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Ra
zz
Ital. 355€ ‫کے‬i

BIBLIOTECA

TERZI

Scanz XIIICanc. VIII

Fila N. 30
LA

STORIA

DI RAVGIA .

Scritta nuouamente in tre libri ,


da F. Serafino Razzi, dottor
Teologo Domenicano.

Conlicenzia de' Sig. Superiori.

LI
BE
RT
A

IN LVCCA,
Per Vincentio Bufdraghi .
7

Bayerische
Staatsbibliothek
München
5

A GL'ILLVSRISSIMI

SIGNORI , IL RETTORE ,
E GENTIL' HVO MINI
RAVCEI ,

Signori miei ſempre offeruandiſſimi .

E molte cortefie , le quali

io riceuei, ne due anni che

io dimorai , Illuftrißimi

Signori miei , nella voftra

Città , e dali amplißimo

Senato voftro , e da molti

particolarigentil'huomini se dal Reueren-


do Clero , che nella morte del proprio Arci-

uefcouo , fi degnò di elegger meforeftiero di

fangue ,fe bene d'affezzione , e d'amore con

cittadino,algouerno di cotefta vacanteChie

fa,ficome all'hora mi induſſero à metter ma

no à questafatica difcriuere la storia della


* 2 ‫من‬
vostra nobilifima , & Illuftrißima Città

(caricofin qui daniun altro che iofappia ,

)così bora hauendolafattaftampare :


prefo.

miftringono , e foauemente mi forzano à

non indirizKarla,ò vero dedicarla ad altri,

che al fieffe Signorie voftre Illuftrißime.

Leprego adunque di tutto cuore , che voglia

no (come èlorproprio ) aggradirla , efauo-

rirla , e tener me ,per loro amoreuolißimo ,

& affezionatifsimo figliuolo , e feruo nel

Sig. che io loro , per tale mi offero , e dono.

Di Firenze alli 18. di Marzo, deli An-

no dellafalutifera incarnazione 1595.

Di V.S. Illuftrifs .

Affettionatifs . figl. eferua

F. Serafino Razzi.

DI
DI CENTOTRENTADVE
FAMIGLIE DI NOBILI,

Le quali eranogià nella Città di Raugia, folamente.

29. perfeuerano questopreſente anno 1588.

e fono lefeguenti, cioe

I I Bafegli,venuti di Lucca di Toſcana

2 D Di Benefcia, venuti da Cattaro

3 Di Binciolla, venuti da Epidauro


4 Di Bobali , venuti di Morlachia

5 Di Bona , venuti Alemagna


6 Di Bonda , venuti da Epidauro
7 Di Bucchia , venuti da Cattarova

8 Di Buzignolo , venuti da Chlieuno

9 Di Caboga , venuti da Fermo d'Italia


Io Di Croce , venuti di Roma

I Di Ceruia , venuti da Cattaro

12 Di Geraldi, venuti da Taranto

13 Di Giorgi , venuti da Roma


14 Di Gondola , venuti da Serta di Moriana
15 DiGozzi , venuti da Chelmo di Vladimir

16 Di Gradi , venuti da Chelmo di Vladimir

17 Di Luccari, venuti da Aleffio di Albania

18 Di Martini , venuti da Epidauro


19 Di Menza , venuti da Roma

20 Di Palinota , venuti di Chelmo Branifceuo

A. 21 Di
1

21 Di Pozza ,venuti da Cattaro

22 Di Prodaneli , venuti da Zará

23 Di Proculi, venuti da Chelmo di Belirlauo

34 Di Ragnina , venutida Taranto


25 DiRefti, venuti da Redoni di Albania .

26 Di Saracha , venuti da Epidauro


27 Di Sorgo, venuti da Redoni di Albania

28 Di Tudifio , Venuti da Gallipoli d'Italia

29 DiZamagna , venuti da Chelmo di Vladi-


mir .

Efinoti, comele predettefamiglie di Nobilififono

pofte,
fecondo l'ordine dell' Alfabetto,e nonfecondo l'an
tichita, o maggioranza . Onde reftifaluo à ciafcheduna

illuogo fuoproprio. Si dee appreffofapere che quanto al-


l'antichita, quelle che da Roma, e da E pidauro,ò vero
Raugia vecchia venutefono,pare ch'antecedan l'altre.

Lefamiglie de i Popularise de i Plebei fi laſciano per


breuita : eperche à loro non appartiene il gouerno della

Repub.mafolamente à i Nobili . I quali quanto all'ap


parentarfi, nonfi congiungonofe non traloro Nobili,'ò
con Nobili d'altre Città ,fra certi, e limitati termini.

Nèpuò alcuno effere Canonico della Cattedrale ,fe


non fia d'alcuna di queste cafate Nobili. Le qualife be

ne oggi nonfono oltre alle ventinoue dette ,fono però in


gran numero difuppofiti , & adornano la loro Città

di unafioritagioventù .

Trefa
-3

PREFAZIONE DI FRA
SERAFINO RAZZI ,

Dell'ordine dei Predicatori , alla Cronica , ò vero Iftoria ,


da lui fcritta , della nobilifsima Città di Raugia

AFFETTE , de i tre figliuoli di Noè il mino-


retra più altrifigli , chegenerò dopò il diluuio,
pnofù Tiras . Da cui pofcia, comefcriue Giuſep
po ne i libri dell'antichità Giudaica ,fono difcefii
Tirij . E da questi , come vuole S. Ieronimo,fono
Statidenominati i Traci : efomigliantemente i Ge
ti , da noi Gothi chiamati . Conciofia cofa che à tutti quefti po-
poli , cioè Tirij , Traci , Gothi , Dacij , Miſii , & Illirici , fia vño
istelloparlare commune . La Tracia adunque , vna dellepoten-
tiffime parti d'Europa , la quale da gl'antichi in cinquanta Pró-
uincie era diuifa, da Settentrione viene terminata dall'Iftria: Da
Oriente dal mare di Ponto : Dal mezzo dì , dal mare eggeo:E
da Occidente dalla Macedonia . Onde ( quello chefi dicano alcu-
nifcrittori incontrario ) nonfaranno i Traci , egli Illirici ,popo-
"li Greci : Ma da quelli diftinti » eſeparati , d'origine, di costumi,
e di lingua . Effendo che i Greci da Iauan, quartofigliuolo di Laf
fette , comefcriue Giuſeppo , haueffero la loropropria origine .
Come altreft , dal primo genito di Iauan , detto Elisà , derinaro-
no gli Elisÿj , ò verò gli Eolij . Da Tiroper tanto , fettimofiglis
uolo di Iaffetto , bebberoprincipio i Traci : e da questipopolitut
ti quali oggi , con nome affai generale , Schiauoni fono addiman
dati . E cofitutte queste Prouincie , cioè la Vandalia , la Mofco
uia , La Pollonia, la Morauia, la Boemia , la Pannonia, l'Istria,
la Croazia, la Boffina , la Dalmazia , la Rafcia , la Dardania,la
Seruia, la Mifia , e la Bulgaria , che già Macedonia era detta ,
Vengonofotto questo nome vniuerfale di Schiauonia , compreſe
Ondefi può conofcere quantafia lapotenza, e l'ampiezza del no-
me Schiauone . E che la Macedonia non appartenga alla Grecia,
ma alla Schiauonia , non m'affaticherò di prouare in questo luo-
• go. Ma rimetterò il benigno lettore , à quanto ne dice il Padre
Maestro Vincenzio Pribeuio da Lefina Domenicano , nella fua
bella, elonga orazione latina, dell'origine della nazione Schiano-
A 2 na .
na . E diremo noi conchiudendo , come tutte queste nazioni , fe
bene hanno i loro proprij vocaboli , e cognomi , oggi nondimeno
da vnfolo nomegeneraliffimo , dalla gloria deriuato fono tutte
comprefe . Di maniera , che quelli , cheſecondo iproprij cognomi
cotanto erano infra di loro differenti , da queſta voce Slaua , che
appreſſo di loro tutti , vuol dire Gloria , Slauoni , cioè gloriofifo
no addimandati . E quinci è che tra loro tanti beroi fono pofcia
ftati di quefto cognome,comeper effemplo , Ladislauo, Radislano,
Vinceflauo, & altri affai . E fono alcuni , i qualifcriuono , cotal
nome effere istato loro donato da certo gran Signore, e Monarca,
il qualefcriuendogli, per le molte loro illuftri imprefe, e vittorie,
Slauoni , cioè gloriofi gl'addimandò , prima d'ogni altro .
Di quefte adunque gloriofe Nazioni , narrano eſſere iſtati , i
due Coftantini, e Santa Elena , della Città di Treueri . Nerone
altrefi, Daziano , Diocleziano , Maſſimiano, Maſſimo, i due maf
fimini : e che più ? Fino à Marte iſteſſo , vogliono alcuni , che na-
fceffe in Ifchiauonia . Ma lafciando il dire di quefti , che per la
maggiorpartefurono gentili, e grandiffimi perfecutori della Chie
fa di Dio , diciamo che Gaio Papas vnico di questo nome, chefe-
de vndici anni , ne i tempi di Diocleziano Imperatore , fù Schia-
uone . Efomigliantemente Papa Giouanni quarto , chefù ilſet
tantefimofecondo dopò San Piero .
Hora paffando dal genere alla fpecie , cioè dalla Schiauonia
alla Dalmazia , prouincia di quella diciamo , che cofi venne
detta da vnafua ampia , e nobile Città antica , chiamata Dal-
min,ò come altri vogliono , Dalmium . Chiude la Dalmazia
dall'Occidente l'Iftria : Dall'Oriente l'Epiro , e la Macedonia :
Dal Settentrione la Boffina, e la Cronazia : E dal Mezzogiorno
il mare Adriatico . Non è questa Prouincia da fouerchi caldi
abbruſciata : nè meno da afpri , & orridifreddi moleftata : mafi
gode vna certa mediocrità , la quale fempre verde , e d'aspetto
diletteuole la mantiene . Comprende la Dalmazia,fecondo Pli-
~nio, intorno à mill'Ifole . Malepiù nobili pare , che fiano, Lefina,
eTraù , da i Latini detto Tragurium . E dopò queste , Cherfo
Veglia, Arbe, Pago , Auguſta, Melida, Corzula, Giupana,&
altre , conifcogli minori , che longa cosafarebbe hora nominare.
Ritrouanfi nella Dalmazia Minere di metalli . E dell'arena de i
litiſuoi, narra Plinio, chefotto Nerone, lauandofi, eføndendofi,
cia-
ciafcun'anno , fe ne traeuano cinquecento libre d'oro. Tiene la
Dalmatia moltitudine di felue , abonda di pafcoli per glar-
menti , appreffodi lei copiofi . Viene da chiari , e gelidi fiumi ir
rigata . Nutrifce gran numero di pecore, e di capre le quali in
molti luoghi, come anco Ariftotilenel libro delle marauiglie del
la natura offeruò, partoriſcono due volte l'anno . Anzi ,ſefia il
Paftore diligente ( come dicono alcuni ) arriuano al terzoparto.
De ipefci la Dalmazia ne ha più che parte e cofi di tutte l'altre
cofe alla vita humana neceffarie , ella tiene diuizia . E fepure
alcuna cofa le mancaffe , la commodità del mare , e delle fue
tante Nani , abondantemente la prouede . Sono i Dalmatini
perlopiù d'altaftatura , e difafcie longhe , e biancheggianti con
moderatoroffore . Sono di corporatura robufta, & alle fatiche
atta : d'acuto ingegno : pronti di mano: d'aspetto giocondo, e nel-
L'imprefe loro , di conftanza ammirabile .
Tito Difcepolo di San Paolo , e Pietro da Santo Domnio , da
luifatto Vefcovo di Salona predicarono lafede di Christo in Dal
mazia . E di maniera l'apprefero i Dalmatini , che non mai poi
dall'integrità di quellafifono partiti . Anzi con tanta diligenzia
al diuin cultofi manciparo , chefino al dì d'oggi, certaforta diſa
cre vesti , Dalmatiche , da i Dalmatini , che le trouaro , comedi
4. d. 24. q.4.queſtiū
ce San Tommafo , fono addimandate . cola 3.
Le Città principali di terra ferma in Dalmazia ,fono Žara ;
Sebenico , Spallatro , Nerenta , e Raugia , che èl'vltimadi Dal
mazia , verfo Leuante , è lapiù ricca , Illuftre : efolafrà tut-
te l'altre , oggi libera . Non anouerofrà quefte Città principali
di Dalmazia , Cattaro , peroche fi stima ch'egli fia nella mace-
donia .
DI questa adunque Illustriffima Città di Rangia , in cui mi
ritrono , questo prefente anno, di noftra falute 1588. mandatoci
da miei Superiori di Roma, Vicario della Congregazione Raugea
Domenicana, miſono propoſto diſcriuere , à cert bore meno atte
àgli studifacri , vna breue Istoria , fecondo che da queſti Signo-
ri, & amici miei , mifaranno delle fcritture , e delle memorie lo-
ro anticheſomministrate . E crederò che queſta mia picciolafa-
tica , la quale piglio àfare volentieri , per non effere ingrato alle
molte cortefie vfatemi da quefti Signori , non douerrà effere dif-
grata à i benigni lettori : effendo che da nifun'altro, che iofappia,
fine
fino à qui fiaftataprefa , e mandata in luce : e
è maſſimamente nel
Pidioma nostrovolgare , fomigliante opera . Diremo pertanto
Porigine chehebbe quefta Illustriffima Città : I progreffifuoi,per
i quali èperuenuta alla grandezza, in cui fi ritroua . Defcrine-
remoilfuofito:Narreremo lefue cortefie : Parleremo delle fue
Ifole e Territorio : Ragioneremo de fuoi tempij : e delle molte
facre Reliquie , che in quelli tiene . Diremo dell'amoreuolezza,
con cui regge ifuoi popoli : Della vigilanza che adopera in con-
feruare la fua libertà . Et infomma daremo contezza, e notizia
di Raugia alma , e defuoi nobiliffimi Gentil'huomini . Lo stile
farà corfiuo, e puro : e le narrazioni veraci , e fincere . Incomin.
ciamo adunque nel nome del Signore , e della Gloriofa vergine ,
e di San Biagio vefcouo , e martire, e di tutta la Celestiale con-
tedel Paradifo .

Auertimento al benigno Lettore .

LA prefente Iftoria farà distinta in tre libri . Nel

fcriueranno i progreßi della Città


primo de quali fi

di Raugia , e le cofe accadutele , fino all'Anno

1400. di nostrafalute . Nelfecondo fifcriueran

no le cofe auuenutele dal prefato Anno 1400. fino


di tempinostri . E nel terzo fi dira del fito della

Città , e delle creanze de fuoi Cittadini : Dell' 1


fole

fue, e delfuo Territorio . Ciafchedun libro pofcia


fard diuifo in Capitoli, i qualififegneranno in mar
gine : efi principieranno per capi verfi , e con lette-
་་་

re maiuſcole .

DEL
7

DELL'ISTORIA

DI RAVGIA ,

SCRITTA DA F. SERAFINO RAZZI ,


Teologo Domenicano.

LIBRO PRIMO .

ALB narrano effere iftata la fonda


zione di Raugia , Città nel fine del-
Cap.primo
la Dalmazia , e nel principio della
Macedonia che venendo i Saraci-
ni, gente Arabica , dell'Ifola di Si-
cilia la quale con armi, in gran par-
të occupata haueano , à quefti liti di
Dalmazia per predare , con groffa
armata , e Saccheggiare quanto po-
teuano: prefero , e col fuoco , e col
ferro diftruffero dai fonda menti l'antica Città di Epidauro ,
combattendola efsi per mare , e da terra battendola i Šlouini,o
vero Gothi . Dopo il quale eccidio, e rouina, effendofene det Slonini & vero
Gothi . , JA
ni
ti Saraci andati , & hauen do queſti liti , e feno Adriat ico om
ninamente laſciato , Alcuni pochi Cittadini di Epidauro, i qua
li oper mezzo della fuga s'erano tolti via , e faluati dalle mani
de i nimici : ò vero per cagione di mercatura fi erano , come
auuiene, ritrouati affenti dalla patria , nella predetta fua roui❤
na ritornando incominciarono à volere detta loro Città di-
ftrutta riedificare . Ma effendogli ciò vietato da i Slouini , d
vero Gothi , nazione venuta di là dal Dannubio , loro perpetui
nimici: con fatica , e per mezzo d'vn loro fanto Sacerdote , il
cui nome non pongono gli fcrittori , ottennero di potere , con
patro però di pagare certo tributo annuale , habitare Burno , Burno Caftello
Caftello del territorio Epidaurico . Doue è da notare , che ſe
bene quei popoli all'hora non erano fedeli , amirauano nondi-
no , criueriuano la Religione noftra Chriftiana , per la bontà,
e per i buoni effempli de i Chriftiani , e dei Sacerdoti di quel
feco-
t
DELL'ISTORIA DI RAVGIA

fecolo, Onde, & alle preghiere del prefato Sacerdote Epidauri


co fi piegarono i Slouinia cócedere fa poffefsione, e l'habitazio
ne di Burno Caftello predetto.In cui habitado i Cittadinise Re
liquie antedette di Epidaurosveniuano per quanto era loro per
meffa da quei popoli Barbari, occupatori di alla Prouincia, afpi
rado alla propria libertà: non fi fcordado in tate loro afflizzio-
ni dell'ingegno, e fortezza d'animo Romano : effendo che (co
Epidauro Colo..
nia de Romani. medice Plinio ) Epidauro da prima fuffe Colonia de i Roma-
ni , cioè quando eglino tencuano la Monarchia del Mondo ..
Cap. 2.
HO ORA
R egli auuenne , dopò inolt'anni , che Polimiro , co-
gnominato Belo , per materna origine Romano, e per li-
nea paterna pro nepote di Batislauo già Re de i Bofsinati,il qua
le dal figliuolo Gotislauo cacciato del regno , fe n'èra ito effule
à Roma per defiderio di ricuperare l'auito regno , nauigando
in Ifchiauonia , applicò con le naui , e compagni fuoi , dei qua
li alcuni erano nati in Roma , & alcuni andatiui in Boſsina ad
vn luogo, c lito , ou'è vn porto , lontano oggi da Raugia circa
Grauofa onde,fia vn miglio , e mezzo , chiamato Grauofa , dall'afprezza della
detta.
colta se monte che gli ſoprafta . Quiui per tanto sbarcato Poli
miro, fù da Giouanni Vefcouo Tribulienfe, e da i primi baroni
del regno , i qualiper cagione d'honore, e di beniuolenza qui-
ùi erano venuti ad incontrarlo , condotto à Tribulio , & in det:
ta Città, fecondo il coſtume di quel regno , vnto , e creato Re
di Bofsina , e di certa parte della Dalmazia . Reftituito adun-
que Polimiro , nell'Auito regno , fè chiamare à ſe tutti coloro,
che di Roma feco in Dalmazia crano nauigati , con le loro mo›
gli , e figliuoli. Et addimandandogli , fe ne i mediterranei luo
ghi ,òpure ne i maritimi voleuano la loro fedia, & habitazio-
ne conftituire : quãdo intefe che più tosto voleuano con la mer
Meglio è traffica catura , nauigando il mare , procacciarfile loro necessità , che
reper mare :che
zappare trafafsi.. con là cultura di cosi fterile paefe viuere :e mafsimamente così
dicendo coloro , che di più bafla mano , e di piùtenui fortune
erano : ben volentieri s'inchinò alla loro volontà . E tanto più
ageuolmente per cagione , che hauea già concetto nell'animno
fuo di edificare vna nuoua Città in quel luogo , doue prima ,
venendo di Roma , hauea colle fue naui prefo porto .. Ma po.
fcia parendogli per fito naturale, luogo più munito, e forte que
gli , in cui oggi è Raugia , fe bene non così atto , e commodo,
per.
LIBRO PRIMO. .9

per ampliare la Città : fi rifoluè non à Grauofa, ma doue oggi


Raugia fermare , e conftituire la loro fedia , & habitazione .
Imperoche oltra che detto luogo è eleuato ,e da ogni parte ſco
fcefo , e dirupato , in quel tempo altrefi, in modo di peninfola,
era quafi tutto d'ogni intorno , dal mare cinto , e circondato.
- Conciò fuffe cofa che quella parte della piazza, e mercato di co Piazza di Raugie
fe vendibili , che hora fi vede , all'hora fuffe mare . Ma poi ef era anticamente
fendofi edificata la Città , e cauatane quindi l'acqua , diueniffe mare .
nella maniera detta publica ftrada, e mercato . Il Rè adunque,
Fondazion di
prima che poneffe i fondamenti alla nuoua Città di Raugia ,
che fu l'anno di noftro Signore 5.26. edificò in cima di quel Raugia , acl 526,
Palta ripa , e fopra il mare , vna forte Roccha : & in quel luogo
apuntó , dous oggi è il Monaftero delle facre Vergini di fanta
Maria, perciò detta Caftellana . Benche fiano alcuni , i quali
vogliono , che detta Roccha fuffe da Belo , non incominciată
da i fondamenti , ma più tolto riftaurata : affermando eglino
che molto prima era ftata fatta , ma poi anco diftrutta inficine
con Raugia vecchia , ò vero Epidauro . Aggiungono anco
ra, come detta Roccha , con lingua Epidaurica Lauufa fu chia
inata, che vuol dire faffofa , per cflere fopra quello fcoglio , e
petrofa ripa edificata . Dal cui nome pofcia vogliono che ve-
niffe dal volgo , tranfmutandofi alcune lettere , chiamata Rau Raugia onde fa
detta .
gia . Per non dire che alcuni hanno ſtinato cotal nome effere
deriuato da Siracufa, Città nobile di Sicilia: da cui dicono che
fu quà tradotta vna Colonia . Et altri hanno fcritto , che così
ella fu nomata, cioè Racufa , da vn certo Radacafo Rè dei Go
thi , il quale da Stellicone Vandalo , ne i monti di Fiefole , in
Tofcana fi legge che con tutto l'effercito fuo, fu rotto , e fcon-
fitto . E dal quale Radacafo vogliono , che Polimiro tracffe la
fua antica origine . Ma comunque fi fuffe , bafta che il nome
fuo oggi è Raugia , e da i piùnobili latini Rhacufa vien detta,
& Rhacufana ciuitas , & Rhacufani ciues .
DOPO adunque la fondazione , o vero Reflaurazione del Cap.
la prefata Roccha Lauufa, tirate quafi due braccia di mu
ro dall'vna , e dall'altra parte , verfo terra : cinfero quanto era
quiui di luogo eleuato , lafciando fuori delle mura tutto quello
che viera di piano , parte di cui veniua bagnata. dal mare , che
in quel tempo ondeggiaua trà la Città , & il monte Vergato
B quella.

10 DELL'ISTORIA DE RAVGIA

quella vicino , fopraftante . Imperoche tutto quello , che poi


fiè aggiunto alla Città , non dal fuo primo fondatore , ma da
fuoi Cittadini , pofcia accrefciuti di facoltà , e di riputazione,
Monte Vergato eftato aggiunto . E fideę notare : come parte del piano intor-
id feluofo .
no alla Città , & il monte detto Vergato, fotto di cui è fondatas
in quel tempo erano feluofi se pieni d'arbori . Se bene oggi
detto monte fi vede omninamente nudo, e fpogliato d'ogni for
ta d'alberi . Fondata in quefta maniera la Città , nel mezzo
quafi di lei , rizzò Polimiro Rè, vn Tempio al Santo Protomar
Chiefa di S. Ste-
Fano,efue reliq. tire Stefano . A.cui eziandio fe dono delle facre reliquie de i
fanti martiri Nereo , Archileo, e Pancrazio . E di quelle altreli
di fanta Petronilla figliuola di San Pietro Apoftolo : e' di fanta
Domicilla vergine , tutte rinchiuſe in argento . Le quali eſſo
Rè ( come fi crede )feco di Roma , nauigando in queſti paeſi ,
haueatrafportate . Conftitui dappoi , nella Città da ſe edifica-
ta , e poſe il ſenato , parte de fuoi compagni , e parte de i Citta-
dini di Epidauro , à quello affumendo . Et accioche niente le
mancaffe à vna Città neceffario , operò col fommo Pontefice ,
che il Veſcouo Epidaurico sil quale allh'ora facea refidenzia in
Burno , fufle transferito col titolo , e con l'autorità Epifcopale
Raugia fatta Ve- alla nuoua Raugia . E cofi fu fatto , leuandola dalla giurisdi
feouado . zione del Vefcouo Salonitano . Benche quafi nell'ifteffo tempo
Salone , anch'egli , come era iftato Epidauro , fuffe da i Veri di
ftrutto e guafto. Oltre ancora alle predette reliquie facre, do
no Polimiro alla fua nuoua Città di Raugia , il capo, e le brac-
cia di San Sergio , e così anco di Santo Bacco fuo compagnio.
Evi aggiunse due pezzi del legno della Croce di noftro Signo
re. Fe altrefi fare vn ponte di legno , per cui fi potefsi paffare
dalla Città in terra ferma , il detto canale di mare . Moltipli-
cando pofcia gli habitatori , i quali da diuerfe parti concorre-
uano alla nuoua Città , fu fatto in iſpazio di ventiſette anni , vn
1 Infegna prima Borgo molto grande fuori della Città . Il quale nondimeno fot
de i Raugei . to le leggi della Città veniúa gouernato . Et in queltempo tol
fono i Raugei per gonfalone , & inſegna loro le facre imagini
di Santo Sergio , e di San Zenobio .
Cap. 4. A la nuova Città, di ricchezze , e di moltitudine di po.
GIA
polo era alquanto accrefciuta aguzzando l'ingegno , e la
induftria ,la fterilità del paefe : quando di nuouo à gl'animi dei
Rau-
LIBRO PRIMO . 11

Raugei incominciò à rappreſentarfi la memoria della distrutta


loro antica Città di Epidauro : & à cadere nelle menti loro la te
menza , che l'ifteffo non auueniffe alla nuoua . Imperoche in-
tefero come i.Saracini , hauendo vinti i Calabrefi, & i Pugliefi,
di già s'erano del monte Gargano impatroniti . Onde ageuol-
mente , con vento mediocre , poteuano con le loro naui traietta
re in due giorni à quefti liti . Temendo adunque ( e meriteuol
mente ) di così propinqui nimici , e così potenti : conuennero
con l'altre Città maritime di Dalmazia , e fpecialmente co'i Za Prima imprefa
rattini : la Città dei quali, fi come di felicitàdi pacle è fuperio dei Raugei , pro
re di gran lunga à tutte l'altre Città di quella riuiera : così anco fpera .
in quel tempo era la prima di forze , e di Cittadini di grande
fpirito , e di valore .. Mofsi per tanto dal commune pericolo
tutti , e raccolta gran copia dí naui, e poftiui ſopra valorofi fol-
dati , lene paffarono in Puglia . E cacciando del monte Garga
no i Saracini , non folamente refero i Raugei ficuri da i loro ni
mici, ma accrebbero ancora al loro Dominio alcune Ifole , e:
Terre. Intorno all'anno 69t . incominciarono i Raugei à bat Battono fe pri
tere monete d'argento e di rame. Da vna banda delle quali po me monete net
691.
neuano il capo di Belo , fondatore della loro Città : e dall'altra
effa Città. E come fcriuono , cotale moneta fi fpendeua per tut:
to il mondo . Dell'anno 744. fu diuifo il popolo di Raugiain Diuifione del po
tre parti. Nella prima delle quali pofero i Nobili , & à loro fu polo di Raugia.
dato il gouerno della Città. Nella feconda collocarono colo
ro i quali erano di mediocri foſtanze, e quafi miniftri dei No-
bili : egl'addimandarono popolani . Enella terza parte rima-
fero i plebei , ò vero artigiani .. Dell'anno 771. effendofi fini-
te le muraglie della Città s'incominciarono à fare le guardie la
notte .. E furono deputati fopra di quelle tre nobili . Patiuafi
in detto tempo penuria d'acqua dolce : conciofuffe cofa che da
lontano, circa quattro miglia , fi portaffe con le barche in bari penuria d'acqua.
li , & in altri vafi . Cioè da Valle di Breno , doue della cofta di in Raugia .
vn'altifsimo monte forgono polle d'acqua dolcifsima , e chia-
rifsima in tanta abondanza , e copia , che fubito fanno macina
re molte molina .
Cap.J
E NDO venuti nel golfo Adriatico , l'anno 784. due fa-
SSE
ESS
mofi Corfali , amendue Saracini , veniuano con loro legni
trauagliando tutto il paefe . E fe bene i Raugei nell'ifteffo tem.
B 2: po
** DELL'ISTORIA DI RAVGIA

po haueano due fufte , e vna Galea , non erano però fufficientl


ad opporli à i prefati corfali , vniti infieme à i danni loro . Ma
bene noftro Signore con modo marauiglioſo ben preſto gli vë
ne a foccorrere. Imperoche ne gli ſteſsi giorni comparì in Gol
Statua d'Orlado fo vn Signore Franzefe , Orlando addimandato . Il quale per
fula piaza di Rau zelo , e difenfione della fede, con alquante Galee benifsimo ar-
gia . mate , andaua perfeguitando in mare i corfali infedeli . Arri-
uato per tanto nel porto di Raugia, & hauuta la nuoua dei due
predetti corfali faracini , fece mettere à ordine à i Raugei le lo-
ro due fufte , e la Galea . Et hauuta lingua de i prefati corfali ,
i quali fra pochi giorni fi fcoperfero à dieci iniglia , fopra lo fco
glio della Croma, fubito con le fue Galee , e co'i legni Raugei,
gl'andò ad afrontare , & ad inueftire . E Dio grazia , gli rup.
pe , prefe , e tagliò tutti à pezzi . E con tal vittoria effendo ri-
tornato à Raugia , oltre alle molte carezze , che fatte gli furo-
Orlando paladi no , fu honorato dal Senato d'vna bella ftatua , la quale fino al
no ver
vennee à Rau-buy dì d'oggi nella publica piazza ſi vede, cioè vn’Orlando à piedi,
žia ne. 784. tutto arinato, e col brando in mano nudo , & eleuatoin alto .
Efe bene ne gli annali di Raugia, donde io queſte memorie hở
prefe, non fi dice altramente che Signore fuffe quefto Orlando:
ttauia dalle storie vniuerfali , e dalla computazione de tempi,
fpuò ageuolmente conofcere , che quefto Orlando fu quel co-
tanto fairofo Paladino , che fiorì nel tempo di Carlomagno , e
2. p. Tit. 14.cap. fa fuo parente , e beato . Imperoche , come dice S. Antonino,
4. 10 princ. nelle fue iftorie , Carlomagno effendo ftato Rè di Francia 33.-
anni fu fatto Imperatore Romano , l'anno di noftro Signore
802. Di maniera , che il beneficio fatto da Orlando à i Raugei,
liberandogli da i fopranominati Corfali ,venne à effere intorno
all'anno quintodecimo del Reame di Carlomagno in Francia.
E per confeguenza Orlando in quel tempo douea effere affai
giouane , come altrefi dimoftra la predetta fua ftatua . Onde
come grouane defiderofo d'acquiſtarſi nome, e fama : e di gua-
dagnare meriti appreffo à Dio , andaua in quella maniera fcor-
rendo i Mari , à danno de gli infedeli , e ficurtà dei popoli
Chriftiani.
Cap.7.
DELL'anno, 789. fifcoperfe nelle rouine di Epidauro, og
gi Raugía vecchia , vn fiero Dragone . Il quale vfcendo
la nottedi certa profondifsima grotta, e cauerna, fcorreua tut-
ti i
LIBRO PRIMO .: 13

tii vicini liti del mare , occidendo , e diuorando cioche troua .


ua d'huomini , ò altri animali . E non fi trouando modo di
Dragone feopes
poterlo occidere , iftette così 13. anni,trauagliando per tal ma tofii Raugia ves
niera tutti gl'habitatori di Raugia vecchia , e di Valle di Bre. chia, nel 789.
no , e d'altri luoghi vicini . Mavenendo in queſte parti l'anno
802. Vno Eremita , chiamato Ilarione , e ferinatofi nella Villa
di Breno , alla Marina : fi fece vna cappannella coperta difra-
fche, & ineffa fi ſtaua , ſeruendo à Dioin orazioni e digiuni.
Di che accortifi gl'huomini della Villa , lo auifaronodel peri-
colo che egli portaua quiui dimorando , cioè di effere diuorato
dalla fiera bettia : E lo configliarono che quindi partifsi . Ma
il feruo di Dio , che dalla diuina prouidenzia , quiui per libe-
rargli da cotal moftro , era iftato mandato , niente temendo, im
pofe loro, che andaffero à Raugia nuoua , e diceſſero à i loro Si
gnori , che fe voleuano riformare in meglio la vita loro , e più
perfetti Chriftiani diuenire , egli dal predetto dragone libera-
tigl'haurebbe . Diedono la parola loro i nobili Raugei , & ans. Ilarione Ere
dando dieci gentil'huomini con forfe altre mille perfone, far mita.
gli riuerenza , e promettergli da parte del Senato , di fare quan
to da lui fuffe venuto loro impofto,in maggior feruitio di Dio:
ilfanto vecchiarello vfcendo della cappanna fua , con vna cro-
cetta di legno in mano , fi fece dare quattro huomini che remaf
fero, & entrato in vna barchetta ſi fè condurre per mare al luo-
go ,doue era la grotta del ferpente . Equiui finontato inter-
ra ,fenʼandò alla bocca della fpelonca , e gridando tre volte al
dragone , che nel nome di Giesù Chrifto vfciffe fuori , fubito
comparì con la teſta baffa , e tutto humiliato . All'hora il bea->
to Ilarione legandolo per il collo con la fua cintura , che era di
cuoio , ritorno in barca , co'i quattro huomini fuoi . E così Dragonearfe .
eglino in barca, & il dragone notando dietro di loro, fe ne ven
nero, doue haueuano lafciati i dieci gentil'huomini con l'altra
turba . Quiui arriuato il feruo di Dio , fè entrare il dragone
nella fua Cappanna , di frafche coperta , e fattala cingere d'o-
gn'intorno d'altre legna , recate à pofta , fè loro dare il fuoco :
ecosì alla preſenza di tutto quel popolo , fu il mortifero drago
ne abrufciato . Dopo fatto fare filenzio, e montato fopra d'vno
alto faffo , incominciò il feruo di Dio Ilarione à predicare . E
fra l'altre cofe narrò loro, come quegli non era ſtato vero ſet-
pente,
DELL'ISTORIA DI RAYGIA
14.

pente , ma il dimonio in forma di ferpente : Aggiugnendo co


me ne i tempi antichi , in Epidauro adorauano vn ferpente di :
Quefta eziandio, bronzo , da loro lo Dio Efculapio addimandato . Il quale po-
Barra Plutarco , fcia per cagione di certa grande mortalità fu fatto portare à Ro
selle fue vite..
ma . Finita la predica fanto Ilarione, venne à Raugia con quei
gentil'huomini, e con tutta quella compagnia d'huomini : e fù:
riceuuto con molto honore , e diuozione del populo , il quale:
Jo predicaua come fanto di Dio . Si fecero per inolti giorni pro
cefsioni , e digiuni , laſciandofi ogn'altro negocio da banda; e
fi riformòin migliori coflumi Chriftiani la Città . Dopò al-
quanti giorni , effendoſi ſparta la fama del feruo di Dio per tut
to il Golfo Adriatico , & in terra ferina , per fino alli confini
del Dannubio , fu tanto il concorfo delle genti , che à lui con-
uennero: che la Città non era capace à riceuerle .. Onde il fan-
to huono prego , che gli fuffe fatta vna cafetta alla marina in
Grauofa . Ma parendo à i Raugei che troppo lontano dalla Cit.
tà fi voleffe porre : impetrarono con grande inftanza , che alla
metà della ſtrada trà Raugia , e Grauofa , voleſſë fermarſi .. E、
così d'ordine fuo , fifecero à mezza ftrada tre Cappelle , ò vero
Tre Chiefuole e - Chiefuole , vna alla fantifsima Trinità : l'altra à fan Clemente::
dificate fuori di
Raugia . e la terza à fan Giorgio. Et in mezzo di quelle fu fatta vna ca-
fetta per lo feruo di Dio . Alla quale era gran concorfo di po-
polo per vdire le fue predicazioni , & anco per la grazia del-
lefanità . Dopo certo tempo , effendo il fanto Eremita anda-
tofene nel Reame di Bofsina à predicare , venne in Raugia del
mefe d'Ottobre, vn'influffo, & accrefcimento di mare così grai
de : che aizandofi oltre al folito , circa tre paffa , annego molti
animali , e molt'huomini , di quelli che ne i luoghi più bafsi ha
bitauano. La qual cofa intendendofanto Ilarione , fubito ri-
torno à Raugia , e pigliando tre fafsi , e fopra quelli facendo il
fegno della Croce, gli pofe fopra il lito delmare . E dopò met
tendoli con le ginocchia in terra all'orazione: Ecco che il ma-
re miracolosamente incominciando à fcemare , fi riduffe nel
fuo priftino ftato . Eti popoli in ringraziamento co'i piè nudi .
per tre giorni fecero folenni procefsioni . E quelle tre pietre
furono poftefotto gli altari delle tre Chiefuole dette, per ordi-
D6 Sergio Capel ne di fanto llarione .. Il quale pofcia fe ne ritornò in Bofsina,,
lano di S. Vite.. menando feco vn Prete Cappellano di fan Vito, chiamato don
Ser
LIBRO PRIMO.

Sergio Sacerdote di S. vita, e per nazione Albanefe.Il quale efse


do iftato feco alquant'annis fe ne ritornò à Raugia ,hauendo ac-
quiftato fotto il magifterio di lui molta pfezzione Chriftiana .
Veſta narrazione di fanto Ilarione , e del ferpente abru→ Cap.7
Q
fciato, e parimente delle tre pietre con cui frenò le fortu
nofe onde del mare , fi legge ancora nell'Iftorie di fant'Antoni 2.Tit. i5. cap. 5.
no. Il quale aggiugne , come partendo dappoi fanto Ilarione
di Raugia , nauigò in Cipro : e quindi in certa Iſoletta vicina
all'Egitto . Doue anco finis effendo d'anni ottanta, la vita fua. Vita di S. Ilario
ac .
Queft'e il gran padre Ilarione Palettino , che come rofa delle
fpine ,di parenti infedeli nato , nell'età di 15. anni abbandono
ilfecolo , donando tutte le facoltà fue ai poueri . Et effendo
ftato alquanto tempo fotto il magiftero di fant'Antonino Ab-
bate, venne à tanta perfezzione, che innumerabili miracoli ope
raua la bontà di Dio per mezzo di lui . Onde per fuggire la
gloria del mondo se la tanta frequenzia de i popoli , che à lui
concorreuano , nauigò prima d'Egitto nell'Ifola di Sicilia .
Ma pofcia, quiui anco la fantita fua conoſciutafi , e fpartafi la
faina di lui , di nuouo fuggendofi di Sicilia nauigò in queſte
parti di Schiauonia , e venne , come s'è detto in Epidauro , &
à Raugia. Di quello fanto leggefi , che effendo vicino alla mor
te ,e parendogli che l'anima fua temeſſe d'vfcire del corpo , in
quefta maniera le fauellò . Efci che temi anima mia ? Eſci ,
che dubiti anima ? Settanta anni hai feruito à Chrifto, e la mor
te temi ? Patifce nondimeno quefta narrazione di fanto Ilario-
ne qui fatta,qualche difficultà, non quanto alla cofa ifteffa nar
rata , ma quanto al tempo . Imperoche effendo fanto Antoni- Dubbio dell'Au
tore intorno al
no Abbate ,di cui fanto Ilarionefu certo tempo difcepolo, an-
le cofe dette .
datone à miglior vita l'anno di noftro Signore 360. non può
in modo veruno faluarfi che fanto Ilarione, il quale non viffe
oltre à 80. anni , arriuaffe all'anno di noftra falute 789. nel qua
le dicono , che fi fcoperfe il prefato dragone . Anzi quando S.
Ilarione predetto venne à morte ( fecondo il computo fatto )
Raugia nuoua , non era anco edificata , effendo che nel 526.
fulle, comedi fopra sè detto, fondata . Sarà dunque ftato que
gli qualche altro fanto Ilarione : ò veramente ( il che più tolto cóciliazione del
credo ) hanno fallito gli fcrittori Raugei , quello che auurenne dubbio .
ad Epidauro , ò vero Raugia vecchia , appropriando alla loro
Rau-
16 DELL'ISTORIA DE RAVGIA

Raugia nuoua . Onde fant'Antonino fcriuendo quefte cofe di


fanto Ilarione, difcepolo di fanto Antonino e narrando l'oc
cifione del prefato ferpente ( non fa menzion alcuna di Raugia
nuoua ) ma folamente di Epidauro . Moftrafi anco nel fito di
Epidauro antico la grotta in cui dimoraua il prefato drago , &
alla fine della valle di Breno , alla marina , doue fu abrufciato
è vna Chiefa parochiale à fanto Ilarione dedicata ..
Cap. 8, DE ELL'Anno 815. vogliono alcuni fcrittori Raugei , che
fuffe fatta , ò almeno riftaurata , & aggrandita la Chieſa
di fanto Stefano , con ifpefa di mille , e ottocento, ducati . E
che in quella fuffero pofte le facre reliquie : le quali priina-iſta-
Il Rè di Bofsina Uano nella Chiefa di fanto Sergio . Dell'anno 817. Stefano Ne
viene à Raugia. magna, Principe de Bofsinati , il quale prima per i beneficij ri-
ceuti da Raugei , hauca fatto loro dono di gran parte del terri
torio di Stagno : intefa la fama de i tempij , e della buona vita
dei Sacerdoti di Raugia , venne con la fua conforte , la Regis
na Margharita , à vifitare le facre reliquie , che ancor hoggi
nella Chiefa di fanto Stefano Protomartire.fi conferuano. E fu
talinante accarrezzato, e rimaſe di maniera fodisfatto della bon
tà dei Raugei ; che non reftò mai dappoidi grandemente cele-
brargli per magnanimi , e cortefi . Enarrano che egli ancora
liberale dimostrandoſi , nell'vſcire del Tempio , in cui ſtato à i
Diuini Vffici) , gittò al popolo , in monete d'argento , e d'oro,
Valli donate ài fino alla ſomma di due milla ſcudi . Dopo , volle vedere il con
Raugsi.
figlio dei Nobili : e fece loro dono dell'amena valle di Brenos
di quella di Giuncheto , di quella d'Ombla , e di quella di Mal
fi. E fe altrefi fabricare in ciafcheduna di dette valli vna Chie
fa à honore , e fotto il titolo di S. Stefano . Ela Regina Mar-
garita s'innamorò si fattamente della quiete , e buona religione
di questa Città : che effendole dopo certo tempo morto il mari
to: e volendo il reftante di fua vita ifpendere in feruizio di Dio,
La Regina Mar- & in fanta Vedouità , laſciando il proprio regno " fieleffe per
garita
fua elegge per fua ſtanza queſta Città di Raugia . In cui anco fantamente la
habitazione
Raugia vita fua, frale gentildonne Raugce finì : e fu fepolta nella pre-
fata Chiefa di fanto Stefano , con honore a tanta donna conue-
neuole . E non è da tacere, come i Raugei altre fi fecero hono❤
reuoli effequie al marito di lei Stefano . Imperoche come pri-
1 ma intefero della morte fua fatta yna calla coperta di veluto
negro,
LIBRO IMO .
PRIMO 17
negro , e fopra quella poſta vna fua imagine , la fecero portare affequie del Ro
di Boſsine, i Rea
da quattrocaualli bianchi coperti di negrofino in terra per tut gia.
ta la Città, ftraſcinando più flendardi per terra , e feguitando la
nobiltà veftita di bruno, e con torcie accefe in mano. E nel fi
neveniuano a¹ une donne , le quali cantando all'víanza Boſsi-
nefe , con molta commiferazione veniuano commemorando i
beneficij , che hauea riceuuti la Città dalla buona memoria del
prefato Rè . Onde quafi tutto il popolo al pianto commouea-.
no. E cosi andarono fino alla Chiefa di Santo Stefano, doue fi
cantarono i diuini vfficij per l'anima di lui . E la prefata Reina
Margarita nel tempo che dimorò in Raugia fece fabricare vna
parte di muro della Città : la quale mancaua inuerfo lo fcoglio !
della Croma . Et edificò altrefi la Chiefa di S. Margarita con Chiefa di S.Morį
vna habitazione per la fua balia . La quale volle , che fi veftiffe gherita .
d'habito religiofo , e le diede ella il mododel viuere. E quan
do poi venne à morte l'anno 827. fece herede d'ogni fuo haue
re la Città di Raugia , con alcuni pochi oblighi di prouedere :
alle fue donzelle d'honetto viuere . Dell'anno 818. hauendo
ibaroni del regno di Boſsina , intefa la morte della loro Reina
Margarita , fatta vna gran banda d'huomini à cauallo, & à pie
di , ſe ne vennero à Raugia : e fermatili fuori della Città à piè
del monte , verfo il Canale, mandarono messi nella Città , ad-
dimandando il teforo della loro morta Reina , e minacciando Raugia herede
della Reina.
ancodi venire all'armi , quando pacificamente non fuffero ſtati
di quanto addimandauano compiaciuti . Non diedono i Si-

gnori Raugei altra riſpoſta , ma intertenendogli con buone pa


role, mifero in ordine vna groffa compagnia di valorofi gioua-
ni,e bene armati . E ciò fatto mandarono vna fera à i Bofsineft
alquanti barili di buon vino , e di maluagia con altre coſe co-
meftibili . Ond'eglino incominciando à bere , e mangiare ol
tre al conueneuole , per la maggior parte s'inbriacarono . Et i Banda di Bofsime
Raugei , che à ciò iftauano vigilanti , fatto fopra di loro impe- fi, roi da i Rau
to con quella compagnia di giouani , parte ne occifero parte co gei .
me vbriaca correndò alla marina , in quella fi annegò , & vna
parte restò prigiona . Eti vittoriofi giouani dentro à i confini
di Bofsinafcorrendo fecero gran preda di bettiamise la ripor
tarono , e conduffero alla loro Città .
ELL'ISTESSO Anno 828 accadde va miracolo Cap.
DELL d'vna
C
18 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

d'vna naŭe Viniziana . Imperoche tornando di leuante, & ef-


ſendo aſſalita da vna grandiſsima fortuna , fece voto , ſe ne ſca
paua di fabricare nel primo luogo doue pigliaffe porto, ò ficu-
ro rifugio vna cappella di ducati cento : & in quella porre vna
certa imagine di noſtra donna : la quale hauea compera in leuă
Miracoli di certa te vn certo mercante , & in detta naue la portaua à Vinezia . Et
Nauc. ecco che fatto il voto corfono fotto le ripe de Caftellani, luogo
così detto fotto le mura di Raugia : equiui la naue, comefe ha-
ueffe forto in bonaccia,fi ferino. Gli huomini che fopra di qlla
nauigauano , veggendofi fuori del pericolo, fifcordarono ma-
le accorti loro, della promefla fatta. E dopo alquanto di ripo
fo , leuatofi profpero vento al viaggio loro, fi partirono , ſenza
altramente fodisfare al voto . Maeccó , chefattofi notte, ſi le-
uò d'improuifo vn'oftro garbino , & incominciò di maniera &
trauagliare la naue , che ruppe l'arbore grande della Macftra .
E la mattina, quando fi penfauano d'effere iſcorſi vn gran ca-
mino , fi ritrouarono fotto le mura di Raugia , alle ripe de Ca
Non fidee l'huo ftellani prefate. Ondericordeuoli del voto fatto , fenz'altro
fcordare de i vo- indugio , prefa l'imagine di noftra donna predetta , & i cento
gi fatti .
fcudi d'oro, finontarono in terra: & entrati nella Città fcalzi,
e con molta diuozione , offerirono la Vergine, e i cento ducati
per fabricare la cappella . La quale fù edificata accanto alla Chie
fa difanto Sergio : e doue at prefente è l'Oratorio delle Mona
chedi fanta Maria in Caftello . E pofcia lieti, eprofperamen-
Face fatta col Rè te n'andarono al loro viaggio . Dell'anno 831. fecero i Rau -
di Bofsina . gei pace col Rè di Bofsina . Ei patti fra loro furono queſti,
cioè che il Rè fuffe obligato donare per ciaſcun'anno à i Rau-
gei , cinquanta animali bouini :e cinquecento pecorini : fome
dugentodi farina : & vn cauallo bianco. Et eglino al Rè do-
ueffero , ciaſcun'anno , in fegno d'amore , e di fcambicuole be
niuolenza , & amicizia , donare quattordici braccia di panno
fcarlatto di cento . E così di nuouo incominciarono i Raugei
àfrequentare il reame di Bofsina , & alla corte del Rè erano be
nifsinio vifti, & adoperati molto nelle cofe d'importanza . On
de la maggior parte delle fortezze , erano nella cuftodia di eſsi
Raugei . Cotanto il Re nella virtù , e fedeltà loro confidaua.
Nell'ifteflo tempo fecero i Raugei conuenzione con gl'Albane
fi,che in ogni loro occorrenza fuffero obligati gl'vni à gl'altri,
di
LIBRO A PIRIM ÖL 19

di foccorrere , in euenti di guerra con 500. huomini à loro


fpefe. Dell'anno 842. capito à Raugia vna Galea groffa Vin'i GaleraViniziana,
ziana con molti Signori oltramontani , i quali andauano in pel carica di Pellegri
legrinaggio à i luoghi fanti di Ierofolima; e fecero molte limo niv-
fine à i poueri , & ài Monafteri . E dopò vn'anno , venendo
quell'ifteffa Galea di ritorno a Raugia, vn certo Prete Albane-
fe , che andaua fopra di quella , contratta con don Sergio amici
zia, pereffere amendue d'vn'iſteſſa nazione, gli laſciò indipo
, econ ordine , che la ferbaffe
fito certa cafetta, ferrata à chiaue ,e
fino al ritorno fuo di Vinezia . Ma poſcia non ritornando , nè Come veniffe ♣
potendofi hauere nuoua alcuna di lui , dopò certo tempo , fù Raugia il velo di
N. S.
detta cafetta aperta alla preſenza del Vefcouo, gentil'huomo.
Raugeo, e vi litrouò dentro ( come chiaramente veniua narra
to in vna carta pergamena , in quella rinchiuſa) il pannicello,ò
velo, che vogliamo dire , in cui noftro. Signore, fù riceuuto da
San Simeone , il giorno che fù dalla fua fantifsima Madre Ma
ria,nel tempio prefentato . Il quale fu per all'hora dato dal Ve
fcouo in ferbo à vna fua forella , badeffa del Monaftero di fan
Simeone . Ma dopò alquanto tempo , per buoni , e graui ri-
fpetti , fù leuato delle mani delle prefate fuore, e Monache e
transferito nel duomo fra molte altre reliquie, che citengono.
Ciaſcun'anno però , la feſta di fan Simeone , la quale fi celebra
portãdoli detto velo in procefsione viene à paffare per la Chie
fa di dette Monache se fi da loro à bafciare il tabernacolo di 、
criftallo, dentro di cui , detto velo fta rinchiufo . Si comeezian velo della Mado
dio fanno in Afcefi , Città dell'Vimbria , in Italia, nel conuen na in Afcefi .
to di San Francefco , del facro velo, in cui la Madonna , da not
te del Natale del fuo figliuolo , lo rinuolfe : & il quale altrefis 1
vogliono che ella colle fue proprie mani lauoraffe . Stà quefto
velo ( comeiol'anno paffato 1587. predicando la quarefima
nel duoino di detta Città , hebbi grazia di vedere) dentro d'vn
tabernacolo , chiuſo con criſtallo : E finoftra il giorno della
Annunziata , e fi porta procefsionalmenteper più commodità
dei popoli , giufo alla Madonna de gl'Angeli . E dappoi fi ri
porta fufonel facro conuento di San Franceſco , à cui fù dona-
to da certo Signore Romano , il quale tornaua di lerufaléme.
ELL'Anno
DELL'Ann o 871. fù in Raugia vna febre acutifsima , di cui Cap. 10.
molti inoriuano . Ma poi ritrouato certo rimedio, chiun
C 2 que
20 DELL'ISTORIA DI RANGIA

que l'vfatia , liberose fano rimaneua . E queſto fù il rimedio ;


Latte agro , con acqua fredda disfatto . Onde quefta forte di
Viniziani afpira- latte , oggi è in frequente vfo à Raugia . Dell'ifteffo annosi
no al dominio di Clarifsimi Signori Viniziani ( come ſcriuono l'Iftorie di Rau
Raugia .
gia )defideroli d'impatronirfi di detta Città , & aggiugnerla
al loro Imperio , fotto nome di volere paffare in Leuante, fece-
ro vn'armata di 112. vele : cioè di Galee 35. di 35. Naui grof-
fe:ed'altri vafelli minori , fino al numero di 42. & effendofe-
ne venuti , parte fotto lo fcoglio , & Ifoletta della Croma, e par
te à Grauola , amendue luoghi vicini alla Città , e che la pongo
no in mezzo : dauano ad intendere d'afpettare certo auuifo di

Liberalita de i Leuante . Il Senato , hauendo in quei giorni riceuuto il pre-


Raugei , ſente , fecondo le conuenzioni , che hauea co'i Boſsineſi, man-
dò à donare perogni Galea , e naue , due caftrati : & à gl'altri
vafelli minori , va folo per ciafcuno . E niente fofpettando di
fraude lafciauano entrare nella Città quanti ne veniuano , &
andauano . Hora accadde, che à vn certo diuoto facerdote,pio
uano di fanto Stefano , addimandato don Stoico , fù in vifione
notturna riuelato , come i Viniziani erano quiui venuti per op
primere la Città, & à loro foggiogarla. E come già eglino ha-
uerebbonoil loro defiderio ad effecuzione mandato, fe non fuf
5. Biagio ' defen- fero iftati fpauentati da vn fanto Veſcouo, con lunga , e canuta
føre di Raugia, barba , chiamato San Biagio . Il quale tutte le notti che quiui
eglino erano iſlati , con vna valorofa compagnia di giouaniera
ito intorno alle mura facendo la guardia . Riferì il buon Sacer
dote il tutto per ordine al Senato . Onde fe ne refero grazie al
Signor Iddio , & al fanto Vefcouo loro difenfore . E dappoi
con molta prontezza, e con grande vnione, fi difpofero di met
tere la vita per difendere la propria libertà. E così notte, e gior
no guardando con molta diligenzia le porte , e le mura , atten-
deuano alla loro faluazione . Viniziani per tanto veggiendo
fcoperto il loro animo , e diſegno , vna notte d'improuifo par.
tirono alla volta di Grecia . Eti Raugei , per meglio ancora
intédere la vifione narrata fecero venire nel publico , e generale
configlio il predetto Sacerdote don Stoico, il quale in qfta ma-
Narazione di do niera narrando la vifione fauello. Ritrouandomi io nella Chie
Stoicoal Senato. fa di S. Stefano , circa la mezza notte, all'orazioni , efalmodia,
mi paruedi vedere tutta la Chiefa piena di gente armata. Et in
mezzo

1
AIO LIBRO PRIMOG 21

mezzo di quella gente , io vidi vn'huomo vecchio , di lunga , e


canuta barba , tenente vn baftone in mano. Il quale chiaman
domi da vn canto mi diffe , come era fan Biagio , mandato di
Cielo per cuftodire quefta Città . E mi narrò, come i Vinizia
ni eranovenuti alle mura per falirui fopra , feruendofi dell'an
tenne delle Galee , in vece di fcale, e come egli con vna compa
gnia di foldati Celeſtiali, s'era poſto alla difeſa, e gl'hauca ribut
tati .Ma che per l'auuenire defideraua , che eglino ftefsi fi guar
daffero da p loro con ogni diligenzia ; e che non mai fi fidaffero 7
di vicini armati . Intelafi per tanto queſta vifione , e conoſciu Chiefa di S. Bisa
tafi da tutti la beniuolenza di detto gloriofo Vefcouoe marti gio edificata, col
re , verfo la loro Città , determinarono di fabricargli vn tem- Palazzo del Res
tore .
pio, e di pigliarlo per loro patrone , e difenfore, e per infegna
delloro Gonfalone . E così gli edificarono , à piè del montes
vna Chiefa, & accanto à quella fecero il Palazzo per habitazio
ne del Rettore,& vfo del configlio . Intorno à i medefimi tem
pisil Duca d'Albania , hauendo guerra col Rè di Bofsina ri-
cercò da i Raugei , fecondo le conuenzioni , i 500. huominlar
mati : e ne gli diedono. Onde paffato nel Reame di Bofsina, con
grande effercito , vennero à giornata , e fù morto effo Rè di
Bolsina , difcefo della ftirpe di quelli di Morauia . E per tal
maniera il Duca d'Albania s'impatronì di quel Regno , e lo
1..
poffedè con pace intorno à cinqu'anni . Venuto poi à morte ,
fubito il Rè di Morauia lo riacquiſtò . E perche'i Raugei era
no iftati in lega col prefato Duca d'Albania , furono quanti ne
erano in detto Regno fatti pigliare , e tenuti come ſchiaui . Et
alla Città furono interdetti i trafichi per detto Reame , onde
molto vtile, e guadagno traeuano . Nell'ifteffo tempo, vna Na Naue Raugea tol
Me Raugea, di valuta di 250. mila ducati in diuerfe inercanzie, ta da i Viniziania
fù prefa da i Vinizianise condotta à vinezia fù dichiarata perfa
per contrabando : fe bene i Raugei che n'erano padroni preten-
deuanoeffere altramente . Sdegnati per ciò fecero vn bando
fotto pena della vita , che niuno Raugeo haueffe più ardimen-
to di portare mercanzia alcuna in Vinezia , uè trafficare in mo
do alcuno con detta nazione . E così voltarono i loro traffichi
in Puglia , & in Sicilia , doue molto erano accarezzati . Efu-
rono perciò fatti in detți luoghi effenti da ogni dazio , e gabel-
la . Evil fimile fù fatto in Raugia per i Siciliani : E fi offerua
fino
22 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

fino al dì d'oggi . Ma non corfe molto tempo , che i Vinizia-


t
ni accorgendoli del detrimento , e danno , che veniua alla loro
Città, e dogana, per efferui mancata la prattica de i Raugei gli
mandarono Ambafciadori có autorità di fermare tra loro nuo
ue conuenzioni : le quali furono quefte, cioè che i Raugei do
ueffero ogn'anno dare tre carattelli di maluagia al Senato Vini
ziano , & altri tanti di vino ribola, e caualli due bianchi : & in
tempo di guerra, armare vna Galea à loro ſpeſe , in fuſsidio del
la Republica Viniziana . E dall'altra banda effa Republica Ve
Conuenzioni tra.
i Viniziani,e Rau, neta s'obligaua à reftituire ducati 1 20. mila , di quelli 250. mi
gei . la tolti per contrabando della prefata Naue . E di dare ogn'an
no al Senato Raugeo 14. braccia di panno ſcarlatto, & vn paro
di boui faluatichi : & in tempo di guerra dare in loro fuſsidio.
vna Galea armata . E quefti Capitoli furono confermati da.
amendue le parti , l'anno di Noftro Signore 999. e fatta tra lo-
ropace ,e fanta vnione .
Gap. 11. A prima che fuffero fatte quafte capitulazioni', frà i Clari¤®
MA
fimi Viniziani, e Signori Raugei : lo Imperadore di Con
ftantinopoli , parendogli che i Signori Viniziani troppo prefu
meffero nell'Arcipelago , e paefi alla dizione fua fuggetti , pen-
sodi opporfi alla loro audacia . Ma prima volle ricercare d'ha.
Lettera dello Im uere i Raugei feco. confederati . Onde mandò loro Michele
peradore di Rau. Caluiero Ambafciadore ,e cón vna lettera di quefto tenore.
gei.
Hauendo Noi confiderata la grande ingordigia , & il gran defi
derio di regnare , e di ampliare il loro dominio , di quella na-
zione , da diuerfi paefi oltramontani , congregata in quel capo.
di Golfo: La quale tutto quello che pofsiede , con fraude , e
rapina ha conquistato: e non contenta di quanto malamente ha
vfurpato , tuttauia pare che cerchi d'allargare il fuo imperio,&
anco d'entrare nelle terre , e ne' mari noftri : ci fiamo deliberati
d'andarle fopra con tutte le forze noftre , e non folamente ricu
perare le cofe à noi tolte, ma priuarla ancora , così ricercando.
i cattiui fuoi portamenti , del proprio fuo . Onde ci è paruto.
di communicarui quefto noftro penfiero : & infieme richieder
ui , che vogliate effere con noi in lega , come ſempre la Città vo
ftra è stata all'Imperio confederata . Nè già altro vogliamo da.
voi ,fe non che ci diate ottanta huomini efperti nell'arte del na
úigare , per mettergli fopra la noftra armata, e con dare loro ho,
neita.
LIBRO PRIMOT 235

nefta prouifione . E ' di più vogliamo tre gentil'huomini voftri


di giudicio , e prudenza : I quali col Capitano noftro generale
habbiano il carico di tutta l'imprefa.Hauendo Michele Caluie
ro efpolta la fua commeſsione, e data la lettera : & effendoſi ſo-
pra di ciò fatto configlio , la rifoluzione fù di fare quanto fua
Maeftàricercaua . Onde l'Ambafciadore ( accarezzato al fo-
lito dal Senatos e prefentato ) ſe ne ritornò in Conftantinopoli.
E non molto dopò hauendo l'imperadore mefla infieme vn'ar
mata di ottanta legni , cioè di 25. Naui groffe, tolte à foldo da
iGenouefi : di Galee 24. di fufte 25.e di fregate fei, fotto Teo Armata Imperia
doro Greco Capitano generale , huomo molto accorto e prule à Raugia
dente , vno de fuoi più familiari baroni , la inuiò fuori dell'Ar
cipelago alla volta di Vinezia . Et arriuata à Raugia , ſotto
lo fcoglio della Croma , le furono dati ottanta huomini efperti
alla nauigazione ; i quali furono diftribuiti , vno per vafello.E
fopra la Galea Generale furono pofti tre gentil'huomini, fecon
dola dimanda fatra. 1quali furono il Signore Sime di Barba,
il Signore Bonda de Biſto : & il Signore Sergio di Canena , Se
natori valorofi, e di gran giudicio. Rinfrefcatafi per tanto det-
ta Armata in Raugia , e proucdutaſi di quanto le faceua di biſo
gno , partì verfo Vinezia, & arriuata nel porto di Pola in Iftria,
quiui fopraftette alcuni giorni per intendere i mouimenti de ni Viniziani per lo
mici : & anco per quindi fare la parenzana , cioè il paffaggio meglio chiedon
del Golfo con più commodo loro . 1 Viniziani in tanto hauu- la pace .
ta la nuoua , come l'armata Imperiale di già era giuntà nel por-
to antedetto di Pola, prefero per miglior partito di humiliarfi,
e di non tentare altramente la fortuna della guerra, ò aspettare
l'efsito incerto , e dubbiofo della vittoria. Onde creati tre
Ambaſciadori gli mandarono al Capitano generale , fopra di
vna loro Galea , con ampla facoltà di capitolare nella maniera,
che haueffe voluto effo Capitano . Arriuati adunque primiera
mente addimandarono la pace , promettendo di reftituire tutto
quello , che nell'Arcipelago haueffero ingiuftamente vfurpato
allo Imperio, e di più di pagare 150. mila ducati per la fpefa fat
ta nell'armata . Etài Raugei confederati prometteuano la re- Condizioni della
ftitutione di ducati 150. mila , di quelli che per contrabando pace ,tra lo Im-
tolti gl'haueano . Il Generale intefa la propoſța de i Viniziani, peradore,
ziani. e Vini
& hauendone preſo parere da i tre gentil'huomini Raugei , di
loro
24 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

loro configlio , e per molte efficaci ragioni da loro addotte , fi


contento della pace , e delle condizioni offerte . Con questa
12. buona nuoua adunque ritornati gl'Ambaſciadori à Vinezia, fe
cero sì che fra pochi giorni furono portati all'armata Imperia-
lei cento cinquanta mila ducati per i Raugei , & all'Imperato-
reifuoi per le fpefe dell'Armata : & per ficurtà della reſtituzio
ne deiluoghi tolti nell'Arcipelago furono dati per oſtaggi, die
ci gentil'huomini . Onde leuatafi l'Armata da Pola , & inuia-
tafi verfo Leuante , come fù à Raugia fi fermò , & il Capitano
generale entrando nella Città co'i tre gentil'huomini , fù con
ogni maniera di cortefia honorato . Ridottofi poi all'Arinata
fi párti per Grecia , doue gli fù reftituito tutto quello , che allo
Imperatore era ftato tolto , fecondo le conuenzioni della pace
fatta . Dopo le quali cofe paffando alcuni Mercanti Raugei in
Puglia con argenti fini , furono dalle Galee Viniziane prefi , e
fualigiati, fotto colore di contrabandi . Et effendo ftati perciò
mandati due Ambafciadori dal Senato di Raugia , per molti
giorni che vi ftefferos non puotero giammai hauere vdienza .
Cl'Ambafciadori Onde vn giorno qñ la frequenza del popoloera maggiore alla

tarfogliono
nó pena . por piazza di S. Marco,prefentatifi detti Ambaſciadori nel mezzo
della moltitudine , gridarono ad alta voce in queſta maniera .
Noi fiamo venuti Ambafciadori di Raugia à queſta voftra Cla
rifsima Città , e non habbiamo potuto hauere vdienza . Hora
fiaci in tellimonio tutto il popolo, che ne hanno tolto il noſtro
à torto:e ne fcacciano à forza , che no pofsiamo venire à qſta vo
ftra Città con oro , e con argento , nè con altre mercanzie di va
Legatus non ce luta . Onde faremo forzati di voltare i noftri traffichi altroue,
ditur , neq; vio-
2017. e di far bene ad altri paefi, doue fiamo ben veduti, & accarezza-
ti . Fù fufcitato nel popolo , a queste parole , gran bisbiglio, e
mormorio. Ma gl'Ambafciadori fopra del legno loro, che
era apparecchiato , fenza cercare più audienza , fe ne ritornaro-
no à Raugia . E fù dal Senato lodato quanto da efsi era iſtato:
fatto. E furono i prefati due Ambafciadori , il Signore lachef-
fe de Luccari : & il Signore Dobre di Ribiza . Mapoco dopo ,
rauuedutifi i Viniziani dell'errore loro , fecero , come di fo
pra s'è narrato , pace co'i Raugei , e gli diedono ampia facoltà
di trafficare per tutto il dominio loro . Dell'anno fteffo 999.
hauendo i Raugei accommodate le cofe loro co'i Viniziani , về
nero
LIBRO PRIMO . 25

nero in guerra col Rè di Bofsina , la quale durò circa quattro


anni , e ci morfono molti nobili , onde alcune cafe rettarono Raugia affediata
eftinte . E cotanto in là andò la cofa in danno de i Raugei, che da terra, da i Bof
il Rè vittoriofo in campagna affediò la Città . Ridotti per finefi .
tanto i Raugei in cotai termini , mandarono danari in Alba-´
nia , e quiui foldando gente , e fatta vna maffa di cinque mi-
la fanti , co'i 500. che gl'Albanefi per conuenzione erano te-
nuti à dare , gli fecero paffare nel Reaine di Bofsina . Onde fù
neceffario che il Rè per foccorrere al proprio regno leuaffe l'af
fedio da Raugia . Il che fece lafciando però certo prefidio in
vn Torrione grande da lui fabricato à piè del monte , e vicino
alla Città fu la marina, chiamato San Niccolò . E finalmente
flanche amendue le parti , fecero la pace , erinouarono le con-
uenzioni .
Cap, the
DELL'Anno 1004. Vn Greco di Leuante portò alla Città
di Raugia il capo di San Biagio Vefcouo , e martire,loro
auuccato: e gli furono donati 5oo. ducati . Ma quefta così
afciutta narrazione , che fanno le Cronache di Raugia, di detta
facra reliquia, richiede che noi per la verità dell'Iftoria, aggiun
ghiamo quanto di lei fappiamo . Si dee per tanto notare, come Narrazione def- 8cf-
in Ciuità di Penna , in Abruzzi, nel conuento di S. Domenico, l'Autore, intor
pofto fu la piazza di detta Città,fi ritroua vna facra tefta intera, no alla tefta diS
fenza però la mafcella inferiore , nuda di carne, e bianca quan- Biagio
to vn'auorio . La quale dentro à certo ricco tabernacolo fi
conferua , fotto il maggiore altare di quella Chiefa , ferrata con
molte chiaui . Delle quali alcune ftanno appreffo de i Rettori
della Città: & alcune appreffo de i fopranominati Padri di San
Domenico . E fi tiene da tutto il popolo per antica tradizione,
efcritture, che ella ſia la teſta di San Biagio , Veſcouo , e Mar-
tire . Onde la fefta fua , alli tre di Febbraio fi celebra con fo-
Jenne pompa in detta Città . Et il Veſcouo , é clero del Duo-
mo'vengono à cantare la meffa nella prefata Chiefa di fan Do-
menico . E dalle terre , e luoghi vicini concorrono affai genti,
per vifitare , & adorare detta facra tefta . La quale in detto gior
no , fotto buona cuſtodia , ſi moſtra à tutto il popolo . E non
è credibile quanta fia la diuozione dei fedeli in fare toccare à
detta tefta , certe loro ( come dicono ) fcanatelle , ò vero ciam-
belle , e fimil cofe di palta : le quali poi ferbano appreflo di lo-
D ro ,
26 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

ro , fenza che fi guaftino , molto tempo , e fe neferuono per gli


infermi , fminuzzandole in vino , o brodo , e dandole loro à
bere . E fe ne veggono, per la virtù, e meriti del fanto,frequen
ti miracoli di fanazioni . Hora , effendo io ftato mandato da
Auto re fù manda
to alla riforma miei Superiori , di Toſcana à detta Città , e Conuento per Prio
di Abruzzi . re dell'anno 1575. per cagione di certa riforma della noſtra
Religione fatta ne i Conuenti di quella Prouincia : e ritrouan-
do detta reliquia , mi volli molto bene informare della verità
Miracolo dellate del fatto . Onde trouai in prima, come detta facra reliquia era
fta di S. Biagio. ftata recata à Ciuità di Penna , da due Religiofi Padri Pennefi,
vno dell'ordine de i Predicatori , e l'altro dell'ordine de i Mi
nori . I quali ordini furono quafi nell'itteffo tempo fondati,
cioè intorno all'anno di noftra falute 1216. E racconta quella
fcrittura , come volendo il Veſcouo della Città portare detta
reliquias in Cima del monte , nel Duomo: come era procedu-
to alquanti pafsi auanti , mancandogli il lume de gl'occhi , era
forzato à ferinarli , e non procedere più oltre . Onde veduto
quefto miracolo , confultarono di porre detta reliquia facra, fo
pra d'un carro, tirato da giouenchi indomiti : e che doue quel-
Jiandaffero , quiui fi doueffero fermare . Et ecco che ciò fat-
to ,s'inuiarono i prefati animali , dalla porta della Città Orien
tale , verfo la piazza , e fi fermarono alla Chiefa di San Domeni
co quiui polta . Onde fenza controuerfia fù à detti Padri , e
Chiefa cotale reliquia conceduta , e ci perfeuera fino al dì d'og
gi , in gran venerazione . Ritrouai appreſſo certa Scrittura in
carta pecorina , data in Gaieta, alli 5. di Dicembre 1411. e fot
Beato Giouă Do tofcritta di propria mano dal beato Giouanni Domenico Fio-
menico Arciue- rentino dell'ordine de i Predicatori , che fù Arciuefcouo di
feouo di Raugia. Raugia , e poi ancora Cardinale di fanta Chiefa : nella quale
concedeua certa Indulgenzia à coloro , che viſitauano,in detto
Conuento di Ciuità di Penna , la prefata facra reliquia di San
Biagio, il giorno della fua fefta . In honore del qual fanto,era
in quel tempo , in detta Chiefa , vna compagnia d'huomini fpi
rituali : la quale oggi è mancata : perfeuerando nondimeno la
diuozione grandifsima di tutto il popolo Pennefe , in verſo di
detto fantifsimo Veſcouo , e martire . Fui nel terzo luogo con
fermato nella verità di quefta facra reliquia, da alcuni miracoli
intefi , e narratimi da teftimonij oculati , e degni di fede . De
i quali
LIBRO PRIMO. 27

i quali vno , ò due qui ne narrerò . Erano già in Ciuità di Pen Miracoli di San
Biagio Veleouo,
na in gran nimicizia due cafate principali , cioè Scorpioni , e martire .
Caftiglioni, le quali amendue tengono titoli di Signorie. Ho-
ra auuenne , che vn'anno per la fefta di S. Biagio, folenne à tut-
ta la Città la famiglia de i Caftiglioni , offefa , e defideroſa di vé
dicarfi , fatta vna congiura di forfe quaranta huomini , di cui
era capo vn Signore Orazio Caftiglioni , ftaua afpettando che
fi faceffe la folita procefsione , per vfcire d'improuifo fopra gli
inimici loro, & vcciderne quanti n'haueffero trouati . Celebra
ti per tanto la mattina i facri vfficij , e volendofi procedere alla
folenne procefsione ,in cui fi porta detta facra teſta , non fù mai“
pofsibile che fi poteffe aprire il luogo , doue fotto l'altare , ella
ftaua con più chiaui ferrata . E facendo inftanza il Vefcouo , er fanti aiutano
Magiftrato, peroche paffaua l'hora della facra meffa , la quale coloro , che gli
dopò la procefsione cantare fidouea , non però mai per molto honorano
che vi fi affaticaffero , fi puotè detto luogo aprire . Spartali fra
tanto la fama di quefto accidente per la Città , vno de i fopra
detticongiurati compunto vfcì di cafa , eriuelo al Rettore del
la Città il trattato iniquo di volete vccidere i Signori Scorpio.
ni , padroni della Cappella , in cui detta facra teſta iftà rinchiu
fa . Onde mandato il Bargello per prendergli , e poltigli infu
ga , fubito, quafi miracolofamente, il prefato luogo fi G aperfe
ne fù cauata la facra reliquia, fi fece la folenne procefsione :e fù
da tutti attribuito il caſo auuenuto à miracolo, e bontà di Dio,
e del fuo fanto martire . Vn'altro miracolo di queſta ſacra reli- secondo miraco
quia , narratorni da perfone che fi trouarono in quel tempo nel lo di San Biagio
la Città , fù quefto , che ritornando da Pefcara , fortezza alla Vefcouo, e mart.
marina, lontana da Penna circa 15. miglia, alcuni huomini có
le loro beftie cariche di fale , dato loro dal Rè in quella terra, e
porto di mare : & hauendo in loro compagnia vn padre conue
tuale , il cui ordine fi tace per riuerenza de gl'altri , & incomin
ciando a piouigginare , che era il primo giorno di Febbraro ,
hebbe à dire quel padre ,poco diuoto , che non ſi ſarebbe cu-
rato d'affogare in certo fiume che poco appreffo doueano paffa
re :purche fuffe piouuto , & haueſſe guaſta la feſta di ſan Bia-
gio à i padri di San Domenico , effendo che quando pioue ci
concorra poca gente . Fù detto padre da alcuni di quei laici ri
prefo di hauere così parlato , Ma egli niente curando della cor
D 2 rez-
28 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

rezzione l'ifteffo , temerariamente , & empiamente raffermo .


