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La Rivoluzione

Scientifica
Galileo Galilei e la sua teoria
oria della scienza
La scienza moderna è un corpo di conoscenza empirica controllabile, pervenuto da
una comunità di studiosi e una serie di tecniche per investigare l'universo note come
metodo scientifico. La storia della scienza è la storia di questi fenomeni e dei loro
precursori, risalendo fino alla preistoria. Anni fondamentali per la scienza sono stati
quelli a partire dal 1600, anni in cui si verificò una profonda trasformazione
concettuale : la rivoluzione scientifica,questa vide l'introduzione del moderno metodo
scientifico a guidare il processo di valutazione della conoscenza. Questo
cambiamento è considerato essere così fondamentale che le indagini precedenti ad
esso sono da considerarsi prescientifiche

In Occidente, dall'antichità classica fino ai tempi della rivoluzione scientifica, le


indagini sul funzionamento dell'universo erano note come filosofia naturale e coloro
che ne prendevano parte erano noti come filosofi della natura. Una caratteristica
importante delle indagini prescientifiche (sia in Occidente che altrove) era la riluttanza
ad usare la sperimentazione perché l'utilità dello sperimentare non era stata
dimostrata. Alcuni credevano che la preparazione artificiale delle condizioni
sperimentali non potesse produrre risultati che descrivessero il mondo naturale.
Rivoluzione
scientifica
Cause

La rivoluzione scientifica non è stata un mutamento esplicito, violento e diretto. Anzi, è avvenuto
molto gradualmente per mezzo di piccoli miglioramenti da parte di grandi personaggi. Per questo
motivo, non esistono cause riconducibili a questioni economiche o sociali. Il motivo più plausibile di
questa ricerca è la necessità di una libertà scientifica. Cioè la necessità di allontanarsi da vecchie
concezioni per avvicinarsi alla realtà ed elaborare teorie più aderenti all'esperienza; senza
coinvolgere elementi magici o divini.

Obiettivi
Il fine della scienza moderna è il dominio sulla natura, è tipico dei maggiori geni
scientifici avere un atteggiamento di passione per il sapere, come qualcosa che ha in sé
la sua ricompensa, prescindendo dalle sue possibili applicazioni operative. Tuttavia se
la società, o meglio se importanti componenti di essa, incoraggia e promuove il lavoro
degli scienziati è perché ne spera un vantaggio in termini di benessere materiale, un
benessere che deriva appunto dal dominio sulla realtà fisica, possibile grazie a una sua
conoscenza più precisa.
La Rivoluzione scientifica
e la moderna immagine
dell’universo
In questi ultimi decenni,nella storiografia si è data sempre più
importanza alla nascita della scienza. Segno evidente che la civiltà
del nostro tempo tende a riconoscere sempre di più la centralità
storica di quell ’evento radicalmente innovatore. Quando infatti
utilizziamo l’espressione “rivoluzione scientifica” intendiamo
alludere a quella profonda trasformazione concettuale che si
verificò in Occidente nel Seicento, in relazione al modo di studiare
la natura e di intendere la funzione della scienza. Tale Rivoluzione,
pur preceduta durante il rinascimento da significative innovazioni
nel campo della tecnica e da una mutata prospettiva di pensiero,
tuttavia si realizzò pienamente solo nel Seicento,in particolare tra il
1543,anno in cui fu pubblicato il capolavoro di Copernico “Le Nicola Copernico
rivoluzioni degli astri celesti”,e il 1687,anno in cui Newton
pubblicò”I principi matematici di filosofia naturale”.Il teatro
privilegiato in cui la Rivoluzione mosse i primi passi,prima di
passare a Londra e a Parigi fu Padova nella cui università,di
ispirazione aristotelica,insegnarono sia Copernico che Galileo.A
Padova inoltre,apprese le tecniche di disserzione il più famoso
anatomista dell’età moderna,l’inglese William Harvey,scopritore
della circolazione sanguigna.

