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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) RAZIONALIT (IL)LIMITATA?

OSSERVAZIONI SULLA TEORIA DELLAZIONE DI RAYMOND BOUDON1

1. Introduzione. Lestensione della nozione di razionalit


Lenigma sociologico che da sempre mi appassiona e che cerco di spiegarmi : com possibile che molte persone intelligenti e ben istruite credano a idee dubbie, fragili o false?

Cos allincirca si espresso Raymond Boudon al termine di una conferenza tenuta qualche anno fa allUniversit di Torino, e tale esplicita dichiarazione si ritrova anche in numerosi suoi scritti (tra cui Boudon 2001)2. In effetti un comune denominatore al lavoro di Boudon proprio questo: che si tratti di spiegare le idee false cui hanno aderito gli scienziati del passato o le credenze bizzarre cui d credito luomo della strada, in entrambi i casi compito del sociologo ricostruire le ragioni che motivano ladesione a credenze apparentemente irrazionali. In altre parole, volendo parafrasare in maniera un po paradossale il pensiero di Boudon, si potrebbe dire che ladesione a credenze dubbie, fragili o false da parte di scienziati e persone ben istruite non la prova inconfutabile della profonda irrazionalit delluomo, bens esattamente il contrario! proprio degli esseri umani assumere credenze di qualsiasi tipo: scientifiche e addirittura morali non per opera di forze occulte che agiscono alle loro spalle, ma sulla base di ragioni che essi percepiscono come forti o per lo meno come buone, data la situazione e le informazioni effettivamente loro disponibili3. Il modello di attore sociale proposto da Boudon accoglie dunque idee del pensiero di Weber (comprendere lazione sociale ricostruirne il senso che riveste per lattore) e di Popper (lipotesi zero da assumere nella spiegazione del comportamento umano che lazione razionale). Perch mai Boudon propone con forza e passione un modello di attore e una sociologia il cui tratto distintivo un concetto di razionalit molto lato che ha suscitato e suscita ancora numerose obiezioni? Come in tutte le vicende umane le motivazioni si mescolano e si intrecciano, cos Boudon ha reso conto della sua scelta attraverso argomenti scientifici e ideali. Le motivazioni di ordine scientifico hanno a che vedere con i vantaggi in termini di capacit esplicative che la sociologia guadagna aderendo al paradigma dellindividualismo metodologico, allinterno del quale
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Per la stesura di questo articolo ho tratto utili spunti dalle osservazioni critiche di Filippo Barbera, Mario Cardano, Luca Ricolfi e Loredana Sciolla. A tutti loro sono grato, ferma restando la mia responsabilit per quanto espresso nel testo. 2 La conferenza, svoltasi il 28 maggio 2002, concludeva un ciclo di conferenze italo-francesi organizzato dal Dipartimento di Scienze Sociali. 3 Nei lavori di Boudon fino a Il vero e il giusto, le ragioni dellattore venivano definite buone; nei lavori successivi, in particolare ne Il senso dei valori, diventano ragioni forti. Vedremo nel testo, e in particolare alla fine, gli esiti di questi mutamenti terminologici.

R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) i fenomeni sociali devono essere ricondotti allazione e allinterazione tra attori sociali (di solito individui, ma non sempre). Nellaccezione di individualismo metodologico proposta da Boudon (2002, 2003a) le azioni hanno senso per gli attori, non in un significato generico e al limite affettivo, ma specifico e riguardante le ragioni che essi hanno per credere e agire in un determinato modo. Cercando di spiegare il comportamento sociale in base alle ragioni degli attori, Boudon vuole mettere da parte spiegazioni che ricorrono a entit ignote e postulate apposta per rendere conto del fenomeno in esame, come frames cognitivi, bias mentali, processi di socializzazione, inconscio, falsa coscienza, ecc., concetti ai quali Boudon non nega cittadinanza tout court, ma accorda loro un valore descrittivo di fenomeni che il sociologo non in grado di spiegare altrimenti. Al contrario, la spiegazione in termini di azione razionale sta in piedi da sola e vanta un particolare privilegio ermeneutico (Goldthorpe 2000, 135)4. La teorizzazione di ragioni diverse da quelle meramente strumentali, capaci di rendere conto del comportamento degli attori serve, nelle intenzioni di Boudon, a superare le inevitabili difficolt in cui incappa chi segue acriticamente la strada delleconomia, scienza che immagina un attore razionale rispetto allo scopo, mirante al proprio interesse e capace di calcolare il giusto rapporto tra costi e benefici; su questa strada, a rigore, non dovremmo scorgere persone che votano, che rispettano certe regole, che esprimono giudizi di valore disinteressati, e molte altre ancora. La dmarche teorica di Boudon serve per anche a scrollare di dosso dalla sociologia limmagine di scienza che prefigura un attore ben poco razionale, fondamentalmente limitato nelle capacit e nelle alternative di scelta, a volte addirittura cieco rispetto ai suoi stessi interessi, insomma: agito pi che attore. Arriviamo cos al ct ideale delle motivazioni di Boudon che recentemente (2001) egli ha espresso esplicitamente e con sincerit. In effetti queste motivazioni affiorano qua e l nei suoi scritti, ma nellarticolo citato sono formulate senza troppi fingimenti. Lautore mostra qui in un registro quasi confidenziale tutta la sua insofferenza verso le sociologie di stampo marxiano e strutturalista che negano libert allattore, riportando lorigine dei fatti sociali alla configurazione delle strutture economiche e di potere. Esprime inoltre profondo rammarico per le conseguenze negative del relativismo postmoderno sulla comunicazione sociale e scientifica. Infine non tralascia di rivelare le sue antipatie politiche, che presero corpo allepoca della formazione universitaria. Non c che dire: lautore tiene allonest intellettuale e la sua posizione ormai consolidata nel panorama delle scienze sociali gli permette di evitare il fastidioso politically correct, stile che peraltro non gli consueto anche in altre occasioni. Tutto considerato, comunque, ritengo che il senso
Naturalmente Boudon consapevole del fatto che i discorsi scientifici si basano sempre su assunti che, per definizione, sono indimostrabili. Tuttavia questa la condizione ordinaria della conoscenza scientifica e ci non le impedisce di formulare teorie esplicative che reggano alla confutazione empirica nel tempo, quindi tale condizione (illustrata dal filosofo tedesco Hans Albert e ribattezzata da Boudon trilemma di Mnchausen) non una premessa valida per trarre conclusioni relativistiche, inaccettabili secondo Boudon.
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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) delloperazione teorico-intellettuale di Boudon si possa valutare in termini esclusivamente scientifici. Quanto proposto dal sociologo francese si presta ad essere considerato, come tutte le imprese autenticamente scientifiche, secondo criteri di confutabilit/falsificabilit offerti dalla documentazione empirica disponibile. Tale pregevole facolt concessa anche dalla concretezza con cui Boudon affronta le questioni teoriche, rifiutando le involuzioni del linguaggio parascientifico che Wright-Mills stigmatizzava efficacemente con lappellativo di soc-speak.

