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I fondamenti della teoria del linguaggio Louis Hjelmslev

Il linguaggio, il parlare umano, offre un'abbondanza inesauribile di molteplici tesori. Il linguaggio inseparabile dall'uomo, e lo accompagna in ogni sua attivit. Il linguaggio lo strumento con cui l'uomo forma pensieri e sentimenti, stati d'animo, aspirazioni, volizioni e azioni, lo strumento con cui influenza ed influenzato, il fondamento ultimo e pi profondo della societ umana. Ma il linguaggio anche il sostegno ultimo, indispensabile dell'individuo, il suo rifugio nell'ora della solitudine, quando la mente lotta col problema dell'esistenza, e il conflitto si risolve nel monologo del poeta e del pensatore
Louis Hielmslev

Pag. 7-8 la specificit della struttura linguistica

(...) I fenomeni fisici, fisiologici, psicologici e logici di per s, non sono linguaggio, ma solo aspetti esterni e sconnessi di esso, scelti come oggetto di studio, non in nome del linguaggio ma in nome di fenomeni verso cui il linguaggio orientato. Lo stesso vale quando la lingua si considera poi, come chiave per la comprensione di queste descrizioni, come chiave per la comprensione di condizioni sociali e per la ricostruzione di rapporti preistorici fra popoli e nazioni (...)

Pag.7-8 Difficolt della conoscenza linguistica

(...) Per

segnalare un pericolo: cio che nella fretta di raggiungere l'oggetto della conoscenza, si trascuri il mezzo della conoscenza, cio la lingua stessa. Il pericolo reale perch il linguaggio tende per sua natura a non essere osservato, a essere un mezzo e non un fine (...)

Pag. 7-8 La novit della linguistica strutturale

Si arrivati molto tempo fa a capire che oltre alla filologia (lo studio della lingua e dei testi in quanto mezzo per una comprensione letteraria e storica) dovrebbe essere possibile una linguistica, cio lo studio della lingua e dei testi come fine a s stesso. Ci che venne a costituire il contenuto essenziale della linguistica tradizionale (storia linguistica e comparazione genealogica delle lingue) ebbe come scopo e come risultato non la conoscenza della natura del linguaggio, ma piuttosto la conoscenza di contatti fra popoli e di condizioni sociali storiche e preistoriche. Ma questa era ancora filologia. vero che, nelle tecniche di questo tipo di linguistica comparativa, pare spesso che si stia studiando la lingua stessa, ma non che un'illusione: quello che si studia sono i disiecta mebra della lingua, che non ci consentono di cogliere quella totalit che la lingua.

Pag. 8 La lingua come struttura e totalit costruita

La linguistica deve cercare di cogliere la lingua non come un conglomerato di fenomeni non linguistici (per esempio, fisici, fisiologici, psicologici, logici, sociologici), ma come una totalit autosufficiente, una struttura sui generis. Solo cos si pu imporre una trattazione scientifica al linguaggio in s stesso. Lo studio del linguaggio, coi suoi fini molteplici ed essenzialmente trascendenti, ha molti cultori. La teoria del linguaggio, col suo fine puramente immanente, ne ha pochi. A questo proposito la teoria del linguaggio non si deve confondere con la filosofia del linguaggio.

Pag.10 Antecedenti della teoria hielmsleviana

Raggiungeremo questo fine nel modo migliore se dimenticheremo il passato, fino a un certo punto, e ricominceremo dall'inizio in tutti i casi in cui il passato non ci ha tramandato niente di positivamente utile. Costruiremo in gran parte su quello stesso materiale empirico che stato studiato nelle ricerche precedenti e che, diversamente, interpretato, costituisce l'oggetto della teoria linguistica. (...) c' un teorico della linguistica che deve essere ricordato come un pioniere riconosciuto di questi studi, lo svizzero Ferdinand de Saussure.

