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CAPITOLO I UN NUOVO CHELSEA

Dietro ai soldi del proprietario russo, Jos Mourinho scopre una mediocre squadra del calcio inglese. Lallestimento della squadra, immaginata dallallenatore portoghese, non stata lunica sfida proposta dal Chelsea. Era necessario reinventarla.

Il calcio ha un idealismo a s. Nonostante i soldi a disposizione, bisogna in primo luogo avere unidea di quello che si vuol fare. Prima di Mourinho, il Chelsea aveva fondi sufficienti per comprare tutti i giocatori che voleva; dopo Mourinho, si procurato il cemento che mancava per unire i mattoni nella costruzione di una grande squadra. Nel calcio, linizio sempre il momento pi difficile. Un semplice errore di percorso pu rovinare un investimento di milioni. Fino allarrivo di Mourinho, il proprietario della squadra aveva i soldi, ma gli mancava il criterio: un conto bancario in cui, muniti di buon senso, si facciano tutti i depositi. Dopo Mourinho, il Chelsea o, per meglio dire, Roman Abramovich non ha pi sperperato fortune nellacquisto dei Mutu, dei Crespo o addirittura dei Johnson. Nonostante le chiacchiere della stampa inglese, Mourinho ha riportato ordine nel Chelsea. Guadagnare di pi, spendere di meno. E oltre a costruire una squadra, ha anche dovuto tirare su le fondamenta di una nuova societ, un nuovo Chelsea.

Il centro del mondo Quando sono arrivato [al Chelsea], mi sono subito reso conto che erano necessarie due cose: organizzare una squadra vincente, per la quale bisognava acquistare buoni giocatori, e costruire una nuova societ, ma per far questo cera bisogno di ben pi che uno stadio. Il Chelsea ave-

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va il potenziale finanziario, proveniente dagli investimenti del patron, ma non aveva quelle altre cose che posseggono le squadre che lottano per raggiungere grandiosi obiettivi: centro sportivo, cultura di squadra e spirito vittorioso. Larrivo di Abramovich ha coinciso con la rinascita del Chelsea. Credo che le insinuazioni sui propositi che lui aveva sulla squadra siano ingiuste perch, senza i suoi soldi, ma soprattutto senza il suo impegno, non sarebbe stato possibile vincere tutti quei titoli in cos poco tempo. Senza il suo entusiasmo, talvolta quasi infantile, non sarebbe stato possibile costruire una nuova societ. Lesempio migliore il centro sportivo di Cobham.

Un solo aggettivo per definire la casa del Chelsea: spettacolare. Il sogno di qualunque mister di avere ottime condizioni di allenamento. A Cobham non manca nulla. Tutto quello che laggi si vede opera di Abramovich, non di Jos Mourinho. Linaugurazione del centro anche una vittoria del Chelsea, importante per il futuro della squadra come la conquista di un campionato, perch ci sono campi per lallenamento, campi per la prima squadra, per la

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squadra di riserva, per i pi giovani e ne restano anche per le partite tra scapoli e ammogliati. Ci sono campi per tutti i gusti e di tutte le dimensioni, sintetici o no, strutture dappoggio favolose, un centro dallenamento molto ben disegnato sullesempio del modello olandese, di taglia XXL, per; insomma, un centro al livello dei migliori del mondo, che sar il futuro del Chelsea. Sono solito dire che non un centro di allenamento, ma quasi un latifondo. In questo spazio potrebbe nascere una citt. Per chi ama veramente il calcio, allo stato puro, per chi ama lallenamento, per chi fanatico, come me, delle condizioni logistiche, quasi il paese della cuccagna. E tutto stato possibile grazie allimpegno di Abramovich nel costruire una squadra migliore, una squadra vincente e una squadra che non dipenda troppo da continue iniezioni di denaro suo. ovvio che quando arrivato, prima di me, la priorit riguardava lacquisto di giocatori, perch costruire una struttura richiede sempre pi tempo che mettere su una squadra. Chiaramente dipende dai fattori fisici di tale costruzione poich non possibile tirar su un centro come quello di Cobham in pochi mesi e non possibile recuperare un ritardo decennale in poco tempo. Allora, decise che il primo passo sarebbe stato lacquisto di giocatori, ecco la ragione del suo primo consistente investimento nella squadra di calcio e nella contrattazione di buoni elementi. Contrariamente a quanto sostenuto dalla propaganda spicciola, non stato con me che sono avvenuti gli ingaggi stratosferici, poi rivelatisi inutili, se non addirittura dannosi per la squadra: calciatori ingaggiati a destra e a manca, come se le vittorie si potessero comprare di diritto. Nel calcio il successo non si compra; il successo si suda e chi non lo capisce, non capisce neanche le difficolt del calcio attuale. I soldi sono utili, ma solo se investiti con cri-