Seguitando per tanto il viaggio loro, ecco che arriuarono al
predetto fiume , doue non era acqua più fu che al ginocchio .
Paffarono auanti tutti gl'altri huomini di quella compagnia,fo
pra i proprij fomari , e dietro alla foma in groppa . E dopò di
loro fi mife à paffare ancora il prefato poco religiofo, egli pari-
mente in groppa , dietro alla foma della fua beftia . E come fù
peruenuto al mezzo del fiume per miracolo di Dio , che vuole
che ifuoi fanti fiano riueriti, e rispettati , cadendo giufo nel fiu
me s'annego . Gl'huomini veggendo dietro à loro l'afino del
fratefolo , ritornando al fiume , videro la tonaca di lui foprafta
re nel mezzo del fiume all'acque , & entrando dentro lo traffe-
› ro fuori di quello morto, onde poftolo à trauerfo ſopra vno de
i loro giumenti , così affogato lo riportarono alla Città , &
al proprio conuento . E fù noto il calo auuenuto à tutto il
popolo , e fi accrebbe la diuozione al fanto martire di Dio
San Biagio . Quanto poi alla narrazione fatta dalle Crona-
Rifpofte all'ob- che di Raugia , che da vn Greco Leuantino fuffe portata det-
biezioni in con ta facra tefta in Raugia , l'anno di noftra falute Mille , e quat-
orario .
tro , fi dice prima , che quelta narrazione così digiuna , vie-
ne à effere fofpetta . Peroche in cofe di tanta importanza , non
bafta dire, chefù recata davn Greco di Leuante : ma bifogna-
ua aggiugnere , dond'egli l'haueua hauuta , e che ſegnali ne da
ua . Peroche in fomiglianti affari fi commettono tal'hora delle
fraudi: & in vece di legno della Croce di Chrifto , fi dà del le-
gno di qualche barca ( come fi legge effere auuenuto ) quantun
quein fomiglianti cafi , pure affai vaglia la buona , e fincera fe-
de . Dicefi dappoi , che dato , che fia vero, come piamente ſi
può credere , che cotale facra reliquia fuffe quà in Raugia por
tata dal prefato Greco , auanti che fuſſero gl'ordini di San Do-
menico , e di San Francefco , puotè nondimeno auuenire , che
dopò dugento, e più anni , i due Frati predetti la trafportaffero
da Raugia oltre à mare,in Ciuità di Pena loro patria in Abruz
zi . Effendo che alcuni non fi facciano tal'hora fcrupolo di tor
re fomiglianti reliquie , e trafportarle da vn luogo a vn'altro.
Loche nondimeno , con buona conſcienzia non fi può fare .
Anzi è facrilegio grande . E qui mi occorre dirui , Signori
miei
D
LIBRO PRIMO . 29

miei Raugei , che per quello che quefto prefente anno 1588.
hò offeruato nella folenne fefta del voltro San Biagio , ageuole
farebbe il rubare, ò fcambiare alcuna delle voftre tante facre re-
liquie . Imperoche quando fi riportano à vna à vna , da tanti Auuertimento &
miniftri , e religiofi di diuerfe regole , fu per quelle fcale ,fo- i sig. kaugei,
pra le volte della Chieſa , ſenza fatica veruna , potrebbe chi che
fia , iniquamente però , trarfi di petto qualchedun'altra teftasò
bracciofatto fare à pofta : e quello prefentare à chi la sù riceue
dette reliquie: e via feco riportarne la vera tefta , ò braccio .
Ma come il fatto della tefta del gloriofo Veſcouo , e martire
San Biagio s'andaffe : certa cofa è , e l'affermano , oltre all'Arci
uefcouo voftro nominato, i Sacerdoti della voftra Catthedrale,
che al prefente viuono , e che più anni hanno tenuto à cuftodia,
etengono ancora dette facre reliquie : come nella tefta d'argen
to, che fi dice di San Biagio , non è altramente la tefta di
detto fanto, ma folamente vn'ofsicello di quella , di grandezza
(dicono ) d'una piaftra d'argento moneta così detta . E così in
molte braccia , o gambe d'argento , non fono le braccia, ò gam
be intere de i detti fanti , ma alcuna parte di quelle . E quefto
fia detto per la verità del fatto , e della cofa ifteffa . Imperoche
Signori miei Illuftrifsimi di Raugia , fe in tutte le cofe , & affa-
ri dobbiamo fempre cercare , & amare la verità , maſsimamente
in queſte coſe fpirituali , & appartenenti alla religione noſtra
chriſtiana . Diremo per tanto , che noltro Signor'Iddio , veg- Conclufione del
gendo che il gloriofo martire San Biagio era fenz'altra occaſio diſcorſo fatto.
ne di reliquie fue , molto honorato in quefta voftra Città , per
la fingolare protezzione che egli ne tiene : hà voluto à maggior
gloria di lui , che per cagione di detta tefta , egli venga altreli
ad effere grandemente honorato , e riuerito nella Città di Pen-
na , in Abruzzi . Come anche per cagione d'vn facro braccio
di lui viene molto glorificato in Marfilia, nobilifsima Città di
Prouenza , in Francia: e per conto della fua mafcella inferiore
(comedicono ) in Napoli : E per cagione d'vna parte della fua
facra gola, grandemente è riuerito à Canetra, Villaggio fu la
riua del fiume Auellino , tra Rieti , el'Aquila . Doue fi vede
vna Chieſa , intitolata in San Biagio, e collegiata di dieci Ca-
nonici . A cui nella fefta di detto fanto fi fa gran concorfo di
popoli da tutti i più vicini luoghi . Prieghi egli hora per noi,
che
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
30
che con la fant'anima fua fi troua in Cielo: e feguiti di tenere
in protezzione queſt'alma Città . Ma torniamo all'iftoria .
Cap.13. ELIberando i Raugei di leuarfi dauanti à gl'occhi il Ca-
DE
ftello di San Nicolo , fatto dal Rè di Boſsina quafi fu le
mura della Città : prefero familiarità col Caftellano , Vgo
Gradienfe : e frequentemente lo prefentauano,e fpeffo feco ban
chettauano . Dopò certo tempo adunque alcuni gentil'huomi
ni , più fuoi intrinfechi , feppero fecretamente così bene per-
fuadergli , che lasciando la feruitù del Rè di Boſsina , fi acco-
ftaffe à loro, con promefsione d'ammetterlo fra i nobili : che
egli s'inchinò à fare quanto efsi voleuano : purche fi faluaffe
l'honor fuo, di cui , effendo nobile Caualliere , molto conto
moſtraua di tenere . Conuennero per tanto, che nel giorno di
Molte cofe fi ho
neftano appreffo Pasqua egli faceffe folenne conuito à tutti i fuoi foldati , e per
del mondo , ma ciò gli mandarono preciofi vini , e copia di vitande . Pofcia.
non appreffo del ful mezzo giorno , effendofi addormentati , entrando i Raugei
la verità .
à vo fegno dato, fecondo le conuenzioni , nel Caſtello , ſenza
ftrepito, e fenza fangue fe ne inpatronirono , e lo disfecero da
i fondamenti : gittando la materia di quello nel mare: accioche
di effa non fipoteffe giammai per alcun tempo riedificare . Et
in detto luogo fù poi edificata vna Chiefa à fan Niccolo : la qua
le, ciafcun'anno fino al dì d'oggi, è vifitata il giorno di Pasqua,
dall'Illuftrifsimo Rettore , e Configlio . Furono nella prefa
del Caftello fatti prigioni tutti i foldati , con l'ifteffo Caftella-
Cafata de gradi, no, che fra efsi dormienti s'era pofto . E rifcattandofi tutti gli
onde difcefa .
altri se ritornando alle patrie loro , il Caftellano folo Vgo Gra
dienſe ſi rimafe à Raugia , e fù anouerato tra i nobili : e da lui
fono difcefi quei nobili , che oggi fi chiamano di Gradi . Ela
predetta prefa,e rouina del Caftello di S. Niccolo, auuene il do
dicefimo anno , dalla fua edificazione . Tirarono poi i Raugei
vna fortifsima muraglia, dal lito del mare, ou'era il predetto Ca
ftello fino all'altra riua del mare verfo Ponente:ma chiudedoui
buono fpazio della colta del monte Vergato ze queſto per più
aggrandire la Città, & anche renderla più forte . E quel terre-
no così racchiufo dentro alla nuoua muraglia , diedono à chiú
que ne volle per fabricarci : con patto però , che pagaffero per
ogni braccio quadro, vn groffo, e mezzo , per ciafcun'ano , in
perpetuo, al commune . E queſti ſono gli affitti , i quali fi pa-
gano
LIBRO PRIMO . 31 .

gano , fino al dì d'oggi , dal Senato Raugco , al Rè di Bofsina:


per la rouina del Caftello di fan Niccolo. Di cui fiturbo gran
demente da principio il Rè Stephano : ma pofciariconciliatoli
co' Rauger, gli tolfe in protezzione , dando nelle loro mani il
gouerno di quali tutto il Regno fuo : e molti di loro facendo
fuoi baroni , e ponendogli ne i maggiori vffici del fuo Reaine .
Cotanto fù egli poi amoreuole de i Raugei .
DELL'Annomille, etrentotto di noftra falute, effendoli i Si- Сара 14
gnori Viniziani impatroniti d'alcune Ifole in Leuantes e
diffegnando di fabricarui certe fortezze, fecero vna groffa ar-
inata ; caricando altrefi alcune Naui di calcina , di fafsi, e d'al-
tre cofe neceffarie per fabricare, e fopra quelle conducendo an
cora da trecento Maeftri muratori . La qual cofa venuta alla
notizia de i Raugei , e fofpettando , che voleffero fare qualche
fortezza ſopra vn certo fcoglio vicino alla loro Città di verſo
Ponente, e metterle quafi vn freno : con ogni diligenzia, e pre-
ſtezza mifero mano eglino ſteſsi à fabricarci vn Caftello . È co Caftello di S. Lo
sì intermine di due mefi , lo finirono , chiamandolo Caftello rezo fatto in due
di fan Lorenzo : per cagione d'vna Cappella , che in quello fe- mefi .
cero , adetto fanto dedicata . E poco dopo l'armata Vinizia-
na , fenza punto fermarli in quello di Raugia , paſsò in Leuan-
te . Edificò due fortezze, vna foprad'vno fcoglio detto Armi
ro :el'altra fopra vn'altro fcoglio , detto Schiro . Ma come
fuole accadere à color che guereggiano , che fempre vanno cer
cando di ſparagnare : interuenne quell'anno à i Clarifsimi Si-
gnori Viniziani . Imperoche volendo auanzare , dichiararono
å i foldati , come il meſe fidouea intendere , e computare di 33.
giorni. Onde veniuano à riſparmiare la paga d'vn mefe per cia- aViniziani pagano
.
fcun'anno: e pagare folamente vndici paghe per anno . Dalla paghe l'anno.
quale nuoua vfanza , e dichiarazione , rifentendofi alcuni pro-
uifionati , e principali , & addimandandone la caufa : fù loro
da alcuni riſpoſto : ò per burla , ò per dauero , che fi diceffero :
che ciò fi faceua , perochê l'armata nel venire da Vinezia verſo
Leuante , era per negligenza loro , cotanto tardata à comparire
ful Raugeo , che essi haueano preoccupando la loro venuta fa-
bricato il Caftello di fan Lorenzo fopra quello fcoglio , doue
eglino intendeuano quando fuffero giunti à tempo, di fabrica-
revna fortezza inefpugnabile. E da quel tempo in poi , i Ga
leotti
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
32
leotti fempre hanno chiamato il detto Caftello di fan Lorenzo,
Caftello di mala il Caftello di mala paga . E quando tal'hora ci paſſano ſotto per
paga. mare,fogliono gridare & vrlare , come è vfanza dei marinari,
fino al Cielo .

Cap. 15. DELL'Anno mille cento fedici , Luigi Rè d'Inghiltetra ,


con la Regina fua conforte , per voto fatto da loro, anda-
rono fopra vna Naue groffa Viniziana in Ierufalemine . E nel
ritorno , entrati che furono nel Golfo Adriatico , fi leuò tanto
Voti di quanto gran fortuna , che fi teneuano per perfi . Ma fatto nuouo voto
giouamento fia- al Signore , & alla Madonna , ſe erano liberati da tal pericolo
10 . di fabricare in quel luogo , doue prima arriuaffero à faluamen-
to , vna Chieſa alla Madonna delle grazie , con iſpeſa di ducati
centomila & vn'altra fomigliante , come falui fuffero arriuati
nel regno proprio in Inghilterra : fcorfero con la Naue falua ,
per la Dio grazia , fotto lo fcoglio della Croma, vicino mezzo
miglio à Raugia . Smontati per tanto in terra il Rè , e la Regi
na , refero grazie al Signore . E per adempiere il voto loro pri
mo diffegnarono di fabricare fopra detto fcoglio ,la prima Chie
Amoreuolezza fa . In tanto i Raugei , intefa la venuta di così gran perfonag-
de i Raugei .
gi , con doni conuenienti , mandarono dodici gentil'huomini
à pregare il Rè , che voleffe degnare di venire alla loro Città, e
quiui pofarfifino attanto, che fuffe tornato buon tempo per na-
uigare . La qual cofa fecero ben volentieri il Rè, e la Regina.
E venendo nella Città , furono con grandifsimo honore rice-
uuti , & in tutto quel tempo , che vi dimorarono , ben trattati
Et ottennero i Raugei da fua Macftà , che la Chieſa , la quale
voleua fare nell'Ifoletta della Croma , fi faceffe nella Città .
E fopra di ciò impetrarono dal Papa la licenzia, e permutazio-
ne . Con patto però, che eziandio in detta Ifola della Croma fi
edificaffe vna Chiefa collegiata à honore della Vergine. Efforta
rono appreffo i Raugei,ſua Maeſtà che licenziaffe la naue Vini
ziana,e ch'eglino fopra vna loro Galera bene à ordine,l'hauereb
bono condotta douunq; haueffe voluto . E così licenziando det
Rè d'Inghilterra ta Nauc fi ftette alquáti giorni in Raugia. Dofò con la Regina,
in Ancona .
e cotutta la corte fua fopra la Galera, & altri legni Raugei, paf-
farono felicemente in Ancona. E (montato in terra il Rè, dono
al Capitano della Galera ducati cinquecento . Ma prima che
partifle da Raugia , laſciò vn fuo gentil'huomo con gran quan
tità
LIBRO PRIMO . 31 2
33

titàdi danari : acciò fi deffe principio alla nuoua Chiefa . La Duomo di Rad
quale fu incominciata dell'anno 1116. e fùfinita dell'anno gia quado. fatto,
e çó quáta ſpeſa.
1160. con ifpefa di 80. mila ducati . Et il rimanente fino à
centomila , furono confignati à i Signori per fornirla d'altre
cofe appartenenti al culto diuino : e fu prefa per Cattedrale , e
duomo della Città . Fecero dappoii Raugci fabricare ſopra Monaftero della
lo fcoglio della Croma , fecondo la intenzione del prefato Rè, Croma fatto dai
vna Chiefa con vn Monafteroidi Monaci di San Benedetto ne Raugei .
gro . E vollono che detti padri fuffero obligati ciaſchedun'an
noin perpetuo , nella fefta di Santa Maria Candelara , ò vero
della Purificazione, di venire à cantare la meffa nel prefato duo
mo della Città : E quefto per memoria di detta fabrica . La
qual cofa fi offerua fino al dì d'oggi . Se bene ciè nata tal'ho-
- ra qualche difficultà , effendo che alcuni Arciuefcoui non han
no voluto permettere che l'Abbate di detti Reuerendi celebri
all'Altare maggiore della ſua Chiefa con Mitra , e Paſtorale .
Onde quefto prefente anno 1588. l'Abbate, per non derogare
alle ragioni fue non volle cantare egli la ineffa, ma la fece can-
tare à vi'altropadre loro , che non era Abbate di Mitra .
DELL'Anno 1122. Hauendo i Raugei ornata la loro Città Cap. 16.
di molte belle fabriche , & effendo crefciuti in facoltà , e
ricchezze: incominciarono i nobili à fofpettare l'vno dell'altro,
e temendo che qualcheduno di loro non fi faceffe tiranno : di
commune confenfo , e parere , per obuiare à ciò, mandarono
Ambafciadori à Vinezia , quello Illuftrifsimo Senato pregan- Rettore Vinizia
do , che voleffe compiacergli di mandar loro ogni tre anni 'vn no à Raugia.
fuo gentil'huomo per Rettore : con patto però, che nulla di-
fporre poteffe intorno alla loro Republica fenza il confenfoo
della maggior parte del Configlio . Hebbero i Viniziani mol-
to grata cotale dimanda , così mandaro il chieſto Rettore . Al
quale fu da i Raugei ordinata vna affai honefta prouifione . E
così per ifpazio di trent'anni ſi gouernarono , effendo loro mã
dato, ogni tre anni , nuouo Rettore da Vinezia . Da i quali
ageuolmente puotero apprendere la maniera del loro ottimo
gouerno . In quelto tempo furono edificate nella firada princi❤
pale molte habitazioni , e cafe , allivanza Viniziana , come fit of
no al dì d'oggi perfeuerano. •
Intornoall'anno 1150. effendo i Raygei venuti in difcor
& dia
34 DELL'ISTORIA DI RAVGIA
diacol Rè di Bofsina , mandaro à chiedere aiuto à Viniziani , e
Soldati licéziofi. gli furono mandati 500. huomini . I quali arriuati nella Città,
incominciarono , come fouente fogliono i foldati , à fare di
molte infolenzie , come di sforzare donne , & altre fomiglianti
cofe. Efipareua che il Rettore diſsimulaſſe : anzi deffe loro
ardimento , e fauore . Perloche ftauano i Signori Raugei di
mala voglia ; e fi doleuano d'hauere ( come fi dice ) compro il
mal loro ,à danari contanti . E mentre che ftauano penfando,
in qual maniera fi poteffero cotal morbo leuar dattorno : ec-
co che nella Città vennero auuifi , come il Rè di Bofsina, folle-
cito nell'azzioni di guerra, era comparfo armato à i liti del ma-
re di Narenta , luogo lontano da Raugia , due giornate in cir-
Sono tagliati ca. Ondefatti armare i cinquecento prouifionati Viniziani ,
pezzi da i Bofsi-
acfi . con alcuni pochi de loro , gli mandarono à certi pafsi ad op-
porfial prefato Rè . Col quale venuti à battaglia furono rotti,
e tagliati à pezzi , e così pagarono la pena delle loro infolenze,
e ribalderie . Dopò effendofi pacificati col detto Rè , e fatto
mettere à ordine vn nauilio , rimandarono à Vinezia il Signor
Rettore , con tutta la fua famiglia . Hauendogli prima fatti
molti prefenti , eringraziando quel clarifsimo Senato della cor
tefia, & amoreuolezza vfata cotanti anni alla loro Città in man
darle il Rettore . Significando appreffo , come non ne teneua-
nopiù bifogno , hauendo affai bene appreſo il modo del loro
gouerno . Rimandatone per tanto il Rettore Viniziano circa
l'anno di noftro Signore 1152.eleffero tre gétil'huomini cioè
il Signor Piero di Ragnina : Il Signor Marino di Bona : & il
Signor Paolo Gondola: con ordine , che ſei meſi per vno fuc-
Triumuirato in celsiuamente gouernaffero la Città . E fotto tal gouerno, do-
Raugia
Aani. per 40. pò la pace fatta col Rè di Bofsina , viffono in ogni tranquillità ,
intorno à 40. anni . L'anno 1161. nella Chiefa di Santa Ma-
ria , ò vero Duomo di Raugia , già finito , fù fatto vn Crocifif-
fogrande d'argento, con la madonna , e San Giouanni Vange-
lifta , da i lati , medefimamente d'argento, con ifpefa di fei mi
la ducati . E perfeuerano fino al dì d'oggi pofti sù ad alto, e fo
pra l'entrata del choro, con perpetue lampane ardenti dauanti.
Crocififfo d'ar Doppò il reggimento del Triumuirato , il quale durò , come
géto nel duomo. s'è detto, quarant'anni : i Signori Raugei , che bene haueano
appreſo il modo di gouernare la loro Republica da i Vinizia-
nij
LIBRO PRIMO .
35

ni, crearono vn folo Rettore per voti fecreti nel configlio grá-*
de . Il quale volfono che gouernaffe vn'anno folo . Egli afsi-
gnarono per fua prouifione in detto anno , perperi 300. E co
sì gouernandofi , viueano in pace , vbbidienti fempre alla fan-
ta fedia Apoftolica Romana : nè da quella declinando in parte
alcuna : quello che fi faceffero le vicine loro prouincie . Alcu
ne delle quali paffarono al rito Greco, & altre al Rafciano , &
in molte fuperftizioni , & errori . Ma fingolarmente furono Raugei cattolici,
fempre diuoti i Raugei delle facre reliquie . Eda paefi lonta, edauoti .
ni ,nei quali già era la fede noftra , non perdonando à ſpeſa ,
molte ne adduffero alla Città loro. Di maniera che ella oggi
ricca fitroua, come più lungamente in quefto ifteffo libro di-
remo , di fomiglianti facre reliquie .

ONDE in quefto propofito , mi occorre di dire, come del- Cap. 17.


l'anno 1249.effendo ftati martorizati à Cattaro ( Città
lontana da Raugia , verſo leuante , e fu l'Adriatico , circa cin-
quanta miglia ) tre fratelli , Pietro , Andrea , e Lorenzo , da Tre fanti martiri
Cattarini .
Sagurouicchi , cafata di Cattaro , che teneua la fede Rafciana,
difcordante dalla fede Cattolica , furono così ftrangolati , &
occififenza fangue , fotterrati in luogo poco pratticato , fu la
riua del mare tra Cattaro , e Caftel nuouo . Horae gl'auuenne
dopò anni otto, che fù fatta riuelazione à vna diuota donna ,
del martirio , e della fepoltura di quefti tre fanti huomini . E
le fù impoſto che andando al Proued itore di Cattaro gli riue-
laffe il tutto,e lo richiedeffe, che voleffe fare opera acciò di quel
luogo diferto , fuffero transferiti in qualche luogofacro . An-
dò la buona donna la mattina al Proueditore , e gli narrò quan
to in vifione le era ftato impofto . Si rife il detto Proueditore
della femplice donna : nè diede credenza alcuna alle fue parole.
Onde ella mezzo confufa , fe ne ritornò alla cafa propria . Ma
ecco che di nuouo la feguente notte la vifione medefima le fù
fatta . Ritornò ella la feconda volta al Proueditore : efpofe
-quanto gl'era iftato impofto , & anche quefta feconda volta,
come la prima , quafi fognatrice , fù ributtata, e derifa . La Semplicità dei
buoni derifa .
terza notte per tanto le fù in vifione diuinainente detto che
dappoi che quiui non era afcoltata , fe n'andaſſe à Raugia : e
l'ifteffo à quei Signori riferiffe . Ci andò l'vbbidiente se di-
wota donna: fù introdotta nel configlios eſpoſe quanto l'occor
E a reua
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
36
reua da dire , e narrò la riuelazione fattale . Le preftarono i
Raugei fede : Armarono vna Galea , e poftiui fopra alcuni del
clero: fciogliendo del porto di Raugia all'hora di Vefpro , ar-
riuarono ful fare della notte al prefato luogo , tra Caftel nuouo,
e Cattaro , circa quaranta miglia da Raugia lontano . Et ecco
che come fi auuicinarono al luogo , videro lampade ardenti mi
Miracoli dei tre racolosamente ſopra i facrati corpi . Onde ſmontati in terra›&
martiri . incominciando fotto i prefati lumi à cauare la terra , poco an-
daronofotto che ſcoperfero i tre facrati corpi , tutti interi . E
quindi da i Reuerendi Sacerdoti eftratti con torcie accele , e cã
tici facri , gli portarono fopra la Galea . Ma volendo partire,
e la Galea, per forza che ci faceffero, non mouendofi , ftimaro-
no , che alcuna reliquia di essi fanti fuffe inauertentemente ri-
mala . Onde ritornando alla foffa ritrouarono così effere, e
tolte le reliquie rimaſe , e dando de remi in acqua giunsero à
Raugiaintorno alla mezzanotte . E la mattina dal clero e po
polocon gran diuozione furono detti facri corpi accompagna
ti al Duomo e dentro d'vn'arca , con inolta venerazione col-
locati . E narrano , come pefando i Reuerendi preti le torcic,
le quali s'erano adoperate in quella translatione , in honore de
fanti martiri , erano dell'ifteffo pelo, che prima ; onde per mi→
racolo ardendo non fierano confumate . Alla diuota, e pouc
radonna , à cui era ftata fatta la riuelazione , donarono vna ca-
fa , e modo da poterci viuere . E così finì la vita fua lodeuol-
Pentirfi dopo il mente in Raugia . I Cattarini hauendo intefo della Galera
fatto poco gioua Raugea venuta ne i loro confini , mandarono à vedere in quel
luogo diferto , e ritrouarono , come della foffa , in cui erano i
fanti martiri ftati ott'anni ſeppolti , vſciua vna fontana d'acqua,
chiarifsima . E fi dolfono d'effere , per la loro incredulità, ri-
mali priui di cosi preciofe reliquie . Et in emenda del loro pec
cato,edificarono vn'anno dappoi nel predetto luogo, vna Chic
fetta à honore dei prefati martiri . La quale perfeuera fino al
di d'oggi , con la fontana : la quale non inanca mai , fia quanta
ficcità fi voglia . Eti Raugei medefimamente edificarono à ho
Chiefa di S. Pie
wo in Raugia. nore de i predetti martiri , nella loro Città, vna Chieſa con iſpe
fa di 1200. ducati, chiamata S. Pietro . A cui ciaſcun'anno,alli
7.di Luglio, che è la felta loro,vanno procefsionalmente il Ret
tore, e Configlio, ad afcoltarui la facra mefla, e diuini vfficij.
Del-
ALIBRO APRIMO. 37

ELL'Anno 1260. effendola Città di Raŭgia , accrefciuta Cap. 18.


DE
di ricchezze , e di nobiltà , incominciò à effere oppreffa.
dalla tirannide . Imperoche effendo Rettore vn certo Deinme Tirano di Raugia
iano , della cafata di Giuda ( oggi mancata ) gentil'huomo ric
co, e di grand'autorità nel popolo: & hauendo finito il ſuo Ret
torato d'vn'anno , feppefar tanto che ottenne per vn'altr'anno
la rafferma . E venuta pofcia la fine del fecond'anno , ingagliar
dito da i fauorise dalle molte fue ricchezze , non lafciò altra-.
mente raccogliere il configlio à fare nuoua prouifione di Ret-
tore . Ma volle tirannicamente feguitare egli fteffo , gouernan
do ogni cofa àfuo beneplacito , fauorito dalla plebe, e da alcu-
ni de nobili fuoi aderenti . Già erano corſi due anni , e più del
la fua tirannide : quando grandemente ella incominciò à rin-
crefcere à tutti , & à coloro mafsimamente , che per affinità à
lui congiunti erano : fuperando l'amore , e la libertà della pa-
tria ,ogni vincolo di parentela, e d'amicizia . Pirro per tanto Congiura contra
Benefcia , fuo genero , e giouane di grand'animo, & amore ver il Tiranno .
fo la patria , chiamati occultamente in cafa fua alcuni de princi
pali del Senato , i quali fapeua fingolarmente odiare la tiranni
de del fuocero , trattò con efsi il modo del rimuouerlo : e s'of
ferfe d'effer'egli principe in tanta imprefa, per liberare la patria
dalla feruitù , e dalla tirannide di colui : il quale douendofi con
tentare d'hauere luogo vguale tra fuoi concittadini , s'era volu
to perforzafar capo , e fuperiore . Piacque à tutti il configlio
del Benefcia . Ma perche il negocio era difficile , deliberaro-
no di feruirfi, in tale affare, d'aiuto efterno ( partito, come alcu
ni poi ftimarono dall'euento , perniziofo ) . Imperoche cercan
do di fcuoterfi dal collo il giogo della feruitù d'un loro Citta-
dino , fi tirarono addoffo la tirannide d'vn forestiero . Era in Per cacciare va
quel tempo la Republica Vineziana di molta nominanza, e fa de fuoi tollero
vn ftrano .
ma non tanto per l'ampiezza del dominio , che all'hora non
era molto : quanto per cagione della giustizia che amminiſtra-
uano : e delle buone leggi , con cui fi gouernauano' . Niente
Fraude dir non fi
per tanto temendo di fraude , conchiufero i congiurati Racu- dee , quel che è
transfe-
fi transfe- di patto .
fani che Pirro Benefcia , fotto colore di mercatura , fi
rifce à Vinezia, e ricercaffe à nome di tutti loro da quel clarifsi
mofenato aiuto per cacciare il prefato loro tiranno, e ricupera-
re la loro libertà. Nauigò il Benefcia à Vinezia : fù introdotto
in
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
38
in Senato : efpofe quanto gl'era ftato 'commeffo e raccoman
do caldamente il negocio . I Viniziani , non partendo dalle
creanze mercantili , alle quali per lo più è propriodi procurare
fempre più i commodi particolari , e le priuate vtilità , che ha-
uere rispetto all'honefto , & al giufto : promifero di fare quan-
to i Raugei addimandauano : ma con patto che cacciato il ti
ranno, il gouerno della Città veniffe nelle mani loro . Accon
fentirono i congiurati à quefto per l'odio della domeftica tiran
nide : e perche altra volta fi ricordauano d'effere iftati ben go.
uernati da quel Senato . E cosìi Raugei non folo impruden-
temente , ma con nota altrefi di ribellione dall'Imperio : il gio
Dopò il fatto cia
feundabuon co go della feruitù Veneta fopra di loro s'accolfero . Imperoche
non doueano ( come poi differo alcuni ſaui ) fare ciò , fenza có
figlio.
fultarne l'Imperatore di Conftantinopoli à cui all'hora la Dal-
mazia apparteneua . Ma eglino in quefta guifa facendo, non
vennero altrainente liberati dalla tirannide : ma cacciarono va
Signore meno potente , per hauerne vn'altro di più valore . E
doue haueuano vn foloperpetuo fignore , incominciarono ad
Que
giu
il valorſtri
gne , indu
nona hauerne vno per anno , e quello anche foreftiere . I Viniziani,
arriui . per tanto , effendo nel modo detto conuenuti co'i Raugei , fot-
to fpecie di voler mandare vn ' Ambafceria all'Imperatore , ar-
marono due galere , e di valorofi foldati empiendole , coman-:
darono à i Capitani di quelle , che vbbidiffero in ogni cofa al
Benefcia : che con i due finti Ambaſciadori alla patria ritorna-
ua. Giunte le due Galere à Raugia , fe n'ando il Benefcia al
fuocerofuo , tiranno : gli narrò come le due Galere Viniziane
erano incaminate all'imperatore in Conftantinopoli : e come
gl'Ambafciadori erano due dei primi gentil'huomini di quel
Senato , i quali per cagione di feco contrarre amicizia , quiui
erano diuertiti . E che per ciò era fuo debito di conuitarglial-
Molto bene il Be l'hofpizio , & vfare loro ogni forta d'amoreuolezza . La qual
nefcia fapea fin cofafacendo , gli hauerebbe apportato infieme , & vtile , & ho-
gere . nore . Il tiranno niente fofpettando delle parole del genero, be
nignamente conuitò gl'Ambaſciadori al Palazzo fuo : & ac-
cettando eglino lo inuito , gli riceuè,e trattò cautifsimamente.
Dopo ildefinare , effortò il Benefcia il fuocero, che per vfficio
di cortefia , voleffe accompagnare i due gentil'huomini, rappre
fentanti la loro clarifsima Republica , fino alle naui . Doue an
che
LIBRO PRIMO . 39

che hauerebbe hauuto piacere di vedere i prefenti , i quali da


loro li portauano all'Imperatore. Credette il tiranno al fuo ge Quante cofe fi få
nero: Accompagnò gl'Ambasciadori finti : falì ficuro in vno no in va momen
de i due armati legni : fù fubito prefo , e legato : fi farparono le to .
ancore :fi diedero le vele al vento , & i remi all'acque : & il le-
gno ben'armato ,lafciando il lito Raugeo , s'allargò nell'alto
mare . Onde il tiranno poco accorto , conofcendofi priuo no
folamente della Signoria , e del principato : ma eziandio della
patria , e della libertà : dolendofi della fraude Veneta , e del par
riccidio del genero: e percotendo fortemente la tefta nel legno,
à cui eraiftato legato, miferamente la vita fua finì : come per lo
più fuole auuenire à i tiranni . Leuato in queſta guiſa il tiran- Credi ad ognun ,
no se confiſcati i beni ſuoi ; la Città , fecondo le conuenzioni ma guarda ben to
fatte riceuuè vn Rettore Viniziano , con patto che egli douelle kello .
effere folamente Principe nel Senato : rimanendo le leggi, e gli
ordini della Republica nella loro propria podeſtà . Sotto que-
fto gouerno adunque ritrouandofi i Raugei , fi diedono più
che mai alla folita mercatura , e fordide arti di vendere, e di
comperare : à niuno effercizio, e ſtudio di libero animo degno
attendendo . Onde incominciò à effere in difprezzo alle fini-
time , e propinque regioni : fomentando detta loro viltà d'ani-
mo, i Viniziani : acciò meno afpiraffero alla loro propria li-
bertà . Effendo adunque per ciò da i popoli vicini con latroci
nij, e direzzioni frequenti moleftati, non ripugnauano, nè con
l'armi fi difendeuano : ma con groffe mancie di danari , nelle lo
ro nauigazioni guadagnati . E con doni altrefi di valore ,la be
niuolenza , & amicizia de vicini principi , e Republiche fi con
ciliauano. Ma prima che più auanti procediamo , fi dee nar-
rare vn'atto generofo il quale fecero i Raugei nel tempo che ài
Bofsinati fignoreggiaua Bodino , che dal Rè Polimiro traeua
l'origine , e fi douea , per mio auuifo , più auanti narrare.
Cap.19.
BODINO Rè dei Bofsinati , à perfuafione della moglie fua,
che douea effere vna mala femmina , chiamato à fe ,fotto
fpecie di certa folenne fefta , Branislauo fuo cugino, il quale,al
fiume Drino , poffedeua egli ancora vna picciola parte della
Dalmazia , lo fece fuo prigione . E quefto fece accioche , & Amore, e Regno
compagnia
egli più ficuro regnaffe , & à i pofteri fuoi più ſtabile imperio vuole . non
lafciaffe . Ciò hauendo intefo i figliuoli del prefato Branislauo,
con
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
40

con altri loro più congiunti , fubito fene fuggirono , come in


libera , e ficura Città à Raugia . E furono graziofamente dal
Senato riceuuti , e ben trattati tutto quel tempo , che quiui di-
morarono . Bodino Rè ciò fentendo, poi che nè per lettere,nè
per nunzij gli puote hauere da i Raugei,raccolto vn groffo effer
cito , fe ne venne à Raugia , e fi accampò alle radici di monte
Vergato, il quale fopraftà alla Città : e fermò gl'alloggiamenti
fuoi in vn certo borgo , che da vn bofco vicino, Dubrauia nel
Dei fconfolati ,
& elfuli è Raugia la lingua loro era addimandato . E per tal maniera cercando
Riceuitrice beni d'hauere in fua podeftà eziandio i figliuoli del detto Branisla
gua, e amoreuole uo : per ifpazio di fette anni , tenne affediata Raugia dalla par-
te di terra . Nel qual tempo fi feceroinolte fazzioni, & occifio-
ni. Imperochei figliuoli di Branislauo , non confidando mol
to nelle forze della giouentù Raugea , per non effer'ella auuez-
za fu l'armi, haueano à fpefe proprie condotti foldati forestieri.
Coi quali fpeffe volte vfcendo fuori , e d'improuifo fopra gli
inimici facendo impeto , occifero quafi tutti i più valorofi del
nimico effercito . Veggiendo per tanto Bodino, e la Conſtan-
za de i Raugei , e la prodezza , e valore de i figliuoli di Branis:
lauo: & effendogli infieme venuto à tedio il più guereggiare
fenza frutto : fatta tagliare la tefta à Branislauo , il quale feco
nell'effercito hauea condotto, fileuò dall'affedio , e ritornane
dofene al proprio regno , lafciò il corpo di Branislauo . A cui
furono fatte l'effequie funerali, à fpefe del Senato Raugeo : efù
fotterrato nella Chiefa del Monaſtero della Croma , in vn ſe.
polcro di marmo , il quale perfeuera fino al did'oggi . Da que
fta veffazione di guerra , effendofi accrefciuto à i Raugei ani-
mo , evalore : tolfero per forza à i popoli vicini il borgo detto.
Dubrauia: & aggiugnendolo con tutto quello di piano che ha
uea d'intorno alla loro Città: lo cinfero di mura . Accrefciuta
per tanto, & aggrandita la Città di muraglie, e di habitazioni,
s'accrebbe altrefi di popolo , e di Cittadini . Imperoche molti
delle profsime regioni , di Dalinazia , di Macedonia , di Gre-
cia, e d'Italia , tirati più da gl'ottimi inftituti , e dalle buone leg
gi di lei , che dalla felicità del terreno : fi transferiuano ad habi
tarla . E perche non mancaffe loro fromento , altra coſa ne-
ceffaria à vna Città , fi diedono i Raugei , con molta più dili❤
genzia , cheprima alle nauigazioni . E portando grani , & aly
tre
戯れる

LIBRO PRIMO . 41

tre grafcie : non folamente alla loro Città , ma ancora à tutta


la Dalmazia , & altre vicine prouincie , fi rendeuano vtili , e
gioueuoli.
Dell'anno 1272. dopò molte guerre fatte co'i Bofsinefi : e
dopò altri disturbi accaduti : fucceffe in Raugias e luoghi à
quella vicini, vna grandifsima careftia . A cui noftro Signore
in quefta maniera fouuenne . Era in Redoni, Città dell'Alba-
nia vn'huomo grandemente ricco , & amico de i Raugci . Co
ftui intefa la necefsità loro caricando in leuante alcuni nauilij
di grano , di miglio , d'orzo , & altre fomiglianti cofe : e con
efsi venutoſene à Raugia , incominciò à diftribuirgli , e ſcari-
co , che era vn nauilio , di nuouo lo mandaua à ricaricare . Et
à coloro i quali non haueano danari , lo daua in credenza : & af
fai ancora ne diede per l'amor di Dio . In fomma fi dimoſtrò
talmente affezzionato à quefta Republica : e cotanta beniuolen
za s'acquillo appreffo di tutti : che finita la carellia , fù da i gen
til'huomini pregato di rimanerfi fra loro , e che l'hauerebono
riceuuto fra i nobili . Del che contentandofi egli , rinaſe , e
fu fatto gentil'huomo Raugeo . E da lui , dicono effere difce Quelli di Sorga
fa la cafata di Sorgo , oggi tra le nobili in Raugia Oade fiáderiuati.
Dell'anno 1320. 1 Kaugei , per meglio , e più ficuramente
potere trafficare per tutta la Grecia , la Tracia , & altre Prouin-
cie all'Imperio Conftantinopolitano fuggette , di propria vo-
lontà fi fecero Tributarij di detto Imperatore : e s'obligarono Tributarij fi fan.
à pagargli ciafcun'anno , ducati 500. E da fua maeftà per ciò no dell'Imperio.
ottennero effere per tutti i luoghi del fuo Imperio liberi, e fran
chi, da tutte le grauezze eftraordinarie .
Dell'anno 1333. hauendo Stefano Rè di Boſsina, à perſua-
fione d'un fuo fecretario Catarrino , chiamato Buchia , amico
grande de i Raugei, donato loro il territorio di ftagnoje di Pon Stagno , e Ponta
ta: fubito vi fabricarono vna Città, e l'addimandarono Stagno: fon dati di Ran
con due caftella , vno accanto alla marina , detto il Caftel gran- gei .
de:el'altro in cima del monte , in mezzo alla Città, chiamato
Pofuifo. Et à dette fabriche diedono buona fine , in termine
di 18. mefi , con iſpeſa di centouenti mila ducatr. Diuifero
dappoi le terre , tre quarti dandone à i nobili , e l'altro quarto
al popolo . Pofero finalmente vn Conte con altri vfficiali nella
1 Città, acciò la gouernaffero : fi come fino al di d'oggi fi feguita
F di
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
42
di fare . Ma poco tempo ci corfe , che detto Rè , per cattiue in
formazioni fattegli , pentitofi del dono rimando à chiedere
Quafi fi pëţeil rè Iftagno ài Raugei , con dire che effendo detto luogo d'impor-
per male lingue . tanza , dubitaua che non fuffe loro tolto , da qualche altro po
tentato . I Raugei vditi in Senato gl'Ambafciadori , non die-
dono per all'hora altra riſpoſta : ſe non che gli fecero fopra di
vna Galera condurre à Stagno , e vedere le fabriche da loro fat
te per fortezza di quel luogo , & intendere ancora la fpefa fat-
taci . E dopò che hebbero minutamente veduto ogni cofa , fo-
pra l'ifteffaGalera fe ne ritornarono à Raugia : e quindi , cari-
chi d'amoreuolezze , e di doni , al Re loro . Al quale riferiro.
no tutto quello che veduto haueano, & anche più con dire: che
i Signori Raugei haueano refo quel luogo inefpugnabile con
loro fabriche, e fortezze . Della qual cofa il Re molto fi ralle-
grò : e rimandando nuoui Imbaſciadori , con libre cento d'ar-
gento , in aiuto delle fabriche : confermò , e rinouo la donazio
ne fatta à detta Republića di Raugia, di Stagno, e di Ponta luo
ghi fopradetti .
Cap.200
DELL'Anno 1348. fu in Raugiavna grandifsima peftilen
zia: come eziandio in molte altre Prouincie d'Europa .
Onde morirono de nobili 173. perfone : Dei populani circa
Rinouafi la Chie 300. E del popolo minutos e della plebe circa fette inila . Fù
fa di 5. Biagio . fatto dal publico voto di fabricare vna Chiefa di S. Biagio , in
quell'ifteffo luogo , doue era fatta la prima : ma maggiore , e
più bella . E fù pofcia fornita in tre anni con ifpefa di ducati
quarantamila , conputandoci la loggia vicina , in cui ftanno i
foldati alla guardia della piazza . Paſſato il morbo , Stefano
Rè di Boísina, per l'affezzione grande, che portaua à i Raugei,
31 Re vien à Rau volle venire infieme con la Regina à vifitargli , e confolargli .
gia con la Reina .
Evenendo gli fù farto grand'honore . Fecero egli , ela Regi-
na molte limoline a'i poueri della Città . Et al Monaſtero di
Santa Chiara donarono gioie , e perle di gran valuta . Ela Re
gina impetrò che il dazio del pefce fuffe loro . E che da Stagno
tuffe altrefi mandata loro certa quantità di fale . In vece di cui
oggi fi pagano loro dugento perperi.Pofcia partendo chiefe, &
ottenne venti gentil'huomini , per mettergli in diuerfi gouerni
del regno fuo , cotanta fede hauea nella nazione Raugea . Do-
po cinqu'auni venne il prefato Rè Stefano à morte: e la perdita
di
LIBRO PRIMO . 43

di tanto amico, e come padre: molto dolfe à i Signori Raugei. Onde difcefi fia.
Et il Bucchia fuo fegretario primo , fi ridduffe ad habitare in no quei di Buch.
Raugia, e fù fatto gentil'huomo : e da lui fono difceli quelli di
cafa Bucchia ..
Dell'anno circa 1368. hauendo i Viniziani vſurpatefi mol
te terre marittimne in Dalmazia,rifentitoli di ciò Ladislauo Rè
d'Vngheria , ne venne à danni loro con vn'effercito grande fi
no à Meftri , faccheggiando ogni cofa. I Viniziani veggendofi
in tanto pericolo.fi humiliarono se rendendo al prefato Rè tut
to quello, che in Dalmazia tolto gl'haueano : fi pacificarono fe
co . E tra le condizioni, e patti fatti tra loro , ci fù che lcuan-
do di Raugia il Rettore , che ci teneuano , lafciaffero gl'amici
fuoi Raugei nella propria libertà . E così fù fatto , & clelcro i liberata Raugia
da i Rettori Vind
Raugei vn'altro Rettore loro gentil'huomo da mutarſi di ſei
meli in fei mefi . E co'i Viniziani fecero pace, con patti di po-
tere pratticare , e negociare per tutto lo ftato loro , come iloro
proprij Cittadini . E fi fecero altrefi volontariamente tributa→
rijal Red'Vngheria,di 500. ducati l'anno. Et egli fe loro habi
lità di potere ficuramente , e con ampli priuilegi trafficare per
tutto il regno fuo, e gli prefe in protezzione ppetua. Mandado Rettore di Rau
oltre acciò al Rettore vna fpada , e fproni d'oro, lo fe Cauallie. gia Caualliere
re della fua corte . E da queltempo in poi i Raugei hanno fem perond'oro .
pre portata per loro principale infegna quella d'Vngheria . E
i fono fempre feruiti fino al dì d'oggi di foldati Vngari per
guardia della piazza , e delle porte della loro Città di Raugia :
E fomigliantemente di quella di Stagno . Morto poſcia il Rè
di Bofsina Stefano , fenza figliuoli : gli fù furrogato in Rè va
fuo barone , chiamato Niccolo Giuppana , vno di quelli , che
perfuadeuano al Rè la reuocazione del dono fatto à i Raugei
del territorio di Stagno , e di Ponta . Onde fatto Rè incomin-
ciò à richiedere i predetti luoghi. Ma hauendogli i Ravgei tan
to beneficati , non gli vollono altramente rendere . Per lo che
detto Rè gli moffe guerra , e tanto gli trauaglio , che effendo lo
ro mancata la pecunia , e i danari per guereggiare , furono for-
zati ad impegnare ai Signori Viniziani , vna loro Croce d'oro, Croce d'oro ima
in cui erano rinchiufi dui pezzi del facratifsimo legno della zia
Pegnata
ni ... di Vinis
Croce di noftro Signore Gesù Chrifto , per tre mila cinquecen
to ducati : con patto di reftituirgli loro fra termine d'vi'anno .
F. 2 Onde.
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
44
Onde per non perdere vn tanto teforo , in capo à pochi mesi, ri-
mandarono i predetti danari à Vinezia . E fe bene l'aportato-
re per cagione de i tempi cattiui fopraftette affa i pel camino , ba
uendo venti contrarij alla fua nauigazione : arriuò nondimeno
auanti che fuffe fcorfo l'anno . Ma i Signori Viniziani , fecon-
do che fcriuono gl'annali di Raugia , procaftinando il dargli
audienzia, lafciarono fcorrere il termine dell'anno . Onde fen
za la Croce prefata , co'i foli danari , fene ritornò detto Amba-
fciadore fconfolato à Raugia: & i Viniziani fi rattenero la Cro
Incendio accadu ce d'oro , con le facre reliquie . Mentrefiguereggiaua col, Rè
to in Raugia . di Bofsina occorfe in Raugia vno incendio grande , per cui ar-

fe tutta quella parte della Città, che è nel piano, verfo ponente:
E la quale fù poi chiamata Gariſte . E diede tanto fturbose dif
gufto al popolo, oppreffo altrefi dalla guerra: che incomincia-
rono molti à penfare d'abbandonare la Città , e nauigare in Pu-
glia . Doue dal Rè di Napoli era loro offerto vn Sito per fabri
re vna nuoua Città . E forfe che fi farebbono rifoluti gran par
te di loro à partire , ſe non fuffe iftata la bontà d'vn gentil'huo-
mo chiamato Lorenzo di cafa di Volcaffo , oggi eftinta . Il qua
Signor Lorenzo
Vilcaffopuò dir le fentendo la mormorazione , efolleuamento del popolo , po-
f. Riparator di fta'mano alla caffa del fuo teforo ( effendo huomo ricchissimo)
Kaugiafua patria incominciò à diftribuire , & impreftare à chi cinquanta à chi
cento , & alcuni più , ò meno ducati , fecondo il bifogno loro,
perrifare , ò riaccommodare le cafe dall'incendio guafte , e per
tal modo acqueto la mormorazione , e fermò il popolo , che
non abbandonaffe la patria . Onde gran laude s'acquiftò per
tal fatto, e perpetua memoria nella fua Città : e meritò altreli
appreffo alla diuina Maeſtà per hauere così amoreuolmente
foccorfo al profsimo, e fatta cotal charità .
Cap.ar. DELL'Anno 1379. effendo venuti in difcordia i Viniziani
co's Genouefi , alli 17. di Maggio fù apertamente grida
ta la guerra infra di loro . E peroche douea effere guerra naua
le , e nel Golfo Adriatico , furono conftretti i Raugei à fauori-
Guerra tra Vini- re , & ad accoſtarſi à vna delle due parti . Onde eglino, paren-
Miami, eGenouchi dogli che la ragione , e la giuſtizia della guera fuffe dalla banda
dei Genouefi , con effo loro fi vnirono . Comparendo per tan
to nel Golfo l'armata Genoueſe , la quale era di quatanta naui
groffe, di 25. Galere , e di 12. fufte , che faceuano la fomma di
77.
A LIBRO PRIMO . 45

77. legni: i Raugei con due loro Galere , di cui erano Ca-
pitani il Signor Matteo di Giorgi , & il Signor Marino di Bo-
dacia ,s'vnirono con lei : e la feguntarono nauigando verfo Vi-
nézia per la banda di Dalmazia . Et ecco che arriuati vicini à
porto Cicala fcoperfero l'armata Viniziana di 40. Galere , e
di 12. naui groffe , fotto il Signor Vittorio Souranzo, Capita-
no generale . Eprouocandogli i Genouefi alla battaglia , furo
no forzati contra la loro volonta i clarifsimi à combattere . Ve Vittoriofi hor fo
1
nutofi per tanto alle mani , inuerfo la fera furono m. ffeà fondo no Genouefi .
tre Galere Viniziane , e due naui , e ci morirono da 3500 huo-
mini : riceuendo¡ Genouefi poco danno . Efe il mare non ha
ueffe incominciato à ingroffare , e trauagliare , per cagione di
vento Sciroccho : hauerebbono ( come fi giudicò per molți ) i
Genouefi fracaffata , erotta tutta l'armata Viniziana . La qua-
le hauendo riceuuto il prefato danno , col beneficio del vento
fene ritorno à Vinezia . Ela Genouefe feguitandola , nè poten
dola arriuare , fi ritirò nel porto di Chioggia 25.miglia da Và
nezia diftante . I Viniziani veduta la fuga della loro armata , e
fentendo che i nimici fi ritrouauano così vicini , fubito penfa-
rono di opprimergli con qualche aftuzia, pofcia che con valo-
re non battaua loro l'animo , hauendo minore armata . Fatte
per tanto venire due barche groffe le caricarono fecretamente
di fafsi, e cercauano di mandarle alla bocca del porto di Chiog
gia, e quiui affondandole ferrare detto porto à i Genouefi . Ve
nuta quefta machinazione de i Viniziani , all'orecchie del Si-
gnor Matteo Giorgi Raugeo, per mezzo di certe fpic, che egli Signor Matteo
teneua :fubito n'andò dal Capitano generale de Genouefi ,e gli Giorgi , auuerti
to Capitano .
narro la ſoſpizione che hauea , e gli perfuafe , che vfciffero di
quel porto con ogni preftezza : peroche altramente farebbono
ftati quiui affediati . Al cui fano configlio non volle il Genera
le acconſentire : anzi fofpettò , che il Giorgi non diceffe ciò per
timore di nuoua battaglia . Veggendo per tanto il Signor Mat
teo Giorgi l'oftinazione del prefato Generale , trouando fcufa,
che te fue galere faceuano acqua , ottenne di partire , e di naui-
gore a Rauenna per acconciarle . Et ecco che la notte feguen Genouefi affedia
te alla fua partenza , fù da i Viniziani nel modo fopradetto , di ti nel porto di
maniera chiufo , e ferrato quel porto di Chioggia , per ſe ſteſſo Chioggia .
piccolo , e baffo, che nè anco à gli flefsi minori, e difarmati le-
gni
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
46

gni fi dauia per quello ingreffo , o vero efsito . Hauendogli


adunque così ferrata la via del mare , e dalla banda di terra tene
do guardato il lito con buona máno di ſoldati , furono forzati,
fra pochi giorni , effendo mancata loro l'acqua dolce , & altre
cofe neceffarie , ad arrenderfi à difcrezione de i vincitori Vini-
ziani . Onde molti di loro furono decapitati , e le loro carni
( come dicono ) infalate in bariglioncelli , à Genoua mandate
furono . Atto nel vero , fe però fù così , di barbara crudeltà , e
difdiceuole tra huomini chriftiani . Dopo la vittoria ottenuta
de Genouefi , mandarono i Viniziani alcune galee à danni de i
Raugei . Onde furono forzati à ricorrere per aiuto al Rè di
Bofsina . Colle genti del quale effendoli i Raugei congiunti
nella valle di Malfi per opporli à i Viniziani , e veggendo arri,
uare due delle loro galee , fi afcofero in certo bofco vicino tan-
Duegalere, fon to che hebbero fatta ( come dicono ) fcala in terra . E come
tolte di Vinizia, prima videro la maggior parte delle genti effere ifcefa ful. lito :
d'improuifo fcoperti faltarono fu le prefate galce e con eſſe ſe
ne vennero à Raugia . Le quali poco dappoi furono dai Vini-
ziani rifcoffe per mille , e cinquecento ducati . Iqualifi ſparti
ronofra i foldati Bofsinefi . In quefti tempi iſteſsi , dopò l'efferfi
fatta triegua co'i Viniziani per diec'anni , accadde in Raugia
che hauendo il Signor Marino Binciola , gentil'huomo ricco,
& amoreuole de fuoi concittadini , feruito tre altri gentil'huo
mini pure Raugei , i nomi de i quali per honore delle famiglie
loro non fi pongono , di groffe fomine di danari : & hauendo-
gli afpettati più teinpo : e facendo inftanza di rihauergli : egli-
no che forse non teneuano modo di rendergli , in cambio del
beneficio , cercarono in quefta maniera di pagarlo con fcelera-,
Son giuftamente tifsimo maleficio . Imperoche accordandofi tra loro fecreta-
sre nobili occifi. mente , vna notte nella prima vigilia , con certi anelli di corda
impegolata , cacciarono fuoco nella cafa del predetto Signor
marino : acciò abbrufciandoʻla cafa , ardeflero ancora le fcrit
ture ,per cui eglino veniuano fuor debitori dichiarati . Ma vol
le noftro Signor'14dio , fommo , e giufto prouifore, che la gế-
te di cafa , preſto accorgendoli dell'incendio , e chiamando ad
alte voci foccorfo,fenza far danno alcuno d'importanza , fuffe il
detto fuoco preflifsimamente ifpento, efmorzato. E facendofi
diligente inquifizione de i delinquenti , per certi fufficienti ,
indi.
LIBRO PRIMO . 47
indicij , furono prefi i prefati tre gentil'huomini : & effamina-
ti , & confeffata la verità del fatto, fenza veruno indugio, e fen
za rispetto della nobiltà loro ( cotanto fono.i Signori Raugei
della giustizia amatori ) tutti e tre furono publicamente dicapi
tati ,e morti .
ELL'Anno Cap. 22.
DELL'An no 1381. effendofi fparta la fama de i gran traffi-
chi chefaccano per mare i Raugei : due fainofi Corfali
Franzeli , vno dei quali hauea nome Triftano , e l'altro Carlo, Due Corfali Fran
coparfero con due galee armate nel Golfo,à danno fpecialmete zefi entran nel
de i Raugei. Per lo che haued'eglino armate fimilmente tré ga Golfo .
lere,fotto il gouerno del Sig. Matteo di Giorgi, del Sig. Deme
trio Beneſciave del Signor lacomo Modanelli , gli mandaro-
no contra detti Corfali . Et hauendo auuifi come detti Corfa-
li fi trouauano nel porto delle Palmes à capo dell'ifola di Meli-
da , gl'andarono animofamente ad affrontare . Ma efsi cono-
fcendoli inferiori fi mifero in fuga , fenza combattere , verfo
Vinezia. E feguitandogli coraggiofamente le tre galere Rau-
gee ,gli arriuarono à capo dell'Ifola di Corzola , preſſo à terra:
e fenza efufione di fangue fecero le galere, e gl'huomini prigio
ni , egli conduffero à Raugia . Doue fatta la fcelta de i princi
pali furono polti in cuſtodia nella fala grande del configlio , e
gl'altri per varie prigioni . E dopò mefi otro, hauendogli fat
to giurare di non ritornare più à i danni loro , e d'effere buoni
amici della loro Republica , gli lafciarono con le loro due ga- Cortefia, e huma
lere,ritornare alla patria loro . Ma prima hauendo loro tolto nita de i Raugei.
parecchi forzati Franzefi , e veftitigli alla Morlacha, gli man-
darono a prefentare al Rè di Francia : fupplicando à fua Mae-
ftà , che non permetteffe più , che le fue genti andaffero à i dan
ni loro : i quali erano à fua facra corona buoni , & affezzionati
feruitori . E narrano , che quando il Rè vidde quell'habito ſtra
no Morlacho, di cui erano iſtati veftiti da i Raugei detti forza-
ti , hebbe à dire due cofe : la prima , che gl'increfceua , per cer-
to modo di dire, che non fuffero iftati tutti impiccati per la go
la :poi che s'erano lafciati vincere , epigliare da gente così ftra
no , enon più veduto habito : e la feconda , che non le lucide , e
dorate armis nè i pompoſi abrigliamenti dei Cauallieri recaua Chi doni le vit
torie, nota bene.
no le vittorie : ma fi bene gl'animi pronti , e corraggiofi petti ,
vniti in vno iſteſſo volere . Et hauendo con regij prefenti ho-
no-
UDIŠ
STORIA
DELL'I RAVGIA
48

norato l'Imbaſciadore de i Raugei , lo licenziò in pace .


