Tu sei sempre pronto a prevedere tutto... - che bisogna insegnare ai giovani. Io, al tuo fianco, sembro solo un vecchio maestro, non vero? -Tutto dipende dalla materia e dall'alunna. Vecchio, no. Sei un uomo maturo, ma giovane. Nelle ragazze orfane di padre appaiono dei sintomi che formano quasi una sindrome: l'attrazione per gli uomini adulti. Sar l'istinto che cerca la sicurezza? O si tratta di sostituzione? -A proposito di maestro...Come vanno le lezioni? -Non faccio molti progressi. Alcuni corsi mi piacciono, altri no. Siccome il tuo cognome francese mi sto interessando a quella lingua. Ho letto da qualche parte che dei piloti da corsa, i fratelli Pelissier, erano francesi. -Pu darsi. Non ne avevo la minima idea. Anche a me piace correre. Dev'essere per lo stesso motivo, di Pelissier non ce ne sono molti, deve trattarsi della stessa famiglia. Pelissier aveva spinto a fondo il piede sull'acceleratore e corse cos per alcuni isolati. Poi ritorn alla velocit normale. La mente suole fare degli scherzi molto strani quand' dominata dall'istinto sessuale. Fortunatamente non era questo il caso, anche se il complimento aveva toccato certe corde dell'ego. L'automobile continu in direzione del Barrio Alto, verso la cordigliera. - la stella dei pompieri? Alicia si riferiva a una bandierina rossa che ostentava, al centro, la bianca stella della Prima Compagnia di Pompieri di Santiago. -S. Sono volontario. Uno deve essere in qualche modo al servizio dei suoi simili e siccome il fuoco un p traditore, mi prendo cura ogni tanto dei feriti. Sai, pronto soccorso e cose simili. Questo tailleur ti sta benissimo. -S, ed l'unico che non si ancora messa la mia sorellina Chela. Sembra che voglia essere donna prima del tempo... Il conducente, arrivato all'incrocio di Avenida Macul con Irarrzabal, prosegu verso sud. Da quella parte il paesaggio pi aperto e c' anche maggiore solitudine e venti tonalit diverse di verde, fra alberi e piante, siepi e desideri... Nella strada di Pedreros, che unisce Macul con San Miguel, l'automobile gir verso ponente. -Non farmi ridere. Neanche tu sei una donna. Non sei altro che una bambina cresciuta. -Non essere cos sicuro. Ho compiuto 17 anni e tutti gli uomini mi guardano e non solo in faccia. Alcuni mi hanno fatto anche dei complimenti. Una farfalla che spalanca le ali. Una piccola colomba che tende le piume per intiepidire l'azzurro sussurro dell'aria. Pelissier tacque. Alicia era una donna di una bellezza straordinaria ed era molto ben fatta, era capace di turbare seriamente qualsiasi uomo. Per questo l'aveva cercata, le aveva fatto la corte e l'aveva abbagliata con la sua

professione e la sua automobile. Ma voleva sapere che cos'altro c'era l, che cosa nascondevano quelle forme perfette, che cosa c'era dietro quel profilo da capogiro, nel fondo di quegli occhi neri...? Il risultato delle sue osservazioni era molto favorevole per la ragazza. Scapolo e serio, Pelissier cercava una moglie che sarebbe potuta proprio essere quella bambina che aveva a fianco. Fin le sue elucubrazioni dicendo: -Su questa strada, che non conosco, vedremo il tramonto. Fra un p far buio. Che te ne pare? -S. Sar la prima volta che vedo calare il sole...al fianco di un uomo che mi piace. Alicia sorrideva e quello che aveva detto era vero. Anche Pelissier sapeva che lei non aveva guardato il tramonto in nessun posto e in compagnia di nessuno uomo, semplicemente perch non aveva l'et per godere della bellezza che ha la fine del giorno. -Lo dicevo perch lo spettacolo di solito meraviglioso e mentre lo gustiamo possiamo parlare di altre cose, per esempio, della parola "autodeterminazione". L'ultima volta eravamo rimasti d'accordo che il diritto di ogni popolo o gruppo etnico a formare uno stato o, per lo meno, a godere di una certa autonomia... Il sole, tramontando, quella sera plissettava il cielo di vampate rosse e blu. Le nubi sembravano rituali dell'amore che si muovevano dalla luce verso la tenue oscurit. Le mani si intrecciarono ai sogni. Come avrebbero potuto evitare di farlo? Le ombre degli alberi vicini, eucalipti, cominciarono ad allungarsi verso l'alto all'infinito. Si vedevano crescere. Quella coppia non riusciva a fissarsi in quel paesaggio in penombra. Non riusciva a chiudersi. Lui non avrebbe mollato gli ormeggi. Avrebbe continuato a mantenere il dominio della ragione sull'istinto. Fino a quando? I rumori, nonostante i finestrini chiusi, cominciavano a farsi pi concreti. Il dottor Pelissier accarezz l'idea del ritorno. Le vampate nel cielo stavano cambiando le tonalit dal rosa al viola. Si vedeva attraverso il parabrezza la danza leggera delle foglie degli alberi. La strada di terra e pietre, da cui il nome Pedreros, si restringeva quasi fino a formare uno stretto tunnel. Aumentava il rumore esterno e aumentava il silenzio interiore. Le palpitazioni della coppia stavano facendosi troppo accelerate: la giovane, tesa per la crescente vicinanza dell'altro sesso, per l'amore che credeva stesse per nascere e per la solitudine di quella quasi notte che si avvicinava; l'uomo, per il senso di responsabilit acquisito, per l'insicurezza che nasceva dal timore per lei, dall'affetto che gi provava. Una lotta che tendeva a prolungarsi. Pelissier accese una sigaretta e abbass il piccolo vetro del finestrino. Il "clic" arriv sordo e nitido per lui che aveva affinato l'udito nel silenzio, nell'eterno astrarsi del vivere all'erta. Il rumore del metallo era inconfondibile: qualcuno aveva azionato un meccanismo. Qualcuno stava l, rannicchiato fra i rovi, in attesa delle vittime giuste. Ebbe persino l'impressione di vedere un cappello fra le ombre. Prese la sua compagna e la mise al riparo vicino alle sue gambe. Alicia non disse nulla. Nemmeno si spavent. Quasi se lo aspettava: stava in un altro mondo. Aveva altri pensieri. Non vide uscire n venire la vampata: era preoccupato per la sua compagna. Guard fuori dopo aver ricevuto l'impatto in pieno petto. Estrasse la sua pistola e spar una volta e un'altra ancora in direzione del rumore, in direzione di un'ombra che aveva visto muoversi e che ora gli sembrava stesse al centro della strada. La pistola si incepp. L'ombra fugg fra gli alberi. Ferito, scese dall'auto e tent un inseguimento che sarebbe stato pericoloso, temerario. Prefer ritornare in macchina a calmare la sua compagna. Era disperato per la sua impotenza di fronte all'insolito delitto. Fu allora che constat che la sua dolce amica era ferita, ferita gravemente. La tir fuori dalla macchina e grid cercando aiuto. Grid nella notte la sua paura di uomo a cui avevano dato la caccia, come ad una bestia selvatica, in una stradina della sua propria terra. CAPITOLO TERZO LA CORSA DELLA MORTE Pelissier era perso in quel quartiere. Succede sempre cos: si conosce una parte della citt, si conoscono alcune persone e tutto di solito finisce l, anche per uomini e donne di professioni e mestieri pi aperti, i poliziotti per esempio, perch il delitto salta da un quartiere all'altro, spunta, come i punti neri, ora qui ora l. Tre testimoni, quasi oculari- fra diretti e indiretti-, Alfredo Glvez, suo cugino Enrique Barrenechea e Hayde Henrquez, dichiararono: "Abbiamo visto delle vampate e abbiamo sentito grida d'aiuto. Siamo andati a vedere:

sulla strada c'era un'automobile con le luci esterne spente e quelle interne accese. Un uomo diceva di essere ferito e ha mostrato, a terra, una donna che sembrava morta. L'abbiamo aiutato a rimetterla nell'auto. Sanguinava molto: ci si sono riempite le mani di sangue. L'abbiamo messa sul sedile posteriore. Abbiamo anche sentito degli spari". Uno dei testimoni disse: "Ho visto un'ombra che correva da sinistra verso dietro, cio, andava verso est.". Aggiunse: "Quando l'uomo ferito si messo al posto di guida, ha chiesto del Pronto Soccorso piu vicino; gli ho detto che era a Bellavista e gli ho indicato la strada. La Chevrolet color piombo ha imboccato la strada che gli avevo indicato". Cercare un Pronto Soccorso quando la notte appena calata e per strade sconosciute non cosa facile. Guidare ferito e senza un'idea della gravit delle proprie ferite, sembrava troppo al dottor Pelissier e c'era da aggiungere anche quello che era successo alla sua compagna. Sarebbe morta? Ce l'avrebbe fatta ad arrivare in tempo? Che cosa avrebbero detto le loro famiglie? Arriv a pensare, e a ragione, che anche lui era ferito a morte. Guidare gli risultava di minuto in minuto pi difficile. Alicia agonizzava, lo sapeva troppo bene: poteva sentire le sue difficolt respiratorie e i suoi lievi lamenti. Pelissier aveva paura persino delle buche della strada: Alicia era ferita alla testa e lui sapeva che i sobbalzi dell'automobile avrebbero aumentato l'emorragia aggravando le sue condizioni. Come si spiegavano quegli spari? Ricordava solo, nitidamente, uno sparo, quello che lo aveva ferito. Come? Si era forse alzato? In che momento? E anche cos, lo sparo che aveva colpito lei a Pelissier risultava inspiegabile. Poverina! Aveva appena iniziato il quarto anno del classico. Stava cominciando appena ad aprirsi alla vita...tanto dolce, tanto delicata e cos gravemente ferita. Perch, Dio mio? Quegli uomini e quella donna che erano apparsi, perch non li avevano accompagnati? Di cosa avevano paura? Avranno forse pensato che fosse lui il responsabile della tragedia? S? Come pu una persona ferire se stessa da lontano con un'arma da fuoco? Vide delle luci in lontananza e diminu la sua corsa frenetica. Sapeva che era pi che impazzito, che aveva oltrepassato, da un pezzo, la soglia della disperazione, che non aveva speranza... Erano le luci di un negozio di alimentari e davanti a loro dei bambini che giocavano, bambini che, come tutto, erano estranei al suo dramma. Fermarsi era inutile. Continu la sua corsa. Pi avanti, avrebbe potuto comparire qualcuno ad aiutarlo. Il dramma, quello autentico e alieno, condiviso solo, e male, sul palcoscenico dei teatri. Sembra che renda ancora pi forti le posizioni egocentriche dell'uomo in una lotta che ha un solo fine: quello di non condividerlo. I poliziotti, che per mestiere, per il loro ruolo civico, devono aiutare i prigionieri dell'angoscia, risultano quasi sempre troppo burocratici: si induriscono fra i crimini altrui e le vittime finiscono per essere la parte meno importante. E lo stesso succede persino con i giudici, che solo raramente riescono a vedere sangue e lacrime fra i freddi incartamenti. Gli stessi medici diventano insensibili. Quest'ottica entrava solo ora a far parte dell'esperienza del dottor Pelissier. che il delitto esiste realmente solo per chi lo patisce e per chi lo provoca; per la societ non altro che una formula, un'altra contingenza del vivere quotidiano. Ah, ma quando l'indifferenza arriva a questi livelli, il delitto aumenta, il delitto diventa una calamit. Allora le comunit si spaventano e cominciano a elucubrare su misure preventive e repressive, che non vanno mai al di l delle parole. Pelissier cominciava a capirlo a un prezzo molto alto. Altri lo avrebbero capito grazie ad Alicia. Un nuovo e lungo rantolo della ragazza mise fine alle sue divagazioni e persino al dolore per le proprie ferite, e lo fece concentrare sulla strada. Davanti alle luci lunghe della macchina due ombre presero vita e mostrarono per di pi di avere l'uniforme da carabinieri. Pelissier tir un sospiro di sollievo. Fren e raccont loro, frammentariamente, quello che era accaduto. I carabinieri agiscono, generalmente, secondo il regolamento, cio, non prendono delle decisioni senza consultare il superiore gerarchico. I due, che appartenevano alla caserma Santa Elena, decisero di andare con i feriti fino alla loro caserma, affinch il sergente capo decidesse il da farsi. Salirono in macchina. Il dottore non era nelle condizioni di poter discutere, di far valere un ragionamento pi adatto alle circostanze. curioso: quasi tutti coloro che si trovano nelle condizioni di vittima si lasciano dirigere da altri individui semplicemente perch questi sono investiti d'autorit. In altre parole: si delega la propria vita. Il sergente capo Pedro Umaa decise di mandare i feriti, assieme al carabiniere Marfull, al Pronto Soccorso N.2 via Maule, fra le vie Chilo e San Francisco- perch Umaa s se ne intendeva di distanze e dell'utilit del servizio

d'assistenza: non era ferito, non era scosso e sapeva che il Pronto Soccorso di Bellavista- in direzione di Puente Alto- non era in condizione di curare feriti gravi. Il Pronto Soccorso N.2 invece s. Chiss se questo pu giustificare l'atteggiamento degli anonimi carabinieri che Pelissier incontr sulla strada, ma in quella caserma si persero trenta preziosi minuti che risultarono probabilmente fatali per Alicia Bon. Inoltre, viene naturale pensare che entrambi o uno almeno dei carabinieri incontrati avrebbe potuto avere l'esperienza del sergente Umaa: agire e poi riferire. Dalla caserma Santa Elena, Pelissier tent di mettersi in comunicazione telefonica con la casa di Alicia Bon. Siccome non ci riusc, lasci l'incarico al sergente. Cerc anche di mettersi in comunicazione con Alicia Ureta, la sua amica, una specie di fidanzata ufficiale, per raccontarle quello che era successo. Non ci riusc, ma questa volta non lasci l'incarico al sergente: non era urgente e nemmeno necessario. Pelissier si rimise al volante della sua automobile. Marfull non sapeva guidare, e nemmeno gli altri colleghi. Ripens ad Alicia, nella caserma l'aveva visitata e sapeva che se non era gi morta, sarebbe irrimediabilmente morta di l a pochi minuti. Ritorn ai suoi lamenti e alle sue imprecazioni. Ritorn al: perch Dio mio? Perch?, che non aiuta, ma che ogni essere umano usa come stampella nei momenti di pi grave sconforto. Dai terreni limitrofi fino agli abitati, le luci sono sempre, per ogni viaggiatore, una speranza. Per tutti, meno che per lui. Sapeva che era doveva farlo, per un fatto di coscienza, perch un uomo deve fare il suo dovere anche quando sta in fin di vita. Sarebbe potuto accadere che morisse anche lui, perch no? Aveva esaminato attentamente la ferita di Alicia e sapeva che era mortale, ma non aveva potuto soffermarsi a esaminare la propria. Per lei era riuscito a usare la sua professione. Vedere, in Medicina, come in ogni professione seria, significa arrivare pi in l di quell'irregolare foro di entrata che gli bruciava e dal quale continuava a sgorgare sangue. A cosa gli servivano le immagini che traduceva in parole? E non gli serviva nemmeno rimproverarsi. A che cosa gli serviva l'analisi circostanziale del fatto in s? Tanta fatica sprecata inutilmente! Quanti testi letti e memorizzati! Si vide persino in aula e negli ospedali, sempre a fianco della vita e della morte, imparando a curare gli altri e senza poter far nulla per salvare la sua amica, nulla per poter salvare se stesso, oltre a correre verso le luci. Morire cos, volando verso un posto di pronto soccorso, non era possibile n per un medico n per nessun altro. Chi avrebbe mai creduto alla sua storia? Ah, ma lui lo sapeva che lungo quella strada viveva o si aggirava una belva umana che sparava con un'arma enorme e mortale. Che cosa faceva la polizia? Chi controlla i banditi? Quello s che era grave. A quel punto...i suoi pensieri si bloccavano sempre e andava ancor pi in pezzi nel profondo, l dove ha sede l'essenza della vita. Sulla via del ritorno alla Caserma Santa Elena non solo il conducente si sbagliava di strada: anche l'uomo si perdeva fra i pensieri e l'agonia. La voce del carabiniere Marfull interruppe quel suo essere immerso nei propri pensieri: -A destra, dottore. - vero, diamine. Grazie. Sono un p confuso e siccome non conosco la strada, mi perdo. Meno male che c' lei che mi accompagna... Scusa, ci accompagna. Si stava scusando con Alicia: l'aveva data per morta. -Anche la direzione che stava per prendere porta alla strada di Pedreros. "La strada di Pedreros", quattro parole che rimbalzarono nella sua mente come se fossero tre bolle d'aria che non significavano nulla di fronte alle due preziose vite che se ne andavano... E, tuttavia... "La strada di Pedreros"...parole da dimenticare e che mai avrebbe dimenticato. Parole di scusa per un tramonto, per un progetto di uomo serio. Ah, per quella belva nascosta fra le fratte...per lei non ci sarebbe mai stato il momento dell'oblio. Mai, era la parola che cominciava a concretizzarsi, mai e vendetta. Mai? Un simbolo per esprimere un tempo infinito. Esiste? La vampata allargata come un fuoco di bengala e l'ombra che scappava, non riuscivano ancora a essere concretizzate nella sua mente scientifica. Quella vampata gli accecava la ragione: voleva lanciarsi dietro quella luce veloce, quella luce di morte, e vedere il volto di colui che aveva sparato, il volto dell'assassino. La vampata lo accecava anche all'esterno: -Attento, dottore!- grid il carabiniere Marfull- Per poco non siamo andati a sbattere contro quella carretta. -Carretta?

Vampate, luci, ombre, lamenti, carretta... Tutta una sequela di fatti che si annodava nella morte. Sangue-dolorepaura. Anche una carretta un fatto. Anche uno scontro un fatto. Anche la morte un fatto. Sul suo petto si era scontrato un proiettile. Sul cranio di Alicia...un altro proiettile. Continu a ripetere: -Una carretta? Una carretta? -Si calmi, dottore! passato. " passato", era una bella frase. Il dottore continuava ad essere immerso in se stesso, rattrappito, come una mummia mentale, nei suoi propri e sconnessi pensieri: Alicia stava liberandosi. Pericolo, anche questa una parola che serve ad agitare gli animi di coloro che non sono feriti a morte. A lui ormai una o dieci carrette non importavano pi. Aveva obbedito per istinto e per lo stesso motivo aveva messo il piede sul freno e schivato. Sono cose che si imparano e che si arriva a fare inconsciamente. Coscienza? La sua coscienza era l, sullo schienale e sul sedile posteriore della sua auto e aveva la stessa forma di una ragazza ferita avvolta in suoni lugubri e sordi. La sua coscienza era nel suo petto ardente e nella sua febbricitante mente impazzita. Era anche in quelle luci che stavano indicandogli la strada. No, la coscienza era il carabiniere che, in realt, lo guidava. Non si sa mai. Poteva ancora succedere un miracolo. -Grazie, amico mio. Ancora un p e sarebbe arrivato al suo destino. Si afferr con maggior forza al volante e acceler la corsa: lui era un Pelissier, cos aveva detto Alicia, aveva un nome di piloti da corsa francesi e lo stesso sangue. Imbocc la via Maule venendo da sud, da via Chilo. Riconobbe la citt dove era nato. Faceva ritorno dalle tenebre. Si stava riprendendo. La corsa della morte, dell'agonia e della follia, stava per finire. Quando I medici si occuparono di lui, fu informato del decesso di Alicia. Lo stesso medico, di nome Tisn, che gli diede la notizia gli somministr della morfina per ridurgli i dolori. Fece in tempo a chiedere: -Quando, dottore? -Circa quattro minuti fa. morta durante il tragitto. -La carretta. S, stata lei... Gli curarono la ferita mentre era addormentato. La mente non fu intaccata. Il curato Biskargenaga, della parrocchia di San Nicols, impart l'estrema unzione ad Alicia Bon e confess Pelissier. CAPITOLO QUARTO LA NOTIZIA Il Pronto Soccorso N.2, in pieno quartiere Matadero # (=Mattatoio, n.d.t.), collima in fondo con uno dei cortili della Caserma dei Carabinieri N.4. un servizio pubblico che molto impegnato con feriti, soprattutto, feriti all'arma bianca. Sembra che il mestiere di macellatore abbia contagiato il resto degli abitanti di questo popoloso quartiere e nessuno vuole concedere, come sempre accade, alcun vantaggio agli altri. , senza dubbio, un quartiere umile: i feriti d'arma da fuoco sono pochi. La pistola e la rivoltella rivelano abitudini diverse e altre condizioni economiche. Arrivare ad un Pronto Soccorso arrivare, ufficialmente, alle autorit. L dentro ci sono sempre dei carabinieri in servizio che devono informare i loro superiori delle novit. Sono novit scandite in turni, quattro, che dividono le ore del giorno. Alcuni impiegati subalterni mantengono legami remunerati con imprese di pompe funebrivendono informazioni: nomi e indirizzi, dei morti- e con giornalisti- anche alcuni "scoop" vengono remunerati e questo era senz'altro uno-. Da l la notizia si diffuse a ventaglio a tutta la citt e poi, per radio, al paese, perch non era un fatto usuale, n tanto di meno, e si sarebbe convertita in una vera pazzia collettiva. Santiago ha una vecchia e brutta ferita a proposito di medici incriminati: molti anni prima dell'assassinio di Alicia Bon, un altro medico, il dottor Lucas Sierra, che viveva vicino al luogo del delitto, fu accusato, solo per questo fatto, dello squartamento del giornalaio ambulante Efran Santander, il cui corpo fu ritrovato fatto a pezzi in vari canali di Santiago. La polizia dell'epoca arrest una donna: Rosa Faundz, la sua convivente; ma nonostante la sua confessione e il ritrovamento di una tela cerata che si adattava esattamente al tavolo su cui Santander era

stato squartato- la tela aveva sul rovescio del sangue- non fu pi possibile cancellare dalla mente di migliaia di santiaghini il nome del dottor Lucas Sierra come quello dell'assassino. Tra i due uomini non esisteva nessuna connessione, tantomeno una relazione che potesse motivare un atto delittuoso: di interesse. Il cadavere di Santander fu fatto a pezzi a coltellate e i tagli furono fatti da una persona che ignorava persino la posizione delle articolazioni. Quando "un macello" di quel genere fu reso pubblico, fotografie sui giornali, la gente, quel mostro anonimo e istigato, si rifiut di accettare la violenta verit e assicur che il dottor Sierra aveva " dissimulato la sua professione per depistare la polizia". Quando Rosa Fandez usc di galera, aveva scontato vent'anni, fu interrogata da poliziotti seri e rimase fedele alla sua prima versione: era stata lei l'autrice del delitto. Movente: sbornia a due e gelosia. Quando fu resa nota la sua ultima dichiarazione, il "mostro" si difese dicendo: "L'hanno pagata molto bene la Rosa. Morir ripetendo la stessa cosa". Non c'era niente da fare: tutte le porte si erano chiuse. Nel caso in questione, Santander era un gigante fisico, non era possibile metterlo in relazione ad una squartatrice, e tanto meno a sua moglie, che era di bassa statura. L'immagine di colui che squarta maschile: gli uomini sono stati i primi e hanno continuato a farlo. Non poteva essere, in alcun modo, una donna. Per questo motivo succede che tutte le volte che un medico appare in qualche maniera coinvolto in un fatto criminale ne risulta, in genere, l'autore. Efran, alias "El aguila" ("L'aquila") aveva un lungo coltello. Era un bevitore abitudinario e Rosa sapeva che andava con un'altra donna. La notte del crimine si coric ubriaco. Rosa lo colp sulla testa con un bastone. Dopo averlo ucciso tent di introdurre il cadavere in una grande cassa che era di entrambi; nel rendersi conto che non entrava, incominci a tagliare quello che avanzava. Dopo alcuni tagli cambi i suoi piani e inizi a squartarlo sul serio per tirarlo fuori dalla stanza. I pezzi, avvolti nella stessa tela cerata del tavolo, li gett, uno dopo l'altro, nei canali che ci sono nella capitale. Guy Pelissier trovava un cattivo ambiente per la sua tragedia: la stampa "specializzata" era propensa a considerarlo colpevole della morte di Alicia Bon. Qualsiasi giornalista di cronaca nera cileno ha una formazione nazional-popolare, con le possibili eccezioni,. Nessuno sfugge a questa regola basica, nemmeno la polizia. un'osmosi storico-sociale. All'epoca di questo delitto, la morte di Santander "era ancora viva", non era ancora passato un decennio: tutti avevano sentito parlare, in una maniera o in un'altra, dello "spaventoso delitto". Che influenza ha un delitto nella mente dei giovani? Un delitto raccontato in base a false impressioni, un delitto cantato dai musicanti ciechi degli androni del centro, con versi scritti dal cieco Peralta nel suo "L'arpa popolare"un foglio stampato venduto a venti centesimi dell'epoca- un delitto impossibile da indagare, per ora, per le sue conseguenze sulla collettivit, con superlativi assoluti, deboli diminutivi e nessuna indifferenza, dove solo il potere giudiziario non si lasciato influenzare dalla febbre collettiva? La paura tremenda, stimolata dal mistero dell'"incomprensibile", costringe a un "ragionare" fideista. La polizia non pu risultare convincente. Si scatena "il gregge" per mancanza di una direzione adeguata al caso e nella sua corsa travolgente va prendendo corpo la follia. Alcuni giornalisti, con uno o due elementi di giudizio, configurati in una trama contorta individual-collettiva impossibile da investigare, consolidano il convincimento spontaneo, il convincimento di impressioni senza radici. I bambini dell'epoca dello squartamento di Santander finirono, come succede in ogni generazione, col parare in tutte le professioni e mestieri che esistono nel paese. Qui interessano solo due: giornalisti e poliziotti. Diventati uomini non potevano fare a meno di vedere le notevoli differenze che esistevano fra questi due crimini: Rosa Fandez era colpevole; Santander, vittima. Eppure, Rosa Fandez era " l'accusata di un delitto che non aveva commesso". Pelissier, innocente, era il "Carnefice che nega il suo crimine". Alicia Bon, "Vittima innocente di qualsiasi peccato". Cos si indag, cos si scrisse... Non possibile arrivare alla verit di un fatto criminale senza una vera professionalit. Denudare le apparenze un'arte rara che si convertita in scienza e tecnica. Una polizia professionale vende, in modo efficiente e silenzioso, solo due prodotti: la verit del crimine e la sicurezza pubblica. Se il primo crimine aveva emotivamente coinvolto tutta la nazione ed era quasi indimenticabile; il secondo, molto pi ricco di sfumature drammatiche, sarebbe risultato "Il gran delitto cileno" e cos fu. Il cieco Peralta, ricettacolo anch'egli dell'"opinione pubblica", era in realt un ispiratore, si document sul "Crimine di Pedreros" e i musicanti ciechi fecero ascoltare le sue patetiche strofe per tutta la citt. Ci che popolare, "Vox populi, vox

