Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
INTRODUZIONE
La consonante L, par. 23
La consonante R, par. 24
La consonante s, par. 25
I nessi Ou e GU , par. 29
N+consonante, par. 31
Metatesi, par. 37
Vocalismo, par. 39
Le palatali c e g, par. 41
La sibilante s, par. 46
Le consonanti 1 e n, par. 47
1’ (palatale), par. 48
n (palatale), par. 49
s (palatale), par. 50
La Z, par. 52
Le geminate, par. 53
Cons.+1, par. 54
l+cons., par. 55
r+cons., par. 57
par. 59'66
BIBLIOGRAFIA
Alla cara memoria di mio padre
INTRODUZIONE
Il Sardo è parlato in Sardegna e solo in Sardegna (sempre che non si voglia tener conto
del gran numero di emigrati che portano, parlano e praticano la lingua sarda fuori
dell’Isola). Ma non in tutta la Sardegna si parla Sardo: bisogna infatti escludere la Gallura
dove si parla un dialetto corso meridionale, Alghero dove si parla Catalano, e infine
Carloforte e Calasetta dove si parla ligure. Quanto al Sassarese bisognerebbe fare un
discorso a parte, vista la particolare origine storica di questo dialetto venutosi a formare nel
medioevo al tempo della penetrazione pisano'genovese e nato come lingua franca, come
effetto di contatto fra due tipi linguistici: quello sardo e quello continentale italiano (1).
La lingua sarda pur presentando ovunque le sue intrinseche caratteristiche: un
vocalismo tonico e atono conservativo (col mantenimento di I e U brevi latine, con
l’avversione alla sincope), una morfologia tutta sua propria (basti pensare alla formazione
del futuro e del condizionale: app a fài, ìast a bòlli, ancora analitici e non organici: l’uso
dell’articolo su, sa), una sintassi caratteristica (p. es. posposizione del possessivo,
posposizione dell’ausiliare nell’interrogazione, grande estensione dell’uso del gerundio, uso
della preposizione a davanti all’oggetto nominale: biu a tui "vedo te"), e infine un
patrimonio lessicale che è sostanzialmente lo stesso in tutto il dominio del sardo; pur
mantenendo dunque dappertutto le sue caratteristiche fondamentali, la lingua sarda può
dividersi in varietà dialettali; quante? a questa domanda non può darsi una risposta
unilaterale, si potrebbe andare da un minimo di due (il meridionale campidanese e il
settentrionale) fino a un massimo imprecisato e imprecisabile che coinciderebbe se non
proprio con ogni singolo paese, almeno con ogni circoscrizione geografica. Noi ci
atterremo alla partizione ormai classica che divide il Sardo in tre principali dialetti: il
Campidanese, il Nuorese, il Logudorese.
L’argomento di questo lavoro è la Fonetica del Campidanese da un punto di vista
diacronico (sarà seguito lo sviluppo, l’evoluzione di ogni singolo suono, nelle sue varie
posizioni, all’interno della parola e della frase, dalle origini latine fino all’epoca attuale, e
saranno esaminate anche, là dove è possibile, le fasi intermedie attraverso lo studio dei
documenti antichi e la comparazione delle aree geo'linguistiche). Non sarà però trascurato
un esame sincronico almeno di quelli che sono gli elementi caratteristici del nostro dialetto:
si pensi al sistema eptavocalico contro quello pentavocalico del Logudore'senuorese (par.
4) risultato di una particolare evoluzione fonetica; e sarà dato pure un quadro
sufficientemente ampio, anche se limitato ai fatti più importanti, del consonantismo. Una
considerazione binaristica del sistema fonologico campidanese ci ha inoltre portato ad
alcune interessanti ipotesi, che sarebbero per altro da approfondire ulteriormente, sul
mutamento vocalico condizionato dalle consonanti vicine (par. 11).
Quali le delimitazioni geografiche del Campidanese? Su tre lati esse sono assai ben
definibili: ci ha pensato il mare! sul lato settentrionale è invece praticamente impossibile
tracciare un confine, come sempre avviene, e non solo fra vari dialetti di una stessa lingua,
ma anche fra lingue più o meno affini. In questi casi non si deve pensare a un confine
obiettivo e ben definito, ma ci si deve accontentare di seguire una o più isoglosse relative a
quei fenomeni linguistici che si ritengono caratteristici di una determinata lingua o dialetto.
1
A questo proposito si veda A. Sanna, Il dialetto di Sassari, Cagliari, Edizioni «3 T» di G. Trois, 1975.
Nella nostra cartina (Carta n.1) abbiamo scelto come isoglosse più atte a delineare, sia pure
approssimativamente, il confine fra Campidanese e Logudorese'nuorese quelle relative alla
palatalizzazione di CE , CI latine (c’èntu contro kentu<CENTUM ) e quella relativa al
passaggio di ' E e 'O finali a 'i e 'u (fròri e bònus contro fròre e bònos<FLOREM e BONOS)
le due isoglosse però non sempre seguono lo stesso percorso per cui la prima di esse risulta
spostata verso sud a occidente dell’Isola e verso nord a oriente, rispetto alla seconda; vale a
dire che nella zona a nord di Oristano (Cabras, Riòla si ha il passaggio di ' E e 'O finali a 'i
e 'u mentre vengono mantenute le velari; viceversa nella Barbagia meridionale si ha il
mantenimento di ' E ed 'O finali mentre vengono palatalizzati i gruppi CE , CI sia pure in
maniera loro peculiare diversa dal resto del dominio campidanese (cfr. par.18). Come
considerare dunque queste due aree? Crediamo che questo sia un falso interrogativo: ciò
che conta è prendere atto di una situazione; il fatto che nella nostra cartina le si sia incluse
nel dominio campidanese non impedisce che altri, con gli stessi nostri diritti, possa
includerle nel dominio Logudorese'nuorese, almeno in una considerazione massimalista del
fatto; in una considerazione minimalista queste due zone dovrebbero essere espulse e
dall’uno e dall’altro dominio per restare così in una specie di limbo imprecisato e illusorio.
Ma, lo ripetiamo, è un falso discettare questo; infatti se prendessimo in considerazione delle
altre isoglosse, e altre se ne potrebbero prendere (p. es. quella che segna il confine fra l’area
che usa come articolo plurale is e l’area che usa invece sos, sas; quella che divide l’area in
cui la 'R' della desinenza dell’infinto cade: kantài, dall’area che invece conserva tale
consonante kantàre/ i) si moltiplicherebbero le zone da situare in quell’artificioso limbo di
cui si parlava. Possiamo così affermare in via generale che il Campidanese si parla in tutta
la metà meridionale della Sardegna (con l’esclusione di Carloforte e Calasetta) fino ad
arrivare a nord di Oristano e al versante meridionale del Gennargentu.
Quanto detto per la divisione dialettale del Sardo può dirsi per la divisione dei singoli
dialetti in varietà sub'dialettali. Anche qui confini precisi non se ne possono tracciare, ogni
area ha i suoi tratti caratteristici, ma ciò non toglie che alcuni centri di un’area possano
condividere alcuni'tratti propri dell’area finitima (ad esempio Nuràgus che abbiamo posto
nella zona della rotacizzazione, la quinta del nostro elenco che qui segue, dove 'L'
intervocalica passa ad 'R' uvulare, presenta anche il tratto della nasalizzazione proprio
dell’area finitima). Anche qui sarebbe meglio seguire delle isoglosse, almeno le principali
e/o le più caratteristiche (e lo abbiamo fatto, confrontra Carta n.2); la Carta n.1 rappresenta
la divisione sub'dialettale in maniera più generalizzata, meno obiettiva e precisa, ma più
facilmente afferrabile e utilizzabile.
Siamo arrivati a individuare otto varietà di Campidanese:
1) la zona più vasta che abbraccia la parte occidentale del dominio, dalle immediate
vicinanze di Cagliari fino ad Oristano. I tratti caratteristici della zona sono la caduta della '
N' intervocalica (par. 22) e il passaggio di 'L' intervocalica a 'b.' o 'u ' (par. 23);
2) la zona nord di Oristano che mantiene ancora intatte le velari;
3) la Barbagia meridionale in cui ' LJ ' passa a 'g’' o 'z’' e dove si hanno aspetti
particolari della palatalizzazione di CE , CI e il mantenimento di ' E ed 'O finali;
4) l’Ogliastra in cui 'CE ', 'CI' preceduti da vocale hanno come esito g’e', 'g’i'
(contro 'z’e', 'z’i' del resto del dominio) e in cui ' LJ '>'l’' contro 'll' e ' CJ 'e ' TJ '>'ss'
contro 'ts' (fìl’u, mèl’u, pùssu, pràssa contro fìllu, mèllu, pùtsu, pratsa);
5) la zona che chiameremo del Campidanese centrale che dalle immediate vicinanze
di Cagliari (secondo i dati dell’ALIT partirebbe già da Pirri e Monserrato) arriva fino al
Gerrei e al Sarcidano; il tratto caratteristico di questa zona è la rotacizzazione (con 'r'
uvulare) di 'L' intervocalica: sòri, màri, mèri=sòli, màli, mèli (confronta par.23);
6) il Sarrabus (Muravera, Villaputzu, San Vito) col caratteristico colpo di glottide per
'N' e 'L' intervocalici (cfr. par.22 e 23);
7) il Sulcis dove si ha pure la rotacizzazione di 'L' intervocalica pretonica e la caduta
di 'L' intervocalica postonica, e il passaggio di 'CJ' e 'TJ' a 'c’' contro ts (pùc’u, pràc’a
contro pùtsu e pràtsa);
8) resta una zona più difficile da definire e da specificare nei suoi tratti, essa
abbraccia Cagliari ed entrambe le fasce costiere del suo golfo fino a Teulada e Villasimìus
per estendersi ai centri dell’entroterra orientale fino ai limiti dell’Ogliastra. Questa zona
mantiene un tipo linguistico più affine all’origine latina (mantenimento di 'L' ed 'N'
intervocalici; anche se sarebbe da indagare la qualità fonetica di queste consonanti, che, in
alcuni centri della, zona, con la loro pronuncia intensa potrebbero far pesare a una loro
reintroduzione seriore che avrebbe sostituito degli esiti diversi; è inoltre proprio di
quest’area il passaggio di 'LJ' a 'll' e di 'TJ' a 'ts'). C’è da dire che i tratti caratteristici di
questa zona, o almeno alcuni di essi, agiscono come «norma colta» presso le altre varietà
dialettali (la parlata di Cagliari ha infatti esteso e ancora estende la sua influenza su tutto il
Campidano per ovvii motivi sociali e culturali) così che nelle varie aree si creano come due
«registri stilistici» usati a seconda della situazione e/o dei ceti sociali.
Bisognerà segnalare infine i centri di Isili e di Siurgus Donigala in cui si ha il
fenomeno del colpo di glottide rispettivamente per 'N' e per 'L' intervocalici. Questa
menzione va fatta non tanto e non soltanto per amore di precisione, quanto perché il fatto
che un determinato fenomeno sia rimasto isolato in alcuni centri, e geograficamente
spezzettato, quasi «sbrindellato», può testimoniare, almeno in via ipotetica, secondo ciò che
gli studi di geografia linguistica possono insegnarci, la primitiva più ampia diffusione di un
antico fenomeno, una volta esteso a tutto o almeno a buona parte del Campidanese. Il quale,
se presenta in linea generale un carattere maggiormente innovativo rispetto al Logudorese'
nuorese, non è certo esente dalla conservazione di certi tratti arcaici primitivi anche
preromani (basti pensare appunto al colpo di glottide e alla prostesi di a difronte a r'
iniziale: arròza<ROSAM).
TAVOLA DEI VALORI FONETICI
VOCALI
ä
ï vocali paralogiche con pronuncia sfuggente
ü
VOCALI NASALI
SEMIVOCALI
,-
SEMICONSONANTI
jw
CONSONANTI
p
b
t
d
f
v (tesa)
u. (rilasciata)
ts affricata sorda
dz affricata sonora
s (sorda)
z (= s sonora come in italiano fase, analisi, ecc.)
ć’ (suono palato'linguale sordo, cfr. par. 18, simile all’Italiano occhio, vecchio, ma
più centralizzato, con la lingua che sbatte contro il palato)
g (suono palato'linguale sonoro, cfr. par. 18)
m (nasale labiale)
n (nasale dentale)
n’ (nasale palatale come in Italiano compagno, segno, gnomo, gnocco, ecc.)
dh (suono cacuminale o invertito o retrofisso, proprio, oltre che della Sardegna, anche
della Corsica e di molti dialetti dell’Italia meridionale; esso rappresenta lo sviluppo
della geminata latina 'LL'; il suono viene assai spesso confuso con quello di '(d)d':
in realtà i due suoni differiscono per il fatto che quello cacuminale è originato da
un’articolazione che si ottiene retroflettendo la lingua verso il palato, mentre il
suono dentale '(d)d' si ottiene mediante un’articolazione che porta la lingua a urtare
contro gli alveoli dentali.
Osserveremo che nel Campidanese la geminata 'll', che continua il nesso latino 'LJ '
(FILIUM>fìllu, MULIEREM>mullèri, OLEUM>òllu, ecc.), ha anch’essa una articolazione
cacuminale, con il dorso della lingua molto inarcato contro il palato.
ABBREVIAZIONI E ACCORGIMENTI GRAFICI
cagl.=cagliaritano plur.=plurale
camp.=campidanese prerom.=preromano
cat.=catalano pres.=presente
coniug.=coniugazione sing.=singolare
cons.=consonante sp.=spagnolo
fr.=francese tosc.=toscano
ind.=indicativo voc.=vocale
log.=logudorese
par.=paragrafo
L’ACCENTO
1. ' L’accento in Sardo, come del resto in tutte le altre lingue neolatine, è espiratorio e
intensivo; esso cade di norma sulla stessa sillaba su cui cadeva nell’originaria sillaba latina.
Poche sono le eccezioni:
A) alcune sono comuni a tutte le lingue neolatine e riguardano spostamenti d’accento
già presenti nel latino volgare (eccezioni quindi soltanto rispetto alla norma del latino
classico):
1) le vocali i ed o toniche in iato diventano atone e l’accento si sposta sul secondo
elemento dello iato: MULIERE(M)>mullèri, LINTEOLU(M)>lentsòlu, FASEOLU(M)>fazòlu, ecc.;
2) il nesso consonatico occlusiva+liquida che in latino classico non faceva posizione
e non allungava quindi la sillaba precedente facendo sì che l’accento cadesse sulla terzultima
sillaba (INTEGRUM, COLOMBRUM entrambi proparossitoni), nella parlata volgare già
preclassica faceva invece posizione chiudendo la sillaba e allungandola in modo che su di
essa cadeva l’accento: si aveva cioè INTEGRUM(M)e COLOMBRU(M) (parossitoni) donde il
sardo intrèu e kolòru;
3) l’avverbio ILLOC diventa ossitono donde acamp. illoi/lloi (CV II, 1; VI, 3) camp.
dhòi (con i paragogica);
B) altre eccezioni sono tipiche del sardo e sono dovute all’azione analogica dei suffissi:
lassàna (accanto a làssana) ‘senape selvatica’<LAPSANA, kuìd.u (accanto a kùid’u, nuor.
kùb.id.u ‘gomito’<CUBITU(M) per analogia ai numerosi suffissi sardi in ànu, àna, ìd.u;
sono invece tipici del Campidanese i seguenti mutamenti d’accento: MERULA(M)>meùrra,
FERULA ( M )>feùrra, per analogia a nomi come tùrra; in modo simile si può spiegare
pitùrra<PECTORA (cfr. HLS 7);
C) sono inoltre tipici del Campidanese gli spostamenti d’accento nelle consecuzioni
verbo+pronome o particella avverbiale:
1) i pronomi mi, ti, si uniti ad un imperativo, ad infinito, ad un gerundio prendono
sopra di sé l’accento: lassamì, setsid.ì, narazì, kastiendumì, intendendizì, s’akwaizì,
akuaizì, ecc.; rimane comunque un accento secondario sulla sillaba in cui originariamente
cade quando non v’è aggiunta di pronome; per quanto riguarda le forme di imperativo
+pronome bisogna osservare che l’accento può cadere, tanto sul radicale quanto sul
pronome, a seconda dell’intonazione o dell’inflessione che si vuole dare al discorso
(làssami, kàstiad.ì);
2) i pronomi dhu, dha, dhus, dhas, dhi (<ILLUM/'AM/'OS, 'AS/I) uniti
encliticamente all’imperativo, fanno spostare 1’accento sull’ultima sillaba di questa
forma verbale: naràdhu, pig.àdha, lassàdhus, timìdhas, donàdhi, intendeìdhus, ecc.
(nàra, pig.a, làssa, tìmi intendèi, dina, eco.); nella zona settentrionale del dominio
campidanese si hanno anche forme con accento regolare: nàradhu, làssadhu ecc. così
come nei dialetti logudoresi e nuoresi: nàralu, làssalu, ecc.;
3) le consecuzioni di forma verbale+pronome personale (mi ti, si) +pronomi
dhu, dha, dhus, dhas hanno l’accento sul pronome personale: naramìdhu, lasseizìdhu,
arreg.ollid.ìdhus ‘raccoglieteli’ cirkad.ìdhas ‘cèrcatele’, faizìdhus ‘fateveli’, ecc.;
4) le consecuzioni di forma verbale+le particelle nc’s (<HINC ) e nde (<INDE)
+pronome hanno l’accento sulla particella avverbiale: bog.andèdhu ‘toglicelo’,
c’irkaminc’èdha, ecc.; le consecuzioni di forma verbale+pronome personale+particella
avverbiale hanno l’accento sul pronome: bog.amìnc’i ‘levamici’, c’irkad.ìnc’i ‘cerca
tici’, lassamìndi ‘lasciamene’, s’ob.ereissìndi, dromid.ìnc’i, ecc.;
5) i verbi latini in 'ERE (2a coniug.) ritraggono l’accento: TIMERE >tìmi(ri),
*
VIDERE>bìri, VOLERE <bòli(ri).
IL VOCALISMO
4. ' Le vocali toniche latine si mantengono inalterate nel Sardo e quindi anche nel
Campidanese, quando si prescinda dal fenomeno della scomparsa della quantità, fenomeno
che per altro va ascritto già al latino volgare. In tal modo uno dei tratti distintivi della
lingua sarda consiste nel mantenimento della I e della U brevi latine che non si sono fuse
(come in quasi tutto il resto della Romània) con la E con la O lunghe dando come risultato e
ed o (chiuse).
Lo schema dell’evoluzione del sistema vocalico latino in quello sardo è pertanto il
seguente:
LATINO: A (breve) A (lunga) SARDO: a
LATINO: E (breve) E (lunga) SARDO: e
LATINO: I (breve) I (lunga) SARDO: i
LATINO: O (breve) O (lunga) SARDO: o
LATINO: U (breve) U (lunga) SARDO: u
a
è ò
e o
i u
Le opposizioni /e/~/è/ ed /o/~/ò/ sono neutralizzate quando nella sillaba seguente compaia
la vocale [a] od [e]: 1’arcifonema sarà allora rispettivamente [è] ed [ò].
Ci pare opportuno mettere in evidenza che già Vincenzo R. Porru nel suo Saggio di
Grammatica sul dialetto meridionale, parte seconda, capo II, oltre che rilevare le regole
di pronuncia relative all’apertura o alla chiusura della e e della o (secondo quella che noi
4
Per maggiori approfondimenti sul problema si veda Ines Loi Crovetto: La metafonesi nell’Italiano regionale
di Sardegna in Lingua e Stile, X, 1 (1475) pp. 57'77.
oggi chiameremmo regola della presonanza o della metafonesi) rileva pure non soltanto
quelle che egli chiamava ‘eccezioni’ (che riguardavano per lo più il fatto che la e e la o si
pronunciano aperte anche quando segua una i o una u in quei casi che noi abbiamo
poc’anzi messo in rilievo), ma parlava anche di «voci equivoche», di parole, cioè che, in
tutto e per tutto uguali, differivano semanticamente soltanto per l’apertura della e e della
o:
«Notisi, che vi sono molte voci, che possono essere nomi, e verbi, come v.g.
arrestu l’arresto, deu arrestu, io arresto, decretu, il decreto, deu decretu, io
decreto, progettu, il progetto, deu progettu, io progetto, ecc. Occorrendo questi
equivoci l’e penultima si pronunzia sempre stretta ne’ nomi, e larga ne’ verbi.
E stretta E larga
«Notisi, che nelle voci equivoche, che occorrono tra i nomi, e i verbi, 1’o
penultimo é sempre chiuso ne’ nomi, ed aperto ne’ verbi, così p. e. in consò1u,
consolazione, consò1u, io consolo, perdònu, il perdono, perdònu, io condono,
sonnu, il sogno, sonnu, io sogno, sonu, il suono, sonu, io suono, ecc.
O chiuso O aperto
(pag. 69)
Il Porru aveva cioè già intuito il fenomeno di opposizione fonematica intercorrente
fra e ed è e fra o ed ò.
