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Utente e-GdP: solaro - Data e ora della consultazione: 7 giugno 2012 08:44

GIORNALEdelPOPOLO MERCOLED 9 MAGGIO 2012

SPECIALE 23

ARTE

Intervista con Bruno Scardeoni antiquario a Lugano

Il mistero del Mola giovane nella Roma di met Seicento


Nella sua galleria luganese realizz la prima mostra monografica. A distanza di ventisei anni ci racconta lartista nel 400 dalla nascita e in occasione dellomaggio alla Zst.
di IDA SOLDINI
Scardeoni, chi Pier Francesco Mola? Uno che a Roma a diciassette anni sicuramente dipingeva gi, e che fra il 1630 e il 1647 ha di certo prodotto moltissimo, perch disegnava e dipingeva con grandissima facilit, ma tutto come in formazione, imitando, o meglio, abbeverandosi alle opere dei grandi del 500. Dal 1650 acquista poi una maturit indubbia e cambia stile, passando alle figure che riempiono quasi tutto lo spazio, come nel San Gerolamo (oggi alla Pinacoteca Zst, 1661-1662) ispirato a Mattia Preti che incontr nel secondo soggiorno romano di questi, o nel Guerriero orientale (al Louvre, 1650). Questo guerriero una sorta di manifesto pittorico sulla figura umana, che da l in poi focalizza gli sforzi di Mola. Alla fine della vita torna invece a dipingere da caravaggesco, assecondando il revival romano che impronta tutta la fine del 600. Nel 1986 Giovanni Testori recensiva sul Corriere della Sera il primo movimento di recupero di questo grande che Pier Francesco Mola, il pittore originario di Coldrerio che conquist la Roma seicentesca. Lei la ide e la realizz nella sua galleria luganese. Cosa ce ne pu dire a distanza di pi di un quarto di secolo? Era una mostra di pochissime opere recuperate sul mercato con un lavoro di studio e di ricerca durato gi allora dieci anni. stato un tentativo, con qualche grande quadro e molti errori di attribuzione. Ancora oggi stiamo tentando di stabilire, o di confermare, la paternit e lorigine delle opere di Mola. un pittore dalla psicologia complessa, con una grandissima facilit di mano. Avrebbe potuto imitare chiunque e addirittura fare il falsario. La curatrice della mostra oggi a Rancate, Laura Damiani Cabrini, ha individuato giustamente il periodo giovanile del Mola come un nodo gordiano da sciogliere prima di qualunque altra cosa. La studiosa dice che non si conosce nessunopera realizzata fra il 1630 e il 1645, cio, non siamo certi di quel che abbia fatto in questarco di tempo, dai diciassette ai trentanni. Per la scomparsa dei suoi maggiori e il crearsi di un vuoto nellarte romana, fra il 1650 e il 1655 Mola diventa il pi grande pittore di Roma. Io credo che si debba rivedere tutta la sua creazione precedente, sforzandosi di datarla con rigore, e di identificare con precisione i riferimenti pi antichi a cui Mola guarda con ammirazione. Io sono certo che la sua produzione stata fin da subito abbondantissima, e che per, anche per la sua grande tensione immedesimativa, le sue opere sono passate alla storia sotto altri nomi, come quelli di Mattia Preti o di Pietro da Cortona, o addirittura anonime. Daltra parte gli sono state attribuite opere che non sono assolutamente riferibili alla sua mano, e questo solo perch non si capiva bene di chi fossero. Era cos eclettico che gli si poteva attribuire qualunque cosa. Per il suo tocco si distingue nel come tratta la materia pittorica. Dunque la produzione del Mola giovane, ci pu fare qualche esempio? Io sono del parere che una delle sue opere prime, che daterei intorno al 1635, sia il guercinesco Lestasi di San Bruno in un paesaggio di una modernit impressionante, tanto che pare

Testori e la mostra luganese del 1986


di GIOVANNI TESTORI*

Pier Francesco Mola torna, oggi, in patria per merito di un antiquario devotissimo alle tradizioni della sua patria elettiva; e torna con una mostra che raccoglie cinque disegni, macchiati come per naturale essudazione, e nove dipinti: dei quali almeno due risultano capolavori assoluti. Il San Gerolamo che pentendosi si getta a terra nella serale, stregata meraviglia del bosco, proprio come usavano fare certi superbi, e, insieme, sconfitti eroi del Vecellio; e il Paesaggio con monaco che legge, tela in cui da vedere, pur nellevidente apporto romano, una fortissima nordicit, sia iconografica (vedi il brano umilmente stupendo delle cascine) sia climatica, e questo, nel pungere ansioso dun autunno che par scendere proprio gi dal Monteceneri. Noi non sappiamo se la cronologia delle opere esposte sia del tutto plausibile: qualcosa in essa sar forse da rivedere e mutare. Del resto, in un pittore come Mola, aperto come fu e sempre a molteplici e per dir tutto, dialettiche ed opposte suggestioni limpresa della datazione risulta tuttaltro che piana, pur potendola appoggiare ad opere documentate.
*Estratto da un articolo apparso sul Corriere della Sera il 21 maggio del 1986.

quasi un espressionista ante litteram (in alto. In collezione privata; fino al 1985 in collezione Scardeoni). Un quadro bellissimo, che ben due musei avrebbero voluto. Da giovane sente anche fortemente linfluenza della grande pittura umanistica veneziana, cosa che si pu facilmente vedere nellinedito di Mola Scena allegorica (sotto a destra. In collezione privata) databile intorno agli anni 40 del 1600, dove egli traspone a distanza di un secolo unopera di Lorenzo Lotto dalla ricchissima simbologia massonica intitolata Allegoria del vizio e della virt (qui sotto. Oggi alla Galleria Nazionale di Washington, unopera dei primi anni del 1500). Mola un pittore molto colto, attinge dai grandi del passato e facendo unopera che non gli stata commissionata da nessuno, trasforma la linearit cinquecentesca nellambiguit barocca, conservandone per le strutture fondamentali, che sembrerebbero dettagli ma non lo sono: il vaso, lalbero fulminato, la maschera, il fauno, il fanciullo.
A cosa porta un simile esercizio, che certamente non pu avere come scopo lerudizione filologica?