2. Le potenzialit della razionalit allargata: alcuni esempi

Nel corso degli anni, Boudon, fedele a un partito preso per la concretezza, ha sviluppato molti esempi attraverso i quali ha illustrato il suo approccio o paradigma, dimostrandone cos lutilit5. Alcuni esempi ricorrono frequentemente nei suoi scritti, si tratta in particolare di esempi tratti dagli autori classici: Tocqueville, autore trai suoi favoriti (la spiegazione del pluralismo religioso in America, del comportamento dei nobili francesi e inglesi nel 700 di fronte allassunzione di cariche pubbliche), Marx (perch gli operai accettano lo sfruttamento), Weber (le credenze religiose dei funzionari romani e prussiani, le credenze magiche e altri), Durkheim (ancora la magia, il suicidio). Altri esempi sono stati tratti, e reinterpretati, dagli studi sociologici moderni dei pi diversi campi e dagli esperimenti di psicologia cognitiva sul ragionamento inferenziale, sul giudizio morale, sul comportamento economico in condizioni di incertezza. Ultimamente lattenzione di Boudon si spostata sul campo dei valori, delle azioni e delle credenze ispirate dalla categoria weberiana di razionalit assiologica, dal momento che la loro razionalit non riguarda il rapporto mezzi/fini e il contenuto un giudizio di tipo etico o morale. Da questampia messe di esempi prover ad estrarne qualcuno che illustri i vantaggi dellapproccio di Boudon nella spiegazione dei fenomeni sociali enigmatici. Allo stesso tempo, per, porter lattenzione verso i limiti che il tipo di spiegazione boudoniana pu mostrare. Nel campo delle credenze positive, il cui contenuto pu essere definito vero o falso, Boudon cita spesso esperimenti di psicologia sul ragionamento inferenziale. Ad esempio, in Boudon (1995) e anche in altri lavori, lautore esamina i risultati di alcuni studi sperimentali. In essi stato chiesto ad un gruppo di infermieri di dire se il sintomo S da considerare causa della malattia M a partire dallosservazione di 100 cartelle cliniche dove riportata la presenza o meno di M e di S (gli infermieri per non disponevano di una rappresentazione del problema sotto forma di tavola di
In effetti parlare di validit per lapproccio di Boudon non corretto, come lui stesso afferma in Boudon (1993b). Un paradigma si pu giudicare utile, promettente, appropriato, ecc., in ordine ai risultati che consente di ottenere sul piano della ricerca empirica e delle teorie generate, capaci di spiegare determinati fenomeni o classi di fenomeni. Certamente, con riferimento agli esempi concreti portati dallautore, si pu tornare a parlare di validit o plausibilit delle spiegazioni offerte.
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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) contingenza). Sulla stessa falsa riga, Kahneman e Tversky (1973) hanno condotto esperimenti in cui domandavano a psichiatri se, dallosservazione della frequenza con cui la depressione associata a tentativi di suicidio nei loro pazienti, potevano dedurre che la depressione causa di tentato suicidio; Shweder (1977) ha chiesto a un campione di studenti americani di stimare la frequenza con cui sono distribuiti nella popolazione gli attributi di autostima e capacit di leadership e da qui predire se lautostima condizione necessaria e sufficiente della capacit di leadership. Ebbene, i risultati di tutti questi esperimenti, con lo stesso problema concettuale alla base, sono chiari: le persone traggono erronee inferenze causali perch utilizzano ununica informazione, ossia la frequenza con cui sono associati i fenomeni in questione (sintomo e malattia, depressione e tentato suicidio, autostima e capacit di leadership), mentre trascurano sistematicamente linformazione complementare che consentirebbe loro di controllare che la relazione causale non sia smentita. In linguaggio statistico, mancano di effettuare il confronto tra probabilit condizionate che indica la presenza o meno di effettiva correlazione tra i fenomeni. Come commenta questi risultati Boudon? La strategia argomentativa mira a dimostrare due punti: 1) il modo di ragionare degli scienziati, delle persone istruite e di quelle non istruite sostanzialmente il medesimo, semmai la differenza di grado, ma non di natura, non esiste una mentalit pre-logica, primitiva o quantaltro; 2) i ragionamenti, pur errati, dei soggetti degli esperimenti sono basati su a priori, ovvero congetture, ipotesi plausibili che portano a conclusioni valide in alcuni contesti, ma non nel contesto sperimentale, di conseguenza le conclusioni sono da considerarsi razionali dal punto di vista soggettivo, non oggettivo. La ricostruzione del ragionamento che ipoteticamente ha guidato i soggetti, seppure in modo metacosciente, la seguente: in molti casi, e specialmente quando si tratta di fenomeni non normali (tra cui appunto tentato suicidio, malattia, capacit di leadership), per capire che un evento associato causalmente con un altro sufficiente osservare un numero di associazioni anche relativamente basso e concludere con certezza che un nesso esiste. Qual la congettura, la priori implicito di questo tipo di ragionamento? Che la distribuzione congiunta dei due fenomeni presenti una marcata asimmetria dei marginali di riga e colonna, in termini statistici; cosa peraltro normale quando si tratta di fenomeni anormali. Ad esempio, in una tabella di contingenza come la seguente, sufficiente che il valore della cella a sia 10 per avere un ottimo indizio circa il nesso di causalit.

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TAB. 1 Se i marginali sono molto sbilanciati una sola informazione pu bastare

Sintomo Malattia Malattia a (10) c (8) 18

Sintomo b (10) d (72) 82 20 80 100

In altre parole, un soggetto che osservi in 10 casi su cento unassociazione tra i fenomeni ha gi la chiave per rispondere positivamente al quesito. Il problema chiaramente che, nella situazione sperimentale data, questa congettura non valida, dunque le conclusioni sono oggettivamente errate. Per, secondo Boudon, ci non significa che i soggetti siano irrazionali, anzi hanno avuto ragioni forti per rispondere nel modo in cui hanno risposto. Gli insegnamenti di Boudon sono almeno due. Il primo che il concetto di razionalit non pu essere di tipo esclusivamente strumentale: esiste anche una versione cognitiva secondo cui le persone hanno come obiettivo la ricerca del vero, non dellutile, n del miglior modo di raggiungere un fine (o meglio il fine esiste ed appunto il vero, ma non si pone il problema di avere i mezzi pi efficienti). Il secondo insegnamento riguarda il fatto che le spiegazioni del perch le persone ragionano in un certo modo, oggettivamente errato, anzich postulare cause mentali a partire dagli effetti osservati, dovrebbero ricostruire il ragionamento dei soggetti facendo emergere la priori implicito che, invalidamente applicato, li ha condotti a risposte sbagliate. E dal momento che in tutti i tipi di ragionamento, scientifici e di senso comune, non si pu fare a meno di a priori impliciti, ci significa che scienziati e uomini della strada condividono la medesima natura razionale. Che dire delle argomentazioni e conclusioni boudoniane? Circa il concetto di razionalit cognitiva credo che sia senzaltro utile, dal momento che ogni azione si basa su credenze e non si capisce come potrebbe definirsi razionale unazione se la credenza cui si appoggia (che non sia banale) non fosse altrettanto razionale6. Credere razionalmente unattivit mentale che presuppone un minimo di coerenza tra ci che il soggetto ritiene vero e le prove empiriche a sua disposizione nel contesto in cui si trova. Ma consideriamo adesso gli esperimenti visti in precedenza. Le persone che hanno dato risposte sbagliate ai quesiti posti loro non si sono comportate certamente in un modo che tutti definiremmo irrazionale: non hanno risposto a casaccio, anzi, tutte devono aver seguito il
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Certo, si pu agire in maniera perfettamente razionale in conformit con una credenza oggettivamente irrazionale, come nel caso delle credenze magiche. Per, se si pu mostrare che per un attore in certe condizioni la credenza nella magia (soggettivamente) razionale, anche lesecuzione del rito magico diventa unazione (soggettivamente) razionale. Boudon riporta molto spesso nei suoi scritti, dai pi vecchi ai pi recenti, la spiegazione delle credenze nei riti magici basata sui lavori di sociologia della religione di Durkheim e Weber. Infatti questo un modo molto efficace di attaccare il dualismo tra credenze oggettivamente fondate (razionali) e non oggettivamente fondate (irrazionali): se il primitivo non ha gli elementi cognitivi ed empirici necessari a dimostrare linfondatezza delle sue credenze, ma ne ha, al contrario, di sufficienti per ritenerle fondate, perch non considerare il suo agire come razionale?

