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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI MILANO Facolt di Lettere e Filosofia

Corso di Laurea triennale in Scienze Umane dellAmbiente, del Territorio e del Paesaggio

Il Fenomeno dellInurbamento: Il caso di Korogocho a Nairobi

Elaborato Finale di: Luca Massimo PANZERI Matricola: 659556

Relatore: Chiar.ma Prof. Maristella BERGAGLIO

Anno Accademico 2006/2007

SOMMARIO:

Introduzione.p 2

1. Cap1Il Fenomeno dellInurbamento..p 4 1.1.Un fenomeno di vecchia datap 4 1.2.Un fenomeno globale. La situazione demografica mondialep 6 1.3.Lo sviluppo dei PVS. Le metropoli del terzo mondop 10 1.4.La nascita degli Slump 13

2. Cap2Il Caso di Nairobi..p 16 2.1.Nairobi: Una citt giovane..p 16 2.2.Storia e origini degli Slums a Nairobi.p 19

3. Cap3Il Caso di Korogochop 24 3.1.Confusione e Caos: vivere a Korogocho.p 24 3.2 Progetti in corso a Korogocho.p 28 3.3 Analisi necessaria sui recenti avvenimenti a Nairobi..p 34

Conclusionep 39

Bibliografia.p 41 Indice Immagini..p 44

INTRODUZIONE A lato della strada il matatu aspetta paziente di essere pieno, o meglio stracolmo, della gente pi diversa. Lautista grida a gran voce il percorso che il piccolo pullman effettuer, unico mezzo di trasporto per tanti abitanti di Nairobi. La musica al suo interno assordante, un mix tra i bassi possenti da discoteca e un canto tradizionale africano. Le piccole cose mi danno subito una vaga idea del caos di questa citt; un miscuglio di suoni, odori, immagini. Una signora robusta si siede di fianco a me, lo spazio negli stretti sedili veramente poco, faccio fatica a non avere un contatto con lei. Nei sedili a fianco Roberta ed Emanuel, sembrano molto pi comodi; sento gi bisogno di spazio. Il matatu si mette in moto e parte. Ad ogni fermata, qualche nuovo passeggero prende il posto di altri arrivati a destinazione: sembra che tutti siano indaffaratissimi. Dopo circa mezzora di strada Emanuel ci avvisa che il nostro turno: il matatu si ferma e scendiamo. Un piccolo tratto di strada asfaltata percorsa a piedi ci porta verso Korogocho. Ai lati della strada, dai balconi delle case, si affacciano tanti bambiniHow are you? Ripetono in maniera cantilenante. Per la maggior parte di loro sono le uniche tre parole in inglese conosciute, ma in qualche modo ti mettono pi a tuo agio, ti senti benvenuto. Ed ecco: in un istante che mi sembrato chiaro e netto siamo entrati nello slum. Lodore dei fumi della discarica e delle fogne a cielo aperto entra subito aggressivo nelle narici e anche una volta fuori dalla baraccopoli fatica ad andarsene. Le sensazioni di ununica giornata passata a girare per le stradine sterrate tra le strette baracche, sono troppo poche e troppo superficiali probabilmente. Ma il desiderio, dopo 4 anni da quellesperienza, di compiere un lavoro di tesi su quel luogo, dimostra come Korogocho, anche se conosciuto in un tempo brevissimo, ti entri dentro; che le impressioni avute in quel caldo e secco pomeriggio africano ristagnino dentro, pronte a saltar fuori in un qualche momento futuro. Girovagando in mezzo alle baracche di lamiera della quarta baraccopoli di Nairobi, mi vergogno della mia necessit di spazio provata precedentemente. Qua dentro lo spazio una delle cose che pi manca. Le baracche sono ammassate una accanto allaltra lasciando spazio talvolta a strettissime stradine. Korogocho solamente una delle moltissime baraccopoli nel mondo. Il mio lavoro di ricerca parte proprio da questo aspetto. Ci che ho vissuto, una minima parte della situazione mondiale.

Questo percorso vuole affrontare il fenomeno dellinurbamento e della formazione degli slums su tre livelli: partendo da unanalisi a livello globale fino ad arrivare ad un caso specifico. I semplici dati che analizzano lincremento della popolazione inurbata, aiutano a capire lentit del fenomeno su scala mondiale, ma non permettono di farsi unidea di come si viva tutti i giorni nello slum. La mia minima esperienza in baraccopoli non mi consente certo una conoscenza completa dei meccanismi che la regolano, ne tanto meno una visione come quella di chi la baraccopoli la vive quotidianamente. Ma la ricerca, la lettura e lo studio di esperienze di chi ha vissuto e vive tuttora a contatto con gli emarginati, stato spunto per cercare di comprendere la difficolt di una vita []al di sotto della linea fognaria1, con la speranza che, cercando di stare vicino con le proprie forze a chi combatte tutti i giorni in prima linea, si possa insieme creare un mondo pi umano possibile.

ZANOTELLI A., (2003), Korogocho. Alla scuola dei poveri, Milano, Feltrinelli

CAP. 1 IL FENOMENO DELLINURBAMENTO

1.1 Un fenomeno di vecchia data Nasce tutto da un sogno, da una speranza... La principale motivazione per la quale le persone, decidono di spostarsi dalla campagna per insediarsi in una citt, si basa proprio sulla diffusione di informazioni, relative alloccasione di ottenere migliori possibilit di sostentamento, di condizioni di vita e di lavoro. La fuga dai villaggi determinata dalla scelta di cercare un altrove dove soddisfare la pluralit di bisogni, che la vita nei villaggi non in grado di soddisfare. Questa ricerca si concentra nella sola alternativa possibile: la citt2. Ogni giorno circa 175.000 persone si muovono verso la citt. Il termine stesso che descrive questa migrazione, inurbamento, d il senso di movimento: in urbs, verso la citt3. Questo fenomeno ha radici antiche: le prime societ sedentarie di pastori\agricoltori, che rimpiazzarono quelle nomadi dei cacciatori\raccoglitori, furono il primo caso di sviluppo delle abitazioni permanenti. Con il progredire delle tecniche di coltivazione, aumentava anche il sostentamento che un territorio poteva offrire ad un numero molto maggiore di uomini e donne, di conseguenza si svilupparono sia lestensione che la popolazione di questi primi insediamenti stabili4. Questa situazione esercitava una forte attrattiva sulle popolazioni limitrofe che, sia per motivi naturali (carestie), economici (scambi commerciali), politici (difesa, vie di comunicazione), diedero inizio ad un movimento migratorio verso la citt. Nelle epoche successive, lo spostamento di masse dalla campagna, si leg sempre di pi ad un fattore di tipo economico, vale a dire la possibilit di lavoro, soprattutto di tipo artigianale, e di commercio, favorito dagli sviluppi e dai traffici commerciali, decisamente superiori in un ambiente urbano. Linurbamento forse lunica tendenza perpetua nella storia dellumanit. Lincremento di questo processo, infatti, fu continuo nel susseguirsi dei secoli, ma il radicale mutamento del rapporto fra citt e campagna, si verific agli inizi del secolo

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FLORIS F., (2007), Il pianeta bidonville, Missioni Consolata, p. 34 LEONE U., (2006), La metropoli sostenibile unutopia?, in L Unit 4 BAGNASCO A., BARBAGLI M., CAVALLI A., (2001), Sociologia. Cultura e societ, Bologna, il Mulino, p. 24

diciannovesimo, con quella che passer alla storia come rivoluzione agricola. Limportanza di questultima sta nel suo strettissimo legame con la rivoluzione industriale del 1800. Con lutilizzo di macchine e nuove tecniche agricole, la produzione dei campi aument a dismisura, creando sia un surplus sempre maggiore ma anche un numero notevole di contadini disoccupati, perch non pi necessari, che decidevamo di trasferirsi nei centri urbani, che si popolavano quindi di grandi masse di disoccupati. Con lavvento della rivoluzione industriale e quindi lulteriore aumento di emigrati rurali, si verific unestensione sempre maggiore dei mercati, di conseguenza dei mezzi di trasporto, per spostare quantit sempre maggiori di beni e infine della superficie delle citt stesse, che man mano inglobavano le cittadine limitrofe. E una crescita direttamente proporzionale, fra i nuovi spazi occupati dal suolo urbano e il numero di nuovi abitanti che lo occupano. Le zone periferiche diventano inevitabilmente quella parte delle citt, svantaggiata rispetto al centro, dove si ammassa la parte povera della popolazione urbana in un ambiente di degrado e povert. I tassi di urbanizzazione5, aiutano meglio a capire come leffetto della rivoluzione industriale sia stato dirompente nel movimento migratorio campagna-citt. Considerando tutte le differenziazioni e le evoluzioni che portano naturalmente con s 50 secoli di sviluppo, la storia della citt pu essere definita comunque un percorso omogeneo, e per certi versi pure statico6. Dalle prime citt del 2700 a.c., fino alle capitali europee del 700, ci sono stati certamente cambiamenti notevoli, ma un dato rimasto sostanzialmente costante: il tasso di urbanizzazione appunto. In questo periodo, in un mondo a economia tradizionale, il tasso si sempre mantenuto tra il 7 e il 13%7. Con lavvento della rivoluzione industriale, nel 1850 lEuropa tocc un livello di urbanizzazione del 16%, che mai era stato raggiunto da un grande insieme economico. Agli inizi del 900, il 40% della popolazione europea viveva in citt, anche se con una notevole differenza tra le nazioni. Durante tutto il XX secolo levolversi dellurbanizzazione rispecchi le fasi di vita economica e politica del periodo (rallentamento durante gli anni 30 e le guerre, incremento nel secondo dopo guerra). I

Il tasso di Urbanizzazione indica in percentuale la crescita urbana di una citt, sommando allinterno di quella conurbazione i tassi di natalit, mortalit, immigrazione e emigrazione. 6 BAIROCH P., (1996), Storia della Citt, Milano, Jaca Book, p 23 7 Cfr.: Ibidem BAIROCH P., (1996), Storia della Citt, Milano, Jaca Book, p. 34

tassi di crescita in Europa per, non raggiungeranno pi i tassi toccati nella seconda met dellOttocento.