5. ' Esemplificazione dell’evoluzione del sistema vocalico latino in quello sardo
campidanese:
*
A (breve)>a MANU ( M)>mànu, CANE ( M )>kàni, LATUS >1àd.us, FAMEN >fàmini
A (lunga)>a PRATU ( M )>pràd.u, ANNU ( M )>ànnu, GRATIA ( M )>gràtsia,
CASEU ( M )>kàzu, CABALLU ( M )>kuàdhu
E (breve)>e PEDEM >pèi, SEPTE ( M )>sèti, LECTU ( M )>lètu, VENIT >bènid.i, EGO >dèu,
PETRA ( M )>pèrda, FENU ( M )>fènu, MEL>mèli, FEL>fè1i
E (lunga)>e TRES >très, PLENUM >prènu, ACETU ( M )>az’èd.u, BERBECE ( M )>breb.èi
I (breve)>i PILU ( M )>pìlu, NIVE ( M )>nì, PIRA ( M )>pìra, VINCERE >bìnc’iri,
PISCE ( M )>pìs’i
I (lunga)>i VINU(M)>bìnu, FILIU ( M )>fìl1u, AMICU ( M )>amìg.u, FORMICA ( M )>fromìg.a
O (breve)>o BONU ( M )>bònu, * VOLET >bòlid.i, OCULU ( M )>òg.u, COR >kòru,
NOCTE ( M )>nòti, FOCU(M)>fòg.u, LOCU ( M )>lòg.u, MOLA ( M )>mòla,
FORAS >fòra
O (lunga)>o VOCE(M)>bòz’i, SOLE ( M )>sò1i, NOMEN >nòmini
U (breve)>u NUCE(M)>nùz’i, CRUCE ( M )>krùz’i, DULCE(M)>dùrc’i, JUGU ( M )>g’ù,
BUCCA ( M )>bùka
U (lunga)>u MURU(M)>mùru, TU >tùi, MUNIA >mùng’a, FUMU ( M )>fùmu
6. ' Dittonghi:
5
Cfr. H. Lausberg: LR par. 243.
3) (iniziale)>je', fenomeno già diffuso nel latino volgare, ma che in Sardegna è
JA
proprio solo del Campidanese: JANUA(M)>(g’)ènna, JACCA ( M )>(g’)èka,
6
JANUARIU ( M )>g’ennàrg’u (cfr. log. jànna, jàka, jannàriu) ( ).
8. Il vocalismo atono.
Anche il Sardo, come le altre lingue neolatine, presenta una tendenza alla sincope
della vocale postonica dei proparossitoni. In realtà comunque bisognerà distinguere, nella
considerazione di tali vocali atone, fra le evoluzioni già avvenute nel latino volgare e
quelle avvenute nelle singole aree linguistiche in epoca romanza e protoromanza; ed
anche fra le evoluzioni proprie del latino volgare (poiché con tale termine, come si sa,
non si indica una lingua unitaria, ma un insieme di fenomeni che si estendono e talora si
diversificano in un tempo e in uno spazio quanto mai visti) il fenomeno della sincope non
si presenta in maniera uguale in tutta la Romània: così se in Sardegna abbiamo delle voci
come bìrdi, sòrgu, c’rob.èdhu che presuppongono voci latino'volgari sincopate comev
VIR’DEM, CER’BELLUM, SOC’RUM; abbiamo d’altra parte forme come nèula, pùliz’i,
meùrra, feùrra che presuppongono forme latino'volgari non sincopate: NEBULAM,
PULICEM, MERULA, FERULA, al contrario di altre lingue neolatine che presuppongono voci
latino'volgari sincopate, p. es. it. nebbia, pulce, merlo.
Anche in confronto alle altre lingue della Romània occidentale il Sardo si mostra più
conservativo nel mantenimento delle postoniche: FEMINA(M)>fèmina (sp. hembra, fr.
femme), HOMINE(M)>òmini (sp. hombre, fr. homme); ANIMA(M)>ànima (sp. alma, fr.
âme); così sono mantenuti gli infiniti proparossitoni in'ERE: VENDERE>bèndiri,
a
VINCERE>bìnc’iri; anzi il Sardo ritrae l’accento dei verbi della 2 coniug. latina:
*
TIMERE>tìmiri, MOVERE>mòviri, VOLERE>bòliri.
È comunque propria del Sardo la sincope di U nella sequenza 'CULU' (>c’lu):
OCULU(M)>òg.u, AURICULA(M)>orìg.a, MACULA(M)>màrga, ANNICULU(M)>annìg.u ‘animale
che ha superato un anno’, GENUCULU(M)>g’enùg.u.
È propria del Campidanese, e di tutto il Sardo, la caduta della postonica che sia
contemporaneamente preceduta e seguita da r: *MORERE>mòrri, SORORE(M)>sòrri,
QUAERERE>acamp. kèrri (forme come mòrriri, o log. mòrrere e kèrrere sono ricostruzioni
analogiche modellate sulle normali uscite dell’infinito, ma la presenza della r geminata
mostra in maniera evidentissima l’avvenuta sincope).
Normalmente sono conservate anche le intertoniche: RECORDARE>arreg.od.ài,
CANISTELLU(M)>kanistèdhu, MONTICELLU(M)>montiz’èdhu; abbiamo anche qualche esempio
di caduta dell’intertonica: ABORRESCERE>arròs’iri ‘stancarsi, venire a noia’,
ADHAERESCERE>arrès’iri ‘fermare, ritenere (in gola)’, fenomeno che però può essere favorito
dalla caduta della consonante sonora e dalla conseguente contrazione. Questa ipotesi anzi ci
sembra più probabile se teniamo presente che nelle CV si registrano forme come friida (XI,
5; XIII, 14)< FRIGIDAM e triigu (III, 2)< TRITICUM (cfr. avanti par. 20) che mostrano la
postonica ancora mantenuta (ancora dopo la caduta della consonante intervocalica) e non
ancora contratta con la tonica immeditamente precedente.
9. ' Il vocalismo atono campidanese presenta comunque una maggior mobilità e fluidità
rispetto al vocalismo tonico in quanto sono più frequenti i fenomeni di assimilazione e
dissimilazione o mutamenti dovuti all’influsso delle consonanti vicine. Le forme alternative
sono poi sempre possibili per cui possiamo avere forme diverse (cioè con vocalismo
conservativo e con vocalismo evoluto secondo i fenomeni di cui stiamo parlando) da paese a
6
Cfr. H. Lausberg: LR par. 259 e 332.
paese, da persona a persona, quando non addirittura nei vari atti di «parole» di uno stesso
singolo parlante.
Questa maggior flessibilità del trattamento delle vocali atone originarie latine è più
diffusa nel Campidanese di quanto non lo sia nel Logudorese e nel Nuorese che si
presentano, anche sotto questo aspetto, maggiormente conservativi.
it. camp.
r i d (ottare) r e d. (utài)
gr. – – – ––+
dies. – – – –––
diff. + + + +–+
7
Il passaggio di A in o è dovuto all’influsso della consonante labiale, cfr. sopra par. 11.
determinativo singolare: su, sa<IPSUM, IPSAM (il plurale campidanese is deriva da
IPSOS>issous, ma qui anzi che cadere la sillaba iniziale, è caduta la finale per una
generalizzazione della pronuncia del pronome IPSE in fonetica sintattica dopo monosillabo
uscente in consonante, p. es. ET ISSOS>et is(sos): la prima sillaba di issos viene attratta da et
e diventa enclitica, mentre la seconda sillaba cade. Il sardo campidanese antico aveva sus
corrispondente all’odierno log.'nuor. sos (cfr. M. L. Wagner: Flessione verbale e nominale
del Sardo antico e moderno, par. 17).
Altri esempi di aferesi: AMARICOSU(M)>marig.òzu ‘amaro’, *INVECTIVARE>betiài
‘altercare’, *IMBILLICU(M)>bìdhiu ‘ombelico’, INDE>ndi, HINC >nc’i, QUID DEU >ìta o ta
‘pronome che cosa(?)’, sp. apotecario>potekariu ‘farmacista’.
Prostesi: Di fronte ad R' iniziale è regolare nel Campidanese la prostesi di a e il
successivo rafforzamento di r, fenomeno che ritroviamo anche nel Guascone e che è da
attribuirsi al sostrato (come è noto il Basco ha avversione alla r' iniziale): RIVU(M)>arrìu,
ROSA(M)>arròza, it. Ricco>arrìku, RUBEU(M)>arrùb.iu, RIDERE>arrìri, sp. rector>arretòri
‘parroco’, ecc. Questo fenomeno non lo si ritrova più nel Logudorese e nel Nuorese, ma lo
si ritrova nei dialetti barbaricini e nelle zone di confine fra Logudorese e Campidanese; in
queste parlate però la vocale prostetica non sempre è a: essa sarà a se alla r segue una a,
sarà e se alla r segue una e od una i, sarà o se alla r segue una o od una u: RUERE>orrùere,
RIVU ( M )>errìu, RANA (M)>arràna, ROSA (M )>orròza, ecc. Questo fenomeno (dipendenza
della vocale prostetica dalla vocale successiva) lo si ritrova nel Basco; è quindi certo che
questo fosse il fenomeno originario prima diffuso in tutto il Campidano: in un secondo
tempo nel dominio meridionale si è diffusa la vocale prostetica a, generalizzata in tutte le
posizioni. Nelle CV troviamo il fenomeno nelle forme originarie: erriu, orroglu (= arrog.u
‘pezzo, parte’)<ROTULU(M) (XIII, 7).
Meno frequente che nel Logudorese e nel Nuorese (dove il fenomeno è regolare) è la
prostesi di i di fronte a s+cons.: iskòla, iskàla, is’ìmpru accanto a skòla, skàla, s’ìmpru.
Ci sembra difficile, contrariamente a quanto afferma il Campus (8) ed anche il Wagner
che la generalizzazione della prostesi di fronte a s+cons. dipenda dall’influsso analogico
delle parole che in latino cominciavano con EX' O DES '; più probabile è che la prostesi si
sia avuta, in principio, in fonetica sintattica sebbene, come dice il Lausberg, «nel Sardo, lo
sviluppo della vocale paragogica ha reso del tutto oscure le condizioni fonosintattiche di
prostesi: essa venne estesa nel Logudorese, mentre nel Campidanese (sul modello italiano)
è venuta meno» (9), ma è pure possibile (cfr. lo stesso Lausberg) (10) che il fenomeno sia
dovuto ad una reazione di sostrato. Tale reazione dovette essere certamente più forte nella
Sardegna settentrionale che in quella meridionale più intensamente romanizzata e dove più
forte è stata l’influenza linguistica italiana. Questa diversa condizione può essere
confermata dal fatto che nel dominio logudorese'nuorese si ha la trasformazione di s in r/l
davanti a consonante sonora (dirgràtsia/dilgràtsia, irdentàu, irbàllu/ilballu, sar
dèntes/sal dèntes, sor bòes/sol bòes) e addirittura la trasformazione di r in s difronte a
occlusiva sorda: kaskàre=karkàre, koskàre=korkàre, bustèdhu=burtèdhu,
batoskèntu=batorkèntu. Inoltre la qualità fonetica della s del dominio settentrionale è
diversa da quella del dominio meridionale (è cioè più intensa) e questo fatto è connesso con
le trasformazioni di s+cons. testé citate. Questa intercambiabilità distribuzionale di s con
r/l doveva portare a sentire la sibilante e le liquide in certo modo simili per cui era
impossibile un nesso iniziale s+cons. così come lo era, e lo è, quello di r/l+cons.
Condizioni queste che dovettero forse esistere anche in Campidano come prova il fatto che
8
G. Campus: Fonetica del dialetto logudorese, Torino 1901.
9
Cfr. H. Lausberg LR 353
10
Cfr. H. Lausberg LR 104
nel Sulcis (area particolarmente conservativa del dominio campidanese) la s ha una qualità
fonetica, un’articolazione simile a quella del dominio logudorese'nuorese e che alcuni
centri del dominio meridionale (Barbagia meridionale, alcuni centri ogliastrini) mostrano il
passaggio di s+cons. sonora in r/l+cons. sonora.
Tali condizioni dovettero essere radicalmente mutate dalla più intensa romanizzazione
del Campidano per cui la sibilante e le liquide dovettero essere sentite come appartenenti a
due qualità nettamente distinte.
Il Campidanese presenta addirittura il fenomeno dell’aferesi di vocale che preceda
s+cons.: AESTATE ( M )>stad.i, EXCUTERE >skùd.iri, EXCEPTIS >s’èti,
*
EXFINDICARE >s’endiài, cat. astor>stòri, sp. espantar>spantài.
Epentesi: frequente specie nei dialetti rustici per evitare nessi consonantici (soprattutto
occlusiva + r, r+occlusiva); il fenomeno si riscontra particolarmente nei prestiti: it.
libro>lìburu, it. litro>lìturu, it. Giornata>g’errunàd.a, ALGA>àlig.a. L’epentesi è regolare
nei dialetti della Barbagia meridionale (HLS 73): làbaras<LABRU(M),
kolòv.uru<COLOBRU(M), c’ilìv.uru<CIRIBRU(M).
Paragoge: Già s’è detto nel capitolo precedente che agli ossitoni si aggiunge una
vocale paragogica poiché il Sardo mal tollera le parole accentate sull’ultima sillaba:
TU >tui, IN HOC >innòi ‘qui’, ecc.
L’aggiunta di una vocale paragogica è norma quando una parola termina in consonante.
Vediamo comunque più dettagliatamente:
per la 's la paragoge è norma quando la parola è in pausa ma non si trovi in fonetica
sintattica: mànuzü, pèrdazä, pèizï, dìd.uzü, timèizï; però mànus pitìkazä, pèis tròtuzü, tùi
bènis kìtsi, bozàtrus timèis kùstu, sono comunque normali le assimliazioni difronte alle
consonanti m, n, 1, r, s: mànu llòngazä, dìd.u mànnuzü, kussa rròd.azä, i nneb.òd.izï, i
ssòrrizï, l’assimilazione è frequente anche difronte a occlusiva sonora: i bbòizi, pèi
ggrùssuzü, kussa bbàkazä;
per r abbiamo l’esempio di COR >kòru dove la vocale paragogica è costantemente
presente e il nome è analogicamente equiparato ai nomi uscenti in 'u (anche se l’apertura
della o tonica rivela le condizioni originarie); abbiamo poi SEMPER>sèmpiri;
per 'l: MEL >mèli, FEL>fèli;
per t: CAPUT >kàb.ud.u; alle terze persone verbali si aggiunge una vocale paragogica
e la 't, venendosi a trovare in posizione intervocalica digrada a d. conformemente alla
norma: VENIT>bènid.i, TIMET>ùmid.i, NARRAT>nàrad.a, CASTIGABAT>kastiàd.a,
VENIAT>bèng’ad.a; in fonetica sintattica, difronte a parole inizianti per vocale, non si ha
aggiunta di vocale paragogica ma la 't digrada ugualmente a d: bènid. anànti, arrùid. a
tèrra ‘cade a terra’, bèssid. a fòrazä ‘esce fuori’; in fonetica sintattica difronte a consonante
la 't può essere seguita da vocale paragogica e digradare conseguentemente nella fricativa
d., oppure può cadere, ma in tal caso la presenza della t continua ad agire in quanto la
consonante successiva, anche se soggetta a digradamento, non digrada: pàpad.a g.ùssu //
pàpa kùssu ‘(egli) mangia quello’<PAPPAT, ma pàpa g.ùssu (imp.) ‘mangia quello’<PAPPA,
bènid.i g.ìtsi // bèni kìtsi ‘(egli) viene presto’<VENIT, ma bèni g.ìtsi (imp.) ‘vieni
presto’<VENI (cfr. anche avanti par. 17);
il nesso 'NT viene mantenuto inalterato con costante aggiunta di vocale paragogica,
tranne nel caso che al nesso segua una parola iniziante per vocale (al contrario del
Logudorese'nuorese dove il nesso finale 'NT viene reso con n+voc. parag.): nàranta,
fàinti, bèninti, timìanta, movìanta, pìg.inti, sèrrinti, bènint a dòmu, mòvinti is pèizi
‘muovono i piedi’, arrùint a tèrra ‘cadono a terra’; la vocale paragogica di SUNT è i per
analogia con i verbi della 2a e 3a coniug.: SUNT<sùnti;
EST<èsti; in fonetica sintattica si hanno però due forme: èsti ed è: èsti mànnu/è
mànnu; èsti b.àg.u/è pàg.u; se segue parola iniziante per vocale la forma è sempre est: est
ìssu, est in sa mèza;
per 'N abbiamo il caso dei sostantivi uscenti in 'EN, ad essi si aggiunge sempre la
vocale paragogica 'i: NOMEN>nòmini, LAETAMEN>lèd.àmini, FLUMEN>frùmini.
Come s’è visto le vocali paragogiche sono in Campidanese 'a, 'i, 'u; la loro scelta
dipende in linea di massima dalla vocale che le precede: si ha 'a se precede a, si ha 'i se
precede 'e o 'i, si ha 'u se precede o od u. Alcune ‘eccezioni’ a questa norma sono dovute
all’influsso analogico, già abbiamo visto sùnti<SUNT; abbiamo poi kràzi per analogia con
èrizi ‘ieri’ (HLS 87). L’articolazione delle vocali paragogiche è in genere quella di vocale
piena; è però ultrabreve (ä, ï, ü) nei plurali e spesso nelle altre uscite in 's; sovente anche
nelle terze pers. sing. soprattutto nel corpo della frase (non in pausa).
Cambio di vocali finali:
* C L U S U R A > k r e z ù r i , GLEBA(M)>lèa/lèi, MODJU(M)>mòi, it. giovane>g’òvanu (cfr.
avanti par. 39) forse per influsso della fonetica sintattica (HLS 394).
15. Vocali nasali. In una buona parte del dominio campidanese la 'N' intervocalica
cade nasalizzando la vocale precedente (cfr. avanti par. 22). Si producono così delle vocali
nasali che si oppongono fonologicamente alle rispettive orali:
Tale opposizione è presente anche nei dialetti del Sarrabus dove la 'L' intervocalica ha
come esito 'h’' (colpo di glottide), così come la 'N' intervocalica che però nasalizza la
vocale precedente:
Inoltre la nasalizzazione contribuisce ad aumentare il numero degli ossitoni (che in tal caso
vengono tollerati), in quanto, se la 'N' viene a trovarsi fra due vocali uguali di un
parossitono, le due vocali si contraggono in un’unica vocale nasale: LANA(M)>là,
UNU ( M )>ú, kìni=kì.
CAPITOLO III
IL CONSONANTISMO
16. ' Il consonantismo campidanese è più innovativo rispetto a quello degli altri dialetti
sardi. Così se per alcuni fenomeni si distingue dal Nuorese andando di pari passo con il
Logudorese (p. es. il digradamento delle consonanti occlusive sorde in posizione
intervocalica nelle rispettive fricative sonore, che sono invece conservate nel Nuorese), per
altri fenomeni si distacca invece sia dal Nuorese che dal Logudorese (p. es. la
palatalizzazione di C e G difronte alle vocali E ed I: c’èlu e g’èlu, mentre gli altri dialetti
mantengono i suoni velari: kèlu e gèlu).
Si possono inoltre tracciare suddivisioni sub'dialettali in base agli sviluppi delle
consonanti 'n', '1', 'r' e dei nessi originali 'TJ' e 'CJ'. Per alcuni fenomeni però il
Campidanese presenta, se non la più antica (propria come al solito dei dialetti nuoresi), per
lo meno una fase antecedente rispetto a quella raggiunta dal Logudorese (così, come per il
vocalismo, il Campidanese mantiene la prostesi di a dinanzi ad r', non più conservata nel
dominio logudorese e in buona parte di quello nuorese): si tratta degli esiti dei nessi 'NJ' e '
RJ' che sono 'ng’' e rg’ per il Campidanese, mentre sono ndz e rdz per il Logudorese e
parte del Nuorese.
Tratteremo qui, dapprima le consonanti semplici nelle loro varie posizioni: all’interno
della parola e della frase (posizione iniziale, intervocalica, finale, pre' e post'consonantica,
intervocalica in fonetica sintattica), in secondo luogo tratteremo i nessi consonantici
(anch’essi, eventualmente, nelle loro varie posizioni) le consonanti geminate, e, infine, altri
fenomeni consonantici vari (metatesi, assimilazione, dissimilazione, ecc.).
1
Cfr. A. Badìa Margarit: Gramatica histórica Catalana, Barcelona, Editorial Noguer, 1951.
2
Cfr. G. Rohlfs: Grammatica storica dell’Italiano e dei suoi dialetti, vol. I, par. 216, Torino, Einaudi, 1966.
Un caso analogo ai precedenti 'può essere quello di ADDUCERE>batìri/betìri/bitìri
‘portare’ in cui si può pensare a una ritrazione dell’accento nella 1a ind. pres.:
ADDUCO >bàtugo>bàtuo>bato/ u donde l’infinito batìri (log. batìre, nuor. batùre, acamp.
batùri: CV XVI, 5; batùsi XII, 4, XIII, 10<ADDUXI).
Altri casi di caduta di 'C' intervocalica sono breb.èi<BERBECE(M) ‘pecora’,
màrdi<MATRICE(M) ‘scrofa’, in quest’ultimo caso si può pensare ancora una volta al fatto
che la 'C' si trova in ultima sillaba di un proparossitono almeno per màrdi; per brèb.èi si
può pensare ad una azione analogica di màrdi vista l’affinità semantica oltre che fonetica
delle due parole.
Posizione finale: per ' T abbiamo le terze sing. di tutte le forme verbali; in queste
forme la ' T o cade o resta con l’aggiunta di vocale paragogica e conseguente digradamento
di 'T' in 'd.': VENIT >bèni/ b è n i d . i , NARRANT>nàra /nàrad.a, DORMIT>dròmi/dròmid.i,
CREDEBAT>kreìa/kreìad.a, VENDEBAT>bendìa/bendìad.a, VENIAT>bèng’a/bèng’ad.a,
FACIAT>fàtsa>fàtsad.a.
