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Francis Tassaux
est professeur émérite d’archéologie
et d’histoire romaine
à l’université Bordeaux Montaigne
Illustration de couverture :
Les îles Palagruža – Insulae Diomedae – au cœur de
l’Adriatique (https://mysteriouscroatia.wordpress.
com/2012/10/31/diomedes-route-rota-palagruzona/)
Amphitrite et Neptune : vignette de la carte
d’Abraham Ortelio, Italiae novissima descriptio
auctore Jacobo Castaldo Pedemontano, Anvers, 1570
(Rossit C., O. Selva et D. Umek, Imago Adriae, Trieste,
2006, p. 85)
Ausonius Éditions
— Scripta Antiqua 79 —
— Bordeaux 2015 —
Notice catalographique :
Marion, Y. et F. Tassaux, éd. (2015) : AdriAtlas et l’histoire de l’espace adriatique du vie s. a.C. au viiie s. p.C.,
Actes du colloque international de Rome (4-6 novembre 2013), Ausonius Scripta Antiqua 79, Bordeaux.
Mots clés :
Atlas informatisé, historiographie, ethnie, peuplement, colonisation, migration, dynamique territoriale,
romanisation, habitat, commerce, céramique, amphore, navigation, port, ville, vicus, agglomération
secondaire, villa, ferme.
AUSONIUS
Maison de l’Archéologie
F - 33607 Pessac cedex
http://ausonius.u-bordeaux-montaigne.fr/EditionsAusonius
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par quelque procédé que ce soit sans le consentement de l’éditeur ou de ses ayants droit, est illicite et constitue une
contrefaçon sanctionnée par les articles 425 et suivants du Code pénal.
© AUSONIUS 2015
ISSN : 1298-1990
ISBN : 978-2-35613-145-4
Hrvoje Gračanin, The history of the eastern Adriatic region from the vth
to the viith centuries AD: historical processes and historiographic problems 67
Ivan Matijašić, Geografia del mondo illirico tra v e iv secolo a.C. 131
Pascale Chevalier, Les villes de l’actuelle Albanie et leur évolution aux ve-viie siècles –
quelques réflexions 227
Anna Mangiatordi et Custode Silvio Fioriello, Per una storia economica e sociale
della Puglia centrale in età romana 337
Maria Cecilia D’Ercole, Les commerces dans l’Italie adriatique (vie-ive s. a.C.) :
notes pour un bilan 403
Unire la storia e la geografia equivale a unire i due elementi essenziali e strettamente legati della
costituzione e dell’evoluzione delle società: spazio e tempo. Direi addirittura che separare la
storia dalla geografia significa spezzare l’unione tra spazio e tempo che è la struttura essenziale
delle nostre società e delle loro vicende, Jacques Le Goff
Introduzione
Nel 1869 George Grote, storico e politico britannico, pubblicava il IX volume della sua mo-
numentale History of Greece, iniziando con una descrizione del regno di Filippo II, padre di
Alessandro Magno, e degli scontri che egli intraprese con le popolazioni barbare a nord-ovest
della Macedonia. Grote affermava che “i termini Illiri, Peoni, Traci etc. non designavano nes-
suna massa nazionale unitaria (united national masses), ma erano applicati a un gran numero
di tribù affini o clan, distinte tra loro, governate separatamente e con i propri nomi e costumi
specifici. Le tribù degli Illiri e dei Peoni occupavano una vasta area territoriale a nord e a
nord-ovest della Macedonia, passando per la moderna Bosnia fino a raggiungere in pratica le
Alpi Giulie e il fiume Sava” 2. La situazione geopolitica che Grote descriveva è in realtà quella
attestata in età romana, o perlomeno nel momento in cui il mondo romano si affaccia con
prepotenza sulla costa orientale dell’Adriatico, agli inizi del iii secolo a.C. Per quanto riguarda
invece i secoli v e iv a.C. la situazione geografica che possiamo delineare è molto più delimi-
tata e dipende quasi esclusivamente dai testi degli autori classici: storici, geografi, oratori. In
questo intervento saranno dunque esaminate le testimonianze e le tradizioni più antiche
sulla collocazione geografica degli Illiri, l’approccio degli storici di v secolo a.C. Erodoto e
1 Ringrazio Francis Tassaux per l’invito a parlare al convegno all’École française de Rome e tutti i
partecipanti per la discussione. Esprimo inoltre un amichevole ringraziamento a Didier Marcotte,
Stefania De Vido e Marjeta Šašel Kos per avermi permesso di migliorare in alcuni punti la versione
scritta del mio lavoro.
2 Grote 1896, 18: “The name Illyrians, Paeonians, Thracians, &c., did not designate any united national
masses, but were applied to a great number of kindred tribes or clans, each distinct, separately
governed, and having its particular name and customs. The Illyrian and Paeonian tribes occupied a
wide space of territory to the north and north-west of Macedonia, over the modern Bosnia nearly to
the Julian Alps and the river Save”. Marjeta Šašel Kos, nel leggere questa citazione, ha notato che la
menzione di “Paeonian tribes” potrebbe essere una svista di Grote per “Pannonians”, siccome i Peoni
sono una popolazione di scarsa rilevanza nelle fonti, mentre con il termine Pannoni si intendono le
popolazioni barbare che geograficamente entrarono a far parte, assieme all’etnonimo generico di Illiri,
della provincia romana dell’Illyricum.
