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IV GIORNATA DI STUDIO

ANALISI NON STANDARD


nelle scuole superiori

Atti del convegno

Vicenza 7 nov 2014


La giornata, organizzata dalla Mathesis di Vicenza,
si è svolta nell'aula Lampertico
messa a disposizione
della Società di Mutuo Soccorso di Vicenza
il giorno 7-11-2014.

Impaginazione a cura di Paolo Bonavoglia

© Matematicamente.it

info@matematicamente.it

ISBN

9788896354780

maggio 2015
Analisi non standard nelle scuole superiori 1

Indice generale
Presentazione...............................................................................................3
L'infinito più facile: alcune riflessioni su un'esperienza NSA in una classe
quinta del Liceo Socio-Psico-Pedagogico
DI GIUSEPPE ZAMBON........................................................................................5
Strumenti liberi per insegnare l'Analisi Non Standard
DI BRUNO STECCA E DANIELE ZAMBELLI...............................................................19
Il differenziale alla Robinson in una e più variabili
DI GIORGIO GOLDONI.......................................................................................21
Gli infinitesimi di Leibniz
DI TIZIANA BASCELLI.......................................................................................32
Analisi Non Standard e Fisica: un caso di ottica
DI ANDREA CENTOMO......................................................................................41
Esercizi NO LIMITS in NSA
DI SERGIO CASIRAGHI.......................................................................................50
La continuità con la NSA
DI PAOLO BONAVOGLIA....................................................................................78
Un piano di lavoro NSA per il quarto anno di un Istituto Tecnico per
Geometri
DI LUCIA RAPELLA..........................................................................................93
2 IV Giornata di studio
Analisi non standard nelle scuole superiori 3

Presentazione

Il 20 novembre 2011 si teneva a Venezia nei locali del Convitto


“Marco Foscarini” una giornata di studio sull'uso didattico dell'Analisi
Non Standard nelle scuole superiori che, nata nell'ambito della lista
Cabrinews, voleva mettere a confronto alcune esperienze di
insegnamento dell'analisi nelle scuole superiori che seguono in
maggiore o minore misura l'approccio NSA.
La cosa accese un notevole interesse per l'argomento e nel 2012 si
tenne un secondo convegno sullo stesso tema a Modena, seguito da
un terzo convegno di nuovo a Venezia nel 2013.
Obiettivo è sempre quello di far conoscere questo approccio
all'analisi matematica che Kurt Gődel, da molti considerato il massimo
matematico del XX secolo, aveva sin dal 1973 indicato come l'analisi
del futuro.
Nel 2014 la giornata si è tenuta a Vicenza a cura della locale
sezione della Mathesis.
Gli scopi principali di questa giornata nazionale dedicata al tema
NSA sono di mostrare agli insegnanti della scuola superiore come
l'Analisi Non Standard viene utilizzata da colleghi che appartengono a
realtà scolastiche diverse (liceali e non) e di spiegare le ragioni per le
quali questi stessi colleghi sono stati spinti a sostituire l'approccio
standard con l'NSA.
Nel corso della giornata è stato anche presentato un progetto, nato
nell'ambito dell'università di Verona, per la realizzazione di materiali
didattici liberi per la didattica dell'Analisi Non Standard.
Si ringrazia la Società Generale di Mutuo Soccorso di Vicenza che
ha messo a disposizione la sala Lampertico per il convegno.
4 IV Giornata di studio
Analisi non standard nelle scuole superiori 5

L'infinito più facile: alcune riflessioni su un'esperienza NSA


in una classe quinta del Liceo Socio-Psico-Pedagogico

di Giuseppe Zambon

1 ESEMPI INTRODUTTIVI

Dopo aver partecipato alla prima giornata nazionale di studio sull'analisi


non standard, a Venezia nel 2011, ho rapidamente deciso di sperimentare,
nell'insegnamento dell'analisi matematica, l'approccio con gli infinitesimi,
convinto che esso ne costituisca un veicolo didatticamente più semplice ed
efficace di quello tradizionale.
In questo intervento ripercorro, molto sinteticamente, alcuni punti
fondamentali dell'introduzione dei numeri infinitesimi e dei numeri infiniti nel
percorso didattico, così come li ho presentati ai miei studenti. I contenuti, così
come le immagini sono quasi integralmente tratti dal testo Il professor
Apotema insegna….I numeri iperreali di Giorgio Goldoni (ed. Ilmiolibro.it).
Alcuni esempi
introduttivi hanno
lo scopo di far
comprendere allo
studente l'utilità,
se non la
necessità, di
introdurre nel
calcolo numeri
infinitamente
piccoli.1
La retta
secante al grafico
della parabola

1 Questo esempio è particolarmente semplice e può essere compreso con facilità


da studenti di qualunque tipo di scuola. Nel testo citato sono presenti esempi
introduttivi assai più raffinati.
6 IV Giornata di studio

in due punti vicini, somiglia molto alla retta tangente. Il coefficiente


angolare nell'esempio in figura è tanto più vicino a 2 quanto più il punto B è
vicino al punto A, cioè quanto più Ɛ è piccolo. Se Ɛ fosse infinitamente
piccolo, la retta sarebbe la retta tangente e il coefficiente angolare sarebbe
esattamente 2.
Perché dunque non possiamo usare nella pratica matematica numeri
infinitamente piccoli?
La loro esistenza è esclusa da una delle proprietà fondamentali dei numeri
reali: il postulato di Archimede (sia che esso venga introdotto direttamente
nel sistema di assiomi o dedotto dal postulato della continuità di Dedekind).
Il postulato di A. stabilisce che qualunque grandezza può essere misurata,
con un numero finito di passi unitari, qualunque sia l'unità di misura scelta.
Esso può essere enunciato in questi due modi, logicamente equivalenti ma
diversi nella sfumatura psicologica che suggeriscono:
• PA1: Dati due segmenti diversi, esiste sempre un multiplo del minore
che supera il maggiore
• PA2: Dati due segmenti diversi esiste sempre un sottomultiplo del
maggiore che è più piccolo del minore
Nella prima versione il postulato ci fa chiaramente capire che non
esistono segmenti infinitamente grandi, poiché esiste sempre un multiplo
(finito) di un altro segmento, che possiamo assumere come unità di misura,
che lo supera. Nella seconda versione ci dice esplicitamente che non
esistono segmenti infinitamente piccoli. 2
Per ammettere l'esistenza di un numero infinito dobbiamo (violando PA1)
ammettere l'esistenza, lungo la linea dei numeri, di un luogo così lontano che
un viandante immortale che si incamminasse in quella direzione a passi
unitari e costanti, non lo raggiungerebbe mai.
Tuttavia è forse l'esistenza dei numeri infinitesimi (violazione di PA2) che
risulta intuitivamente più facile da accettare, forse perché meno condizionata
dal diffuso pregiudizio con il quale tendiamo a dare per scontato e inviolabile
il postulato di A. Supponiamo di prendere un segmento, per esempio il
segmento unitario [0;1] , di tagliarlo a metà, eliminare la metà di destra e di
proseguire il lavoro con la metà rimanente, sempre con tagli a metà.
Immaginiamo ancora un uomo immortale che con cadenza regolare
prosegua per tutta la sua immortale vita questo lavoro. Ci chiediamo cosa gli
rimane alla fine di questo processo. E' chiaro che le possibili risposte (al netto
2 Naturalmente il postulato così espresso per i segmenti può essere
analogamente espresso per i numeri reali che li misurano.
Analisi non standard nelle scuole superiori 7

di tutte le possibili obiezioni sul valore epistemologico del supporre concluso


un processo infinito) sono due: gli rimane un punto (misura 0) o gli rimane
qualcosa di infinitamente piccolo ma che ha ancora la natura di segmento. Dal
punto di visto dell'intuizione è forse più facile accettare quest'ultima risposta:
dividendo un segmento in due ottengo sempre due segmenti. Eppure
accettare questa risposta significa ammettere l'esistenza di un numero
infinitamente piccolo e quindi anche, come facile verificare, l'esistenza di un
numero infinitamente grande, cioè di quel luogo inaccessibile al viandante
immortale di prima.
Sulla necessità logica di accettare o meno il postulato di Archimede, vale la
pena di ricordare questa frase di D. Hilbert: “La possibilità di misurare tutte le
dimensioni e tutte le distanze dell'universo (da quelle dei corpi celesti a quelle
che costituiscono il mondo atomico) riportando una volta dopo l'altra una data
lunghezza terrestre, non è per nulla una pura conseguenza logica dei nostri
teoremi sulle congruenze o della configurazione geometrica. ..... La validità
del postulato di Archimede nel mondo della natura richiede una conferma
sperimentale, né più né meno di quanto la richieda il postulato delle
parallele.” Questa affermazione stabilisce una interessante analogia tra la
nascita delle geometrie non euclidee e quella dell'analisi non archimedea,
l'analisi non standard.
Queste riflessioni sul postulato di Archimede, da collocare tra gli esempi
iniziali e l'introduzione sistematica dei numeri iperreali, offrono l'occasione di
accennare alla travagliata storia dei numeri infinitesimi, prima intuiti e
utilizzati con grande profitto dai padri dell'Analisi, poi criticati dai filosofi per
crescenti esigenze di rigore e di coerenza formale, quindi abbandonati e infine
definitivamente riabilitati dalla logica del XX sec.

2 NUMERI IPERREALI

L'insieme numerico che otterremo ammettendo l'esistenza di numeri infiniti


e infinitesimi ed estendendo ad essi le usuali regole dell'algebra è l'insieme
dei numeri iperreali.
La descrizione dei numeri iperreali avviene su due binari paralleli. Accanto
alle definizioni e alle descrizioni delle proprietà algebriche vi è una descrizione
intuitiva della natura di questi numeri che si appoggia sull'esperienza
sensoriale e in particolare quella visiva. Si tratta di una descrizione topologica
della retta basata sull'uso di strumenti ottici ideali, che permettono di vedere
con ingrandimento arbitrario qualunque parte della retta, vicina o
lontanissima. Questi strumenti sono già introdotti da Keisler 3 nel suo testo

3 H. Jerome Keisler ELEMENTARY CALCULUS


8 IV Giornata di studio

sull'analisi non standard, tuttavia l'uso proposto da Goldoni è nuovo e


didatticamente molto efficace. Egli infatti utilizza questi strumenti per
l'esplorazione della retta reale e solo successivamente in modo molto
naturale ne estende l'uso alla retta iperreale, i numeri infinitesimi sono
visualizzati allo stesso modo dei numeri reali piccoli, solo con strumenti ottici
più potenti.
Ammetteremo quindi, violando il postulato di Archimede, che esista sulla
linea dei numeri un luogo inaccessibile al viandante immortale (infinito) o,
equivalentemente, che quell'immortale che ha passato la vita a dividere a
metà il suo segmento si ritrovi alla fine in mano ancora un segmento
(infinitesimo)
Devo rimarcare il fatto che di fronte alla richiesta di immaginare un
numero infinitamente grande o infinitamente piccolo, in genere, gli studenti
non battono ciglio, trovano la cosa molto semplice e naturale. Naturalmente
questo non significa che tutti abbiano la stessa intuizione di questi concetti e
neppure che ne abbiano una intuizione corretta: guidare e uniformare la loro
intuizione sarà l'obiettivo della fase successiva, quella appunto della
descrizione con gli strumenti ottici. Ma in questo modo abbiamo evitato di
erigere tra gli studenti e il mondo dell'analisi matematica quel muro non
facile da scavalcare che è costituito dalla teoria dei limiti alla Weierstrass.

3 STRUMENTI OTTICI

Microscopio standard Telescopio standard


Zoom standard

Microscopio standard:
Il microscopio standard a n ingrandimenti, puntato su un qualunque punto
della retta reale, mostra un intervallo di retta centrato in x e ingrandito n
Analisi non standard nelle scuole superiori 9

volte rispetto alla scala ordinaria.


Telescopio standard:
puntato su x mostra nel suo campo visivo una porzione di retta, centrata su
x senza cambiare scala
Zoom standard:
puntato tipicamente sull'origine, serve per vedere la retta rimpicciolita di n
volte

L'uso di questi strumenti permette agli studenti di vedere la retta,


muoversi su di essa, perlustrare punti lontanissimi o piccolissime parti di retta
nelle immediate vicinanze di qualche punto interessante. Naturalmente
ciascuno di questi strumenti ha un preciso equivalente algebrico, che in
questa fase non è utile esplicitare. La rilevanza didattica dell'uso di questi
strumenti consiste nello sviluppare, facendo leva sull'esperienza sensoriale,
una corretta e condivisa intuizione della topologia della retta, inizialmente
della retta reale, e poi, di quella iperreale.
Esempio: utilizziamo in modo combinato gli strumenti ottici introdotti per
visualizzare con precisione sulla retta reale il numero 367,01002.
Naturalmente questo numero non è rappresentabile con precisione nella
scala ordinaria della retta, in cui sia visibile l'origine e in cui le unità siano
chiaramente distinguibili. L'utilizzo degli strumenti consente di esplicitare il
processo logico-operativo mediante il quale determino con precisione la
posizione del numero. Poiché
367,01002 è troppo grande
perché io possa visualizzarlo
nella scala ordinaria, (sarei
costretto ad usare una unità
troppo piccola e il disegno
risulterebbe incomprensibile)
punto un telescopio standard
sul punto 367, sul suo campo
visivo punto un microscopio
standard a 100 ingrandimenti
e sul suo campo visivo
distinguo con chiarezza il
punto 367,01 sul quale punto
un microscopio a 1000
ingrandimenti. Nel campo visivo di quest'ultimo microscopio vedo
chiaramente il numero 367,01002.
10 IV Giornata di studio

Il numero ε è infinitesimo se in valore assoluto esso è minore di ogni


numero reale (standard) positivo
Il numero M è infinito se in valore assoluto esso è maggiore di ogni
numero reale (standard) positivo

4 STRUMENTI NON-STANDARD

Cerchiamo ora di
visualizzare sulla retta un
numero infinitesimo ε. Esso
ovviamente apparirà nella
scala ordinaria sovrapposto
allo zero e così apparirà nel
campo visivo di qualunque
microscopio standard. (cerchio
di sinistra) Se così non fosse
avremmo trovato
(visualizzato) numeri reali più
piccoli di ε, il che è assurdo.
Per separare ε dallo zero è
necessario un nuovo Microscopio non standard
strumento, il microscopio
non standard, analogo al
microscopio standard ma
con infiniti ingrandimenti.
(cerchio di destra)
Regolando opportunamente
la manopola
dell'ingrandimento del
microscopio non standard
riuscirò a separare
chiaramente ε dallo zero, in
questa scala però non sarà
visibile nessun numero reale Telescopio non standard
(a parte lo zero), p. e. il
numero 1 si troverà infinitamente lontano e non sarà raggiungibile con
nessuno strumento standard, per visualizzarlo dovrei inquadrarlo con un
telescopio non standard, che a differenza di quello standard può raggiungere
punti infinitamente lontani.
Analisi non standard nelle scuole superiori 11

In modo del tutto analogo si procede per la visualizzazione sulla retta di un


numero infinito. Se M è un numero infinito, M è maggiore di ogni numero reale
(standard),M non rientra quindi nel campo visivo di nessuno zoom standard,
se ciò avvenisse avrei trovato (visualizzato) numeri reali più grandi di M; per
visualizzarlo devo usare uno zoom che rimpicciolisce la retta infinite volte, uno
zoom non standard4. Nella notazione lo strumento non standard si riconosce
per l'indicazione ×∞ al posto di ×n.

5 CLASSIFICAZIONE DEI NUMERI IPERREALI

A questo punto
abbiamo introdotto i
numeri infinitesimi e i
numeri infiniti e
abbiamo costruito un
modo semplice per
visualizzarli sulla retta.
Abbiamo quindi tre tipi di numero, infinitesimi, finiti e infiniti, più lo zero che fa
tipo a sé, a causa delle sue particolari proprietà algebriche.
Un numero finito (f) è un numero in valore assoluto minore di almeno un
125
numero standard positivo. Per es. se x< 10 allora x è finito.
Viceversa se un numero è maggiore di ogni numero standard allora esso è
infinito (I)
Un numero è non infinitesimo se esso è in valore assoluto maggiore di
−11
almeno un numero standard positivo. Se x> 10 allora x è non
infinitesimo.
Un numero finito non infinitesimo (fni) è un numero in valore assoluto
compreso tra due numeri standard positivi.
Un numero è infinitesimo (i) se esso è in valore assoluto minore di ogni
numero standard positivo, se tale numero è diverso da zero diremo che è
infinitesimo non nullo (inn)

Con questo insieme numerico esteso ora cominciamo a operare con le


usuali operazioni algebriche le quali vengono estese ai nuovi numeri.
Cominciamo col notare che conoscendo il tipo degli operandi siamo in grado
(quasi sempre) di prevedere il tipo del risultato, il che risulta molto utile nel

4 Nel suo campo visivo tutti i numeri reali appaiono sovrapposti allo zero, sono
infinitesimi.
12 IV Giornata di studio

calcolo delle espressioni iperreali.

in 1
+ fni I × inn fni I x
n x
in
i fni I inn inn inn ? inn I
n

fni f I fni fni I fni fni

I ? I I I inn

Tabella della somma Tabella del prodotto Tabella del reciproco

La compilazione di queste tabelle 5, che a questo punto gli studenti sono in


grado di fare in buona parte da soli, può realizzarsi su tre piani distinti quello
intuitivo immediato (se sommo due infiniti positivi il risultato sarà infinito
positivo, se sommo due finiti il risultato sarà finito ecc.), quello della
visualizzazione con gli strumenti ottici e quello formale algebrico. A seconda
del tipo di utenza ci si potrà spingere verso una maggiore formalizzazione,
fermo restando che l'approccio descritto privilegia l'aspetto intuitivo e mira a
trasferire negli studenti una sorta di sensibilità nell'indovinare di che tipo
sarà il risultato di una espressione iperreale.
I punti di domanda nelle tabelle corrispondono alle forme indeterminate
nel calcolo con i limiti, è molto facile fornire esempi per ciascuno di essi: se
sommo due infiniti non posso prevedere a priori il tipo del risultato:
M +(−M )=0 (M +ϵ)+(−M )=ϵ (M +a)+(−M )=a
2 M +(−M )=M . Quindi la somma di due infiniti può essere un iperreale
di qualunque tipo. La situazione è del tutto analoga per il prodotto di un
infinito per un infinitesimo non nullo.
Vediamo un esempio di ricerca del tipo di una espressione
iperreale, dove a è un numero finito non infinitesimo e M è un
numero infinito.
aM fni⋅I
cioè Applicando le tabelle viste prima vedo che si
a+ M fni+ I
tratta di una forma indeterminata che poi risolvo mettendo in
evidenza il termine più “pesante” e semplificando.

5 Quella della divisione si ottiene combinando prodotto e reciproco.


Analisi non standard nelle scuole superiori 13

aM aM a
= = Riapplicando le tabelle trovo:
a+M a
M⋅ (
a
M
+1 ) M
+1

fni⋅I fni fni


= = =fni
inn+ fni fni
(
I⋅
fni
I
+fni )
Vedo così che il risultato è un numero finito non infinitesimo.

Altro esempio: valutiamo il comportamento della funzione


1
y= 2 nelle immediate vicinanze del punto x=2.
x −4
1 1 1
f (2+ δ)= = =
(2+δ) −4 4 +4⋅δ+δ −4 4⋅δ+δ2
2 2

2
Il rapporto tra 1 (fni) e 4 δ+δ (inn), in base alle tabelle
precedenti è in infinito (I), f (2+ δ)=∞ , verificando così l'andamento
asintotico della funzione.

6 CONFRONTO DI INFINITESIMI

Nel calcolo delle espressioni iperreali e in particolare in presenza di forme


indeterminate, un ruolo molto importante è giocato dal confronto di
infinitesimi e di infiniti. L'ordine
di infinitesimo tra due numeri
infinitesimi si stabilisce
analizzando il loro rapporto.