Isaac Newton
Lo schema concettuale
della scienza moderna
Risulta possibile,sul piano storico,delineare lo schema concettuale che sta alla base
della Rivoluzione scientifica e che troviamo concretizzato soprattutto in Galileo. Tale
quadro si può ricavare sia in rapporto al nuovo modo di intendere lo studio di essa.
Della Rivoluzione scientifica in generale e della metodologia galileana in particolare
emergono:
3. La concezione della natura come ordine oggettivo e causalmente strutturato di relazione
governate da leggi.
4. La concezione della scienza come sapere sperimentale-matematico e
intersoggetivamente valido.
5. La messa a punto di un nuovo metodo di ricerca scientifico detto sperimentalismo
matematico
6. L’incremento dell’attività scientifica. Vi è un enorme ampliamento del campo di fenomeni
naturali studiati dagli scienziati, tale campo si allarga , con l’uso del cannocchiale, a
comprendere fenomeni celestiali.
7. L’elaborazione di nuovi principi e nuove teorie e leggi. Sono fondamentali,tra i
principi,quello di uniformità e di regolarità della natura,secondo cui i fenomeni naturali si
svolgono rispettando leggi uniformi e mai mutevoli e inoltre principi di inerzia e relatività
dei movimenti. Tra le teorie e le leggi in campo fisico e astronomico sono da ricordare: la
teoria copernicana, la legge di Keplero sul moto dei pianeti e, più avanti, la legge
newtoniana di gravitazione universale.
8. Il modo di concepire il rapporto tra conoscenza teorica e applicazione pratica delle
teorie.
9. L’imporsi di una nuova immagine complessiva della realtà: il Meccanicismo.
La nuova concezione
della scienza
Come vediamo, alla base della Rivoluzione scientifica, non vi è solo una miscellanea
di idee e teorie; ma vi è proprio una nuova concezione della scienza e del sapere. La
scienza diviene infatti un sapere sperimentale poiché si fonda sull’osservazione dei
fatti e poiché le sue ipotesi vengono giustificate su base empirica e non puramente
razionale. La scienza è un sapere matematico che si fonda sul calcolo e sulla misura
ed è soprattutto un sapere intersoggettivo poiché i suoi procedimenti vogliono essere
“pubblici”, cioè accessibili a tutti e le sue scoperte pretendono di essere valide, ossia
controllabili, in linea di principio da ognuno. Il fine della scienza è la conoscenza
oggettiva del mondo e delle sue leggi. Di conseguenza il baconiano “sapere è
potere”esprime tutta l’umanità della scienza, cioè il suo evidente collegamento con il
soggetto concreto che la intuisce.
Il quadro sommario della Rivoluzione scientifica fin qui proposto non sarebbe
completo se non ricordassimo che la scienza moderna comporta anche un nuovo
modo di concepire il rapporto teoria-pratica o scienza-tecnica. Vi è una chiara
consapevolezza dell’importanza che hanno, per lo sviluppo della scienza, le
indicazioni e gli stimoli che provengono dall’attività di tecnici e artigiani, e, viceversa,
vi è grande fiducia che i risultati della ricerca scientifica possano essere di grande
utilità pratica.
Questo nuovo approccio pragmatico al sapere affonda le proprie radici nelle
trasformazioni intraprese nel Cinquecento dalla società e dalle istituzioni, come il
consolidamento, in senso assolutistico, degli stati, il potenziamento degli apparati
bellici, il decollo della navigazione oceanica e, più in generale, la crescita economica
cinquecentesca.
La Rivoluzione
astronomica.
Protagonista, in questo processo di idee, è certamente quella “rivoluzione astronomica”
che ha in Copernico, Tycho Brahe, Keplero e Galileo i rappresentanti più illustri e che
confluirà nella fisica classica di Newton.
Nel 1543, infatti, Nicola Copernico pubblicò il De Revolutionibus orbiun Coelestium ,
testo nel quale proponeva di sostituire il tradizionale modello astronomico geocentrico
con quello eliocentrico.