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terio. Utilizzati diversamente sono inutili, se non dannosi. So quel che si dice fuori da Stamford Bridge: che per Mourinho il lavoro facile perch gli basta chiedere un giocatore e il libretto dassegni del proprietario fa il resto. Non sono daccordo; ogni centesimo speso nellacquisto di un giocatore fa aumentare le responsabilit, perch se non rende il giorno dopo ho tutti addosso a darmi dellincompetente, dato che le persone hanno la tendenza a valutare un calciatore non per il suo valore, ma per il suo costo. I giocatori del Chelsea e il suo allenatore sono sempre al vaglio dei critici, dei tifosi, dei giornalisti, di tutti, perch se la squadra ha speso una fortuna per metterli sotto contratto, perch il loro valore calcistico deve essere proporzionato al costo. Essere allenatore del Chelsea non un lavoro facile, ma stimolante. la sfida di una vita ed sempre preferibile che scrivere, tutte le settimane, cronache sui giornali. A molti soldi corrispondono grandi responsabilit, e tra le mie, nel Chelsea, c quella di saperli spendere. Lho gi detto ai miei dirigenti: la societ non pu continuare a pagare lo scotto di avere un proprietario ricco che pu concedere qualunque ingaggio ci venga in mente, arricchendo anche le altre squadre. Questo crea una concorrenza che il Chelsea non si deve permettere. Quando pagammo pi di 30 milioni di euro per Essien un giocatore fantastico e uno dei migliori affari del calcio inglese degli ultimi anni stavamo rinforzando la nostra squadra e, al contempo, quella del Lyon. Tutto quel denaro, seppur ben speso, ci si pu ritorcere contro perch ovvio che il futuro Lyon e questa una squadra che attacca il mercato con criterio sar certamente pi forte, ne uscir consolidato. Riuscite a immaginare che cosa avrei fatto io, se fossi stato ancora allenatore del Porto, con 50 milioni di euro da investire nella squadra dopo il trasferimento di Ricardo Carvalho e Paulo Ferreira al Chelsea? Non ho dubbi che

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lanno seguente avremmo avuto una squadra ancora pi forte di quella che vinse la Coppa dei Campioni. A me sembra perverso, nellattuale rapporto tra il Chelsea e le altre societ, che tutti sembrino non sapere, o facciano finta di non sapere, che tutti quei soldi ci si possono ritorcere contro. Il mio lavoro consiste anche nello stimolare la societ a ingaggiare giovani talenti, a formarli, a metterli su una rampa di lancio per la prima squadra. Per questo dico che il centro di Cobham, a pieno ritmo, oggi pu valere come un Drogba o uno Shevchenko, ma domani varr dieci volte tanto. E per questo devo rispettare i tifosi, i dirigenti e, in particolar modo, il proprietario di questa societ perch tutti vogliono un Chelsea che punti sulla formazione. Uno degli obiettivi del denaro nel calcio di venire speso per tenere il mercato in movimento. Ma quando Abramovich arrivato al Chelsea, ha esagerato. In un solo anno ha reso milionarie molte societ, non soltanto la sua. Ha speso pi di 300 milioni di euro prima dellarrivo di Mourinho a Londra, pagando i deliri di un allenatore e gli interessi dei procuratori. Ha polverizzato tutti i record di ingaggio in Inghilterra, pagando Drogba quasi 40 milioni di euro, dieci pi di quanti era stato pagato Van Nistelrooy al Manchester United alcuni anni prima. Con un paragone facile e trito, si pu dire che Abramovich ha speso, in soli 12 mesi, tanti soldi quanti Alex Ferguson in dieci anni con i Red Devils. Ma vero che, a sua volta, lallenatore scozzese non proprio un esempio di virt a buon mercato. Anzi, quando accett di pagare un assegno di 50 milioni di euro per un difensore Rio Ferdinand , si cap subito che tutti avevamo un Abramovich dentro di noi. Basta avere soldi da spendere. Una di queste persone Jos Mourinho che, nonostante tutto, ha la pretesa di trasformare il Chelsea in un club normale. Nel mondo del calcio ci sono due tariffe: una regola il mercato e laltra definisce il prezzo, ammesso che lacquirente sia la societ di Abra-

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movich. Lallenatore portoghese una specie di libretto di risparmio per il milionario russo.