Dell'Anno 1389. Effendo morto il Rè di Bolsina, ſenza
Heredi , e combattendo tra loro i baroni di detto Reame , per
cagione del principato : Lazzero Defpoto , Arciduca di Sama
dria, fattofi auăti armato,con poca fatica ottene d'effer egli Rè.
Ma opponendofi fubito à lui A murate Rè de Turchi , il quale
paffato dell'Afia nell'Europa , s'era impatronito d'Andrinopo
li :e venuti à battaglia , & à giornata , amendue Amurate, e
l'Arciduca vi reftarono morti . E ritirandofii Turchi à i con-
fini loro , fù creato Rè de i Bofsinefi vn barone , chiamato O-
Terre nuoue do ftoia . Il quale per effere amico de i Raugei fece loro dono di
mate di Raugei certo paele alla marina , preſſo à Stagno , detto hoggi, le Terre
Nuoue . Hauendo per tanto i Raugei ottenute le prefate Terre
Nuoue, & intendendo che in quelle erano molti Rafciani , e
fcifmatici : deliberarono ridurgli alla fede Cattolica: & áll'vb-
Zelano per la fe- bidienzia della fanta Chiefa Romana . E per ciò vi mandaro
de i Raugei .
no religiofi cattolici , cacciandone gli fcifmatici : molto bene
fapendo il piose religiofo Senato , che quale per lo più è il
"
Clero , tale eziandio è il popolo . E perche fi , ifentirono alcu
ni Calloieri ( che cofi fono chiamati quei religioſi ſciſmatici) e
filamentauano, che fuffero non folamente leuati delle loro ami
niltrazioni, ma priui altrefi delle facoltà onde viueano : s'obli
gò il Senato Raugeo di pagare al loro Monaftero cesto annua
le cenfo , e lo paga fino al dì d'oggi . Nell'ifteffo tempo, offen-
do nare alcune differenze fra il Rè di Bofsina , e gl'Albaneſi : e
trattãdofi d'accordo,nè fi trouando luogo, in cui le parti amen
due così bene fi afsicuraffero d'abboccarfi infieme : dubitando
ciaſcuna di qualche inganno : Comefù loro propólta Raugia,
la cui fedeltà era à tutti nota : tutte due le parti ben volentieri
Raugia luogo da l'accettarono . Onde dall'Illuftrifsimo Senato con molta ma
diffimir liti .
gnificenzia accolte: quiui fenza tumulto diffinirono le liti lo-
ro . E pofcia ritornando à i loro paesi : predicarono fempre la
grande equità , e fede della Republica Ragufana .
Dell'anno 1396.effendo iftato rotto in battaglia da i Turs
chi Niccopelt , Sigifmondo Imperatore , non hebbe ardimen-
Raugei è porto to di fermafi in luogo alcuno : fino attanto che per mare non
de gl'afflitu arriuò à Raugia . Doue polandofi alquanti giorni , difficile
mefti .
farebbe adire le inolte cortefie , che dal Senato Raugco vfate
gli
MOVINI BRO PRIM'OMU

gli furono . E quando poi hebbe da partire ,'non volle confi-


dare la fua perfona, ela vita propria in altre mani , che de i Rau
gei . Onde eglino fopra le loro galere , lo conduffero à Segna.
Ethaalaatonella Città di Raugia l'Arciuefcoup di Stri
gonia amalato , e raccommandatolo al Senato comme cofa à
lur cara : la fecero diligentifsimamente curare Eguarito
che egli fù , da più nobili Raugej fino in Vngheria , lo fecero
accompagnare . Et in quefte azzioni così illuttri , e di eterna,
memoria, de i nobili Raugei , porremo fine al primo libro di La fine del prime
libro di quefts
queſta iftoria , il quale , in ventidue capitoli , comprende con Ioria.
breuità la fondazione della nobilifsima Città di Raugia ,
& i progrefsi di lei , per iſpazio di circa nouecento
anni : cioè dall'anno di noftro Signore 526.
fino all'anno 1400. Ma prima porremo
qui per ordine i nomi dei Clarifsi 42
mi Signori Viniziani,che furo- rout a
no Rettori in Raugias
dopò la cacciata
del Tiranno
Demme-
iano ,
che fu intorno all'anno
1260. di noftra
falute .

1C

NOMI
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
"
NOMI DE IRETTORI
VINTZ TANI
NIS

Che ftettero à Raugia , lafeconda volta, cioè doppò ,

che nefu leuato il tiranno Demmeiano , dall'an


no di Nostro S. 1260. in circa ,fino
al 1370. in circa .
shop i en
9 I
MARCO Dandolo circa l'anno 1260 .
2 Giouanni Tiepolo 1262.
3 Tristano Ponte ftorto 1264.
4 Marino Contarino 1266, 030
5 Piero di Lorenzo Tiepoli 1268..
6 Iacomo D'offo d'oro 1270.
7 Marco Iuftiniano 1272.
8 Marino Baduero 1273.
9 Piero di Lorenzo Tiepoli 1275.
10 Andrea Venieri 12771
11 Marco Iuftiniano 1278,
12 Marco Geno, 1279 ne fak
13 Niccolo Mauriceni 1281.
14 Egidio Quirini 1281 ,
15 Giouanni Giorgi 1283 .
16 Michele Mauriceni 1284.
17 Iacopo Vittori 1284.
18 Niccolo Quirini 1286.
19 Andrea Dandolo 1291 .
20 Marino Baduero , foldato 1292.
21 Marino Mauriceni 1296.
22 Marino Gendiui 1298,
23 Andrea Dauro 1299.
24 MarcoCornaro 1301.
25 Iacopo Candalmir 1302.
26 Marino Baduer 1302 .
27 Andrea Dauro 1305.
28 Benedetto Falliero 1306.
IMCH Andrea
LIBRO PRIMO , G SI
29 Andrea Dauro 1308.
30 Bartolomeo Gradenigo 1309.
3 Pietro Michaeli 1301.
32 Andrea Marcello 1311.
33 Bartolomeo Gradenigo 1312.
34 Pietro Geni 1314.
035 Paulo Mauriceni 1316.
36 Vgolino fuftiniano 1318.
37 Bartolomeo Gradenigo 1320.
-38 Lodouico Mauriceni 1322.
39 Paolo Triuifano 1325.
040 Vgolino Iuftiniano 1325.
41 Biagio Geni 1327.
42 Baldouino Delfini 1328.
43 Lodouico Mauriceni 1331-
44 Niccolo Falliero 1331 .
45 Marco fuftiniano 1333.
46 Niccolo Falliero 1334.
47 Cristoforo Geni 1337
48 Iacopo Gradenigo 1337.
49 Filippo Belegno 1339.
So Vgolino Iuftiniano 1342.
51 Giouanni Fofcaro 1342 .
2 Leonardo Mauriceni › 1343.

Marco Mauriceni 1344,
53
54 Leonardo Mauriceni 1346.
55 Filippo Horio 1346.
56 Eilippo Bellegno 1348.
57 Pietro Iuftiniano 1348.
59 Marco Souranzio : Niccolo Volpe .
60 Niccolo Barbarigo , ela feconda volta ,
561 Marco di Tommafo Souranzio , che fu l'vltimo Conte , o
úvero Rettore Viniziano , che fia ftato in Raugia.
Nella foprafcritta nominanza di tanti Clarifsimi Signori ,
può il benigno lettore, primieramente offeruare coine due an-
bi duraua ciafcheduno Rettorato , fe bene tal'hora , per morte,
ò altro vario accidente , cotale ordine s'interrompeua : che co-
tanto tempo, oggi di , pare che durino i Proueditorati de gli
ftefsi
32 DELLISTORIA ĐỂ XẢY GIA

ftefsi Clarifsimi Signori , nelle Città del loro amplifsimo de-


minio . Secondariamente può il diligente lettore , nel fopra-
poſto cattalogo auertire , come molti di quei Signori , dues e
più volte hebbero cotal carico del Rettorato Racufano, Don-
de fipuò arguire dell'ottimo loro gouerno , e dell'vniuerfale
fodisfazione , che doueano , nella loro amminiſtrazione repare
al popolo . Peroche quando vn gouernátore, o altro qual fi vo
glia miniftro , attende al giuftos al bene publico : e gouerna la
plebe à lui commeffa, con paterno amore :lontano da ogniaua
rizia , & intereffe proprio , e contento de gli honefti fuoi emp-
Jumenti, & honori ordinarij , e douúti : í popoli , e la Città gli
defiderano di nuouo , e gli chieggono . Non fi potendo ritro
uare la più bella archimia, e la più verace,& approuata da farli
per da vero amare , honorare , e defiderare , che quella dell'ef-
fere huomo da bene , e giufto: e d'amare : come altri defidera
d'effere amato . Nel terzo luogopoi , deue il prudente lettore
fapere , come noi , queſti Clarifsimi già Rettori di Raugia, hab
biamo qui annouerati , con quell'ordine , che habbiamo appref
fo d'altri fcrittori ritrouato . Ma può molto bene effere, e che
fi fia tal'hora traſpoſto , per inauertenza di coloro , che prima
queſte memorie notarono , l'ordine proprio , e vero : e che al-
trefi qualcheduno, come fuole auuenire, fe ne fia per dimenti
canzalafciato in dietro › ſenza farne menzione. Ma bene accer
tiamo noi chiunque queſta noſtra Iſtoria, cioè da noi ſcritta leg
ge, che non ci habbiamo poſta , ò fcritta cofa alcuna , la quale
non habbiamo preſa da altri graui ſcríttori, e da noi, veracifti-
mati : òvero da noi ftefsi co'i proprijocchi veduta, efperimen
tata . E di tutto fia laude à noftro Signore Iddio alla glorio-
fa Vergine, e madre di lui Maria, al fantifsimo Vefcovo, e mar
tire San Biagio : & à tutta la Celeſtial corte del Paradifo, amé:
Sottomettendo vltimamente queſta , & ogn'altra noftra fatica
fatta , e da farli , humilmente alla cenfura , & alla corrèzzione
della fanta madre Chiefa Catolica Romana , e d'ogni piùſcien
ziato feruo di Dio .

Ilfine delprimo libro , dell'Istoria di Rangia ,ferinta


da F. Serafino Razzi , Ord. Pred, 1590.
DEL
38

PREFAZIONE DI

FRA SERAFINO RAZZI .

Al fecondo libro , della ſtoria di Raugia ,


da lui fcritta .

AVENDO voi , benigni lettori,

Scorfo , e letto questo primo libro, del-


laftoria, cronica, vero annali , che
nominarègli vogliate della Città Il

luftrißima di Raugia : auanti , che

paßiate al fecondo libro , habbiamo


da dirui alcune cofe . E laprimafarà l'occafione che

ci moffe à metter mano a questafatica, la qualefu che


hauenda noi à ire , per l'obedienzia dé nostri maggiori

di Roma , Vicario della congregazione del nostro ordi-

ne , a Raugia , e defiderando di fapere la qualità del


luogo , a cui andare doueuamo, per molto che di ciò cer

caßimo , nonpotemmo ritrouare libro alcuno , che di lui

parlaffe ,fe non qualche breueparola, e per modo dipaf

faggia. Onde ciproponemmo nell'animo, arriuandoci,

diferiuerecomepoifacemmo , laftoria di detta Città,


G 3 e dare
dare notizia in iſcrittura , al mondo di lei . Si ag-

giunfe pofcia a quefto motivo , il debito della gratitudi


ne , la quale io doueua alle molte cortefie fatemi da
quello Illustriß. Senato , in due anni , che la dimorai.

Occorreci poi da dire , che fe bene nelle memorie di

Raugiafi dicefemplicemente , la Cafa , e famiglia de


Bobali , effere venuta di Morlachia, non dimeno, co-

me poi meglio fi è trouato detta Illnftrefamiglia pro

priamente viene del Ducato difanta Sabba, e da vn


luogo particolare di quello , detto Bobani . E voglio-
no alcuni , che questo nome Bobale , nella lingua no-

ftra Italica , fia il medefimo che Fabio . Onde la fa-


miglia deBobali ,farebbe l'isteffa , che lafamiglia de
Fabij .

Nel terzo luogo vi habbiamo da dire , che ſe bene

noifinimmo diferiuere questa noftr'opera in Raugia,


anche poi ritornati in Italia , fubito la rifcriuem-
mo , tutta viafifarebbe ellaftata, qualche tempo nelle
tenebre ,ſenza venire in luce , per le difficultà , che fi
trouano , bene ifpeffo , nelle stampe ,fe la bontà , e libe-

ralità , del molto Illuftre giouane , il Signor Marino

Caboga,gentil'huomo Raugeo , & habitante in An-

cona , non haueffe tolte via tutte lepredette difficoltà,

efauoritici à condurla , come Dio grazia fi è fatto , à

perfezzione in Lucca , Città Illustrißima , e fola an-


cor ella in Tofcana libera,come in Dalmazia Raugia.

Moltoper tanto , deue la Città di Raugia à questo


Suo
fuo amantissimo figliuolo il Signor Marino predetto ,
che, come amoreuole della patria,fi è adoperato , che la

ftoria dilei , con laude venga in notizia dell'altre pro-


uincie, e nazioni . Efeper auuentura appariffe ad al-
cuno , che detta storia non haueffe il fuo intero compi-

mento ,fi ricordera , che di primifcrittori , di qual fi

voglia materia , ò fuggetto ,fempre fi èhauuto da ipru


denti compaßione , e che fono stati efcufati : peroche i

principi di tutte le cofefono malageuoli . Verraforfe


un'altro , effendofacile alle cofe trouate aggiugnere, il

quale , e con più copia di cofe , e con maggior eloquen-


zia diparole ,fcriuerrà dell'alma Raugia , e fuo terri-
torio . In tanto accetti ella , col prontißimo animo di

feruirla , quanto da noi per hora , le viene donato . E

voi , benignißimi lettori, a piacer voftro transferite-

ui , alla lettura del fecondo libro , che anche più

delprimo vi aggradirà , fauellandofi in

quello di cofe più moderne , epiù à


tempi nostri propinque .
Statefani .
(..)

DEL-
33

DELL'ISTORIA 53456

DI RAVGIA ,

SCRITTA DA F. SERAFINO RAZZI .

LIBRO SECONDO .

NTORNO all'anno di noftro Si- Cap . prime


gnore mille , e quattrocento , effen.
dofi Baiazetto fignore de Turchi ,
impatronito del Reame di Boſsina:
e venendofi tuttauia più accoltando
àiconfini del Dannubio: Vladisla
uo Rè d'Vngaria , temendo di così
potente vicino, fece lega col Duca
di Borgogna . Et effendogli venu,
to perfonalmente in aiuto con vna
groffa banda di Borgognoni , & vnitofi al numerofo effercito
fuo , andarono ad incontrare Baiazetto , é preffe à Varnafifece
tra loro vn crudelifsimo conflitto . In cui rimanendo i Chri-
Conflitto d'arme
ftiani perdenti, & il Duca di Borgogna prigione , che poi co ta tra i Chriftiani,
glia d'vn millione d'oro ſi riſcattò, il Rè d'vngaria fi faluo fug i Turchi .
gendofi in vna terra di Dalmazia alla marina . Doue ritrouan
do, perfua buona forte , vna galera Viniziana, con quella fe ne
venne in Raugia; e riceuè da quei Signori ogni maniera di cor
tefia . E fra l'altre narrano, che vna fù queſta , cioè che per 4.
mefi, che quiui dimorò, fù con tutta la famiglia fua, à ſpeſe del
Senato pafciuto, e prouifto di quanto gli faceua dibifogno . E Nota la cortefa
dopò ancora con due galere arinate lo conduffero à Spalatro: e dei Raugei ..
quindi , accompagnato da molti gentil'huoinini Raugei, fe ne.
ritornò nel reame fuo in Vngaria . Dopo la partita del Rè d'Vп
gheria , di Spalatro , vennero in difcordia i nobili di Spala-
H cro
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
54
tro detto , con la plebe, e popolo: e rimanendo al difotto , evin
I Raugei foccor- ti , furono con preftezza dal Senato Raugeo foccorfi . Impe-
ron quei di Spa- roche mandando due galere gli leuò , etolfe dal pericolo : e
latro .
foftentò altréfi con le famiglie loro alquanti mefi , tanto che le
differenze loro furono accommodate .
La pefte per due Quell'anno ifteffo venne à Raugia il morbo, e durò due an-
anni fù in Raug. ni . E vi morirono della nobiltà 160. perfone : De i popola-.
ni 207. e della plebe, e popolo minuto , intorno à quattro mi-
la . Paffato il morbo poco mancò che Raugia non fuffe prefa,
e faccheggiata . Imperoche quattro fratelli nobili , i nomi de i
quali per honore della famiglia fi tacciono , corrotti per dana-
ri, e promefsioni da vn certo fignore Bofsinate , & hauendo
indotti nella loro congiura alcuni della plebe, cercauano di da
Tradimento co rela Città nelle mani del prefato fignore , che con le genti fue
perto,e galtigato
armate douea effendo vicino, prefentarfi vna notte alle mura di
diquella . Macffendoli , per bontà di noftro Signore , & in
tercefsione de i Santi patroni di quella Città , intercette alcune
lettere del Bofsinate , nelle quali follicitaua l'imprefa , & il tra-
dimento: furono i prefati giouani fatti prigioni , & hauendo
ne itormenti confeffata la verità , furono tutti , e quattro fatti
morire , con gl'altri eziandio loro complici . Con tanta non-
dimeno fortezza d'animo , e tranquillità di mente , fù tolerata
ła morte loro , da i proprij loro parenti per l'amore , e per la
charità maggiore inuerfo della patria : chevno di loro, il quale
ci hauea vn nipote , fù veduto nell'hora che fi conduceuano al
fupplicio veftito di porpora paffeggiare per mezzo della publi
Fefta folenne de Ca piazza . Il giorno in cui fù fcoperto detto tradimento , e li-
i quaranta mart. berata per ciò la Città da tale pericolo , fù alli 9. di Marzo , fe-
fta dei quaranta martiri . Onde in memoria di tale beneficio,
ciaſcun'hanno , il Rettore, e Senato coftuma di andare procel
fionalmente alla Chiefa di San Biagio : e quiui anche nella log
gia vicina quella mattina fi fa la predica della libertà . Ne gli
ftefsi giorni , il Territorio di Raugia vecchia, con tutta quella
regione che con lingua epidaurica , da vno acquidoccio, cana-
Zeterre di Cana- le s'addimanda , fù compero da i Raugei : e fù pagato il prezzo
le cópra Raugia. à certi fignori Bofsinati : e pofcia diuifo à huomo à 'huomo, tra
i Cittadini : non fenza però inuidia de gl'antichi poſſeditori.
Doue è da notare, come detto Territorio di Canale, effere ifta-
to
LIBROSECONDO .
55
to anticamente di Raugia vecchia , ne fa piena fede la mirabile
ftruttura , e fabrica di certo aquidoccio , per cui di lontano cir
ca ventimiglia fi conduceua l'acqua alla Città . Della quale ope
ra diftrutta , e guafta da i Slovini , ò vero Gothi , fi veggono fi
no al di d'oggi alcuni veftigi : e fi leggono in certi luoghi l'in-
fcrizzioni latine de i nomi de i curatori .
EL mille quattrocento quattordici , veggendo i Raugei Cap.1.
NEL
che Baiazetto ſignore dei Turchi , dopò la vittoria otté-
nuta à Varna contra il Rè d'Vngheria , e Duca di Borgogna
veniua tuttauia moléſtando il paeſe dell'Arciduca di Samādria:
e che l'imprefe di lui tutte profpere riufciuano : non parue lo-
ro da differire à cercare l'ainicizia fua . Onde volontarimente Raugia tributaria
fe gli fecero tributarij di ducati sco. l'anno e furono da lui del gran Turco .
volontieri riceuuti : e donò loro priuilegi di potere per tutto il
fuo dominio trafficare , effenti , e liberi da tutte le grauezze ..
Et effendo poi fucceduto nello stato di Samandria Stefano,per
mortedi Lazzaro fuo padre, e fdegnatofi che i Raugei fi fuffe- Crudeltà vfata
verfo i Raugei
Fofatti tributarij del Turco , fuo nimico : ne fece pigliare quan
ti n'erano nello ftato fuo, e gli storpiò tutti, à chi cauando vn'-
occhio , à chi tagliando vna mano , & à chi altra fomigliantė
crudeltà vfando Tolfe altrefi loro tutta la roba , contra ogni
giuſtizia , e douere , la quale afceſe alla valuta di circa trentami
Ja ducati .
Dell'anno 1433.i Raugei per introdurre nella loro Città
L'arte della lana conduffero di Firenze vn certo Pietro Pantel- Arte di lana venn
Ja , donandogli alcuni terreni ſotto monte Vergato, e pagando ta in Raugia .
gli ducato vnoper panno . E coli lavorando egli , & infegnan
do ad altri , fe sì , che in ifpazio di cinqu'anni s'aperfero , più
botteghe di lana e di panni lani, nella Città di Raugia . E per
che cotale effercizio non fi può fare fenza abondanza d'acqua ༡.
dolce , fatto venire da Napoli vn certo maeftro Honofrio , va-
lentifsimo ingegnieri, conduffero da Chenefciza di Giunche-
to , villaggio non molto lontano da Raugia, vna polla d'acqua
così copiofa , che vicino alle mura della Città fa macinare più
mulina : e quindifcendendo prorompe nella Città in belliſsi-
me , commodifsime, e copiofifsine fontane : e fuori delle mu- Acqua dolce con
ra , fotto dette mulina s'ettende alle tintorie , & ad altre com- dotta da Giuche--

modezze per la prefat'Arte di lana . Si fpefero nel condurre.


H 2 dett'ac-
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
56
dett'acqua , e nel fare le predette fontane , intorno à dodici mi-
la ducati . Iquali furono molto bene impiegati : effendo,che la
Cittàgià tanti anni ha goduto , e fi gode tuttauia il frutto di
quelli : trouandoli fu la riuadel mare cotanta abondanza d'ac-
qua dolce.
Del 1440. effendo fucceduto à Stefano nello ftato di Sama
dria, regione della Milia inferiore , tra il monte Emo , & il
Dannubio fiume , Giorgio Defpoto , quafi vltimo fucceffore
della progenie di Stefano Nemagno : Venne à battaglia con
Amurate fignore dei Turchi : & effendo ftato da lui rotto , e
vinto, fe ne fuggi in Vngheria ; e quindi à Raugia con tutta la
fua famiglia , e con gran copia d'oro : riponendo ogni cofa nel
Bonta de i Rau
gei de gli effuli. potere di quello Illuftrifsimo Senato . Il quale fcordatofi, per
debito di buon Chriftiani , dell'ingiuriefatte dal padre fuo ài
mercanti Raugei : lo riceuuè con ogni maniera d'honore : e
trattò fempre con ogni forte d'amoreuolezza : fino che doppo
certo tempo nauigò ad Antiuari , Città che dello ſtato fuo tola
era rimafa alla diuozione di lui , e non più di circa 50" miglia
di mare da Raugia diftante . La qual cofa intendendo Amura
te mandò fecretamente à trattare con gl'Antiuerini, che volef-
fero darnegli nelle mani : e che hauerebbe loro laſciata la Città
libera , e fotto la fua protezzione . Gl'antiuerini , effendogli
Ne pure penfare
con l'animo
fideono i tradi cotal partito da A murate propofto , fe ne ftauano
menti . fofpefo, & irrefoluto : da vna banda inuitandogli al sì le gran-
d'offerte fattegli : e dall'altra fuadendogli il contrario la fedel-
tà, che al proprio fignore doueano . Ma il Defpoto fatto da
alcuni amici confapeuole del cafo , fi rifoluè , per migliore par
tito di non afpettare la dubbia rifoluzione de gli Antiuerini .
Onde mandando fubito à Raugia vn meffaggiero pregò quel
I Raugei Soccor Senato , che voleffe in tanto pericolo foccorrerlo . Per lo che
rono l'amico . fatta armare vna galera , la mandarono i Raugei l'ifteffa notte
fotto Antiueri. Onde Giorgio Defpoto, fotto ſpecie d'andar'à
caccia,vfcito la mattina di buon'hora co tutti i fuoi, e cotutto il
fuo hauere,fuori della Città,e fcendédo alla marina,imbarcò fo
pra detta galera, e ſe n'andò à Raugia confidandola vita ſua più
tofto nelle mani dei nobili Raugei , che nella potestà de i pro-
Inimici dell'hu6 Prij vafalli . Fù per tanto da i Raugei ben volentieri riceuto
àfasi domeftici, e cortelemente trattato tutto quel tempo, che dimorò appreffo
di
LIBRO SECOND O. 57

di loro . E fe bene Amurate, di cui tutta l'Europa inqueltem


po tremaua , mandò più nunzij : fe più offerte , e minacciò più
volte il Senato di Raugia , acciò laſciaffe la protezzione del De
fpoto : non però mai vollono i Kaugei mancare della fede data
al prefato Rè , di faluarlo . Anzi di maniera operarono , per
mezzo dei loro Ambaſciadori appreffo del fopranominato Im
peratore Amurate , che ftupito di tanta pietà , e di tanta fedeltà
hebbe à dire ; Come non facilměte potea perire la Città di Rau Di fedel viem log
data, alma Raug.
gia in cui tanto conto fi tenea della fede data . Ma non conten
ta di queſta protezzione , e difefa Raugia : diede altrefi opera
che ricuperaffe il regno , di cui era iltato ingiuftamente fpoglia
to. Onde impoftolo fopra le proprie galere , e naui lo conduf
fero fino à Scardona , Città vicina à Sebenico . E quindi anda
tofene in Vngheria , in breue tempo, per opera di Iano Vnnia-
de , padre del Rè Mattia , e per mezzo del teforo fedelmente
conferuatogli da i Raugei , diftribuendolo largamente à i fol-
dati , fù rinueftito del proprio regno . Il quale ricuperato,non
fù giammai fcordeuole de i beneficij riceuuti da i Raugei . An
zi fempre fi ftudio , es'adoperò di riconofcere, e di ricompen-
fare tanta loro cortefia . Onde fra l'altre cofe ordinò , che in Fauer notabil fa
tutto lo statofuo , qualunque Raugeo haueſſe hauuto debitore to à i Raugei .
alcuno contumace , fenz'altramente riccorrere alla corte, e giu
ftizia publica , poteffe egli fteffo farlo incarcerare nella fua pro-
pria cafa : e quiui tenerlo tanto che fodisfatto l'haueffe . E per-
ciò molti Raugei ne diuennero ricchi : e la Città loro grande-
mentefù augumentata di facoltà, e di riputazione . Riconob-
be altrefi il prefato Rè alcuni particolari gentil'huomini Rau-
gei : i quali continoamente gl'haueano tenuta compagnia : co-
me il fignore Dammiano di Caboga , & il fignore Paſquale di
Sorgo . i quali pofe in certi gouerni del regno fuo , onde ripor
tarono honore , e ricchezze .

DELL'Anno 1445. Hauendo Amuratte fatta la pace col Cap. 3.


Rè d'Vngheria , e con gl'altri fuoi conuicini , rinuncian-
do il gouerno al figliuolo fuo Maometto , fe ne ritirò in Ainz-
Lia : quiui tutto dandoſi all'ocio , & à i piaceri . Ma prima ri-
cordatofi come i Raugei non gl'haueano voluto dare nelle ma-
ni Giorgio Defpoto , raddoppiò loro il tributo : e volle che pa
gaffero 1000. ducati l'anno . Et eglino per non poter far'altro,
accet-
TORIA
DELL'IS DI RAVGIA
5.8
accettarono detto accrefcimento . I Chriftiani , veduto che
in Amafia ritirato , con ifpe-
Il can che dorme Amuratte fiera in quella maniera
non è be deftare. ranza di fare qualche progreffo nelle cofe loro , vaitili infieme,
e fatta gran preparazione per la guerra , ruppero la pace fatta
co'i Turchi . Onde Amuratte richiamato con preftezza d'A-
mafia , fene venne in Bulgaria : e fatta giornata co'i Chriſtiani
rimafe vittoriofo . E fubito fene ritornò in Amafia , doue po-
co dopò finì i giorni della fua vita. E Maometto Celebbia (uo
figliuolo , ancora affai ben giouane, rimafe fucceffore de gli fta
ti fuoi . A cui mandando i Raugei Ambafciadori con bellifsi
mi prefenti , non puotero mai hauere audienzia fino attanto ,
che non aggiunsero al tributo altri 500. ducati . Comparen-
molto biafimeu. do adunque con tributo di mille , e cinquecento ducati , furo-
Principe auaro, e
no afcoltati , e fe ne ritornarono à cafa , tra loro dolendofi della
fuperbia , & auarizia del tiranno .
Del 1451. effendo morto Volcazio Bofsinate, Duca di San
ta Sabba , gli fuccedè nel regno Stefano Cofaccia, fuo figliuo-
lo. E mandandogli i Raugei Ambafciadori à congratularfi,
furono da principio ben veduti , e cortesemente trattati . Ma
occorrendo vn giorno certo ragionamento , dopò vn folenne
banchetto , con gli ftefsi Imbafciadori , vno di loro hebbe à di
re, come certo negocio fi farebbe diffinito con l'arme in mano.
Molto effer cau- Perche fdegnatofi il Duca , gli licenzio . E poco appreflo con
to nel parlar con gregato vn'effercito fe ne venne à i danni
uienfi . di Raugia . Manda-
ronoi Raugei gente ad incontrarlo , e vietargli il paſſo ; ma fu
rono dall'ellercito del Duca rotti , e difsipati tutti i loro pre-
fidij . E veggendo di non potere con le forze refiftere à cofi
Trai guerreggia- potente inimico : penfarono d'aiutarfi per altra via . Onde
ti non fifuol por mandarono vn bando , che ciunque haueffe occifo detto Stefa
taglia . no Cofaccia , ò l'haueffe dato viuo , e prigione nelle mani loro:
gli farebbono ſtati pagati dieci mila ducati , e donata vna caſa,
con vna poffefsione : e farebbe iftato fatto gentil'huomo Rau-
geo. Erano all'hora nell'effercito di detto Stefano Cofaccia
tre fratelli fuoi figliaftri : il padre de i quali , per i tempi adietro
era ſtato grande amico de i Raugei : & il Senato fihauea ezian-
E fempre bene dio mantenuti amoreuoli detti fratelli . Onde entrato , dopò
måtenergl'amici . l'auuifo del predetto bando, in fofpetto di loro , Stefano prefa
to, leuandofi dall'impugnazione de i Raugei , fe ne ritornò có
l'cf-
LIBRO SECONDO .. 59
l'effercito ne fuoi paefi , fenza donare altro efsito alla predetta
guerra . A quell'ifteffo Stefano Cherzego , ò vero Colaccia
Duca di Santa Sabba, fenza riguardare à i trauagli da lui perlo
auanti riceuuti , la Città di Raugia rendè pofcia bene per inale. Rendono bé per
Imperoche andandone egli profugo , & effule del regno pro- male i Raugei .
prio , l'accolte benignamente : & oltre all'infinite carezze , che
gli fece in tutto quel tempo,che in lei dimorò : gli fe altrefi pre
fente di trenta panni di lana , e d'alcuni drappi difeta , per riue
tire fe , e la corte fua , la quale , per andarne fuggitiua , gran
bifogno ne teneua .
MA quefta narrazione da noi fatta di Stefano Colaccia, fe- Cap. 4.
guitando alcune memorie dateci quì in Raugia da alcuni
amici : altramente pare che narri l'Abate Tuberone , pure Rau
geo, nelle fue ftorie latine . Dice egli adunque , come intorno Nel quinto libro
à i predetti tempi del 1450. I Raugei da tante loro profperità à parla di Raugia
( come fuole auuenire ) innalzati , prefero à contendere , ( dif-
fentienti però da quefto i migliori Senatori ) con Stefano Co-
fazio ,figliuolo di Volcazio Boſsinate , loro vicino , & amico,
e fotto di cui erano alcune Terre della Dalmazia . E cotanto
pertinacemente vollono mantenere detta guerra , che oltre al-
l'hauere confumata gran quantità d'oro in condurre foldati ef-
terni , ci furono anche per perdere,per tradimento , la propria
Citta
' . Imperoche i foldati condotti d'Italia , veggiendo che i
Raugei poco erano eſperti nelle cofe di guerra , li confultaro- Hebbero il torto
no tra loro di prima faccheggiare la Città , e pofcia darla nelle gl'Italiani : con
gente ficortefe, e
mani dei nimici. Ma fcopertafi per alcuni Cittadini quefta fi amoreuole .
congiura e raportata nel Senato con prudente deliberazione
quelli Illuftrifsimi Signori , che all'hora gouernauano , e senza
punto perderfi d'animo , in caufa di tanta importanza , e così
pericolofa : per hauer gl'inimici drento , e fuori : in queſta ma-
niera prouiderò alla loro falute . Finfero di douer fare certa
E migliore va
fpedizione fuori della Citta ' , e mandatici coloro , i quali fape- prudente,che va
uano effere de i congiurati , non gli lafciarono poi altramente huom forte .
ritornare dréto. Poco nondimeno durò l'allegrezza dell'hauer
faluata la Città dal pericolo interno :peroche effendo poco ap-
preffo le géti fue di fuori iftate rotte, e fconfitte in vn fatto d'ar
ine', ritornò tutta inefta , edolente . Ma peggio ancora l'au- Condanna il Tu-
denne : conciofuffe cofa , che per riparare à i prefenti all'hora berone i Raugei.
fuoi
60 DELL'ISTORIA DI RANGIA

fuoi danni , e mali : ella prendeffe vn configlio e partito, à lei


pofcia, & à tutta Chriſtianità ( come alcuni ftimarono ) al tut-
to deteftabile , e perniziofo . Haueua Stefano Cofaccio il figli
uolo fuo primogenito , il quale , per hauergli effo fuo padre , il
giorno proprio delle fue nozze, rapita vna nobile giouane , à lui
La deftinata al fi
glio il padre pré- deftinata per moglie : & à fe , che vedouo era, congiuntala: gră
defi . demente l'odiaua , e non lo poteua con buon'occhio vedere. Sa
pendo per tato i Raugei quefto cattiuo animo del giouane ver
fo del padre fuo Stefano : parue loro buona occafione di potere
opprimere per mezzo d'altri , il nimico loro . Onde operarono
fecretamente col giouane , e tanto con preghiere, & offerte, fe-
cero , che l'induffero à ribellarli dal padre , & riffuggirfene al
gran Turco , e con l'aiuto di lui à vendicarli di tanto grand'in-
Vendon la pelle, giuria fattagli . Manon per quefto celò Stefano d'oppugnare
non prefo anche i Raugei : Anzi conuenne co'i Viniziani , che efpugnandofi
il lupo . con l'aiuto loro, Raugia : la preda delle facoltà fuffe fua : e la
Citta rimaneffe all'imperio Veneto . La qual cofa , come prima
feppero i Raugei , fpedirono à Roma , à Papa Niccola quinto,
Corrono al fon- vn certo mopaco Bafilio , poi per l'vfficio buono da lui , in que
se i faggi Raugei. fta caufa fatto, fecero Vefcouo Tribullienfe creare ; e fi quere-
larono appreffo di fua beatitudine , che i Viniziani haueffera
prefe l'armi contra di loro , & in fauore di Stefano Colaccio , il
quale era fcifnatico . Ciò vdito , indirizzò il Papa lettere al Se
nato Veneto , comandandogli fotto pena d'interdetto , che fu-
bito defifteffero d'oppugnare i Raugei Cattolici figliuoli di S.
Chiefa , e di fauorire Stefano predetto fcifmatico . Vbidirono
i Clarifsimi Signori Viniziani al fomino Pontefice , e fubito fi
ritirarono dalla lega, e confederazione col Bofsinate . Ma non
perciò fi pofe fine alla guerrà di Dalmazia : imperoche il figli
uolo di Stefano predetto fuggitofi al gran Turco, per la cagio-
ne detta , e da lui fauorito d'vn giufto effercito Turchesco,fe ne
venne con hoſtile animo à i danni del paterno regno . E di ma
abrufciando fcorfe le prouincie à quel rea-
criue il Tubero- niera guaftando , &
Quefte cofe def-
Be . me fpettanti , che quafi affatto eftinfe la Cofaccia famiglia : &
aperfe talmente à i Turchi la via della Dalmazia , e delle circon
ftanti prouincie : ehe eziandio la Città di Raugia, non folamen
te diuuenne alla cafa Ottomanna maggiormente tributaria,mą
anche poco meno che ferua . E così molte volte adiuiene, che
LIBRO SECOND'O . T 61.

coloro , i quali vogliono vincere il nimico con l'altrui armi,


con l'ifteffe anch'eglino vengano foggiogati . Il che fappiamo
effere accaduto nell'età de i noftri aui , ài Macedonij , a'i Gre-
ci , à i Traci , à gl'Illirici , e Schiauoni : E ne i tempi più pro-
pinqui , all'italia . Imperoche mentre alcuni dei Principi Ita-
liani , quinci hanno fauorito i Franzeli : & altri quindi li fono
accoltati à gli Spagnuoli : egl'uni , e gl'altri fi fono , ſenza ri-,
paro,trouato fopra il collo , il giogo della feruitù aliena . Ma
feguitando le narrazioni diciamo , che
ELL'Anno 1453. voltando Maometto l'armi contra la Cap.5
Grecia, cacciò primieramente dello ftato fuo Giouanni
fchender Daca dell'Albania . Il quale non potendo refiftere a
così potente nimicostolte le fue cofe migliori.fe ne fuggì fopra
d'un picciolo nauilio , e contutta la fua famiglia , à Raagia , e
fu da quei Signori con molta amoreuolezza riceuuto ,e ben trat
tato . Maperche non interueniffe loro ( come altre volte ) che Rifugio d'ogn'u«
il gran Turco s'era con loro > per fimili cagioni sdegnato : con no, alma Raugia.
prettezza fopra d'un loro legno , lo traggittarono in Puglia .
Manon puotero ciò fare con tanta fegretezza, che il Turco nó
lo rifapeffe . Onde fdegnatofi raddoppiò il tributo , e lo fe af-
cendere à tre mila ducati : e bifognò per iftare in pace con lui ,
che l'accettaffero . Et ecco che dopò vn'anno l'iſteſſo Giouan
ni Schender , lafciata la fua famiglia in Puglia , traueſtito ( per
non effer conofciuto ) fe nevenne વેà Raugia :& i Raugei fopra
d'vn nauilio lo portarono à Redoni , Citta dell'Albania ,alla Ferben far'ad al
marina : la quale fola gl'era rimafa . E venuto ciò all'orecchie trui, pati te ftella,
di Maometto, accrebbe due altri mila fcudi al tributo : e così Raugia , edi ciò
godi, e lieta Atai.
diuennero cinque mila .
Nell'ifteffo anno 145 3. fedente Niccola quinto, Maometto
alli 29. di Maggio , dopò vn lungo affedio , preſe la Città di
Conftantinopoli , vſando in quella ogni maniera di crudeltà :
tutto permettente Iddio per i noftri peccati e perche i Greci
( come molti credono ) cotante volte dalla Chieſa Romana , e
Cattolica partiti , e feparati s'erano : effendo che con la Religio
ne eziandio , le più volte , i regni fi perdono .
Intorno all'anno di noftra falute 1460. per Ambafciadori
di Papa Pio fecondo , e di Ferrante Rè di Napoli , e di Sicilia ,
iquali moltoerano trauagliati dall'armi , dal Duca Giouanni,
..L edi
62 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

e di Renato Rè di Francia , fù chiamato il Signor Giorgio Ca


ftriotto , detto Scanderbeg , Principe dell'Albania , e gran'do-
matore della fuperbia Turchesca , in Italia per aiutare la caufa
loro , edifendergli dalle genti Franzese, le quali bauendo pre-
fe molte Città del regno , teneuano detto Rè Ferrante affediato
in Barletta . Cimandò egli in prima vn fuo nipote con cinque
mila combattenti: i quali in parte folleuarono la corona di quel
Principe . Dopò hauendo fatta triegua col Turco per vn'anno
ci andò con vna groffa armata in propria perfona . Mafcio-,
gliendo d'Albania fe dirizzare le vele alla volta di Raugia , do-
ue con profpero , e felice vento giunto, e fmontato in terra con
molti de i principali della fua armata, fù da quella Signoria be-
nignamente riceuuto, & honoratifsimamente trattato . Inpe-
roche conducendolo nella Chiefa principale , fecero le douute
cirimonie, e porfero diuote orazioni à Dio per la profperità del
l'imprefa fua . Fù pofcia honorato con molti banchetti , e con
varij (pettacoli di giuochi feftiui . E finalmente fatti alcuni fe-
creti ragionamenti fra l'vna parte , e l'altra , tolta licenzia , mol
to fatisfatto dell'amoreuolezza di detta Città , dirizzò l'arma-
ta fua verfo Barletta . Doue con profpero vento giugnendo fù
dal Rè fuori delle mura incontrato , e felicifsimamente con la
prudenza fua , e col fuo valore effequì quel tanto , per cui era
nato chiamato : cacciando l'arme Francefi d'Italia, еe reftituen-
do aquel Rè quanto gl'era ftato da quellle vfurpato .
vinto va'imperio Dopo l'efpugnazione di Conftantinopoli , voltando Mao-
affale vn'alt re metto l'armi contra Tommafo Rè di Bofsina , con poca fatica
ro
gno. lo vinfe , e gli tolle il regno . Eti Raugei veggendo cotanto
auuicinarfi vn fi potente inimico , buttarono , in quefto tempo,
Per faluar la Cit- à terra quanti borghi haueano d'intorno alla loro Città : ac.
ta guaftano i bor ciò venendo gl'inimici non haueffero commodità d'accain-
ghi . parfi dentro di loro . Ma per bontà del fommo Iddio , il fu-
perbo tiranno , forfe sdegnando di foggiogare vna Città di
così poco , e di così fterile paefe in terra , voltando l'armi , & il
penfiero altroue , la lafciò viuere in pace . Patirono però molti
mercanti Raugei , che nel regno di Bofsina fi ritrovarono .
Imperoche non folamente furono ſpogliati delle loro facoltà ,
ma anche furono fatti pregioni , fe bene poi furono rilaffati
in libertà . Liberati per tanto dal timore del Turco , nuouo
diſguſto fentirono inobili Raugei . Imperoche l'anno 1463 .
appi-
LIBRO SECONDO . 6.3

appiccandofi il fuoco in certi bariglioni di poluere da boin- Ardeil Palazzo


barde , abrufciò la parte fuperiore del Palazzo dell'illuftri del Sig. Rettore.
fimo Rettore . La quale poi non s'è mai rifatta: ma ſe ne ſtà co-
si fenza il perfetto quadro . Dell'ifteffo tempo Stefano Duca,
di fanta Sabba , dopò molte contefe fatte co'i Raugei , pacifica-
tofi con ello loro, fe ne vene à Raugia: doue gli fù fatto grandif
fimo honore . Efrà l'altre cofe fù ammeffo in configlio, quan-
do s'hauea da creare il Rettore, e fù creato il Signor Francefco
di Sorgo, fuo particolar'amico . Dopò ſe n'andò à Caſtel nuo
uo ,fua Città alla marina , e nella bocca del Golfo di cattaro, e
quiui fini la vitafua. Gli fuccedè Vlatcho fuo figliuolo, il qua
le difmettendo tutte le differenzie antiche , volle fempre eſſere
amico de i Raugei . Prefe queſto Signore per moglie la figli D'Alfonfo
Rè di
uola d'Alfonfo Rè di Napoli fuggitiuo , & effule del regno. E Napoli la figlia,
gli fu condotta da i Raugei à Cattel nuouo , con iſpeſa di die. conducon à loro
ci mila ducati , fatta dalla Città , in feruizio dell'amico : e l'ac- fpefe à Caftel no
по .
compagnarono ſempre alcune gentildonne Raugce ..
Del 1471. mandò Kaugia per tributo al gran Turco fola-
mente treimila ducati facendo fcufa di non potere per all'hora
pagare gl'altri due mila . Accettò egli i tre mila . Manon pri
ma furonoritornati gl'Ambasciadori à Raugia, che i Turchi
comparfero nella contrada di Canale , ponendo à ferro , e fuo,
co ogni cola . Onde furono forzati à falire da cinque inila ze-
chini ditributo , che pagauano prima , à ottomnila .
Tre anni dopo , mandandò Maometto ad efpugnare Scuta-
ri, Terra di nominanza per cagione del lago vicino , tù per al-
l'hora valorofamente difefa , per la virtù di dui Raugei . On-
de il Turco per ifdegno accrebbe il tributo fino à dieci mila
ducati . Morto Maometto , fuccedè Baiazetto , il quale por-
tò molta affezzione à i Raugei , c fue huomo pacifico .
Dell'anno 1480. furono mandati Ambafciadori al Turco, Quanti prefenti
M. Iacomopiero di Bona Giouanni di Palmota: & il fignore fa quefta Repub,
Biagio Caboga , con prefenti d'a genterie , alla valuta di fette
cento ducati . El'anno 148 r. furono mandati altri Amba-
fciadori alla coronazione da Baiazetto , con prefenti di 5000.
ducati . E furono detti Ambaſciadori grazioſamente veduti ,
& vditi. E rilafso loro del tributo cotato accreſciuto dal padre
fuo 3000, ducati : e concede foro inolt'altre grazie particolari.
I 2. Del-
64 DELL' DI RAVGI
ISTOR A
IA
Cap.6.
DELL'ifteffo Anno 1481. alli 14. di Febraio , intorno alle
cinque hore di notte , venne in Raugia vn terremuoto
grandifsimo , il quale fece gran danno , e rouine di cafe . E fù
cagionato , come diffono alcuni Aftrologi dalla oppofizione
di Giouce del Sole in fegni freddi . Edal quadrato di Satur
Terremuoto gras no con la Luna in Capricorno . Et alli 27. di Febraio detto ,
gnola,e peftilen. venne nel contorno di Raugia vna grandine così groffa , che
rouinò, e guaftò tutte le vigne , onde quell'anno fù pochissimo.
vino . Ecalli 15. d'Ottobre dell'ifteffo anno 1481. fi fcoper-
fe in Raugia la pefte , la quale durando intorno à tre anni afflif-
fe grandemente la Republica . E ci morirono 92. gentil'huo.
mini, e 43. gentildonne, con affai popolani, e plebei . In quel
Galee feffanta vé tempo comparfe l'armata Viniziana di feflanta galere nel Gol-

gono a Raugia. fo, e paſſando fra la Città, e l'Ifola della Croma, e veggendo le
mura piene di gente , & il fopraftante monte Vergato coperto
di numerofopopolo del contado , fenz'altro motiuo fare , fa-
lutando con più pezzi d'artiglieria la Città : & effendo da lei fo
migliantemente rifalutata , feguitò la fua nauigazione verfo le-
uante. Et effendo Raugia ftata auuifata della venuta di detta
armata da vn gentil'huomo Raugeo bandito, che fopra di quel
la militaua :per gratitudine del buon'vfficio fatto verfo la pro
pria fua patria, gli leuarono il bando, e lo richiamarono à cafa.
Terremoti di no- L'anno 1482. del mele di Febraio, vennero di nuouo gran-
congragnola. difsimi terremuoti à Raugia , e per tutto il contorno . Ai
quali ancora s'aggiunse la grandine . Et alli 26. di Settembre
di nuouo furono terremuoti : e l'ofcurazione della Luna : la
quale fi trouaua all'oppofizione di Mercurio , e di Gioue , in
fegni terrei , & aerei . L'ifteffo anno furono mandati Amba-
fciadori à Baiazetto col folito tributo : e ducati 1340. per do-
nare alla porta di lui . Capitò in dett'anno 1482. à Raugia vn
certo padre Bolsineſe dell'ordine di San Francefco , chiamato
Fra Giorgio, il quale recaua feco il braccio finiftro di San Gio
Braccio di S.Gio uanni Battista , con intenzione di portarlo à Firenze , e di cauar
wanni,qui in Rau
ne qualche gran mancia , e donatiuo , per effer detto fanto par-
gia.
ticolare aduocato di detta Città . Ma la diuina maeftà altra-
mente dal prefato fuo intento ordinò . Imperoche amalandofi
detto padre à morte , e riuelando il dono , che feco portaua , i
Senatori fecerosì , che fi contentò che rimaneffe in Raugia .
Et
LIBRO SECONDO . 65
I
Et à detto padre , in gratitudine del dono , prouidero di reli-
giolo vitro se vestito in San Francefcoloro conuento per tutto
il tempo di fua vita . E vollono altrefi che ogn'anno la feſta di
detto fanto , in memoria del benéficio hauuto da detta religio-
ne di S.Francefco , paſsi la publica procefsione , con detta reli-
quia , per la Chiefa loro . Venuta pofcia quefta nuoua à i Fio- Chiedono i Fio
rentini mandarono loro Ambafciadori à chiedere detto brac- rentini il braccio
cio,con dife, che ad inftanza loro era ftato leuato di lerufaléme: detto .
e che à loro primieramente era ftato dal fopradetto padre detti-
nato : & aggiugneuano di volere donare in quello fcambio al-
la Città loro dodici mila ducati . Ma non per ciò fi piegò que
fto Senato alle loro preghiere , ò alle loro offerte . Ma con buo
ne parole , per altro , fecondo il folito , accarezzati, gli riman-
darono a Firenze : ritrouandoli in pacifico poffeffo di detta fa-
era reliquia : di cui fanno più conto, e più la ftimano che dodi-
ci mila ducati per lei offerti . Furono altrefi non hà molto tem
po ricerchi quefti fignori vn'altra volta, da gli ſteſsi Fiorentini,
di volere concedere loro detta facra reliquia , e gli rifpofero, co
me anche altroue fi è fcritto , che ritrouandofi eglino fu i confi
ni de gli infedeli ne teneuano più bifogno di loro , che fotto il
prudente gouerno del loro gran Duca , ficuri , e nel mezzo di
fedeli cattolici , fe ne viueano .
Dell'anno medefimo 1482. Monfignore Giorgio di Croce,
Prelato degno di
gentil'huomo Raugeo , & Abate in Vngheria , fù eletto Vefco eterna memoria,
uo di Mercana, huomo in tutte le buon'arti efpertifsimo. Ten
ne cotale degnità anni trentuno : e morendo lafciò à i due con-
uenti di San Domenico , e di San Franceſco di Raugia circa
trecēto volumi di libri : e fù fepolto nella Chiefa di S.Simeone.
Dell'anno 1483. furono mandati Ambafciadori al Turco
M. Niccolo di Palmota: e M. Niccolino di Gondola col tribu
to di 12500. ducati :e per donatiui à i Signori della Corte 550.
ducati . Dell'anno fteffo vn certo Matteo Caporale de i folda-
ti Vngari Salariati in Raugia , communicando certi auuifi , e
trattati con Alizà turco , voleua tradire la Città . Maſcoperto
il tradimento , e da lui confeffato, con due fuoi complici, fù nel
portico del Palazzo ftrangolato , e pofcia in tre facca cuciti , co
me traditori furono nel mare precipitati .
L'anno 1484. Andò Ambaſciadore con vn'altro cópagno
al
66 DELL'ISTORIA DI AVGIA

I doni ,credi à al gran Turco M. Niccolino Gondola , portando oltre al foli


me,placano i Prí
cipi ,Anzi gli dei, to tributo due mila ducati per prefentare alla corte . E l'anno
comedice il pro- 1485. ritornando Ambafciadori il prefato M. Niccolino Gon
uerbio . dola , con M. Bartolo di Giamagna , portarono oltre al tributo
per donatiui alla porta del gran Turco ducati 650. L'anno ſtel
fo 1485. venendo tre fuite maltefi , del mese di Settembre , nel
Golfo, à danno dei Raugei, prefero moite barche di quelle che
recauano il vino delle vendeinmic alla Città: & oltre à 70. per-
fone tra huomini , e donne , plebei , e villani del contorno , fu-
rono fopra di quelle prefi tre gentil'huomini , cioè M. Marino
di Gozze : M. Niccolo francefco di Tudifio , e Sauin Marino
di Menza: con vna gentildonna vedoua di Tebaldo di Menza..
Ma venuta quefta nuoua in Raugia , fù fubito armata vna gale-
rae fpedita con cinque brigantini, fotto il gouerno del Capita-
no Andrea Niccolo di Crieua , contra , e dietro alle predette fu
tte di Corfali Maltefi. Vna deile quali fecero prigiona alla Toc
re della inattinata , fotto il monte fant'Angelo , in cui era M,
Niccolo Francefco di Tudilio : Vn'altra ne prefono, fotto Mo
Fufte Maltefi pri nopoli : e la terza , in cui era M. Sauino Marino di menza fe ne
gione à Raugia fuggì in Sicilia , à Mefsina . Doue il Menza con cento ducati
fi rifcatto , e così gl'altri con altre taglie . Ela galera Raugea
con i brigantini , e con le due fuste prefe , fe ne ritornò vittorio.
12 faa Raugia . Emandandofi le dette fulte alla guardia del ma ..
re di Stagno , tre de i predetti Corfali furono appiccati , e gl’al-
tri come forzati , furono refi alla loro libertà .
Dona Innocézio Dell'anno 1491. fù mandato da Papa Innocenzio ottauo il
viii. il Giubileo. Giubileo à Raugia , & incominciando alli 15. di Maggio,du-
rò due mesi per cagione delle mura, che fi fabricauano fopra lo
Arfanale . L'anno medefimo 1491. furono mandati Ainba-
fciadori alla coronazione di Vladislauo Rè d'Vngheria M.Ste.
fano Marino di Giamagna M. Franco Giouanni di Sorgo : e
M..Giuouanftefano di Gozzi con prefenti d'argenterie alla va
luta d'ottocento ducati : e gli portarono appreffo 4500, ducati
per il tributo di nou'anni futuri . Furono molto benignamen
te accolti : Et alla partenza donò loro il Rè , fra l'altre cofe , lo
Stendardo d'Vn-
garia, dato à Rau (tendardo del fuo anteceffore Mattia : ftimato di valore circa
gia . 600. ducati , con la fua infegna dipinta . Il quale fù portato à.
Raugia , doue li ferba in perpetua memoria e nelle fefte prin-
cipali
LIBROSECONDO ... 67

cipali fi pone nella Catthedrale . L'anno feguente 149 2. effen


do Baiazetto , Imperatore de Turchi , venuto con l'effercito in
Boſsina , e temendo i Raugei , che egli non veniffe all'affedio
della loro Città , mandarono meffaggieri per aiuto al prefato
Rè d'Vngheria , e fubito mandò loro certoprefidio , con pro-
mefsione di venire egli ftello in difenfione loro quando fuſſe ſta
to dibifogno . Quest'anno douendofi impiccare certo famofo
ladro , e conducendofi alle danze ( luogo della giustizia così Ruina il ponte, e
detto ) cotanta gente s'aduno per vederlo , fopra del Ponte al i curiofi cadono.
l'hora di legno , alla porta delle pile, che per lo gran pefo nell'a
riuire del ladro, fi ruppe detto ponte: e tutta quella gente di più
di cento cinquanta perfone , cadde nel fango, e nell'acqua , che
era fotto detto ponte . Ma non vi perirono , Dio grazia , ſe non
quattro perfone . Et il ladro sbrigandofi anch'egli del fango,
e dell'acqua, il meglio che puote , fi fuggì , e fi nafcofe in caſa
di certo plebeo . Ma pofcia effendo iti bandi fopra di lui gra-
uifsimi , fù ritrouato , e fùfofpefo: & il ponte fù rifatto di pie-
tre , come oggi fi vede .
'ANNO 1493.effendo Caftellano della fortezza di S. Lo Cap. 7.
L'A
renzo , M. Piero Elia di Saraccha , del mefe di Marzo, e
non potendo vna notte dormire per la gran doglia dei denti, fi
leuò nella mezza notte,& incominciò a pafleggiare fopra le mu
ra del Caftello . Et ecco che fra le tenebre fente fotto le ripe ,
dalla banda del mare romore, e ftrepito . Onde inclinatofi ver San Lorenzo Ca

fo quella parte , vide vna galea , la quale s'era appreffata allo ſco ftello in gran pe
glio del Caftello : & hauea già eſpolli in terra alquanti ſoldati , ricolo .
I quali rampicandoli sù per quelle ripe cercauano d'impatronir
fi del luogo . Ma gridando egli all'armi, fubito i foldati furo-
no in piedi , e con ſaſsi , & altr’armi ributtarono gl'inimici .
Alcuni de i quali finirono la vita loro , fotto detto ſcoglio : &
alcuni faltando con prellezza ſopra della loro galera › fi faluaro
no per l'ampio mare . Eti Raugei fi eccitarono à effere più di
ligenti , e più fuegliati in guardarli , & in difenderli da gl'ini-
mici loro .
Dell'anno 1494. furono mandati Ambafciadori alla coro- Coronazione di
nazione del Rè Alfonfo , in Napoli , M. Franceſcodi Giorgi : Alfonfo rè di Ne
poli .
e M. Stefano Giugno di Gradi, con prefenti d'argenterie hono
rati . E furono veduti volontieri, e graziati ritornarono alla lo-
ro
68 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

ro Città . Dell'anno 1495. furono cauatii fofsi , e fabricate


le mura nuoue di Stagno , verfo mezzo dì , con ifpefa di circa
trentamila perperi dell'erario . E furono fcolpiti fopra le por-
te i feguenti verfi latini .
Ne male defenfum litus populetur , & vltra
,, Adriacas tendat proximus horror aquas ,
"" Oppofuit vi maris tot propugnacula Stagni
» Ragusa , & Blafii numina magna fui .
Dell'anno 1496. furono Citati in Conftantinopoli i Rau-
gei da Alimat Balsà figliuolo di Stefano Duca di fanta Sabba ,
per certa differenzia tra loro di centomila ducati . Eci mandò
il Senato tre Ambafciadori, cioè il fignor Niccolino Gondola :
il fignor Natale di Saracha, & il fignor Simon Martino di Bo-
na . Arriuati per tanto in Coftantinopoli s'incominciò ad ag-
Tre ambafciadori gitare detta lite, e differenzia : Nè potendofi tra loro accordare,
al turco fon maa e trattandofi d'un terzo giudice , affermauano gl'Ambaſciadori
dati ..
Raugei di non volere altro giudice , che la perfona del gran Si
gnore : confidando eglino molto nell'equità di lui se nella di-
moftrata loro amoreuolezza in altri fomiglianti affari , Onde
la macftà fua pregata fentenziò , che i Rangei doueffero dare
ad Alimat bafsà in tre paghe cinque mila ducati e che non fi
parlaffe mai più di cotal lite .
Dell'anno 1496. alli 28. di Nouembre , à hore 17. effendo
congregato il Cófiglio generale in Palazzo, venne vn così fatto
terremoto , che dubitarouo non rouinaſſe il Palazzo, e che non
inoriffe tutta la nobiltà . Ma Dio grazia non ſeguì tanto male.
Dell'anno 1497. del Mefedi Maggio fù mandato vn Giu-
bilco à Raugia , effendo Rettore , il Signor Matteo di Giorgi.
Voto del Duca L'anno 1498. Lodouico Sforza , Duca di Milano , per cer.
moro di Milano . to voto da lui fatto , mandò à Raugia due paramenti forniti,
tutti di panno d'oro , cioè di broccato , per l'altare di San Bia-
gio : e di più cento ducati , per riftaurare dett'Altare .
Dell'anno 1499. Baiazetto Imperatore de Turchi , per cer
ti (degni hauuti contra i Viniziani, fatta vna grofsifsima arina-
ta, & vn potente effercito per terra , fe ne venne à i danni delle
Modon nella Mo loro Città maritime: e fpecialmente all'efpugnazione di Modo
rea lo turco elpu ne , Città della Morea . Doue effendogli porta vna lettera fal-
gna .
fa › in cui ſi conteneua , come i Raugei s'erano accordati co?i
Vini.
LIBRO SECONDO. 69

Viniziani à danno di lui , hauendo armate 15. naui in aiuto lo


ro ,fece chiamare à fe gl'Ambafciadori Raugei, i quali feguita-
uano la cortefua , & efſaminatigli ſopra la prefata lettera, ritro
uò come quella era vna calumnia , & vn trouato di perfone inui ài Calúniaappofta
nobil Kaugei.
diofe , le quali cercauano di leuargli dalla grazia,e dalla protez
zione di fua maeftà . Si mandò altrefi detta lettera à Raugia , e
fi rifcriffe dal Senato in efcufazione , efù ritrouato, come cota-
hi lettere erano falfe . Onde s'accrebbe la beniuolenza di effo
gran fignore inuerfo i fuoi tributarij Raugei . Et il prefato ba
fcià , che dette lettere hauea prefentate , per quella , & altre gra
uifsime caufe , non molto dopò fù lirangolato . Et il gran Tur
co , efpugnati molti luoghi all'imperio Veneto fuggetti , vitto-
riofo ſe ne ritorno à Conftantinopoli .
Dell'anno 1500. effendo Prouinciale della Dalmazia il Pa-
dre Fra Salueftro di Giamagna , dell'ordine di S. Franceſco, fù
chiamato à vinezia : e prefentatofi all'vfficio di certo collegio,
da cui era stato chiamato, gli fù impolto, che rinunciaffe al go-
uerno de i conuenti fuggetti al dominio loro : peroche non vo
leuano , che Frati Raugei fuffero prefidenti de i Monafteri del
le Città, e Terre loro. A i quali , il nobile , buono, e prudente
padre rifpofe,che quanto in lui era di podeſtà, e dalla banda fua, Separazion de i
non folamente al gouerno de i prefati conuenti ,ma ad ogn'altro Frati Dalmatini ,
Dai Raugei, del-
ancora ben volentieri rinunciaua . E non folamente quefto, ma Fordin Francef-
anche la fteffa vita corporale,per la falute dell'anime,c per amor dano .
di Giefu Chrifto Sig. noftro,apparecchiato era di porre. E così
furono feparati i cóuenti del dominio Raugeo da quelli del do
minio Veneto, intervenedoci però l'autorità dei loro Supiori.
DE ELL'Anno fteffo M. D. fù portata da Roma per certi riu- Cap. 8.
uieri la pefte in Raugia , del Meſe di Maggio : effendo
Rettore il Signor Lorenzo Paſquale di Sorgo . Maper la mi-
fericordia di Dio , e per la diligenzia vfataci dal Senato , il qua Chi ben fi guarda
le fpefe nelle guardie , e ne i prouedimenti intorno à mille, e faluo fi ritroua.
quattrocento ducati , dopò due mefi fi termino , e fi tolle via.
Dell'anno 1501. venne à Raugia vna fufta turchefca par-
tita dalla Vallona à danni de i Viniziani : & hauendo fuori del-
Pifoletta della Croma, prefa vna Marcelliana , che portaua gra
no à Vinezia : i Signori di Raugia dubitando , che per ciò i Vi-
niziani non fi fdegnaffero , mandarono due nobili , i quali rif
K catta
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
70