3 Offro qui una sintesi di quanto ho già pubblicato in un articolo dedicato alla prospettiva greca sul
territorio illirico nel v secolo a.C.: vd. Matijašić 2011.
4 Vd. Whitehead 1994.
5 Jacoby 1923. Si tratta nello specifico dei frammenti 86, 97, 98 (cf. FGrHist 115 F 182), 99, 100, 172.
6 Vd. Hansen 1997. Un recente volume di sintesi sulla polis antica in Hansen 2006.
7 Si veda però quanto è conservato nel Periplus dello Pseudo-Scilace: Ps.-Scyl. 22-27, infra.
8 È poco probabile che Stefano avesse a disposizione il testo integrale di Ecateo: forse utilizzava repertori
e lessici (perduti) in cui erano tramandate citazioni di Ecateo.
Geografia del mondo illirico tra v e iv secolo a.C. 133
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Sia Mela che Plinio si rifanno a una tradizione geografica greca (Apollodoro di Atene,
Eratostene di Cirene e Posidonio di Apamea) mediata da quella in lingua latina (in parti-
colare Varrone e la Corografia di Agrippa) 9. La conformità delle testimonianze sugli Illiri in
Ecateo da un lato, Pomponio Mela e Plinio dall’altro, potrebbe portare a considerare i due au-
tori latini quali ricettori di una tradizione antica, risalente all’ambito ionico di vi e v sec. a.C.,
sulla geografia e sull’etnografia del basso Adriatico.
9 Per le fonti di Mela vd. Parroni 1984, 43-44; Silbermann 1988, xxx-xxxii; per Plinio vd. Zehnacker 1998,
11-13. Sull’opera geografica di Agrippa, cf. Arnaud 2007-2008, 80-81 che mette in dubbio il nome stesso
di Corografia.
134 Ivan Matijašić
avvio alla guerra del Peloponneso. Nel 436/435 a.C. ad Epidamno, colonia di Corcira, a sua
volta colonia di Corinto, scoppiò un con��itto interno tra il demos e la fazione aristocratica.
Questi ultimi furono espulsi, ma trovarono subito un’alleanza con le popolazioni illiriche, in
particolare con i Taulanti, che abitavano nella zona circostante alla polis 11. Simile è la descri-
zione degli eventi che dà Diodoro nel libro XII della Biblioteca storica 12. Da questa ricostru-
zione dei fatti si può dedurre che una parte degli Epidamni fosse in buoni rapporti con gli
Illiri: né Tucidide né Diodoro parlano di misthos e dunque non si tratta di soldati mercenari,
ma di popolazioni stanziate stabilmente nella regione circostante Epidamno che probabil-
mente intrattenevano rapporti di xenia con i Greci di questa colonia corcirese.
Un’altra occasione rilevante in cui Tucidide menziona gli Illiri è nel contesto degli eventi
bellici legati alla Grecia del nord nel 424/423 a.C. Il discorso che Brasida, sovrano di Sparta,
tenne prima di una battaglia contro Lincesti e Illiri è particolarmente illuminante per la
percezione greca nei confronti dei barbari. Brasida si rivolge alle truppe schierate con le
seguenti parole: “Le vostre qualità in battaglia non sono in alcun modo legate alla presenza
di alleati, ma alla vostra virtù personale; non abbiate dunque paura della massa dei nemici
perché essi, a differenza vostra che venite da forme di governo dove i molti comandano su
pochi, vivono in regimi in cui i pochi governano su molti e questi pochi acquisiscono il loro
potere in nessun altro modo se non con la forza delle armi” 13. E poco dopo nello stesso di-
scorso di Brasida, Tucidide afferma che i barbari sono molti alla vista e temibili all’udito per
le alte grida che lanciano prima della battaglia (οὗτοι δὲ τὴν μέ�ησιν μὲν ἔχουσι τοῖς ἀπείροις
φοβεράν· καὶ γὰρ πλήθει ὄψεως δεινοὶ καὶ βοῆς μεγέθει ἀφόρητοι) 14. Il passo va messo in relazio-
ne con alcuni versi degli Uccelli di Aristofane, opera rappresentata ad Atene nel 414 a.C. Sul
10 Per questa sezione mi sia permesso di rimandare nuovamente a un mio lavoro: Matijašić 2011, 299-309.
11 Vd. Thc. 1.24-26.
12 Diod. 12.30.2-3.
13 Thc. 4.126.2: ἀγαθοῖς γὰρ εἶναι ὑμῖν προσήκει τὰ πολέμια οὐ διὰ ξυμμάχων παρουσίαν ἑκάστοτε, ἀ�ὰ δι᾽
οἰκείαν ἀρετήν, καὶ μηδὲν πλῆθος πεφοβῆσθαι ἑτέρων, οἵ γε μηδὲ ἀπὸ πολιτειῶν τοιούτων ἥκετε, ἐν αἷς οὐ
πο�οὶ ὀλίγων ἄρχουσιν, ἀ�ὰ πλεόνων μᾶ�ον ἐλάσσους, οὐκ ἄ�ῳ τινὶ κτησάμενοι τὴν δυναστείαν ἢ τῷ
μαχόμενοι κρατεῖν. Per i problemi testuali e interpretativi relativi a questo passo si veda Matijašić 2011,
308 con la bibliografia precedente; in particolare va ricordato Gomme 1956, 136 e 614-615. Il passo è
discusso anche in Mari 2011, 549-550.