Pag. 10-11La ricerca delle regolarit

Una teoria linguistica che voglia identificare la struttura specifica del linguaggio attraverso un sistema formale di premesse (...) de ve cercare una costanza che non sia ancorata a una qualche realt al di fuori del linguaggio ma che sia quel che fa di una lingua una lingua (di qualunque lingua si tratti) e che fa una lingua particolare identica a s stessa in tutte le sue manifestazioni

Pag. 11 Sistema e processo

A priori sembrerebbe generalmente valida la tesi che per ogni processo c' un sistema corrispondente in base a cui il processo pu essere analizzato e descritto per mezzo di un numero limitato di premesse. Bisogna presupporre che qualunque processo possa essere analizzato e descritto per mezzo di un numero limitato di elementi che ricorrono in varie combinazioni. Poi in base a queste analisi dovrebbe essere possibile ordinare questi elementi in classi secondo le loro possibilit di combinazione. Dovrebbe essere inoltre possibile costituire un calcolo generale ed esauriente delle combinazioni possibili.

Pag. 15 Il procedimento analitico: dalla classe al componente

La linguistica del passato. Quest'ultima (...) sale, nella formazione dei suoi concetti, dai singoli suoni ai fonemi (classi di suoni), dai singoli fonemi alle categorie di fonemi, dai vari significati singoli ai vari significati generali (...) in linguistica di solito chiamiamo induttivo questo procedimento (...) si arriva poi inevitabilmente all'astrazione di concetti che sono ipostatizzati come reali (i concetti grammaticali ottenuti per induzione...genitivo, dativo) (...)
(...)

Se partiamo dai presunti dati empirici, sono proprio questi dati ad imporci il procedimento opposto. Se a chi compia lindagine linguistica qualcosa dato [], ci il testo non ancora analizzato, nella sua integrit indivisa e assoluta. Lunico procedimento possibile [] sar unanalisi in cui il testo sia considerato come una classe analizzata in componenti, poi tali componenti siano considerati come classi analizzate in componenti, e cos via fino ad esaurimento dellanalisi. Questo procedimento si pu dunque definire brevemente come una progressione dalla classe al componente, non dal componente alla classe, come un movimento analitico e specificante, non sintetico e generalizzante, come lopposto dellinduzione, nel senso tradizionale della linguistica. Nella teoria linguistica, in cui questo contrasto venuto alla luce, questo procedimento (o altri che ad essi si approssimano) stato indicato col termine deduzione. (pag.: 15-16)

Una teoria raggiunger il massimo della semplicit se si baser solo su premesse che siano necessarie rispetto al suo proprio oggetto. Inoltre, per essere adeguata al suo scopo, una teoria deve produrre, in ogni sua applicazione, risultati che siano in accordo con i cosiddetti dati empirici (reali o presunti).(..)Crediamo che l'esigenza vagamente formulata qui sopra (l'esigenza del cosiddetto empirismo) sia soddisfatta dal principio che segue. In base a questo principio, che poniamo al di sopra di tutti gli altri, la nostra teoria si distingue immediatamente da ogni precedente tentativo di filosofia del linguaggio: La descrizione deve essere libera da contraddizioni (coerente), esauriente e semplice quanto pi si possa. Lesigenza dellassenza di contraddizioni ha la precedenza su quella della descrizione esauriente. Lesigenza della descrizione esauriente ha precedenza su quella di semplicit. (ib.: 13, 14, corsivi di LH)

Pag. 19 Il testo: l'oggetto empirico della teoria linguistica

Gli oggetti che interessano la teoria linguistica sono testi. Lo scopo della teoria linguistica di fornire un procedimento per mezzo del quale un dato testo possa essere compreso attraverso una descrizione coerente ed esauriente. (ib.: 19)

Pag. 37 Il concetto di funzione

Chiameremo funtivi di una funzione sono i suoi terminali, intendendo con funtivo un oggetto che ha funzione rispetto ad altri oggetti (...) .Chiamiamo funzione una dipendenza. Abbiamo adottato qui un senso del termine funzione che a met strada fra quello logicomatematico e quello etimologico (ib.: 37): (...) prima accostandoci al significato logico matematico, che l'entit ha dipendenze rispetto ad altre entit, in modo che certe entit ne presuppongono altre; e poi accostandoci al significato tecnologico, che l'entit funziona in una certa maniera, adempie un certo ruolo, assume una certa posizione nella catena (...)