Donan del pro cattarono detto nauilio per dugeto fcudi, e diedono altrefi ficu
prio per hauer la
pace . ro ricetto nel porto loro à detta fuſta . Maeffendo poi compar
fe due fufte Cattarine con vn brigantino per prenderla , come
vfciua del porto; hauendo ella aflai danneggiato la loro riuiera :
fi rifolfero detti turchi à non ire più per mare . Onde tirata la
lorofufta in terra, e ripoſtala nell'Arfenale,fe n'andarono egli
no per terreftre camino à Caftel nuouo : e quindi alle cafe loro,
alla Vallona . Dell'ifteffo anno alli 15. di Nouembre furono
creati molti Ambafciadori , cioè M. Pietrogiouanni di Men-
za : e M. Dannielo Niccolo di Refti , Vinezia , per cauſa d'vna
Naue carica di lane Spagnuole , preſa dalle loro galee . M. Ste
fano Marino di Volzo, al Sangiacco della Vallona , per cagio-
ne della fufta predetta : la quale con gran difficulta s'ottenne ,
che per 500. ducati , ella reſtaſſe loro . M. Simonpiero di Bo-
na :e M. Natale Saracha , al gran Turco in Conftantinopoli ,
Deh quanti Am. coltributo . M. Piero Iacomo di Luccari , al Vicere di Fran-
bafciadori mada cia , in Napoli . M. Vito Clemente di Gozze , al gran Capica-
Raugia . no del Rè di Spagna , Confaluo . E M. Marino Niccolo di Ra
gnina con vn compagno , alle nozze di Viadislauo Rè d'Vnga-
ria col tributo per nqu'anni futuri : e con prefenti d'argenterie,
al valore di mille ducati . E furono tutti i prefati Ambafciado
ri graziosamente vditi , e veduti .
Dell'anno 1502. Fù appiccato vn certo Simone di Rado-
gna barbiero , il quale hauea venduti tre pugliesi à i turchi .
Dell'ifteffo anno , effendo venute 4. fufte Viniziane da Corfù ,
ne i porti , e feni di Raugia , ſpogliarono tanti nauilij, che il dã
no fatto , aſceſe al valore di circa quattro mila ducati , eſſendo
Rettore M. Lorenzo Biagio di Sorgo . E fopportò la Città
cotanto danno con pazienzia , per effere impotente à refiftere, e
per manco male. Dell'ittefs'anno 1502. effendo Rettore il Sig.
Alcuni empi giu-
dei fon'abrufati. Franceſco Bobali , furono alli dieci d'Agofto prefi alcuni giu-
dei : i quali haueuano amazzata vna donna in certa cauerna fo-
pra le vigne delle plocci, verfo il monte Vergato . Onde poſti
ài tormenti confeffarono il Delitto loro : e come certo eccel-
lente medico loro Mosè addimandato , era ftato anch'egli à co
tal morte confenziente . Per lo che fù egli in carcere decapita-
to, acciò non fuffe in grazia chiefto da i turchi : e gl'altri furo-
nofuori della porta , alle plocci , e fotto la Chiefa di Sant'An-
mio,
LIBRO SECOND V .: 71
nio , legati ad alcuni pali , & abrufciati : e le ceneri loro furono
buttate nel mare . L'ifteflo anno del meſe d'Agoſtó fù da Papa
Aleffandro fefto conceduto il giubileo à Raugia : e coſtò alla
Republica per eleemofinas & altre fpefe, intorno à 500. ducati,
Dell'anno 1503. Fù portata la pelte di Barletta nell'Iſola di Pefte con tefres
Calamota . E d'Aleſſandria fù recata nell'Ifola di Giuppana . moti,vēti validi
E da Chioggia fù portata in Canale . Ma per la Dio grazia , e
per le buone guardie ella non penetrò nella Città . Ci furono
nondimeno febri , e fluſsi : a i quali fi rimediata con vin roffo,
pane arrollito , e col lat'agro .
Del 1504.alli 7. di Dicembre, in Martedi, venne vn gran-
difsimo terremuoto , il quale guaftò molti edificij .
Del 1505. venne vna borra terribiliſsima, la quale gittò per
terra molti edificijalla riua del mare : e rouinò gran parte deile
mura vecchiedel riuellino , alle plocci .
Dell'anno 1506. Nel principio di Gennaro incominciaro-
nofebri con male di punti : e durarono tanto, che ci morirono
45.gentil'huomini : e 29. gentildōne: e circa mille, e 500. per
fone dell'altro popalo . Dell'ifteffo anno furono mandati Am Imbafciadoriat
bafciado rial Rè Alfonfo di Napoli M. Marino Niccolo di Rae Alfonfo di Na
gnina: e M. Daniello Reſti con prefenti regij : Furono benigna poli .
inente veduti , & ottennero molti priuilegi, per la nauigazione.
Del 1510. Due Naui Raugee cariche di mercanzic, furono
fenza combattere , prefe da fette galere di Candia . Et il dan-
no dei Raugei , fùltimato intorno à trenta mila ducati : & al- Sette galee di Că
tro tanto quello de i Fiorentini mercanti . Venuta la fama di dia naui due, pré
quefta raprefaglia à Raugia , farono fubito fpediti Ambafcia- don feaza batta
glia Raugée .
dorià Vinezia M. Lorenzo Niccolo di Ragnina : e M.Drago-
iè Simone di Gozze . I quali feppero tanto bene esporre la cau-
fa loro , che fubito fù ordinatonel configlio de i Pregai , che fi
mandaffe vn loro ſecretario per tutti i luoghi loro di leuante ,
ne i quali s'erano fpartite dette robe , acciò fi ricuperaffero , e fi
rendeflero à i proprij padroni , ſotto certe graui pene . E tale
Secretario fù M. Niccolo Stella . L'ifteffo anno furono ratte-
nute in Aleffandria cinqu'altre Naui Raugee , cariche di robe,
e di fpezierie : e tutti i Mercanti , e padroni delle Naui furono
incarcerati. E quefto per caufa , che le galere di Rodi haucano
prefe tre Naui cariche di Mori, e di Malgarbini , fudditi al Sol
K 2 dano,
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
72

dano , per la valuta di 50. mila ducati . Ma pofcia le Naui Rau


gee,per mezzo del gran Turco, che ne fcrifle al Soldano , fu-
rono l'annofeguente alli 15. d'Aprile , reltituite à i propri) pa-
droni : onde fatto nuouo carico , ſe ne ritornarono à Raugia .
Ilfacrofanto fe- E l'ifteffo anno,per la medefima caufa, fù meſſo à facco il San-
polcro di Chrifto to Sepolcro di noftro Signore : e della Sagreftia furono tolti 4.
fpogliato da gli mila ducati , riuelati dal Sagreſtano ne i tormenti : & il danno
empiмaumetani.
dell'argenterie , e drappi tolti arriuò al valore di cinque mila
ducati .
Cap.9. ELL'Anno M. D. XI. Venne à Raugia vna Naue Biſca
DEL
glina carica di califee, & altre robe di diuerfi mercati . Et
Naue Bifcaglina,
prefa da i turchi, effendoli fcaricate in Raugia quelle de i mercanti Raugei,à Gra
uofa le robe de i Siciliani : fi ritirò detta Naue con le mercan-
zie de Viniziani , e d'altri foreſtieri , nel Porto di Malfi , poco
da Grauoſa lontano , forse per non pagare la dogana di Raugia.
Etecco che quiui iftando intorno à venti giorni, con afpettare
buon temporale, i turchi di ciò auuifati ne vennero dalla Vallo
na , con vna galera , e con quattro fufte , & entrati d'improuifo
nel detto porto di Malfi, e ſcaricata l'artiglieria in terra, in cer
to torrione di cafa Menza , incominciarono à battagliare det-
ta Naue . La quale fi difefe per tre giorni : na pofcia effendo
tutta forata dalle palle dell'artiglierie , s'arrefe à patti : e molti
Deono i Principi marinari , e mercanti furono per mezzo dei Raugei liberati .
i porti loro guar E fi vennero à medicare delle ferite dalle faette,e freccie in Rau
render al- gia . E coftò al Senato il gouerno , e la cura di detti feriti in-
dare,lee vie
arefi ficure.
torno à mille ducati . Onde dopò due meſi , tutti guariti fu-
rono alle patrie loro rimandati . Etiturchi con la fatta preda,
fe ne ritornarono alla Vallona con detta Naue ,ftimata con tut
ti i fuoi arnefi tre mila ducati : e le robe che fopra di quella ru-
barono , afcendeuano ( come fi difle ) al valore di fei mila du .
cati. E da queſto caſo ne vennero poi molti incómodi à i Rau-
gei : allegando l'Imperatore, che detta fua Naue era ſtata preſa,
ne i porti di Raugia . Onde coftò loro più di 10000 , ducati .
Fù oppinione, che fe detta Naue, prima che le fufferofopra le fu
fte turchefche, vfciua del porto nel mare aperto,non hauerebbe
patito tanto, eforse anche ſi farebbe per beneficio del vento,ve-
ieggiando faluata . L'ifteffo anno venendo tre fufte dalla Val-
lona all'Ifola d'Augufta predarono più di mille , e cinquecento
capi
LIBRO SECONDO . 73

capi di beſtie minute . E mandando la Republica di Raugia là Del fuodee fodif


fare , chi è debi
vn gentil'huomo , s'accordauano detti turchi à fodisfare il dan tore.
1
no fatto con tanti lini colti a'i giudei , & à i puglieſi . Ma non
vollono i Raugei dette robe accettare , per non inimicarſi i vi-
cini , e danneggiati .
Dell'anno 1512. furono mandati Ambafciadori alla incoro
nazione di Selimo Soltano M. Giouanni Natale di Saracha :e
M. Stefano Giouanni di Sorgo,con doni d'argenterie per 500.
Si moltiplicano i
ducati : e 1700. per donare alla porta . Furono graziofamen nuacij , & i pro-
te veduti ; e conferinò loro del mese di Luglio tutti i priuilegi fenti.
concefsi dal padre fuo , e da gl'altri anteceffori ,falua la doana
di cinque per cento . E per i tumulti , chefurono per tutto il
paefe del turco , nella innouazione dello Imperatore , manda-
rono l'ifteffo anno nuoui Ambafciadori del Meſe di Nouemb.
M. Lucca Niccolo di Bona : e M. Stefano Giouanni di Sorgo,
con doni di quattro mila ducati .
Dell'anno 1515. nel mefedi Maggio venne à Raugia vn fra va Francefcan fa
te di San Franceſco detto Fra Tommafo , il quale con le predi- cacciare i giudei.
cazioni fece molto frutto . E feppe tanto perfuadere queſto Se
nato , che mandarono via della Città, e dominio tutti i giudei.
I quali andandofene in Puglia , e nella Marca : e comperando
vfficij regij non laſciauano trarre più granoò altre cofe per
Raugia . Onde furono forzati à richiamargli con le loro fami
glie ad habitarci : fi come fanno fino al prefente giorno .
L'liteſs'anno vene à Raugia vna naue di Cauallieri di Rodi : Naue di Rodi ca
la quale feco traeua vn Galeone prefo da i turchi, e dimorò mol pita à Raugia
ti giorni del Mefe di Maggio , aſpettando buon temporale. Fù
dal Senato prefentata in più volte , al valore di cento ducati .
Il fondaco grande della dogana , in capo della piazza , doue an
ticamente era il Palazzo del Rettore , fù principiato l'anno
1516. efù finito in cinque anni , con ifpefa di fette mila fecen-
to ducati .
Dell'anao 1517. furono mandati à Roma Ambafciadori

M. Iacomo di Gradi ; e M. Indico di Ragnina , per ottennere
dal Papa, che fuffero leuati della loro Città e dalla cura del Mo
nastero di Santa Chiara i Frati Dalmatini Francefcani conuen
tuali : e fuffe data tal cura à i Frati offeruanti della loro Città.
E s'ottenne, benche con qualche difficultà . Volendo per tan-
to
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
74
to i Frati offeruanti del zoccolo pigliare il gouerno del prefa→
Modo dahumilia to Monastero di Santa Chiara , vicinifsimo alloro conuento>
re le contumaci. dette Monache male accoſtumate , non gli vollono accettare .
E fene ftettero più di dui anni in quella oftinazione. Per lo che
il Senato le fe ferrare , che non vedeffero , ne parlaffero à perfo-
na edando loro pane , & acqua à mifura , le fe per tal maniera
humiliare , e venire all'vbidienzia de i loro maggiori . Doue è
da notare,che effendoli per ordine de i clarifsimi Viniziani fepa
rati i Frati Dalmacini da i Raugei, e queſti di Raugia effendoli
riformati , il Monaſtero di Santa Chiara di Raugia , rimafe
fotto la cura de Dalmatini conuentuali,e ci mandauano di Dal
mazia i confeffori , con molta fpefa di quelle madri . E però il
Senato cercò , & ottenne che veniffero fotto la cura de gl'of
feruanti Raugei .
Dell'iſteffo anno 1517. fù prefa auanti al porto di Corfù,ſen
Naue de i Raugei za che il Caftello la difendeffe , dai Cauallieridi Rodi , vna na
perfa à Corfù. ue di M. Paolo d'Illia da Ifola di mezzoɔcarica di robe di Rau
gei : faluandofi dentro la fcafa , che era di notte, il padrone con
tutti i marinari , dopò che hebbero alquanto combattuto . E
fù oppinione che M. Paolo Valarefi podefta di quel luogo , ful
fe confenziente à cotale cattura . Mandarono i Raugei à Vi-
nezia à dolerfi con quei clarifsimi Signori della perdita di det
ta nauc , e furono loro fatte molte promeffe . Ma la mortalità.
grande che fuccede in quei tempi fe loro ( per all'hora ) ſcorda
rela naue perfa ,e quafiogn'altra cofa . Imperoche incomin-
Mortalita gradil ciando d'Aprile , feguito oltre à due anni con morte di circa.
fima in Raugia.. cento dieci gentil 'huomini , tra grandi , epiccioli e di trenta
gentildonne , eldell'altro popolo più di mille , e 500. Paffa-
ta dappoi la pefte armando due galere con due naui ; e datone
il gouerno à M. Michele Niccolo di Bona, le mandarono à cer
care di detti Corfali : e gli diedono la fuga fino a Rodi, folame
te pigliando vna loro conferua , con circa quaranta perfone : al
cune delle quali furono cucite in facca di vele , e buttate nel ma
re :e l'altre condotte à Raugia, furono giustiziate . Et iſpeſe il
Senato in detta fpedizione intorno a 7000, ducati : effendo che
più meli fcorfe detta arinata i mari, cercado i prefati malfattori.
Cap, 10. EL L'Anno M. D. XX. alli 17. di Maggio , à hore 11.
DE
nella fefta della Santifsima Afcenfione , venne in Raugia.
Vn
LIBRO SECONDO . 7.5
Tetremuoto gram
va terremoto tanto grande , chepeggiorò dentro alla Città per
difsimo in Raug-
valore di centomila ducati : e fuori per le ville per più di 50. ini
la. E vi morirono intorno à venti perfone , e più affai ne rima
fero ferite , e percoffe . E narrano come da più perfone fuori
della porta dileuante , luogo detto alle plocci : & eziandio da
alcuni turchi, che quiui fi trouauano , tù veduto il monte Ver
gato, che ſopra ſtà alla Città , il quale minacciaua di cadere fo
pra di quella . Ma opponendofi la Glorioſa Vergine con San
Biagio, non lo lafciarono cadere. Efù in ringraziamento edi
ficata vna diuota Chiefa all'Afcenfione di noftro Signore, vici- Rizzali vo'orato
na al conuento di San Franceſco . E ci fi và ogn'anno , in tal rio à Dio afcen•
dente .
giorno , con publica , e folenne processione .
Dell'iltello anno 1520. furono mandati alla incoronazio-
ne di Solimano , Ambaſciadori M. Marino Niccolo di Gon-
dola : e M. Stefano Giouanni di Sorgo , con prefenti d'argen- tur Coronato è de
chi Impera to
terie , al valore di 670. ducati , e furono conferimati i priuilegi re ; Solimano , e
antichi . E fingolarmente portarono drappo d'oro , per vna ci vanno Imbaſ
vefta al prefato Solimano , di 2160 ducati e tante altre cofe siadori .
per donare alla corte , che afcefero al valore in tutto di 8280.
ducati . E l'anno feguente 1521. per certi accidenti , e nuoue
impofizioni fatte, fi mandarono altri Ambaſciadori con pre-
fential valore di circa 7000. ducati .
Dell'ifteffo anno 1521. il primo giorno di Dicembre , in
Domenica, fù grandifsima fortuna di greco tramontana per tut
to l'Adriatico : onde'perirono molti nauilij . E nel porto di
Raugia andò à trauerfo vna gran naue carica di grano . La qua
le era di Marco di Biagio, da Ifola di mezzo . Fù poi liberata,
ma con gran danno , e perdita , di quaranta per cento .
Del 1523. fi mandarono nuoui prefenti al gran Turco al
valore di 5560. ducati , per accmodare nuoue differenze nate .
Dell'anno 1526. fu portata la pefte in Raugia , da vn Mae-
ftro Andrea fartore, che tornaua d'Ancona : il quale fùper ciò Nota gran peftia
condotto per la Città ful carro , attanagliato , e morto. E la lenza del 26.
pefte fe tanto danno , che la Città refto quafi difolata . Mori-
rono 84. gentil'huomini , & 80. gentildonne : In San Dome-
nico morirono 19. padri . In San Francefco 25. In cinque Mo
nafteri aperti morirono più di 160. Monache : & in tre ſerrati
niffuna . Dell'altro popolofra la Città, & il contado , moriro-
no
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
76
no intorno a 200co. perfone . E riducendofi il Senato à Gra
uofa nel conuento di Santa Croce dell'ordine de 1 Predicatori ,
rimafero i foli foldati à guardia della Città e due galere arma-
te, con vna fufta per guardia del porto . Finita la pefte, che du
rò intorno à 20. meli , & in cui fi fpefe dell'erario publico, per
le guardie , prouedimenti , e limoline , circa 40 mila ducati: fi
fabrico vna Chiefa à San Rocco : e fi chiamarono ad habitare
nella Città molti del contorno . Venne in quefto tempo nel-
Raugei dan la fu l'Adriatico , l'armata dei Mori di Barberia , contra di cui ar-
ga di Mori in ma
re . marono i Raugei dieci groffe naui, due galere, vna fufta , e di.
ciotto brigantini : e fatto Capitano M. Maria Stefano di Gia-
magnae pofti fopra le galee M. Stefano Niccolino di Gonda
la :e M. Antonio Andrea di Beneffa : fi congiunfero con due
galere Viniziane , fotto leronimo Canaletto , clarifsimo Capi-
tano . E cosìinfieme fi diedono à cercare di detti Barbari Cor
fali . Ma eglino intenti alla fuga , fenza mai voltare faccia , fe
ne tornarono à i loro paefi . Eti Raugei dopò gl'otto giorni ,
cioè alli 17. di Giugno , rendendo grazie al clarifsimo Canalet
to , fe ne ritornarono alla loro Città , hauendo fatti dileguare
quegli empi .
Dodici mila feu- L'anno 1527. fecero i fignori Raugei vna galera baſtarda,
di vna galea . la quale finita , e varata con l'artiglierie coftò intorno à dodici
mila ducati .
L'anno 1528. confiderando il Senato Raugeo', che l'ordine
di San Benedetto negro , nel lorodominio era quafi mancato :
e che le badie loro erano quafi tutte andate in commnenda , pro-
curarono appreffo il fommo Pontefice , e loro Superiori , che
Monaci negri ve tutti i loro Monafteri , cioè la badia di San Jacopo di Visgni-
gon riformati..za : quella di Santa Maria di Melida : e quella di San Michele
di Giuppana : con la Prioria di Santo Andrea di Pelago , fuffe-
ropolti in vna congregazione , raccomandata à Santa Iuftina
di Padoua . Et hauendo ciò ottenuto fecero venire di Bologna
alcuni padri offeruanti , e così fù rifornata queſta nobile con-
gregazione Melitenie , come anche meglio habbiano fcritto,
nella vita di Monsignore Crifoftomo Caluino Arciuefcouo
di Raugia quarantefimo quinto .
Fedele effer bifo
guafino a morte, Del 1529. Vn Franceſco Siluano da Macerata , il quale era
ftato grantempo fegretario della Republica Raugea , accufa-
to
LIBRO SECONDO . 17..

toe trouato infedele miniftro , in caufe di grand'importanza,


fù fecretamente nell'ifteffa prigione dicollato.
7
Dell'anno 1530. Vna naue Raugea di Marco di Stefano da
Ifola di mezzo , con altre naui , e legni genouefi, i quali porta-
uano vettouaglic all'armata di Spagna , & erano partiti da Ge- Trenta fufte com
noua, fù prefa con l'altre combattendo , da trenta fufte arma- battonovna naug
te di Saracini : ma con fpargimento di fangue dall'vna parte , e
dall'altra . E fe bene detto Marco fcampo, tù nondimeno co-
sì pelto dal legname della naue rotta, e fracaffata dall'artiglierie
( che altramente non l'harebbono-prefa che pochi giorni fo-
prauiffe .
Dell'anno 1531. alli 14. di Marzo , venne vna grandine à
Cento eieogne ac
Raugia , enel contorno così , grande , e groffa ,che il minore mazza la grague.
grano pefaua mezza libra . Onde fe grandifsimo danno à gl'al
beri, à gl'edifici , & à gl'animali , e fingolarmente amazzò più
di cento cicogne . L'ifteffo anno fù fatta raprefaglia , nel por-
to di calice , in Ifpagna, d'vna naue Raugea , carica di 700.
botti di vino , per ordine ( comefi diffe ) della Imperatrice , &
in ricompenfa della naue biſcaiņa prefa , come ſi è detto di fo-
pra , nel porto di malfi da i turchi . Gl'huomini con gran diffi
cultà furono liberati : il vino ſi vendè , e la naue altrefi fù ven-
duta 500 ducati , & era di Marino Giufanouic da Giuppana,
L'ifteffo anno 1531. quattro fufte di faracini entrate nel golfo Fufte di Saracinî
Adriatico del meſe d'Aprile, prefero vna marcelliana ferrareſe fanno grå dãno.
con 400. panni e due migliara di califee , tutte robe di Rau-
gei : le quali afcendeuano al valore di circa 30. mila ducati .
E tanti altri nauilijoltre acciò prefero , e tante altre robe di di-
uerfe nazioni , che fù ftimato il valore loro intorno à cento cin
quanta mila ducati. Doue nondimeno di dette fufte furono
pofcia pigliateda i Viniziani con grandifsimo loro guadagno.
E qui nonè da tacere , come alcuni anzi che nò biafimano icla
rifsimi :peroche doue fecondo gl'oblighi loro douerebbono te Le cofe tolte i
nere il golfo Adriatico netto , e purgato da i Corfali , acciò le padroni deonti re
dere .
nauigazioni fuffero ficure : apparifce tal'hora, e fi crede che ven.
ga non dal Senato, ma da i miniftri , che gli lafcino à bella po-
ita entrare , e fare di molti bottini , con danno , e rouinadi inol.
ti redappoieglino nel ritorno, e nell'vfcire del golfo, prenden ,
dogli s'impatronifcono diquelle rapite facoltà .
L Dell'anno
ORIA
78 DELL'IST DI RAVGIA
Cap. 11.
DELL'Anno M. D. XXXII . fi ritrouarono ſette naui Rau
gee nell'armata di Carlo V. fotto Andrea Doria, quando
felicemente prefero Corona nella Morea , con altre molte caftel
la del mese di Settembre. L'anno fteffo in Raugia furono for-
I Raugei compa-
gai alle vittoric, nite , e varrate tre galere bellifsime, di valuta di circa 9500. du
cati e con fornimenti , & artiglierie di valuta dı 2500. ducati.
In questo tempo vennero lettere dalla corte del turco , le qua
Auuifià i Raugei li diceuano , come il gran fignore loro hauea paffato il fiume
di molto affare .
Draua , & era tranſcorfo vittoriofamente più di noue giornate
per leterre nimiche : & hauea preſe più di fettanta frà Città , e
caftella dell'Vngheria , e dell'Alemagna, fattele a fe tributarie.
E comel'Imperatore Carlo quinto , con l'effercito fuo , hauen-
do fempre fuggito d'affrontarfi feco, l'hauea fatto rifoluere, fo
praftandola inuernata à ritornarſene in Coftantinopoli alli 2 2.
di Nouembre. E come nel ritorno non gli mancarono fe non
cinquemilaperfone . Le quali rimanendo à dietro , da gl'Vn-
gari , che imbofcati offeruauano i monti di Vienna , erano ſtate
amazzate . Ma queſti auuiſi non furono al tutto veri : Impero-
cheCarlo V. non fuggì mai la battaglia: ma faggiamente fuori
Due Imperatori
intorno a Vienna delle mura di vienna , doue il turco hauca deftinato di venire,
Яanno . l'aspetto più giorni intrepidamente: fé bene hauea due terzi
manco foldati , e caualtieri nell'effercito fuo . Onde narrano
le ſtorie, é coloro altrefi che prefenti fi trouarono riferiuano,co
me auuicinandofi il turco , fù Carlo quinto, da fuoi prudentif-
fimi , & efperti Capitani configliato di non fi allontanare per
incontrarlo , dalle mura della Città : accioche da tanta inoltitu
dine di 300. mila caualli , ch'auea il turco nell'effercito fuo,nó
fuffero tolti in mezzo : e per tal maniera fuffero ftate impedite
loro le vettouaglie , che di Vienna abondantifsime gl'erano fo-
miniftrate. Moftrò adunque Carlo in ciò valore non fuggen-
Jenza in Carlo do d'affrontarfi col nimico , fe bene à lui cotanto fuperiore lo
Evalore,e pru
furono . conofceua : fenno nel difporre , & ordinare di maniera l'efferci
to proprio , che venendofi alle mani egli poteſſe riportare la vit
toria . Imperoche la diſpoſizione dell'effercito Chriſtiano tale
era , e l'ordinanza in battaglia, cheegli hauea alle palle le for-
tifsime mura di Vienna, da valorofifsimo prefidio guardate:al-
I'vno de i fianchi tencua il Dannubio , de i fiumi d'Europa il
maggiore all'altro fianco , & in faccia dopò vna corona d'in-
nu.
• LIBRO SECOND O ... 79
numerabili , e formidabili artiglierie , fi vedeuano le terribili
fquadre di cauallieri , di maglia , e d'acciaio luftrante ricoperti.
Veggiendo per tanto il turco di non potere tirare Carlo in Juo- Vienna alle spal
go più aperto : doue colla moltitudine forfe hauerebbe potuto le, à vn fianco la
Dannoia.
preualere je temendo altrefi del valore dell'effercito Chriftiano,
il quale era il più fiorito , & il più formidabile, che per molti fe
coli fifuffe in Europa raccolto, volto egli le groppe de i deltrie
ri, e ſe ne torno à cafa :ſenza altramente vedere, ò apprefentarfi
à Vienna : per cui nondimeno prendere era venuto . E quanto
al numero delle genti , che egli ci perfe , e lasciò , egli fù affai
maggiore di quello , che dice l'auuifo delle lettere turchefche à
i Signori di Raugia : ficome ageuolmente dalle ftorie di Mon-
fignore Paolo Giouio fi può vedere dal benigno lettore .
Dell'iftefs'anno 1532. alli 22. di Nou . venne à Raugia M.
Jeronimo Zarattino ambaſciadore di Ferdinando Rè d'Vnghe
ria :il quale andaua al gran Turco in Conftantinopoli , per ca-
gione (come fiftimaua) di fare triegua feco. E ritornando fra
pochi mefi, s'inteſe , come non s'era altramente conchiuſa .
1.
Dell'anno 1533. vennero lettere del gran Turco , nelle qua Nei Raugei mol
li ringraziaua il Senato Raugco, che per loro auuifi hauea lapu to confida ,il Tus
to della prefa di moltefue Città, eterre , nella Morea : Affermă co .
do, che daua più credito , e fede alle loro relazioni , intorno al
le cofe occorrenti coi Principi Chriftiani , che à i propri fuoi
Sangiacchi , e Gouernatori delle Prouincie . Coftumano i Rau
gei , come informano i Principi d'Itaglia , e fpetialmente il Pa-
pa , dell'azzioni importanti del turco , à loro note : così anco di
raguagliare effo gran fignore dell'imprefe , e mouiinenti nota.
bili dei Principi Chriftiani . L'anno medefimo furono man- In grazia fon del
Turco i Raugei ..
dati Ambafciadori al gran Turco,nel fuo ritorno d'Vagheria,
con- prefenti al valore di dieci mila ducati . E furono graziosa
mente veduti , e come ſe fuſſero iftati fuoi proprij turchi ben.
trattati . L'ifteffo anno 1533. venne à Raugia vn'Ambafcia-
dore di Ferdinando , per addimandare aiuto alla Città contra
delturco e per rifcuotere altrefi il tributo folito dari al Rè di
Vagheria . Il Senato hauendo confultato fopra le due diman
de , rifpofe quanto alla prima , come non tencua nè gente , nè to
Rifpofta del ndo.
a Ferdina Sena
danari per foccorrere Ferdinando nell'imprefe contra il turco.
Equanto alla feconda differo, che il turco hauendofi.con la ſpa
L 2: da.
80 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

da in mano conquiſtata la maggior parte d'Vagherias e poffe


dédo fpecialmente la Città Regia di Buda,pretendeua, che à lui,
& non ad altri s'appartenelle il tributo folito darfi, à i Rè d’Vn-
gheria. E che per ciò à lui , e non ad altri per all'hora , ftima-
uano eglino douerfi pagare . E con tale riſpoſta,ne rimandaro.
no l'Ambaſciadore . E da quell'hora in poi ,la bandiera, & in-
fegna dell'Arfago d'Vngheria : la quale foleua la Città rizzare
fu le mura ,dopò quella di San Biagio , fù leuata via . Et il Rè
Ferdinãdo doue poteua nuocere à queſta Città, lo faceua volé-
tieri :e per ciò da Segna , e da Fiume , luoghi fuoi alla marina,
fouente mandaua legni , e barche à danno dei Raugei , e delle
robe, che faceuano venire da Vinezia . Di quefto medefimo an
Pefte à Raugia
vien frequente no 1533. alli 27. di Marzo , fifcoperfe in Raugia la pefte , re-
mente . cata di turchia , in certe rafcie . E durò fino alli 4. di Luglio la
furia fua ma rintoccaua poi quafi ogni luna qualche poco , per
lo ſpazio di circa venti mefi. Onde morirono 27. nobili : e 19.
gentildonne : e di popolani , e plebei , intorno à due mila , e fe-
cento perfone . Et effendo riuelato, che ſe non fi fabricaua vna
MARIA An-
nunziata vn'ora- Chiefa all'Annunciazione della Madonna , non ſarebbe detta
torio . peftilenza ceffata : la fabricarono nel luogo di quella cafa, in cui
prima era incominciata la peſte : cioè accanto alla porta di leua
te,evicin'al Conuento di S. Domenico. E perche confideraro
no,come la partenza dell'Illuftrifsimo Rettore , e Senato, della
detta Città, in fomiglianti cali , era buona caufa , che la pefte
più tempoduraffe ordinarono , che più non partiffero . E co-
si vfandofi maggiore diligenzia , nelle guardie , e nel prouede-
re à gl'infermi aiutante principalmente la diuina grazia , più
preſto fù rifanata la Città . La quale del publicoſpeſe in cotale
tempo di peftilenzia , intorno à cinquanta mila ducati .
Dell'Ilteffo anno 1533. del Mefe di Giugno , apparue per
Cometa,e raprefa
la perla Puglia, 25. giorni vna cometa verfo la Grecia, la quale ftendeua la co-
da verfo garbino . E del Mefe di Luglio di quest'anno , per or
dinedell'Imperatore Carlo quinto , per alcune male informazio
ni fattegli , fùfatta rapprefaglia , per tutta la Puglia di quanti
mercanti Raugei vi fi trouarono . E per sbrigarli di tal inole-
ftia ci fpefero oltre à cinque mila ducati . Dell'anno medefimo
del Mefe d'Agofto due naui Raugec furono prefe per forza, e
condotte con l'armata imperiale del Doria di Melsina, con al-
tre
LIBRO SECONDO . 81

tre 25. naui à dar foccorfo alla Città di Corona , nella Morea .
Diqueft'anno parimente del mefe di Settembre , fù prefa nel L'inclito Doria
porio di Scio , per ordine di Solimano vna naue di mille, e du- foccore Coronas
gento botti : la quale era di Marino di Stefano da Giuppana : e
fù condotta con tutto il carico , che era di diuerfi mercanti ,e
di varie robe , alla valuta di fettanta mila ducati . E poi che fe
ne furono feruiti in portare vettouaglie alla Città di Modone,
fofpettando che non c'andaffe l'armata Chriftiana : la lafciaro-
no andare libera al fuo viaggio. Di quell'anno finalméte 1533 Imbafciadori
alli 6. di Dicembre furono andati Ambaſciadori à Carlo V. Carlo Y. inuisso,
M. Niccolo Thoma di Sorgo: e M. Marino Stefano di Giama
gna con prefenti , e doni per due mila ducati : affine d'ottenere,
chei Mercanti Raugei poteffero nelle terre dell'imperio fuo li
beramente trafficare . Et à detti Ambafciadori per loro ſpeſe
furono deputati fei ducati il giorno . Onde tra dette spele , e
doni , l'erario publico ci impiegò fei mila , e dugento ducati .
DELL'Anno M. D.XXXIill . alli tre di Febraio , feſta di Cap.12
San Biagio , protettore di Raugia , circa le tre hore di not
te venne vn gran terremuoto in detta Città . Ma per la Dio
grazia non fe danno alcuno . Et in quella propria hora se fella ilfamofo
Arde in Vinezia
Arícn.
di San Biagio abrufció l'arfenale grande in Vinezia, e durò l'in
cendio due notti , & vn giorno, che mai per alcun modo non ſi
pote spegnere . Onde fù tutto cófumato : nè mai fi feppe donde
tal fuoco origine hauuto haueffe . Et il danno ( come fi diffe )
fù di circa cento cinquanta inila ducati . L'ifteflo anno allı 16.
d'Aprile vennero à Raugia 17. galere Viniziane , con nome di
paffare in leuante . E fermandofi due giorni auanti al porto die
dono che fofpettare alla Città . Onde s'attefe à fare diligentifsi
me guardie . Nè per ciò il Senato mancò della folita cortefia
di prefentarle . Partendo pofcia da Raugia nuoua , ſe n'andaro Chi ama teme, e
no nel porto di Raugia vecchia , ò vero dell'antico Epidauro, fempre fta info
fpetto, che il be◄
lantino da fei miglia in circa , verſo leuante . Et effendo quivi ne amato non gli
dimorate cinque giorni, finalmente partirono verfo Corfù, nô fta rapito ,
fenza lafciare grand'occafione di fofpettare à i nobili Raugei.
Dell'itteffo anno alli 12. di Luglio, due hore auanti giorno , fi
appicò fuoco nella cafa d'un plebeo in Raugia , ma non abru
iciò fe non quella . E nell'ifteffo giorno s'appicò fuoco in tre
altri luoghi , ma presto , per grazia di Dio,furono le voraci
flamme
82 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

fiamme eftinte. I quali accidenti, accaduti tutti nelle cafe di fo


reftieri diedono occafione di fofpettare alla Città di qualche
mal'animo dei clarifsimi Viniziani verfo di lei : effendo che
Veneta armata fi l'armata loro tutta quella ftate s'andaffe, fotto il clarifsino Ca-
và ragginando. naletto , aggirando intorno à i liti di Raugia . Dell'ifteffo an
no 1534. alli 25. di Nouembre , fella di Santa Caterina marti
Vento che porta re , incominciando la notte , e durando tutto il giorno , fù così
fino i campanili : gran tempefta di venti nell'acre , e di turbini, e di nugole folte,
Spianta le quer.
cic , e fommerge groffe , che rouinò in Raugiapiù di cento cinquanta camini
inawilij . di cafe , & altri edificij, con danno di circa due mila ducati . E
fpecialmente nel Monastero di Santa Maria in Caftello, che là
nel più alto luogo della Città , e fopra il mare , fù leuato dalla
furia del vento il tetto della Chiefa , il campanile , con.le cam-
pane :& ogni cofa fù battuta nel mare , quiui cotanto cupo, e
fondo , che dette campane non mai fi puoterò ritrouare . Fuo
ri altrefi della Città , fpiantò quercie , & altri alberi affai . E nel
mare fomerſe molti nauilij. E fingolarmente nel porto di Gra
uoſa , vna naue , di mille , e dugento botti , fù rotta nella cari-
na : onde ftauano gl'huomini tutti ftupidi , e pieni di timore..
Dell'anno 1535. Vna fregata di Brindifi, la quale era venu » .
ta in danno dei Raugei , combattendo con due barche armate,
alla bocca di Stagno , fù prefa con dodici perfone , e due nel
combattere ne furono morte . E condotta à Raugia alli 17. di
Fregata prefa co, Febraio , dieci di detti dodici prigioni, furono appiccati : e gli
molteperfone. altri due furono liberati : peroche erano ftati prefi da detta fre-
gata in Albania . Dell'ifteffo anno , tornando gl'Ambafciado
ri,i qualierano iti Carlo quinto,vno di loro, cioè M. Nicco-
lo Toma di Sorgo, fi morì nei confini della Francia : e M. Ma
rino Stefano di Giamagna, fano, e faluos e con buonifsime nuo
ue , fi conduffe à Raugia . Imperoche erano ftati ben veduti da
fua maeltà : hauea confermati tutti i loro priuilegi antichi : ap
prouate le conuenzioni , che teneuano co'i Siciliani : e dat'ordi
ne, che in ricompenfa delle raprefaglie fattegli in diuerfi tein-
pi , e luoghi , fuffero loro pagati otto mila ducati . Dell'ifteflo
anno 1535. furono prefe per forza quattro naui Raugee, e furo.
no condotte con l'arinata Imperiale di 360. legni , fotto l'anti
Prefa della Golet ca cartagine, & alla Goletta in Barberia . E dopo quella glorio,
ta in Barberia... fa vittoria, e prefa della Goletta, e di Tunifi , fe ne ritornarono.
aRau-
LIBRO SECONDO. 83

Raugia ricche ancora elleno di fpoglie di quei barbari , Mo-


ri, Malgarbini , e turchi .
Dell'anno 1536. alli 12. di Gennaro furono mandati Am Trionfa Carlo in
baſciadori in Napoli à Carlo quinto , il quale trionfaua dopo la Napoliper Tunik
vittoria di Tunifi . M. Ieronimo Giugni di Grado : e M.Ma-
rino Stefano di Giamagna con quattordici caualli , e dieci fami
gli, molto honoreuolmente veftiti . E con prefenti , e doni di
argenterie , come boccali , baccini , & altre fomiglianti coſe, al
valore di due mila ducati . Gli vide fua cefarea Maeftà volentie
ri , e graziosamente riceuuè i doni : e nel ritorno , e partire loro
donò à ciaſcuno dei due Ainbafciadori vna collana d'oro al va-
lore di trecento ducati l'vna . Dell'iſteſſo anno alli 19.di Fe-
braio furono mandati Ambaſciadori à Solimano M. Domeni. Ricche collane
dona di Raugei .
co Marino di Ragnina : e-M . Giouanni Stefano di Sorgo, con
prefenti di drappi , e panni d'oro , al valore di mille , e cinque-
cento ducati : effendo egli ritornato di leuante , doue era ito co
tra il foffi . Furono veduti con allegro animo : e graziati di qua Fi morire Soli
to defiderauano, ritornarono à Raugia alli due di Giugno: ri- mano métre che
portando fra l'altre , quefta nuoua , cioè come Abraimo primo ei dorme , Il pri
bafcia e più fauorito d'ogn'altro , nel ritorno di Perfia, conui- mo fuo bafcid
detto Abraimo
tato dal gran fignore à cena, fù dopo, effendo ito à dormire,fat
to morire col fegargli la gola. E quefto per alcune apparenti fu
fpizioniditroppo fauorire i Chriſtiani : e per ciò diuertire le
guerred'Europa in Afia , e nella Perfia ,doue poco felicemente
gl'eranofuccedute . Scriuono alcuni come Solimano hauen-
do giurato di non nuocere ad Abraimo mentre che egli viuea,
configliato poi da fuoi facerdoti , che quando vn'huomo dor-
me , egli non viue : gli fe nella maniera detta fegare la gola nel
fonno . Dell'anno ifteffo 1536. alli 3. di Giugno fù abrufcia-
to da gli Scocchi , popoli rebelli de i turchi , il mercato di Na- Narita è meffa á
facco da gli Sco
renta : & in quell'affalto fù preſo M. Giouanni Antonio di Ra chi.
gnina, quiui fopra il Sale, che ci vende la Republica di Raugia:
e feco furono prefe ancora intorno à 60. perfone . Ma pocodo
pò furono liberati . Dell'ifteffo anno , del mese di Giugno,vna
naue Raugeascarica dirobe di Soria,al valore di 1 2000.ducati,
incontrandofi nell'armata d'Ariadeno Barbaroffa, e volédo far
le reſiſtenza , nè fi humiliando fù fomerfa , & affondata , appreſ
fo all'ifola della Sapienzia . E ci furono ammazzati fette huomi-
ni ,
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
84
aue affondata p ni , tra i quali furono due gentil'huomini : egl'altri furono li
la fuafuperbia. berati per fauore d'vn rincgato d'Ifola di Calamota . Il quale
era fopra detta armata di Barbaroffa . Dell'anno medefimo alli
20. di Luglio, à tre hore di notte , fù ammazzato da vno Sta-
gnefeil Sig. Franceſco Paolo di Bona ■ Caftellano,di Stagno,&
effendo prefo il micidiale fù condotto à Raugia , e fquartato :
& i quarti furono mandati à Stagno, & appeli in diuerfi luoghi
àeffemplo de gl'altri . Dell'ifteflo anno , venne nel golfo vną
Fufta maltefe,pre fufta inaltele, & hauendo prefa vna Marcelliana carica al valo
da , e fugge via .
re di 40. mila ducati, 12. mila de quali erano di mercanti Rau
gei : fù feguitata da i legni armati di Raugia . Ma effendofi ella
tolta via del golfo con prettezza , la feguitarono in vano , alla
perdita delle robe , aggiugnendo la fpeta del feguitarla .
Cap. 13. DELL'Anno M. D. XXXVII. furono mandati Ambafcia.
dori in Conftantinopoli M. Gilu ondo e M.Raffaele
di Gozzi , con prefenti al valore di mille ducati . E nell'itteſſo.
tempo mandarono fei Iolani à raccogliere tutte le naui Rau-
gee, fotto pena di ribellione a tutti i padroni di quelle . Dando,
loro fede , e faluo condotto di tutti i loro de biti per due anni.
Tolgono Vinizia. Alli 10. d'Aprile di dett'anno, fù prefa dall'armata Viniziana
niil grano altrui vna naue Raugea , con cinque faettie , le quali veniuano di Pu-
glia cariche di grano . Efurono condotte à Corfù, doue pati-
uano gran careftia di panc. Alla 5. di Giugno del 1537. per or
Non dee vno che dine di Monfig. Filippo Triuulzio , Arcuefcouo di Raugia ,
avio milita , & furono da M. Piero Dñico di Pozza, nella contrada di Canale,
ferue:trauagliari tolte le lettere della Sig. di Vinezia , indiritte al Proueditore
de Principi mon-
dani. della loro arinata : nelle quali fi conteneua come haueano fatta
lega coll'Imperatore contra del Turco . Le quali lettere fubito
dall'Arciuefcouo furono in Conftantinopoli mandate all'im
bafciadore del Rè di Francia . Et il corriero Veneto , à cui fu,
rono tolte , fubito conferitofi al Proueditore di Cattaro , Città
di Viniziani vicina alla contrada detta di Canale , il tutto rife-
rì: e ne fùſcritto à Vinezia . Onde grand'ira fi accefe in loro . "
contra de i Raugei . Ma poſcia hauendo faputo, come il Sena-
to non ci hauea colpa , ma che era trama dell'Arciveſcouo Trisz
uulzio, fautore del Rè di Francia. , e mezzano tra lui , & il gran
Turco , mitigarono la loro ira , e fdegno : Intendendo altrefi
come il Senato hauea punito quel gentil'huomo di Pozza; e
come.
LIBRO SECONDO. 8$
come hauea con follecitudine mandato dietro al corriero del-.
l'Arciuefcouo , per ritorgli le lettere . Dell'ifteffo anno , l'ar-
mata Vinitiana di 80. galee , fuggendo dall'arinata Turchesca,
arriuò del mese di Settembre nel porto di Grauofa , vicino à
Raugia circa due miglia . Et effendoui dimorata cinque gior- -
ni, & effendo dal Senato ftata prefentata , fe ne parti verfo Dal-
mazia , e Vinezia . L'ifteffo anno, del mefe di Nouembre ritor
nò detta Armata Viniziana di 38. galere , nel prefato porto di Guardi,Raugia,il
Signor , tue cons
Grauofa : è vi dimorò 27. giorni con molto danno di quella trade, da galeotti
contrada, e di Valle d'Ombla . E fe nonfuffe iftata la pruden e fomigliati geti.
za,e la benignità d'alcuni gentil'huomini mandati là dal Sena .
to , i quali ftettero fempre appreffo del clarifsimo Signor lero-
nimo Pefaro , capitano generale di detta armata, e proueditore,
e gl'v farono ogni forte di cortefia : molto più danno hauereb-
bono fatto quei foldati, e galeotti . Tutta via i giardini di quel
contorno patirono affai , Handofene la Città quieta , e ben guar-
data . Gli Scocchi altrefi , effendo in quei giorni al foldo de i
Viniziani , fecero nelle terre nuoue di Raugia,predando beftia
mi grofsi , e minuti, danno al valore di due inila fcudi . E nel
territorio di Stagno tolfono la roba à gl'huomini , e l'honore al
le donne . E qnelti fono de i frutti ch'apportano le guerre .
Dell'anno 1538. Paolo III. per cattiue informazioni fatte- Nuocono affai Te
gli, prohibì fotto graui pene , e cenfure à tutti i Chriſtiani, che male informatio
non deffero à i Raugei , nè ferramenti , nè canapi , ò funi d'alcu ni .
na forte : acciò non ne feruillero , come fidiceua , che eglino fa
ceuano il turco . Ma poco dopo , meglio informata del vero
fua Santità riuoco detto bando , e gli concelle per vfo loro , e
delle loro naui , quanto faceua dibifogno . Del predetto anno
1538.trattãdo i Viniziani per mezzo del Papa,che anche i Rau
gei entraffero nella lega contro del Turco , e faputeli qite cofe à
Raugia, recò gran trauaglio al Senato . Imperoche confidera-
uano che quando ciò hauefferofatto , farebbono ſtati i primià
toccarne , & à ire in rouina, ritrouandoli in mezzo al mare, & al
turco . E viuendo del paefe di lui, i tre quarti, fi può dire, del-
l'anno . E fofpettando che ciò da i clarifsimi Viniziani fi trat
taffe, non per zelo della religione , ma per turbare la loro pace,
e quiete , di publico configlio mandarono ambaſciadore al Pa. Fra Clemente d
Ragnina è manda.
pa il padrefra Clemente di Ragnina ,loro gentil'huomo, e dot to ambafciadore
tifsimo Theologo dell'ordine de frati Predicatori . Il quale al Papa .
M con-
86 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

conferitofi à Roma à i piedi di fua Santità efpofe con molta co


miferazione lo ftato della fua Città . E dimoftrò come da vna
banda , fe voleua mettere il piè fuori delle mura, conueniua che
lo poneffe in mare: e dall'altra poco potea per terra difcorrere,
che non entraffe nel territorio del Turco . Efpofe ancora,
come quel poco di paeſe che tiene Raugia in terra , quafi tutto
è da ripe , da fcogli , e da fafsi occupato . Narrò nel terzo luo-
Difcorf o di Cle-
mente auanti al go, come i Sangiacchi, ò verò gouernatori delle prouincie ví-
cine del Turco , poteuano ogni volta che veniua loro in taglio,
Papa
& in fantaſia affediare detta loro Città, e farla patire d'ogni for-
ta di bene . E venendo finalmente alle due dimande che erano
iorofatte per entrare nella detta lega : diffe (quanto alla prima)
che il Senato non teneua comodità di dare danari , trouandoli
efaufto per tante ſpeſe neceſſarie à i prouedimenti della Città ,
conuenendogli comperare (per così dire) fino al Sole : pertan-
ti donatiui , i quali per viuere in pace , era loro neceffario di fare
alla giornata , con ogni forta di gente : e per tanti tributi , che
doueano ciaſcun'anno pagare , & al Rè d'Vngheria , & al Tur-
co , & ad altri . Quanto poi all'altra dimanda , per cui chiede-
Sono ottime ra-
gioni quefte, che uano le loro naui : riſpoſe prima , che quelle toltegli , per cui fi
il padre, Clemen procacciauano il viuere , fi farebbono morti difame , e diften-
ze allega alla fua to, effendo pofti tra i mari , e i monti : Diffe dappoi , che come
fantitade . ciò haueffe il turco rifaputo , fubito hauerebbe l'ira fua verfata,
e sfogata fopra la loro Città , come fopra la più vicina , e la più
ingrata alle tante amoreuolezze da lui vfatele . Onde eglino :
le loro conforti : i loro figliuoli tante facre vergini , le quali in
otto Monafteri ſono in detta Città , e tanti altri religiofi , co'i
facri Tempij , Chiefe , e facre Reliquie , e corpi fanti , che ten-
gono : farebbono venuti preda , e direzzione de gl'inimici di
Chrifto , e ferui perpetui di barbare , e di ſtraniere nazioni. On
de pregaua , conchiudendo , fua Santità , che ſi contentaffe di
lafciare Raugiafuori della lega , e neutrale, & amica d'ambele
parti . E che così facendo conferuerebbe alla Chieſa di Chri-
fto, vna Città , ftata di lei diuota , oltre à mill'anni . Mafeal-
tramente tentaflero di fare , fi portaua pericolo di non perderla:
e di priuare la Chriftianità d'vn luogo , e d'vna Città tanto op
Alle ragioni il Portuna , e commoda à i negocij della Chriftiana religione.
Aggio Papa cede Vdite quefte cofe , il fommo Pontefice reftò capace delle alle-
gate
LIBRO SECONDO . 87

gate ragioni , e dopo che hebbe buona pezza ragionato col pá-
dre ambafciadore di altre più cofe , ne lo rimandò confolato ,
con dire che referiffe alla fua Città , che ella feguitaffe d'effere
diuota , & vbidiente à Santa Chiefa , e che egli non hauerebbe
mancato d'hauerla fempre nella fua protezzione . E così alli
16. di Maggio ritornando il Padre Ragnina à Raugia il tutto
al Senato fuo riferì : aggiugnendo che con diligenzia attendel-
fero à guardare la loro Citta: imperoche tutto il mare appariua ,
pieno di legni . Dell'ifteffo anno , venne à Raugia l'Imbafcia-
dore del Rè di Francia , e ci dimorò dodici giorni . Eteffen-
do ftato molto accarezzato dalla Republica Raugea , ſe ne par
ti verfo Coltantinopoli à fermare la lega per lo fuo Rè col Tur-
co, à danni di Cefare , e de i feco confederati .
Cap. 145
DELL'Anno fteffo 1538. Sedici galere di Papa Paolo terzo
arriuarono à Ifola di mezzo, il primo di Luglio: e parten
dofi la mattina feguente , il Patriarca di Vinezia , gentil'huo-
mo di cafa Grimana ,che n'era generale , verfo leuante , fù in-
contrato da tre nobili Raugei à nome del Senato , con doni al
valore di cento ducati : e lo trattennero à Raugia vecchia due
giorni . Ma le dodici galere , rimaſe à Iſola di mezzo , con in-
ganno, hauendo prima assicurati gl'Iſolani , e ſpiegata la ban- Le galere d'vn
diera della fede , mifero à facco quella delitiofa contrada. Et mettono
Papa cofià pio .
faces
oltre alla roba , che tolfero per le cafe , e danno che fecero il vn'tfola Chrikia
qualefù ftimato afcendere al valore di fei mila fcudi : durando na ,Colpa de i rei
il facco dalle 16. hore della fella della vifitazione , fino alle due miniftri nõ di lui
hore di notte :menarono via prigioni 14. padroni vecchi di
naui : quattro nobili Raugei , col Conte loro , efino al numero
di circacento cinquanta altre perfone . E fatta la mattina , alli
tre di Luglio,la dett'arinata fi partiverfo leuante : lafciando pe
rò libero il Conte dell'ifola , prima fatto da loro prigione ··
Venuta la nuoua di quefto facco à Raugia, mandò fubito il Se.
to due altri nobili al Patriarca , dolendofi dell'infulto , e dan-
no fatto alla prefata Ifola loro . Onde il religiofo Generale fe Ee fofpefo va che
mandare vn bando fotto pesa della forca , che fi prefentaffero tolfe alla Madon
tutte le cofe tolte in detto facco . E ritrouando , che vno ha na , la corona di
uea tolta vna corona d'argento alla Madonna del Bifcione, capo, empio che:
ei fù .
Chieſa di nominanza in quell'Iſola , e contorno , lo fece appic-
care... E fatto dapoi caricare vn-naulio di tutte quelle cofe ru
AL 2 bate,
88: DELL'ISTORIA DI RAVGIA

bate , lo rimandò con vn fuo Capellano à Raugia , facendo fcu


fa col Senato del cafo auuenuto , contro la fua volontà , e pro-
mettendo , chenel ritorno fuodi leuante , hauerebbe col diui-
no aiuto , fodisfatto a tutto il danno fatto da fuoi licenziofi fol
· dati . Fù refa altrefi la liberta' à i prigioni , eccetto che ad alcu-
ni pochi , i quali erano atti à remare : i quali furono rattenuti,
comeancora altri tolti dell'Ifola di Calamota , e di Raugia vec-
chia ,e di Giuppana , con promefsione di far loro buona com-
pagnia , e di pagargli . Il nauilio pofcia delle robe fù rimanda
to à Ifola di mezzo , e ciaſcuno ripiglio le fue . Benche molte
cofe vi mancarono , le quali , ò furono nafcofe, ò per la temen-
ra at za della forca ,furono buttate nel mare . Nauigando per tanto
S. Mau comb
tono i Chriftiani verfo leuante l'armata Papale,& arriuado fotto S. Maura,le fe da
re il Gener. l'affalto.Ma da i turchi valorofi difenditori,furono
i Chriſtiani ributtati gagliardamente . E ci perfe il Patriarca
intorno à feicento huomini . E fe non erano le galere fue ,da
quelle de i Viniziani in tempo foccorfe , ageuolmente tutte ri-
maneuano in potere de gl'inimici . Nel principio pofcia di Set
tembre dell'anno predetto 1538. effendo conuenuti tutti i le-
gni armati della Lega à Corfù : ci furono anouerate cinquanta
galere dell'Imperatore , con 63. naui : e 97 altri legni minori
armati. E de i Clarifsimi Signori Vinitiani furono conte 77.ga
lere , con tre gran naui armate . E del Papa trentatre galere : di
maniera che faceuano tutte il numero di 323. vele : fra le quali
Trecento vetitre erano tredici naui groffe Raugee , tolte dall'Imperatore al fol-
vele da guerra, dofuo per forza . Fatto per tanto quiui configlio , deliberaro-
Tien la lega Chri
no d'affaltare , come prima la trouaffero , l'armata turchefca .
Яiana,e poififug
La quale in numero di cento feffanta galere , fotto Ariadeno
ge.
Barbaroffa ſe ne ftaua afpettando nel porto di Preueffa . Il qua-
le haueano grandemente fortificato , hauendo fu le punte , che
ferrano le bocche di detto porto , fabricati due validifsimi ba
ftioni . Condottafi adunque l'armata Chriſtiana salli 25. di Set
tembre , in vifta di detto porto , incominciò su l'alba à ſcarica-
re le fue artiglierie verfo di quella , la quale fe ne ftaua ancora
dentro al porto . All'hora poſcia di terza, vſcito Barbaroffa fuo
ri di detto porto con tutti i fuoi legni , e veduta tanta moltitu-
dine di legni Chriſtiani , in prima viſta temè grandemente , nè
ardi d'appiccarfi feco in battaglia . Onde ſe ne ſtette ciaſcuna
ars
LIBRO SECONDO . 89

armata fu le guardi ,e per ifpazio di forfe a.hore,venendofi non fan fu le guardie


le due forte ar
dimeno così da lontano falutãdo con l'artiglierie. Dopo parte- mate .
dofi l'armata Chriftiana, fe n'andò verfo la Zetalonia. E di nouo
alli 27. tornando à Preueffa, trouo che l'armata turchefca fuo-
ri del porto , s'era poſta in battaglia , e diftinta in tre fquadre .
Vna delle quali mouendofi , all'arriuo dei noftri, affaltò le na-
ui : e fi combattè tutto quel di fieramente da l'vna , e dall'altra
parte. Ma per hauere le naui il veto contrario , reftarono Chri
tianial difotto . Imperoche non folamente rimafero prigioni Affalaan le galere
due galere del Papa con forfe altri trenta legni , carichi di ino- le naui noftre
nizioni :ma non ci reftò anche naue , la quale non fuffe dai col ·
pi dell'artiglierie malamente nel corpo offefa . Anzi , e due di
loro armate , e con forfe inille foldati furono iniferamente foin
merle . Nè dei turchi perì , fe non vna galea con tutte le genti
fue . Non furono le naui , come fi douea , foccorfe , fe non da
poche galee . Imperoche nacque difparere tra i Capitani , af- La difcordia de i
fermando Vincenzio Cappello generale de i Viniziani di haue capi ne fa pdere.
re commefsione dal fuo Senato di non combattere , ma d'anda-
re temporeggiando, e di guardare i luoghi loro . Del che for-
fe era Barbaroffa ſtato auuitato. Onde così fiero , & ardito con
tra i noftri diuuenne: che intorno alla prima vigilia della notte
feguente al prefato giorno non dubitò con l'altre due squadre
delle fue galere d'affaltare l'armata noftra tutta . La quale im-
potente giudicandoli à refiftere per la difcordia detta , e poca Ahi chi vergo
vnione de capi , fenz'altramente combattere, fi mife in fuga ver gna fuggir cofi
fo Corfù , e fù dalla turcheſca feguitata fino all'Ifola di Paxo, e ftrar fenza mo
al , nimico
prefto la
non più oltre . E di quefta vergognofa fuga , due cofe fingolari faccia.
narrano le ftorie : l'vna , che ſe i turchi haueffero feguitata l'ar-
mata Chriſtiana fino al chiaro giorno , l'hauerebbono con poca
fatica tutta prefa : imperoche ſenz'ordine alcuno n'andaua fpar
famente fuggendo per l'ampio mare : e l'altre , che hauendo il
Doria , intento alla fuga , fatti ſmorzare tutti i lanternoni delle
principali galee , forfe per non effere dall'artiglierie inimiche
Così facilmente inueftiti, diede occafione à Barbaroſſa dí riderfi Ridefi d'Andrea
di lui , e di dire , che hauendo fatto nella maniera detta ifmor- Doria Barbaroſſa
zare tutti i prefati lumi : hauea voluto colle tenebre della notte
ricoprire , e velare la fua vile , e brutta fuga . Arriuata l'arma-
ta Chriftiana à Corfù , furono fquartati quattro fopracomiti, e
più
STORIA
DELL'I DI RAVOIA
90

più comiti , per hauer'eglino , come fi diffe , per conuenzione


fatta co i turchi , fatte fcaricare l'artiglierie , fenza palle . Do-
pò confultarono di volere ritornare à combattere con le galere,
econ venticinque naui groffe, le quali meno dell'altre haueano
patito . Efi mandò à Vinezia per la licenzia dal Senato . Ma
indugiando à venire la rifoluzione,e fopra arriuando l'inverno,
fi ritirò l'armata tutta , di cento quaranta galere , e di quaran-
t'otto naui , nel mare Adriatico , e nel Golfo di Cattaro . Do-
Configlio
fù quefto ue fi difputò tra i primi Capitani , fe fi douea fare l'imprefa di
poco Chriftia
Prender Rau Caltel nuouo . Il Doria voleua che fi faceffe : ma il generale de
gia, e lafciar Ca Viniziani , e quegli del Papa diceuano non douerfi fare , ellen-
Atel nuouo.
do l'efpugnazione di lui malageuole: ma che più tofto fi doura
fare l'imprefa di Raugia , Città fautrice del commune loro ni-
mico del turco . Dalla cui prefa , & opulento facco , farebbo-
no i foldati ricchi diuuenuti : Et all'Imperio di Ceſare, fi fareb
be aggiunta vna Città , & vn luogo commodifsimo per le guer
Benedetto fia il re contra Solimano . Ma repplicando à quefta propofta il Do-
Doria , col Gon- ria , con Don Ferrante Gonzaga Vice Rè di Sicilia , e generale
zaga . di Carlo quinto per terra , come non erano venuti per danneg-
giare i Chriftiani, ma folamente gl'infedeli : e come dall'Impe
ratore era stata loro raccomandata Raugia non meno dell'altre
Città dell'imperio fuo : fù deliberata l'efpugnazione di Caftel
nuouo , Città di vago Sito , e di bellifsima vifta , nel primo in-,
greffo del Golfo di Cattaro , fu la finiftra , fu la riua del mare, e
fopravna piaceuole ſpiaggia . Furono per tanto messi in terra
tredici mila fanti, con ventidue cannoni prefi delle galere: e per
& 174 ogni galera Viniziana , per maggiore ficurtà di douere vnani-
memente combattere furono polti trenta foldati fpagnuoli.In-
Battefi Caftel no Cominciandofi per tanto à battere per terra , e per mare la Città,
uo in terra , ein in breue tempo tutte le mura , come quelle che antiche , e debo
mare .
li erano , furono rouinate . La qual cofa veggendo il Sangiac-
co , e capo del prefidio , e difperando di poterfi difendere , di
notte per la via della montagna , con dugento caualli turchi fi
falud . Onde la Città venne in potere de i Chriftiani con forfe
mille , e ottocento perfone . E de i noftri non perirono in quel
la espugnazione ſe non circa cento foldati . Intefafi la prefa di
Caftel nuouoin Raugia , il Senato fpedì fubito Ambafciadori.
al Doria , M. Marino Stefano di Giamagna ; e M. Niccolo,
Luca
ALIBRO SECONDO . 91

Luca di Sorgo, con molti prefenti , e trecento ftara di bifcotto Prefenta i vinci
tori l'aima Raug,
perfouenzione dell'armata , raccommandandoi confini loro ,
acciò non fuffero da i foldati moleftati . Furono detti Amba-
fciadori benignamente veduti dal Doria , promiſe loro ogni fa
uore , e gli riuelo molti fecreti da riferirſi al Senato , e glauner
tì , che li guardaffero da i loro vicini : peroche erano ml volu-
ti da loro . Tornati gl'Ambaſciadori alli 6. di Nouen bre in
Raugia , fu vinto nel general configlio , che i borghi fuoridel. Guaftano i bor.
la Città , e le cafe dei giardini , da lan Iacopo di Visgniza alla ghi lafecōda vol
th.
porta di leuante : e dalle tre Chiefe , alla porta di ponente , co-
me vn'altra volta , dopò la prefa di Conſtantinopoli , circa 80.
anni prima, erano ftati rouinati, così di nuouo, quanti ne erano
Ktati rifatti,ſi buttaffero à terra, per meglio aſsicurare la Città in
ogni euento di guerra , che le fuffe venuta fopra , in tanta.com
mozione di genti , e d'armi : che all'hora per tutta Europa , e
1
parte dell'Alia fi vedeua . E fù ftimato il danno al valore di du
gento mila fcudi . In tanto l'effercito Chriftiano , vittoriofo à
Caftel nuouo, poi che hebbe faccheggiato tutto quel contorno,
fe ne venne licenziofamente nella vicina contrada di Canale à
danno dei Raugei : e fuggendofi il Conte , ò vero Gouernato-
re di quel luogo , con forle cinquecento perfone alle montagne,
gli Spaguuoli (corfero tutto quel paeſe di circa trenta miglia di
longhezza , predando , e menando via da quattordici mila capi
di beftiame minuto : & ottocento capi di beftie groffe , con due
mila porci . Parte della qual preda pofero in Caſtel nuouo per Peggio tal'hor
monizione . Menarono altrefi via captiue , e prigione molte fanno i Chriftia
donzelle, fuergognarono le più antiche : & in fomma fecero tal ni che i turchi.
danno , che non fi ricorda mai efferui ftato fatto maggiore dai
turchi . Ariadeno Barbaroffa intendendo come l'armata Chri
ftiana era ritornata nel golfo Adriaticose che affediaua Caftel
nuouo , ſcorſe colla fua armata fino alla Vallona , doue affalito
da vn terribil garbino agl'vndici di Nouembre, vrto contren Garbino à Barba
ta galere in terra preffo à Safino e furono tutte rouinate , e fi roffa be due vol
perfe quafi tutta la gente . Ondefù forzato à tornare in dietro, ta : s'oppon nel
mare , e guafta i
per riftaurare l'armata di legni , e di genti : peroche ſe bene al fuoi difegni .
cuni fcamparonodalla fortuna in terra, furono nondimeno tut
ti , ò'amazzati , ò fatti prigioni da gl'Albanefi . Riffatta per tan
to con preftezza l'armata e volendo ritornare per foccorrere
Ca-
92 DELL'ISTORIA 2D RAVGIA

Caftel nuouo detto : di nuouo da vn'altra grandifsima fortuna


di mare fù ributtato in dietro . Et in tanto i Chriftiani hauen-
do fortificato Caftel nuouo : e lafciatici in guardia quattro mi-
la Spagnuoli , foldati vecchi : con 24. cannoni grofsi ; e trenta
de i minori : e vettouaglie affai , partirono al loro viaggio . II
Doriaverfo Brindifi : e quindi per terra à Roma al Papa : e da
Roma pofcia , pure per terra, à Napoli : e quindi con l'armata
in Sicilia . E l'arinata Viniziana con quella del Papa ſe n'anda
rono di compagnia all'Ifola di Corzola , circa ottanta galere .
E quindi tornandofene il Cappello à Vinezia, & il Patriarca in
Ancona e l'altre galee Viniziane tornarono alla guardia delle
loro terre in leuante . E de gl'huomini del territorio , & Ifole
di Raugia , i quali erano ftati prefi dal Gouernatore dell'arma-
ta Papale per remare , non ne tornò quafi alcuno alla propria ca
fa, così malamente furono trattáti . Della qual cofa , e del dan
no fatto nelle terre di Canale, fi rifentì , e querelò pofcia la Re-
Ferramolino ec- publica Raugea , appreffo del fommo Pontefice . In quel tem-
cellente ingegnie po che il Doria dimorò à Caftel nuouo mãdò à Raugia vnfuo
re,è mandato dal Eccellente ingegniere , chiamato Maeſtro Antonio Ferramo-
Doria â i Raugei. lino da Bergamo : il quale ftandò in detta Città certo tempo,ci
pole grand'affezzione,e la fortificò affai col farci nuoui balluar
di , e la Rocca fortifsima detta di Menze : & il marauigliofe
baftione fuori delle mura , e fotto il monte Vergato per guar-
dia del porto, riducendo accanto à quello la porta della Città
verfo leuante . fopra di cui fu pofto quetto diftico latino : Eſſe
proculfaui :nullum hac perfæcula Martem , Caftra timent fan-
Ai , quefouet aurafenis . Stette M. Antonio Ferramolino cir-
Mon pub conde-
gnamente la vir- ca quattro mefi in Raugia , molto accarezzato per la virtù fua.
eu effer pagata di e volendo partire , nè volendo pagamento di danari ; il Senato
sofe mortali .
gli fe molti prefenti d'argenterie , al valore di dugento ducati :
e gli donò vn bellifsimo cauallo: e lo conduffe fopra vna naue
Base Raugea , in Sicilia , doue egli al feruizio dell'Imperatore dima
raua . Dell'ifteffo anno 1538. alli 9. di Decembre furono inan
dati Ambaſciadori al gran Turco con prefenti di due mila duca
} ti . M. Domenico Marino di Ragnina : e M. Stefano di Gon
dola . Et eflendo egli tornato dalla efpedizione dei Valacchi,
Solimanoaccarez
i Raugei . gli riceuè graziofamente : e faccendogli chiamare più volte al-
La prefenzia fua , molte cofe volle fapere del viuere Chriftiano
E con-
LIBRO SECONDO. 93

E concede loro di potere cauare de i regni fuoi ogni forta di ro


be: ma non per mare : acciò non fuffe fatta loro raprefaglia da
gl'inimici fuoi : come fouente fapeua effere auuenuto .

DELL'Anno M. D. XXXIX . Effendo venuto Ariadeno Cap.15.