C APUT>kàb.ud.u.
Il gruppo finale 'NT delle terze plur. delle forme verbali si mantiene con l’aggiunta di
vocale paragogica: NARRANT>nàranta, TIMENT>tìminti, VENIUNT>bèninti,
CREDEBANT>kreìanta.
E S T >è/èsti.
Abbiamo anche qualche caso di 'C: si tratta in genere di avverbi di luogo; in queste
forme si ha l’aggiunta di vocale paragogica e, nella maggior parte del dominio
campidanese, la caduta della consonante: ILLOC >dhòi/dhùi, IN HOC >innòi/innùi,
ILLAC >adhàe (nell’Ogliastra e nella Barbagia meridionale abbiamo forme innòz’i,
innòg’i ed anche innòz’i; log. innòg.e, nuor. inòke) ‘qui’.
HINC >'nc’i: torrànc’i, poninc’i, a nc’i bog’ài, ecc.
FAC >fài.
18. La questione della palatalizzazione di CE, CI e GE, GI latini. È noto che per quanto
riguarda l’esito di CE, CI si ha una differenziazione fondamentale all’interno della lingua
sarda, differenziazione che divide praticamente il dominio del Sardo in due parti: il meridione
che palatalizza le originarie occlusive velari latine (CE', CI >c’e', c’i'; CE', CI > z’e , z.i
,), il settentrione e il centro montano che conservano invece le velari (CE', CI'>log. nuor. ke',
ki'; CE', 'CI'>log. 'g.e', 'g.i', nuor. 'ke', 'ki').
Diverse sono state le ipotesi riguardanti la palatalizzazione campidanese; ricordiamo che
il Wagner (FILS 111) ascrive questo fenomeno all’influsso esercitato dai Pisani sul
Campidanese nel corso della loro dominazione durante il medioevo, mentre l’antico
campidanese avrebbe mantenuto anch’esso, come il Logudorese, gli originali suoni velari, e a
suffragare questa ipotesi egli porta l’esempio di alcune parole che, non avendo
corrispondente toscano, hanno mantenuto la velare: CITIUS >kìtsi, CYTONEA(M)>kid.òng’a,
melag.id.òng’a.
In realtà la questione è meno semplice di quanto possa apparire. Noteremo innanzitutto
che l’esito di 'CE', 'CI' intervocalici non è lo stesso in tutto il dominio campidanese; infatti
nell’Ogliastra l’esito di 'CE', Ci intervocalici non è la palatale spirante sonora ('z’e', 'z’i')
come nella maggior parte dell’area campidanese, ma è una palatale occlusiva sonora ('g’e', '
g’i') : nùg’i<NUCE (M), krùg’i<CRUCE(M), bòg’i<VOCE(M), àg’ina<ACINA(M), su g’èlu=su
z’èlu, ecc. Nella zona sud'barbaricina si hanno invece quei suoni che il Bottiglioni definisce
«palato'linguali» (3) [ğ] (e che noi in un’analisi binaristica distingueremo da [g’] e da [dz]
così come segue:
'CE ', ' CI '>'g.e', g.i > ğe , ği > g’e', g’i > z’e', z’i .
L’influsso del toscano può aver giocato semmai nell’evoluzione g’e', g’i > z’e,
z’i secondo la proporzione tosc. c’e', c’i : s’e, s’i =camp. 'g’e', 'g’i', : 'z’e', 'z’i' (se
p. es. c’èna=la s’èna allora nùgi=nùz’i).
Le obiezioni del Wagner il quale afferma, come già visto, che alcune parole (kìtsi,
kid.òng’a) che non trovano corrispondente nel toscano, manterrebbero il suono velare,
possono essere respinte sia perché vi sono tante altre parole che tale corrispondenza non
hanno e che pure mostrano l’avvenuta palatalizzazione (basti pensare a c’ilìv.ru,
c’iv.ràz’u, addirittura a c’èa di probabile origine preromana=log.'nuor. kèa, kèja); sia
perché la conservazione delle velari nelle già menzionate parole può spiegarsi come un
caso di dissimilazione tendente a evitare il susseguirsi di due suoni palatali.
Più difficile è stabilire la cronologia, sia pure relativa, dell’evoluzione di questi suoni.
Il Guarnerio (5) si dice sicuro che la grafia delle Carte Volgari Cagliaritane mostra
inequivocabilmente che i suoni in questione fossero palatalizzati in posizione intervocalica;
lo studioso basa questa affermazione sul fatto che gli originari 'CE', CI sono sempre resi
graficamente con 'ge', gi (iudigi, fegerat, iligi, ecc.) mentre le stesse CV non
disconoscono grafie 'ch'; l’ipotesi del Guarnerio non è da respingere a priori, anzi noi
3
Cfr. G. Bottiglioni: Leggende e tradizioni di Sardegna, Genève, Leo S. Olschki, 1922; Saggio di fonetica
sarda, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1919.
4
Cfr. G. Bottiglioni: Leggende e tradizioni di Sardegna, cit., pag. 97'101. Per Dèsulo ne abbiamo conferma
anche da un’indagine da noi personalmente effettuata.
5
P.E. Guarnerio: L’antico campidanese dei secoli XI XIII secondo le antiche carte volgari
dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1906.
sostanzialmente l’accettiamo, ma i fatti da lui invocati non sembrano probanti, sia perché,
come già disse il Wagner (HLS 111) anche in testi logudoresi troviamo grafie 'ge', gi per
suoni sicuramente velari, vista l’area di provenienza; sia perché aggiungeremo noi, la grafia
'ge', gi si incontra nelle CV per suoni che dovevano essere e sono ancor oggi velari
gittari, gettari (oggi gettài), bogei (oggi bóg.id.i, bog.èssid.i, ecc.).
Le CV mostrano comunque una situazione molto complessa: da una parte troviamo la
palatalizzazione sicuramente già avvenuta per quanto riguarda GE e GI, lo testimoniano le
grafie ienniru (XIII, 4, 10; XIV, 14)<GENERU(M) (=1og.'nuor. gèneru) là dove la i+voc. è un
allografo di g+e, i (cfr. le varianti ienna/genna; Jorgi/Giorgi, jenezzariu/genezzariu) e indica
chiarissimamente un suono palatale. D’altra parte abbiamo però delle grafie che dovrebbero
rappresentare dei suoni ancora velari (k+i, e; ch+i, e) in posizione iniziale o
postconsonantica: kertu, kida, kidru (XVII, 11), binkidu (XVI, 3), archiepiscopadu, merkei
(XII, 2), pischina (XI, 2), piskina (MI, 7), connoschit (XII, 5).
Si sarebbe tentati di concludere che la palatalizzazione delle velari sia avvenuta in epoca
relativamente tarda e a partire dalla posizione intervocalica; due fatti, oltre le grafie delle CV,
proverebbero quanto andiamo dicendo:
1) nella Barbagia meridionale (Tonàra) si ha una situazione simile a quella mostrataci
dagli antichi documenti cagliaritani, si ha cioè la palatalizzazione delle velari in posizione
intervocalica e il loro mantenimento in posizione postconsonantica e iniziale assoluta (6);
2) sempre nella Barbagia meridionale (Dèsulo, Aritzo, Làconi) si ha la palatalizzazione
anche del pronome interrogativo'relativo: kì, kìni=c’ì, c’ìne (...z’ì, ...z’ìne/...ğì, ...ğine in
posizione intervocalica); su z’ì ‘ciò che’, de gìn èste? ‘di chi è?’, e parìa c’i z èsse gòfiu
b.apàri vintsez is pèldaza ‘e pareva che si fosse voluto mangiare perfino le pietre’ (G.
Bottiglioni: Leggende e tradizioni di Sardegna, cit. pagina 101). Questo fatto prova che la
palatalizzazione campidanese è alquanto tarda se ha potuto colpire anche le antiche
labiovelari già ridotte a velari (QUI>ki). Ci si potrebbe chiedere come mai tale
palatalizzazione sia oggi presente solo in questa ristretta zona sud'barbaricina, potremmo
rispondere che il mantenimento della velare del pronome interrogativo'relativo poteva trovare
forza dalle posizioni postconsonantiche (anche originarie a ki contro *de g’i così come a
tèrra contro de d.èrra) e dal fatto che questo pronome molto spesso si trova all’inizio di frase
(quindi non intervocalico); da queste posizioni l’esito velare si sarebbe esteso analogicamente
a tutte le posizioni, né è da escludere un influsso restaurativo culturale e/o dovuto alle lingue
di superstrato (italiano, catalano, spagnolo).
Quando si sarebbe giunti alla palatalizzazione di CE , C I postconsonantici? Ci si
sarebbe giunti indipendentemente, nella prosecuzione di un fenomeno già in atto (le grafie
velari delle CV potrebbero rappresentare dei suoni velari in cui era già presente un intacco
palatale)? O in ciò avrebbe avuto gioco il Toscano che avrebbe esteso la palatalizzazione a
tutte le posizioni, magari, anche questa volta, sulla base di un suono velare già intaccato e/o
in una lingua che comunque no disconosceva i suoni palatali? Sono tutte domande a cui non
è possibile per ora dare una risposta.
Noteremo infine che nella parlata popolare di Cagliari il suono velare subisce un
intacco palatale quando si trovi difronte alla vocale a: k’àni, k’àzu, k’ad.ìra, su G’àzu, su
G’àni, sa G’ad.ìra, seG’àu SECATU ( M ) .
19. ' Per quanto riguarda il digradamento delle consonanti occlusive sorde
intervocaliche nelle corrispondenti fricative sonore, osserveremo che il Sardo (o per lo
6
Cfr. M.L. Wagner: Lautlehre der Siidsardischen Mundarten, Halle, 1907, par. 63, 100, Karte IV, V. Si
confrontino anche alcune carte del Saggio di un Atlante Linguistico della Sardegna in base ai rilievi di Ugo
Pellis, Torino, ‘1964; Carta n. 3; kàdhu e g’èlu ‘cavalletta’; Carta n. 54 rùg’ez e kràstozo ‘testa e croce’; Carta n.
34: pùdha v.rokìa ‘chioccia’; Carta n. 37: kerrìg.a ‘paniere’.
meno le sue varietà logudorese e campidanese) concorda con l’Italiano centrale e
meridionale mentre si distacca da tutta l’area della Romània occidentale (Italia
settentrionale, Galloromània, Iberoromània). Infatti mentre in quest’ultima grande area di
digradamento delle occlusive sorde è presente, ma solo all’interno di parola, mentre è
assente in fonetica sintattica ( AMICU ( M )>sp. amigo, ma ( IL ) LA TERRA >la tierra; fr. ami
ma 1a terre) nell’Italia centromeridionale, così come in Sardegna: il digradamento si ha
anche in fonetica sintattica (tosc. amìco, 1a t.èrra; it. merid. amìg.o, la d.erra; sardo
amìg.u, sa d.èrra) ( 7 ).
Il passaggio che conduce le occlusive sorde alle fricative sonore attraversa la fase
intermedia delle fricative sorde; tale stadio di evoluzione si conserva, come è noto, in
Toscana; e, per quanto riguarda la Sardegna, nella parlata di Dorgàli dove la 'C' passa a una
vera spirante sorda 'ch': AMICU ( M )>amìchu, TRIDICU ( M )>trìchu, OC ’ LU ( M )>òchru, sa
chòa< CAUDA ( M ), su c h ì d z u < C I L I U ( M ) , FACERE >àchere. La 'P' diventa rilasciata (non
tesa) sorda con un leggero elemento spirante 'p.': CUPA ( M )>kùp.a,
CEPULLA(M)>achep.ùdha, SEPERARE >sep.eràre, Su p.ìlu<PILU(M), sa p.èdhe< PELLE ( M ),
su p.ìske< PISCE ( M ) (pìlu, pèdhe, pìske in posizione iniziale assoluta). La 'T' produce
una 'd.' intervocalica all’interno di parola e una t. (rilasciata sorda con elemento spirante)
intervocalica in fonetica sintattica: NEPOTE ( M )>nep.òd.e, MARITU ( M )>marìd.u,
ACETU ( M )>achèd.u, sa t.èrra< TERRA ( M ), su t.èmpus< TEMPUS , sa
t.àula< TABULA ( M ).
7
Cfr. H. Lausberg: LR; par. 360'365.
8
Cfr. anche H. Lausberg: LR; par. 365.
La caduta delle occlusive sonore intervocaliche è già presente nelle CV sebbene questi
documenti ci mostrino una situazione oscillante fra il mantenimento e la caduta: coa (XI,
4), friidu (XI, 5; XIII, 14), frau (IX, 2)<FABRUM, aet< HABET , gitaat< *JECTABAT ,
eo< EGO ; d’altra parte abbiamo però iudigi (accanto a iuigi), Trogodori accanto a
Troodori (XII, 1), ubi, torrabat (X, 2). È interessante notare come in questi documenti
sia mantenuto lo iato di due vocali uguali provocato dalla caduta della consonante
intervocalica, senza che si realizzi la contrazione (fenomeno ancora presente in alcuni
dialetti centrali: CABALLU( M )>kaàdhu): clabaat<CLAVABAT (XII, 2), triigu< TRIDICU (M ),
Biniitu (IV, 2)<BENEDICTU ( M), moori (XI, 4)<MAJORE (M ), Troodori, madrii (XVII, 8,
11)< MATRICE( M ), friidu< FRIGIDU ( M ).
Le CV mostrano la già avvenuta lenizione delle occlusive sorde: fabrigada (XI,
5)< FABRICABAT, clerigu (IX, 9), dadas (XII, 3), sogra (XIII, 10), konnadu (XIV,
9), nebodi (XVII, 6); non mancano però casi di conservazione, se non altro grafica, delle
occlusive sorde: bolintate compare accanto a bolintade, Campitanu compare accanto a
Campidano, icustus, triticu (XVII, 10).
9
Per un esame del dialetto del Sàrrabus cfr. Rudolf BBhne: Zum Wortschaltz der Mundart des Sàrrabus,
Berlin, Akademie'Verlag, 1950.
V’è opposizione fra /n/ (scempia) e /nn/ (geminata): mànu ‘mano’~mànnu ‘grande’;
sònu ‘suono’~sònnu ‘sogno’; dòna ‘dà’~dònna ‘signora’. Tale opposizione non si ha per il
fonema /m/ così come per tutti i fonemi occlusivi fricativi e affricati.
Il fonema /n/ ha come allofono una n velare difronte a consonante velare (k, g).
23. La consonante L.
Posizione intervocalica: gli esiti di 'L' in tale posizione variano da zona a zona:
a) zona della labializzazione, abbraccia la parte centro'occidentale del dominio
campidanese partendo dalle immediate vicinanze di Cagliari per arrivare fino a nord di
Oristàno (Cabras, Riòla) ed esclude tutta la parte sud'occidentale dell’Isola (la costa
occidentale del Golfo di Cagliari, il Sùlcis fino a Iglesias). In questa zona la 'L' passa a '
b.(fricativa) o ad 'u' (un grado di spirantizzazione ancora più accentuato e con articolazione
sempre bilabiale): SOLE(M)>sòbi/sòui, AREOLA(M)>az’ròb.a/az’ròua, OLIVA(M)>ob.ìa/ouìa,
MOLENTE(M)>mob.ènti/mouènti ‘asino’, MALE HABITU(M)>mob.àd’iu/mouàd.iu ‘ammalato’,
VOLARE>bob.ài, PALATIU(M)>pob.àtsiu, TRIBULARE>treb.ài/treuài, VOLEBA(M)>(b)ob.ìa. In
parole come kàb.i<CAULE(M), tàb.a<TA(B)ULA(M), fàba<FABULA(M) la u viene assorbita dalla
labiale.
In questa zona è presente anche il fenomeno della caduta di 'L': CAELU(M)>c’èu,
SOLU ( M )>sòu, SOLE ( M )>sòi, PULICE ( M )>pùz’i, AMYNDALA ( M )>mèndua, PILU ( M )>pìu,
MALU ( M )>màu.
b) zona della rotacizzazione; abbraccia un’area che dalle immediate vicinanze ad est
di Cagliari (già da Selàrgius, Quartu Sant’Elena e Dolianova, anche se bisogna osservare
che in questi due centri il fenomeno va perdendosi presso le nuove generazioni, mentre è
ancora molto vitale a Selàrgius) si estende al Gerrei (escludendo la Trexenta) e arriva poi
fino al Sarcidano (Orroli, Isili, Nuragus), scompare poi a Nurallao e a Gèsturi, Sinnài e
Maracalagonis a sud'est, Assemini a sud'ovest; il fenomeno ricompare poi a Milis (cfr.
Carta 1). In questa area la 'L' intervocalica passa a 'r' (uvulare) più o meno accentuata:
assai forte a Isili e a Selargius (con coloritura velare), meno accentuata a Nuragus, assai
meno a Quartu Sant’Elena e Dolianova: MALU(M)>màru, SOLE(M)>sòri,
MALEHABITU(M)<maràd.iu, it. calare karài, VOLEBAM>(b)orìa, MEI>mèri, TELA(M)>tèra,
‘
CAELU(M)>c’èru, AREOLA(M)>az’ròra aia’, cat. caixal>kas’ari ‘molare’.
Il Bottiglioni (10) ascrive questo fenomeno all’influenza del sostrato ligure: ciò non
sarebbe impossibile in Sardegna, ma non bisogna dimenticare, come osserva il Tagliavini
(11), che la rotacizzazione si ha anche in aree romanze dove non si ha influenza del sostrato
ligure (p. es. il Rumeno) e inoltre, aggiungeremo, che la rotacizzazione di 'L' è propria
anche dei prestiti latini del Basco.
Immediatamente legati a ovest di questa zona si hanno i centri di Siurgus Donigala
dove l’esito di 'L' intervocalica è il ‘colpo di glottide’ (pìh’u, sòh’i, ecc.) e Gesturi dove
l’esito di 'L' è la labiovelare sonora 'gw' anche in posizione intervocalica in fonetica
sintattica (semplicemente 'g' di fronte ad u): sògwi=sòli, fràgwa<FA(B)ULA(M) ‘bugia’,
kas’àgwi<cat. caixal ‘molare’, su gwèpuri=su lèpuri ‘1a lepre’, bratsògu<cat. bressol,
‘culla’, sa gùna=sa lùna; si tratta in entrambi i casi di due suoni con articolazione arretrata
10
G. Bottiglioni: Indice fonetico per l’area di espansione ligure in Atti del I congresso internazionale di Studi
Liguri, Monaco'Bordighera'Genova, 10'17 aprile 1950.
Pubblicato anche in Miscellanea Glottologica di Gino Bottiglioni, Modena, Società tipografica modenese, 1957.
11
C. Tagliavini: Le origini delle lingue neolatine, Bologna, Patron, 1972, par. 23.
caratterizzata dai tratti [+grave], [−diffuso] così come la /r/ (uvulare) che si oppone, nel
sistema dei dialetti in cui 'L'>'r', alla /r/:
/r/
+ vocalico
+ consonantico
− grave
+ diffuso
màri ‘mare’
/r/
+ vocalico
+consonantico
+ grave
− diffuso
màri ‘male’
I tre suoni ([r], [gw], [h’]), apparentemente diversi l’uno dall’altro, vengono quindi ad
essere accomunati e presuppongono tutti un arretramento articolatorio di 'L' (cfr. anche
HLS 197), cioè una '1' velare, che ancor oggi, sebbene sempre più raramente, si ode nella
parlata popolare di Cagliari.
Come si sarebbe arrivati all’esito 'b.'? Non è da escludere che esso sia un’evoluzione della
labiovelare secondo la norma sarda (AQUA>àba, QUACTILE>bàtili) tanto più che l’esito
labiovelare è posto proprio al confine fra l’area di labializzazione e l’area di velarizzazione
(Gesturi ed anche Mandas secondo quanto in HLS 192) (12).
Il fenomeno della rotacizzazione compare isolatamente anche a Milis.
c) zona del ‘colpo di glottide’, comprende il Sàrrabus (Muravera, San Vito, Villaputzu) e
inoltre Siurgus Donigala, come già visto: SOLE(M)>sòh’i, PILU(M)>pìh’u, PULICE(M)>pùh’iz’i,
(EX)PENDULA(M)>spènduh’a ‘burrone, precipizio’, AREOLA(M)>az’ròh’a, it. galoppo>gah’òpu
(Böhne 100), QUACTILE(M)>bàtih’i (Böhne 100) ‘panno che si mette sotto la sella’,
*SOLA(M)>sòh’a (Böhne 59), su uàh’i<JUGALE(M) (Böhne 92).
d) Il Sulcis: in quest’area si ha la 'r' (uvulare) da 'L' pretonica: VOLARE>borài,
*VOLETIS>borèis, sa rana<LANA(M), sa rèzina<it. o genovese làez’ina (cfr. AIS 208; DES, II,
p. 24), su rèpui<LEPORE(M), OLIVA(M)>orìa, kordolìnu/kordorìnu<CARDUU(M) ‘fungo’ (cfr.