Funzioni, processi, sistemi (pag. 40-41)


Unaltra distinzione importante per la teoria linguistica quella fra la funzione e o congiunzione, e la funzione o o disgiunzione. Questo ci che sottost alla distinzione fra processo e sistema: nel processo, nel testo, si ha un e, una congiunzione o coesistenza fra i funtivi che in esso entrano; nel sistema si ha un o, una disgiunzione o alternanza fra i funtivi che in esso entrano. Consideriamo lesempio (grafemico) mani pero Scambiando m e p, a e e, n e r, i e o rispettivamente, otteniamo parole diverse, cio mani, pani, mero, pero, meni, paro, mani, peno, mano, peri: queste entit sono catene che entrano nel processo linguistico (testo); daltra parte m e p insieme, a e e insieme, n e r insieme, i e o insieme, producono dei paradigmi che entrano nel sistema linguistico. In mani c congiunzione o coesistenza fra m, a, n, e i: abbiamo di fatto davanti agli occhi m, a, n e i; allo stesso modo c congiunzione o coesistenza fra p, e, r e o in pero. Ma fra m e p c disgiunzione o alternanza: ci che di fatto abbiamo davanti agli occhi o m o p; allo stesso modo c disgiunzione o alternanza fra a e e, n e r, i e o. In un altro senso si pu dire che le stesse entit entrano nel processo linguistico (testo) e nel sistema linguistico: m considerata come componente (derivato) della parola mani entra in un processo e quindi in una congiunzione, e considerata come componente (derivato) del paradigma m p m entra in un sistema e quindi in una disgiunzione. Dal punto di vista del processo m una parte, dal punto di vista del sistema m un membro. I due punti di vista portano a riconoscere due oggetti diversi poich la definizione funzionale cambia; ma unendo e moltiplicando le due diverse definizioni funzionali possiamo porci dal punto di vista che giustifica la nostra affermazione che si tratta della stessa m. In un certo senso possiamo dire che tutti i funtivi di una lingua entrano sia in processi sia in sistemi, contraggono sia congiunzione, o coesistenza, che disgiunzione, o alternanza, e che la loro definizione in casi particolari come congiunti o disgiunti, coesistenti o alternanti, dipende dal punto di vista da cui sono considerati. Nella teoria linguistica, in contrasto con la scienza linguistica tradizionale e come reazione deliberata ad essa, noi miriamo ad una terminologia non ambigua.

(...)

Chiameremo dunque correlazione la funzione o, e relazione la funzione e; chiameremo rispettivamente correlati e relati i funtivi che contraggono queste funzioni. Su questa base possiamo definire un sistema come una gerarchia correlazionale e un processo come una gerarchia relazionale. Ora, come abbiamo visto [], processo e sistema sono concetti di grande generalit, che non si possono limitare esclusivamente a oggetti semiotici. I termini sintagmatica e paradigmatica offrono designazioni speciali, pratiche e accettate largamente, per il processo semiotico e per il sistema semiotico rispettivamente. Quando si tratta di linguaggio nel senso ordinario del termine, che solo ci interessa qui, possiamo usare anche designazioni pi semplici: possiamo chiamare il processo testo, e il sistema lingua. Un processo e un sistema che gli appartenga (gli sottostia) contraggono insieme una funzione che, a seconda del punto di vista, si pu concepire come una relazione o una correlazione. [] [L]esistenza di un sistema presupposta necessariamente dallesistenza di un processo: il processo viene ad esistere grazie al fatto che c un sistema sottostante che lo governa e determina nel suo sviluppo possibile. Un processo inimmaginabile (perch sarebbe, in un senso assoluto e irrevocabile, inesplicabile) senza un sistema ad esso soggiacente. Daltra parte un sistema non inimmaginabile senza un processo; lesistenza di un sistema non presuppone lesistenza di un processo. Il sistema non viene ad esistere grazie al fatto che si trovi un processo. E dunque impossibile avere un testo senza una lingua ad esso soggiacente. Daltra parte si pu avere una lingua senza un testo costruito in tale lingua. Questo significa che la lingua in questione prevista dalla teoria linguistica come un sistema possibile, ma che nessun processo appartenente a tale sistema presente in maniera realizzata. Il processo testuale allora virtuale. (pag. 40-4)