Confronto di infinitesimi
14 IV Giornata di studio

Una volta evidenziati i tre risultati possibili, (vedi figura) essi possono
essere facilmente e utilmente visualizzati con gli strumenti ottici.
Supponiamo per esempio che ε e δ siano entrambi infinitesimi e che ε e δ
sia infinitesimo di ordine superiore a δ. Algebricamente questo significa che
ε è un numero infinitesimo non nullo.
δ
E' possibile fornire una visualizzazione di questo rapporto che ne
chiarisce e rende intuitiva la natura. La situazione è descritta nella figura
accanto: ε e δ appaiono, nella scala ordinaria sovrapposti allo zero, nessun
microscopio standard riesce a separarli dallo zero. Puntando sull'origine un
microscopio non standard
e agendo delicatamente
sulla manopola
dell'ingrandimento, riesco
a separare δ dallo zero ma
ε è ancora sovrapposto
allo zero. In questa
situazione nessun
microscopio standard
riesce a separare ε dallo
zero. Devo puntare, nel
campo visivo del primo
microscopio, un altro
microscopio non standard
e solo così anche ε si Confronto di infinitesimi, visualizzazione
separa dallo zero. E'
importante notare che in quest'ultima scala, δ non è più visibile, né è
raggiungibile con nessuno strumento standard. δ, rispetto a ε diventato
infinito.
In modo del tutto analogo si visualizza la situazione negli altri casi e
anche nel confronto degli infiniti.

7 MONADI E PARTE STANDARD

Ora si entra nel vivo del calcolo con i numeri iperreali. Abbiamo
visto che alcuni problemi si lasciano affrontare in modo naturale con
l'uso di numeri iperreali. Dopo aver affrontato e risolto un problema
(reale) usando numeri iperreali, dobbiamo tornare ai numeri reali,
cioè esprimere la soluzione in termini di numeri reali 6. Iniziamo
6 Ritornando all'esempio iniziale, si tratta di precisare bene il passaggio da 2+ ε
Analisi non standard nelle scuole superiori 15

definendo la relazione di infinita vicinanza:


due numeri x e y si dicono infinitamente vicini se la loro differenza
è un infinitesimo.
si verifica immediatamente che essa è una relazione di
equivalenza.
Ogni numero standard è circondato da una infinitesima nuvoletta di
numeri infinitamente vicini a lui.
Si chiama monade del numero x l’insieme dei numeri infinitamente
vicini a x.
Se puntiamo un microscopio non-standard sul numero x, vediamo
solo numeri appartenenti alla monade di x.
Ogni monade contiene al più un numero reale (standard), se ce ne
fossero due essi sarebbero infinitamente vicini, contraddicendo il
postulato di Archimede, che non vale per i numeri iperreali ma per
quelli standard ovviamente continua a valere. Se x è un numero finito,
si chiama parte standard di x l'unico numero reale appartenente alla
monade di x. Nell'esempio introduttivo per trovare la retta tangente,
abbiamo “rinunciato” a risolvere direttamente il problema cercando la
retta che avesse un unico punto di contatto, abbiamo cercato una
strada che conduceva ad una soluzione approssimata, (retta per due
punti vicini) affetta da un errore che però abbiamo reso infinitesimo
avvicinando infinitamente i due punti. Il risultato esatto è dato
dall'unico numero reale infinitamente vicino al risultato approssimato.
Quest'ultimo passaggio è fornito dalla funzione parte standard. Se x
è un numero finito, la sua monade contiene uno e un solo numero
reale e x può essere scritto in modo unico come somma di un numero
reale (standard) e di un numero infinitesimo: x=s +δ , s è la parte
standard di x.
St [ x]=s
Una volta trovata la soluzione di un problema con l'uso di numeri
iperreali, non resta che trovare qual è l'unico numero reale che
appartiene alla monade del risultato.
Non sempre individuare la parte standard di un numero iperreale è
un'operazione banale, l'idea è quella di trasformare progressivamente
l'espressione data in una più semplice, fino ad arrivare a una forma
nella quale sia evidente quale sia la sua parte standard. Ma è

a 2.
16 IV Giornata di studio

necessario che in ogni passaggio il valore dell'espressione non cambi


monade!
Il percorso didattico suggerito da Goldoni per realizzare questo
passaggio prevede l'introduzione della relazione di indistinguibilità.
Due numeri sono indistinguibili quando la loro differenza è
infinitesima rispetto a ciascuno di essi o, equivalentemente, quando
il loro rapporto è infinitamente vicino a 1, si dimostra con facilità
l'equivalenza delle due condizioni. Lo zero è escluso dalla relazione
di indistinguibilità sempre a causa delle sue proprietà algebriche, in
particolare per la proprietà di essere elemento assorbente.
Per esempio ε e 2ε sono ovviamente infinitamente vicini, la loro
differenza è ε, ma non sono indistinguibili e così per ε e ε 2, infatti la
loro differenza non è infinitesima rispetto a ciascuno di essi. Mentre
2 2
ε e ε + ε sono indistinguibili in quanto la loro differenza, ε , è
infinitesima di ordine superiore rispetto a ε e a ε + ε2 .
Analogamente si verifica facilmente che M2 e M2+M sono anch'essi
indistinguibili pur essendo infinitamente lontani.
Sulla base di considerazioni di questo tipo possiamo semplificare
le espressioni iperreali utilizzando queste semplici regole:

ε+δ ~ ε se ε=o(δ) Trascuro gli infinitesimi di ordine superiore

a+ε ~ a Trascuro gli infinitesimi rispetto ai finiti non


infinitesimi

M+ε ~ M Trascuro gli infinitesimi rispetto agli infiniti

M+a ~ M Trascuro i finiti non infinitesimi rispetto agli


infiniti

M+N ~ M se N<<M Trascuro gli infiniti di ordine superiore

Zero è indistinguibile solo da se stesso!


Anche la relazione di indistinguibilità può essere facilmente
descritta attraverso la visualizzazione con gli strumenti ottici. Due
numeri sono indistinguibili se osservati a una scala in cui essi siano
entrambi visibili e separati dallo zero, sembrano coincidere e non
sono separabili con nessuno strumento standard.

8 CONCLUSIONI
Analisi non standard nelle scuole superiori 17

Il fatto di utilizzare numeri iperreali per risolvere problemi reali non


è altro che l'usuale prassi in matematica di costruire il modello
matematico più semplice (ed elegante) di un problema, estendendo,
se necessario, l'insieme numerico di riferimento. E' così che nascono i
numeri negativi, razionali, e così via fino ai complessi. Per affrontare
un problema (di analisi) introduco dei nuovi numeri, i numeri iperreali,
che in qualche modo contengono già in sé il concetto di limite. La
soluzione del problema sarà in generale un'espressione iperreale che
indicherà un numero nella cui monade è presente un solo numero
reale, la sua parte standard. Tale numero è la soluzione al problema di
partenza.
Ecco infine qualche semplice esempio, applicato all'analisi, di
semplificazione di un'espressione iperreale per il calcolo della parte
standard

St
[ ]
a⋅ϵ
a+ϵ
= (trascuro ε rispetto ad a )= St
[ ]
a⋅ϵ
a
=St[ϵ]=0 .7
Zero è l'unico numero standard nella monade di ϵ
Nell'esempio iniziale il coefficiente angolare della retta tangente nel
2
punto (1;1) alla parabola di equazione y=x è:

[ (1+ ϵ)ϵ −1 ] =St [ 1+2 ϵ+ϵ


2
] =St [ 2ϵ+ϵ
ϵ ] =St [ 2+ϵ ] =2
2 2
−1
m=St ϵ
La derivata di una funzione è definita come parte standard del
rapporto incrementale per un incremento infinitesimo della x:

D ( f ( x 0) ) =St [ df (x)
dx ] [
=St
f (x 0+ dx)−f (x 0 )
dx ]
Calcolo della derivata in un punto:
1
f (x)= calcoliamo la sua derivata nel punto x 0=2
x

[ ]
1 1

f ' (2)=St
2+δ 2
δ
1
= St ⋅
1 1
[(
− = St
δ 2+ δ 2 )]
1 2−2−δ
δ 2(2 +δ ) [(
= St
1 −δ
δ 2 (2+δ) )] [ (
=St
−1
2 (2+δ)
=−
1
4 )] [ ]

a⋅x
7 Questo calcolo corrisponde al calcolo di lim
x→ 0 a+x
18 IV Giornata di studio

9 BIBLIOGRAFIA

1. PAOLO BONAVOGLIA IL CALCOLO INFINITESIMALE ed.


matematicamente.it

2. GIORGIO GOLDONI Il professor Apotema insegna....I NUMERI


IPERREALI ed. ilmiolibro.it

3. H JEROME KEISLER ELEMENTARY CALCULUS An infinitesimal


approach Creative Commons Attribution-NonCommercial
disponibile gratuitamente in formato pdf all'indirizzo
https://www.math.wisc.edu/~keisler/calc.html

4. SANTI VALENTI DALL'INTERO ALL'IPERREALE reperibile in


formato pdf all'indirizzo
http://math.unipa.it/~grim/analNonquad5.pdf
Analisi non standard nelle scuole superiori 19

Strumenti liberi per insegnare l'Analisi Non Standard

di Bruno Stecca e Daniele Zambelli

1 IL PROBLEMA

Con la riforma degli ordinamenti si impone l'insegnamento dell'Analisi


Matematica all'ultimo anno anche degli istituti ad indirizzo non tecnico o
scientifico, nei quali il curricolo di matematica si svolge in tempi ridotti ed
ha obiettivi di minore approfondimento. Il problema è (come sempre)
proporre un'attività significativa in tempi ristretti e cercando di evitare
eccessivi artifici nel calcolo. La scommessa è che L'Analisi non Standard sia
utilizzabile a questo scopo, perché propone contenuti più intuitivi rispetto
all'analisi classica aiuta la riflessione su alcuni concetti fondamentali.

La situazione e l'obbiettivo. Nel 2013-14 un gruppo di docenti,


principalmente del Liceo Maffei di Verona (liceo classico e linguistico), si
riunisce per un corso di formazione sull'Analisi non standard, come
principianti. Il corso si articola in un gruppo di lezioni teoriche, condotte da
Ruggero Ferro, e un gruppo di lezioni più mirate alla didattica, condotte da
Giorgio Goldoni. Al termine, emerge l'esigenza di maggiori tempi di studio
e di approfondimento individuali e collettivi. A questo scopo, si cerca uno
strumento facilitatore, per condividere il percorso e confrontarsi con chi ha
già acquisito un'esperienza didattica su questi temi.

2 LA SOLUZIONE

Si decide di scrivere una dispensa a più mani, come guida all'azione del
docente, traducendo in strumento didattico il libro di Giorgio Goldoni I
numeri Iperreali . Si vuole per questa via approfondire il tema, migliorare la
competenza, allargare il gruppo dei collaboratori e condividere l'esperienza
con tutti gli interessati.

3 GLI STRUMENTI

3.1 La licenza: creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/it. Perché


20 IV Giornata di studio

l'esperienza di scrittura collaborativa possa estendersi a chiunque anche


in seguito, perché si possano utilizzare i materiali prodotti, modificarli e
diffonderli liberamente, occorre che il prodotto sia vincolato a una licenza
CC-BY-SA. Questa licenza permette di riprodurre il documento, modificarlo,
utilizzarlo per qualunque scopo, anche commerciale, a patto di
mantenerne inalterata la licenza.
3.2 Il repository: bitbucket.org/zambu/nsa. I testi scritti dai diversi autori
vengono convogliati in un unico “deposito” on line: Bitbucket.org. É dotato
degli strumenti adatti a confrontare i contributi e tenerli in ordine. Dal
repository si attingono i materiali aggiornati, per definite le correzioni e le
aggiunte. L'accesso a Bitbucket è libero per la lettura e il download,
mentre l'editing si può effettuare se autorizzati. Mette anche a
disposizione un wiki e uno strumento per la segnalazione di errori o
proposte.
3.3 Il compilatore: sphinx-doc.org. Gli appunti vengono scritti con un
editor qualunque in un formato semplice (ReStructuredText:
docutils.sourceforge.net/rst.html) possono essere letti così, ma il
programma Sphinx può tradurli in formato PDF, html o e-Pub. Esiste anche
un servizio Internet (readthedocs: nsa.readthedocs.org) che prende il
testo inserito nel repository e, ogni volta che viene modificato, lo traduce
nei vari formati visualizzabili on line o scaricabili.
3.4 Il ciclo di lavoro. L'autore stende il testo (preferibilmente ogni autore
dapprima sul proprio computer) seguendo una sintassi intuitiva e che usa
LaTeX per le formule matematiche. Usando Sphinx traduce il testo in PDF
o HTML in modo da controllare il risultato. Se il risultato è soddisfacente
effettua l'upload del file di testo su Bitbucket. Il repository avvisa
readthedocs che produce i vari formati della nuova versione.
Chi volesse contribuire può mettersi in contatto con il coordinatore del
progetto:
daniele.zambelli@gmail.com

4 BIBLIOGRAFIA

1. G. GOLDONI, I numeri Iperreali, IlmioLibro.it 2014,


2. B.STECCA, D. ZAMBELLI, bitbucket.org/zambu/nsa,
3. D. ZAMBELLI, libro10minuti.readthedocs.org,
Analisi non standard nelle scuole superiori 21

Il differenziale alla Robinson in una e più variabili

di Giorgio Goldoni

1 INTRODUZIONE

La decisione di rifondare il calcolo infinitesimale senza gli


infinitesimi e gli infiniti ha richiesto un radicale cambiamento nelle
definizioni fondamentali e nell'ordine con cui gli argomenti si
succedono nelle trattazioni. In particolare, prima di arrivare ai concetti
di derivata e di integrale si è reso necessario dedicare molto spazio al
calcolo dei limiti. Inoltre, l'abbandono degli infinitesimi e degli infiniti
ha fatto perdere di significato alcuni concetti assai fortunati e
fondamentali, che si sono potuti recuperare solo al prezzo di
complicarne enormemente la definizione e di deformarne il significato,
con l'effetto di renderne più difficile e meno spontaneo l'uso nella
modellizzazione della realtà. A dimostrazione di ciò è il fatto che nello
studio della fisica e dei diversi rami della tecnica è sopravvissuta una
tradizione anfibia, che continua ad affiancare efficacemente i metodi
infinitesimali a quelli finiti basati sull'operazione di passaggio al limite
rendendo così più facile giungere alla scrittura delle equazioni
differenziali che descrivono diversi fenomeni. Equazioni a cui sarebbe
stato assai arduo giungere senza l'approccio infinitesimale. L'analisi
non standard di Robinson ci consente oggi di far rivivere i metodi che
hanno portato alla nascita dei concetti fondamentali che si incontrano
nell'analisi matematica e di unire alla potenza di quest'ultima la forza
e la bellezza dei metodi infinitesimali. Eppure, paradossalmente,
diversi manuali di analisi non standard continuano a ricalcare il
percorso e le definizioni dei manuali di analisi classica. Personalmente,
riscontro quattro tipi fondamentali di anomalie in alcune trattazioni
non standard dell'analisi, che riassumo brevemente.
1. Una certa confusione riguardo all'uso della scrittura x≃y ,
che sta per "x è infinitamente vicino a y". Troviamo infatti scritture del
tipo sin x≃x per x infinitesimo non nullo o x2 + x≃x2 per x
infinito. Nel primo caso si tratta di una scrittura priva di contenuto di
informazione, perché due infinitesimi sono sempre infinitamente
vicini, e che, soprattutto, non autorizza in alcun modo di dedurne che
22 IV Giornata di studio

sin x
≃1 . Infatti, vale anche la relazione sin x≃x 2 , ma non è
x
sin x
affatto vero che 2
≃1 . Nel secondo caso è invece
x
semplicemente falso che x2 +x sia infinitamente vicino a x2
essendo la loro differenza uguale a x , che è addirittura un infinito. È
invece corretto, e ha un significato ben preciso, scrivere che sin x ~ x
per x infinitesimo non nullo e che x2 +x∼x 2 per x infinito, dove
" ~ " indica la relazione di indistinguibilità tra numeri iperreali non
nulli.8
2. L'uso di definizioni "monolitiche" del tipo
dy
dx
=st [
f ( x+ε)−f ( x)
ε ] ,

che negano la possibilità di restituire alle notazioni di Leibniz la loro


formidabile potenza.
3. L'introduzione di concetti divenuti inutili, come quello di limite.
Si usa, per esempio, la scrittura limn →∞
an=L come "abbreviazione"
dell'affermazione che an ≃L per n=+∞ , per poi poter scrivere
n n
lim =1 invece di ≃1 per n=+∞ . La definizione di
n →∞ n+ 1 n+ 1
limite in termini di numeri iperreali trova un significato solo in una
trattazione in cui si vogliano comparare l'approccio infinitesimale a
quello classico, ma non ne ha alcuno in una trattazione non standard.
Ricordiamoci infatti che la vera forza del concetto di limite è stata
quella di consentire di evitare l'uso degli infinitesimi e degli infiniti
attuali, consentendo un approccio alternativo a quello infinitesimale,
e che, viceversa, la forza degli infinitesimi è quella di poter fare a
meno del concetto di limite.
4. L'ostinazione a usare definizioni classiche anche dove la
decisione di bandire gli infinitesimi aveva inevitabilmente portato a
stravolgere le definizioni originali e dove, viceversa, la possibilità di
ritornare gli infinitesimi potrebbe restituire alle definizioni la
semplicità originale. È questo, ad esempio, il caso del concetto di
differenziale.
8 Per il significato della relazione di indistinguibilità rimando al mio articolo 20
anni di calcolo infinitesimale, Atti del 1° convegno sull'insegnamento
dell'analisi non standard nelle scuole superiore - Venezia, 20 novembre 2011.
Analisi non standard nelle scuole superiori 23

2 DIFFERENZA E DIFFERENZIALE IN UNA VARIABILE

La differenza, o incremento, della funzione f nel punto x , relativa


all'incremento h ≠ 0 è il numero
∆f ( x ) = f ( x + h ) − f ( x ) .

In particolare, ∆x = ( x + h ) − x = h e possiamo così utilizzare la


notazione neutra ∆x in luogo di h e scrivere che
∆ f ( x ) = f ( x + ∆x ) − f ( x ) .

I numeri iperreali ci consentono di considerare l'incremento della


funzione nel punto x relativamente a un incremento infinitesimo non
nullo δ :
f (x +δ)−f (x ) .
In generale, non si tratta di un infinitesimo e, anzi, la richiesta che
f ( x + δ ) − f ( x ) sia infinitesimo per ogni infinitesimo δ equivale proprio
alla definizione di continuità della funzione nel punto x . Ecco allora
che definiamo differenziale della funzione f continua nel punto x e
relativo all'incremento infinitesimo non nullo δ il numero

df ( x ) = f ( x + δ ) − f ( x ) df ( x)=f ( x+δ)−f ( x) .
24 IV Giornata di studio

Poiché dx=( x+δ)− x=δ , in modo equivalente a quanto accade


nel caso standard, possiamo scrivere che
df ( x ) = f ( x + dx ) − f ( x ) .
La derivata di f nel punto x viene allora definita come la parte
standard del rapporto differenziale:

f '( x)=st [ d f (x )
dx ] ,

definizione che implica che il rapporto differenziale sia finito e con


la stessa parte standard per ogni infinitesimo non nullo dx . Possiamo
allora scrivere che
d f ( x)
f '( x)≃
dx
e usare addirittura il segno di uguaglianza se conveniamo di
riferirlo al fatto che si tratta di numeri finiti non infinitesimi
appartenenti alla stessa monade.9 Possiamo così recuperare quasi
integralmente il formalismo di Leibniz. Per esempio, per il calcolo
1
della derivata di f ( x)= , scriveremo che
x
1 1 1 x − ( x + dx ) dx dx
df ( x ) = d = − = =− ~− 2 ,
x x + dx x x ( x + dx ) x ( x + dx ) x
2
d f ( x) dx / x 1
≃− =− 2 .
dx dx x
Nel caso in cui il grafico della funzione ammetta una retta
tangente nel punto di ascissa x , cioè nel caso in cui esista un
numero standard m tale che df ( x ) ~ m dx , allora avremo che
d f (x)
≃m
dx
e quindi che la richiesta dell'esistenza della retta tangente
coincide con la richiesta dell'esistenza della derivata, che
rappresenta quindi la pendenza di quella retta.
Ritornando al differenziale, nel caso in cui la funzione sia anche

9 Ricordiamo che per numeri finiti non infinitesimi essere indistinguibili o


infinitamente vicini è la stessa cosa.
Analisi non standard nelle scuole superiori 25

derivabile, possiamo scrivere che


df ( x ) ~ f ′( x ) dx o df ( x ) = f ′( x ) dx + o (dx ) .10
A parole: nel caso di una funzione derivabile, il differenziale di una
funzione differisce dall'incremento lungo la tangente al grafico per un
infinitesimo di ordine superiore all'incremento infinitesimo in ascissa.
Con l'abbandono degli infinitesimi non è stato possibile salvare la
definizione di differenziale come differenza relativa a un incremento
infinitesimo, mentre la parte lineare del differenziale ha potuto
conservare il suo significato anche per incrementi standard. Si è così
identificato il differenziale con la sua parte lineare, ponendo per
definizione
df ( x ) = f ′( x ) ∆x .
Il differenziale viene così ad avere il significato di incremento lungo
la tangente al grafico di una funzione derivabile.