Il forziere di Abramovich Prima che arrivassi al Chelsea, la societ aveva speso molto e guadagnato poco. Dopo tre anni a Stamford Bridge, posso dire, con orgoglio, che la societ ha speso meno e ha guadagnato di pi. Questa sar la tendenza: guadagnare sempre pi e spendere sempre meno. il mio impegno e la mia sfida, e per questo non posso mandar gi coloro che dicono che Jos Mourinho non lavora per costruire il successo perch lo pu comprare. Il fatto curioso che gli stessi che proclamano questa verit assoluta dimenticano linvestimento fatto per molti anni dal Manchester United. Quanto costato Rio Ferdinand? A che cosa pensano queste persone quando viene data la notizia che il Liverpool di Rafael Bentez ha a disposizione 100 milioni di euro per gli ingaggi della stagione seguente? Io dico che non pensano, perch il Liverpool da pi di dieci anni non si aggiudica uno scudetto e sarebbe un bene per tutti se lo vincesse. Non dubito che lallenatore del Liverpool investir con successo quei soldi perch, come me, ha vinto in ambienti pi avversi e in condizioni pi precarie. Quando ha vinto il campionato in Spagna, con il Valencia, aveva soldi da investire nella squadra, ma se paragonati a quelli del Real Madrid dei galctico, erano spiccioli. Con quegli spiccioli ha vinto due volte in tre anni e ha conquistato la coppa UEFA. Ha vinto anche la Champions League con il Liverpool, con una squadra che aveva un costo inferiore rispetto alle favorite. Cito lesempio di Bentez perch, come me, nella prossima stagione avr una sfida da affrontare, come ho gi fatto io. La responsabilit di vincere andr aumentando, la pres-

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sione diventer quasi insopportabile e avr davanti un obiettivo assai pi schiacciante di quello attuale. Tutti gli chiederanno quello che adesso chiedono al Manchester United o al Chelsea. Che vinca tutto, o che per lo meno faccia lo sforzo di conquistare tutte le coppe, perch linvestimento nella squadra deve avere un ritorno. E, nel calcio, il ritorno sono le vittorie. Sono finiti i bei tempi in cui si lottava per un obiettivo qualunque, potendo gestire il riposo dei giocatori a seconda degli interessi momentanei della squadra, perch non tutti erano sui tabelloni a lottare per la vittoria. questo a farci crescere come allenatori e come squadra. Il prossimo campionato si vedr come se la caveranno il Liverpool e il suo allenatore in questa nuova sfida in cui si lotta per vincere tutte le partite. Perch se non ce la facessero, tutti diranno che la stagione stata un disastro. Proprio quello che successo a me, quando il Chelsea ha perso punti sul Manchester United e, per mesi, tutti hanno avuto il diritto di dire la loro. Dicevano che avevo perduto il dono, la magia, che il Chelsea non dominava pi. E tutto solo perch in campionato la squadra era in difficolt, con vari giocatori infortunati; tutti mi volevano crocifiggere, prevedendo una stagione priva di titoli. Per questo, Liverpool, benvenuto in questo ammirevole nuovo mondo, in questo spettacolo quasi giornaliero di sfiducia, incertezza e pressione, molta pressione per vincere. Chi arriva a Cobham col treno, venendo da Londra, quando scende alla piccola stazione della cittadina che ospita il centro sportivo del Chelsea, si guarda intorno e trova, nello stretto perimetro visivo, campi su campi di calcio. Da lontano, si scorge anche un edificio non ancora finito, che promette di essere una rara combinazione tra lusso asiatico e funzionalit inglese. Accanto, temporaneamente, sono stati costruiti due prefabbricati che accolgono una squadra di campioni del calcio mondiale, in

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uno spazio angusto, ma che i giocatori accettano obbedientemente come il ruolo che spetta loro nella costruzione della societ futura. Nonostante ci, gli spogliatoi sono decenti, gli impianti dignitosi e lambiente professionale. In netto contrasto con le condizioni in cui si trovavano i giocatori del Chelsea tre anni fa, quando si riunivano negli spogliatoi di una scuola privata che fecero venire i capelli dritti a Jos Mourinho. Il maestro del dettaglio, lapostolo della perfezione era sopraggiunto nel regno dellimprovvisazione. Furono mesi passati a rimuginare su tanta imperfezione e solo larrivo di Peter Kenyon al Chelsea, prima ancora dellingaggio dellallenatore, rese quel calvario sopportabile, ma per poco. Il direttore esecutivo, proveniente dal Manchester, aveva gi definito che il primo grande investimento di Abramovich doveva essere uno spazio dove costruire il futuro centro sportivo. E il milionario non ha comprato uno spazio, ma un latifondo. qui che Mourinho prepara le sue famose pozioni di talento e psicologia con cui distrugge le verit pi inossidabili del calcio.

