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Propriet Ottiche dei Materiali a.a.

2008-09
1 di 1
Parte 1

In un corso di Propriet ottiche giocoforza iniziare con il definire correttamente la natura della
grandezza che viene influenzata dalle stesse: la luce (in senso lato). Come noto dai precedenti
corsi di Fisica, la luce un tipo particolare di ONDA ELETTROMAGNETICA.

Unonda elettromagnetica costituita da una
coppia di campi, uno elettrico E e uno
magnetico B, che si propagano oscillando nel
tempo e nello spazio in modo interagente fra
loro. Le onde elettromagnetiche, pur nella
loro univoca natura, assumono varie forme e
denominazioni (onde radio, calore, luce, raggi
X, raggi gamma) che differiscono per un
parametro fondamentale, la lunghezza
donda, o meglio la frequenza di
oscillazione.

In particolare con il termine luce ci si riferisce a onde elettromagnetiche caratterizzate da
particolari valori di lunghezza donda, che riescono ad interagire con locchio umano, ma evidente
a tutti che noi stessi, con un altro organo sensoriale (la pelle) siamo in grado di sentire anche onde
elettromagnetiche di altra lunghezza donda, come linfrarosso (sensazione di calore) o
lultravioletto (labbronzatura!).
Tutte le onde sono caratterizzate da una equazione in cui lo spazio e il tempo sono legati fra loro in
un certo modo:
E= E
0
sin(kx-& (equazione di unonda piana che viaggia)
dove E rappresenta lampiezza del campo (elettrico o magnetico, in genere ci si riferisce al campo
elettrico). (NB: questa una equazione semplificata, contenendo grandezze scalari che pi in
generale vanno invece scritte come vettori vedi lez. 2).
una funzione sinusoidale nel cui argomento x = spazio e t = tempo sono le variabili esterne
allonda, cio proprie dellambiente in cui si muove (rappresentano cio un punto e un istante ben
definiti).
E
0
lampiezza dellonda, cio il valore massimo che londa raggiunge nel momento in cui la
funzione seno vale +1 (-1
(kx-&t), che largomento della funzione seno, devessere un angolo, cio adimensionale, un
numero puro, quindi anche ogni singolo addendo devessere adimensionale. Ne consegue che:
k=[L]
-1
e &=[T]
-1
. Pi in particolare

& (T= periodo, 1/T=frequenza = f = )
Quindi abbiamo:
E=E
0
sin[2(x/ t/T)]

Per comprendere il signif
levoluzione dellonda separatamente nel dominio del
tempo (1) e poi in quello dello spazio (2).

1) Fissiamo la posizione dellocchio e lasciamo passare
il tempo
Solo per semplicit di calcolo, supponiamo di scegliere x
0

p
0
= h (h
qualsiasi numero); allora lequazione che descrive
t
0

t/4 t/2
t
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levoluzione dellonda a x= x
0
si riduce a
E=E
0
sin[2(h t/T)]
Se stiamo a t=0, cio nel momento iniziale:
E=E
0
h- h)] = 0
perch il sempre 0.
Questo grafico una funzione sinusoidale, caratterizzata da E
o
(ampiezza) e T (periodo), che il
tempo che impiega londa a riassumere lo stesso valore con lo stesso andamento, cio la stessa fase.















Se il periodo lungo, vuol dire che il processo lento, cio i campi variano lentamente; viceversa
se il periodo corto la variazione rapida:














Periodo corto --> variazione veloce Periodo lungo --> variazione lenta
cio molte volte al secondo -> alta frequenza cio poche volte al secondo -> bassa frequenza

Linverso del periodo (1/T) la frequenza f, che rappresenta il numero di volte che londa si ripete
nellunit di tempo (1 secondo). Si misura in Hertz (Hz) dal nome del fisico tedesco H.R. Hertz che
speriment a fine 800 le onde elettromagnetiche (dette onde hertziane).
Nellequazione in realt compare & (pulsazione) che la frequenza trasformata in angolo:
&
Es. se si fa una oscillazione completa in 0,2 secondi --> T= 0.2 s; in 1 secondo si fanno 5
oscillazioni e quindi la frequenza 5 Hz. Se il periodo aumenta, la frequenza diminuisce, e
viceversa.
Valore di
ampiezza
T
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La frequenza e il periodo sono
grandezze legate al meccanismo di
emissione, di generazione delle onde,
cio ai tempi di oscillazione del sistema
che genera la perturbazione.
Parlando di onde elettromagnetiche,
quando diciamo che una radio trasmette
su 100 Mega Hertz vuol dire che londa
varia 100 milioni di volte al secondo, e
quindi il suo periodo linverso di 10
8
.