R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) medesimo ragionamento visto che le risposte sono state nella stragrande maggioranza dei casi uguali. Tuttavia lerrore inconsapevole che hanno commesso stato proprio quello di applicare un ragionamento giusto nella situazione sbagliata. Allora perch fare appello alla nozione di razionalit? Tanto pi che, come ammette Boudon (1995, 60), la situazione che li ha indotti in errore; la situazione ha determinato il modo con cui i soggetti potevano rappresentarsela. Dunque il momento in cui le ragioni sono sostituite dalle cause spostato solo pi allindietro7. Perch le persone hanno ragionato senza accorgersi che erano in una situazione in cui non potevano applicare quel ragionamento senza cadere in errore? Evidentemente qualcosa li attirati e distolti dal riconoscere il trabocchetto. Sar stato che di solito ragionare cos funziona oppure che la formulazione linguistica del problema invitava a cercare nessi causali, o ancora il fatto che, senza rappresentazioni sotto forma di tavola di contingenza, il problema molto difficile. Fatto sta che un qualche potere di natura causale, insito nella situazione, li ha fatti sbagliare! Si tratta in effetti di come il problema, posto in una determinata forma, stato percepito dai soggetti. Boudon ritiene che i frame cognitivi siano entit causali non spiegate e argomenta a favore di una spiegazione che faccia appello alle ragioni. Per abbiamo appena visto che lapplicazione di un a priori invalido dipende dalla configurazione della situazione; e che cos un frame, se non un modo di percepire la situazione tale che certe caratteristiche di essa vengono nascoste e altre evidenziate? Quando un attore, posto in una determinata situazione, vede solo certe alternative di scelta o attribuisce a quelle alternative un peso diverso a seconda della percezione della situazione, chiaro che la razionalit del suo corso dazione largamente determinata dalla particolare configurazione della situazione8. Lo stesso si potrebbe dire del concetto di disposizioni cognitive di cui Boudon ha fatto uso in passato (cfr. in particolare Boudon 1986): queste costituirebbero un insieme di saperi che il soggetto mobilita per gestire le pi diverse situazioni, ma non sono presenti in modo chiaro alla sua coscienza. Non evidente il motivo per cui queste disposizioni utilizzate inconsapevolmente (almeno in certi casi) renderebbero lazione pi razionale di quella dettata da disposizioni etiche o affettive. C inoltre una straordinaria affinit tra il concetto e la funzione degli a priori in Boudon e il concetto e la funzione delle rappresentazioni sociali in Moscovici9 (1984, trad. it. 1989). Le differenze ovviamente non mancano, la principale delle quali che in Moscovici non c alcun tentativo di coprire lindividuo di una veste razionalistica, pur affermando egli che non c
Clment (1999) appunta le sue critiche al cognitivismo di Boudon anche su questo fatto: limpossibilit di conciliare razionalit e a priori assunti in modo metacosciente modalit della coscienza troppo affine allinconsapevole e quindi allirrazionale. Le critiche di questo autore sono mosse nellambito della psicologia evoluzionista che non attribuisce un ruolo preminente ai meccanismi razionali nel trattamento delle informazioni. 8 Cfr. (Tversky, Shafir 1992) citato in (Legrenzi, Rumiati 1993) 9 Devo questa osservazione a Mario Cardano. Laffinit sorprendente dal momento che, a mia conoscenza, Boudon non cita mai Moscovici. Comunque in Boudon (1999, trad. it. 2000, 88) lautore inserisce le rappresentazioni sociali
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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) differenza tra la mentalit degli scienziati e delle persone comuni. Comunque le rappresentazioni sociali hanno lo stesso scopo degli a priori: organizzare la rappresentazione della situazione in maniera tale da ricondurla ad uno schema intelleggibile dal soggetto. Il potere delle rappresentazioni sociali davvero notevole nel guidare le azioni degli individui, come dimostra un esempio tratto da un esperimento cui accenner brevemente. In esso (cfr. Abric 1989) si vede come la rappresentazione dellavversario un essere umano o una macchina in un dilemma del prigioniero, reiterato numerose volte, determini pesantemente la strategia (cooperativa o meno) assunta dai soggetti, i quali credono di giocare contro un uomo o contro una macchina quando in realt la controparte sempre la medesima (ovvero lo sperimentatore) e gioca sempre con la stessa strategia (occhio per occhio). I soggetti sarebbero quindi guidati da rappresentazioni sociali della situazione (la macchina rigida, insensibile; luomo flessibile, adattabile), non dalle caratteristiche oggettive dellinterazione. Tuttavia questo avviene in un esperimento di laboratorio, dove i soggetti e la controparte non comunicano, non si tratta di una situazione di vita concreta.10 Comunque la critica vuole anche essere costruttiva. Infatti il grande pregio reso dalla ricostruzione del ragionamento degli attori costituito dalla possibilit di spiegare le forti strutturazioni dei risultati sperimentali. Se la stragrande maggioranza dei soggetti ha risposto in un modo, allora evidente che un tipo di ragionamento, plausibile in quella situazione, ha orientato le loro risposte. Se i risultati pi frequenti fossero stati due, allora significa che cerano elementi, nella situazione sperimentale, atti a sviluppare plausibilmente due tipi di ragionamenti, e cos via. I vantaggi di questo modo di procedere sono chiari: si eliminano le spiegazioni a scatola nera (del tipo: il ragionamento di senso comune segue logiche primitive) e si rende conto del carattere collettivo e della distribuzione delle credenze. Ma sono i casi che riguardano pi da vicino la sociologia a confermare la bont di questo approccio. Se vogliamo spiegare ladesione a un valore morale o lavversione verso uninnovazione economica molto pi convincente comprendere perch quel valore o quellinnovazione, in un dato contesto, risultano accettabili da cos tante persone, piuttosto che postulare linteriorizzazione di valori via socializzazione o il tradizionalismo degli attori come cause del fenomeno11. Nellultima parte del paragrafo vedremo da vicino proprio uno di questi casi.
tra le verbose cause irrazionali del comportamento, insieme a nozioni come quadro, mentalit, habitus, falsa coscienza, lacune cognitive ecc. 10 veramente difficile dare uninterpretazione razionale di questi esperimenti di laboratorio. Un razionalista a tutti i costi potrebbe dire che, mancando la possibilit di accertare concretamente la natura della controparte, la rappresentazione indotta dagli autori dellesperimento lunica informazione su cui basare una possibile strategia cooperativa nelle giocate successive, dato che la struttura di interazione prevedrebbe la defezione come strategia dominante. Mi sembra evidente che un ragionamento del genere mostra rapidamente la corda. 11 In questo modo il sociologo evita anche ci che gli psicologi chiamano errore fondamentale di attribuzione, ovvero la tendenza ad imputare il comportamento di un soggetto alle sue disposizioni interne anzich al potere condizionante della situazione in cui egli inserito.

R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) Resta una perplessit circa il concetto di razionalit cognitiva, utilizzato per indicare la rappresentazione della situazione da parte degli attori o, nei termini pi consueti, il senso che una credenza assume per loro e in base al quale essi agiscono. vero che la nozione di senso, come sostiene Boudon, piuttosto vaga se non si riallaccia al concetto di ragioni. Ma dire che gli uomini ragionano quando credono o agiscono in un modo lo stesso di dire che sono razionali? Possiamo affermare che le loro azioni sono state guidate dalla rappresentazione che si sono fatti della realt circostante, ma forse non sempre necessario qualificarle come razionali. Limportante individuare il criterio al quale si sono conformate. Inoltre se le ragioni di unazione possono non essere del tutto chiare anche per lattore stesso come ricorda giustamente Boudon allora mi sembra corretto sostenere che il senso dellazione pu anche essere dato della pregnanza di significato simbolico che quellazione riveste allinterno del sistema di credenze adottato dallattore. In questo modo si rende evidente il carattere non strumentale e non consequenziale della razionalit allargata di Boudon, ma se ne offuscano al contempo i limiti. Su ci ritorner pi avanti attraverso lesame di un caso concreto. Vediamo ora un esempio che mostra risvolti interessanti circa i diversi concetti di razionalit (cfr. Boudon 1995, 200-4). il caso dellintroduzione delle assicurazioni sulla vita. Agli inizi questa innovazione venne osteggiata a lungo da diverse categorie sociali, dagli agricoltori proprietari di imprese agricole ai borghesi titolari di beni mobiliari. Perch? si chiede Boudon. Perch un sistema di ragioni persuade i soggetti che lassicurazione sulla vita non utile n moralmente accettabile per loro. Infatti, nelle condizioni socio-economiche vigenti fino allepoca precedente lintroduzione delle assicurazioni, le imprese agricole erano organizzate intorno a una struttura familiare allargata e, in caso di decesso del capostipite, potevano benissimo assorbire i contraccolpi della perdita, mettendo i membri della famiglia al riparo da rischi di tracollo. Lo stesso avveniva per i borghesi che potevano trasmettere le rendite e le fortune mobiliari per via ereditaria non intaccate dai diritti di successione. Quindi queste persone avevano buone ragioni per ritenere lassicurazione sulla vita inutile (razionalit strumentale) anche se non si accorgevano che le condizioni socio-economiche andavano mutando: avrebbero compreso solo pi tardi che una famiglia ristretta e nuove norme del diritto di successione li esponevano alle avversit della vita e, di conseguenza, rendevano funzionale anche per loro lassicurazione sulla vita. Ma avevano anche buone ragioni per non accorgersi del cambiamento (razionalit cognitiva): questultimo non era ancora diventato argomento di discussione di politici, filosofi, giuristi, ecc., quindi era poco probabile che anche soggetti potenzialmente interessati allinnovazione avessero gi provveduto a riflettervi e ad adattare le loro rappresentazioni e i loro valori al mutato contesto ambientale. Infine arriviamo cos a toccare anche la categoria della razionalit assiologica agricoltori e borghesi 8