Linguaggio, segni, figure


(pp. 47-51)

(...) Che la lingua sia un sistema di segni pare a priori unaffermazione fondamentale ed evidente, di cui la teoria linguistica deve tenere conto fin dallinizio. La teoria linguistica deve saperci dire che significato si possa attribuire a tale affermazione, e in particolare alla parola segno. Per il momento dovremo accontentarci della vaga concezione tradizionale. In base ad essa un segno (o, come si dice, anticipando una precisazione terminologica che introdurremo pi avanti, lespressione di un segno) caratterizzato in primo luogo dal suo essere un segno di qualcosaltro: peculiarit che stimola il nostro interesse, poich pare indicare che un segno definito da una funzione. Un segno funziona, designa, denota: un segno, in quanto si distingue da qualcosa che non segno, portatore di significato. Accontentandoci di questa concezione provvisoria, cercheremo, in base ad essa, di decidere fino a che punto si possa considerare corretta laffermazione che una lingua un sistema di segni.

Potrebbe parere che una certa analisi testuale provvisoria confermasse pienamente, nei suoi primi stadi, tale affermazione. Le entit generalmente chiamate periodi, proposizioni e parole paiono rispondere alla condizione indicata: sono portatrici di significati, e quindi segni, e gli inventari stabiliti da unanalisi compiuta secondo queste linee tradizionali ci porterebbero a riconoscere un sistema di segni soggiacente al processo dei segni. Qui, come altrove, interessante cercare di portare lanalisi il pi avanti possibile, per vedere se la descrizione esauriente e semplice al massimo. Le parole non sono i segni ultimi e irriducibili, come potrebbe indurre a pensare limperniarsi della linguistica tradizionale sulla parola. Le parole si possono analizzare in parti che, come le parole, sono a loro volta portatrici di significato: radici, elementi di derivazione, elementi inflessionali. Alcune lingue si spingono, sotto questo aspetto, pi avanti di altre. La desinenza latina -ibus non si pu risolvere in segni di estensione minore, ma un segno semplice portatore sia di un significato di caso che di un significato di numero; la desinenza ungherese di dativo plurale, in una parola come

magyaroknak (da magyar ungherese) un segno composito che consiste di un segno -ok, portatore di significato plurale, e di un altro segno -nak, portatore di significato dativo. Questanalisi non inficiata dallesistenza di lingue senza elementi di derivazione e di inflessione, n dal fatto che anche in lingue fornite di tali elementi si possono avere parole che consistono solo di una radice. Compiuta losservazione generale che unentit pu a volte avere la stessa estensione di unentit di grado superiore, e in tal caso deve essere trasferita inanalizzata da unoperazione allaltra, questo fatto non ci provoca pi difficolt. Lanalisi ha, appunto per questa ragione, la stessa forma generale in questo caso e in tutti gli altri, e si pu continuare fino ad esaurimento. Quando, per esempio, lanalisi di una parola italiana come grand-issim-i compiuta in questo modo, si pu vedere che essa contiene tre entit distinguibili portatrici di significato, che sono conseguentemente tre segni.

