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Littrature et nouveaux mass mdias
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Gabriella Macr
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Gabriella Macr, La televisione nella prosa di Aldo Nove, Cahiers dtudes italiennes [En ligne], 11|2010, mis en
ligne le 15 dcembre 2011, consult le 18 octobre 2012. URL: http://cei.revues.org/105
diteur : ELLUG
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Universit de Salonique
1. Mario Barenghi (1999, pp.288-289) fa una distinzione tra letteratura pulp e cannibale sottolineando
quanto questultima definizione possa connotare meglio del fuorviante pulp le prerogative della poetica dei
giovani scrittori esordienti nellantologia einaudiana.
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Per Nove il pulp dunque la risposta letteraria alla condizione socioculturale di un mondo allapparenza confortevole ma profondamente
aggressivo. Nellultimo decennio, per, la televisione ha ridotto sempre
pi la capacit di trasmettere valori etici o culturali, con una inesorabile
riduzione dellosmosi tra pulp e mass media. Oggi, conclude lo scrittore,
questo genere letterario sembra non avere pi motivo di esistere:
La televisione sta rientrando nel suo ruolo di elettrodomestico. Quello di Orwell
un ciclo concluso. [] Lo stesso credo si possa dire, in scala ovviamente minore, per
il pulp, come suo riflesso letterario critico. (Nove, 2006, p.42.)
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giustifica lascesa e la caduta della letteratura pulp, nata come testimonianza letteraria del nuovo modo di fare televisione. La sempre pi bassa
qualit dei programmi fa prevedere allo scrittore che prima o poi il pubblico intelligente prender le distanze dalla televisione, un concetto gi
anticipato nel racconto Woobinda dellomonima raccolta: Un giorno
non ci saranno pi foreste e allora Woobinda finirebbe come alla televisione di oggi, che non esiste proprio. (Nove, 1998, p.15.)
Se il discorso sul precariato nelle reti televisive monopolizza la Storia
di Riccardo, in altri luoghi si ricordano le gag di Cochi e Renato sui terroni e i polentoni; si ironizza sul voler apparire a tutti i costi; si definisce
la televisione una droga con tutte le sue virt oppiacee. Gli intervistati
concordano nel dichiarare che i programmi televisivi non offrono pi
informazione e che la televisione il sistema che ogni giorno ti cancella la storia, riduce il tempo alloggi assoluto (Nove, 2006, p.125).
Nellultimo capitolo Carlo si dichiara fortunato di non aver tempo di
guardare la tv. Insomma, quello che in Woobinda, in Amore mio infinito e
nella Pi grande balena morta la descrizione ironico-sarcastica della vita
della provincia italiana negli anni Settanta condizionata negli orari e nelle
abitudini dal mezzo televisivo, in Mi chiamo Roberta diventa pi che
mai una dichiarazione esplicita della futilit delle trasmissioni televisive
ormai utili solo a se stesse.
Lopera letteraria di Aldo Nove ha subito un notevole cambiamento
stilemico nellarco di un decennio. Nelle due prime raccolte di racconti
era sua intenzione creare una realt attanziale modellata dalla tv a dimostrazione di quanto possa influire la tecnologia dei mass media sulla nostra
vita. La forma e i contenuti, ostentamente poco elaborati nei suoi racconti e romanzi, non mescolano soltanto tematiche letterarie e linguaggio
ai paradigmi culturali e linguistici offerti dai palinsesti televisivi, dalla tv
trash o dalla pubblicit, ma tendono a mettere in ridicolo quello che la
societ, ormai condizionata dai media, esibisce senza vergogna.
Molteplici sono i richiami teorico-letterari, gi esaminati da altri (cito
emblematicamente: Senardi, 2005; Schiavo, 2001). A essi Nove attinge
per consolidare il suo punto di vista e sottolineare laspetto antropologico
del condizionamento televisivo che tende a massificare gli individui. I
suoi attanti sono, per lo pi, espressione di una collettivit ormai condizionata o dominata dal consumismo; la televisione apocalitticamente
posta alla stregua di una droga domestica, con uninevitabile assuefazione
dei protagonisti dei romanzi e racconti, spinti ad assumerne dosi sempre
pi massicce. La loro crescente alienazione, dagli anni Settanta ad oggi, si
manifesta nella maggiore superficialit nei rapporti interpersonali e nella
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