R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) trovavano ripugnante uninnovazione come lassicurazione sulla vita perch, dal momento in cui non ne potevano riconoscere lutilit nel loro contesto, ritenevano implicitamente che essa fissasse un prezzo alla vita, interpretazione effettivamente plausibile e al contempo inaccettabile quando sono disponibili altre forme di tutela. Su questo esempio vorrei proporre due commenti, il primo di segno positivo, il secondo di segno negativo. Quanto al primo, mi sembra chiaro il punto di forza dellargomentazione di Boudon circa la tenuta dei valori tradizionali di fronte allinnovazione: decisamente pi convincente ricostruire le ragioni della resistenza al cambiamento piuttosto che agitare la forza dellinteriorizzazione di norme e valori. In effetti cosa si guadagna a dire che le persone sono contrarie allassicurazione sulla vita perch hanno interiorizzato valori di una cultura tradizionalista? Si ridescrive semplicemente il fenomeno usando parole del gergo sociologico, ma non si spiega davvero niente. In realt gli attori hanno s interiorizzato i valori della cultura di appartenenza, ma il punto cruciale che, allinterno del contesto in cui sono situati, trovano molti dati di fatto che fanno apparire loro quei valori accettabili, ragionevoli, utili, appropriati, ecc. In altre parole, secondo la nota formula di Boudon, hanno buone ragioni per non rimetterli in discussione. Anche qui c un a priori invalidamente applicato (la struttura familiare e le norme di successione sono rimaste immutate), ma il ragionamento che ne consegue perfettamente coerente e, se vogliamo, razionale. Largomento secondo cui le ragioni ricostruite non sono osservabili e quindi non possiamo essere sicuri che siano veramente quelle ad aver generato lazione di marca vetero-positivista. Di entit non osservabili piena la storia della scienza. Lammissibilit di tali entit si pu giudicare in base alla loro plausibilit e alla congruenza delle conseguenze predette con quelle effettivamente osservate.12 C invece, nellesempio citato da Boudon e nel relativo commento, un particolare cui lautore si limita ad accennare. Riguarda il fatto che in molti casi, nei momenti di transizione sociale, i valori del passato non vengono immediatamente adeguati alla nuova situazione, anche se un osservatore esterno potrebbe benissimo rilevarne linadeguatezza manifesta. Durante questa fase legittimo persino secondo Boudon (1995, 202) chiamare in causa il concetto di falsa coscienza per spiegare quello che un tempo si sarebbe chiamato ritardo culturale13. Ovvero, riferendoci sempre allesempio citato, gli attori non riconoscono che la
Tra gli autori che hanno mosso lobiezione secondo cui le buone ragioni non sono osservabili c Pizzorno (1993). Inoltre egli pone la questione di chi decide se le ragioni sono buone. La risposta icastica di Boudon a questa frequente obiezione che, sulla scorta di Kant, non esistono criteri generali e astratti per decidere quando le ragioni sono buone: dipende dal contesto e dal confronto con altri sistemi di ragioni ugualmente ammissibili, ma meno plausibili, ammissibili o valide. La razionalit, come ogni nozione valutativa, un concetto relativo non assoluto (cfr. Boudon 2003a). Quando uno cerca i criteri generali di verit come se stesse tentando di mungere un caprone. 13 Anche qui resta il fatto che il concetto di falsa coscienza effettivamente non spiega, ma descrive: la falsa coscienza non una forza occulta, ma uno stato mentale connotato dallincapacit di riconoscere nella realt circostante ci che sarebbe nellinteresse dellattore. Il potere della falsa coscienza risiede invece nelle caratteristiche del contesto che fanno s che lattore consideri normale non rimettere in discussione il proprio comportamento.
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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) situazione mutata e ci che una volta non era nel loro interesse n ritenevano giusto, adesso divenuto conveniente e moralmente accettabile. Tuttavia mostrare che, in circostanze mutate, gli attori hanno ragioni forti (o buone) per adottare una certa credenza, mi sembra che trascuri un processo sociologicamente ineludibile: come si diffonde una nuova credenza, quali canali, quali meccanismi le permettono di superare la diffidenza iniziale, di ricevere una prima, incerta adesione e ottenere un successivo, eventuale rafforzamento negli attori? Da questo punto di vista lapproccio di Boudon sembra un po atomista, non nelle intenzioni esplicite, ma quanto meno negli esiti effettivamente mostrati dai suoi esempi. In essi lautore raramente prende in considerazione il ruolo decisivo svolto innanzitutto dalle istituzioni, le quali possono legittimare o meno una nuova credenza, ma anche le interazioni quotidiane tra soggetti che, nel decidere se aderire o meno a una credenza, si affidano spesso a chi a torto o a ragione percepiscono come competente e legittimato ad esprimere un giudizio di verit o falsit, di giusto o ingiusto sul contenuto di determinate credenze. ovvio che questi elementi da soli non basterebbero a decretare il successo di una nuova credenza se questa non contenesse elementi a cui ogni attore pu riconoscere fondatezza, ma altrettanto indubbio che si tratta di elementi decisivi nellevidenziare agli occhi delle persone aspetti rilevanti delle credenze e nel determinarne una rapida diffusione. Sono, in altri termini, elementi cruciali della situazione, frutto delle relazioni sociali cui partecipano gli attori ovvero della struttura sociale in cui sono inseriti, ed entrano a far parte dellinsieme di vincoli e risorse a loro disposizione14. In uno dei suoi ultimi libri, Boudon (2003b, 134-135) tratta dei parametri non cognitivi della formazione delle credenze. In quella parte del testo, dove affronta una serie di obiezioni rivolte al suo modello generale di razionalit, si occupa esplicitamente dei fattori che, nel breve periodo, possono influenzare la formazione e diffusione delle credenze collettive, tra cui le forme organizzative in cui sono inseriti gli attori e il prestigio o il carisma di cui sono dotati alcuni attori chiave. Tuttavia lautore attribuisce a questi fattori e ai processi che ne scaturiscono un ruolo minore poich, nel lungo periodo, il processo di selezione delle idee avviene su basi razionali, nel senso da lui inteso. una posizione che ribadisce limportanza e la prevalenza dei fattori razionali cognitivi sui fattori prettamente sociologici; una posizione del tutto legittima, ma che, a mio avviso, non dovrebbe sottrarre alla sociologia lo studio di quei fenomeni di breve periodo in cui effettivamente sono altri i fattori determinanti per la diffusione delle credenze. Quello di Boudon rimane comunque un monito a non dimenticare che le idee si situano in un orizzonte temporale pi ampio di quello in cui sono inseriti gli attori e di conseguenza restano aperti gli spazi
Questa la posizione di Abell (1992), ma si potrebbe rilevare, in nuce, anche in Sperber (1996), il quale sostiene che una credenza razionale dal momento in cui per il soggetto razionale avere fiducia nella fonte dalla quale emana la credenza. Purtroppo la questione non approfondita da Sperber, ma credo che, opportunamente trattata, potrebbe costituire un fertile terreno sul quale esercitare un connubio tra sociologia della conoscenza (nellaccezione cognitivista di Boudon) e le tecniche di ricerca che studiano linterazione sociale, quali la network analysis o letnografia.
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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) per unevoluzione in senso pi razionale. Un altro modo, sembrerebbe, di invitare i sociologici a non cadere nella trappola relativista.

3. Le difficolt della razionalit allargata

A questo punto vorrei dirigere lattenzione verso quelli che mi sembrano punti critici della concezione di razionalit proposta da Boudon. Per questo partir dalla discussione di un esempio che egli utilizza per illustrare la nozione di razionalit assiologica. Si tratta del cosiddetto gioco dellultimatum, un esperimento di economia condotto da Hoffman e Spitzer (1985). Per chiarezza descriver con un minimo di dettaglio lesperimento, in quanto la trattazione di Boudon trascura, per brevit, alcuni particolari a mio giudizio piuttosto importanti.15 Lesperimento articolato in quattro sotto-esperimenti allo scopo di controllare se i soggetti impegnati in contrattazioni economiche si comportano secondo le proprie concezioni di giustizia distributiva

indipendentemente dal contesto oppure se percepiscono che la situazione in cui sono inseriti mobilita una particolare concezione di giustizia. I soggetti sono impegnati a coppie; in ogni coppia uno diventa nel modo che si vedr il controllore e acquisisce cos la facolt di decidere se tenere tutta per s una cifra messa a disposizione dallo sperimentatore (12$) oppure se disporre di una somma maggiore (14$) da spartire come meglio crede con laltro. Accettando questa seconda opzione, i soggetti devono trovare un accordo per la suddivisione che soddisfi entrambi, altrimenti i soldi rimarrebbero allo sperimentatore. In un tipo di esperimento il controllore viene designato con il lancio di una moneta, nellaltro diventa controllore chi tra i due soggetti vince un semplice gioco con carta e penna; inoltre le istruzioni fornite ai partecipanti circa lesperimento sono formulate in due modi: uno comunica ai partecipanti lidea che il controllore si guadagnato il diritto morale a comportarsi secondo la sua volont e interesse personale; la seconda formulazione comunica semplicemente lidea che il controllore ha acquisito il diritto legale a comportarsi secondo le facolt concesse dallesperimento. Riassumendo, i quattro sotto-esperimenti sono definiti da due modi di designare il controllore e da altrettanti tipi di legittimazione delle facolt a lui concesse: lancio della moneta con o senza autorit morale; gioco con o senza autorit morale. In breve, gli autori dellesperimento hanno mostrato che le predizioni della teoria economica standard (utilitarista) sono errate: questa predice che i soggetti decidano di accordarsi e

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Boudon probabilmente fa riferimento a un precedente esperimento degli stessi autori che gli darebbe ragione senza dubbio alcuno, ma gli esperimenti successivi, quelli descritti nel testo citato, aprono spazio alle critiche che muovo nel testo.

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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) si spartiscano la cifra nella misura di 13$ al controllore e 1$ allaltro16. Invece le cose vanno in maniera decisamente diversa: i soggetti decidono s di cooperare, ma in tre delle quattro situazioni sperimentali (quelle con lancio della moneta pi quella con gioco senza autorit morale) la maggioranza di loro si divide la cifra secondo una proporzione eguale o quasi, mentre nella quarta situazione (gioco con autorit morale) una netta minoranza a spartirsi la cifra equamente.