Barbaroffa con dugento galee,all'affedio di Caſtel nuouo:
il Senato Raugeo , alli 6. d'Agofto, gli mandò due Ambafcia- Affedia Barbarol
dori M. Luca Niccolo di Bona : e M. Stefano Niccolino di fa Cafte! nuoue.
Gondola : con prefenti di due cafacche di drappo d'oro : & al-
tri doni al valore di mille ducati . Vide egli l'imbafciadori be-
nignamente : accettò graziofamente i prefenti : & hebbe riguar
do fempreal territorio Raugeo : ne fece come gli fpagnuoli , i
quali mifero à facco la contrada di Canale . Mai quattro mila
che rimafero alla guardia di Caftel nubuo fecero buona penité
zia del lorodelitto . Imperoche tutti furono da Barbaroffas nel se pianfe fpagas
l'efpugnazione di Caſtel nuouo predetto, tagliati à pezzi, o fat- rifelae .Francia now
ti ifchiaui :fe bene prima che fuffero vinti , fecero afpre vendet
te occidendo fra l'effercito di terra , e l'armata di mare, oltre(co
me fi diffe ) à cinquanta mila turchi . Del mefe d'Ottobre del-
l'ifteffo anno 1539, incominciò vna careſtia, e fame in Raugia,
e nel territorio di quella : la quale durò dueanni, e tanto gran-
de , che nel popolo minuto morirono di fame intorno à quat- A
tromila cinquecento perfone . E quel poco di grano, chefi tro-
uaua , valeua venti grofsi il coppello . Nè fipuò dire , che cid
aueniffe per negligenzia del Senato , ò dei Rettori della Città: Quattro mila per
ma più tofto , che fuffe caftigo del Signor'Iddio , per li pecca- to fone, e cinquece
: Muoi on di fa
ti de i popoli : effendo , che di cinque naui , le quali erano ſtate me cola horreda
mandate in leuante per grano , niffuna ne tornaua , effendo im• 4 vdirfi,
pedite per diuerfi riſpetti . Nè anche mancarono coloro , ch'e-
ranoinquel tempo di gouerno , della paterna charità , concio-
fuffe cofa , che comperauano efsi il fromento à ventidue grofsis
e pofcia per maggiore commodità del popolo lo vendeuano lo-
ro à dieci grofsi . Etipoueri altrefi erano il meglio, che fi po-
teua pafciuti . Onde fi fpefe dell'erario publico, in detto tem-
po, intorno à ottomila ducati . Efi dee notare , come buona
caufa di qlta careftia furono le raprefaglie , che fatte furono in
mare delle naui Raugee . Imperoche patendo i clarifsimi Sig.
Viniziani eglino ancora penuria grande di fromento , manda- Signori , effendo
di Cipri, e di Can
rono alli 6.di Dicembre del 1539. il loro Capitano del golfo di dia .
N con
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
Perche fenza l'al con quattro galere : due delle quali erano baftarde : nel porto di
trui non prouede
uano , I fignori Raugia vecchia . Doue dimorando più giorni per afpettare le
clarifsimi, à i lo- naui raugee , che doueano di leuante tornare cariche di grano,
ro popoli teneua come affediata la Città di Raugia : & in timor grande ,
chete naui fue non fuffero tornando da dette galere rattenute,e
prefe . E fe tal'hora vfciua detto Capitano colle fue quattro ga
lere dette , del porto di Epidauro, o vero di Raugia vecchia : la
fera nondi;neno fempre vi ritornaua . Finalmente di cinque
Pure vna ne sfug naui mandaté per grano ,vna fola fuggi loro delle mani : efì có
gi, le man rapaci. duffe nelle tenebre della notte , con profpero vento , nel porto
di Raugia. Nè fe n'accorfero le prefate galere Viniziane , ſe
non quando fentirono le frequenti botte dell'artiglierie nel fa-
lutare con allegrezza la Città . E queſta naue che falua fi con
duffe in Raugia , era di Giorgio di Piero , da Ifola di mezzo .
L'altre quattro furono da dette galee prefe , e condotte à Vine-
zia . E poco prima haueano inuiata pur'à Vinezia la naue di
Paolo di Marcolino Raugeo , carica medefimamente di grano,
con vn Galeone di Giouanni Pranzati con robe d'Aleffandria.
Si rifentirono i Signori Raugei di tale raprefaglia de i grani lo
ro:e mandarono Ambafciadore à Vinezia il Signor Serafino
Al lito parli,ò no Orfato di Giamagna . Il quale fi dolfe à nome del Senato del
bile Giamagna . grano loro tolto , e del Galeone carico di drogaric , & al-
tre robe d'Aleffandria : e fece inftanza di ricuperare almeno
parte del grano , ritrouandofi Raugia ella ancora in eftrema
necefsità . Maniente profittando il fuo dire : ne altro da quei
clarifsimi Signori ritraendo che parole,fe ne ritorno à Raugia.
E voi due altri, E furono mandati due altri gentil'huomini, o recuperaffero al-
fauola narrate, manco il prezzo del grano , & il nolo , overo mercede de i po-
Al fordo , che di ueri marinari , che con tanti pericoli dellavitaloro , e con tan-
dir poco fa fti te fatiche di fi lontane parti l'haueano condotto . Ma nè anche
ma.
quefto s'inchinarono i Viniziani , con dire , nonvolontariamen
re haueano dato loro detto grano : ma queſti forzati , hauendo
fatto reſiſtenza al Capitano del golfo . Onde furono forzati ri-
correre à Solimano, fotto la cui protezzione , come tributarij di
lui,viuono . Per lo che trattandofi in quel tempo fra lui', &
i Viniziani la pace , mandò loro à dire per mezzo dell'Amba-
fciadore , che teneuano in Conftantinopoli , che ſe voleuano
accordo , e pace feco fare , reftituiflero prima à i ſuoi Raugei
tutto
LIBRO SECONDO... 91

tutto quello , che tolto gl'haueano . E per tal maniera , emez-


zo fu pagato il grano , & il nolo : ele robe col Galeone , e le na-
ui, furono reftituite . E perche fù fatta relazione al Senato che Non dee lafciar
dette naui , fenza prima combattere , e fare la debita difefa , s'era prender , fenza
no lafciate pigliare : enon fenza qualche fofpizione di tradime guerra . vnagenti
naue
c'ha vento ,
to alla propria patria , e Città : dichiararono , à effemplo de gli & arme.
altri , i padroni di quelle efuli , e banditi , con efpreffa prohibi
zione , che non li spacciaffero più per marinari Raugei : nè po-
teffero più fopra di quelle andare huomini del loro dominio .
Priuati per tanto i Raugei nel modo dettodel grano nauigato:
per non morire in tutto di fame , furono forzati con maggior
fpefa : e con molto più incommodo a farne venire del reamedi
Bofsina per terra , e fopra i giumenti .
E dell'anno 1540. s'aggiunſe alla careſtia ( come ſuol'auue- Segue alla care
nire ) la pefte del meſe di Marzo e durò molti mefi . Onde ftia,la peftilenzia .
morirono 32. gentil 'huomini : e 14. gentildonné : e de i popo
Jani , e della plebe circa quattromila , e cinquecento perfone .
Et apparue maggiormente , che fuffe ira di Dio , per li noftri
peccati . Intorno à quefti tempi , vn certo nobile , Luciano Ca
boga , bandito della patria , e fattoli Corſale di mare fe molti
danni alle naui Raugee : e corfe molti pericoli, & infortunij :co
me ne gl'annali di effa Città lungamente finarra : e qui per bre-
ui tà fitace .
Del mese di Luglio , l'anno 1541. Vna fregata Raugea arma che valea vna fre
ta , di cui era capo M. Niccolo Lorenzo di Menza , andando gata , à 6. galce.
attorno lodiftretto loro per cagione dei contrabandı de i vini,
fù prefa da fei galee Viniziane : e menata prigiona à Lefina, ha-
uendo prima sbarcato in terra , con ignominia il Menza . In-
tefofi il cafo à Raugia, fi mandò fubito à Vinczia condolendofi
con quel clarifsimo Senato dell'ingiuria fatta al loro gentil'huo
mo , & alla fregata , la quale non era fuori per altro, che per la
conferuazione de i buon'ordini dello ftato loro . E che fe il Pa
pa hauea dato loro il carico di cuftodire il golfo Adriatico : cio Se il mar fitoglie
A te Raugia mia,
eraftato fatto per conto de i Corfali e non in pregiudizio di co Rimarrai fenza
loro , che ful detto golfo tengono Ifole , e terre , di maniera che mare, e fenza ter
nopoffano liberamente fare i fatti loro. Dimoftrò il Senato Ve ra..
neto d'hauere à fdegno la prefa della fregata detta , fatta dal lo-
ro Capitano e diede ordine , che fuffe reftituita , con altra co-
N 2 fa
96 DELL'ISTORIA " DI RAVGIA

fa tolta loro . Dell'anno predetto 1541. ottenne Raugia dal


Ritos Stagno al
Vefcovo di Cor fommo Pontefice Paolo terzo , di feparare la contrada di Sta-
zatola .. gno, e di Punta dal Veſcouado di Corzola . I quali due luo-
ghi erano ftati da gli ſteſsi Raugei raccommandati à detta Chie
fa di Corzola con donatiuo di cento ducati annuali , fino del
1387. E così fù eretto vn nuouo Vefcouado , fuffraganeo dei-
l'Arciuefcouo di Raugia : e Stagno fù fatto Città . Speſe il Se-
nato in ottennere cotal grazia circa trecento ducati . Et il pri-
mo Veſcouo di Stagno fù Monfignore Tommafo di Crieua .
A cui furono affegnati dugento ducati d'entrata : etenne detta
dignità nou'anni . Et à lui fuccedè Monfignor Pietro di Goz
ze dell'ordine de i Predicatori , l'anno 1550.
Cap. 16. DELL'Anno M. D. XLI. del mefe di Settembre , andando.
Carloquinto all'impreſa d'Algieri in Barberia , con vele
Carlo Y. va in dugento feffanta, vi furono tra quelle, tredici naui Raugee . E
narrauano nel ritorno alcuni di loro , come alli dodici d'Otto-
Affrica adAlgier.
bre guife l'armata d'Italia ( con cui era l'Imperatore ) all'Ifola
di Maiorica : penfando di quiui trouare l'armata di Spagna .
Manon effendo ancora arriuataui , conuenne temporeggiare
per afpettarla fino alli diciotto di detto mefe . E pofcia arriua-
ta , la fera fteffa partirono per Algieri . E vi giunfero alli 20.
circa le ventiduc hore . Ma vna parte delle naui , effendo arri-
uata due hore auanti , hauea dato fondo circa fei miglia difco-
fto dalla terra . E le galce , come più leggieri , fi fermarono tre
Tredici naue Rau niglia vicine à terra . Maecco che circa la mezza notte venne
ges vanfeco. vna burafca d'acqua , e di vento fi fatta : che bifognò , che le ga
lee, per faluarfi , fi ritiraffero à Sarza ( che fù di Rodomonte )
lontana circa quindici miglia da Algieri : doue ritrouando vn
pocodi ridotto affai buono vi fi pofarono dui giorni . La Do-
menica alli 23. le naui incominciarono à mettere in terra lefan
terie: manon fi finì quel dì . Onde il Lunedì incominciò il
cainpo à marciare , e caminare verfo la Città, & il restante del-
la fanteria , fi veniua sbarcando di mano , in mano , più vicino
ad Algieri , fecondo che la gente noftra prima sbarcata ſi veni-
Spagnuoti al mo- ua accoftando alla Città . Onde la fera de i 24. d'Ottobre sel-
se, alla cofta i Te- fendo sbarcata tutta la fanteria , s'accamparono mezzo iniglio
defchi , e gl'Ita preffo ad Algieri . Gli Spagnuoli prefero la montagna : 1 Te-
gliani&reftanoal
defchi fi fermarono à mezza cofta , e gl'italiani nella pianura ,
piano.
vi-
LIBRO SECONDO . 97

vicinoalla marina . Et hauendo le gelere anch'effe dato fondo,


s'afpettaua di mettere in terra, la mattina feguente l'artiglierie,
ele munizioni . Ma ecco che fecondo , che vna maga della ter
ra hauea predetto , la notte fteffa venne tanta pioggia, e così gra
barraſca di vento , che non ſi puote la mattina eflequire quan-
to s'era proposto . Alli 25. per tanto fu l'alba, piouendo, & ef. Era dacreder, che
fendo cosìcattiuo tempo , vlcirono d'Algieri alcune compa- inimici al monte,
gnie di foldati , & affaltando il campo Italiano , che ftaua alla andati non fareb-
pianura , e più commodo alla Città : ſcaramucciarono fino al bono, ò alla cofte
mezzo dì , con gran difauantaggio de i poueri Italiani . I quali
non haueano ancora ben fermi gl'alloggiamenti : & erano ſtati
colti all'improuifo nel fango , e nella pioggia . E fe la Ceſarea
Maeftà non gli foccorreua in perfona , con vna fquadra di Te-
deſchi , ta faceuano peggio . Macomparendo l'Imperatore fo-
pra vn cauallo, con la ſpada nuda in mano , prefero tant'animo, Noa manda , ma
in perfona Carlo
porta della V.foccorre i fuoi
che cacciando gl'inimici gli feguitarono fino alla porta
Città . E fù oppinione d'alcuni che fe quel giorno gl'haueffe nel lor maggies
ro nella fuga feguitati, entrando infieme con loro fi farebbe age pericolo .
uolmente quel dì prefo Algieri . Ma fatti richiamare dall'Im-
peratore reftarono di più feguitargli . Tuttauia ci reftarono
morti de noſtri Chriſtiani , in quel primo improuifo affalto, in
torno à cento cinquanta Italiani . E narrano che era vna com-
pafsione à vedere quei poueri foldati , mezzo morti di fame ,
(per coli dire ) e di freddo , tutti bagnati , e nel fango à mezza
gamba , à hauere à combattere con inimici ripofati , pafciuti, e
freschi . Mapeggio ancora auuenne al pouero effercito Chri-
Spiaggia d'Algie
ftiano : Imperoche la fera fteffa dalli 25. d'Ottobre per la gran ri , ò quanto inie
fortuna andarono à trauerfo , & infpiaggia li ruppero quattor- qua fufti .
dici galere : vndici del Principe Doria , vna di Spagna , vna di
Napoli: & vnad'Antonio Doria . Perirono fimilmente intor
no a cent'altri legni, fra naui , fufte , carauelle, fquarzapini, fre
gate , & altri vafelli : di maniera che duraua il naufragio per lo
Ipazio di fei miglia . Et era, come riferirono alcuni, vna gran
compafsione il vedere la rouina di tanti nauilij: e la fomerfione,
emorte di tanti huomini . Imperoche fe pure alcuno nello spez I perigli del mar
z arfi del legno fuo , natando cercaua di ſaluarſi con l'ire in ter- può racontar chi
lo nauiga attai, ſe
ra :fubito da cento ( per così dire ) freccie , zacaglie , ò fcimi- pur ne ſcampa .
tarre di turchi, ò d'arabi , che tutto quel litto occupauano , era
feri-
98 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

ferito , e morto . O che fpauento era quello e che confufione


di coſe, il vedere in li poca ſpiaggia tanti nauilij rotti, tanti huo
mini morti › tanti animali , caualli , pecore , e boui , che per fer
uizio , e per vitto de i ſoldati erano ftati ſopra le naui polti, cfſa-
nimi giacere alla ciua del mare . Quinci tauole , gabbie, temo-
ni , alberi , antenne , vele , remi , e farti vedeanfi dalle fortunofe
onde , con botte , barilise caffes buttare al litto . E quindi ,
l'aere ofcurato il mare fuperbo , e minacciofo : il Cielo irato
con tuoni, e lampi , e la terra di cadaueri tutta intorno all'ac
que coperta . Sentiuanfi voci querule, e lamenteuoli : vedeanfi
volti pallidi , e di colore di morte : chi facea voti : chi ſtudiaua
di confeffarfi chi malediceua : e chi rinegaua . O che confu-
fione : ò che timore era quello, al romperfi de gl'alberi, al fpez
.
zarfi dell'antenne : al fquarciarfi delle vele, & allo fpirare di tan
te anime , nella fominerfione delle naui . Vento , pioggia , ma
re, terra, e Cielo , pareua che tutti d'accordo haueffero congiu.
rato contra de i miferi Chriftiani di quell'armata . Ma non mi
nore forfe era lo fpauento , & il trauaglio di coloro , che di ter-
ra rimirauano de i proprij compagni il naufragio . Imperoche
confiderauano.come rimaneuano in paeſe ſtraniero : in mezzo
de i loro nimici : fenza vettouaglie, & altre neceffarie prouifio..
ni , e fenza fperanza di foccorfo , ò di compafsione , hauendo
da fare con gente barbara , e d'ogni pietà aliena . Vn folo non-
Vn folo Carlo V.. dimeno Carlo V. Imperatore inuitifsimo , non ſi perde d'ani-
refta intrepido , mo, non s'auuilifce , non fcena di valore, e non manca à fe ftef
e dona animo à ſo , in tanta perturbazione di cofe: in così graue pericolo : & in
sutti , e cuore , e tanta necessità . Ma faccendofi , quanto al patire, come vno
forze.
de gl'altri : quanto alla compafsione, come padre di tutti: quan
to al confortare , e prouedere , come verace Imperatore , che
Lo inuitto Carlo egl'era , chiamaua gli Spagnuoli fratelli : gl'Italiani figliuoli, &
efforta i fuoi fol-
dati . i Tedeſchi compagni . Hora come foldato à piedi , fi metteua
fra gli Spagnuoli , hora come Capitano , fra gl'Italiani : & ho-
ra come fratello , fra gl'Alemanni . Et effortaua tutti , poi che.
Dio gl'hauea condotti in Affrica , per cagione della fede fua à
Tutte nazioni & fi morire volentieri infieme con effo lui . Erifpondendogli tutte
moftran pronte. le nazioni , come erano prontifsime à metter la vita mille volte
il giorno per la fede di Chriſto N. Sig. e per fua Maeftà , e che
folamente fi doleuano : che l'aduerfa fortuna non lafciaua lo-
ro,
r
LIBRO SECONDO . 99
ro moftrare il buon'animo , & il valore loro contra quei rinega-
ti : tutto lo confolarono . E fù deliberato poi che erano rimafi
fenza i douuti prouedimenti di partirfi , e di non afpettare altra
aduerfa fortuna . E così la mattina dalli 26. d'Ottobre, all'al-
ba lafciando Algieri,fipartì il campo Chriftiano in ordinanza, A Sarza fifraccol
gonilegai,
alla volta di Sarza : doue ftimauano il Doria efferfi faluato ( code le reliquie,
e delle
me altra volta ) col rimanente delle galee fue proprie,e co quel genti Imperiali.
le di Spagna , e di Napoli . Etrouando all'ottauo miglio vn
fiume , vi fecero fopra vn picciol ponte , efu quello lo paffaro-
no gl'ſtaliani , e gli Spagnuoli , andando più ad alto fette mi-
glia à paffarlo i Tedeschi , doue l'acqua era più baſſa . E così la
feraallogiarono ad vn'altra più picciola fiumara . Alli 27. arrí
uarono à Sarza , Città oggi rouinata , e quiui trouarono il Do-
ria con le galere , e con certo numero di naui, auanzate alla for.
tuna del mare. Onde ài 28. incominciarono ad imbarcare le
fanterie fu le naui , e durarono quattro giorni , e così gl'altri fu
le galere . E perche non erano capaci i legni rimafi à tanta mol
titudine, per ordine del clementifsimo Imperatore fi lafciarono
i caualli , per non lasciare gl'huomini . E perche non veniffero
nelle mani di quei barbari , fi fomerfono nel mare . Imbarcati
per tanto i fanti , fubito le naui fecero vela per Italia : mála for Miferi che dalme
tuna di nuouo ne mandò à trauerfo cinque nell'iftefla fpiaggia re fon ricondotti
Di nuouo all'ini-
d'Algieri : nelle quali erano mille cinquecento foldati , la mag mico , & empie
gior parte Spagnaoli , con alcuni Italiani , e pochi Alemanni. Jido .
I quali effendofi condotti il meglio che puotero in terra con le
loro armi , combatterono buona pezza ful lito del mare , con
moltitudine d'Arabi . Ma veggiendo pofcia di non potere reſi
ftere se che quella canaglia non gli voleua , ſe non per morti, ri
ftretti infieme incominciarono così cobattendo, à caminare ver
fo la Città d'Algieri , la qual'era vicina , e quiui arriuati fi diede
to prigioni al Gouernatore , che era vn Sardo rinegato : & egli
faluo loro la vita . Vn'altra naue groffa Raugea de i Refti , non
potendo arriuare in Sardigna , fù ribúttata in Barberia : e 25. Vna naue de i Re
ftine và al fonde
miglia fopra d'Algieri affondò con forfe ottocento foldati, per
la maggior parte huomini d'arine, e caualli legieri del regno di
Napoli. E quefta nuoua s'hebbe per vna fregata della medefi
ma naue , la quale veggiendo detta naue affondare fi faluò con
25. perfone , che furono prefte à falirci fopra . L'altre naui
non
ICO DELL'ISTORIA DI RAVGIA

non potendo pigliar porto in Sardigna , fcorfero alla volta di


Maiorica :doue nella bocca del porto diedono a trauerfo . Im
però due mila foldati , che ci erano fopra , effendo tanto vicini
à terra fifaluarono , quafi tutti . Vn'altra naue Raugea , tutta
Vn'altra Raugea rouinata dalla fortuna , fi perfe vrtando all'ifola di Sardigna :
#rtain Sardigna,
ma la gente tutta fi faluo . La maffa poi dell'armata ( cioè le ga
lere tutte , con alcune naui ) dopò che hebbero elleno ancora
fcorfa molta fortuna , e paffati gran pericoli arriuarono alli 27.
di Nouembre all'Ifola di Maiorica , & alli 28. Vna parte partì
per Genoua , rimanendo l'altra con l'Imperatore : il quale po-
fcia nauigò in Ifpagna . E cotal fine hebbe l'imprefa d'Algie-
ri, fatta, ma non nel tempo , in cui fogliono i Regi vfcire in
campagna à guereggiare : anzi fuori di quello , & in ftagione
Cedono a'turchi non conueneuole al nauigare . Solimano , intefafi in Conftan-
le fpoglie Chri- tinopoli tanta rouina dell'armata Chriftiana, fpedì fubito ven-
Riane.
ticinque galere ad Algieri , per meglio ricuperare l'artiglierie ,
elegni Chriſtiani in quella ſpiaggia rotti . E narrano come ri
cuperarono oltre 60. pezzi d'artiglierie , tra grandi , e piccioli:
due galere , & alcuni altri legni ininori . Co'i quali poi fecero
molti danni à iliti noftri.

Cap. 17. DELL'Anno M. D. XLII . Hauendo il gran Turco fox-


to Barbaroffa fatta vna grandifsima armata , à diuozione
di Francefco Rè di Francia : la mandò à i danni di Carlo V. &
incominciando dal Faro di Messina prefero Reggio di Cala
bria: e feguitarono di danneggiare per tutte le riuicre del Re-
gno di Napoli , e dello ſtato di Siena . E fopra dett'armata tur
chefca era Luciano Caboga effule di Raugia, di cui s'è detto di
❤n brigantino è fopra . L'anno fteflo 1542. vn brigantino Raugeo carico di
prefo da gli fcoe cera , e di cordouani al valore di trenta mila ducati , nel volere
bi.
paffare in Ancona fù preſo da gli Scocchi di Segna . Et in Vn
gheria , effendo venuto Ferdinando coll'effercito à Buda, furo-
no molti mercanti Raugei fpogliati dei beni lora . Onde au-
uennero in Raugia più fallimenti .
Del 1543. nel mese di Marzo venne à Raugia vna infezzio-
ne di mal di punta , e fquilanzia : la quale durò più di tre mefi.
E ci morironofra grandi , e piccoli intorno à quattrocento per
fone . Et à Stagno appena ne reftò vno per decina. Ma inuo-
cata con procefsioni , e limofine la diuina mifericordia » dopoj
tre
LIBRO SECONDO . 101
tre meſi detti , ceſsò detta influenzia . L'iſteſſo anno , pure di
Effercito di gril
Marzo, comparuero à Raugia , anzi per tutta la Bofsina , e Dal li affai dannofe.
mazia grandifsima quantità di locufte , ò vero grilli . I quali
venendo diuerfo leuante , douunque fi pofanano ricopriuano
la terra, e non ci lafciauano filo d'herba . Onde fecero infiniti
danni alle biade , e cagionarono la careftia . E non fi trouaua
contra di loro rimedio , fe non il fuino , e lo ftrepito di ferra-
menti nell'aere . Partirono pofcia per l'Italia , doue medefimas
mente fecero gran danni . L'ifteffo anno 15.4 3. alli 26.di Mar
zo, & all'ultimo di Giugno venne à Raugia , nel territorio di
quella così groffa grandine , che alcuni grani arriuarono al pe-
Vn grano di gra
fo di cinque libre . Onde fe gran rouina , e con fatica reftò la gnuola 5. libro.
vigefima parte de vini, e de gli altri frutti . Et in alcuni luoghi
coine , à Breno , à Giuncheto, & à Giuppana fobbiſſo, có gran
ſpauento , il terreno . L'anno nedefimo del mefe d'aprile,duc
Marcelliane cariche di cera, di cordouani, e di ciambellotti al
valore di cento mila ducati parte de Veniziani , parte de i Rau
geise parte d'altre nazioni furono prefe da 3.fregate di Scocchi,
alla bocca di Narenta . Iquali Scocchi poi fi fuggirono nei co
fini d'Vngheria: in certe caftella alla marina . Onde i Vinizia-
ni , ordinarono di rouinare dette caftella . Alli 13, d'Agollo
dell'anno ifteffo alle 7. hore di notte , venne à Raugia vn gran Naue di califee
difsimo tremuoto . E l'ifteffo annofù prefa da Barbaroffa ap- prefa da i turchi.
preflo alla Sicilia vna naue carica di califee & altri panni di po
nente . Et hauendo fatte rendere le robe loro àí Vaniziani , &
i Raugei , rattenne l'altre per fe, al valore di trenta mila ducati.
Alli 28. d'Agofto dell'anno medefimo , arriuò à Rangia il cla-
rifsimo Signor Stefano Pepolo generale de Viniziani con 29.
galee , delle quali quatro lafciandone à Grauofa , e due dauanti
al porto di Raugia, fe n'ando con l'altre nel porto di Epidau-
roso vero Raugia vecchia , doue dimorò parecchi giorni , ne
fi feppe la caufa . Mandò il Senato tre nobili à vifitarlo con
prefenti al valore di cento ducati . Finalmente dopo alquanti
di fe n'andarono alla volta di Cattaro, e di Corfù . L'anno det
to 1.543 . furono fatti dal publico nuovi granai in Rangia . Si Organo di Raua.
finì l'organo della Cattedrale con ifpefa di mille,e quattrocen. gia quanto cofti..
to ducati . Enei paefi del turco occorfero fallimenti di Rau
gei per più d'ottanta nila ducati .
O L'anno
102 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

L'anno 1544. pafsò da Raugia vn'a mbafciadore del Rè di


Francia , il quale andaua in Conftantinopoli : e portando lette-
re raccommandatorie dal fuo Rè , fù molto accarezzato dal Se
nato . L'anno iſteſſo alli 6.di Marzo , alle 14. hore , ſtando
Vengon tremuoti
ben pelio 4 Raus tutta la nobiltà alla predica in duomo , venne in Raugia vn grã
tremuoto :ma per la Dio grazia non fe danno alcuno nella Cit
gia .
ta. Marouino in Narenta l'habitazione del venditore del fale
per la Republica, con tutta la falinaria . Alli ro. d'Apriledel-
l'anno medefimo, vna naue Viniziana carica per Aleffandria di
Naue Veneta affó robe , alla valuta di dugento mila ducati, affondò in paffa fcflan
da apreſſo all'Au tz d'acqua cinque miglia preffo all'Ifola d'Auguſta': per gran
gu.. vento di borrina , volendo ella paffare certa punta , & entrare
nel porto di melida di fuori . E di nouanta perfone , che ci era
nofopra ,folamente 32. fi faluarono nella barca , e l'altre non
volendo entrarci, ma reftare nella naue, ftimando che fi douef-
fe faluare, perirono con effa . Mandarono i Viniziani tre gale-
re per ripefcarla con loro ingegni : & hauendo attaccati detti lo
ro ordigni à vna fmifurata pietra, che ftaua in fondo di quel ma
re , ci faticarono affai per trarla fuori , penfando che fuffe la na-
ue. Ma finalmente delufi , fenza frutto alcuno, fe n'andarono,
hauendo in ciò fpeſo intorno à due mila fcudi . Dell'iſteſſo an-
no alli 13. d'Aprile, venendo 250. Scocchi con 7. barche arma
Scocchi & Naren te alla bocca di Narenta , tanto alto faliro fu per la fiumara, che
ta fan grå danno
Ai surchi . appreffandofi à certo caftello, prefero 16. perfone : tra le quali
era vn Valuoda . Iturchi del caftello , leuatofi il rumore , e fti-
mando , che i nimici non fuffero tanti , faltarono fuori con l'ar-
mi per ritorre loro la preda fatta. Ma ben tolto fi rifuggiro al
Caftello , parte di loro effendo ftati feriti , e parteprefi in batta-
glia . Così ritornando gli Scocchi vittoriofi , e ritrouando al-
la bocca del fiume vn nauilio carico di robe di giudei , edi tur-
chi , al valore di quattromila ducati , per Ancona, lo prefono,
non oftante , che il figliuolo di Canaletto fteffe quiui preffo alla
guardia , con quattrofufte . L'anno medefimo 1544. nel pac-
fe del turco, e mafsimamente in Boſsina, fù del meſe di Giugno
grandifsimapestilenza. Onde i mercanti Raugei di quelle par
ti patirono affai , & alcuni ne fallirono . Era in quefto tempo
na, e frumento quafi mancata l'arte della lana in Raugia , onde non c'era più
med Raugei , d'una bottega : e quefto, per careftia dilana. Et ecco che la di-
uiga
LABRO SECONDO .
103
uina prouidenzia foccorfe i ferai fuoi . Imperoche ne arriuò Neilor maggior
in porto vna naue con forfe mille facca . Delle quali dugento bifogni
laudato :a Iddio
ottanta ne comperò la Città : e fi riaperfero più botteghe di cit-
tadini: & i nobili concorfero à prettar danari . Ritrouauafi fi-
milmente quest'anno Raugia in molta penuria di grano . Ma
ecco che n'arriuarono quattro naui di leuante : hauendone con
ceffe il gran Turco , venti mila ftara . E così la grazia di Dio
non abbandona chi lo teme . Dell'anno medefimo 1544. ven-
neà Raugia vn'Ambafciadore del Rè di Portogallo, il quale an
daua à Solimanoper accordare certe differenze intorno à i traf-
fichi di Calicutte, e del mare roffo . Arriuò alli 25. di Luglio,
& effendo ſtato molto accarezzato dalla Republica, à petizione
eziandio del ſuo Rè , che lo raccommandaua, fra pochi di fipar
tial fuo viaggio . Dell'anno predetto , efféndo venuto vn fan-
giacco , e gouernatore nuouo nel ducato di Santa Sabba, il qua
le era di Murlachia, fù dal Senato di Raugia preſentato al foli-
to, di doni al valore di trecento ducati . Iquali accettò beni-
gnamente : ma pofcia incolpando gl'Ambafciadori peroche
non haueano prefentata la donna fua , fe ferrare tutti i pafsi , ac
ciò della prouincia fua, non fi portaffe cofa alcuna nel territorio
di Raugia . Rimandò il Senato dugento altri fcudi per la mo-
glie. Eftando ancora ful duro , e vietando à i mercanti Rau-
gei il trafficare nel paefe del fuo gouerno , aggiunsero , il terzo Al terzo dono il
dono di cento venti ducati . Onde finalmente fi placò , e con barbaro fi placa.
cedè la pratica , e quanto defiderauano. Alli 9. di Nouembre
dell'ifteffo anno , fù nel mare Adriatico vnafortuna di vento
tale , che da molt'anni non fi ricordaua la più terribile . Onde
fe molti danni in terra fradicando molti alberi , e tra gl'altri
vn'olmo , che ftauafopra il monte d'Ombla , il maggiore che
fuffe in tutto il territorio di Raugia : & in mare fommergendo
molti nauilij . Tra i quali furono fette naui Raugee con tutte
le robedi mercanzia chev'eranofopra . Alli 18. pofcia di Di-
cembre , nel porto di Messina abrufciò fino alla fuperficie del- Sette nue affon-
l'acqua con tutte le robe la maggior naue, che caualcaffe in quel daro, & vna arse.
tempo il mare , cioè di botti mille, e dugento . S'appiccò fuo-
co alle tre hore di notte . Efe bene vi corfero quattro galere
per ifinorzarlo ad ogni modo non ci fu mai verfo di poterlo
Spegnere: e fùftimata la perdita di diecimila ducati . Il fangiac-
O 2 CO
104. DELL'ISTORIA DI RAVGIA

co fopranominato alla fine di queſto medefimo anno 1544, per


Empia, & infazia cauare nuoui danari da i Raugei ,di nuouo fe ferrare i pafsi ,
bile auarizia . che non veniffero grafcie della prouincia fua in Raugia . On-
defùforzata la Città àfcriuerne in Conftantinopoli alla porta
del gran fignore : e gli vennero lettere, che doueffe viuere in ca-
rità e pace co'i Raugei , fuoi tributarij , fotto pena della difgra
zia fua. La qual lettera gli fù prefentata per vn meſſaggiero del
Alla letteraaggió Senato , con vn dono di cinquanta ducati . La prefe egli , la fi
gono ilprefente.
poſefopra del capo , e le fece grand'inchini , e fi fcuso , che quá
to era feguito , tutto era proceduto dalle cattiue informazioni
di perſone maluagie : promettendo per l'auuenire di tenergli in
luogo di fratelli : fi come por fece .
Cap. 18. DELL'Anno 1545. nel principio di Gennaio fù tale fortuna
di greco tramótana, per l'Adriatico mare: che ne perirono
più di 50. legni. Tra i quali furono tre naui Viniziane, le quali
andauano in Soria, con carico al valore di 100. mila ducati. Et
Due faette fan p- vna Raugea , che andaua à Scio , carica al medefimo valore, per
dor'vna naue . la maggior parte da mercati Genouefi : fù nella colta di calabria
da due fulgori, ò vero faette percofla in poppa. Onde in vn’aſteſ
fo tempo tutta s'aperfe , e diede in terra , & in fecco, con perdi-
ta di fe fteffa : di tutta la roba : e delle genti , eccetto alcune po-
che perfone , che fopra la barca , ò vero fregata fi faluarono .
Dell'ifteffo anno alli 5. di Maggio , in Martedi , circa il mez-
zo giorno , l'acque marine tornarono talmente in dietro : e fù
Gofa nel vero af- tanto grande il refluffo del mare , che in ombla , al Monaftero
fai prodigiofa . de Frati era tanta poc'acqua , che doue prima notauano le bar-
che groffe , fi poteua ageuolmente guadare : effendo parimente
inancate l'acque furgenti delle Mulina . Ma dopo alquant'ho
re cotanto abbondarono , e crebbero , che ricoperfero l'iftel-
fe mulina . E nel medefimo tempo nella contrada di papaua
mancò la fiumara : onde fi vedeua tutto ilfondo feccoz e pareua
che la terra fi fuffe inghiottita tutte l'acque . L'ifteffo anno, del
ineſe di Giugno , tredici galere imperiali con due brigantini en
warono nel golfo Adriatico , e fcorrendo in prima la cofta di
Puglia , prefero quattro fufte di turchi con molte robe , e libe-
raronooltre à quaranta Chriſtiani , i quali erano tenuti ſchiaui
Armata Imperiae fopra di quelle . E dopo tornando ſcorfero la cofta di Dalma.
e entra nelgolfo zia fino à Raugia , doue furono loro vfate molte cortefie . Da
Rau-
LIBRO SECONDO...
105

Raugia partirono alla volta d'Augufta : doue ftettero alquanti


giorni afpettando certa naue che douea partire di Raugia per
Ancona, carica di robe di giudei , & altri infedeli , al valore di
cento cinquanta miladucati . Maprefentendo ciò il Senato ,
fefoprafedere in porto detta naue tanto, che le galee tediate dal
lungo afpettare , fe ne furono in Sicilia tornate : effendo fopra
di quelle Capitano generale , il figliuolo del vice Rè di Napoli.
Alli 28. di Giugno , dell'anno predetto 1545. arriuarono con
18. galee Viniziane à Raugia i due Ambafciadori , di Francia, Amba
fciadoria.
edell'Imperatore : i quali andauano in Conftantinopoli à Soli. pote
nti Regi .
mano . Efurono amoreuolmente riceuuti , & alloggiati à fpe-
fe del Senato nel palazzo dell'Arciuefcouo per i5 . giorni , fas
cendo loro fempre compagnia quattro gentil'huomini , e ferué
dogli à tauola alcuni giouani popolani . Dopò alli 13.di Lu-
glio partì l'Imbafciadore di Spagna : rimanendo quello di Frá
cia per fentirli alquanto indifpofto . Ma dappoi alcuni giorni,
partendo egli ancora per terra , lo vennero à pigliare trecento Triegua fra ilTut
caualli turchi à i confini , e l'accompagnarono fino à Conftanti co , e Carlo Imp.
nopoli . Doue per mezzo dell'Ambafciadore di Francia fi con
chiufe tra l'imperatore , & il Turcotriegua per quattr'anni : e
tanto più , quanto pareſſe al Rè di Francia . E fi lafciò luogo
à Ferdinando Rè d'Vngheria , di potere egli ancora entrare in
detta triegua , con patto di reftituire certe caftella à i confini
del Turco. Le quali coſe conchiuſe , hauendo Solimano do- Doni degni del
Turco di due méf
nato à ciaſcuno di lor due, 16. veftimenta di varie forte di drap faggi
.
pi , fi partirono , quegli di Spagna per lo Dannubio alla volta
d'Vngheria e quegli di Fracia al fuo Rè per la medefimavia di
Raugia, e di Vinezia. Intorno à quefti tempi fù condotto di Ac
quido ccio , ac-
Napolivn maeftro d'Aquidocci ,con prouifione di 15. fcudi il crefciuto, e reftau
mefese non folamětefù reftaurato il códotto antico che reca da rato .
valle di giuncheto l'acquadolce alla Città : mafi fecero di nuo
Do ottocento paffa di canali , che coftaua ikpaffo più d'vn ducas
to:efi raccolfese procacciò tant'acqua , che non manca mai
per tempo alcuno alla Città . E la fpefa fù intorno a 9500. du
cati Delmeſe di Luglio del predett'anno , effendo asfaltate
tre naui Raugee , nel mare di Genoua da Gurgutte fchiauo di
Barbaroffa , che con dieci galee andaua in corfo, combatterono
valorofanente . Mai all'ultimo duene furono abrufciate con
tutta
100 DELL'ISTORIA DI RAVĜIA

tuttauia la roba : e la terza con gran fpargimento di fangue fùì


prefa . Imperoche vi morironopiù d'ottanta Chriftiani , e de i
turchi più di centocinquanta . E fingolarmente fù ferito il Ca
pitano Gurgutte dalla Gabbia , con vno pietra di maniera tale,
che poco manco , ch'egli non moriffe . Smontando pofcia in
terra detti corfali turchi ſcorfero fino à dieci miglia fra terra
nel Genoucfe , predando , e faccheggiando . Onde conduffero
fchiaui più di 5oo. perfone fra grandi , e piccoli e tanta róba
tolfono, che con fatica i legniloro portaré la poteuano . Hauu
ta la nuoua delle loro naui i Raugei , fcriflero in Conftantino
poli , & ottennero vna lettera , la quale mandando in Algieri
con prefential valore di dugento ducati , rihebbero la naue, &
iprigioni loro con auuertimento di non più nuocere alla loro
nazione . * Dell'ifteffo anno 1545.alli 21. di Settembre,nėl ter
ritorio di Punta, e di Sabioncello venne la grandine tanto grof
fa, che alcuni grani pefarono dalle fette alle noue libre . Onde
non folamente guaftò le vigne , e gl'alberi : ma ruppe ancora
quafi tutte le coperte , e tetti delle cafe. Venne altrefi detta gran
dine nella vicina Ifola di Corzola , ma non fece tante danno .
Vien la tempefta Efù offeruato , che dopò certa fcomunica mandata fopra le ro
à gli fcomunicati be d'una naue rotta à Corzola , rapite , etolte dagl'huomini di
Punta , e di Sabioncello , ogn'anno veniua fopradi loro la tem-
peſta. Si confultò l'ifteffoanno in Raugia di cacciare della Cit
Configlio di man ta loro tutti i giudei, atteſi i loro cattiui portamenti, e temendo
darne via i giudei che l'ira diuina tal'hora non fi verfafle ſopra di loro per cagione
de gl'increduli fuoi inimici , i quali habitauano in mezzodilo.
ro . Et allegaúano alcuni l'effemplo del Rè di Spagna , e d'al-
tri principi , che de i Regni , e ftati loro , cacciati gl'haucano:&
1209ection altri ad ducendo in mezzo i molti danni fpirituali , che era la lo
4
ro prattica , e conuerfazioneall'anime . Ma finalmente venen-
do eglino raccomandati da Solimano, non furono altrainen-
te cacciati.Il giorno di San Feronimo alli 30.di Settembre del
Fuoco à Raugia, 1545. s'appiccò fuoco nella cafa d'vn Cappellano di San Bia-
egalce viniziane. gio ,e vi morirono fette perfone dal fuoco , e dalla rouina del
tetto , e delle inura : e molte ne furono ferite . Ma Dio grazia
non fe danno ad altra caſa , per i buoni , e preſti ripari, che fi fe
cero . Fù nondimeno trauaglio nella Città fofpettandoli di
qualche tradimento : effendo che la mattina iftefla s'appreſenta
rono
LIBRO SECONDO 107

rono dauanti al porto dieci galere Viniziane armate . Le'quali


pofcia ful mezzogiorno partirono per Raugia vecchia : doue
Hettero parecchi giorni : e dappoi n'andarono al loro viaggio .
Dell'anno predetto 1545. effendo ftato riferito al Reggimen-
to di Raugia , come i Frati di San Domenico di Grauola con-
duceuanovini foreftieri , e contra i bandi della Republica gli
wendeuano alla fpina, fù loro prohibitofotto pena d'effilio del-
lo ftato loro. E quindi à poco volendoli alcuni Senatori con-
feffare nella Natiuità di Noftro Signore; da i prefati religiofi di
San Domenico, non furono da loro altramente afcoltati,pero-
che gli teneuano iſcomunicati : hauendo eglino fatto contra la
libertà Ecclefiaftica . Pero che non vini foreftieri ina i loro pro
prijerano ſtati da loro venduti per ricomperarne de gl'altri più
atti alle ftagioni d'auuenire . Conciofia cofa che alcune forte
di vini non durino all'eftate . E per all'hora , non effendo le
confefsioni così generali , pafsò la cofa in filenzio . Ma pofcia
venente la Pafqua di refurrezzione , fù per lo Vefcouo di Mer- Fioriran le Città
cana , Vicario dell'Arciuefcouo quell'anno 1546. publicata quãdo i Rettori ,
vna fcommunica Papale fopra coloro , i quali s'erano trouati faranno vbbidien
nel configlio, quando fù vinto , e publicato cotal'ordine con- tid Santa Chiefa,
tra i predetti fratis & altri religiofi . Onde fù dibifogno man-
dare a Roma à fua beatitudine per l'autorità di potere da detta
fcomunica profciogliere . E fua Santità mando la chieſta facol
tà : ma con patto , e condizione , che prima doueffero leuare de
i loro ftatuti , e leggi tutte le claufule contrarianti alla libertà
Ecclefiaftica . E così vbbidirono , e furono leuati tutti i capi-
toli , tanto del vino, quanto dell'altre cofe & fatti contra gl'or-
dini , e priuilegi della libertà Ecclefiaftica . Doue è da notare,
come à તે i religiofi , e Cherici viene da i facri canoni permeffo di Far mereanziẹ nó
poterefenza fcropolo alcunovendere i frutti delle loro poffel- lice a facerdotti.
fioni , e rendite : e commutargli fecondo le loro necefsità . Ma
comperare per riuendere, e fare mercanzie di quali fi voglia co-
fe, non è loro lecito . E quando in ciò errino non tocca allapo
deftà fecolare di caftigargli : Ma fi deono fare punire da i loro
fuperiori , ò preti , ò regolari , che fi fiano .
Dell'anno 1546. per la maggiore parte d'Europa , cioè in
Ifpagna , in Francia , & in Italia fù grandifsima careftia : e tale
che in Puglia , quafi grannaio d'Italia, valeua il carro del grano
fcudi
DELL'ISTÓRIA DÍ RAVGIA

fcudi ventilei d'oro . In Raugia nondimeno per la buona di


ligenzia del Senato eprincipalmente perla grazia di Noltro Si
gnore Iddio, fi ritrouauano più di quaranta migliara di grano.
Onde non valeua più di fei grofsi il coppello , al mercato .
Dell'anno predetto , alli 1 3. di Febraio, in giorno di Sabbato,
Tal'hora in por la naue di parapugno , hauendo ſcaricato in Raugiaibgrano, re
to perifeon le na cato di leuante : e volendo andarfene à Giuppana , fù affalita de
ui .
vna buraſca d'oſtro garbino , tale che buttata fotto le ripe di
Raugia in fecco , s'aperfe , & empiè d'acqua fino alla coperta.
da ballo . Ma foccorfa , & aiutata da otto brigantini ,e dalla
barca grande del porto , fù condotta à Grauola piena , e carica.
d'acqua. Equiui pofcia le fù rifatta la carina : Ma ad ogni mo
do , nel primo viaggio che poi fece per ponente , di nuouo in
certa fortuna fi aperfe , & andò al fondo . Dell'ifteffo anne-
1546. Vna fufta , armata in Mefsina, entrò nel golfo Adriati-
co , del mese di Febraio : & intorno all'Augufta , & alla contra
da di Punta faccheggiò più barche , e prefe molte perfone . La
qual cofa faputafi in Raugia furono armati ſei brigantini , e le
diedono la caccia per mare più giorni . E finalmente fcorren-
do verfo l'Albania , fùprefa , e fù condotta à Cattaro .. Doue
furono appiccati diciafette di quei corfali : cinque pofti alla car
tena , e furono rifcattati gl'Auguftani prefi , e gl'altri ſchiaui
Chriftiani . Dell'anno medefimo 1546. fù la pefte à Narenta,
& inaltri luoghi à i confini di Raugia : ma nella Città ( per la
Dio grazia , e diligenti guardie, ella non penetrò. L'anno pre
detto , hauendo Giorgio Stefano di Giamagnafattonon fo che
delitto , & effendofi fuggito nel conuento di San Franceſco, fù
dalla corte cauato ye tolto di detto conuento , epofto in carce-
ore
Zelaua Paolo ter . Ma effendo la nuoua di queſto caſo ita à Roma, Paolo ter
zo, per la Chie. Zo, Pontefice fommo , dichiarò quei tali incorfi nella fcomu-
fa,; A lui comef- nicaimpoſta à i violatori della libertà Ecclefiaftica . E fù di-
fa , e perfue fan bifogno , che cauando il prefato Giorgio di prigione , lo ripo-
te leggi .
neffero nel prefato conuento , onde per forza l'haueano tolto.
Donde egli pofcia fecretamente vfcendo , fi fuggì di Raugia ,
fino attanto ch'accomodò le cofe fue . Del prefat'anno 1546.
alli 9. di Marzo, arriuò in Raugia il clarifsino fignor Stefano-
Pepolo , Ambafciadore Viniziano , con quaranta caualli : Il qua
le ritornaua di Conftantinopoli . Fù alloggiato nel palazzo.
del-
AILIBRO SECOND Q. I 109

dell'Arciuefcouos e per fette giorni che ci dimoro gli furono


fatte molte carezze . Dopo partendo fopra d'vna galea , verfo
Vinezia e paffando per la Dalmazia pofe alcuni confini frak
Turcoyé la fua República , fecondo gl'appuntamenti fatti con
ello gran fignore in Conftantinopol Nel principio di Giu-
gnodell'teffo anno 1546 , arriuò in Raugia vn'altro Ambaf ...
ciadore di Portogallo con dieci feruitoril quale andaua in
Conftantinopoli al gran Turco egli furono fatte affai carezze.
E pofcia partendo alli noue di detto mefe , con vn turco gian-
nizzero mandatog'i per guida : fen'andò in Conflantinopoli z

E bencheprefentaffe à Solimanodaparte del fuo Rè die barili Non vede il Tur
di Perle: adogni modo fù vedutomat volentieri: gli fùfacheg co bene il Porte
ghelo.
giata la cafaje fu rattenuto vn fuo nipote fotto buona cultodia.
Etutto ciò auueniua perocheil Rè di Portogallo non paretà
che voleffe confermare per questo preſente Ainbaſciadore quel
le conuenzioni , le quali ti erano conchiufe per l'altrɔ Ambaf-
ciadore intorno alle differenze del Calicutte tra il gran Turco,
edui Fù nondimeno dopò molti mefi licenziato di Conftan-
tinopoli, poco fodisfatto di detta fua legazione , & Ambaſce
ria : & arrivò à Raugia alli 3. di Maggio del feguente anno
Doue fifermò molti giorni, non hauendo danari per la fua efpe
dizione . E dppò'n'andò fopra vn brigantino richiamato dals
fuo Rè . Alli 12. di Maggio del 1546. partì di Raugia , con Porta del Turco,
tre brigantini , vn fangiacco della porta del Turco. Il quale addimandan fus
andaua à Vinezia per cagione di mettere i confuti hel territo corte .
rio di Zara, tra il Turco > e quella Republica . Del predettjan- 91: 1
nofù prefa da gl'Auguftani vna fregata armata in Cottrone di
Calabria, e venuta con 15. perfone à danni loro . Et effendo
ftata condottaà Raugia , furono per ciò donati à gl'Auguſta-
niche la conduffero ducati trenta : e quattro Archibugi , acciò
meglio ancora poteffero guardare la loro fola da fomiglianti
genti , aggiunti con altri venti che poco primaE mandati gl'ha
neano . Proceffati dappoi i prigionis quattordici diloro ne fe-
Cottronefi impie
ceroimpiccare fuori della porta di ponente , in luogo desto alle cati per corfali.
danze . Et il quintodeciinó per effere di minore età , ade i nas
bili di Cottrone , rimandarono à i proprij parenti in Calabria❤❤an Paga
Hauendo nell'ifteffo tempo Ariadeno Barbaroffa fatto fabrica-
revna gran naue,mandò à Raugia pére ancore funia &; altri
Р arma-
DIC DELL'ISTORIA? DT RAVGIA

armamenti per detta naue . Onde il Senato gli mando in quel-


lo fcambio yn dono di cinquecento ducati : fcufandofi di non
potere feruire di quanto chiedeua . Peroche appreſſo di loro nó
erano cotali cofe : ma che per le loro nauí , le mandauano à com
Morte di barba perare a Vinçzia . Maecco che arriuando gl'Ambaſciadori în
rolla Ariadeno . Conftantinopoli trouarono che era morto il primo di Giugno,
del 1546. hauendo lafciato al figliuolo yn gran teforo, col go-
uerno del Reame d'Algieri, Onde furono liberati dalla dim an
da di lui , & il dono de i soo , ducati rimafe loro . Seguitaro-
no però molti danni nel mare alle mani Raugee , dalle tutte tur
chefche le quali, vinente Barbaroffa, rispettuano gl'amici fuoi
Raugei. Ali Ladi Settembre 15460alle tre hore di notte
venne in Raugia vn gran terremuoto. Etalli di Febraio del
l'anno feguente à vn horas e mezzo di notte ne vennero due al-
tri , vno dopò d'altro : ma per grazia del Signore non fecero dan
no alcuno .!
Cap.19. DELL'Anno M. D. XLVII . à & gl'otto di Marzo , arriuò
in Raugia lo Ambaſciadore di Francia con venti feruito-
ri , e contregalere Viniziane. Il quale andando in Conflanti
nopolsportaua prefenti( come fi diffe ) al valore di centomila
Nobil prefenti duzati. Fra i quali erano due horologij d'oro massiccio, ador
di Francia al granih ginic preciofe . Vn ballaſſo per valuta di 25. mila ducati:
Turco •
braccia cinque illa di drappi d'ogni fortas per donare alla
carte del Turco . Et effendoftato accarezzatoin Raugia, par-
tialli 14. di detto mele alla volta di Conftantinopoli . E poco
Francia, il fir Frå dopò vennero aunili di Francia , come il Rè alli 17. d'Aprile
Morte del Re di
eefco fecondo, era paffato à migliorvita . Onde il Senato fubito ſpedì vn cor
cui fuccefle Barkrieroper Conftantinopoli al gran Tunco . Il quale intela detta
co terzo .
morte,non volle altramente proſeguire i negoci col prefato a m
bafciadore : ma aſpettare quello del nuouo Rè . Il quale arriuò'
in Raugiacon 23. feruitori alli 7. di Giugno : & accarezzato
pilso in Conftantinopoli, con gran pompa facendo l'entrata in
quella imperiale Città . E fù rinouata l'amicizia, e ficonchiu-
ferotuttele cofe , come auanti fi era fatto col fuo anteceffore, an
4422
ziconlamaggiore ( come apparue ) affezzione , promettendo il
Nota comefi pen, Turco ogni feruizio à quella corona . Ma qui non è da tacere,
fa , la rouina, del coiné alcuni fono ftati di parere, che buona caufa de i trauagli
rigno già Chris
Bianifsimo . del reame di Francia , dappoi ſeguiti e non anco terminati , lia
Rata
AIDIER OG SECONDⱭ.0 111

ftata la congiunzione e la legafatta da quet Rescol turco ini


mico della fede hoftra y contra de iPrikcipo Chriftianis al conə
trario di quei primi fantifsimi Rè di Francia, i quali fempre
con l'arimi perfegsitarono gl'infedeliu Doue per contrarjo (į
vede la cafa d'Auftria tanto profperata da Dio9 & augumentas golls on mű-
ta di Prouinciese di regni . Imperoche , ſe bene nelle guerre soal bre
giufte per fe fauellando, può l'huono feruirli d'ogni forta mil
niftri, &aiuti : pon dimeno per gl'accidenti che per lopiù au
úengono , quando vá principe fi ferme d'efferciti pagani, cont Non tutto quel,
tra Chriftianis non gli potendo pofcia contenere fra i debiti che è lecito dee
e douutitermini pare anzi che no che Gaillecito il ciò fare farts per gl'acci
Ma difputare di queft'articolo più ampiamente filafci alle foug deati can .
le , e qui bafti l'hauere accennato lo fcrupolo che ci fi trouat &
i cattiuieffetti che fi fons veduti da ciò feguire . Ne gli tefsi
tempi mori nell'Inghilterra Enrico ottauo, il quale di così buo
no , e dotto Principe , per gl'ainori delle donne non dečiti , câsì
cinpios, & accecato diuenne , che la Catolica religione , e fede
laſcian do , in bruttifsime herefie fi era precipitatos e feilinati-
co, e rebeltedi fanta Chiefa morendo , à peggior vita che egli anibing diag
pálfaffe credere fi dee. Morirono anche ne gli tefsi giorni,qui morte ai famok
ci in Italia Alfonfo Daualo Marchefe del Valto, Caualliere huomini , in vi
dieterna memoria con laude ; e quindi in Germania Martino tempo .
Fracefco . Enrico
Luttero , dallamonaftica profefsione , e dalla fedei Cattolica b 11 Dauolo, e Lu-
empiifsimo apottata dieterna anch'egli memória , ma con biah tero .
mo sevitupero fceleratifsimo , che non folamente quella già Due pij con gl'al
tri due fceleratif
fantifsiimase contantifsima Prouincia di Germania, dalla vérase fimi .
Cattolica religione, fe miferaméte cadere: ma infettò , e guaſtò
in certo modo tutto il Chriftianefimo, co'i (uoi falli , e peruerfi
dogmati,e lentimenti. Il primo d'aprile del 1547. hauendo do
pò Côpietavn Cherico di S.Biagio, finotzate le falcote, ò verò
candele fopra certo legno dietro all'altar maggiore: vis'appico
ilfuoco , e la notte છેà poco a poco crefcendo , abbrufciòtutto il
detto maggior wltare , con danno oltre al valore di 200. feudi.
Nell'ifteffo tempo auuenne nella contrada di Stagno , che vn Va giudeo caftra
giudeo per padre da lefina , e per madre Viniziano , fingendo vn putto , e poi
d'effer battezzato ; andaua cercando la limofina . Et effendo fi fugge .
ſtato vna feraper charità alloggiato in cafa di certo contadino,
pagò la loro amoreuolezza , & hofpitalità conquefto empio
P 2 fatto
112 DELL'ISTORIA DE RAVGIA

fatto, cioè cheeffendqla donnadi quella cala ita à portare nel


campo al fuo marito da deſinare, & hauendo laſciato in cafa det
to finto Chriftiano folo con vn fuo figliuolino maſchio : l'em-
pio giudeo prima che la madre tornaffe , lo caftrò , e poi fi fug-
Guarda no allog gì . Tornatapofcia la madre , e fentendo il pouero figliuolo
giar huomo feo- chepiangeua , come vide tanto fangue , e l'opera fceleratifsima
nofciuto.
fatta da quell'empio , e fimulato Chriftiano ; piangendo , e gri
dando corfeà narrare il fatto al marito nel campo : onde fù rife
rita la cofain Iftagno al Conte e fi mandò fubito à cercare del
J malfattore , e fù trouato al tragetto di quel mare , che volea paf
1 far via . • E cosìfù condotto à Raugia , & eflaminato con mol-
ta corda , non volle mai confeffare il delitto . Solamente gli cro
uarono alcune lettere : dalle quali fi conietturaua , che egli ha-
ueſſe morto vn'altro giudeo battezzato; e che poſcia colle lette-
redi lui andaffe egli mendicando per auarizia . Imperò non ci
effendo la confefsione fua , nè teſtimonij ſufficienti , lo bandi-
rono ,fotropena del capo, di tutto il dominio di Raugia. On
de fideeimparare à non raccettare nella cafa propria , così age-
Pioggia, grädine uolmente ogni huomo che paffa . Alli 4. di Giugno, in Sab-
fulgori, e faette, bato nel calare del fole , dell'anno predetto 1547 fù in Rau-
gia tanta pioggia, & innondazione fino alle quattro hore di not
te, che l'acqua fiftendeua fino al palazzo del Rettore. E tutto
l'Arfenale fù innondato . Et in molti luoghi del territorio fù
01 così groffa grandine , che arriuaua.alia groffezza d'va vouo.
:
Onde gualtò le vigne di verfo ponente quafi affatto. Et alli 1 3.
di detto mefe fù di nuouo tanta pioggia, che pareua vn diluuio.
E nel monte vergato alli 14. di Settembre furono morte dalle
faette più di cento venti pecore . Et à cattaro fimilmente furo-
no pioggie grandi, e tanta grandine, che ne anco le foglie lasciò
1547. Dragut Rais , ca.
Dragutte Rais ge' fopra le viti . Alli 14. di Giugno del
meral del Turco. pitano dell'armata del Turco , con legni 19. fra galee, e fufte,
fcorrendo la cofta di calabria , diede l'affalto al cafale delle pal-
me con otto cento fanti poti in terra . Ma non vi fece altro dan
no, che di forfe quaranta perfone fra morte se prigione : con
perdita d'altri tanti , e più dei fuoi . Onde partitofi dalla det-
ta fpiaggia , asfalto nel Faro di Messina vna naue armata della
religione : e dopo l'hauerla combattuta buona pezza , laſcian-
dolas e più oltrefcorrendo , trouò preſſo all'Iſola di Lippari
due
LIBRO SECOND O 1113

due naui Raugce . Le quali fenza combattere , furono prefes e


fualigiate . E così vote laſciate in mare fenza vele . Le quali
poi furono ricuperate , e condotte a Messina , e con gran fpefa
riarmate. Ritornata poi detta armata alla Vallona per fornirti Rebellafi Dragut
di panes fù citato Dragutte per ordine del gran Turco in Con te al fuo fignore.
ftantinopoli . E non volendo vbbidire, fù come rebello caccia
to via dalla Vallona , fenza pane, e fenz'altro . Onde come di-
fperato colleggiando la Puglia , e la Calabria , fualigiò 'molti
cafali , e ſpogliò alcuni nauilij : & vna marcelliana carica al va-
lore di dugento mila ducati fra ogni coſa , & il tutto mandaua
alle Gerbi . Víaua ( come dicono ) queſta aſtuzia , per pigliare
le naui fenza battaglia . Mandava à chiamare il padrone , lo Auzia di Dra
fcriuono , e gl'altri principali , vfficiali della naue, fingendo di guttenel
Le naui , apigliar
falua
voler loro parlare , per cofe di grand'importanza : e quelli poi man . fenza cos
rattenendo, mandaua vna galera , ò due à pigliare ſenza contra battere.
fto alcuno , la naue . Ma non gabò già per quefta guifa due al-
tre naui Raugee . Peroche non vollono mai vbbidire i padro-
ni , nè lasciare le proprie naui . Anzi combattendo valorofa-
mente , per buono ſpazio di tempo e pofcia leuatofi vento fref
coal loro viaggio , veleggiando fi faluarono iu ottranto, e quin
di pofcia fe ne ritornarono à Raugia . Rimafe bene prigio-
na , per tale aftuzia , lanaue di Zanobi Bartoli Fiorentino , la Prefa è la fuaue
quale fi trouaua carica di grani , appreffo à Palermo . Impe di Zanobi Barto.
roche fatto chiamare prima il padrone , e dappoi il nocchiere
con lo fcriuano : & vltimamente la barca grande con la gente ,
fotto pretefto di dargli certo aiuto, ſubito gli miſe tutti nei fer-
ri , & alla catena, e così s'impatronì della naue . La quale così
carica fe condurre alle Gerbi : e pofcia donando la libertà al pa Alle Gerbi con
drone, & al nocchiero, rattenne ſchiaui tutti gl'altri . Effendo duce ogni fuad
dappoi ritornato Dragutte alla Vallona con 22. vele : il Capita- Rais
predacorfale
, Dragutte
del
tano Veneto del Golfo , con 22. galee andò per affrontarlo: ma mare.
dal Caftello del canale non fù lafciato accottare . Leuatoli dap
poi vento contrario , bifognò che l'armata Viniziana quindi lì
partiffe . Onde vfcito Dragutte del canale della Vallona, fi fug
gì per perfo nel golfo di Taranto . Teneua egli di non effere
ferrato nel golfo Adriatico dall'armata Imperiale di 25. galce,
che in quel tempo fi ritrouaua in Napoli : per cagione di quietas
ré alcuni tumulti nati tra il popolo di quella Città , & il Vice
Rè .
DELL'ISTORIA DO NAVIGIA
114
Kè. Come primapertanto egli púote , vfcendo del golfo , fe
peritonò faluo, alle Gerbis à goderli le fatteprede. ,, 』
int
Cap. 10. MA lafciando hora di più oltre dire delle cofe più antiche
1
di queſta illaftrifsina Republica di Raugia : e venendo
alle cofe moderne , e de i tempi noſtri : e paſſando dall'anno
Ventitre anni, in
1547 di noftra falute, all'anno 1570, diciamo che la bontàs e
hlézio fi patiano .
la cortefia dei Rauge, benifsimo fperimentò l'Illuftrifsimo » &
Eccellentifsimo Signor Marco Antonio Colonna, quando l'au
Fa il gran Colon no predetto 1570. del mese di Dicembre, tornando dall'aria
ma naufragio nel
mare. ta Chriftiana , in cui teneua titolo di Generale del Papa , cioè
della fantas e felice memoria di Pio quinto ; e comandaua alerefi
all'armata del Cattolico Rè di Spagna : fù affalito da così gran
fortuna , che non potendoſi , nè con forze , nè con ingegno , ò
arte alcuna aiutare , fcorfe ( effendo notte ) con la galerafua , &
vrtò in terra, nel picciolo porto di Suburno , lontano dalla Cit
tàdi Raugia tre miglia . Imperoche i contadini , & habitatori
di quella valle , confapeuoli dell'animo de i loro fignori , & effe
cutori della loro pia volontà , fenza guardare alla picolifsima
fortuna , corfero à gara ad aiutare fua Signoria Illuſtriſsima &
entrando nelle fortunoſe onde , con le loro forti braccia lo traf
fero fuosidi quelle faluo , e ficuro al litto . Et hauendo di ciò
dato auuifo al Senato in Raugia , fubito di bella mezza notte
subd.
furono mandati alcuni gentil'huomini con caualli : 1 quali l'i-
Heffa notte lo conduffero , & accompagnarono in Raugia , Do
ue dimorando alcuni giorni , fù con molta cortefia , &, amore-
uolezza trattato : efouuenuto appreflo di quanto per fe, e per le
genti gli facea dibifogno . Onde detto generolo fignore, e d'a
nimo veramente , e di fangue Romano, non ceſsò mai fino che
viffe di celebrare , in ogni occafione, che gli fi porgeua, e di pre
dicare i benefici) .da i Raugei riceuuti, e di dimoftrarfene anco
ra in ogni loco , opportunità grato. L'Eccellentifsimo pari-
Sforza Palauici mente Signore Isforza Palauicino , Gouernatoré generale de
golain. mare peri- gl'efferciti Viniziani , può egli ancora far certa fede della cor
no
tefia , e benignità de i nobili Raugei . Imperoche feparato per
fortuna dalla compagnia del prefato fignor Marco Antonio a
quella ifteffa notte , che fù all 29. di Dicembre , fcorfe con tre
galore , forto lo fcoglio della Croma , con cuidente pericolo di
perire , e di fare naufragio : fe detti fignori con indicibile cha
rità
ATELITABIR OCI SECONDO. 7115
rità non l'hauefferofoccorfo, e faluato . Imperoche fenza guar
dare alla gran tempeſta del mare , & alla gran furia de i échti,
quali haueano cagionata la maggior fortuna , che mai nè per Maggior fortune.
memoria fi ricordiffe nè per libri fi leggeffe effere iftata nel- in mare
corda . non âri
l'Adriatico golfo , tolte alcune groffe barche delle loro naui : e
poſtiui ſopra i più periti , che all'hora fuffero nel portò , tra
marinari , gli mandarono fubito à foccorrere dette tre gale-
re. E perche non era poſsibile per all'hora tirarle in porto : le
fermarono , e ftabilirono di maniera con canapi , & ancore da
loro portate ( non effendo i loro proprij arneſi baſteuoli ) che
puotero, Dio grazia , refiftere alla fortuna del mare , e falue con
feruari . Hauretti veduto , quella notte , piene le mura della
Citta verso il mare , & il litto d'ogu'intorno di torcie accefe ,
&'altri luminari acciò le galee in mezzo alla fortuna scorgeffe
ro doue fi trouauano , e fi sforzaffero di non accottarfi que fuffe
fato pericolo di rompere , e fare naufragio . L'illuftrifsimo
Veggia il Senato
Rettore parimente , & il minore configlio , tutta quella notte in foccorres gli
ftando intieme raccolti nel publico palazzo , vegliarono per amici ,
prouedere con follecitudine , e commandare , & ordinare quan
to faceua dibifogno , per mare , e per terra , in falute , e ferui-
zio di così nobili perfonaggi . E le bene per foccorrere al
trui , fentirono detti fignori Rugei , non mediocre danno al
la loro Republica effer'auuenuto , per la perdita che fi fece da
loro in quella notte , di due naui cariche di grano : tanta non di
meno fù l'allegrezza che hebbero d'hauere faluati quelli Illu-
ftrifsimi perfonaggi : che non fegno di dolore, ò mestizia alcu-
na , la mattina ne i volti lorofi conobbe : ma tanta letitia, e tran
quillità : quanta s'haueffero detta notte confeguito, e fatto gua- Bene operare fe
dagno di qualche ricco teforo . Cotanta faole effere la giocon co letizia porta
dità che dietro fi porta ,nelle perfone magnanime il ben'opera
re . Le due naui predette perirono , peroche effendo andati i
loro più periti marinari in aiuto , e foccorfo delleprefate gale
re , crebbe tanto la fortuna nell'affenzia loro , che rotte le go-
mine ,e farpate l'ancore le cauò fuori del porto, non ci effen-
do efsi padroni che le foccorreffero, & allidendole , e perco-
tendole al più vicino , e petrofo litto , leruppe , e fracafsò con
la effufione , e fpargimento del grano , e con la morte d'vn gen.
til'huomo , e di molti marinari .
Ma
116 DELL'ISTORIA ? DO SRANGIA