Il gran Kenyon Chi guardi oggi il Chelsea e ricordi che cosa era la squadra due o tre anni fa, lo trover irriconoscibile. cambiato tutto, dalle condizioni di allenamento al modo in cui tutti lo consideravano. Non pi la squadra di un quartiere chic di Londra; una squadra che ha tifosi in tutto il mondo, che si prepara tutti i giorni per egemonizzare il calcio inglese ed entrare nella hall of fame del calcio europeo. In tre anni molte cose sono dovute cambiare. Mi ricordo le condizioni in cui ci allenavamo al principio. stato difficile spiegare a quei giocatori, che erano giunti insieme a me al Chelsea, che la societ che elargiva stipendi favolosi non aveva un centro sportivo decente, adatto a un livello di altissima competizione. Come face-

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va una squadra che si allenava sullerba di un campo affittato a una scuola a competere con le grandi societ del campionato inglese? Certi giocatori, tra i quali alcuni portoghesi arrivati con me, che venivano dal Porto (campione europeo) e anche dal Benfica, allinizio si stupirono e, forse, avranno anche pensato di essere capitati nel film sbagliato.

Ci allenavamo su un campo che stava proprio accanto allHoliday Inn di Heathrow, in alcuni impianti affittati dal Chelsea, con tutto quello che comporta una struttura del genere, cio il campo serviva anche agli studenti e cos dovevamo adeguare il nostro piano settimanale di allenamento agli orari lasciati liberi. Gli spogliatoi erano quelli tipici delle scuole, molto simili a quelli del mio liceo a Setbal, quando ero ancora studente, piccoli e quindi senza la possibilit di riunire tutti i giocatori insieme, ma li dovevamo distribuire su quattro. Erano condizioni difficili, quasi inenarrabili; ogni giocatore aveva un gancio per appendere i vestiti io ci scherzavo sopra, dicendo che la prima cosa che dovevano fare quando arrivavano era di

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mettere il Rolex al gancio. E cos cerano cinque o sei giocatori per spogliatoio. E quando arrivai, per lo meno a quanto mi stato raccontato, con Ranieri, cera gi stata una piccola evoluzione, dato che prima, ai tempi di Glenn Hodle, se lallenatore aveva bisogno di fare una telefonata doveva andare al telefono pubblico, quello a monete, perch il mister del Chelsea non aveva altra possibilit. Quel telefono era il suo ufficio e questo era il Chelsea. Questa era anche la societ che trovai, seppur in una fase diversa di sviluppo, in cui esistevano un notevole potenziale economico e la volont di Abramovich di cambiare tutto. Un po prima di me era arrivato Peter Kenyon, un dirigente professionista di grandi capacit, completamente costruito al Manchester United, una societ modello, da cima a fondo, e, quindi, il mio arrivo aggiunse altri princpi alla formulazione e al disegno di una societ completamente differente. Devo dire che lingaggio di Peter Kenyon fu tra i pi importanti della storia della societ, poich fu lui a fare la prima diagnosi della situazione del Chelsea; fu lui che disse al patron che non si potevano vincere campionati in quelle condizioni di allenamento e, anche per me, fu cruciale che lui fosse arrivato un po prima, fungendo da ammortizzatore, perch il lavoro per la ricostruzione della societ era gi stato avviato. Si tratta, effettivamente, di un grande dirigente, munito di unincredibile sensibilit per cogliere gli umori di una squadra di calcio, per risolvere i problemi dei giocatori e con la lucidit per capire di che cosa c bisogno per costruire il successo. A questi livelli, forse il miglior dirigente del calcio inglese e, sicuramente, uno dei migliori in ambito europeo, e non casuale che abbia collaborato con la UEFA per alcuni progetti di consolidamento dellimmagine globale del football. Un signore, un amico e un grande professionista, senza il quale non sarebbe stato