La dottrina di Copernico incontrò un opposizione tenacissima della Chiesa, perché il


movimento della terra intorno al sole appariva in contraddizione con alcuni passi della
Bibbia. Ma il significato della “Rivoluzione copernicana” trascende di gran lunga l’ambito
dell’astronomia; con essa muta l’immagine del mondo, così per esempio mentre
Copernico mette il sole al centro del mondo; Keplero offre una sistemazione
matematica del sistema copernicano e compie il rivoluzionario passaggio dal moto
circolare al movimento ellittico dei pianeti; Galileo mostra la falsità della distinzione tra
la fisica terrestre e la fisica celeste, facendo vedere che la Luna è della stessa natura
della terra, e si cimenta, tra le altre cose, con la formulazione del principio di inerzia;
Newton, con la sua teoria gravitazionale, unificherà la fisica di Galileo e di Keplero.

Cronolo
1564 - 1642 Galileo Galilei può essere considerato il padre della fisica moderna

gia: per il suo progetto di sostituire le antiche supposizioni con nuove


teorie scientificamente dedotte a partire dall'osservazione. E'
famoso per le sue teorie astronomiche, ed i suoi studi di meccanica
aprono la strada a Newton.
1546 - 1601, Tycho Brahe e Johannes Keplero. Gli accurati dati astronomici di
1571 - 1630 Brahe permettono a Keplero di sviluppare la sua teoria del moto dei
pianeti su orbite ellittiche e forniscono prove a conferma del sistema
copernicano. Inoltre, Keplero pubblica una descrizione qualitativa
della gravitazione.
1642 - 1727 Sir Isaac Newton elabora le leggi della meccanica, quella che oggi
chiamiamo "meccanica classica", e spiega il movimento dei corpi in
termini matematici.
Galileo Galilei
Galileo Galilei nacque a Pisa il 15 febbraio 1564. Nel 1581,
per volere del padre, si iscrisse alla facoltà di medicina
dell’università di Pisa,
ma tornò a Firenze senza aver conseguito titoli
accademici. Qui approfondì la matematica, e cominciò a
compiere osservazioni fisiche. Nel 1583 scoprì isocronismo
delle oscillazioni pendolari. Negli anni seguenti giunse a
formulare alcuni teoremi di geometria e matematica, che più
tardi diede alla luce. La sua cultura matematica gli procurò stima e simpatia e nel 1589
ottenne la cattedra di matematica dell’università di Pisa. Nel 1592 passò ad insegnare
matematica nell’università di Padova, dove trascorse 18 anni, che furono i più fecondi e
felici della sua vita. Con la costruzione del cannocchiale (1609) si aprì la serie delle
grandi scoperte, che accrebbero enormemente la fama di Galileo. Ma le scoperte
astronomiche e le sue idee copernicane lo misero ben presto in contrapposizione agli
Aristotelici e alla Chiesa. Infatti Galileo, nel febbraio del 1616, venne ammonito dal
cardinale Bellarmino dal professare la nuova astronomia. Ma Galileo continuò i suoi
studi e nel 1623 pubblicò il Saggiatore. Frattanto continuò a lavorare al Dialogo sopra i
due massimi sistemi del mondo, il tolemaico e il copernicano. Il dialogo fu stampato nel
febbraio del 1632; ma già nel settembre Galileo veniva citato dal papa a comparire
dinanzi al S. Uffizio di Roma. Il processo si concluse con l’abiura di Galilei. Nella
solitudine del confino scrisse quello che è forse il suo capolavoro scientifico: Discorsi e
dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze.
La fede nel
cannocchiale
Nel 1609 Galileo viene a sapere che un “certo
fiammingo aveva fabbricato un occhiale mediante il
quale gli oggetti visibili, per quanto molto distanti, si
vedevano distintamente come fossero vicini”. Proprio
sulla base di queste notizie Galileo costruì il
cannocchiale. Ora l’invenzione del cannocchiale da
parte di un olandese o ancor prima di un italiano e la
riscoperta e la ricostruzione da parte di Galileo non è
un episodio eclatante. Il fatto davvero interessante è
che Galileo abbia portato dentro alla scienza il
cannocchiale usandolo come strumento scientifico.
Il metodo della scienza
Un altro risultato storicamente decisivo dell’opera di Galileo, che fa di lui il padre della
scienza moderna, è l’individuazione del metodo della fisica, ossia del procedimento
che ha spalancato le porte ai maggiori progressi scientifici dell’umanità, da Newton
ad Einstein e ai giorni nostri.
Tuttavia in Galileo, non vi è una teoria organica del metodo, analoga a quella che
svolgeva Bacone nel Novum Organum, poiché egli, applica il metodo, più che
teorizzarlo filosoficamente. Ciò nonostante, nelle sue opere si trovano disseminate,
qua e là, talune preziose osservazioni metodologiche e alcuni tentativi di scandire o
di sintetizzare il procedimento della scienza. Ad esempio nel Saggiatore, nel Dialogo,
nei Discorsi, Galileo tende ad articolare il lavoro della scienza in due parti
fondamentali: il momento risolutivo o analitico e quello compositivo o sintetico. Il
primo consiste nel risolvere un fenomeno complesso nei suoi elementi semplici,
formulando un’ipotesi matematica sulla legge da cui dipende. Il secondo momento
risiede nella verifica e nell’esperimento, in modo tale che, se l’ipotesi supera la prova,
risultando quindi verificata, essa venga accettata e formulata in legge. Nella lettera a
Cristina di Lorena, Galileo scrive: “pare che quello degli effetti naturali che o la
sensata esperienza ci pone davanti agli occhi o le necessarie dimostrazioni ci
concludono, non debba in conto alcuno esser revocato in dubbio.”