1.2 Un fenomeno globale. La situazione demografica mondiale La crescita della popolazione urbana, si spost soprattutto nei paesi del Terzo Mondo, che a partire dagli anni 20 e 30 del Novecento, registrarono tassi di incremento mai visti8. Nel corso del XX secolo, la popolazione inurbata dei paesi in via di sviluppo, passata da 150\160 milioni a un miliardo e 400 milioni, con un ritmo di crescita annuo medio del 4,5 % (in Europa alla fine dellOttocento, in cui la crescita urbana stata pi elevata, si sono raggiunti al massimo tassi del 2,1% annuo), passando da un tasso di urbanizzazione del 12% ad uno del 32%9.
Grafico n1: The Urban and Rural Population of the World, 1950-2030

Fonte: United Nations, Department of Economic and Social Affairs

Questi dati, che dimostrano la presenza di un fenomeno in netta crescita, di rilevante importanza, ci introducono ai giorni nostri, dove lattenzione al processo di urbanizzazione si spostata quasi totalmente ai paesi del sud del mondo. Citando Mike Davis: Nei prossimi uno o due anni, una donna partorir nello slum di Ajegunle a Lagos, un giovane abbandoner il suo villaggio a Giava ovest per le mille
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BAIROCH P., (1996), Storia della Citt, Milano, Jaca Book Cfr.:Ibidem

luci di Giacarta, un contadino si trasferir con la sua famiglia impoverita in uno degli innumerevoli pueblos jovenes di Lima. Levento specifico in s non sar niente di speciale, e passer del tutto inosservato. E per costituir uno spartiacque nella storia umana[]. Per la prima volta la popolazione urbana della Terra superer numericamente quella rurale10. Secondo le stime del World Urbanization Prospects: The 2003 Revision11 (grafico. 1), la popolazione urbana ha superato la popolazione rurale nel 2005, ma come ricorda lo stesso Davis, limprecisione dei censimenti nel Terzo Mondo, rende difficile stabilire con esattezza lentit di questo fenomeno12. Sta di fatto, che il processo di urbanizzazione del pianeta, stato molto pi rapido di quanto fosse stato predetto nel 1972 dal Club di Roma, con il suo I limiti dello sviluppo13. Questa crescita ha subito il suo pi ampio incremento a partire allincirca dal 1950: in poco pi di mezzo secolo il genere umano passato da 2,5 miliardi a 6 miliardi di abitanti. Il 60% di questo incremento si verificato proprio nelle aree urbane ed in particolar modo nelle aree dei paesi in via di sviluppo, dove la popolazione cresciuta di pi di 6 volte in soli cinquantanni. Nel 1950, le citt con una popolazione superiore al milione di abitanti erano 86 in tutto il mondo; oggi sono 400 e le previsioni per il 2015 sono di 550 metropoli14. Allalba del nuovo millennio, il pianeta presenta 19 citt con pi di 10 milioni di abitanti, 22 citt con popolazione compresa fra i 5 e i 10 milioni, 370 citt da 1 a 5 milioni di abitanti, 433 citt con popolazione da 0,5 a 1 milione. Inoltre circa un altro miliardo e mezzo di persone vive in aree urbane inferiore al mezzo milione di abitanti. I dati ci presentano lo stato di trasformazione dellumanit verso un modello decisamente urbano, considerando il fatto che probabilmente questi numeri rappresentano un processo giunto a met del suo percorso. Le stime che descrivono laspetto globale futuro, prevedono infatti che nel 2030, oltre il 60% di tutti gli abitanti del pianeta (5 miliardi su 8,1 miliardi) vivr in una citt15. La popolazione rurale,

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DAVIS M., (2006), Il pianeta degli Slum, Milano, Feltrinelli Ed., p 11


World Urbanization Prospects: The 2003 Revision, (2004), New York,

http://www.un.org/esa/population/publications/wup2003/2003Highlights.pdf 12 DAVIS M., (2006), Il pianeta degli Slum, Milano, Feltrinelli Ed. 13 MEADOWS D.H., (1972), The Limits to Growth, New York, Universe Books
14 15

World Urbanization Prospects: The 2003 Revision, (2004), New York

UN-Habitat, State of the World Cities, http://www.unhabitat.org/documents/media_centre/sowcr2006/SOWCR%201.pdf

(2007),

Nairobi

invece, sempre secondo i dati studiati dallagenzia Un-Habitat16,

subir una

contrazione, che porter il tasso di crescita media annua ad un -0,32%, vale a dire meno 155 milioni di persone che abiteranno le campagne. E molto importante sottolineare, che lesperienza di intensa urbanizzazione, che caratterizz lEuropa, il Nord America e lAmerica Latina a met del XX secolo, si spost in questi dati di previsione futura, principalmente sui continenti di Africa e Asia.
Figura n1: Incremento della popolazione mondiale urbana e rurale

Fonte: elaborazione su dati United Nations, Population Divisions, 2005

United Nations Human Settlements Programme, agenzia delle Nazioni Unite, fondata nel 1978, con sede a Nairobi, Kenya, che ha il compito di favorire unurbanizzazione socialmente ed ambientalmente sostenibile.

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Secondo la prospettiva ricavata, le aree maggiormente interessate dallincremento urbano saranno le zone dellafrica sub-sahariana con un tasso di crescita urbana del 4,58%, seguito dal sud-est asiatico (3,82%), lAsia dellEst (3,39%), dallAsia dellOvest(2,96%), dal Sud Asia (2,89%) e infine dal Nord Africa con il 2,48%. La crescita urbana delle citt del mondo sviluppato sar intorno allo 0,75% annuo (fig1). Queste cifre si aggiungono ai dati in nostro possesso per stabilire che gli anni futuri, saranno decisamente caratterizzati dallesplosione demografica nelle citt. Ad oggi, la popolazione mondiale aumenta di 70 milioni di unit, lequivalente di 7 megacitt17; considerando che il numero di abitanti delle campagne ha raggiunto la sua soglia limite, circa 3,2 miliardi di persone, e che comincer a decrescere a partire dal 2020, spetter alle zone urbane dover assorbire la futura crescita della popolazione. Questo sviluppo esagerato, dovrebbe, sempre secondo i dati delle Nazioni Unite, attestarsi intorno al 2100, quando il pianeta arriver ad ospitare 9 miliardi di persone, soglia massima che dovrebbe mantenersi anche nei secoli successivi18. Un aspetto che importante sottolineare riguardo questi dati, che i paesi in cui si pensa esploder la cosiddetta bomba demografica, sono quelli che presentano la minore densit di popolazione. E opinione comune, ritenere che i paesi del Terzo Mondo siano zone fortemente sovrappopolate, mentre se si osservano gli indici e i grafici a livello globale, si pu notare come i paesi sviluppati abbiano una densit molto maggiore rispetto ai PVS (fig. 2). Ma perch mai nessuno pensa ad un paese europeo come sovrappopolato? Il concetto di sovrappopolamento non viene definito semplicemente sulla base della densit della popolazione, ma anche sulladeguatezza delle risorse di un paese a sostenere la sua popolazione. I paesi ricchi possono sostenere il loro alto incremento di popolazione, proprio perch tanti altri paesi non possono farlo.

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UN-Habitat, (2003), The challenge of slums, global report on human settlement, Londra, p 5
UN, (2004), World population to 2300, New York,

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Figura n2: Densit della Popolazione a livello globale

Fonte: Un-Habitat, http://www.unchs.org , 2007

Questa idea, la base di una diversa visione, sostenuta dai coniugi Ehrlich19, riguardo al problema della densit demografica. Il concetto , che limpatto dellumanit sul pianeta e quindi il limite di sopportazione di questultimo, non dato solamente dal numero di persone che lo abitano, ma anche dal loro comportamento. Questa diversa osservazione, incentra il problema non tanto sullaumento della popolazione nei paesi poveri, ma piuttosto sul metodo di comportamento dei paesi ricchi. E un approccio diverso alla questione, che per deve essere considerato, quanto meno per offrire unidea diversa sui problemi demografici mondiali. In ogni caso, sotto qualunque punto di vista si consideri la questione, i dati dimostrano che le nazioni ma soprattutto le citt, in particolar modo quelle dei paesi in via di sviluppo, devono affrontare problemi enormi, per fornire un assistenza adeguata a miliardi di persone vale a dire abitazioni, servizi e infrastrutture.

1.3 Lo sviluppo dei PVS. Le metropoli del terzo mondo Come detto in precedenza, lenorme tasso di inurbamento che sta investendo il pianeta, interessa principalmente i paesi del Sud del mondo. Questa tesi dimostrata dal fatto
Paul e Ann Ehrlich sono rispettivamente professore e coordinatrice del centro di conservazione biologica alluniversit di Stanford, California. Sono co-autori di diversi libri sulla sovrappopolazione e sullecologia.
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che il maggior numero delle grandi e grandissime conurbazioni urbane si trovano, non nei paesi occidentali, bens in quelli in via di sviluppo. Delle numerose mega-citt20 che sono presenti sul nostro pianeta, la maggior parte appartengono a stati del Terzo Mondo: Bombay (13milioni), Lagos (9milioni), San Paolo (11milioni), Citt del Messico (8,5milioni), Dhaka (7milioni), Karachi (12milioni), Delhi (13milioni), Calcutta (4,5milioni)21Osservando lelenco delle 30 citt pi popolose al mondo possiamo notare come negli ultimi venti\trentanni la posizione delle citt dei paesi sviluppati sia stata sostituita da quelle dei paesi in via di sviluppo. Va considerato che le metropoli dell occidente, non avranno un regresso di popolazione nei prossimi 10\15 anni, ma semplicemente un tasso di incremento pari ad rispetto a quello per esempio delle citt asiatiche. Questo dimostrato dal fatto che lAsia sta diventando un continente urbanizzato nella met del tempo che stato necessario allEuropa o allAmerica del Nord per mettere in atto questo processo. E non solo un processo che riguarder le capitali o i grandi centri urbani, si conta infatti che le citt, con popolazione superiore al milione di abitanti, presenti in Asia nel 2015, saranno ben 26722. Il recente rapporto di UN-Habitat, definisce ed identifica, quante e quali citt nel 2020 saranno da considerarsi meta-citt o iper-citt23. E molto importante notare, dando ancora pi sostegno a questa tesi, che delle 9 iper-citt che si presenteranno al mondo nel 2020, solo 2 (Tokyo e NewYork) fanno parte di nazioni sviluppate; le altre 7 (Bombay, Delhi, Citt del Messico, San Paolo, Dhaka, Jakarta e Lagos), si trovano in paesi poveri o per lo meno considerati in via di sviluppo24. La domanda quindi legittima: quali sono le cause che hanno portato ad un' esplosione cos rapida ed immediata dellurbanizzazione e soprattutto come mai proprio in quei paesi in via di sviluppo? Il processo di urbanizzazione dei paesi sottosviluppati, si discosta moltissimo da quello che si verific in Occidente nellOttocento e agli inizi del Novecento, sia come entit che come rapidit del fenomeno. Basti solo pensare alla citt di Lagos in Nigeria che nel

