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I signori del debito

25/05/12 11.10

I signori del debito


di Bruno Steri Il vertice tenutosi ieri a Bruxelles era atteso come una sorta di ultima spiaggia per le sorti delleuro, una tappa decisiva per decidere il futuro di un Europa in bilico. Oggi vediamo che la montagna ha partorito un topolino: niente che sia allaltezza delle aspettative. Per la verit, cera chi lo aveva previsto. Ad esempio, qualche giorno fa, Marco Moussanet concludeva cos un editoriale de Il sole 24 ore: Si metteranno daccordo. Su un testo che parler di project bond, di sblocco dei fondi strutturali, di maggiori risorse per la Banca Europea per gli Investimenti e di Tobin Tax. Evitando accuratamente temi spinosi come il ruolo della Bce o la mutualizzazione del debito. Larticolo si riferiva in realt allincontro tra Angela Merkel e Franois Hollande e a unipotizzabile sintesi franco-tedesca; ma la citata argomentazione pu essere estesa allincontro di Bruxelles. In sostanza si tratta di un ben magro risultato, una mediazione che non ferma lincipiente sprofondamento del Titanic. Mario Monti si affrettato a rilasciare dichiarazioni rasserenanti (Il fatto che il tema degli eurobond sia chiaramente sul tavolo () significa che la cosa si muove), le quali tuttavia non convincono nessuno. Men che meno i cosiddetti mercati, che ieri hanno fatto precipitare gli indici azionari nelle borse di mezzo mondo, facendo toccare minimi storici a quella di Milano (- 3,68%) e innalzando il differenziale tra titoli italiani e tedeschi da 411 a 435 punti base. Disastro comprensibilmente riassunto nel titolo: le borse non credono nel vertice Ue. E, in effetti, alle parole di Monti fanno da contraltare i nein della signora Merkel, le precisazioni di Mario Draghi (Lemissione degli eurobond ci sar solo quando avverr ununione di bilanci), i traccheggi del Presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy (Nessuno ha chiesto che gli eurobond fossero immediatamente adottati). Cos come in pochi credono alle mielose perorazioni del salvataggio della Grecia (Vogliamo che resti nelleuro): soprattutto quando,
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contemporaneamente e per via ufficiosa - voci dal sen fuggite - i tecnici Ue chiedono ai singoli Paesi di predisporre piani per affrontare unuscita della Grecia dalleuro. Nei confronti del Paese ellenico, la classica politica del bastone e della carota, delle premurose esortazioni unite a ricatti e secche minacce: vi vogliamo bene, ma dovete fare quel che diciamo noi (e, soprattutto, alle prossime elezioni politiche non dovete votare Syriza, la sinistra anticapitalista). Questi signori sono pronti ad abbandonare la Grecia al suo destino - peraltro sottostimando, da veri apprendisti stregoni, gli inevitabili dirompenti effetti a catena sulla stessa tenuta dellUnione Europea - e, nei fatti, spianano unautostrada alle prevedibili incursioni speculative ai danni dei singoli Paesi e, in ultima analisi, delleuro. Ci rende quanto mai pertinente un interrogativo: qual il gioco a cui questi signori giocano? E a vantaggio di chi? In proposito, non riusciamo a trattenere la tentazione di menzionare qui i due editoriali con cui Le monde diplomatique ha aperto i suoi ultimi due numeri di aprile e maggio. Il primo (Gli economisti sul libro paga della finanza) fa le pulci in tasca agli esperti di mezza Europa, evidenziando come gli accademici invitati dai media a illuminare il dibattito pubblico, ma anche i ricercatori designati come consiglieri dai governi, sono a libro paga di banche e grandi imprese. E che paga! Il secondo editoriale (Il volto dei signori del debito) passa al setaccio i big della politica europea, anche in questo caso puntando i riflettori sulla materialit dei loro incarichi da rendita e da capitale. I nomi di casa nostra meritano unampia citazione: La copertura giornalistica della nomina di Mario Monti alla Presidenza del consiglio in Italia fornisce un perfetto esempio di discorsoparavento, che chiama in causa tecnocrati ed esperti laddove semplicemente si fa un governo di banchieri. Non si tratta di metafore evocative ma di cruda realt: A uno sguardo pi attento si vede come la maggior parte dei ministri sieda nei consigli damministrazione dei principali gruppi daffari della Penisola. Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, amministratore delegato di Intesa San Paolo; Elsa Fornero, ministro del Lavoro e professoressa di economia alluniversit di Torino, vicepresidente della stessa banca; Francesco Profumo, ministro dellIstruzione e della ricerca e rettore del Politecnico di Torino, amministratore di UniCredit Private Bank e di Telecom Italia controllata da Intesa Sanpaolo, Generali, Mediobanca e Telefonica dopo esser transitato anche per Pirelli; Piero Gnudi, ministro del Turismo e dello sport, amministratore di UniCredit Group; Piero Giarda, incaricato dei Rapporti con il parlamento, professore di Scienza delle finanze alluniversit Cattolica del Sacro cuore di Milano, vicepresidente del Banco popolare e amministratore di Pirelli. Quanto a Monti stato consulente di Coca Cola
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e Goldman Sachs e ha fatto parte dei consigli di amministrazione di Fiat e Generali. Lintento sar forse un po schematico; ma, allopposto, glissare su tali fatti equivale a imbrogliare la gente. Succ >

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