Con l’espressione sensate esperienze, che alla lettera significa esperienze dei sensi,
con primario riferimento alla vista, Galileo ha voluto evidenziare il momento
osservativo-induttivo della scienza. Questo è il momento più comunemente noto del
metodo scientifico, denominato appunto sperimentale.
Con l’espressione necessarie dimostrazioni, Galileo ha voluto evidenziare il momento
raziocinativi o ipotetico-deduttivo della scienza, preponderante in altre scoperte. Le
necessarie dimostrazioni, o matematiche dimostrazioni, sono i ragionamenti logici,
condotti su base matematica, attraverso cui il ricercatore, partendo da un intuizione di
base e procedendo per una supposizione, formula in teoria le sue ipotesi,riservandosi
di verificarle nella pratica.
La compresenza, nella visione metodologica di Galileo, delle sensate esperienze e
delle necessarie dimostrazioni ha fatto si che nella storiografia del passato di Galileo
sia stato presentato talora come un sostanziale induttivista, cioè come un ricercatore
che dall’osservazione instancabile dei fatti naturali perviene a scoprire le leggi che
regolano i fenomeni; oppure, al contrario, come un convinto deduttivista,più fiducioso
nella capacità del ragionamento che in quella dell’osservazione.In realtà non è solo, o
prevalentemente, induttivista, né solo, o prevalentemente, deduttivista, perché è tutte
e due le cose insieme.
Innanzitutto, le sensate esperienze presuppongono sempre un riferimento alle
necessarie dimostrazioni, in quanto vengono assunte e rielaborate in un contesto
matematico-razionale.In secondo luogo esse, sin dall’inizio, sono “cariche di teoria”,
in quanto illuminate da un’ipotesi che le sceglie e le seleziona.
Anche le certe dimostrazioni, presuppongono sempre un loro implicito od esplicito
richiamo alle sensate esperienze. Innanzitutto l’esperienza fornisce la base e lo
spunto per le ipotesi, perchè le stesse intuizioni “geniali” non nascono nel vuoto, ma a
contatto con l’osservazione e lo studio dei fenomeni. In secondo luogo, intuizioni e
ipotesi, acquistano validità solo per mezzo della conferma sperimentale.
Il processo a
Per lungo tempo, e in particolare nel secolo