Ma i valori di frequenza delle
onde elettromagnetiche possono
spaziare in un intervallo
estesissimo; cio noi possiamo
avere onde elettromagnetiche in
cui f vale vale 0,001 Hz fino ad
arrivare a 10
24


0,001
24

10
9
onde radio
10
12
microonde
10
17
ottiche (UV, vis, IR)
10
21
raggi X
10
24


NB la visualizzazione blu della variazione di
lunghezza donda su una scala assolutamente
sbagliata.

Il motivo per cui si puntualizza questa scala di frequenza chiamato spettro elettromagnetico
perch la frequenza dipende dal meccanismo di emissione e non da quello che succede dopo, cio
dal momento in cui viene eccitata londa questa continua a muoversi nel tempo con quella legge,
quindi il periodo T rimane lo stesso per tutta lesistenza dellonda; anche nel caso di unonda
acustica (suono) la frequenza di vibrazione rimane la stessa finch non viene assorbita.
Se consideriamo anche i punti dello spazio che appartengono a dei piani perpendicolari allasse x
(punti con y e z diversi da 0) e vediamo che lampiezza dellonda la stessa in tutti, possiamo
comunque evitare di esplicitare nellequazione la dipendenza da y e z. Questo un caso particolare
di propagazione di unonda, molto utile per trattare problemi complicati in forma semplice, e
facilmente ralizzabile nelle condizioni sperimentali: londa piana.

In tutti i punti del piano 1 londa ha la stessa
ampiezza, diversa da quella che ha in tutti i
punti del piano del piano 2.
Esempi di onde piane luminose sono il raggio di luce (luce perfettamente collimata in un fascio di
una certa ampiezza) o un raggio laser (che autocollimato gi per sua natura). Non lo la luce
emessa da una sorgente puntiforme, o la luce dispersa o concentrata da una lente.
1
2
x
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2) Fissiamo listante di tempo e studiamo londa in punti x diversi.
Immaginiamo di fare un altro esperimento in cui mettiamo delle cariche elettriche lungo tutto lasse
x in modo da poter misurare il valore del campo elettrico punto per punto, rivelando in qualche
modo il loro spostamento allo stesso istante. In tal modo possiamo determinare landamento del
campo punto per punto in quel certo istante di tempo, andamento che sar caratterizzato da un
parametro detto lunghezza d`onda .
Vedremo infatti che in un punto il campo sposta la carica verso il basso, in un altro verso lalto e
cos via. allora la minima distanza caratteristica entro cui la perturbazione riassume lo stesso
valore avendo lo stesso andamento (la fase, cio a salire o a scendere in entrambi i punti).

Con un altro esempio, immaginiamo di avere una corda stesa in orizzontale e di innescare delle
oscillazioni della corda ad una estremit; loscillazione avanza lungo la corda. Se noi la guardiamo
attraverso una fessura posta in un determinato punto, vediamo che la corda sale e scende con un
andamento sinusoidale nel tempo (modo 1). Se invece facciamo una fotografia di una sufficiente
estensione della corda come se bloccassimo il tempo t e registrassimo con la foto la sua
deflessione nei diversi punti (modo 2).

2
= K prende il nome di vettore donda (infatti pi precisamente un vettore che indica anche
la direzione verso cui viaggia londa).

T

2
= come detto prende il nome di pulsazione o frequenza angolare (perch indica quanta
parte di angolo viene descritta nellunit di tempo).
Queste due grandezze sono legate insieme perch londa unonda viaggiante: quando un oggetto si
muove nello spazio e nel tempo allora caratterizzato dalla velocit. Come si fa, quindi, a vedere la
velocit? Dobbiamo vedere di quanto si sposta londa in quanto tempo.