Suggerendo unanalisi cos avanzata su una base convenzionale, dovremmo forse sottolineare che il significato di cui si pu dire che ognuna di tali entit minime sia portatrice, si deve intendere come un significato puramente contestuale. Nessuna delle entit minime (comprese le radici) ha unesistenza indipendente tale che si possa attribuire allentit un significato lessicale. Ma dal punto di vista basilare che abbiamo scelto (analisi continuata in base alle funzioni nel testo) non sono percepibili altri significati che quelli contestuali, e qualunque entit (e quindi anche qualunque segno) definita in maniera relativa e non assolutamente, e solo in base al suo posto nel contesto. Da questo punto di vista non ha senso distinguere fra significati che appaiono solo nel contesto e significati a cui si potrebbe attribuire unesistenza indipendente, o, secondo gli antichi grammatici cinesi, fra parole vuote e parole piene. I cosiddetti significati lessicali in certi segni non sono che significati contestuali artificialmente isolati, o parafrasi artificiali di essi. In isolamento assoluto nessun segno ha significato; qualunque significato di segno sorge in un contesto, col che intendiamo contesto situazionale o contesto esplicito indifferentemente, poich in un testo illimitato o produttivo (una lingua viva) possiamo sempre trasformare un contesto situazionale in un contesto esplicito. Non si deve pensare per esempio che un sostantivo abbia pi significato di una preposizione, o che una parola abbia pi significato di una desinenza derivazionale o inflessiva. Paragonando unentit a unaltra possiamo parlare non solo di una differenza di significato, ma anche di tipi diversi di significato; ma riguardo a tutte queste entit abbiamo lo stesso diritto relativo di parlare di significato. Su ci non influisce il fatto che il significato, nel senso tradizionale, sia un concetto vago, che non conserveremo, procedendo, senza unanalisi pi precisa.

Ma cercando di analizzare le espressioni di segni nel modo indicato, lesperienza induttiva mostra che in tutte le lingue finora osservate si arriva a uno stadio nellanalisi dellespressione in cui non si pu dire che le entit ottenute siano portatrici di significato e quindi espressioni di segni. Sillabe e fonemi non sono espressioni di segni, ma solo parti di espressioni di segni. Che unespressione di segno, per esempio una parola o una desinenza, possa consistere di una sillaba e possa consistere di un fonema, non vuol dire che la sillaba sia unespressione di segno o che il fonema sia unespressione di segno. Da un certo punto di vista la i finale in grandissimi unespressione di segno, da un altro punto di vista essa un fonema. I due punti di vista portano a riconoscere due oggetti diversi. Possiamo conservare la formulazione secondo cui lespressione di segno i comprende un solo fonema, ma questo non equivale ad identificare lespressione di segno col fonema; il fonema i entra in altre combinazioni, in cui non espressione di segno, per esempio nella parola tirare. Queste considerazioni ci portano ad abbandonare il tentativo di compiere unanalisi in

segni, e ci inducono a riconoscere che una descrizione in base ai nostri principi deve analizzare contenuto ed espressione separatamente, e che ciascuna delle due analisi deve finire col fornire un numero ristretto di entit, a ciascuna delle quali non detto che debba necessariamente corrispondere unentit del piano opposto. Leconomia relativa nelle liste degli inventari di non segni rispetto a quelle degli inventari di segni corrisponde pienamente a quello che , presumibilmente, il fine del linguaggio. Una lingua , per il suo stesso fine, in primo luogo e soprattutto un sistema di segni; per essere pienamente adeguata essa deve essere sempre pronta a formare nuovi segni, nuove parole e nuove radici. Ma, con tutta la sua illimitata ricchezza, per essere adeguata una lingua deve essere anche facile da impiegare, pratica da apprendere e da usare. E, rispettando lesigenza di un numero illimitato di segni, ci si pu ottenere se tutti i segni sono costituiti da non segni il cui numero sia limitato, anzi, preferibilmente, limitatissimo. Questi non segni che entrano in un sistema di segni come parti di segni, saranno chiamati qui figure; si tratta di un termine puramente operativo, introdotto semplicemente per convenienza. Una lingua dunque organizzata in maniera che grazie a un gruppetto di figure e a disposizioni sempre nuove di esse, si possa costituire un numero larghissimo di segni.