Trovo però aberrante riproporre questa definizione in una


trattazione non standard quando è invece possibile, seguendo
Robinson, ritornare alla definizione originale!
Nell'insegnamento del calcolo infinitesimale nella scuola superiore
faccio poi ampio uso di dimostrazioni visive per ricavare le espressioni
per le parti lineari dei differenziali delle funzioni notevoli, ricorrendo
all'uso di strumenti ottici ideali come quelli che chiamo microscopi non
standard. A titolo di esempio, mostro come deduco l'espressione per il
differenziale e quindi per la derivata della tangente.

10 Due infinitesimi sono indistinguibili se e solo se differiscono per un infinitesimo


di ordine superiore
26 IV Giornata di studio

Prima di passare alla visualizzazione del caso di un incremento


infinitesimo dθ dell'angolo θ mostro il caso di un incremento finito
∆θ . Questo fa sì che lo studente si prepari gradualmente ad
apprezzare l'immagine relativa al campo visivo di un microscopio che
mostra una scala dell'ordine di dθ .

L'incremento
Δ tan θ= tan( θ+dθ)− tanθ
viene facilmente rappresentato sulla retta x = 1 .
Analisi non standard nelle scuole superiori 27

Nel caso infinitesimo, il differenziale


d tanθ=tan(θ +dθ)−tan θ
viene visto al microscopio come l'ipotenusa di un triangolo
rettangolo un cui cateto è indistinguibile da un arco di circonferenza di
raggio 1 + tan2 θ e ampiezza dθ . Ne segue, dalla similitudine di un
triangolo infinitesimo con uno finito, che
d tanθ
∼ √ 1+tan2 θ dθ ,
√ 1+tan 2
θ
da cui
2
d tanθ∼(1+tan θ)dθ
e
d tan θ
≃1+tan2 θ .

3 DIFFERENZA E DIFFERENZIALE IN DUE VARIABILI

Per le funzioni di due variabili possiamo definire la differenza in un


punto ( x, y ) e relativa a un incremento ( ∆x, ∆y ) come
∆f ( x, y ) = f ( x + ∆x, y + ∆y ) − f ( x, y )
e considerare poi la differenza relativa a un incremento infinitesimo
(dx, dy ) :
f ( x + dx, y + dy ) − f ( x, y ) .
Come nel caso di una variabile, richiedere che quest'ultima
differenza sia infinitesima per ogni incremento infinitesimo (dx, dy )
equivale alla definizione di continuità della funzione in quel punto. Per
una funzione f , continua nel punto ( x, y ) , il differenziale è allora la
differenza infinitesima
df ( x, y ) = f ( x + dx, y + dy ) − f ( x, y ) .
Per le funzioni di due (o più) variabili è poi possibile definire gli
incrementi parziali:
∆ x f ( x, y ) = f ( x + ∆x, y ) − f ( x, y ) e ∆ y f ( x, y ) = f ( x, y + ∆y ) − f ( x, y ) .

In generale, l'incremento totale ∆f ( x, y ) è diverso dalla somma degli


28 IV Giornata di studio

incrementi parziali ∆ x f ( x, y ) + ∆ y f ( x, y ) , ma per una funzione lineare


z = mx + ny + r vale la sovrapposizione degli effetti e
∆z = ∆ x z + ∆ y z .

Analogamente alle differenze parziali, si definiscono i differenziali


parziali, con la convenzione di indicare gli incrementi parziali con il
simbolo " ∂ " invece che con " d ":
∂ x f ( x, y ) = f ( x + ∂x, y ) − f ( x, y ) , ∂ y f ( x, y ) = f ( x, y + ∂y ) − f ( x, y ) .
Le derivate parziali sono definite come le parti standard dei
rapporti differenziali parziali, per i quali, quando è chiaro dal
contesto, si sottintendono i pedici x o y:
 ∂f ( x, y )   ∂f ( x, y ) 
fx′( x, y ) = st   , fy′( x, y ) = st  ∂y  .
 ∂ x   
Avremo allora che
∂f ( x, y ) ∂f ( x, y )
fx′( x, y ) ; e fy′( x, y ) ; .
∂x ∂y
Affermare poi che la funzione ammetta un piano tangente al
grafico nel punto ( x, y , f ( x, y )) equivale ad affermare che esistano due
numeri standard tali che per ogni incremento infinitesimo ( x, y ) sia
Analisi non standard nelle scuole superiori 29

df ( x, y ) ~ m dx + n dy o df ( x, y ) = m dx + n dy + o ( (dx )2 + (dy )2 ) .
Ne segue, in particolare, che
∂ x f ( x, y ) ~ m ∂x e ∂ y f ( x, y ) ~ n ∂y ,

da cui
∂f ( x, y ) ∂f ( x, y )
; m = fx′( x, y ) e ; n = fy′( x, y )
∂x ∂y
e che per il differenziale totale vale la relazione
∂f ( x, y ) ∂f ( x, y )
df ( x, y ) ~ dx + dy
∂x ∂y
o anche
∂f ( x, y ) ∂f ( x, y )
df ( x, y ) = dx + dy + o ( (dx )2 + (dy )2 ) .
∂x ∂y
Nell'analisi classica, non potendosi fare riferimento ad incrementi
infinitesimi, anche nel caso di funzioni di due (o più) variabili si è
definito il differenziale di una funzione in un punto come una funzione
lineare degli incrementi:
df ( x , y )=f ' x ( x , y ) Δx+ f ' y ( x , y) Δy
Il differenziale non rappresenta quindi più l'incremento della
funzione in relazione a un incremento infinitesimo, ma l'incremento sul
piano tangente corrispondente a un incremento standard delle
variabili. Anche in questo caso, in diverse trattazioni non standard il
differenziale viene definito allo stesso modo.

4 CONCLUSIONE

Tra i concetti più utili per la modellizzazione di situazioni reali c'è


quello di differenziale, che originariamente rappresentava un
incremento infinitesimo e che l'analisi classica ha dovuto sostituire
con la sua parte lineare estesa agli incrementi finiti. Nei trattati di
fisica o di ingegneria si è continuato a fare tacitamente uso degli
infinitesimi e degli infiniti e, in particolare, del differenziale come
differenza infinitesima.
30 IV Giornata di studio

Oggi l'analisi non standard, una versione riveduta e corretta del


calcolo infinitesimale, ci consente di recuperare il significato originale
di differenziale, con grande vantaggio per la semplicità di
modellizzazione di diverse situazioni e per la comprensione delle
equazioni. Eppure, una lunga assuefazione ai percorsi spesso
innaturali, controintuitivi e tortuosi dell'analisi classica impedisce a
volte di riconoscere la possibilità di riappropriarsi di quei concetti
originali, che si erano dimostrati tanto fecondi in passato e che
possono tornare ad esserlo.
Analisi non standard nelle scuole superiori 31

5 BIBLIOGRAFIA
Ho raccolto buona parte della mia ultraventennale
sperimentazione dell'insegnamento del calcolo infinitesimale nella
scuola tecnica in una serie di volumi pubblicati in proprio
all'interno di una collana intitolata Il professor Apotema insegna...
che comprende anche altri argomenti. In particolare, segnalo i
seguenti volumi:
1. Vol.2 - I NUMERI IPERREALI
2. Vol.3 - IL CALCOLO DELLE DIFFERENZE E IL CALCOLO
DIFFERENZIALE
3. Vol.4 - IL CALCOLO DELLE SOMME E IL CALCOLO INTEGRALE
4. Vol.5 - LE SERIE E GLI INTEGRALI IMPROPRI
32 IV Giornata di studio

Gli infinitesimi di Leibniz

di Tiziana Bascelli

1 INTRODUZIONE

L’interesse per la storia della matematica da parte dei matematici


che aderiscono all’analisi non-standard (NSA) è strategica. Il fine del
loro recupero storiografico è dimostrare che il concetto di oggetto
infinitesimale ha una storia rispettabile ed è stato utilizzato da
matematici di altissimo profilo. Leibniz rappresenta il punto di inizio
di questa storia nobile e una guida per una comprensione corretta del
suo oggetto infinitesimale. Una conoscenza accurata del suo lavoro
fornisce un’importante risorsa per l'insegnamento dell'analisi non-
standard.

2 VERSO GLI INFINITESIMI DI ROBINSON

Abraham Robinson (1918-19746) è considerato il padre dell’Analisi


non-Standard perché fu il primo matematico a produrre una teoria
degli infinitesimi in grado di superare gli standard della matematica
contemporanea. Il testo che sancì la nascita ufficiale degli infinitesimi
di Robinson fu il suo Non-standard Analysis del 1966. Come egli
scrisse nella prefazione, il processo creativo iniziò nell’autunno del
1960, quando si rese conto che “i concetti e i metodi della Logica
Matematica contemporanea erano in grado di fornire una struttura di
riferimento adeguata allo sviluppo del calcolo differenziale e
integrale per mezzo di numeri infinitamente piccoli e infinitamente
grandi.” Ne discusse in un seminario tenutosi a novembre dello
stesso anno all’Università di Princeton e al meeting annuale
dell’Associazione di Logica Simbolica a gennaio del 1961,
ricavandone un primo articolo. Il nome di Analisi non-Standard
nacque dal fatto che la teoria utilizzava i modelli non-standard
dell’aritmetica.11

11 “In the fall of 1960 it occurred to me that the concepts and methods of
contemporary Mathematical Logic are capable of providing a suitable
Analisi non standard nelle scuole superiori 33

Robinson osserva che l’analisi si fonda su un concetto di limite 12 che


coinvolge nella sua definizione la locuzione infinitamente vicino a:
“per ogni x nel dominio di f(x), tale che dx = x – x 0 è infinitamente
vicino a 0 ma non uguale a 0, il rapporto df/dx, dove df = f(x) – f(x 0), è
infinitamente vicino ad a.13 Sfortunatamente, il concetto intuitivo di
infinitamente vicino non è coerente con la struttura dei numeri reali. Il
primo a notare “che la distanza tra due numeri reali distinti non possa
essere infinitamente piccola” era stato G.W. Leibniz. 14 A detta di
Robinson, Leibniz sostiene che la teoria degli infinitesimi implica
l’introduzione di numeri ideali che potrebbero essere infinitamente
piccoli o infinitamente grandi se paragonati ai numeri reali, ma che
avrebbero posseduto le stesse proprietà dei reali.”15
La storia dell’analisi standard, come viene presentata dai testi
ormai classici di storia della matematica, segue alcune tappe
principali. Il punto di inizio si ha con il lavoro di Cantor, Dedekind e
Weierstrass che porta alla fondazione dell’analisi moderna che ha la
caratteristica di bandire gli infinitesimi, oggetti che erano considerati
fino a quel momento sfuggenti, mal definiti e incoerenti. Secondo
questa fondazione, esiste un unico sistema numerico continuo. Per
primo, Cauchy produce una definizione di continuità utilizzando le
framework for the development of the Differential and Integral Calculus by
means of infinitely small and infinitely large numbers. I first reported my ideas
in a seminar talk at Princeton University (November 1960) and, later, in an
address at the annual meeting of the Association for Symbolic Logic (January
1961) and in a paper published in the Proceedings of the Royal Academy of
Sciences of Amsterdam. The resulting subject was called by me Non-standard
Analysis since it involves and was, in part, inspired by the so-called Non-
standard models of Arithmetic whose existence was first pointed out by T.
Skolem” (A. Robinson, Non-Standard Analysis, p. VII).
12 “Underlying the fundamental notions of the branch of mathematics known as
Analysis is the concept of a limit” (A. Robinson, Non-Standard Analysis,
Introduzione generale, p.1).
13 “For any x in the interval of definition of f(x) such that dx=x-xo is infinitely
close to 0 but not equal to 0, the ratio df /dx, where df = f(x)-f(xo), is infinitely
close to a” (Ibid.).
14 “[T]hat the distance between two distinct real numbers cannot be infinitely
small” (A. Robinson, Non-Standard Analysis, p.2).
15 “[A]rgued that the theory of infinitesimals implies the introduction of ideal
numbers which might be infinitely small or infinitely large compared with the
real numbers but which were to possess the same properties as the latter”
(Ibid.).
34 IV Giornata di studio

quantità piccole a piacere ε e δ. Dedekind mostra dove risiede


l’essenza della continuità per mezzo dei suoi tagli e sezioni. Infine,
Weierstrass rigorizza l’analisi eliminando dalla teoria qualunque
ricorso agli infinitesimi come oggetti numerici. Secondo questa
visione ortodossa dell’analisi, gli infinitesimi di Robinson non hanno
nulla a che vedere con gli infinitesimi precedentemente utilizzati,
anche in virtù del fatto che il relativismo e il fallibilismo di Khun non
sono applicabili alla matematica.
La storia ufficiale dell’analisi non-standard, invece, viene
presentata nel modo seguente. Gli elementi di base per una
fondazione degli infinitesimi sono rintracciabili nel lavoro di Cauchy,
nella definizione di continuità che coinvolge quantità infinitesime
(1821) e nella definizione di ordine di infinitesimi (1829). Cruciale è
anche la funzione delta, oggi nota come funzione di Dirac, nella sua
versione infinitesimale di Cauchy (1827). Serve il chiarimento
dell'ipotesi di un teorema della somma integrale sempre di Cauchy
(1853) e la definizione di convergenza di punti indefinitamente vicini
al limite di Björling (1852). Si passa, quindi, ai lavori di Stolz, du Bois-
Reymond e Veronese sul sistema numerico arricchito di infinitesimali
(1870-1900), l'elaborazione di Borel del sistema di du Bois-Reymond
(1902) e la fondazione solida dei suoi ordini di infiniti da parte di
Hardy (1910). Indispensabile è il lavoro di Zermelo che isola l'assioma
della scelta (1904) e la teoria dei campi chiusi reali di Artin-Schreier
(1926). Nel 1930, Tarski dimostra l'esistenza di ultrafiltri che
utilizzano l'assioma della scelta.16 Nel 1934, Skolem costruisce i primi
modelli non-standard dell'aritmetica di Peano e, nel 1948, Hewitt
costruisce i primi campi iper-reali utilizzando ultra-potenze su ultra-
filtri. Hewitt, inoltre, introduce il termine iperreali e costruisce dei
continui arricchiti di infinitesimi. Nel 1955, viene dimostrato il
teorema di Łoś per ultra-potenze da cui si ricava il principio di
trasferimento per campi iperreali, che rappresentano la legge di
continuità che Leibniz utilizzava a fini euristici. Infine, seguono gli
studi di Robinson sui modelli non-standard dell'aritmetica arricchiti di
infinitesimi che lo portano alla costruzione dell'analisi non-standard
(1961-1966).

3 LE SFIDE AI DOGMI DELL’ANALISI STANDARD

Tra le assunzioni implicite che avevano portano all'analisi


16 In teoria degli insiemi, un ultrafiltro A è un filtro proprio sull’insieme A tale
che ogni sottoinsieme di A o il suo complemento è contenuto in A.
Analisi non standard nelle scuole superiori 35

moderna, c'è il dogma accademico che esiste un'unica nozione


coerente di continuo, che deve essere un campo ordinato, completo e
archimedeo. Questa credenza, viene confutata dal lavoro di Robinson
sul continuo infinitesimale che utilizza una logica classica (1961-
1966). Nella stessa direzione conducono anche gli studi di F.W.
Lawvere sui moti dinamicamente possibili e sulle deformazioni di corpi
continui, che utilizzano una logica intuizionista (1980) e, più
recentemente, le concezioni predicative del continuo di S. Feferman
(2009) e l'analisi infinitesimale con logica intuizionista di J.L. Bell
(2008-2009). Che l'idea di continuo non sia unica, lo dimostra anche
un'analisi attenta della storia della matematica degli ultimi
quattrocento anni.
A partire dal Seicento, si possono distinguere due tipi di continuo,
un primo archimedeo (in breve, A-continuo) e un secondo bernoulliano
(in breve, B-continuo).17 Il primo tipo di continuo è quello costruito da
S. Stevin e chiamato insieme dei numeri reali, in cui si utilizza la logica
classica. È anche il continuo di Brouwer, che coinvolge successioni a
libera scelta, in cui si utilizza la logica intuizionista. Il secondo tipo di
continuo, invece, è un insieme di numeri reali arricchito da infinitesimi,
costruito da Johann Bernoulli. Lo si può riconoscere anche nel lavoro di
Leibniz e negli insiemi di infinitesimi nilpotenti di B. Nieuwentijt. Il
continuo di Robinson è di tipo B. L'A-continuo potrebbe essere descritto
come un continuo sottile, mentre il B-continuo corrisponderebbe a un
continuo spesso.18
Oltre alla struttura del continuo e agli oggetti che lo popolano, sono
altrettanto importanti i principi o procedimenti applicati. I
procedimenti più importanti che sono confluiti nel lavoro di Robinson e
che hanno reso possibile la costruzione degli ultrafiltri sono numerosi.
Eccone i principali. Il principio di adeguatezza di Fermat 19 e la legge di

17 La formulazione di questi due tipi di continuo come A-continuo e B-continuo è


stata elaborata da J. Bair, P. Błaszczyk, R. Ely, V. Henry, V. Kanovei, K.U. Katz,
M.G. Katz, S.S. Kutateladze, T. McGaffrey, D.M. Schaps, D. Sherry e S. Shnider
nell’articolo Is Mathematical History Written by the Victors?
18 Ibid. p. 3.
19 Il principio di adeguatezza di Fermat, in realtà, è un metodo euristico utilizzato
da Fermat per determinare massimi e minimi di una funzione, la tangente in un
punto e altri problemi legati a quantità variabili (Ibid. pp. 5-6; M. Katz, D.
Schaps e S. Shnider, Almost Equal: The Method of Adequality from Diophantus
to Fermat and Beyond).
36 IV Giornata di studio

continuità di Leibniz20 diventano in Robinson il principio della parte-


standard.21 La legge di omogeneità trascendentale di Leibniz22 e il
principio di cancellazione di Euler23 diventano il principio di
trasferimento.24