Se noi facciamo una foto a due istanti diversi notiamo che c uno spostamento dellonda. Allora,
nota la differenza di tempo di quando ho scattato le due foto, e misurando la differenza di posizione,
dal rapporto tra queste grandezze ricavo la velocit
t
x
V

=
Questo valore non per ben precisato! Loscillazione ha un andamento piuttosto strano, quale
punto devo considerare?
Un modo per evitare di fare confusione quello di considerare un punto in cui londa abbia una
particolare fase con un valore particolare di ampiezza (ad esempio il passaggio per lo zero, o un
culmine della sinusoide) e vedere di quanto questo punto si sposta nel tempo. La cosa si fa
comprensibile facile se valutiamo numericamente lequazione.

Se io considero il punto a 30 cm dallorigine dellasse x e il tempo 5 secondi dallistante 0, quanto
vale la perturbazione?

=
1 , 0
5
5 , 0
30
2 sin
0
) 50 60 ( 2 sin
0
= 0 10 2 sin
0
= =

(ovviamente ho scelto proprio valori che semplificano il calcolo!).
Supponiamo adesso che, lasciando fluire londa nello spazio e nel tempo, ritrovo lo stesso valore
zero (con la stessa fase) in un altro punto x= 55 cm e al tempo 10 secondi dallistante 0. Vuol dire
che, dopo aver spostato il punto di osservazione di 25 cm, ho dovuto aspettare altri 5 secondi
affinch londa vi abbia la stessa fase che aveva nel primo punto considerato.
In effetti se io calcolo il valore dellonda nella nuova posizione e nel nuovo istante, ottengo la stessa
fase cio
( ) 10 2
.
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5 di 5
0 10 2 sin
1 , 0
10
5 , 0
55
2 sin
0 0
= =

=
Ma, se io mi sono spostato di 25 cm e ho dovuto aspettare 5 sec affinch londa mi raggiunga
avendo la stessa fase, vuol dire che londa si muove con una velocit di fase:
sec / 5
5
25
cm V = =
Non che uno per sapere la velocit di unonda deve farsi tutti questi conti, si pu ricavare
semplicemente conoscen
f
T
V

= =
la velocit per cui unonda si sposta ad una distanza pari a
pari a T (un periodo).
Se per conosciamo &
k
k
V

= =
2
2

Quindi si pu dire indifferentemente che la velocit di fase data da f V = o da 9N

Londa quindi caratterizzata conoscendo le tre grandezze: E
0
, k & pensare:
visto che k & , non si pu scrivere unequazione dove ci sia solo la velocit? In
effetti si pu scrivere largomento del seno come (x v t), ma si perde di vista il fatto che la
velocit non una caratteristica propria dellonda, perch dipende dalle propriet del mezzo in cui
si propaga londa.
Caratteristica dellonda la frequenza, che
dipende da come londa viene generata, dopo di
che londa si muove in uno spazio che contiene
una mezzo (vuoto, aria, H
2
O, ecc), con cui
interagisce con meccanismi di continui scambi
di energia che ne definiscono la velocit.
Per se & la variazione
nel tempo della grandezza sempre la stessa)
ci che varia da mezzo a mezzo deve essere k,
che come dire la lunghezza donda.
Infatti, se londa va pi piano vuol dire che
nella stessa unit di tempo (periodo T) percorre
corta, e
da
T
V

= vediamo che a parit di T se


diminuisce anche V diminuisce.
Visivamente nella figura si vede infatti che al
diminuire di V londa disegnata pi corta.

Nella pratica comune per per etichettare unonda ci si riferisce a volte alla frequenza, a volte alla
lunghezza donda, a seconda della maggiore o minore comodit di espressione del relativo numero:
- in acustica, considerando che la propagazione si studia in mezzi diversi (in aria o nei solidi o in
altri fluidi), si fa riferimento alla frequenza, che varia nellintervallo diordini di grandezza da
0,1 a 100000 Hz;
- per le onde radio e TV, che si studiano essenzialmente in aria (che si comporta praticamente
come il vuoto) si usa la frequenza, con i multipli dellHz (MHz, GHz);
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- nella luce dallultravioletto al visibile e al vicino infrarosso si fa invece riferimento alla
lunghezza donda nel vuoto, perch le frequenze tra 10
14
e 10
15
Hz si esprimono in modo poco
comodo, mentre
- nel lontano infrarosso uso comune riferisci al vettore donda, che assume valori dellordine dei
cm
-1
.