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possibile raggiungere il successo ottenuto col Chelsea in cos breve tempo. Per coloro che ritengono che il calcio sia solo quel che si vede sul campo, una miscela istantanea di talenti e basta, Peter Kenyon la prova inconfutabile che le vittorie cominciano molto prima dellallenamento e delle partite. Cominciano negli uffici, dove tutti sono alla ricerca della ricetta giusta per combinare astuzia, conoscenza e sensibilit. Questo il dirigente che rende felice la vita di un allenatore; nel caso specifico, in Inghilterra, di un manager. Uno dei principali problemi con cui Jos Mourinho si trova a confrontarsi il suo successo. Non perch sia troppo fragoroso, ma, talvolta, perch venuto prima del previsto. Il calcio ha i suoi tempi per la costruzione del successo. Nulla accade perch lo si desidera molto e per influssi continui di positivit. Se pensate che il successo si possa trovare in sacchettini di polvere e che basti aggiungere la giusta quantit di una verit liquida, vi state sbagliando. Soprattutto nel calcio inglese, da pi di cento anni gli antenati di questo sport hanno scoperto che, per arrivare alla vittoria, ci vuole ben altro che fare piazza pulita. Jos Mourinho ha portato al Chelsea, andando a inficiare tutte le fiabesche teorie sul modo in cui le cose accadono in Inghilterra, lidea illusoria che il successo possa anche arrivare prima di tutto il resto. Dopo Mourinho, c una specie di ottimismo quasi idealizzato che il mondo assorbe come la panacea che curer la mancanza di tempo delle nostre vite. Dentro di noi comincia a esserci un Mourinho nascosto, che ha fretta di vincere, ed questo che disturba i detrattori dellallenatore, perch lui compare nelle loro vite, sgomentandoli allidea che di Mourinho ce ne sia uno solo. E anche cos, vittima di se stesso.

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Successo contro Mourinho Nel Chelsea forse mi preoccupa di aver vinto troppo presto. Sento, talvolta, di essere stato vittima del mio stesso successo. Le vittorie in campionato, nelle coppe, hanno un significato speciale nella mia carriera, ma forse sono arrivate prima del tempo. Di solito, le persone guardano al Chelsea come a una societ ricca, pensando che il denaro del proprietario possa comprare questo mondo e anche quellaltro, se necessario. Ho gi spiegato come questo ci si possa ritorcere contro sul campo, ma che anche una potente arma dattacco fuori dalla societ. Poich nessuno conosce le condizioni in cui abbiamo dovuto costruire le nostre vittorie e poich si sono realizzate contro tutte le aspettative e i pi saggi comandamenti calcistici, si diffusa lidea che per il Chelsea il successo non sia una conquista difficile. Me ne sono ricordato alcuni mesi fa, quando il Valencia venuto in trasferta a Stamford Bridge per giocare con noi nella Champions League. Mi aspettavo una stampa spagnola aggressiva e pronta a sollevare polveroni che avrebbero reso pi tesa la partita. Durante la conferenza stampa, alla vigilia della partita, un giornalista spagnolo mi ha provocato, insinuando che il Chelsea aveva ospitato i giocatori del Valencia in uno spogliatoio ritenuto inadeguato, con soltanto uno specchio e tre docce. Non mi piaceva la piega che stava prendendo la faccenda e ho sentito di dover spegnere la polemica sul nascere. Se non lavessi fatto, il giorno dopo tutta la stampa spagnola avrebbe gridato allo scandalo, proiettando nel mondo unimmagine molto negativa del Chelsea. Non potevo accettare che succedesse, anche perch tutti vengono ben accolti nella nostra societ e cos ho interrotto la conferenza e sono uscito dalla sala. Ho semplicemente detto: Aspettate dieci minuti. Lho fatto con aria scherzosa, ma dentro di me ri-