14 Thc. 4.126.5.
Geografia del mondo illirico tra v e iv secolo a.C. 135
finire della commedia Prometeo parla al protagonista Peisetairos lamentandosi del fatto che
gli uomini non offrono più sacrifici agli dei e dunque “gli dei barbari, affamati e urlanti come
Illiri, minacciano di scendere in guerra contro Zeus” 15. È una visione piuttosto forte quella
dei barbari affamati e urlanti. Si tratta dunque di una rappresentazione degli Illiri nella so-
cietà ateniese della fine del v secolo a.C. che trova riscontro sia in un testo storiografico sia
in una commedia.
15 Ar., Av., 1520-22: οἱ δὲ βάρβαροι θεοὶ / πεινῶντες ὥσπερ Ἰ�υριοὶ κεκριγότες / ἐπιστρατεύσειν φάσ᾽ ἄνωθεν
τῷ Διί.
16 Vd. Stroheker 1958, 111-129; Sander 1987, 111-123. Molti studi sulla politica adriatica dei tiranni di Sicilia
sono stati prodotti dalla storiografia italiana negli ultimi decenni a partire da Braccesi 1977, 185-246
con il ripensamento proposto in Braccesi 2001; si vedano inoltre i saggi contenuti in Bonacasa et al.
2001; per una sintesi vd. Raviola 2010.
17 Vd. Mommsen 1859, 125; per l’opinione di Wilamowitz: Schäfer 1930, 350-351 (citato da Oldfather
nell’edizione Loeb di Diodoro, apud Diod. 1.98.6); l’opinione che Diodoro fosse un compilatore ed
epitomatore di opere precedenti è consacrata nel classico articolo di Schwartz 1903; si veda anche
Chamoux 1993, xxi-xxii.
18 Laqueur 1936.
19 Sanders 1987, opinione già proposta dallo stesso Sanders in un articolo del 1981.
20 Vd. ancora Sanders 1987, 111-123; Alfieri Tonini 2002 si è espressa per una dipendenza di Diodoro – per
la narrazione dei fatti legati alla politica adriatica di Dionisio – da Teopompo.
136 Ivan Matijašić
21 Nicolai 2014, 1.
22 Diod. 15.13.1: ἅμα δὲ τούτοις πραττομένοις, κατὰ τὴν Σικελίαν Διονύσιος ὁ τῶν Συρακοσίων τύραννος ἔγνω
κατὰ τὸν Ἀδρίαν πόλεις οἰκίζειν. τοῦτο δὲ ἔπραττε διανοούμενος τὸν Ἰόνιον καλούμενον πόρον ἰδιοποιεῖσθαι
ἵνα τὸν ἐπὶ τὴν Ἤπειρον πλοῦν ἀσφαλῆ κατασκευάσῃ (…).
23 Vd. ancora Diod. 15.13.1. Hammond 1967, 278 e Braccesi 1977, 190-191 ritengono che il riferimento a
Delfi sia un errore per Dodona. Per A��ieri Tonini 2002, 215 la menzione di Delfi ben si connette con la
dipendenza di Diodoro dalle Storie filippiche di Teopompo.
24 Diod. 15.13.2: διὸ καὶ πρὸς Ἰ�υριοὺς ἐποιήσατο (scil. Dionisio) συμμαχίαν δι’ Ἀλκέτου τοῦ Μολοττοῦ, ὃς
ἐτύγχανε φυγὰς ὢν καὶ διατρίβων ἐν ταῖς Συρακούσαις. τῶν δ� Ἰ�υριῶν ἐχόντων πόλεμον, ἐξαπέστειλεν αὐτοῖς
συμμάχους στρατιώτας δισχιλίους καὶ πανοπλίας Ἑ�ηνικὰς πεντακοσίας. οἱ δ� Ἰ�υριοὶ τὰς μὲν πανοπλίας
ἀνέδωκαν τοῖς ἀρίστοις τῶν στρατιωτῶν, τοὺς δὲ στρατιώτας κατέμιξαν τοῖς ἰδίοις στρατιώταις.
Geografia del mondo illirico tra v e iv secolo a.C. 137
aveva inviato una colonia in Adriatico e aveva fondato una città chiamata Lissos” 25. La notizia
della colonizzazione paria di Pharos è confermata da una lamella bronzea proveniente dal
santuario di Dodona, in Epiro. Il testo, recentemente riedito da Éric Lhôte, attesta la seguente
richiesta di un personaggio evidentemente non di Paros: “È cosa buona e desiderabile per me
andare ad abitare a Paros, assieme ai Parî, nel golfo Ionico?” 26.
Dunque Dionisio, oltre ad assistere i Parî nella fondazione di Pharos, avrebbe fondato,
poco prima del 385/384 a.C., un’altra colonia chiamata Lissos 27. Si tenga presente questa af-
fermazione diodorea.