4 INDIVISIBILI E INFINITESIMI

Nel lavoro dei matematici e filosofi del Sei-Settecento, il dibattito


sulla struttura degli oggetti alla base del continuo geometrico prima,

20 La legge di continuità di Leibniz è un altro principio euristico che afferma che


“tutto ciò che accade nel finito deve accadere anche nell’infinito” (Lettera a
Varignon, 2 febbraio 1702) o, in una forma più precisa, che “in ogni
transizione supposta continua che finisca in un termine [ultimo], è possibile
istituire un ragionamento generale in cui si possa includere il termine finale
[stesso]” (mss “Cum prodiisset…”, 1701). In termini moderni, il principio
postula che ogni proprietà soddisfatta da quantità ordinarie o assegnabili
dovrebbe essere soddisfatta anche da quantità in assegnabili come gli
infinitesimi (J. Bair e altri, Is Mathematical History Written by the Victors?, p.
23).
21 Il principio della parte-standard di Robinson fornisce le regole di base
dell’algebra degli infinitesimi. Nella versione di Keisler, corrisponde al
teorema 1.12: “The standard part function is a homomorphism of the ring
galaxy(0) onto the field of real numbers. That is, for finite x and y, (i) st(x + y)
= st(x) + st(y), (ii) st(x - y) = st(x) - st(y), (iii) st(xy) = st(x)st(y)” traduzione:
“La funzione parte-standard è un omomorfismo dell’anello della galassia di 0
sul campo dei numeri reali. Ovvero, per [valori] finite di x e y, (i) st(x + y) =
st(x) + st(y), (ii) st(x - y) = st(x) - st(y), (iii) st(xy) = st(x)st(y)” (H.J. Keisler,
Foundations of Infinitesimal Calculus, p. 6).
22 La legge di omogeneità trascendentale serve a Leibniz per lavorare con le
equazioni che coinvolgono differenziali, fornendo una regola per eliminare i
termini di ordine superiore (G.W. Leibniz, Symbolismus memorabilis calculi
algebraici).
23 Il principio di cancellazione di Euler afferma che termini infinitamente piccoli
svaniscono se confrontati con termini finiti e, quindi, possono essere
trascurati (L. Euler (1755), Foundations of Differential Calculus, par. 87, in J.
Bair e altri, Is Mathematical History Written by the Victors?, p. 16).
24 Il principio o l’assioma di trasferimento afferma che ogni formula della logica
del primo ordine può essere tradotta da un insieme standard di oggetti a un
insieme non-standard e viceversa, a patto che la formula non utilizzi i termini
“standard” o “non-standard” (H.J. Keisler, Foundations of Infinitesimal
Calculus, p. 9).
Analisi non standard nelle scuole superiori 37

e del continuo numerico poi, diventa centrale, anche in relazione al


problema posto dalla filosofia naturale sulla natura della materia. In
una prima fase, la proposta di soluzione attribuisce agli indivisibili il
ruolo di elementi che generano il continuo geometrico.
Schematicamente, gli indivisibili di una linea sono oggetti puntiformi,
quelli di una figura sono linee e quelli di un solido sono oggetti piani. Il
primo a presentare ufficialmente una teoria matematica degli
indivisibili fu Bonaventura Cavalieri, con la pubblicazione del suo
Geometria indivisibilibus continuorum nova quadam ratione promota
(Geometria sviluppata con un metodo nuovo per mezzo degli
indivisibili del continuo) nel 1635.
La difficoltà principale consta nel fatto che un punto, ad esempio,
come caratterizzato dalla geometria di Euclide non potrà generare una
linea, per quanto piccola essa possa essere. Di conseguenza, la
domanda più generale di come una grandezza finita possa essere
costituita da indivisibili è una sfida per tutti i matematici del tempo.
Un esempio emblematico è la riflessione di Galileo Galilei (1564-1642)
sulla natura e il ruolo degli indivisibili, per poterli utilizzare come
strumento matematico a descrizione del continuo fisico. 25 Un altro
esempio interessante è dato dall'elaborazione di Evangelista Torricelli
(1608-1647). Da una posizione iniziale di accettazione del metodo di
Cavalieri, egli passa allo studio sistematico dei casi in cui il metodo
applicato a certe situazioni produce risultati falsi. Non riuscendo a
spiegare sulla base del metodo di Cavalieri come una sovrapposizione
di linee possa produrre una superficie di dimensioni finite, egli
costruisce un oggetto che noi oggi riconosciamo essere un
infinitesimo. In particolare, l'indivisibile puntiforme di una linea è per
Torricelli un rettangolo di dimensioni infinitesime; un indivisibile di una
figura è un rettangolo con una dimensione infinitesima che assume
solo le sembianze di una linea; un indivisibile di un solido è un solido
con almeno una dimensione su tre infinitesima e che assume solo le
sembianze di una superficie.26 In Francia, Gilles Personne de Roberval
(1602-1675) elaborò un suo metodo degli indivisibili che utilizzava
oggetti infinitesimali,27 come pure Blaise Pascal (1623-1662) il cui

25 In particolare, si vedano T. Bascelli, Galileo’s quanti: understanding


infinitesimal magnitudes e Infinitesimal issues in Galileo’s science of motion.
26 Per i dettagli, si veda T. Bascelli, Torricelli’s Indivisibles.
27 Il suo lavoro sul calcolo delle aree per mezzo degli indivisibili si intitola Traité
des indivisibles (1693).
38 IV Giornata di studio

lavoro rappresenta il “canto del cigno degli indivisibili”. 28 In


Inghilterra, Isaac Newton (1642-1727) conosce il metodo degli
indivisibili di Cavalieri, anche se nella versione modificata di Torricelli,
nota a tutti i matematici francesi dell'epoca, per il tramite di John
Wallis.
Gradualmente, gli indivisibili si trasformano in oggetti geometrici a
loro volta continui e divisibili, ma con alcune dimensioni
infinitesimali. Prenderanno il nome di infinitesimi intorno al 1670.29
Gli infinitesimi sono oggetti omogenei all'oggetto da misurare e
questa proprietà permette di stabilire la relazione matematica che
sussiste tra l'infinitesimo generico e l'area o il volume di cui è parte.
Da qui, aumenta d'importanza lo studio delle somme di infiniti termini
e di quello che oggi si chiama il calcolo delle serie.
Da un punto di vista ontologico, gli infinitesimi in geometria sono
finzioni, nel senso che in natura non si riesce a trovare un referente
visibile, un esempio concreto di un oggetto reale avente le stesse
caratteristiche. Le finzioni, quindi, sono un ausilio tecnico per
calcolare aree e volumi per mezzo di metodi infinitari, nonostante
l'impossibilità dichiarata di trovare in natura oggetti di questo tipo.
Per George Berkeley (1685-1753), gli infinitesimi sono oggetti
contraddittori poiché devono essere uguali a zero o diversi da zero a
seconda del contesto. Questa critica è diventata patrimonio comune
della comunità dei matematici successivi. Di contro, un'analisi recente
del lavoro di Leibniz fornisce un'interpretazione alternativa.

5 LEIBNIZ RIVISITATO

Nell'articolo pioneristico di Mikhail G. Katz e David Sherry Leibniz's


infinitesimals, l'apparente contraddizione rilevata da Berkeley trova
una nuova spiegazione, che presentiamo in sintesi qui di seguito.
Anche per Leibniz, gli infinitesimi non sono oggetti reali, ma
finzioni utili per semplificare le procedure di calcolo. Non
corrispondono agli indivisibili, poiché non sono il limite di una
successione indefinita di divisioni successive e hanno lo stesso
numero di dimensioni della figura cui appartengono. I suoi infinitesimi

28 C. Merker, Le chant du cygnet des indivisibles : le calcul integral dans la


dernière œuvre scientifique de Pascal.
29 Il termine sembra essere stato coniato da Leibniz o da Nicolaus Mercator
(M.G. Katz e D. Sherry, Leibniz’s Infinitesimals: Their Fictionality, Their Modern
Implementations, and Their Foes from Berkeley to Russell and Beyond).
Analisi non standard nelle scuole superiori 39

non sono nulli e neppure hanno dimensione finita, e un loro insieme


infinito è quanto basta per dar origine a una grandezza finita. Si
possono, quindi, sommare e permettere il passaggio dalla nozione
geometrica di infinitesimo a quella numerica.
Usando una terminologia moderna, possiamo considerare la
parabola come il limite a cui tende una successione di ellissi il cui
secondo fuoco tende all'infinito. Per Leibniz, il passaggio dalle ellissi
alla parabola avviene grazie a uno stato di transizione, lo status
transitus,30 che porta la differenza tra ellisse n-esima e parabola
minore di una data quantità, chiamata assegnabile. Lo stato di
transizione è sussunto dal concetto di terminus, quello che la
storiografia aveva tradotto con limite. Lo status transitus, però, è un
oggetto inassegnabile, mentre il terminus è assegnabile. Lo status
transitus è, per ammissione di Leibniz, un semplice strumento utile al
calcolo. Per esempio, consideriamo una quantità assegnabile (d)x che
tende, attraverso il passaggio agli infinitesimi dx, a 0. Lo 0 diventa
l'ombra dell'infinitesimo, utilizzando la terminologia non-standard. In
definitiva, Leibniz utilizza infinitesimi di diverso ordine dxn ≠ 0. Di
conseguenza, il suo continuo non è puntiforme.
In base a questa definizione di infinitesimo, una retta tangente
resta una secante per due punti infinitamente vicini, il cui segmento
congiungente ha lunghezza infinitesima non nulla, e una curva
(l'ombra assegnabile) è una poligonale con infiniti lati di lunghezza
infinitesima (lo status transitus).

6 BIBLIOGRAFIA

1 J. BAIR, P. BŁASZCZYK, R. ELY, V. HENRY, V. KANOVEI, K.U. KATZ, M.G. KATZ, S.S.
KUTATELADZE, T. MCGAFFEY, D.M. SCHAPS, D. SHERRY, AND S. SHNIDER, Is
mathematical history written by the victors?, Notices of the
American Mathematical Society 60 (7), 2013, 886-904.
2 T. BASCELLI, Torricelli’s Indivisibles, in V. JULLIEN (ed.) 17th-Century
Indivisibles Revisited, Birkhauser 2015.
3 T. BASCELLI, Infinitesimal issues in Galileo’s science of motion, Revue
Roumaine de Philosophie, vol. 58/1, pp. 23-41, 2014.
4 T. BASCELLI, Galileo’s quanti: understanding infinitesimal magnitudes,
Archive for History of Exact Sciences: Volume 68, Issue 2 (2014),

30 Lo status transitus è il concetto su cui Leibniz fonda la sua definizione di


rapporto di differenziali.
40 IV Giornata di studio

pp. 121-136 (published online on June 2013, DOI: 10.1007/s00407-


013-0124-2).
5 T.BASCELLI, E. BOTTAZZI, F. HERZBERG, V. KANOVEI, K.U. KATZ, M.G. KATZ, T.
NOWIK, D. SHERRY, AND S. SHNIDER, Fermat, Leibniz, Euler, and the gang:
the true history of the concepts of limit and shadow, Notices of the
American Mathematical Society, 61 (2014), 8, 848-864.
6 L. EULER, Foundations of Differential Calculus, Springer 2000.
7 C.I. GERHARDT, Leibnizens mathematische Schriften, Eidmann 1850-
1863.

8 H.J. KEISLER, Foundations of Infinitesimal Calculus, Creative Com-


mons Attribution-Noncommercial-Share Alike 3.0 Unported Licen-
se. 2007.

9 M. KATZ, D. SCHAPS, AND S. SHNIDER, Almost Equal: The Method of


Adequality from Diophantus to Fermat and Beyond, Perspective on
Science, 21 (2013), 3, http://arxiv.org/abs/1210.7750.
10M. KATZ, AND D. SHERRY, Leibniz’s Infinitesimals: Their Fictionality,
Their Modern Implementations, and Their Foes from Berkeley to
Russell and Beyond, Erkenntnis 2012, arXiv:1205.0174,
doi:10.1007/s10670-012-9370-y.
11G.W. LEIBNIZ, Symbolismus memorabilis calculi algebraici et
infinitesimalis in comparazione potentiarum et differentiarum, et
de lege homogeneorum trascendentali. 1710. In GERHARD, vol. V,
pp. 377-382.
12C. MERKER, Le chant du cygne des indivisibles : le calcul integral
dans la dernière œuvre scientifique de Pascal, Presses
universitaires de Franche-Comté 2001.
13A. ROBINSON, Non-Standard Analysis, North-Holland Pub. Co. 1966.
Analisi non standard nelle scuole superiori 41

Analisi Non Standard e Fisica: un caso di ottica

di Andrea Centomo

1. PREMESSA

Nonostante chi scrive non appartenga all'insieme di insegnanti che


utilizzano in modo sistematico l'Analisi Non Standard (NSA) nella loro
didattica, ritiene che questo approccio allo studio dell'Analisi meriti
attenzione. Ciò non solo per ragioni di carattere culturale o per il fatto
assodato che la NSA gode - anche dal punto di vista didattico - della
stessa dignità dell'analisi standard, ma per le relazioni che essa
intesse con la Fisica.
Nella seconda giornata di Analisi Non Standard mi sono soffermato, in
modo particolare, sul concetto di tangente al grafico di una funzione di
una variabile reale dal punto di vista NSA [2]. Recuperando la visuale
leibniziana di tangente come retta passante per due punti a distanza
infinitesima, che la NSA rende rigorosa, si è visto come questo modo
di pensare la tangenza sia legato all'idea intuitiva di tangente come
migliore approssimazione lineare al grafico di una funzione in un
punto. Si potrebbe ripartire da questo punto per aprire una riflessione
tesa a gettare luce sulla relazione tra il concetto di tangente e il
concetto di velocità o di accelerazione istantanea in Meccanica, ma in
fondo si tratterebbe di qualche cosa di sostanzialmente noto.
Nella terza giornata di Analisi Non Standard invece ho cercato di
mostrare come fosse possibile dedurre con NSA la formula che
permette di calcolare il lavoro termodinamico in una trasformazione
isoterma reversibile per un gas perfetto, ricorrendo a un ragionamento
che, sia pure lontano da pretese di rigore, sottende il teorema
fondamentale del calcolo integrale [3].
Le idee esposte in entrambi gli interventi sono state utilizzate per
azzardare, prima al terzo e poi al quarto anno di corso del Liceo
Scientifico, un primo timido tentativo di uso didattico di NSA.
La limitatezza dello spazio che ho concesso alla NSA nel curriculum
non permette di formulare un giudizio sulla sua efficacia didattica. Si è
trattato in ogni caso di un'esperienza interessante e, per certi aspetti,
42 IV Giornata di studio

sorprendente. Ad esempio, contrariamente a quanto pensassi, gli


studenti non hanno avuto problemi ad accettare l'idea intuitiva di
numero iperreale infinitesimo mentre non trovavano accettabile il
fatto che per calcolare la pendenza della retta tangente al grafico di
una funzione (quadratica) fosse necessario prendere la parte
standard della pendenza della retta passante per due punti
infinitamente vicini.
Leggermente problematico si è rivelato anche il tentativo un po'
estemporaneo di giustificare al quarto anno di corso la formula del
lavoro termodinamico per trasformazioni isoterme ricorrendo a un
ragionamento interessante, ma senza che questo trovasse poi un
seguito nel resto del corso.
Queste prime due brevi esperienze didattiche, unite ad uno studio
più approfondito della NSA, mi hanno condotto, da una parte a
comprenderne maggiormente il valore ma dall'altra all'idea che
introdurre questo approccio a livello didattico in modo efficace
richiede molta cautela.
Per questo e per altre ragioni, al quinto anno di corso, ho scelto di
trattare l'analisi nella maniera standard e di prendermi altro tempo
per riflettere su come dovrei riadattare l'insegnamento dell'analisi,
come oggi lo propongo, nel caso in cui un giorno decidessi di passare
all'approccio NSA.
Nell'orizzonte di questa riflessione ho ritenuto di interesse proporre
un confronto tra un possibile approccio standard e quello non
standard nella trattazione di un problema classico di ottica.

2. INTRODUZIONE

Se guardiamo un anello cilindrico opportunamente illuminato dalla


luce del sole noteremo il formarsi al suo interno di una curva che
mostra una cuspide come in Figura 1.
Analisi non standard nelle scuole superiori 43

Figura 1. Caustica in un anello

Curve analoghe si possono osservare nelle tazzine da caffè o, come


utilizzato nella mostra “Oltre il compasso”, in comuni pignatte
opportunamente illuminate. Tali curve prendono il nome di curve
caustiche di riflessione. Esse sono formate dall'inviluppo dei raggi di
luce riflessi da una superficie curva o, più precisamente, dalla
proiezione del loro inviluppo su un piano.
Lo studio di questo fenomeno è piuttosto antico. Già nel suo Traité de
la lumière (1690) Christian Huygens riuscì a dimostrare che la caustica
generata dalla riflessione di un fascio di raggi di luce paralleli su uno
specchio sferico è una epicicloide [4].
Anche se il fenomeno delle caustiche andrebbe trattato nello spazio
possiamo ridurlo a un problema piano come segue. Nel piano
cartesiano (O, x, y) immaginiamo che la superficie dell'anello sia
rappresentata da una semicirconferenza di raggio unitario centrata
nell'origine
C={( x , y): x=cosθ , y =sinθ ,−π/ 2< θ< π /2 }.
e che i raggi di luce incidente si propaghino parallelamente all'asse
delle ascisse. In questo caso, la caustica di riflessione che si forma è
un arco di curva epicicloide a due cuspidi nota in letteratura con il
nome di nefroide. Il primo ad utilizzare questo nome fu Richard
Proctor in 1878 [5].
44 IV Giornata di studio

Figura 2.

Con l'aiuto di qualche software di geometria dinamica non è difficile


simulare il fenomeno e persuadere gli studenti, volendo già al primo
biennio, che la curva che vediamo nell'anello dipende effettivamente
dal comportamento dei raggi riflessi. Più difficile è invece il problema
della determinazione dell'equazione della curva caustica in un modo
sufficientemente elementare.

3. APPROCCI STANDARD
Alcuni anni fa B. Loe e N. Beagley [1] pubblicarono un lavoro dove la
determinazione dell'equazione della caustica veniva ricondotta a una
semplice applicazione del teorema di de l'Hopital, riducendo di fatto il
problema della determinazione dell'equazione della caustica a un
esercizio a portata di studente del quinto anno del Liceo Scientifico.
Analisi non standard nelle scuole superiori 45

Sfruttando la legge della riflessione (vedi Figura 2) si vede che dato un


raggio incidente di equazione
y=sinθ
il corrispondente raggio riflesso r(ɵ) ha equazione
y cos(2 θ)−x sin(2 θ)=−sinθ.

Figura 3. Intersezione di due raggi riflessi


Presi due raggi riflessi r(ɵ) e r(ɵ+ɛ) (vedi Figura 3) si determina il loro
punto di intersezione risolvendo il sistema lineare

{
y cos(2 θ)−x sin(2θ)=−sinθ
y cos(2 (θ+ϵ))−x sin(2(θ+ϵ))=−sin(θ+ϵ)

la cui soluzione è

{
(cos(2(θ+ ϵ))sin θ−cos(2 θ)sin(θ+ ϵ))
x (θ , ϵ)=
sin(2 θ)cos(2(θ+ ϵ))−sin(2(θ+ ϵ))cos(2 θ) .
(sin(2(θ+ ϵ))sin θ−sin(2 θ)sin(θ+ ϵ))
y (θ , ϵ)=
sin(2 θ)cos(2(θ+ ϵ))−sin(2(θ+ ϵ))cos(2 θ)
46 IV Giornata di studio

L'equazione della caustica di riflessione si ottiene quindi passando al


limite per ɛ che tende a 0. Se prendiamo, ad esempio,
(cos(2(θ+ ϵ))sin θ−cos( 2θ)sin(θ+ ϵ))
x( θ)=lim
ϵ →0 sin(2 θ)cos(2 (θ+ ϵ))−sin(2 (θ+ ϵ)) cos(2 θ)
si vede che questo limite si presenta come una forma indeterminata
del tipo [0/0] ma, ricorrendo al teorema di de l'Hopital, si ottiene
immediatamente
(2 sin(2(θ))sin θ+ cos(2 θ)cos(θ))
x(θ)=
2
che possiamo riscrivere anche come
1
x(θ)= (3 cosθ−cos(3 θ)).
4

In modo del tutto analogo si calcola


1
y(θ)= (3sin θ−sin(3 θ))
4
e si conclude che la curva parametrica
γ(θ)=( x(θ) , y(θ))
rappresenta un arco di nefroide.
Da un punto di vista didattico si osserva che:
a) la determinazione dell'equazione del raggio riflesso e del punto di
intersezione tra due raggi riflessi appartengono al genere di problemi
che trovano ampio spazio nella didattica liceale;
b) il passaggio al limite per ottenere l'equazione della caustica ha
una lettura chiara sul piano intuitivo;
c) il limite si presenta inizialmente come forma indeterminata del tipo
[0/0] e il riconoscimento di forme indeterminate di questo genere non
presenta particolari difficoltà;
d) il calcolo del limite ricorrendo alla “regola” de l'Hopital è uno dei
modi prediletti dagli studenti per risolvere forme indeterminate del
tipo precedente.
Dunque, dovremmo essere piuttosto soddisfatti! In realtà, ci sono
diversi aspetti della didattica dell'analisi nella scuola superiore che
lasciano sempre piuttosto perplessi. Se è vero che lo studente medio
è in grado di acquisire il concetto intuitivo di limite, è altrettanto vero
che di esso non conosce una definizione rigorosa. Anche il teorema di
Analisi non standard nelle scuole superiori 47

de l'Hopital è noto agli studenti come una regola per calcolare dei
limiti che si presentano come forme indeterminate. Il fatto del perché
essa funzioni è noto a pochi.
Oltre a questo, si potrebbe osservare che il ricorso al teorema
di de l'Hopital per il calcolo dei limiti precedenti è in un certo
senso poco naturale. Sarebbe più spontaneo appoggiarsi agli
sviluppi di Taylor. Anche se di essi non viene fatta menzione
nelle vigenti Indicazioni Nazionali per i licei ad indirizzo
scientifico, si tratta – come noto - di strumenti molto potenti
dell'Analisi. Noto che nel limite per ɛ che tende a 0 si hanno i
seguenti:
cos(θ+ ϵ)=cos(θ)−ϵsin(θ)+ o(ϵ)
sin(θ+ ϵ)=sin(θ)+ ϵcos(θ)+ o(ϵ)
cos(2(θ+ ϵ))=cos(2 θ)−2 ϵsin(2 θ)+o(ϵ)
sin(2(θ+ ϵ))=sin(2 θ)+ 2 ϵcos(2 θ)+ o(ϵ)
Una volta sostituiti gli sviluppi, ad esempio, nel limite
(cos(2(θ+ϵ))sinθ−cos(2θ)sin(θ+ϵ))
lim
ϵ→0 sin(2 θ)cos(2 (θ+ϵ))−sin(2(θ+ ϵ))cos(2 θ)
il suo calcolo diviene immediato.