AIS 621). In posizione postonica si ha il dileguo: SOLE(M)>sòi, MALU(M)>màu,
FABULA(M)>fàua, FILU(M)>fìu, cat. caixal>kas’ài, ukamèi= bukamèli ‘donnola’ (AIS 438); non
mancano però in questa posizione esempi di mantenimento della 'l' o del suo passaggio a 'r':
màlu, fìlu, sòli, lentsòru, àkiri<AQUILA(M) (cfr. HLS 187, 187 n. l, 190, 194).
e) zona del mantenimento di 'L': comprende 1’Ogliastra, la Barbagia (Làconi, Aritzo,
Dèsulo, Meana, Belvì, ecc.), la zona sudorientale (Sinnai, Maracalagonis, Villasimius) la costa
occidentale del Golfo di Cagliari (Teulada, Domus de Maria). In tutta quest’area il suono di 'l'
è particolarmente intenso e si può pensare che si tratti di una reintroduzione superiore di un
suono che altrimenti era diverso; specie poi se teniamo conto che anche nelle zone in cui 'L'
12
Da un’indagine da noi personalmente compiuta abbiamo potuto appurare il fenomeno della rotacizzazione di 'L'
a Selargius, a Isili e a Nuragus, e inoltre, almeno per le generazioni più anziane, a Quartu Sant’Elena; il Bottiglioni
(Leggende e tradizioni di Sardegna, cit.) testimonia il fenomeno per Villasalto e Orroli; il Pellis (Saggio di un
Atlante Linguistico della Sardegna in base ai rilievi di Ugo Pellis a cura di B. Terracini e T. Franceschi, Torino
Stamperia Editoriale Rattero, 1964) testimonia questo fenomeno anche per S. Nicolò Gerrei e per Dolianova
(centro quest’ultimo dove, secondo quanto abbiamo potuto osservare, il fenomeno tende a scomparire: solo talvolta
si ode una leggerissima 'r' uvulare).
passa a 'b. o a 'r' troviamo, come variante libera, il suono di '1' intensa (sòb.i/sòlli,
kàb.a/kàlla tèra/tèlla, az’ròra/az’ròlla, ecc.).
f) la parlata popolare di Cagliari presenta il suono velare di '1' intervocalica o
preconsonantica (quest’ultima anche derivata da R): sòli, màli, kàlta, pèlda, soldàu,
c’olbèdhu (HLS 187). Fenomeno che va comunque perdendo terreno, fin quasi a
scomparire, in favore di 'l' dentale o di 'r' preconsonantica.
24. La consonante R .
Posizione iniziale. La R ' iniziale rimane inalterata, ma è uso frequentissimo, per non
dire generale e costante, premettere una vocale prostetica e rafforzare la consonante; come
abbiamo già visto (paragrafo 14) la vocale è, nella maggior parte del dominio campidanese
a', nella Barbagia e nell’Ogliastra essa varia a seconda della consonante che segue (a' se
alla r segue a, e se alla r segue e od i, o' se alla r segue o od u): ROTA(M)>arròd.a,
RUBEU(M)>arrùb.iu, RIVU(M)>arrìu, RANA(M)>arràna, ROSA(M)>arròza, RIDERE>arrìri,
REGERE>arrèiri, RECORDARE>arreg.od.ài, RUERE>arrùiri, it. rifiutare>arre fud.ài, it.
ragione>arrez’òni, it. rispondere>arrespùndiri, cat. reixa>arrèc’a ‘inferriata’, cat.
rajola>arreg’òla ‘mattonella’, sp. real>arriàli/arriàb.i ‘reale, moneta’, sp. rezar>arrezài
‘pregare’, sp. renegar>arrenneg.ài ‘essere adirato’.
Posizione intervocalica. In posizione intervocalica 'R' è generalmente mantenuta
inalterata: CARU(M)>kàru, FLORE(M)>fròri, LABORE(M)>lòri ‘grano’, PIRA(M)>pìra,
*
ARATRU(M)>aràd.u, PARICULA>parìg.a ‘paio’, MURU(M)>mùru, CERA(M)>c’èra,
CICER>c’ìz’iri.
Nel Sulcis è frequente la caduta: FLORE(M)>fròi, LEPORE(M)>lèpui, LABORE(M)>lòi,
*EXCURSURA(M)>skussùa ‘sciame d’api’ (Pellis 33), MULIERE(M)>mullèi (AIS 73), cat.
ferrer>ferrèi (AIS 213). La caduta non è comunque la norma: ARENA(M)>arèna,
FURARE>furài, cat. cullera>kullèra, sp. cat. salera>salèra.
Anche al di fuori del Sulcis si sentono comunque alcune forme che presentano il dileguo
di 'R', magari alternate con forme regolari: HERI SERO>arizèu/arizèru ‘ieri’,
CICER>c’ìz’i/c’ìz’iri, NARRO>nàu/nàru, IPSA HORA>insà/insàra ‘allora’; la caduta è normale
in dinài=log. dinare ‘denaro’.
Il dileguo di 'R' è di norma nella desinenza degli infiniti della 1a coniug..:
SECARE>seg.ài, CANTARE>kantài, CIRCARE>c’irkài, CERTARE>c’ertài. Per gli infiniti delle
coniugazioni latine 2a e 3a fusesi in Sardo in un’unica coniugazione (proparossitona),
abbiamo in Campidanese l’alternarsi (libero) di forme con il dileguo di 'R' e conseguente
contrazione delle due i (vedi sopra par. 10): VINCERE>bìnc’i/bìnc’iri, T IMERE>tìmi/tìmiri,
INTENDERE>intèndi/intèndiri, sono comunque più frequenti le forme con il dileguo di 'R'. Il
fenomeno si riscontra, anche se meno frequentemente, pure per i verbi della 3a coniug. che
continuano la 4a latina: EX IR E >bessì/bessìri, OCCIDERE>boc’ì/boc’ìri,
FUGERE>FUGIRE>fuì/ fuìri.
Nel Campidanese rustico è presente anche il passaggio di 'R' intervocalica a 'd.',
regolare nel Sàrrabus: MARE>màd.i, LA(B)ORE(M)>lòd.i, MERIDIARE>amed.iài (cfr. HLS
205); Sàrrabus (cfr. Böhne op. cit. 25'27): ìssu h’àd.ad.a=nàrad.a ‘egli dice’,
praz’èd.i=praz’èri, kad.ìd.a=kad.ìra, pìb.id.i=pìb.iri.
Posizione intervocalica in fonetica sintattica; tale posizione è in pratica inesistente
nel Campidanese, vista l’esistenza della prostesi: s arròd.a, tùi arrìzi ‘tu ridi’, s arreg.òd.ad.a
‘si ricorda’, ecc.
'R' preconsonantica. L’esito di R+CONS. occlusiva, af fricata, o m è il mantenimento
inalterato del nesso con eventuale metatesi di r:
CORPUS>kòrpus/kròpus, SARMENTU(M)>sarmèntu/sramèntu, FURCA(M)>fùrka, FORMICA
(M)>formìg.a/ fromìg.a, FORTE(M)>fòrtí, MORTE(M)>mòrti, it. forza>fòrtsa,
SERVIRE >serbìri/sreb.ìri, BERBECE(M)>breb.èi, SURDU(M)>sùrdu/srùd.u, ARCU(M)>àrku,
PORCU(M)>pòrku/pròku, LARGU(M)>làrgu, LARDU(M)>làrdu, SPARGERE>spràz’iri,
FURCILLA(M)>furc’ìdha/ fruc’ìdha ‘forca fienaia, forchetta’, VIR’DE(M)>bìrdi.
'rt', 'rk', 'rts' possono assimilarsi, nei parlari rustici, in 't', 'k', 'ts': FORTE(M)>fòti,
MORTE(M)>mòti, CIRCARE>c’ikài, CERTARE>c’etài ‘litigare’, TRIFURCIU(M)>treùtsu dove è
però possibile che si tratti di un caso di dissimilazione r'''''r>r'''''zero, MARTIU(M)>màrtsu/
màtsu ‘marzo’.
* *
R+L>'rr': MERULA(M), FERULA(M)>( MEURLA, FEURLA)>meùrra, feùrra, it. ciarlare>c’arrài.
R+N>'rr': FORNU(M)>fòrru, HIBERNU(M)>ièrru, CORNU(M)>kòrru, CORNACULA(M)>karròg.a,
CERNERE>c’èrri ‘stacciare il grano’, TORNARE>torrài, SATURNU(M)>sad.ùrru, nei
prestiti il nesso r+n o si mantiene oppure si interpone, fra le due consonanti, una
vocale epentetica: sp. fornera>fornèra, cat. carnicier>karnitsèri, it.
giornata>g’orronàd.a.
R+S>'ss': MORSICARE>mussiai, CURSORIA>kussòrg’a ‘terreno ademprivile’,
*
EXCURSURA>skissùra ‘sciame d’api’; nei prestiti il nesso si mantiene o passa a '
rts': it. orso>ùrsu/ùrtsu, it. ant. forsi>fòrsizï/ fòrtsizï.
R+D>'rd': CARDU(M)>kàrdu, PERDERE>pèrdiri, VIRIDE ( M )>bìrdi; nella parlata di Cagliari e
Teulada si ha il passaggio a 'ld': làldu, bìrdi, pèldiri, pèlda<PETRA(M),
kaldìg.a<CRATICULA(M).
Nella Barbagia 'R' preconsonantica passa a 'l': PETRA ( M )>pèlda, it. portare>poltàre,
FORTE(M)>fòlte, MORTUU ( M )>mòltu; sono comunque presenti anche in questa area le
assimilazioni 'RS '>'ss', 'RN'>'rr'.
Posizione finale. In tale posizione la 'R rimane integra con aggiunta di vocale
paragogica: COR>kòru (=1og. kòro), SEMPER>sèmpiri/ sèmpri, CICER>c’ìz’iri.
25. La consonante S.
Posizione iniziale: la S' iniziale è mantenuta con suono sordo come (nell’Italiano sole,
sale, sabbia) sia prevocalica che preconsonanatica, è invece sonora difronte a consonante
sonora (b, d, g, m, v): SAETA(M)>sèd.a, SANU(M)>sànu, SONARE>sonài, SOLE(M)>sòli,
SEPTE(M)>sèti, SOLU(M)>sòlu, SOCERU(M)>sog.ru, SELLA(M)>sèdha, SPARGERE>spràz’irî,
SPICA(M)>spìg.a, SPO(N)SU(M)>spòzu, STERNERE>stèrríri ‘distendere’, STRINGERE>strìng’iri,
zbentiài ‘svaporare’, anche metaforico, denominale da VENTU(M); zdorrobài<it. derubare ×
sp. robar, zgannài ‘scannare, sgozzare’ derivato di CANNA(M), zmurdzài<sp. almozar,
zvaporài<it. svaporare.
S'+CE, CI>s’e', s’i': SCIRE>s’ìri, SCYPHU(M)>s’ìv.u, EXCITARE>s’id.ài ‘svegliare’.
Posizione intervocalica. La 'S' intervocalica si sonorizza: ROSA(M)>arròza,
NASU(M)>nàzu, MA(N)SUETU(M)>mazèd.u, TE(N)SUS>atèzu ‘lontano’, FUSU(M)>fùzu,
PISU(M)>pìzu, PE(N)SARE>pezài ‘sollevare’, PAUSARE>pazài ‘riposarsi’.
Ricorderemo quanto afferma il Wagner (HLS 163) che nel Sulcis la S, tanto iniziale
quanto intervocalica, ha una pronuncia intensa tanto che mal si distinguono i suoni [s] e [z]; tale
particolarità è propria anche del Logudorese (oltre che dell’area ibero'romanza).
Posizione intervocalica in fonetica sintattica. In tale posizione la 'S' viene
sonorizzata: su zòli, fùnti zèti ‘sono sette’, dèu zònu ‘io suono’, su zòg.ru, dèu zèu zòlu ‘io sono
solo’, sa zèd.a, ecc. Anche in questo caso, se la posizione intervocalica non è originaria, la 'S'
rimane sorda: è sànu<EST SANU(M), ìssu b.ìg.a sòli contro ìssu b.ìg.àd.a zòli ‘egli prende sole’,
a sòg.ru d.ù<AD SOCERUM TUUM.
S preconsonantica. Davanti a consonante sorda s rimane sorda, difronte a consonante
sonora si sonorizza in z; se è iniziale può aversi la prostesi di i (ma nel Campidanese, al
contrario del Logudorese'nuorese, la prostesi non è la norma): SCALA(M)>(i)skàla,
SPERARE>(i)sperài, SPONGIA(M)>(i)spòng’a ‘spugna’, DISCU(M)>dìsku, CASTICARE>kastiài
‘guardare’, MUSCA(M)>mùska, ECCU ISTU(M)>kùstu, COSTA(M)>kòsta.
'S+CE, CI> s’e , s’i anche in posizione intervocalica, oltre che iniziale come già visto:
NASCERE>nàs’i, PASCERE>pàs’i(ri), COGNOSCERE>konnòs’i(ri), PISCE(M)>pìs’i; is+s’:
EXSEPERARE>s’ob.erài ‘scegliere’, EXSAETACIARE>s’ed.atsài (cfr. HLS 336).
Posizione finale. Il Campidanese, come tutto il Sardo, mantiene la 'S finale:
CORPUS>kòrpus, LATUS>làd.us, TEMPUS>tèmpus, CRAS>kràs/kràzi, TRES>très; così la 'S è
mantenuta nelle forme del plurale: OS , 'AS, 'ES>'US, 'AS, 'IS (CANES>kànis, BONOS>bònus,
ROSAS>arròzas, FILIOS>fìllus, BOVES>bòis, TERRAS>tèrras, MAXILLAS>massìdhas,
FLORES>fròris, ANNOS>ànnus, ecc.).
Altrettanto dicasi per le forme verbali uscenti in 'S: CANTAS >kàntas,
CERTAMUS >c’ertaus, CANTAMUS >kantàus, FACIS >fàis, TIMETIS >timèis,
VENIBAS >benìas, ecc.
La 's finale difronte a parola iniziante per vocale o consonante sonora passa a 'z:
fùnti bènniuz imòi ‘sono venuti ora’, iz bònuz amìg.us, iz àtrus ‘gli altri’, no andàiz
atèzu! ‘non andate lontano!’, no tèniz dèntizi ‘non hai denti’.
Difronte a consonante sonora è frequentissima la caduta di 's e il conseguente
rafforzamento della consonante successiva: i bbèntus, i g’g’ènnas, i ggàtus, i ddèntis,
i llàrus ‘le labbra’, i mmànus, i nneb.òd.is, fràd.i mmìuzü, trè ddìd.us; difronte a
consonante sorda la 's è più salda, ma non mancano casi di caduta: is pèizï/i ppèizï, is
kànizï/i kkànizï, is tèrrasä/i ttèrrazä.
In alcuni centri della Barbagia e dell’Ogliastra si ha il passaggio di 's ad r o 'l
difronte a consonante sonora (come è norma della più gran parte del dominio
logudorese'nuorese): ir dèntis, duor bòis, kànel màlozö, amìg.al mìazä.
s+c’ > s c’/c’c’/z’z’': is c’ìd.azä/i c’c’ìd.azä/i z’z’ìd.azä; is c’illuzü/i
c’c’ì1luzü/i z’z’ìlluzü.
s+f > s f /ff /s’':is fèminazä/ i ffèminazä/i s’èminazä; is fèrrruzü/i ffèrruzü/i
s’èrruzü. Il passaggio di S (e/o X ) + F a s’ si ha anche all’interno di parola
is+ FUNDERE >s’ùndiri ‘bagnare’, * EXFATATU ( M )>s’ad.àu ‘meschino, sfortunato’,
*
EXFINDICIARE >s’endiài ‘sgravarsi’.
's finale in pausa prende dopo di sé una vocale paragogica e la 's si sonorizza:
TRES >trèzi, CRAS >kràzi, BONOS >bònuzü, FLORES >fròrizï, CANTAMUS >kantàuzu,
ecc.
15
H. Lausberg: LR par. 332
Campidanese conserva il ‘prepositivo berbero’ che un tempo doveva avere anche nel
meridione la pronuncia interdentale [th], e inoltre il fatto che tale pronuncia interdentale
persiste in tutti i casi (come esito di 'CJ' e TI , nelle voci preromane, nel ‘prepositivo
berbero’) a Villaputzu.
Dunque il Campidanese avrebbe respinto il suono interdentale [th] preromano, mentre
il Nuorese avrebbe respinto (o, meglio, non avrebbe mai accettato) il suono latino [č].
L’esito logudorese 't' è un’evoluzione di th e così pure, pensiamo, l’esito ogliastrino 'ss'.
Quanto all’esito 'c’' del Sulcis e di Dèsulo, si potrebbe pure pensare, insieme col Wagner
(HLS 169), ad un’evoluzione spontanea e indipendente; ma si può pure pensare che si tratti
di un ‘residuo’ di un antico suono una volta diffuso in tutta l’area campidanese e ora
ristretto a queste due zone periferiche dove non sarebbe stato scalzato dall’ulteriore
evoluzione c’>ts (16).
L’evoluzione 'CJ', TJ > ts è già attestata nelle CV con le grafie zz e çç: f azzumi e
faççumi< FACIO, plaza< PLATEA(M), parççoni< PARTITIONE(M) (VIII, 4),
nunzza< NUNTIARE (XVIII, 6) (cfr. alog. nunthare), cabizza< CAPITIA (XIV, 7)
isculçu< *DISCULCEU(M) (XIV, 17); interessante la grafia Ulaççai, che foneticamente
doveva corrispondere a ulatsai e che è l’odierno Ulassai (centro dell’Ogliastra): c’è in
pratica la corrispondenza ts (çç) campidanese per 'ss' ogliastrino (cfr. CV XVI, 4).
'(L)LJ > ll / g’ / z’ . L’esito del nesso LJ è nella maggior parte del dominio
campidanese 'll' (pronunciato con leggera inflessione cacuminale, cioè con la lingua
retrofessa): FILIU(M)>fìllu, MULIERE(M)>mullèri, *VOLEO>bó1lu, MELIUS>mèllu,
*
OLEU ( M )>òllu, PULLIONE(M)>pillòni ‘uccello’, FOLIA(M)>fólla, SPOLIARE>(i)spollài,
STELLIONE(M)>pistillòni ‘geco’, MALLEOLU( M)>mallòru ‘vitello’, PALEAM>pàlla,
ALLIU(M)>àllu.
Nell’Ogliastra, nella zona a nord'est di Oristano (Allai, Fordongianus, Busachi,
Samugheo, Sòrgono), in parte nella Barbagia (Meana, Tonara, Fonni, Oliena), l’esito di '
(L)LJ' è 'g’':fìg’u, mug’ère, og’u, pig’òne, pistig’òne, fòga; a Làconi si ha 'z’': fìz’u,
muz’ère, òz’u, piz’òne, pistig’òne, pàz’a; a Dèsulo l’esito è 'ğ': fìğu, bòğo,
c’ìğu<CILIU(M), triv.òğu<TRIFOLIU(M). Nell’Ogliastra, oltre al suono 'g’' si ha anche 'l’' o
'lğ': fìl’u, mul’èri, mèl’u, pàl’a, bò1’u ' fìlğu, mulğèri, pàlğa, pilğòni, àlğu.
Come è noto nei dialetti logudoresi e nuoresi l’esito del nesso '(L)LJ' è 'dz': fìdzu,
mudzère, pudzòne, adzu, fòdza, òdzu, ecc.
Difficile è dire se tutti questi diversi esiti possano essere ricondotti tutti a una base
comune o se invece vi fosse una disparità, una discontinuità in epoca protoromanza.
Potremmo ipotizzare che in tale epoca l’esito diffuso in tutta la Sardegna fosse 'lğ' e che da
esso potessero partire due evoluzioni diverse: da una parte (1’Ogliastra, 1’Arborense, e
tutto il dominio logudorese'nuorese nonché la Barbagia) si sarebbe avuta l’assimilazione di
[1] a [ğ] con risultato [ğ] (ancora presente a Dèsulo) da cui, ulteriormente si sarebbe giunti
a [g’] (ancor oggi nella Barbagia, nell’Arborense e nell’Ogliastra) e ancora in seguito a [dz]
(dominio logudorese'nuorese); dall’altra parte tutto il dominio campidanese (con eccezione
dell’Ogliastra) avrebbe assimilato [ğ] a [l] con esito [ll]. In una terza zona lğ avrebbe
evoluto indipendetemente a [1’].
Il tutto può riassumersi come segue:
'l’'
'g’'>'dz'
'LJ'>lğ > ğ >
'z’'
16
Si veda a questo proposito W. Mayer Lubke: La evolucion de "C" latina delante de "E" e "I" en la
penìnsula ibèrica in Revista de Filologia Española VIII, 3 (1921) pagg. 225 e segg.
'll
17
Cfr. G. Rohlfs: Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, 1966, par. 243,
280, si veda anche H. Lausberg: LR, par. 464.
18
G. Rohlfs: op. cit. par. 234.
19
V. Väänänen: Introduzione al latino volgare, Bologna, Patron, 1974; par. 118.
A Dèsulo e a Tonara l’esito del nesso NJ è 'n’', e potrebbe trattarsi di un esito
spontaneo e indipendente, d’altronde parallelo all’ogliastrino 'l’'<'LJ'.
'GNJ'> ng’': *AGNIONE ( M )>ang’òni ‘agnello’, LIGNEU(M)>lìng’u ‘sponda del
carro’.
'RJ'>'rg’': AREOLA(M)>arg’òla ‘aia’, JANUARIU ( M )>g’ennarg’u,
VULTURIU ( M )>untùrg’u/untùrz’u ‘avvoltoio’, SUBEREU(M)>suèrg’u ‘sughero’,
*
TELARIU(M)>telàrg’u, STATARIU ( M )>strantàz’u/stantàrg’u ‘ritto in piedi’,
MURIA ( M )>mùrg’a ‘salamoia’, MARIANE>marg’àni ‘volpe’,
ESCARIU ( M )>skàrg’u/skràz’u ‘gozzo’ o ‘recipiente’, CIBARIU(M)>c’iv.ràz’u ‘cruschello,
focaccia’. Come gli esempi dimostrano, la r del gruppo 'rg’' è spesso soggetta a metatesi,
in tal caso la 'g’', venendosi a trovare in posizione intervocalica passa a 'z’'.