L’anno successivo, nel 384/3 a.C., i Greci abitanti a Pharos entrarono in con��itto con i bar-
bari insediati sull’isola prima del loro arrivo (Diod. 15.14.1-2). I barbari chiamarono in aiuto gli
Illiri che abitavano ai loro confini, presumibilmente sulla terraferma (μεταπεμπομένων τοὺς
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πέραν κατοικοῦντας Ἰ�υριούς). Questo dato pone qualche dubbio sull’identità etnica dei bar-
bari di Pharos, ma è probabile che fossero anch’essi Illiri e che Diodoro, o meglio la sua fon-
te (Eforo? Teopompo?), li distinguesse dai vicini con l’espressione τοὺς πέραν κατοικοῦντας
Ἰ�υριούς.
Gli Illiri attaccarono i Greci insediati a Pharos con numerose piccole imbarcazioni co-
stringendoli a chiedere aiuto a Dionisio (15.14.2). A questo punto il testo di Diodoro pone
qualche problema su cui è necessario soffermarsi. L’eparchos (“comandante militare”) di
Dionisio, insediato a Lissos, sarebbe intervenuto in aiuto dei Greci di Pharos 28. Tuttavia la
menzione del toponimo Lissos (ἐν τῇ Λίσσῳ nel testo dell’edizione Teubner di Fr. Vogel) è
tutt’altro che certa. Alcuni codici riportano la lezione Λίσῃ, uno ha Λίσσῳ e un altro codi-
ce invece ha Λισσῇ 29. Questa incertezza nella tradizione manoscritta è stata interpretata da
Claude Vial, editrice Budé del libro XV di Diodoro, come un errore che ha corretto con ἐν
τῇ Ἴσσῃ 30. Issa corrisponde all’odierna Vis, a poche miglia marine da Pharos / Hvar, mentre
Lissos, sulla costa albanese, odierna Ležë, dista più di trecento chilometri da Pharos (fig. 2).
È dunque improbabile che l’aiuto dell’eparchos di Dionisio sia giunto da una distanza tan-
to ampia: molto più verosimile è che l’eparchos fosse stanziato a Issa, avvalorando così la
25 Diod. 15.13.4: ἅμα δὲ τούτοις πραττομένοις Πάριοι κατά τινα χρησμὸν ἀποικίαν ἐκπέμψαντες εἰς τὸν Ἀδρίαν
ἔκτισαν ἐν αὐτῷ νῆσον τὴν ὀνομαζομένην Φάρον, συμπράξαντος αὐτοῖς Διονυσίου τοῦ τυράννου. οὗτος γὰρ
ἀποικίαν ἀπεσταλκὼς εἰς τὸν Ἀδρίαν οὐ πο�οῖς πρότερον ἔτεσιν ἑκτικὼς ἦν τὴν πόλιν τὴν ὀνομαζομένην
Λίσσον. Da notare che dopo questa frase segue una lacuna nel testo di Diodoro. Sulla fondazione di
Pharos vd. anche Ephor. FGrHist 70 F 89 apud St. Byz. p. 659.7-8 Meineke, s.v. Φάρος, νῆσος ἐν τῷ Ἀδρίαι,
ποταμὸν ὀμώνυμον ἔχουσα. ἔστι δὲ κτίσμα Παρίων, ὡς Ἔφορος κη´.
26 Vd. Lhôte 2006, 39-44, n° 6 B: ἦ μετὰ τῶν Παρίων ἐς Πάρον [μοι οἰ]κέοντι ἐς τὸν Ἰόνιον κόλπον λῶιον καὶ
ἄμεινον. Sul nome della colonia – Paros piuttosto che Pharos – vd. Lhôte 2006, 42-43 che ipotizza un
toponimo pre-ellenico *p(h)ar- che spiegherebbe l’esitazione π/φ nella documentazione epigrafica
e in quella letteraria; va ricordato che tutte le testimonianze numismatiche attestano Pharos e non
Paros.
27 Vanotti 1991 propone di collocare la fondazione di Lissos nel 402/401 a.C., ma vd. infra sulla fondazione
di Lissos.
28 Diod. 15.14.2: ὁ δ� ἐν τῇ Λίσσῳ καθεστάμενος ἔπαρχος ὑπὸ Διονυσίου τριήρεις πλείους ἔχων ἐπέπλευσε τοῖς
τῶν Ἰ�υριῶν πλοιαρίοις.
29 Si veda l’apparato critico in Vial 1977, ad loc.
30 Vd. Vial 1977, ad loc.
138 Ivan Matijašić
correzione del testo di Diodoro. Tale correzione va fatta risalire in realtà a Ivan Lučić, eru-
dito croato, autore del De regno Dalmatiae et Croatiae pubblicato nel 1666, meglio noto con
il nome latino di Iohannes Lucius 31. L’ipotesi è stata appoggiata e ampliata da Karl Julius
Beloch nella Griechische Geschichte e successivamente da Duje Rendić-Miočević: entrambi
gli studiosi sostengono non solo che il testo di Diod. 15.14.2 vada corretto in Ἴσσῃ, ma che in
realtà anche la fondazione di cui parla Diodoro in 15.13.4, Lissos, andrebbe corretta in Issa 32.
A sostegno di questa ipotesi va ricordato un passo della Periegesi dello pseudo Scimno dove
Issa è identificata quale colonia di Siracusa 33, mentre nell’iscrizione che attesta la fondazio-
ne di Corcira Melaina del c. 250 a.C., alcuni nomi di coloni di Issa confermerebbero la pre-
senza di Siracusani sull’isola 34. Sembra dunque che Dionisio abbia fondato una sola colonia
in Adriatico, Issa, con un eparchos posto al suo comando. Se così fosse, la presunta coloniz-
zazione adriatica di Dionisio si ridurrebbe in realtà ad uno stanziamento militare ad Issa.