Dei" appunto, risulta incontrovertibile; quando in realt non si tratta d'altro che di una spiegazione semplice, un fraseggiare comune, che, per quanto concerne i problemi criminali, non ha mai corrisposto alla verit. Le indagini avrebbero dovuto iniziare, lo si cap fin dal primo momento, con l'interrogatorio del dottor Pelissier, nonostante avesse nel petto una ferita da proiettile. A volte succede che le parole "autorit", "polizia" ecc..., si confondano, si mescolino con le masse cittadine, per colpa del fatto che la polizia non ha la statura professionale, e si produce allora una specie di perversa somma di passioni elementari. I medici, naturalmente, negarono la visita al loro collega ferito ai funzionari della polizia civile (che conosciuta da noi, ufficialmente, con il nome della sua funzione: Investigaciones, di cui esiste una Direzione Generale. Il termine non chiarisce che cosa si indaga. Si suppone o si sa che indaga delitti). Fu la prima difficolt e la si rese pubblica. Qualcosa cos come concimare il terreno del delitto per arrivare allo scandalo. I giornalisti fecero un gran buon uso dell'ostacolo, specialmente il giornale "Las Noticias Graficas", che arriv a vendere qualcosa di pi di duecento mila esemplari al giorno. Il patibolo per il dottor Pelissier lo si stava costruendo di gran fretta e con materiale leggero. La madre di Alicia Bon "consegn" ai giornali una fotografia di Alicia con i vestiti della Prima Comunione. Fu riprodotta in prima pagina. Purezza, fede, bellezza e giovinezza estrema- la fotografia aveva 7 anni, ma nessuno avrebbe fatto il calcolo- accostati al delitto, creano troppo contrasto; vendono e provocano reazioni collettive e incontrollabili. Questa fotografia, cos come altre di Graciela, sorella minore di Alicia, e della stessa madre, continuarono ad essere pubblicate insieme a dichiarazioni su studi, comportamento, amore materno e fraterno, ecc... Furono intervistati i vicini, le professoresse e i compagni di Alicia. Si poteva sentire il crepitio di questo materiale-legna che stava fumando sul rogo. Pelissier, in clinica, stava cominciando a spazientirsi e a sentirsi soffocare: il suo olocausto sarebbe stato a vita. La famiglia Bon-Guzmn nomin come avvocato Oscar Peluchoneaux Bustamente, che disse: "Non ho la certezza che Pelissier sia stato l'autore materiale. E non posso nemmeno affermare l'esistenza di terzi. L'una e l'altra ipotesi sono prese in considerazione. Quello che sostengo che Pelissier, per il momento, ha la responsabilit morale. troppa la cura con cui il dottor Pelissier ha portato Alicia a prendere una boccata d'aria tanto lontano e con i finestrini alzati." E fa un accenno poi allo: "strano atteggiamento dei parenti di Pelissier che andarono sul luogo del delitto il giorno successivo ai fatti e dopo, si recarono dalla polizia civile, di mattina presto". Poi domand: "Che cosa ha impedito a Pelissier di parlare con la polizia civile col pretesto che non si sentiva bene?" Parole e frasi che stavano, sottilmente, tessendo la spessa trama della colpevolezza: "Non ho la certezza che Pelissier sia stato l'autore materiale...". Come dire: "Non mi risulta che sia l'assassino, ma potrebbe esserlo". Immediatamente l'altra frase: "Non posso nemmeno affermare l'esistenza di terzi". Peluchoneaux aveva ragione: nessuno poteva affermare l'esistenza di terzi, nessuno che osservi, superficialmente, un delitto. Ma nell'infiammato gioco delle sue frasi, che marcavano posizioni apparentemente opposte, la sua inclinazione verso la colpevolezza del dottor Pelissier risulta evidente. Peluchoneaux "ipotizz" in modo figurativo, con l'aspirazione di fornire un'immagine pubblica e sintetica di un crimine che, a lui, risultava inaccessibile. Le ipotesi vere spiegano un fatto o un processo che l'esperienza successiva conferma o rigetta. Nella polizia professionalein Criminalistica- si usa la congettura, perch essa muove sempre da fatti certi, da indizi; per la stessa ragione, il congetturare permette di giudicare con la probabilit di arrivare alla verit totale. L'avvocato us frasi tendenziose, abili e curiose, per esempio, la frase: "i finestrini alzati", ha un sapore sessuale chiaramente insinuato dato che va unita a una frase precedente: "prendere una boccata d'aria cos lontano". Localizzazione mentale e motivazione personale che mettono in moto un fraseggiare altamente tendenzioso. Il fatto del "finestrino chiuso" lo aveva dichiarato lo stesso Pelissier come un atto normale, date le circostanze, e, soprattutto perch corrispondeva alla sua personalit: luogo solitario, uomini e donne giovani dentro ad un auto, luogo sconosciuto, esperienza propria o altrui della possibilit di aggressioni, senso di responsabilit. Peluchoneaux sarebbe arrivato ad essere il secondo capo della polizia. Era ed abile; quando usa il qualificativo "strano atteggiamento" sta quasi accusando e si spinge molto lontano nell'accusare direttamente Pelissier di non voler parlare con la polizia quando dice " col pretesto che non si sentiva bene". Peluchoneaux non conobbe Pelissier, non seppe nulla di quest'uomo introverso, complessato e straordinariamente coraggioso, che non solo aveva subito il crimine e si era difeso, ma che aveva sopportato la propria ferita, aveva sopportato l'agonia e la morte di Alicia Bon e aveva

anche sopportato il calvario pubblico di un processo criminale, cieco, irregolare e stupido. La famiglia del dottor Pelissier nomin gli avvocati Toms Chadwick Valds, Omar Weith e Humberto Trucco. Il dottor Stero del Rio, a quell'epoca Ministro della Sanit, rese noti i desideri del Presidente della Repubblica: "Sono profondamente interessato affinch questo avvenimento si chiarisca quanto prima". L'azione del Ministro della Sanit fu interpretata come una manovra del governo tendente a fare, in qualche modo, pressione sullo sviluppo dell'indagine in favore del dottor Guy Pelissier. Stero del Ro, che divenne poi Ministro dell'Interno, gi in quell'epoca era sinonimo di competenza e correttezza. Ma tutto era inutile: quando i popoli diventano ciechi, distruggono anche il prestigio di governanti esemplari. CAPITOLO QUINTO ALLARME PUBBLICO Quattro giorni dopo l'assassinio il paese viveva, da Arica a Magallanes, le provincie pi estreme, il caso di Alicia Bon. I funerali raggiunsero l'intensit di un terremoto sociale: migliaia di donne in lutto attraversarono le strade della capitale per sboccare in Avenida La Paz, in direzione del Cimitero Generale. Volevano testimoniare il profondo dolore che le affliggeva e dimostrare, con l'occasione, agli uomini-autorit che nessuno, in Cile, pu assassinare una donna impunemente. Allarme questo: un rintocco di difesa o di attacco. In questo caso venivano suonati entrambi ed erano le donne a farlo: l'allarme pubblico era pi che udibile. Tredici giorni dopo il crimine era stato gi nominato Luis A. Perales, come Giudice Istruttore (Nei grandi crimini si nomina di solito un Giudice di Corte d'Appello incaricato del caso e riceve questa speciale denominazione finch dura l'esercizio delle sue funzioni. Si pensa che i giudici siano garanzia di maggiore sollecitudine, celerit e di una migliore giustizia. Generalmente essi provengono dal campo del Diritto Civile- sono pi numerosi i giudici civili di quelli penali- e quasi mai hanno l'esperienza dei giudici criminali). In Piazza della Costituzione (di fronte al Palazzo Presidenziale) si tenne una manifestazione di madri che esigevano giustizia e castigo per il colpevole. Consegnarono un memorandum allo stesso Presidente della Repubblica. Marciarono fino alla Piazza Montt-Varas, situata di fronte al Tribunale di Giustizia, dove una delegazione si incontr, per lo stesso fine, con il Presidente della Corte Suprema. L'ex giudice criminale, Humberto Salgado, accus direttamente e pubblicamente il dottor Pelissier d'essere l'autore dell'assassinio di Alicia Bon. Salgado aveva avuto successo in alcuni casi di omicidio. (In Cile il giudice l'unico investigatore legale esistente e quando lo crede opportuno- cio quasi sempre- per eccesso di lavoro o perch il caso di poca rilevanza sociale, delega le sue funzioni alla polizia civile o a quella in divisa, cio i Carabinieri, chiamati cos perch all'inizio usavano la carabina. Il nome stato preso dalla polizia in divisa italiana). Juan Esteban Montero, ex Presidente della Repubblica, era zio acquisito del dottor Pelissier: sua moglie era sorella della madre del dottore. La gente diceva che, per l'interessamento di Montero, la Compagnia Telefonica controllava le chiamate che venivano fatte al dottore al N. 49018. La ragione era un'altra: nessun familiare voleva ricevere anonimi insulti telefonici. Il controllo non lo esercitava la compagnia. Dieci mila donne firmarono una petizione che fecero arrivare fino al Presidente della Repubblica, in cui tornavano ad esigere giustizia rapida. Fecero manifestazioni e ci furono discorsi di tutti i toni; alcuni francamente isterici. Questa folla in gonnella era presieduta da Raquel Arancibia Lazo e da Cora Cid de Castro. L'oratrice principale fu Rosa E. Barra de Jaque. Il giornale "Las Noticias Graficas" "trov" il testimone Alfredo Glvez, che assicur di aver visto "la coppia litigare nell'auto". Altri organi di stampa smentirono Glvez. Per fortuna qualcosa di pulito c'era ancora e saltava fuori con coraggio e nel momento opportuno. Nacque allora l'"ipotesi" che nel momento del delitto ci fossero all'interno del veicolo tre persone. Delle tre, ne mancava una e "Pelissier rifiutava di farne il nome". Un'altra "ipotesi-pettegolezzo" era che Alicia Ureta, presunta fidanzata di Pelissier, avesse sparato da dietro gli alberi della strada di Pedreros. Naturalmente, nessuno sapeva con che arma l'avesse fatto... Naturalmente, nessuno l'aveva vista. Una semplice ombra fu trasformata in donna. La polizia aveva adottato la posizione della

maggioranza ed era apertamente contro il dottor Pelissier: nella clinica dove lui si trovava in attesa di un intervento chirurgico- gli avrebbero estratto il proiettile- venivano scrupolosamente controllati tutti i visitatori, specialmente i familiari. Di cos'altro pu aver bisogno un paese per entrare in delirio? Il processo storico, "prima il mago, poi il medico", anteriore di millennni ad Ippocrate, fa ancora risentire nelle masse la forza dell'inesistente binomio mago-medico; l'inversione dei termini pare che non significhi nulla. Pu anche essere che dipenda dalla fragilit delle conoscenze umane e dal fatto che ogni individuo arriva ad avere una cultura relativa, nella quale esiste una notevole propensione verso il mistero, verso l'ignoto e, come sempre, gli addetti alla vita e alla morte vengono investiti di poteri magici. In fondo, quasi un rifiuto della professione medica, un rifiuto della scienza in generale, di tutto quello che pi o meno difficile da comprendere. Si suppone che "il mago" sia dotato di poteri speciali e perci lo si teme. Il medico viene considerato imperscrutabile e lo si teme, ma si tratta in questo caso di un timore individuale, timore da paziente. solo questione di preparare un p il "terreno pubblico" perch le individualit si sommino, una a una, nelle cosiddette "masse" e il rifiuto del medico si collettivizzi. Qualcosa dello spirito che esisteva nella Roma circense pare che sopravviva nel fondo delle moderne societ latinoamericane: odio al diverso, al credente, al saggio, al puro... La polizia cercava in tutti i modi di interrogare Pelissier. Supponeva che le maniere forti lo avrebbero obbligato a dire la verit su quanto era accaduto sulla strada di Pedreros. "Maniere forti". Per pensare cos necessario presumere, regola degli opposti, che ci siano delle "maniere blande", cosa che effettivamente non era. I poliziotti si formano all'interno di un modello pratico angusto: avere a che fare quotidianamente con delinquenti professionali. L'essenza dell'indagine consiste nell'arrestare e percuotere, con una sola alternativa: percuotere prima e poi arrestare. La meccanica del mestiere non va, n mai andata oltre questa posizione unilaterale. Da qui ha origine l'ottica con cui si guarda ogni cosa. Qualsiasi persona che venga accusata da terzi lo sa. Se la polizia quella che accusa, la polizia non pu sbagliare, le percosse aumentano: sono istituzionali. Tutto il Corpo, l'unit- comissariato o prefettura- picchia. capitato e continuer a capitare quando qualcuno ferisce o uccide un poliziotto.I governanti capiscono che, per fini politici- politica alla sudamericana- una polizia inumana molto pi utile e servile che una polizia professionale e la mantengono sottoposta a ministeri politici, al margine del suo ruolo di politica sociale: prevenzione e repressione scientifica del crimine. Una delle forme del cosiddetto "potere politico" proprio il servilismo ossequioso degli uomini che comandano migliaia di individui armati e dalla disciplina ferrea. Interrrogare una scienza che continua a costituire una sfida per menti europee superiori. Per conoscere la verit di un certo comportamento bisogna prima conoscere la verit dell'uomo; quando quest'ultima sar conosciuta quegli atti sociali che consideriamo criminali non ci saranno pi. Siccome il Diritto Penale attualmente in uso sostanzialmente coercitivo, la polizia violenta. In America Latina non assolutamente possibile farsi un'idea di ci che significhi polizia o interrogare senza coercizione. Non solo: si fa fatica ad aprire, a separare l'immagine "interrogatorio-violenza-polizia". Precedenti mal scelti e mal interpretati furono utilizzati per giudicare fatti posteriori. L'immaginazione collettiva, basicamente istintiva, ha corso rapidamente sui quattordici anni di differenza di et dei protagonisti del dramma. Era uno degli elementi su cui poteva fare appiglio, perch il delitto in s presentava serie difficolt: la strada era solitaria, il luogo aperto, c'erano due feriti da arma da fuoco, mancavano dei testimoni diretti, il sopravvissuto era medico e deteneva una forza economica e socio-politica. Nessuno aveva riportato dei precedenti, il caso si bruciava e i giorni passavano "morti". In altre parole: un caso fuori del normale. Ma cos succede di solito: la visione attuale della polizia si estende o si applica al cosiddetto "normale", ai delinquenti comuni, ai delitti comuni, alle vittime comuni. Qualsiasi crimine che si discosti in uno dei fattori indicati, presenta delle serie difficolt perch il corpo di polizia non strutturato professionalmente. Una differenza d'et di quattordici anni divent una montagna, e non solo di anni: una montagna di lussuria, di deviazioni, di perversioni e di depravazione. La calunnia il terreno su cui la polizia non lascia crescere l'erba. Alcuni giornalisti di "Las Noticias Graficas" sottolinearono le differenze socio-culturali e toccarono anche, fondamentalmente, il sesso, visto che il luogo era appartato. L'avvovato Peluchoneaux li aveva instradati. Solitudine, automobile, imbrunire, sono voci che deviano il deviato; ognuno rappresenta se stesso quando mette a fuoco il problema: fenomeno sociale-crimine. Questa era la funzione del fornitore di notizie. Le madri, colpite

nel primo degli istinti sociali, la prole, incrementavano le vendite del giornale. L'agitazione materna continuava ad aumentare d'intensit, era qualcosa come sottoscrivere una assicurazione contro probabili (?) repliche del caso che la stampa e la radio avevano delineato. Logicamente Pelissier rimase sconcertato. Fotografato, venne riconosciuto ovunque e cominci per lui una via crucis che non ancora finita. Fra le altre cose a suo sfavore, la condizione di medico e i 31 anni- c'erano anche il nome ed il cognome non comuni, e non facile cambiarsi nome per un delitto che non s' commesso, quando si possiede un titolo professionale difficile da conseguire e una decisa forza morale. Anche il suo volto non era comune: di carnagione bianca e con i lineamenti fini. Aveva poi un difetto fisico che venne anch'esso sfruttato da alcuni giornalisti: una gamba leggermente pi corta che lo obbligava ad usare delle scarpe ortopediche. Solo, quasi disfatto, amareggiato, trov pochissimi esseri umani in grado di comprenderlo e, ancor meno, che stessero dalla sua parte. Il delinquente di professione, indurito fra la libert e la prigione, analfabeta, istintivo puro, senz'altro valore sociale se non il timore che i suoi atti provocano sulla gente, non fa notizia, non vende, salvo, naturalmente, che il suo inseguimento non sia eccezionale o che una delle sue vittime non possegga rilevanza sociale. Non sar, in fondo, la cosiddetta "notizia" una considerazione di maggiore o minore tiratura? Il cosiddetto "scoop", per quanto riguarda la presentazione di un delitto, non sar forse una corsa-miscela di vanit, animalit e potere, scatenata da una protetta tribuna pubblica in competizione con altre? O non ci sar forse, in tutta questa incredibile crudelt sociale, una certa incoscienza, una certa immaturit pubblica e istituzionale? Quando Pelissier, finalmente, parl con la polizia, con un rappresentante di questa, si limit a fornire la sua versione dei fatti. Non avrebbe potuto, in ogni modo, darne un'altra. Ovviamente non fu creduto. La polizia non deve "credere". Ci sono le prove, quando esiste professionalit nell'indagare cause immediate, vicine; effetti e circostanze del delitto; quando esistono gli interpreti del caso, che, partendo dal luogo stesso dell'accaduto per poter arrivare fino alle persone che hanno qualcosa a che vedere con l'atto criminale, agiscono con la mente fredda del professionista efficiente e serio. Quando sollevarono con lui il tema sessuale, Pelissier disse a chi lo interrogava: -Non l'ho nemmeno baciata. Era solo una bambina e mi dispiace di non averlo fatto... -Ma, che cosa cercava in lei? -La possibilit di farla diventare mia moglie. -L'attraeva? Che cosa pu rispondere un uomo ad una domanda tanto ovvia? -Fisicamente? S. Come possibilit. Le ho gi detto che era una bambina e lei lo dovrebbe sapere. -S. Una bambina molto cresciuta, molto bella. Lei le faceva la corte per farla diventare sua moglie. Non questo che ha detto? -Dal suo punto di vista, s. Io ho parlato di possibilit. Lei aveva quasi tutto, ma io avevo bisogno di sapere quali fossero i suoi sentimenti, la sua intelligenza, le sue reazioni e i suoi rapporti. Non dimentichi che ho un difetto fisico evidente. -No, non lo dimentico. possibile che anche questo abbia accelerato le cose, per il rifiuto. -Accelerare quali cose? -Il delitto. Propensione o riluttanza a credere dipendono da chi uno . Un poliziotto , volente o nolente, contagiato, come si detto, dall'ambiente in cui immerso in mille forme diverse. Detto in altro modo: immerso in una cloaca sociale in cui giorno dopo giorno le feci si rinnovano. I dialoghi interpretativi di un comportamento basati su supposizioni inducono sempre in errore. Le parole vengono adattate ad un'idea, mai ad una realt. Se qualcuno pagato per dubitare, indubbiamente acquisir il mestiere di "dubitatore" professionale e far bella figura rispetto a qualsiasi persona che non abbia la stessa pratica. Questo fenomeno, apparentemente indiscusso, lo si riscontra in forma molto simile in politici di professione, in attori specializzati nel dialogare col pubblico e in conferenzieri inclini alla tribuna. Nella polizia, inoltre, appena uno riceve il qualificativo di "sospetto" gi condannato: tutti reagiranno nello stesso modo, le associazioni si incatenano in strati durissimi, quasi immodificabili. Nella selezione degli aspiranti alla scuola di polizia, se mai sar possibile arrivare ad ammissioni libere, dovr funzionare, in futuro, un criterio diverso e questo criterio dovr essere mantenuto durante i corsi e poi durante la

stessa professione nei commissariati stessi. Non possono entrare a far parte di un servizio pubblico, della dimensione e importanza sociale della polizia, individui le cui reazioni non siano normali. L'incitamento all'indagine di successo esiste, nessuno lo pu negare; ma la verit sempre pi profonda che apparente e richiede quindi uno sforzo maggiore per inglobare apparenze ed intenzioni, interessi eonomici, sociali e politici. -Di cosa parlavate in macchina? -Alicia mi raccontava che sua sorella Chela si metteva i suoi vestiti. Io le parlavo di autodeterminazione e cercavo di spiegarle il significato del termine quando ho presentito o ho visto l'ombra... -Cosa intende con presentire? Un poliziotto che "interroga" pu interrompere quando vuole. Curiosa facolt ereditata per delega di funzioni. I giudici fanno lo stesso. In realt, il cosiddetto "interrogatorio"- come sistema- non ha niente a che vedere con la legge n con la carica che esercita colui che cerca di praticare quest'arte-scienza. la pi grande fatica intellettuale che si conosca, dove l'intelligenza e la conoscenza vogliono dire tutto. In quest'arte-scienza, ancora non esatta, spicca un giudizio selettivo ultrarapido, una specie di "scintilla" con molto di geniale. Nel caso in questione si trattava di consolidare la possibilit di una contraddizione, di un'improbabile menzogna. -Rendersi conto della presenza di qualcosa o di qualcuno senza che sia stato chiaramente concretato dai sensi. -Ah! Dev'essere difficile- comment l'ispettore. -Suppongo di s. Si tratta di un fenomeno strano: intravvedere attraverso una vaga inquietudine dello spirito. Ci conosciamo cos poco... -Se lo dice lei, dottore. Ci conosciamo molto poco e allora, come faccio a credere alla sua storia? Mi dica: l'ha uccisa lei? Lo scopo della domanda qual'? 1) Se colpevole, che confessi; 2) Se colpevole, che neghi; 3) Se innocente, che neghi; e 4) Se innocente, che confessi. La prima e la terza sono risposte autoreferenti, naturali, che dipendono dalla condizione dell'interrogato. La seconda molto frequente fra i delinquenti di professione. La quarta si verifica fra coloro che sono deboli fisicamente e fra i paurosi, per la violenza esercitata dalla polizia. L'interrogatorio ha bisogno, prima di tutto, che chi interroga sia a conoscenza di tutta la criminalistica, o di una gran parte di essa, e che abbia accuratamente studiato il luogo dove si sono svolti i fatti del caso che si ritrova tra le mani. Esso viene determinato da indizi indiretti, quasi remoti e soggettivi, perch, quando gli indizi sono recenti e oggettivi non viene effettuato nessun interrogatorio, perch inutile, sempre che si sia in grado di valorizzare prove indiziarie concomitanti con il fatto stesso e determinanti di colpevolezza. Il dottor Pelissier- al contrario di ci che s'aspettava l'ispettore- sorrise e disse: -No, signore. Lei pu richiedere un esame del cadavere di Alicia Bon e vedr che l'unica violenza fisica presente stata fatta a distanza e che c' simultaneit fra questa ferita e la mia. Pu richiedere che un esperto esamini gli indumenti intimi di Alicia, pu anche arrivare a fare un esame vaginale. Sono stanco di difendermi da parole stupide. L'esame dimostr che il cadavere aveva l'imene intatto, che gli indumenti erano a posto e che non c'era nessun segno o macchia sospetta. Allora si disse: "I medici dell'Istituto di Medicina Legale stanno aiutando un collega". In circostanze in cui quello che avevano stabilito i periti dell'Istituto di Medicina Legale erano facilmente evidenti per qualsiasi persona colta. CAPITOLO SESTO LE POLIZIE E I POLIZIOTTI

A quell'epoca il Cile aveva gli stessi due corpi di polizia che ha ora: Carabineros (Polizia in divisa a carico dell'ordine pubblico o del cosiddeto ordine pubblico) e Investigaciones (Polizia civile, incaricata della sicurezza del governo e, in un certo modo, polizia quasi giudiziaria, dato che si faceva carico, in via secondaria, anche di casi criminali). All'interno di quest'ultima istituzione c'era uno strano Dipartimento: il Laboratorio della Polizia Tecnica, che costituiva, in realt, un terzo corpo di polizia. In altre parole: era questa la vera polizia cilena, solo che non eseguiva arresti. Un capitano della prima istituzione, un certo Gutirrez, si era, in qualche modo, inserito nel caso: con numerosi uomini in borghese; una vecchia abitudine della polizia in divisa quella di "mascherarsi" da polizia civile, abitudine che in alcuni poliziotti, quelli migliori, ha acquisito le caratteristiche di un complesso: soddisfare il dinamismo attraveso l'alterazione del comportamento normale, indagava nelle vicinanze del luogo del delitto cercando proiettili e bossoli. Per raggiungere il suo obiettivo (?) bruci i rovi ai bordi della strada e smosse terra e pietre, producendo una curva pi stretta nel lato nord della stessa strada, alterandone chiaramente il dislivello. Non trov nessun proiettile e nessun bossolo; modificando l'altezza rese invece difficile il calcolo della traiettoria dei proiettili: l'automobile risult pi bassa sul lato destro. Il resto della polizia in divisa si limit assolutamente ai suoi compiti: preservare i dintorni di questa zona quasi agreste. Anche la polizia civile, "indagando" alla sua maniera, effettuava arresti a caso, per vedere se saltava fuori qualche precedente che incolpasse il dottor Pelissier... Una specie di lotteria o di passione per l'arresto in massa, le cui radici bisogna cercarle fra i capi, dal momento che sono i capi che hanno l'obbligo di indicare un cammino da seguire ricavato da una qualche base certa. Non trovarono, naturalmente, nessun precedente significativo o relativo al caso. D'altra parte, la polizia civile era ferita a morte per il ruolo politico servile che svolgeva in un altro campo: la stampa di opposizione. Due mesi prima del delitto di Alicia Bon, all'alba, i prefetti Eustaquio Canales Rodrguez e Guillermo Gmez Gonzles, accompagnati dal commissario Eulalio Muoz Torry e da un gran seguito di agenti, avevano preso d'assalto il giornale "La Opinion", avevano tagliato i fili del telefono e con un acido, preparato dallo stesso Laboratorio della Polizia Tecnica, ne avevano distrutto i macchinari. Juan Luis Mery, direttore del quotidiano, sapeva che contro il suo giornale c'era un'ordine di sospensione per tre giorni. Fece ricorso in Tribunale per la nefasta azione di Investigaciones. Octavio del Real Daza, magistrato della Corte d'Appello di Santiago, fu nominato Giudice Istruttore. I poliziotti negarono d'aver commesso il fatto, ma c'erano delle fotografie che li ritraevano mentre entravano nell'edificio di "La Opinion", situato in Alameda angolo Serrano, e c'erano altre fotografie che li ritraevano mentre distruggevano il locale e i macchinari. I partiti politici condannarono "i vandalici atti della polizia". Il Ministro degli Interni, Osvaldo Hiriart, autorizz i capi della polizia a querelarsi per diffamazione contro cinque giornali che li avevano accusati di essere gli autori dell'aggressione, che la polizia aveva la pretesa di attribuire a "ignoti". Il Giudice Istruttore, invece, li ritenne colpevoli e Canales, Gmez e Muoz furono incarcerati. Uno degli uomini che ag nell'"Imbrattamento" del giornale "La Opinion", Carlos Prez, era chimico del Laboratorio della Polizia Tecnica. Quando gli ordinarono di preparare gli acidi accett, perch era un lavoro tipico della sua professione e perch era all'oscuro dei fini per i quali quegli acidi sarebbero stati usati. Ma quando gli ordinarono di andare a buttarli sulle rotative del giornale disse: -Andr. La polizia civile un corpo disciplinato; ma denuncer i fatti alla giustizia nel caso mi chiamassero a testimoniare. Sono un uomo conosciuto (era portiere del club Magallanes e lo era stato anche nella nazionale di calcio), ho famiglia, una professione e un nome puliti. S, Perez metteva in luce due lati molto curiosi della polizia civile cilena: il titolo gerarchico, qualsiasi esso sia, non ha importanza pubblica n personale. Quello che conta la professione al di fuori del lavoro di poliziotti e il nome pi dell'incarico, quando anche questo, per altre ragioni, pubblico. Questo fenomeno c'era e ci sar sempre fintanto che non esister la professionalizzazione vera e propria della polizia. Chiamato a testimoniare dal giudice del Real Daza, raccont quanto era accaduto e diede le dimissioni dal suo incarico di chimico della polizia civile. Eustaquio Canales, Prefetto Capo di Santiago (la polizia cilena conserva alcune denominazioni romane che oggigiorno sono usate nell'amministrazione francese, perch uno dei padri dell'indipendenza, Ventura Maturana, aveva studiato in Francia) era ancora in carcere quando avvenne il caso di Pedreros. Quest'uomo era passato dalla polizia in divisa alla polizia civile. Era soprannominato "el huaso" # (in

cileno significa contadino-vaccaro, n.d.t.), per la sua passione per i cavalli. Nella polizia civile aveva fatto parte della Brigada Rural: una unit specializzata nella caccia di briganti, che venivano combattuti usando i fucili. Per estensione, combatteva anche i ladri di bestiame. Canales godeva di una reputazione di fuoco come cacciatore di banditi rurali. Alto, grosso, con un gesticolare e un modo di parlare tipico del contadino. Possedeva, era evidente, coraggio fisico ed era un notevole tiratore con le armi da fuoco. I suoi uomini, fatti a sua immagine e somiglianza, gli erano "fedeli". Soffrivano per la detenzione del loro capo, che stava facendosi troppo lunga; la detenzione in prigione l'unica che ferisce i poliziotti. Sapevano che potevano contare sull'appoggio del governo e che era questione di trovare il momento opportuno, e sarebbe arrivato. Guillermo Gmez Gonzles, l'altro prefetto, veniva anch'egli dalla polizia in divisa. Aveva cambiato il suo cognome materno per l'altisonante e alla moda: Roosevelt. Non aveva niente a che fare con la polizia civile, c'era arrivato come "capo" grazie a compromessi politici; qualcuno influente gli aveva fatto il favore, un favore facile, perch i politici di governo hanno sempre considerato la polizia civile come un lebbrosario: qualsiasi incapace o immorale di un'altra istituzione o del privato pu entrarci come ufficiale o come capo. Eulalio Muoz Torry aveva ottanta paia di scarpe e le lucidava tutti i giorni. Una delle sue frasi di comando, rivolgendosi al personale, era: "Il servizio servizio". Grande amico dei cani e dei vestiti "all'ultima moda". Uomo ligio al dovere e straordinariamente leale. Nilo Palacios, capo della Brigada Rural, era allegro, di buon carattere. Gerarchicamente era cresciuto all'ombra di Canales. Compiva il suo ruolo nella polizia come se fosse l'impiegato di un ministero o il commesso di una farmacia. Nessuno di loro sarebbe potuto essere accusato per l'aggressione al giornale "La Opinion". Non erano altro che uomini che si erano formati in un mestiere complesso, che non stato ancora ben definito. Una professione che, in America Latina, basata molto sull'improvvisazione, sul caso, e dove gli spiriti vanno spezzandosi giorno dopo giorno. Una professione priva di un obiettivo chiaro, senza una base legale e propria, con gravi interfenze di politici confusi e di estranei che hanno finito per trasformarla in un circo istituzionale da quattro soldi, dove la maggior parte degli attori hanno commesso dei delitti e dove il pubblico onesto non si presenta n per reclami n come vittima. Con il caso di Alicia Bon non ce la facevano. Succede sempre cos: quando una polizia comincia ad accumulare insuccessi vuol dire che l'istituzione ha toccato il fondo, naufragata. E le conseguenze per la collettivit sono gravissime, perch la malavita la prima a rendersi conto di quello che sta accadendo nella polizia. Come si gi detto, la vita istituzionale della polizia , purtroppo, indirettamente legata ai politici di governo. Un errore politico come quello che stato indubbiamente l'aggressione della polizia al giornale "La Opinion", l'ha ferita a morte: con tre capi nel carcere di Santiago e con tutta l'opinione pubblica contro, non era in condizione di affrontare, con qualche probabilit di successo, il difficile assassinio di Alicia Bon. I governi, costituzionalmente, durano sei anni; la polizia permanente. Questi diversi valori del tempo e la subordinazione dell'istituzione permanente a quella temporanea, non sono finora riusciti a quadrare in assoluto. , in realt, impossibile. C' bisogno di una politica diversa perch la polizia possa funzionare, una politica che la indipendentizzi totalmente dalle funzioni di governo. Ha bisogno, per tanto, di una legislazione speciale, adeguata alle sue funzioni, tutta sua; dell'assistenza tecnica internazionale di esperti di polizia; di indipendenza economica, fondi speciali oltre a quelli destinati all'Amministrazione Pubblica, di dipendenza, in campo legale, dal Potere Giudiziario. Solo cos si potrebbe arrivare a fare una seria selezione del personale e preparare, in una scuola che possa contare su un personale docente veramente specializzato e internazionale, dei poliziotti professionali. Una polizia che agonizza ha, come alcuni ammalati, dei recuperi che la rafforzano un p, una specie di iniezioni di vitalit: il successo in uno o due casi gravi. L'ossigeno del trionfo. Il caso, la provvidenza, a volte l'abilit vera e propria, ecc..., funzionano di solito da vaghi guaritori e la collettivit torna ad aver fiducia in lei, i funzionari respirano meglio e sognano. una specie di autoinganno collettivo, necessario; il desiderio di vederla diversa: sana, efficiente, professionale...perch indispensabile per tutti i valori che vengono rimessi nelle sue mani... CAPITOLO SETTIMO IL LABORATORIO DELLA POLIZIA TECNICA