4. APPROCCIO NON-STANDARD

Nell'approccio alla Robinson di NSA, il campo ordinato dei reali viene


ampliato introducendo in particolare i numeri iperreali infinitesimi dx,
dy, ecc... che soddisfano la condizione 0 < dx < 1/n per ogni numero
naturale n non nullo. Inoltre, dati due numeri iperreali x, y essi si
dicono infinitamente vicini, e si scrive, x≈y se y – x = dx.
Ogni numero iperreale limitato x è infinitamente vicino esattamente a
un numero reale che prende il nome di parte standard di x e che si
indica con il simbolo st(x).

Anche nell'approccio non-standard al problema di ottica descritto in


precedenza è necessario prendere le mosse da ragionamenti identici a
quelli visti nel caso standard. Si inizia infatti determinando il punto di
intersezione tra due raggi riflessi infinitamente vicini:

{ y cos(2 θ)−x sin(2 θ)=−sinθ


y cos(2(θ+ d θ))−x sin(2 (θ+ d θ))=−sin(θ+ d θ)
48 IV Giornata di studio

A questo punto il calcolo standard del limite viene sostituito dal


calcolo delle parti standard delle coordinate del punto di intersezione
tra i due raggi riflessi. Così, ad esempio, si tratta di calcolare:
(cos(2(θ+ dx))sin θ−cos(2 θ)sin(θ+ dx))
st ( )
sin(2 θ)cos(2 (θ+ dx ))−sin(2 (θ+ dx)) cos(2 θ)

La determinazione di questa parte standard non è agevole. Quindi,


anche in NSA, è necessario ricorrere agli sviluppi o al teorema di de
l'Hopital. Nell'ambiente NSA, in cui il concetto di limite si appoggia in
modo forte a quello di infinita vicinanza, l'asintoticità e l'idea di
sviluppo asintotico troverebbero forse una più naturale collocazione
rispetto a quanto accade nell'approccio standard.

5. CONCLUSIONI

Approccio standard e non-standard allo studio dell'Analisi godono di


pari dignità scientifica. Anche se per gli insegnanti che seguono
l'approccio standard migrare a un approccio NSA richiede una
profonda riflessione sui vantaggi e sugli svantaggi della NSA, lo
studio dei metodi del calcolo infinitesimale, la cui tradizione risale ai
padri fondatori dell'Analisi, è sempre motivo di arricchimento
culturale e va incoraggiato con ogni mezzo.
Analisi non standard nelle scuole superiori 49

6. BIBLIOGRAFIA

1. N. BEAGLEY B.J. LOE, THE COFFEE CUP CAUSTIC FOR CALCULUS STUDENTS,
THE COLLEGE MATHEMATICS JOURNAL, THE COLLEGE MATHEMATICS JOURNAL, VOL.
28, NO. 4, 1997.
2. A. CENTOMO, Tangenti a una curva: da standard a non-
standard, Atti del convegno II giornata di Analisi Non
Standard per le scuole superiori, Edizioni Matematicamente.it,
2013.
3. A. CENTOMO, Termodinamica ed NSA, Atti del convegno III
giornata di Analisi Non Standard per le scuole superiori,
Edizioni Matematicamente.it, 2014.
4. O. DARRIGOL, A History of Optics From Greek Antiquity to the
Nineteenth Century, Oxford University Press, 2012.
5. R. A. PROCTOR, A Treatise on the Cycloid and All Forms of
Cycloid Curves and on the Use of Such Curves in Dealing
With the Motions of Planets, Comets, &C, Cornell University
Library.
50 IV Giornata di studio

Esercizi NO LIMITS in NSA

di Sergio Casiraghi

« A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire »


(Guglielmo di Occam)
Le nuove indicazioni nazionali del M.I.U.R. prevedono
l’insegnamento dell’analisi matematica (o Calcolo Infinitesimale)
anche nell’ultimo anno di tutti i licei, per alcuni di questi è
un’assoluta novità. Un’occasione importante per cambiare le solite
prassi consolidate di insegnamento che evidenziano disagi e
interrogativi.
Tra i principali ostacoli conosciuti c’è l’intoppo incontrato nel
lavoro sui limiti, che in Analisi Non Standard (NSA) non sono altro che
camuffamenti dei numeri iperreali. Il problema non è il passaggio ai
limiti, ma l’adesione ad altri modelli coi quali sia più facile ed
immediato lavorare. Attraverso gli esercizi svolti alla maniera della
NSA che trovate sul blog http://nsanolimits.blogspot.it si vuol mettere
in evidenza come far sì che i limiti non siano più un limite o un
ostacolo didattico a volte insuperabile.
Si pensi il calcolo in NSA del limite proposto all’Esame di Stato PNI
del 2014

Punto 10 del Questionario: per quali valori reali di a e b, si ha:

lim
√ a+b x−2 =1
x→ 0 x
ciò equivale a trovare a e b t.c. st ( √ a+bε ε−2 )=1 per ε 
infinitesimo che se moltiplichiamo la frazione sopra e sotto per (
) razionalizzando si ha
√ a+b ε+ 2
( √ a+b ε −2 ) ( √ a+b ε + 2 ) ( a+ b ε− 4 ) ( a−4 ) +b ε il
= =
ε ( √ a+ b ε +2 ) ε ( √ a+ b ε +2 ) ε ( √ a+ b ε +2 )
Analisi non standard nelle scuole superiori 51

quoziente tra un iperreale limitato per un infinitesimo che quindi è un


iperreale illimitato a meno di porre a=4 e solo in questo caso si può
calcolare la restante parte standard:
bε b b
st
( )
ε ( √ 4 +b ε+ 2 )
= = e quindi per valere 1 deve essere
√ 4 +2 4
  b=4 .
Uno studente Non Standard potrebbe averlo svolto così, sempre
avendo avuto un bravo docente Non Standard!
Un esaminatore scettico potrebbe obiettare che questa risoluzione
ricalca da vicino quella sviluppata con i limiti proposti in modo classico
che troviamo in rete (http://neo2014.blogspot.it/2014/06/attesa-della-
seconda-prova-scritta-alla.html). Qui il vantaggio sta nella leggerezza
ed espressività della notazione, nel non dover fare ipotesi su possibili
indeterminazioni, o solo ricorrere alla definizione di limite.
Per questo occorre prendere oggi in seria considerazione la NSA e
dare effettivo spazio a nuove opportunità e modalità di insegnamento
e apprendimento. La NSA risulta, per chi insegna o deve imparare
l’Analisi matematica, un approdo sempre più valido ed evoluto. Se
pure scontando una certa ingenuità, l’adattamento della NSA alla
pratica didattica si dimostra molto vantaggioso, assai più intuitivo e
semplice di qualunque approccio tradizionale che solitamente parte
dai limiti, e soprattutto è in grado di stimolare successivi
approfondimenti (formule approssimate delle serie di Taylor e
McLaurin, analisi degli errori) e collegamenti con le altre discipline
come la filosofia. Proviamo a verificarlo con un buon numero di esempi
ed esercizi dove si vanno a calcolare i valori finali di successioni o il
valore puntuale di certe funzioni che possiamo ricavare anche al di là
dei limiti a cui si ricorre quando si affrontano in modo standard per poi
ritornare sul punto esposto all’Esame di Stato.

1 PREMESSA (FROM … TO … AND SO ON)

Riprendiamo dalle precedenti giornate di studio svolte a Modena e


Venezia vari contributi, intesi all’estensione dei numeri reali e
rappresentazioni iperreali, che sono stati forniti da Paolo
Bonavoglia là dove egli ha evidenziato una strada per introdurre
anche i limiti in modo assai più intuitivo e comprensibile a livello
liceale.
52 IV Giornata di studio

In tale prospettiva ci limitiamo a svolgere calcoli, esercitandoci su


esempi che offrono spunti per un confronto con l’approccio
tradizionale, ricorrendo a formule approssimate di funzioni semplici
prese dagli sviluppi in serie di Taylor e McLaurin.
Limiti notevoli e stime asintotiche spesso non bastano per trovare
un limite di successioni o funzioni, abbiamo bisogno di ulteriori mezzi
che permettano di portare a termine il calcolo trascurando qualche
elemento. Per questo motivo aggiungiamo alle esemplificazioni una
breve rassegna delle relazioni formali e un’appendice con classiche
formule per il calcolo approssimato che vengono usate nelle
sostituzioni.
Usiamo lettere minuscole del nostro alfabeto per i numeri finiti
(non infinitesimi), le lettere maiuscole per i termini infiniti e le
minuscole dell’alfabeto greco per gli infinitesimi. Seguono alcuni
pensieri Non troppo Standard sull’ambiguità dei puntini di
sospensione.
Consideriamo le successioni numeriche definite dai primi
elementi (a1, a2, …) che attraverso il termine generale (a n)
conducono al numero iperreale (aN), che in un certo senso è
rappresentato dalla stessa successione a1, a2, … , an, … , st(aN)
dove la determinazione dell’ultimo elemento suggella il fatto noto
che ogni cosa che ha inizio dovrebbe avere anche una fine. Nel caso
della successione dei numeri naturali estesi: 1,2, 3, … , n (tanti), … ,
N=∞ (infinito) è usato anche come indice.
Il simbolo "∞", in analisi reale standard, va ad ‘estendere’
formalmente la retta reale, vale a dire o aggiungendo,
sappiamo, una coppia di punti all’infinito:

In questo lavoro voglio ricordare Emma Castelnuovo che,


incontrata una volta a Venezia, raccontava quanto le piacesse
insegnare “infiniti e infinitesimi” agli alunni di scuola media.
Analisi non standard nelle scuole superiori 53

Dedico proprio al suo insegnamento i 100++ esercizi che


seguono, uno per ogni anno della sua vita.

Esempi di calcoli sui limiti di successioni e funzioni ricavati dai testi


scolastici, dove il limite esista, finito o infinito, esso si ottiene da parti
standard st() del sistema esteso dei numeri iperreali. Ogni risultato
viene verificato anche attraverso il motore di conoscenza Alpha di
Wolfram (http://www.wolframalpha.com), ovvero un sistema di
algebra computazionale (CAS) usato quale assistente virtuale che
permette con la verifica anche diverse visualizzazioni grafiche (vedere
oltre).

2 ESEMPLIFICAZIONI (NO LIMITS)

Limiti senza limite, seppure con concetti diversi, si arriva agli


stessi risultati reali estesi per
54 IV Giornata di studio

(estensione del calcolo a valori iperreali con il principio di


trasferimento in NSA).
Ricordiamo che data una funzione reale f() esiste una corrispondente
funzione iperreale f*() il cui dominio e codominio sono in , chiamata
estensione naturale di f() che gode delle seguenti proprietà:
1.Se x è un numero reale e f(x) è definita, allora f*(x)=f(x);
2.Se x è un numero reale e f(x) non è definita, allora f*(x) non è
definita;
3.Se f è data da una regola, allora f* è data dalla stessa regola su
iperreali.
Lavorare con una funzione o con la sua estensione naturale è
praticamente la stessa cosa. Questo consente di alleggerire la notazione
scrivendo f al posto di f*, oltre a trattare quest’ultima come se fosse
effettivamente la funzione reale f. Questo giustifica la scrittura f(x+ε)
che diventa f(x) con l’immediata sostituzione dei termini infinitamente
vicini.
Lavorando sulle monadi non esiste la parte standard di un numero
iperreale infinito X, ma qui a rischio di far collassare tutte le galassie,
tornerà utile definirla lo stesso ricorrendo ingenuamente all’estensione
dei numeri reali .
Così: st(X) = ∞ o anche st(X) = +∞ oppure st(X) = -∞ ∀ X infinito
ossia tale che st(1/X) = 0 e rispettivamente per X>0 oppure X<0. In
questo caso, il teorema della parte standard vale ancora.

Esercizi svolti alla maniera della NSA che si possono vedere e


commentare all’indirizzo del seguente blog:
Analisi non standard nelle scuole superiori 55

http://nsanolimits.blogspot.it
7 100 ESERCIZI RISOLTI IN NSA, SENZA LIMITI.

√ N 2+1−√ N 2−1
1. St
( N ) (√
=St 1+
1
N2 ) (√
−St 1−
1
N2 ) =

= St ( ( 1+ε ) )−St ( √ 1−ε )=1−1=0 , ε = 1 . [http://goo.gl/ChtjNn]


√ 2
N
sin(ε )−ε∗cos (ε )
2. St
( ε∗sin(ε) ) ( 1
=St −
1
ε tan ε
1 1
=St − =0
ε ε ) ( ) .

[http://goo.gl/Co7KLP]
3.

( ) ( )
ε2
2
( ) = St
1+ε 2− 1− 2
ε +
ε2

( )
(ε )
e −cos ⁡ ( ε ) 2 2 1 3
St =St =1+ =
ε2 2 2
ε ε 2 2
[http://goo.gl/OypY88]
4.St(((N-4)/(N-1))N)=St(((N-1-3)/(N-1))(N-1+1))=St((1-3/M)*(1-
3/M)M)=
= St(1-ε)*St((1+(-3)/M)M) = e-3 , ex = (1+x/M)M , ε=3/M, M=N-1.
[http://goo.gl/baFHFD]
5.St(sin(aN)/aN) per a= 2, 1, ½

0 = St(-1/ 2N)≤ St(sin(2N)/ 2N) ≤ St(+1/ 2N) = 0


[http://goo.gl/ls1ASG]
St(sin(1N)/ 1N) = St(sin(1)/ 1N) = sin(1) [http://goo.gl/j5F6es]
St(sin(2-N)/ 2-N) = St(2Nsin(2-N)) = St(2N * 2-N) = St(1) = 1
St(sin(a-N)/ a-N) = St(aNsin(a-N)) = St(aN * a-N) = St(1) = 1 , |
a|<1
[http://goo.gl/vVT2kv]
56 IV Giornata di studio

6.St((sin(ε)-ε)2/(1-cos(ε2)))=St((ε-ε3/6-ε)2/(1-1+ε6/2))=
= St((ε3/36)/(ε6/2))=1/18
[http://goo.gl/pwKmNK]
7.St((2N-N2)4/(4N-N4)2)=St((2N)4/(4N)2)=St((2N)4/(22N)2)=
= St((2N/2N)4) = 1.
[http://goo.gl/iUmXr3]
In quanto per A=2N, B= N2 abbiamo A>>B per N>>4 dunque
1>>B/A = ε

(2N-N2)4/(4N-N4)2=((2N-N2)2/(22N-(N2)2)2=((2N-N2)2/((2N)2-
(N2)2)2=
=((2N-N2)2/((2N-N2)(2N+N2)))2=((2N-N2)/(2N+N2))2=
=((1- N2/2N)/(1+N2/2N))2 = ((1-ε)/(1+ε))2 ≈ (1-ε)4

8.St((1-cos(ε))1/3/(ε3+ε2)) = St((1-(1-ε2/2)1/3)/(ε2(ε+1))) =

= St((1-(1-ε2/6))/(ε2(ε+1))) = St(1/(6(ε+1))) = 1/6


[http://goo.gl/v52TKs]
9.St((N-log(N+eN))/(N-log(2N+eN))) = ( eN >>N e dunque 1>>
N/eN = ε )

= St((N-log(eN (N/eN+1)))/(N-log(eN (2N/eN+1)))) =


= St((N-N-log(ε+1))/(N-N-log(2ε+1))) = St(log(ε+1)/log(2ε+1))
=
= St(ε/2ε) = St(1/2) = 1/2
[http://goo.gl/ro71EV]

10.St((eε-1)/sin(|ε|)) = St((1+ε-1)/ |ε|) = St(ε/|ε|) = sgn(ε±) = ±1


[http://goo.gl/ywkJPM, http://goo.gl/DlZsSy]
Per ε=0 si ha (e0-1)/sin(0) = (1-1)/0 = 0/0 risulta
indeterminato.
11. St(sin(-πN/(1-N))/2-N) = St(2N sin(π/(1-ε))) = -St(2N) = -∞
Analisi non standard nelle scuole superiori 57

dove 1 >> ε = 1/N > 0, 0< 1- ε <1 e π < π/(1-ε) quindi sin(π/(1-
ε))<0
[http://goo.gl/a1IgfE]
12.St(N2 log(1-2-N)) = St(N2 log(1-1/2N)) = St(-N2/2N) = St(-ε) = 0

dove ε= N2/2N << 1 con 2N>> N2 [http://goo.gl/T8NpkD]

13.St((sin(ε)-arctg(ε))/ε3) = St((ε - ε3/3! – ε + ε3/3)/ ε3) = -1/6 + 1/3


=1/6
[http://goo.gl/SMzMDO]
14.-1≤ sin(N) ≤ +1 e √(N4+N3)-N2 = √(N4(1+1/N)-N2 = N2√(1+1/N)
-N2 =
= N2(√(1+ε) -1) dove ε=1/N, poichè √(1+ε)≈1+ε/2 si ha √(1+ε)
-1≈ε/2 e

St(1/(N2(√(1+ε) -1)))=St(2/N2ε)=St(2N/N2)=St(2/N)=St(2ε)=0.
Infine,
St(sin(N)/(√(N4+N3)-N2 )) = St(sin(N)/(N2(√(1+ε) -1))) = 0.
[http://goo.gl/H6j5Mi]
15.(log(N2+N)-
log(N2))/sin(2/N)=log((N2+N)/N2)/sin(2/N)=log(1+ε)/sin(2ε), con
ε=1/N, poiché sin(2ε)=2sin(ε)cos(ε) dove sin(ε)≈ε, cos(ε)≈1 e inoltre
log(1+ε)≈ε è St((log(N2+N)-log(N2))/sin(2/N))=St(ε/
(2ε))=St(1/2)=1/2.
[http://goo.gl/LVbz1b]
16.NN(N+1)N/NN-N(N+1) = NN((1+1/N)N-N) = NN(e-N) ≈ NN(-N)
con e≡ (1+1/N)N e dunque St(NN(N+1)N/NN-N(N+1)) = St(-
N(N+1)) = St(-N) = -∞
[http://goo.gl/T2SMTt]
17.St(N*(arctg(N)-π/2))=St(N*(π/2-1/N-π/2))=-1
per x>1 é arctg(x)≈π/2-1/x con x=N
58 IV Giornata di studio

[http://goo.gl/rzcwGU]
St(-N*(arctg(-N)-π/2))=St(-N*(-π/2+1/N-π/2))=St(-N*(1/N-
π))=St(N*π-1)=
= St(N)=+∞, per x<-1 é arctg(x)≈-π/2-1/x con x=-N e N>>1
[http://goo.gl/a289Gc]
18.St(N3sin(4-N))=St(N3/4N)=0 da sin(ε)≈ε e N3<<4N ovvero
N3/4N<<1
da log(x)≈(x-1)/x per x>1/2 si ha log(N3/4N)=3log(N)-
Nlog(4)≈3-3/N-N≈-N

quindi N3/4N≈e-N si ha St(N3/4N)=St(e-N)=0.


