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Le rane (in greco antico , Btrachoi) una commedia teatrale di Aristofane, messa in scena per la prima volta ad Atene,

, alle Lenee[1] del405 a.C., dove risult vittoriosa. Fu poi replicata pi volte negli anni Trama Dioniso, dio del teatro, decide di raggiungere lAde per riportare in vita Euripide. Tanto Sofocle quanto Euripide, infatti, sono ormai morti (entrambi erano deceduti nel 406 a.C., pochi mesi prima che la commedia di Aristofane fosse rappresentata), e i tragediografi pi giovani non hanno la stessa creativit e lo stesso genio. Di conseguenza, riportare Euripide in vita lunico modo per salvare la tragedia dal declino. Allinizio della commedia, Dioniso e il suo servo Xantia chiedono ad Eracle quale sia la strada pi rapida per giungere allAde; questultimo, dopo qualche presa in giro, risponde che necessario attraversare una palude, l'Acheronte. Quando i due giungono laggi, il traghettatore Caronte fa salire Dioniso sulla sua barca per portarlo sullaltra riva, mentre Xantia costretto a girare intorno alla palude a piedi. Durante la traversata, Dioniso e Caronte incontrano le rane (Caronte le chiama rane-cigni), col loro gracidare: brekekekex koax koax. Esse intonano un canto in onore di Dioniso, ma senza accorgersi che il dio proprio l con loro. Dioniso presto infastidito dal loro canto e protesta, ma le rane continuano, non riconoscendolo nemmeno. Alla fine il dio imita il loro verso e questo le zittisce. Alla fine Dioniso e Xantia si rivedono alle soglie dellAde, dove incontrano un gruppo di anime, gli iniziati ai culti misterici, che cantano in onore di Iacco. Poco dopo i due incontrano Eaco, che scambia Dioniso per Eracle (il primo infatti si era vestito a imitazione del secondo) e comincia a insultarlo e minacciarlo. Eaco era infatti furioso nei confronti di Eracle, che aveva rubato il suo cane Cerbero. Spaventato, il dio scambia i suoi abiti con Xantia, che meno impaurito del suo padrone. I due vengono entrambi frustati, ma alla fine lequivoco chiarito. Euripide viene finalmente trovato, mentre nel mezzo di un litigio con Eschilo a proposito di chi meriti di sedere sul trono di miglior tragediografo di tutti i tempi: ognuno dei due si ritiene il migliore. Comincia allora una gara, con Dioniso come giudice: i due autori citano a turno versi delle loro tragedie, e tentano di sminuire quelli del contendente. Alla fine viene portata in scena una bilancia e ognuno dei due autori viene invitato a recitare alcuni suoi versi; la citazione che pesa di pi (ed dunque migliore) far pendere la bilancia in favore del proprio autore. Eschilo esce vincitore da questa gara, ma a quel punto Dioniso non sa pi chi sia meglio riportare in vita. Decide infine che sceglier lautore che dar il miglior consiglio su come salvare Atene dal declino. Euripide d una risposta generica e poco comprensibile (Se adesso va tutto male, forse facendo tutto il contrario ce la caveremo),[2] mentre Eschilo d un consiglio pi pratico (Le navi sono le vere risorse),[3] sicch Dioniso decide di riportare in vita questultimo. Prima di andare, Eschilo cede il trono di miglior tragediografo a Sofocle, raccomandandogli di non lasciarlo mai ad Euripide. Commento Nel 405 a.C. Atene stava attraversando uno dei periodi pi difficili della sua storia: la guerra del Peloponneso stava per finire, e la polisera sul punto di perdere la sua supremazia sul mondo greco (soltanto un anno dopo, infatti, Atene si sarebbe arresa a Sparta). Per questo motivo, la citt viveva una situazione di forti tensioni interne, poich varie fazioni si combattevano per ottenere il potere: nel 411 a.C. la forma di governo democratica venne abbandonata e sostituita da unoligarchia, ma appena un paio danni dopo gli oligarchi avevano perso la fiducia della cittadinanza, e venne restaurata la democrazia. Era un periodo molto incerto e difficile, anche perch nessuno poteva prevedere quale sarebbe stato il destino di Atene se la citt fosse uscita sconfitta dalla guerra.[5] Inoltre, i due pi grandi tragediografi ancora in vita, Sofocle ed Euripide, erano entrambi morti nel 406 a.C.,[6] cosicch sembrava che Atene fosse ormai destinata a