Al terzo piano dell'Ufficio Centrale dell'Anagrafe, un edificio dalla facciata identica a quella di Investigaciones e vicino a questo, in via General Mackenna, fra Teatinos e Amuntegui, di fronte a cinque tribunali penali e al carcere pubblico di Santiago, funziona dal 1938, nell'ala a nord est, il Laboratorio di Polizia Tecnica. Vi si accedeva dal lato dei Dipartimenti dell'Anagrafe: l'"Archivio Penale" e la sezione "Deceduti" o dalla scala del lato est. Ha la forma di una L. Entrando, a sinistra, porta principale, due uffici o sezioni: quella dello "Spettrografo" e quella delle "Impronte", alla destra, la Segreteria, la sezione "Indagini Documentali", quella di "Fisica e Chimica" e una piccola stanza occupata dai "balistici". In fondo al braccio lungo della L, la sezione "Fotografia". Di fronte a tutti questi uffici, un grande finestrone. Nel corridoio, dentro ad una piccola bacheca, una collezione di calchi di gesso corrispondenti a orme e impronte di pneumatico, e persino il calco di un volto. Nella porta d'ingresso non c'era nessuna scritta che indicasse di cosa si trattava. Nei Dipartimenti utili succede di solito cos nella polizia latinoamericana: niente e nessuno li mette in evidenza, se non per questo solo aspetto, e infatti, come gi abbiamo detto, la Polizia Tecnica era l'unica realt di polizia esistente a quell'epoca. Nei primi mesi del 1944, anno del delitto, si stavano creando altre sezioni: la sezione "Meccanica", che interveniva negli incidenti di traffico (diede origine alla SIAT) e la sezione "Perizie Contabili". Ambedue logisticamente aggregate, per mancanza di spazio, alla sezione "Indagini Documentali", che disponeva della sala pi ampia di tutto il Laboratorio e perch, in realt, le perizie, all'inizio, si facevano sul luogo stesso del delitto. I ragionieri portavano al Laboratorio i libri di contabilit contestati. Il materiale tecnico, per chiamarlo cos, era composto da una serie di microscopi mono e binoculari e da un microscopio speciale per il confronto di proiettili e bossoli. Uno spettrografo per l'analisi di solidi, spettrografo ad arco; uno spettroscopio; una cassa di prova per balistica che avevano costruito gli stessi periti- fatta di legno con divisori di cartone e ripiena di cotone e stoppa; una centrifuga, un proiettore, due fotocopiatrici, dei matracci, un alambicco, tre macchine fotografiche tipo "Contax" che si usano nelle ricostruzioni di scene o per riprese in loco, riflettori, filtri, lenti d'ingrandimento per impronte digitali, e un archivio di schede di impronte individuali che ammontavano pi o meno a cinque mila. In una parola: niente. Il resto, tutto il resto, quello che ha importanza per davvero, erano gli uomini che lavoravano l. Molto pochi erano i periti che usavano i camici bianchi che la Direzione Generale di Investigaciones aveva comprato loro. L'idea di vestirli in modo professionale (?) non si addiceva a quegli autentici esperti di Criminalistica. I pochi che lo facevano erano solo preoccupati di mantenere puliti i propri vestiti. I salari erano miserabili: corrispondevano a gradi diversi della scala gerarchica della polizia. Il dottore Luis Sandoval Smart, ematologo di categoria mondiale, era uno studioso rifugiato nel silenzio e nella modestia. Tutti quegli uomini si erano formati cos: seguendo gli assennati passi del capo. Nella sezione "Impronte" c'era un p pi di baccano, era quella in cui c'era pi personale ed era in contatto diretto con i poliziotti addetti alle inchieste di delitti di rapina e di omicidio, che sono, come sempre, numerosi nel paese. In Criminalistica e fra i criminalisti, il modo di fare molto diverso da quello che si pu ritrovare in qualsiasi altra attivit umana. Si tratta di arrivare alla verit di un fatto criminale e di riuscire a dimostrarla davanti ai tribunali in maniera chiara e netta. Consiste quasi esclusivamente nel fare confronti, dal capello ai proiettili, passando per penne di uccelli, peli degli animali, orme, impronte di poppastrelli, palme, piante dei piedi e labbra, sperma, sangue, feci, fotografie, sputi, intonaci, grasso, carte, ecc... Tutto viene visto sotto un'altra forma e viene manipolato in un'altra maniera. Si passa al vaglio quasi tutto: porte, finestre, tetti, cadaveri, orme, rimbalzi, macchie di sangue, alberi, steccati, pali, ecc..., facendo fotografie, modelli, plastici, piani o schizzi. Tutto viene etichettato, catalogato, conservato, perch l'ordine necessario e si conosce molto bene la fatica mentale che si produce quando la soluzione tarda ad arrivare e bisogna prepararsi ad un'attesa la cui durata sconosciuta e gli indizi devono essere mantenuti nelle migliori condizioni fisiche per poter ricominciare la ricerca della sfuggente verit. Ci sono dei confronti che durano secondi e ce ne sono altri che tardano settimane, mesi, anni: differenze fra proiettili interi e frammentati, perfetti e schiacciati; impronte digitali antiche e incomplete, impronte nuove e complete; scritti estesi e frammenti insignificanti, firme sbiadite e segni cancellati o bruciati. Alcune volte, per le condizioni stesse degli elementi fisici o chimici, non possibile arrivare ad una conclusione positiva o di esclusione; ma bisogna sempre esaurire ogni possibilit. I buoni periti, la Criminalistica non ammette nemmeno i mediocri, sono dotati di uno spirito combattivo che accetta sempre la sfida degli indizi. Sanno che se hanno

costanza, le tecniche miglioreranno e che la mente analitica si sviluppa meglio nel superamento delle difficolt. Tutti i problemi sono ben accetti. I criminalisti potrebbero essere definiti come dei risolutori di puzzles criminali. un appassionante lavoro nel piccolo, nel microscopico: mani abili, occhi penetranti e cervelli selezionatori di differenze e somiglianze. Cervelli capaci di scartare l'apparente e di conservare l'improbabile, capaci di mantenersi calmi nel dubbio. Le emozioni sono mantenute al minimo, trasparenti solo agli iniziati, i colleghi dello stesso mestiere, tanto nel momento del successo come in quello dell'insuccesso. Tutti sono superiori alle lusinghe del profano, perch hanno imparato ad autocontrollarsi; tutti hanno la capacit di dimenticarsi del tempo quando stanno ricercando la verit di un crimine. Interpreti accurati di causa-effetto, freddi escursionisti delle forme del metodo. Per questo lavorano in silenzio e le consultazioni le fanno in sordina, a gesti. Una linea digitale isolata per caso e rilevata su una buona superficie capace da sola di far finire in carcere un uomo o di tirarlo fuori. Anche una sezione di capello, attraverso lo studio comparativo delle cellule, pu significare per qualcuno libert o prigione. Anche una piccola striscia entra nello stesso gioco di alti valori umani, e lo stesso succede per un umile e insignificante schizzo di sangue. Uomini dagli occhi stanchi di esaminare e riesaminare dettagli, quei dettagli, che a tutti gli altri passano sempre inosservati. Uomini che venivano da altre professioni, da altri mestieri: medici, ingegneri, avvocati, chimici, disegnatori, fotografi, poliziotti, ragionieri, militari, marinai, ecc..., e tutti coinvolti in Criminalistica, la piccola inter-scienza ignorata, opaca, isolata e tanto necessaria per ogni comunit umana e progressista, per qualsiasi paese serio che abbia la leggittima aspirazione a una giustizia certa. Al momento del delitto contava gi con alcuni anni nello stesso silenzioso lavoro. Centinaia di luoghi del delitto si accumulavano in quel complesso di menti, e si sa che ogni delitto proietta attorno a s molteplici indizi. Per questo, sono abituati a scartare, a rifiutare il superfluo. Quando un poliziotto cerca un criminale porta sempre con s un indirizzo: quello degli indizi, ma gli stato indicato dai tecnici. Non pu che essere cos, naturalmente, se parliamo della polizia attuale, polizia tecnica o scientifica, perch esistono ancora la delazione, le percosse, anche se dovrebbero essere cosa del passato. La Criminalistica risulta a volte sconvolgente, perch riuscita a scomporre il campo dell'indagine criminale, soprattutto, i cosiddetti scenari del crimine: l dove il fatto accaduto. Alcuni esperti, i migliori fra loro, sarebbero in grado, per il fatto di aver visto e conosciuto cos tante circostanze fisiche proprie o derivate del delitto, cio gli indizi, a catalogarle in modo tale da poterle fornire gi impacchettate ed etichettate: assassinio, omicidio, suicidio, incidente, ecc...; e non potrebbero sbagliarsi nemmeno nelle figure secondarie: quelle al margine fra incidente e assassinio, suicidio e assassinio, che alcuni abili menti criminali sono soliti presentare con i frontespizi scambiati per indurre in errore la polizia ufficiale, quella che indaga. Perch alcune menti criminali si sviluppano sfidando i pochi e deboli ostacoli che le societ organizzate hanno creato con fini di autodifesa, e si sono sviluppate straordinariamente bene. Non vero che "la mancanza di senso etico tipica dei tarati e degli imbecilli". No, il crimine senz'altro un notevole incentivo, un esercizio fisico-mentale di prima grandezza. Ci stiamo riferendo ai grandi criminali, a quelli che, in ogni paese, formano la vera elite del delitto. Contro di loro la polizia comune non capace di lottare, perch non preparata ad affrontare incontri tanto squilibrati ed questa una delle ragioni per cui esistono quei pochi criminalisti: c'era bisogno di altri uomini per affrontarli a condizioni relativamente pari: i criminali hanno il vantaggio del tempo, scelgono il luogo, l'ora e la vittima. Non sempre si trionfato, perch la societ interferiva molto con una sua propria linea di difesa, come sono l a provarlo casi come gli assassini di Kennard, Magde, Tubas, Nuez Bello, ecc... Alcuni autori di crimini non sono stati condannati, di altri non si sa nulla, e stiamo parlando dei casi noti, perch normalmente il gran criminale, grazie alla perfezione del suo incredibile comportamento, non viene nemmeno denunciato. Le forme del metodo si sono impossessate dell'azione anticriminale e, fra deduzione e induzione, usando soprattutto la critica speculativa, i periti vanno e vengono, secondo il caso, dalle leggi naturali alla statistica, dal volume al peso, dalla matematica alla biologia, dall'analogia alla comparazione allargata, ecc..., e sono arrivati a formulare dei loro principi: ogni azione lascia delle tracce, per arrivare a definirle c' solo bisogno di un buon cervello, di tempo e di mezzi adeguati. Per questo i cosiddetti luoghi del delitto sono stati classificati in aperti, chiusi e misti, nelle loro forme pi semplificate, per approfittare meglio delle impronte. Esistono, ad uso dei pi specializzati, anche altre suddivisioni: chiuso-chiuso, chiuso-aperto, e la pi complessa: chiuso-aperto-chiuso. Queste suddivisioni permettono anche di circoscriverli per poterli poi meglio proteggere e preservare intatti. Tutto il lavoro va

accompagnato da una perquisizione interpretativa ordinata, evitando la sovrapposizione di impronte proprie a quelle altrui ed evitando l'irreparabile danneggiamento di indizi sul luogo del delitto. Questi tecnici, per ordine del Giudice Istruttore, furono assegnati al caso e si recarono sul posto. Sapevano molto bene che un'indagine criminale non deve iniziare in nessun'altra maniera. La strada di Pedreros, nel settore nord, a un centinaio di metri dall'odierna Avenida Vicua Mackenna, era un classico "luogo aperto". Si poteva notare, a prima vista, che quest'area e i suoi dintorni erano stati calpestati da innumerevoli ed evidenti impronte di autorit e curiosi, che non sarebbero potute essere utilizzate per nessun confronto; la naturale mancanza della pi elementare cultura criminalistica evidenziabile in qualsiasi delitto che abbia luogo in Cile o in qualsiasi altro paese latinoamericano. Sul terreno e sulle pietre della strada, nella parte gi descritta, c'erano macchie di sangue. Per il loro aspetto si sarebbe detto che alcune erano cadute da un'altezza ridotta: approssimatamente 50 centimetri, che si riducevano a meno di 20 in altre pi piccole. Per la loro estensione, alcune suggerivano che il punto da cui era sgorgato il sangue fosse vicino a terra, anzi, era persino possibile riscontrare che c'era stata qualche sospensione nel flusso: il grosso infatti aveva raggiunto maggiore profondit e sulla superficie si potevano notare "stratificazioni" successive minori. Altre macchie si allontanavano e ritornavano senza perdita di continuit ematologica; l'"allontanamento" arrivava quasi a quattro metri dal centro della strada, se ci si soffiava sopra, classica impronta di "conti rossi", come in effetti fecero i periti, che fra le altre, si chinano sempre per vedere meglio i "rubini dell'emoglobina" (materia colorante delle emazie, globuli rossi, che ha la propriet di associarsi all'ossigeno e trasformarsi in ossiemoglobina, imprescindibile per la respirazione). La viscosit del sangue e il principio di ossidazione libera, impediscono che la polvere vi aderisca: si deposita solo per gravit. Tutta la "mappa" sanguigna fu fotografata e furono presi dei piccoli campioni per definire successivamente il gruppo sanguigno, dal momento che era macroscopicamente evidente che in quell'area c'erano due fonti sanguigne, simultanee e diverse. Vicino al sangue, sempre sul lato nord della strada, si notavano due tracce di pneumatici, quelli posteriori; quando i veicoli procedono in linea retta le tracce anteriori sono cancellate dal passaggio delle ruote posteriori. I piccoli disegni esagonali furono fotografati a dimensione naturale- non si volle, perch inutile, prendere impronte in gesso, e si misero a confronto sul posto con quelli della Chevrolet, che era tenuta sul luogo del delitto per ragioni di perizia. L'automobile dimostr di avere, sul sedile anteriore e sullo schienale, altre macchie di sangue, anch'esse divise in due gruppi, uno di fronte al sedile del conducente, l'altro alla sua destra. Avendo reagito all'antisiero A e a quello B, mostrarono di appartenere a due persone diverse, e di essere dello stesso tipo sanguigno del sangue trovato sul terreno e sulle pietre della strada. Molte macchie erano derivate da impregnazione, contatto e gocciolamento. Anche sul sedile posteriore il sangue presentava la forma di una "mappa" in rilievo e molto frammentata, spezzettata. Dall'analisi risult che era dello stesso gruppo di quello trovato sul sedile anteriore, a destra, e di quello che, sotto forma di una pozza profonda, era stato trovato sulla strada. L'automobile, inoltre, mostr sulla piccola sbarra verticale che separa il deflettore anteriore sinistro dal finestrino dello stesso lato, un impatto da proiettile che aveva "sbucciato" la cromatura dei lati della sbarra e provocato un infossamento nella sbarra stessa. Al microscopio era visibile del piombo che aderiva da ambo i lati. I periti esaminarono inoltre gli indumenti di Pelissier che presentavano macchie di sangue in corrispondenza con una piccola ferita, dai bordi irregolari, che aveva sul petto. Il dottore fu operato e gli fu estratto un frammento di proiettile, apparentemente, mezzo proiettile di piombo. Sia la camicia che la cravatta, cos come la giacca, la parte anteriore, e i pantaloni, sul lato destro, e la gamba sullo stesso lato, mostravano sangue per contatto, impregnazione e scorrimento, essendo quest'ultimo sul lato interno: dalle mutande. La gamba destra dei pantaloni, cos come la giacca, sul lato esterno destro, presentavano macchie di sangue che corrispondevano ad un'altra persona, dello stesso gruppo sanguigno di quella ritrovata sul sedile dello stesso lato, del sedile posteriore e della pozza sulla strada. Quando furono esaminati i vestiti di Alicia Bon, si riscontr del sangue corrispondente al suo stesso gruppo sanguigno e piccole macchie d'impregnazione che corrispondevano al gruppo del dottor Pelissier. Tutto l'altro sangue trovato nell'auto, con eccezione di quello che si trovava di fronte al posto occupato dal conducente, era dello stesso gruppo di quello della signorina Bon. Dal cranio del cadavere fu estratto un frammento di proiettile. A prima vista entrambi i frammenti sembravano corrispondere a due met dello stesso proiettile, dato che combaciavano perfino nella linea di frattura. Il proiettile che formavano corrispondeva a un calibro 45, d'arma

lunga, probabilmente di una carabina. Furono esaminati al microscopio di comparazione balistica e fu stabilito che provenivano entrambi dallo stesso proiettile e che era stato sparato da una carabina: cos stabiliva la dimensione delle elissi della raggiatura dell'anima del proiettile. Il cadavere di Alicia Bon mostrava: un imene non deflorato, semilunare o falciforme. Assenza di echimosi. Gli indumenti intimi erano intatti e in ordine. Tanto nel cadavere come nei vestiti, non c'era presenza di nessuna macchia sospetta. Nella regione parietale destra il foro d'entrata del proiettile aveva bordi irregolari. Morte per anemia cerebrale. I periti fecero innumerevoli viaggi tra il luogo del delitto, il Laboratorio di Polizia Tecnica, la clinica e l'Istituto di Medicina Legale. Sapevano che per comprendere a pieno un caso necessario muoversi, ma lungo le direttive di una meta certa, attraverso il cammino appena abbozzato degli indizi. Sistemarono l'auto nella posizione originale, che- secondo la versione dei testimoni, secondo le tracce dei pneumatici e del sangue, aveva il giorno del delitto. Ebbero delle difficolt a stabilire l'esatta posizione del tiratore seguendo la linea dello sparo (angolo d'impatto del proiettile e la sbarretta del finestrino), perch la terra e le pietre rimosse avevano fatto variare l'altezza che l'automobile aveva il giorno del delitto. Esaminarono i dintorni di questo "luogo aperto" partendo dal punto in cui il sangue si era accumulato in maggior quantit e lo fecero spostandosi con una lentezza che giustamente risult esagerata ai guardoni di turno. Descrivevano cerchi concentrici piccolissimi. Oltre la strada, vicino a delle fratte situate a sudest, la linea di tiro, trovarono che alcuni rami e alcune foglie erano schiacciati, come se il peso di una persona di grandi dimensioni, o di due persone piccole, li avessero premuti per un certo tempo. La zona, quasi spianata dai passaggi successivi, si estendeva, in modo irregolare, per poco pi di 90 centimetri. Le foglie si erano gi scolorite un p, processo della durata di alcuni giorni, che si sarebbero potuti facilmente stabilire, e lo stesso era successo con i rami nei punti in cui erano stati spezzati. La o le persone che erano state l, erano passate fra i rovi. Tutto il lavoro dei periti ha quasi esclusivamente un unico scopo: quello di arrivare ad una conclusione. La conclusione a cui arrivarono in questo caso fu la seguente: "Trovandosi Guy Pelissier e Alicia Bon all'interno dell'auto marca Chevrolet, modello 1939, di color piombo, targata IH322 di Santiago, l'11 giugno, intorno alle 18, qualcuno ha sparato sul veicolo da una distanza di circa 5 o 8 metri, traiettoria discendente; la parte pi alta della strada fino al veicolo ha permesso di dedurre approssimatamente la distanza, con una carabina calibro 45. Il proiettile ha colpito, quasi al centro, la sbarretta verticale del deflettore anteriore sinistro e si biforcato: una delle due met ha ferito al petto Pelissier, che si trovava di fronte al volante, l'altra met, ha ferito alla testa, sul lato destro, Alicia Bon. La sbarretta ha deviato, con angolazioni quasi uguali, le due met. Il proiettile, nel cadere- perdita di velocit da impatto- ha solo potuto causare ferite di entrata. I bordi delle ferite conservano le irregolarit corrispondenti a quelle dei frammenti. L'angolazione del proiettile frammentato che ha ferito Alicia Bon, pi aperta di quella seguita dal frammento che ha ferito Pelissier. Probabilmente il proiettile si piegato un p- dimensione e peso maggiori- verso il lato sinistro del tiratore, nel non centrare a pieno la sbarra, perch l'angolo di tiro lo impediva. Queste ultime considerazioni sono deduttive perch le modificazioni che ha subito l'altezza laterale nord della strada dopo il delitto, non hanno permesso di stabilire, di fatto, la posizione del tiratore rispetto al bersaglio, cio l'automobile. La posizione delle vittime durante i fatti era: Pelissier seduto di fronte al volante; Alicia Bon con la testa appoggiata sulla gamba del dottore, la faccia verso l'interno. Dopo lo sparo Pelissier sceso dall'auto e ha fatto alcuni passi- macchie di sangue del suo stesso gruppo sul terreno in forma di gocce. Il corpo di Alicia Bon stato tirato gi dall'auto sulla strada, e poi stato rimesso sul sedile posteriore del veicolo. Non possibile spararsi contro un proiettile di quel calibro, o di qualsiasi altro, attraverso il finestrino anteriore sinistro dell'auto. Lo sparo al centro di una piccola sbarra, un centimetro e mezzo di diametro, quando c' poca luce, fortuito. Lo sparo partito da una terza persona ad una distanza che va dai 5 e agli 8 metri: l'assenza di polvere sulla sbarra e il resto del veicolo esclude uno sparo a bruciapelo; la traiettoria seguita dal proiettile indica che la posizione del tiratore era ad un'altezza maggiore di quella indicata dall'impatto del proiettile sulla sbarra. La traiettoria discendente la si deduce, inoltre, perch i bordi della strada sono bassi. Il fatto in s straordinario; ma, allo stesso tempo, incontrovertibile. La pistola Browining 765, che stata esaminata, e che appartiene al dottor Pelissier, mostra un difetto nel meccanismo di rilascio del bossolo. stata usata recentemente".

****** Tuttavia, le leggende nere continuarono. La verit tecnica risultava inammissibile perch sfuggiva ad una facile comprensione e perch non quadrava assolutamente con quello che era gi di dominio pubblico. Striscie, calibro, biforcazione, dislivello, emazie, siero, impregnazione, ecc..., sono voci "strane", termini difficili, molto diversi dai termini stupro, inganno, poverina, abuso, martire ecc..., che erano in circolazione e che raggiungevano, in confronto alle altre, un numero maggiore di persone. A chi bisogna attribuire la responsabilit dell'esistenza di queste differenze, che non si riducono ad una pura formalit? Costa riconoscere la superiorit, perch questa non una condizione gratuita, significa sforzo e preparazione previ; ammetterla un passo positivo. I poliziotti della Prefettura di Santiago non erano per niente d'accordo con i tecnici del Laboratorio che, per la seconda volta in due mesi, tornava ad infliggere una ferita al classico ed equivoco corpo della polizia, grazie al semplice divario di formazione esistente fra loro. Oggi, a 25 anni di distanza, fra i corridoi di mattonelle scure e le dozzine di porte del Laboratorio di Polizia Tecnica, devono aggirarsi ancora ed imprecare i loro fantasmi... I nomi di Sandoval, Keymer, Lagos, Urza, Varas e Colvin, proiettati nel tempo del fare lucido e infaticabile, devono essere qui a reggere, in qualche maniera, queste sezioni quasi in rovina... Perch quest'alveare tecnico-scientifco di ieri...non esiste pi. La criminalistica ufficiale morta. Quelli che sono sopravvissuti e, lontani dalla casa-madre-scuola: Larran, Tllez, Andrade, Escobar, Aliaga, Varleta, non possono far nulla. incredibile! Il paese ha perso un autentico e meraviglioso Istituto di Criminalistica appena la politica ha cominciato a crescere, come gramigna, tra pipette e sieri, tra ideali istituzionali e talento etico, tra sacrifici e conoscenze. Una vera pena di fronte a quello che sembra irreparabile, ai danni. Rimangono ancora alcuni eroi, ma sono pochissimi, e non comandano: ubbidiscono. Le dita di una mano amica bastano per contarli: Esquivel, Vega, Portero, Ossandn e Garca... CAPITOLO OTTAVO RICOSTITUZIONE DEL CRIMINE Gli avvocati di parte, specialmente l'avvocato Toms Chadwick Valds, venuti a conoscenza, ufficiosamente, delle conclusioni dei periti del Laboratorio di Polizia Tecnica sollecitarono al Giudice Istruttore la ricostituzione del crimine di Pedreros. Per amore di verit- come diceva il dottor Sandoval Smart, capo del Laboratorio di Polizia Tecnica, sarebbe stata una ricostituzione sui generis perch mancavano il o i carnefici, mancavano l'arma o le armi, mancava Guy Pelissier, che era ancora in clinica, e nessuno, nemmeno la polizia civile incaricata dell'indagine del caso, credeva nella remota possibilit che ci fossero un altro o pi autori. Una volta concordata, la ricostituzione fu fissata per il pomeriggio, cos avrebbero avuto tempo per discutere i dettagli con le parti, in altre parole: avrebbero potuto vedere se quella procedura giudiziaria era pi o meno opportuna. I testimoni Alfredo Glvez, Enrique Barrenechea e Hayde Henrquez sarebbero stati sottomessi a prove audiovisive alla stessa ora del delitto: le 18. La polizia "avrebbe preso le misure del caso": avrebbe portato le armi, pistola e carabina, le luci, le macchine fotografiche, la consulenza tecnica e avrebbero trasportato le altre autorit cos come i testimoni. Una funzionaria di Investigaciones, Elena de la Cortina, avrebbe impersonato Alicia Bon Gzman. Lavorava come segretaria nell'Assessorato Tecnico del Personale (Sezione incaricata degli archivi e della presentazione in giudizio dei delinquenti). L'auto di Pelissier fu portata ancora una volta sul luogo del delitto, ma questa volta i testimoni, quasi diretti, sarebbero stati interrogati giudiziariamente e messi a confronto fra loro o con i periti. Agli stessi periti del Laboratorio di Polizia Tecnica si sarebbero potute fare delle domande "alla luce dei fatti". Il Giudice Istruttore, Perales, arriv accompagnato dalla sua segretaria, Sara Salazar, donna giovane e normale, che diede una vera lezione di pazienza o di adattamento a un sistema viziato, stupido e inefficiente. Nella cosiddetta Amministrazione della Giustizia, per quanto riguarda i giudici e le loro segretarie o cancelliere, esiste