VARI TIPI DI ONDE
Le onde elettromagnetiche si differenziano per i diversi valori che possono assumere i vari
parametri (scalari e vettoriali), considerando che normalmente in un raggio di luce abbiamo un
insieme di molte onde (generate in tantissimi processi elementari):
Ofrequenza;
Olunghezza donda (dalla frequenza tramite la velocit, caratteristica del mezzo);
Oorientazione dei vettori campi elettrico e magnetico nel piano perpendicolare a k;
Odirezione del vettore donda (k che compare nellequazione), cio della direzione di
propagazione dellonda
Odifferenze di fase delle onde fra loro



La prima distinzione che si
pu fare tra ONDE
POLICROMATICHE
(sovrapposizione di onde con
diversa frequenza) e ONDE
MONOCROMATICHE
(solo onde con la stessa
frequenza).
La POLARIZZAZIONE pu
dare luogo ad onde in cui il
vettore campo elettrico
orientato in un una direzione
ben precisa (polarizzazione
lineare, circolare, ellittica)
oppure in direzioni
casualmente distribuite
(assenza di polarizzazione).
Se tutti i vettori k delle onde del fascio sono diretti nella stessa direzione abbiamo un onda
COLLIMATA, se invece i vettori k sono orientati in direzioni diverse abbiamo un fascio divergente
o convergente.
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Unaltra distinzione riguarda la FASE RELATIVA TRA LE DIVERSE COMPONENTI
DELLONDA, che diventa importante soprattutto quando in un fascio di radiazione le onde sono
gi collimate, monocromatiche e polarizzate allo stesso modo: se avviene anche che la relazione di
fase fra coppie di onde resta sempre la stessa (ad esempio il massimo del campo elettrico delle varie
onde si raggiunga per tutte nello stesso istante e nello stesso punto) allora queste onde si dicono
COERENTI: il tipico esempio la luce generata da un laser.
ONDE NON COERENTI possono avere lo stesso k, lo stesso vettore campo elettrico, la stessa
frequenza per la relazione di fase tra le varie onde non si mantiene costante, cio magari in un dato
istante i massimi coincidono, ma in un istante diverso no.

Nel caso che ci interessa delle onde luminose, in genere delle onde elettromagnetiche, ci che
oscilla un campo elettromagnetico. Nella regione di spazio, dove c londa elettromagnetica,
sono presenti contemporaneamente sia un campo elettrico E e sia un campo magnetico B oscillanti
(non statici); dobbiamo perci abbinare a questequazione quella del campo magnetico:
B = B
0
sin (Kx & t)
Questi due campi trasportano con s dellenergia (elettromagnetica) che pu essere trasferita
alle cariche con cui possono interagire. Per definire questa energia occorre prima capire quali
effetti hanno i campi sulle cariche elettriche.

Richiamiamo il concetto di Campo Elettrico: si dice che in una regione di spazio c un campo
elettrico, quando mettendoci una particella carica q essa subisce unaccelerazione (se sta ferma si
mette in moto, se stava in movimento cambia il suo movimento). Ci vuol dire che la particella
carica stata sottoposta a una forza (quantit vettoriale) e tanto maggiore essa, tanto maggiore
diremo il campo elettrico:
F = q E E = F / q
Visto che la carica una grandezza scalare, ne consegue che anche il campo elettrico una
quantit vettoriale il cui modulo pari al rapporto F/q, mentre direzione e verso sono gli
stessi di F e quindi facile riconoscere la direzione del campo.
Quindi anche nella formula del campo elettrico dellonda piana bisogna mettere i segni di vettore
E = E
0
sin (kx &
Questo campo elettrico oscillante (non statico), rappresentato come un vettore comunque orientato
in una qualsiasi direzione (linee rosse) contenuta in un piano perpendicolare alla direzione di k
(onda trasversale) e si propaga nello spazio lungo la direzione indicata dal vettore k (in questo caso
lungo la direzione x perch ci siamo messi nel caso semplice unidimensionale).
Ricordiamo che ci che viene disegnato la rappresentazione grafica dellandamento del valore del
modulo del vettore in oggetto; non c realmente realmente un qualcosa che disegna delle onde
nello spazio, come invece nel caso di una corda oscillante o delle onde del mare, casi in cui la
grandezza che oscilla realmente una posizione.
Il campo elettrico esercita la forza sopraindicata su tutte le cariche, sia quelle ferme che in
movimento.
Immaginiamo che unonda e.m. giunga dove c un atomo, con nuclei di carica positiva ed elettroni
di carica negativa.
Se nellistante in cui londa giunge sullatomo il vettore campo elettrico orientato, ad es., verso
lalto, eserciter una forza che tirer i nuclei in alto e gli elettroni in basso (perch hanno
segno opposto). Ma, poich il campo elettrico di unonda luminosa oscilla con frequenze
elevatissime, dopo un tempo brevissimo (mezzo periodo T) il campo avr invertito il suo verso,
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quindi le cariche positive andranno verso il basso e le cariche negative verso lalto e cos via
milioni di miliardi di volte al secondo.
Le cariche acquistano quindi, in aggiunta al loro stato iniziale, un moto oscillante e quindi
aumentano la loro energia cinetica, a spese di quella dellonda elettromagnetica.