Cap.st. MA
A che diremo poi dell'animo inuitto , e della pieta Chri-
ftiana , dimoftra da gli ſteſsi Illuftrifsimi fignori Raugei,
quando quafi ne i medefimi giorni, il magnifico Franceſco Tro
Francefco Trono no , con la fua galea , feguitato con molta faria da vn Capita
falua in Raugia nodi Corfali se da molti vafelli di Barberia : non vedendo altra
via di fcampare , s'indirizzò con tal'empito nel porto di Rau-
gia , che rotte con la tefta , e prua della galea , la catena di ferro,
che ferr no il porto , dentro di quello fi faluò . Nè volle il pre
fato Senato giammai concederla à i fopranominati Corfalische
per ragione di leggi loro , la richiedeuano . Ma hora acquie
tandogli con buone parole : hora placandogli con humili pre
ghiere : & hora fpauentandogli con moderate minaccie : & al-
la fine faziandogli co'i propri) danari , per ragione di pietà Chri
ftiana , la faluaronose fouuennero benignamente altresì di qua
to à lei faceua dibifogno . E fe bene dappoi ne patirono alcuni
trauagli , per le moleſtie poi date da quei barbari allo ftato , &
Saccheggiano
zerfali vna badiai Ifole loro , e fpecialmente alla Radia , e Monaftero dei Mona-
ci negri di San Benedetto , nell'ifoletta della Croma , effendo
che i perfidi , e maluagi la faccheggiaffero , & in buona parte la
rouinaffero : non dimeno fentirono fempre maggiore piacere
di quella buon'opera fatta , nella faluazione dell'anime di detta
galera del Trono , che di quale fi voleffe danno temporale, con-
tra la volontà loro , feguito in detta Ifola , e foglio della Cro
ma. Narromi , non ha molto , in quefto propofito vn'amico,
qualmente il Senato Raugeo , per mezzo de gl'Ambafciadori
fuoi , fi rifenti in Conftantinopoli appreffo al gran Turco , del-
l'infolenzia vfata al detto Monaftero loro della Croma da quel
Capitano de Corfali , Caracoſcia , come vogliono alcuni , no.
minato : contra ogni douere . Conciofia cofa , che nel porto
loro fi dia ficuro ricetto , e faluamento à chiunque ( cosìturco,
come Chriftiano ) cheamicheuolmente ci viene . E mi riferi-
ua l'amico Raugec , come il gran Turço , ne preſe tanto difgu-
fto , che volle , in pena del delitto , & ingiuria fatta a coloro,
Caracofcia in po che tributarij gli fono, e fedeli amici , che cotale capitano fuffe
tere de i Raugei. dato in potere de gli ſteſsi Oratorij Raugei : acciò ne faceffero
quanto à loro fuffe piacciuto . E quì anche li palesò , e conob-
be meglio la magnanimità dei Raugei : e la deftrezza infieme
de gl'ingegni loro : pofcia che hauendo hauuto nell'arbitrio
loro
LIBRO SECOND.Q . 117
loro detto offenfore della propria loro libertà, fattagli vn'amo
reuole auuifo di non più offendere gl'amici del fuo gran figno,
re, gli donarono la vita , e libero in pace ne lo mandarono .
Nel qual fatto fi conciliarono maggiormente la grazia del Tur
co , e prouiddero infieme nell'auuenire à i cafi loro. Peroche
detto Capitano fù poi fempre parziale difenditore dei Raugeir
nè diede mai più molettia alt'lfole , eterritorij dello stato loro .
Ma come potremo noi paffare con filenzio l'atto angolare di Singolare piesă
dei Raugei .
pietà Chriftiana , vfato dalla Republica Raugea : quando viti,
mamente l'armata turcheſca s'accoftò alla loro Citta? limpero.
che intendendo come le galere di quella erano piene di fchiapi
Chriſtiani di diuerfe età , così donne , come huomini , preſi per
l'iſole, e terre maritime, fuggette à i clarifsiniſignori Vinizia.
ni: e confiderando quanto danno poteffe rifultare à quell'ani
me ,quando fuffero iftate menate in cattività : pedirono, alcu-
ni gentil'huomini , e gli mandarono fopra dett'arinata . Doue-
fatta vna ſceltà di fanciulli , e di fanciulle , dell'erario proprio
gli rifcattarono . E condotti nella Città , e diftribuitigli per le
più honorate cafe : à poco a pocopoi gli vennero rimandando
alle patrieloro. E molti ancora ne reftarono in Raugia , per
non fi trouare che haueffero padri , ò parenti e furono e for
no nella vera noſtra religione , e timor diuino , quafi proprij fi¿
gliuolis, beneinftrutti , & alleuati ...
N fomina nelle paffate guerre tra gl'infedeli , e Chriſtiani : e Cap.22.
fingolarimente in quefta vitima tanto fegnalata , la quale
poi fi finì il giorno di ſanta Iuſtina , tra Lepanto , e la Zaffalo-
nia, l'anno 1571. alli fette d'Ottobre : quando ritrouandofi il
mondo quaſi in due parti diuifo : e che itaua ogn'vno fofpefo
aſpettando chi doueffe il dominio se monarchia di lui confe-
guire : Raugia folafe ne viuea di mezzo, fpettatrice, & amore-
uole de gl'vni , e de gl'altri . Di maniera che in detta Città (co
Piazza commune
me in piazza commune e come in ficuro rifugio di tutti .) sef- Raugia ad ogni
fercitauano l'vfate mercanzie, anzi maggiori , che ne gl'altri gente .
tempi . Etalei con fomma concordia , e pace, veniuano di tut
te le nazioni mercanti : equiui infieme conuerfauano attenden
do ciaſcuno ài proprij fuoi negocij . Onde, in guifa d'vna nuo
ua Arca di Noè , Raugia all'hora fi ritrouaua in porto dificu
rezza , ripiena di ſi variate genti, & * altramente tra loro nimis
che ,
Q
IA
118 DELL'ISTOR DI RAVĠIA

che se differenti di lingue , d'habitis e di religione : mentre che


fuori ogni cofa , dal diluuio ( per così dire ) della guerra , pare-
ua che fteffe per effere fomerla : quinci la lega di tre fi gran po
tenzie raccogliendo efferciti per terra , eper mare : e quindi op
ponendofi l'orientale tiranno , con non minore ardimento je
forze ,e nella terra , e nel mare ifteffo . Non fi può anço non at
tribuire à grand 'honore di quefta Illuftrifsima Republica se
Città , quello che pofcia in lei fi tratto dopò la lacrimofa per i
Luogo & Raugia Chriftiani perdita della Goletta in Affrica . Imperoche defide
di permutazioni, rando l'Imperatore de i turchi di rihauere alcuni fangiacchi, &
E ficuro ricetto altri fuo huomini , rimafi prigioni di Spagnuoli nella giornata
di turchi, e â i
franchi . di Lepanto : Et il Rè cattolico altrefi bramando di riſcattare in
torno à feffanta nobili perfonaggi , rimafi in potere de i turchi,
nella fopranominata perdita della Goletta , e di certo nuouo
forte , e balluardo fabricato vicino a quella tra i quali nobili
perfonaggi , fingolarmente veniua nominato il Signor Gabrio
Il nobil fignor Cerbellone : malageuole pareua , che fuffe il ritrouare vn luo-
bellone., & Cer- go cominodo , ficuro , e commune à gl'vni, & à gl'altri , per fa
Gabrio
fe detta perinutazione . Ma comefù loro, nominata Raugia ,
fenza punto penfarla , amendue le parti , confapeuoli della mol
ta bontà ,fincerità , e fede di detto Senato , accettarono ben vo
lentieri il luogo. E così furono dall'vna , e dall'altra partes quali
in vn tempo medefimo condotti i prefati prigioni : e fu fatta la
fopranominata permutazione , fenza difturbo alcuno : anzi có
molta fodisfattione d'ambe le parti . Lequali fodisfatte, e con
tente dell'equità , & amoreuolezza dei Raugei alle patrie loro ,
Gouernano in allegre , e gioconde , fe ne ritornarono . Mache diremo nois
Raugiai
bi li. foli no- paffando dall'azzioni communi ,e beneficij vniuerfali , all'amo
reuolezze , e beneficij particolari , che adoperano , & vfano , i
nobili Raugeis à i quali foli appartiene il gouerno della loro Cit
at or tà, verfo i loro vafalli ? Quefto certamente pofsiamo noi affer
la mare , per commune teftimonianza di tutti loro , che non mai
• sic pertempo alcuno gl'hanno fatto pagare gratezza , ò impofi-
zione veruna . E come nell'altre cofe ancora , di maniera gli
trattano , che fi pare che gli fiano più tofto fratelli , che vafalli.
Dio buono, con quanta prontezza e follecitudine gli proue-
dono eglino di quanto fa loro dibifogno , & eziandio d'auan-
taggio? Imperoche fe bene il paefeè fterilifsimo , conciofia.co-
fa
f. LIBRO SECOND O.1 1 119

fa, che da vino in poi non produca roba per vn mefe dell'anno, Sterile & il terri
torio di Raugia.
fempre nondimeno vi è copia d'ogni cofa neceffaria . Condu-
cendo eglino condamari dell'erario publico , fopra le proprie
naui , d'Albania , di Sicilia , di Puglia , e d'altronde , fromento
in abondanza e difpenfandolo poi mefe per mefe , con grand'e
quità , à chiunqué n'ha dibifogno . E così dell'olione traict-
tano in tanta copia , che continoamente per tutto l'anno , fe ne
veggono falpublico mercato le botti à minuto vendibili . Di
modo chefe bene non hanno i nobili Raugei ampie campagne,
che loro diano il grano : nè ameni colli , e fpiagge veftiti d'oli-
ui in abondanza tale ,che fominiftrino loro l'olio neceffario :
hanno nondimeno in vete di quefte.cofe , nell'ampiezza del ma. Le naui,e il mar,
re tante loro naui . L'yna delle quali tal'hora , ſenza eſporfi al fon'in vece à Rau
gia, Di campi , e
pericolo de i fouerchi afciutti , o pioggie , à venti , o animali, d'oliueti, pio let
ò grandini , & altre cofe le quali fouente ne tolgonole riccol- tore .
te della terra , porterà alta fua nobilifsima , e per ciò richifsima
Città , dugento, trecento , e mille carra digrano , ò vero botti
d'olio, fecondo che farà loro dibifogno . Della copia delle car
ni d'ogni forta , non accade parlare à lungo : ma bafta di dire ,
che ellaè tanta , fominiftrata da i propinqui Morlacchi , & da
altri vicini popoli , che tal'hora ( fi come riferiſcono ) la pelle
dell'animale fteffo venduta , hà rinfrancato il prezzo di tutto l'a La pelle paga tut
nimale. Dell'abondanza de i pefci ottimi, niuno farà che fofpet to l'animale
tis fapendo Raugia effereper più della metà bagnata dal mare,
che gran copia,e d'ogni forta ne genera. I pomi d'ogni maniera
fono dalle circoftanti ville, e giardinijeglino ancora in tanta co
pia prodotti,prugne, fichi,poponi, mele, pere, & altri, che ſem
prela piazza , fecondo le ftagioni, di ciaſcheduna forta n'è pie-
na. Malafciando da banda quefte cofe minime, diciamo che
non fi troua forfe oggi dominio , ò Republica , in cui i vafalli
maggior manfuetudine retti , e gouerñati ; & in cui i
fiano con
Principi , e Rettori ſoſtenghino , per beneficio dei fudditi lo-
ro, maggiori fatiche, e pericoli quanto nel dominio , e nella Re Sono paftori i
publica de gl'Illuftrifsimi nobili Raugei . O felice , e bene au vfficio , chefa-è
principid'affai
uenturata Città , che fempre , dalla prima origine , e fondazio- tica,incommodi,
circa mill'anni fono , è perfeuerata cattolica , e diuota alla o difagi .
fanta Chiefa Romana . Efe bene ella è pofta fui confini dei
Maumettani infedeli : e de i fcifmatici Greci , non però mai
ella
120 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

Propinqua gli ella d'alcuna macchia d'herefia , è ſtata ( Dio grazia ) infetta d
infedeli, & à i fci-
fmatici , perfeue notata . Anzi fe ne ftà nell'antica fua fincera religione , e fede,
ra Raugia pia , & che da Tito difcepolo di San Paolo , prima le fùpredicata . Ti
cattolica .
benedica , e ti profperi ſempre più la diuina Macftà , Raugia
mia, e ti conceda quanto brami , e defideri , nella fua accetteuo
le grazia, & amore . E fino à quà , benigno lettore , habbiamo
in quefto fecondo libro dell'Iftoria di Raugiai, narrato con bre
uità, quanto progreffo ella habbia fatto dall'anno 1400. fino a
i prefenti tempi e quanto varie cofe le fiano auuenute : e come
noftro fignore per grazia fua, e per intercefsione dei Santi di lei
protettori , l'habbia da ogni male guardata , e conferuata fino
al prefente giorno, libera , cattholica, ricca , & amata , e riue-
rita da tutti i buoni : e da tutti Principi , riſpettata , e fa-
uorita . Refta che hora , nel terzo libro , diciamo
del fuo fito , delle fue lodeuoli creanze : del fuo
territorio , delle fue Ifole , e dell'altre fue
grandezze, & commodità. E fia
benedetto il Signor❜Iddio ,
ne i doni fuoi . 1
Amen .

La fine delfecondo libro dell'Istoria di Raugia , fotto


la correzzione della S.Madre Chiefa Romana,

e de i più intendenti lettori .

Scritta, e riueduta da Fra Serafino Razzi.

Die 4. Ianuarij M. D. x C. Perufiæ,


PREFAZIONE DI

F. SERAFINO RAZZI ,

Al terzo libro della ſtoria di Raugia ,


da lui fcritta .

OTREBBONO ,

per auuentura , alcuni,

anzi che no biafimare,

ò almeno marauigliar-

fi, che un religiofo, e Sa

cerdote fi fuffe posto à

feriuere unafloriafecolare . Maàcoflora,

che così fi marauigliaffero , fi rifponderebbe

inprima , che hauendo noifcrittoancorafto

rie Ecclefiaftiche , e spirituali , come le Ui-

te di molti Santi , ebeati : bene ci fipuò con-

cedere , che questa una di Raugia fatta

babbiamo . Direbbe
fi dapoi , che effendo le

Storie Maefire della vita , e luce della ve-

23 rità,
DELL'ISTORIA DI RAVGIA

rità , e cotanto al genere humano vtili , non

appare ragione , per cui nonfipoßino da cia

Schedunaperfona , che voglia se che fappias

fcriuere .

Direbbe
finel terzo luogo , che lo fcriuere
ટે tanto proprio dei Sacerdoti , che
Iftorie è

glantichi Eggizi , altre florie , non accet-


tauano, che lefcritte da Sacerdoti, stiman-

do , che da tali perfone , non poteffero ,ſe non

cofe vere , & approuateprouenire .

finel quarto luogo , come


Aggiugnerebbe

molti e Sacerdoti , e Vefcoui, auanti à noi,

onde possiamo imitargli , hanno eglino anco

raferittoflorie , nonfolamente Ecclefiafti-

che se spirituali : ma eziandio mondane , e

fecolari . Ne lafcieremmo finalmente di di-

re , che tra i luoghi Teologici , cioè di cui ſi

feruono i facri Teologi , nel prouare le lora


conclufioni , viene annouerata ancora lafto

fe bene non è così proprio à loro , come


ria ,

molt altri che n'hanno . Mafinendo di più

dire intorno à quefto , eccoui benigni lettori,

il terzo , & vltimo libro di questa noftrafto


ria ›
LIBRO TERZO .

ria , il quale (come io auuifo) non meno de

i due precedenti , piacere , e gioia vi reche-

rà ,fauellandofiin quello delfito , e dellafor

tezza di Raugia , del fuo territorio , delle

fue Ifole , delefue contrade , e dellefue lode-

uoli creaaze , approuati coftumi . Iovo

leuo altrefi
fauellare in questo ifieffo libro de

ipiù illuftri gentil'huomini , da queſta Illu-

ftriß.Città generati: maperche malageuole

mi era il ritrouargli tutti, lafciando cotal ca

rico ad altri più intendenti hofatta menzio

nefolamente d'alcuni pochi , più moderni .

Ai quali hora aggiungo , in quefta mia pre

fazione , il Sig. Giouanni di Vito Gletaldi ,

amicißimo del molto illuftrefignor Marino

Caboga , egentil'huomo di molto valore, co-

me quegli che con laude, honore, vtile del

Illustrissima patria , ha cerco molte parti

del mondo : e di prefente, godendofi della me

moria dellefue paffatefatiche,fene viue ho-

noratamente , & inpace , amato , e riueri-


to da tutti i buoni .

DEL
3
121

MA

CITTA ILLVSTRISS

DI RAVGIA,

LIBRO TERZO .

AVGIA , fola Città nella Dalina


zia, oggi di , libera : edificata fu la
riua del mare Adriatico , & à piè di quale la forma
vn'altifsima montagna ; tiene , per di Raugia .
R mio auuifo, fembianza d'vna qual-
che Aquila , o altro Augello , Aquila, che ambe
che ſtando co'i piedi in terra alzi l'ali erette.
amendue l'ali alla deftra, & alla fini
ftra . Imperoche dalla porta orien
- tale all'occidentale , che è la longhezza fua , ella è di fito piano.
Ma al mezzo giorno,e verſo il mare, come anche à fettentrione,
e verfo il monte, ella di maniera s'erge, & innalza sù per due co-
fte, ò vero colline: che pire alle dette ftrade, e berghi diſteſi per
lato fu per amendue le cofte, conuiene afcendere,come per tante
fcale fatte di pietra . Vero è che la collina verſo il mare,doue pri
"ma fù edificata la Città, è molto maggiore , e più popolata : che
la cofta verfo la montagna . Lå figura fua, come dal fopraftante
mote , benifsimo fi può comprendere, più al tondo ouato,che al
quadro inchina . Et il porto , vicino alla porta orientale , pare
che con due quafi bocche di granchio , per due baluardi , che
quinci , & quindi lo guardano , venga ferrato , oltre alle due ca Due catenedi fer
tene di fetro , che perpetuamente la notte lo chiudono , e quan- ro il porto chiu-
do anche faccia dibifogno , il giorno. E bagnata Raugia, quafi dono...
per la meta del circuito fuo , dal mare . Le muraglie fue tutte
fono di pietre quadre , con merli , & antemurali, e foffe affai be
ne profonde , dalla banda di terra, e verfo il monte . Al porto,
R cioè
126 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

cioè verfo oriente , e le terre turchefches tiene due fortifsimi ba


La bagna il mare
quafi per metade luardi , e d'artiglierie munitifsimi te verfo ponente, oltre à cer-
ti torrioni ben muniti , tiene fopra d'vn'alto fcoglio vn fortifsi
mo caftello detto San Lorenzo , in faccia della marina , e guar-
dia commodifsima della Città . Fa Raugia ( come dicono )
intorno à diecimila fuochi : onde donando ( come fi fuole ) à´
Quante Anime fi ciaſchedun fuoco , almeno tre anime , l'vno per l'altro, ella ver
dica hauer Raug. ra à contenere intorno à trenta mill'anime . Le porte fue con-
tinuamente fono guardate da foldati Vngari : e la notte altrefi
fi fanno perpetue guardie d'ogn'intorno per le mura, della Cit-
tà dalla plebe , edal popolo , à vicenda , e per vigilie.. Et in cer
Vngari alla cufto ta loggia fu la piazza , fempre le notti fa foggiorno vn corpo di
dia di Raugia, guardia de i prefati foldati Vngari . I quali dal Senato fono be
nifsimo trattati , per la loro fedeltà , e fempre al mezzo del me-
fe ,tirano le loro intere paghe , e falarij . Gl'edificij , e caſamen
ti fono oggidì ,tutti quafi di pietre quadre, e molto cominodi :
de ftrade fono tutte laftricate : e fuori delle due , che coducono
dal duoino alla piazza : e dall'vna porta all'altia : fono ſtrettiſsi-
me , di maniera, che incontrandofi tal'hora , in alcune di loro , **
due gentildonne con quei loro portamenti ampli › e larghi je
con quei cerchi alle veftimenta da piedi , che anco oggi dì s'vfa
no in Italia , con difficultà fi poffono dare il luogo l'vna all'al-
tra . Vifi vede ancora , andando dal duomo verfo il Monafte-
Strada coperta in
eui pioggia non rod San Tommafovna ftrada tutta coperta , effendoci fopra
Dade, edificate cafe con le loro teftudini , e volte . Onde quando ac-
caggia andare per quella banda ad alcun morto , fi lafciano tut-
te le croci alla piazza del duomo , non fi potendo per la baſſez-
za fua portare per quellacontrada, detta in lingua loro poſtier-
na. Tiene Raugia pochiſsimi horti dentro alle mura : ina tut-
ta è ripiena d'edificij . Fuori poi della Città, e fu-la riua del ina
re , ella tiene di belliſsimi giardini , e palazzi , con fontane, e bo
Napoli , e Genoa ſchi d'aranzi . Nel che pare che ella gareggi , e con Genoua , e
Bareggi Rangia. Napoli , Città anch'elle marittime . Il palazzo dell'Illuftrifsi-
Qualità del pas mo Rettore è molto bello , e magnifico , con vna fuperba log-
Jazzo di Raugia. gia dauanti all'entrata , e fu la piazza : econ altre poi loggie , e
bei vederi , fopra il porto , e verfo la marinate con vn capcuole
cortile, ful piano dell'vdienzia del minor configlio . E con vna
regia , & ampla fala del configlio maggiore . Vedefi poco lon-
tana
LIBRO TERZO . 127

tana da queſto palazzo , ſu l'iſteſſa piazza vna chiariſsima , & Fonta d'acq
ne ua
abondantifsima fontana d'acqua dolce, condotta ( come altro. delce,tien Raug.
ue s'è detto ) dall'aména valle di giuncheto . Et vn'altra fomi-
gliante , anzi maggiore , e più commoda per lauare, fe ne vede
alla porta di ponente : tutte due di molto ornamento , e di gran-
d'vtilità alla Città , & al popolo . Tiene Raugia quarantafette Quarantafette
Chiefe :benche da quattro , òfei in poi , l'altre fi poffono più Chiefe tie Raug.
tofto dire Cappelle, o vero Oratorij , che Chiefe : effendo elle-
no picciole : ma imperò ben fatte , e ben adorne . Sono in Rau 5 due conuenti , e
gia due foli Conuenti di religiofi , vno di San Franceſco , alla otto Monafteri.
porta di ponente , in cui ftanno padri offeruanti zoccolanti : e
l'altro di San Domenico , alla porta di leuante , in cui ſtanzano:
da venticinque in trenta padri , purʼofferuanti . Amendue (co 1217
me forſe altroue diremo , più ininutamente )fono belli , e com
modi , con fontane , con giardini , ò vero clauſtri d'aranci :com
belle Chiefe , e con ricchi altari . I Monafteri delle Monache
in Raugia fonootto ; cinque dell'ordine di San Benedetto, alla Due Badie fuori,
cura dell'Arciuefcouo : duedi San Franceſco , alla cura dei paeuenti.
due altri con
dri loro : & vno di San Domenico , gouernato parimente da i
padri di dett'ordine . Fuori poi della Città , e vicine, fono due
Badie di San Benedetto negro, l'una nell'Ifolétta della Croma,
in cui ftanzano padri Italiani : e l'altra in terra ferma , e fu la ri-
ua del mare , detta San Iacopo, habitata da padri Schiauoni. Et
alquanto più lontano , fuori della Città , verfo ponente , fono
due altri conuenti religiofi , vno nell'Ifoletta di Daxa de padri
zoccolanti : e l'altro à Grauofa de i padri di San Domenico .
Non tiene Raugia hofterie : Nè meno coſtumnano i Raugei di Hofterie in Rau-
alloggiare alcun foreſtiero nelle cafe loro, ancora che amico gli gia non fitengo
fra . Ma piùtofto gli procacciano in cafa appartata quanto gli no .
bifogna . Ipaffaggieri , che fono per lo più barcaruoli, dormo
no nelle loro naui . I religiofi vanno à i due conuenti. I turchi
di balla mano, dormono fuori della porta all'aria nudas quan- Notabil cotefia
de i Raugei .
do i tempi lo permettono : o vero in certe humili cafe , fatte per
ciò fare dal Senato , quando fiano i tempi contrarij . Maitur
chi di conto hanno dentro alla Città preffo al palazzo dell'illu
ftrifsimo Rettore Vn'honoreuole cafainento ; dentro di cui for
no dal publico pafciuti . Come anche quando ci viene alcuno
Ambafciadore di Principi Chriſtiani , per Conftantinopoli , à
R 2 altri:
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
124
altri luoghi , è proueduto dal Senato di vitto ; e d'alloggiamen
to nel conuento di San Domenico , in certe camere da baffo , e..
ſeparate dall'habitazione de i frati . Douei padri di San Fran-
cefco Reuerendi tengono , in quello fcambio, per tutto l'anno,
in certi loro magazini , i migli , & altri fromenti del Commu-
ne. Ma febene ( come s'è detto ) non fono in Raugia hofterie
d'alloggiamento , fi troua però da comperare alla piazza, e mer
cato , quanto fa dibifogno : di pane , e di vino, d'olio, di carne,
t e d'altre cofe neceffarie . L'Acre in quefta Città è perfettifsimo:
3445 peroche il mare à Raugia è altifsimo , e ſenza pantani , o palu-
di , che fogliono cagionare cattiuo aere . Ele stagioni ci ſono
temperate , non ci effendo fouerchi freddi ; nè anche diftempe
Gl'huomini tema rati calori . Onde ci fi veggono afli vecchi di fettanta, d'ottan
po affai , in Rau- ta > & anco di cento anni . E nel tempo che fono io dimorato
gia viuono . in queſta Città , fiè feppellita vna Veneranda Badeffa , di cen-
to feianni : e mi è accaduto di fauellare , à vn fabro ferraro, che
fe bene paffa cent'anni, ad ogni modo fi trattiene nella bottega,
,, & effercizio fuo . Sono gli Schiauoni di robufte , e di gagliar-
Ottime maluagie de complefsioni Produce il paefe vino affai, e buono : elingo.
dona Raugia . larmente le maluagie di Raugia fono eccellentifsime , e fe man-
dano in Italia, & à Roma per nobili prefenti . D'ogni forta di
frutti parimente fono à Raugia , come pere, mele , fufine, fichi,
poponi, & altri fomiglianti . Mel'arancie , altrefi limoni , ce-
dri, & in fomma d'ogn'altra maniera, che fi troui in questo cli-
Rende poco gra- ma noftro d'italia ,1 Rari nondimeno ci fono gl'vliui , per ca-
no e alai men'o- gione del poco territorio alla marina ; e così poca è la riccolta
lio .
delgrano , pergl'afpri , & incolti monti se per la moltitudine
delle pietre, & ifcogli che le fanno d'ogni intorno corona . Ma
à quefta penuria di grano , e d'olio , fupplifce la gran commo-l
dità del mare . Imperoche con le loro molte naui tengono i
Raugei la Città abondante d'ogni bene. Della copia de i pe-.
fci ,non accade parlare : peroche effendo Raugia fu la marina,,
ne tiene douizia . E non fi vendono à pefo , come nei più luo-,
ghi : ma à villa d'occhio : come fifuole in Vinezia , & altroue,
Tengon graffa nelle Città di mare . Le carni , & i formaggi ci fono condotti
Raugiai viei luo e portati di Morlachia , & altre vicine Prouincie , ottimi , & in
ghi . abondanza . Efin qui fia detto del fito di quefta Città : della
grandezza , e fortezza fua : della qualità delle muraglie, e de gli
edi.
ADDY LIBRO TERZO 17 125

edificij : della copia dell'acque dolci chetiene : del numero del


le Chicle , e de i conuenti , e de i Monafterij : dell'ottimo aere
fuo : de i generofi vini e copia di fruttes e pomi . Palsiaino ho
ra à dire della qualità de gl'habitatori di lei , e de i loro co-
ftumi .
,,
De gl'habitatori di Raugia , e costumi loro.a li mje is
iz ste ostutt

SONO gl'habitatori di Raugia diftinti in tre ordini , cioè Popolan gentila


in gentil'huomini , in cittadini , da loro popolani detti : & huomini,plebei,
in plebei. Igentil 'huomini , comprefi hoggi drin 29.calates
delle quali fiè fatta menzione di fopra : & à i quali foli appartie
neil gouerno della Citta : vestono con mantelli lunghi all'efan
za di Firenze :ma imperò con berette tonde alla viniziana ,
Dicefi dal volgo , che eſſendo iti à Firenze , per pigliare la for
ma del vettic loro , da quella Citta' : la prefero quanto ài man-
telli , ma effendoſi ſcordati di pigliar la forma altrefi delle ber-
rette , comefurono à Vinezia accorgendofene, per non ritorna
reà Firenze , prefero la viniziana . I Senatori nondimeno di
configlio minore, in alcune follennità , veftono totalmente alla
viniziana con toghe da i maniconi : & il Rettore illuftrifsimos for girl
vefte fempre di Roffo , e di ricchi drappi ; foderati l'inuerno die aina päi
pelli di martore, o di ceruieri . Quando efce fuori di palazzo,
Pietà dell'Illa
và fempre accompagnato col minor configlio , i quali fong da ftrifs . Rettore
dodici Senatori eletti per vn'anno: e lo precedano parecchi cop
pie di miniftri veftiti di roffo : e la mufica di flauti , di trombe,
& altri inftrumenti . E tenuto il Rettore ad accópagnare ogni
gentil'huomo , o gentildonna , che muoia nel mese fuo alla fe-
poltura, con toga nera . E quando egli non poffa, ò per la vec-
chiezza, o per altro impedimento : manda in ifcambio fuo,vno
del minor configlio , con la toga nera da Rettore, e con tutte,
l'altre infegne fue . E fi fuole quafi in tutte l'effequie de i nobili
orare latinaméte. La qual cofa reça à i maestri di scuola non pic
ciolo emoluméto. Se il Rettore hà la fepoltura à S. Domenico,
i padri di quel conuento fono tenuti , per quel mefe, à mandaré
ogni mattina vna meffa alla Cappella del palazzo . E qñ egli tie Mendicati Ray
ne la fepoltura à S.Francefcosi Reuerendi padri di quel conuen gia fauoriti ,
to , fono tenuti al medefimo . E ne prouuiene loro per ciò ,
certa
122 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

certa diputata limofina. Doue, prima , incidentemente è da Tape


re, come quafi tutti i morti di Raugia fi feppeliſcono à i due co
uenti di San Domenico , e di San Franceſco . Onde quei pa
dri tengono piena di fepolture, non folamente la Chiefa , ma
eziandio la fagreftia : il clauftro , il capitolo , & anco il cimite
ro, ò vero andito auanti alla Chiefa . E dappoi fi dee notare
Molto pia ti di- il che argomenta la pia diuozione dei Raugei , come buona
moftri, alma Rau parte de gl'huomini , e delle donne , vanno alla fepoltura nel-
gia. l'habito religiofo di quella Chiefa , à cui fono portati . Cioè ve
ftiti da frati di San Domenico, quegli huomini , che à detta
Chiefa fi feppélifcono, e da inonache dell'ifteffo ordine, le doni
ne . Onde ci fono alcune fuore del terz'ordine, che tengono la
cura di veftire quelle che pigliano l'habito loro . E così andan-
do à San Francefco , del medefimo habito fono veſtiti . Eper
quefta cagionefi permette à quei Reuerendi padri , che habbia-
no più mute di veltimenta , per accommodarne piamente detti:
defunti . E tal'hora auuiene , dalla liberalità d'alcuno che il
padre , che ha fatta la charità , in vece del veſtimento , & habito
che diede vfato, ne riceue vno non adoperato, e nuouo . Et ag
giugnere i loro mortorij accendono per ogn'altare
come
Mantegono l'an detta Chiefa, due falcole : bianche , fe il defunto non è con-
tiche cirimonic.
"
giugato e gialle , quando fia in inatrimonio . E quafi fempre
' bb vogliono la meffa cantata prefente il defunto . Efe fia nobile,
wole più volte la canta alcun Vefcovo fuffraganeo . E gl'huomi-
ni, fratelli , ò figliuoli , & altri propinqui accompagnano il de-
funto loro in mantelli neri, e capucci con le maniche alle ſpalles
alla Fiorentina , & i più propinqui , fe fia nobile , mettono in
mezzo lo llluftrifsimo Rettore e gl'altri ſeguono, à due, à due
dopo il morto , e paffando per il Choro , fe ne vanno ( mentre
che dal Clero fi canta la ineffa ) à vdirne vna piana , e baſſa nel
capitolo del clauftro : e quella finita , feggono quiui fopra pan-
Funerali Raug, cali parati dal Sagreftano , fino attanto che il Clero hà finiti í
quali fiapo.
fuoi vffici . Edopò venendo in Chieſa aſcoltano l'orazione e
fe ne ritornano alle cafe loro , con l'ifteffo ordine . Ma doue.
fono io tranfcorfo , tirato da quefte belle, e pie cirimonie ? Tor
76% niamo al filo della narrazione , che forfe con altra occafione di-
remo qualche altra coſa intorno à queſta materia de i mortorij,
e funerali di Raugia .
Non
LIBRO TERZO 123
Non attendono i nobili Raugei ad arte veruna: nè di feta , nè Il mobil non at
di lana : come in qualche altra Città , per loro ftefsi lauorando : tende ad arte al-
cuna .
ma laſciando cotali eſſercitijà i Cittadini , e popolani , viuono
per lo più di loro entrate e di guadagni che fanno tenendo par
ti fu le naui , econ coloro , che di lana , e di feta lauorano . E
facendo altrefi venire mercanzie di leuante per Italia e di quel-
le d'Italia rimandando in Conſtantinopoli, in Aleſſandria : per
la Bofsina , per la Grecia , & altri paefi del turco : per i quali tut
ti : ficuramente trafficano . Ipopolani poi , & i cittadini fono
padroni di naui : tengono botteghe aperte eziandio per diuerfe
Città d'Italia : evanno in propria perfona per l'altrui Prouincie
à mercatantare , il che , fe non di rado , fanno i nobili . Non fi
Non tien Raugia
vedono à Raugia tumultuoſe corti d'auuocati , di procuratori,
corti per le liti.
ò di notarij : Non ruote di giudici : Non palagio di podeſtà
Ma dall'ifteffo Senato, ciafcun'anno , fono inftituiti alcuni no-
bili foprale cauſe ciuili, & alcun'altri fopra le criminali . I qua
li giudici , fenza che fiano dottori, fecondo le loro leggi, e ſta-
tuti , fenza tante fpefe che tal'hora fi fanno in auuocati , e pro-
curatori , rifoluonoil giuſto , e fanno il douere à ciafcheduno.
E fe diffetto alcuno tal'horafi commetterà in quefto affare, nel-
le caufe ciuili, auuerrà per cagione , che tra loro nobili , affai fi
rifpettano. Difsi nelle caufe ciuili: peroche nelle criminali,co.
me fi può dalle narrazioni , nè i precedenti libri fatte, fono più
rigorofi , e meriteuolmente . Quando occorra in Raugia , al- Ordine di raugin
cuna fedizione , o tumulto popolare , o vero alcuno incendio, ne i tumulti.
fogliono cominettere la guardia delle due porte principali à i
due conuenti à quelle vicini : cioè la guardia della porta di le-
uante à i frati di San Domenico , e la cuftodia di quella di po-
nente à quelli di San Franceſco zoccolanti : fomminiſtrando
loroarmi il Senato , e quanto fa dibifogno . E la guardia della
porta che conduce al mare , & al porto viene commeffa à i Re-
uerendi Signori Canonici del duomo , e loro clero . E così at-
tendendo i Religiofi alle predette cuftodie , rimane più libertà
ài nobili di prouedere, e di foccorrere nell'altre parti della Cit-
tà , à quanto faccia di bifogno , per ſedare, e quietare i tumulţi,
e cuftodire la loro Città da tradimenti . iCafo ch'auuenne
Alli 22. di Gennaio dell'anno 1589. ritrouandomi io in nell'ottátanove .
Raugia, & occorrendo certo incendio circa le due hore di not-
te,
STORIA
128 DELL'I DE RAVGIA

te , fu fonato all'armi , fecondo il coftume della Città . Onde


Conuenne à i frati noftri , che ſtauano in quell'hora à tauola , là-
fciare la cena , e correre alla loro deltinata guardia . Doue tranf-
ferendomi io poco dopo , con alcuno di quei padri più vecchi,
vidi da otto,ò vero dieci padri tra laici , e giouani con le loro to
ghe alzate dinanzi alla cintura e con fplendenti alabarde , in
mano , cuftodire vn portone , che dalla piazza conduce alla por-
ta orientale : con efpreffo ordine di non lafciare quindi paſſare
verfo la detta porta perfona alcuna . Ardeuano fu la piazza più
Sta nella loggia fuochi , d'ogn'intorno illuflrandola. Sedeua nella loggia auanti
il Rettor sol có- al palazzo , l'Illuftrifsimo Rettore col fuo minor configlio, or-
figlio dinando , e cominandando quanto faceua dibifogno. I padri
Zoccolanti eglino ancora alla cuftodia dellaloro porta attende-
uano . Et il Clero del duoino fomigliantemente à quella del
porto . Scorreuano alcuni nobili, con vna mano di foldati, per
la Città , & altri follecitauano le donne plebee à ſomminiſtrare
dalle duefontane acqua per eftinguere, & ismorzare l'incendio.
Il quale ( Dio grazia ) fra poche bore , con l'aiuto della Mae-
ftranza delle naui , cioè de i maeftri facitori delle naui, che fu-
bito da Grauofa venendo furono nella Città introdotti, fù eftin
to , e quietata , & afsicurata la Città, i padri reftituite l'armi , al
Ama Raugia i foi conuento , & i fecolari alle loro cafe ritornarono. E per cotali
Religiof . feruizij, & amoreuolezze, fono i nobili , & il Senato, molto af-
fezzionati , e cortefi verfo del Clero,e religiofi della loro Città.
E fra l'altre cortefie, quando viene il Senato ( lo che accade più
volte l'anno ) prefentato da i fangiacchi , ò vero gouernatori
delle vicine Prouincie del turco , fempre riconoſcei conuenti,
é luoghi religiofi : mandando , effempli grazia , vn paro di ca-
ftrati , per ciaſcheduno luogo pio ; e fauorendogli in ogn'altro
affare purche gli veggano effere Religiofi d'edificazione , edi
buono effemplo alla loro Città , e popolo ..

Della giouentù Raugea .

VENENDO hora à direqualche cofa in particolare della


Nota qual fiano i gioventù Raugea , & incominciando dalle doti naturali,
giomani in Raug⋅ ellaè di bellifsimo fangue , di graziofo afpetto , e d'habito, e di
polizia molto riguardeuole . Veftono fino à certa età di panni
corti,
LIBRO TERZO. 129

Corti , ma come arriuano all'adolefcenzia , & al quiudicefimo


anno in circa , prendono il mantello, e la toga lunga . Condu-
ce il Senato , oltre à i precettori della Città , vn Maeftro di fcuo
la Italiano con groffa prouifione . Ma per vero dire , comune-
mente fauellando e per lo più , non molto fi diletta la gioventù
Raugea dello ftudio delle lettere . Onde imparato che hanno
alcuni primi principij da galant'huomini , non fi curano d'an-
dare più auanti . E per ciò fcriuendo certi di Raugia , hanno Le lettere con le
detto che non dando ella opera, nè alle lettere, nè all'armi, dai Are
armi. fanno illu
le quali due profefsioni fogliono renderfi le Città illuftri , non
può peruenire ad alcun colmo , e cima di gloria eccellente .
Tuttauia , ene i tempi addietro , e ne i prefenti giorni fi vedej
che quando fi fono applicatii Raugei allo ftudio , fono braua-
mente riuſciti , & in ogni profefsione illuftri diuenuti . Onde
il padrefra Clemente di Ragnina , profeffo di San Domenico,
gentil'huomo Raugeo fù , nell'età de i padri noſtri, vn dottif.
Timo Theologo , e filofofo . Onde ha lasciate certe fue opere
in facra Theologia ftampate . Il fignor Iacopo di Bona, fù ec-
cellentifsimo poeta latino . E compofe vn libro, e poema del- Iacopo Bona ram
la vita di noftro Signore molto bello . Il quale anche fù ſtam. ¿co poeta,
pato in Roma nel tempo di Papa Leone decimo . F. Tomma-
fo di ceruia dell'ordine de i Predicatori , che poi fù Veſcouo di
Mercana, e morì nel 1535. fù eccellente fofifta , e filofofo , &
ottimo Theologo . F. Piero di Gozzi del medefimo ordine ,
che poi fù Vefcovo di Stagno, e morì l'anno 1550. fù huomo
letteratifsimo ,il quale per non giurare la concezzione , non
volle dottorarfi in Parigi , doue era ito allo ftudio , ma andò à
dottorarfi in Louuania , doue anche certo tempo leffe publica-
mente . F. Biagio Raugeo, che per non mutare l'habito fuo di
San Domenico , rifiutò la ricca Badia di Mellida : e che poi fù
Vefcouo di Mercana , fù padre dottifsimo , onde prima era fta
to Reggente dello ſtudio del fuo ordine, in Bologna . F. Fran
cefco di Pozza , frate pure di San Domenicos che poi fù Vefco- Dominicani Ve
uo di Mercana , e morì nel 1532. fù padre dottifsimo e grazio fcoui dottiſsımi.
fifsimo predicatore nella lingua propria . F. Agoſtino di Nale
Raugeo, che poi fù Velcouo di Mercana, e moi l'anno 1527.
e che prima eraftato Reggente in più ftudi dell'ordine fuo , fù
tantoftinato nelle lettere dal Cardinale Gaetano all'hora gene-
S rale
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
130
rale , chehauendo inteſo come era ſtato creato Veſcouo titolare
conentrata di circa feffanta fcudi ( che non più all'hora frutta-
ua il Vefcouado titolare di Mercana ) gli mandò à offerire vna
prouifione di cento ducati con vna mula, s'egli voleua, lafcian-
doil Vefcouado, feguitare di leggere la facra Theologia . Ma
per hauere vn fuo fratello data la parola al Senato, bifognò che
accettaffe detto Vefcouado . Ma troppo farei lungo le 10 volef
fi dire di tutti gl'huomini letterati , che hà hauuti Raugia nel-
l'ordine di S. Domenico, & in quello altrefi di S. Franceſco. E
però tornando à fecolari ; Il padre del Sig. Matteo Beneffa gen
til'huomo letteratose poeta latino, lafciò cgl'ancora, quafi à emu
lazione del Bona , vn poema pure della vita di N. Sig. molto
ftimato, ma non fi èdato per ancora alla ttampa . E fi ritrouaua
appreffo del Signor Matteo Beneffa fuo figliuolo , Senatore di
molta prudenzia , e molto riputato oggi nella fua Republica ;
il quale non digenerando dal padre , fi diletta egli ancora della
poefia : & effendo adorno di belle lettere latine , e greche , fcri-
Commenta vn ue hora i commentarij fopra i libri dell'anima , trapottandogli
Raugeo libbri da per fe fteffo dall'idioma greco al latino . Il qual Signor Mat
dell'Anima . teo, l'anno 1587. nell'affumere l'vfficio fuo del Rettorato , e
gouerno della fua Città , nel mese di Dicembre , orò latinamen
te nel publico Senato, e per quanto à mefù riferito, che in quel
tempo ini trouaua in Raugia , con molta fua laude . Il Magni-
fico M. Niccolo di Nalepochi anni fono mandoin luce vn'o-
pera molto lodata, fopra il trattato della Sfera del mondo, e fù
tampata in Vinezia . Il fignor Niccolo Vito di Gozzi , gen-
Letterati,che vi til'huomo , e giouane d'eccellente ingegno , e letteratura, come
Mono
Como à Rangia. quegli che più anni ha dato opera à gli studi in Padoua , & in
altre Città d'Italia , ha fcritto egli ancora più opere , così nella
latina , come nella volgares e Toſcana lingua : parte delle quali
fono ftate ftampate in Vinezia : e fingolarmente fopra le Me-
teore d'Ariſtotile , e fopra l'Economica , e gouerno della fami-
glia . Viue ancora oggi il Reuerendo fignor Primicero di Rau
gia M. Maurizio Buchio , gentil'huomo se Theologo eccellen
tifsimo :il quale hà fcritto lucidifsimi , e dortifsimi commen-
tarij ,fopra il Vangelio di San Matteo : & vn'altra operetta da
fua fignoria intitolata, de i frutti della pafsione di noltro Signo
re. Non diròdal molto Reuerendo fignor Archidiacono pur
di .
LIBRO TERZO . 131
di Raugia, il fignor Marco di Ragnina , dottore famofifsimo
nell'vna , e nell'altra ragione ciuile , e canonica . # Tacerò del-
Pilluftre fignor Cavalliere , il fignor Domenico di Ragninax Il Cavallier'Are
e del fignor Franceſco Luccari , amendue eccellenti poeti . To- uco col Luccari,
cani, e nella lingua altrefi loro . Nella quale Luccari hàtras
portati pur'in verfi, buona parte de i Salmi Dauidici : opera per
quanto dicono gl'intendenti di detta lingua molto degna , e
molto rara . Ma doue ci hanno eglino fatti digradire dal pri-
mo propofito , quefti fopranominati valent'huomini ? Ritor-
Dando adunque al primo filo diciamo, che fe bene non attende
molto alle lettere la giouentù Raugea , ci fono però tra loso al❤
cuni dotti di naminanza , e di fama illuftri : come s'è dimoftro .
I giouani nobili fi tengono come tanti principi , che nel verò sono in Raugiai
fono , della loro Città , onde dimoſtrano cotale loro principa nobili quaii Prin
to fopra gl'altri giouanetti popolani , e plebei , tal'hora , come cipiston
auuiene tra i più giouani, battédogli ,fenza che fi riuoltino loro,
fe fiano in luoghi publici. Ma fe accade poi alcuna volta che fia
no ritrouati da gli ſteſsi popolani battuti , in alcuna contrada fe
creta , e ſenza arbitri , gli ſono , come dicono , reſtituitele bats
titure à buona mifura : e per effere giouaneiti , e fanciulli non fe
ne tiene conto . Coftumano tal'hora i prefati giouanetti nobili,
intempo d'eftate , d'andarfene quattro ò fei di loro coetaneisal Coftumanza dej
porto, e quindi de i inolti battelli, o vero barchette fcioglierne putti Raugei .
alcuna dalle molte naui , che fempre ci fono, & altri legni mi-
nori : e con effa andarfene à diporto per mare : fenza che da i pa
droni delle naui fia detta loro cofa alcuna , ò fatta vernna repu-
gnanza, e reca affai piacere à i gentil'huomini , & ad altre per-
fone che all'ifteffo porto, ò alla riua del mare fuori della Città fi
trouanoil vedere, come detti giouanetti , trattefi le capped ve
ro i mantelli , da per loro à vicenda s'adeftrano nel remare,e gui
dare la barchetta per quelfeno di mare che ondeggia fra l'ifolet
ta della Croma , e la terra ferma . E narrano che assicurandofi
vna volta alcuni de i prefati giouanetti, oltr'al douere,& allarga Non t'allargar, fi
dofi vn poco troppo nel mare fuori, & intorno à detta Ifola,fo- fa che ridur no por
tit ..
prariuò certa furia di vento , e di tempefta all'improuifo , e di
maniera gli fpinfe , come poco accortis e poco faggi nocchieri,
in alto mare , che mai più s'hebbe nuoua di loro Imperoche
douettéra coll'ifteffo legno nelle fortunofe onde perire . Eda
S. 2 que-
i
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
132

quefto fatto deono preder gl'altri documento,fe pure vogliono


così ire à diporto,di nauigare dentro à dett'Ifola , e lungo la ri-
ua del mare , & appreffo alla terra : effendo altrefi cotale nauiga
zione più gioconda , e diletteuole , fecondo l'approuato prouer
bio , chedice . Iucunda nauigatio iuxta terram : deambulatio
iuxtamare. De i fanciulli pofcia popolani , e plebei , per dire
anche di loro qualche cofa, aggiugnerò come eglino ancora fo
noviuacifsimi, e d'ingegno : ma più nondimeno humili, e più
rimefsi , come quelli che ne essi , nei padri loro 1 hanno parte
alcuna nel gouerno, e nell'aminiftrazione della Città . Di tur-
ti finalmente , e nobili , e popolani è vn volgato prouerbio in
Zara fiè vna Cit Raugia , che così dice . Dalle mofche di Zara , e da i putti di
ti della Dalma-
Raugia cara liberici il Signore. Quando la quarefima vanno ai-
le prediche fchiauone à San Domenico , & à S. Franceſco ( pre
Motto volgato dicandoſi nel duomo in lingua Italiana , da loro non bene inte-
de i putti in Rau
fa ) col loro gridare , & imperuerfare , mettono à romore quei
gia .
due religiofi conuenti : e per effere in buona parte nobili , non
fi può loro gridare , ma conuiene hauer pazienzia . Se bene per
altro fono ciuili ,e riuerenti , & anche diuoti delle cofe di Dio.
Ma la fanciullezza , come eziandio adiuuiene nell'altre Città ,
bifogna che faccia il corfo fuo . Somigliantemente , fauellan-
do de gl'huomini , lo Illuftrifsimo Senato hò io fempre ritro-
ktuato , e conofciuto grauifsimo , prudentifsimo , e della ragione
capacifsimo : e così gl'altri priuati gentil'huomini . Se bene,
Non por la falce comein tutti i luoghi accade , fi ritrouano ſempre alcuni , detti
Belle biade altrui à Firenze faftidiofi , i quali fi pigliano le brighe , che loro non
toccano : e vogliono mettere le mani ne i negocij , che à loro nó
appartengono : e come fi dice, vogliono porre la falce nell'al-
trui mietitura: e trauagliarli di preti , edi frati , quando meglio
farebbono ad attendere alle caſe loro. Ma paſsiamo hora à dire
delle gentildonne Raugee .
Quanto alle donne Raugee , elleno nel veſtire , & in ogn'al-
Sono in Raugia tro affare ,fono honeftifsime . Le donzelle non fi veggono mai
le donne honifsi
finoattanto , che non vanno à marito. Si confeffano le fefte prin
cipali nelle cafe loro : e pofcia di buon'hora fi comunicano in
dettefefte, alla più vicina Chiefa . Legentildonne veftono di
negrose portano in tefta, & alle spalle certi veli bianchi, i qua-
li porgendo circa mezzo braccio auanti alla fronte , non le la-
fciano
LIBRO TERZO . 133

fciano da altri vedere in faccia , nè meno effe altrui in volto ri-


mirare poffano: fe già fortemente non alzaflero il capo . Alcu-
ne però più giouani ,e fpofe nouelle, vanno fenza veli : anzi co'i
capegli, quali in fembianza de gl'huomini , e tagliati . Le die-
uoiche poi , o vero ferue , e donne di bafla mano, véltono di rof Donne di baffa
fo , di giallo , e d'altri colori : e vanno eziandio alla Chiefa fen má veftó di rođo.
za veli , mezzo fpettorate, & alla libera . Sono nondumeno tut
te le donne fchiauone molto diuote, eriuerenti . E fi diletta-
no grandemente della parola di Dio , e delle prediche . Le qua-
li odono nella lingua loro iſchiauona, in San Domenico , & in
San Francesco : e non vanno altramente al duomo . Peroche in
quello , come fi è detto , fi predica ſempre in Italiano . La qual
confuetudine mantengono quefti Signori Raugei , fra l'altre mani Raugia
fuda i Ro
fondate,
cagioni, per queſta vna fingolare : cioè per dimostrare che egli .
no del fangue Romano, & Italiano principalmete fono difcefi.

Delle cortefie the fano i Raugei à forestieri , che


paffano dalla loro Città .

ME habbiamo tocco , & accennato di fopra , Raugia


COME
perfua cortefia, e liberalità , dona ricetto, elautamente pa
fce quanti Ambafciadori di Principi paffano per lei . E fimil-
mente , quante Galere Viniziane vengono fuori , e dauanti al Frequéti per Ran
gia i Viniziani
porto loro ( che dentro effendo armate non le iafciano entrare ) paffano , per leuá
fono dal Senato prefentate, di certo numero di fcatole, e di can te,e fon ben vifti
dele di cera biancha : d'vn caftrato, ò due , ed'alcuni fiafchi di
vino: epiù o meno cofe, fecondo la qualità de i perfonaggi , che
fopra vi nauigano . E fouuiemmi hora, che paffando di quà cer
to Ambafciadore Fiorentino , l'anno di noftro Signore 1578.
il quale era mandato dal fuo gran Duca in Conſtantinopoli: fù
molto accarezzato da quefto Senato , e fauorito altrefi d'alcuni
nobili prefenti . Onde il Segretario di detto Ambaſciadore ,
M. Pierfilippo Afirelli , natiuo d'vna terra della Romagna Du
cale ,detta la Rocca di San Caſciaño , fu la riua del fiume Mon
tone, Diocesi di Bertinoro , donò al Senato i feguenti verfi , da
lui fatti .

La
134 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

La Inferizzione era quefta ; Illuftrifsimis Dominis Ragufiæ a


Petrus Philippus Afirellus , Secretarius Florentinus.
S. P. D.

Hre Mare datfcopulos , falebroſaq; litora circum ,


Verfi dell'Afirel. Vrbsq;fub immani libera monti iacet .
lo à i Raugei .
Orbefuum toto pandit Ragufia nomen ,
Integra quodnullo læſa pudor e manet .
Hachabet innumeras naucs in gurgite , vaſto ,
Qualibet huc auro pondus adaucta vehit .
Etfibi quæ tellus prohibet , Neptunnus aquarum
Arua dedit multofertiliora Deus.
Hæc iuuat externs , dapibus confertafuperbis ,
Aereq; dat dignis munera digna fuo .
Moribus , ac animo fecum Florentia compar
Diligit , ac ciuem ciuis amore pari .
Viue memor doni Diuum Ragufia felix ,
Atq; mei femper , candida viue memor .

I quali eleganti verfi , da noi ſono ſtati fatti volgari


nella maniera che fegue.

Fatti volgari dal QVı il Mardaſcogli , e roninoſi lidi ,


ferittore dell'o- E fotto vn'alto , e fmifurato monte ,
pera. Vedefi Città liberàfondata .
Raugia il nomefuo , per tutto il mondo
Spande con laude : niuna macchia hauendo .
Questa poffiede naui innumerabili ,
Che quà , arrichite, portan merci aſſai .
Nettunno, dell'acque Iddioftimato ,
Piùfrutteuoli affai campi le ha dati
Di quei che la terra afpra , e incolta negale.
I forestier questa accarezza , piena
3
Divinande fuperbe , e funtuofe :
E fa prefenti di lei degni à i degni .
D'animo , e di costumi feco vguale
Fiorenza , l'ama : e dell'vna , e dell'altra
Conpare amore i Cittadinfi veggono .
Fini
LIBRO TERZO .
13$
Viui Raugia felice , del dono
Che ti fa Dio mai fempre ricordeuole ,
Є di me ancor , tuo feruo fido , e amico .

E poſta Raugia tra il Mare , & vn'altifsimo monte , detto il


monte Vergato, in cima di cui è fabricat'vna Chiefuola à i fanti
Sergio , e Bacco , donde da certa guardia fi fcuoprono di lon-
tano i legni grofsi che vengono , cioè naui , o galere , e fi fa fe-
gno alla Città del numero loro, e del luogo onde vengono,cioè
ò di leuante , ò di ponente .

Della folennefefta di San Biagio , Protettore di Raugia .

LLI 'due di Febrɔro , feſta della Purificazione , e Vigilia Qui fipotea can
A
del gloriofo Veſcouo, e martire San Biagio , auuocato par tar col's . Dauide
ticolare della Città di Raugia , conuenendo alla Catthedrale i Ecco quanto egli
è ben , quanto è
padri di San Domenico , e quelli di San Francesco : e quelli giocondo , habi
tando nel Choro finiftro , e quelti nel deftro : è l'Arciuefcouo, tare i fratelli in
co'i Vefcoui fuffraganei , e quattro , ò vero cinque Abbati di fiePf mealvai ti26.
. 13
mitra ful presbiterio , fi canta folennifsimame il Vefpro di
nte
detto Santo . La caufa perche i frati di San Domenico iftanno
nel Choro finiftro , fiè peroche molt'anni addietro iftauano nel
deftro i Monaci negri di San Benedetto . Ma hora non ci ve-
Bendo , fe non gl'Abbati con certi miniftri , in habito pontifi-
cale , òper la paucita loro , ò per quale fi fia altra cagione, fono
fucceduti i padri zoccolanti in luogo loro . Nè fi fono curati i
frati di San Domenico di cangiare choro , & ire al deftro , co-
me maggiori dei minori : peroche oggi , ò dimane , che i Mo-
naci voleffero tornare , bifognerebbe rendere alle loro Reue-
renzieil luogo . E perche l'anno 1588. quando vi fi trouò la
prima volta lofcrittore di quefte memorie prefente, l'eddoma-
da era dal Choro finiftro : per cio à i frati di San Domenico toc
co il primo verfo : e nell'vno , e nell'altro Choro , fopra l'hinno
proprio del Santo fù fatta mulica : cantandofi il rimanente del
Vefpro , à voci piane , & in canto fermo , con organo , e con la
mufica del Senato , à vicenda , di trombe , di flauti , e di cornet
Confraternite, &
te. E mentre che fi cantò in cotal maniera , e con folenne poin arsi di Raugia .
pa il Vefpro : vennero intorno à venticinque Compagnie di fra-
ter-
136 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

ternite , e d'arti ad offerire le loro torcie , e doni alla Chiefa , &


al Sãto: paffando per mezzo del Choro . E fù cotanto proliffo
il Vefpro predetto, e cotanto folenne la pompa : con cui le pre-
fate Compagnie veniuano à offerire, accompagnate da varij in-
Atrumenti muficali : che pruna ei s'aſcoſe il ſole nell'onde occi-
dentali , laſciandone la bruna notte , chei Religiofi , e gl'altri
ritornaffero alle cafe , e conuenti loro , da più feruenti, per ciò,
con accefe torcie accompagnati . La mattina pofcia feguente,
La fefta di S. Bia alli tre di Fcbraro , fefta del Santo prenominato : hauendo pri-
gio fi deferine . ma vfficiata la Cffiefa loro , i frati di San Domenico, il dett'an-

no in numero trentatre , paffando per mezzo della piazza, com-


parfero al duomo procefsionalmente : effendone ventiquattro
di loro parati di facre veſti , cioè dalmatiche , di pianete , plu-
uiali ,e con veli in mano , per portare le facre reliquie : e gl'al-
tri noue padri de i più vecchi nell'habito loro ordinario . Do-
ue giunti fi fermarono nel Choro al luogo loro . Et ecco che
dall'altra porta di ponente ne vennero i Reuerendi padri di San
Francefco , fomigliantemente , per la maggior parte , parati di
facre velli , ma in numero maggiore di quelli di San Domeni-
co :efermatifi eglino ancora al luogo proprio nel Choro : com
parfero gl'Abbati di Mitra , e doppò il Vefcouo d'Aleſsio, fra
te Minore , e gentil'huomo Albaneſe : & in vltimo il Veſcovo
Vefconi, Abbati, di Mercana fuffraganeo , per effere il dett'anno , L'Arciuefcouo
efrati mendicăti à Roma , tutti in pontificale : e poftifi fecondo gl'ordini loro à
federe , e quinci , e quindi ful presbitero : Si incominciarono à
diftribuire le facre reliquie , le quali dalla cappella propria,era.
no auanti ftate portate dai fagreftani , & da altri à ciò diputati,
fopra l'altare maggiore , in più gradi . E così s'incominciò la
Nel mezo di due
sorcieogai seli- procefsione dal Duomo alla Chieſa di San Biagio , non più di
quia. vn tiro di mano , in circa , da quello lontana . Nella quale pro-
cefsione andarono , de i Religiofi folamente i parati , à vno , à
vno.con vna facia reliquia in mano , in mezzo à due Senatori
tenenti due torcie bianche in mano accefe . Et incominciò det
ta procefsione da i Veſcoui , e feguitarono dopò di loro gl'ab-
bati di Mitra , e dopò i frati di San Domenico , & vltimamen-
Cento vadici re- te quelli di San Francefco , tra i quali Religioli ſi meſcolarono
liquie furoa com alcuni pochi preti . E furono il predetto anno , annouerate con
20.
alta voce , di mano in mano , che fi porgeuano à i parati , cento
vndici
LIBRO TERZO . 137

vndici reliquie facre , tuite pofte in argento : cicè tefte, braccia,,


gambe, caſſette di cristallo : co'dodici Apolloli d'argento,higg
re intere , oltre all'altezza d'un braccio , con alcuna reliquia
loro , fuori che di San Giouanni Euangelilla . Ritornata poſcia
la procefsione , dalla Chiefa di San Biagio , con l'ifteflo ordine,
al duomo, doue aſpettauamo noi altri frati non parati, con par
te del popolo : e ripolle le facre reliquie fopra i gradi predetti fu
Paltar maggiore, annouerandole à vna à vna, ad alta voce chile Danno, e riceuon
riceuea, come hauea fatto nel darle : s'incominciò la folenne le Reliquie à no-
aero
meſſa , cantata dal Veſcouo fuffraganeo , e da i due chori di par
dri , Domenicani , e Francescani , cedendo per quel giorno il
luogo , il Reuerendo Clero del Duomo , occupato in altri fer-
uizij , & intorno al facro altare afsiftente .

Dicerta pública , efolenne orazione per i Principi Chriftiani , che


fi fain Raugia , certe principali folennità.

CANTATO il Vangelo , il giorno di San Biagio , falen-


do fopra dell'ifteffo pulpito , e pergamo , tre , è vero quat
tro fignori Canonici , cantano , fecondo vna loro antichissima
vſanza , con inolta attenzione , é diuota vdizione del popolo,
i ſeguenti verfi .

Exaudi Chrifte . Vnus Deus, Chriftus vincit , Chriftus regnat :


Christus imperat . Exaudi , & cetera , vtſupra .
Domino nostroSixto , fummo Pontifici , ac vniuerfali Papa ,fa-
lus , Vita. Exaudi , vtfupra .
Domino noftro, Rodulfo Sereniffimo Imperatori Romanorum
·
falus , honor , vita , & victoria . · Exaudi , vtfupra .
Domino, Reginoftro , Vngaria , Bohemia, Dalmatia , Cronatiaz
falus , honor, vita, vitoria . Exaudi , vtfupra .
Domino Paulo, Reuerendiffimo , in Chriftopatri, Archiepifcopo,
Ragufino ;falus , & vita . Exaudi , vifupra .
Domino Rectorinoftro , Illuftriffimo ; falus , vita, honor, & vi-
floria . Exaudi Chrifte ..

Cantano i verfi i Reuerendi fignori Camonici , & il Choro,


per ciafcuno come fiè notato , replica Exaudi Chrifte. Finiti di
T Can-
A
ORI
L' IST GIA
DEL DI RAV
138
cantare: predetti verfi , s'impone il Credo , e fi feguita la meſſa,
& in tanto andando il Sagreitano con vna carta pecorina in ma
no,incui fono notati i prefati verfi , dauanti allo Illuftrifsimo
Rettore , riceue da fua Sig. Illuftrifsima in vn cartocetto ein-
que perperi : cioè venti giulij , ò vero paoli . Iquali fono dona
ti à quei quattro , ò cinque Canonici , che hanno cantato´i fo-
prafcritti verfi . Efi cantano nella prefata maniera , tre ò vero
quattro volte l'anno , nelle più folenni felte , e pafque . Finita
poi la mella , ciafcuno ritorna à definare alla cafa propria , & i
Religiofi cantando per la ftrada , il cantico , Te Deum lauda-
mus , fe ne ritornano à i loro conuenti : lafciando il carico del
rimanente di detta feſta , tutto à i Reuerendi Preti . Ma qut
non è da tacere , come dopò la cantata meffa , prima che il Cle-
ro , & i Religiofi fi partano di Chieſa , ſi riportano da loro › à
vna à vna le predette facre reliquie alla propria Cappella, la qua
leifta fopra certe loggie di ella Chieſa , e vi fi afcende per vna
fcala , e per vn'altra fi fcende . Efi marauigliaua grandemente
To fcrittore di queſte narrazioni , l'anno 1588. ritrouandofi
prefente , della calca , e del tumulto , che li faceua , e maſsima-
mente da certi Zaghi , o vero Chierici , per riportare più di det
te reliquie , e per fare più viaggi la fufo : ma quando poi inteſe
che la fufo alla Cappella fi donaua per ciaſcuna reliquia riporta
ta , vna candeletta bianca di due, ò vero tre oncie : danno nell'a
nimo fuo l'auarizia del mondo , e gl'increbbe , che quell'atto
folo , e quella confufione , effendofi tutte l'altre cofe celebratt,
e fatte co molta diuozione, e grauità religioſa, haûeſſe anzi che
no perturbati molti animi pij , e diuoti : & hauefsi quafi vna
macchia recata nella gloria di tanta folennità. Ma di quefta ciri
monia , fi fono altrefi dette alcune coſe nel primo libro al cap.
duodecimo , e delle fraudi , che ci fi potrebbono commettere.
Quanto poi alla fefta temporale del prefato San Biagio , ſi fa
la vigilia la moftra de gl'huomini de i villaggi di terra ferma vi
cini : comed'Ombla , di Giuncheto , di Breno , di Raugia vec-
chia , di Canale , e de gl'altri : comparendo ciaſcheduno fotto
il proprio ftendardo , con partigiane rugginoſe , con ſpiedi,con
chiauerine ,conlabarde , roncole , acette , fpade , targhe, & ar-
chi , con altre fimil'armi all'antica , e'con pochi archibugi . E
tra loroerano alcune immaſcherate , le quali veniuano cãtando
certe
LIBRO TERZO.
139
certe loro canzonette fchiauone , divaghifsima aria . E quefte
così fatte coſe narrate , occorſe di vedere , e di vdire , all'Auto-
re del prefente libro , nell'andare in duomo , al Vefpro prefato
della vigilia. Il giorno poi della fefta, dopò definare fi fe la mo
ftra delle genti Ifolane, cioè d'Augufta ,di Melleda , di Giuppa
na,d'ifola di mezzo,e dell'altre, e ltimò, che anche del prefidio
ordinario de gl'Vngari : Rifonando , in quel giorno , per tutta
la Città tamburi militari : e l'artiglierie, che da tutte le caftella
erano fparate , facendofi d'ogn'intorno , per la marina, e vici-
ni monti , e valli fentire .

Delconuentodi San Domenico di Rangia.