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La correzione del testo di Diod. 15.14.2 (Ἴσσῃ per Λίσσῳ) è stata accettata da buona par-
te degli studiosi 35. Molto più controversa l’altra ipotesi: infatti correggendo il testo di Diod.
15.13.4 (Ἴσσαν per Λίσσον) si andrebbe a negare la presenza di Dionisio e dei Siracusani in
questa località 36. Ma le ricerche di tipo storico-filologico a volte non fanno i conti con quelli
che sono i risultati dell’archeologia. Dagli scavi condotti a Lissos (Ležë) è emerso che la pri-
ma fase abitativa, datata alla fine del iv – inizi iii secolo a.C., è legata alla zona dell’acropoli
con una chiara presenza illirica 37. È dunque da escludere un insediamento costiero legato
a popolazioni greche nella prima metà del iv secolo a.C.: tutti i resti archeologici appar-
tengono all’epoca ellenistica inoltrata. Pochi sono dunque gli elementi per sostenere senza
riserve una presenza di Siracusani a Lissos 38. Anche considerando l’ipotetica colonia siracu-
sana di Lissos un insediamento estemporaneo, ciò non toglie che l’immaginario adriatische
Herrschaft di Dionisio I di Siracusa vada ridotto in realtà ad uno stanziamento militare ad
Issa 39. Ad aumentare la confusione relativa ai toponimi di Issa e Lissos, va ricordato qui che
il nome italiano di Issa, che in croato corrisponde a Vis, è Lissa, località famosa per una
battaglia navale tra le ��otte austro-ungarica e italiana del 1866, nota peraltro ai lettori dei
Malavoglia di Giovanni Verga.
Concludendo la questione del rapporto tra Dionisio I e le popolazioni illiriche dell’Adria-
tico, troviamo da un lato un’alleanza militare del tiranno di Siracusa con gli Illiri nell’area
molossa ed epirota, dall’altro uno scontro diretto tra coloni greci di Pharos e Issa e i barbari
della regione circostante. È evidente dunque che in un’area relativamente vasta – quale è
quella che separa le isole di Issa e Pharos dalla regione dei Molossi e degli Epiroti – siamo di
fronte a popolazioni illiriche diverse tra loro con cui Dionisio si rapporta in modo diametral-
mente opposto. Si nota anche un’organizzazione politico-militare, e quindi sociale, differen-
te: a nord i barbari attaccano con piccole imbarcazioni che vengono facilmente sconfitte dal-
le triremi greche dell’eparchos di Dionisio, mentre più a sud gli Illiri che invadono il territorio
dei Molossi combattono in formazione oplitica e non esitano a integrare nelle loro file i sol-
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dati di Dionisio. Più ci si allontana dal territorio a predominanza ellenica, meno sembrano
in��uire quelle dinamiche politiche e militari che caratterizzano i Greci del v e iv secolo a.C.
Illiri e Macedoni
Nella sezione precedente sono state prese in considerazione le popolazioni dell’area
Adriatica, ma non si possono tralasciare gli Illiri stanziati nella parte più interna, verso i
confini con la Macedonia. La storia dei rapporti tra Illiri e Macedoni è una storia che sfocia
quasi sempre in con��itti armati. Lo ha sottolineato Franca Landucci e non è questa la sede
per soffermarsi nuovamente sulle vicissitudini che coinvolsero i sovrani macedoni e le po-
polazioni illiriche dal vi al iv secolo a.C. 40. Verranno invece presi in considerazione alcuni
momenti significativi dei rapporti tra Filippo II, Alessandro e gli Illiri nel tentativo di offrire
una definizione geografica di queste popolazioni.
È necessario partire da un’importante battaglia del 359/358 a.C. che vide uno scontro tra
l’esercito di Filippo, da poco riformato grazie all’esperienza tebana dello stesso Filippo, e gli
Illiri comandati da Bardylis. Quest’ultimo è il primo personaggio ad essere menzionato dalle
fonti come “sovrano degli Illiri” (ὁ βασιλεὺς τῶν Ἰ�υριῶν) 41. La fonte principale per la bat-
taglia è nuovamente Diodoro (16.4), che in questo caso utilizza quasi sicuramente le Storie
filippiche di Teopompo di Chio 42.
Nel momento in cui Bardylis venne a conoscenza del piano di attacco di Filippo, inviò
un’ambasceria al re macedone per trovare un accordo. Filippo richiese che gli Illiri abbando-
nassero tutte le località della Macedonia che avevano precedentemente conquistato ai danni
di Perdicca III: era evidentemente una richiesta a cui Bardylis non poteva sottostare. Si giun-
se così allo scontro e alla sconfitta degli Illiri (Diod. 16.4.5-7). È interessante notare lo schie-
ramento regolare, a quadrato (εἰς πλινθίον) dell’esercito illirico: non più dunque una massa
di barbari urlanti come quelli descritti da Tucidide e rieccheggiati da Aristofane (cf. supra) 43.