Abbinato al campo elettrico c anche il campo magnetico, per il quale valgono le stesse
considerazioni suesposte, con lunica differenza che il suo vettore deve avere la direzione
ortogonale anche ad E, oltre che a k.
Richiamiamo il concetto di Campo Magnetico. Anche il campo magnetico una quantit vettoriale
perch si definisce come quella propriet che ha una regione di spazio in cui una particella carica q
subisce una forza purch sia in movimento con una certa velocit v.
Se abbiamo una particella +q e la stiamo facendo muovere ad una certa velocit v in una certa
direzione e ci accorgiamo che non continua a muoversi indisturbata ma cambia direzione, vuol dire
che ci pu essere un campo elettrico (ricordiamo che esso agisce sia su cariche ferme che in moto).
Ma se ci si verifica solo quando in movimento (e non quando in quiete), allora diciamo che c
un campo magnetico. Ovviamente i due campi potrebbero anche essere presenti insieme ed agire
entrambi sulla carica in moto, ma se c solo il campo magnetico, la forza (e quindi laccelerazione)
appare sempre perpendicolare alla traiettoria della particella (la direzione verso cui si sta
muovendo).



La forza abbinata al campo magnetico si scrive in questo modo




La forza sempre proporzionale alla carica (pi carica elettrica c e pi forte leffetto) e
allintensit del campo, ma dipende anche dalla velocit iniziale (pi alta, pi forte leffetto).
Quindi a parit di campo, di carica, di direzione, se la particella si muove piano la forza sar piccola
(laccelerazione piccola), e se la velocit 0, leffetto 0.
In generale:
Su una carica ferma fa effetto solo un campo elettrico
Su una carica in movimento possono avere effetto sia il campo magnetico, sia quello elettrico
(perch non fa differenza se si muove o ferma)
E B
CARICA FERMA si no
CARICA IN MOTO si si

Se vogliamo sapere che campo c ad esempio in una stanza, mettiamo una carica elettrica
inizialmente ferma e vediamo se si muove o meno: se non c movimento vuol dire che non c un
campo elettrico. A questo punto, per vedere se c un campo magnetico, prendiamo la stessa carica
e la facciamo andare ad una certa velocit iniziale. Se vediamo degli effetti, dei cambiamenti di
direzione allora possiamo dire che c un campo magnetico, se invece continua a muoversi con
moto rettilineo significa che non abbiamo nemmeno un campo magnetico.
+q
v
B
F = q v B
Forza di
Lorentz
Prodotto vettoriale, si
legge q v vettor B
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Se la particella in moto ed soggetta contemporaneamente ad un campo elettrico e magnetico, i
due effetti coesistono si sommano (vettorialmente), cio la forza totale :


Nel caso di unonda e.m. il campo magnetico oscillante produrr effetti oscillanti da una parte e
dallaltra e far aumentare lenergia cinetica delle particelle, ancora una volta a spese dellenergia
dellonda.
La scala di frequenza delle onde elettromagnetiche (spettro) , come detto nella lezione 1,
estremamente ampia:

In questa figura, nella terza colonna appare un nuovo concetto: lenergia del fotone: abbiamo detto
che le onde elettromagnetiche, proprio perch possano dare degli effetti, trasportano energia, grazie
allo scambio continuamente tra la parte elettrica e la parte magnetica in base alle equazioni di
Maxwell che abbiamo studiato.
Lenergia del fotone in realt non dipende dallampiezza dei campi, ma solo dalla frequenza di
oscillazione, poich leffetto che abbiamo esaminato una forza che d luogo a unaccelerazione:
cio lenergia trasferita legata alla variazione nel tempo della velocit con cui vengono messe in
movimento le cariche. Se la frequenza bassa le cariche verranno accelerate poco e assumeranno
bassa velocit, cio bassa energia cinetica; viceversa se invece il campo oscilla velocemente esse
varieranno di pi la loro velocit e quindi avranno maggiore energia cinetica.
Ad ogni valore di frequenza corrisponde un valore minimo di energia che si pu trasferire, dato
dalla seguente formula:
= h = h(tagliato)
F = q E + ( q v x B)
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dove h la costante di Planck ( una costante universale) che vale 6,626 10
34
joulesec;
h(tagliato) h diviso per 2.
Ma daltra parte possibile calcolare dalle ampiezze E
o
e B
o
dei campi dellonda e.m. il valore
totale dellenergia trasportata (proporzionale a E
o
B
o
). Occorre allora capire che relazione c tra
questi due modi di determinare lenergia dellonda.
Un sistema che genera onde elettromagnetiche contiene sempre un numero molto grande di
meccanismi in oscillazione, ed ogni processo elementare individuale produce una piccola quantit
h, ma le ampiezze dei campi (e quindi lenergia totale dellonda) dipendono dal numero di sorgenti
che emettono.
Possiamo anche vedere il problema al contrario: supponiamo di avere una lampada e di voler
diminuire lintensit cio fare in modo che avvengano, in un dato intervallo di tempo, meno pocessi
di emissione delle onde. A forza di diminuire, arriveremo in una situazione in cui ci pu essere un
processo solo di emissione alla volta, e quindi lemissione di un solo quanto h di energia: se
diminuiamo ancora non ci saranno affatto processi. Cio non possiamo realizzare un mezzo
processo elementare che emetta mezzo quanto! Il processo di emissione minimo o avviene o non
avviene, e la quantit minima di luce viene chiamata FOTONE. Ovviamente, anche lassorbimento
avviene sulla base di queste quantit minime, non si pu avere un processo che assorba mezzo
fotone!
I fotoni si differenziano solo per il diverso valore di frequenza .
Lenergia totale di unonda data dal prodotto di h per il numero di fotoni emessi e trasmessi con
londa. Quindi i fattori E
o
e B
o
sono proporzionali allintensit della radiazione, cio al numero di
fotoni che essa contiene.
Nella figura dello spettro elettromagnetico appare lunit di misura elettronvolt (eV) che una
unit molto pratica, comoda: se andiamo a fare il prodotto tra la costante di Planck h e la frequenza
in Hertz, nel caso di luce visibile, si avr un numero (in joule) molto piccolo (qualcosa moltiplicato
per 10
-19
) e quindi difficile da ricordare. Lelettronvolt unaltra unit di misura dellenergia che
deriva dalla pratica del laboratorio: se noi prendiamo un elettrone e la portiamo da un punto ad un
altro in cui la differenza di potenziale di 1 Volt (un valore molto comune), gli abbiamo fornito una
energia potenziale che pari ad 1 elettrone 1 volt, cio 1 elettronvolt; 1 pi facile da ricordare
che 1.6 10
-19
joule!.
Guarda caso, le energie tipiche dei fotoni nel visibile, convertite in eV, sono numeri dellordine
delle unit! La conversione tra lunghezze donda (nel vuoto) ed energia si ottiene da
= h = hc / = 6,626 10
34
x 299 792 458 m/s /
ed esprimendo in nanometri e in elettronVolt d un risultato molto semplice:
(eV)= 1240 / (nm) oppure (nm) = 1240 / (eV)
Es: luce blu di 400 nm ha = 3 eV circa
luce infrarossa a 2500 nm ha = 0,5 eV circa
energia di 4 eV corrisponde a circa 300 nm (UV), e cos via.

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