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bollivo perch gi sapevo che erano tutte menzogne. E poi sono io quello che ha la fama di fare elucubrazioni mentali. In breve, sono arrivato allo spogliatoio in questione, mi sono informato presso persone di fiducia del Chelsea e sono tornato piano piano dove i giornalisti mi aspettavano. Be, che aspettassero perch era uninsinuazione grave e poteva danneggiare limmagine della societ. Appena tornato, ho guardato il giornalista che mi aveva fatto losservazione, in modo da non fargli avere nessun dubbio su quanto stavo per dire: Sono stato negli spogliatoi del Valencia e posso garantire che [quanto lei ha detto] non vero. Ci sono tre specchi e dieci docce. Confesso di aver provato una grande soddisfazione per quello che avevo fatto. Non sarebbe passata impunemente la calunnia spagnola che il Valencia era stato male accolto dal Chelsea perch noi rispettiamo gli avversari e li trattiamo tutti bene. Per un attimo mi fermo a pensare a quello che avrebbero detto gli stessi giornalisti se avessero visto le condizioni in cui ci allenavamo noi, allinizio, in quella scuola vicino a Heathrow. Grandi campioni, i miei giocatori, grande carattere e grande disponibilit ad accettare la sfida di fare di questa societ una delle maggiori al mondo. Senza questi giocatori non sarebbe stato possibile vincere in cos poco tempo, creare esternamente lillusione che le cose avvengono naturalmente. Ma cos che dallesterno ci vedono: una societ che ha tutto soltanto perch il proprietario ricco. Io sento che, in condizioni normali, il Chelsea di Mourinho, forse, avrebbe potuto vincere una coppa qui, una l, avremmo dovuto recuperare il ritardo che avevamo, e continuiamo ad avere, nei confronti delle altre grandi squadre, con ancora qualche tappa da bruciare, in attesa di inaugurare il nostro centro sportivo, e tutti sarebbero stati felici, perch in Inghilterra non c solo il miglior campionato del mondo, ma ci sono anche i migliori dirigenti, quelli che

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capiscono che il calcio non una cosa semplice anche se poi tutti, ma proprio tutti, hanno unopinione, solitamente sicura e infallibile e io avrei avuto tutto il tempo necessario per reinventare il Chelsea. In fondo quello che ho fatto, e il miracolo pi grande di essere riuscito a fare tutte e due le cose allo stesso tempo: far vincere questa squadra e aver preso parte alla rinascita. Non ho avuto neanche lopportunit che hanno avuto altri miei colleghi di ricominciare da zero; non ho avuto lopportunit di lavorare a medio-lungo termine, come ritengo sia propizio per un allenatore che voglia lasciare qualcosa di compiuto in una squadra, come Arsne Wenger, un allenatore molto apprezzato dal giornalista che mi ha proposto questo libro. E io sono il primo a condividere lammirazione per lallenatore dellArsenal perch fa un ottimo lavoro di valutazione e formazione dei giocatori, e questo accade anche perch Arsne Wenger molto intelligente e ha una politica comunicativa diversa dalla mia. Anchio penso di essere intelligente, ma non pretendo di esserlo come lui, e quindi mi distinguo per limmagine che proietto verso lesterno e questo dipende dalle nostre possibilit di lavoro. Io lavoro nel presente con condizioni che vengono dal passato, mentre lui lavora nel futuro con condizioni che venivano dal presente. Lui, per, pu giocare in difesa nella sua comunicazione, dal principio alla fine, mentre io mi devo mettere in una situazione difficile, usando la comunicazione in modo strumentale, come fattore motivazionale per la mia squadra. Quando dico che il mio giocatore il migliore del mondo, corro dei rischi. Rischio la mia reputazione, rischio di venire considerato un pazzo, mentre Arsne Wenger pu contare su una situazione pi stabile che gli permette di stare sulla difensiva con i media e con tutto il mondo fuori dallArsenal. Non centra niente con le nostre caratteristiche personali, le nostre idiosincrasie, n con le nostre

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scelte, ma con la natura delle squadre in cui lavoriamo. E poi, chiaro, le casse di risonanza sono diverse. In questa stagione ho giocato partite estremamente delicate per il Chelsea con tre giocatori sotto i ventanni e nessuno, ma proprio nessuno, lo ha notato. Basta, invece, sentire quello che dicono i commentatori sul miracolo della moltiplicazione dei talenti dellArsenal. E nessuno si ricorda che Diarra costato al Chelsea un milione di euro, pagati a rate, e in funzione del numero di partite che giocher in prima squadra, nessuno parla di Obi Mikel, sperduto nel campionato norvegese. Ma se lArsenal perde con questo o con quello, gli viene sempre fornito un paracadute dai commentatori perch una squadra giovane, una squadra del futuro, una squadra che ha bisogno di tempo. Al Chelsea, per, nonostante i nostri ragazzini, non dato di usufruire di quel tempo perch non glielo danno. Il fatto che Arsne Wenger riuscito a costruirsi con molta intelligenza uno spazio e, da questo punto di vista, tutti gli devono riconoscere un indiscutibile merito.

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