Diodoro – cioè Teopompo, la sua fonte – sottolinea l’eccezionale valore di entrambe le parti
in uno scontro in cui ebbe la meglio l’intelligenza tattica di Filippo. A battaglia conclusa
“gli Illiri, inviati gli ambasciatori e abbandonate tutte le città dei Macedoni, stipularono la
pace” 44.
Il luogo della battaglia è stato individuato nei pressi della località di Eraclea nella
Lincestide. Il territorio ottenuto così da Filippo si protraeva ora fino al lago Lychnitis, odierno
lago di Ohrid 45 (fig. 2). Così Isocrate poteva affermare, in un’orazione del 346 a.C., che Filippo
domina tutti i popoli illirici ad eccezione di quelli che si affacciano sulla costa adriatica (Phil.
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21). L’oratore ateniese sembra così mettere in risalto la frammentazione politica degli Illiri
che abitavano il territorio tra la Macedonia e l’Adriatico.
L’importanza della vittoria di Filippo è enfatizzata in un discorso di Alessandro alle trup-
pe macedoni in rivolta nel VII libro dell’Anabasi. Al di là del carattere retorico del logos di
Arriano, si possono cogliere alcune fondamentali linee di sviluppo della monarchia macedo-
ne proprio a partire dal regno di Filippo. Fu questo sovrano, secondo il discorso che Arriano
mette in bocca ad Alessandro, a sconfiggere i belligeranti Illiri, Triballi e Traci e a consolidare
i confini del regno invertendo il rapporto di forza tra Macedoni e popolazioni barbare. 46
È stato più volte ricordato dagli studiosi moderni che le guerre di Filippo contro gli
Illiri sono sempre state guerre difensive: esse avevano lo scopo di contenere le prepotenze
di questi popoli confinanti 47. La stessa politica fu adottata dal figlio di Filippo, Alessandro
III, meglio noto come Alessandro Magno. Infatti poco dopo essere salito al trono intraprese
una campagna militare in grande stile contro le popolazione a nord e a nord-ovest della
Macedonia con lo scopo di assicurare stabilità a quella zona di confine prima della gloriosa
spedizione asiatica che lo avrebbe consacrato alla storia e, in parte, al mito.
La campagna illirica del 335 a.C. di Alessandro è stata oggetto di numerosi studi 48. Basterà
qui soffermarsi brevemente sulla parte conclusiva della narrazione di Arriano, fonte princi-
pale per questi avvenimenti (An., 1.5-6), da cui si possono trarre informazioni storico-geo-
grafiche 49. La rivolta partì da Kleitos, che ad Arriano e alle sue fonti è noto quale figlio di
Bardylis, a cui si unì ben presto il sovrano dei Taulanti Glaukias. Arriano non specifica l’ap-
partenenza etnica di Kleitos ed è stato ipotizzato che fosse sovrano dei Dardani sulla base
di un passo di Strabone (7.5.7, 316C) 50. Tuttavia l’ipotesi è difficilmente difendibile: i Dardani
infatti non erano considerati una popolazione illirica dagli autori antichi; inoltre, come af-
ferma Arriano, Kleitos era figlio e successore di Bardylis, che altre fonti menzionano come
sovrano degli Illiri 51. Contro l’opinione della maggior parte dei commentatori di Arriano, pos-
siamo dunque affermare che Kleitos governasse sugli Illiri (quale tipo di governo esercitasse
Kleitos sugli Illiri non è specificato). La polis verso la quale l’esercito di Alessandro concen-
trò le proprie forze per soffocare la rivolta di Kleitos e Glaukias è Pellio, città fortificata (“la
più fortificata della regione”, ὀχυρωτάτην τῆς χώρας) dove Kleitos si era rifugiato 52. Di fronte
all’impressionante preparazione bellica dell’esercito di Alessandro e alla sua acutezza tattica,
i barbari, dopo alcune sortite, furono costretti alla fuga. Un gran numero di nemici furono uc-
cisi nell’inseguimento, molti furono fatti prigionieri, mentre Kleitos, se in un primo momen-
to si era nascosto all’interno di Pellio, ben presto la dette alle fiamme e raggiunse Glaucias
presso i Taulanti, situati ad ovest sulle alture che portano al mare (Arr., An., 1.6.10-11). La polis
di Pellio, fondamentale per comprendere la geografia dei luoghi di cui parla Arriano nella
campagna illirica di Alessandro, pone qualche problema di identificazione. Alcuni l’hanno
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messa in relazione con l’urbs Pellion menzionata da Livio (31.40.3-5) che corrisponde molto
probabilmente all’odierna Goricë 53, ma Bosworth ha obiettato che 54:
– la menzione del fiume Eordaico, dove Alessandro pose l’accampamento, deve essere
all’interno della regione Eordea in Macedonia;
– il toponimo Πέ�ιον è frutto di corruzione: poche linee sopra è menzionata la capi-
tale del regno macedone, Πέ�α (sempre all’accusativo, Πέ�αν), e un copista avrebbe
inconsciamente sostituito il toponimo originale con il prefissio Πε�-, memore della più
famosa Pella 55;
– infine, dopo aver considerato i vari fiumi menzionati nella descrizione di Arriano,
Bosworth sostiene che Kleitos avrebbe invaso il territorio macedone della Lincestide,
area da sempre in stretti rapporti con le popolazioni illiriche.
La polis di Pellio di cui parla Arriano si troverebbe dunque nella Lincestide, cioè in pieno
territorio macedone, territorio che gli Illiri avrebbero invaso, superando quei confini che
Filippo aveva imposto con la sconfitta di Bardylis (fig. 2).