sempre, fra loro, una notevole differenza d'et per una semplice ragione: i primi sono al tramonto della loro carriera e della loro vita, le altre sono all'inizio di entrambe. Il Giudice Perales, oltre ad essere vecchio, era sordo. L'avvocato criminalista Toms Chadwick Valds- dedito allo studio del Diritto Penale; diverso dal Criminalistico, che s'interessa allo studio del delitto e dei suoi effetti, come cardini dell'indagine, era un eccellente professionista: inquieto, invadente, selettivo e franco, aveva bisogno di questa ricostituzione perch era certo, per la dichiarazione del proprio Pelissier, che conosceva e a cui credeva, dell'innocenza del suo cliente. Non gli importava molto che il giudice istruttore fosse vecchio e sordo, quello che gli interessava era quello che sarebbe rimasto agli atti e che avrebbe cos potuto, incidentalmente, demolire le tendenziose e precipitate dichiarazioni dell'avvocato Oscar Peluchoneaux Bustamante. Quest'ultimo non era meno brillante del suo collega: alto, robusto, parsimonioso, dall'apparenza esageratamente grave, quasi solenne. Sapeva che l'aver accusato Pelissier era stato solo un'atteggiamento di risposta alle aspettative della famiglia Bon-Guzmn e dell'opinione pubblica. Lo aveva fatto fin dall'inizio, ma nella sua coscienza, il suo foro interiore, nutriva forti dubbi. Il diritto cos: obbliga a prendere delle posizioni forzate. L'avvocato servitore del Diritto: "Tutti hanno diritto alla difesa" una frase molto usata, una forma per incorporare, professionalmente, il significato di equit; e il ruolo di A o B dev'essere giudicato bene, a volte, con un certo danno in termini di prestigio personale. il meccanismo della giustizia attuale... Completavano il gruppo i periti balistici Horacio Arce Fernndez e Guillermo Prado Vsquez, ambedue maggiori dell'Esercito e uomini del Laboratorio di Polizia Tecnica (i due sarebbero in seguito arrivati al grado di generale e il primo fu poi Ministro degli Interni nell'ultimo governo del generale Ibaez). Chiudeva il gruppo tecnico il dottor Osvaldo Esquivel Rojas, a quell'epoca, medico legale, investigatore del laboratorio, che si era specializzato nell'osservazione di cadaveri e feriti "in situ", visto che non la stessa cosa interpretare cause di morte o di ferite all'obitorio, nell'Istituto di Medicina Legale, che farlo sul luogo stesso del delitto. Un cadavere all'obitorio un cadavere nudo, un cadavere nella posizione obbligata del pianale della camera frigorifera, o sul tavolo, un cadavere in due posizioni: di decubito dorsale, quasi sempre, o di decubito ventrale: quando dev'essere esaminato. Certamente, non arriva mai sul tavolo da autopsia un cadavere in pieno rigor mortis (l'acidificazione dei muscoli- legge di Nysten- combinata alla loro disidratazione, provoca la rigidit cadaverica, risultato del raffreddamento e della contrazione che coinvolge tutti i muscoli, dall'alto al basso, incominciando dalla mandibola fino a raggiungere gli arti inferiori. Ha inizio fra la terza e la quarta ora. totale verso la tredicesima. Sparisce completamente nel giro di due o tre giorni). Sul luogo del delitto i cadaveri si ritrovano di solito seduti, accovacciati, coricati, con la testa in su o in gi, su un fianco, con la testa fra le gambe, gambe sulle spalle ecc... Sono le varie posizioni della morte violenta dovuta a terzi, suicidi strani o incidenti. A volte, come nel caso di cui ci occupiamo, nel luogo del delittto sono solamente dei feriti e si trasformano in cadaveri solo in un secondo tempo. Il luogo del delitto mostra sempre quello che successo. L'obitorio entra nel sistema. Per il medico legale il cadavere di per s "testimone" di ci che accaduto. pelle e viscere squarciate, frattura o deposito di sostanze tossiche o veleni, ecc..., che sono studiati o interpretati. Ma solo pelle, ossa e viscere. Per il medico legale-investigatore , inoltre, e prima dell'esame legale: una data, un luogo e dichiarazioni di testimoni, rapporti di periti, indizi innumerevoli, attegiamenti estremi ecc... Tutto quello che sta intorno e che ha a che fare con la morte. Le cose naturali o artificiali che la riguardano. Medicina Legale Criminalista. Esquivel, cos come altri medici-investigatori si recava poi all'Istituto Medico Legale, per continuare ad indagare le sue "frattaglie" e ritornava sul luogo del delitto per altre verifiche. In realt con i suoi colleghi dell'obitorio si integrava, correggeva, aiutava, perch conservava negli occhi e nelle fotografie la verit ultima del fatto criminoso che si stava indagando. Il trio tecnico era dotato di una rapida e concreta espressivit criminalistica orale, per ragioni di mestiere, e il caso lo conosceva bene, in quasi in tutte le sue fasi, ed era ovvio il motivo per cui aveva cominciato a "prendere contatto" con gli indizi fisici per smembrarli e interpretarli uno a uno e poi verificare se complessivamente, nell'insieme, quadrassero. I casi, che poi finiscono in un freddo rapporto ufficiale, i periti li vivono. Si spingono sempre pi in l di quello che poi riferiscono ai tribunali: sono le verit del mestiere di perito. Una perizia sempre un cumulo di congetture di verit, nate dagli indizi stessi, e non erano solo gli indizi che c'erano sul luogo del delitto, ma anche quelli che erano finiti oltre: pezzi del proiettile spezzato in due, l'arma non trovata, le ferite, gli indumenti, il sangue, la pistola di Pelissier, il cadavere di Alicia, ecc... Tutti indizi preziosissimi per confronti,

analisi e conclusioni molto precise; perch la verit non questione di terminologia, ma di fatti e di una loro corretta interpretazione. La verit, in Criminalistica, viene provata dalla totale assenza di contraddizioni. Naturalmente si usa un altro criterio e altri termini, perch anche la posizione nei confronti del fenomeno delittuoso diversa. Dobbiamo considerare a questo proposito il fatto che la disciplina del Diritto Penale, in Cile e in America Latina, essenzialmente formalista e rituale, e di conseguenza superficiale. come se il Diritto fosse in attesa di "fatti" rispondenti alla tipologia dei codici. In altre parole: deve saltar fuori un quadro che "calzi" con quello che i legislatori europei hanno espresso prima del 1810. Questo fenomeno non pu accadere e quando lo si d per avvenuto, solo perch l'interpretazione legale si cos "liberalizzata" da adattarsi alla realt criminale cilena. che si tratta di un Diritto basato su un principio formale: libero arbitrio, ovvero discriminazione fra bene e male. Il Codice Penale solo un'arma repressiva, in cui tutto intimidatorio, severo, esemplare, austero. Non pu appartenere a nessuna sfera del determinismo, perch questo inizia a manifestarsi quattro anni dopo: nel 1814. Non conosce il determinismo patologico- Pasteur 1850e quello fisiologico- Claudio Bernard 1865-. Ignora l'Antropologia Criminale- Ferri 1871-. Ignora tutto, dall'attuale Criminogenesi- Parigi 1950, Scuole Biocriminologiche- alla Sociologia Criminale e all'interessantissima Scuola Penitenziaria. Non che crediamo che per comprendere la verit del delitto sia pi utile il determinismo del libero arbitrio, no, vogliamo solo indicare quanto sia vecchio il nostro Codice e quanta strada abbia fatto l'uomo universale in questo campo, soprattutto, l'uomo contemporaneo, che insiste sull'umanesimo penale concentrando i suoi massimi sforzi sulla profilassi criminale e sulla protezione sociale, subordinando l'individuo, specialmente il delinquente, al gruppo sociale sano. I giudici istruttori, i pubblici ministeri, i giudici, gli avvocati, i poliziotti, ecc..., quasi tutti quelli che hanno in mano la cosiddetta Amministrazione della Giustizia, disconoscono la Criminalistica, perch questa piccola "transscienza" non viene insegnata nelle scuole di Diritto del paese n in quelle dell'America Latina. Perci necessario che il Giudice Istruttore abbia l'ultima parola "in situ", sia quello che impartisce gli ordini (?). Lo sforzo degli avvocati di parte quello di convincere "legalmente" il giudice dell'innocenza o della colpevolezza. Una ricostituzione dello scenario ha come scopo che il carnefice sceneggi, reinterpreti, davanti al tribunale, il suo crimine, sullo stesso luogo del delitto, affinch i legali possano "penalmente" valutare il suo comportamento e applicare, successivamente, alcuni dei severi articoli del Codice. successo che un "criminale", debitamente addestrato, confessi di essere l'autore di un delitto e che la ricostituzione provi la sua innocenza; ma anche successo che un criminale incallito, essendo l'autore del fatto, nella ricostituzione finga di essere innocente e accusi la polizia di tortura. In realt, durante la ricostituzione dell'assassinio di Alicia Bon, si assistette ad uno spettacolo indimenticabile. Non si disse: "Si d inizio alla...ricostituzione", ma quasi. Il Giudice Istruttore si sistem al centro del gruppo... La sua segretaria afferr una matita...e: -Nome e domicilio del testimone... Ognuno dichiar nuovamente quello che aveva visto e sentito la sera dei fatti. Alcuni, a causa dei giornali e delle riviste, o per le informazioni della radio, dimostravano di avere "conoscenze" ulteriori e un certo istrionismo prodotto dall'incentivo di essere "al centro", brevemente, dell'attenzione del gruppo, di cui i giornalisti erano la parte pi consistente. Sarebbe interessante uno studio sulla stampa come fattore turbativo del comportamento psicologico-giudiziario nei grandi casi criminali. La signorina Henrquez non riusc a vincere la sua naturale indole femminile ed ebbe persino dei cedimenti di voce. Il testimone Glvez, al contrario, recit la sua parte con una voce che era udibile persino ai contadini tenuti lontani dai cordoni della polizia. Barranachea sapeva che faceva parte di un caso importante, era un principiante, e mostr tutta la gamma di incertezze propria dell'attore che debutta. Mostr, inoltre, un giudizio diretto e un timore reverenziale nei confronti dell'autorit. La segretaria, indifferente, quello era il suo ruolo, continuava a prendere appunti e a dare ordini: -Nome e domicilio del perito-testimone. Gli uomini del Laboratorio davano come domicilio l'indirizzo del commissariato: l era pi facile rintracciarli. La sfilata non fu lunga, non poteva esserlo: in ogni indagine di polizia giudiziaria vale ci che diretto e sostanziale e non sono molti quelli che possono comprendere elementi essenziali: il o i carnefici. vero per che si va anche

in cerca della comparsa della verit testimoniale o della sua comprovazione. In fondo le ricostruzioni non sono altro che anacronistiche esibizioni di un'epoca che credeva nel castigo esemplare. Hanno una sola giustificazione: aumentano, diminuiscono o fanno svanire dubbi criminalistici, sempre che esistano. Probabilmente continuano ad essere fatte perch i criminalisti aiutano i giudici istruttori, i giudici, gli avvocati e la polizia a veder meglio la verit. In ogni caso, se si continua con questo sistema, varrebbe la pena di usare la voce "ricostruzione" che risulta pi appropriata allo scopo che non il termine ricostituzione, gi che la prima, nella sua seconda accezione accademica, significa: "evocare a memoria tutte le circostanze di un fatto per averlo presente per intero". Si mise agli atti il nome di Elena de la Cortina e fu fotografata nella posizione in cui era stata indicata dai testimoni. Si trattava di un assurdo logico, ma cos avvenne e cos il disegno del suo corpo entr a far parte del fascicolo. I disegni sono statici, quelli agonici no; Elena de la Cortina era piena di vita e sapeva che aveva un corpo ben fatto e lo metteva in mostra. Port la mente della maggioranza degli uomini che assistevano alla ricostruzione...ad altre...regioni. I testimoni non erano pi al centro dell'attenzione del gruppo. Il disegnatore Garca Pope, del Laboratorio di Polizia Tecnica, fece alcuni schizzi dai quali scatur una vera anticipazione della minigonna. "La sera del delitto, era gi buio, cos hanno detto tre persone, tra cui una donna: i testimoni, abbiamo visto dei bagliori e abbiamo sentito degli spari. Quando ci siamo avvicinati abbiamo visto un uomo ferito che chiedeva aiuto. Lui ci indica il corpo di una donna che a terra". Siccome nessuno fa la parte di Pelissier la scena difficile da captare, rimane incompleta. Non potevano vedere la ferita che Pelissier aveva nel petto: era molto piccola ed era coperta da giacca, maglione e camicia. Non potevano nemmeno vedere il sangue che usciva dalla ferita. Pelissier fu costretto a dire loro che era ferito. Per poterla vedere dovettero usare i fari dell'automobile e Pelissier dovette mostrare la camicia: negli indumenti scuri, giacca e maglione, non possibile riconoscerla se non se ne ha una certa pratica. I testimoni dovevano essersi indubbiamente fatti un quadro mentale adattato alle informazioni che avevano ricevuto nel corso delle giornate successive. normale. Avevano dovuto, inoltre, ascoltare gli spari e le grida di aiuto in diversa sequenza. La voce stentorea del testimone Glvez aveva gi riconquistato l'attenzione generale su di s. -Qui!- ed indic un luogo. Fa coricare l a terra di nuovo la signora Elena de la Cortina e tutti guardano nuovamente le belle gambe avvolte in lucente seta nera che contrasta con il bianco della sua pelle. Ripete la parola-ordine: "Qui". L'auto un'altra volta sul ciglio della strada, sul lato nord, in una posizione del traffico ben nota a conducenti e pedoni, perch, ricordando con esattezza il luogo in cui si trovavano il corpo di Alicia e l'auto, andava, per prodigio mnemonico, verso il miracolo reiterativo: bagliori, spari e grida di soccorso che si alzano nella notte e in un luogo desolato, aperto, su una strada sterrata, con tracce di traffico posteriori al fatto, elementi che emozionano, elementi diversi, e Glvez era a corto di punti di riferimento. Quando Pelissier si dirige in auto verso il Pronto Soccorso, nei testimoni si produce uno svuotamento fisico: la strada si allunga fino a dove i rossi fanalini posteriori sono visibili. Si commenta il caso e i testimoni si allontanano. Quella precisione non era in nessun modo possibile, per quanto ne sappiamo. Si spiega, forse, dal punto di vista della fenomenologia psicologica: sapeva che era uno dei testimoni e che gli altri due, lo sapeva da prima, erano subordinati a lui e che tutti avrebbero dovuto accettare le sue affermazioni. Glvez non sapeva assolutamente nulla dell'esistenza di periti di indagini criminali. Non c' da stupirsene... Lo stesso testimone, testimone-capo, conferma i movimenti, avanti e indietro, del veicolo: -S. La posizione dell'auto questa. La segretaria domanda, rivolgendosi, apparentemente, a tutti i testimoni: -Quando scende Alicia Bon? Il fatto incredibile delle ricostruzioni: le domande le fa chi ha il ruolo ufficiale, l'individuo con il ruolo burocratico, non importa che sia all'oscuro di tutto. E si cerca la verit attraverso la successione dei fatti: si crede che la mente sia come un film e si confondono le immagini orali con quelle visive, perch entrambe devono essere esposte, tramite parole comuni, alla comprensione generale. La verit, che sfugge fra varianti cellule nervose, si confonde. Un testimone deve, inoltre, sempre obbedire alle autorit, esiste un atavico quadro mentale per questo, una zona. Le condizioni necessarie per poter dire: non posso saperlo, sono arrivato quando lei era gi a terra, sono altre. I testimoni non potevano sapere l'ordine dei fatti, lo potevano solo dedurre e questa non era, fortunatamente, una cosa difficile da fare e la fecero:

-Prima Pelissier, poi Alicia- era la voce di Glvez. La segretaria prese nota. Anche lei doveva saperlo. Tutti lo sapevano. L'interrogante ufficiale era soddisfatta per l'ordine di comparizione dedotto, tramite i testimoni, da Glvez. Perch? Formule della legge. Continu. Quando qualcuno "imbrocca" qualcosa, le associazioni mentali si consolidano, si irrigidiscono, diventano quasi un percorso nervoso: -Da che lato l'hanno fatto? I testimoni ebbero un momento di esitazione e si guardarono e guardarono verso il corpo, pieno di vitalit, di Elena de la Cortina fino all'auto a quattro porte. Pensarono... La risposta venne lenta, incerta. Ancora Glvez, ma questa volta con la voce quasi roca: -Dal lato destro. Si prese nota. Quando qualcuno "mente" su qualcosa, le associazioni mentali si consolidano, si irrigidiscono e si ritorna a mentire. La vanit assume ancora pi importanza: il falso edificio non deve crollare. La verit giudiziaria continua ad essere sottovalutata, dimenticata. Alicia Bon non era scesa: l'aveva tirata gi Pelissier, ma Pelissier era ancora in clinica. Nessuno poteva interpretare il ruolo del dottor Pelissier. Come? Perch? L'ordine appreso, derivato dall'errore, l'ordine falso...continuava a dominare; prima il 7, poi l'8, il 9, ecc... Quando? La segretaria incalzava. Senza dubbio si riferiva al tempo dei fatti successivi. Prima il 5, poi il 6. Non sarebbe mai arrivato il momento dello spergiuro, ma sempre della sfacciataggine, dell'ignoranza, dell'errore, mai della vera professionalit. che fare domande in pubblico a chi sa qualcosa ha davvero sempre un prezzo: si corrono molti rischi, il posto traballa. La segretaria aveva dimenticato il rapporto dei tecnici ed i tecnici stessi. I testimoni sono docili, rispettosi della legge, e fanno in modo che le autorit possano "farsi belle" e anche questo importante perch d forza alla gerarchizzazione della conoscenza: un giudice istruttore sa sempre pi di una segretaria e una segretaria pi di uno o tre testimoni. I testimoni tornarono a guardarsi e bisbigliarono a lungo. Mostravano d'essere nervosi, sorpresi. Glvez un'altra volta. La sua voce sonora risultava fastidiosa... -Quando ritornato. -Da dove? Dove era andato? Domande e risposte. Sommatoria di voci vuote e la confusione cresceva. Si alzava il tono della voce dell'autorit femminile e si abbassava la voce di Glvez. Sospetti da un lato e coscienza in lotta, dall'altro. Glvez era indubbiamente intelligente: la nuova risposta la diede velocemente: era meglio mostrare sicurezza: -Quando ritornato alla macchina. Giusto: non avrebbe potuto tirarla gi da lontano. Cos stato messo a verbale. -L'avete tirata gi voi? -No. L'abbiamo aiutato a rimetterla in macchina. Il dottor Esquivel non si trattenne pi e disse: -Sembra evidente, signora, che lo fa dopo aver tentato di inseguire degli assalitori. -Che assalitori? La segretaria era chiaramente sorpresa; il giudice istruttore anche, quando gli gridarono all'orecchio la risposta del medico-investigatore; sospresi erano anche l'avvocato Peluchoeneaux, i giornalisti, i poliziotti della Brigada Rural e i carabinieri, soprattutto, il capitano Gutirrez. Esquivel non rispose alla domanda della segretaria e si limit a seguire il filo del suo ragionamento: -Deve averla tirata gi dal lato destro, avrebbe evitato cos la difficolt del volante che riduce lo spazio per il passaggio di un corpo quasi inerte e le probabilit, certamente remote, di un investimento: nessuno potrebbe credere che sia possibile la presenza di un corpo umano steso sulla strada, al lato di un'auto ferma. Era pi facile; ma no, in fin dei conti pi umano, si avvicina all'auto dallo stesso lato, il sinistro. Pelissier scosso, quasi un automa. L'ha sentita lamentarsi e la tira fuori dalla macchina prendendola per le ascelle. Chiss, forse desidera visitare la sua compagna o forse, metterla, se possibile, in un luogo pi comodo. La visita e grida aiuto. Allora compaiono questi tre testimoni, a loro racconta quello che successo e questi lo aiutano a rimettere Alicia nell'auto.

Una mente tecnica, lanciata su cammini gi percorsi, rapida e poco compiacente. Non capisce molto di rituali giudiziari. -Lei come l'ha capito, dottore? Sembra che abbia visto tutto- domand con tono inquisitorio la segretaria stupefatta. - il mio mestiere. Grazie al sangue. Elena de la Cortina continuava ad interpretare il ruolo di Alicia Bon. Il suo volto aveva le palpebre chiuse. Sapeva che la gonna si era sollevata abbastanza, ma, siccome i feriti a morte non sono vanitosi, non si azzardava a tirarla gi. Si limitava ad arrossire. La segretaria grid al giudice istruttore il ragionamento di Esquivel. Il giudice assent. Elena de la Cortina pass sul lato sinistro dell'auto, nella posizione segnalata dagli indizi, che non hanno n la memoria n la fragilit del ricordo, che sono "non-emotivi" e ne approffitt per mettersi a posto il vestito. Era inutile: gli uomini continuavano a ricordare la sua bianca pelle per il contrasto con il nero della seta ben sagomata e perch era stata vista in circostanze difficili, serie, che avevano inciso quindi, in modo indelebile, sull'associazione. Horacio Arce, dimostr che era impossibile effettuare uno studio di traiettoria dal momento che erano state modificate le condizioni fisiche della strada, abbassando la posizione dell'automobile rispetto allo sparo assassino. Qualche "autorit della polizia" aveva rimosso e estratto terra e pietra dal ciglio della strada, sul lato nord. La signora Sara Salazar prese le note del caso e inform il giudice istruttore. Lui ordin che gli venisse ripetuto quello che aveva detto il perito Arce, perch era, a suo avviso, molto importante... La segretaria, in una "traduzione" pi o meno libera, disse: -Eccellenza, la terra stata rimossa ed stata messa sul ciglio della strada. -Che terra?- grid il giudice. Un sordo non si rende mai conto di quando grida. -Quella della strada! La segretaria aveva sprecato un grido. Chiese al disegnatore Garca di fare uno schizzo che spiegasse quello che aveva detto Arce. Il giudice, dopo averlo visto, comment. -Che importanza ha? Gran parte del gruppo si rese conto dell'inutilit di proseguire con la cosiddetta "ricostituzione della scena", forse saturata da altre scene illogiche e sconnesse. Tuttavia decisero di approffittare del tempo per scambiarsi idee e impressioni sul delitto. Non difficile dimenticarsi di un Giudice Istruttore, e tanto meno di un giudice che non sente e che, probabilmente, stava facendo i conti di quanto tempo ancora gli rimaneva prima di andare in pensione. Arce pose direttamente una domanda al capitano Gutirrez. -Perch ha smosso la terra della strada? -Non si trovava nulla sulla superficie. Un'auto avrebbe potuto interrare bossoli o proiettili. -S. Pu essere. Credo, questo s, che sar necessario rimettere a posto, riempire quella buca. -D'accordo, maggiore. Quando ci dar l'ordine, io e i miei uomini lo faremo in poco tempo. -Grazie. Esquivel aveva una conversazione "a latere" con la segretaria. Le diceva: -L'arma e il modus operandi, signora, corrispondono all'azione di briganti. Varrebbe la pena che il signor Giudice ordinasse un'indagine di questo tipo. Chadwick, che lo ascoltava, era d'accordo. -Certo dottore. Non l'avevo visto sotto quest'ottica. Ma bisogna tentare di far qualcosa in questo senso. Mi sembra super positivo. Peluchoneaux vedeva naturalmente male la faccenda e comment: -Da queste parti, per quello che so io, non ci sono briganti, Pelissier dev'essere condotto qui e allora vedrete che cambier tutto. Signora, questo che dovrebbe dire al suo giudice. -No signore- argoment Esquivel-. Non cambier nulla. Questa una strada infestata da briganti. Succede in tutte le strade solitarie che collegano centri abitati. L'evidenza dei fatti indica un'aggressione di questo tipo. -Quale evidenza?- domand Peluchoneaux-. Nel fascicolo, per quanto ne so io, non compare nessuna evidenza che giustifichi quello che lei dice, e io, come avvocato, non posso avere un parere diverso da quello che ho. Io

penso in termini di Diritto, dottore, e al Diritto mi attengo. Insisto per una nuova ricostruzione e con Pelissier presente. -No, collega- lo contraddisse Chadwick, con questo giudice sordo sar un'altra perdita di tempo. Quello che dice il dottor Esquivel mi pare corrispondere a quello che realmente accaduto qui. Lei deve pensarla come me. Insister su questa linea. Quando era un bambino, nella sua casa di Valle del Elqui, Esquivel aveva presenziato ad un'aggressione contro la sua famiglia, che era finita con la morte del padrino che amava e che ricorda ancora. Da allora, pi di quarant'anni, si preoccupato di studiare i briganti. Per la stessa ragione, una volta medico, entrato nella polizia civile. Chadwick si rivolse alla segretaria: -Lei, che ...l'"interprete" del giudice, gli dica che dia l'ordine di fotografare il luogo dal punto segnalato dai periti, cos potremo andarcene una volta per tutte. Sta per farsi buio e non saremo in grado di avanzare giudiziariamente in nulla nemmeno se sorgesse di nuovo il sole. Io so gi a cosa attenermi e sono pi che soddisfatto, contento. Suppongo che il mio collega Peluchoneaux non pensi n senta nello stesso modo. Furono dati gli ordini per ci che l'avvocato di Pelissier aveva raccomandato. Per associazione o immaginazione, quella specie di "ricostituzione" risult una farsa emozionante...ma, per delle ragioni diverse: il disegnatore Garca, approffittando della scarsa luce residua, faceva dei rapidi schizzi di tutta la zona e da diverse posizioni. In uno dei suoi giri si allontan fino a finire vicino alle fratte che c'erano sul lato sud. Il fotografo Jos Muga, della rivista "Vea", che si era nascosto in quelle fratte dal mattino, si innervos per l'avvicinarsi di Garca. Il giudice aveva ordinato le prove testimoniali dei bagliori e degli spari. Quando cominciarono i colpi, che naturalmente passavano alti, in quella direzione, li sparavano i detective della Brigada Rural, Garca cadde in una buca e Muga usc fuori dal suo nascondiglio correndo e gridando. Siccome non era quella l'ora pi indicata per quel tipo di prove, le armi usate, carabina e pistola, erano visibili ai testimoni, il Maggiore Prado protest. Arce, il suo capo, gli disse: -Non ti preoccupare. Non ha nessuna importanza. Minuto pi minuto meno. Qui nulla vale la pena. Lascia perdere. Elena de la Cortina si alz e cominci a scuotersi il vestito. La guardavano, ma meno: un detective l'aiutava a spazzolarsi e lo faceva con una certa sicurezza. Gli appetiti degli altri, come succede quasi sempre, cominciarono a calmarsi. Finalmente il giudice diede l'ordine della conclusione della cerimonia giudiziaria e prese con s gli appunti della sua segretaria. Il detective Jorge Rabanales Casas, della Brigada Rural, aveva "drizzato le orecchie" nel sentire quello che aveva detto il dottor Esquivel: "Aggressione e carabina" erano termini a lui familiari. Incominci a percorrere i dintorni in cerca di informazioni su sconosciuti. Un uomo del servizio di Investigaciones incominciava a credere nei suoi tecnici e questa fiducia sarebbe, per la prima volta, arrivata fino ai vertici. La "ricostituzione" serv inoltre a riaprire la ferita pubblica: tutti gli organi di informazione dell'epoca avevano impegnato tutti i loro "uomini migliori" sulla strada di Pedreros... Quello che salt fuori da l, opinioni personali con base tecnica, arriv direttamente alla collettivit. Le voci: aggressione, carabina, malfattori, ecc..., apparivano per la prima volta in relazione con il caso di Alicia Bon e non quadravano con la prima versione. L'aspettativa rimontava. Toms Chadwick e Oscar Peluchoneaux si avvicinarono al Laboratorio di Polizia Tecnica: valeva la pena mantenere rapporti con quegli uomini che pensavano in modo cos diverso da quello della polizia e da quello di molti altri... Avevano idee nuove sul vecchio delitto, o erano forse idee "vecchie"?. Nessuno degli avvocati trascur Investigaciones. Adesso poteva anche succedere che in qualsiasi momento il colpevole, l'assassino o gli assassini, cadessero. Il caso aveva imboccato la convincente pista che parte dai fatti stessi. Cominciava ad assomigliare a quella verit che difficile negare. Pelissier migliorava fisicamente e un giorno lasci la clinica: i punti della ferita stavano seccando e la cicatrice irregolare incominciava a perdere la tonalit rosata. Nella sua coscienza, invece, si era fatta a pezzi la legge della morale e non trovava appiglio per quello che prima chiamava giusto. L'errore invincibile lo faceva sentire prigioniero e aveva bisogno, come ogni essere umano, di ritornare a godere della libert interiore per continuare a vivere.