perdere il suo primato tanto militare quanto culturale, e che il futuro non sarebbe stato luminoso come il passato. In questatmosfera Aristofane scrive una commedia profondamente nostalgica, in cui riportare in vita i morti lunico modo per ridare ad Atene gli splendori del passato. La salvezza di Atene [modifica] Le rane piena di riferimenti a questa difficile situazione, tanto che il viaggio di Dioniso, che inizialmente descritto come un tentativo di salvare la tragedia, con il progredire della vicenda diventa anche un tentativo di salvare Atene. Al suo apparire, il coro degli iniziati ai culti misterici canta: Taccia e si ritiri *+ chi non avversa la guerra civile e non benigno verso i suoi concittadini e attizza il fuoco per interessi privati, chi guidando la citt nella tempesta si fa corrompere. (Aristofane, Le rane, vv. 354, 358-361) La decadenza di Atene cos evidente che gli iniziati chiamano gli ateniesi i morti di lass,[7] sperano che nessuno sar privato dei diritti civili[8] ed affermano che la citt caduta nelle mani di persone malvagie e poco affidabili: Cos anche tra i cittadini, quelli che conosciamo per nobili, saggi, giusti, educati nelle palestre, alla danza, alla musica, questi li scartiamo, e ci avvaliamo invece delle facce di bronzo, forestieri, furfanti e figli di furfanti, gli ultimi venuti, che un tempo la citt non avrebbe usato nemmeno come capri espiatori. (Ivi, vv. 727-733) Il viaggio di Dioniso assume dunque questa doppia valenza di possibilit di salvezza per il teatro e per Atene, ed lo stesso Dioniso a dirlo: Statemi dunque a sentire: io sono sceso quaggi a cercare un poeta. Per farne che, direte voi? Perch la nostra citt possa salvarsi e mantenere il suo teatro.[9] Ma perch un poeta dovrebbe essere preferito ad altre persone, nellottica della salvezza della citt? Risponde Euripide: Per la sua capacit e i suoi ammonimenti, e perch rendiamo migliori i cittadini nelle loro comunit.[10] In altre parole, Aristofane vuole affermare che la citt per salvarsi deve essere gestita da persone oneste e corrette, e la tragedia concorre proprio a creare questo tipo di persone. La sfida tra Eschilo ed Euripide [modifica] Una volta che Euripide stato rintracciato, la parte restante della commedia una sfida tra questi ed Eschilo per decidere chi sia il miglior tragediografo di tutti i tempi, con Dioniso nei panni di giudice. I due autori cominciano allora a canzonarsi lun laltro, mettendo in luce i propri meriti e i difetti dellavversario. Il risultato una sorta di critica letteraria in chiave comica, dove molte delle caratteristiche principali dei due autori sono analizzate con attenzione. tuttavia evidente la preferenza di Aristofane per Eschilo: linnovatore Euripide senzaltro pi bersagliato. La prima parte della sfida ha ancora una volta come oggetto la pericolosa situazione di Atene. Quando Euripide critica lo stile complesso e talvolta oscuro di Eschilo, questultimo risponde che attraverso le sue tragedie, per esempio I sette contro Tebe o I Persiani, ha dato il suo contributo a formare dei buoni cittadini, mentre Euripide, mettendo in scena personaggi che erano non modelli di virt, ma figure dotate tanto di pregi quanto di grandi difetti,[11] ha contribuito alla decadenza della citt.