[http://goo.gl/OrrDDq]
19.Se L=log(3N+cos(3N))/N=log((3N+cos(3N))1/N),
eL=(3N+cos(3N))1/N, da cui eLN=3N+cos(3N), cos(3N)=eLN-3N,
-1≤eLN-3N≤+1,-1/3N≤eLN/3N-1≤1/3N così eLN/3N ≈ 1 o eLN ≈ 3N,
tornando al logaritmo ne viene che LN≈Nlog(3) allora St(L)=log(3).
[http://goo.gl/6QJqE0]
20.Da -1≤-cos(N)≤+1 si ha N2 ≈ N2 -1 ≤ N2 -cos(N)≤ N2 +1 ≈ N2
ovvero che N2-cos(N)≈N2, e-1≤ecos(N) ≤e1, N2 ≈N2+e-
1≤N2+ecos(N)≤N2+e1≈N2 così anche N2+ecos(N)≈N2 e St((N2-
cos(N))/(N2-cos(N)))= St(N2/N2)=1.
[http://goo.gl/S5VL1O]
21.N4log(1+1/N2)- N2=N2(N2log(1+1/N2)-1)≈N2(N2(ε- ε2/2)-1)
con ε≡1/N2 log(1+ε)≈ε-ε 2/2 St(N2(N2log(1+1/N2)-
1))=St(N2(N2/N2-N2/(2N4)-1))=-1/2.
[http://goo.gl/JH1A2a]
22.Log(1+2N)/e(2+log(N))=log(1+2N)/(e2N)≈log(2N)/
(e2N)=log(2)/e2, quindi St(log(1+2N)/e(2+log(N))) = log(2)/ e2.
Analisi non standard nelle scuole superiori 59

[http://goo.gl/H03Gef]
23.eN/log(e^N2+2N)≈eN/log(e^N2)=eN/N2, 1<<N3<eN da cui
N<eN/N2
St(eN/log(e^N2+2N))=St(eN/N2)=St(N)=∞

St(e(-N)/log(e^(-N)2-2N))=St(1/(eN N2))=0.

St(e-ε/log(e^(-ε)2-2ε))=St(1/log(1+ε2-2ε))=St(1/log(1-2ε))=St(1/
(-ε))=-∞

St(eε/log(e^(ε)2+2ε))=St(1/log(1+ε2+2ε))=St(1/log(1+2ε))=St(
1/(+ε))=+∞
[http://goo.gl/kWLtFz]

24.eπ/2(1-sin(x))/(x-π/2)2=eπ/2(1-sin(y+π/2))/y2=eπ/2(1-cos(y))/y2,
y≡x-π/2

poiché cos(ε)≈1-ε 2/2 è (1-cos(ε))/ε2≈(1-1+ε2/2)/ε2 quindi

St(eπ/2(1-sin(ε+π/2))/(ε+π/2-π/2)2)=St(eπ/2(1-cos(ε))/ε2)=
eπ/2(1/2).
[http://goo.gl/Ejs3Hr]
25.St((e(1/N)-1)/(log(N+1)-log(N)))=St((1+ε-1)/
(log(1+ε))=St(ε/ε)=1, ε=1/N

si ha eε ≈1+ε , log(N+1)-log(N)=log((N+1)/N)=log(1+ε)≈ε
[http://goo.gl/OnLQkq]
26.St(2ε2/(3+εsin(ε)-3cos(ε)))=St(2ε2/(3+ε2-3+3ε2/2))=
= St(2ε2/((1+3/2)ε2))=4/5 da sin(ε)≈ε e cos(ε)≈1-ε 2/2
[http://goo.gl/ISYACH]
27.Con x=1+ε, log(x)=log(1+ε) ≈ ε - ε 2/2 + ε 3/3 e xn=(1+ε)n ≈
1+ nε
St(((1+ε)2-1-2log(1+ε))/((1+ε)3-1-3log(1+ε))) =
60 IV Giornata di studio

=St((1+2ε-1-2ε+ε2-2ε3/3)/(1+3ε-1-3ε+3ε2/2-3ε3/3))=St(ε2/
(3ε2/2))=2/3.

St((ε2-1-2log(ε))/(ε3-1-3log(ε))) = St((1+2log(ε))/(1+3log(ε)))=
=St((1/log(ε)+2)/(1/log(ε)+3))=2/3, 1/log(ε) ≈ -ε.
[http://goo.gl/VFXEvG] [http://goo.gl/zOVog8]
28.St((2ε-sin(2ε))/ε3)=St((2ε-2ε+(2ε)3/6)/ε3)=8/6=4/3, sin(2ε)≈2ε-
(2ε)3/6
[http://goo.gl/Bf48i7]

29.St((ε-eε+1)/(ε(eε-1)))= St((ε-ε-ε2/2)/(ε2+ε3/2))= -1/2 , con eε -


1≈ε+ε 2/2
[http://goo.gl/iRUieY]
30.St(log(N3+sin(N))-3log(N))=St(log(N3)- log(N3))=0

-1≤sin(N)≤1 è N3+sin(N) ≈ N3, infatti N3≈N3-1≤ N3+sin(N) ≤


N3+1≈N3
[http://goo.gl/bSLsO1]
31.E(x)≡(e^(x2-1)-1)/log3/2(x), se x=1+ε da log(1+ε) ≈ ε e (x2-
1)=(1+ε)2-1=
= ε2+2ε ≈ 2ε, e^((1+ε)2-1)≈e2ε ≈1+2ε si ha E(1+ε)≈(1+2ε-
1)/ε(1+1/2)=2/ε1/2
St(E(1+ε)) = St(2/ε1/2) = ∞ [http://goo.gl/1lUJ1D]

32.log(3N+N3)/√(N2+1)≈log(3N)/N, da N2+1≈N2 e N3<<3N,


3N≈1+ln(3)N≈ln(3)N si ha
St(log(3N+N3)/√(N2+1))=St(log(3N)/N)=
= St(ln(3)N/N)=ln(3) [http://goo.gl/Lt2fvR]
33.E(N)≡(√(log(N2+N)+sin2(N))-√(log(N2)+1))/(2+sin(N)) ≈

≈(√(2log(N)+sin2(N))-√(2log(N)+1))/(2+sin(N))=
Analisi non standard nelle scuole superiori 61

=(√(M+sin2(N))-√(M+1))/(2+sin(N)), con M≡2log(N) e


numeratore:
(√(M+sin2(N))-√(M+1))=(M+sin2(N)-M-1))/(√(M+sin2(N))
+√(M+1))=

=(sin2(N)-1)/(√(M+sin2(N))+√(M+1))=-cos2(N)/(√(M+sin2(N))
+√(M+1)) ≈
≈-1/M e da -1≤sin(N)≤1 è 1≤2+sin(N)≤3 si ha 1/3≤1/(2+sin(N))≤1
quindi
√(M+sin2(N))-√(M+1))/(2+sin(N)) ≈ -1/M e St(E(N))=St(-1/M)=
0.
[http://goo.gl/ScX5N6]
34.(sin(ε)-tan(ε))/(log(ε+1)-ε+ ε2/2) ≈ (ε-ε3/6-ε-ε3/3)/( ε-ε2/2+ε3/3-
ε+ε22) da sin(ε)≈ε-ε3/6 , tan(ε)≈ε+ε3/3 , log(ε+1)≈ε-ε2/2+ε3/3
abbiamo qui
St((sin(ε)-tan(ε))/(log(ε+1)-ε+ ε2/2)) = -9/6 = -3/2
[http://goo.gl/qyAzkZ]

35.St((e^(1/N2)-1)/(log(N7+N5)-7log(N)))=St(eε-1)/log(1+ε)),
ε=1/N2 e log(N7+N5)-7log(N)=log((N7+N5)/N7)=log(1+1/N2), eε -
1≈ε , log(1+ε) ≈ ε

St(eε-1)/log(1+ε))=St(ε/ε)=1 [http://goo.gl/7wFq8a]

36.St((ε(1-ε)-e-εsin(ε))/ε3) = St((ε-ε2-ε+ε2-ε3/3)/ε3) = -1/3

sin(ε)≈ε-ε3/6, e-ε ≈1-ε+ε 2/2, e-εsin(ε)≈ε-ε2+ε3/3, (1-ε+ε2/2)(ε-


ε3/6)=
=ε-ε3/6-ε2+ε4/6+ε3/2-ε5/12=ε-ε2+ε3(1/2-1/6)+ε4/6-ε5/12
[http://goo.gl/oMRqZs]
37.St(log(1+2/N)log(N))=St(2ε(N-1)/N)=St(2ε(1-ε))=St(2ε)=0,
62 IV Giornata di studio

log(N)≈(N-1)/N+((N-1)/N)2/2 o log(N)≈1-ε con ε≡1/N,


log(1+2ε) ≈ 2ε

o St(log(1+2/N)log(N))=St(εlog(N))=St(log(Nε))=log(1)=0 per
St(Nε )=1.
[http://goo.gl/uD8bt3]
38.St(log(eN+1)log(1+1/N))=St(N/N)=1, per log(1+1/N)≈1/N e
log(eN+1)≈N N=log(eN)≤log(eN+1) [http://goo.gl/uYQcnA]
39.St(sin(ε)/ε)=St(ε/ε)=1, sin(ε)≈ε []http://goo.gl/7l28LO
St(sin(N)/N) = St(ε) = 0, -1/N≤ sin(N)/N ≤ 1/N≡ε
[http://goo.gl/1jd4HK]
40.log(e|N|+N-1)/N≈log(e|N|)/N, e|N|+N-1≈ e|N|

St(log(e|N|+N-1)/N)=St(log(e|N|)/N)=St(|N|/N)=St(sgn(N))=±∞
[http://goo.gl/biQYup] [http://goo.gl/KD0Ifc]

41.St((1+1/√N)√N) = St((1+1/N)N) ≡ e , √N≈N


[http://goo.gl/ZiUa06]

St((2(1/2+1/√N))√N)=St(((1+1/√N/2))√N/2)2)=St((1+1/M)M)2 =
e2, M≡√N/2
[http://goo.gl/Y0AaaD]
42.St((3N2±N-1)/(2N2-4N+3)) = St((3±1/N-1/ N2)/(2-
4/N+3/N2))=3/2
[http://goo.gl/ijfCpa] [http://goo.gl/ROjdVO]
43.St((3N3-N2-1)/(5N+1)) = St((3N2-N-1/N)/(5+1/N)) = St((3N2-
N)/5) = ∞
[http://goo.gl/7PnbGX]

44.St((a0Nα+a1Nα-1+..+aα-1N+aα)/(b0Nβ+b1Nβ-1+..+bβ-
1N+bβ)) =
Analisi non standard nelle scuole superiori 63

= sgn(a0/b0)∞ se α>β

= a0/b0 se α=β

= 0 se α<β [http://goo.gl/ShvOxa]

45.St((axN+b)/(cxN+d)) =
= b/d (se -1<x<1) [http://goo.gl/93mrU3]
= (a+b)/(c+d) (se x=1)
[http://goo.gl/XQC4wS]
= a/c (se x>1) [http://goo.gl/TWzJTn]
= oscillante ? (se x≤-1) [http://goo.gl/7k7ngb]

46.St((1+2+..+N)/N2) = St(1/2(1+1/N))=1/2 , 1+2+..


+N=N(N+1)/2
[http://goo.gl/nrnuqc]
47.St((12+22+.+N2)/N3)=St((1+N)(1+2N)/
(6N2))=St(1/3+1/2/N+1/6/N2)=1/3
[http://goo.gl/hpVlIK]
48.0<N!/NN≡(1*2*3*..*N)/NN<(1*N*N*..*N)/NN=NN-1/NN=1/N,
St(N!/NN)=St(1/N)=0 [http://goo.gl/6xIaJu]
(x Stirling) N!/NN≈e-N√(2πN), St(N!/NN)=St(e-N√(2πN))=0

49.(x Stirling) N!≈NNe-N√(2πN) da cui


St((N!)1/N)=St(N(2πN)1/2N/e)=∞
[http://goo.gl/mD1g3z]

50.St(N1/N)=St(Nε)=1, x≡N1/N e ln(x)=ln(N)/N≈ε (ln(N)/N≈(1-


1/N)/N≈1/N≡ε)
[http://goo.gl/X6yK3L]
51.Sia a1=0, an+1=3-an-√(5-4an) da aN+1≈aN posto
S≡St(aN+1)=St(aN) abbiamo S=3-S-√(5-4S) ovvero 3-2S=√(5-4S)
64 IV Giornata di studio

quindi (3-2S)2=5-4S che si risolve in 4S 2-8S+4=0 da cui (S-1)2=0


si ha S=1. [http://goo.gl/rVutQ1]
52.Dato x sia a1=√x, an+1=√(x+an) da aN+1≈aN posto
S(x)≡St(aN+1) abbiamo S(x)=St(√(x+ an))=√(x+St(an))=√(x+S(x))
da cui S2(x)-S(x)-x=0 e quindi si ha S(x)=(1±√(1+4x))/2 si ottiene
S(0+)=(1+1)/2=1, ma S(0)=0 verificando la discontinutà in 0.
[http://goo.gl/wBVGnE]
53.Sia an+1=(2-an)2/4+an da aN+1≈aN posto
S≡St(aN+1)=St(aN) è
S=(2-S)2/4+S ovvero (2-S)2=0 e quindi S=2.
[http://goo.gl/chpuuA]
54.St((2m+6n)/(m+5n))=(2m+6n)/(m+5n) se (m,n)≠(0,0)
St((2α+6β)/(α+5β))=St(γ/δ)=0/0 ? [http://goo.gl/TE3Q9b]
St((2M+6ε)/(M+5ε))=St(2M/M)=2 [http://goo.gl/yiYfKX]
St((2ε+6N)/(ε+5N))=St(6N/(5N))=6/5 [http://goo.gl/95C17N]
St((2M+6N)/(M+5N))=St(P/Q)=∞/∞ ? [http://goo.gl/5whVaY]

55.St((2tg2(ε)-3ε2sin3(ε)-ε4)/( εsin4(ε)-tg4(ε)-3εsin(ε))) =

= St((2ε2-3ε2ε3-ε4)/( εε4-ε4-3εε)) = St((2ε2)/(-3ε2))=-2/3.


sin(ε)≈ε,tg(ε)≈ε
[http://goo.gl/6MBVuL]
56.St(tg(ε)-sin(ε)+1-cos(ε))/ε2)=St((ε-ε+ε2/2)/ε2)=1/2.
sin(ε)≈ε,tg(ε)≈ε,cos(ε)≈1-ε2/2
[http://goo.gl/awhhYn]
57.St(ln(1+ε)/εx)=St(ε/εx)=St(ε(1-x)) , log(1+ε)≈ε
St(ε(1-x))=1 se x=1, St(ε(1-x))=∞ se x>1, St(ε(1-x))=0 se x<1.
[http://goo.gl/gCSJNC]
58.St(x2/(x2+ε2)) = 1. Verso il Limite patologico della funzione di
Dirichlet
Analisi non standard nelle scuole superiori 65

[http://goo.gl/xGJ4eH] [http://goo.gl/nbubMs]
59.St((tg4(ε)-sin4(ε)/εx)=St((ε4+4ε6/3-ε4+2ε6/3)/εx)=St(2ε(6-x)),
tg(ε)≈ε+ε3/3, sin(ε)≈ε-ε3/6, ε>0
St(ε(6-x))=2 se x=6, St(ε(6-x))=∞ se x>6, St(ε(6-x))=0 se x<6
[http://goo.gl/vhfS30]
60.St((tg(ε)+sin(ε))/εx) = St((ε+ε)/εx) = St(2ε(1-x)), tg(ε)≈ε, sin(ε)≈ε
St(2ε(1-x))=2 se x=1, St(2ε(1-x))=∞ se x>1, St(ε(1-x))=0 se x<1
[http://goo.gl/0RJixJ]
61.St((tg2(ε)+sin2(ε))/εx) = St((ε2+ε2)/εx) = St(2ε(2-x)), tg(ε)≈ε,
sin(ε)≈ε
St(2ε(2-x))=2 se x=2, St(2ε(2-x))=∞ se x>2, St(ε(2-x))=0 se x<2
[http://goo.gl/jpWB7z]
62.ln(N)/Na, ln(N) << Na, a>0 (ordine di infinito)
St(ln(N)/Na)=St(ε)= 0 (infinitesimo) [http://goo.gl/K1Qwjy]

eN/Na, Na << eN, a>0 (ordine di infinito) da eN=(1+1/N)N*N


St(eN/Na)=St(((N+1)/N)N*N/Na)=St((N+1)N*N/NN*N+a)=St(eN)=
∞ [http://goo.gl/WzW5ER]

eN/NN, eN << NN, a>0 (ordine di infinito)


St(eN/NN)=St(ε)= 0 (infinitesimo) [http://goo.gl/t55ECJ]

63.St(tg(ε)-sin(ε))=St(ε+ε3/3-ε+ε3/6)=St(ε3/2)=0 , tg(ε)≈ε+ε3/3,
sin(ε)≈ε-ε3/6
[http://goo.gl/3kMKZ8]

64.St(((log(1+ε)-sin(ε))/(arctg(ε)-eε+cos(ε))))=

=St(((ε-ε2/2)-(ε-ε3/6))/((ε-ε3/3)-(1+ε+ε2/2)+(1-ε2/2)))=
=St((ε-ε2/2-ε+ε3/6)/(ε-ε3/3-1-ε-ε2/2+1-ε2/2))=St((-ε2/2)/(2(-
ε2/2)))=1/2
66 IV Giornata di studio

log(1+ε)≈ε-ε2/2, sin(ε)≈ε-ε3/6, tg-1(ε)≈ε-ε3/3, eε=1+ε+ε2/2,


cos(ε)≈1-ε2/2
[http://goo.gl/OwQ6gt]
65.St((1-ε) mod 1)=St((1-ε)-[1-ε])=St(1-0)=1, St((1+ε)-
[1+ε])=St(1-1)=0.
[http://goo.gl/mwpUX6] [http://goo.gl/almNJT]

66.St((aε+bε)1/ε)=St(b((a/b)ε+1)1/ε)=bSt(((a/b)ε+1)1/ε)=bSt(2N)
=∞, N≡1/ε+ St((aε-+bε-)1/ε-)=bSt(21/ε-)=bSt(2-1/ε)=bSt(1/2N)=0
[http://goo.gl/zvaBp4]
67.St((ε-ε1/4+ε1/2)/((ε+sin(ε))1/2-ε1/3))=St((ε-ε1/4+ε1/2)/((2ε)1/2-
ε1/3))=
= St(ε1/4/ε1/3) =St(ε-1/12)=∞ [http://goo.gl/GPk5iM]

68.St(((1+ε)1/3-(1-ε)1/3)/εa)=St((1+ε/3-1+ε/3)/εa)= , posto
(1±ε)a≈1±ε*a
=St(2ε(1-a)/3)= 0 se a<1 [http://goo.gl/6zdDPI]
=St(2ε(1-a)/3)= 2/3 se a=1 [http://goo.gl/2DOxLr]
=St(2ε(1-a)/3)= ∞ se a>1 [http://goo.gl/TgGP52]

69.St(arctg2(ε)/sin2(ε))=St(ε2/ε2)=1. sin(ε)≈ε , arctg(ε)≈ε


[http://goo.gl/QZIkGR]

70.St((cos(ε)1/sin(ε))=St((1-ε2/2)1/ε)=St(1-ε2/(2ε))= St(1-ε/2)=1.
sin(ε)≈ε , cos(ε)≈1-ε2/2 , (1±ε)a≈1±ε*a [http://goo.gl/KJ8GCq]

71.St(((a(1)1/N+a(2)1/N +..+a(n)1/N)N)/n)=St(nN/n)=St(nN-1)=
∞.
[http://goo.gl/7i7MGV]
72.St(N1/N)=St(y), y≡N1/N e ln(y)=ln(N)/N≈1/N da log(N)<<N e
perciò St(y)=St(eln(y))=St(e1/N)=1. [http://goo.gl/0jjlfg]
73.St(1/N2)=St(ε2)=0, ε≡1/N. [http://goo.gl/ua7WRD]
Analisi non standard nelle scuole superiori 67

74.St(1+1/2N)=St(1+ε)=1, ε≡1/2N [http://goo.gl/QAUqbN]

75.St(|(-3N)|)=St(|-3|N)=St(3N)=∞ [http://goo.gl/HgSyVP]
76.St((N+a)/(N+b))=St(N/N)=1 [http://goo.gl/k78z3o]
77.St((c*N+a)/(d*N+b))=St((c*N)/(d*N))=c/d, d≠0.
[http://goo.gl/UAawwh]
78.St(Nk)=St(N)=∞ se k>0. [http://goo.gl/0GT58v]

79.St(N-k)=St(1/Nk)=St(1/N)=0 se k>0. [http://goo.gl/0Fz6Ao]

80.St(aN)=St(1+N*b)=St(N)=∞ se a>1 è aN≈1+N*b dove per


INDUZIONE si dimostra, posto a≡1+b, che per ogni n si ha
an≡(1+b)n≥1+n*b, con b>0.
[http://goo.gl/7BzrrO]
81.Se |a|<1 allora 1/|a|>1 e quindi da St(1/|a| N)=1/St(|a|N)=∞ si ha
St(|a|N)=1/∞=0. [http://goo.gl/ulnKN6]