Mike Davis definisce cos le citt con 10 o pi milioni di abitanti UN-Habitat, (2003), The challenge of slums, global report on human settlement, Londra 22 UN-Habitat, (2001), The State of the World Cities, Productions MR, Montreal 23 Conurbazioni con una popolazione superiore ai 20 milioni di abitanti 24 UN-Habitat, (2006/2007), State of the worlds cities, Nairobi, http://www.unhabitat.org/documents/media_centre/sowcr2006/SOWCR%202.pdf
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1956 ospitava 300.000 abitanti e che oggi ne conta quasi 10 milioni25. Un incremento inimmaginabile e spropositato rispetto alle citt, per esempio, europee. La causa di questo incremento non va cercata solamente nellaumento totale della popolazione; o meglio, questo non il motivo principale di uno sviluppo cos gigantesco, ma si basa piuttosto sugli eventi storici dei paesi. LOttocento il periodo dove le citt europee vivono il momento di massima crescita, ma con lavvento del nuovo secolo, si sviluppa lidea, nei paesi ricchi, di svilupparsi oltre i confini nazionali. Linfluenza dei paesi colonizzatori sullo sviluppo dei grandi agglomerati urbani del terzo mondo, non da ricercarsi per sotto un aspetto economico o urbano-architettonico, dato che le citt create sotto il dominio coloniale, dipendevano in tutto e per tutto dalla madre patria. Si trattava quindi di conurbazioni che sostanzialmente erano estranee al territorio circostante, in quanto create come avamposto per la nazione dominante piuttosto che grande centro del paese colonizzato. Gli aspetti principali che segnarono lincremento urbano di queste citt, sono principalmente due. Il primo aspetto da ricercarsi nella crescita naturale dei cittadini. Questa causa che pu sembrare ovvia e banale, stata la differenza principale fra lentit del fenomeno nei paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo. Le citt europee, prendendole come esempio, erano estranee a questo fenomeno, in quanto la popolazione era mantenuta costante dallafflusso dalle campagne. Nei paesi del Terzo Mondo, questo fenomeno diventato fondamentale agli inizi del Novecento, quando la modernizzazione, soprattutto in campo sanitario, ha portato ad un calo delle morti non affiancato da una riduzione delle nascite26. Inoltre, questi contesti sociali erano e sono tuttora caratterizzati da gravi carenze sia sul campo dellistruzione che delleducazione in particolare fra le donne. Questo fatto, ha comportato che le giovani popolazioni inurbate continuassero a adottare stili riproduttivi della campagna, causando appunto tassi di crescita impensabili e mai visti nei paesi occidentali. Questo elevato numero di nascite si lievemente abbassato negli ultimi anni, sia per un aumento (se pur minimo in certe parti del mondo) del livello di istruzione ma soprattutto per le politiche di controllo delle nascite di certi paesi (uno su tutti il caso cinese).

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SUDJIC D., (2008), Cities on the Edge of Chaos, in The Observer, Phaidon, New York PETRILLO A., (2000), La citt perduta, Bari , Edizioni Dedalo

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Laumento quindi della popolazione inurbata mondiale sembra quindi strettamente collegata allaumento di questultima nei paesi del Terzo Mondo, ma dal loro punto di vista le citt del sud del mondo subiscono se cos pu dire, unevoluzione e una modernizzazione nel campo della medicina e della salute che ha portato ad un aumento dellallungamento della vita ma soprattutto una diminuzione notevole dei tassi di mortalit infantile. Si possono aggiungere a questi fattori fondamentali anche motivazioni sempre importanti, ma di minore intensit, come la frequente presenza di conflitti e instabilit politica in questi paesi, che hanno generato masse di profughi in fuga verso le citt. Non esiste quindi un nesso fra lurbanizzazione di tipo industriale che ha caratterizzato i paesi occidentali dellOttocento e lurbanizzazione dei paesi del Terzo Mondo, proprio perch in questi paesi le grandi metropoli presentano sempre tassi altissimi di disoccupazione. La ragione per cui i centri urbani in queste zone esercitano sempre una grandissima attrattiva sulle popolazioni rurali dovuta al fatto che la vita in citt anche in condizioni di assoluta povert spesso percepita come migliore rispetto alla vita povera rurale; interviene, dunque, un fattore di tipo psicologico. La citt diventa unaspirazione per riuscire finalmente a cambiare vita.

1.4 La nascita degli Slums Linadeguata situazione delle citt del Terzo Mondo, non attrezzate, a livello di strutture e servizi, ad accogliere un numero cos elevato di immigrati, costringe questi ultimi a costruirsi spazi illegali per poter sopravvivere. Questo diventa lunico modo per appropriarsi di risorse vitali cui altrimenti non potrebbero avere accesso: il suolo per unabitazione, lacqua, lelettricit e un lavoro, per la maggior parte dei casi irregolare. Il rapporto di UN-Habitat descrive la relazione fra slum e povert27; questa considerazione fondamentale per chiarire chi sono i poveri degli slums ed evitare facili classificazioni degli abitanti di una baraccopoli. La povert non da considerarsi solo ed esclusivamente come una semplice misurazione monetaria: le persone povere sono anche coloro che vivono in unabitazione insicura e sovraffollata, coloro che non hanno accesso ai servizi (acqua, servizi igienici, sanit, educazione), coloro che non sono

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UN-Habitat, (2003), The challenge of slums, global report on human settlement, Londra, pp 28-29

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protetti da leggi o che non hanno voce nel panorama politico28. Certo, non tutti i poveri urbani vivono in slum, ma la possibilit di accedere a risorse che altrimenti sarebbe impossibile ottenere rende la baraccopoli una delle poche soluzioni possibili. Ma cos uno slum? Le prime volte che si sent parlare di slum, fu nei primi anni dellOttocento, anche se diversi scrittori utilizzavano questo nuovo termine con le pi diverse accezioni. In comune, per, avevano tutti lidea di un luogo malfamato e caratterizzato da abitazioni fatiscenti, sovraffollamento, malattia e miseria29. Lidea comune era data dalla realt della Londra vittoriana, che come detto in precedenza, avendo subito il processo di industrializzazione e larrivo di grandi masse di contadini, non era riuscita ad assorbire la numerosa quantit di nuovi operai, che andarono ad affollare aree della citt, solitamente situate in periferia, che divennero presto ambienti miseri, poveri e degradati. NellInghilterra forte della rivoluzione industriale, le condizioni di questi luoghi migliorarono abbastanza in fretta, sia per limpegno di diversi movimenti e pensatori politici, ma soprattutto grazie ad un notevole progresso economico. Il gi pi volte citato rapporto The challenge of Slums sostiene proprio che la differenza principale tra lurbanizzazione (e di conseguenza la formazione degli slum) del XVIII e XIX secolo in Inghilterra rispetto a quella dei paesi del Terzo Mondo sta proprio nel fatto che a questi ultimi non si accompagna unadeguata crescita economica. Si possono riscontrare alcune caratteristiche comuni fra gli slum odierni e quelli del 1800, anche se le peculiarit delle baraccopoli del Terzo Mondo sono nuove e tipiche solo di questa realt. La definizione principale che descrive uno slum di oggi lo dimostra: a contiguous settlement where the inhabitants are characterized as having inadequate housing and basic services. A slum is often not recognized and addressed by the public authorities as an integral or equal part of the city30. Unaltra definizione descrive i caratteri principali degli slum moderni: Slums are neglected parts of cities where housing and living conditions are appallingly poor. Slums range from high-density, squalid central city tenements to spontaneous squatter

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UN-Habitat, (2003), The challenge of slums, global report on human settlement, Londra, pp 28-29 DAVIS M., (2006), Il pianeta degli Slum, Milano, Feltrinelli Ed. 30 UN-Habitat, (2003), The challenge of slums, global report on human settlement, Londra, p10 (Insediamenti adiacenti dove gli abitanti sono caratterizzati dallavere abitazioni e servizi di base inadeguati. Uno slum spesso non riconosciuto e considerato dalle pubbliche autorit come una parte integrante o uguale della citt)

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settlements without legal recognition or rights, sprawling at the edge of cities. Slums have various names, favelas, kampungs, bidonvilles, tugurios, yet share the same miserable living conditions. 31. Nonostante ci siano delle immagini comuni nelle diverse definizioni, difficile descrivere con chiarezza ma soprattutto universalmente cosa sia uno slum. Questo per diversi motivi: innanzitutto la complessit degli slums non permette di identificarli sotto un singolo parametro; essi sono una realt in continua crescita e cambiamento, quindi i criteri con cui si identificano spesso non sono duraturi nel tempo. Inoltre molto spesso aree che sono considerate slum in alcune citt vengono ritenuti spazi adeguati in altre. Questa difficolt di definizione dimostrata dai molti termini, anche nella stessa lingua, che vengono utilizzati per nominare queste aree32. E proprio grazie al rapporto delle Nazioni Unite, che per la prima volta viene presentato un quadro globale del fenomeno delle baraccopoli. Il termine Slum diventa quindi il pi appropriato per identificare proprio quelle zone caratterizzate da isolamento sociale ed economico, propriet terriera irregolare e condizioni sanitarie e ambientali sotto gli standard33. Gli elementi chiave per identificare una zona come slum sono dunque i seguenti: alta densit, bassi standard abitativi e squallore. Visto la difficolt di definire con chiarezza cosa sia uno slum, i dati elaborati danno unidea di quanto sia immenso sulla Terra il problema delle baraccopoli. Nel 2001 le stime delle Nazioni Unite riportavano che gli abitanti degli slums erano almeno 921 milioni, vale a dire il 31% della popolazione urbana mondiale. Nel 2005 avevano gi superato il miliardo. La maggioranza di queste persone si trovano nei paesi
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Definizione data da Cities Alliance Action Plan, citata in The challenge of Slums, p 10 (Gli slum sono parti dimenticate di citt dove le condizioni di abitazione e di vita sono terribilmente povere. Gli slum vanno da alloggi squallidi e ad alta densit nei centri cittadini a insediamenti occupati spontaneamente ai margini delle citt. Gli slum hanno vari nomi, favelas, kampungs, bidonvilles, tugurios, ma indicano le stesse miserrime condizioni di vita) 32 UN-Habitat, (2003), The challenge of slums, global report on human settlement, Londra, p 10 Francese: bidonvilles, taudis, habitat prcaire, habitat spontan, quartiers irrguliers; Spagnolo: asentamientos irregulares, barrio marginal, barraca (Barcellona), conventillos (Quito), colonias populares (Messico), tugurios and solares (Lima), bohos or cuarterias (Cuba), villa miseria; Tedesco: Elendsviertel; Arabo: mudun safi, lahbach, brarek, medina achouaia, foundouks and karyan (Rabat-Sale), carton, safeih, ishash, galoos and shammasa (Khartoum), tanake (Beirut), aashwai and baladi (Cairo) Russo: trushchobi Portoghese: bairros da lata (Portogallo), quartos do slum, favela, morro, cortio, comunidade, loteamento (Brasile) Turco: gecekondu Americano: hood (Los Angeles), ghetto Sud-Asia: chawls/chalis (Ahmedabad, Mumbai), ahatas (Kanpur), katras (Delhi), bustee (Kolkata),zopadpattis (Maharashtra), cheris (Chennai), katchi abadis (Karachi), watta, pelpath, udukku or pelli gewal (Colombo) Africa: umjondolo (Zulu, Durban), mabanda (Kiswahili, Tanzania). 33 Cfr.: Ibidem

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in via di sviluppo, dove costituiscono il 43% della popolazione urbana, contro il 6% di quella dei paesi sviluppati. Secondo UN-Habitat, le pi alte percentuali di abitanti di slum si trovano in Etiopia con il 99,4% della popolazione urbana, in Ciad (99,4%), Afghanistan (98,5%) e in Nepal (92%). Considerando il numero totale di abitanti delle baraccopoli, la capitale globale Bombay con dieci o dodici milioni di occupanti abusivi seguita da Citt del Messico e Dhaka (in Bangladesh) con 9\10 milioni. Gli sviluppi e le previsioni future delineano un quadro ancora pi drammatico: nei prossimi 30 anni si pensa che gli abitanti delle bidonville aumenteranno di altri 2 miliardi. Sulla terra esistono probabilmente pi di 250.000 baraccopoli. Karachi, Bombay, Nuova Delhi, Calcutta e Dhaka contengono da sole 15.000 slums con una popolazione stimata intorno ai 20 milioni di persone. Anche in questo caso per i dati statistici non sono precisi, sia per la difficolt di reperire informazioni in un mondo di abusivismo e illegalit, ma anche e soprattutto perch le popolazioni povere degli slum sono spesso intenzionalmente e in maniera massiccia sottostimate dalle autorit34. Queste cifre mettono in luce lentit e la diffusione planetaria di questo fenomeno e dimostrano come in nessuna parte del mondo si sia riusciti a risolvere o per lo meno ad arginare il problema, lasciando che questa tendenza continui a crescere.

