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Rischio esplosione Nella fase finale della carica (sovraccarica), o durante la carica troppo rapida, degli
elementi al Pb o al NiCd, si verifica la dissociazione elettrolitica dell’acqua che
produce idrogeno e ossigeno che, emessi nell’atmosfera, possono creare una miscela
esplosiva quando la concentrazione di idrogeno nell’aria supera il 4%. Sul mercato
sono diffusi batterie ed elementi accumulatori ad “elementi aperti” o “VRLA” con
elettrolita gel (elementi regolati da valvole). Entrambi i tipi emettono idrogeno e la
portata di emissione di gas idrogeno per una batteria di N elementi si può determinare
con la formula Qg (m3/h) = 0,42 10-3·N Igas C 10-2 dove C è la capacità totale in Ah delle
batterie in ricarica e Igas può essere comunicata dal costruttore della batteria o
ricavata dalla tabella 1 della Norma CEI EN 50272-2. La situazione più gravosa si
ottiene con elementi aperti di batterie al NiCd per cui Igas vale circa 50 mA per ogni
ampere di carica rapida. La classificazione deve essere fatta caso per caso
considerando gli elementi S.E. di primo grado.
1) Batterie di trazione: ci si può riferire alla norma EN 50272-3 che prescrive una
minima portata d’aria di ventilazione (naturale e/o forzata) pari a Q (m3/h)= 0,05 C
Igas 10 –3. La distanza di sicurezza è indicata in 0,5 m (zona 1). Con ventilazione
naturale e/o artificiale con disponibilità adeguata, si può considerare, in favore della
sicurezza, di prevedere una zona 2 di contorno.
2) Batterie stazionarie: ci si può riferire alla norma CEI EN 50272-2, la quale
prescrive una minima portata d’aria di ventilazione (naturale e/o forzata) pari a
Q (m3/h)= 0,05 C Igas 10 –3. Per tali portate è necessario rispettare una distanza di
sicurezza pari a d(mm)= 28,8 3√Igas 3√N 3√C (zona 1) che per condizioni gravose
(Igas = 50 mA/Ah ed elevati Ah di capacità) può raggiungere qualche metro.
3) Sia Batterie di trazione che Batterie stazionarie possono essere valutate
eseguendo la classificazione con la Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30), applicata
secondo la nuova guida CEI 31-35 che fornisce le formule per il calcolo della distanza
pericolosa dz utilizzando coefficienti per l’emissione di idrogeno in ambienti chiusi (tab.
GB.5.1-1) per non ottenere valori eccessivi a causa della sua piccola massa molare.
Rischio incendio
Nei luoghi di carica non confinati il danno conseguente ad un’esplosione può essere
elevato, sia per la violenza dell’esplosione, sia per la possibilità di incendio di
eventuali materiali combustibili presenti nelle zone circostanti (zone di carica).
Occorre pertanto prendere adeguati provvedimenti per ridurre a valori trascurabili la
probabilità di formazione di atmosfere esplosive.
Sollecitazioni ambientali L’elettrolito usato nelle batterie al piombo è una soluzione acquosa di acido solforico
e quello delle batterie al nichel cadmio è una soluzione acquosa di idrossido di
potassio. In caso di perdite il rischio di corrosione è notevole sia per contatto diretto
che per evaporazione di gas corrosivi. Si raccomanda l’impiego di componenti
elettrici con involucri resistenti agli acidi e alle basi ricordando che la respirazione
limitata dei tipi Ex nR, a prescindere dalla protezione contro le esplosioni, è efficace
anche contro la penetrazione delle atmosfere corrosive nell’interno degli apparecchi.
RINO-EX
ILLUMINAZIONE
TAIS-EX
PRELIEVO
CEE-EX
CONNESSIONI
II 3G Ex n IIC T G
II 2D Ex t IIIC T °C D IP66
Guida pratica alla classificazione – 1 Ex Zone di Ricarica Batterie