Galileo
scorso, la condanna di Galileo è stata avvolta
nei fiumi delle polemiche tra filo-clericali e
anti-clericali.
Ed infatti proprio dal clero provennero le prime
consistenti reazioni polemiche. Mentre i
Gesuiti mantenevano un atteggiamento
globalmente prudente, i Domenicani
cominciarono ad attaccare apertamente. Il
preoccupante allargarsi delle polemiche,
indusse il Santo Uffizio a passare ai teologi “la
faccenda copernicana”.
Questi, il 24 febbraio del 1616, dichiararono all’unanimità:
Assurda e falsa in filosofia e formalmente eretica la tesi eliocentrica
Assurda e falsa in filosofia e per lo meno erronea nella Fede la mobilità della Terra
Il 26 febbraio, Galileo veniva convocato, per ordine di Pio V , dal cardinale
Bellarmino e formalmente ammonito, in circostanze non del tutto chiare.
Ora, poiché nel fascicolo dell’Inquisizione, numerato pagina per pagina, non si
trova, in proposito, un documento valido e realmente autentificato, e poiché i
termini del verbale appariranno a Galileo, nel processo del 1633, “novissimi et
come inauditi” , parecchi storici sono giunti a negare l’esistenza di un precetto del
1616, ritenendolo un falso fabbricato più tardi, per avere prove scritte contro
Galileo.
Comunque stando a quanto scritto, Galileo, risultò essere stato ammonito di non
diffondere né tenere la teoria copernicana, senza con ciò che egli abbia abiurato.
Dopo anni di “silenzio” sul
copernicanesimo, nel 1632 Galileo,
pubblicò il Dialogo. Ma la stizza di
Urbano VIII e le pressioni degli
avversari di Galileo fece si che la
situazione precipitasse e che
l’Inquisitore di Firenze desse ordine di
sospendere la diffusione dell’opera.
L’accusa più forte nei contro Galileo fu
di aver trasgredito all’ordine il precetto
del 1616 che gli vietava d’insegnare o
diffondere la dottrina di Copernico.
Dopo aver negato le accuse, Galileo
modificò allora la sua posizione e
ammise di essere andato contro
l’ammonizione e di aver preso le difese
del sistema copernicano.
Il 22 giugno 1633 gli inquisitori emisero
la loro sentenza definitiva.
Nello stesso giorno, Galileo, in
ginocchio davanti ai cardinali della
Congregazione, pronunciò la sua
abiura al copernicanesimo.
Gli scritti
Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo:
Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo,
tolemaico e copernicano è un'opera di Galileo Galilei, in
forma di dialogo, pubblicata a Firenze nel 1632.
Il dialogo immaginario si svolge tra tre interlocutori: Salviati,
astronomo professionista, Simplicio, sostenitore delle
teorie aristoteliche, Sagredo, personaggio colto e
interessato nel dibattito, sebbene non sia astronomo
professionista. Ci sono riferimenti ad un quarto
personaggio, probabilmente lo stesso Galilei. Nel corso di
quattro giornate i tre dibattono sul sistema eliocentrico,
sull'andamento delle maree e sull'importanza dell'impiego
delle "sensate esperienze" per poter giungere a formulare
una teoria scientifica attendibile. Il metodo impiegato da
Galilei per sostenere le proprie opinioni, esposte per bocca
dei suoi personaggi, è piuttosto variegato: per le prime due
giornate impiega l'argomentazione confutativa; nella terza
si avvale dell'illustrazione tramite descrizione; nella quarta,
infine, impiega la conferma di ipotesi già formulate,
adducendo prove scientifiche.
Ecco una breve sintesi degli argomenti trattati nelle quattro giornate:
1° GIORNATA: confronto iniziale tra sistema copernicano (eliocentrico) e aristotelico-tolemaico
(geocentrico)
2° GIORNATA: il moto di rotazione giornaliera della Terra. In questa giornata, per spiegare il
fatto che l'uomo sulla terra non ne percepisce il movimento, poiché è solidale ad esso, si riporta
l'esempio di ciò che avviene all'interno di una barca in movimento.
3° GIORNATA: il moto di rivoluzione dela terra attorno al sole
4° GIORNATA: le maree (secondo Galileo dovute principalmente alla combinazione dei moti di
rotazione e rivoluzione).
Queste geniali contro-argomentazioni di Galileo, che oppongono il pensiero scientifico al “senso
comune” e ai pregiudizi culturali del passato, si ispirano tutte al cosiddetto principio della relatività
galileiana, secondo cui risulta impossibile decidere, secondo le esperienze meccaniche compiute
all’interno di un sistema chiuso, se esso sia in quiete o in loto rettilineo uniforme.