TAB. 2 Quante coppie hanno diviso equamente la somma nel gioco dellultimatum.

DESIGNAZIONE DEL CONTROLLORE LEGITTIMAZIONE DIRITTO LEGALE AUTORIT MORALE LANCIO DELLA MONETA VITTORIA AL GIOCO

maggioranza maggioranza

maggioranza netta minoranza

Ebbene, come si spiegano questi risultati? Certamente, come direbbe Boudon, bisogna ricostruire le ragioni (non strumentali n consequenzialiste n utilitariste) che hanno orientato i partecipanti. Non nemmeno un compito difficilissimo in questo caso: basta pensare che i soggetti abbiano ritenuto ingiusto approfittare di una situazione in cui il guadagno non meritato poich stabilito con il lancio di una moneta (a caso dunque); un po pi incerta la terza situazione sperimentale, dal momento che aver guadagnato la possibilit di approfittare della situazione con la vittoria al gioco non supportato dallautorit morale (le istruzioni conferiscono solo un diritto legale, non morale). La quarta situazione altrettanto chiara delle prime due: i soggetti si comportano in larga maggioranza come utilitaristi (o lockeani, secondo gli autori) perch percepiscono che la vittoria al gioco, insieme allautorit morale, conferiscono al controllore pieno diritto, legale e morale, di proporre una divisione della somma a suo favore; in poche parole: se l meritato. Il che autorizza un comportamento di tipo utilitaristico. A questo punto bisogna fare alcune considerazioni circa gli esiti interessanti di questi esperimenti. Innanzitutto si noti un fatto: una buona parte dei soggetti coinvolti si comportata secondo ragioni utilitariste anche laddove la maggioranza ha agito con equit; quindi sembrerebbe che accanto alla razionalit assiologica, mobilitata da determinate situazioni, conviva comunque la razionalit strumentale utilitarista. Come si spiega il comportamento differente di fronte alla medesima situazione? Si tenga presente che il profilo sociale dei soggetti coinvolti nellesperimento era abbastanza simile: studenti e laureati di discipline diverse tra cui economia e giurisprudenza. Rimane insoluto il problema di capire perch qualcuno ha agito in un modo e qualcuno in un altro.
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Infatti la controparte tra non ricevere nulla (se non coopera il controllore si tiene 12$) e ricevere un dollaro

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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) Se lesperimento avesse coinvolto un campione rappresentativo di una popolazione si sarebbe potuto tentare un confronto tra gruppi sociali diversi, cosa che per avrebbe presumibilmente riportato il problema allimpasse teorica (almeno dal punto di vista di Boudon)

dellinteriorizzazione di norme e valori oppure alla ricerca di altre ragioni che rendessero conto del diverso orientamento degli attori. Allora, trasferendo il problema alle situazioni concrete che incontra il sociologo, quale potrebbe essere il suo compito? Ad esempio potrebbe dire quale comportamento suggerisce il contesto in cui si trovano gli attori secondo un concetto di razionalit, individuabile in base allanalisi della situazione di interazione, delle aspettative degli attori, ecc. Al limite il contesto potr suggerire soluzioni alternative in ragione di specifiche e determinate possibilit di interpretazione della situazione da parte degli attori. Ma gli scarti dalla norma, gli outlier, rimarranno sempre e non si potr giustificarli in base a un altro concetto di razionalit da essi adottato, altrimenti si rischia di cadere nella spiegazione ad hoc o nel determinismo. O si dispone di una teoria pi generale che spiega il diverso comportamento dei differenti gruppi di attori, oppure bisogna studiare approfonditamente i casi devianti per capire come mai si discostano dal modello di razionalit assunto. Alcune aporie derivanti dalluso di diversi concetti di razionalit sono state individuate in un registro a dir il vero poco generoso e francamente eccessivamente polemico anche da Lannoy (2000) a proposito di altri esempi di Boudon come la spiegazione del paradosso del voto o la prosaica spiegazione del perch si accettano i semafori. Prendiamo la spiegazione del paradosso del voto, che poi tale solo dal punto di vista della rational choice theory. Boudon sostiene che lelettore ha ragioni forti di votare, bench queste ragioni non siano strumentali o consequenzialiste: infatti lunico modo di tenere in piedi un sistema di governo in cui i governanti debbano tenere in conto la volont dei governati proprio lo svolgimento delle elezioni. Quindi ogni elettore ha ragioni forti di ritenere buono e razionale andare a votare. Ma se cos chi si astiene dal voto non razionale; eppure spesso lo fa proprio perch ritiene inutile votare allora sarebbe lui lattore razionale, non quello che vota! E poi, se anche ritenesse razionale votare, potrebbe benissimo lasciare che lo facciano altri per lui, osservando il noto comportamento da free rider. Oppure, ancora, tra le file di chi ritiene razionale andare a votare sulla base di ragioni non strumentali n consequenzialiste quindi non confida nel contributo che il suo singolo voto pu dare allesito finale (tenere in piedi il sistema democratico) vi sono molti e lesperienza di tutti lo pu confermare che esprimono un voto specifico a partire da considerazioni prettamente strumentali: meglio votare X piuttosto che Y per non disperdere i voti, preferisco votare X piuttosto che Y per ottenere la politica P, ecc. Insomma, mettere in campo diversi concetti di
dovrebbe scegliere questultima possibilit.