V edificato il conuento di San Domenico di Raugia , intor


Fv
no all'anno di noftro Signore 1250.effendo Arciuefcouo
di Raugia, Montignore Tacopo Genouefe,dell'ordine de i fra-
ti Minori : e l'edificarono i Mercanti Bofsinefi, fuori della por
ta della Città , verfo leuante . Ma dopo, l'anno 1380. in cir-
caper fospetti di guerre, fù cinto di altifsime, e fortifsime mu
ra , e poſto dentro alla Città : rimanendo fuori , & accanto ài
fofsi di detta Città l'ho to , e la vigna de i prefati padri , fi come
oggi fi vede . E così reftò detto conuento fra due ordini di ma
raglie communi , é fra due porte l'antica e la nuoua , e vicinif-
fimo alporto . L'anno 1460. fù detto conuento riformato da
ifrati di Santa Croce di Grauofa , dell'iſteſſo ordine, i qualiera
no ftatiprima chiamati d'Italia .
Quanto allafabrica , il conuento di San Domenico è tutto
dipietre quadre murato , e con nobile architettura fatto: effen-
do che fopra , & intorno à vn'iſteſſo chioftro , tutto egli fi fon-
di , e venga difpolto in quadro perfetto . Imperoche da vn la-
to ,cioè da mezzo giorno fi diftende lango di lui la Chiefa , à
cui fonoappoggiate fopra il chioftro due loggie, vna coperta
ful piano del mezzano dormitorio : e l'altra fcoperta ful piano
del dormitorio fuperiore . Dal lato poi di verfo ponente ful pia
nodel chioftro , fi vede vn'honoreuole , e religiofo refettorio
di cinque tauole , capaci di cinquanta padri : con la fua faletta
auantí, in cui i frati aſpettano, che ſi faccia fegno dal prelato per
ire à menfa . Accanto al quale refettoriose fuori del quadro
T 2 detto,
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
140
detto,fono la cucina, & altre ftanze à lei neceffarie . Sopra del
Reffettorio è il Nouiziato chiufo con dieci celle , cinque per
banda. E fopra il Nouiziato è vna bellifsina libreria , di ban-
chi ventidue per lato tutta tinta di verde , e con vna faletta da-
uanti , ful piano del Dormitorio de padri . Dal terzo lato del
Chioftro, verfo Tramontana , e fu l'ifteffo piano del chioftro ,
è vn'andito con tre ſtanze grandi , è vero magazini . Il primo
de ' quali ferue alla Sagreftia : il fecondo al Reffettorio, e nel ter
zo maggiore de gl'altri , fifa , e fi cuoce il pane del conuento .
Sopra quell'andito , è vn Dormitorio baffo di fei camere per
gl'infermi , e per i foreftieri. Sopra di cui ful piano del Nouizia
to è vn'altro dormitorio doppio con 17. celle : io da vn latos
efette dall'altro : per i giouani , e fratelli conuerfi. E fopra que
fto ful piano della libraria , è vn'ala del dormitorio dei padri ,
cōſei camere,tutte ſopra il clauftro. Nel fine del quale dormito
rio verfo ponente, e fuori del quadro, in vn'angolo , fono i luo
ghi communi , così bene difpofti , e fituati, che a tutti i dormi-
torij fono commodi . Nè detti luoghi communi fono di male
odore al conuento , fi perche fono , come s'è detto fuori del qua
dro della fabrica principale : e fi perche vna perpetua fontana
d'acqua viua , quiui cadendo, oltre all'altre commodità de i pa
dri , che quiui la mattina fi lauano le mani , & il vifo, e rifciac-
quano loro vali , correndo per detti luoghi al mare , gli tiene
purgati . Dal quarto lato del chioftro finalmente , e verfo le-
uante,ful piano di lui , fono la fagreftia , con due altari , à vno
de' quali ftanno le facre Reliquie : il capitolo con tre altari ; &
appreffo àquello.c fopra la canoua , due camere con vna fala ,
le qualis'accommodano al Senato , per gl'a'mbaſciadori , che
vengono à Raugia , quando faccia dibifogno , con vn poco di
horto fuori del quadro : la rafura , con la fontana , & vna feson-
da porta del conuento , per le fome . Sopra poi queft'ala del
chioftro , eful piano del Nouiziato , è vn dormitorio di dieci
celle per i facerdoti giouani . E fopra quefto, nel più alto luo-
go ,e ful piano della libreria , è vn'altrʼala del dormitorio de i
padri , con altre fei camere , tutte verfo il chiottro . E dall'al
tro lato , ſono ſette fineftre grandi da fale : le quali rifguardano
foprail porto , e la marina. E fotto le predette finestre , e fopra
1
vna parte del Capitolo , fuori del quadro, è vn hel vedere fco-
perto
LIBRO TERZO . 141

perto per paffeggiare , e dire fuo vfficio priuatamente , in vifta


del monte , e del mare. Il chioftro pofciaè bello , tutto di pie
tre quadre, in volta , e foftentato, all'antica , da venti pilaftri, e
da quaranta colonne . Sopra le volte di cui , d'intorno fono cor
ridor (coperti , con balauftri di pietra alle ſponde : eccerro pe
rò il corridore accanto alla Chiefa, il quale è coperto . In mez
zo al claultro è vna buona , & abbondante cifterna, la quale fi
può, quando fi voglia , ferrare à chiaue . E lefanno corona in-
torno , venti aranci à nouero , con vn'antico cipreffo . Le fine-
ftre delle celle fono quafi tutte inuetriate , e così dell'altre offi-
cine , hoſpizio, rafura , veſteria , ca'zoleria , e fcuola : e ſi poſſe
no aprire , e ferrare à beneplacito . Ciafcuna cella , per lo più,
tiene almeno vn.tapeto al banco . E nella fagreftia ne fono ol-
tre à teffanta , e gia coftumaua ciaſcun nobile, rel fuó mortorie
portarne vno alla Chiefa , à cui andaua . Maoggio giorno, s'of
ferua per pochi . Sono adunque nel conuento defcritto , came
re cinquantacinque .
Lecelle del dorinirorio de padri , 12
Del dormitorio dei Sacerdoti giouani , ΤΟ
De i diaconi , foddiaconi , e conuerfi . 17
Dei nouizijs in apartato dormitorio, 10
De gi'hofpiti , ò vero infermi decumbenti , 6
Ci fono poi due prigioni per i delinquenti .
QUANTO alla Chiefa , di cui pareua , che fi doueffe dire
in prima , ella è d'vna naue fola : tutta di pietre quadre : e fecon
do il coftume antico , diuifa da vn ponte di legno, fopra otto có
lonne di macigno foftentato , in due parti . Sopra del qualpon
te fulpiano del nouiziato , è vn choro molto commodo per la
notte ,& anche per i giorni feriali , per l'altre hore canoniche,
eccetta la compieta , la quale di continuo fi dice nel choro da
baffo,per cagione della procefsione, che fi fa alla Salue Regina.
Queſto ponte prefato verfo l'altare maggiore , e verſo leuante ,
tiene vn parapetto di cornici , e rofoni dipinti , e dorati , ador-
no :e verfo la porta maggiore della Chieſa , à ponente , & alle
fpalle de i frati , tiene vn fondello di mattoni , oltre al choro di
legno , affai bene alto . In cui modernamente ſono ſtati dipinti
imitteri del fantifsimo Rofario , da Maeftro , Simone da Pog-
gibonzi Fiorentino , con ornamenti di ftucco . Opera degna,
e che
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
142
e che fa bella viſta all'entrare in Chiefa , alla qual'opera fomini
ftro i danari , per la ſpeſa il R. P. Lettor F. Timoteo Paſquali ,
profello di detto conuento , predicatore veterano , e confefforo
di credito , nella Città . Ma venendo alla Chiefa da balſo, fot-
to il ponte , e verfo la'porta principale ſono dodici altari , tra i
quali ne fono cinque di nominanza , cioè quello del fantifsimo
Rofario , à cui ogni Sabbato fera , fi cantano le litanie della Ma
donna à quattro voci : quello d'vn diuotifsimo Crocififfo , pri-
uilegiato da papa Gregorio XIII . per liberare l'anime dal Pur-
gatorio : quello di San Pietromartire, à cui lo fcrittore di queſta
Iltoriapofe la compagnia del fantifsimo nome di Dio quello
di San Vincenzio confeffore , doue fi vede vna ftatua del prefa-
to fanto diuotifsima , à cui non pare che manchi altro che la fa-
uella . Latengono quei padri coperta , e ferrata dentro vn'ar-
mario ,e fi fcuopre nelle principali fefte , e ſi vede tutta da capo
à piedi , coperta da voti d'argento , a i quali aggiunſe l'autore di
queft'opera, l'anno 1588. egli pole al collo vna bellifsima Cro
ce ,lauorata in San Paolo d'Oruicto in Toſcana , dentro di cui
fono alcune facre reliquie , e fpecialmente vna di fan Tommaſo
d'Aquino, & vn poco di legno della Croce di noftro Signore.
Il quinto altare finalmente nominato in quefto appartamento
di Chiefa , fi è quello, che ftà primo alla mano finiftra, quando
-
s'entra in Chiefa per la porta maggiore . Doue fi vede vna Ma .
donna di rilieuocol figlio in braccio . Della quale Madonna.
finarra quefto miracolo , cioè : come effendo nelle parti di Tur
chia ſtata da vn turco , con vna lancia ferita , e percoffanel col-
lo, ne feguì che quindi poſcia partendo quell'empio, in vn vi-
cino fiume ,così com'egli era à cauallo , s'annego. E ciaſcuno
anno quell'ifteffo giorno , che fù la fefta dell'Affunzione , appa
rifce , come dicono, in memoria del miracolos fopra l'acque di
detto fiume , la feinbianza d'vn Caualliere arinato . Vn inercan
te per tanto Raugeo , capitando in quelle parti, e fatto confape-
uole del miracolo , procurò d'hauere detta facra Imagine ; e co
sì recandola alla fua Città , le rizzò vn'altare , e fe vna honore-
uple Cappella nella Chieſa prefata di San Domenico . Sopra
del ponte, per feguitare la defcrizzione , verfo il presbiterio, fo
no quattro altari , vno di fanta Maria Maddalena , opera del fa
molo Tiziano , due altri che mettono in mezzo il presbiterio
ftan-
LIBRO TERZO .
143
tando quello di fanta Maria Maddalena dirimpetto alla porta,
che di Chiefa , per fianco entra nel Chiotro : & il maggior❜alta
re tutto d'argento , con due ordini di figure , alte poco meno di
vn braccio , e di mezzo rilieuo . Nell'ordine fuperiore, Ità nel
mezzo Chrifto riſuſcitato , con quattro figure di Santi alla de-
ftra, & altre tante alla finiftra . Enell'interiore iftà nel mezzo
la Madonna, col figlio in braccio , con altretante figure di San
ti quincise quindi : Tra le quali figure fono i gloriofi Apofto-
li fan Piero, e fan Paolo , fan Giouanni , con altri , San Dome-
nico ,fan Pietromartire, fan Tommafo , fan Biagio , fanta Ma-
ria Maddalena, & altre fino al numero di diciotto figure gran-
di ,con altre poi figure piccole d'Angeli, e di Profeti. In tom
ma è tanto bello , e ricco quell'altare , che con l'argenterie di Sa
greltia dicono ch'afcende al valore di cento milia ducati . Si
veggono due altri altari d'argento, nel duomo pure di Raugia,
e tre nefono in San Francefco . E fe bene quello del maggiore
altare del duomo, come più moderno, e più bello di tutti , qua
to alle figure :il più ricco nondimeno d'ogn'altro, affermano
effere il prefatodi San Domenico . Imperoche non è come gli
altri di femplice argento , ma d'argento mefcolato con oro .
Moftrali folamente nelle felle principali . E ne gl'altri tempi
Ità rinchiuſo , e coperto con vno armario di legno, così bene di
pinto con altre tante figure, e coli bene accommodato, che chiu
que non fapeffe dell'altare d'argento , (timerebbe, che detto ar-
mario fuffe il principale altare . Sotto il presbiterio , e fopra il
colonnato che regge il ponte fi vede il choro di cinquantaquat
tro fedie : cioè trentadue da i lati di ſopra, per i facerdoti , e ven
tidue da baffo per i giouani , e nouizi) . Ma come fiè detto que
fto choro inferiore ferue la più parte del tempo à i fecolari : ef-
fendo che i frati folamente lo frequentano nelle compiete e nel
le feſte più folenni , eziandio all'altre hore canoniche . Fonda-
tori di quefto conuento narrano , chefurono il beato Guido da
Napoli , & il beato Marcolino da Forli . Onde amendue fono
dipinti ne i pilaftri della Cappella maggiore , fu ad alto . Ma
io credo, che habbiano iſcambiato da Ruberto à Guido . Im-
peroche non ritrouo tra i beati noftri quefto Guido , ma fi bene
il beato Ruberto da Napoli , che fù contemporaneo del beato
Marcolino, e venne à predicare in quelte bande . Hà queſto
con-
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
144

conuento di San Domenico di Raugia hauuti molti padri di


valore , e particolarmente alcuni Velcoui , de i qualifiè fatta
menzione ancora di fopra , cioè .
1 F. lacopo Vefcouo di Tribuna , ò vero di Mercana, che mo
rì l'anno 1416. e fù fepolto in duomo .
a F. Donato de Giorgi , Vefcouo di Mercana , morì intorno
all'anno 1470. fepolto in San Domenico .
3 F. Agostino di Nale , Vefcouo di Mercana , morì l'anno
1527. fepolto in San Domenico .
4 F. Francefco di Pozza , Vefcovo di Mercana , morì l'anno
1532.fepolto in San Domenico .
5. F. Tommafo di Ceruia, Vefcouo di Mercana , morì l'anno
1535. fepolto in duomo ..
6 F. Biagio Raugeo popolano , prima reggente in Bologna, e
poi Vefcouo di Mercana .
7. F. Piero di Gozzi , che fù ftudiante in Parigi , fi dottorò ia
Louuanio , rifiutò certo Velcouado in Francia , e pofcia da
Giulioterzo , l'Anno 1550. fù fatro Veſcouo di Stagno .
8 E F. Clemente di Ragnina, di cui fi leggono molti fermo-
niſtampati , fù mandato Ambaſciadore dalla fua Città al Pa
pa , l'anno 15 38. allı 28. di Marzo , come lì è detto nel fe.
condo libro.
9. Viue oggi , fra gl'altri padri di San Domenico , il Reueren-
do Lettore veterano , e Baccellieri , F. Benedetto , Mufico,
& Organifta : diuoto feruo di Dio : confeffore di nominan
za : gratiofifsimo à i Senatori per la fua incolpata vita, e mol
> letteratura : & in fomma , ornamento fingolare di quel
la cafa .

¡ Gentil'huomini, che dal 1522. in poifi veftirono Religiofi nel


Conuentodi San Domenico di Rugia , per la buona.
J offeruanza , che in quel tempo ci fioriua ..
■-

DI BONA.

F. Marco F. Gabriello
F. Arcangelo F. Innocenzio
F. Agolling F. Marino
F. Mac.
LIBRO TERZO .
145
F. Maeftro Matteo De Martini .
F. Michele
F. Maettro Serafino F. Angelo
F. Serafino F. Antonio , e
F. Vincenzio Maeftro Lúca .
M.Tommaſo di Bafegli F. Arcangelo di Palmota.
F. Marino di Bónda .
F. Bernardo di Caboga . DiPo༢༢༦..
{
Di Croce t F. Antonio
F. Michele F. Benedetto
F. Salueftro t F. Cherubino
F. Vincenzio Maestro Franceſco , che poi fù
F. Valeriano Velcouo di Mercana , e
F. Tommafo di Ceruia,che fù F. Clemente .
Vefcouo di Mercana .
F. Bernardo Getaldi Di Ragnina .
F. Domenico Getaldi
F. leronimo Giorgi F. Ambrofio
F. Saluatore Giorgi F. Clemente , ei
F. Simone .
Di Gazza.
Di Resti.
F. Biagio primo
F. Biagio fecondo F. Antonio
F. Bafilio F. Domenico primo
F Clemente F. Domenico fecondo , e.
F. Iacopo F. Gabriello.
F. Marino
F. Timoteo primo Di Sorgo.
F. Timoteo fecondo
F. Vincenzio F. Cherubino , e
F. Piero, che poifù Vefcouo F. Salueftro .
di Stagno .
Di Zamagna.
Et oggi 1594. Viuonom
F. Angelo, e F. Michele ,e
Gozzi
F. Ambrogio, lettore F. Salueftro
15 Del-
146 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

Della Città di Stagno , fotto il dominio di Raugia .


STAGNO , Città del dominio di Raugia , e da quella lonta
no circa trenta miglia : & incufnon fi dà ingreffo à verano
forestiero , fenza licenzia particolare dell'Illuftrimo Rettore di
Raugia , per effere fortezza , e luogo d'importanza , e fu i con-
fini dei turchi: fù loro donato da certo Rè di Bofsina, come di
fopra nel primo libro fi è narrato . Il fito fuo non è ſe non bel-
lo, hauendo da fronte vn canale di mare bellifsimo : & alle fpal
le ,e da vn lato , verfo Oftro , amene valli , e pianure : e da tra-
montana vn'alto , ripido , fterile , e faffofomonte . In cima di
cuiè vna fortezza ineſpugnabile , con due tele di muro ele qua-
li s'abbaffano da vn lato fino à Stagno nuouo , e dall'altro fi di-
ftendonofinoà Stagno vecchio. Il quale è pofto dall'altra pan
te del predetto monte , efu la foce d'vn'altro canale di mare :
non più lontano da Stagno nuouo , che vn mezzo miglio , ò
più tofto meno . Onde , come dicono , con non inolta ſpeſa ſi
potrebbono i prefati due canali di mare congiungere inficine, e
lafciare Iftagno in Iſola, co tutto quel territorio, che chiamano
Capo Romano : farebbe vn'Ifola maggiore di Corzula , epoco
minore di quella di Lefina Ma per dire più diftintamente di
quefti due luoghi : eglinoprimieramente conuengono nel no.
me di Stagno , ma fono differenti nel cognome , peroche vno
fi dice Stagno vecchio, e l'altro Stagno nuouo . Conuengono
dappoi , peroche amendue fono in terra ferma, & alle radici del
l'ifteffo monte : ma fono differenti poi , peroche Iftagno nuoua
è poſto à mêzzo dì : e Stagno vecchio à Settentrione.Conuen
gono nel terzo luogo , peroche amendue hanno porto di mare:
ma più viuo, più bello, e più capeuole è il porto di Stagno veç
chio, e più douiziofo di pefci,e fpecialimente di vna forte di con
chilij,da loro dattili chiamati : peroche tegono nella figura fem
bianza de i frutti delle palme. Conuengono quarto peroche l'y-
no,e l'altro è cinto di mura, con caftelli, e balluardi: ma più Sta
gno nuouo . Conuengono quinto , peroche nè l'vno, e nell'al
tro fi tiene guardia, e prefidio : ma più in Stagno nuouo: per ef
fere Città. Sono finalmente differenti, peroche in Iftagno vec
chio , per effere efpofto à Settentrione è miglior'aria se nafco-
no huomini più robufti , e'di più valore : Doue in Iftagno nuo
uo certi mefi dell'anno è aere quafi peftifero, non tanto per effer
efpofto
.
LIBRO TERZO . 147

efpoſto al mezzo dì , e pernon effer'il canale di mare, chelo ba-


gna cofi viuo , & alto , come quello di Stagno vecchio : maè
principalmente per cagione del fale , che vi fi fà , ne i campi vi.
cini traendo l'acqua del mare in fofsi cauati à pofta . 1 Ne i qua-
li pofcia confumandofi , & in fale cangiandofi , viene à cagio-
nare quell'aria così cattiua , cioè dall'Agoſto fino all'ogni San
ti , & anco più là . In Stagno nuouo , oltre alla Chiefa Cathe-
drale è vn conuento di padri Zoccolanti affai commodo . Og-
giè Vefcouo di queſta Città il Reuerendifs. P. Don Crifofto,
mo di Ragnina, gentil'huomo Raugeo, fratellodel Sig. Archi
diaconodi Raugia, e Monaco di S. Benedetto negro , gentilifsi
mo,e cortefifsimo prelato . Appreffo di cui , & in fua compa
gnia dimora il R. P.Don Eufebio Caboga, pure gentil'huomo
Raugeo, e monaco dell'ifteffo ordine di S. Benedetto : padre
di fanta vita, d'ottime lettere : il quale altrefifcriue quefte ilte-
fle Iftorie di Raugia, ma latinamente, e come io auüifo , con al-
tr'ordine . Nei monti vicini à Stagno vecchio , dicono , ritro-
uarfi affai lupi ceruieri e come fe ne pigliano tal'hora alcuni ,
ele loro pelli , fi vendono dieci fcudi l'vna , & anche tal❜ho-
rapiù. Nel porto di Stagno vecchio , fono fempre afſai na-
milijçi quali caricano fale per i propinqui luoghi di Boſsina, di
Morlachia ,e d'altre prouincie oggi infedeli . I foldati della
guardia di Stagno vecchio , per fuggire l'ozio lauorano molto
gentilmente di tornio , e con non mediocre guadagno . In
caftello Corona , fortezza così detta di Stagno vecchio, fi mo.
-ftra vna bella Cifterna , il cui fondo quando dal Sole è illuftra-
to fi vede effere d'opera di mofaico: argomento della moltaan-
tichità e d'opera regia Due terzi di miglio fuori di Stagno
nuouo, fopra d'vn'ameno poggiuolo, menano fanta , e folitaria
ovita, alcune fuore della penitenza , ò vero del terz'ordine di S.
: Domenicol, in bonifsimo credito , e fama di quella Città , e rac
commandateal Veſcouo, per non ci effere conuento dell'ordine
"loro . L'anno nondimeno 1588. lo fcrittore di queſte narra-
zioni , effendo Vicario della congregazione di San Domenico,
in quelle parti , del mefe d'Aprile , andando da Ifola di mezzo
avilitare il Veſcouo di Stagno, vifitò altrefi le predette religio-
fe, & il luogo loro, e per interprete l'effortò à feguitáre nel fanto
-feruizio diuino se perfeuerare , anzi augumentare la buona fa-
V 2 ina,
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
148
ma,che teneuano appreffo del Vefcono , e di tutta la Città.
Hanno quelte , quafi Romite di San Domenico , vna Chiefuo-
la molto diuota : vna caſa affai commoda , con molte telaia, nel
le quali dopò il lor'vfficio, & orazioni fi vengono in fanto filen
zio effercitando . Tengono horti d'ogn'intorno alla loro habi
tazione , con vigna , e certi campatelli : copia d'alberi, e di frut
ti . Hanno vn branco di pecorine , con vna fanciulletta , che le
guarda , e con vn cagnuolo, che il giorno guarda detti animali,
ela notte la cafa loro . Hanno molte caffette di pecchie , ò verò
d'api , che fanno loro di molto mele . Et erano le predette fer-
uedi Dio quell'anno non più che otto . Felici loro , che con la
bontà , eſemplicità, così ritirate dal mondo ſi guadagnano il
Paradifo: e vinono à Dio, & à gl'huomini buoni, in queſta vi-
ta grate .
Di Raugia pecchia , già Epidauro .

AAV GIA Vecchia , anticamente detta Epidauro , e co-


lonia gia
' de i Romani , che poi fù da i Gotti diftrutta : è
lontana da Raugia nuoua , verfo leuante , circa fette miglia di
mare.E ci fi può anco andare per terra: ma con viaggio alquan
to più lungos e faffofo. Il fito fuo è vago : & il parto che già
con catene di ferro fi chiudeua ,è più commodo e più capeuo-
ledi quello di Raugía nuoua . La Città Staua fopra d'vn pog
gioso vero colle , cinto quafi d'ogn'intorno dal mare . Onde
era quafi in peninfola . Ma hora in detto colle non è habitazio
"ne alcuna , ma vi li vede folamente certa torricella , Chiefuo-
la,che fi fia edificata fu la cima di lui . E vifimostra certa grot
ta ſotterranea, in cui dicono, che ſi ricoueraua il drágo, che poi
da fanto Ilarione , come di fopra nel primo libro frè narrato ,
fù occifo . Habitafi al prefente à piè del poggio , verfo mezzo
disefu la riua del mare , & accanto alporto E doue il colle
ficongiunge con la terra fermasfi vede perfeuerare fino al dì
d'oggi , vna tela di muraglia col fao portone , per difenderlo ,
quando occorreffe, da qualche tumultuaria ſcorreria di nimici.
COltre à vna nobile Chieſaparochiale , è oggi in Raugia vecchia
vn diuotose commodo conuentino di S.Franceſco offeruante.
Vicine à Raugia vecchia fono l'abbondanti acque di Breno .
E non molto altrefi diftante verſo oriente è l'ampia , e frutte
uole
LIBRO TERZO 149
uolecontrada di canale , con alcuni monti herbofi , e con i liti
del mare più piaceuoli . Onde ſono alcuni , che molto più lo-
dano per deliziofo, e per commodo il fito di Raugia vecchia,
che quello della nuoua . Et hannoin parte ragione . Ma come
difopra nel primo libro ſi è narrato, coloro che prima edifica-
rono Raugia nuoua , non atteſero tanto alla commodità , & al-
le delizie del fito : quanto alla fortezza , & alla ficurezza da gli
inimici. E per ciò fi pofero fotto vn'altifsimounonte , acciò
loro fuffe da quella come vna inuraglia inefpuguabiles Hauen
do dall'altrail mate alto il quale perpetuamente allide , e per-
cuote nel faldo fcoglio, fopra di cui furono le prime fue mura-
glie fondate. E perche nel porto di Raugia nuoua non fi da ri
cetto per l'ordinario à legni foreltieri armati , quindi è che te
galere de i clarifsimi Signori Viniziani , bene iſpeſſo alloggia-
no nel portodi Raugia vecchia : come anche alcuna volta nel
porto di Granofas lontano da Raugia nuoua verfo ponente, cir
ca quattromiglia,di mare. Non lascerò anco dire come nella
riuiera di Raugiavecchia, verfo la nuoua , fi veggono alla mas
rina molti bei calainenti , e giardini di gentil'huomini . Ai
quali vannola ſtatesà diporto, & à villeggiare . Ma paſsiamo
hora da Epidauro, à dire di Grauofa , e delle fue delizie .
¿PITE OV 197 arout & 4 abb
ous ob Di Grauofa , delfuofito , e dellefue delizie
La

GRAVOSA, contrada lontana da Raugia , verfo ponen-


te, faccendo il camino per terra , circa due miglia è vna
riuiera di mare molto vaga , e deliziofa : ripiena di giardini , e
dipalazzi : con vn porto capacifsimo , e ficurifsimo , non dal-
Parteyma dall'iſteſſa natura fatto . Conciofia cofa, che da Set-
-tentrione fabbia vna piaceuole ſpiaggía déÞinonte Vergato: da
-ponente lo chiuda l'ampio canale d'Ombla ; da Oſtro vnʼane-
no colle con la piccol'Ilola di Daxae da Oriente i magnifici
Villaggi di Raugia . E perche il condotto dell'acque dolci , il
quale viene da Giuncheto alla Città , girando parte del monte
Vergato , paffa fopra la riuiera di Grauofa : quindi è che buona
parte de i principali giardini di quella participano di detté ac-
que dolci . Ondevi fi veggono , e fontane je viuai con molta
comodità di quei fignori, e con molta altrefi vaghezza, e fplen-
dore :
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
150
dore e con marauiglia non mediocrede i foreftieri veggendo
u la riuadel mare , e vicino à tante acque falfe , così gran copia
d'acque dolci , e chiare , & ottime per bere . L'eftates per le
dette cominodita di fontane , d'ombre d'Aranci, e di agiati pa-
-Jazzi ,con le loro proprie cappelle , da farci celebrare la facra
meffa,molti gentil'huomini fene ftanno in detta riuiera di Gra
uofa. E quando occorra alcun negocio , ò publico , ò priua-
to nella Città, fubito , per vicinanza di meno di due miglia per
terra , edi circa quattro per mare, conuenendo girate certi col-
li , ò à cauallo , ò nelle loro picciole fregate là fe ne vanno. Ol-
tre alla Chiefa parrochiale di queſta contrada , fi vede. quafi nel
mezzo di lei , e fu la riua del mare vn vago conuentino de i fra-
ti di San Domenico , chiamato fanta Croce , con diuota Chic-
fa ,con organo : con bellifsimo giardino , fontane , bofchi d'a-
ranci , e commode habitazioni per detti padri: e con vnʼantica,
e leggiadra palma. In quefto conuento l'anno 1527. effendo
gran peftilenza in Raugia , firidduſſe ad habitareil Reggimen
to,cioè lo Illuftrifsimo Sig. Rettore , cobfua ininor configlio.
Effendo nella Città rimaſi ſolamenten foldati per guardia , e
con due galee armate , come da noi di fopranel fecondo librofi
è detto. In grauofa principalmente fi fabricano le gaui per la
commodita del fito facile , e della spiaggia buona per vararle ,
cioè per ipetterle in mare , fabricate che ſono . Effendo che , e
l'acque ci fono profonde , e leriue pendie . Difsi principalmen
te qui fabricarfi le naui : peroche altroueancoraful Raugeo ſe
ne fanno , come a Ifola di mezzo , & à Raugia vecchia , & altro
ue,ma non tengano in detti luoghi così commodo , e facil mo
do di vararle , anzi conuiene con altri legni , eforza d'argani be
ne ifpeflo farle ifcendere nell'acques anzi più fofto falire, per
effere il lito piano , e la riua, Doue à Grapofa benedette che fo-
no, con molte belle cirimonic ( il qual carico honorato di be-
nedirle , per ordinario tocca, & appartiene à i frati di fantaCro
ce ) ſe ne vanno , fciolte alcune funi che le teneuano, quafi ſpo-
fe nouelle, graui , e pompofe, da per loro , fopra gl'apparecchia
ti curuli, con fuono di trombe , edi tamburiy al quafi marito lo
ro del mare. Ma non ſi penſi alcuno che per fabricarfi à Gra-
upfale naui , quiui ſia copia di felue , ò d'alberi : Imperoche il
territorio di Raugia , e mafsimamente alla marina propinquo,
per
LIBRO TERZO • 151

per effere quali tutto petrofo , e nudo d'alberi , e di felue . Ma


la materia, e legnami per dette naui, fi recano con altre naui,per,
la maggior parte, dal facro monte Gargano, ò vere di Sant'An
gelo di Puglia . Là fitagliano groffe, & antique quercie ( che
diquefto legno fabricano per lo più , i Raugei le loro forti , e
dureuoli naui ) e s'accommodano in pezzi digroffati, e tauolo-
ni , e poi fi recano co'i loro nauilij . E da fiume altrefi portano
materia per le dette nauise maſsimamente per gl'alberi , e per
l'antenne . Grauofa , per dire qualche coſa del vocabolo , vo-
gliono alcuni che fuffe quali Garbugliofa detta: per i molti gar
bugli , dicona , che auuennero tra quei foldati , che quiui ve-
nendo di Roma sbarcarono Altri ftimano , che fia detta Gra
yofa, periſtareella fotto vialtose graue monte. Etaltri final
memevogliono che ilvocabolo fia corrotto e guafto : e che
Brayola , e non Grauoſa ſi dei dire , per certa brauura , e vitto-
ria in quei primi tempi da i Grauofini ottenuta .
-ning allsupido, sta sl
Aidha boyibor Della Riviera d'Ombla sistol

ONTANO da Rangia, intordo à quattro miglia per ter


LON
ra, verfoponente : fcaturifce da i piedi, e dalle radici d'v-
n'alta montagna, così gran còpia d'acqué dolét, éhe ſubito fan
no vngiuſto & ampiofiue , & vn cahale nauigabile , di circa
due miglia di lunghezza fino al marete di larghezza fra due al-
tre montagne , circa un terzo di miglio con amendue le riue
adorne di frequenti palazzis e di giardini . Corre dett'acqua,
pèr alquanto ſpazio dolce , come dalle proprie fontanes e polle
nafce : na pofcia meſcalatafi conl'altreacquemarines falfa (co
meelleno ) diuuiene. Doue fcaturifcono detta que non fitro
uafondo e Et è tanto il raggiramento , che quiui fanno che se,
barcalo animale ci entraffe ( come tal'hora è zituenuto , fubico
farebbe afforto, & inghiottito da loro Stimano alcuni che
habbiano dett'abbondanti acque originen per vierfotterranees
dal gran fiume del Dannubio , non troppe giornate dalle prefa
te montagne, verfo tramontana dißante Vicinifsiino alle font
teloro fono alcune groffe mylina E poco difottol fr vede fut
la riuadi verfo ponente , edificato yn conuento di padri Zocco
lantis affai commodo , evago Due volte fù lo fcrittore di ques
ada fte
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
152
fte ftorie à vedere , detta , nel vero marauiglia di natura , detto
canale , e detta valle d'ombla . Vnaper terra fecondando fu ad
alto la via piana del condotto dell'acque dolci , alli 24. di No-
uemb. del 1587. Nè fi potrebbe à pieno riferite,quanta giocon
ditàrecaffe alla vista il rimirare da luogo alto,in caminando len
tamente per iftrada piana , efra verdure d'arbufcelli , il ſottoſta
te canale , co'ipredetti frequenti palazzi , giardini , e pefchie
re,fu l'una e fu l'altra riua . E vedere come alcune barche res
mauano all'insù , econtra il corfo dell'acque ; & altre allo in
giù, & à feconda Alcuneguidate da huomini : & alcune da
4
fole donne . Le quali co'i loro varij colori di veftimenta roffe,
e gialle , fra quelledue montagne remando faceano l'acque d'o
gn'intorno luftrare . E l'altra volta ci ando per mare, alli tre di
Maggio, dell'anno 1588 dopo il cantato Vefpro di fanta Crớ
cé , nella loro Chiefa , doue in quel giorno era la feſta in Grauo
fa . Onde hebbe commodità di nauigare fino all'iſteſſe fønti, &
anco fcendendo in terra , di guftare con la mano di quelle geli-
difsime acque dolci,e di veder quello quafi prodigio di natura.

Tornaq bilim on Della Valle di Giuncheto . on ATИD (

A Valle di Giuncheto , poſta fra il monte Vergato, che fo


LA
prafta alla Città di Raugia , e fra altre montagne piu fet-
tentrionali, falendo dalle fontane di valle d'Ombla , fino alle
colline , che la feparano da Valle di Breno, tira di lunghezza in
torno a tre miglia , e di larghezza tra dette montagne meno di
due miglia . Ps Tiene aria preciofa , effendo quanto all'altezza , fi
può direfopra ilcapo di Raugia . E tutta piena di vigne : & è
moltocopiofa di frutte , edi pomi . ! Lerecaancora molta lau
de , l'eftenderfi foauemente , da i predetti colli , fino al mare
d'ombla . Ondei gentil'huomini , che in lei hanno de ville lo
ro , ci poffono , ſenza falire il faticofo monte Vergato, andare
per barca,fino alle dette fonti d'Ombla : e nell'ifteffo modo al-
la Città ritornarfene , fedendo fopra i loro tapeti , nelle proprie
fregate , & à tauola je menfa altrefi ftando , fe vogliono . Effen
do che molte barchette tengono quei fignori coperte, con le lo
rotauole in mezzo, eſedili commode , per mangiarci i prima.
apparecchiati cibi , e per giocarci anche in nauigando à quat
che
PIOVLIBRO A TERZIÓNE 153
che honefto , à gentil'huomo diceuole gioco. Ma quello che
più rendes blutire quefta walle fuè che da lei fipigliano l'acque
dolci , le quali fonotanto commodo le vaghozza alla Gità di
Raugia Nafcono quefte acques efcaturifcono à mezza'colta
del monte oppotto al vergato dapiù vene . Le quali raccolte
di mano in manos in vn'ampio cundotto se girando il fommo
della valle fe ne vengono alle spalle del monte Vergato sequel,
lo fecondandopiùche à mezz'altezza , corrono fopra tutta la
riuiera d'ombla , e ritornando alla fronte del Vergato monte
predetto, e paffandofopra le ville di Grauofa , fi conducono fi
nalimente fopra la Città alla porta di ponente . E quiqi facens
do primieramente ne i fossi di leianacinare alcune inulina,e po
fciadiuidendofi ne vanno a dare tributo adue abbondanti fon
tane da loro fatte . L'una delle quali fiè alla porta d'occidente)
e l'altra à quella d'oriente . Oltre alle quali due fontane publi
che , fi fparge ancora dett'acqua , e fa copia di feà i due conuen
ti di San Domenico , e di San Francefco, & al monaftero anco-
ra di fanta Chiara , vicino a San Francefco : & à quello di San
Michele dell'ordine di San Domenico . Il condotto di dett'ac
que, le quali permiffun tempo giminai mancano , fù fabrica-
to conimprefa cento reales d'anno 1437. con diſegno d'vn ec
cellente Maeftto d'Aquidacci Napolitanose con ifpefa di: 124
mila ducati , à ragione d'un ducato d'oro per paffo . Anda
l'Autore di quelto libro à vedere detta valle, e fonti, alli rg.di
Luglio del 1588. nella quale ftagione faceuano bella vitta
grandifsima copia di mele roffe , e bianche mature .
7
¿ Della valle di Breno coloringgolan ib
andgraabotaalika wa
Iwo trade montagne verfo leuantese diftante da Ray
GLA
gia intorno aduenighia , vna valle amena, piena di vigne,
edi cafamenti nobili di Cittadini Raugei :e da più rufcelli d'ac
quadolce irrigata . Da mezzo dì , e da tramontana la ferrano
le due dette montagne . Da ponente viene disgiunta dalla val-
le di Giuncheto da un'alto , & ameno colle e da leuante fe ne
và piana piana à vn-feno di mare . Il quale per li fcogli, che l'af
condonojà i naviganti, e per l'acque baſſe che tiene, non firicor
dano, che inaiegli ſia ftato da legni nimici , ò fuſte turcheſche
X mole.
DELL ISTORIA DI RAVGIA
154
inoleftato. Nel fine di quefta valle , chiamata di Breno, da vn
certo Signor Franzefe , che quiui ariuando con la fua barca, co
tal nome l'impofe, fi vede poco fopra la marina vfcire del fian
cod'vn'afpro, e petrofo monte acqua dolce in tanta abondan-
za,e copia , che fubito fa macinare parecchie groffe mulina. E
dopò fcendendo al mare , vicino meno di mezzo miglio , per-
de tutta la fua dolcezza . E quefta fi bella commodità d'acque,
douette allettare , oltre alla vaghezza del fito , gl'antichi edifi-
catori di Epidauro à fondare in quet luogo la loro Città , non
effendo Raugia vecchia lontana da loro più che due miglia in
circa, o più tolto meno . Andando l'Autore di quefta ftoria F.
Serafino , l'anno 1587. alli 9. di Nouembre à diporto in det-
tavalle, doue il conuento di S. Domenico tiene vna affai hone
Atavilla, come anche nella valle di Breno, hanno i detti frati vna
poffefsione, & allungandolfi fino alle dette marauigliofe acquer
offeruò come in vna certa impetuofa caduta loro , formauano
co'i raggi del Sole, l'arco baleno . E fi ricordò d'hauere altreſi
alcuni anni prima , veduto , & offeruato l'ifteflo , in Italia , alla
gran caduta , che fanno l'acque del lago di piè di Luco , nella
impetuofa Nera fiume , nell'Vmbria, fotto la Città di Rieti.
Sotto le prefate mulina l'anno 1571. come ſi è parrato di fo-
pra, nel fecondo libro , vrtò per fortuna la galera del fignore
Marcantonio Colonna . Efù fua fignoria Illuftrifsima nelle
tenebre della notte , da vao di quei mugnai gran notatore , ca-
uata de lle fortunoſe onde , e dalla morte liberata : effendoſi det
ta galea rotta, e tutta itafene in pezzi . Quiui appreffo è vna Chie
fetta dedicata à fanto Ilarione , in memoria dell'occifodrago ,
di cui fi è parlato di fopra nel primo libro Vide ancora in det
ta valle ( che di lunghezza tira intorno à tre miglia , e di lar-
ghezza due in circa il Padre fra Serafino, vna diuota Chieſa di
S. Maria Maddalena , in cui è vna bella tauola di Chrifto nel-
P'horto, quando apparue alla prefatafanta , opera moderna di
mano di maestro Simone da Poggibonzi , pittore fiorentino.

Dello Scoglio di Mercana .

ON molto lontano da quefta valle di Breno, ma più vici-


NON
no à Raugia vecchia : & in villa di Raugia nuoua , s'erge,
&
LIBROA TERZÓW 255

& innalza in alto fopra l'onde marine , vno Scoglio di circuito


intorno à vn miglio , fterile affai, & oggi diſabitato . Solamen
te fpettabile , per le veftigie d'vn'antico tempio, le qualiancora
perfeuerano , nel più alta fito di lui , e.verfo quella parte , che
Raugia nuoua rifguarda . In quefto fcoglio ( à cui fi veggono
nelle generali fortune del mare , allidere , epercuotere le fortu-
nofe onde e da quello difsipate , e rotte , e tutte fpumofe effer-
ne ributtate ) fecero già , come s'è detto nel primo libro , reſi-
denza i Veſcoui di Epidauro, dopo la rouinata loro Città. Ma
pofcia per la ftrettezza , & incommodità del luogo : e per la po
ca ficurezza dalle fufteye da i legni nimici : non effendo detto
ſcoglio d'alcun prefidio cinto , munito : fe non da quello,che
la natura iftefla gl'hà dato del mare , e dell'alte ripe , fe ne par
tirono , e vennero ad habitare in Raugia nuoua . Di maniera
che detto ſcoglio venne à timanere in tutto abbandonato . Nè
altro oggi tiene,che il titolo d'vn Veſcouo fuffraganeo di Rau
gia . Cherano ( come dicono) alcune vigne di detto Veſcouo
ma ora fan'ite male , non effendo ftate nè coltiuate, nè cuftodi-
te . Si fcorge nondimeno intorno al nominato antico tempio il
terreno herbofo , e tutto di vi verdura veftito . Onde atto à i
pafcoli di giumenti, quando di terra ferma portati ci fuffero.
Ma nell'altre parti apparifce fterile , e fenza alcuno naturale or
namento .
wback o Della contrada diCanale 1 Miel

DALLO Scoglio di Mercana , ritornando nella terra ferma


vicina di Canale , diciamo quefta effere vna vallata , che ti
ra di lunghezza intorno à trenta miglia, e di larghezza circa
quattroichiamali questoterritorio con lingua Epidaurica,così
da vn'aquidoccio, ò vero fabrica d'vn canale, per cui da lonta
noforfe ventimiglia fi conduceua , per dette térre , cert'acqua
alla Città di Epidauro. Della qual'opera se fabrica , distrutta
da i Gotti , fi veggono fino al dì d'oggi alcuni veftigi, come an
che di fopra , nel ſecondo libro fi è detto . Fù compera queſta
contrada di Canale , la quale s'eftende da Raugia vecchia fin'al
golfo di Cattaro , per iſpazio , come s'è detto , di circa trenta
iniglia, dal Senato Raugeo, intorno all'anno di noſtro Signore
1400. E la vendettero Inro alcuni Signori Boſsinefi.E pofto
X 2 quetto
RIA
146 DELLISTO DI RAVGIA

queſto territorio che incomincia da Raugia vecchia fotto if


cui dominiopuranticamente egli douea effere, e fi diftende per
lo spazio detto verſo leuante , fra duetele, ò vero ordini di mon
tagne , vna tela verſo ilmezzo giorno,la quale gli toglie la viſta
del mare : e l'altra verſo ſettétrione più alpeltre,& incoltaje mol
to feluareccia ,e da fiere affaifrequentata . Onde allo ferittore
diquette memorie, occorfe nell'andare egli à predicare à Catta-
reye faccendo il viaggio di terra e per desta contrada di Cana
le, di vedere, alli rodi Febraio del 1589) da mattina, dare la
caccia ad alcuni grofsi lupi,i quali lanotte erano fcefi da quegli
alti monti E forfe che Canale fi chiama queſta contrada , nou
folamente per la ragione detta , ma anche per quefta , cioè che
in fembianza di canale ella ftà rifbretta fra i detti dui ordini di
monti, quafi fra due fpondes come fogliono i canali : e corren-
doaltrefi per lei più canali , e più riui d'acque viue . E malsi-
mamente perquellaparte, di dieci , ò verò quindici inigliapiù
vicinas e propinqua à Raugia vecchia . La qualeanco è piùpia
naepiù larga , eci habita , vicino à certo conuento dei padri
zoccolanti yil Conte di detta contrada, mandatoci di Raugia J
Imperò quantò fi và più innanzi verfo leuantedella incomin-
cia àfalire , & a riftringerfi . É fino al Traghetto di Caſtel
nuouo cioè fino al golfo di Cattaro , per lo spazio di circa die
ci miglia , tiene grofsi villaggi bellifsime colline , efrutteno-
li affai . In fomma quefto paefedi Canale tiene abondante la
piazza di Raugia nuoua . Imperoche fino à Raugia vecchia
per torra e quindi per mare venendo gl'huomini di quel-
lo, d le donne , ci portano d'ogni nafcente bene della terra .
Esfingolarmente , al tempoloro , ottimi poponis e gran copia
diefichi . E non è da tacere , come in fula cima dell'ordine de i
manti ' , che fono verfo mezzogiorno, fi véggono in viſta del
mare molte belle ville di gentil'huomini Le quali in certi tem
pi dell'anno fono da loro frequentate. Anzi ci fono alcuni,tra
iquati oggiè ibfignor Tale de Reftis che fanno continouo fog
giorno , d'ogni teinpo , in quelle : hauendoci buon'aere, e com
modità grandi di cacciare, d'uccellare , e di pefcare nel fugget
to mare, e ne i propinqui riui fra terra , S'ettendono queſte ter
re di canale fino alla bocca del golfo di Csttaro, doué finiscono
in vna punta di promontorio che quafi ferra, parte della boc
са
LA BROTER ZOJ 157
ca di detto golfo, erimanendo come peninfola , per effere da tre
bande , e lati : cioè da mezzo giorno , da leuante , e da fetténs
trione bagnato dal mare , dimoſtra vn fito bellissimo per vna
Città, ò fortezza :le fuffero più quei Regi , che andaqano fee:
condando l'opere , & i difegni della natura Verfo. poi fettens :
trione confinano quefte terre di Canale, coliterritorio di Caſtel :
nuouo , e fino preſſo à detta Città s'eftendono . E quelto lvè il
terinino del doininio Raugeo , per terra , verfo leuante , cioè il
golfo di Cattaro trentadue migħa per mare lontano da Raugia
nuoua e poco più per terra . Si come verfo poneme il dominio:
de i Signori Raugei s'eftende , intorno à ſettanta inviglia perſter;
ra, cioè fino à Sabioncello so vero capo Romano : bellifsime
contrade , e che producono ottimi vini . Evin cui ſono verſo:
mezzo giorno più porti di mare, cioè il porto di Giuliana,quel
lo di Trifta naue, quello di Sabioncello , propinquifsimo all'fo
fola di Corzola , & altri . Maè tempo hormai , che dalla ter
ra ferina, paſsiamo à dire dell'ifole poffedute da queſti Illuftrif
fimi lignori , & incominciando dalle più lontane , ce netorne-
reino di mano in mano , per le più propinque, à dire qualch'al❤
era cofa dell'iftéfla Città , loro donna e Signora siem rob

Dell'Ifola d'Augusta iT ishon

AVGVSTA , Ifola del mare Adriatico , lontana da Raugia,


intorno à cento miglias ondeè lapiù lontana, che habbia
queſto Illuftrifsimo Senato e la più propinqua all'Italia » & al
monte Gargano: gira intorno à diciotto miglia , & accanto al-
la marina è tutta montofa . Tiene vn folo Cafale , ripofto tra i
monti. Abonda di tutti i beni della terra: cioè di vino d'olio
edi grano , e di tutte le forte pomi : e fingolarmente di cerafe
amarine , onde ne feccano gran quantità : e così anche abonda➡
no di mele cotogne . Sono gl'habitatori di queft'Ifola feroci,e
robuſti huomini e le donne altrefi gagliarde , & alle fatiche at
té . Tiene più porti : e l'aere viè bonifsimo . Hanno gl'Augu-
ftani piùfacerdoti , e fufficienti , ma non tengono monaftero al
cuno d'altri Religiofi . Il mare vi è molto copiofo di pefti: on
de ne infalano gran quantita . E produce ancora affai coralli .
Va raietto dei quali fu donato da certo prete di dett'ifolaallo
fcrittore di queste memorie, effendo egli Vicario generale del
la
STORIA
DELL'I DI RAVGIA
1581
laChiefa vacante di Raugia , l'anno di noftro Signore 1588.
per la morte di Monfignor Bonello . Doue fidee notare , fico
meà luifù narrato, che detti coralli , quando fi pefcano del ma
re non appariscono rofsi , ma fonoricoperti come d'vn velo di
terra bianca . La quale leuandofi via con qualche ferro , ò ve-
tro, o per altra maniera purgandogli , e con olio netto vngen-,
dogli diuengono rofsi , nel modo che communemente gli veg
giamo. Et il rametto , che fù donato al padre F. Serafino,non
era purgato tutto , ma in parte folamente : e lo fe poi egli intera
mente purgare ad altri . Sono gl'Auguftani bellicofi, e con buo
na guardia cuftodifcono certo caftello che hannose fi fanno mol
to bene diffendere , da chiunque moleftare gli voleffe . Più vol
te hanno combattuto con fufte turchefche , e vinto , fi come di
fopra nel fecondo libro , fi è narrato d'vna fufta Cottroneſe , la
quale prefero con quindici huomini l'anno 1546. Viuono fot
to il gouerno d'vn nobile Raugeo , da loro Conte addimanda
to , edi cangia ogni tanto tempo. Attendono non folamente al-
l'agricoltura, ina eziandio alla nauigazione . Imperoche altra-
mente, ritrouandofi in mezzo al mare, non potrebbono proue
dére à molte loro necefsità. Narrano finalmente gl'Annali di
Raugia, come queſt'Ifola d'Auguſta, anticamente fù della Re-
ligione dei Templari , Cauallieri , che fopra l'habito bianco
portauano vna Croce roffa . Ma effendo poi dett'ordine , peri
cattiui portamenti dei predetti Cauallieri , ftato eftintore ve
sendo tutti i beni loro , & entrate , con autorità dei Superiori,
nelle mani de gl'Illuftrifsimi Cauallieri di S. Giouanni di Ro-
di ; queft'Ifola d'Auguſta , ò per obliuione , ò per altra cagio-
ne che fi fuffe, non fù da loro riconoſciuta , ò preſa , come l'al-
tre coſe de i prefati Cauallieri , nella loro protezzione . Onde
fe neftette certo tempo fenza guida , e gouerno e fenza fapere
di chi ella fi fuffe . E così viueano i popoli di quella ſenza leg-
ge , ò ordine alcuno, in guifa di brutti animali ; e preda altrefi,
edirezzione di quanti corfali potenti paffauano , per quelle ma-
rine . Volendo per tanto gl'Auguftani riparare à quefti incon-
uenienti, e porre à tante loro rouine, & incommodità rimedio,
l'anno di noltro Signore 1310. vnitamente fi diedono , e fe-
cerofuggetti alla Città di Raugia , vicina , & amoreuole de i
proprij vafalli . Et effendo pofcia l'anno 1494. accufati i Rau
gci
A! LIBRO TEKZo .
159
gei at Papa d'hauere occupato le cofe della Chiefa: comparfero
per i loro Ambafciadori , à Roma : e con ifpefa di molti dana
riottennero difpenfa , e grazia di potere continouare il domi- i
nio di dett'Ifola , e di pacificamente , e con buona conſcienza
poffederla . Si come , Dio grazía , e di fanta Chiefa , fino al pré
fente giorno , la tengono , e la poffeggono , con pace ,e fodif-
fazzione di quei popoli .

Dell'Ifola di Mellida .

L'ISOLA diMelida , detta anticamente Melliggene , che


di longhezza tira circa trenta miglia ,e di circuito feffanta:
e che è diftante da Raugia intorno à trenta miglia: tiene ſei ca-
fali . Vno dei quali, principale, & in cui fa refidenza il Conte,
mandatoci di Raugia , fi chiama Babinopoglie , che vuol dire
campo della balia . Peroche , come narrano , fù donato da cer
to Rè à vna donna, che gl'hauea nutrito vn figliuolo . Gl'al-
tri cinque meno principali fono quefti , cioè Blatto , che vuol
dire lago, peroche in mezzo di lui è vn lago . Il quale produ
ce di molte anguille, efpecialmente quando tuona, di certa fua
profondità ne fono mandatefuori grofsifsime : & in tanta co-
pia che fino co'i baftoni ne fono da i villani ammazzate . Il ter
zo cafale, ò vero villaggio fi chiama Profciura . Il quarto Oc-
cuchlia,che ftando alla riua del mare , tiene vn bellifsimo por-
to , eziandio per i legni , e per le naui groffe . Il quinto fi diman
.
da Corritta , che vuol dire canale : percioche vi fono molti ſaſsi
fcauati in fembianza di traogoli , ò vero canali , in cui fi foglio
no abeuerare gl'animali . 11 fefto , & vltimo cafale , e di tutti
gl'antedetti il minore , fi chiama Maranouicchi , quafi difcen-
denti da certo huomo detto maran : che partendo da Corritta
l'edificò . Lalonghezza di queſt'Hola fi ftende da leuante à po
nente :ela larghezza da mezzo giorno à fettentrione . E quafi
tutta montuofa : e fpecialmente fi vede in mezzo di lei vn'altif
fimo monte, detto dal volgo , Soura, quafi che fopra tutti gl'al
tri fia eleuato . In cima di cui fitiene vna perpetua guardia,per
difcoprire,quando veniffero legni inimici . Verfo tramonta-
na , e la Dalmazia , tiene bellifsimi porti : ma da oſtro ſcogli al
tifsimi , e ripe inacceſsibili , con vn folo ridotto per vafelli , &
legni
160 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

legni piccoli, fottoil cafale di Maranouicchi . L'aere è vario,


fecondo la variazione de i luoghi , linperoche ( come dicono)
in Blatto è cattiuo , forfe rispetto al predetto lago. In lei fono
frequenti bofchi di quercie : dipini faluatichi , e d'altri alberi..
Onde i monti fuoi non fono come quei di Raugia, nudi fterili
efpogliati :ma tutti di verdura veltitiae tutti adorni di varie
piante . Produce queſt' Iſola vini aſſai , e per lo più rofsi, e mol
• to potenti . Del grano non ne raccoglie à fufficienzia . Dei
pomi , e frutte d'altre maniere n'hà ragioneuol copia . Atten-
dono i Melitefi all'agricoltura : e della nauigazione non fi tra-
uagliano,fe non quanto fa loro dibifogno per nauigare alla Cit
tà portandoci legna , vino , & altre cofe . Abonda di fontane
d'acqua dolce . E tiene dalla parte di mezzo giorno , ò vero di
Oftro vn lago d'acqua marina di lunghezza circa tre miglia, e
di larghezza intorno à due : con vna bocca , onde entra l'acqua,
del mare , così fretta , che con fatica dà ingreffo alle picciole
barche . E quando vogliono , con l'oppolizione di certa pietra,
groffa pofta nel mezzo di quella , fi prohibifce eziandio à detti,
vafelli piccioli il paffo . Edetto ameno lago cinto d'ogn'intor
no da pini faluatichi , da roueri , & altr'alberi . I quali ftanno,
Così vicini all'acque , che non folamentefanno ombra la ftated
chi lungo quello, per fuo diporto paffeggia : ma anche fi è ritro,
uato, che l'oftriche alcuna volta fi fono à i verdi rami di quelli
verfo l'acque inclinati, appiccate . Quafi poi nel mezzo di det-
to lago s'erge vn picciolo fcoglio , fopra di cui è edificata vna ve
nerabil Badia , e monastero de i padri di San benedetto negro,,
capo della congregazione di dett'ordine monacale, per ciò Me
litenfeaddimandata . E quefto monastero di fito, di fabriche,
difortezza , cd'ogn'altro affare molto riguardeuole . Etanta
èl'ampiezza fua, quanta è la larghezza dello fcoglio . Evifo-
no due torri, per guardia , e per ficurezzadi quei Reuerendi pa
dri . Da che non ha molt'anni , che venendoci i corfali , e non
potendo entrare con le fufte, e legni loro nel lago , per la ftret-
tezza della bocca di quello , ci entrarono alcuni di loro , ful bel
mezzo giorno, notando : & occifero vn monaco , & vn feruito
reiquali non furono à tempo à ritirarfi dentro al monaftcro.
Narrano come effendo di ſtate , erano i padri iti à ripofarli vn
poco ,fu quell'hora : e fe ne ftauano ficuri hauendo chiuſa , col
predetto
LIBRO TERZO. 161

Predetto Caffo , l'entrata della bocca del lago , e per ciò furono
Così d'improuifotrovati Ma da quel tempo in quà tì fanno
perpetue guardie fopra di quelle torrs . E detto lago abondan-
te d'ogni forta di peſci mariņi . Et in particolare vi fì vedevna
pefchiera di granchi marini, grotsi ,chè reca, oltre all'vtile,inol
topiacerealla vitta. Eticalali di queftifola tengono certi obli
ghi co'i predetti padri : e gli feruono tanto nella cultura dei
campi e delle vigne loro , quanto nella cura , e cuſtodia de gli
armenti , e greggiaffai , e mafsimamente di capre , che pafcola-
no enutrifcono in dett'ffola . In cui altrefi i vede verfo tra
montana ,va féno, ò vero porto di mare lungo per di dentro
all'Ifola circa tre miglia e fargo intorno a vn miglio , & in al-
cuniduoghi meno : capacifsimo d'ogni grola , e numeroſa ar-
inataeficuro da ogni fortuna . Dicefi chi Oppiano di Agge
filao Romano figliuolo, habitando certo tempo alla riua di que
ftoporto , vi fabricò vn palazzo magnifico , e conueneuole alla
grandezza Roinana . Di cuifino al dì d'oggi perfeuerano mol
te reliquie Anzi fuori del tetto quafi tutte l'altre parti princi
pali . Et è machina tale , che da lei it prenominato feno viene
chiamatoporto palazzo . Dicono queſto Oppiano effer quello
fcriffe dei pesci marini . Diròvltimamente in queſta narrazio
ne ,come alcuni graui Autori , tengono che quelta Melida Ifo
la fia quella, in cui San Paolo Apoitolo fù dalla fortuna del ma
retraportato , e dalla vipera morfo , fi come fi legge ne gl'Atti
Apoftolicial ventefimo ottauo capitolo . Tra i quali Autori
vno è il Cardinal Gaetano , dicendo cotal'Ifola effer poſta tra
l'epiro, prouincia della Grecia , la quale confina con la Macedo
nia , nel principio di cui vogliono alcuni che fia Raugia , e l'f-
talia : echiaracofa è , che Malta oggi de gl'Illuftrifsimi -Caual
lieri di Rodi , non è tra la Grecia, e l'Italia : matra la Barberia,
prouincia dell'Affrica , e la Sicilia . Et vn'argomento affai pro
babile per quefta oppinione fi trae dal ventefimofettimo capito
lo de gl'Acti prenominati, doue San Luca fauellando, e defcri-
uendo detto naufragio così dice , nauiganti noi in Adria circa
la mezza notte , e quello che fegue . Hora notifsina coſa è che
Malta de gl'illuftrifsimi Cauallieri, non è nel mare Adriatico,
ma.nelmare Africano , ò di Barberia . Aggiungono ancora ,
che fino al di d'oggi in Melida fi trouanoallai vipere ,e ferpi,e
Y copia
162 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

copia divigne . Nè ripugna à queſta oppinione quello che nav


ra poi da San Luca nel prefato luogo , cioè che effendodimo-
rato San Paolo , con gl'altri, tre meli in dett'iſolay doue anche
fece molti miracoli frpartirono fopra C vna naue Aleffandrina,
'che quiui s'era fuernata , e peruennero à Siracufa di Sicilia se
quindia Reggiodi Calabría , e poſcia à Pozzuolo, & à Romnat
perochepuotè molto bene effere , che detta naue Aleſſandrinas
come eziandio quella in cuiera San Paolo , la quale fimilmente
veniua di leuante , e di lerofolima , fuffe ftata dalla fortunatra
portata in detta fola di Melida come bene ifpeffo accade di
fcorrerele centinaia delle miglia, contrala propria intenzione,
evolontà . E dicendo il facrotefto , che cotal naue quiui has
ueafuernato, dimoftra che quafi altrotanto tempo, quanto San
Palo vi era dimorata : effendo che non più di tre meſi tocchino
all'inuerno , vna delle quattro ftagioni dell'anno . Puote ahtrefi
efferé che la fopranominata naue Aleſſandrina non fuffe ifcot
fa perfortuna in Melida , ma che ritornaffe , non dirò da Vine
zia,che in quel tempo non era , conciofia coſa , che ella fuffe
edificata intorno all'anno di noftro Signore 454 mada Rauen
na,ò da qualch'altra Città più antica d'Italiadu l'Adriatico ma
re. Macomunque fi fuffe , Signori miei Raugei , teneteus pur
cara queſt' Hola così bella , così buona e così ytiles e fedele alla
voftra Citta' , & accarezzate fempre più gl'habitatorildi lei !
13
Dell'Ifola di Giuppana .
.3
IWPPANA Hola, che di lunghezza, da leuante à ponent
te, tira circa tre miglia,e di circuito intorno à noue, è vna
delle nobili föle che tenga il Senato Raugeo :non tanto perla
preciofità dell'aria , che ellafi gode so della generofità de vinis
che ella produce , quanto per la nobiltà , & eccellenza degl'in-
gegni , & de gl'huomini di valore che hà d'ogni tempo dona-
to alla Città di Raugia , come ne i tempi noſtri il Scoccibuca, il
Sacri, & altri. E queft'ifola lontana da Raugia inuerfo po-
nente , circa 15. miglia di mare. Tiene due porti , vno verſo
leuante , detto San Giorgio: appreffodi cui fi veggono dui ho
norati palazzi con deliziofi giardini, l'vno fatto da M. Vincen
zio Scoccibuca , e l'altro da M. Tommafo Sacri ,e l'altro por
to
LIBRO TERZO 183

to verfo ponente , e quafi alla fine dell'Ifola,fi chiama in lingua


fchiauona Luuca . La forma dell'Ifola fi è, che ella tiene fem-
bianza d'vna gran conca: effendo che per mezzo di lei, da vn ca
po, all'altro , di camina per vna valle , la quale hà da i lati vaghe
colline , che letolgono la veduta del mare . Abonda queft'llo-
la di vigne , e l'Arciuefcouo di Raugia ci tiene vn'affai honora-
to cafamento, con buona parte delle fue entrate, che ſono per lo
più di vino. 1 Ma la virtù d'vn Cittadino Raugeo , di queſta
bell'iſola parto , mi forza dire di lui . Il fopranominato M.
Vincenzio Scoccibuca, natiuo di quest'Ilola, & huomo di no-
minanza, padrone di più naui , edificatore di palazzi , di Cap-
pelle, e di Chiefe , e quello che più importa , gran limoliniere,
d'età di cinquantaquattr'anni passò à miglior vita in Raugiasal
li 26. di Dicembre del 1588.e nell'habito de' frati Predicato
rifù fepolto nella Chiefa di San Domenico alli 27. fù dal pre
dicatore in duo no lodata la fua gran charità verfo dei poueri
& in San Domenico da vn'oratore latino commendata tutta la
fua vita . Non fi vide, gran tempo fa, così gran concorſo di gen
ti , edi popolo, come alla fepoltura di quefto grand'huomo da
bene . Lopianfero tutti poueri della Città , e del contorno : e
molto ſe nedovettero poi attrittare i poueri ſchipui della fua
nazione : i quali fi trouano in Barberia : peroche ciaſcun'anno
ne rifcattaua qualcheduno. Laſciò due figliuole, maritate amen
due, con dieci mila fcudi per ciafcheduna : e quattro figliuoli
maſchi , vno facerdote prete , e gl'altri tre fecolari , il maggio
re de quali è ammogliato. Oltre alle molte naui da lui fatte fare,
fabricò come s'è tocco di fopra vn palazzo nell'Ifola di Giup
pana, & un'altro con magnificenzia regia tra Raugia , e Gra-
uola . Hauea principiata yna honoreuole Chiefa , nella dett'I-
fola di Giuppana : & in San Domenico di Raugia hauea fatta
vna bella Cappella allo fpirito fanto , la quale anco, alla morte
fua doto. Etin Raugia teneua vn cafamento molto comodo, e
e di religiofe pitture adorno . Volle il Senato, per quanto fi dif
fe , di popolano mentre che egli viuea , transferirlo nell'ordine
de i nobili , offerendo egli certo honorato donatiuo alla Repu
blica . Maperche non voleuano , che la nobiltà paffaffe gitre al
la perfona fua : ma che i figliuoli fi rimaneffero popolani , & ef
clufi dal gouerno della Città , non ſeguì il negocio più oltre
Y 2 Mori
164 DELL'ISTORIA DI RAVGIA

Mori per tanto nell'ordine fue della cittadinanza ; e come pia-


mente crediamo per la fua cattolica , e buona vita , ſe ne pallò
alla vera cittadinanza del Cielo . Sia egli in gloria .
Vicina à Giuppana è vn'Ifoletta , ò verofcoglio, verfo leuan
te , chiamato Ruda, la quale (come dicono ) anticamente fùdo
nata alla Religione di San Domenico : e già vi habitauano due
padri di quell'ordine . Maper cagione di male genti , che mo-
leftauano , e rubauano detto luogo fù ( molt'anni fono ) lafcie
to . Vifivede la Chiefa tutta in volta , e col tetto & vn bell'al-
tare murato, ma fenza pitture , e ſenza porta . Et accanto à lei
è vna benfondata cafa con vna fala , fopra di cui erano già due
camere : ma oggi ſono lauati i tramezzi. Perfeueraci ancora vna
loggia, con la cifterna , e con certo andito coperto : doue fi fo-
Ieuano varare le barche . Al prefente è habitata da gran molti-
tudine di conigli . I qualife ne ftanno il giorno afcofi tra le gra
d'aperture di fafsi , che cifono : e la notte deono pafcolare per li
prati dell'ffola più herboſi : e doue ſono ancora alcuni veftigi
di vigne .
Dell'isola di Mezzo •

'ISOLA di mezzo , così detta , perockeſtà nel mezzo di


L' due altre cioè
, di Calamota , e di Giuppana , in lingua
Schiauona, Lopud è chiamata. H circuito fuo, come dicono,
e di cinque miglia in circa . E la più bella parte di lei , la più
habitata, e la più adorna di giardini , di palazzi , e di porto per
fe naui , fi è quella che rifguarda verfo ponente . La quale in
guifa di mezza luna , ò vero di mezzo cerchio , abbraccia vno
affai capeuole feno di mare , con vna fpiaggia affai piaccuole , e
commoda . Intorno alla quale tra molti nobili ed ificij, fi veg-
gonodue honorati conuenti , e monafteri : I'vno de i frati Pre-
dicatori detto San Niccolo: e l'altrodei fiati Minori , derto
Santa Maria . Nel mezzo dei quali , fu l'iſteffa riua del mare,
è ftato edificato da i fondamenti vnʼornatifsimo tempio , alla
fantifsima Croce dedicato , da vn nobil ſpirito , e ricco , come
dicono , di centomila fcudi, M. Michele Prazzati addimanda-
to. Il quale anco viue padrone di nauise non hauendo nè figlio,
nè figlia , vorrebbe che quelt fola ond'egli è natiuo, fi faceffe
Vefcouado : & offerifce di fargli del fuo, trecento feudi d'en-
trata
ATO LUBRO ANDENONGa 1691
trata . Ma per non ifmembrare la Dioċeſi dell'Arciúefcouado,
fino al prefente non fi è effettuato queſto fuo defiderio . Freglib
in tanto bene vfficiare detta (pa ornatifsima Chiefa… Eteglipas
rimenteè vno di quelli che procurano divifcattare del cont
nouo gli fchiauidelle mani de gl'infedeli , & attende alle limo-
fine , àimitazione della buona memoria del Scoccibaca :ritros
uandofi péro d'anni , e d'età più graus ¢ per miò auuifo ) che nỡ
era M. Vincenzio detto . Ma per tornare à dire dell'iſola, ekab
fi gode vn'aria precioſa : &abonda , in mezzo all'acque falfej
d'acquedolci . Imperoche douunque fi caua in queſta parte di
lei piana , ſubito fi trouano . Hà belli , e commodi edifici) : fre
quenti , e vaghi giardini , e le colline tutte di vigne fono ripie-
ne. 114ito da queſta parte habitata abonda d'arena : e fe ne por
ca in barche à Raugis,per edificare: eſſendo che il lito Raugeo,
per effere ripido, e fallofo, non ne produce . Sono in queſta
delizioſa Hola circatrenta fra Chieſe, e Cappelle . Vna delles
quali Chiefe de i Reuerendi preti , e la più nominata , fiè San-
ta Maria del Biſcione . La quale , dicono che fù edificata da
vn certo barone , e fignore , il qualecapitando nei tempi anti-
chi a queft'ifola , all'hora tutta feluofa, e dishabitata: & andan:
do vn fuopicciolo figliuolo , effendo vfcito di naue, perla fel
ua folo à diporto , fù da vn gran bifcione , ò vero ferpente, che
in detto bofco dimoraua , inghiottito fino al mezzo . Ma fo
pragiugnendo il padre , e raccomandandolo con voto alla Ma
donna , fubito il ſerpente fano , e faluo lo vomitò e ributto
fuori . Onde in ricognizione del beneficio riceuuto , efodisfa
Zione del voto , fece il prefato Signore edificare la detta Chieſa,
bella di fabrica , di pitture , e d'ornamenti : in cima d'vn colle,
in luogo però piano,e di bella veduta. Al maggiorʼaltare di cui
èvna Madonna afſunta , di rilieuo , coli dodici Apoftoli , fo-
migliantemente di rilicuo : opera nel vero molto bella : & in
molta venerazione de i nauiganti , per quelle parti : e tiene og.
gi di limoſine hauute , oltre à felfanta Calici . Quest'ola, lon
tana da Raugia circa dodici migliave da Giuppana intorno à
tre miglia e affi bene popolatasina più di-donne , che d'huo-
mini : effendo che molti de gl'huomini fono periti per i naufra
gij , parte venuti nelle mani de i turchi e parte tuttauia fene
trovino fu le naui in varij viaggi . Bakso
Dico-
116761 DELOSTONIA I RANGIA

Dicoño alcuni , chaji picfato ſigdore , chefondo la Chieſa


di Santa Maria del biſcione , era di cafi sforza , Ondenell'ar-
me loro hanno vniferpente ,cheingiotilce mezzo va figliuolo,
in inemoria, Aimano,del narrato miracolosouvá ani
-H Conuento di San Niccolo , dell'ordine di San Domeni ,
co edificato vo mezzo tiro di mano ditante dalla riua del
mare sitienė , una bella Chieſa , d'una naue fola , con forſe do-
dací , altari's con bella fagreftino con organo e con yn riguar-
deuole campanilex Hà vn chioſtro ſolo in cui fono, con, va
pozzo d'acqua dolce, & ottima, ventifei ar nei : dugoliyi ; due
fichi & vn laurons Tiene vn dormitorio di quindici celle, con
vnaloggiafopra l'horto. Il refettorio di cinque tauole , l'altre
officine, fono tutte commode. L'horto grande, con vigna, &
innumerabil arbori da pomi , fra quali l'anno 1588. erano fe
dicipiedi d'aranci adulti, grandi , e quattro di limoncelli , & è
tuttociato di mura in quadro . Et in fomma, la congregazio-
nede ifrati di S. Domenico di Raugia , la quale non tiettende
fuori del Dominio Raugeo , feparata da gl'altri conuenti della
Dalmazia dell'ordine fuo e la quale non ha più che i tre con-
uenti, da noifin qui nelle prefenti narrazioni deſcritti : cioè di
San Domenico di Raugia : di ſanta Croce di Grayola : e di S.
Niccolo d'ifola di mezzo : potrebbe , volendo attendere alla
dinozione , ai facriftudi , & al buon effemplo , goderfi vna fe-
lice vita religiofa per la commodità de i luoghi che tiene : per
la preciofità dell'aere che gode : e per l'amoreuolezze , che fpe-
rimenta da quello Illuftrifsimo Senato , il quale ama allai , &
vía ogni forta di fauore à quei religiofi , i quali vede effere 'ef-
plo , & d'édificazione alla Città . Quanto poi à Santa Maria s
luogo dei padri Zoccolanti , egli ancora è vnvago, e commo-
do conuentino, edificato fopra d'vn'alto maffo, in fu la riua det
mare di bellifsima veduta con giardini d'ogni intorno, e co-
pia d'aranci . Veggonfialtrefi per dett'Ifola alcune torri in fac
cia della marina, per riprimere l'audacia de i corfali , e pertener
gli, con alcuni pezzi d'artiglierie , che ſopra vi ſtanno , lonta-
midal litoloro . Ma fouente interuiene , che i popoli riceuano
tal'hora peggio da gl'amici finti , che da gl'inimici manifefti .
Imperoche quefta deliziofa Ifola , l'anno di noftro Signore a
1538. hauendo amicheuolmente riceuute dodici Galere di Pa-
ga
ATOVLI BINOALTRE Dia 867

pa Paolo terzo , Ponteficefantifsimo , delle quali era Capitano


il Patriarca di Vinezja , gent.'huomo di caſa Grimana , fùr da
gl'huomini di quelles miferamente ,& ampiamente faccheggik
ta, colhea lungo fiè diero
P di fopbar pel fecondodibrosis , start

any ! CybelliǝDello Scaglio di Sant'Andreasiq, mielidgouf


knúng Rishonollog ina naq : siwala azka li siqolo , ingaisons

FVORT insperto mare & affai viſibile à Rocchiqd ini


uiganti , e diftante da Alola di mezzo, intorno à quaterami
glia ,apparifcevn rileusto Scoglio , di circuitocirca malezzd uri
glio,chiamato San Andres, da vinonafferosti SanBandera
to negro , cosi intitolato. Inqui (tanza noudaquatiro, b'binqué
monaci , conaltri loroferuenti! «Ecfübri dhui pasood hoito»e
devigna : poché sigrescofe producedoro il dettopiccolo eftor
File Scoglio . Ondebiſogna, che d'altrondes leneqefsitar lore
prouedino Vicinal monafteroli diconoefferevná certa quote
ray pure nell'itteffofoglios corinto dirupatae fcofoefache "
non è poſsibile , per via humana eſpugnária . Edineffa fi ricos
uerano quer diuoti monaci nei pericoli de'r corfatigs Epert
che il Monatteronomieſtiegħi prúdu di fomiglianti perforie
da certo tempo in qua vittyvele oltre accióna picciola fortez
zaj ètorfesperdifela didi L'aere vilè buono l'acque fona
cifternativ la ſokbudigè è grande." Et inquei perpetur fiłebzíj
notturni humanis, al thormorto, e colliſione dell'onde marins
al ben fondato , e faldo fcoglio , poffono quei Reuerendi mona
ci inalzarfi, e formontare con la mente alla contemplazione del
facitoré dei Cield, dellaterra , øde i mari , ne^i quali cotanto
marauigliofoappariſcer Hvil giorno'altreſi dopo i breaídivi-
nivffici , poffono in quatchedroneftoy & vtile ſtudio jà Honou
re di noſtro Signores e commodo da i proſsini , lodesohnente
venirdi occupando Pafcolanocaftrati , & alfi fimilianimaliş
per delto fcoglio ; infose ferdiziodel luogo Et il circons
ftante mare dona loro copia di pefce purche con leloro reti ,
barche lo vadano cercando Quando occorra loro alcunalne-
cefsitàbada rtp più ridenato- hiogo, nella prima vigilia della
notte,col fuoco la fignificano alta loro Badia di San Iacopo . E
così quei Reuerendi lagnáttina, per compancimandanovna low
to fregata ; e gli fouuengono, di quantofa dibifogno , elſendo
detta
I
186 DELL'ISTORIAOD RAVGIA

detta.Prioria di Sant'Andrea › membro della prefata Badia di


San lacopo. La quale Badia di San lacopo , vicinaà Raugia
dalla parte di levante meno di mezzo miglio sẹ fù la riua del
mare , tiene vá commodo , e diuoto montatero con belliſṣimi
giardini d'aranci , e di palme , d'ogn'intorno : e con vna ftrada
lunghissima ,piana , e fra verdeggianti ârbuſcelli , à piè d'vna
montagna , e fopra il mare eleuata : per cui poffono detti padri
ireà diporto, à loro piacimentos e far'eſſercizio , ſenza chẹ va-
danoalla Città e tra la frequenzia de gl'huomini . Tengo
no barche e retiaeferuenti altrefi pefcatori. Onde d'ogni tem
po, purche il marefia pefcibile e non da fortune agitato , pren
dono dél pefce per loroftefsi, e per gl'amici ; tra i quali , ne de
minimi erano i padridi San Domenico mentre che lo (crit-
torediqueftememorie F. Serafino in Xaugla diinoraua e che
@ San Jacopo predetto era Abbate, il Reuerendo padre Don
Anaftafio di Ragnina, gentil'huomo Raagco , Religiofo di
molta bontà , prudenza e d'animo verainente nobile, e cor-
tefe. Comealtrefi è il fuo honorato fratello Don Giouanbati-
Hadi Ragnina,Abbate in quel tempo della famoſa Badiadi Me
lidade padre uiolto verſato in tutte l'arti e ſcienzie, e lingolar,
mente dottonellagreca, elatina lingua . Iquali padri di San
Benedetto, tengono eziandio nell'ifola di Giuppana vaʼaltra
Badia , & inquella parte dell'Ifala , che fguarda il fettentrione,
Skeno Caftelloditerraferma ,dion ignobiler dimur n
shon banc dig on Boy 5
osolymen Dell'ifola di Calamotanolo
ALAMOTA, che in lingua ſchiauonaè detta Callocepe à
ewnifola vicina à Raugia, ininore chel'Hola di inezzo ,
menfertile, e meno habitata . Produce generofi vini . Et altro
non è in lei notabile, ſenon vn giardino già fattoui dalla buona
memoriadi M. Vincenzio Scoccibuca . Tiene buon'aria, e dal
la parte di mezzogiorno , e verfo il mare aperto, è tutta dirupa-
majevi fi veggono ripe altifsime , & in acceſsibili . Alle quali
nel foffiare del vento fcirocco, fi fannograndifsime allifioni, e
percuotimenti difpumofe onde . Onde non ci paffano, in dêtti
tempi ,nauilij , fe non com grande loro pericolo di naufragio
ma nauigano per canale, cioè fra dett'ifola, e terraferma , e non
fuori di lei , nel mare aperto pib
Dell'I-
LIBRO TERZO . 169

Dell'ifoletta di Daxa .