Se una lingua non fosse cos organizzata, sarebbe uno strumento inutilizzabile per il suo fine. Abbiamo dunque ogni ragione di supporre che questo tratto la costruzione del segno in base a un numero limitato di figure costituisca un elemento basilare essenziale nella struttura di qualunque lingua. Le lingue dunque, non si possono descrivere come puri sistemi di segni; in base al fine che loro generalmente si attribuisce, esse sono in primo luogo e soprattutto sistemi di segni; ma in base alla loro struttura interna esse sono in primo luogo e soprattutto qualcosa di diverso, cio sistemi di figure che si possono usare per costruire dei segni. La definizione della lingua come sistema di segni si dunque rivelata, a unanalisi pi attenta, insoddisfacente. Essa riguarda solo le funzioni esterne della lingua, i suoi rapporti con i fattori non linguistici che la circondano, ma non le sue funzioni interne caratteristiche.

p.51 Segni e non segni

Leconomia relativa nelle liste degli inventari di non-segni rispetto a quelle degli inventari di segni corrisponde pienamente a quello che , presumibilmente, il fine del linguaggio. Una lingua , per il suo stesso fine, in primo luogo e soprattutto un sistema di segni; per essere pienamente adeguata essa deve essere sempre pronta a formare nuovi segni, nuove parole e nuove radici. Ma, con tutta la sua illimitata ricchezza, per essere adeguata una lingua deve essere anche facile da impiegare, pratica da apprendere e da usare. E, rispettando lesigenza di un numero illimitato di segni, ci si pu ottenere se tutti i segni sono costituiti da non segni il cui numero sia limitato, anzi, preferibilmente, limitatissimo. Questi non segni che entrano in un sistema di segni come parti di segni, saranno chiamati qui figure; si tratta di un termine puramente operativo, introdotto semplicemente per convenienza. Una lingua dunque organizzata in maniera che, grazie a un gruppetto di figure e a disposizioni sempre nuove di esse, si possa costituire un numero larghissimo di segni. (ib.: 51)

Fino ad ora abbiamo deliberatamente rispettato la vecchia tradizione secondo cui un segno in primo luogo e soprattutto un segno di qualcosa. In tal modo siamo certamente daccordo con la concezione popolare, e inoltre con una concezione largamente diffusa fra epistemologi e logici. Ma dobbiamo ora mostrare che tale concezione linguisticamente insostenibile, e qui siamo daccordo col pensiero linguistico recente. Mentre in base alla prima posizione il segno unespressione che rimanda a un contenuto esterno al segno stesso, in base alla seconda posizione (esposta in particolare da Saussure, e in base a Saussure da Weisgerber), il segno unentit generata dalla connessione fra unespressione e un contenuto. Per scegliere fra queste due posizioni bisogner vedere quale consenta la descrizione pi appropriata. Nel compiere la scelta eviteremo provvisoriamente di parlare dei segni, che sono appunto ci che cerchiamo di definire, e parleremo invece di qualcosa la cui esistenza crediamo di aver definito, cio della funzione segnica, che si pone fra due entit, unespressione e un contenuto. Su questa base potremo appurare se sia adeguato considerare la funzione segnica come una funzione esterna o come una funzione interna dellentit che chiameremo segno. Abbiamo introdotto qui espressione e contenuto come designazioni dei funtivi che contraggono la funzione in questione, la funzione segnica. Si tratta di una definizione puramente operativa, formale nel senso che, in questo contesto, non attribuiamo ai termini espressione e contenuto nessun altro significato.

Ci sar sempre solidariet fra funzione e (classe dei) suoi funtivi: una funzione inconcepibile senza i suoi terminali, e i terminali sono solo punti finali per la funzione e quindi inconcepibili senza di essa. Se la stessa entit contrae successivamente funzioni diverse, e pu quindi apparire selezionata da esse, si tratta, in ogni singolo caso, non di un medesimo funtivo, ma di funtivi diversi, oggetti diversi a seconda del punto di vista, cio della funzione che si prende in considerazione. Questo non ci impedisce di parlare della stessa entit da altri punti di vista, per esempio in base alle funzioni che entrano in essa (sono contratte dai suoi componenti) e la stabiliscono. Se diversi gruppi di funtivi contraggono una stessa funzione ci vuol dire che si ha solidariet fra la funzione e tutta la classe di questi funtivi, e che quindi ogni funtivo individuale seleziona la funzione.