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DAVIS M., (2006), Il pianeta degli Slum, Milano, Feltrinelli Ed., p 29

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CAP. 2 IL CASO DI NAIROBI

2.1 Nairobi: Una citt giovane Prima di approfondire la storia e lo sviluppo della citt di Nairobi e poter comprendere la nascita delle baraccopoli, importante dare uno sguardo generale al fenomeno di migrazione campagna\citt dellintero paese, dato che la capitale keniota ha rivestito da sempre un ruolo centrale nel processo di inurbamento. Lurbanizzazione in Kenya ha una storia recente, per lo meno per quanto riguarda le zone interne del paese. Anche il Kenya seguendo il trend mondiale dei paesi in via di sviluppo, ha subito un incremento notevole dalla seconda met del XX secolo, che ha portato ad un aumento importante del numero di abitanti dellarea urbana. I tassi di urbanizzazione mostrano come da una percentuale dell8% del 1963, anno dellindipendenza, si passati al 20% nel 9535, fino a raggiungere un tasso di urbanizzazione nel 2007 del 40%36. Di conseguenza, con laumento dellinurbamento della popolazione, sono aumentati anche i centri urbani. Nel 1948, erano presenti 17 centri urbani che raccoglievano un totale di 176.000 persone, delle quali l83% erano concentrate nelle zone di Nairobi e Mombasa. Dal censimento del 1962 risulta che il numero di centri urbani raddoppiato, arrivando a 34 e la loro popolazione raggiunse le 671.000 unit. Nel 1979, la percentuale del totale degli abitanti delle citt era salita al 9,9%, il 36% del quale si trovava nella capitale Nairobi. Il censimento dello stesso anno indicava un numero di 90 centri urbani con un totale di 2,3 milioni di abitanti, che divennero 3,7 milioni nel 1989. In quellanno la percentuale di popolazione residente in aree urbane era salita al 18% e il numero di citt era notevolmente aumentato raggiungendo la quota di 139 centri, dei quali Nairobi restava ancora il pi grande, ma conservando una percentuale simile a quella del 79 sul totale della popolazione inurbata (circa il 36%)37. I dati attuali dimostrano un aumento della popolazione del Kenya a ritmi elevati: nel giro di ventanni pressoch raddoppiata (36.913.721 al luglio 2007), facendo incrementare in modo sostanzioso anche il tasso di urbanizzazione che si attesta intorno al 40%. Diminuisce solamente, rispetto ai dati del
OBUDHO R. A., (1997), The urban challenge in Africa: Growth and management of its large cities, New York, The United Nations University 36 Dati elaborati dall University of Nairobi reperibili al sito: www.uonbi.ac.ke/governance/history.php 37 OBUDHO R. A., (1997), The urban challenge in Africa: Growth and management of its large cities, New York, The United Nations University
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89, il rapporto tra la percentuale della popolazione inurbata dellintera nazione e quella residente a Nairobi (intorno al 23%). Questo calo non dimostra una diminuzione del fenomeno dellurbanizzazione nella capitale keniota, che anzi ha raggiunto una popolazione di quasi 4 milioni di abitanti, ma dovuto allaumentare del numero di centri urbani su cui viene calcolato il rapporto38. La citt di Nairobi deve la sua nascita e crescita alla Kenya Uganda Railway (KUR), la linea ferroviaria che era in costruzione tra Mombasa e lUganda. La citt fu fondata nel 1899 come deposito degli approvvigionamenti della KUR. Lo spostamento della sede ferroviaria da Mombasa a Nairobi da parte dellingegnere capo, Sir G. Whitehouse, fece in modo che la citt di Nairobi si sviluppasse successivamente come centro economico e commerciale del protettorato britannico nellAfrica Orientale. Gi dal 1900, Nairobi era diventata una grande e fiorente citt, caratterizzata da un insediamento formato principalmente dagli edifici della ferrovia e da aree separate per gli Europei e gli Indiani, questultimi impiegati per la maggior parte come braccianti nella costruzione della linea. Agli inizi del 900 unepidemia di peste e lincendio della citt originaria port alla distruzione totale della citt, che venne interamente ricostruita. Con lo sviluppo successivo e la considerevole crescita, divenne nel 1907 capitale del protettorato dellAfrica orientale Britannica e nel 1963 capitale del Kenya indipendente. Dal 1909 molte strutture interne subirono un notevole sviluppo, soprattutto la rete stradale. Il confine cittadino si ampli nel 1927 in maniera considerevole, grazie allespansione sia in termini di popolazione che di infrastrutture del centro cittadino che raggiunse i 77 km di superficie. Dal 1928 al 1963, invece questo confine, rimase grosso modo lo stesso con solamente qualche piccola aggiunta. Dal 1963, la superficie di Nairobi fu estesa fino a raggiungere lattuale area di circa 686 km. Grazie a questa precoce crescita, le attivit della citt si svilupparono ed espansero, raggiungendo un notevole dominio a livello politico, sociale, culturale ed economico sia per la gente del Kenya ma anche per lintera regione dellEst-Africa39. Questo ha fatto s che Nairobi diventasse la pi vasta conurbazione dellAfrica orientale, nonostante sia la citt pi giovane della regione.

Elaborazioni statistiche a partire dai dati reperiti su http://www.nationsencyclopedia.com/Africa/Kenya-poluation.html 39 SITUMA F., (2002) The Environmental Problems in the City of Nairobi African Urban Quarterly

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La storia della crescita demografica della citt ci aiuta meglio a comprendere quale sia lentit del fenomeno dellinurbamento nella capitale del Kenya e a capire di conseguenza anche perch proprio in questa citt si siano formati numerosi slums, tra i pi popolati al mondo. Come detto in precedenza lo sviluppo della citt inizi agli inizi del XX secolo: con lestensione dei confini amministrativi la popolazione sub un aumento dalle 8 mila unit del 1901 alle 118.579 del 1948. Al tempo dellindipendenza nel 1963, la popolazione crebbe e raggiunse allincirca 350 mila individui, proprio perch gli anni che seguirono allindipendenza dallInghilterra, furono quelli di massima espansione dei confini cittadini. La popolazione della citt nel 1994 fu stimata essere intorno a 1,5 milioni di abitanti con un tasso di crescita del 5% annuo, per raggiungere ai giorni nostri i 4 milioni di persone (grafico. 2).
Grafico n2: La crescita della Popolazione di Nairobi, 1901 - 2007
Migliaia

4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 1901 1921 1929 1939 1948 1957 1962 1969 1989 1999 2007

Fonte:elaborazione su dati Un-Habitat, City Mayors Society, 2007

La crescita notevole e per questo Nairobi continua ad essere, tra le citt del Kenya, quella con il maggior numero assoluto di abitanti, nonostante il suo tasso di crescita sia inferiore alla media nazionale di aumento della popolazione urbana, il quale si stima essere intorno al 7.7%. Anche in questo caso, i dati ci hanno dimostrato che la popolazione della capitale in aumento, ma la continua crescita di piccole e medie citt,

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sta creando una strategia di decentralizzazione che fortunatamente limita, anche se di poco, la rapida urbanizzazione di Nairobi40.

2.2 Storia e origini degli Slums a Nairobi La nascita degli slums a Nairobi il risultato di una variet di fattori sia storici che contemporanei. Le forze che hanno contribuito alla segregazione degli spazi urbani sono molte e varie41. Alcune sono di tipo legale ed economico mentre altre sono culturali. Pi di tutto per stato considerevole limpatto del colonialismo sulle forme di distribuzione della terra. Nellepoca pre-coloniale, in tutta lAfrica sub-sahariana, nonostante le rilevanti differenze esistenti tra le varie popolazioni indigene, il possesso della terra poggiava sul concetto di propriet comune. La terra apparteneva alla comunit e veniva amministrata dagli anziani. Ogni adulto aveva diritto di usare la terra e questo diritto variava a seconda dellet, dello status ecc. di ogni individuo. Il capo della comunit aveva il potere e la responsabilit di destinare la terra non utilizzata, oltre che di arbitrare le dispute e i diritti di usufrutto ereditabili. I modelli dellorganizzazione coloniale hanno modificato sia i rapporti esistenti tra le trib, sia le relazioni allinterno delle trib, con effetti progressivamente negativi42. La conflittualit cos aumentata, favorendo anche linsorgere di guerre. Ma limpatto pi radicale si notato nelle citt dove si stato instaurato il concetto europeo di propriet terriera. Nasce il mercato della terra, le transazioni derivano dalla capacit economica dei contraenti e si sviluppa il sistema della domanda e dellofferta che determina un incremento dei prezzi e una crescita della speculazione. Nel periodo coloniale, agli africani fu negato il diritto di essere proprietari di terreni, cos come era vietato loro costruire case. Di conseguenza, chi fra loro aveva il permesso di lavorare in citt adatt il proprio concetto di utilizzo della terra allinterno della nuova realt urbana. Le leggi della madre patria, non permettevano ai locali di essere proprietari dellabitazione, e questa misura serviva da garanzia del loro ritorno al villaggio una volta terminato il periodo lavorativo. Durante la loro residenza in citt, questi lavoratori erano muniti di un permesso di occupazione a durata predefinita, di un