RA Calamotaje Grauofa è vn'ffoletta , tutta piena d'oli


TRA
ui , e d'altre verdure , e di circuito intorno à vn miglio, e
chiamafi Daxa . E ci hanno i padri Zoccolanti vn commodo ,
e diuoto conuento , in cui tengono i nouizij di tutta la congre
gazione . Onde ritirati dal fecolo, e dalla frequenzia de i popo
li ,hanno gran commodità di ftudiare , & imparare , e così an-
cora di bene apprendere le cirimonie della facra religione . In
quefta Ifoletta che tiene fembianza d'una collina , effendo alta
nel mezzo, e da i lati abbaſſandoſì›ſi veggono fparte molte Cap
pelleò vero oratorij , rapprefentanti i luoghi facri di lerofoli
ma, & mifteri della vita e pafsione di noftro Signore . Efin
golarmente vi fi vifita vna Cappella fatta fu la forma , e model-
lo del fanto Sepolcro di Chrifto noftro Signore . Hanno quei
padri bellifsimi horticelli : vna giocondifsima veduta di mare:
vna grandifsima libertà da i tumulti delle frequenze de popoli :
etengono reti per pefcare , e vaa barca , con cui tal'hora vanno
à Raugias girando di fuori intorno alla Città, e remando da
loro thefst, anzi con quelle loro valide , e robuſte braccia facen-
dola irevelocifsimamente . Hanno in vece di campanile vn for
tifsimo torrione , in cui occorrendo di notte pericolo di fuſte
1
fi poffono faluare . Ma il giorno per effere il luogo così vicino
alla Città , non ci è cotal pericolo . L'anno 1588. andando F.
Serafino , fcrittore di questo libro , à vedere detta Ifoletta , ci
trouo oltre à certi caftroni , i quali fenz'altro guardiano, paféo
lauantrida per loro , intorno alla riua del mare : dodici padri , di
famiglia cioè quiui afsegnati, e dimorantistre de i quali erano
facerdoti , e gl'altri nouizij . La quarefima è aflai frequentata
queft'Ilola da i Raugeis i quali vanno à vifitare detti Oratorije
e così per la fefta di S. Croce di Maggio e per la fefta dell'Af-
funzione della Madonna ,fi vede tutto quel golfo , e porto di
Grauofa , ripieno di barchette , che nauigano à vifitare detto
luogo ameno , & vago di Daxa , lontano da Grauofa poco più
d'vn miglio
"

Z Dell'I-
1
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
170
Dell'ifola della Croma .

PRESSO al porto di Raugia la metà d'vn miglio, è poſts


P'Ifoletta della Croma , la quale di circuito deue effere intor
noà tremiglia . D'ogni tempo è queft'i fola veftita di verdu-
ra:eper la maggior parte , di ripe altifsime cinta . Vi fi veggo
no da tre ,ò vero quattro poggiuoli , e colli , fenza veruna habi
tazione di fecolari . Mavi è folamente vna Badia , e Monaſte-
ro magnifico, di San Benedetto negro , edificato , come nel pri
mo libro fiè narrato , dalla Republica Raugea : con bellifsimi
giardini ,e vigne , nella parte piana dell'Iſola, al mezzo giorno,
& à leuante . Efe ci fuffero vene d'acqua dolce farebbe dett❜I-
fola affai più lodata & amena . Ma perche non ci fono fe non
acque dolci cifternali : quindi è che fra quelle perpetue verdu-
re di lecci , di ginepri , di boffoli , di mortelle , di pini , e d'al-
triarbori di piùforte , non fi veggono volare , nè vi fi odone
cantare , fe non rari augelli . E le giumenta , e vacche roffe , le
quali tengono detti padri per l'Ifola à paſcolare,ſenz'altro guar
diano , che le ſponde del mare , ſe vogliono per rendere il buti .
roà i loro padroni , abeuerarfi : bifogna che tornino à i canali
d'acquaapparecchiati , per ciò fu la piazza del monaftero . In
cui ftanzano , per la maggior parte monaci d'Italia , fotto vno
Abbate medefimamente Italiano,e della congregazione di San
tà Iuftina, ò vero Cafsinenfe . A piè del più alto , e frondofo
colle ,in vifta della Città , principiarono più anni fono i nobili
Raugei vn'aſſai amplo , e capeuole Lazaretto . Ma poſcia ha-
uendo alzate le mura principali d'ogn'intorno, oltre à vna can-
na,fatti auertiti, che cotale muraglia , in cuento di guerre,ftan
do in luogo rileuato , e tanto vicino alla Città hauerebbe po-
tuto, anzi che no recare loro gran danno,quando fuffe in mano
de gl'inimici peruenuta : tralaſciarono di più murarci . Onde
fe ne ita così imperfettà , e fa moftra di fe à chi la rimira, in ſem
bianza d'vn gran teatro . Vedefi ancora in dett'Ifola ( à cui, da
terra ferma, natando, nel tempo dell'iftate , molti fancinlli Rau
gei , fi conducono , e traportano , così fono eglino lefti , & effer
citati fopra l'acque) e vicino al monaftero in luogo baffo fi fcor
ge vno quafi laghette , fatto dall'acqua del mare , che in quello
per vna foffa fotterranea prorompe : il quale è di gran diporto,
e di
LIBRO TERZO . 171

e di molta coinmodezza à quei monaci Reuerendi, & à gl'altri


religiofi , che d'eſtate là nauigano , per vfare , in fanità del cor-
po, bagni marini. Non effendo nel mare aperto , nè in viſta di
pefcatori , ò d'altri huomini , ma in luogo (coperto , fi all'aere,
ma fegreto , e di poca , e molt'acqua', come altri la vuole . Ve-
roè , che quando il mare fortuneggia , ancora detto laghetto
partecipa della ſua fortuna , e del fuo fluſſo , e rifluſſo .

Del Porto di Malfi .

COME il mare Adriatico, dal mezzo giorno,e ne i lidi d'I


talia , per la maggior parte finifce , e termina in ifpiaggie,
per la baffezza dell'Acque , e difpofizione de i fiti : così da fet-
tentrione, e ne i lidi di Dalmazia , per l'altezza e profondità di
quelle , rittiene frequenti porti , e ficuri feni per i nauilij , del-
l'iſteſſa natura , & autore di quella fabricati . E per tacere ho-
ra de gl'altri , che molti fono , e tutti commodi , nauigandoli
da Cattaro per Vinezia , fi truoua ful território di Raugia, pri
mieramente il portod'Epidauro , aperto fempre ad ogni legno:
e paffato quello di Raugia , in cui non li da ingreffo à legni ar-
mati , ne occorre quello di grauofa amplifsiino , e ficurifsimo,
e tra questo , & Ifola di mezzo , ò vero Islano Caftello , fi vede
il porto di Malfi di Dalmazia , minore affai di quello di Grauo
fa , ma imperò commodo , e ficuro da venti .

Principali Vffici , e Magistrati , dell'Illuftriffima


Republica di Rangia .

Lo Illuftrifsimo Retttore , il quale dura vn mefe .


Vodici Senatori del minor configlio , i quali durano vno
Anno .
Proueditori cinque della Città , 'i quali con gl'altri vffici , che
feguono , perfeuerano vn'anno intero.
Giudici fei del Criminale : & altritanti del Ciuile .
Vfficiali tre dell'arte della lana .
Configlieri ventinoue de i Pregati .
Tefaurieri otto , di Santa Maria , ò vero del Duomo .
Vfficiali fei della Sanità .
Z 2 Doga-
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
172
Doganieri quattro della doana grande .
Stimatori quattro , delle robe di Dogana .
Vfficiali tre ,fopra il fale.
Procuratori tre , di San Biagio .
Vfficiali quattro , fopra l'Arsenale .
Vfficiali tre, fopra l'Acquidotto .
Vfficiali cinque , fopra i vini di contrabando .
Vfficiali cinque , fopra tutte le mifure .
Proueditori tre , fopra l'Arfenale. ? !
Proueditori tre , fopra le faline di Stagno ..
Proueditori rre, fopra de i foldati .
Proueditori dieci , delle biade.
Proueditori fei di notte .
Procuratori 33. à tutti i Monafteri, & hofpitali della Città ..

Vfficiali , chefi creanofuori della Città di Raugia ..

Onte della Città di Stagno .


C
Conte dell'Ifola d'Augufta .
Conte dell'Ifola di Melida. $
Conte dell'ifola di Giuppana .
Contedell'ifola di mezzo ..
Conte d'Aslano , Caftello in terra ferma ..
Conte della contrada di Canale.
Caftellani due di Stagno..
Caftellano di Pofuid .
Caftellano di Caftello Soccol
Caftello di San Lorenzo , fatto da i Raugei..
Capitano di Puntar: ta er
Capitano di lagnina .
Capitano di Raugia vecchia. A
Venditore di fale, aSlano
Venditore di fale , à Caftel nuouo .
Venditore di fale ,alle Ploccie .
Venditore di fale , à Narenta ... k
Ambafciadori due , al gran Turco .
Ambafciadoris diuerfi Principi..
Confulo, in Aleſſandria .
Con
MOLAB RO ATTERZIOJE 1732

Con molt'altri vfficiali , dentro , e fuori della Città ; i quali fi


acciano, per breuitdaay eroul ab oramum ni ,રં sidike me
agnolir
3
Ricapitulazione delle Chiefe , Conuenti , e Monafteri
ordel'Illuftriffema Città di Raugje

E Chiefe , le quali förordentro alla Giteà , foño à noyerœ


LE
quarantafette Malemaggiori , e le principali fono que
ftę cioè . stil. ciobuff me
Il Duomo , detto Santa Mariamilao'sret i beckmon 2
San Biagio , auuocato della Città .
Santo Stefano , ricco di fante Reliquie.
San Domenico , Conuento di circa trenta frati .
San Franceſco , d'altrotanto numero di padri .
- $ 40
Monaftero di Suore •

SAN Tommafo Apoftolo,


San Simeone , fich omset * **
Santa Maria ,
Santo Andrea , e
San Marco tutti è vinqüe , della Regola di San Benedetto,
& alla cura del Reuerendifsimo Arciuefcouo : e l'anno.
1588. non paffauano, fra tutti è cinque,il numero di Mo
nache cento ventifette ; effendone L.
Nelprimo di San Tommaſo : 15.
Nel fecondo di San Simeone
Nel terzo di Santa Maria 3.43%
Nel quarto di Santo Andrea il 23ae7
Nel quinto di San Marco tie 28. Al of O
Si come l'Autore di quefta ftoria F. Serafino , l'Anno prefato ,
effendo Vicario della Chiefa di Raugia vacante, offeruo.
Ci fono poi tre altri Monaſteri di Suore mendicanti › due del
Serafico padre San Francefco , cioè
Santa Chiara , di numero fellanta , e
San Pietro , e SanPaolo,in minore numero , & alla cura de i
" padriforo."
Et vno del dottifsimo padte San Domenico , alla cura de gli
ftefsi
174 DELL'ISTORIA DE RAVGIA

ftefsipadri, cioè vols.oh.c


San Michele , in numero di fuore venticinque in circa , tutte
gentildonne .

Còngregazioni di Suore del terzordine.

SANTA Margarita .an San Pietro in Vincula


L
Santa Fosca Santo Arfino confeffore.
San Theodoro martire San Vito, e San Modeſto,
San Niccolo , del terz'ordine San Iacopo , terzine di San Do
di San Francesco . ménico .

Badie fuoridella Città , e dentro allo stato .

SAN Iacopo, e San Filippo , fuori della porta à leuante , di


Raugia .
S. Maria candellora , nello ſcoglio , ò vero Iſola della Croma.
La Badia di Melida , c
La Badia di Giuppana , tutte è quattro dell'ordine di San Be-
nedetto negro, e la Prioria di Santo Andrea .

Conuenti di San Francesco , fuori della Città.

Il Conuento di Stagno :
Il Conuento di Raugia vecchia :
Il Conuento di Daxa :
Il Conuento d'Ombla : 36
Il Conuento di Canale : 5
Il Conuento d'ifola di Mezzo :
Il Conuento di Sabioncello , &

Conuentidi San Domenico , fuori della Città .


SANTA Croce di Grauofa , e
San Niccolo d'Ifola di Mezzo .

Altarid'argento , cheſono in Raugia .


N Duomo ne fono due , quello del maggior’Altare : in cui
fono 18. figure, in due ordini . Nel più baffo de i quali è la
Madonna
SYL LIBRO TERZ'o . 17%

Madonna col figlio in braccio , & alla deftra dilei fono que
fti fanti cioè ,
S. Luca , S. Gregorio, S. Domenico , e S. Caterina martire. }
Et alla finiftra fono quefti altri , cioè ,
San Biagio : San leronimo : San Francesco : & Santa Maria
Maddalena .
Nell'ordine poi fuperiore , nel mezzoè vn Chrifto rifufcitato.
Alla deftra San Giouanni Batifta : San Jacopo Apoſtolo : Sam
Michele Archangelo : e Santo Stefano ..
Alla finiftra poi fono, i glorioſi Apoſtoli San Pietro , e San Pao
lo : San Giorgio : e San Lorenzo : figure tutte d'argento, di
mezzo rilievo , e fatte alla moderna, e molto belle , e diuote.
Et vn'altro , dietro alla refidenzia dello Illuftrifsimo Rettore,
à cui fua Signoria Illuftrifsima infieme col connfiglio mino-
re , afcoltare la facra meſſa .
In San Domenico , è vn'altare folo d'argento : cioè il maggio
re di cui fi è detto a baſtanza di fopra .
In San Franceſco ne fono tre , cioè il maggiore , e due altri .

Reliquiefacre , le qualifono nelle Chiefe di Raugia .

NELLA Chiefa di Santo Stefano fono intorno à cinquan


ta pezzi di facre Reliquie: tutte pofle riccamente in argen
to.Tra le quali ,fono dodici tefte di diuerfi Santi marti . Vna
nafcella di fant'Appollonia , con alcuni denti maſcellari , dí
quei di fotto : Onde non le douetteroeffere cauati tutti . Di S.
Sergio , e Bacco martiri : Di fanta Petronilla , figliuola di San
Pietro . Di S. Nereo , & Archilleo. Di fan Pancrazio . Del-
la tefta di fanto Stefano Protomartire . E fingolarmente fi me
fera in quefta Chiefa , vn notabile ,e gran pezzodella palina,le
gno della Croce fantifsima di noftro Signore .
Nel Duomo l'anno 1588. per la fefta del gloriofo S. Biagio
furonoportate in procefsione , 111. Rcliquie facre , tutte po-
fte in argento, come di fopra fiè narrato . Ma altre molte ne
rimaferofopra l'altare,per non ci effere più religiofi parati che
le portaffero .
Nella Chiefa di San Biagio fono alcune Reliquie di detto
Santo. Vn-dito dito di fan Pancrazio . Et alcune particelle di
fan
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
176
San Pietro , Andrea e Laurenzio .
Nella Chiefa di San Domenico , tra l'altre facre reliquie , fi
troua vn dito di San Domenico: va dito di S. Giouanni Chri
foftomo :vn braccio di San Tommafo Apoftolo : & vn pezzuo
lo dibraccio di fanta Maria Maddalena . Ilcapo di S. Annas
Vna mano di Santo Stefano Rè di Bofsina .
Nella Chiefa di Santa Chiara , fono , tra l'altre Reliquie,
Vna teſta delle Vergini di fant'Orfola: vna particella d'vn brac
cio di S. Andrea : Et vna particella fimilmente d'vn braccio di
Santa Maria Maddalenave A
in
Annotazioni , intorno allefacre Reliquie,
ata chefono in Raugia .

EESI primieramente fapere , come le fopradette facre


Reliquie di Raugia, imparte furono à dette Chiefe dona-
te da i Cattolici Re di Bofsina , e d'Vngheria , i quali edificaro
no quei tempij : o vero per loro diuazione gl'andarono à vili,
tare e parte hanno con loro danari , & induftria procacciate i
Mercanti Raugei , da i Regni propinqui , ne i quali è mancata
lavera Religione Chriftiana , per l'occupazione fatta di loro
dagl'infedeli . , 12, 21 MOVED AUTTA
Secondariamente è da notare , come nobili, e diuoti Raus
geis fe bene non hanno vn braccio intero V. g. di Santa Maria
Maddalena , ma vn pezzetto folo di quello : ad ogni modo ,per
maggiore honore di quella fanta , hanno fatto fare vn braccio
intero d'argento , e dentro di quello rachiufolo , Onde è nel
Duomo , & in San Domenico , & in fanta Chiara , & moſtra vn
braccio d'argento di S. Maria Maddalena predetta : Emanife-
fta cofa è che ella non hebbe fe non dae . Vno dei quali inte,
ro fi moftra chiusopur'in argento in fan Malsimino di Pro-
uenza : e li porta in procefsione nella fua fefta . E quanto hab-
biamo detto delle braccia , diciamo douerfi intendere ancora
delle tette se delle gambe. Imperoche nella tefta di San Biagio,
come anche fi è detto nel primo libro , non è tutto il capo di
quel fanto : ma vna fola particella : e così di molt'altre adiucne.
Terzo è da notare , come gl'illuftrifsimi fignori Raugeiten
gono tutte le predette Reliquie facre , ne i facri Tempij loro : e
le
LIBRO TERZO . HO 177

le fanno aminiſtrate fempre da i Reuerendi Sacerdoti, quádo fi


moſtranoje qn li ripongono! Ma imperò vogliono chele chia-
ui , non nelle mani dell'Arcivéfcouo, o del Clero, ma di tre, di
4.de i più vecchi Senatori fi cóferuino: 'come altrefish coftuma !
in Cattaro,& in inolte Città d'Italia Equetto fanno per leuare
Poccafioni di non perderne qualcheduna . Conciolia tofasche
potrebbe molto bene accadere, quando fuffero in podeſtà libe
ra del Clero, che alcuno de gl'Areiuefcoui, i quali ſempre fono
foreftieri , pigliaffe ficurtà di mandarne alcuna alla patriafua,d
di farne dono à qualche principe fuo amicor Non effendo adun
que quefta , heredità dell'Arciuefcouado ma téforo fpirituale
procacciato, confuccefsione ditempos dall'uftrifsimo Sena-
tos e da fuoi gentil'huomini e Cittadini : non apparifce che
habbia ilClero giulta querela fopra di tal negocio . Anziquel
Cattolico Rè , che tante , e fi belle reliquie dono alla Chieſa di
Santo Stefano , volle , & ordinò che certa nobile famiglia ſem-
pre neteneffe le chiaui . "Laqual cofa, fempre pois’oſſeruò in-
uiolabilmente .
Nel quarto luogo è da notare , che ſe queſte ragioni fullero
ftate efpofté à Roma , e porte nella maniera che fanno, non fa
rebbono per mio auuifo , nate cotante difficultà tra l'Arciuefco
uo , & il Senato fopra di ciò quante fono de gl'anni a dietro ›
nate, con pocaedificazione del popolo . Ma fiano grazie à Dio,
che nella prouifione del moderno Arciuelcouo,per quella Chie
fa , fatta da noftro Signore , Papa Sifto quinto , di fua fponta-
nea volonta, emotoproprio, nella perfona di Monfignore Pao
lo Albero , gentilifsimo , e diuotifsimo fpirito , fperiamo che
i farà pofto perpetuo filenzio à cotal lite , e controuerfia . Nè
più cercheranno gl'Arcideſcouï y fi come alcuni de i paffati ha¿ .
no cerco , d'hauere il libero, & affòluto dominio, di dette fante
Reliquie , nelle mini . Ma contenteranno del temperamen-
to interpoftoci , da fua beatitudine, cioè d'hauere vna di quelle
tre , o quattro chiaui , ò quante ſiano , rimanendo l'altre nelle
mani de gli ftefsi Senatori . Il fcrittore di quefte ftorie, effendo
l'anno 1589. di Raugia , oue era Vicario di quella congrega
zione del fuo ordine venuto à Roma , al Capitolo generale, &
hauendo hauuta da fua beatitudine audienzia, nella fua propria
camera , tra l'altre cofe, che conferì con fua Santità
' , in laude , e
Aa com ™
}
DELL'ISTORIA DI RAVGIA
178
commendazione del Senato Illuftrifsimo di Raugia,vna fù m
torno à queſto negocio delle Reliquie . E condefcendè fua bea
titudine alle ragioni addotte , e gli diſſe il temperamento , che
haueapenſato, & impoſto all'Arciuefcouo . Il quale poi pru-
dentifsimamente per leuare ogni ſuſpizione , pensò di confti-
tuire detta chiaue, che à fua fignoria Reuerendifsima toccaua ,
appreffo qualcheduno de fuoi Canonici . I quali tutti fono gen
til'huomini Raugei . E come queſto ſuo penſiero conferì in
Roma , col fcrittore di quefte memorie , così fi ftima, che l'hab
bia effettuato , nel ſuo primo arriuo in Raugia : doue da tutti i
buoni con defiderio era afpettato. inbe
- Nel quinto , &vltimo luogo è da notare, intorno alle prefa-
te Reliquie , come gl'Illuftrifsimi Signori Raugei ne fono zelo
fifsimine per cosi dire auarifsimi , ò per meglio dire tenacifsi-
mi , Onde , nèà i primi principi d'Italia, à i quali per altro fo-
no affettionatifsimi , & offequiofifsimi, benche di ciò ricerchi,
epregaçi , ne hanno giammai voluto far dono, ò in qual fi vo-
leffe altra maniera concedere pure vna fola . Onde narrano,co-
me effendo ftato il Senato Raugeo , non hà molti annni , ricer-
codai Fiorentini , di far loro dono diva braccio di S. Giouan-
ni Battista il quale fi ritroua nel duomo di Raugia : Riſpoſe
cheritrouandoli la Città di Raugia , fui confini de gl'infedeli,
teneua maggior bifogno delle Reliquie facre , e dell'aiuto de i
Santi , che la Città di Firenze , la quale non era in fomigliante
pericolopoftag ma fi godeua lieta , e ficura, vna tranquilla pace,
fotto l'ombra, e fotto la protezzionedi così faggio,e di così cat
tolico principe qual'era il ferenifsimo fuo gran Duca Cofimo.

Somma di tutta l'entrata commune, ordinaria , della Città di


Raugia,fecondo un computo, non moderno, ma antico : conte
nutonellefortofcritte quattrofomme , cioè
1 Dall'entrata di Raugia ducati 39765
2. Dall'entratadi Stagno , ducati 1830
3 Dall'entrata di Canale , ducati . 590
4 Dall'entrata del Sale di Stagno , ducati 15900
Ella verrà à effere , di D. $ 8085.
Sebene fiè raccolto , èſecondo ( comeſi è detto ) vn computo
antico .
Tutta
ALIBRO TERZO .
1791
Tutta l'ofcita Annuale fecondo vn conpuro antico è di ducati
trentafette mila, dugento nouinta Ondefard maggiore l'entras
ta , intorno à ventim la ducativos : sunul
sithm aller
Annotazioni intorno all'entrate , & vſcite Annuali, con
P
della Città di Raugia , anteſcritte■
3
EESI nel primo luogo notare , come quanto da noi quì
fiè fcritto intorno all'entrate, vſcite Annuali della Città
di Raugia , tutto fiè ritratto dalle memoriefatte della fua Cit
ta , dal tignor Niccolo di Ragnina , gentil'huomo , e Senatore ,
di nominanza , il quale, non ha molt'anni , che in buona fenet-
tu , e inolto ineriteuole della fua Republica , fe n'andò à mi-
glior vita . Secondo adunque il coinputo da fua fignoria fatto,
e fecondo le partite pofte , può il diligente lettore conofcere,
come l'entrate di Raugia ordinarie , communi , & Annuali, ſo.
no intorno a cinquant'otto mila ducati : e l'vfcite, intorno
trentafette , o vero 38. mila. Onde viene l'entrata à fuperare
& aŭanzare l'vſcita di venti mila ſcudi in circa .
Deefi nel fecondo luogo notare, comes per mio auuifo, nom
annouerò , nè pofe nel fuo libro, il fignor Niccolo prefato, tut➡
ta l'vſcita intera , mafolamente le principali partite . E per dar
ne vn'effemplo , egli non dice cofa alcuna della condotta, che fi
fa ciafcun'anno i d'un predicatore d'Italia, perla Chiefa Catte
drale . Il quale incomincia per ogni Santi , à predicare tutte le
felte , è pofcia la quarefima ogni dì . Nel qual condotta deue il
Senato ſpendere intorno à trecento ducati . Effendo che lo con
duce con vno, o due compagni , e poi loriconduce in Italia
franco , e ſenza verunaſua ſpeſa :eunentrepoi che tanti mefi di-
mora in Raugia , oltre alla cafa fornita , e duepreſenti la fetti-
inana , vno di magro, e l'altro di graſſo , quando non è quareli-
ma : gli da à ragione di cinque ducati il meſe per bocca : dieci
ducati , fe fono folamente due : e ſe fiano tre , cioè che egli hab-
bia due compagni , gli pagano 15. fcudi il mefe. E dopo, quan
do fi parte,oltre à i nobili prefenti di tapeti, o altre fomiglian
ti cofe , gli danno per limofina delle predicazioni , fettanta du-
cati vngari, che vengono à effere poco meno di cento ducati no
firi , fi come dicono gl'intendenti delle monete a
Aa Terzo
1801 DELL'ISTORIA DE RAVGIA

Terzo è da notare, come altrefi il fignor Niccolo pofe in quel


fuo computo dell'vſcite Annuali alcunefpefe : le quali oggi nó
fono nella Republica Raugea : come ( effempli grazia ) la ſpe-
fa de iquattro mila ducati , nella milizia nuoua : la quale, co-
me io ftimo ,douette effere nel tempo della lega de i Principi
Chriſtiani contra il Turco , intorno all'anno 1570. quando la
fanta memoria di Papa Pio V. à richieſta de gli tteſsi Signori
Rugei, mandòloro il Signor Saporofo Matteucci, Colonello,
e guardia della Città loro : che in detto tempo mantenendofi ,
con buona grazia d'amendue le parti , neutrale : à gl'vni , & à
gl'altri , daua nell'occorenze , ficuro ricetto . Si come noi altro.
ue ancora habbiamo fcritto : cioè nelle narrazioni de gl'Arciue
fcoui di Raugia , fauellando dell'Arciuefcouo Matteuccio .
Quarto è da notare , come dell'entrate parimente , alcune og
gidi fono mancate , fe non in tutto, almeno in buona parte : co
me quella de i dieci mila ducati , delle califee d'Inghilterra : le
quali non ci vengono più , fe nón con gran pericolo erifico ,
per cagione della guerra , tra gli Spagnuoli , & Inglefi se rapre-
faglie che fanno gl'vni , à gl'altria. E come altrefi del Dazio
delle robe d'Aleffandria : le quali dopo che i Chriftiani perfero
Ciprisnon ci vengono così frequenti , come prima faceuano
Può ancora hauer offeruato il prudente lettore , nelle foprafcrit
te partite dell'entrates come gl'illuftrifsimi Signori Raugei ,
1
conformemente à i facri Canoni , & à gl'ordini fanti de iſom-
mi Pontefici , non impongono gabelle, fe non alle robe di mer
canzie. Onde alle porte delle loro Città, non fi pagano gabel-
le delle cofe neceffarie , per vfo delle famiglie , e cafe proprie .
Etireligiofi , & i luoghi pij, fono ( come è ben giufto ) fempre
riguardati . Che fianoeglino fempre benedetti , e profperati da
noftro Signor Iddio く
Quinto è da notare , e faremo fine à queſte narrazioni, col di
uino auto, come nel prefentare il Tributo annuale algran Tur
co, fi come da due gentil'huomini ( che più volte cotal cario dal
la loro Republica hanno hauuto ) mi è ſtato riferito , vfano di
dire queste parole formali , cioè .
Felicifsimo , Potentifsimo , Inuitifsimo Cefare , Patrone dal
Poriente all'Occidente ,fiamo venuti Ambafciadori mandati
dal Signor Rettore, e gentil 'huomini di Raugia, con il tribu-
to
LIBRO TERZO 181

tofolito. Il quale habbiamo conſegnato alla voftra felice por-


tá, à pieno , e ſenza mancamento alcuno . Preghiamo Iddio per
la vostra lunga vita , e felice ftato . E che vi fiano raccomman-
dati il fignor Rettore,e gentil'huomini Raugei,veri affezziona
ti , tributarij , e diuoti feruitori della fublimità voſtra .
* Dicono queſte poche parole in lingua propria Schiauona , e
lo interprete , che l'anno 1588. fi come riferirono gli fteſsi am
bafciadori , era vn giouane Luchefe , le interpreta, e dice al gra
fignore in lingua turcheſca : e ſenza aſpettare altra riſpoſta, pe-
roche non la danno con parole , ina folainente col fare alcun fe
gno con la telta, fatte le douute riuerenze , fenza mai voltargli
le fpalle , fe n'efcono fuori della camera di lui . Nè fi ricorda-
no , che mai alcuno de i gran turchi habbia riſpoſto parola , ſe
non Solimano, auo credo di queſto , ò bifauo, il quale diffe vna
voltafola , in tutto il tempo , che egli regnò ( iſta bene . ) Nar-
rano come prima che fiano ammessi all'audienza , e prefenza di
lui, egli fa loro fare due veſti di veluto, fino in terra : e di quel-
le poi veſtiti , che loro fono , entrano nella camera Imperiale di
lui , tutta di finifsimi tapeti coperta , quanto al pauimento , e
con vno poi ricchissimo con frangie d'oro , fopra la tauola, che
gli ftà dauantiseffendo le pareti , e le mura tutte di detta came-
ra nude di panni , e di cortine : e folamente dipinte di ftorie , e
gefti de i famoli huomini , & heroi di cala Ottomanna . Et ag
giungono, come con gl' A inbaſciadori Raugei non vfano quei
miniftri , e camerieri , come à gl'altri Ambaſciadori , di foften-
tare loro le braccia , fotto fpecie d'honore , vietando che non fa
ceffero violenza alcuna al loro gran Signore : & infieme ricer-
cando fe haueffero arme alcuna offenfiua , fopra di loro aſcola .
Ma confidando nella bontà loro , gli laſciano entrare alla libe-
rà . 1 Efe il gran Turco fidegna tal'hora , di dare à baſciare la
mano, egli non la dà fe non coperta dalla vefte propria . E quan
do occorra trattare coſa alcuna, con detti Ambafciadori, la trat
ta , per mezzo d'alcuno de fuoi baroni , ò verò Bafcià . Parto-
no detti Ambafciadori , che portano il tributo, ordinariamente
del mefe d'Aprile , dopo la Pafqua , e fogliono ritornare del
Mefe di Nouembre , onde fitrattengono in Conftantipoli mol
timefi . L'anno 1587. alli 19. di Nouembre, fi ritrouo l'Auto
re à vedere dopò il Vefpro fare l'entrata nella Città à i due Am-
bafcia.
182 DELL'ISTOR DI RAVGIA
IA
bafciadori che ritornauano di Conftantinopoli . Precedcua vn
Gianizzero fopra d'vn bel cauallo turco, feguitauano i due Am
bafciadori à coppia fu due caualli con couertine di drappi tur-
chefchi: e dopo loro molti ferui tutti à cauallo, veftiti alcuni di
paonazzo , & alcuni di roffo, con 4. òvero cinque banderuoles
fopra certe lunghe hafte : con molto popolo dietro . Furono
condotti in Senato, doue riferirono in publica audienzia, quan
to loro occorreua da dire in commune , riſerbando l'altre cofe
al configlio minore . Icariaggi , e l'altra gente minuta, con al-
cuni fchiauida loro, fecondo il folito,liberati, furono condotti
in certo luogo fuori della Città , accioche quiui faceffeto la qua
rantana, per la fufpizione , che ci era di pefte . Quel gianizzero
è dato loro di mano in mano da i Gouernatori, e Sangiacchi.del
le Prouincie,tanto all'andare, quanto al tornare,per guida,guar
dia , e ficurezza , nel lungo viaggio di 25.0 30. giornate , che
fanno per terra turchefca , fino in Conftantinopoli . Viaggio
più breue affai , che non farebbe à ire per mare, doue fi colteg-
gia la Macedonia , l'Albania , e la Grecia tutta , e ſi nauiga tut¬
to l'Arcipelago, camino più lungo , e più pericolofo ...
1 Aggiugneremo finalmente alle coſe predette, come la na
zione Raugea , così come prattica , e negocia per mezzo delle
fue tante naui , e mercature , quafi per tutte le parti habitabili
della terra : cosìanco lafcia per tutto apertifsimi fegni, della fua
molta liberalità , e chriftiana pietà . Eperaddurne, & allegar.
ne qualcheduno di molti effempli, in Pifa nella Chieſa di San-
ta Caterina Vergine , e martire , luogo de i frati Predicatori , le
fepolture della Compagnia del fantifsimo Rofario, furono fat
te fare dalla pietà d'vn Mercante Raugeo , come fi può cono
fcere dalla feguente infcrizzione latina , che in effe fi legge di
quefto tenore cioè . D. O. M.

Egregius vir Ioannes Antonius , Martinius, Iacueuich , Ra-


gufinus, duas hasfuneras domos fibi viuens , &pofteris omnibus,
ac pietatis ergo fratribus , fororibusq; Rofarianæ focietatis po
fuit . Anno Domini M. D. LXXVI.
2 la San Marco di Firenze, Chuela medefimamente de i fra
ti Predicatori , nel corfo della porta principales fopra d'vna no-
bile , elunga lapide di marmo , fi legge il feguente epitaffio
latino .
Suba
LIBRO TERZO 183

Subfifte quafo viator , Ragufinus ille Georgius Gozzius , mer-


cator clariffimus , vita integerrima, generis alti, cenfus berri-
mi , Terrenum terra , diuinum Deo restituens, nepotis Stephani
Cura fubhoc marmoré offa reliquit
3 Nel facro luogo dell'Eremo di Camaldoli , nella Toſca-
na, fi veggono parimente fegni della molta liberalità , e pietà
Raugea . Imperoche, intorno all'Anno di noftra falute 1575.
Effendo ito a vifitare detto fanto luogo , il fignor Vincenzio
Allegretti Raugeo , Capitano di naue : & effendogli ftato mo-
ftro il luogo, in cui il padre San Romualdo hebbe quella bella
vifione della Scala, e parendogli che fuffe ( anzi cheno ) mala-
mente tenuto , mife mano alla borfa , e donò per limofina du-
gento piaftre. Con le quali fi edificò la diuota Cappella , che
oggi vi li vede . Onde terranno quei padri Romiti , perpetua
memoria dell'amoreuolezze Raugee .

Ilfine dellaſtoria , di Raugia .

ORATIONE PER LA CITTA .

Antiphona .
Ciuitatem iftam protege domine , & Angeli tui cuftodiant mu-
ros eius .
Verf. Efto ei domine turrisfortitudinis .
Refp. A facie inimici .
verf. Domine exaudi orationem meam
Refp. Et clamor meus ad te veniat .

Oremus .

mnipotens fempiterne Deus , ædificator , & cuftos Ierufa,


O
lem Ciuitatisfuperna ; custodi per interceffionem , & me-
rita Beatiffima MARIAS femper Virginis Beati Blafij
martyris tui , & omnium San&torum , Ciuitatem iftam :
protege illam cum habitatoribus fuis ; vtfit in ea femper do-
micilium incolumitatis , & pacis . Per Christum Dominum
noftrum . Amen .
184

REGISTRO

ABCDEFGHIKLMNOPQRSTV

XYZ , Aa Bb .

Tutti fono fogli interi , eccetto che è mezzo

foglio , G, e Qfono dui mezzi fogli, per vno

& B b è vn foglio , e mezzo .

IN LVC CA;

Appreſſo Vincentio Busdraghi . 1595.


Con licentia de i Signori Superiori.
AL MOLTO ILLVSTRE

E R. SIG. ARCHIDIACONO
RAVGIA
DI RAV GIA ,

IL SIG. MAVRIZIO BVCCHIA,

Sig.miofempre offeruandißimo .

VANTA aidì paffati io ſentì tri


ftezza , e quanto fù il difpiaceres
che ioprefi della morte del molto
Reueredo Sig. Marco di Ragnina,
buona memoria , voltro gentil'huo
mo, e degno Archidiacono, di co
tefta honoratifsima Chiefafche nel
vero,perdendo lui , ha perduto la
Città vollra , vn prelato di molta
bontà , e di molto zelo ) tanta poi
ſentij contentezza , e tanto , anzi più fù il piacere , che io prefi,
della meriteuole affunzione di V. S. molto Reuerenda dal Pri-
meceriato , al predetto Archidiaconato : confiderando cotale
degnità, in fuggetto , non men degno di quello , in cui prima,
fi ritrouaua, effere iftata collocata. Imperoche ſe bene amendue
gentil'huomini , e pari nella nobiltà, come anche nel zelo
nella bontà della vita : V. S. non dimeno , in quefto , pare che
ecceda , peroche doue la buona memoria del Ragnina, folamen
te era Dottor di leggi Ciuili , & humane ; Voi fiete Dottore , e
Maeftro , come diceuano gl'antichi , di diuinità , cioè della fa-
cra Teologia, e delle leggi celefti , e diuine . Doni per tanto no
ftro Signor❜Iddio à V. Sig. molto Reuerenda grazia di lungo
tempo, portare con laude fua , e con vtilità di cotefta Chiefa,
cotale carico d'honore. E qui faccio fine , pregandola , che fi
Bb degni
degni di aggradire quefta bella , e dotta defcrizzione di Catta-
ro , da me aggiunta , alla ſtoria voftra di Raugia , in grazia del-
quattro famiglie di nobili , venuti da quella cioè
I Di Benefcia .
2 Di Bucchia .
3 Di ceruia , e
4. Di Pozza .
Dellequali ,la di V, S. Bucchia ci perfeuera fino al dì d'og-
honoratifsima , nel moderno molto Illuftre , e Reuerendif-
fimo Velcouo di quella , Monfignore Ieronimo Buchia , gen-
tilifsimo se compitifsimo prelato comebene vna quarefima
che predicai nella fua Cattedrale connobbi . Stia fana , e ſi ri-
cordi di dare quando che fia , alla ftampa , quelle fue honorate
compofizioni , che già mi moftro , accioche ne poffano godere
ancora gl'amici fuoi Saluto il molto Reuerendo Sig. France-
fco Giamagna con gl'altri noftri amoreuoli.
Di Firenze alli 18. di Marzo M. D. XCV.

Di V. S. molto Reuerenda

Aff.per feruirla

F. Serafino Razzi .

DE
DESCRIPTIO

ASCRIVIENSIS VRBIS,

Per D. Ioannem Bonam de Boliris, nobilem

Catharenfem , ad Heliam Zagurium ,


conciuem fuum .

SCRAEI quæ facra fenis , quæ flumina ,


i quæque
Vermanos colitis faltus , vallesq; reductas,
Illyrides Mufe, liceat mihi munere veftro
Defcripfiffe fitum patria , circumque , fu-
praque
Aerios montes,finuofaque littora , portus
Rizonici , vadaq; ipſaſimul , que tramite
longo
Aemulafluminibus , mox excipit Adria vastus .
Fas mihi vos duxiffe Deaperfaxa , per ipfos
Anfractus , rupesq; cauas , perq; borrida tefqua
Lefteni montis, niuibusq; cacumina cana ,
Inuia quæ audaci cupio tentare iuuenta .
Sednec te adpartem nostri accefsiffelaboris,
Secretum autpigeat Zaguri oftendere callem
Quo tuto nobis tentari hæcfemita poffit.
Nam teper not asq; vias , notasque perartés
Ipfe pater ducit Cyllenius , & tibi Muſe
Applaudunt , facraq; intexunt tempora lauro .
EST infeceffu longofinus , Adria quafe
Vertit ad Eoosfluctus , ac littora radit
Illyridos , longe ante alios , pulcherrimus omnes,
Rizonicum appellant : hic primo in limine , & ipfis
Faucibus ad lauam attolluntſe protinus vrbis
Mania , quæ quondamfatis Xarzegus iniquis
Condidit , atq; nouum dixit cognomine castrum .
Prho quantas , vrbs illa , acies , quæ prælia vidit ?
Bb 2 Quss
Quas olim Illyrij bic Turcis , quas turcaviciffim
Illyrijsftrages dedit , Hifpaneq; coborti ?
vel cum Xerzegum propriis Mahumetus ab oris
Expalit , hinc longo , vel cum poft tempore turcam
Clauigeri armapatris , Cafar , venetiq; fugarunt .
Aut mox Hifpanas dum Barbaruffa phalanges
Eijcit , atq; vrbivexilla Othomanna reponit .
Hinc longohaud traktu , recto tamen ordine t opaci
Affurgunt montes , arrident paſcua lata ,
Pafcua turcaici que vomerſcindit aratri,
Tequepetunt latis præpinguis Meſia , campis ,
Donec in obliquum moxfe , vallemque reducunt .
Qua nimiumfæuis Boreas circumftrepit armis :
Hicflumen Rizon , fluuij quoq; nomine dicta
Huncarx ,fed magna quæ vrbis veftigiaferuati
Vndefinumnoftri quondam dixere priores
Theuca olim fedes , poftquam fata impia tandem
Agronem rapuerefuum , fortunaq; ceffit .
Ast tractu maris in medio mox vnus , & alter
Erigiturfcopulus , virgo hunc , & mater : at illum
Vectus equo valida tutatur belliger hasta .
Acveluti Aonij nuper per cerula olores
Maandrifeuforte vadis , feuforte Caystri
Se attollunt , fummaq ; apparent eminus vnda
Hosrecte contra Peraftes nauticafurgit
Quæfibi radices montis , montanaq; faxa
Delegit, pofuitq;fuas in littorefedes .
Huic mox ad boream Rizonfpectatur , ad eurum
Exeffi montes , donec iungantur amenis
Dulcidia campis, Bonninaq; iugera tangant .
Hic tractus lauilateris,funt hæc loca portus ,
Mons dextra Luftiza fedens lapidofus , & afper
Vergit ad Auroram ductus longo ordinefratrum
Qui mox continui procero vertice furgunt
Vfq; ad celfa iugis vmbrofa cacumina ; quæ quod
Fulmine iam toties arfere ceraunia dicunt .
Sed tamen hunc vallis curuata interfecat , atq;
Planities Augufta loci , campiq; patenies »
Quis
Quis elataprocul refpondet zuppa rebellis
Eoum adfolem , namq; auftri exparte xeſedit
Vermanus, medioq; finuſe maximus offert ,
Lauricomus mons V'ermanus , qui tramite redo
Adlauilateris montes procurrit ,& ar& tum
Vix aditum nautis , pontoq; relinquit aperto
Continuo ad zefiros contra eft luftizafupinus
Scilicet & medijsfe fe erigit aquoris vndis
Sadeslignipedum longe acceptiffimapatrum .
Quam iuxtaplacido diuesfalit infulaponto
Hic vbiturma equitum vigilat cuftodiapernox,
Et late aduerfo campos tutatur ab hofte .
At quapartecauus mous hic vada carulaftringit ,
Hincrecta ad auftros ductus lapidofa recludit
Tefquafui , geminæhic Chriſtiſtant ordine matri
Aediculatamen exiguæ , quarum alterapandit
Mox aliumportus tra& um , qui vergit ad ortum
Vermaniq; finum Peraften qui afpicit , & quæ
Proxima Peraftafunt iugera quiq; recludit
Rurafuburbana Afcrinij, dum protinus inde
Afcriuium verfus finuofa volumina tendit .
. vbiq;
Planities hic lata maris , lata æquora
Continui montes , hincatq; hinc , littoracurua,
Littora que obiiciuntficfe ne cernere poffis 3
Totam extemplo vrbem, prima Arx in vertice montis
Se fe offert ,prima, & venientesprofpicit , atq;
Dat latefignum venientum protinus.Vrbi .
Parua mora est ,fed cum tota Vrbisquoq¿cernitur,& cum
Nulla obexrestat , quin maniafcilicet vrbis
Tota videre queas , turresque , ac tecta domorum .
Hinc quotercentumq; rates, numerofaq;gentis
Agmina Turcaica quondam furor impinsegit
Noftra in damna , nouipoft diruta menia Caftri
Namq; vltra , nec ferre pedem , necfcindere remis
Aequorapoffe datum , quid Barbaruſſa maniplos
Quiduèrates in bella paras , fruftra impete tanto
Tot firingis acies , tot pandis carbaſa ventis ?
Nonpugnam Afcrinium , Solimananec armaveretur ,
Bb 3 Quin
Quin vltro ad bellum te prouocat, en volat igne
Sulfureo contortapila, & petit eminus ipfum
Teque , tuamq; ratem , longetimor omnis ab eſto
1
Si conferre manum , pugnæq; infiftere mens eft .
Ergobucprouetto laua est Theloneus, & max .
Helias ignifero raptusſuper ethera curru ,
Porrecta qui in rupefedens , ponto iminet ardo.
At quonam luftizatuas, quo carmine dicam ,
Siluasque ,faltusq; & pinguiagramina , campos ?
Quouètuas Vermane modo , quoue orpine laudes
Autdabitur, totpratafimul , tot pascua , totque
Concinuiffe mihifontes & flumina , &vndas ?
Hicgrati Baccocolles , bic florida ruras ondes
Fertilis hicfrugum Ceréri gratiſſima tellus
Arbor & omnigera , hic longum depaſcitur agmen r
Quadrupedum genus omne , hic pifces cerula complent ,
Totpagi , villaq; habitant , pars littota circum
Radices montis circum pars altera , pars&
Summa tenet , petit hæc filuas immenfaq; luftra .
Sed iam meportus « Turres, & menia , & prbis,
Telta vocant , vocat ipfefuo mons vertice celfus
Leftenus , rupesq; cauæ præruptaque tesqua
Pestigradi montis , qui proximus affidet vrbi
Quare, agite, d mihi grata cobors , mea numina Muſæ
Vos meperiuga celfa , & inhoſpita montis euntem
Saxa , Dea, regite , ac tutum mihi pandite callem ,
7 Quopoffim abruptos iamiam confcendere montes .
Acprimum , Montis iacet in radicibus imis
Vrbs conclufa Mari , mons eftfine nomine , at ipfa ས
Afcriuium dicta est. Arx celfa in vertice montis,
Affurgit, montemq; fuumfua menia cingant, veginu
Area latapatens ante Vrbem monti opaci
Obiectucuruo portum efficit hic furor omnis,
Ventorumq; filent flatus , placida aquora nullam
Admittunt rabiem , tutaq; in fede quiefcunt.
Rurafuburbana hinc , atq; hinc . Hac Tirfiger Euam
Hac Pomona tamen fibi vendicat , ordine longo.
Moxgemini montes procero vertice lambunt
Sy-
Sydera, Leftenus lauum , latus occupat or biss
Pestigradus dextrum , non illis altior offa
Aut Rhodope , aut cèlfi iuga verticis Appennini
Lefteni in medio antrum ingens , vastaq, cauerne , ser
Vndiquepræruptus pertex ,fublime cacumen cxe ,
Occupat , vndefedenspartesfpeculatur in omnes , parte I
Scilicet , hinc Corciràm , illincq; Cerauniafaxa , rubriɔ
Indelacum scodra, late exundantibus vndis . iw
Pestigradus longe inferior dorfo infidet ingens
Saxea cui molestiam iam & cafura videtur. C
Diſiecta hos circum rupes , deſertaq; tefqua 2
Statque & acutafilexpræcifis vndiqueſaxis , motorgy
Horriditas tamen hacbaud afpernanda videtur , artabo sil
Quippe vrbem claudit , fie vt non vllus abhoſte menys
Incurfus timeatur, nec belli impetus alius… Quartap
Vermanus contra , pater affidet vmbrifer, & quo akt
Peltigrado inferior ,feù ſummi culmine montis
Lephteni , hoc longefrondofior , & mage multo
Fertilior , lateq;fuisfefrondibus ornans .
Lignipedes bic tecta patres in margineripa
Atque adem statuunt , vbi diue̟ Virginis aran setekb´)
Erigitur , celfusq; tholus , venerandoque templi
Maieftas nouum opus , pario de marmorefurgit
Hic dulces voluens latices , & arundine , & aluo
Frondenti caput incinctus fons Pucius exit ,
Vndehauftum è totafemper concurritur vrbe,
Ac mixtim tenera certant haurire puelle
Frugilega haud aliterformica olim agmine longo.
Difcurrunt dumforte hiemi noua grana recondunt , T
Ha veniunt , redeunt ille , & fubpondèregaudent
Seraphici hinc catus diui pia tuba Minores abaca qiz
Diruta tecta parant ipfisfub menibus vrbis i
Erigere , atq;fuas iterato hic ponerefedes
Heu quaparteferox nobis belli impetus olim
Nonfauit, belliq; furor , dextra , atquefiniftra
Templa iacent prostata Deum , plantaribus horti
Excifi , domusante vrbem non vlla relicta est .
Forma triquetra vrbisfulco concluditur arƐbo ,
Qua
Qua boream fpellat , fulcum amnisfcordus innundat¸
Hic vbi vel pelles Sycionis vincit aluta,
Totpariter turres , totpropugnacula belli
Tutafedent , molisque nouæ noua maniafurgunt ■.
Aft qurum verfus Gurdus perlabitur Amnis.
Lefteno qui è monte vagus procurrit in aquor,
Gurdus amor Nimpharum , Doridos vltima cura
Nereidum quofape chorus leuis , vdaque crines
Cymodoce ,viridisque cupit Galatea lauari.
Mania celfa vrbis , Turres celfæ vndiq; claudunt
Porta ingens aperit portum , ripamq; recludit, ‹
Aquoream ,ftrata bac fpatiofo limiteferpit
Hic centum quandoq; rates , longo ordine cernas s
Havarias merces , longinquo ex orbe reportant,
Ha dulces Bacchilatices , ha denique aceruos s
Triticeos , Mileumq; ferunt, atq; hordea nobis .
Hic etiam Ciues prætoria ad alta frequentes
Concurrunt , vbi lance pari , Pratorq;, patresque
Ius dicunt (irabic regnant rabiesq; dolorque )
Atqueftrepunt multofubfelliacelfa tumultu
Caufidicum dumforte hic clamat,& illereclamat
Hinc vrbem ingreffo mox area panditur ingens
Cuftodes aditum feruant , infronte renidentats
Aurea Prætoris palatia , curia dexteramet
Degrauat , aft lauam Quaftoris regia partem.
Hic & militibusprafetti manibus vrbis
Statfubnixa domus ,furgunt ambita vetustis
Atriaporticibus, strepit hic qui rebus agundis
Temporaprafcribens , noctis quoque diuidit horas
Inclamatque procul , procul atque auditur , at ipfe
Seipfum audire nequit , nec quicquamfentit, vbife
Conficiat toties repetito vulneris ictu
Nonvicos memorare vacat , nonfirata viarum
Nec quibus illa modisfparfas per compita metas
Expediant, variaq; refertas merce tabernas .
Sat mibifit ,fi tecta patrum , fi templa Deorum
Completar Quis namq; breui quaat omnia verfie
Dicere? Perge igitur , prima est Alfeia proles.
Qbii
Obiiciat quæ templa tibi fa tenderepergis , dan mar 2
Ad diui patrij plateam , Patareius heros
Sidusgrande maris propriorfibi vendicat arama
Huncprope virgofedet, fparfis post terga capillis
Diftratasq; manus tikka diftratasq; papillas
Ostentat , templiq; fuipenetrale recludit .
Protinus hincfora lata patent, tecta ardua circum
Vndiq; confpicias , primoq; occurrit ibi ingens
Maiestas templipbrigiofacrata Tryphoni .
Porticus erigitur dexterafuffulta columnis
Marmoreis vbifæpefenesfpatiantur anbeli :
Conueniuntq; patres , tumq; hic (feupublica tractant
Siuefedent celfa adfubfellia , iuraq; reddunt.
Vnanimespopulis , quod adhuc vestigia prifca
Libertatis habet , nam nulli addi &ta tyranno
Vrbsfuit hæc :durum non vnquam pertulit olim
Seruitium , nunc compofitis lato ordine rebus
Spontefua , non vi , non bello vita , nec armis ,
Sub curam aligerifouet otia grata Leonis
Ende bic in medio plateeftat celfa calumna .
Qua Veneti vexilla Ducis , magniq; Senatus
Erigimus , letiq; illis applaudimus omnes .
Afpicis hic longas iuuenum , lætasq; cateruas
Multorumq; hominum catum . Hic commertia iungit
Mercibus alternis , folido hic extrudere nummo
Venales quærit merces , labor omnibus idem
Resproprias efferre tamen, velplenius aquo . 3
Alt Templifacies , cuiusfaftigiagraio
More extruita nitent , dextrafimul , atq; finistra
Quadratas præfertturres, quæ vertice tandem
Piramides imitantur , quo alti culmina cali
Contingunt refonantq; fimul , dicuntq; viciffim
Concentugratolaudes , tibi , maxime Rector,
Aetheris , atque vocant , ad Chrifti mistica , plebem .
Quatuor bic gradibus fpatiofo , & in orbe redactis
Veftibulum ingrediturprimo , mox limina templi ,
Limina quepario fplendent pellucidafaxo.
Templa Augustapatent , donis opulentafuperbis
Calatadiuum effigies , calataq; in auro
Saxa
Saxa nitent , bicolorq; lapis , quem prifca vetuftas bo
Strauit humi . Labor eft, piltas memorarefiguras b´a,
Aut ebur , autflauis Nomadum diftinéta metallis mosdie
Culmina , Velfragilifaſtigia perlita vitrongriesgo y de 4
Hic , & marmoreum ſuggeſtum cernereupoffîs;; and w¥ÉT
Nititur hocgeminisfcalis , geminisq; columnisto
Infidet . At medium folidus lapis ambit in orbem,
Quo mox infurgunt terna bine atq; inde colummepth: V
Qua gestant apicem tereti , hie è marmore vergic ing
Piramidum in formam , cui rostro armata refeditomato &
Alituum Regina, alisq; applaudit apertis , yet so s
Organa tam calamis compacta ex are canoris chips >
Eximiam in molem paſſim radiantia cernasfoto'
Argento , atq; auro , pendent laquearibus aureis
Lampades igniferi , penetralia celfa Tryphonis
Offa tenent , cineresq;facros, quos aurea vestit A S
Lamina , argenti præciofa thoreumata.
Inplatea duplex biuium :ſed que via Gurdum
Rectà petit , primo hæc maculofa nebride cinctum a dis
Et duro totiesplangentem pectorafaxoy others who sha
Oftentat diuum . Mox templa ardua Marci,
Quefubito contra ( nam diuidit areaparua way,
Pranius ille Dei, quo nullumfecla tulere dai
Maiorem , veteris defenfat culmina templi Arywares ......
Longa via eft Vrbis cum fe fe in portibus effert d
Duplex ara tibi , Christi huic mater, at illi les
Aftat cuirapuit cœlo denota volenti
Lumina virginitas , lapidum mole obrutas ipfum stab
Delegit montem, fupra hincfifufpicis altum das nov16)
Vertis iter primusq; tibifua limina Paulus stay
Auguftamq; edem pandit : tum maximus ille na
Obiicitur Benedictus & Crux huic proximafedemspolnoJ
Vendicat , atque nout referat facrariacętus .
Hic vbi & Andreas extrema inparte recondit
Non ingenstemplum , at plenis altaria denis .
Cuipro priore tholo , fed nonfubducta tuetur
Templafenex , ipfoque viaſe limite claudiņi
Hic & Magdalide nomine Magdalena .
Tum virgo flat cin& a rotis ; irasq; minaces
Neglia
Negligit Aft arcem qua te bine via ducit ad ipfam
Erigitur medio tractu , medioq; recumbit
Templum in montefacrum , quod diua puerpera Cæli
Incolit , hæc eadem partes tutatur & Vrbis
Scorde àpartefitas , platea hic angusta ,fed omni
Merce referta tamen , quam viltu rustica nostro
Suppeditatplebes ,foraq; inde boaria dicunt .
Pontificishinc te&ta fenis noua condit ab imo
Calua cobors , cuipulla toga eft , tunicęq; niuales .
At cetuftipatafuo , stipata puellis
Clarafedet , prolisq; tuæ Zebedeia coniux
Profpectatphanum proprij de limine templi.
Prouehor in medium latus Vrbis , hic ilicet acri
Vectus equo occurrit , qui palia diuidit orco .
Et medicus Lucas Paulifectator, & ipfe
tum pedibus quifubiicit hoftem .
Aligereie&
Quem propè nuda pedes , & fune incinta retorto
Turbapuellarum , quam nullus coniugis olim-
Flaxit amorfacrafamulatur Virginis ara.
Mox amor etherei regis , quem penna columbæ
Circundat , radiis ,fulgentiq; igne corufcum
Celfa tenet delubra, & plenis ignibus aram .
Ac demum exutus pelle, & quem gallica vestit
Penula , ne dire latitentfaua vlcera peftis .
Hac Vrbisfedest Situs hic : hæc deniq; forma est ,
Afcrei quondam quamfundauere coloni .
Namqueferunt (longisfama eft obfcurior annis )
Afcreos olim , poftquam fata impia vatem
Afcreum rapuerefuum , tum protinus omnes
Deferuiffe domos , atq; execraffe penates .
Hic ergo ( incertum capti dulcedine terræ
Anpotiusfeffi longarum ambage viarum )
Conftituunt certam celfis in montibus vrbem .
Qua tamen vt longumfibi nomina chara referret
Afcrinium Afcrai vatis de nomine dicta eft .
At quoniam ingenuos mores purosq; referuat
Pofteritas , gentisq;fuæ primordia monftrat ,
Nunc ideo Catharum grati dixere minores .
F. S. R. Refcr. Finis. 1589. Afcriuij 6. Aprilis.
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