(...) che da qualche punto di vista (per esempio quello

della logica normativa o del fisicalismo) si pu caratterizzare come privo di senso, ma che resta, ci nonostante, un contenuto. Se analizzando il testo trascurassimo di prendere in considerazione la funzione segnica ci troveremmo nellimpossibilit di delimitare i segni uno rispetto allaltro, e semplicemente non potremmo fornire una descrizione esauriente (e quindi empirica nel nostro senso della parola) del testo, rendendo conto delle funzioni che lo stabiliscono. Ci priveremmo semplicemente di un criterio obiettivo capace di fornire unutile base di analisi. (...)

Sostanza, Forma, Materia. Importanza dell''approccio comparativo (55-57)

() parrebbe giustificabile un esperimento in cui si confrontassero lingue diverse, estraendo o sottraendo il fattore comune ad esse e a tutte le altre lingue che si possono introdurre nel confronto. [] questo fattore comune sar unentit definita solo dal suo aver funzione rispetto [] a tutti i fattori che rendono le lingue diverse le une dalle altre. Questo fattore comune da noi chiamato materia. Cos troviamo che le catene: jeg vd det ikke (danese) I do not know (inglese) Je ne sais pas (francese) En tieda (finlandese) Naluvara (eschimese) nonostante le loro differenze, hanno un fattore comune, cio la materia, il senso, il pensiero stesso. Questa materia cos considerata esiste provvisoriamente come una massa amorfa, unentit inanalizzata definita solo dalle sue funzioni esterne, cio dalle sue funzioni rispetto a ognuno dei periodi citati.

Possiamo immaginare questa materia analizzata da molti punti di vista, soggetta a varie analisi diverse sotto le quali si presenterebbe come altrettanti oggetti diversi. La si potrebbe per esempio analizzare da questo o dal quel punto di vista logico o psicologico. In ognuna delle lingue considerate essa deve essere analizzata in maniera diversa: ci che si pu interpretare solo come indicazione del fatto che la materia organizzata, articolata, formata in maniera diversa nelle diverse lingue. () Vediamo dunque che la materia non formata che si pu estrarre da tutte queste catene linguistiche formata diversamente nelle singole lingue. Ogni lingua traccia le sue particolari suddivisioni allinterno della massa del pensiero amorfa, e d rilievo in essa a fattori diversi in disposizioni diverse, pone i centri di gravit in luoghi diversi e d loro enfasi diverse. E come una stessa manciata di sabbia che pu prendere forme diverse, o come la nuvola di Amleto che cambia aspetto da un momento allaltro. Come la stessa sabbia si pu mettere in stampi diversi, come la stessa nuvola pu assumere forme sempre nuove, cos la stessa materia pu essere formata o strutturata diversamente in lingue diverse. A determinare la sua forma sono soltanto le funzioni della lingua, la funzione segnica e le altre da essa deducibili. La materia rimane, ogni volta, sostanza per una nuova forma, e non ha altra esistenza possibile al di l del suo essere sostanza per questa o quella forma.

Vediamo dunque che la materia non formata che si pu estrarre da tutte queste catene linguistiche formata diversamente nelle singole lingue. Ogni lingua traccia le sue particolari suddivisioni allinterno della massa del pensiero amorfa, e d rilievo in essa a fattori diversi in disposizioni diverse, pone i centri di gravit in luoghi diversi e d loro enfasi diverse. come una stessa manciata di sabbia che pu prendere forme diverse, o come la nuvola di Amleto che cambia aspetto da un momento allaltro. Come la stessa sabbia si pu mettere in stampi diversi, come la stessa nuvola pu assumere forme sempre nuove, cos la stessa materia pu essere formata o strutturata diversamente in lingue diverse. A determinare la sua forma sono soltanto le funzioni della lingua, la funzione segnica e le altre da essa deducibili. La materia rimane, ogni volta, sostanza per una nuova forma, e non ha altra esistenza possibile al di l del suo essere sostanza per questa o quella forma.