CAPITOLO NONO LA POLIZIA GIOCA LE SUE CARTE Il detective Rabanales parl con i suoi capi e con i suoi colleghi e, soprattutto, con il commissario Nilo, capo, in quest'occasione, della Brigada Rural. Uno dei suoi ultimi capi: poco tempo dopo il delitto, la Rural sarebbe scomparsa. Egli ordin una feroce "razzia" attorno a Pedreros. Come al solito, non fu preso nessun bandito. Tutte le volte che la polizia attua massicciamente i delinquenti di professione lo sanno, comunicazione diretta, ne hanno il presentimento o se ne rendono conto, perch i detective attuano, a dir poco, con impudenza professionale: una certa ostentazione collettiva di "autorit" che comincia con la sosta di furgoni speciali"juanitos"- agli angoli di strada o in luoghi minacciati dai "razziatori". Poi dalle pattuglie escono, in gruppi, quelli che arresteranno i "sospetti". Gli uomini sospettati corrispondono ad un'immagine prestabilita: poveri, fatalisti, denutriti, mal vestiti. Non conoscono i loro diritti, nulla guadagnerebbero se li conoscessero, e non possono difendersi fisicamente perch i poliziotti mangiano un p meglio, rappresentano l'efficacia della legge, si muovono armati e in gruppo. "I sospetti" che cadono nelle "razzie" sono, in gran parte, uomini sconfitti, e quelli che, per la giovane et o per un miracolo ereditario tendono a sopravvivere con dignit e presentano qualche resistenza all'atroce ingiustizia socio-legale di cui sempre sono vittime, sono trattati in modo tale che lo spirito, la parte vitale, si spezza per sempre dopo uno o due arresti per sospetto. Ridotti a pezzi, i ribelli sono trasformati in informi e inerti masse umane. Per sapere cosa sia un subumano, si tratta solo di vedere, almeno una volta, le celle della polizia civile dopo le "razzie": l si ammucchiano per mangiare gli avanzi inviati loro dalle carceri pubbliche. Ombre che esibiscono, senza nessuna ostentazione, naturalmente, tutte o quasi tutte le tare conosciute. Fantasmi muti ammassati dall'istituzione socio-poliziesco-giudiziario-governativa in immonde e anguste celle collettive. Il loro delitto? La povert. Un detective in una "razzia" sempre giovane; deve correre, saltare, colpire con i pugni, con i piedi, e con il revolver, deve arrestare, far forza, mettere le manette, insultare, rompere, ecc..., e questo per due o tre ore. Non ha bisogno di discorsi per attizzare le caldaie dell'anima: lo sa dal momento in cui li radunano nel teatro della Centrale insieme a tutti i suoi colleghi e lascia a casa o nell'ufficio della sua Unit specchio, pettine, portafogli, e persino la placca. Quelli che hanno maggiore esperienza si mettono i vestiti pi vecchi e mettono in mostra i manganelli di gomma ("tontos"). Una volta arrivati sul luogo della "razzia", incominciano a chiedere la carta d'identit e a dare strattoni, poi si mettono a colpire, a trascinare, a devastare qualsiasi cosa capiti loro di fronte. Quelli che riescono a fuggire lo fanno tra spari in aria che, a volte, colpiscono una gamba o la schiena di uno che sta correndo. Dopo, al commissariato, si inizia a classificare quello che stato preso nella rete, ed per questo che la polizia civile nota come "La pesca". Si fanno schede dattiloscopiche dei "sospetti" per semplificare la ricerca di precedenti negli archivi. Dopo due o tre giorni si ordina di mettere in libert il gruppo. Pu succedere che qualcuno rimanga perch quand'era un bambino aveva partecipato a un furto o a una rissa. Se qualcuno dei "sospetti", sono tali perch un giovanotto con la placca da poliziotto ha avuto l'impressione che lo fossero, ha subito serie lesioni uscir quando...star meglio. La detenzione di ciascuno rimarr annotata e se, per sfortuna, qualcuno dovesse ricadere in un'altra "razzia", molto probabile che si converta in "cliente della polizia", e allora sar arrestato da qualsiasi funzionario e in qualsiasi parte. Le "razzie" sono state la causa del maggior esodo di funzionari di polizia, soprattutto di quelli che non hanno ancora messo le radici nel bestiale mestiere. Non solo sono inutili, sono controproducenti: i "sospetti" si "convertono" in delinquenti perch il minimo che possa arrivare a fare un uomo colpito, abusato e arrestato per l'indagine di un delitto di cui non aveva la minor idea, cos come non ne aveva la polizia. Vengono ordinate perch i "capi" non hanno nessuna esperienza, perch si disperano quando i casi criminali tardano a risolversi e perch questo popolo non ha reagito contro il danno enorme che una cattiva polizia arreca alla sua classe pi bassa. Quasi tutti i capi della polizia sono passati sopra cadaveri e drammi profondi, sopra torturati e innocenti, sopra lacrime umili e silenziose, sopra singhiozzi senza eco, perch la societ e l'apatico sistema ereditato continuano a tollerare una condotta della polizia cos inqualificabile. Nell'oscurit delle strade di Santiago, Valparaiso, Antofagasta o di Concepcin (il metodo della "razzia" si usa solo nelle grandi citt: l l'impunit facile) da questi

zombi stata data pi di una pugnalata, uno sparo o una manganellata per vendetta, e lo si continuer a fare contro poliziotti ubriachi, addormentati o distratti. Una delle radici pi forti della violenza criminale viene alimentata proprio nei commissariati dal modo di agire della polizia stessa, perch le ingiustizie e le crudelt ripetute distruggono l'uomo e fanno saltar fuori, molto spesso, l'animale. La sottomissione quasi sempre un attendere l'opportunit della vendetta. L'ingiustizia, il servilismo verso il capo- forma obbligata per mantenersi in carica- e il sadismo, concorrono fra loro a formare nella polizia quattro potenti motori che giorno dopo giorno provvedono alla carburazione di un aumento nel crimine. Un'informazione, tuttavia, cadde nelle reti della brutalit: un ex detenuto era stato visto nei dintorni di Pedreros da un ladruncolo messo l come "palo" (fuori servizio). L'informatore-sospetto, ex delinquente, lo conosceva di vista e conoceva anche i poliziotti "rurali". che per dar la caccia ai briganti i poliziotti non possono profumare di essenza francese n vestire con abiti di firma n esprimersi come dei cattedratici. A volte, molto raramente, si giocano anche la vita. Il complesso problema sociale: rapporto collettivit-polizia dovr un bel giorno essere trattato a fondo da parte di chi lo conosce e questo "fondo" dovr aprirsi con quell'urgenza con cui le vittime e chi reclama devono ottenere la soluzione dei loro casi; alle nocive e pericolose influenze politiche, alla "vetust" dei codici, alla farsa giudiziaria, al terrificante sistema carcerario, alle retribuzioni della polizia, ai mezzi di comunicazione che fanno uno scandaloso commercio di cadaveri e reputazioni, e all'assenza di ruolo, se non quello dell'assoluta indifferenza, che la cosiddetta societ gioca in questo complesso e angoscioso problema che di tutti. Accertamenti successivi portarono i rurali fino alla casa dove si presumeva stesse la donna che meglio conosceva l'ex detenuto in quanto suo convivente. Perquisita la casa, quasi una baracca, senza alcun ordine giudiziario, perch poi?, la donna non comparve. Era fuor di dubbio che se n'era andata: anche un quartiere "spiato" dalla polizia lascia delle tracce: la paura. I commenti, a bassa voce, hanno di solito la loro efficacia e producono, lo si voglia ammettere o no, una certa solidariet di classe: quella dei disperati. D'altra parte la polizia civile, per la nervosa e agitata reazione di fronte ai grandi crimini, cercava di liberarsi della macchia che significava avere uno dei suoi capi agli arresti nel carcere pubblico e pensava, quasi esclusivamente, di ottenerne la libert a qualsiasi costo. Solo che per questo scopo non erano ancora state giocate tutte le carte. Anche il governo era in attesa di una occcasione favorevole alla sua polizia per poter avere l'opportunit di esercitare pressione sul Potere Giudiziario in favore di quella libert, dal momento che era lui, in un certo modo, l'unico responsabile. CAPITOLO DECIMO LA DENUNCIA I componenti di una societ non vivono e non pensano nella stessa maniera anche se appartengono a gruppi pi o meno omogenei rispetto a livelli economici bassi e a una cultura scarsa o nulla. Lo si deve al fatto, sembra, che le differrenze esistono in quello che chiamiamo "i sentimenti": questo gioco istintivo di rapporto animalesco stratificato. Queste differenze, a volte enormi, si manifestano anche tra le stesse donne di quello che si usa chiamare "popolo". Rosa Ester Villagra Arancibia, moglie di Guillermo Gmez Gmez, non era contenta nemmeno un p delle amicizie di suo marito, specialmente di quella che ultimamente aveva fatto con un tale Castro e la sua amante di nome Isoira. Rosa Ester sapeva che suo marito non aveva un'indole coraggiosa, ma sapeva anche che si trastullava in un mondo mentale di avventure in cui lui era, ovviamente, l'eroe. Guillermo Gmez era uno di quegli uomini che le persone colte classificano come "mitomane" e "pusillanime"... Generalmente questi due aggettivi coesistono nella stessa persona. In un certo senso non vivevano nell'agiatezza e mancava quasi sempre il minimo indispensabile. Tuttavia a lei sembrava che "se la cavassero", in fin dei conti non vivevano nell'estrema povert del sud, di Chilln, dove si erano conosciuti e sposati. Il lavoro di custode di quell'enorme tenuta dell'Universit Cattolica voleva dire per loro: casa, alimenti, allevavano pollame e coltivavano ortaggi e frutta, e il modesto stipendio bastava per comprare zucchero, pane, latte e altre cose tanto necessarie; ma ai loro due figli, che andavano persino a scuola, non mancava nulla. S, era molto meglio della pioggia quasi

eterna di Rucapequn (piccolo borgo al sud di Chilln), del fango scuro e argilloso, dell'isolamento dell'inverno e degli infusi di erbe. Era anche chiaro che era lei a fare tutto e che questo lo sapevano i padroni e i vicini, ma a lei non importava: era fatta per lavorare, era fatta per essere "l'uomo di casa", il custode, Gmez, inoltre, beveva molto e rincasava cos tardi che i bambini riuscivano a vederlo solo la domenica. Pi di una volta lo aveva visto con la donna di Castro, una donna pericolosamente ordinaria e questo la faceva soffrire molto, troppo. S, quella storia doveva in qualche modo finire. Non poteva continuare a correre rischi..., i bambini venivano prima di ogni altra cosa. Incominci a seguirlo da lontano e arriv a conoscere sette spacci clandestini di alcol nei dintorni di Pedreros, e venne a sapere, "pettegolezzi fra amiche", che suo marito aveva contratto dei debiti e che usciva sempre con la donna di un tale Castro. Venne inoltre a sapere che Castro era appena uscito di prigione. Si allarm e ispezion la casa: la carabina, che il padrone gli aveva lasciato perch si difendesse, era scomparsa. Tutta la storia stava assumendo un aspetto pericoloso, stava prendendo il colore che la sua essenza contadina odiava di pi: il rosso del sangue. Un pomeriggio Castro torn a far visita a suo marito. Chiacchierarono appartati in fondo al patio e bevvero due bottiglie di vino che Castro aveva portato con s. Ridevano molto. Capiva dal gesticolare di Guillermo che stava, come sempre, mentendo e mettendosi in mostra. All'imbrunire i due uomini uscirono in strada. Mezz'ora dopo, o gi di l, suo marito ritorn, cerc il piccolo fucile e usc di nuovo. Sembrava eccitato. Interrogato da Rosa Ester, rispose: -Lo prendo per i cani. Ce n' qui in giro uno con la rabbia. Quella notte ritorn tardi, stanco, e pi nervoso che mai. Continu a bere e a differenza del solito bevve in silenzio e in silenzio rimase per vari giorni. Quando Rosa Ester seppe dell'assassinio di Alicia Bon cominci ad avere chiari sospetti e decise di avvisare personalmente la polizia. Fare una denuncia una pratica comune per un avvocato criminalista, per un poliziotto e per tutta quella gente che sempre coinvolta in faccende giudiziarie, ma per una donna semplice, madre di due figli, che le occupano tutto il tempo, lavoratrice e del sud, denunciare, e denunciare il proprio marito, risultava un'impresa difficile da tutti i punti di vista. Ignorava, come gran parte della gente onesta dove diavolo si trovava, fisicamente, la polizia civile. Lei non conosceva nemmeno un detective. Le venne in mente di controllare la faccenda con un carabiniere, perch l'uniforme verde aiuta molto...in alcune circostanze. -Signore, devo andare a Investigaciones e non so dov'... Il carabiniere la guard stranito: quella donna mostrava, oltre a una gran "ignoranza", un gran nervosismo. -Non crede che anche i Carabinieri potrebbero aiutarla? I Carabinieri? No, non era quella l'idea che lei aveva. Preferiva uno di quegli uomini che vestono come tutti gli altri, perch cos non richiamano tanto l'attenzione della gente. Uno di quelli che lei aveva visto correre dietro ai "delinquentelli". Quegli uomini con "il cappello calato fino alle orecchie", che parlano con un'aria di mistero persino per dire "Buon giorno". Gli stessi che bisbigliano agli angoli delle strade e che, in gruppo, stavano devastando i dintorni di Pedreros. -No, signore. Grazie. una denuncia diversa. -Bene, signora. In quel bar di agenti della polizia civile ce ne sono quattro. -Non fanno al caso mio, signore. Voglio parlare con un capo o qualcosa del genere. -Ah! Conosce la via General Mackenna? -No. -Conosce il Tribunale Criminale? (Cos si chiamano di solito i vari tribunali criminali raggruppati nello stesso edificio della centenaria prigione pubblica di Santiago). -No, signore. Il carabiniere, nonostante la pazienza, stava cominciando a seccarsi. Con un altro tono di voce domand: -Conoscer naturalmente la Stazione Mapocho. -S. Aveva ottenuto una risposta affermativa. -Bene, signora- il carabiniere si era un p calmato- si trova a due isolati dalla stazione, in direzione sudovest. -Grazie, signore.

Calcol quanto avrebbe dovuto camminare per arrivare alla Gran Avenida per prendere un tram o un autobus. Calcol anche il tempo che le avrebbe preso questa storia, doveva essere di ritorno prima che i bambini fossero ritornati da scuola. Decise di prendere un taxi che passava di l... -Quanto costa arrivare alla Stazione Mapocho? -Circa otto pesos. Otto pesos era un gran somma. - molto, signore. Mi lasci vedere... Guard negli angoli della sua borsettina di cuoio nero e grinzoso. -Mi aspetti, per favore. Vado a casa. molto vicina. Ho bisogno di prendere degli altri soldi. Se ne and a passi corti e svelti. Con la mano sinistra si teneva la gonna che aveva sollevato un p per muoversi meglio. Cinque minuti pi tardi ritorn con in mano una banconota nuova da dieci pesos. L'agitava come fosse una bandiera. Sal sul taxi: -Andiamo. Tenga. -Mi pagher quando arriveremo, signora. La corsa piuttosto lunga e possono succedere molte cose. Durante il tragitto parl con l'autista. Aveva bisogno di orientarsi un p. -Lei sa come si fa una denuncia? -Denuncia di cosa? -Una denuncia! Rosa Ester aveva gridato e non sapeva perch. -Bene, signora. Suppongo che debba andare dai Carabinieri. L'ho vista parlare con uno di loro. -No. I carabinieri no. -Allora non rimane altro che Investigaciones. -Andiamo l. Qualcosa l'aveva ottenuto. Era cos difficile quella storia dei "due isolati in direzione sudovest". Pag gli otto pesos e scese dal taxi guardando verso l'edificio di tre piani, grigio, che spicca fra le vie Teatinos e Amuntegui. Un sospiro, una mezza via senza nome e finalmente General Mackenna il generale cileno dal nome pi conosciuto fra i santiaghini. Vide entrare ed uscire molta gente. Adesso che era sul punto di raggiungerlo voleva solo verificare qualcos'altro. Scelse una donna che era vestita semplicemente, quasi come lei e che stava in quel momento abbandonando il commissariato: -Signora, dove si fanno le denunce? -Non lo so. Non ne ho mai fatte e mai ne far. A me solo le fanno le denunce. Guard la faccia sorpresa di Rosa Ester e continu: -Signora cara, io sono "tendera", una che ruba nei negozi. Uno qualsiasi di questi "rospi"- indic la porta- le dir quello che deve fare, pagato per questo. Rosa Ester non cap tutto il discorso di quell'altra, ma siccome "rospo" era stato accompagnato da un gesto, l indirizz i suoi passi. Entr. Al posto di guardia, all'entrata, un ufficio con una piccola insegna di bronzo sporca, che nessuno legge e nessuno pulisce, fu sollecitamente accolta da un funzionario. -In cosa posso esserle utile, signora? -Sono venuta a sporgere denuncia. -Contro cosa? Deglut saliva amara, scarsa. Sapeva che non poteva continuare a stare zitta perch era in un commissariato e di fronte ad un poliziotto, anche se troppo giovane, per il suo gusto. Per di pi aveva buttato via otto pesos e gran parte della mattinata. -Contro...mio marito. -Che cosa ha fatto suo marito? - proprio quello che ho bisogno di sapere anch'io. Speriamo che non abbia fatto niente. Ho paura, signore... -Signora, le denunce devono essere fatte per un delitto e, anche in questo caso, non sempre possibile denunciare il proprio coniuge.

Il detective teneva sotto il braccio il Codice Penale. -Voglio denunciare un crimine. -Che crimine? -Quello della strada di Pedreros. -L'ha uccisa suo marito? -Le ripeto, giovanotto, questo quello che voglio sapere. -Perch lo sospetta? -Arriva tardi, si ubriaca e ha un paio di amici che non mi piacciono. Lei in particolare, la Isoira, mi sta antipatica. Da domenica come spaventato, non parla e beve molto. -Non pu denunciarlo per questo, non altro che il petegolezzo di una vecchia. -Ma...-"com' tutto difficile"... Lasci perdere l'offesa.- Signore, chi indaga i crimini? -La Brigada Rural. Gi, nel sotterraneo. Scenda le scale. -L, di chi chiedo? -Del commissario Nilo. Scese. Il detective rimase a leggere il Codice. Gi c'era odore di orina e di cibo. Le toilettes e la mensa della polizia civile erano troppo vicine e producevano quella non rara miscela di odori: la stessa dei cattivi ristoranti. Su una insegna di bronzo rilucente lesse: "Brigada Rural". Si avvicin a un uomo lungo e magro, coi baffi neri e spessi. Pens: "Pu essere che con questo abbia pi fortuna, ha pi l'aria da poliziotto. Dio mio, che tardi! (mezzogiorno era gi passato da un pezzo). -Il commissario Nilo, signore? -Avanti! quello dal grande cappello. Un uomo piccolo e gioviale, di mezza et, la ricevette prestandole attenzione con un: -Mi dica, signora...ai suoi ordini. Deglut di nuovo saliva, ma stavolta era meno amara e pi abbondante. S, quello era l'uomo di cui aveva bisogno per la sua storia: aveva bei modi, esperienza. Frettolosamente disse: -Mio marito, Guillermo Gmez... -Ah! Cos che lei, signora, la moglie del mio prefetto don Guillermo Gmez Gonzles ovvero Rooseveltcomment sorridendo il commissario. -No, signore. Il mio si chiama Gmez Gmez. -Ah. Continui pure. -Cercavo di dirle che frequenta pessime compagnie, che beve e che fa le ore piccole. Rosa Ester aveva una sua idea della polizia. Nessuno pu andare al di l dei propri limiti. -Ah, signora! Io faccio la stessa cosa e mia moglie non mi ha mai denunciato. Il commissario era davvero allegro e la sua risata, cos come la sua apparente sincerit, aveva trovato eco nei suoi subalterni. Nilo, rendendosi conto del suo successo, continu: -E di cattive compagnie non me ne parli nemmeno. Guardi- indic i poliziotti-: sono i peggiori che ci sono nel paese, vera selezione di furfanti con il distintivo. Sono capaci di bersi lo stipendio da Direttore in una notte, ma siccome non pagano l'affitto della casa in cui vivono... Qualcuno comment: -Pare che il capo abbia dato inizio al circo. Avviciniamoci! Rosa Ester era confusa: non poteva capire il gioco in filigrana di quell'uomo, che se la rideva del suo proprio modo d'essere, del suo mestiere e dei suoi colleghi. Voleva dirgli che viveva lontano e che i suoi figli sarebbero potuti ritornare a casa da scuola e cominci la sua frase dicendo: -Il fatto signore che io vivo a Pedreros... Nilo la fiss negli occhi e fece uscire tutti dal suo ufficio. Il circo moriva con il telone appena impiantato. Pedreros era una parola magica. Poteva probabilmente trattarsi di una pista e non il caso di far sapere a tutti come si ottiene la soluzione di un caso difficile. Il prestigio di un capo... Rosa Ester si rese conto che nel commissario stava nascendo un certo interesse nei suoi confronti e continu: -Avevamo una carabina ed scomparsa alcuni giorni fa. L'uomo che viene a trovare mio marito un tizio che stato in prigione, si chiama Castro e ha un brutto aspetto. La sua donna, la Isoira, molto peggio. Lei sa, signore,

che l hanno ucciso una ragazza... Potrebbero anche essere stati loro...Adesso voglio tornare perch tardi e i miei bambini... -Non si preoccupi, signora: far in tempo. Mi dica, se suo marito non l'autore del delitto, cosa succeder fra voi? -Non lo so! Io preferisco vivere tranquilla con i miei figli. per loro che ho fatto questo passo. Non voglio cattivi esempi. Lui non mi importa molto. Non ho bisogno di mio marito. -Non avr per caso addocchiato qualcun altro? -Commissario! Sono una donna seria, madre di due figli. Rosa Ester, offesa, si mise a piangere in silenzio. -Scusi, signora. che a volte, in questo duro mestiere del diavolo, si costretti a chiedere delle cose terribili per essere pi o meno sicuri che... Non fa niente. Le sue informazioni mi interessano molto. Andiamo da quelle parti! Nel furgone di Investigaciones, quello che usava la Rural, seduta sul sedile anteriore, al lato del commissario Nilo, Rosa Ester stava pensando: "I bambini sono ancora a scuola. Non si renderanno conto di niente. Povero Guillermo! Ma se l' proprio cercata!" Domand l'ora al commissario. -Le quattro, signora. Fra mezz'ora saremo arrivati. Regn il silenzio. Anche i poliziotti sognano e pensano, qualcuno revisionava i revolver e le pistole. Si rilassavano: la faccenda avrebbe anche potuto prender "corpo", non si sa mai, e il caso non era uno scherzo. Nilo aveva altre idee, si era formato al fianco di Canales e lui lo aveva trattato bene: "Se prendo il caso fra le mani, mi "ingoier" io tutto il filo e parler solo con "El huaso". il minimo che possa fare per lui. Vicino all'incrocio di Pedreros con Avenida Vicua Mackenna, Rosa Ester parl. -Mi lasci pur scendere qui, commissario. Continuer a piedi. Non voglio che qualche curioso mi veda. Lei sa com' la gente da queste parti... -Da queste parti non va in giro nessuno, signora- la inform un detective- Io vivo qui vicino. -Non immischiarti. Tu non sei madre e non hai denunciato tuo marito. Fermate il furgone! Signora, scenda. La seguiremo lentamente. Meglio ancora, la lasceremo entrare. Lasci per la porta aperta, perch queste bestie sono capaci di buttarla gi. Avete sentito? Rosa Ester si avvi come una vecchia nave che ha perso gli ormeggi dopo esser rimasta per molti anni agganciata al molo. Si sentiva agile e tuttavia qualcosa, nel fondo, la intristiva. Sembrava ubriaca. Ancora pochi metri e prese l'andatura degli automi: non pensava, non era pentita. Quello sconforto poteva ben essere dovuto alla mancanza d'abitudine: non succedono crimini tutti i giorni, e non succede tutti i giorni di denunciare il marito. che lei lo conosceva troppo bene: quale sarebbe stata la reazione di Guillermo, questo al commissario non aveva voluto dirlo. Sapeva che quando mentiva, quando era colpevole di piccoli furti di denaro o quando era andato a letto con un'altra donna, diventava sdolcinato, allegro, loquace, affettuoso. Sapeva che quando si era cacciato in qualcosa di "grosso" era preoccupato, silenzioso. Anche quando era arrivato con l'orologio d'oro, era cos: di poche parole, ma meno di quanto lo fosse ora. Disse che lo aveva trovato. Ma lei sapeva che mentiva, lo sapeva perch il suo uomo doveva guardarla verso l'alto e quando stava mentendo, era colpevole di qualcosa, si rimpiccioliva e si trasformava in un ometto dalle labbra secche, la voce stridula per la paura. Non si vivono invano quindici anni con un uomo. Anche Guillermo sapeva che lei lo conosceva benissimo. S, lo aveva senz'altro amato molto. Quale donna non sente lo stesso per il suo primo uomo? Ma sperava che fosse lavoratore, dignitoso, sobrio, amante dei suoi figli e fedele, perch lei era cos. Adesso gli avrebbe dato, era sicura, il colpo di grazia. Guillermo, quando lo avrebbe saputo, non avrebbe mai pi sollevato la testa; sarebbe sprofondato dentro, come un nano giocattolo, come un pupazzo di creta fresca. Gli aveva tagliato con le proprie mani la sua piccola e miserevole vita di sogni e di progetti. Le mancavano ancora dieci metri prima di entrare in casa quando sent sulla nuca molti sguardi, infilzati come aghi sul suo collo. Si augurava solo che fossero sguardi di poliziotti. Entr sentendo la stessa angoscia che aveva sentito in via General Mackenna, di fronte all'edificio del commissariato di Investigaciones, dietro alle carceri. Lo vide coricato sul letto. Non si salutarono, avevano ormai perso quell'abitudine. Le sembr un grande bambino triste.

Il resto, tutto il resto venne da solo. Un tornado umano, violento e minaccioso si abbatt sulla stanza. Sembravano code di comete che esplodevano da ogni parte. Guillermo, suo marito, venne arrestato e ammanettato come se si trattasse di un agnello. Gli uomini della Rural, nel vederlo mezzo nudo, cos piccolo e tremante, riposero le armi e sorrisero sprezzantemente. Gmez, balbettando e guardando la moglie dalla sua posizione di impotenza e abbandono, raccont la storia del delitto. Vestito, fu spinto verso il furgone. Continuava a guardare Rosa Ester. Lei aveva abbassato lo sguardo e la testa e stringeva fra le mani lo sporco grembiule giallo che si era messa sopra al vestito indossato per uscire. Rosa Ester piangeva come era sua abitudine: silenziosamente e a intermittenza. Dal furgone in corsa Gmez indic la casa dove si nascondevano il suo compagno e amico Juan Castro Bulboa e la sua donna. Castro venne interrogato nello stesso luogo in cui fu arrestato. La polizia, quando sta seguendo un'indagine come questa non perde mai tempo. Confess di aver sparato contro un uomo che, sul ciglio della strada, la sera di domenica 11 giugno all'imbrunire, era all'interno di un auto insieme a una donna. Chiar che era stato accompagnato e istigato da Gmez e che era stato lui a fornirgli l'arma, una carabina. Aggiunse che anche Gmez era arrivato sul luogo dell'aggressione armato di un fucile. Segnal che l'uomo dell'automobile gli aveva sparato due colpi e che uno lo aveva colpito alla gamba destra, dalla parte della tasca dei pantaloni dove c'erano alcune monete che lo avevano salvato. Quelli della Rural, felici, trasferirono tutti gli arrestati alla casa di Isoira. Li segregarono e circondarono i dintorni. Evidentemente non volevano essere visti n che ci fossero degli estranei. I capi della Rural andarono in carcere a vedere il prefetto Canales, le visite erano ammesse, e gli raccontarono quello che avevano fra le mani. -Persino l'arma, signore- diceva Nilo- abbiamo sequestrato una carabina. Adesso... tutto nelle sue mani: presenti le cose bene e otterr la libert. Un prefetto che esegue degli ordini, non pu rimanere in prigione. Canales si mosse bene, troppo bene: si mise in contatto con il Direttore Generale del suo servizio e questi parl con gli uomini del governo: -Se Canales pu ottenere la libert...per alcune ore, chiarir con i suoi uomini il delitto di Alicia Bon...che tanto preoccupa il signor Presidente, il governo e l'opinione pubblica. E cos fu fatto. Le leve governative sono sempre state potenti: il Potere Giudiziario apr le porte della prigione a Canales e ai suoi uomini. Ventiquattro ore dopo, Castro Bulboa e Guillermo Gmez Gmez, erano trasferiti al tribunale, rei confessi di essere gli autori dell'assassinio di Alicia Bon Guzmn e delle ferite al dottor Guy Pelissier. Canales non ritorn in carcere, e nemmeno gli altri suoi uomini. Nessun governo castiga i suoi "eroi". Fu in un certo senso premiato per il suo incredibile lavoro e continu nel suo incarico per molto tempo. Il fatto che non da tutti i poliziotti compiere le proprie "gesta", un'indagine di successo su un crimine avvenuto nei dintorni di Santiago, da una cella della prigione pubblica. CAPITOLO UNDICESIMO ISOIRA E JUAN Quando Juan Castro Bulboa usc dal Penitenziario di Santiago, aveva scontato la pena per rapina e omicidio, trov la sua amante, Isoira Rojas Soto ad aspettarlo. Gli imputati e le loro mogli si comunicano, come tutte le altre persone, sia le notizie buone che quelle cattive. Non manca mai il messaggero dell'angoscia o della speranza. Il giorno della libert noto all'interessato e a quasi tutti gli imputati in anticipo. Coloro che hanno scontato o stanno per scontare la condanna ricevono gli incarichi con ansia e nessuno, per quello che si sa, ha fatto a meno di esaudirli. Tutti sanno che la cosa peggiore per colui che esce dal carcere non trovare una mano amica, una voce conosciuta, un volto ricordato con affetto, immediatamente accanto all'ultima inferriata dell'ultima porta, vicino alla garitta della sentinella. Quasi tutti escono con un p di denaro. L vale il detto "oggi a me...domani...". Trovare qualcuno come arrivare a sapere che si ha ancora un senso, che la prigione non lo ha isolato dal piccolo mondo di ieri, oggi ancor pi ridotto; che la condanna finita l dietro, dove non si rivolge pi lo sguardo, perch le sbarre continuano comunque ad esistere nell'anima e bisogna, in qualche modo, cercare di dimenticarle.