82.St((aN+bN)1/N)=St(b((a/b)N+1)1/N) =bSt((cN+1)1/N), c≡a/b

Se |c|<1 allora St((cN+1)1/N)=St(11/N)=1 e quindi


St((aN+bN)1/N)=b.
Se c=1 allora St((1N+1)1/N)=St(21/N)=1 per a=b
[http://goo.gl/U0DOpV]
se c>1 allora St((cN+1)1/N)=St(cN/N)=c per cui
St((aN+bN)1/N)=b*c=a.
In definitiva St((aN+bN)1/N)=max(a,b)
[http://goo.gl/GDcBwA]

83.St((N2+2N)1/N)=St(N2/N)=St(e(2/N)ln(N))=St(eε)=1 da
N2+2N=(N+1)2-1≈N2 N2/N=e(2/N)ln(N) dove 2ln(N)/N≈ε (visto)
[http://goo.gl/v5QkMf]
84.Sia a≡(1-√2), b≡(1+√2), c(N)≡(aN-bN)/(aN+1-bN+1)=
=((a/b)N-1)/b/((a/b)N+1-1)=(dN-1)/(dN+1-1)/b, -1<d ≡ a/b = a2/
(b*a) =
68 IV Giornata di studio

=(1-2√2+2)/(1-2)=2√2-3<0, vedi #45


St(c(N))=St((dN-1)/(dN+1-1))/b=St((dN-1)/(dN-1))/b=(-1)/(-1)/b=1/
(1+√2)=
=(√2-1) così che St(c(N)1/N)=St((√2-1)1/N)=1,
ma più in generale si verifica che St(c(n) 1/N)=St(L1/N) se
St(c(N))=L>0
[http://goo.gl/hIE7js]
Osservazione: la formula RICORSIVA per la successione
utilizzata è c(N+1)=1/(2+c(N)) da cui è facile ricavare
L≡St(c(N)) infatti L=St(c(N+1))=St(1/(2+c(N)))=1/(2+L) da cui
L2+2L-1=0 e L=(√2-1)>0 o L=-√2-1<0.
85.HN(1/2)≡1+1/√2+..+1/√N>1+1/2+..+1/N≡HN≈ln(N) dove HN è
SERIE ARMONICA e HN(1/2) è la SERIE ARMONICA GENERALIZZATA
qui è N>√N quindi 1/√N>1/N che diverge con HN(1/2) > HN ≈
ln(N) St((1+1/√2+..+1/√N)/√N)=St(H(N)/√N)=St(ln(N)/√N)
√(N+1)>√N quindi 2√(N+1)>√(N+1)+√N e 1/(√(N+1)+√N)>1/
(2√(N+1)) per cui √(N+1)-√N=(√(N+1)-√N)*(√(N+1)+√N)/
(√(N+1)+√N)=1/(√(N+1)+√N)>
>1/(2√(N+1)) valida ∀N per cui si ricava che
N>√N>HN(1/2)/2>HN/2
Perciò da 2√N>HN(1/2) si ha 2√N/N=2/√N>HN(1/2)/N≥0 e
St(HN(1/2)/N)=0 2>HN(1/2)/√N≥0, poi da approssimazioni della
serie armonica HN con il ln(N) e la costante di Eulero-
Mascheroni St(HN-ln(N))=γ abbiamo che
St(HN/Nα )=St(ln(N)/Nα )+St(γ/Nα ) dove per α>0 anche
St(ln(N)/Nα )=0 per cui St(HN/√N)=St(HN/N)=0. St(HN(1/2)/√N)=2
si verifica con il Teorema di Stoltz-Cesaro da √N ↑∞ e (√(N+1) -
√N) = 1/(√(N+1) + √N) dove si ha St((HN+1(1/2)-HN(1/2))/(√(N+1)-
√N))=St((√(N+1)+√N)/√(N+1))=
St(1+√(1/(1+1/N)))=2 e dunque anche St(HN(1/2)/√N)=2.
[http://goo.gl/5jBJAe] [http://goo.gl/GP5QrG]
86.St((1+1/(2N))N)=St((1+1/M)M/2)=√e posto M≡2N, e≡(1+1/N)N
Analisi non standard nelle scuole superiori 69

[http://goo.gl/VKpEHv]
87.St((1-1/(2N))N)=St((1+1/M)-M/2)=1/√e posto M≡-2N,
e≡(1+1/N)N
[http://goo.gl/h9zcK7]
88.St((1+1/N2)N)=St(((1+1/M)M)1/N)=St(e1/N)=1 posto M=N2
[http://goo.gl/lFVCTB]
89.L≡St(a(N)) è St(a(N+1))=St(√(2+a(N)))=√(2+L)=L così da L2-L-
2=0 si ha (L-2)(L+1)=0 e per L>0 è L=2. [http://goo.gl/abch9p]
90.L≡St(a(N)) è St(a(N+1))=St(a(N)+1/a(N) 2)=(L+1/L2)=L da
L3=L3+1 L=∞
[http://goo.gl/kt7PM3]
91.L≡St(a(N)) è St(a(N+1))=St(1/(2+a(N)))=1/(2+L)=L da L 2+2L-
1=0 si ricava L=-1±√2 [http://goo.gl/kszF1f]

92.St(N!/NN)=St(√(2πN)/eN) per la formula di Stirling, e≡(1+1/N)N


quindi si ha √N/eN=√N/((1+1/N)N)N=NN^2+1/2/(N+1)N^2≈(N/
(N+1)N)N=1/eN per cui scrivo St(√(2πN)/eN)=St(√(2π)/eN)=0.
[http://goo.gl/A9M8Mv]
93.L≡St(a(N)) è St(a(N+1))=St(√(2*a(N))) da cui L2=2*L, L=2 per
a(1)≠0.
[http://goo.gl/PEYaCJ]
94.L≡St(a(N)) è St(a(N+1))=St(√(k+a(N))), k>0 da cui L2-L-k=0 e si
risolve con L=(1+√(1+4*k))/2 così se k=2 L=2.
[http://goo.gl/71ziU7]
95.L≡St(a(N)) è St(a(N+1))=St(1/(2-a(N))), da cui L=1/(2-L) o L2-
2L+1=0 e quindi (L-1)2=0 ossia L=1. [http://goo.gl/pgD8y6]
96.L≡St(a(N)) è St(a(N+1))=St((a(N)+k/a(N))/2), da cui L=(L+k/L)/2
quindi
70 IV Giornata di studio

L2=k>0 e per valori positivi L=√k. Così per k=1 è L=1, per k=4 è
L=2.
[http://goo.gl/Y1M253]
97.L≡St(a(N)) è St(a(N+1))=St(sin(a(N))), da cui L=sin(L) sse L=0.
[http://goo.gl/odQcgY]
98.Posto y≡(N!/NN)1/N si ha ln(y)=(ln(N!)-Nln(N))/N=ln(N!)/N-ln(N)
e per la formula di Stirling ln(N!)≈N*(ln(N)-1) è ln(y)≈ln(N)-1-
ln(N)=-1 e da y≡eln(y) St((N!/NN)1/N)=St(eln(y))=e-1=1/e.
[http://goo.gl/BRLhVD]
99.Posti a(N)≡N!*(e/N)N, y≡(N!)1/N si ha ln(y)=ln(N!)/N che per la
formula di Stirling ln(N!)≈N*(ln(N)-1) è ln(y)≈ln(N)-1 da cui
St(y)=St(eln(N)-1)=St(N/e) e quindi
St(a(N)1/N)=St((N!)1/N*e/N)=St(N/e*e/N)=1.
[http://goo.gl/oX18V6]
100.Sia I0≡{}, In≡In-1∪{1+(n-
1)*10,..,n*10}\{n}={1,..,n*10}\{1,2,..,n}, n>1
St(#(IN))=St(#({1,..,N*10}) - #({1,2,..,N}))=St(N-N)=0. (Mr.
APOLLINAX)
[http://goo.gl/LE65zK]

c'è modo di addormentarsi


contando cotante pecore
(Giovanni Segantini - Dopo il temporale, 1883-1885)
Analisi non standard nelle scuole superiori 71

Problem Corner: Solved and Unsolved Problems

(Proposta a pag. 64, EMS NewsLetter Marzo 2014)

101.((N+1)alnb(N+1)-Nalnb(N))/(N*ln(N))=
= Na-1(1+1/N)alnb-1(N)-Na-1lnb-1(N)=
=Na-1((1+1/N)a-1)*lnb-1(N)≈Na-1(1+a/N-1)*lnb-1(N)=a*Na-2lnb-
1(N) poiché (1+1/N)a≈(1+a/N) quindi L≡St(((N+1)alnb(N+1)-
Nalnb(N))/(N*ln(N)))= =St(a*Na-2lnb-1(N)) così se a<2 allora
a-2<0 e L=St(a*lnb-1(N)/N2-a)=0
se a=2 è St(2*lnb-1(N))=2 solo per b=1, mentre se a>2 allora L=∞
e si vede
L=St((Na-1lnb-1(N)-Na-1lnb-1(N))=0 per a-1<1, cioè a<2, mentre
se a>2 si ha L=St((Na-1lnb-1(N)-Na-1lnb-1(N))=∞ se invece a=2 e
b=1 avremo da (N+1)≈N che St(((N+1)2ln(N+1)-N2ln(N))/
(N*ln(N)))=
=St((N2ln(N+1)+2N*ln(N+1)+ln(N+1)-N2ln(N))/(N*ln(N)))=
=St((N2ln(N)+2N*ln(N)+ln(N)-N2ln(N))/(N*ln(N)))=St(2+1/N)=2.
0 [http://goo.gl/ih538z] 2 [http://goo.gl/CzWQ0m] ∞
[http://goo.gl/2YmBfA]

http://www.euro-math-soc.eu
72 IV Giornata di studio

102. Infine si ritorna all’ultimo limite proposto all’Esame di Stato


PNI del 2014

Punto 10 del Questionario: Trovare a,b t.c. St


( √ a+bδ δ−2 )=1
bδ da cui δ= a ε viene stabilito che


√ a+b δ= a ( 1+ ) , posto ε = a
a b
√ a(1+ ε )−2
1=St
( aε
)
b
= St
a ( √ a( 1+εε )−2 ) =
b

b
= St
a ( (√ a(1+ ε2 )−2) =
ε ) b
2 √a
=1

Per far sparire la parte reale del numeratore occorreva √ a=2 in modo da
ottenere come sopra b
=1
2 √a
Quindi sarà b=2 √ a , cioè a=4 e b=a.
Analisi non standard nelle scuole superiori 73

Chiudo questa lunga carrellata di esercizi proposti in rete o tratti da


testi in circolazione con quello che ebbe a scrivere Ulisse Dini [m] sul
concetto di limite, infinitesimi e infiniti, nel 1878 che venne anche
ripubblicato dall’UMI nel 1990:
“… e così, in particolare, potremo dire che delle funzioni y(x):
(x-a) sen(1/(x-a)), 1/((x-a) sen(1/(x-a))), 1/(x-a), sen(x)/x,
x+sen(1/x),
la prima ha per limite zero per x=a a destra e a sinistra di a, la
seconda ha per limite ±∞ per x=a a destra o a sinistra, la terza
ha per limite +∞ per x=a a destra e -∞ per x=a a sinistra, la quarta ha
per limite zero per x=+∞, e la quinta ha per limite +∞ per x=∞ e -∞
per x=-∞.”
Verificate, ponendo ε=x-a, ma con un risultato non coincidente
1.St(ε sin(1/ε)) = St(ε sin(N)) = 0 (vedi es. ) [http://goo.gl/f0JZyU]
2.St(1/((ε±) sin(1/(ε±)))) = ? indeterminato ±∞
[http://goo.gl/IyrKzB , http://goo.gl/535ZDW]
3.St(1/ε±) = ±∞ [http://goo.gl/vJLnyo]
4.St(sin(N)/N) = 0 [http://goo.gl/aE4KBF]
5.St(N+sin(1/N)) = ∞ [http://goo.gl/fdd4yH]
St(-N+sin(1/(-N)) = -∞ [http://goo.gl/ZJwNyJ]
Così proseguiva il Dini a pag. 23 “Quando poi con l’avvicinarsi di x
ad a indefinitamente a destra o a sinistra, o col crescere
indefinitamente di x per valori positivi o negativi, y si comporti in
modo che non si venga a rientrare in nessuno dei casi precedenti,
allora si dirà che y non ha limite determinato per x=a a destra o a
sinistra rispettivamente, o per x=±∞ ; … “
Fece i seguenti esempi che riscrivo per le condizioni di
indeterminazione:
1.St(sin(1/ε±) = indeterminato in [-1,1] [http://goo.gl/eolZcc]
2.St(1+1/((ε±) sin (1/(ε±)))) = indeterminato
3.St(sin(±N)) = indeterminato in [-1,1]
74 IV Giornata di studio

4.St((±N) sin(±N)) = indeterminato da -∞ a +∞


Più avanti a pag 35 scriveva allora: “Notiamo ancora che come i
logaritmi conducono ad esempi di quantità che divengono
infinitesime o infinite di ordini che non sono determinati, e che in
certo modo possono venire riguardati come infinitesimi, le
esponenziali e1/(x-a) , ex ci danno invece esempi di quantità che
divengono infinitesime o infinite di ordine superiore a qualunque
quantità data o, come si dice, di ordine infinito. Infine osserviamo che
gli infiniti di una quantità quando sono di ordine determinato,
possono venire riguardati come infinitesimi di ordine negativo e
viceversa” (?).
Aspetti assai verbosi che vanno commentati, ma resta l’idea che si
possa opportunamente ricalcare il nostro percorso sui limiti in NSA.
Un approccio da sempre seguito nei corsi di Analisi matematica del
primo anno di Università potrebbe far tesoro della sensibilità
comunque acquisita dall’esposizione all’Analisi Non Standard nella
Scuola Secondaria Superiore.
La facilità di calcolo e la maggiore intuizione permessi da sviluppi
senza limiti in NSA hanno già avuto una verifica concreta con la
testimonianza diretta degli studenti che proseguono gli studi (vedi
casi resi noti anche dal Prof. G. Goldoni).

8 ALCUNE FORMULE USATE NEL CALCOLO


APPROSSIMATO

Formule di approssimazione
ε
1. √ 1+ ε≈1±
2
3
2. tan (ε )≈ε + ε
3
2
3. e ε≈1+ε + ε
2
2
ε
4. cos (ε )≈1−
2
Analisi non standard nelle scuole superiori 75

ε3
5. sin( ε)≈ε −
6
1
6. ≈1−ε
(1+ε )
7. (1+ε )a≈1+ a ε + a (a−1) ε 2
2
2 3
8. log (1+ ε)≈ε − ε + ε
2 3
9 CONCLUSIONE
È stato riconosciuto che il concetto di limite non è di facile
acquisizione, e il fatto che l’analisi matematica si poggi essenzialmente su
di esso rappresenta per l’analisi classica un aspetto concettuale
imprescindibile, mentre la NSA lo riconduce a un approccio algebrico e
computazionale che ne libera la collocazione didattica e, va sottolineato,
lo pone più come un problema di determinazione che di verifica.
Dopo aver svolto più di cento esercizi in ricordo di Emma Castelnuovo
e averli discussi con insegnanti neoimmessi in ruolo nel 2014
(http://neo2014.blogspot.it), questi sono stati raccolti e li ritrovate sul blog
http://nsanolimits.blogspot.it. Si può rivedere e commentare quanto messo in
evidenza e che risulta emblematico per un confronto utile per stabilire
come avvicinarsi con l’intuizione al ragionamento logico rigoroso,
attraverso il linguaggio matematico più adatto agli adolescenti. No
Limits, non vuol dire escludere o ignorare i limiti, ma riconoscerli e
trattarli in modo naturale per recuperarli con il calcolo andando oltre le
colonne d’Ercole dell’Analisi Standard.
L’idea di limite che era presente ai matematici greci può aver limitato
lo sviluppo della matematica in epoca classica, ma poi venne formalizzata
un paio di secoli fa alla maniera di Weierstrass e Cauchy, dando luogo alla
sequenza limiti – derivate – integrali che ancora oggi è pesantemente
ricalcata nell’insegnamento superiore.
In sostanza, si aprono stagioni nuove per la formazione dei giovani
miranti a sostenere e, possibilmente con le risorse disponibili in rete,
sviluppare con la NSA:
- la liberacollocazionedel calcolonei percorsididattici di analisi matematica,senzaalcuna
necessitàdi premettereil concettodi limite,
76 IV Giornata di studio

- il ricorso alle varie forme di algebrizzazione e automazione del Calcolo


(http://www.wolframalpha.com)

- l’uso del calcolo approssimato da note sul comportamento delle principali


funzioni base, requisito spesso richiesto in ogni ambito tecnico e scientifico.

Tutto questo in un contesto di cambiamento della prassi didattica che


vada oltre le lezioni versative per avvicinarsi sempre di più ad un
apprendimento dialogico convincente.
Ringrazio chi vorrà farmi pervenire le sue osservazioni,
eventualmente anche per e-mail: casintel@gmail.com.

10 BIBLIOGRAFIA

a. P. BONAVOGLIA , IL CALCOLO INFINITESIMALE, Matematicamente.it, 2011


b. Atti del convegno di Venezia 20 novembre 2011. Giornata di stu-
dio, ANALISI NON STANDARD per le scuole superiori, matematicamente.it,
2012
c. Atti del convegno di Modena 16 settembre 2012. Giornata di stu-
dio, ANALISI NON STANDARD per le scuole superiori, matematicamente.it,
2013
d. Atti del convegno di Venezia 29 settembre 2013. Giornata di stu-
dio, ANALISI NON STANDARD per le scuole superiori, matematicamente.it,
2013
e. G. GOLDONI – Il professor Apotema insegna, ilmiolibro.it, 2011-2013
1.Vol. 1 – Le funzioni lineari esponenziali logaritmiche e potenze
2.Vol. 2 – I numeri iperreali
3.Vol. 3 – Il calcolo delle differenze e il calcolo differenziale
4.Vol. 4 – Il calcolo delle somme e il calcolo integrale
5.Vol. 5 – Le serie e gli integrali impropri
6.Vol. 6 - I numeri complessi nel piano e nello spazio
f. G. GOLDONI, Le lezioni del professor Apotema, Rolo, settembre 2011
g. G. GOLDONI, Le geometrie non euclidee, Rolo, novembre 2011
h. KARIN USADI KATZ AND MIKHAIL G. KATZ, A Strict Non-Standard In-
equality .999... < 1, See arXiv:0811.0164, 24 Feb. 2009
i. Karin Usadi Katz and Mikhail G. Katz, When is .999... less than 1?,
TMME, vol. 7, no. 1, p. 3-30, 2010
j. JAURES P. CECCONI AND GUIDO STAMPACCHIA, Analisi matematica 1°
Volume, Liguori Editore, 1974
Analisi non standard nelle scuole superiori 77

k. M. Gardner, Enigmi e giochi matematici, Sansoni editore, Firenze,


1969
l. A. ROBINSON, Non-Standard Analysis, North-Holland, Amsterdam, 1966
m. U. DINI, Fondamenti per la teoria delle funzioni di variabili reali,
Pisa, 1878

11 LINKOGRAFIA

1. http://it.wikipedia.org/wiki/Rasoio_di_Occam
2. http://s1.daumcdn.net/editor/fp/service_nc/pencil/Pencil_chromestore.html
3. http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_di_algebra_computazionale
4. http://www.math.it/formulario/sviluppiMcLaurin.htm
5. http://it.wikipedia.org/wiki/Emma_Castelnuovo
6. http://www.wolframalpha.com
7. http://it.wikipedia.org/wiki/Limite_notevole
8. http://www.math.wisc.edu/~keisler/calc.html
9. http://nsanolimits.blogspot.it
78 IV Giornata di studio

La continuità con la NSA

di Paolo Bonavoglia

1 INTUIZIONE, ASTRAZIONE, FORMALISMO

Guido Castelnuovo uno dei massimi matematici italiani tra


Ottocento e Novecento si occupò anche di didattica della
matematica e scrisse nel 1907:

[...] il ragionamento formalmente perfetto non è né l'unico, né,


molte volte, il migliore modo per giungere alla verità. È ben
spesso preferibile ricorrere ad un ragionamento approssimato, i
cui passi successivi vengano sottoposti al riscontro dei fatti, per
sceverare via, via il vero dal falso, piuttosto che affidarsi ad una
logica impeccabile, chiudendo gli occhi al mondo esterno. Ora la
matematica (come oggi si insegna nelle scuole di cultura
generale) disprezza a torto quel primo tipo di procedimento
logico, e condanna in tal modo l'unica forma di ragionamento che
sia concessa alla maggioranza degli uomini! 31

Una citazione che ricorda un po' il celebre detto di Seneca:


Longum iter est per praecepta, breve et efficax per exempla

Ma l'idea che la buona didattica debba partire da esempi pratici e


facili e procedere per approssimazioni successive è stata anche
contestata; un esempio ben noto è quello di Lucio Russo nel libro
“Segmenti e bastoncini” del 1998 che già nel titolo annunciava la sua
ostilità a fondare la geometria e in generale la matematica su esempi
pratici come i bastoncini per spiegare il concetto di segmento, cosa
che ritiene nefasta:

31Guido Castelnuovo - Il valore didattico della matematica e della fisica -


«Rivista di Scienza», l, 1907
Analisi non standard nelle scuole superiori 79

Le sostituzioni di segmenti con bastoncini cominciano ad avere


effetto, convincendo gli studenti dell'inutilità degli enti teorici.