Dopo aver sconfitto gli Illiri, Alessandro diresse il suo esercito verso i Taulanti, ma arrivò
la notizia della ribellione di Tebe 56. Così si conclude la campagna illirica di Alessandro e sem-
bra che gli Illiri non abbiano più causato problemi in quegli anni ai confini nord-occiden-
tali della Macedonia. La stabilità dei rapporti tra il regno Macedone e gli Illiri è confermata
dalla presenza di questi ultimi, assieme a Traci, Peoni e Agriani, nell’esercito che Alessandro
condusse in Asia (Arr., An., 2.7.5).
51 Vd. quella che è tuttora la migliore panoramica sui Dardani: Papazoglou 1978, 131-269; cf. Radt 2007,
298-299.
52 Arr., An., 1.5.5: Ἀλέξανδρος δὲ παρὰ τὸν Ἐριγόνα ποταμὸν πορευόμενος ἐς Πέ�ιον πόλιν ἐστέ�ετο. ταύτην γὰρ
κατειλήφει ὁ Κλεῖτος ὡς ὀχυρωτάτην τῆς χώρας· καὶ πρὸς ταύτην ὡς ἧκεν Ἀλέξανδρος, καταστρατοπεδεύσας
πρὸς τῷ Ἐορδαϊκῷ ποταμῷ τῇ ὑστεραίᾳ ἐγνώκει προσβά�ειν τῷ τείχει.
53 Vd. Leake 1935, 281; Hammond 1974, 76. Forse la Pellion nota a Livio corrisponde alla Πήλιον, città
illirica, in St. Byz. p. 521, 11-12, s.v. Πήλιον.
54 Bosworth 1980, 68-70; vd. anche Bosworth 1981 che riprende la tesi già espressa nel commento ad
Arriano. Per una sintesi delle due proposte, vd. Sisti 2001, 318.
55 Bosworth cita a sostegno di questa ipotesi il caso di Bessus, Arr., An., 4.7.2.
56 Arr., An., 1.6.11-1.7.1; cf. anche Diod. 17.8.1-2.
Geografia del mondo illirico tra v e iv secolo a.C. 143
stupirebbe il riferimento alla grossa parte della forza militare dei Macedoni; se invece fosse
successiva, sarebbe interessante capire quanta doveva essere questa potenza militare posta
a controllare il confine con l’Illiria. Viste le scarne informazioni in esso contenute, PBritLibr
3085v non offre ulteriori approfondimenti sulla campagna illirica di Alessandro, se non il
fatto che a Korragos, compagno di Alessandro che Arriano non menziona, era stata proba-
bilmente affidata una parte della spedizione in Illiria.
Conclusione
Si è visto in queste pagine come le fonti di v e iv secolo a.C. si soffermino in pratica so-
lamente sugli Illiri meridionali: possiamo dunque trarre considerazioni su una ristretta area
geografica che va dal confine con la Macedonia al lago Lychnitis (Ohrid) fino ad Epidamno a
ovest e verso nord fino a Pharos e Issa (fig. 2). È doveroso notare che le fonti antiche non sem-
brano interessate ad una delimitazione geografica specifica che distingua quelle popolazioni
che sono definite etnicamente greche da quelle barbare 61. Nel caso di Tucidide, ad esempio,
gli Illiri sono chiaramente definiti barbari assieme ai Lincesti e agli ethne epiroti, mentre per
altre popolazioni egli rinuncia ad una definizione netta e sembra in generale meno interes-
sato a questioni etniche e geografiche, anche rispetto al suo predecessore Erodoto 62. Tuttavia
possiamo constatare per il iv secolo a.C. una distinzione tra Illiri che abitano nell’entroterra
e quelli che invece sono stanziati lungo la costa. Nel caso degli episodi legati a Dionisio I
di Siracusa, l’attacco ai Molossi e la colonia di Pharos, sembra che si tratti di popolazioni
distinte tra loro che hanno in comune soltanto un nome generico, quello di Illiri. Va sem-
pre considerato che si tratta evidentemente della prospettiva greca, l’unica che abbiamo a
disposizione, una prospettiva che pensa per ethne e non per aree geografiche. È azzardato
comunque parlare di un État illyrien, come ha fatto Fanoula Papazoglou in un famoso saggio
del 1965, prontamente contestato da Hammond 63. La frammentazione etnica e politica degli
Illiri, dovuta probabilmente alle attività principali a cui essi si dedicavano, la pastorizia e
la guerra, è riscontrabile anche nel Periplus dello Pseudo-Scilace, opera da ascrivere pro-
babilmente ad un autore ateniese composta verso la fine del regno di Filippo e l’inizio di
quello di Alessandro Magno 64. Numerosi capitoli di questo testo sono dedicati agli Illiri e
ad altre popolazioni – quali Nesti, Mani, Enchelei, Taulanti, Caoni – definite sempre come
parte dell’ethnos degli Illiri 65. Il carattere stesso di questo testo porta ad una definizione ge-
ografica degli Illiri che riguarda esclusivamente l’area costiera, un’area che va dai Liburni
fino a Corcira: “Illiri: dopo i Liburni c’è il popolo illirico; gli Illiri abitano lungo la costa fino
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alla Caonia che si trova di fronte a Corcira, l’isola di Alcinoo” 66. L’interesse legato al percorso
costiero condiziona anche la collocazione degli Illiri (παρὰ θάλατταν, appunto) nel Periplus,
ma ciò non preclude una presenza illirica verso l’entroterra (Molossia, Epiro, Macedonia).