UN-Habitat, (2006) Nairobi: Urban Sector Profile, Nairobi OLIMA W.H.A., (2001), The Dynamics and Implication of Sustaining Urban Spatial Segregation in Kenya Experiences from Naiorbi Metropolis Lincoln Institute of Land Policy in Cambridge 42 FLORIS F., (2007), Il pianeta bidonville, Missioni Consolata, p.34
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permesso di abitazione revocabile in ogni momento e non trasferibile o ereditabile. Il governo della colonia limitava le possibilit di risiedere in modo permanente nelle aree urbane, esclusivamente a chi possedeva un regolare contratto di lavoro. Nacquero cos, e furono mantenuti, speciali insediamenti indigeni per gli africani, i quali, a causa delleccessiva espansione della citt, furono successivamente trasferiti verso la periferia43. A Nairobi in particolare, il governo dispose una segregazione spaziale basata sulla razza. La segregazione\divisione lungo le linee razziali divise la citt in 4 distinti settori; il Nord e lEst erano definiti i settori Asiatici; lEst e il Sud-Est i settori Africani e infine la zona del Nord e dellOvest assegnato allarea Europea44. Con la fine del colonialismo, gli stati africani indipendenti hanno ereditato questo sistema di possesso della terra: da un lato quindi, stato applicato il modello europeo di propriet terriera, di cui usufruivano ovviamente gli europei, mentre dallaltro lato gli africani hanno dovuto inventare forme di adattamento loro proprie. In pratica, laccesso alla terra risultava bloccato per gli africani. Ne derivata, di conseguenza, la costruzione di case abusive, senza alcun tipo di servizio e in aree prive di infrastrutture.
Figura n 3 Nairobi: tetti di lamiera nello slum di Libera

Fonte: Affordable Housing Institute, 2005


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FLORIS F., (2007), Il pianeta bidonville, Missioni Consolata, p.34 OLIMA W.H.A., (2001), The Dynamics and Implication of Sustaining Urban Spatial Segregation in Kenya Experiences from Naiorbi Metropolis Lincoln Institute of Land Policy in Cambridge

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Col tempo, il problema ha assunto dimensioni imponenti. Gli insediamenti si sono consolidati e per certi versi organizzati: iniziata la commercializzazione delle abitazioni abusive, si sono diffusi i contratti daffitto, sono nate e cresciute sia le attivit commerciali sia quelle artigianali. In pratica, quelli che inizialmente erano dei dormitori temporanei per lavoratori provvisori, sono diventati luoghi permanenti, si sono trasformati in vere e proprie citt allinterno della citt. Lindipendenza del Kenya nel 1963 dalla madre patria Inghilterra, ha segnato un altro momento importante della crescita delle baraccopoli a Nairobi. Lautonomia, con il conseguente ammorbidimento nelle politiche e leggi che proibivano la migrazione della popolazione verso la citt, ha causato un maggior spostamento verso il centro urbano di gente in cerca di unoccupazione, senza essere per accompagnata da un adeguato sviluppo delle dimore. Questo inurbamento massiccio ha di conseguenza causato una crescita degli slums a Nairobi, sia a livello di numeri che di popolazione. I numeri delle abitazioni negli insediamenti informali crebbero da circa 500 dimore nel 1952 alle 22.000 nel 1972 e si moltiplic fino a 111.000 nel 197945. Molti degli insediamenti che esistono oggi a Nairobi furono costituiti dopo lIndipendenza. Dal 1963 fin verso la fine degli anni 70 la politica era quella di sradicare gli insediamenti informali. Questo atteggiamento ostile tuttavia, venne sostituito da una posizione conciliatoria e remissiva. Cera un tacito consenso di mantenere gli insediamenti, con le autorit che adottarono un approccio del lasciar fare in base a cui generalmente non demolivano le abitazioni, ma non provvedevano nemmeno a creare programmi di miglioramento46. Questa politica ha causato di conseguenza unespansione e prolificazione incontrollata delle baraccopoli che col tempo ha assunto dimensioni imponenti. Si tornati quindi ad una politica ostile, cercando di dare una soluzione al problema attraverso le demolizioni. Si pensava che, in questo modo, le persone sarebbero ritornate ai villaggi di origine, ma il risultato, di certo non atteso, stato un semplice spostamento di questi gruppi verso periferie vicine e pi esterne. Anzi, questo sistema non ha fatto altro che ingigantire il problema, mantenendo di fatto lo stesso numero di abitanti ma riducendo notevolmente lo spazio disponibile.

NGAU P.,(1995), Informal Settlements in Nairobi, Nairobi OLIMA W.H.A., (2001), The Dynamics and Implication of Sustaining Urban Spatial Segregation in Kenya Experiences from Naiorbi Metropolis Lincoln Institute of Land Policy in Cambridge
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I dati ci aiutano meglio a capire le dimensioni che ha raggiunto il problema attualmente. Nonostante i dati sugli slums siano limitati, per il fatto che sia molto difficile censire questo tipo di zone, comunque presente una discreta quantit di numeri che analizzano la situazione. Come gi ricordato, la popolazione attuale di Nairobi di quasi 3 milioni di abitanti nellarea urbana, 4 milioni considerando larea metropolitana. Circa il 65% della popolazione, vale a dire circa 2,5 milioni di persone, vive negli slums che occupano solamente il 5% del territorio urbano, terreno che di propriet del comune e dello Stato. In questa zona ristretta prendono posto 199 baraccopoli, alcune di piccole dimensioni con meno di 2000 abitanti, altre di dimensioni enormi come Kibera che ha raggiunto il milione di abitanti, la pi popolosa dellAfrica e la seconda a livello mondiale47. Un sondaggio eseguito nella baraccopoli di Korogocho (la quarta per popolazione a Nairobi), mette in luce lo stato di vivibilit di questi luoghi. Lo studio indica che in media una famiglia vive in una piccola stanza di 3m x 3.5m dove vengono svolte tutte le funzioni domestiche. Il nucleo famigliare pi comune composto da 5 individui. Una famiglia di 4 unit vive con meno di 6.100 scellini al mese (circa 70 ) e l85% delle persone sotto la soglia di povert assoluta. Uno studio della Shelter Afrique48, dimostra inoltre che sia ben raro che gli abitanti delle baraccopoli siano anche proprietari dalla baracca stessa. Infatti l80% dei baraccati sono affittuari della loro abitazione49. Da qui nasce la grande contraddizione che caratterizza gli slums; luoghi di povert assoluta, che diventano per un business notevole per i privati proprietari delle baracche. Anche gli insediamenti informali sono diventati di fatto un punto delleconomia urbana, non solo per gli affitti ma anche perch la baraccopoli si in qualche modo organizzata per autosostenersi. Si formano cos mille piccole attivit economiche illegali, che vista limmensa quantit di persone garantisce il 20% del PIL del Kenya. In conclusione, gli spazi informali e non pianificati, non solo forniscono un posto dove vivere, offrono piccole opportunit di crescita. Tuttavia, ci sono ostacoli ed enormi difficolt per riuscire a sradicare la segregazione spaziale urbana. Quello di cui c

Da www.kibera.net Organizzazione fondata nel 1982 con lo scopo di garantire un adeguato sviluppo degli insediamenti informali in Africa 49 MITULLAH W., (2005), The Case of Nairobi, Kenya, Nairobi, University of Nairobi, Kenya
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bisogno, lintegrazione dei vari settori delle baraccopoli in un programma di pianificazione urbana e uno sviluppo dei meccanismi di controllo. Il vero cambiamento si potr avere solamente quando la soluzione alla segregazione spaziale sar basata sulla comprensione dei bisogni della popolazione.

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CAP. 3 IL CASO DI KOROGOCHO

3.1 Confusione e Caos: vivere a Korogocho Korogocho vuol dire confusione in lingua kikuyo. E il nome di uno dei tanti slums di Nairobi, nato agli inizi degli anni 80 ed ancora considerato dal governo come un insediamento abusivo. E lOut-citt, il posto dove nessuno vuole stare, che si definisce per differenza a tutto ci che non . Pur essendo dentro la citt o ai suoi estremi confini ha uno spazio mentale differente50. Padre Daniele Moschetti51, definisce una baraccopoli come: gruppi di costruzioni irregolari messi insieme con materiale di recupero (soprattutto bidoni appiattiti) prive di qualsiasi pianificazione e persino di un minimo di infrastrutture preliminari; abitati da una popolazione ad alta densit che risiede in tuguri sovraffollati, occupando temporaneamente e illegalmente aree isolate e malsane assolutamente inadatte a scopi abitativi, e vivendo alla giornata, senza un lavoro fisso o semplicemente sopravvivendo attraverso forme di guadagno informali e addirittura illegali52. (fig. 4)
Figura n 4: Veduta di Korogocho

Fonte: www.korogocho.org

FLORIS F., (2003), Baracche e burattini? La citt-slum di Korogocho in Kenya, Torino, LHarmattan Italia 51 Padre Daniele Moschetti, missionario comboniano che da 6 anni vive e lavora nello slum di Korogocho 52 MOSCHETTI D., (1997), Urban ministry in Africa: need for new models, p.12, AMECEA Gaba Publications, Eldoret

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Korogocho sorge su unarea di propriet del governo keniota a 11 chilometri a Est dal centro citt, lunga un chilometro e larga un chilometro e mezzo. La zona delimitata dal fiume che d il nome alla capitale del Kenya e la discarica di Dandora. Qui vivono circa 150.000 slums dwellers (abitanti dello slum), stipati in 11.500 baracche costruite con fango, lamiere arrugginite o altro materiale di scarto, tutte di carattere temporaneo e non conformi agli standard minimi di abitabilit. Padre Alex Zanotelli ha definito questo fenomeno di elevatissima densit di popolazione come la sardinizzazione dei poveri. Ogni baracca composta da 5 o 6 stanze, in ognuna delle quali vive una famiglia; un lenzuolo divide la zona giorno dalla zona notte, il pavimento di terra oppure, nel migliore dei casi, di cemento. Ogni residente dispone per le sue esigenze abitative e di movimento di uno spazio pari a 10-15 metri quadrati. Le baracche sono separate solo dalle fogne a cielo aperto, che si presentano come piccoli canaletti scavati con una zappa nel mezzo delle stradine sterrate(fig. 5).
Figura n 5: Le fogne a cielo aperto