Isoira, lavandaia dalle mani bianche e rugose, gli salt al collo. Che gradevole l'odore di un uomo, ancora giovane e da poco di nuovo libero! Cercatore tiepido, febbricitante, confuso, tenero. Il vecchio olfatto della specie umana aveva risposto ancora una volta. Castro le carezz i neri e lunghi capelli e vi sprofond il naso umido. Il cuore gli batteva forte e lo dimostrava appiccicandosi alla pelle della sua femmina con affetto e desiderio. Gir la testa intorno, verso l'ampio viale dove si va e si viene, poi guard di fronte, verso il Parco Causio che lo attraeva per il verde dei suoi prati, come nel sud. Un verde che fino a ieri era solo un ricordo. Non parlarono molto perch le comunicazioni istintive sono pi generose e dirette delle parole. Camminarono lentamente. Il modo migliore per consumare il tempo dilatarne i momenti grati, assaporarli come un bel ricordo dell'infanzia o della giovent. Tutti gli ex detenuti lo sanno molto bene: la prigione come una piccola baccinella di un vecchio cercatore d'oro, che lascia in superficie solo la parte migliore della vita... Una volta dentro al vasto parco erano una coppia come le altre, una coppia diversa: dall'andare incerto, affettuosa e contemplativa, allegra e scherzosa. Il tiepido sole di maggio faceva risplendere le foglie alte degli alberi centenari. Isoira si sentiva appagata del solo fatto di essere al fianco del suo uomo, libero. Lui, semplicemente, di godere della libert. E poi quest'erba verde e alta, agreste; questi tronchi ritorti e nodosi, i bimbi e le altre coppie. In alto il cielo incurvato, ampio e limpido; aveva ormai cancellato dalla memoria i riquadri sprangati del carcere ed era tutto qui quello che gli importava: vedere la vita naturale e semplice, senza restrizioni da regolamento... Si fermarono in prossimit del laghetto. Ci sono occasioni in cui l'acqua immensa, accumulata, anche lei verde, costituisce uno spettacolo senza pari, solo immaginato o ricordato. L'uomo cerca l'acqua cos come cerca il cielo: ne ha bisogno perch cosmica e perch stata il suo passato. E questa era acqua vera: i remi la facevano schizzare bianca e fine, quasi un ricamo da ricca dimora. Ma non c' solo la passeggiata, la contemplazione dei paesaggi o il ricordare. La vita ha le sue necessit, i suoi obblighi da rispettare. Qualcosa aveva risparmiato in prigione e compr cialdoni e bibite. Si trattava di un ritorno diretto all'infanzia. Aveva bisogno di "conversare", i ricordi dell'infanzia non gli bastavano, e diventano oblii passeggeri. -Hai un bell'aspetto, Isoira. -Anche tu, Juan. Isoira batt le ciglia e spalanc gli occhi come lo aveva visto fare ad un artista del cinema nordamericano. Isoira aveva l'esperienza della vita libera, senza legami. Capiva benissimo le esigenze del suo uomo. Si sciolse d'un sol colpo i capelli e con la stessa mano abbass il collo del vestito e mise in mostra la pelle bianca e liscia, calda e gi umida. Si avvicin a Juan e lo baci sulla bocca. Fu un bacio lungo e inquieto, pieno di sangue, denti e ansie. Quanti anni? Juan non aveva dimenticato, proprio per niente, la cosa fondamentale: rispondeva con una passione maggiore di quella che ricordava. Una mano rozza sollev gonna e sottoveste appena stirate. Il suo sangue tornava a battere con la stessa forza di prima. Pianse nel sentire che tornava ad essere uomo. Pianse e pianse convulsamente. Si distese sull'erba posando le mani incrociate sotto la testa. Cos guard verso l'alto, verso le nuvole, e respir profondamente. Sorrideva. Divagava o ricordava? Nessuno in grado di distinguere stati d'animo cos sublimi. Si considera che un uomo sia libero nel momento in cui attraversa, per adempimento della legge che concede la libert, la porta della prigione che lo ha tenuto recluso, come se questo semplice evento fisico-motorio, derivato, fra l'altro, da dei regolamenti, potesse modificare l'essenza umana che produce sempre, soprattutto nel caso di sentenze lunghe, delle reazioni comportamentali simili. Qualsiasi ex recluso rimane succube di un passato che sempre si attualizza. Le celle anguste si riflettono sempre nel comportamento acquisito: Castro camminava per tre metri in direzione del laghetto del parco o verso un albero di cui voleva toccare la corteccia e tornava indietro. Continuava ad essere limitato, in uno spazio verde, aperto e vasto. Limitazione interiore, subcoscia. Teneva le braccia a penzoloni come fosse un pupazzo...di pezza: la prolungata inattivit le aveva rese inservibili, gli erano di troppo, lo sapeva e preferiva tenerle nella tasca dei pantaloni. Seduto o accovacciato si sentiva meglio: in carcere c' scarsit di panche nei cortili. La prima avidit di vedere tutto stava gi passando, gli facevano persino male gli occhi per la brillantezza dei giochi di luce del sole fra le foglie. La sua curiosit di vedere volti di bimbi, volti lindi e rosati, che da molti anni ormai mancavano alla sua vista. Era una avidit visiva. Non ce n'erano molti. Il parco, dal lato sudest, guarda verso dei quartieri poveri. Ai volti estranei degli adulti che gli passavano a fianco, cambiava i lineamenti,

cambiava le pettinature e aggiungeva barba e baffi quando il "modello" che vedeva gli ricordava qualcuno dei suoi ex compagni di braccio. Cercava, senza saperlo, di sentirsi integrato agli altri, di essere come era stato nella sua recente vita da carcerato. Costa abituarsi ai bruschi cambiamenti. Il sole continu a ferirlo e lui cerc l'ombra. Ricordi che si rivivono: "Carlos il brizzolato" e il "Il fantoccio", i compagni del suo primo delitto, gli venivano in mente di frequente, una mente turbata dalle emozioni della libert, ma anche perch i destini tracciati esulano sempre dalla volont e dalla comprensione dell'uomo. Erano ricordi freschi, imperturbabili, vere e incurabili lesioni della sua mente. Uno di loro era morto per mano della polizia. Non importava: l, fra le circonvoluzioni della sua mente, era ancora vivo. La scena del suo primo delitto raggiunse una nitidezza assoluta. Perch? Che relazione c' fra un volto estraneo, un ricordo e un vecchio crimine? Castro torn a vedere, ancora una volta, quell'uomo dalla faccia rossa per il sangue e dai capelli bianchi. Castro sudava spaventato e chiuse gli occhi. Lo stesso incubo continuava ad essere la sua solita condanna, nemmeno la raggiunta libert poteva curarlo. Sembrava piangesse l'antico pianto, conosciuto, freddo. Un pianto che assomigliava molto a una dolorosa malattia, un pianto di fantasma inafferrabile, inspiegabile... Fece fatica a riprendersi, anche se "l'attacco"gli dur meno di quanto gli durasse in prigione, perch l non poteva far ricorso alle sapienti mani di Isoira e nemmeno alla sua voce materna. -Su, Juan. Calmati. Non niente- e gli tirava gli ispidi capelli e gli copriva con le due mani la rugosa pelle del volto. Un guardiano del parco gli fece corrugare la fronte: quelle cinghie nere e incrociate dei gendarmi lo riportarono dietro alle sbarre. Ma no: lui sapeva che era libero e che poco prima aveva fatto l'amore, con pi piacere che mai, in piena luce, liberamente. La sua donna era l, a portata di mano, era la prova. Uscire dal carcere ed essere da alcune ore in libert, solo l'inizio di un riadattamento generale, l'inizio di un lungo processo che ha a che fare con viscere e ossa, sangue ed epidermide; che ha a che fare con qualsiasi sensazione, qualsiasi immagine, qualsiasi voce. Non si cambia solo l'alimentazione, cambia l'aria, si ricomincia ad essere amici del sole e della pioggia finch si incontra la nuova funzione, la nuova occupazione, le nuove abitudini. Ci sarebbe riuscito? La lotta fra quello che era stato e quello che incominciava ad essere, ogni mescolanza strana fra quello che l'uomo chiama ieri e oggi, era un'altra volta di fronte alla sua vita. Ma lui, come nessun'altro individuo al mondo, poteva sapere con certezza quello che sarebbe stato del suo destino, dal momento della libert in poi. Castro avrebbe vissuto e viveva. Di questo fatto cos apparentemente elementare non c'era dubbio: ce ne sono tanti che vivono cos. Ma come? Crescendo come l'erba, come un albero, come un vegetale del sud. Nemmeno del suo peso corporeo, 72 chili, era colpevole. Dopo, il viaggio alla sconosciuta citt-capitale, con la sequela di contagi: le "cattive compagnie", come se il vero povero, solo, fosse in grado di selezionare le sue relazioni esistenziali, come se potesse controllare i suoi costanti stati di necessit. Cos arriv a rubare, con la stessa naturalezza delle cose chiaramente prevedibili: la rapina e l'uso istintivo delle armi. Arrestato, processato e condannato. Una trilogia di azioni penali che da pi di un decennio ha coinvolto pi del 10% della popolazione del paese. Non poteva nemmeno essere responsabilizzato per la politica economica esistente n per le leggi che lo avevano condannato e non aveva avuto niente a che vedere nemmeno con la regolamentazione e il sistema imperante nel carcere. I legislatori nostrani avevano copiato tutto, persino i termini che utilizzavano e lui, come altri, centinaia, migliaia erano una verit che esula dalla sterile, crudele, inutile e triste trascrizione. Un uomo cresce comunque. La cosa normale, secondo le percentuali, crescere ricevendo e dando colpi. Castro era uno che perdeva spesso, era spezzato, perch lui, come molti altri, riceveva colpi dagli adulti e un bambino, chiunque sia, non pu difendersi da chi pi grande, superiore per forza, abilit, astuzia. Non conosceva la vittoria e con la sola paura non si avanza per niente. Si cresce fisicamente, ma traumatizzati. Castro rimase condannato al terrore fin dai primi colpi, e fu la sua prima ed eterna prigione. Il terrore lo paralizz. Per vincere c'era bisogno di un'altra educazione, di un'altra alimentazione, di altri esempi e altri soggetti per provare il trionfo: i Castro. Si suppone, idealmente, che quando tutto quello che si riceve positivo, non si lotta pi. Castrobambino non poteva opporre resistenza, Castro-uomo poteva arrivare ad uccidere e lo fece. Chi? Chi and in prigione? Un individuo disciplinato, perch non voleva tornare ad essere castigato. Nessuno, pare lo voglia. Nessuno che sia normale, naturalmente. Solo che nelle prigioni c' un altro tipo di uomini; i cosiddetti duri, che sono una mescolanza strana di vanit e ribellione, miracoli di sopravvivenza, conoscitori di piccole vittorie

infantili, qualcosa cos come capetti di quartiere; indubbiamente il miglior materiale umano. Ma il sistema ha molta forza e li fa a pezzi con manette e celle solitarie, con fruste e colpi di culatta; li fa scoppiare a pane e acqua. Arrestati dalla polizia, che quella che sempre comincia gli ammiccamenti e fa raccomandazioni orali del tipo: "Occhio, pericoloso". La polizia crede di dover sopravvalutare un uomo per dimostrare il proprio valore, la propria organizzazione, che include giudizi su altre sezioni della polizia. Basta vedere anche solo una volta i detenuti che passano dai tribunali per capire, una volta per tutte, di cosa si tratta. Che cos'era la cosa grata che c'era al fondo dei suoi ricordi? Un pino del sud, un cane qualsiasi e Isoira nuda, affettuosa, calda, delicata, distesa al suo fianco in un immondo postribolo della via Placer. Isoira che lo riempiva di godimento come se fosse lei la madre che non aveva mai conosciuto, come se si trattasse di una bambinaia per adulti difficili. Questo era quello che c'era, poco pi poco meno, sotto quel corpaccione, la sua pelle piena di cicatrici. Aveva imparato a farsi serio in volto, duro e a ignorare il riso. S, Isoira era il ricordo amorevole che gli restava: i cani non sanno niente di treni e i pini vivi non viaggiano. Isoira e la sua pelle e i suoi peli, calda e fedele, al suo fianco, quella che era andata a prenderlo, ad aspettarlo. Sorrise. No, la vita non era cos brutta, per lo meno in quel momento. In alto il cielo continuava ad essere azzurro e qualche nuvola grigia minacciava pioggia. In basso, sull'erba quasi secca, l'instancabile volteggiare di un'ape che succhiava un'umile fiore bianco. Era una sensazione strana quella che sentiva disteso sul prato: si stava aprendo alla natura come un preludio di morte con quelle braccia e gambe abbandonate, era l'inizio di una siesta-prova per il grande finale, o chiss, la stanchezza gratificante: da tanto tempo ormai non aveva posseduto una donna, quella donna... Isoira, sui quaranta ormai, torn a parlare: -Custodisco una casa a Pedreros, vicino a San Miguel. Ti ricordi? Juan mosse la testa, affermativamente. La donna continu: -Lavo e ho un p di soldi. Non molto, lo so, ma ci baster finch troverai un altro lavoro... -No, Isoira. Non torner a lavorare. I padroni esigono documenti puliti. Che cosa posso presentare io? Non farti illusioni. L'unico cambiamento che ho potuto rivederti e che, per un p, speriamo duri, sar libero e con te. Cercheremo di star bene. Spero di fare un buon colpo. Ho alcuni amici e ho imparato qualcosa nella lunga "galera". La donna assent. Conosceva il suo uomo. Sapeva che era semplice e franco e un p pauroso. -Bene, Juan, sar come vorr Dio. Io ti amo lo stesso. Che ne dici se andiamo a casa? Lungo la strada Isoira ebbe un gesto d'affetto verso uno sbarbatello che chiedeva l'elemosina e gli diede un peso. -Hai forse voglia di un figlio? La donna sorrise: -No, Juan. Non posso. Quel ragazzino carino, tutto. Noi ex prostitute difficilmente rimaniamo incinte, soprattutto a una certa et. Camminarono pi lentamente. Due vite distrutte non possono rifarsi di fretta. La notte stava calando silenziosamente sul Parque Causio e sulla citt. Qualcosa come un ombrello grigio e sordo si alzava o si proiettava sopra il parco, un ombrello di zinco su cui incominciavano a riflettersi le prime luci dell'enorme citt, citt di cemento, acciaio e petrolio, che contaminavano i suoi abitanti. Con l'andatura di una coppia di buoi percorsero la Avenida Matta da ovest a est e passarono, non potevano evitarlo, per l'angolo di Arturo Prat. Juan non poteva sapere che proprio l sarebbe scesa la bella ragazza a cui, nel giro di pochi giorni, avrebbe dato la morte con le sue mani. Nella farmacia comprarono un analgesico. Juan spieg: -Troppe emozioni in un giorno solo. Mancanza d'abitudine. Ho mal di testa. S, la citt stava cambiando: era cresciuta ai lati e verso l'alto. Continuarono per Vicua Mackenna verso il sud. Si vedevano fabbriche l dove una volta c'erano pascoli. Nella Estacin Santa Elena, l'anello ferroviario della citt, entrarono in una pensione a mangiare pesce fritto e a bere vino rosso. Il vino rese allegro e loquace l'uomobambino e ancor pi affettuosa la donna. -Isoira, mia cara, so aprire serrature e fare chiavi false. Un amico scassinatore mi ha insegnato un p del suo mestiere. Lui sta per uscire. Credo che un giorno di questi ci troveremo di fronte al bar "Chiquito" della Estacin Central. Se possibile, non torner ad uccidere. Non mi piace. molto duro il modo in cui la polizia tratta gli

omicidi e i gendarmi gli tengono dietro, come se fossero d'accordo. Rubare pare che sia un'altra cosa, rubare belle cose, come gioielli, medaglie o qualcosa del genere. Nessuno tratta male i ladri; fuori o dentro, se la passano bene. Sembra che sappiano come fare e ripartiscono "la misericordia" dappertutto. Io preferisco i soldi a tutto il resto. Deve dipendere dal fatto che ho pochi amici. In carcere si diceva che il Barrio Alto pieno di ville di ricchi e che in tutte si pu fare un bel bottino. Se riesco a fare un bel colpo, mi fermer per sempre. Quel mio amico, lo scassinatore, ha bisogno di un uomo di valore e pensa che io possa essergli utile. Non lo so, ma rischier, sono stanco d'essere povero. -Pu darsi, amore mio. Che Dio ci aiuti. Andavano abbracciati per la strada di Pedreros e l'andatura, nonostante la stanchezza, era pi veloce. -Questo proprio buio, Isoira. Hai paura? -No, non dire stupidaggini. Paura di cosa? Mi piacerebbe se ci aggredissero. Ti immagini i soldi che si farebbero? Adesso che, fra l'altro, tu sai, ma s, non mi importa niente... -Non pensavo ad un'aggressione. Da queste parti non deve passare nessuno con dei soldi. Pensavo a qualche apparizione. Nell'oscurit io vedo sempre il morto. Quasi tutte le notti vedo sopra di me la sua faccia rossa. Dev'essere il sangue perch il mio sparo lo ha colpito in fronte. -Piantala con queste stupidaggini, diamine! I morti non soffrono, io lo so, una volta uno mi morto addosso e ho dovuto aspettare...il giudice. -Non so. Dimmi Isoira, il letto buono? -S, tesoro. Buono e duro e ho da mangiare e da bere. Poco tempo fa sono stata con Alonso l"Ubriacone", stato con me quasi una settimana. latitante. S' comportato da vero signore e mi ha lasciata ben sistemata. stato lui a dirmi che saresti uscito oggi e l'ho persino annotato su un pezzo di carta. Mi sono alzata all'alba per venire ad aspettarti. -Quell"Ubriacone" un buon amico. Dicono, dentro, che un buon borseggiatore. Ha dovuto scontare una pena per una cattiva pugnalata. L'ho visto pi di una volta nel "cortile grande" e gli ho dato l'incarico. Sapevo che stava per compiere i suoi cinque anni e un giorno, e sapevo che ti conosceva, credo...dai tempi della via Placer. In verit ti ho raccomandata a vari "professionisti" di fiducia. -S. M'ha conosciuta giovanissima. Sai Juan? M'ha detto di trovarmi un altro uomo, uno che non si mettesse come te in storie troppo gravi. Gli ho detto che per me era lo stesso e che un uomo deve fare quello che ha voglia. La casa era modesta fuori, molto povera dentro: una seggiola di vimini, due vecchie poltrone, tre seggiole di legno, un tavolo piccolo, un letto da una piazza, un comodino e casse da zuccherificio. Quello che basta per vivere, che, a volte, non niente di pi che mangiare e dormire. CAPITOLO DODICESIMO LA VITA DI FAMIGLIA E L'ALTRA Isoira si alzava presto a risciacquare, fregare, stendere o stirare la biancheria altrui. Passava tutto il giorno e gran parte della notte fra la tinozza, i fili della biancheria e il vecchio asse da stiro. Con le sue fini dita seguiva le cuciture delle camicie e l appoggiava la punta del ferro per togliere le pieghe a petto, colli e polsini. Cucinava in un batter d'occhio e dava due o tre colpi di scopa qua e l. A volte era solita intonare cuecas del sud # (canto e danza folklorica cilena, n.d.t.) e le ritmava con la grossa scopa di legno. Generalmente beveva un p per "scaldare il corpo" e fumava persino, nella fessura sinistra della bocca, delle sigarette fatte a mano. Stava invecchiando allegramente nelle sue lunghe semplici giornate. Era felice, quello poteva anche esser considerato un focolare. L'idea-desiderio del bambino che non aveva avuto, le veniva a volte in mente e allora si trasfigurava dimenticandosi di tutto: cos aveva bruciato della biancheria e persino le dita. "Partiva", in un guardare senza vedere, pi in l del tempo, verso i sogni, verso quello che quasi c'era stato... Juan rimaneva in casa quasi volesse abituarsi alla sua nuova vita. Diceva: "Ho bisogno di recuperare le forze e lo far poco a poco". Un giorno usc in strada, la strada aperta, promettente e sconosciuta, strada di terra e pietre, molle e dura, speranzosa come quelle di tutto il mondo, per dove vanno e vengono unicamente dei

passanti...fisicamente liberi o quasi. Una strada che avrebbe potuto condurlo all'agognata ricchezza, un'altra volta in prigione, o alla morte. Era solo questione di continuare a camminare, di addentrarsi nella strada e negli altri. Un ometto gli si avvicin: -Buona sera, vicino. Sono il custode della tenuta dell'Universit Cattolica e non l'ho mai vista da queste parti. -Sono arrivato pochissimi giorni fa. -Mia moglie quella che sta arrivando insieme a quei due bambini. molto buona. Lei ha figli? -No, amico. -Ma sposato? -No. Vivo con una donna. Le strade sono cos: incrociano i destini degli uomini, ingarbugliano, tessono, armano e disarmano. L'uomo le ha costruite per andare e venire senza ostacoli, per raccorciare distanze; ma l'uomo si ferma, non una freccia eternamente sospesa nell'aria e continua a ignorare quello che viene e quello che va. Questa conversazione cos semplice, come tante altre che si sono tenute in questo mondo, hanno tutte lo stesso suggello dell'incredibile: ma le giudichiamo cos perch siamo fermi su altri angoli e perch abbiamo altri punti di vista, perch ignoriamo anche i meccanismi del caso, i giochi dei valori, l'assurda miscela degli istinti. Qualsiasi societ , di per s, la pi grande sfida alla comprensione del comportamento di uno o due, dieci o venti uomini, e anche quando esistono delle differenze comportamentali, ci assomigliamo tutti un p, almeno nel momento in cui avvengono dei fatti criminosi, allora li giustifichiamo con termini il cui significato crediamo di conoscere. -Questa la mia casa, forse un p grande per noi quattro- diceva l'ometto... Juan lo guardava con curiosit e disprezzo. Le sue pupille, vecchie conoscitrici di uomini, lo avevano gi qualificato. Era la prima volta che, da adulto, conversava con un estraneo che non fosse un delinquente. L'ometto continu: -Che cosa fa, vicino? -Niente, amico. -Di cosa vive? Juan pens di dargli un pugno. Ci ripens: sarebbe stato come picchiare un bambino. Torn a sorridere con un fare da presa in giro: lui era molto lontano dai calcoli e dalla vita di questo nano curiosone. Gli avrebbe dato una lezione: -Della mia bella. Lei lava e mi d da mangiare. Mi rimangono poi dei pesos che ho accumulato quand'ero al "Peni". - stato dentro?- la voce gli venne fuori smozzicata. Prese coraggio e insistette- Perch? La risposta venne rapida: il bisturi di un abile chirurgo che recide la sorpresa: -Per aver ucciso un vecchio "impiccione". Se ne and via rasentando gli alberi e lo steccato. Senza fretta, ridendosela di se stesso e del chiacchierone invadente. Guillermo Gmez Gmez rimase gelato, quasi pietrificato, sul luogo della chiacchierata. Non gli era mai passato per la mente qualcosa del genere e non poteva ancora crederlo, ma non poteva nemmeno avere dei dubbi: quell'uomo aveva parlato seriamente. Quei termini: "Peni" e "impiccione" suonavano gradevoli alle sue orecchie, volevano dire coraggio. Ah! tutto sarebbe cambiato per tutti... Quell'uomo serio, grande e duro, ex recluso, ex omicida, era proprio quello che aveva aspettato per tanto tempo. Adesso s che si sarebbe realizzato una volta per tutte. Rosa Ester avrebbe finalmente visto di cosa era capace... La vita continu nel quasi quartiere di Pedreros, con la stessa nota monotonia di sempre e di ogni luogo: c'era chi nasceva e chi moriva, chi amava e chi odiava, chi rubava e uccideva e altri che indagavano e castigavano. Il sole aveva oltrepassato le montagne a oriente e la luce faceva brillare gli spigoli delle pietre sulla strada. I due uomini tornarono ad incontrarsi. Secondo Gmez: si sarebbero completati. Castro aveva pensato di terrorizzarlo con la sua sfacciata verit per tenerselo lontano. Il buon senso umano direbbe: l'interesse comune li un. Il senso popolare, maggioritario e fatalista, direbbe: era scritto... Tutto quello che contadino, o quasi, aperto e chiuso. Vie urbane, strade rurali: case nell'una e nell'altra direzione, pi o meno vicine. Cemento da una parte e verde naturale, vegetale dall'altra; aria pi o meno pura. Compensazioni?

Quell'abitato aveva una sola via di comunicazione: Pedreros. Gmez and a trovare Castro perch era la stessa cosa che andare a vedere un parco, un albero o un edificio e perch aveva bisogno di parlargli. -Lei molto schietto. L'altro giorno mi ha fatto pensare. Anch'io vivo di mia moglie e non mi piace vivere senza fare niente, preferisco l'azione, muovermi un p. In casa ho un piccolo fucile e una carabina calibro 45. Se ne ha voglia possiamo tentare un colpo. Da queste parti, a volte, si fermano auto di ricchi: vengono a fare l'amore. Non credo che sia molto difficile. Lei mi dir... Carabina era una parola il cui significato Castro conosceva troppo bene. Sempre sorridendo guard di nuovo l'ometto con un interesse chiaro e non dissimulato. Pensava: "Dev'essere pazzo." Fece una proposta: -Mi piacerebbe vederla... -Bene. La vedr. Si incamminarono verso la casa di Gmez. Era vero: quella era una gran tenuta e la casa era enorme. Gmez lo invit a entrare e gli present sua moglie. Lontano, nel cortile, stavano giocando due bambini. La moglie sembrava aver fretta. Scapigliata, dava la sensazione di sporcizia. Sembrava sprezzante, ritrosa e arrabbiata. -Questo il mio amico e questa mia moglie, la mia vecchia. I due uomini bevvero vino e chiacchierarono. Rosa Ester era scomparsa. -Pare che a sua moglie questa faccenda non piaccia. -Lei non ne sa nulla. No, Dio mio. Non possibile che arrivi a saperlo, a sospettarlo. Lei deve dissimulare. Tutta questa faccenda sar una cosa fra noi, cosa di uomini. Ah, no. Lei mi denuncerebbe. Quando si salutarono Gmez gli consegn la carabina avvolta nella carta e legata. -Tenga, amico, sua. Non dimentichi che siamo soci. Io l'avviser quando ci sar qualcosa da queste parti. Sceglier bene perch me ne intendo di macchine: uno pu fare delle deduzioni dal modello. Lei sa. -D'accordo. Juan affrett il passo e intanto toccava le varie parti dell'arma. Faceva i suoi calcoli: "La culatta sembra solida. Qui c' il ponticello. Sar carica? La canna sembra lunga. Sar il caso di accorciarla un p...si nota meno: nessuno la noterebbe sotto un poncho..." Trov l'Isoira che lavava e canticchiava. -Guarda!- grid- una carabina. Me l'ha regalata un amico che ho qui vicino. Un povero diavolo che non sa con chi ha a che fare. -Che bello! Che cosa farai? -La guardo, cara. La guardo... Fece a pezzi la carta spessa e spezz in un sol colpo lo spago: -Ah! un gioiello! Non ne ho mai vista una cos! Ah! La rigir dall'uno e dall'altro lato. Mise l'unghia nella camera di caricamento e guard in direzione della luce attraverso la canna: voleva sapere com'era la rigatura, s, c'era, rigirata su se stessa, addormentata come un serpente d'argento. Continu: - stata usata molto poco. Direi che nuova. Ha persino i proiettili. Mi piacerebbe provarla. Solo che fanno tanto rumore... -Dai, diamine, spara! L'altra casa molto lontana. Nessuno dir niente, perch stai a casa tua. -Va bene. Lo far subito. A cosa sparo? -A quello che vuoi: porte, finetra, la branda, il mio petto, che ne so? Ma fallo! Il rumore fu enorme. Il vetro dell'abbaino aveva un foro rotondo della dimensione di una moneta da dieci centesimi, sembrava un tubo di luce; si poteva vedere persino il cielo. Castro era impallidito e sudava copiosamente. Si sostenne alla parete per non cadere. Gli ci vollero alcuni secondi prima di poter parlare. -Cacchio! Mi sono fatto persino male alla spalla. Quindici anni senza tirare un colpo... moltissimo tempo. Uno perde l'abitudine. Adesso la pulir- continuava pallido e umido-. Mi piacerebbe che tu conoscessi il mio amico, un p toccato. Un giorno ti porter ad incontrarlo. Conosco la sua casa e sua moglie. Dammi un bicchiere d'acqua Isoira. Mi fa male la testa. -Juan, stai poco bene? -No. Non niente. Dammi l'acqua.