Nella Barbagia si ha il passaggio di 'rg’' a 'lg’': alg’òla, suèlg’u, eccetera.
Consonante+ L
In posizione iniziale è mantenuta la prima consonante del gruppo mentre la l passa ad
r: PLUS >prùs, PLENU ( M )>prènu, CLAVE(M)>krài, PLATEA (M)>pràtsa,
PLANTARE>prantài, CLAMARE>kramài, FLAMMA(M)>fràma, FLOCCU(M)>fròku,
FLUMEN>frùmini, FLORE(M)>fròri, PLANGERE>pràng’iri.
Qualora la consonante che precede la 'L' sia una velare, questa può cadere e la l (che
diventa così iniziale) rimane inalterata: COMPLERE>*COMPLERE>lòmpiri, GLEBA ( M )>lèa,
*CLOPA(M) (forma metatetica di COP ( U ) LA ( M ))>lòb.a ‘paio’,
*
GLOMERULU ( M )>lòrumu/lòmburu, GLANDE ( M )>làndi/làndiri. Tale fenomeno è
certamente antico, si tratterebbe di una reazione etnica di sostrato: il fenomeno è presente
anche nel Basco.
In posizione intervocalica:
'CL', 'TL' si semplificano in 'g.', la r è talvolta mantenuta, ma in tal caso è soggetta a
metatesi: OC(U)LU(M)>òg.u, FENUC(U)LU(M)>fenùg.u, GENUC ( U ) LU ( M )>g’enùg.u,
ANNIC ( U ) LU ( M )>annìg.u ‘animale di un anno’, MAC(U)LA(M)>màrga/mràg.a,
PEDUC(U)LU(M)>priòg.u, CONUC(U)LA(M)>kannùg.a.
Consonante+R
31. N + CONSONANTE .
n n>n r: LENDINE>lìndiri.
n'''''n>n l: HIRUNDINE>arrundìli/arrundìb.i.
Lo stesso fenomeno fonetico (la caduta cioè delle occlusive sonore iniziali) può portare
ad una confusione nell’uso delle consonanti sonore iniziali: si può cioè avere il
reinserimento di una consonante anetimologica in luogo di quella etimologica. Tale
fenomeno assai diffuso nel Logudorese (dove si ha il reinserimento di b' in luogo delle
altre occlusive sonore: bàtu/àtu ‘gatto’, bèneru/èneru=nuor. gèneru/èneru, ecc.) trova
riscontri anche nel dominio campidanese, soprattutto settentrionale (Arborense, Barbagia,
Ogliastra): g’ài< DARE , g’èpid.uzü=dèpid.uzü, gùrc’i=dùrc’i (AIS 1266); anche in
questo caso con proporzioni del tipo:
ènna : gènna=èpid.u : g’èpid.u (e non dèpid.u)
àtu : gàtu=ùrc’i : gùrc’i (e non dùrc’i).
Secondo il Wagner sono dovute a legamenti fonosintattici forme come dèu< EGO e
dònnia/dòn’a<it. ogni: legamenti del tipo ET EGO , ded onnia (cfr DES, II, pag. 188); ma
non è detto che non possa trattarsi di una prostesi del tipo bessìri e boc’ìri, dove anziché la
prostesi di b si ha quella di d'.
37. ' Metatesi. S’è già fatto più volte cenno al fenomeno della metatesi di r (tanto
primaria, quanto secondaria). Aggiungeremo qui che questo fenomeno, tipico di tutto il
Sardo, ha una frequenza assai maggiore nel Campidanese, specie rustico, dove dà luogo a
gruppi consonantici assolutamente esclusi nel Logudorese'nuorese: c’r, z’r, sr, zr, mr, lr:
c’rob.èdhu (su z’rob.èdhu)< CER ’ BELLU ( M ), s az’ròb.a/s raz ’òb.a=s
arg’òla< AREOLA ( M ), sòrgu/sròg.u< SOC ( E ) RU ( M ), mi zrèb.id.i=mi zèrbid.i, ai
lràg.uzu=ai làrguzu.
La consecuzione originaria ...VOC .+ T + R + VOC . ... ha in Campidanese esito ...
voc.+r+d+voc. ...: PETRA ( M )>pèrda, VITRICU ( M )>bìrdiu ‘patrigno’; il Logudorese
preferisce invece forme come prèd.a, brìd.iu (... r+voc.+d.+voc. ...). Nel Campidanese
si registrano anche forme non metatetiche con 'T'>'d.': pèd.ra, bìd.riu.
Nei nessi R + CONS . è frequente lo spostamento di r dalla posizione finale di sillaba alla
posizione interna prevocalica che evita la sillaba chiusa (23): drùc.i=dùrc’i< DULCE ( M ),
dromìri=dormìri< DORMIRE, kròpuzu=kòrpuzu<CORPUS, breb.èi<BERBECE(M),
mròz’u=mòrg’u<MORIO(R), brèmi<VERME(M), fromìg.a=formìg.a< FORMICA ( M),
strantàz’u=stantàrg’u<STATARIU(M)×istante, c’iv.ràz’u<CIBARIU(M), krab.òni=
karbòni<CARBONE(M).
È da osservare nei casi di metatesi qui sopra trattati che la consonante, la quale
originariamente precedeva la r e che viene a trovarsi, in seguito allo spostamento della
liquida, in posizione intervocalica, non subisce alcun mutamento se trattasi di occlusiva
sorda o c’, mentre l’occlusiva sonora digrada nella corrispondente fricativa e la g’ a z’. Per
le consecuzioni di cui parliamo (r finale di sillaba+consonante) il Wagner (HLS 426)
registra anche passaggi del tipo r+cons.>cons.+r, quasi sempre in aree periferiche del
dominio campidanese, in tal caso le occlusive sorde così come le sonore digradano nelle
corripondenti fricative: VIR ( I) DE( M )>bìd.re (Tonara), HERBA(M)>èb.ra (Busàchi),
LARGU(M)>làg.ru (Làconi), PERDICE ( M )>pad.rìz’i, LARDU ( M )>làd.ru.
La r postvocalica di sillaba iniziale può passare a precedere la vocale medesima
venendo a formare gruppo fonosintattico con la forma elisa dell’articolo s ràb.a=sa
(b)àrba<BARBA(M), s raz’òb.a=s arg’òla< AREOLA ( M), s rèb.a=s èrba, s rèmi=su èrmi/su
brèmi<VERME ( M).
Meno frequenti altri tipi di metatesi che sono localmente limitate. Metatesi di n:
satàina=satània ‘padella’<SARTAGINE( M ), preb.aia=prob.àina<PROPAGINE(M),
spaniài=spalài<EXPAGINARE.
Metatesi sillabica: paùli<PALUDE(M) forma diffusa ovunque; circoscritte sono invece
forme come pùz’ili=pùliz’i ‘pulce’, ìz’ili=ìliz’i<ILICE ( M).
23
M . Lörinczi: Appunti sulla struttura sillabica di una parlata sarda campidanese (Guasila). Revue
Roumaine de Linguistique, XVI, 5, pagg. 423'430, Bucarest, 1971.
38. ' Fenomeni consonantici vari.
Passaggio di 'nk' a 'ng': ingùi=log. inkùe<IN ECCU HUC ‘lì’, stàngu<cat. estanc, sp.
estanco ‘tabaccaio’, arèngu<cat. arench, sp. arenque, ’n gùssu=in kùssu (cfr. HLS 344).
Inserzione di n o m: insàra=log. issàra<IPSA HORA, mantalàfu<cat. matalaf
‘materasso’, insòro<IPSORUM, peùnku ‘calza’<cat. peuc; pionku=piòku ‘tacchino’<cat.
pioc, s’umbullài ‘sconvolgere, mischiare’<*SUBBULIARE, bardùnfula ‘trottola’<cat. baldufa.
Inserzione di b dopo m: assimbillai ‘assomigliare’= log. assimidzàre<*SIMILIARE,
sìmbula=sìmula ‘farina’<SIMILIA ( M ), stùmbulu pungolo’<STUMULU (M )=STIMULU ( M ).
Inserzione di r: prèssiu=pèssiu/pèssike<PERSICU(M), assustrài ‘spaventare’<sp. asustar,
brun’òlu=bun’òlu ‘frittella’<cat. bunyol, tronài, trònu ‘tuonare, tuono’,<TONARE (cfr. HLS
395'412).
CAPITOLO IV.
39. ' Vocalismo. Le vocali sia toniche che atone, delle parole prestito sono
mantenute immutate; si hanno però casi di passaggio di e ed o rispettivamente ad i ed u:
questo fenomeno è dovuto a una specie di inconscio rapporto che il parlante sardo
istituisce fra determinate parole sarde e il loro corrispondente ‘straniero’ (p. es. pìra=it.
pera, pìs’i=it. pesce, sp. pez, c’iz’iri=it. cece, bùka=it. bocca, sp. boca, dùrc’i=it. dolce,
mùska=it., sp. mosca, ecc.). Questa equivalenza, che trova ragione nella diversa struttura
evolutiva del Sardo da una parte e delle altre lingue neolatine dall’altra (lat. I breve>sardo
i contro e delle altre lingue, lat. U breve>sardo u contro o delle altre lingue) viene estesa
assai spesso ai prestiti: it. fetta>fìta, it. degno>dìn’u, it. grotta>grùta, it. fede>fìd.i, it.
morra>mùrra, sp. blondo>brùndu, cat. bony>bùng’u/bùn’u ‘ammaccatura’, cat.
trenc>trìnku ‘taglio’, cat. fasteig>fastìg’u ‘amoreggiare’, it. treccia>trìc’a.
Tale fenomeno si riscontra anche per le vocali atone: it. bottega>butèga, sp.
botella>butìl’a, cat. bossinada>bussinàd.a ‘schiaffo’, it. scatola>skàtula, cat. atrevir, sp.
atrever>atrivìri ‘osare’, tosc. nocente>nus’ènti, it. storpiare>strupiài, cat.
estrijolar>strig’ulài ‘strigliare’, cat. mereixer>minès’iri ‘meritare’, it. maneggia>maniz’ài
‘coltivare la terra’, sp. empanada>impanàd.a, sp. enginy>ing’innu ‘ordigno’, cat.
mocador>mukad.òri. Molti dei mutamenti riguardanti le vocali atone qui sopra ricordati
possono comunque spiegarsi anche mediante l’influsso delle consonanti vicine e/o come
fatti dissimilatori.
Fra i mutamenti di vocali atone dovuti all’influsso delle consonanti circostanti
possiamo ricordare: arrez’òni<it. ragione, arrèg’òla<cat. rajola, arrefud.ài<it. rifiutare,
arrebellài<it. ribellarsi. (Per una possibile spiegazione dell’influsso di r sulle vocali
atone si veda sopra par. 11).
Analogamente si riscontra anche l’influsso delle consonanti labiali: vontàna (accanto
al più comune ventàna)<sp. ventana, ob.etài=ab.etài<it. aspettare (con sonorizzazione
di 'p'; è frequente la sonorizzazione delle occlusive sorde precedute da s cfr. HLS 343),
trob.ullài, trob.odhikài ‘scompigliare, imbrogliare’ derivativi di atropelliài<sp.
atropellar, mob.ói=melòni<it. melone, apuzèntu=apozèntu<sp. aposento. (Anche per
l’influsso delle labiali si veda sopra par. 11).
Si hanno inoltre fenomeni di assimilazione e dissimilazione: g’òvanu=g’ovanu<it.
giovane, arrazài ‘recitare le preghiere’<sp. rezar, tanàlla=tenàlla<it. tenaglia, arròri (it
arròri ‘che danno!’, ‘che orrore!’)<sp. horror, prenc’ài= pranc’ài ‘stirare’<sp. planchar.
ea>ia: biad.u<it. beato, arriàli ‘reale, moneta’<sp. real.
Le vocali di sillaba finale 'e ed 'o vengono trasformate in i ed u secondo la norma
campidanese: it. scoglio>skòl’u/skòlliu, sp. desperdicio>sperdìtsiu ‘sperpero’, sp.
luego>luèg.u ‘presto’, cat. monjo>mòng’u ‘monaco’, it. bottone>butòni, sp.
caliente>kallènti, it. ragione>arrez’òni, it. melone>meuòi, ecc.
Parimenti vengono adattate le uscite degli infiniti: 'are>ài, 'ere>'iri, 'ire>ìri.
Inoltre c’è da registrare qualche caso di passaggio di 'e in 'u: sp. bote>bòtu
‘barattolo’, cat. ximple>s’impru ‘scemo’, it. giovane>g’òvanu, cat. rotlle>arròl’u/arròlliu
‘crocchio di persone’, sp. dengue>dèngu ‘vezzo’, it. comune>komùnu.
40. ' Le consonanti occlusive. In posizione iniziale le consonanti occlusive sono
generalmente mantenute inalterate. In posizione intervocalica in fonetica sintattica le
occlusive sorde digradano nelle corrispondenti fricative sonore, mentre le occlusive
sonore sono costantemente mantenute (e non si ha mai il dileguo come spesso accade per
le parole sarde originarie: su àtu=su gàtu, su ìd.u=su dìdu, ecc., cfr. sopra par. 20)
su g.alàs’u, su g.as’àli<cat. caixal, sa g.ullèra<cat. cullera, ìssu g.amìnad.a<it.
camminare, sa g.arràd.a ‘botte’<it. carrata, unu g.apèdhu<it. cappello, sèu g.antsàu
‘sono stanco’<sp. cat. causar, tùi g.umèntsaza<cat. comensar, su b.iòku ‘tacchino’<cat.
pioc., su b.arastàg’u<cat. parastatge, unu b.astìssu<cat. pastis, fùnti b.assillèndu<it.
passeggiare, unu b.erdullàriu ‘perdigiorno’<sp. perdulario, su b.intsèllu<cat. pinsell, sp.
pincel, sa d.enàlla<it. tenaglia, issu d.àstad.a ‘egli assaggia’<cat. tastar, issu d.ìrada<it.
tirare, unu d.rìnku<cat. trenc, sa d.ràssa ‘astuzia, raggiro’<sp. traza;
sa buc’àka<cat. butxaca, sa brùs’a ‘strega’<sp. bruja, su bunnèttu<cat. bonet, su
bizòng’u<it. bisogno, sa bic’ikrèta<it. bicicletta, unu bastàs’u ‘facchino’<cat. bastax,
èssi dìn’u ‘essere degno’<it. degno, su dèngu ‘vezzo’<sp. dengue, su dizìg’u<cat. desitj
‘desiderio’, sa gàna ‘voglia’<sp. cat. gana, su gànc’u<it. gancio o sp. gancho, su gìs’u
‘gesso’<cat. guix, su gòc’u ‘componimento in onore dei santi’<cat. goig.
Notiamo alcuni casi di sonorizzazione delle occlusive sorde anche in posizione
iniziale assoluta per influsso della fonetica sintattica: cat. clavell>gravèllu ‘garofano’,
cat. convent<guvèntu, it. cabina<gabìna.
In posizione intervocalica all’interno di parola le occlusive sorde sono mantenute
inalterate e con pronuncia intensa, le occlusive sonore digradano nelle corrispondenti
fricative o restano anch’esse inalterate e con pronuncia intensa:
sp. acabar>akabài ‘finire’, sp. baratu>baràtu ‘a buon prezzo’, cat. aturar>aturài
‘rimanere’, it. scatola>skàtula, cat. mocador>mukad.òri ‘fazzoletto’, it. patata>patàta, sp.
acudir>akud.ìri, it. cupola>kùpula, it. chitarra>kitàrra, cat. xicara>c’ìkera ‘tazza’;
cat. arrebossar>arrebussài ‘intonacare’, cat. bossinada>bussinàd.a, sp. cat.
adobar>adobài ‘percuotere’, sp. dudar>dud.ài ‘dubitare’, sp. de badas>debàd.aza
‘invano’, sp. boveda>bòved.a, it. bottega>butèg.a, it. derubare × sp. robar>zdorrobài, it.
aggradare>agrad.ài, it. arrabbiare>arrabiài.
Non mancano però alcuni casi in cui le occlusive sorde digradano a fricative sonore:
it. carrata>karràd.a ‘botte’, it. rifiutare>arrefud.ài, it. appiccicare>apic’ig.ài.
Così pure non mancano casi di dileguo delle occlusive sonore: sp. recibir>arrec’ìri,
sp. marrido>marrìu.
41. ' Le palatali c’ e g’. Le palatali di qualunque origine sono mantenute inalterate in
Campidanese (il Logudorese invece le muta in ts e dz) : it. città>c’itàd.i, it.
cinema>c’ìnema, it. ciccare>c’ikài, it. gente>g’ènti, it. geloso>g’elòzu, it. giacca>g’àka,
cat. lleig>lèg’u ‘brutto’, cat. rajola>arreg’òla ‘mattonella’, it. vantaggio>vantàg’u, cat.
butxaca>bus’àka ‘tasca’, it. spacciare>spac’ài, sp. colcha>kròc’a /kòrc’a ‘trapunta,
coltre’, sp. chacharear>c’ac’arrài, it. ciarlatano>>c’arlatànu, it. correggere>kurrìg’iri,
cat. mitja>mìg’a ‘calza’.
La c’ e la g’ dei prestiti restano inalterate anche in posizione intervocalica in
fonetica sintattica: su c’ìnema, su c’arlatànu, sa g’ènti, sa g’elozìa.
42. ' La j (jota) spagnola che oggi ha, come è noto, un suono velare spirante sordo,
aveva invece in passato un suono palatale continuo sordo [s’] o sonoro [z’] tale suono è
mantenuto nei prestiti spagnoli del Sardo: viaje>biàz’i, quejar>kes’ài ‘lamentarsi’,
bruja>brùs’a ‘strega’; il suono di 'j' può anche essere 'g’': agasajar>akazag’ài,
barajar>barag’ài ‘mischiare le carte’; questo esito è la norma per j' iniziale:
junquillo>g’unkìl’u, jacinto>g’assìntu, jazmin>g’ezmìnu (cfr. HLS 481'482 e R.
Menèdez Pidal: Manual de Grammatica Histórica Espanola par. 35 bis 3).
43. ' Il suono italiano 'ki' (cchi+voc.) ha come esito 'c’' (log. 'ts'): vecchio>bèc’u,
acchiappare>ac’apai, apparecchiare>aparic’ài, secchia>sìc’a, succhiare>suc’ài.
44. ' Il suono g’i dei prestiti toscani medievali è reso in Campidanese con 'z’'
conformemente alla pronuncia toscana: bragia>bràz’a, ragione>arrez’òni.
45. ' I suoni spiranti f e v vengono mantenuti: fibbia>fìbia, it. figura>fig.ùra, cat.
festejar>fastig’ài ‘amoreggiare’, cat. ferrer>ferrèri ‘fabbro’, cat. faldeta>fardèta ‘gonna’,
sp. flan>flàn ‘crema di latte’, it. schifo>skìfu, piem. guefa>gwèfa ‘velo’, cat.
cafetera>kafetèra, sp. grifòn>grifòni ‘rubinetto’, cat. matalaf>matalàfu ‘materasso’, sp.
ventana>ventàna, sp. visorrey>vizurrèi, sp. o it. vena>vèna (nel senso anatomico; nel
senso di falda d’acqua si ha bèna<VENAM), it. vernaccia o cat. vernatxa>vernàc’a, sp.
velludo>vellud.u, it ventaglio>ventàl’u, cat. griva>grìva ‘tordo’, cat. convent>guvèntu,
cat. rovell>arrevèl’u ‘tuorlo d’uovo’, sp. boveda>bòved.a, it. giovane>g’òvanu, it.
lavamano>lavamànu. Si hanno alcuni casi di assordimento di v' iniziale in f': cat.
vostè>fustèi, sp. vusted>f ustèti (pronome di rispetto), sp.–cat. viudo/a>fiùdu/a
‘vedovo/a’, it. vitello>fitèllu.
In posizione intervocalica in fonetica sintattica la f' passa a v.': sa v.ìbia, su v.errèri,
sa v.ig.ùra, su v.astìg’u, sa v.ardèta, ecc. La v' invece rimane con suono intenso diverso
da [v.] (secondario derivato da F sia originaria latina che dei prestiti vari) le due v ([v] e
[v.]) creano un’opposizione fonematica sia pure di basso rendimento: per es. kùssa
vìa∼kùssa v.ìa (=‘quella vite’/‘quella era’); sa vàska∼sa v.àska (‘la vasca’/‘la fascia’).
49. ' n’ palatale ha tre esiti: il mantenimento, il passaggio a 'ng’ o a 'nn': it.
guadagnare>gwadang’ài, it. bisogno>bizòng’u, it. compagno>kumpàng’u, it.
degno>dìn’u, it. stagno>stàng’u, cat. buny>bùn’u/bùng’u ‘ammaccatura’, cat.
enginy>ing’ìnnu ‘ordigno’, piem. bagna>bàn’a ‘sugo, salsa’, sp. garapina>karapìn’a
‘sorbetto, gelato’, sp. señor>sennòri.
50. ' s’ palatale rimane inalterata: it. scempiare>s’empiài, it. sciorare >s’orài
‘ostentare’, it. sciacquare>s’akwài, it. pisciare>pis’ài, cat. arruixar>arrus’ài ‘spruzzare,
innaffiare’, cat. guix>gìs’u ‘gesso’, it. sfasciare>s’us’ài con sf >s’ (vedi par. 25), cat.
caixal>kas’àli, cat. calaix>kalàs’u ‘cassetto’, cat. bastaix>bastàs’u ‘facchino’.