Fonte: www.korogocho.org

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Durante la stagione delle piogge fango ed escrementi formano fiumi in piena. Non ci sono ospedali o ambulatori a portata della gente, solo qualche piccolo dispensario, qualche clinica privata o gestita da organizzazioni umanitarie: Korogocho unenorme incubatrice di batteri e di malattie come tifo, colera, tubercolosi, malaria, malattie respiratorie (causate dai fumi della vicina discarica) e soprattutto AIDS, che colpisce il 50% della popolazione della baraccopoli. I rifiuti non vengono raccolti, ma gettati lungo le strade pi ampie in attesa che vengano bruciati. Avere lelettricit un lusso permesso a pochi perch sia un contatore che lallacciamento alla rete elettrica costano troppo, ma un fattore essenziale per la sicurezza e per svolgere attivit lavorative. Lacqua arriva tramite un collegamento con lacquedotto comunale e poi viene venduta da chioschi privati in bidoni da venti litri. Non ci sono servizi igienici, solo pochi gruppi di case hanno una latrina, che consiste in una buca racchiusa fra quattro vecchie lamiere e una porta di legno; il resto della popolazione getta i suoi rifiuti direttamente allesterno, nella fogna. Korogocho un enorme campo profughi. In questo luogo di transito ci sono keniani di tutte le etnie, rifugiati di ogni regione del corno dAfrica: regnano sovrane linsicurezza e la povert, a cui si aggiungono la bassa attesa di vita, lalta mortalit infantile e lanalfabetismo53. Uno dei problemi pi rilevanti la violenza: una tremenda abitudine che fa vivere la gente in uno stato di paura permanente. Violenza generata dalle privazioni, dalla povert, dalla vulnerabilit, dal sovraffollamento, dallinstabilit, dalle rivalit etniche, dalla mancanza di diritti: qui si vive alla giornata, ogni giorno senza sapere se sar concesso arrivare fino a sera54. Questa tragica realt tipica di ogni baraccopoli ma Korogocho anche un simbolo dei baraccati perch ha tre peculiarit. Il terreno su cui costruita non di propriet di chi ci vive ma dello stato del Kenya, che lo gestisce attraverso la figura del responsabile di governo per il quartiere (Chief), il quale rilascia dei permessi di occupazione temporanea e revocabili in ogni momento. Questo un fattore davvero unico, perch solitamente la prima rivendicazione che riescono a ottenere i baraccati la propriet della terra sulla quale risiedono, seguita da quella della baracca. Il secondo aspetto proprio la non propriet della baracca, infatti a Korogocho la maggior parte dei residenti paga laffitto agli structures owners (proprietari delle strutture abitative). Alcuni studi
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RADICE R., (2004), R-esistere a Korogocho, Milano, Universit degli Studi di Milano Bicocca Cfr.:Ibidem

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attestano che oltre il 65% dei residenti in affitto, il 70% non ha terra nelle zone di origine e il 40% dei proprietari delle case non vive a Korogocho55. Ultima particolarit che lo slum di Korogocho adiacente alla discarica municipale di Dandora, il pi grande sito di raccolta rifiuti di Nairobi, situato a 8 chilometri dal centro economico della citt. La discarica si trova in quel posto da oltre 30 anni e i suoi effetti colpiscono anche la popolazione di Dandora, Kariobangi e Baba Dogo, con un totale di popolazione coinvolta di circa 900.000 abitanti. Il consiglio della citt di Nairobi, apr la discarica a met degli anni 70 allinterno di una cava in disuso. Questarea ora la casa di un milione di persone circa. Lintenzione era quella di colmare la cava ma ora larea si trasformata nel pi grande disastro ambientale e umano per la popolazione della capitale keniana, in particolare appunto per i residenti nelle zone di Korogocho, Kariobangi e Dandora. Padre Moschetti si sta battendo da anni coinvolgendo la popolazione locale per ricollocare il deposito di rifiuti in unarea meno densamente popolata. Il problema non solo ambientale. Dandora costituisce una risorsa preziosa per i numerosi scavengers che sopravvivono grazie alla loro attivit di recupero e riciclaggio dei rifiuti. La discarica diventata sopravvivenza per i poveri residenti delle zone limitrofe ma anche oggetto di grandi interessi economici di poche persone. Tutti i rifiuti delle industrie, alberghi, ristoranti, aeroporto e aree residenziali di Nairobi sono gettati qui. Il sito diventato inevitabilmente un affare multimilionario, interessando i politici locali che hanno tutta lintenzione di mantenere la discarica in una posizione conveniente per i propri interessi personali. Sono presenti un buon numero di cooperative di giovani e donne che lavorano per smistare e riciclare alcuni di questi rifiuti. Questa gente lavora in condizioni durissime senza nessun tipo di protezione con un misero salario, guadagnando tra i 50 e 150 scellini (da 0.75 a 2.3 dollari) al giorno. I datori di lavoro non garantiscono nessuna copertura sanitaria. Le malattie in questa zona sono molto comuni, dovute ai vapori nauseabondi e velenosi generati dal continuo ardere dei rifiuti56. Unindagine medica Unep57 svolta su 328 bambini e ragazzi di

FLORIS F., (2003), Baracche e burattini? La citt-slum di Korogocho in Kenya, Torino, LHarmattan Italia 56 OLUOCH J.O., MOSCHETTI D., Dandora Dumpsite:Struggling for health, security and dignit, da www.korogocho.org 57 UNEP (United Nations Environment Programme), (2007), Environmental Pollution and Impacts on Public Health: Implications of the Dandora Municipal Dumping Site in Nairobi, Nairobi, Kenya

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Dandora di et compresa tra i 2 e i 18 anni ha documentato la presenza di metalli pesanti in quantit pi che velenose. Come dato esemplare, il rapporto confronta i valori medi di analoghe analisi in Olanda e quelli riscontrati a Dandora: 150 ppm (parti per milione) di piombo per i bambini europei a confronto con 13.500 ppm dei bambini di Korogocho e 5 ppm di cadmio rispetto ai 1058 ppm. Per quanto espressa in termini tecnici, la differenza evidentemente vertiginosa e analizza lelevato tasso di tossicit della zona. Una situazione decisamente tragica, aggravata inoltre dalla presenza di gang criminali che controllano la discarica, le quali chiedono il pizzo a coloro che vogliono rovistare tra i rifiuti58. E fondamentale quindi riuscire a trovare una soluzione sostenibile al problema della discarica di Dandora. Oltre alla necessit principale di trovare un altro sito dove ricollocarla inoltre indispensabile garantire alternative di lavoro per coloro che vivono dei prodotti della discarica. Sono infatti molti e di ogni et coloro che sopravvivono recuperando quotidianamente nellimmondizia tutto il recuperabile, respirando in tal modo ogni giorno veleni e sostanze tossiche. Come dice padre Daniele, in prima linea nel trovare una soluzione realmente sostenibile: Quando si ha fame, poco importa se i fumi dei fuochi accesi su queste vere e proprie colline di immondizia sono tossici e bruciano i polmoni. Qui la gente soffre di svariati mali, anche gravi, ma la preoccupazione quotidiana tentare di sopravvivereanche ai veleni59.

3.2 Progetti in corso a Korogocho

Allinterno di questa situazione fortemente problematica e caotica, vivono e lavorano persone che hanno deciso di dedicare totalmente la propria vita ai poveri, creando progetti per rendere lo slum di Korogocho un luogo dove sia possibile vivere. I missionari comboniani hanno cominciato la loro attivit a Korogocho nel 1983, quando la parrocchia di Kariobangi apre allinterno dello slum la cappella di St.John. Nel 1990 Padre Alex Zanotelli sceglie di vivere nelle baracche condividendo lo stato di disagio dei baraccati. Per ben 12 anni Padre Alex ha portato avanti molti progetti di promozione umana come la scuola informale, lasilo, cooperative di riciclaggio di rifiuti e cura degli
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MOSCHETTI D., (2007), I veleni di Dandora:il punto di vista di un missionario, da www.korogocho.org 59 Cfr.: Ibidem

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ammalati. Dal 2002 la comunit guidata da Padre Daniele Moschetti che porta avanti questi programmi per migliorare la condizione della baraccopoli e dei baraccati. I progetti in corso coinvolgono le fasce di popolazione pi a rischio, dalla rieducazione dei bambini di strada, allassistenza dei malati, dalle donne, ai cercatori della discarica. Lanalisi dei diversi tipi di progetto attuati dimostrer come in tutta questa miseria ci sia voglia di vita e di cambiamento. Ci sono decine di attivit economiche: negozi e piccole rivendite di ogni tipo, artigiani di qualsiasi genere, baracche che si improvvisano ristoranti, alberghi o cinema60. In tutta questa miseria pulsa la vita. Come detto, i progetti spaziano allinterno delle problematiche della baraccopoli. Il Boma Rescue Center nasce nel 1995, per arginare la carenza dei bisogni pi basilari dei bambini di Korogocho e Dandora. La necessit di cibo, riparo, vestiario costringe questultimi ad inoltrarsi nella discarica per soddisfare i propri bisogni primari. Questo li espone ad una condizione di estrema vulnerabilit. Lo scopo del centro quello di intervenire e salvare i bambini dalla discarica e da altre forme di abusi. Circa 100 bambini, con unet compresa tra gli 8 e i 16 anni sono stati accolti nel centro. Lo scopo quello di riabilitare e reintegrare i bambini che si trovano a vivere in condizioni difficili, grazie ad un programma basato su diverse attivit: gruppi di ascolto, terapia di gruppo, sport e giochi, manufatti, arte, attivit culturali, acrobatiche, scoutismo, programma nutrizionale, pulizia ed igiene. Nonostante linstabile e malsano ambiente nel quale molti bambini vivono, un buon numero riesce ad avviarsi ad una trasformazione positiva che d loro la possibilit di essere reintegrati nella societ. Sempre a sostegno dei bambini, una delle fasce pi a rischio in un ambiente caratterizzato dalla mancanza di opportunit di lavoro, programmi sanitari, servizi sociali e infrastrutture di base, la comunit cattolica di St. John, ha avviato nel 1997 un progetto per i bambini di strada di Korogocho (KSCP). Il programma mira ai bambini, sia maschi che femmine, che vivono in strada e nella discarica e che usano diversi tipi di droghe come colla, hascisc, tabacco. Il KSCP (Korogocho Street Children Program), prova a migliorare la vita di questi bambini che vivono in circostanze difficili agevolando un processo di riabilitazione e di reintegrazione nelle famiglie. Il centro sostanzialmente un ritrovo dove i bambini tolti dalla strada possono avere unistruzione di base, attivit ricreative, attivit culturali e sportive, cure mediche e cibo. A questo
RAITANO P., (gennaio 2007), Korogocho non esiste, in Altraeconomia: linformazione per agire, 79 p. 22
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progetto si lega strettamente la Napenda Kuishi Home. Un centro di riabilitazione creato nel 2006 e situato a 40 km di distanza da Korogocho. La casa un luogo residenziale per quei bambini di strada che arrivano dal KSCP. Lobbiettivo del progetto quello di riabilitare e reintegrare i bambini in circostanze difficili, cercando di dare lopportunit e la libert di migliorare le proprie condizioni di vita.(fig. 6)
Figura n6: Bambini del Korogocho Street Center Program

Fonte: www.korogocho.org

Affiancato a questi due ultimi progetti, sorto un Servizio per lo Sport, ricavato allinterno di un cortile, dove pi di 250 giovani, di etnie e religioni diverse, si allenano ogni giorno. Leducazione allo sport completata dalla formazione settimanale che prevede svariati corsi: prevenzione allAIDS, religiosit, lavoro, pulizia dello slum e degli ambienti. Tra le categorie di popolazione che pi soffrono in un contesto di disperazione e povert, vi sono certamente le donne. Padre Zanotelli analizza la grave situazione femminile nelle baraccopoli: []C ancora un gruppo profondamente emarginato a Korogocho: quello delle ragazzine che si prostituiscono soprattutto in citt. Partono la sera e vanno negli alberghi, nei night-club, nei pub. E prostituzione spicciola, fatta per poter vivere. A Korogocho quasi tutte le ragazzine a quattordici-quindici anni hanno un bimbo. Devono mantenersi e mantenere il loro piccolo. E intanto sono esposte al