ESCHILO: Il poeta deve nascondere il male, non rappresentarlo e insegnarlo. Come c il maestro per i ragazzi, cos c il poeta per gli adulti. del bene che bisogna parlare. (Aristofane, Le rane, vv. 1053-1056) Questo, daltro canto, un problema ancora molto sentito al giorno doggi: descrivere il male un modo per insegnarlo, o un modo per indurre gli spettatori a riflettere? Iniza la parte dedicata ad Atene, comincia unanalisi dei prologhi dei due autori, ed Euripide prende in giro Eschilo per il suo stile retorico e pieno di ripetizioni: ESCHILO: Sii mio salvatore e alleato, ti supplico, giacch torno e rientro in questa terra[12] EURIPIDE: Il nostro sapientissimo Eschilo dice le cose due volte DIONISO: Come due volte? EURIPIDE: Fa attenzione: Torno in questa terra, dice, e rientro. Tornare e rientrare non lo stesso? (Ivi, vv. 1152-1157) Quando il turno di Eschilo di criticare i prologhi di Euripide, il primo mostra che i versi del secondo sono prevedibili e la loro metrica spesso identica. Infatti tali versi possono sempre concludersi con la strana espressione perse la boccetta. EURIPIDE: Cadmo, figlio dAgenore, lasciata Sidone un tempo[13] ESCHILO: perse la boccetta. *+ EURIPIDE: Pelope, con le sue belle cavalle, giunto ad Olimpia[14] ESCHILO: perse la boccetta. (Ivi, vv. 1225-1226, 1232-1233) I due autori citano numerose altre tragedie, e alla fine Dioniso decide di riportare in vita Eschilo. La scelta del dio in effetti anche quella di Aristofane, che preferiva le opere tradizionali di Eschilo e Frinico a quelle dellinnovatore Euripide. Tale preferenza peraltro evidente nelle Rane gi prima della gara tra i due tragediografi. Infatti, allinizio della commedia, quando Dioniso dice ad Eracle di voler riportare in vita Euripide, ecco cosa ribatte il secondo: ERACLE: Ti piace questa roba? [le tragedie di Euripide] DIONISO: Da impazzire. ERACLE: Ma sono buffonate e lo sai anche tu. (Ivi, vv. 103-105) Quando poi Dioniso e Caronte incontrano le rane, succede qualcosa di strano: gli anfibi cantano in onore di Dioniso, ma quando lo vedono non lo riconoscono neanche e lo considerano solo un seccatore. Secondo la maggior parte degli studiosi ci avviene perch, amando Euripide, Dioniso sta tradendo il suo ruolo di dio del teatro, sicch anche le creature che lo amano non lo riconoscono. Il potere della poesia Il titolo della commedia, Le rane, sempre stato considerato alquanto atipico. Lincontro di Dioniso con le rane, che cantano il loro amore per la poesia, un singolo episodio che non lascia tracce nel prosieguo della

storia, perch dunque dare lonore del titolo ai simpatici anfibi? Sono state date molte spiegazioni, spesso in contraddizione le une con le altre. Un punto di vista interessante e prudente che capita spesso, nelle opere teatrali ma anche nei romanzi e in ogni scritto in cui si racconti una storia, che un episodio, per quanto poco importante, diventi un simbolo dellintera storia. Il significato degli eventi si cristallizza su questo simbolo, che acquista cos importanza a prescindere da quanto spazio abbia nella vicenda. Se questo successo, almeno parzialmente, nelle Rane, allora gli anfibi (che sono in effetti rane-cigni dalla voce meravigliosa) ci appaiono simboleggiare il valore ed il potere della poesia, poich proprio su questo incentrato il loro canto e il loro breve dialogo con Dioniso. E come abbiamo visto poc'anzi questo potere pu, secondo la visione ideale di Aristofane, persino portare la salvezza alla citt di Atene. Il coro principale della commedia composto di iniziati ai culti misterici, e anche se non viene detto esplicitamente quali siano tali culti, evidente che il riferimento ai Misteri eleusini, la religione misterica pi diffusa e rinomata della Grecia classica. proprio questo coro, come visto, che pi stigmatizza la situazione sociale ed i problemi di Atene, ed auspica una rapida soluzione. Ma per quale motivo Aristofane fa cantare i testi pi strettamente connessi all'attualit da un coro di iniziati? I Misteri eleusini erano legati alle dee Demetra e Kore; la loro origine risale al 1600 a.C. circa, e il loro obiettivo era di elevare luomo sopra la sfera umana verso quella divina, e di assicurare la sua redenzione, promettendo poteri divini e ricompense nellaldil.[15] La tua Atene mi sembra abbia originato e introdotto nella vita umana molti egregi principi umani e religiosi, e nessuno di essi migliore di quei misteri, dai quali, venuti fuori da una vita rozza ed inumana, siamo stati educati e addolciti alla civilt. *+ Abbiamo conosciuto i principi della vita nella loro vera essenza; e non soltanto abbiamo appreso il modo di vivere con gioia, ma anche quello di morire con una speranza migliore. (Marco Tullio Cicerone, De legibus; libro 2, par. 36) Questo scritto di Marco Tullio Cicerone riassume bene la reputazione e la fama che i Misteri eleusini acquisirono allinterno e allesterno del mondo greco. Ecco dunque spiegata la scelta di Aristofane di far cantare agli iniziati i temi riguardanti la situazione e il destino di Atene: come iniziati, si suppone che essi abbiano un buon trattamento nellAde, una relazione pi stretta con gli dei e una maggiore saggezza ed intelligenza nel vedere i problemi dei vivi.

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