53. ' Le geminate di norma restano adattandosi alla struttura del Campidanese per la
quale l’opposizione Scempia~Geminata vale soltanto per n, 1, r: acchiappare>ac’apài,
aggradare>agrad.ài, battaglia>batàlla, spacciare>spc’ài, giacca>g’àka,
vantaggio>vantàg’u, zafferano>tsaferànu, arrabbiare>arrabiài, bossola>bùssola
‘cerchio di ferro intorno al mozzo della ruota’ (DES, I, pag. 247), correggere>kurrìg’iri,
passione>passiòni, stalla>stàlla, sballare>zballài.
L’esito di 'll' può anche essere 'dh': cappello>kapèdhu, ballo>bàdhu.
57. ' r+cons.: il nesso rimane inalterato con eventuale metatesi di r: it.
storpiare>strupiài, sp. escarmentar>skramentài, it. mortaio>murtàju, sp. porche, cat.
porxu>pòrc’u/pròc’u ‘portico’.
58. ' Consonanti finali. Le consonanti finali delle parole'prestito catalane o
spagnole vengono mantenute inalterate con aggiunta di vocale: sp. grifón>grifòni, cat.
goig>gòc’u, cat. pastis>pastìssu, cat. mocador>mukad.òri, cat. bonet>bonètu, cat.
matalaf>matalàfu, cat. trenc>trìnku ‘taglio’, sp. arroz>arròzu ‘riso, legume’, cat.
test>tèstu ‘vaso’.
Alcune parole'prestito catalane presentano forme con consonanti finali sonorizzate: lleig
[1’èc’]>1èg’u ‘brutto’, festeig [festèc’]>fastìg’u, groc>gròg.u ‘giallo’; il fenomeno si
spiega col fatto che simili parole presentano nella flessione forme sonorizzate: letja [1’èg’a]
fem., festejar [festez’àr] verbo, groga fem.
CAPITOLO V
OSSERVAZIONI
SUL SISTEMA FONOLOGICO CAMPIDANESE
59. ' Diamo qui l’inventario dei fonemi consonantici del Campidanese standard (1)
rappresentati graficamente seguendo la falsariga dello schema dato da A. Martinet che tien
conto della «proporzionalità dei rapporti» fra fonemi (2)
labiodentali
cacuminali
sibilanti
palatali
dentali
labiali
velari
occlusive sorde p t k c’ ts
occlusive sonore b d g g’ dh
fricative sorde f s’ s
fricative sonore rilasciate b. v. d. g. z’ z
fricative sonore tese v
nasali m n n’
laterali 1 1’
+r
A una classificazione siffatta è preferibile una classificazione di tipo binaristico. Una
schematizzazione tradizionale come quella che abbiamo dato qui sopra lascia infatti molti
punti ambigui o equivoci; perché per esempio, classificare il fonema /ts/ fra le sibilanti e non
fra le dentali o al limite fra le palatali? Perché considerare /s/ e /z/ come sibilanti (istituendo
così una nuova linea verticale) e non come fricative dentali? si potrebbe obiettare che /z/
e /d./ verrebbero a occupare indebitamente la medesima casella; ma si potrebbe pur
sempre ribattere che una lingua che non avesse i fonemi /d./ e /ts/ potrebbe fare a meno di
istituire la serie delle sibilanti e classificare /s/ e /z/ fra le dentali fricative.
Un’analisi binaristica risolverebbe questi problemi e leverebbe gli equivoci in quanto
si farebbe carico dei vari caratteri propri di ciascun fonema; riconoscerebbe la dentalità
così come la palatalità di /ts/ oltre che la sua individualità di fonema! La stessa cosa si
potrebbe dire per /s/ e /z/ cui verrebbe riconosciuta la dentalità e la ‘sibilanticità’; infatti
p. es., secondo la matrice qui appresso la /s/ e la /z/ sono caratterizzate dal tratto [−grave]
e dal tratto, questo ridondante, [+diffuso] come i fonemi /t/, /d/ e /d./; si distingue da /t/ e
/d/ in quanto caratterizzate, queste ultime, dal tratto [−continuo] che si oppone al tratto
[+continuo] dei fonemi /s/ e /z/ e /d./; il fonema /d./ infine è caratterizzato dal tratto
[−stridulo] contro [+stridulo] di /s/ e /z/, che si oppongono poi a /s’/ e /z’/ come
[−diesizzato]∼[ + diesizzato] e si oppongono fra loro come ['sonoro]∼[ +sonoro ] .
1
Intendiamo con «Campidanese standard» la parlata di Cagliari e/o il registro colto delle parlate del
Campidanese, almeno quelle più vicine alla capitale. Se volessimo tener conto di tutte le parlate bisognerebbe
fare un’analisi per ciascuna di esse.
2
Cfr. A. Martinet: Elementi di linguistica generale, Editori Laterza, Bari, 1967
Un’analisi binaristica è inoltre più economica in quanto permette di classificare tutti i
fonemi del nostro sistema impiegando soltanto nove tratti pertinenti contro i quindici di
quella precedentemente proposta (2).
Per un’analisi binaristica dunque si sceglierà un numero di tratti distintivi in numero
sufficiente da poter identificare tutti i fonemi, dopo di che si sottoporrà ogni singolo
fonema alla domanda ‘possiede il tratto distintivo dato?’ cui si potrà rispondere sì (+) o
no (−). Secondo quanto Saltarelli (3) «una serie ipotetica di tratti distintivi sarà
considerata relativamente giustificata qualora consenta la formulazione di un gruppo di
regole tali da permettere di ridurre la trascrizione fonologica ad una corrispondente
trascrizione fonetica in maniera relativamente semplice. Di conseguenza, i tratti distintivi
dell’italiano, ad esempio, dovranno essere individuati, in base a molteplici considerazioni
astratte di ordine linguistico, anziché sulla sola scorta dell’indagine spetrografica».
Si può pertanto desumere la matrice qui appresso in fig. 1. Questa è però
comprensiva dei tratti ridondanti cioè di quei tratti non necessari a identificare un
fonema: è per esempio ridondante il tratto [+ sonoro] per il fonema /n/ in quanto non v’è
nessun fonema che, condividendo con esso i tratti
+ consonantico
− grave
− diesizzato
+ continuo
+ nasale
gli si opponga per il tratto [−sonoro].
Si procederà allora ad una nuova matrice (qui appresso fig. 2) che sarà ricavata
mediante la seguente operazione: si divide la totalità dei fonemi in due parti mediante una
prima domanda (una parte sarà costituita dai fonemi che rispondono negativamente; l’altra
dai fonemi che rispondono positivamente); ciascuna delle due parti sarà sottoposta ad
un’altra domanda; se ognuna delle due parti potrà essere nuovamente divisa in due parti
mediante questa domanda essa sarà mantenuta, se invece tutti i fonemi della determinata
parte risponderanno tutti nella medesima maniera, si salterà ad una successiva domanda;
l’operazione proseguirà fino a che, di domanda in domanda, attraverso suddivisioni
successive, si arriverà a definire in maniera inequivocabile ogni singolo fonema.
L’operazione in parola è stata formalizzata graficamente mediante lo schema ad albero
in fig. 3.
Diamo qui l’inventario dei tratti distinti vi usati e il loro valore fonetico.
2
Per la precisione: labiale, labiodentale, dentale, velare, palatale, sibilante, cacuminale, occlusivo,
fricativo, nasale, laterale, sordo, sonoro, teso, rilasciato.
3
M. Saltarelli: La grammatica generativa trasformazionale, Firenze, Sansoni, 1970, pag. 67.
4
Cfr. Z. Muljacic: Fonologia generale, Bologna, Il Mulino, 1973, pp. 82'83.
5
Cfr. M. Saltarelli: op. cit. pp. 72'73.
Nel nostro sistema questo tratto oppone le vocali e le liquide contro le consonanti e le
semiconsonanti /j/ e /w/.
Tratto grave oppone i fonemi articolati alla periferia della cavità orale (regione labiale
e velare) contro i fonemi articolati nella zona centrale della cavità orale.
Tratto compatto oppone i fonemi a rima distesa anteriormente contro i fonemi a rima
distesa posteriormente. «Il risuonatore dei fonemi a rima distesa anteriormente (vocali di
massima apertura, consonanti velari e palatali, comprese le post'alveolari) presenta la
forma di un corno, mentre quello dei fonemi a rima distesa posteriormente (ossia dei
fonemi diffusi, vocali chiuse, consonanti labiali e dentali, comprese le alveolari) è costituito
da una cavità che si avvicina ad un risonatore di Helmotz, ossia è caratterizzato da una
cavità relativamente vasta avente un’apertura piccola» (Z. Muljacic: op. cit., pag. 89).
Questo tratto, nel nostro sistema oppone /a/ alle altre vocali; caratterizza inoltre, sia
pure in maniera ridondante, i fonemi /s’/, /z’/, /n’/, /k/, /g/, /c’/, /g’/, /l’/.
Tratto diffuso oppone i fonemi articolati nella regione anteriore della cavità orale
contro gli altri.
Nel nostro sistema questo tratto oppone i fonemi labiali contro i velari, 1’affricata /ts/
contro /dh/, /s’/, /z’/, /n’/ e le vocali /i/ e /u/ contro le altre; caratterizza inoltre
ridondantemente i fonemi dentali /s/ e /z/.
Tratto nasale caratterizza i fonemi che si articolano facendo passare l’aria anche
attraverso la cavità nasale oltre che quella orale /n/, /m/, /n’/.
Nei dialetti in cui la 'N' intervocalica cade nasalizzando la vocale precedente si crea
opposizione fonematica fra le vocali nasali e quelle orali (cfr. sopra par. 15 e par. 22).
6
Z. Muljacic:op. cit. pp.82'83.
7
M. Saltarelli: op. cit. pp. 72'73.
Tratto stridulo. «Questa opposizione stridulo~morbido distingue fonemi striduli,
realizzati con un rumore di intensità relativamente elevata, dai fonemi morbidi che vengono
attuati con un rumore basso o ne sono privi del tutto» (Z. Muljacic, op. cit. pag. 97).
Tratto teso caratterizza i fonemi articolati con maggior energia, mediante una
maggiore tensione dei muscoli articolatori.
Nel nostro sistema questo tratto oppone le vocali chiuse contro quelle aperte (/e/~/è/;
/o/~/ò/) e la /v/ contro la /v./. Caratterizza inoltre ridondantemente tutte le occlusive e il
fonema /m/.
Per di più nelle aree in cui la 'N' e la 'L, hanno esiti vari (nasalizzazione e colpo di
glottide per 'N', labializzazione, rotacizzazione, colpo di glottide per 'L') il rendimento
delle opposizioni /n/~/nn/, /l/~/ll/ cala notevolmente fin quasi ad annullarsi.
Quanto alle occlusive abbiamo già detto che il Campidanese, come tutto il Sardo, non
presenta opposizione fra consonante scempia e geminata. Esaminata diacronicamente,
quella che è in Italiano l’opposizione scempia~geminata è risolta in Sardo come
occlusiva sorda~fricativa sonora (o /f/~/v./ per l’opposizione /f/~/ff/). Nè l’opposizione
in questione viene a ristabilirsi attraverso gli imprestiti italiani poiché tanto le scempie
quanto le geminate delle voci lessicali italiane convergono in un unico suono occlusivo (o
in /f/ e /v/) (cfr. parr. 40, 41, 43, 45, 53).
Per quanto riguarda la s pensiamo che non vi sia nel sistema campidanese opposizione
di geminazione; un’opposizione del tipo kàzu~kùssu non è, come riteniamo,
un’opposizione di geminazione, ma un’opposizione del tipo sonoro~sordo (il fatto che
trascriviamo e abbiamo sempre trascritto la s sorda intervocalica mediante la ‘doppia’ ss è
dovuto soltanto alla necessità di non ingenerare confusioni di ‘lettura’, anche se ci
rendiamo conto che sarebbe stato meglio e più opportuno trascrivere voci come kùssu,
ìssu, messai, ecc. con una sola s kùsu, ìsu, mesài, musiài).
dhùs pig.àuzü ‘li prendiamo’ ~ dus pig.àuzü ‘due presi, due matti’
Consonantismo
[−grave] [+grave]
[−diesizzato] [+diesizzato]
[−diffuso] [ +diffuso ]
[−continuo] [+continuo ]
fàta ‘fatta’ fàd.a ‘fata’
donài ‘dare’ sonài ‘suonare’
kròpu ‘colpo’ kròb.u ‘corvo’
de dùzu ‘di due’ de zùzu ‘di sopra’
tùi ‘tu’ nùi ‘nuvola’
bàdha ‘balla’ bàn’a ‘sugo, salsa’
bàdhu ‘ballo’ bàs’u ‘basso’
kàru ‘caro’ kàlu ‘discendo’
màra ‘palude, stagno’ màl’a ‘maglia’
pìku ‘piccone’ pìg.u ‘io prendo’
sa grài ‘(quel)la pesante’ sa g.rài 1a chiave’
sa bèna ‘la vena’ sa b.èna ‘la pena’
pìlu ‘pelo’ fìlu ‘filo’
bìa ‘viva’ vìa ‘vite’
skroc’ài ‘sbucciare’ skroz’ài ‘scortecciare’
a gàtu ‘a(l) gatto’ ag.àtu ‘(io) trovo’
fùnti dùazä ‘sono due’ fùnti d.ùazä ‘sono tue’
[−nasale] [+nasale]
[−stridulo] [+stridulo]
[−sonoro] [+sonoro]
[−teso] [+teso]
Vocalismo
[ − grave] [ '+grave]
[−compatto] [+compatto]
[−diffuso] [ +diffuso ]
[ − teso] [+teso]
b è n i ‘bene’ b è n i ‘vieni’
òru ‘oro’ òru ‘orlo’
Consonantismo
Posizione iniziale
Sono ammessi i gruppi iniziali di consonante occlusiva, f, m, s. ts, s’, c’+la
consonante r:
prènu, trìgu, krài, brùnku, dròllu, grài, fròri, mrez’àni, srùku, c’ròb.èdhu,
s’rob.edhài, tsrùpu.
La s si combina con le occlusive sorde e con f; la z con le occlusive sonore, con m e
con v:
skòla, sperài, stài, sfas’ài, zballài, zdorrobài, zgannài, zvaporài. n si combina
con d, c’, ts:
ndi bòlizi? ‘ne vuoi?’, nc’i bog.ài ‘levarne’, ntsànduzü ‘allora’. C +C +r
(s+C +r; z+ C +r):
spràz’i, skrarìa, strentàz’u, zgrimài, zbrunkài, sfròzu, zmurdzài.
C + SC gwadàng’u, pjed.àd.i
C + C + SC skwartarài
Posizione mediana
Sono ammessi i nessi di consonante occlusiva (sorda o sonora), fricativa (b., d.,
g.), f, m, ts, z, s, c’, z’+ la consonante r:
kàtru, rekrakài, aprob.iài, pèd.ra, ob.rès’i, àg.ru, atsràz’u, abruz’ài, agraviài,
az’ròla, ac’ridanài, afrig’ìu, pizrùc’i.
Sono ammessi i nessi di n+ t, d, k, g, c’, g’, ts, s, f (sono invece esclusi i nessi di
n+d., b., g., z, z’, p, b), in fonetica sintattica sono pure ammessi i nessi di n+v e l:
sàntu, kàndu, frànku, stàngu, bìnc’iri, pràng’u, intsertài, insàraza, infèrru, in
vèna, in lòg.u.
C+SC agwantài.
C + C + SC angwìdha.
Posizione finale
In posizione finale sono ammessi soltanto i nessi C+V, V+V, V+SV; è in realtà
possibile, non solo in fine di parola in fonetica sintattica, ma anche in finale assoluta, la
consonante 's postvocalica:
is fròris/is fròrizï, bènis/bènizï, bònus/bònuzü, naras tùi, amig.us bònus/amìg.us
bònuzüii.
PICCOLA ANTOLOGIA DI TESTI
Da: «Le Carte Volgari dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari», edite da A. Solmi (AGI
1905).
III
In nomin de pater et filiu et sanctu ispiritu. Ego iudigi Trogodori de Unali, cum filiu
miu donnu Gostantini, per boluntate de donnu deu potestandu parti de Calaris, assolbullu a
piscopu Petru a ffagirisi carta in co bolit. Et ego piscopu Petru Pintori, cum lebandu
assoltura daba ssu donnu miu iudigi Trogodori, ki mi llu castigit donnu deu balaus annus et
bonus, et ad issi et a muliere sua donna Preciosa de Lacon, fazzumi carta pro conpora ki
fegi in Serriga. Conporei a Trogodori de Muntigi et a mulieri sua parçzoni cantu habeant in
Serriga pus mama et pus padri, et deilli sollu de cabras et sollu de triigu, et clonpeilli
pariari. Ante stimonius, Amirai de Muntigi et Trogodori Boe, et Jorgi Manca, et Trogodori
Littera. Et sunt destimonius Arzzocu de Lacon, et Furadu de Unali, donnigellu Arçzocu
logu salbadori. Et ki ll’aet deuerte appat anathema dabba pater et filiu et sanctu ispiritu,
dabba XII apostolos, IIII euangelistas, XVI prophetas, XXIIII seniores, CCCXVIII sanctus
patris et appat sorti cum Juda in inferno, siat et fiat, amen.
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Io giudice Trogodori de Unali,
con mio figlio donnu Costantini, per volontà del Signore Iddio governando il Giudicato di
Cagliari do licenza al vescovo Pietro di farsi carta riguardo a ciò che vuole. Ed io vescovo
Pietro Pintori, prendendo licenza dal mio signore Giudice Trogodori, che me lo conservi
il Signore Iddio per molti e buoni anni, lui e sua moglie donna Preciosa de Lacon, mi
faccio carta riguardo all’acquisto che feci in Serriga. Comprai da Trogodori de Muntigi e
da sua moglie la parte che avevano in Serriga da parte della madre e del padre e diedi loro
capre per il valore di un soldo e grano per il valore di un soldo e arrivai a raggiungere
l’accordo. Davanti ai testimoni, Amirai de Muntigi, Trogodori Boe, e Jorgi Manca, e
Trogodori Littera. E sono testimoni Arzocu de Lacon e Furadu de Unali, donnigellu
Arzocu logusalvadori. E chi non la rispetterà abbia anatema dal Padre dal Figlio e dallo
Spirito Santo, dai dodici apostoli, dai quattro evangelisti, dai sedici profeti, dai
ventiquattro seniori dai trecentodiciotto santi padri, e abbia la sorte di Giuda all’Inferno,
siat et fiat amen.
XII
In nomine patris et filii et spiritus sancti, amen. Ego Iuigi Trogodori de Unali, cum
donna Benedicta de Lacon muliere mia, per boluntade de donnu deu potestando parti de
Karalis, assolbullu a donnu Troodori, su piscobu miu de Suelli, ad fagirisi carta in co bolit.