Riconosciamo cos nel contenuto linguistico, nel suo processo, una forma specifica, la forma del contenuto che indipendente dalla materia ed ha con essa un rapporto arbitrario, e la forma rendendola sostanza del contenuto. Non occorre una lunga riflessione per vedere che lo stesso vale per il sistema del contenuto. Si pu dire che un paradigma in una lingua, e un paradigma corrispondente in un altra coprano una medesima zona di materia che, astratta da tali lingue, e un continuo amorfo inanalizzato entro cui lazione formatrice delle lingue pone delle suddivisioni.

Per esempio: in danese, prima jeg (io), poi vd (so, presente indicativo), poi un oggetto, det (ci), poi la negativa, ikke (non); in inglese, prima I (io), poi do, un concetto verbale che non rappresentato distintamente nel periodo danese, poi la negazione not (non), e solo alla fine know, il concetto di sapere (ma senza un concetto corrispondente a quello di presente indicativo nel danese ved, e senza un oggetto); in francese, prima io, poi un tipo di negazione (diverso per sia da quello danese che da quello inglese, poich non ha valore di negazione in tutte le combinazioni), poi so (presente indicativo), e infine un segno particolare che alcuni chiamano negativo, ma che pu significare anche passo; e, come in inglese, niente oggetto; in finlandese, prima un verbo che significa io non (o pi precisamente non io, poich il segno per io viene dopo; la negazione in finlandese un verbo flesso per la persona e per il numero: en io non, et tu non, ei lui non, emme noi non, ecc.), e poi il concetto sapere in una forma che, in altre combinazioni, ha significato imperativo; niente oggetto; in eschimese non-sapiente-sono-io-ci, un verbo derivato da nalo ignoranza, con suffisso per un soggetto in prima persona e un oggetto in terza persona.

Spettro dei colori in inglese e gallese gwyrdd green blue gray brown llwyd glas

Francese, Tedesco, Danese, Italiano

Trae

Baum

arbre

albero

Holz

bois

bosco

Skov

Wald
Foret Foresta

Questa figura e la seguente sono tratte da M. Del Ninno (www.etnosemiotica.it)

L'immagine rappresenta l'articolazione categorie di colore nelle lingue indiane dellamerica del nord Tratto da: Nancy Parrot Hickerson, Linguistic Anthropology, New York-Sidney: Holt, Rinehart and Winston, 1980, p.

Ancora sulla materia (pag.: 82-3)

In se stessa la materia non formata, non soggetta a formazione, ma solo suscettibile di formazione, di qualunque formazione; e se qui si trovano delle delimitazioni, esse appartengono alla formazione e non alla materia. La materia dunque in se stessa inaccessibile alla conoscenza, poich la premessa di ogni conoscenza unanalisi di qualche tipo; la materia si pu conoscere solo attraverso una qualche formazione, e non ha quindi esistenza scientifica indipendente da tale formazione.

Semiotiche linguistiche e non linguistiche (ib.: 114-5)


[ ]

il linguista [deve] considerare come proprio campo non solo la lingua naturale, ma qualunque semiotica, qualunque struttura sia analoga alla lingua []. Una lingua (nel senso ordinario) si pu considerare come un caso particolare di questo oggetto pi generale, e le sue caratteristiche specifiche, che riguardano solo luso linguistico, non incidono sulla definizione [generale di semiotica]. Qui di nuovo vogliamo aggiungere che non tanto questione di una pratica divisione del lavoro quanto di una identificazione definitoria delloggetto. Il linguista pu e deve concentrarsi, nella sua ricerca, sulle lingue naturali, e lasciare ad altri meglio preparati - in particolare ai logici - linvestigazione delle strutture semiotiche. Ma il linguista non pu impunemente studiare il linguaggio senza avere quellorizzonte pi vasto che gli offre un orientamento nei riguardi di altre strutture analoghe a quella linguistica. Da esse egli pu anzi trarre dei vantaggi pratici, poich alcune di tali strutture sono nella loro costruzione pi semplici che non le lingue, e sono per questo indicate come modelli nello studio preliminare.

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