Bevve di fretta e usc in cortile. Soffocava. Guard verso l'abbaino e vide affacciarsi attraverso il piccolo tubo una macchia di sangue, poi: la testa dell'uomo dalla faccia rossa. Pallido, entr di nuovo in casa: -Ti dicevo che non vivono lontano, sono vicini di casa. Ti porter... -Come ti senti, piccolo mio? -Meglio. Mentre puliva l'arma Castro si chiuse in se stesso. -Che diavolo ti succede adesso? Sembri un neonato; un momento triste e un momento allegro. -Non lo so! Ho visto un'altra volta l'uomo dalla faccia rossa... -Stupidaggini, Juan. Che uomo? Qui non c' nessun altro. -Non capisci, Isoira: quell'uomo lo porto qui dentro- e indic la fronte. -Allora fatti un goccio. Come accade ai margini delle grandi citt, nessuno si preoccup dello sparo. Probabilmente nessuno lo sent. Fra l'altro, da quelle parti tutti sparavano: carabinieri, detective, guardiani. Perch mai non avrebbe dovuto sparare un delinquente di professione, un bandito? Castro mantenne la parola data e port Isoira a conoscere "la coppia amica". Le due donne non si piacquero. A Isoira non importava granch: lei era venuta a vedere l'uomo...che era stato cos generoso con il suo Juan. Dopo poco si salutarono. Isoira aveva tuttavia notato la presenza dei due bambini che giocavano in cortile. Gmez le fece una buona impressione, anche se le sembr timido, cosa che per alcune donne di solito un incentivo in pi. Decise di conoscerlo meglio e lo aspett: Pedreros era una strada facile per trovare quello di cui si crede andare in cerca, per allacciare destini: -Sei buonissimo, Guillermo. Ti siamo molto grati del regalo. Lo port a bere a un bar clandestino. -Non niente, signora Isoira. Adesso questione di fortuna. Due uomini non possono buttar via le loro vite lavorando... -Ma, se quelle che lavorano siamo noi. Non preoccuparti. E poi, non darmi della signora, non sono cos vecchia e se mi si prende per il verso giusto, sono anche affettuosa. Juan non geloso. E Rosa Ester? -Non lo so. Non ho mai avuto l'occasione di saperlo. Lei la seconda donna con cui ho a che fare. -Ah, ma se non mi ha mai vista prima. Quando ce ne andremo ti far vedere alcune cose. La strada solitaria e buia ci aiuter a conoscerci meglio. -S, ma ho paura di Juan. Isoira rise di cuore e i seni, ancora sodi, si mossero, oscillarono, forse pech lei lo fece di proposito. L'uomo di solito arriva a possedere una donna col pensiero. Alcune donne sembra che conoscano il meccanismo associativo e provochino la reazione e, a volte, il conflitto radicato nelle profondit istintive della specie: il sesso e il pericolo costituiscono infatti una doppia attrazione fatale. Chiss se questo quello che chiamiamo la "donna desiderata": l'uomo comincia a "cercare" quello che gli stato offerto direttamente o indirettamente. -Non ti preoccupare, ragazzo, di Juan Castro me ne occupo io. Se ne andarono verso l'aperta e promettente notte della campagna, che in qualche modo come l'unico ritorno. Il conflitto interiore di Guillermo Gmez ebbe vita breve. In piedi, vicino agli eucalipti, si scosse la terra di dosso e dall'animo la vigliaccheria. Dentro crebbe il senso del successo amoroso: per un momento aveva spiazzato un macho vero e proprio. I due uomini e Isoira divennero dei veri amici. Formavano un triangolo anti-classico. Juan, fra l'altro, li prendeva in giro spesso. -Come ti stai affezionando a Isoira, Guillermo! Il piccolo Guillermo si imbarazzava, si mordeva le labbra e sorrideva con timore: -Non scherzare con queste cose... Isoira rideva mostrando la sua bocca rossa e ancora succosa: -Guillermo ha paura di dire che mi ama. I regali che mi fa sono solo perch sono la sua vicina. Guillermo non poteva sopportare lo scherzo e quello che ignorava, quello che non poteva spiegarsi, e usciva in strada. Una domenica, quasi al tramonto, arriv Guillermo in cerca di Juan. Era eccitato e nervoso. Fin dalla porta grid:

-Adesso, Juan! Prendila! C' una macchina nuova sulla strada. Ho osservato la coppia. Sembrano molto ricchi. Io vado a prendere il mio fucile. Ci troveremo vicino agli eucalipti grandi, dalla parte dei rovi. Vai dentro. Nessuno deve vederti. -D'accordo. Dieci minuti dopo, entrambi gli uomini erano rannicchiati nelle fratte in attesa del momento opportuno e della notte piena. Guardavano, come ammaliati, verso gli occupanti del veicolo. -Che strano! Parlano e basta e lei cos bella. -Juan, pu darsi che lei non sia cos appassionata come Isoira. Gmez continuava a rincarare la dose e, comprendendo o meno il gioco dei suoi amici, andava all'attacco. -E Rosa Ester com'? -Fredda. Buona, ma fredda. Russa. La verit che mi sta piacendo meno. Isoira russa? -Lo dovresti sapere! -No. Non ho mai dormito con lei... Guarda, Juan! L'uomo dell'auto aveva aperto il deflettore laterale sinistro e fumava. -Adesso, Juan! La voce di Guillermo sembrava uno stiletto di un sergente di gendarmeria. Incitava alla morte...c'era ancora un p di luce che permetteva di intravvedere i contorni e a dieci o dodici metri una lucciola di tabacco che andava e veniva dall'auto verso la strada... CAPITOLO TREDICESIMO DA DOVE VIENE IL CRIMINE? Juan salt fuori dalle fratte quasi trascinandosi e il suo scivolar via non era udibile nemmeno a Gmez, che viveva la scena sulle spine. Non sentiva l'asperit delle pietre sulle ginocchia e sui gomiti. Aveva fatto bene i calcoli? Rimanere fuori dall'angolo visivo del conducente era la cosa pi importante. Avrebbe cercato di arrivare fino al fianco del veicolo e solo l si sarebbe drizzato in piedi rapidamente, d'un balzo, puntando la carabina sull'uomo. No. Era meglio introdurre la canna dell'arma nel finestrino aperto, sarebbe bastato. Smise di trascinarsi e continu carponi. Sent che il sangue gli bolliva in testa. Due goccie di sudore gli caddero sul naso e scivolarono fino in bocca; altre scivolarono sul lato destro: erano le prime e sapeva tutto quello che sarebbe venuto dopo. Si asciug con la manica della giacca e sent freddo. Quando fu al centro della strada si raddrizz in tutto il suo metro e ottanta. La voce di Guillermo Gmez lo perseguitava con un ordine: quel "Adesso, Juan!" era un martello rovente pieno di scintille, di sudore e di amarezza, che gli seccava la bocca e gli feriva il cervello. Perch gli ubbidiva? Quando si alz aveva gi, meccanicamente, messo un proiettile in canna. Non si rese conto che quel movimento produceva un leggero rumore. Sent un breve solletico sul petto: formiche? Poi se lo sent umido. Incominci a notare che la sua bocca era secca. Si disse: "Non importa. Non avr bisogno di parlare. Forse mi ha reso nervoso l'attesa nascosto o stato quest'ometto? Mi sta ficcando in un altro delitto?" Rifiut di continuare a pensare e ascolt il silenzio che veniva da fuori, dentro era un vulcano con il cuore in eruzione, con un "tac-tac" interminabile ai due lati della fronte umida. Sudava dappertutto, ormai non poteva quasi pi vedere. Sapeva che il filo dei suoi ricordi si soffermava su un'altra scena molto simile. Era forse la stessa? Il suo dito indice destro sent il freddo del grilletto. Ormai non vedeva pi la faccia dell'uomo dell'auto, e non vedeva nemmeno la bella donna. Avrebbe sparato verso l''alto o verso il basso? Era meglio farlo al di sopra di quelle due teste. Teste? Teste di detenuti dietro le sbarre delle celle, teste di gendarmi, di poliziotti negli spioncini, teste di giudici. La testa di Isoira con i suoi lunghi e neri capelli. C'era un'altra testa e aveva un volto... Quanto avrebbero ricavato? Mille pesos? C' qualcuno che si porta addosso tanti soldi? S, gli sarebbero bastati. Una donna giovane e bella ha pure un prezzo. Isoira era ormai molto vecchia. Non aveva bisogno di prendere la mira. La testa dell'uomo dell'auto stava diventando bianca? Continuava a sudare e ad essere cieco dentro e fuori. Bianca? No. Non avrebbe nemmeno cercato di guardare: sapeva che la faccia era gi rossa e quella era la faccia che conosceva meglio di qualsiasi altra, quella di sempre...

Premette il grilleto! Dall'automobile uscirono due vampate. Sent un dolore nella gamba destra, all'altezza della coscia. Merda! Non veniva da lui: l'uomo era armato e lo aveva ferito. Come? Lui, Juan Castro Bulboa, era certo che quell'uomo fosse disarmato e che fosse gi morto una volta. Si mise a correre. No, non il caso di giocarsi la vita con dei fantasmi: i morti non sparano. Gmez si incoll al suo fianco. Sentiva i suoi passi e credeva che fossero quelli dell'altro che gli veniva addosso. Acceler ancor di pi la fuga disperata. Non sapeva di Gmez, lo ignorava completamente. Gmez era inesistente: "Carlos il brizzolato" era morto; "Il fantoccio" non si era nemmeno mosso. Chi era quell'uomo che lo inseguiva? Gmez sent le voci che chiedevano aiuto. Castro cadde al suolo singhiozzando e sudando freddo. Al suo fianco c'era l'ometto che gli aveva dato la maledetta carabina. S, quello era Gmez, quello che dava gli ordini... Sent freddo e paura... Gmez si fregava le mani: c'era la possibilit di diventare ricco; ancora pochi minuti e l'avrebbe saputo. Castro aveva abbandonato le fratte come un esperto. Aveva solo dovuto dirgli: "Adesso, Juan"! Ed eccolo partire, dimostrando d'essere un professionista, un freddo assassino, un maestro. Se fosse riuscito ad uccidere la coppia avrebbe sepolto i corpi e venduto l'automobile. Non dev'essere molto difficile fare una fossa grande. Il fracasso della carabina quasi lo stord: non l'aveva mai usata; " Bene, Juan, l'hai fatto". Dall'auto spararono due colpi e lui si chin: "Cacchio, la cosa non cos chiara", quell'uomo si difendeva. Vide Castro passare davanti a lui come un fulmine. No, non poteva essere: il suo amico scappava. Sent rabbia e prese il fucile cercando di uscire sulla strada. Ud altre voci. Il fucile incominci a pesargli fra le mani. Si mise a correre dietro a Juan. Castro gli lanci la carabina: inciamp e cadde, soffriva per il colpo e per l'insuccesso. Piangeva. Fece una piccola buca in terra con le mani e l mise l'arma e la copr con delle foglie. Anche Castro singhiozzava. Solo il tempo avrebbe interrotto il fitto silenzio che avvolgeva i due amici distesi sul prato; due uomini che ritornavano dalla morte. Si ripresero lentamente. Fra di loro si era alzato un muro indistruttibile. Si separarono mordendo una strana miscela di impotenza e frustrazione, dolore e angoscia, odio e paura. Quello che li aveva uniti si era spezzato... Un cane e poi un altro incominciarono ad abbaiare. Gmez gir la testa verso il luogo del fallimento: l'auto aveva le luci accese e molta gente, raggruppata, guardava a terra. Ritorn all'ombra dei prati e si mise a vagare con il suo piccolo fucile in spalla. Sembrava un furtivo cacciatore della disperazione. Castro continuava bocconi sulla terra umida, cercando inutilmente la ragione del suo destino. In alto il vento faceva sussurrare le foglie degli eucalipti e piegare ancor di pi gli invisibili rami verdi dei salici. ****** Il crimine vive nel doppio umano. Viene e va, cresce e si moltiplica in migliaia di forme diverse. Sembra sempre nitido, ma sempre confuso, oscuro, lacerante, inspiegabile. Tutti gli umani adulti credono di conoscerlo bene. un incubo e una realt. A volte una macchia rossa di sangue sulla polvere di una strada che, per piet, conformismo, impotenza e mito, viene segnalata tramite una piccola costruzione di mattoni, una "animita". la forma di ricordare e di credere che conosciamo. Il Cile ha migliaia di "animitas" lungo le sue strade, nei suoi villaggi e nelle sue citt... CAPITOLO QUATTORDICESIMO L'INDAGINE DI GMEZ Il giorno 12 giugno del 1944, un luned, trov Isoira intenta a restituire ai suoi clienti la biancheria lavata e non lavata, stirata e non stirata. -Ho una parente ammalata, signora, e devo andare a trovarla. Vive nel sud. La prego di scusarmi. Cos trascorse la mattinata, scusandosi e mentendo:

-Mia sorella Rosa- lei era figlia unica- sta per partorire e devo andare ad assisterla; perci, signora, non potr continuare a lavare la sua roba. Quando ritorner, l'avviser. Vado al porto. Non conviene lasciare la via della fuga cosparsa di piccole tracce, perch possono trasformarsi in piste per qualsiasi detective diligente. Il suo uomo era in pericolo e lei lo avrebbe aiutato ancora una volta, era abituata a farlo e le piaceva. Quando consegn le chiavi della casa, disse: -Don Luis, deve assumere qualcun altro come guardiano perch io stasera me ne vado. Mio fratello maggiore morto a Coquimbo e mia madre ormai molto vecchia. Cercher di convincerla a venire a vivere con me, ma ci vorr del tempo e lei non pu lasciare la sua terra e le sue cose abbandonate. -Grazie, Isoira. Sei sempre stata una brava donna. Prendi- e le pass delle banconote. Isoira piangeva. Juan Castro aspettava la sua donna nelle vicinanze di un bar di Macul, osservando la gente passare. Gli sembrava che tutti fossero occupati in altre cose, diverse dalle sue e questo era meglio. Sapeva che gli rimaneva poco tempo. Si avvicin a un'edicola. L c'era la notizia: "Crimine passionale a Pedreros". "Medico assassina l'amante". "Il dottore assassino ha ferito anche se stesso". Non sar forse un altro crimine? Si mise a leggere le parole scritte in piccolo: "...pi o meno alle 18 di ieri, sulla solitaria strada di Pedreros, che unisce Macul a San Miguel, il dottor Guy Pelissier ha sparato alla giovane Alicia Bon Guzmn. Sembra che il movente del crimine..." Balordaggini! La verit era che avrebbero presto cominciato a cercarlo. La polizia non fatta di idioti: sicuramente lo stavano ingannando per acchiapparlo meglio. Sapeva come pochi altri che la galera era piena di ex fuggiaschi, di "dritti", di "angioletti", di "depistati" e di "gente con le palle"; ma era anche piena di amici e la vita in carcere non era cos dura come pensano i novellini. Sarebbe scappato tanto "per vedere", per tentare la sorte, per godere un p pi di libert e se fosse successo come sempre...che diavolo avrebbe mai dovuto fare! Isoira stava organizzando ogni cosa ed sempre meglio dar retta alle donne...quando sono brave. La donna lo raggiunse intorno a mezzogiorno: -Tesoro, ho consegnato la casa e tutta la biancheria. Don Luis Zuiga mi ha regalato qualche pesos: mangeremo. Il detective che ci trover dovr essere un mago, perch ho lasciato varie piste: Valparaso senza nominarlo, il nord e il sud. Nessuno ci cercher da queste parti. Anche quest'espediente me l'ha insegnato "L'ubriacone". Da queste parti ho poi una comare, una vecchia amica dei tempi di via Placer. Andremo a trovarla, sono solo pochi isolati. Macul, la strada che porta alla valle del Maipo, era, a quell'epoca, coperta da piccole baracche e casette fatte con materiale leggero dagli operai e qualche mezzadro del luogo. Ne costruivano di nuove quasi tutti i giorni. In una, di color verde chiaro, viveva Margarita Espinoza, l'amica di Isoira. Margarita vendeva vino, empanadas # (specie di calzoni ripieni di carne trita, cipolle, uvetta e uova sode, n.d.t) e cazuelas # (fricassea brodosa di carne o di pesce fatti a piccoli pezzi e verdure o legumi, n.d.t.). Cantava, ballava e suonava la chitarra. Le due donne si parlarono. S, Isoira le avrebbe fatto comodo perch aveva esperienza in questo tipo di affari e perch la clientela notturna era aumentata. Si fermarono. Juan Castro apriva le damigiane, faceva le spese, buttava fuori gli ubriachi, senza trascurare mai di "ripulirgli" le tasche, e affrontava, per quanto poteva, i bulli. Quasi un vero e proprio padrone di casa, solo che la sua donna non era la...signora. Che cos', dal punto di vista di un criminale, immediatezza, vicinanza, distanza dal luogo del crimine? Adatta il suo comportamento per una consuetudine fatalista? Fino a che punto dipendeva o no da Isoira in quello che veramente importante? Non voleva forse fuggire? difficile tirar fuori anche una piccola porzione di verit da un caso particolare, ma il delitto cos: tutti casi particolari. Dieci o quindici isolati dal luogo dove si uccisa una persona, sono, per qualsiasi individuo pi o meno normale, una distanza molto piccola per poter continuare a vivere quasi nello stesso modo. Aveva ragione "L'ubriacone"? Perch la polizia elimina le aree immediatamente vicine al luogo del crimine come possibile rifugio di un criminale? Un'altra derivazione dalla normalit: si sa che la paura spinge alla fuga. Castro era un pauroso? La risposta dev'essere affermativa; ma si trattava di una paura differente, particolarissima: paura dei colpi ricevuti durante l'infanzia e di un fantasma. Entrambe erano paure acquisite e derivate. Come sarebbe stato Castro con un'altra infanzia, con un'altra forma di vita? Sar utile fare degli sconti sulla personalit di un recidivo? Non staremo forse, per cecit collettiva, giudicando un uomo per circostanze esisitenziali? Passarono i giorni. Quando gli veniva voglia Juan Castro si avvicinava al chiosco dei giornali a leggere le notizie dei titoli che erano ormai in caratteri pi piccoli per progressivo esaurimento dell'interesse.

****** Il 12 giugno Guillermo Gmez si alz, tanto per cambiare, pi tardi del solito. Non era riuscito a chiudere occhio. Rosa Ester stava gi preparando i bambini per mandarli a scuola. Rosa Ester viveva, indubbiamente, in un altro modo. Gmez era ossessionato: "Sembrava un grand'uomo e si rivelato una stupida gallina. Tutti sono capaci di sparare a bruciapelo, tutti uccidono; ma rapinare senza uccidere diverso. Non c'era bisogno di farlo: quell'uomo avrebbe consegnato qualsiasi cosa, si trattava solo di sorprenderlo, di avvicinarsi alla coppia". Si alz in mutande e incominci a cercare i fiammiferi: -Stai fumando molto, Guillermo. Ieri sera hai finito un pacchetto. Non ci sono fiammiferi. Il tabacco ti fa male. Sapeva che sua moglie aveva ancora una volta ragione. Non rispose. Termin di vestirsi e usc in strada. Non era questione di fumare o meno, la sua vita era finita sulla bilancia dove si pesano libert e prigione, pace e tortura. Lontano laggi...fra gli alberi, in una buca, aveva lasciato la carabina. Il mucchio di foglie secche denunci il luogo. La ripul con rabbia e se la mise sotto il mantello. Sembrava un piccolo brigante, un brigante giocattolo. Pieno d'ira e di coraggio si incammin verso la casa di Isoira. Pensava: "Lo metter con le spalle al muro. So che disarmato. Forse arrivo a sparargli un colpo. Perdere una opportunit del genere, per una stupida gallina". Buss inutilmente. Entr forzando la finestra. Non c'era nessuno. Su, tra le travi del soffitto, nascose l'arma. Da gi era visibile la canna, ma non gli importava. Non era uno scherzo avere "sul groppone" un crimine di quel genere: lui non c'entrava niente perch non aveva sparato contro quell'uomo. Guard verso il cortile e si rese conto che non c'era nulla: nessun filo sosteneva la biancheria, la tinozza era asciutta e si poteva vedere sul fondo solo una scaglia di sapone venato. Rientr in casa e si accorse che erano scomparse tutte le cose utili. La coppia se n'era andata. Quella casa cominciava a bruciarlo, a spaventarlo veramente. Si sentiva tradito e ingannato. Arriv a vedersi arrestato e processato per un crimine che non aveva commesso. Lungo la strada pens: " vero che gli ho prestato l'arma, ma Castro avrebbe potuto anche chiedermela, eravamo amici per qualcosa. Io non ho sparato e Castro stesso il mio miglior testimone. Ho un fucile e lo posso far vedere alla polizia. Che domande faranno i detective? Picchieranno molto? Devo trovare Castro e Isoira. Non lasceranno mica che sia io a pagare per tutto questo. Io non posso scappare perch ho dei figli. Li cercher. Dove? Il cammino dei fuggiaschi verso tutti i punti cardinali, questa, almeno sembra, la probabilit". Gmez non aveva tutte le grandi possibilit di fuga di Castro, si teneva alla realt che conosceva: sapeva che era scappato con Isoira perch dipendeva da lei e sapeva che una lavandaia compra sapone, azzurro, in sacchettini, smacchiatori, carbone. Lo sapeva benissimo: Rosa Ester faceva la stessa cosa. E inoltre, tutti e due erano degli ubriaconi. Una donna mette radici, cos come un uomo o una pianta. anche vero che ce ne sono alcune che sono meno stabili, ma questa non la norma. A quarant'anni non si cambia molto perch le possibilit si sono esaurite, si diminuisce in tutti i sensi, si ha la tendenza, naturalmente, a conservarsi. Lo sapeva pure Gmez perch succedeva anche a lui. Conoscere un quartiere anche conoscere gente, avere l'opportunit di contatti e di aiuto. No, non potevano essere andati tanto lontano... Per lo meno, avrebbe iniziato da l attorno. Poi, se gli fosse andata male, avrebbe pensato a cosa fare... Nei bar clandestini che aveva conosciuto con i suoi amici fuggitivi, la risposta era la stessa: -No, non l'abbiamo visto da queste parti. San Miguel era un mare umano e l, in quelle strade tumultuose, perse giorni e notti in un andirivieni fra il nord e il vicino sud: San Joaqun e la fermata 18 della Gran Avenida. Niente. Ritorn a Pedreros a trovare i clienti di Isoira, casa per casa, ma raccolse solo le scuse date dalla peccatrice, scuse che quella femmina focosa aveva propagato per tutti i dintorni del luogo del crimine, del crimine del suo uomo. Chi raccoglie informazioni su uno che scomparso si rende conto delle falsit: il Porto, Coquimbo, il sud, la parente ammalata, una nascita, ecc... A Gmez fu chiaro. In direzione est gli rimaneva un'altra speranza: Macul. L si incammin. Jos Pedro Alessandri, pi nota come Macul, un grande viale che arriva fino a "El volca", la sorgente del fiume Maipo, se si va verso sinistra, la cordigliera; se si continua verso il sud, la strada si congiunge a Puente Alto, un pittoresco e gradevole paesino che dista meno di 20 chilometri dalla capitale. Il Macul di ieri, di 25 anni fa, incominciava ormai a riempirsi di industrie. Oggi, in qualche parte sembra un alveare: ci sono vari insediamenti

che tendono a raggiungere San Miguel, il comune pi popoloso del paese. A Macul la classe media quasi non esiste. Trovare una coppia di poveracci pu risultare un'impresa facile. Gmez, disperato, diede "un'occhiata" alla sua maniera. Aspettare all'angolo di una strada qualcuno che si conosce bene facile per un professionista dell'indagine e molto difficile per un principiante. Generalmente il poliziotto conosce quelli che cerca e non conosciuto dai ricercati. Se ne ha bisogno o lo desidera, pu anche travestirsi in cento modi diversi o adottare quasiasi tipo di atteggiamento e simulare differenti stati d'animo. Gmez non poteva uscire dalla sua condizione e nemmeno abbondonare la sua leggittima ansia, quasi terrore, e doveva vedere per primo e non essere visto. Non poteva inoltre andare in giro armato di fucile. S, le circostanze erano cambiate molto e lui si doveva adattare. Correva tutte le volte che credeva di riconoscere in un uomo o in una donna quelli che con tanto ardore cercava. Correva per accertarsi e poi si fermava, si nascondeva, vacillava, soffriva. Non sapeva quello che avrebbe fatto se li avesse incontrati. Era di per s uno spettacolo strano, evidente per qualsiasi osservatore normale. Annoiato, disilluso, stanco, incominci ad andare in giro per spacci di alcolici. Anche una stella una pista, perch non poteva esserlo un tappo? Trovare una pista dipende a volte dal caso, dalla provvidenza, dal destino, come se anche Dio usasse la placca da poliziotto... "S- si disse- Juan e Isoira non smetteranno mai di bere". Ancora una volta l'esperienza vissuta: sapere che, per continuare a vivere- quando la morte si avvicina- bisogna stordirsi un p, staccare la spina dalla tragica realt della ragione insufficiente, ma non per questo meno dura. Non pensava ci fossero cos tanti spacci. Conoscerli gli cost tempo, denaro, vomito e mal di testa. Anche lui beveva, ma non aveva mai bevuto n domandato tanto. Di notte, a casa sua, stanco e triste, afflitto, inquieto, vivendo la sua colpa, il fallimento e il silenzio, aveva voglia di piangere e continuava a nascondere il volto a Rosa Ester. Era inutile: la voce arriv come una sferzata: -Ti sta capitando qualcosa di grave, Guillermo Gmez! Di che si tratta? Si deve o no far partecipe di un crimine la propria moglie? Sapeva che non l'avrebbe capito mai: era molto diversa da Isoira. Castro era pi fortunato: la sua donna era la sua complice, poteva fidarsi. Rosa Ester era il suo implacabile aguzzino... -Non niente, donna. -Niente? Sono giorni che dormi male. Tutte le mattine arrivi ubriaco; qui non c' pi la carabina. Domenica scorsa hanno ucciso una donna lungo la strada e hanno ferito un medico. La polizia in giro dappertutto. I tuoi amici sono scomparsi. Dimmi, Guillermo, per quello che ami di pi! Sei stato tu? Hai a che fare con questi crimini? Il discorso di sua moglie era troppo per le sue scarse forze. Se fosse rimasto in casa avrebbe pianto e avrebbe confessato tutto. Allora l'avrebbe persa e insieme a lei, i suoi figli...prefer uscire in strada, nell'ombra, dove nessuno avrebbe potuto vedergli il volto umido e disperato. Sapeva che camminando sarebbe riuscito a pensare o a dimenticare e che si sarebbe stancato o sarebbe scoppiato. Qualsiasi uomo ha un limite e il suo gli sembrava ormai molto ridotto. Sua moglie torn a gridare: -Parla, Guillermo! Parla, per Dio! Una porta sbattuta fu l'unica risposta. Ancora Macul e i suoi alti alberi. Era febbricitante e assetato. L'angoscia beve e fuma. L'angoscia stanca e perseguita l'anima. Vag fra i nuovissimi insediamenti e fra un albero e un altro era un'ombra in pi, un'ombra silenziosa e attenta ai rumori, aperta alla speranza e sul chi vive. Si sentiva quello che era: un fantoccio in bala delle circostanze. Adesso s che poteva piangere tutta la sua impotenza, il fallimento della sua vita, una vita vuota. Pianse e pianse per vari isolati la sua solitudine e il suo destino, fin quasi a perdere l'anima, quel piccolo motore che lo spingeva avanti. Si appoggi ad una inferriata per non cadere a terra. Sentiva che nessun muscolo gli obbediva. Tenendosi, cominci a farsi pi piccolo: le mani sudaticcie stavano cedendo e le gambe stavano piegandosi. Era un restringersi finale di tutto; caduta di foglia secca simile all'agonia, con molto di freddo e di morte... Da una casa mal illuminata arriv alle sue orecchie l'allegro canto di una cueca "piccante". Fece un salto e si risciacqu via l'ultima lacrima perch quella era la voce di Isoira; quella gola aveva un corpo, un nome, una storia recente e un uomo che sarebbe stata la sua salvezza. Gli sembr che cantasse un angelo. Si avvicin di soppiatto alla finestra frenando i suoi impulsi e la sua allegria infinita. Non riusc a vedere dentro, c'erano delle grosse