Et ego Trogodori, per issa misericordia de deu piscobu de Suelli, cum lebando assoltura
daba su donnu miu Iudigi Trogodori de Unali et daba sa donna mia donna Benedicta de
Lacon, ki mi llus castigit donnu deu balaus annus et bonus, fazzumi carta pro beni ki fegit
Iuigi Petru de Pluminus ad sanctu Jorgi de Suelli su donnu miu, pro s’anima sua et de filias
suas. Dedilloi su cantu habeat in Sinorbi et in Castania, serbus et ankillas, et terras et binias,
et saltus et aquas et omnia cantu si clabaat adpusti cussas ambas domus, ki fudi paru (1) suu
de sa compora ki fegerat a donnu Gontini Spanu, et donnu Gontini Spanu illu habeat binkidu
a donnu Barisoni de Serra de Cabuderra. Et habendusillas custas domus sanctu Jorgi su
1
paru, il Solmi nell’«Indice lessicale delle voci più notevoli» posto in appendice all’edizione delle carte, traduce
questa voce con ‘acquisto’ e aggiunge spiegando: «sulla base neolat. di imparare».
donnu miu, inde lli pidii merkei ad su donnu miu Iuigi Barisoni et ad sa donna mia sa
muliere, ki mi ‘ndi fagirint carta bullada pro ’llas, sigundu in co furunt dadas ad sanctu Jorgi,
su donnu miu. Et ca no ’ndi furunt issus sigurus de susta dadura, kerfirunt (2) mi ‘ndi beridadi
comenti illas habeat sanctu Jorgi custas domus. Et ego batusi ’ndi liurus maioralis, ad donnu
Mariani Dezori Orlandu, et ad donnu Johanni de Serra Daluda, et ad donnu Saltoro de Unali
corrogla, et ad donnu Turbini de Siiki, et ad Mariani de Zoli d’Ozrokesus, ki iurarunt ad
bangeliu de deu, ante iuigi, in sa billa de Quartu ad corona de sanctu Miaili (3), ca (4) «custas
ambas domus iuigi Pedru illas habeat dadas sendu in Pluminus ad sanctu Jorgi de Suelli, pro
s’anima sua et de filias suas». Et pusco connoschit iuigi Barisoni su donnu miu et issa donna
mia sa muliere susta beridadi, bullaruntmi ’ndi custa carta, et affirmaruntmi ‘llas custas
ambas domus de Sinorbi et de Castania, cun onnia cantu si pertenit adpusti ’llas, ki si ’ndi
apat proi sanctu Jorgi su donnu miu cantu adi durari su mundu. Et inui iurarunt custus liberus,
co illas habeat dadas custas domus iuigi Pedru ad sanctu Jorgi, fudi donnu Mariani su piscobu
de Zulkis, et donnu Barisoni de Serra passagi, et donnu Furadu Dezori zurrumpis. Et sunt
destimonius Barisoni de Serra passagi, et Comida de Serra de Frailis, et Mariani Dezori
Orlandu. Et est fasta susta carta anno domini M.CC.XV. II kl. octubri habendusilla iuigi ad
manu sua sa curadoria de Campidanu pro logu salbadori. Et ki ll’aet diuertere apat anathema
daba pater et filiu et sacto ispiritu, data XII apostolos, et IIII euangelistas, daba XVI
prophetas, et XXIIII seniores, daba CCCXVIII padres sanctos. Et sortem habeat cum juda
proditore in inferno inferiori, amen.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo amen. Io giudice Trogodori de
Unali, con mia moglie Benedetta de Lacon, per volontà del Signore Iddio governando il
Giudicato di Cagliari, do licenza a donnu Troodori, vescovo mio di Suelli, a farsi carta
riguardo a ciò che vuole. Ed io Trogodori, per misericordia di Dio vescovo di Suelli,
prendendo licenza dal mio signore Giudice Trogodori de Unali e dalla mia signora donna
Benedetta de Lacon, che me li conservi il Signore Iddio molti e buoni anni, faccio questa
carta riguardo al beneficio che fece il Giudice Pietro de Pluminis a San Giorgio di Suelli
il mio Signore, per l’anima sua e delle sue figlie. Egli diede quanto aveva a Senorbì e a
Castania, servi, ancelle, e terre e vigne e boschi e acque e tutto quanto è incluso in
entrambe le case; tutto ciò era suo acquisto che egli aveva fatto da Gontini Spanu, e donnu
Gontini Spanu lo aveva vinto a donnu Barisone de Serra di Capoterra. E avendole queste
case San Giorgio il mio signore, gliene chiesi mercede al mio signore Giudice Barisone e
alla mia signora sua moglie, che mi facessero carta bollata che attestasse che queste due
case erano state date al mio signore San Giorgio. E poiché essi non erano sicuri di questa
donazione, vollero che io provassi la verità che queste case le aveva San Giorgio. Ed io
portai i ‘liberus maioralis’ donnu Mariani Dezori Orlandu, e donnu Johanni de Serra
Daluda e donnu Saltoro de Unali corrogla, e donnu Turbini de Siiki, e Mariani de Zoli
d’Ozrokesus che giurarono sul Vangelo di Dio, davanti al giudice, nella villa di Quartu,
nella ‘corona de sanctu Miaili’: «entrambe queste case le aveva date il Giudice Pietro a San
Giorgio di Suelli, stando egli a Pluminus per l’anima sua e delle sue figlie». E poiché il
giudice Barisone il mio signore, e la mia signora sua moglie, conobbero questa verità, mi
bollarono questa carta e mi confermarono entrambe le case di Senorbì e di Castania con
tutte le loro pertinenze, che ne avesse beneficio San Giorgio il mio signore per quanto
durerà il mondo. E dove giurarono questi liberi, che il Giudice Pietro aveva dato queste
case a San Giorgio, c’erano donnu Mariani vescovo di Zulkis, e donnu Barisoni de Serra
2
kerfirunt<*QUAERUERUNT RU>rf, cfr. sopra par. 23
3
corona significa nel sardo medievale tribunale o assemblea; dice il Solmi: «la ‘corona de sanctu Miaili’ XII, 4 e
la ‘corona de logu’ XVIII, 7 indicano le assemblee maggiori presiedute dal giudice».
4
ca<QUIA è la particella che introduce il discorso diretto, normalmente nei documenti medievali sardi.
passagi, e donnu furadu Dezori zurrumpis. E sono testimoni, Barisone de Serra passagi, e
Comida de serra Frailis e Mariani Dezori Orlandu. E questa carta è fatta nell’anno 1215 due
giorni innanzi le calende di ottobre (30 settembre), mentre il giudice reggeva personalmente
la curatoria del Campidano come logusalvadore. E chi non la rispetterà abbia anatema dal
padre dal figlio e dallo spirito santo, dai dodici apostoli, dai quattro evangelisti, dai sedici
profeti, dai ventiquattro seniori dai trecentodiciotto santi padri. E abbia la sorte di Giuda
traditore nel più profondo dell’inferno, amen.
Dalla «Carta de Logu de Arborea» edizione di E. Besta e P.E. Guarnerio, Sassari 1905, in
«Studi Sassaresi» III (sez. I, fasc. 1'3).
XLIX Constituimus et ordinamus qui sas villas qui sunt usadas de faghere sa doha pro
guardia dessu foghu deppiant illa fagher sa doha secundu qui fudi usadu pro temporale
ciaschaduna villa in sa habitacione sua. Et qui] noll’at aujr fatta sa doa pro sanctu Perdu de
Lampadas paguit ss. X per homjni et issa villa quj’ll’at faguir façat illa quj foghu no ’lla
bariguit, et si fogu illa barigat et faguit perdimentu paguit sa villa manna ss. X per homjnj
secundu quj est usadu et issu curadore lliras X assa corte; et si su curadore comandarjt a su
mayore ouer jurados et atteros homjnis dessa villa de fagujr sa ditta doa et no ’la paguint
paguint comunamenti sa pena qui deppiat pagarj su officiali et issu officiali siat liberu.
XLIX Stabiliamo e ordiniamo che le ville che sogliono fare il riparo (il taglio sulla
terra) per guardia al fuoco debbano farlo secondo l’uso pro tempore, ciascuna villa nel suo
territorio. E la villa che non avrà fatto questo riparo entro il giorno di San Pietro in giugno
paghi dieci soldi per uomo; e la villa che farà (questo riparo) lo faccia in modo tale che il
fuoco non possa superarlo, e se il fuoco lo supererà e farà danno, paghi la villa grande dieci
soldi per uomo secondo l’usanza e il curatore paghi dieci lire alla corte; e se il curatore
comandasse al ‘mayore’ o ai giurati e agli altri uomini della villa di fare tale riparo e non lo
facessero, paghino tutti la pena che deve essere pagata l’ufficiale e questi sia libero.
L Item ordinamus qui nixuna femina qui siat ouer at essere fanti agena de lecto qui non
siat mugere legitima non ussit nen deppiat leuare dae sa domo dessa habitacione, qui
fagujrint in pari cun su amigu, causa alcuna dessu homjnj suo contra sa voluntadi de cussu
suta pena de essere condempnada et punjda pro fura secundu qui in su capidulu dessas furas
si contenit, et siat tenuda restitujrj sas caussas furadas et leuadas; et simily pena si intendat
assu amigu qui leuarit contra voluntady dessa amica causas suas proprias.
L Item ordiniamo che nessuna donna che sia o sarà concubina e non sia moglie
legittima non osi e non debba sottrarre dalla casa che sarà fatta insieme con il suo amico,
alcuna cosa dell’uomo suo contro la volontà di lui sotto pena di essere condannata e punita
per furto secondo quanto stabilito nel capitolo sui furti, e sia obbligata a restituire le cose
rubate o sottratte; e simile pena si intenda comminata all’amico che sottragga all’amica
contro la sua volontà cose di lei proprie.
LXI Item ordiniamo che se qualcuno farà lite e gli ordinerà di giurare sulla croce venga
a giurare in mano dell’ufficiale che presiederà la corte e debba giurare sulla croce. E i
litiganti non abbiano ad accordarsi fra loro senza giustizia se non davanti all’ufficiale, e se
si accordano paghi il litigante alla nostra corte dieci lire e un bue al curatore, e se dalla lite
si giunga a pagarne multa al Regno paghi colui che deve giurare e che sarà vinto. E ciò si
intenda in cause criminali.
XCIX Item hordinamus qui si alcuna femjna si cojarjt a modo sardisco ouer a dodas et
moret e lasarjt alcunno figio pixinno si cuso figio pixinno moret sensa esser de edadj
legitima de annos XVIII quj su padrj de su dito pixjnno succedat et apat sa eredadi de su
ditu figio suo et sjmjlljmente succedat sa mama a su figio pixjnno in sos benes qui ’llj
furunt romasidos de su padrj; exceptu si su padrj ouer sa mama aujrjnt fato testamento quj
in cusu casu si deppjat obseruarj su hordjnj de cusu testamentu ed isa voljntadi de su
testadorj.
XCIX Item ordiniamo che se alcuna donna si sposi a modo sardo o con dote e muoia
e lasci un figlio piccolo, se questo figlio muore prima di aver raggiunto l’età legittima di
anni diciotto, che il padre del detto minore succeda ed abbia l’eredità del figlio e
ugualmente succeda la madre al figlio, nei beni che gli provengono dal padre; a meno che
il padre o la madre non abbiano fatto testamento che in tal caso si deve osservare l’ordine
di quel testamento e la volontà del testatore.
Note: osserveremo, dal punto di vista fonetico, l’oscillazione fra e ed 'i in sillaba
finale: habitacione, temporale, curadore, pagare, essere, moret // faguit bariguit,
paguit, homjnj, voluntadi, simily, aurjrj, darj, officialy, padrj, hordjnj:
svolgimento di E di sillaba finale latina; la 'O originaria in tale posizione è mantenuta, ma
non mancano alcuni casi di passaggio ad 'U: illus, cusus, ditus, sus, ecc. (CI). La velare è
generalmente mantenuta: chertare, faguit, fagujrint, ma abbiamo anche casi di
palatalizzazione: cruxi.
Queste oscillazioni si spiegano come un progressivo avanzamento del dialetto di ‘tipo
meridionale’ su un fondo linguistico più arcaico e conservativo proprio dell’area arborense,
la quale ancor oggi, almeno nella sua parte settentrionale, mantiene questi tratti arcaici
(velari intatte, mantenimento di E ed 'O in sillaba finale (5).
Noteremo ancora l’assibilazione dei nessi 'CJ' e 'TJ': façat< FACIA T ,
poçgant<* POTEANT ; la riduzione del nesso – LJ ' a g’ (palatale): agena< ALIENA(M)
(camp. allèna), niugere< MULIEUE ( M ) (camp. mullèri), FILIU ( M )>figio (camp. fìllu);
tale esito che ancora si riscontra nell’area arborense e nell’Ogliastra era una volta proprio di
5
Per un’analisi più dettagliata intorno a questi problemi si veda il saggio di A. Sanna La lingua della carta
de logu in I1 dialetto di Sassari e altri saggi, Cagliari, Edizioni «3 T» di G. Trois, 1975.
tutto il dominio Logudorese che l’ha successivamente ridotto a 'dz'; abbiamo la geminata '
LL ' mantenuta, almeno graficamente, come tale: villas, jll’< ILLI , cullu<( EC ) CUM
ILLUM (oggi kùdhu); e mantenuta la 'r' intervocalica delle desinenze verbali: torrarj,
darj, jurare, essere, fagujri, restitujrj; l’odierno Campidanese, come è noto, presenta
tali forme col dileguo di 'r'.
Dal punto di vista morfologico noteremo la conservazione dell’imperfetto congiuntivo
latino, oggi mantenuto soltanto in alcuni dialetti barbaricini ma una volta certamente più
esteso (il sardo odierno ha sostituito questa forma con il piucheperfetto): comandarjt,
leuarit, aujrjnt.
Da: G. Bottiglioni, Leggende e tradizioni di Sardegna, Genève, Leo Olschki, 1922.
(Traslitteriamo nel nostro sistema di trascrizione fonetica il sistema usato dal Bottiglioni; la traduzione è
dello stesso autore).
Le sorelle Gianas
Queste erano tre sorelle rinomate per bellezza, ma quanto erano belle, erano iraconde.
Vivevano nella città di Valenza e tutti le chiamavano le dame di Pardialenza. Ogni giorno si
facevano il bagno nella fontana di Coni. Perché il sole non le facesse nere, uscivano alla
notte verso Bangiu e Conchiscusa. Portavano le dita così fini che se le tagliavano quando
tagliavano prezzemolo; non facevano altra cosa che tessere broccato e la notte di San
Giovanni andavano al nuraghe di Tramalitzu a sciorinarlo. Una notte una di queste sorelle
era andata a sciorinarlo e viene un uomo a cavallo e visto che la dama se n’era andata, va a
rubare una di quelle tele e fugge. La dama se ne accorge e l’insegue e l’uomo aveva tanto
temuto che aveva promesso un mantello di broccato a San Giuliano di Villanovatulo.
L’uomo non fu raggiunto ed aveva mantenuta la promessa.
Marosini
Una volta c’era una donna che andava a filare a Marosini. Un giorno, quando fu
filando, il monte si è aperto ed essa ci è caduta dentro e non è potuta tornare a uscire più.
Per caso un altro giorno un uomo, passando in fondo di questo monte, ha inteso due voci
che dicevano: «Aiuto! aiuto! io non posso tornare a uscire più di dentro di questo monte!».
Allora quest’uomo è salito in cima e vedendo che non c’era nessuno, è tornato a discendere
e ha fatto sapere il fatto a tutti. La povera donna è rimasta dentro il monte viva e ripete tutto
ciò che dicono.
I cani malvagi
I cani malvagi, quando volevano far male agli uomini non tenendo luogo di (dove)
ritirarsi, hanno stabilito di fare una torre in cima alla punta della frana, per potere dominare
tutta la Barbagia. Per questo a cento di cani malvagi, lavorando giorno e notte hanno
accumulato grande quantità di pietra. Con questa hanno alzato una torre grande con tutti i
luoghi da nascondersi. In quelle notti di burrasca, uscivano fuori e andavano a rubare e a far
temere i pastori e venendo fin dentro il paese. Dio tenendo compassione di noi ai cani
malvagi, a colpi di lampo ha diroccata la torre. In questo modo i cani malvagi se ne sono
fuggiti e il luogo dove è stata diroccata la torre nel Gennargentu l’hanno chiamato s
is’us’iu.
Sant’Antioco
Sant’Antioco era cristiano e vivea nell’Africa dove comandava il Re di Roma che non
credeva in Dio. Per questo Sant’Antioco fu arrestato e l’hanno posto in mezzo al fuoco, ma
il fuoco non gli ha fatto nulla. Poi l’hanno posto in mezzo ai leoni per mangiarlo (perché lo
mangiassero), ma i leoni lo accarezzavano e poi l’hanno posto in una caldaia di pece
bollente e non gli ha fatto nulla. Allora l’hanno posto in una barchetta e l’hanno posto in
mare e il vento l’ha portato alla spiaggia di Sardegna. Allora è sceso al paese e viveva qui
nella grotta e quando i soldati hanno saputo che era qui l’hanno incontrato e l’hanno preso.
Sant’Antioco ha domandato ai soldati di lasciarlo pregare nella grotta. Allora egli ha
pregato il Signore di pigliarlo ed è morto subito. I soldati erano aspettandolo e quando
hanno visto che non tornava più, sono andati essi dov’era Sant’Antioco, l’hanno chiamato
ed esso non ha risposto; l’hanno toccato ed è caduto. Era morto. Allora l’hanno preso e gli
hanno fatto la chiesa e il paese l’hanno chiamato Sant’Antioco.
Da «Mutettus Cagliaritani» raccolti da Raffa Garzia, Bologna, Stabilimenti Poligrafici
Riuniti, 1917.
Come per le Leggende del Bottiglioni, il sistema di trascrizione usato da R. Garzia è stato riportato al
nostro sistema; la traduzione è dello stesso R. Garzia.
pag. 83
pag. 84
pag. 94
pag. 121
pag. 131
Arrìu bell’,arrìu Fiume bello, fiume
Lassaminc’ a passài; lasciamici (lasciami) passare
de bir’ a kòru mìu senza vedere il cuor mio
no mi ndi b.òtsu stài non posso starmene
pag. 163
pag. 193
pag. 449
CHINI SCIDI
(Premio «Città di Ozieri»)
Chìni sci’ chi deu puru
una dì no happ’a andai
a sa festa chi m’hant’impromittu.
Callincun’had’ a benn’a chizzi: «Scida» (
callincunu chi pru’ no happo biu
diora meda a pei’ de su lettu)
«scida ch’est’or’ ‘e movi: funti pròntusu
is cuaddus asutt’ e’ sa ventana».
E cantu gent’happ’ a biri
andend’a festa cun nosu
Oh, benèi, enèi. Genti enèi.
a i custa festa chi s’hant impromittu
babbu’, nonnus, antig’ nostru’, festa
manna, penzad’ ‘iora, disigiada,
e bia mai.
I sind’arregodàisi,
genti disisperada, cantu’ bortasa
a anat’ ’e unu fill’, ’e unu fradi,
a anant’ ’e unun babbu mort’ ’e balla,
i sind arregodais cantu bòrtas
cun su cor’affriggì’ eus penzau
chi no iaus a biri pru’ festa?
I sind arregodais su corrìnu
di àccasa scardacillàdas,
e i domu’ nostras prena’ de pezza,
e mamma nostra prangendu
e babbu nostru citìu
e nosu chi timiàus
su chi babbu fua’ penzendu?
Oh, cantu nd’eis portau,
feminas, pan’a presoni
cun i su coru nieddu
che i su sciallu ‘n is ògusu!
Cant’ei disigiau custa festa,
marradori’ mortu’ de fàmini,
pastori’ mortu’ de frius,
annendu, annendu, senz’e mancu sciri
ainnui.
E cand’haisi penzadu ma’ a festa,
tui, bandidu, fradi miu?
Candu t’hanti sighìu coment’una fera?
Candu t’has agatau, senz’ ‘e nimmancu
sciri comenti, i manu’ bruttas? Candu
ha’ disigià, ‘e bir’a mamma tua
mancà’ a fura?
Ma oi callincunu
è zerriendu: «Andéusu, scidai,
est’or’ ’e movi».
Andeu’, genti, andeus
a i custa festa chi s’hant’impromittu
cuddus chi mai fest’ìanta biu.
Gent’affrigìa,
senzà’ ’e prangi: no nd’eus a biri
pru’ de mortus a balla.
Femina’, fulliainci
custus pannu’ nieddus, e tiàllasa
bogà’ ’e linu, e pani e binu e froris,
e cantai muttettu’ di amori.
Andéusu,
marradori’ mortu’ de fàmini,
pastori’ mortu’ de frìusu,
terra’ de trigu eis a biri, angiònisi,
fitellu’ gràssusu.
E tui, bandidu, fradi miu, beni
cun nosu tui buru.
Isciaquadì i’ manus, fulianci
e cavun’e fosilli e bessidindi
a sa lusg’ ’e su solli.
Beni cun nosu, fradi sciurtunau,
prangi cun nosu, arrì cun nosu, beni
cun nosu tui buru
a i custa festa chi s’hant’impromittu.