Lucio Russo – Segmenti e bastoncini, 1998

Il contrasto tra queste due opinioni richiama un po' il contrasto tra


la scuola anglosassone che da sempre privilegia la pratica
sull'astrazione e quella francese dei Bourbaki che viceversa privilegia
il rigore formale e l'astrazione.
La prima impostazione tutta basata su uno spirito pratico ha
indiscutibili pregi didattici ma rischia di perdere di vista l'astrazione
tipica della matematica, in un certo senso di non fare più vera
matematica.
La seconda ha il pregio della perfezione formale, sempre che
questa sia realmente raggiungibile, ma anche il difetto di rendere
ardui quando non incomprensibili agli studenti anche i concetti più
elementari.
Volendo sintetizzare le due posizioni si dovrebbe concludere che
conviene certo partire da esempi pratici e semplici, ma senza
rinunciare al traguardo dell'astrazione; il pericolo denunciato da Russo
è reale e concreto se partendo da esempi pratici non si riesce ad
andare molto più in là e non si arriva a formalizzazioni generali,
mentre partire da formulazioni astratte e del tutto svincolate dal
mondo reale come fanno la maggior parte dei manuali di matematica
rischia di rendere incomprensibile alla maggior parte degli studenti
delle scuole medie il senso stesso della matematica.

1. UN APPROCCIO INTUITIVO ALL'ANALISI

Morris Kline, Calculus: questo massicio volume è un manuale di


analisi che probabilmente sarebbe piaciuto a Guido Castelnuovo:
Un trattato di analisi basato su un approccio intuitivo, che somiglia
molto a quello NSA, senza essere affatto un manuale di NSA. Inizia
dal concetto di derivata basato sugli infinitesimi, alla maniera di
Leibniz con la derivata di x 2 . Non c'è nemmeno un capitolo sui
limiti, ma c'è un capitolo sulla continuità sempre esposta in modo
intuitivo.
Solo alla fine del volume si dà la definizione ε δ di continuità e limiti
alla maniera di Weierstrass.
80 IV Giornata di studio

Può essere questo un buon


approccio all'analisi senza
bisogno della NSA? Forse, ma in
effetti la NSA fornisce un
fondamento al tempo stesso più
rigoroso di quello puramente
intuitivo di Kline e più
comprensibile e intuitivo del
classico approccio con i limiti.
Un tentativo di usare la NSA in
questo senso è quello da me
compiuto per introdurre la
continuità; di seguito presento
alcuni lucidi effettivamente usati
in classe sul concetto di continuità.

2 CONTINUITÀ E DISCONTINUITÀ

Il primo lucido introduce il concetto di continuità in modo del tutto


intuitivo: la linea continua è una linea che si può disegnare senza
staccare la matita dal foglio, ovvero senza salti.
Analisi non standard nelle scuole superiori 81

Qui ci si limita a una definizione geometicamente intuitiva senza


nemmeno parlare di funzioni matematiche.
Nel prossimo lucido si estendo la proprietà "essere continua" anche a
una funzione matematica, concetto che si presume noto agli studenti,
usando due esempi di funzioni.
Si parte da funzioni già note agli studenti.

Come passare da questo concetto molto vicino all'uso dell'aggettivo


continuo nel linguaggio comune a una definizione più rigorosa, nel senso
che consenta di verificare se una funzione data è continua o discontinua
in un dato punto?
82 IV Giornata di studio

Come cioè passare dal "non staccare la matita dal foglio" nel
disegnare una funzione a una definizione matematica? Ammettendo di
disegnare la funzione da sinistra a destra. L'idea è che non staccare la
matita dal foglio equivalga a dire che a un passo infinitamente piccolo in
orizzontale deve corrispondere un passo infinitamente piccolo in
verticale; se questo non avviene si deve fare un salto cioè appunto fare
un passo non infinitesimo in verticale.
Nel lucido seguente viene formalizzata questa definizione. Spostando
la matita di un passo infinitesimo verso destra dx lo spostamento in
verticale dy deve essere anche lui infinitesimo.
Si arriva così in modo del tutto naturale ad una definizione rigorosa di
continuità: una funzione si dice continua in un punto se ad un
incremento infinitesimo della x corrrisponde un incremento infinitesimo
della y.
Questa definizione si può enunciare in due modi, usando la funzione
parte standard oppure la relazione di infinitamente vicino,
Analisi non standard nelle scuole superiori 83

Una volta data la definizione vediamo come applicarla a una funzione


ben nota agli studenti, una parabola ovvero la funzione y =1 −x 2 ;

verifichiamo prima di tutto che la funzione è continua per x = 1.


Poi generalizzando il procedimento possiamo tranquillamente
concludere che la parabola è continua in un suo qualsiasi punto reale (con
x e y numeri reali.32

32 Da notare che non consideriamo la parabola iperreale; per numeri infi-


nitamente grandi infatti ci aspetta una sorpresa; a un incremento infinite-
simo corrisponde un incremento finito e la parabola non è ivi continua. In
simboli
2 2 2 2 2
s t ( f (ω + ε )− f (ω ))=s t (1−(ω +ε ) −(1 −ω ))=s t( 1−ω −1−ε −1 +ω )=−1
84 IV Giornata di studio

A questo punto si possono verificare come esercizio la continuità della


retta e di altre funzioni conosciute dagli studenti.
Prossimo passo è naturalmente quello di studiare qualche funzione
discontinua; il primo esempio è la funzione floor(x) che restituisce il
numero intero immediatamente inferiore a x. Il grafico è a scalinata e i
punti più interessanti sono ovviamente quelli con x intera. QUi infatti
osserviamo un salto.
Usando la definizione di contintuità di cui sopra è facile verificare che
questa funzione è continua a destra e discontinua a sinistra per ogni x
intera. Il concetto di continuità a destra e a sinistra viene quindi
introdotto in modo abbastanza semplice.
Analisi non standard nelle scuole superiori 85

Si possono poi usare altre funzioni discontinue dalla ceil(x) duale della
floor(x) fino alla funzione segno Sign(x) quella che vale 1 per argomenti
positivi e -1 per argomenti negativi, restando non definita per x = 0.
Qui la funzione ha una discontinuità di natura un po' diversa da quella
della floor(x) e della ceil(x).
Infatti la discontinuità per x = 0 è dovuta innanzitutto al fatto che la
funzione non è definita per questo valore. Si potrebbe pensare di
completare la funzione con un qualche valore che la renda continua ma è
facile rendersi conto che questo non è possibile; infatto assegnando
Sign(0) = +1, la funzione verrebbe ad essere continua a destra ma
discontinua a sinistra; assegnando viceversa Sign(x)= -1 la funzione
verrebbe ad essere continua a sinistra ma discontinua a destra.
86 IV Giornata di studio
Analisi non standard nelle scuole superiori 87

Ecco un buon esempio che permette di introdurre il concetto di limite


finito, inteso come valore che rende continua la funzione.

3 LIMITI, SÌ O NO?

Un problema che si pone insegnando l'analisi in un liceo alla


maniera non standard è quello dei limiti.
Trattarli e parlarne esplicitamente o no?
In effetti nella NSA non ci sarebbe alcun bisogno di usare la parola
limite. Numeri infinitamente piccoli e numeri infinitamente grandi
88 IV Giornata di studio

sono più che sufficienti per introdurre derivate e integrali,


guadagnando molto tempo scuola.
Molti libri di NSA, proprio come il citato Kline, non hanno nemmeno
un capitolo dedicato ai limiti; viceversa il testo del Keisler tratta
estesamente i limiti; non è un'eccezione di poco peso, visto che il
testo del Keisler è da molti considerato come il riferimento d'obbligo
per l'insegnamento dell'analisi alla maniera NSA. Un riferimento per
la verità discutibile visto che il Keisler ricalca molto da vicino
l'impostazione di un trattato di analisi classica, lasciando nel lettore il
dubbio se valga poi veramente la pena di lasciare la via vecchia per
la nuova ...
Nei licei c'è però il problema dell'esame di stato, dove gli studenti
saranno esaminati da un commissario che nella maggior parte dei
casi non conosce la NSA o comunque non la ha mai usata a scuola.
Questo è il motivo per cui mi sono spesso imposto di introdurre i
limiti, in genere alla fine dell'ultimo anno, in vista dell'esame; i limiti
sono calcolati come parti standard o come numeri infinitamente
grandi più o meno come nel Keisler. Un modo di tranquillizzare il
commissario e al tempo stesso gli studenti preoccupati per l'esame.
Rovesciando il discorso si potrebbe viceversa seguire l'approccio
più radicale di eliminare del tutto i limiti e mettere il commissario di
fronte al fatto che gli studenti possono studiare ed usare derivate ed
integrali senza bisogno dei limiti.
Come che sia presento nelle pagine seguenti alcuni lucidi usati in
classe che delineano un possibile percorso per inserire i limiti in un
corso di analisi NSA partendo appunto dal concetto di continuità.
Analisi non standard nelle scuole superiori 89
90 IV Giornata di studio
Analisi non standard nelle scuole superiori 91

Per i limiti infiniti non si usa la funzione st () che non è definita per
numeri infinitamente grandi; si usa invece come nell'analisi classica il
simbolo ∞ . Nei manuali classici di solito si afferma con qualche
imbarazzo che questo simbolo va inteso come simbolo di comodo per
indicare i limiti infiniti come definiti da Weierstrass 33, ammissione implicita
che il simbolismo di Weierstrass comodo ed espressivo non è.
Paradossalmente anche il Keisler fa un'affermazione molto simile.
Nel nostro caso possiamo essere forse un po' più espliciti e usare il
simbolo ∞per indicare un qualsiasi numero iperreale infinitamente
grande.
Insomma la NSA ci permette di usare quel simbolo di infinito con
qualche imbarazzo di meno di quanto avvenga nell'analisi classica.

1
33 Per esempio scrivere lim =∞ è solo un modo comodo e leggibile di
x →0
+ x
1
scrivere ∀ N ∃δ :0<x <δ → >N
x
92 IV Giornata di studio

2. BIBLIOGRAFIA

1. ROBERT GOLDBLATT, Lectures on the Hyperreals - An


Introduction to Nonstandard Analysis, Springer 1991-1998.
chap. 7 Continuous functions
2. GIORGIO GOLDONI, il professor Apotema insegna … I numeri
Iperreali, ilmiolibro.it, 2011
3. H. JEROME KEISLER, Elementary Calculus: An Infinitesimal
Approach, on-line edition 2000-2013
4. J. HENLE E.KLEINBERG, Infinitesimal Calculus, Dover 1979-2003,
chap. 5 Continuous functions
5. MORRIS KLINE, Calculus, an Intuitive and Physical Approach ,
Dover 1988-2003, chap. 6.2 Some Remarks About Functions
6. ALAIN M. ROBERT, Nonstandard Analysis, Dover 1988-2003,
chap. 4 Continuity
7. ABRAHAM ROBINSON, Non-standard Analysis, Princeton 1966
Analisi non standard nelle scuole superiori 93

Un piano di lavoro NSA per il quarto anno di un


Istituto Tecnico per Geometri

di Lucia Rapella

1. PREMESSA

Il mio intervento si rivolge principalmente a quei colleghi che non


hanno ancora utilizzato in classe l’analisi non standard.
Vorrei infatti proporre un esempio di come ho sviluppato
l’argomento nel passato anno scolastico in quarta e di come sto
portando avanti il discorso adesso in quinta.
Insegno in un istituto tecnico per geometri e ho una cattedra ‘in
verticale’ (5 classi dalla prima alla quinta). L’anno scorso in quarta,
per la prima volta, ho utilizzato
l’approccio non standard.
Ci meditavo già da un paio d’anni
e ho approfittato delle modifiche
avvenute a causa dei tagli
Gelmini, che hanno cambiato in
maniera significativa il monte ore
per la nostra materia.

Indispensabile strumento per


poter attuare il mio proposito è
stato il testo di Paolo Bonavoglia;
è adatto agli studenti delle
superiori e la sua gratuità mi ha
permesso di proporlo alle famiglie
come ulteriore testo in adozione.
94 IV Giornata di studio

A dir la verità ho fatto di peggio; ho chiesto direttamente a Paolo di


poter estrapolare le parti teoriche del suo libro, di aggiungervi ulteriori
esercizi e di utilizzare questi appunti per i miei studenti.
A fine anno scolastico avrei sottoposto gli appunti a suo giudizio e con
il suo consenso li avrei resi pubblici, ovviamente conservando la licenza
‘non opere derivate’.
Della parte teorica non ho cambiato una virgola. Ho avuto fin dall’inizio
il timore di usare termini inappropriati, di utilizzare la terminologia
dell’analisi standard (infatti l’analisi l’ho studiata così) e avere un testo per
scuola superiore a disposizione è stato un aiuto fondamentale.

Nell’aggiunta degli esercizi ho coinvolto anche gli studenti;


fortunatamente a scuola abbiamo a disposizione Google Apps For
Education e dunque con google Drive e la scrittura condivisa, in più
occasioni ho fatto creare agli studenti documenti di esercizi svolti (ognuno
scriveva un esercizio, io li correggevo e gli studenti avevano pronta una
dispensa per ripassare). Continuo questo lavoro anche con la quarta di
quest’anno, arricchendo sempre di più la documentazione a disposizione.

Ovviamente ho attribuito il merito a ciascuno, inserendo tra gli autori tutti


gli studenti che hanno partecipato all'attività.
Tutto questo lavoro è raccolto nel portale di matematica del sito
della mia scuola; il materiale è a disposizione all'indirizzo
https://sites.google.com/a/itcgsaraceno.it/mat01/home/analisi.

2. IL PIANO DI LAVORO ATTRAVERSO ALCUNI ESEMPI

Nonostante sia possibile introdurre già nei primi mesi dell’anno il


calcolo integrale, ho preferito inserirlo nel programma di quinta.
Infatti tradizionalmente ai geometri si fa analisi in quarta, mentre in
quinta si fa il calcolo integrale.
Io ho preferito lasciare questa suddivisione per mantenere una certa
Analisi non standard nelle scuole superiori 95

omogeneità degli argomenti trattati tra le classi del mio istituto.


In questa maniera, a fine anno, le tutte le classi quarte hanno trattato
suppergiù gli stessi argomenti, anche se con modalità differenti.

Una cosa che ho trovato fonte di motivazione e interesse per gli studenti
è stato lo studio di funzione polinomiale, possibile già dopo qualche
settimana di lezione. Con la trattazione standard, gli studenti arrivano sfiniti
a fine anno, alcuni di essi dopo le difficoltà della verifica del limite, del
calcolo delle derivate più difficili hanno addirittura gettato la spugna.
Lo scorso anno scolastico tutti, già prima di Natale, sapevano disegnare
una funzione polinomiale. L’impatto emotivo dello riuscire a fare il grafico
della funzione è fortemente motivante.

Un’altra cosa che a mio avviso aiuta molto gli studenti è la ‘semplicità’
delle dimostrazioni. Ovviamente non sto parlando della dimostrazione dei
fondamenti dell’analisi non standard. Io ho solo accennato ai miei studenti
del percorso storico dell’analisi e mi sembra sufficiente che loro sappiano
che tali fondamenti esistono e sono pienamente dimostrati.
Per spiegarmi meglio mi rifaccio a due esempi:
Il primo riguarda il programma di quinta, ma lo trovo veramente
esplicativo di quel che intendo:
Quando insegnavo analisi non standard, per arrivare a dimostrare il
teorema di Torricelli Barrow, passavo attraverso somme sup, somme inf,
limite di tali somme, teorema della media...dopo almeno tre ore di lezione
ecco la dimostrazione ‘compiuta’.
Mi accingo qualche settimana fa a farlo in classe ed ecco che cosa ho
proposto:

Una volta definita questa funzione, il teorema fondamentale afferma


semplicemente che:
La funzione area F(x) ha per derivata la funzione f(x).
Proviamo infatti a calcolare la derivata di F(x) usando il procedimento
di Leibniz:
y=F(x)
96 IV Giornata di studio

y+dy=F(x+dx)
e quindi sostituendo la prima nella seconda:
F(x)+dy=F(x+dx)
dy=F(x+dx)-F(x)
ma osservando il disegno sopra è evidente che la differenza F(x+dx)-
F(x)=f(x) dx e quindi segue che: dy=f(x) dx
dy/dx=f(x)

Devo dire che mi è sembrato


decisamente troppo corto!!
La cosa che mi è piaciuta di più è fare
osservare dal disegno che F(x+dx)-F(x) è
l’area del rettangolino arancione, data da
base dx per altezza f(x) e dunque con una
semplice considerazione geometrica ho
potuto fare la dimostrazione

Per ritornare al programma di quarta, è impossibile non citare come


esempio di semplificazione di dimostrazione delle principali derivate:

In questa immagine il calcolo è stato fatto con Maple; Gli studenti,


arrivati in quarta, hanno dimestichezza con l’algebra, pertanto un calcolo
Analisi non standard nelle scuole superiori 97

del genere risulta più vicino a ciò che già conoscono rispetto a un limite del
rapporto incrementale.

Una fatica, invece, l’ho trovata nel momento in cui ho dovuto definire il

limite all’infinito, come parte standard di f ( dx1 ) con dx infinitesimo. Gli

studenti hanno capito quanto spiegavo, ma poi hanno riscontrato subito lo


scollamento tra questo procedimento e il reale procedimento con cui si
fanno i limiti all’infinito.
Cerco di essere più chiara con un esempio. Si tratta di un ritaglio dalle
lavagne salvate grazie alla LIM.

Definendo il limite per x che tende all'infinito come parte standard


1
di f calcolata in , eseguo un procedimento che non corrisponde a
dx
quello che si fa quando si calcola questo tipo di limite. Cioè questa
definizione non è operativa. In questa situazione, dopo aver fatto
l'esempio, sono velocemente passata alla regola operativa, che indica
come procedimento quello di raccogliere la x di grado massimo, in
98 IV Giornata di studio

modo da far comparire degli infinitesimi.


Nel caso di limite per x che tende a un numero finito, il limite alla
maniera non standard viene trattato con quell’immediatezza che poi serve
a svolgere operativamente gli esercizi.

Concluderei velocemente con un accenno all’ulteriore punto di forza


che ho avuto modo di apprezzare lo scorso anno scolastico: la partenza
dal problema fisico, rende concreto il primo approccio ai concetti
dell’analisi; permette inoltre di recuperare una materia importante come
fisica che ai geometri è stata relegata al biennio e pertanto è destinata a
essere dimenticata.
Negli anni in cui ho insegnato l’analisi standard, il significato fisico della
derivata veniva appiccicato in appendice all’analisi, come una sorta di
curiosità. Didatticamente è molto più significativo restituire al significato
fisico della derivata quella posizione di punto di partenza.
Analisi non standard nelle scuole superiori 99

3. BIBLIOGRAFIA

P. BONAVOGLIA, Il Calcolo infinitesimale, analisi per i licei alla


maniera non standard, Editore matematicamente.it

4. SITOGRAFIA
https://sites.google.com/a/itcgsaraceno.it/mat01/home/analisi portale
di matematica – sezione Analisi dell'ITCG Saraceno
http://www.saraceno.org/bin/view/Didattica/PL15MatematicaGtc4A
piano di lavoro classe 4a geotecnico a.s. 14/15
http://www.saraceno.org/bin/view/Didattica/PL15MatematicaCat5A
piano di lavoro classe 5a Costruzioni Ambiente territorio a.s. 14/15

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