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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) razionalit non mette al riparo da contraddizioni: ci sono persone che decidono di andare a votare non per ragioni strumentali, bens valoriali, e allo stesso tempo esprimono un voto secondo considerazioni assolutamente strumentali! Vorrei ancora proporre una situazione per chiarire e sviluppare il senso delle critiche fin qui mosse alla concezione di razionalit di Boudon. Prendiamo in considerazione uno dei primi importanti studi del sociologo francese: lIngalit des chances. In quel libro lautore spiegava il persistere delle disuguaglianze di istruzione tra classi sociali facendo riferimento a un modello di scelta razionale temperato dalla teoria dei gruppi di riferimento di Merton. Largomentazione fondamentale era la seguente: lapprezzamento del valore dellistruzione, la sua utilit, come mezzo di mobilit sociale da parte dei figli delle famiglie di classe operaia inferiore a quello dei figli delle famiglie di classe media e superiore. Infatti per i primi anche un modesto investimento in istruzione pu consentire una mobilit ascendente o quantomeno di restare allo stesso livello; per i figli di classe medio-superiore necessario un forte investimento in istruzione per evitare la mobilit discendente o per migliorare ulteriormente la propria posizione, ed noto che il timore della mobilit discendente un incentivo pi forte del desiderio di mobilit ascendente. Questa argomentazione spiega perch in media i figli delle classi operaie hanno un titolo di studio inferiore: il frutto di un calcolo razionale alla luce delle aspettative, delle aspirazioni e della percezione della situazione da parte degli attori. Ora, vediamo chiaramente che questa spiegazione in chiave di azione razionale sul mercato dellistruzione, acquista valore esplicativo e analitico proprio perch assume un criterio di razionalit unico, secondo cui gli attori tendenzialmente agiscono al meglio che possono, date le condizioni di partenza, le loro motivazioni, le credenze, gli obiettivi, ecc., elementi che, come abbiamo detto, sono diversi a seconda della classe sociale di origine e si comprende facilmente perch siano diversi. Se invece ragionassimo in termini di buone ragioni dovremmo concludere che i figli degli operai che hanno investito di pi in istruzione rispetto ai coetanei meno istruiti hanno seguito un criterio di razionalit diverso ad esempio hanno attribuito un valore intrinseco allistruzione o altrimenti sarebbero da considerare irrazionali! In definitiva, se si pu individuare un unico criterio di razionalit messo in moto dalla situazione, si possono interpretare i dati empirici a seconda del maggiore o minore adattamento rispetto alla configurazione dei dati prefigurata dalla razionalit della situazione17. Rimane il fatto che una quota pi o meno elevata di casi devianti ci sar sempre. Se invece si tenta di attribuire a ogni gruppo di attori devianti le loro buone ragioni sar molto facile trovare ragioni ad hoc. Inoltre mi sembra
ovvio che si tratta di una spiegazione ex post factum, ma lopzione per una concezione di razionalit situazionale anzich procedurale non preclude il test empirico n la possibilit di confutazioni. La distinzione tra razionalit situazionale e procedurale, con lappello in favore della prima, proposta da Goldthorpe (2000, 132). La seconda pone attenzione agli aspetti della psicologia individuale che potrebbero far emergere eventuali utilit nascoste o costi psicologici non riconosciuti, nellottica di mantenere il modello di attore razionale delleconomia classica.
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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) che il danno maggiore sia la perdita di potere analitico del modello di azione razionale. Come modello, esso funziona proprio perch un idealtipo: coglie un aspetto comune e ricorrente dellazione sociale facendo astrazione dai casi particolari, non racconta come sono andate effettivamente le cose in ogni singolo caso. In questa maniera il modello di azione razionale, basato su un unico criterio di razionalit, permette di comprendere in linea generale il comportamento degli attori e di spiegare in che modo si producano le tendenze centrali delle regolarit sociali18 (cfr. Goldthorpe 2000, cap. 5). Pi sono necessarie informazioni su ogni individuo (o gruppo di individui), minore la capacit predittiva e analitica del modello. Aumenta la fedelt descrittiva, ma il guadagno in termini esplicativi diminuisce19 (cfr. Lindenberg 1992). Non a caso lo scopo di Boudon nellIngalit des chances era spiegare come si producono le disuguaglianze di istruzione ipotizzando una strategia comune e ricorrente di azione individuale, non ricostruire le buone ragioni di tutti i gruppi di attori. Prima di concludere ancora un commento sulla razionalit assiologica secondo Boudon. Nel tentativo di dare una pi chiara connotazione al concetto di razionalit assiologica, Boudon si sforza di mostrare, anche attraverso la costante illustrazione di risultati sperimentali (Boudon e Betton, 1999), che la razionalit non riducibile al tipo strumentale n la razionalit assiologica pu fondarsi solo sulle conseguenze di una determinata credenza normativa. Inoltre il modo nel quale si arriva a stabilire (o credere) che X vero non fondamentalmente diverso da quello con sui si stabilisce che X giusto: in entrambi casi un sistema di ragioni percepite come forti dal soggetto a rendere conto delladozione della credenza. Anche qui rimane in vigore il discorso degli a priori: un principio di giustizia non valido in generale, ma solo relativamente al contesto in cui si applica. Il principio di equit nelle distribuzioni di beni, ad esempio, validamente applicabile quando si possono stabilire con ragionevole certezza le responsabilit e i contribuiti dei soggetti interessati. Tuttavia, il fatto che altrove tale principio non sia valido, non annulla la possibilit che in specifiche situazioni sia oggettivamente valido. Izzo (2000) appunta le sue numerose e aspre critiche sul problema della razionalit di a priori assunti inconsapevolmente. Ma la sua polemica con Boudon maggiormente diretta a negare ci che sempre pi sta a cuore al sociologo francese: loggettivit dei valori. vero: Boudon negli scritti pi recenti lascia intendere che esista
Lo stesso Goldthorpe sembra criticare luso elastico e variabile del modello di azione razionale al fine di comprendere le particolarit del comportamento: [] the point to be emphasized is then that, pace Boudon, using rational action theory in order to understand regularities in action established in respect of situations recurring within a relatively large aggregate or collectively is a quite different proposition from using rational action theory to make sense of a historical singularity (corsivo dellautore). Infatti un conto utilizzare quel modello nel contesto della ricerca empirica per spiegare una quota di variabilit del comportamento umano in una situazione data; altro impiegarlo nella ricostruzione di una concatenazione causale adeguata ( la Weber e, in alcuni esempi storici, la Boudon). 19 probabile che nella previsione del comportamento umano esista un trade-off tra capacit analitico-esplicative e capacit di rappresentare accuratamente la realt empirica. Una soluzione razionale del problema, in senso
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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) unoggettivit assoluta dei valori, fondata su ragioni forti e valide erga omnes che si sono imposte nel processo di selezione sociale delle idee20. La storia delle idee scientifiche ha lasciato dietro di s quelle che si sono dimostrate prive di sufficiente fondamento, lo stesso accade nella storia delle idee etiche. una posizione senzaltro politicamente scorretta nellattuale contesto culturale, tuttavia mi sembra che linvito di Boudon a cercare loggettivit resti metodologico: gli individui che mantengono determinati valori non lo fanno semplicemente perch li hanno assorbiti tramite la socializzazione, ma perch, nel loro contesto, hanno ragioni forti di mantenerli e non perch sono trascinati dalla loro irrazionalit. La forza di tali ragioni pu essere compresa dallosservatore che studia il modo in cui lattore vede la situazione qui risiede il fondamento delloggettivit per lui, il sentimento di poter essere compreso da chiunque e nondimeno losservatore pu non condividere tali ragioni. Il termine oggettive crea effettivamente problema quando si riferisce a ragioni che appaiono tali solo assumendo il punto di vista degli attori, ma non quando le caratteristiche di oggettivit sussistono indipendentemente dal punto di vista (cfr. gli esempi di Boudon sul principio di eguaglianza tra contribuzione e retribuzione). In effetti la contraddizione in termini sta proprio nellaccostamento della parola oggettivit con il verbo percepire. Un conto dire: questa cosa oggettiva, ben altra riconoscere che venga percepita come tale. In ogni caso lo scopo dellanalisi sociologica dei valori proprio questo: comprendere le ragioni per le quali un insieme di persone crede a certi valori.

4. Razionalit e credenze nella medicina alternativa

La discussione critica della teoria di Boudon pu essere condotta proficuamente oltre che con esempi, anche attraverso lanalisi di un caso concreto investigato empiricamente. A questo dedico il paragrafo che segue, dove esamino lapplicazione della teoria di Boudon alle credenze e alle pratiche relative alla medicina alternativa (o complementare, come si dice in letteratura)21.

strettamente economico, sarebbe quella di raggiungere un punto in cui laumento marginale delluna corrisponde al decremento marginale dellaltra! 20 In Lideologia si leggeva (p. 46): Lopposizione tra giudizi di valore che sarebbero indimostrabili e giudizi di fatto che sarebbero sempre dimostrabili deve essere considerata con prudenza. Con la premessa che (p. 45) non vero che i giudizi di valore sfuggono sempre allalternativa del vero e del falso. In Il vero e il giusto e poi in Il senso dei valori Boudon a mio giudizio senza una seria discontinuit rispetto al passato, palesando un certo coinvolgimento personale verso la razionalit assiologica rafforza lidea di una identit di natura tra credenze positive e normative, cio di un loro eguale fondamento in sistemi di ragioni forti, anche laddove i sistemi di ragioni poggino su principi indimostrabili, condizione tipica del ragionamento scientifico, ma non per questo invalidante il suo carattere di oggettivit. 21 Questo argomento ha costituito loggetto della mia tesi di laurea intitolata: Ladozione di credenze secondo Boudon e Sperber. Un confronto teorico ed empirico, discussa presso la Facolt di Scienze Politiche dellUniversit del Piemonte Orientale nel dicembre 2000.

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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) Innanzitutto una breve descrizione del campo di studio. Le medicine alternative o complementari cosiddette perch chi vi ricorre in genere non ne fa un uso esclusivo, ma appunto complementare rispetto a quelle ortodosse sono pratiche curative di diversa origine geografica e culturale (dalleuropea omeopatia allorientale agopuntura) che oggigiorno vengono adottate da milioni di persone nel mondo in Italia erano quasi 8 milioni nel 1999 (circa 17% della popolazione) nonostante la maggior parte di queste terapie non goda di alcun riconoscimento dalla medicina ufficiale. Infatti mancano prove certe dellefficacia di questi rimedi, prove ottenute tramite i consueti canoni di sperimentazione della medicina evidence based. Considerando che il profilo tipico del paziente di medicina complementare (dora in poi MC) non ritrae una figura di credulone o di fanatico delle cure alternative, ma al contrario tratteggia una persona relativamente giovane (intorno ai 40 anni), in prevalenza donna, con titolo di studio medio-alto e buon reddito, ci si pu chiedere quali siano le buone ragioni che queste persone hanno per credere alle MC e assumerle come terapia in risposta a disturbi solitamente cronici e non acuti22. Vediamo quali sono i motivi che spingono le persone a rivolgersi alla MC. Secondo le ricerche empiriche a me note sono i seguenti: fallimento della medicina ufficiale nella cura dei disturbi accusati; migliore qualit del rapporto medico-paziente (visite accurate, capacit di ascolto prolungato non limitato ai problemi fisici); assenza (presunta) di effetti collaterali con le MC, considerate terapie dolci e naturali; approccio olistico alla malattia che permette una diversa comprensione del proprio stato di salute e che tiene conto delle relazioni (presunte) tra diversi disturbi, sia fisici che psichici e spirituali; fiducia riposta in chi ha consigliato lutilizzo di una specifica MC.