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disprezzo generale e alla violenza maschile, che paurosa61. Per arginare questo problema, nel 1991 stato formato il primo gruppo Pro Life. Lo scopo del progetto stato quello di individuare ragazze incinte disperate e propense allaborto. Alcune di loro sarebbero disposte a tenere i propri bambini ma limpossibilit di far fronte ai bisogni basilari di un bambino le spinge allaborto. Le ragazze sono seguite con counseling ed insegnanti, che aiutano le ragazze ad accettare la loro situazione. A sostegno di coloro che non hanno un posto dove stare o che non riescono a far fronte alle difficolt economiche, sono stati avviati due progetti satellite: la Jamaa Home, una casa per giovani donne abbandonate e la Kutetea Uhai (scuola per parrucchiere), proprio per aiutare quelle ragazza che hanno bisogno di lavorare e provvedere ai loro bambini piuttosto che rischiare di essere assorbite dal giro della prostituzione. Non sono solo le ragazze a soffrire a Korogocho; un po tutto luniverso femminile paga pesantemente. Le mamme, soprattutto quelle senza marito, portano il peso della famiglia. Il 60-70% delle famiglie di Korogocho guidato da donne sole. Ci sono mamme talmente schiacciate dai problemi che ti domandi come facciano a non suicidarsi62. Uno dei problemi principali delluniverso femminile sicuramente quello della disoccupazione. Il Bega Kwa Bega, che significa spalla a spalla, una societ di cooperative autonome di autosostentamento. Ha cominciato la sua attivit nel 1991 con due gruppi chiamati Udada e Vyondo , con lo scopo di creare diversi tipi di manufatti. Lobbiettivo del progetto quello di dare la possibilit alle giovani disoccupate di produrre le entrate sufficienti per se stesse e per le loro famiglie. Attualmente la cooperativa composta da 4 gruppi: Udada, attualmente conta 10 donne che creano e cuciono collane, cinture, ecc, Mama wa Vyondo, conta 20 membri per la maggior parte ragazze madri, Kochikanga, dove vengono prodotti tovaglie, magliette, lenzuola e borse e infine Dolls, specializzata nella manifattura di bambole. I prodotti sono venduti localmente ma in particolar modo allestero attraverso la catena del commercio equo e solidale. Di fondamentale importanza infine, sono i due progetti di educazione scolastica attivati allinterno dello slum: la scuola informale di St. John e la scuola materna St. John.

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ZANOTELLI A., (2003), Korogocho. Alla scuola dei poveri, Milano, Feltrinelli Ibidem

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Lidea generale della scuola quella di avere una Korogocho dove tutti i bambini possano accedere ad unistruzione di qualit, a dispetto dellambiente economico e sociale nel quale vivono. La scuola di St. John stata fondata nel 1990, recuperando i bambini di strada e quelli pi vulnerabili dello slum. Le attivit allinterno del progetto scolastico sono molte e mirano ad accrescere lauto-stima, a vivere una vita fondata sullonest e a rendere i ragazzi responsabili. Nella scuola vengono assicurati uguali opportunit per tutti i bambini indipendentemente dalla loro religione e vengono sostenuti coloro che non possono permettersi la retta mensile. Attualmente la scuola conta 24 insegnanti e circa 850 alunni che possono usufruire di attivit sportive, di teatro, di educazione alla pace e alla vita. La scuola materna conta invece 4 insegnanti e 4 classi, per un totale di circa 150 bambini.(Fig. 7)
Figura n 7: I bambini della scuola materna St. John

Fonte: www.korogocho.org

Quelli che frequentano la scuola, sono per lo pi orfani e poveri. Gli obbiettivi principali sono quelli di dare unistruzione di base, consigliando e preparando bambini che una volta usciti dalla struttura scolastica, dovranno affrontare problemi e condizioni

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di assoluta povert. Una biblioteca aperta nel 2001, aiuta a fornire unistruzione basilare e necessaria per i pi bisognosi di Korogocho. La presenza di queste strutture dimostra una notevole voglia e necessit di educazione, alimentata da un desiderio anche degli adulti a sviluppare un programma distruzione. Sorge per questo nel 2003 il programma distruzione per gli adulti, che conta circa 80 alunni. Il principale obbiettivo del programma quello di insegnare a leggere e a scrivere alle donne, agli uomini e a quei giovani che non hanno mai avuto unistruzione. Il Ndoto Arts People si unisce a questo desiderio, a questo Ndoto(in lingua swahili sogno), di creare uno slum migliore dove poter raggiungere i propri traguardi. Sin da quando stato costituito nel 2002, il gruppo si sempre mosso in prima linea nellutilizzo di unarte che fosse utile per leducazione e lo sviluppo della comunit. People united for a new Korogocho, tutti uniti per una nuova Korogocho si legge tra le pagine del sito dinformazione dello slum. Limpegno e la determinazione nellattuare questi progetti, in un ambiente dove regnano miseria e disperazione, dimostrano il desiderio dei baraccati di lottare e resistere quotidianamente per la vita, per mangiare, per un lavoro, per poter studiare, semplicemente per poter sopravvivere63. Le parole di padre Daniele esprimono tutta la voglia di cambiamento:Il nome Korogocho sempre stato legato a una dimensione negativa, che indubbiamente esiste. Tuttavia, in questa situazione di profondo disagio si deve trovare il modo di rendere vivibile lo slum. In questa confusione c un ordine, una dimensione di grande positivit. Pur essendo povera, non tutta la gente disperata. C una forte ricerca di vita e di uscita dalla miseria. Linformalit del lavoro normale. In generale la gente non passiva. Il problema dare loro almeno qualche sicurezza. E lopportunit di migliorare le proprie vite.

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RADICE R., (2004), R-esistere a Korogocho, Milano, Universit degli Studi di Milano Bicocca

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3.3 Analisi necessaria sui recenti avvenimenti a Nairobi I recenti avvenimenti che hanno scosso lo stato keniota tra la fine dellanno 2007 e linizio del 2008 in concomitanza con le elezioni politiche necessitano, allinterno di questo lavoro, di essere analizzati, per il fatto che le zone delle baraccopoli ed in particolare lo slum di Korogocho, sono state punti nodali delle violenze che hanno colpito il paese. Il motivo apparente che ha fatto scoppiare il conflitto tra le diverse etnie che compongono la popolazione del Kenya, sono state le elezioni del 27 Dicembre 2007. Questa stata la scintilla che ha acceso uno scontro tra etnie, ma che maschera un conflitto che prima di tutto economico e sociale. In ogni caso serviva solamente un collante che facesse confluire la frustrazione e il risentimento individuale nel collettivo, in qualcosa che riguardasse tutti64. I brogli elettorali che hanno segnato le ultime elezioni sono stati un ottimo pretesto per far uscire la rabbia e la violenza che covava allinterno delle persone. E necessario per fare un passo indietro per comprendere lassetto politico del paese e di conseguenza gli stretti legami che uniscono gli uomini al potere e le loro etnie di appartenenza. Il paese suddiviso in 8 province abitate da diverse 8 etnie.(Fig. 8)
Fig n 8: Presenza etnica nelle 8 diverse province del Kenya

Fonte: www.korogocho.org

Come si vede in figura 8, la pi popolosa letnia Kikuyu con 7 milioni di appartenenti, seguita da quella Luo con 6.4 milioni.
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FLORIS F., (2008), Kenya. La violenza e il risentimento, riflessioni di Fabrizio Floris

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I 3 diversi presidenti che si sono susseguiti alla guida del paese dal 1963, anno dellindipendenza, ad oggi, hanno sempre cercato innanzitutto linteresse del proprio gruppo di appartenenza adottando una politica clientelare ed elitaria ad esclusivo sostegno della propria etnia65. Questo tribalismo da sempre un fattore importante nella politica keniana, ma non il problema centrale. Il popolo del Kenya cerca innanzitutto di eleggere quei leader che possono offrire cambiamenti positivi nelle loro vite.(Fig. 9) Nel 2002 Mwai Kibaki, lattuale presidente del Paese, fu eletto raccogliendo i voti di tutti i gruppi etnici perch rappresentava il cambiamento rispetto al passato regime di Daniel arap Moi, dato che il suo governo fu caratterizzato da una forte corruzione, autoritarismo, incompetenza e deliberata divisione etnica. I cambiamenti promessi dal presidente Kibaki purtroppo non si sono realizzati facendo in modo che molti spostassero, nelle ultime elezioni, il proprio supporto in favore del partito di opposizione Odm, il Movimento Democratico Arancione, guidato da Raila Odinga.
Fig. n 9: Desiderio di cambiamento

Fonte: www.korogocho.org

Il fattore etnico viene sfruttato soprattutto dai partiti, come strumento per nascondere agli occhi della popolazione povera le cause profonde dello sfruttamento economico,
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MOSCHETTI D. (2008), Intervista ad ANSA

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politico e sociale. E un meccanismo per attirare lattenzione altrove66. I partiti non si basano su una politica efficace per il popolo e quindi fondata sulla coscienza degli oppressi. LOdm include tra le sue fila alcune delle persone pi ricche del paese. La stessa famiglia Odinga proprietaria della fabbrica di melassa Spectre International e ha legami con una multinazionale petrolifera e mineraria per lestrazione dei diamanti. Di conseguenza anche un partito di opposizione come lOdm, non si lega al popolo grazie ad una politica di lavoro con e per il popolo stesso, ma pu solamente sollevare il malcontento puntando sul fattore etnico, generando inevitabilmente conflitti fra diverse trib. Gli scontri, in un paese dove la povert colpisce il 60% degli abitanti, sono inevitabilmente aspri e violenti, fomentati dai fatti e anche da false informazioni che danno nuova linfa agli attacchi, causando in breve tempo, circa 4 mesi, un notevole numero di morti (1.500) e di sfollati (300.000). Le notizie che direttamente sono arrivate da Korogocho, da padre Daniele e padre Paolo, che in prima persona hanno vissuto i momenti critici di questi incidenti, dimostrano sia lentit e la violenza che hanno caratterizzato i combattimenti tra le diverse etnie, ma anche come ci fosse linteresse da parte dei politici oppositori al governo a fomentare la rivolta. Il prof. Fabrizio Floris dichiara come sia stata verificata la presenza di bande debitamente retribuite per creare disordini. La cronologia dei fatti mostra come un susseguirsi di reazioni a catena abbia scatenato una crescente violenza e scontri tribali che hanno avuto lepicentro proprio negli slums, tra cui Korogocho, luoghi di povert in cui convivono persone di origini diverse. Il 27 Dicembre 2007 il giorno stabilito per il voto elettorale. Le elezioni tanto attese dalla popolazione keniana, fiduciosa nel cambiamento, si svolgono con ordine e calma. Il giorno seguente si attende la proclamazione del vincitore, con la previsione di una vittoria, con un margine di circa 1 milione di voti, del capo dellopposizione Raila Odinga. Lannuncio dei risultati da parte della commissione elettorale viene per rinviata pi volte e in seguito annunciata per il giorno seguente. Il 29 Dicembre, la tensione in citt aumenta man mano che i voti del presidente Kibaki crescono, raggiungendo e superando quelli di Odinga. I primi scontri si verificano nella baraccopoli di Kibera, circoscrizione del candidato Odinga, espandendosi poi anche a
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MUKOMA W.N., (2008), Non cerchiamo rivoluzionari dove non esistono