tende. Si ferm l a lungo, godendosi la cantante. S, era lei ed era allegra, probabilmente ubriaca. Oltre quella porta avrebbe potuto avere notizie di Juan Castro che, certamente, si trovava l anche lui, visto che era assolutamente incapace di vivere in libert senza quella donna. Rimase l, appiccicato al vetro, con l'anima in subbuglio, sperando, pensando: "Se entro, mi picchieranno e scapperanno di nuovo". Era cos vicino alla possibilit di poter provare la sua innocenza, cos vicino alla pace di Rosa Ester e alla sua, alla sicurezza dei suoi figli ed era cos debole e piccolo per affrontare quest'emergenza come invece, sicuramente, tanti altri uomini sarebbero stati in grado di fare! Un uomo grid parole forti e sent chiaramente il rumore che fece un bicchiere o una coppa nel cadere a terra e rompersi. Anche un altro uomo grid. Gmez lasci la finestra e corse verso l'oscurit. Juan Castro usc in strada con un ubriaco sulle spalle. Gmez vide quando lo lasci cadere sul selciato della strada. Vide quando l'ubriaco venne perquisito. Chi lo aveva perquisito ritorn sotto la luce che usciva dalla porta. Lo vide quando entr. La luce si spense su quei talloni... Rimase paralizzato: quella faccia, quel corpo e quel profilo...vide tutto visceralmente. Un vedere e sentire compatti. Il suo vecchio sangue si rimise a correre allegro, veloce, lungo le arterie e le vene. L era il criminale che stava cercando, il testimone latitante...tutto sarebbe ritornato come prima. Si sent caldo, soddisfatto, grato per la luce e per i suoi occhi, grato per il miracolo. Si avvicin all'ubriaco cercando di aiutarlo ad alzarsi: -Venga, amico. Dove vive? -Mi lasci stare, merda! Gmez insistette. Era perdere il tempo. Inoltre l'ubriaco, come succede sempre, voleva solo dormire. Gli diede uno scossone: -Chi ti ha conciato cos? -Quella vecchia caprona della Margarita. Lo lasci l. Era pericoloso continuare a stare con un ubriaco ferito e derubato. Non era disposto a fare ancora da capro espiatorio di un altro delitto di Castro. Pass al marciapiede di fronte e da l continu a guardare, come ammaliato, la casa di una certa Margarita. Gli cominciarono a venire in mente, a riunirsi, pensieri neri che formavano una strana miscela di vergogna, timore ed allegria: "Se entro adesso, la cosa pi probabile che ritorni a scappare chiss dove. Pu darsi che stiano solo bevendo. Ma perch allora la Isoira cantava? Perch Castro aveva cacciato l'ubriaco?". Le scene che aveva visto continuavano a sembrargli un puzzle e non riusc a tirar fuori nessun significato. Gmez non era altro che un investigatore principiante e fortunato. Aspett fino all'alba. Dalla casa uscirono altri uomini e altre donne. In due si portarono via l'ubriaco che continuava a dormire alcol, botte e caduta. La musica e i canti erano finiti. La porta rimaneva chiusa. Continu inchiodato l, vigilando il suo presente e il suo futuro, rinchiusi dietro quella porta verde. Intorno a mezzogiorno vide uscire Castro..."dal locale". Portava una piccola borsa. Entr nel negozio di alimentari dell'angolo e quindi usc con una borsa piena di pane, scatole di conserva, piccoli pacchetti e bottiglie di birra. Gmez si nascose di nuovo dietro un albero e continu ad apettare. Le sue idee erano ora un p pi chiare, le incognite dell'alba cominciavano a diradarsi. Isoira usc a spazzare davanti alla casa verde. Aveva un aspetto molto pi bello con i capelli in ordine e pieni di piccoli bigodini di metallo brillante. Sfoggiava una vestaglia di flanella rosa a bolli neri, una vestaglia nuova che le segnava la vita mettendo in mostra i suoi fianchi ampi e sodi. Gmez non ebbe pi dubbi: vivevano l, facevano parte del "locale" che, apparentemente, era molto redditizio. L'indagine e il mistero erano finiti. Per Gmez tutto ormai era chiaro e semplice. Una domanda, per, gli girava nel cervello: "Perch cos vicino al luogo del delitto? La polizia avrebbe dovuto trovarli con pi facilit di lui..." Aspett che Isoira terminasse di spazzare e si compiaceva a ricordare le carezze di un tempo. Sorrise. Quando la donna entr nello spaccio, Gmez abbandon l'albero-nascondiglio e ritorn a casa sua con una certa allegria segreta. Ormai non lo preoccupavano pi le grida rabbiose di sua moglie perch adesso aveva delle risposte chiare per tutte le sue mortificanti domande. Entr facendo rumore, a passi forti, chiudendo con forza la porta della strada. Chiam sua moglie: era meglio affrontarla una volta per tutte. Nessuno rispose. Rosa Ester era uscita e i bambini erano a scuola. Fra poche ore tutto sarebbe ritornato normale. Si distese sul letto a pensare, a divagare, a fumare il suo odio e la sua angoscia

ormai leggera, a riposare la sua indagine vittoriosa: "Devo andare presto dalla polizia. Non lascer passare molto tempo, Juan capace di scappare di nuovo. Che cosa potr farmi Juan?" Si spogli. Guard l'ora nella vecchia sveglia: le due del pomeriggio. La testa cominci a dondolargli e si addorment. Si svegli di soprassalto e guard da ogni parte: sapeva che era ancora solo per la totale assenza di rumori e questo cominciava a sembrargli strano; sapeva che a quell'ora si pranzava. Qualcosa era cambiato persino nella sua casa dopo il delitto. "Ma che cos', Dio mio? Perch succedono tutte queste cose? Un uomo semplice non ha forse diritto a vivere in pace?" Rimase come spiazzato, in quella zona tra l'incosciente e il cosciente del dormiveglia. Sent un'altra volta il desiderio di piangere e pianse. Per lui le lacrime erano diventate ormai quasi un'abitudine e un sollievo. ****** Quattro mani robuste lo scossero e lo sollevarono in aria. Si sent umiliato nel vedersi nudo e cos debole davanti a quegli uomini. -Vestiti!- ordin una voce di pietra. Si guard intorno: c'era anche sua moglie, la sua Rosa Ester. Si vest. Sapeva che erano poliziotti: nessun'altro agisce in questo modo. Il momento tanto temuto era arrivato; ma lo trovavano preparato: era in grado di chiarire ogni cosa e di provarlo. Rosa Ester cominci un crudele monologo: -So che sei coinvolto nel delitto. Non ho intenzione di perdere i miei figli per colpa di un fannullone che, per giunta, anche un criminale. Ti ho denunciato io alla polizia. Li ho portati qui io. La donna singhiozzava a intermittenza, istericamente. Si rivolse al commissario: -Portatevelo via presto, signore, perch i bambini possono arrivare da un momento all'altro. Non c'era niente da fare. Gli uomini della legge, ad un impercettibile segnale del capo, lo portarono fuori in strada, ammanettato. -Adesso, nanetto, ci dici dove sono i tuoi complici? -Andiamo via da qui. Parler dove non ci sono testimoni- si riferiva al gruppo di vicini che si stava gi formando. Salirono sul furgone della polizia e si allontanarono. La stessa voce, voce da capo, grid: -Fermati! L'autista ferm la macchina con una brusca frenata. La voce continu: -Parla qui, nano del cacchio! Con gran fatica, il terrore afonico, bisbigli: -Stanno qui vicino. A Macul. Alcuni giorni fa hanno abbandonato la casa dove vivevano prima... Un altro furgone si ferm a fianco di quello che aveva portato Gmez. Un uomo scese e parl all'orecchio di quello che sembrava il capo. Un nuovo ordine cadde come una manata sulla testa di Gmez: -Continua! -Ho fatto abbastanza fatica a trovare il loro recapito...Io non ho niente a che fare con il delitto. La carabina si trova sotto il tetto della casa vecchia. -Non ti preoccupare per la carabina- replic il commissario- ce l'abbiamo gi e siccome tu non sai niente di questo crimine, hai indicato esattamente il luogo dov' stata trovata. Andiamo a prendere gli altri! ****** Qualcosa andava storto. Da qualche parte c'era un errore. Dove?- elucubrava Gmez. Ma il tutto era troppo per lui. I due furgoni presero la via indicata da Gmez. - qui!- tremante, indic "il locale" di Margarita, la piccola casa dipinta di verde chiaro. Lo lasciarono in manette sul sedile anteriore del furgone, attaccato alla sbarra superiore, vicino al detective che faceva da autista.

Non bussarono nemmeno. A che scopo? Una vigorosa pedata data con tutta la suola d'una scarpa poggiata sul tacco, apr la porta e i detective e il commissario, revolver in mano, si lanciarono all'interno. Tre minuti pi tardi venivano fuori con Castro, Isoira, Margarita e un vecchio ubriacone che portava occhiali scuri e una barba lunga e nera. -Ah! Cos che lo gnometto della carabina ci ha denunciati. Vedrai- continu Castro- Ne parleremo "dentro". -S, hai ragione- continu Isoira- il delatore il nostro generoso amico; proprio quello che ha dato inizio a tutta questa brutta storia, quello che ti ha regalato la carabina. Per tutti i delinquenti quello che sta in un furgone della polizia o a piedi davanti a una casa che la polizia sta perquisendo un delatore. L'infallibile regola della malavita: "Quello che cade per primo, parla", ma non sempre cos... Gmez non cap quel "ne parleremo dentro", dal tono gli sembr una minaccia. Dentro a che cosa? Nel furgone sarebbe stato difeso dalla polizia- cos pensava, ma non ne era molto sicuro. -Chiudete la bocca tutti quanti- ordin il capo. Continu: -Qui parliamo e parleremo solo noi, soprattutto, io. Voi vi limiterete a rispondere alle nostre domande, alle mie domande, gi che sono io a tenere il bandolo. chiaro? - che la mia amica Margarita- rispose Isoira- e questo vecchio barbone occhialuto, non c'entrano niente con il crimine, e io nemmeno. -Questo lo vedremo, vecchia impiastricciata. Adesso taci! Cercheremo un posto dove vi potr lavorare a mio piacere e in pace. -La centrale, signore- disse l'uomo della barba. -Chi t'ha passato la chitarra? Decider io dove. -La chitarra me l'hanno passata la Costituzione e la legge... -Qui, amico mio- gli rispose il commissario- succede che la legge sono io e non mi pu cambiare con un'altra o con un altro. Questo caso mio e far con voi quello che mi pare. Si avvicin all'autista e gli diede un'ordine che gli altri non poterono sentire. I furgoni-pattuglia, anche loro verdi, presero di nuovo la strada di Pedreros. "Dev'essere una specie di lezione-rituale per buoni e cattivi, giovani e vecchi: un'indelebile lezione di competenza della polizia: ci metteranno in mostra nello stesso luogo del crimine". Ma, non fu cos. Gmez si era sbagliato: il furgone si era fermato di fronte alla vecchia casa di Isoira, quella che apparteneva a don Luis Zuiga. Era strano: tutti agivano come se fossero d'accordo. Furono rinchiusi l dentro, vigilati dalla polizia, all'interno e all'esterno della casa. -Adesso s- comment il commissario- Qui potremo parlare a lungo e con calma. Vi avverto che abbiamo molto tempo a nostra disposizione, non perch l'indagine sia difficile, no. Per ragioni che, per ora, taccio. Credo che ce la passeremo bene se tutti voi coopererete e coopererete, ve lo assicuro... CAPITOLO QUINDICESIMO L'INTERROGATORIO -Dai, Gmez, vediamo, come cominciato tutto questo guaio? -Una sera ho incontrato Castro, che non conoscevo... -E? -L'ho salutato e l'ho trovato schietto, forse un p brusco... Mi confid che viveva di quello che guadagnava la sua donna, una vera prostituta. -Taci frocio!- grid Isoira- Prostituta, vero, ma hai approfittato di fare l'amore con me sul prato grande e non mi hai mai pagata. Delatore! -Tacete pidocchiosi!- grid il commissario- Continua Gmez! -Castro mi ha detto che aveva assassinato un vecchio perch era un impiccione. Mi ha messo paura e qualcosa di pi, qualcosa cos come un desiderio di imitarlo, perch io, signore, non ho mai ucciso nemmeno una gallina...

- vero- interruppe un'altra volta Isoira- una gallina non fa fuori un'altra gallina, tanto meno se ha il culo basso ed frocia. -Chiudi il becco, pezzente! Continua, nano! -Io volevo diventar ricco. Ho pensato che con quest'uomo e con le armi che avevo in casa, avremmo potuto tentare una aggressione... -Ma se sei solo un nano... -Lo so, signor commissario, meglio di tutta la gente normale, perch ho vissuto la mia statura, ma volevo farlo. Non ho un lavoro e un uomo, per piccolo che sia, ha bisogno di fumare, bere e avere delle donne per sentirsi uomo. La bassa statura non c'entra niente: si sente nella stessa maniera. Sono rimasto spesso a guardare la strada, sapevo che ogni tanto i ricchi, i padroni delle auto, si fermavano da quelle parti...vicino al bosco di eucalipti o a fianco dei salici. Pare che il paesaggio sia bello per loro e brutto per noi. un paesaggio di gambe avvolte in seta e mutandine. Ho sempre approfittato della luce fioca, loro stanno attenti prima, quando c' ancora la luce del sole. Mi sembrato fosse facile, perch un giorno mi sono avvicinato casualmente a un auto: la donna era bellissima e non volevo perdermi nessun dettaglio. Lei sa come sono queste faccende. L'uomo che era l, un p vecchio, mi ha sentito e ha alzato le mani. Mi ha dato dei soldi e l'orologio... Modul la voce schiarendosi un p la gola e continu: -L'ho lasciato andare. Entrambi erano molto spaventati e pensare che io non avevo armi e non avevo nemmeno delle cattive intenzioni. -Ah! Cos che sei anche assalitore di coppiette. -No, signor commissario. -Hai avuto rapporti con quella donna? -No, signore. Per questo l'uomo mi ha dato il suo orologio. -Io credo che tu fossi armato. Chi ha paura di un nano anche se viene fuori all'improvviso dall'oscurit, anche se puzza di zolfo? L'orologio ce l'hai? -S, questo. Non mi sono arrischiato n di venderlo n di impegnarlo. A mia moglie ho detto...che l'avevo trovato... -Oltrettutto sei anche un contaballe: hai ingannato tua moglie e me, capo della Brigada Rural, mi stai dicendo sfacciatamente che col fisico che ti ritrovi hai terrorizzato una coppietta. Dammi l'orologio! Lo prese fra le mani, lo guard da tutti i lati e se lo mise nel taschino interno destro della giacca. Si schiar la voce e ordin: -Castro, d la tua! - vero. Ho incontrato questo maledetto nano-delatore, cos come l'ha raccontato lui. Mi ha regalato la carabina. Io non sapevo che fosse un assalitore di coppiette. Quella domenica, giorno del delitto, ero stato a casa sua e gi verso il tardi, stavo ritornando a casa mia. Mi ha raggiunto perch aveva visto un'auto con una coppia dentro. Io sono andato a prendere la carabina e lui il suo fucile. Ci siamo avvicinati alla macchina passando dietro le grandi fratte. Io ho sparato. Anche l'uomo dell'auto ha sparato. Mi ha quasi ferito, cio, mi ha colpito la gamba destra, solo che la pallottola non entrata perch ha colpito delle monete che avevo nella tasca dei pantaloni. Non abbiamo rubato niente. Non abbiamo nemmeno toccato la donna, che era molto giovane e bellissima. Io e Gmez ce la siamo dati a gambe levate. Ho pensato che quell'uomo ci stava inseguendo. - vero, Gmez? -S, signore. Castro si spaventato. Pu immaginarsi quello che successo a me. -Avete visto se l'uomo ha avuto rapporti con quella donna? Dite la verit! -Gmez lo pu sapere: lui era stato l prima di me.- rispose Castro. -Non lo so- rispose il nominato- la verit che da lontano non si vede molto. Non volevo avvicinarmi e mandare all'aria tutta la faccenda. Anche se mi sembra di s, perch ho visto, ad un certo momento, le due teste vicine. -Che cosa vuoi dire con "teste vicine"? -B, quella di lui, sopra. Non so... -Se quella di lui stava sopra...come hai potuto vedere quella che stava sotto? Sei un bugiardo, una schifezza. Menti per accattivarti i nostri favori. Vediamo, Isoira, qual' la tua versione? -La mia cosa?

-La tua storia, dai. -Ne ho tante, signore. Quale le racconto? -Quella del crimine, stupida- la voce del commissario era una frustata. -Del crimine non so niente. Mi sono innamorata di Castro molti anni fa. stato il mio primo uomo. Non ho mai controllato quello che faceva o ha appena fatto. Non sono un poliziotto. Dormo con lui e lo aiuto a vivere. tutto. - cos parlano le donne dei delinquenti. -S, commissario. Se lo dice lei. Io sono la donna di un delinquente. -Non l'hai visto quando arrivato a casa con l'arma? -Che arma? A me piacciono tutte, specialmente i revolver, ma Castro non ne ha mai usato uno. -Non ti ha raccontato la faccenda del crimine? -Non si dimentichi che io non sono come questo nano frocio. -Perch siete scappati? -Nessuno scappato, commissario. Margarita ci ha offerto una casa migliore. Nessuno "scappa", come dice lei, a dieci isolati. -Conosce la donna di Gmez? -S. una povera schiava che lavora tutto il santo giorno per questo rifiuto. Il mio, invece, un uomo tutto d'un pezzo. -Isoira, mi sto stancando. Di nuovo: perch hai lasciato questa casa? -Ci annoiavamo molto. Lei vede che qui non c' nessuna ragione di restare. L avevamo la musica e carte colorate sul soffitto. -La vostra stata una fuga. Non vero Castro? -S, signore. vero. -E tu , vecchia caprona- il commissario si riferiva a Margarita- che dici? -Niente. Non so niente del crimine. Conosco Isoira da quando eravamo tutte e due giovani prostitute in via Placer. Poi siamo state in via Victoria vicino a via San Diego, l dalla "Anita la grassona". Pochi giorni fa venuta Isoira a chiedermi alloggio per lei e per il suo uomo. Gliel'ho dato. Castro non lo conoscevo. - vero, Castro? -S, signore. Margarita non l'avevo mai vista prima. -Va bene. E tu, vecchio barbuto, che cosa sai di tutto questo? -Che sono affetti da atrabile # (nella medicina antica, umore denso e aspro che era considerato causa dell'ipocondria,n.d.t.). -Atra...cosa? -Affetto da atrabile, cio che ha uno spirito aspro e inquieto. Ho sete e se lo dico per chiedere dell'acqua, perch non sono a casa mia e perch ho un paio di manette legate dietro che mi immobilizzano. E fra le altre, lei quello che comanda e d gli ordini... -Mi sta criticando? -No. Semplicemente le sto dicendo quello che capisco di tutta questa storia e quello che mi serve. -Chi sei? -Carlos Corts, una specie di vagabondo. Per ora lavoro come arruolatore in una costruzione edile. Mi piace bere, mi piacciono le cuecas e le donne cosiddette "pubbliche". Avevo sentito parlare della "Casa verde", cos la chiamano da queste parti, e sono andato a vederla. Sono in cerca di un amore particolare. Datemi dell'acqua, per piacere. Dopo aver saziato questa sete incommensurabile...continuer a parlare, sempre che lei lo permetta. Il commissario, mezzo sorpreso, diede l'ordine a uno dei detective. -Passagli una brocca con dell'acqua, anche se c' il pericolo che si ossidi. -Qui non ci sono brocche. -Passagli un barattolo. Il barbuto bevve e sorrise. Il commissario si avvicin con belle maniere. -Che cos' questa storia della "sete incommensurabile"? -Che non si pu misurare.

-Che titolo di studio hai? -Quello che si ottiene osservando e osservandosi per 50 anni. Pare che non serva un granch. Questa casetta, per esempio, non un commissariato n un ufficio giudiziario, non nemmeno una prigione e lei ci tiene qui perch lei la concretizzazione della legge, il tangibile. tutto molto irregolare... Che cos'ha in mano la legge? La sua non coercizione brutalit. Lei non interroga, lei obbliga questi poveracci a dire quello che... -Ti voglio accontentare, barbone. Portatelo alla Centrale e lasciatelo SA (senza annotarlo nei registri). Un detective usc con Corts. Il commissario si rivolse al gruppo: -Adesso che siamo in famiglia, vi dir che non sono d'accordo con quello che avete detto fin qui... -Anch'io voglio- interruppe Margarita- che mi portiate alla Centrale. -Ah! No! tu sei quella che ha coperto questo delitto e questo lo dovrai chiarire al giudice. Tu sei solo...una...padrona di una casa allegra. Il barbone parlava "difficile" e non posso correre rischi inutili. Tu rimani! Dicevo che mancano delle cose, per esempio. Chi ha nascosto la carabina sotto il tetto di questa casa? -Lei sa che sono stato io, signore- rispose Gmez. -Perch? -Dopo il delitto, Castro l'ha data a me, voleva mettermi nei guai e io non volevo accollarmela, pesa molto e l'ho lasciata nascosta nel terreno, vicino al bosco. Il giorno dopo, quando mi sono reso conto della fuga di Castro con Isoira, l'ho tirata fuori e l'ho portata qui. Sono entrato forzando questa finestra. -Allora...tu volevi "accollare" il crimine a loro. -No. Volevo restituirla a chi l'aveva usata. -Ma se la carabina tua! -No, non mia. Me l'hanno data per custodire la tenuta. -Va bene. Non lo vuoi capire. Continua a mancare qualcosa. Per esempio... Perch hai sparato, Castro? -Non lo so. Era molto che non usavo una carabina. Molti anni che non commettevo un'aggressione a mano armata. Pu darsi che volessi uccidere per ritornare in galera. Fuori mi annoio. Non lo so! Ho pensato a tutta la faccenda e non trovo una ragione per lo sparo. -Eri ubriaco? -Un p. Mi ero bevuto una bottiglia o qualcosa del genere. -Te ne berresti un'altra? -S, signore. Anch'io ho sete, solo che io non so protestare come il barbone che si sono portati alla Centrale. Il commissario si rivolse nuovamente ai suoi uomini: -Portate due dozzine di bottiglie di vino buono. Celebreremo quello che sapete con questa gente che ci stata cos utile. Ci servir, tra l'altro, per far passare il tempo mentre aspettiamo l'"uomo". Dopo pochi minuti arriv l'ordine. Macul era ben fornita di bibite alcoliche. Bevvero tutti. L, in realt, non c'erano estranei: nel mondo del delitto i veri protagonisti si conoscono bene. La notte del secondo giorno dell'"interrogatorio" in casa di Isoira, incominciava ad animarsi. -Commissario- domand Margarita- potremmo mangiare qualcosa? Io ho dei soldi. Bere cos, a secco, non fa per me. -Hai ragione! Andate a cercare qualcosa che valga la pena: pollo, salumi, pane, sottaceti, cose cos! Non "borseggiate", pagate! Anch'io ho fame. Non ti preoccupare, Margarita, per l'unica volta, offre la polizia. Gmez se la rideva: -Vedete quello che succede- disse- la vecchia prostituta ha cominciato a scaldarsi appena il vino le arrivato nel sangue: sta gi mostrando le gambe- e indicava la Isoira, che, in realt, si era tirata su il vestito. -Non il vino, frocio, solo che ho caldo per essere rimasta seduta cos tanto. Mi lasci andare, commissario, ho voglia di orinare. -No. Questa una festa per gente in manette e nessuno si muove da terra. Voglio che sappiate che stiamo aspettando "Il capo", il signor prefetto e non voglio mettermi nei guai. Sono contento dei risultati dell'indagine, ma niente di pi. Piscia l! Sar divertente. Questa Isoira ha delle belle coscie. una "bonona", non vero, Castro? -S, signore: buona e fedele. Deve lasciarla uscire a orinare. Tutti i detective e Gmez scoppiarono in sonore risate. Uno dei poliziotti, il pi giovane, disse:

-Se questa fedele, le galline sono suore. -D'accordo,- grugn il commissario- Che esca! Tenetela d'occhio nel cortile. Ah! e non tardate molto, voi- si riferiva ai suoi uomini- nemmeno di voi ci si pu fidare... -Fedele- continu Castro, quando il detective della battuta stava arrivando nel cortile- alla sua maniera. Lei si guadagna la vita con il suo corpo, ma si concede solo a me. molto difficile che un altro uomo lo capisca. -Come pu essere fedele- intervenne Gmez- se persino io sono andato a letto con lei? Fedele la mia, che non ha mai avuto un altro uomo. -La tua!- scherz il commissario- la peggiore: lei ti ha denunciato. Preferisco la Isoira. chiaro che- e abbass il tono della voce e sorrise- che una miscela di Isoira e di Rosa Ester non pu essere male. Chi sa? Il corpo di Isoira, le gambe di Isoira, la pelle di Isoira, i capelli di Isoira... Continuava a sorridere per la sua trovata. Isoira ritorn con le sottane abbassate. -Questi suoi ragazzi, caro il mio commissario, sono dei gran diavoli. Se lei sapesse! Grazie per il favore. Nelle orecchie di Isoira rimase l'eco della sua propria voce. Sentiva ancora il calore che le avevano lasciato, sui seni, le mani dei detective. Mentalmente si ripet: "Caro il mio commissario" e credette di capire il perch di quell'espressione tanto affettuosa. Forse...anche i ricordi ascoltano. Ah, no! La vecchia storia arrivava in punta di piedi e dal fresco cuore dell'oblio volontario: il giovane poliziotto della via Victoria, un cliente come gli altri, con cui era arrivata a intendersi cos bene da arrivare a restare incinta. Impar a far la maglia e a sognare ad occhi aperti. Non lo rivide e non poteva andare a "La Pesca" a chiedere sue notizie. Ma questo non importava molto: quello che cresceva nelle sue viscere, giorno dopo giorno, quello s era pi importante. Abort al settimo mese in seguito a una pedata che aveva ricevuto sulla pancia. Che diavolo! Ci sono clienti che quando sono ubriachi reagiscono male, malissimo. Una frase la perseguitava da vent'anni: "Sono venuto a fare l'amore, non a prendermi cura di future madri". Dovettero operarla e rimase sterile. Un dispiacere: le piaceva il figlio di quel poliziotto anonimo. Forse per questo le piacevano i revolver, i bambini e persino quel "Caro commissario". Continu a sorridere. Nemmeno Castro sapeva la storia del poliziotto della sua giovent. Una donna fatta chiama esperienza i suoi segreti. Si mangi un panino di pollo e torn ad essere la Isoira Roja Soto di sempre, la donna di un'assassino. Inton persino una cueca che tutti contribuirono ad animare. Isoira era contenta: ci sono ricordi che non muoiono e che, al contrario, aiutano a vivere. Il terzo giorno arriv il prefetto Canales. Rimanevano ancora pochissime bottiglie da aprire e qualche coscia o collo di pollo. Dormivano tutti o erano assonnati. Castro rimaneva sveglio, tentando di far combaciare nel tempo il suo puzzle di due teste rosse. Il commissario fece un cenno al suo superiore gerarchico: -Ah, allora sei stato tu il diavoletto!- Canales diede una manata sulle spalle all'uomo della sua libert- Te la caverai bene! Liberateli! Liberateli tutti! Verrai con me alla Prefettura, ma prima mi racconterai la storia. -Un'altra volta? -S! -Ma se non ho fatto altro! Il commissario non ha smesso di far domande. Sa ormai persino quanti nei ho sulle natiche... Ricevette una sberla in piena faccia. meglio mettere le cose in chiaro subito. -D'accordo- disse Castro.-Con questi modi, chi che non capisce? Ecco com' andata. Quando termin, Canales gli diede la sua approvazione: -Va bene ed ben raccontata. - che i suoi uomini mi hanno aiutato molto... Un secondo colpo lo fece sanguinare dalla bocca e dal naso. Canales domand: -Ti eri reso conto che l'avevi ferito? -No, signore. Quell'uomo ha continuato a sparare dopo il mio sparo. A me faceva male la gamba, che ancora gonfia. Gliela mostr: i peli neri sembravano dei cactus piantati sul dorso di una collinetta rosata. -Ci credo che tu abbia avuto paura- sentenzi Canales-. Succede agli assassini quando escono di prigione: si rammolliscono, diventano "effeminati", codardi.

-Non si sar mica rammollito anche lei? Ricevette il terzo colpo in faccia e una nuova domanda: -Quanti colpi ha sparato la vittima? -Non so. -Vedi? Paura vera. Tu non sei mai stato un bandito. Sei solo un assassino. Andiamocene! In fila, circondati dai poliziotti, abbandonarono la vecchia casa che Isoira aveva usato come nido privato d'amore, con un ladruncolo e con il suo ex detenuto, ex libero, ex uomo. Lei fu l'unica che volt la testa per vederlo per l'ultima volta. Chi pu mai sapere cosa passa per la testa di una donna del genere? Nel gran Commissariato di via General Mackenna furono fotografati fin dall'ingresso. Quando i fotografi si avvicinavano, Canales stava sempre alla destra di Castro Bulboa. Due giorni dopo furono messi a disposizione del tribunale competente... Castro non pot pi leggere i nuovi titoli dei giornali.

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