Questi, di per s, sembrano certamente buoni motivi quanto meno per provare a sperimentare un trattamento con le MC, soprattutto nel caso uno sia reduce da un precedente fallimento con la medicina ortodossa. Notiamo innanzitutto che i motivi non costituiscono necessariamente ragioni (per di pi da considerare buone o forti). Che cosa potrebbe decidere della razionalit di tali azioni e delle credenze sottostanti? Qui si apre un primo problema poich lazione che consiste nel decidere di curarsi con le MC pu avere ragioni diverse dallefficacia percepita della cura. Tocchiamo in questo caso il problema del senso dellazione affrontato nel par. 2. Se un attore matura la
Cfr. la rassegna di studi sul tema effettuata da Vincent e Furnham (1997, cap. 3) dove sono si prendono in esame ricerche svolte in Europa e Stati Uniti. Per lItalia vedi lindagine multiscopo Istat del 1999-2000 Condizione di salute e ricorso ai servizi sanitari. Tutti i dati tratti da questa indagine mi sono stati messi a disposizione dal Servizio
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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) convinzione che le MC rappresentano per lui uno stile di vita, un modo per prendersi cura di s, una diversa comprensione del proprio stato di salute e del rapporto corpo-mente (o spirito), considereremo ancora queste come ragioni o piuttosto come modalit di soddisfare una qualche preferenza? Il fatto che qui sembra svanire il concetto di razionalit: che cosa giustifica la scelta di questo o quellaltro mezzo per prendersi cura di s, per scegliere uno stile di vita, ecc., se non la soddisfazione che, a posteriori, se ne ricava? E se poi la scelta fosse dettata dal fatto che le rappresentazioni veicolate dalle MC sono particolarmente evocative, sono dotate di pregnanza simbolica per lattore e soddisfano la sua aspettativa di senso circa le cause della sua malattia? 23 Ma torniamo nuovamente alla credenza nellefficacia delle MC quale motivazione razionale per utilizzarle; qui invece credo che lapproccio di Boudon sia assolutamente valido. Consideriamo il ragionamento iniziale di una persona che soffre di disturbi non curati dalla medicina ufficiale o curati al prezzo di pesanti effetti collaterali. Il primo passo per questa persona potr essere quello di chiedere consiglio a qualcuno di sua fiducia. Infatti nel caso delle MC i pazienti vengono consigliati da amici, parenti, medici di famiglia (perlomeno quelli che non misconoscono le MC!), colleghi di lavoro. In Italia (dati Istat 1999) il 30% degli utenti ha deciso di propria iniziativa mentre i restanti si sono affidati ad amici, familiari e medici o altro personale sanitario. Se latto di fidarsi non si pu considerare pienamente razionale altrimenti non si chiamerebbe fiducia (cfr. Mutti 1987) certamente ragionevole nella situazione considerata: ho tentato senza successo le soluzioni ortodosse, qualcuno di cui mi fido mi consiglia di usare una MC, pare che questa MC quantomeno non faccia male, perch non provarla? Ma a questo punto entrano in gioco gli argomenti degli scettici: le MC sono inefficaci, non ci sono prove sufficienti a dimostrare il contrario; se i pazienti pensano che le MC siano efficaci perch non riconoscono le coincidenze fortuite tra miglioramenti casuali nello stato di salute e lassunzione delle terapie24. Questa spiegazione, che ricorda lesempio degli infermieri citato da Boudon (v. par. 2), senzaltro plausibile e ciononostante penso che la credenza degli attori in tal caso sia perfettamente razionale. vero che, per via di a priori metacoscienti, gli attori trascurano lipotesi di guarigioni indipendenti dallazione della terapia, ma lassunzione di questi a priori mi pare assolutamente giustificata. Quando uno va dal medico si aspetta di guarire perch a tale scopo che il medico esercita la sua
Soprazonale di Epidemiologia di Grugliasco (TO) ed elaborati da Francesca Vannoni, a cui va la mia gratitudine per il lavoro svolto. 23 Non credo che qui la nozione di senso abbia un significato vago. Si pensi a come il malato possa associare il suo stato di salute a stati emozionali e umorali negativi: vergogna, colpa, depressione, senso di impotenza ecc. Ottenere dal terapeuta una spiegazione che ingloba questi stati e i malesseri fisici associati in un quadro unitario mi sembra che costituisca esattamente una risposta allaspettativa di senso del malato, il quale vuole star bene ritrovando ordine nel disordine fisico e psichico portato dalla malattia. Su questultimo punto cfr. Lvi-Strauss (1958, trad. it. 1967, 210-229). 24 Si consideri per di pi che molti disturbi cronici hanno un andamento ciclico, alternano miglioramenti e peggioramenti; dunque concreta la possibilit di incontrare associazioni casuali tra remissione dei sintomi e terapie.

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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) professione; questa infatti laspettativa istituzionalizzata dal ruolo di medico (cfr. Parsons 1965). Guarendo, il malato ottiene soddisfazione alla sua aspettativa. Se cos, perch una persona che si rivolge alla MC dovrebbe essere sospettosa verso quelli che gli appaiono come miglioramenti legati alluso di un rimedio proposto dal terapeuta? Non era quello lo scopo per cui aveva deciso di provare la MC? In questa situazione concreta il modello di Boudon mi sembra valido e spiega bene come possa essere ritenuta soggettivamente (o meglio, trans-soggettivamente) razionale la credenza basata su a priori invalidi. Ma rimane un punto da chiarire: come mai i pazienti non si accorgono che a volte la terapia non funziona? Sono tutti fortunati? Certamente no, anche se la maggior parte sembra esserlo: infatti tra coloro che hanno sperimentato lomeopatia (uno dei rimedi pi popolari) ben il 72% dichiara di averne tratto benefici, il 19% di averne tratto solo in parte e appena il 6% dichiara di non aver tratto alcun beneficio. Ma qui entrano in gioco altri fattori che contribuiscono a rafforzare la credenza nellefficacia o perlomeno nella bont di aver scelto la MC. Intanto notiamo che la tenacia di fronte a un fallimento atteggiamento comune anche tra agli scienziati: unipotesi smentita dalla documentazione empirica non determina immediatamente labbandono della teoria che lha generata, semmai induce una modifica della teoria che la renda compatibile con il risultato empirico25. E poi ci sono tutti i fattori di contesto della relazione medico-paziente a favorire la tenuta della credenza: la fiducia nel terapeuta maturata attraverso un rapporto positivo con lui, il linguaggio non sempre univoco, compatibile con interpretazioni alternative da parte del paziente, lenfasi sui tempi lunghi e naturali di guarigione; tutto ci facilita il differimento del momento in cui il paziente decider che veramente la MC non efficace per lui. Durante questo periodo, se anche il paziente non ha derivato un miglioramento diretto dalla MC, potrebbe aver seguito le indicazioni del terapeuta relative a uno stile di vita sano, aver modificato comportamenti insalubri, aver sviluppato un interesse e un atteggiamento positivo verso un modo differente di intendere la salute, e cos via. Rimane comunque da vagliare, in termini empirici, un problema individuato nel paragrafo precedente. Tra i possibili pazienti ci sono sicuramente persone pi o meno scettiche rispetto alla MC. Come agisce questa disposizione iniziale sul comportamento finale? Lo scetticismo fa parte dellagire razionale? Nel complesso delle valutazioni effettuate dai pazienti (effettivi o potenziali) prevalgono gli elementi pragmatici o i pregiudizi (pro o contro)? Purtroppo le ricerche a me note non consentono di rispondere a queste domande. Infatti mancano studi longitudinali che abbiano osservato nel tempo il comportamento di chi si rivolto alla MC per distinguere cause ed effetti del
Tutto questo senza contare leffetto placebo che una caratteristica di qualunque trattamento, convenzionale o alternativo. 25 Cfr Lakatos (1976) citato in Cassano (1983).

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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) ricorso alla MC; inoltre gli studi si sono soffermati sui motivi della soddisfazione verso la MC, non dellinsoddisfazione, che riguarda comunque unesigua parte dei pazienti, come documentato sopra. Approfondimenti in tal senso aiuterebbero senzaltro la comprensione dei meccanismi. Una ricerca condotta in Israele (Leiser 2002) ha mostrato che il favore accordato alle MC associato con una serie di credenze nel paranormale e nella New Age. Questo risultato per non esclude linsoddisfazione per gli esiti ottenuti con la medicina convenzionale, testimoniando cos del mix post-moderno tra pragmatismo e ideologia che attuano i pazienti. Attualmente i risultati delle ricerche empiriche non consentono interpretazioni univoche e non individuano fattori decisivi che aumentano la probabilit di adesione alle medicine alternative. In Italia, secondo i dati dellindagine Istat, i pazienti potenziali coloro che non hanno fatto ricorso alle MC negli ultimi tre anni si dividono nel giudizio circa lutilit di alcuni rimedi alternativi (omeopatia, agopuntura, fitoterapia e trattamenti manuali) in questo modo: una quota elevata, oltre il 40 %, non sa o non vuole esprimere un giudizio, non avendo esperienza diretta; tra i rimanenti, la percentuale di chi li giudica inutili sempre superiore a quella di chi li ritiene utili, ma il divario non supera il 10%.26 Quindi rimane da valutare come questo giudizio favorevole o sfavorevole, emesso in assenza di esperienze dirette, possa influire nel caso di un eventuale ricorso alle MC. In definitiva credo di poter dire che il modello di Boudon, pur non avendo ispirato direttamente le ricerche empiriche in questo campo, potrebbe spiegare adeguatamente il caso della credenza nellefficacia delle MC, impiegando una nozione di razionalit pi ampia di quella comunemente intesa, ma comunque definibile nel contesto in cui si manifesta. Questa spiegazione aprirebbe anche la possibilit al fatto che la credenza abbia modo di svilupparsi nelle menti degli attori, di persistere e di diffondersi per ragioni diverse da quella iniziale (lefficacia della MC). Rimane il fatto che la spiegazione non pu che arrivare a posteriori, ma non vedo come in questo caso ne rimarrebbe inficiata.