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Korogocho dove si verificano i primi 7 morti di etnia Luo, trib di origine del presidente in carica. Con il passare dei giorni lo scontro tra le diverse etnie, verificati anche gli evidenti brogli elettorali compiuti da Kibaki, si allargano aprendo cos una grave crisi politica e sociale per il paese. Le prime offensive di vendetta da parte dei gruppi Luo contro i gruppi Kikuyo, si scatenano nella baraccopoli di Korogocho. In tutto il paese si svolgono atti di violenza verso i Kikuyo come anche verso i Luo. Il fatto pi grave si verifica nella citt di Eldoret (citt a Nord-Ovest del paese) dove 200 persone di etnia Kikuyo si rifugiano in una chiesa e 50 vengono arse vive. Le violenze sembrano non fermarsi, anche perch i due leader dei principali partiti politici non riescono a trovare una soluzione dintesa.
Fig n 10: Disordini nello Slum di Korogocho

Fonte: www.korogocho.org

Il 28 Febbraio 2008, le pressioni internazionali e la mediazione di Kofi Annan, ex segretario generale dellOnu, favoriscono un accordo tra i due contendenti per la creazione di un governo di coalizione67. La riforma principale garantita da questo accordo lintroduzione della carica di primo ministro, che spetta al leader
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Da Unimondo.org, (2008) Kenya: progressi nei negoziati, permane l'emergenza sfollati, http://www.unimondo.org/article/view/157675/1/5033

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dellopposizione Odinga, che consente la divisione dei poteri con il presidente Kibaki. La soluzione garantita dalla nuova riforma costituzionale sembra risolvere i problemi politici del paese. Nel mese di Marzo per le trattative tra i due contendenti trovano nuove difficolt sull assegnazione di posti chiave allinterno del governo. Un ulteriore intervento di Annan, incaricato alla mediazione nella crisi keniana, garantisce un accordo tra le due parti firmato il 13 Aprile 2008, che stabilisce un governo di coalizione tra i partiti capeggiati da Kibaki e Odinga, e assegna a questultimo il ruolo di primo ministro. Lincontro tra i due contendenti sembra avere riportato il paese ad una situazione di stabilit. Il difficile percorso che ha portato alla creazione di questo nuovo governo, si spera possa essere un punto di partenza per lo sviluppo di una nazione che nonostante i grossi problemi che ha dovuto affrontare stata sempre capace di uscire indenne dai momenti drammatici, con una capacit di sopportazione della gente senza precedenti68.

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ZANOTELLI A., (2008), Kenya:Guerra tra i poveri, in Il grido dei poveri, mensile di riflessione nonviolenta

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CONCLUSIONE Pi ci si inoltra negli stretti vicoli di Korogocho, abbandonando la via principale, e pi si ha la sensazione di un aumento della povert e del degrado. Questo nostro percorso ha cercato di addentrarsi nei vicoli stretti della povert, provando ad analizzare un fenomeno che sicuramente uno dei pi problematici attualmente: linurbamento nei paesi in via di sviluppo. Lo studio dei dati a livello globale, ci ha permesso di inquadrare lentit di un processo in continua crescita. Lo smisurato aumento del fenomeno in tempi brevissimi, dimostra come la citt sia diventata lunica alternativa possibile per la popolazione rurale di soddisfare i propri bisogni nel momento in cui la vita nel villaggio non sia pi sufficiente. Una crescita incontrollata che nel 2005 ha fatto si che la popolazione urbana superasse quella rurale. Un evento storico, un momento di vera svolta per le dinamiche globali. Lanalisi di una citt come Nairobi, investita in pieno dalleffetto migratorio campagna-citt, ha aiutato a comprendere gli sviluppi di questo processo. Laumento indiscriminato di popolazione in spazi ristretti come quelli urbani, ha inevitabilmente creato segregazione spaziale, confinando le parti di popolazione pi svantaggiate in luoghi sempre meno adatti per vivere. Infine il nostro percorso ci ha portato allinterno di questi luoghi. Roberto Radice, concludendo il suo lavoro di tesi sulla baraccopoli di Korogocho dice: con umilt necessario affermare che non si arrivati ad alcuna conclusione, nel senso di certezza69. E in effetti in questi luoghi la certezza e la sicurezza faticano ad esistere. Le considerazioni sulla situazione attuale, dimostrano come i meccanismi di convivenza tra persone di etnie, religioni, abitudini cos diverse siano fragili e pronti ad esplodere, generando conflitti e violenze. Una lettera di Padre Daniele riguardo gli scontri nello slum dimostra come il rapporto fra le popolazioni della baraccopoli siano difficili e complesse: [] non dovevamo essere noi a farci la guerra e nessuno sarebbe venuto ad aiutarci se non trovavamo noi una soluzione[]ora chi si faceva la guerra erano proprio poveri contro poveri70. Questo lavoro per non vuole finire con questo punto di totale perdita di sentimenti e valori; ma vuole tentare di raccontare di tutti quegli uomini, donne e anche bambini, che lottano ogni giorno allinterno di tutti gli slums della terra. Vuole , senza

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RADICE R., (2004), R-esistere a Korogocho, Milano, Universit degli Studi di Milano Bicocca MOSCHETTI D., (2008), Lettere:Una lunga quaresima

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pretese, cercare di essere un punto di partenza, una speranza per chi questo mondo lo crede realmente un posto bello dove vivere.

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Indice Immagini

Grafico n 1: The Urban and Rural Population of the World, 1950-2030........p 6 Figura n 1: Incremento della popolazione mondiale urbana e rurale.p 8 Figura n 2: Densit della Popolazione a livello globale.p 10 Grafico n 2: La crescita della Popolazione di Nairobi, 1901 2007...p 19 Figura n 3: Nairobi: tetti di lamiera nello slum di Libera..p 21 Figura n 4: Veduta di Korogocho...p 25 Figura n 5: Le fogne a cielo aperto.p 26 Figura n 6: Bambini del Korogocho Street Center Program..p 31 Figura n 7: I bambini della scuola materna St. John...p 33 Figura n 8: Presenza etnica nelle 8 diverse provincie del Kenyap 35 Figura n 9: Desiderio di cambiamentop 36 Figura n10: Disordini nello Slum di Korogochop 38

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RINGRAZIA (MO) MENTI

Finire un lavoro di Tesi e di conseguenza il mio percorso di studi, non solamente il raggiungimento di un obbiettivo, ma diventa piuttosto un MOMENTO di cambiamento, linizio di un nuovo periodo della mia vita, fatto di nuove e future esperienze, sogni, incontri. La strada fatta finora, che mi ha portato fino a qua, ricca di persone, discussioni, litigate, confronti e tanta crescita. Questa tesi stata il culmine di questa parte di viaggio che la mia vita, raccogliendo tanti di quei MOMENTI che mi hanno portato ad essere come sono ora: sognatore ma consapevole che la bellezza e la grandezza dei propri sogni sia totalmente legata allimpegno e alla voglia che bisogna metterci affinch questi si realizzino. Sono tante le persone che hanno contribuito a farmi capire come i MOMENTI belli della vita siano quelli che, con fatica, ti fanno sentire soddisfatto; in modi molto diversi ognuno ha aggiunto un pezzetto importante. Pap Mario: perch cerca, credendo in me, di mettermi di fronte alla realt, che spesso cerco di evitare Mamma Giglio: che mi ha fatto capire quanto sia fondamentale limpegno di chi lavora dietro le linee Dani, Vale, Ali e Pietrino: perch le scelte che comportano pi impegno e difficolt sono in fondo quelle che pi soddisfano La Robi: con cui ho avuto la fortuna di fare questo viaggio africano e con la quale mi sono confrontato sulle disparit del mondo. Da Korogocho a Lamu, pochi chilometri che racchiudono differenze e disuguaglianze enormi. E stato bello vivere questa esperienza con te. Le persone dAfrica, padre Daniele e Fabrizio Floris: persone che vivono ogni giorno situazioni di povert assoluta e nonostante questo, disponibili e capaci di aiutare chi questo mondo vuole conoscerlo e tentare di capirlo. Persone che mettono i loro grandi sogni a disposizione di chi non pu permettersi di sognare. Gli Amici: quelli con cui pi facile raccontarsi, mettersi a nudo e farsi capire Il Kiki: perch si sa mettere in gioco e vuole che anche tu lo faccia. Per quella sera a Monte, perch stato un MOMENTO di vero cambiamento, senza mai lasciare che la

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pendenza influenzi il verso ( a Sem, che questa frase lha pensata e ci butta anima e corpo per fare in modo che sia vera) Sbrizio e la Ele: che sanno lanciarsi in scelte coraggiose per vivere a fianco della persona che ami Il Bertz: con cui bello affrontare i MOMENTI divertenti e perch non mi fa mettere la testa a posto Bi: con cui ho capito cosa vuol dire costruirsi il proprio futuro, sia in un alba in mezzo al Danubio sia una sera a Campsirago La Lusy e la Vage: perch anche se le scelte e i MOMENTI ci hanno portato un po lontani, vi sento vicine La Francy: perch quello che c stato non stato solo bello, ma lo tieni dentro e ti fa pensare e crescere Marco, Skazzo, Fr, Maurino, la Gi: per i discorsi e gli appunti, il br1 e il quinto piano, i racconti, le prese male e i confronti. Amici veri con cui ho vissuto MOMENTI forse brevi ma intensi Miki, Mala e quelli del Basket: amici nuovi ma da cui impossibile separarsi Luigi e la Capanna, Ino e il Boe e le corse: perch ho scoperto quanto sia bello staccarsi dal quotidiano, fare fatica su un sentiero, credere nei sogni e cambiare la propria vita a quarantanni (passati). E poi dalla cima, gi veloce, rischiando un po, ma con il desiderio di fare sempre meglio E poi Ire,Lemon (!!!), Ce, Billa, Linda, Giulia, Vala, Envi, Sel, Coto e il Ve amici vicini e altri forse ormai lontani. Da tutti ho avuto qualcosa. Gli Scout: perch sono tutto quello detto finoradiscorsi, amori, amici, montagna, fatica MOMENTI

Un ringraziamento particolare alla prof.ssa Maristella Bergaglio, che ha saputo incentivare la mia voglia di riscoprire lAfrica, sperando che questo lavoro sia stata unoccasione per far ripensare a luoghi visti e vissuti.

E un grazie allAfrica. Terra che ti fa vivere MOMENTI di rabbia, di gioia, di desolazione e amicizia. Un paese dove c poco, ma c tutto. Sperando di poter passare ancora su quelle strade rosseun giorno

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