Una ricerca accurata sulle opere di questi 10-15 anni potrebbe permettere di capire i momenti e gli sviluppi della pittura di Mola, e seguendo lui si potrebbero toccare con mano le radici che il barocco affonda nel rinascimento. Bisognerebbe fare una grande mostra non chiusa in una stanza come quella in cui sono stati costretti i suoi capolavori a Rancate in questi giorni dove si proponesse tutto il catalogo delle opere cercando di ricostruirne la logica generativa, in particolare cercando di identificare in questo mare magnum quelle che sono effettivamente sue opere giovanili, riprendendo e correggendo molte delle attribuzioni pi tarde fatte in questi ultimi 30 anni. Bisogner scartare moltissime attribuzioni e provare a criticare la datazione di quelle che invece gli sono veramente attribuibili. indispensabile mettere delle proposte di nuove attribuzioni a confronto con le opere note, in modo da arrivare a comprendere questo artista al di l delle spinte che il mercato gli ha impresso. Io credo che si tratti di ripartire da quello che Testori gi nell86 aveva identificato, e Laura Damiani Cabrini oggi curando questa mostra

nel 400 della nascita ha intuito: la chiave di volta per la comprensione dellopera di Mola la sua produzione giovanile.
Mi parli per favore di quello che port Testori nella recensione della mostra di Mola che lei fece nell86, e di cui riportiamo sopra uno stralcio, a descriverla come un antiquario devotissimo alle tradizioni della sua patria elettiva. Allora sentivo parlare dei maestri ticinesi attivi in tutto il mondo, e man mano che attraverso le loro opere li conoscevo, cresceva in me un timore quasi reverenziale. Mantova, da dove vengo, una citt culturalmente molto pi importante di Lugano: a Mantova, ci sono Mantegna, Giulio Romano, Rubens, Van Dyke. Per vi sono attivi perch chiamati dalla grande committenza gonzaghiana, che attirava i migliori autori e le migliori maestranze, ma non sono originari del luogo. Il Ticino invece terra dorigine di gente che andata in tutto il mondo a fare opere grandiose. Io ho contato almeno 2000 lapicidi, scultori, architetti, stuccatori attivi in tuttEuropa da Genova a Napoli passando da Roma; dalla Sicilia a Pietroburgo passan-

Dallalto, in senso orario: Mola, Lestasi di San Bruno e Scena allegorica; Lotto, Allegoria del vizio e della virt.

do da Venezia, il Friuli e Trieste. Questo mi ha riempito di ammirazione e di gioia per una cos grande creativit. Grazie a Dio ho potuto anche vivere e conquistare la mia libert esercitando questa passione, perch ho fatto il mercante darte. Ma lorigine della mia attivit stata lammirazione per gli artisti ticinesi e per quello che ha prodotto questo paese di montagne e di lago.
Mi dicono infatti che di scultura lei si intende, e si capisce, perch la scultura unopera senza fine, mentre la pittura limitata alle sue due dimensioni... vero, amo la scultura (Scardeoni ride ndr.). Nella mia galleria sono passate opere di Bonino da Campione, dei Gaggini da Bissone, un frammento di Giovanni di Balduccio che ho comprato a New York, e anche scultori lombardi come i De Donati, Tiburzio del Maino e altri invece non ancora attribuibili. E anche un meraviglioso Jacopo della Quercia, che ho scovato a una mostra mercato dellantiquariato, cos straordinario da farmi credere, in un primo momento, che fosse addirittura di Donatello. Ma difficilissimo: riesco a riconoscere immediatamente solo le opere di due o tre di questi autori. Innanzitutto per la scultura non va mai dissociata dalla pittura. Secondo, siccome con la scultura quella vera da mercanti darte non si campa, i miei colleghi quelli seri hanno diffuso una diceria sul mio conto perch si tratta di uneccellenza che non avrebbe mai potuto danneggiarli Questa mostra integrale su Mola, con un accento sullopera giovanile, quando pensa sar possibile farla? Non so se ci potr pi essere, ma credo e spero che quello a cui ho lavorato per tanti anni avr un seguito. Sono certo infatti che lamore per questo difficile lavoro ha valore, mentre la nostra epoca, nella quale il mercato dominato dai Damien Hirst e dai Cattelan per possedere i quali lunico sforzo da compiere mettere mano al portafoglio , passer senza lasciare alcuna traccia. Io so che invece il vero fascino sta nella sfida che ci lancia la complessit di tutti i grandi autori antichi, e in particolare un autore come il Mola. ida.soldini@gmail.com
La mostra alla Zst di Rancate visitabile fino al 13 gennaio 2013. Si tratta di una selezione di opere custodite nelle collezioni del Museo Cantonale dArte di Lugano.

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