5. Conclusioni

Alla fine di questo excursus sulla teoria dellazione di Boudon, vorrei provare a tracciare un bilancio sintetico dei punti che presentano maggior interesse, criticit e possibilit di sviluppo.

Le percentuali per cambiano non di poco quando si passa ad esaminare tali giudizi allinterno delle fasce di popolazione che somigliano maggiormente allutente medio, quindi tra le donne, tra coloro che hanno unet compresa tra 18 e 34 anni e tra coloro che hanno un titolo di studio superiore. Qui, anche tra i non utenti di MC, i giudizi positivi superano i giudizi negativi circa lutilit e non sono molti gli incerti; ci si potrebbe spiegare con il fatto che queste persone hanno maggiori possibilit di conoscere utenti soddisfatti (ai quali somigliano sotto il profilo sociodemografico) e/o hanno maggiori opportunit di informazione su tali trattamenti.

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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) Un punto di interesse, suscettibile di sviluppo, deriva dal concetto di razionalit cognitiva. Pur avendo visto le difficolt a definire razionale il comportamento in certe situazioni, rimane del tutto valida e degna di attenzione lidea di individuare gli a priori che guidano la rappresentazione della situazione e il ragionamento degli attori. Restiamo quindi distanti da una concezione procedurale di razionalit che porterebbe, o allesclusione di molte azioni dal novero della razionalit, o a forzature nellinterpretazione dellazione (esistenza di utilit nascoste, costi psicologici non evidenti, ecc.). Un obiettivo supplementare potrebbe essere, nellottica di completare la teoria sociologica cognitivista, quello di individuare quali siano gli a priori pi diffusi in determinati campi dellazione sociale e di determinare i particolari aspetti o logiche, in termini popperiani della situazione che mobilitano lapplicazione di a priori oggettivamente invalidi. Una parte di questo lavoro gi stata svolta da Boudon stesso che ha indicato alcuni degli a priori pi diffusi, ad esempio tutto ha una causa, responsabile del fatto che vediamo il mondo pi ordinato di quanto effettivamente sia. Tuttavia credo che il vasto compito ancora da affrontare sia introdurre nella mappa degli a priori e delle situazioni tipiche di fallimento relativi in modo particolare alle credenze circa la realt sociale le condizioni di interazione degli attori e linfluenza dei vincoli istituzionali, elementi che Boudon non ha tematizzato sempre in maniera esplicita. La strada decisamente in salita, ma darebbe contributi importanti alla conoscenza dei processi e meccanismi sociali. Nellesempio del par. 4 sulle medicine alternative abbiamo visto in che modo le condizioni di salute dellattore, i diversi profili costi-benefici associati alle opportunit di cura, le situazioni di interazione quotidiana (con parenti, amici, colleghi, medici) e le aspettative istituzionalizzate verso il ruolo del medico modellano una razionalit situata e ancorata su a priori definiti. Un elemento di criticit deriva da tutti quei casi in cui ci troviamo di fronte gruppi di attori che sembrano seguire criteri di razionalit diversi. Lo abbiamo visto a proposito delle concezioni di giustizia, dei valori e dellapprezzamento dellistruzione. La domanda generale che si pone : come mai alcuni seguono un tipo di razionalit e altri un altro tipo? Si possono sempre trovare delle ragioni valide per comprendere il diverso orientamento degli attori o a volte necessario accettare scatole nere per spiegare come mai alcuni appaiono pi utilitaristi, pi diffidenti (o viceversa) di altri? La domanda ha rilievo soprattutto in termini analitici: applicare un unico criterio di razionalit assiologica ad esempio, cio non utilitarista n consequenzialista alla situazione permette di formulare ulteriori domande di ricerca circa i soggetti che si discostano da quella forma di razionalit. Questo non significa che i contesti di interazione si prestino ad essere considerati solo sotto il profilo assiologico o strumentale; anzi, di solito non sono disgiunti, come abbiamo visto nellesempio dellassicurazione sulla vita. Tuttavia un riferimento unico serve da termine di 21

R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) paragone; il calcolo costi-benefici di fronte allinvestimento scolastico ne un esempio. Ma i soggetti che si sono comportati in maniera utilitaristica nel gioco dellultimatum come si definirebbero? Assiologicamente irrazionali? Gi lenormit di questa locuzione suggerisce una risposta negativa. O diciamo semplicemente che hanno sfruttato le prerogative concesse dalla situazione, ma allora ci chiediamo perch gli altri non lhanno fatto o perch hanno pensato che non fosse giusto farlo; oppure diciamo che erano pi predisposti degli altri ad agire in maniera egoistica e quindi ci chiediamo da dove gli derivi la predisposizione. Una bella scatola nera. Merita unosservazione anche il rapporto tra concetto di razionalit e realismo in Boudon. In pi occasioni egli ha dichiarato il proprio favore per il realismo, n avrebbe potuto fare diversamente un anti-relativista come lui.27 Del modello di scelta razionale classico Boudon non si limita a dire che fallisce nella spiegazione di numerosi fenomeni sociali; va oltre quando dice, criticando ad esempio le interpretazioni stile rational choice del voto o della disapprovazione del furto, che le spiegazioni come se mancano di un fondamento reale, nel senso che non pare plausibile che i soggetti ragionino a quel modo. Per Boudon non basta che una teoria elabori rappresentazioni della realt sufficientemente conformi ai dati empirici; necessario che tali rappresentazioni siano plausibilmente fondate su concetti, entit reali. In altre parole, non si pu attribuire al soggetto lesecuzione di un calcolo costi-benefici del tutto congetturale anche se questo spiegasse lazione; deve agire un meccanismo realistico, non puramente ipotetico. Questo realismo compete anche allambito normativo e si evidenzia bene, a mio giudizio, in una critica che il sociologo francese rivolge ad Habermas (cfr. Boudon 1999, 111-112 in nota e anche Boudon 2003b, 147-149). Il concetto di razionalit comunicativa del filosofo tedesco non sembra sostenibile per Boudon, in quanto il consenso (circa il giusto, legittimo, ecc.) non pu essere raggiunto per via procedurale: o il consenso realmente fondato oppure deriva da un rapporto di forze ineguale. Di conseguenza la morale, i valori non possono essere qualcosa di arbitrario o assolutamente relativo: sono fondati su elementi reali del contesto sociale. Forse proprio il rafforzamento dellopzione realista ad aver condotto Boudon dalle buone ragioni alle ragioni forti. Il concetto di buone ragioni si allacciava alla nozione di razionalit soggettiva, non necessariamente coincidente con quella oggettiva, ma poteva anche avere una controparte nel concetto di cattive ragioni.28 Il concetto di ragioni forti sembra invece accentuare il fondamento reale e oggettivo delle norme e dei valori. Ultimamente Boudon (2003b, 138-141) tornato proprio su questa differenza per
Recentemente Hamlin (2002) ha riletto il lavoro teorico ed empirico di Boudon come un percorso che, seppure in maniera implicita e incompleta, si mosso nellorizzonte epistempologico del realismo critico (Bhaskar 1997). Tuttavia il mancato riconoscimento di uno statuto ontologico alle strutture sociali che, secondo lautrice, rappresenta lo scostamento maggiore tra la teoria boudoniana della razionalit cognitiva e il realismo critico condurrebbe ad invitabili aporie circa il collegamento struttura-agente.
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R. Carriero pre-print version of the article published in Rassegna Italiana di Sociologia (2004) renderla esplicita e ridimensionarla allo stesso tempo. Le buone ragioni caratterizzerebbero le situazioni in cui il soggetto non trova un sistema di ragioni superiore a quello che lo guida e al contempo nutre in maniera intuitiva qualche dubbio sulla validit di tali ragioni. Specularmente, anche se lautore non lo dice direttamente, le ragioni forti dovrebbero caratterizzare situazioni in cui il soggetto in grado di scegliere tra sistemi alternativi di ragioni tra i quali uno appare con forza pi valido degli altri, anche nel caso in cui entrino in gioco a priori impliciti (validi o meno) a conferire forza alle argomentazioni. La distinzione tra buone ragioni e ragioni forti poggia sulle diverse modalit di convinzione dellattore, ma non rappresenta, a giudizio di Boudon stesso, una distinzione fondamentale. Limportante mi sembra essere in grado, come osservatori e come persone, di distinguere le situazioni in cui i fondamenti delle ragioni sono validi e reali da quelle in cui non lo sono; un compito tuttaltro che facile.

Tali sono, ad esempio, secondo Boudon (1995, 175-177), quelle che inducono i soggetti dellesperimento di Milgram, a infliggere scariche elettriche alle controparti delle prove sperimentali.

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