CHISSÀ
a (preposizione) 20 amìg.u 19
a6 anànti 13
àba 23 andàiz ... 25
ab.etài 39 andrìa 13
àb.i (dove) 20 anèa 34
àb.i (ape) 17 angwìdha 29
ab.iàrg’u 27 ang’õi 22
ab.rìdha 29 ang’òni 22, 27
ab.rìli 28 àng’ulu 10
achèd.u 19 ànima 8
achep.ùdha 19 ankìlla 33
àchere 19 annàre 31
ac’apài 43, 53 anniài 13
adhàe 17 annìg.u 8, 28
adobài 40 ànnu 'us 25, 33
àdzu 27 aortìri 13
aet 20 aparic’ài 43
afilliu 33 apedhài 33
ag.atài 32 api 30
àg.id.u 20 àpo 30
agrad.ài 40 apozèntu 39, 46
àg.u 17 apùsti 7
àg’ina 18 apuzèntu 39
aìa 22 aràd.u 24, 34
(b)aìng’u 27 àrburi 11
(sa) àka 35 arèna 24
akabài 40 arèngu 38
akazag’ài 42 arèsti 28
àkiri 23 arg’òla 13, 27, 37
(su) àku 23 ariola 27
akud.ìri 40 arizèru 12, 24
àkwa 29 arizèu 24
àkwë 12 arkiepiscopadu 18
alg’òla 27 àrku 24
alğu 27 armentariu 27
àlig.a 14 arrabiài 40, 53
àllu 27 arrac’òni 27
allùiri 17 arraìg.a 13
a maròlla 34 arraìz’ini 13
amed.iài 24 arràmini 22
amìchu 19 arràmu 22
amìg.al 25 arràna 14, 24
arrazài 39 atèzu 25
arrebellài 39 atìri 35
arrebussài 40 atriviri 39
arrèc’a 24 atropelliài 48
arrec’ìri 40 atropel’ai 48
arrefud.ài 39, 40 atsàrg’u 27
arreg.od.ài 8, 24, 34 àtu 20, 35
arreg’òla 24, 39, 41 aturài 40
arreìg.a 13 aùe 20
arrèiri 24 ave 20
arreìz’ini 13 azùlu 46
arrenkòni 11 az’èd.u 17
arrenneg.ài 24 az’èr’u 17
arrès’iri 8 àz’ia 22
arretòri 14 àz’ina 22
arrevèl’u 45, 48 àzih’a 22
arrezài 24 az’ròb.a 23, 37
arrèz’ini 13 az’ròra 23
arrez’õi 22 az’ròua 23
arrèzòni 11, 24, 27, 39, 44 az’ròh’a 23
arriàb.i 24
arriàli 24, 39 bac’èdhu 33
arrìku 14 bàdhi 33
arrìri 14, 20, 24 bàdhu 53
arritsòni 27 bàka 21, 33, 35
arrìu 14, 21 bàliri 21
arrobatia 20 bàng’u 27
arròd.a 17, 24 (su) b.àni 17
arròg.u 14, 28 bàn’a 49
arròlliu 39, 48 (su) b.arastàg’u 40
arròl’u 39, 48 baràtu 40
arròri 10, 39 bàrba 20
arròr’a 17 bardùnfula 38
arròs’iri 8 bartsànu 52
arràza 'as 14, 24, 25 ...b.asillèndu 40
arròzu 58 bastàs’u 40, 50
arrùb.iu 14, 24, 27 (su) b.astìssu 40
arrùiri 24 batàlla 53
arrundìb.i 34 batàllu 13
arrundìli 34 bàtili 23, 29
arrus’ài 50 batìri 17, 33, 35
àrtu 23 bàtih’i 23
askurtài 23 batorkèntu 14
assimbillài 38 batoskèntu 14
assùa 28 bàtu 35
assustrài 38 bature 17
aterus 12 baturi 17
batusi 17 binc’èndu 'i 12
...b.èa 23 bìnc’iri 5, 8, 10, 22, 24, 31
bèc’u 43 bìndiği 18, 29
bèi 22 bìng’a 21, 27
bellèza 46 binia 27
benãu 34 biniitu 20
bendìa 17 binkendo 'e 12
bendìad.a 17 bìnkere 12
bèndiri 8 binkidu 18
bèndiu 'a 17 bìnko 12
bèneru 35 bìnku 12
bèng’a 17 binnènna 31
bèng’ad.a 14, 17,27 bìnti 12, 13, 21
bèng’u 20 (su) b.intsèllu 40
bèni 4, 12, 20, 22 bìnu 5, 21, 35
bèni 4, 12, 17 (su) b.iòku 40
bènid.i 14, 17 bìrdi 8, 24
bèninti 14, 17 bìrdiu 17, 28, 37
bènniri 22 bìri 1, 20, 21
bènniu 20 bistìri 10
bènniuz... 25 bìu 15, 21
bèntu 20, 21 bìu 15, 22
(b)bèntus 25 bizòng’u 40, 46, 49
berànu 21 biz’inàu 17
(unu) b.erdullàriu 40 biz’ìnu 17
bèrtula 14 boc’ìri 11, 24, 33, 35
bèru 'a 'us 'as 4 bodhèu 13, 27
bessì(ri) 24, 32, 35 bodhìri 36
betiài 14 bòfiu 23
betìri 17, 33, 35 bog.amìnc’i 1
béh’i 22 bog.andèdhu 1
bì 2 bog.èssid.i 18
bìa 20 bòg.id.i 18
biàd.u 39 bògo 27
biàz’i 42 bòi 'is 20, 25, 35
bic’ikrèta 40, 54 bòlid.i 5
bida 21 bolintade 20
bid.atsòni 14 bolintate 20
bidha 21 bòliri 1, 10
bìdhiu 14, 17 bòllu 27
bìd.re 37 bòl’u 27
bìd.riu 37 boluntadi 21
bìd.u 13, 30 boluntate 12
bidzàrru 52 bonètu 58
bìere 21 ...b.òngu 23
bìldi 24 ...b.onìad.a 17
billa 21, 33 bònu 'a, 'us, as 4, 5, 12, 20, 25
bònuz... 25 Campitanu 20
bònuzü 25 cavallu 33
bòrta 20 (su) chìdzu 19
...b.òrtad.a 17 (sa) chòa 19
borèis 23 clabaat 20
bòtu 39 clerigu 28
bòved.a 40, 45 connoschit 18
bòz’i 5 c’anàb.ra 10
bràb.a 20 c’arrài 24, 56
bratsãh’u 47 c’èa 17, 18
bratsòg.u 23 c’èlu 4, 6, 16
bratsòlu 47 c’èna 17
bratsòru 47 c’enàb.ara 10
bratsòu 47 c’èntu 17
bratsòh’u 47 c’èra 17, 24
braz’a 44 c’eràku 27
breb.èi 5, 17, 24, 37 c’èrbu 17
brebeis 12 c’erèzia 27
brèmi 37 c’erèz’ia 27
brèminizï 2 c’èrri 17, 24
...b.rèna 28 c’ertài 24
brènti 21 c’èrtanta 17
brìd.iu 37 c’èru 23
brùlla 56 c’etài 24
brùndu 39 c’èu 23
brùnku 28 c’i 29
brunn’òlu 38 c’ib.ìru 34
brùs’a 40, 42 c’ib.ùdha 17
bruvùra 11 (c’)c’ìd.azä 25
(de) b.rùzu 28 c’ìğu 27
buc’àka 40, 41 c’ikài (cercare) 24
buc’ikõi 22 c’ikài (ciccare) 41
buc’ìri 11 c’ìkera 40
budhìri 20, 33 c’ilìru 28, 34
bùka 5, 20, 39 c’ilìvuru 14
bunètu 40 c’ìllu 17
bùng’u 39, 49 (c’)c’illuzü 25
bun’òlu 38 c’inc’ìdha 34
bùn’u 39, 49 c’ìne 29
burtèdhu 14 c’ìnema 41
bussinàd.a 39, 40 c’inìz’u 27
bustèdhu 14 c’ìnku 29
butèg.a 11, 39, 40 c’inkwànta 29
butìl’a 39 c’ìnkwi 29
c’irkand’ìc’i 1
c’irkài 17, 24
Campidanu 20 c’irkaminc’èdha 1
c’ìrku 28 dizìg’u 40
c’ìrru 17 dòiz’i 13
c’itàd.i 41 dòli 20
c’iv.ràz’u 17, 27, 37 dotòri 20
c’ìz.i(ri) 24, 39 dòmu 20
c’ìh’ìz’u 22 dòna 22
c’olbèdhu 23 donài 20
c’rìku 28 dònna 22
c’rob.èdhu 8, 37 dònnia 35
dòn’a 35
daba 20 dònnu 32
dadas 20 dormìre 12
dai ' dae 20 dormìri 37
damig’àna 20 dotòri 10
dànnu 32 dèz’i 13, 17
datòri 10 (sa) d.ràssa 40
daue 20 (su) d.rìg.u 28
(sa) d.àula 17 ...d.rìnku 40
dava 20 dròmi 17
debad.as 40 dromid.ìnc’i 1
dèğe 18 dromìri 12, 20, 37
(sa) d.enàlla 40 dromìu 17
dèngu 20, 39, 40 drùc’i 23, 37
(tui) d.ènis 17 dùas 13
(d)dèntis 25 dud.ài 40
dèo 12 duor 25
depi 30 dùrc’ë 12
dèpid.uzii 35 dùrc’i 5, 20, 23, 37, 39
dèpiu 17 dùs 13, 20
dèpu 30 dzòsso 26
(sa/de) d.èrra 17, 29
dèu 5, 12, 20, 35 è 14, 17
devertere 12 èb.ra 37
dèz’i 17, 20 èka 26
dhòi 1, 13, 17, 33 èneru 20, 35
dhu 'a 'us 'as 1, 14, 33 èng’u 20
dhùi 13, 17 ènna 26, 35
dì 20 èntu 20
diàu 20 enùglu 28
dìd.u 13, 20 enùg.u 20
dìd.uzü 14, 25 èo 20
dilgràtsia 14 èpid.u 35
(deu) d.ìmu 17 (su) èrmi 37
dinài 24 errìu 14
dìn’u 39, 40, 49 essìri 32
...d.ìrad.a 40 esquilla 33
dirgràtsia 14 èsti 14, 17
fàb.a 23 flùmini 28
fabrigada 20 fòdza 27
factus 12 fòg.u 5, 21
faççumi 27 fòg’a 27
fàd.a 17 fòlte 24
fad.iài 17 fonèsta 11
fài(ri) 10, 17 fòra 5, 21
fàinti 14 formìg.a 24, 37
fàis 25 fornèra 24
fàmini 5 fòrru 24
fàrc’i 23 fòrti 24
fardèta 45, 55 fòrtsa 24
fastig’ài 45 fòti 24
fastìg’u 39, 58 fòz’i 6, 17
fàtu 32 fràc’i 23
fazzumi 27 fràd.i 17, 21, 28, 34
fazòlu 1 frad.ìli 28, 30
fazòu 27 frag.ài 34
fèle 12 fràgwa 23
fè1i 5, 12, 14, 21 fràma 28
fèmia 22 fràr’i 17
fèmina 4, 8, 22 frau 20
(f)fèminazä 25 frenèsta 11
fènu 5 friarg’u 13, 28, 30
fenùg.u 28 frìd.a 20
fèrru 21 frig.ài 17
(f)fèrruzü 25 frìg.u 17
ferrèi 24 friidu 'a 8, 20
ferrèri 45 frõèsta 11
feùrra 1, 8, 24 fròi 24
fìbia 45 fròku 28
fìd.i 39 fromìg.a 5, 24, 37
fìdzos 12 fròng’a 28
fìdzu 27 fròre 12
fig.àu 17 fròri 'is 4, 12, 21, 24, 25, 28
fig.ùra 45 fròrizï 25
fìg’u 27 fruc’ìdha 24
fillòru 34 frùmini 14, 21, 22, 28
fìllu 'us 5, 12, 21, 25, 27 frùtu 32
fìlu 23 fuedhài 11, 13, 20
fìta 39 fuì(ri) 24
fitèllu 45 fùi 22
fìu 23 fuìu 17
fiùd.u 45 fùmu 5, 21, 22
fìz’u 27 funtàna 11, 31
flàn 45 furài 24
flòku 28 furc’ìdha 24
fùrka 24 gurtèdhu 23, 36
fustèi 45 gustài 20
fustèti 45 ...g.ùstu 17
gùta 33
gùturu 20, 33
gà 22 guvèntu 40, 45
gabìna 40 gwadang’ài 49, 51
(su) g.alàs’u 40 gwastài 51
...g.amìnad.a 40 gwèfa 45
gàna 20, 40 (su) gwèpuri 23
gànc’u 20, 40 g’à 22, 26
(su) g.àni 17 g’ài (dare) 35
(tui) g.antàsta 17 g’àka 41, 53
(seu) g.antsàu 40 g’anùg.u 11
(su) g.apèdhu 40 g’ardiu 22
(sa) g.arràd.a 40 g’assìntu 42
(su) g.as’àli 40 g’aùh’ài 22
gàtu 20, 33 g’èka 7
(g)gàtus 25 g’elài 20
gah’òpu 23 g’elozìa 41
gelàre 26 g’elòzu 41
gèlu 16 g’èlu 16
gèneru 18, 26, 35 g’ènna 7, 26, 30, 35
genezzariu 18 g’ennàrg’u 7, 27
getài 18 (g’)g’ènnas 25
Giorgi 18 g’ennàz’u 34
gìs’u 40, 50 g’ènneru 10, 20, 22
gittaat 20 g’ènnuru 10
gitari ' getari 18 g’ènti 41
(sa) g.lezùra 28 g’anùg.u 8, 10, 11, 20, 22, 28
gòc’u 40, 58 g’èpid.u 35
gozài 46 g’èpid.uzu 35
godhìri 36 g’errunàd.a 14
grài 21 g’eùngu 22
gràtsia 5 g’ezmìnu 42
gravèllu 48, 54 girò 2
...g.ràzi 17 g’òb.ia 26, 27
(deu) g.rèu 28 gròg.u 26
grifòni 45, 58 g’orronàd.a 24, 56
grìva 45 g’òssu 26
gròg.u 58 g’òvanu 14, 39, 45
grùnda 7 g’òvunu 39
grùta 39 g’u 2, 5, 13, 20, 26
grùz’i 28, 36 g’ùa 26
(sa) g.ullèra 40 g’uànni 26
(sa) gùna 23 g’unkìl’u 42, 48
gùrc’i 35 g’ùnku 26
g’unùg.u 10, 11 ipi 30
g’urài 26 ir 25
g’ùru 26 irbag’àre 48
g’ustìtsia 27 irbàllu 14
(su) ğerbèdhu 18 ìska 28
ği ' ğìne 18 iskàla 14
ğòb.ia 26 iskòla 14
(a) ğòsso 26 isculçu 27
ğùngere 26 issàra 38
(nos) ğùrat 26 ìssu 32
istèv.ini 21
i 13 is’ìmpru 14
ìa 20 ìta 14, 33
icustus 20 iudigi 12, 20
id.atsòni 14 iuigi 20
ìd.u 20 ìz’ili 37
ienniru 18
ièrru 24 jàb.i 26
iğinàu 18 jàka 7
ilbàllu 14 jànna 7
ìliz’i 37 jannariu 7
illàri 34 jenezzariu 18
illoi 1 jorgi 18
illu 33 (a) jòsso 26
imbentài 32 jùa 26
(ass’) imbèssi 32
impanàd.a 39 kaàdhu 20
impèrg’u 32 kab.ài 47
impròdhu 48 kab.i 23
imùi 13 kàb.ud.u 17
indùlliri 23 kad.ìra 18
ingùi 38 kàdhos 12
ing’ìnnu 39, 49 kafèi 2
inkùe 38 kafetéra 45
innòc’i 17 kag’ènte 48
innòg’i 17 kãi 22
innòi 13, 14, 17 kãistèdhu 22
innòz’i 17 kalài 47
innùi 13, 17 kalàs’u 50
inòg.e 17 kàli 29
insà(ra) 24, 34, 38 kallènti 39, 48
insàza 34 kalòri 10
insòro 38 kàlta 23
intèndi(ri) 24 kàmpu 32
intrài 22 kampuzàntu 46
intrèu 1 kàndo 12
(su) ìnu 35 kàndu 12, 22, 29, 31
kànel 25 kèlu 16
kànes 12 ken 22, 29
kàni 5, 12, 17, 18, 22 kèrfit 23
kanistèdhu 8 kèrfid.u 23
(k)kànizï 25 kèrrere 6, 8
kànna 33 kerri 6, 8
kànno 31 kertu 18
kannùg.a 28 kès’ài 42
kantài 12, 22, 24 ki 18
kantàndo 'e 12 kì(ni) 29
kantàre 12 kì 15
kàntas 25 kida 18
kantàus 25 kid.óng’a 18
kantàuzü 25 kidru 18
kantèndu 'i 12 kìe 29
kàntu 29, 31 kìmbe 29
kapèdhu 53 kìni 18
karapìn’a 49 kissài 2
kardìg.a 28 kitàrra 40
karànta 28 kìtsi 18
karbòni 37 kòa 6
karc’ìna 23 kòdhu 33
kàrdu 24 kõìllu 47
karkàre 14 kòiri 10, 17, 29
karnitsèri 24, 56 kolòri 10
karràd.a 40 kolòru 1, 28
karràz’u 34 kolòv.uru 14
karròg.a 24 kolùmbu 32
kàrru 33 komò 2
kàru 24 komùnu 39
karài 23, 47 kòng’u 27
kaskàre 14 konìllu 47
kastàng.a 27 kònkë 12
kastiàd.a 14 kònka 22, 31
kastiài 17, 25 konnàd.a 17
kàstia 17 konnàr’a 17
kàs’a 32 konnàu 17, 32
kas’àb.i 47 konnòs’i(ri) 25, 32
kas’àgwi 23 kontèntu 11
kas’ài 23 kòrc’a 41, 55
kas’àli 47, 50 kordolìnu 23
kas’àri 23, 47 kordorinu 23
kàtru 29 korkàre 14
kàzu 5, 18, 27 kòrpus 17, 24
kèa 17, 18 korrìa 27
kèja 17, 18 kòru 5, 12, 14, 24
kellariu 27 kaskàre 14
kìgsta 25 kuntèntu 11
kós’a 32 kùpula 40
kòtu 32 kùp.a 19
kòza 4, 6, 46 kurrìg’iri 41, 53
koz’ìa 22 kussòrg’a 24
krab.a 28 kùstu 14, 32
krab.òni 37 kùstu 17, 25
krac’ìna 23 kwàtru 29
kramài 28 kwìndiz’i 29
kratsõizï 47
kratsònizi 47, 55 lã 15, 22
kràzi 2, 17, 25, 28 làb.arazä 14
kreb.ài 28 làd.iri 10, 17
kreìa 17 làd.us 5, 25
kreìad.a 17 làg.ru 37
krèi(ri) 20, 28 làndi 28
krès’iri 28 làndiri 22, 28
krèzia 27 lantsòlu 11
krezùri 6, 14 làra 28
krìad.a 13 làrdu 24
kriài 13 làrgu 24
kròc’a 41, 55 (ai) làrg.uzü 37
kumpriri 28 lassài 23, 32
kròpus 24 lassamìndi 1
krù(u) 2, 20, 28 làti 23, 32
krukulèu 13 làtia 17
krùg’i 18 làtsu 27
krùpa 23 làtua 17
kruzùra 6 làu (alloro) 6
krùz’i 5, 28 làu (labbro) 28
kuadhu 5, 11, 12, 13, 17, 33 lèa 14, 28
kùb.a 17 lebandu 12
kùb.id.u 1 led.àmi 22
kuc’erìnu 34 led.àmini 14, 22
kuc’unìu 34 lèg’u 41, 48, 58
kùdhu 14, 33 lèi 14
kug.ùmini 22 lemòzina 46
kùid.u ' kuìd.u 1 lentsòlu 1, 11, 13, 23
kullèra 24, 48 lentsòru 34
kul’èra 48 lentsòru 23
kumbèssu 11 lèpiri 10
kumbid.ài 11, 32 lèpori 10
kumpàng’u 49 lèpui 24
kumprèndiri 11, 17 lètia 17
kùn 22 lètu 5, 32
kung’àu 27 liàg.a 48
kunìllu 48 lìburu 14
lìd.u 20 mànuzü 14, 25
lima 22 màrdi 17
lìndiri 34 màrga 8, 28
lìng’iri 31 marg’àni 27
lìng’u 27 màri 22
lìnna 23, 32 marìd.u 19
lionfanti 13 marig.òzu 14
lissìa 32 màrmaru 10
lìturu 14 màrra 33
llàruzü 25 marrìu 40
lloi 1, 33 màrtsu 24
llu 'a 33 màrva 23
lòb.a 28 maràd.iu 23
lòd.i 24 màru 23
lòg.u 5, 23 massìdha 22
lòi 24 matalàfu 45, 58
lòmburu 28 màtsu 24
lòmpiri 28 màu (cattivo) 23
igri 13, 23, 24 màu (maggio) 26
lòrumu 28 mãu (mano) 22
(ai) lràg.uzü 37 mazèd.u 25, 30, 32
lùa 15 mazòni 27
lira 15, 22 mah’òb.ru 47
luèg.u 39 màh’u 15
lùmbu 32 màh’u 15
lùna 22, 23 mè 26
lùğe 18 mèi 26
lùz’i 17, 23 meiz’lna 13
mèla 4
mad.àssa 32 melad.id.òng’a 34
màd.i 24 mèle 12
madrii 20 mèli 5, 12, 14
mãig.a 22 mèllus 12, 27
màinga 22 melòni 11, 39, 47
màju 26 mèl’u 27
màku 33 mèndua 23
malàd.iu 11 meng’ànu 10
màli 12 mèos 13
malliõi 22, 47 merkei 18
mallòru 27, 34 mèri 23
màllu 22 messài 33
mang’ànu 10 messari 12
maniz’ài 39 mèu 13
mànka 22 meuõi 39
mànnu 22, 32 meùrra 1, 8, 24
mantalàfu 38 mèza 32
mànu 5, 22 mèzi 32
mez’ìna 13 munkad.òri 24
mì 1 munkaròi 24
mìa 13 mùra 7
mìas 13 murdèg.u 28
mìg’a 41 mùrg’a 27
mìlli 12 mùrra 39
mìmi 12 murtàju 57
minès’iri 39 mùru 5, 24
mìos 13 mùska 25, 39
mìu 13 mussiài 17, 24
mìus 13 mùssiu 17
mìuzü 25 muz’ère 27
mob.àd.iu 23
mob.ènti 23 nàrad.a 14, 17
mob.òi 47 naràd.a 17
mob.òni 11 nàranta 14, 17
mòere 21 naràu 17
mòi 14 nàru 24
mòju 26 nàssa 33
mòla 5 nàs’iri 22, 25
mòltu 24 nàu 24
mòng’u 39 nàu 34
montiz’èdhu 8 nàzu 22, 25
moori 20 'nc’i 1, 14, 17
mòrg’u 37 'ndi 1, 14
mòri 13, 26 neb.òd.i 17
mòrri(ri) 8 nebodi 20
mòrti 24 neb.òr’i 17
mòti 24 nep.òd.e 19
mouàd.iu 23 nèta 22, 32
mouènti 23 nèula 8
movìanta 14 nèz’i 17
mòviri 21 nneb.òd.izï 25
mràmuru 10 nì 5, 13, 21
mrez’àni 11 nìd.u 20
mròz’u 37 nièdhu 20, 26
mudzère 27 nig.èdhu 26
mug’ère 27 no 22
mukad.òri 39, 40, 58 nòmi 22
mudeglu 28 nòmini 5, 14
mùlğèri 27 nòmih’i 22
mulieri 12 non 22
mullèi 24 nòti 5, 22, 32
mullèri 1, 13, 27 nòu 21, 22
mul’èri 27 nù(u) 2, 22
mùlliri 23 nùdha 33
mùng’a 5 nùd.u 22
nùg’i 18 òru 4
nùi 20, 22 orìa 23
nunthare 27 (b)orìa 23
nunzza 27 òtu 32
nus’ènti 39 òu 15, 21
nùz’i 5, 17 ouìa 23