L'ultimo libro di Galileo, Discorsi e dimostrazioni


matematiche intorno a due nuove scienze attinenti alla
meccanica, pubblicato nel 1638 a Leida, in Olanda,
riesamina e perfeziona gli studi precedenti sul
movimento e, in generale, i principi della meccanica.
Quest'opera aprì una strada che avrebbe portato
Newton a formulare la legge della gravitazione
universale, collegando le leggi di Keplero sui pianeti
alla fisica-matematica di Galileo.
Inerzia ed
“Impetus”
La difficoltà fondamentale da superare era certamente quella che se la terra si muovesse allora
ce ne accorgeremmo ,anzi vi sarebbero effetti catastrofici . Secondo la fisica antica un corpo
che riceve una spinta si muove fino a che l'"impetus" che ha ricevuto non si esaurisce. Una
freccia scagliata non vola certo all'infinito ma si ferma appena la forza trasmessogli dall'arco si
esaurisce. Secondo il principio di inerzia della fisica moderna invece un corpo conserva il
movimento trasmessogli da una forza all'infinito. Se do un calcio al pallone questi si
muoverebbe all'infinito almeno fino a che non intervenga un'altra causa: infatti nello spazio
un'astronave si muove senza propellente per forza di inerzia. La freccia sulla terra invece si
ferma non perchè si sia esaurita la spinta ma perchè vi sono sempre forze di attrito (l'aria) e la
gravità (che la spinge verso la terra).
La teoria dell'impetus appariva chiara, evidente ,confermata dalla comune esperienza di ogni
giorno.la teoria dell'inerzia era di difficile comprensione,pareva assurda, smentita
continuamente dai fatti.
Galilei cercò di illustrare la teoria della inerzia facendo l'esempio di un a nave in movimento:le
mosche che si muovessero in una sua cabina non urterebbero contro le pareti come prevedeva
la teoria dell'impetus ma si muoverebbero in essa esattamente se come la nave fosse ferma.
Generalizzando modernamente si dice che Galilei ha enunciato il principio della relatività
classica (detta appunto anche di Galilei) secondo la quale nessuna esperienza fatta nell'ambito
di un sistema che si muove di moto rettilineo uniforme può evidenziare che esso sia fermo o in
movimento.
In realtà la terra non si muove con moto rettilineo uniforme ma ,sostanzialmente, se
ammettiamo il principio di inerzia ci spieghiamo perchè non riusciamo a renderci conto che la
terra è in movimento cosi come in un aereo (che avesse tutti i finestrini chiusi) non potremmo
mai sapere se ci muoviamo o siamo fermi.
Ma per i dotti del tempo era veramente difficile capire ,mancavano soprattutto fatti irrefutabili,
esperienze incontrovertibile che giustificassero l'abbandono di una legge naturale che appariva
evidente, incontrovertibile, legata ai fatti che tutti potevano constatare.

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