In Illiria, termine che dunque non designa per il v e iv secolo a.C. un territorio delimitato
con dei confini precisi, non sono attestate dinastie egemoniche durature, come accade in-
vece per la Macedonia o per l’Epiro di quest’epoca. Piuttosto è necessario parlare di un capo
militare, un ἡγεμών che riunisce un esercito nel momento in cui è necessario combattere un
nemico esterno ma che non gode di potere indiscusso: “Le roi des Illyriens est simplement
celui des rois illyriens qui exerce l’hégémonie sur l’ensemble des Illyriens – ou plus exacte-
ment sur les Illyriens méridionaux, les seuls qui intéressent les historiens anciens” 67.
Notevole in questo contesto un accenno di Demostene nel discorso per Olinto in cui
l’oratore ateniese parla di Peoni ed Illiri, i quali “certamente preferiscono essere autonomi e
liberi piuttosto che schiavi” 68. Questa affermazione trova un riscontro in un testo della fine
63 Papazoglou 1965; la tesi è stata confutata da Hammond 1966 seguito da Carlier 1987 e da Cabanes 1988.
64 Seguo l’attribuzione e la datazione proposte da Marcotte 1986, il quale propone gli anni 338 e 335 come
termini ante e post quem; cf. Shipley 2011, 6-7. Il testo presenta numerose incoerenze che hanno portato
gli studiosi a formulare diverse ipotesi, tra cui quella sviluppata da Suić 1955, 136-140 e in particolare
da Peretti 1979, 5-11, passim, secondo i quali una parte originale risalirebbe alla fine del vi secolo a.C.,
età in cui si colloca lo Scilace di Carianda, ammiraglio del re Dario I, menzionato da Erodoto (FGrHist
709 T 3a apud Hdt. 4.44); il testo che leggiamo sarebbe il frutto di interpolazioni successive. È certo
tuttavia che l’attribuzione a Scilace di Carianda sia una congettura – e nulla più – dell’editore di una
serie di testi geografici conservati nel cod. Paris. suppl. gr. 443, Marciano di Eraclea (v-vi secolo d.C.),
vd. Marcotte 2000, xix-xx e xxvi-xxvii. Sui più antichi peripli del Mediterraneo e sulla loro funzione, vd.
Kaplan 2008.
65 Ps.-Scyl. 22-28. La vecchia e superata edizione dello Ps.-Scyl. in Müller 1855, 15-96 va ora sostituita con
quella di Shipley 2011, con traduzione inglese e commento. Sul passo qui citato vd. anche Counillon
2006. Sui capitoli 22-24, vd. Šašel Kos 2013.
66 Ps.-Scyl. 22: Ἰ�υριοί· μετὰ δὲ Λιβυρνούς εἰσιν Ἰ�υριοὶ ἔθνος, καὶ παροικοῦσιν οἱ Ἰ�υριοὶ παρὰ θάλατταν
μέχρι Χαονίας τῆς κατὰ Κέρκυραν τὴν Ἀλκινόου νῆσον. Vd. il commento in Shipley 2011, 106.
67 Così Carlier 1987, 41.
68 Dem., Olynth., 1.23: ἀ�ὰ μὴν τόν γε Παίονα καὶ τὸν ’Ι�υριὸν καὶ ἁπλῶς τούτους ἅπαντας ἡγεῖσθαι χρὴ
αὐτονόμους ἥδιον ἂν καὶ ἐλευθέρους ἢ δούλους εἶναι.
Geografia del mondo illirico tra v e iv secolo a.C. 145
del ii secolo a.C., la Periodos ges erroneamente attribuita a Scimno di Chio 69. In pochi versi è
descritta la geografia del mondo illirico in una fase storica relativa al primo ellenismo:
Ps.-Scymn. 415-422:
ἡ δ� Ἰ�υρὶς μετὰ ταῦτα παρατείνουσα γῆ
ἔθνη περιέχει πο�ά· πλήθη γὰρ συχνά
τῶν Ἰ�υριῶν λέγουσιν εἶναι καὶ τὰ μέν
αὐτῶν κατοικεῖν τὴν μεσόγειον νεμόμενα,
ἃ δὲ τὴν παράλιον ἐντὸς ἐπέχειν Ἀδρίου,
καί τινα μὲν αὐτῶν βασιλικαῖς ἐξουσίαις
ὑπήκο’ εἶναι, τινὰ δὲ καὶ μοναρχίαις,
ἃ δ� αὐτονομεῖσθαι.
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“La terra d’Illiria, che si estende dopo quest’isola [cioè l’isola di Issa, colonia di Siracusa], con-
tiene al suo interno numerosi popoli. Le popolazioni illiriche sono, come è noto, numerose:
alcune di esse sono stanziate nell’entroterra che sfruttano, altre occupano la costa che si
protrae nell’Adriatico. Alcune di queste popolazioni sottostanno all’autorità di un sovrano,
tra cui ci sono forme di regime monarchico, altre si governano in modo autonomo”.
Il lessico utilizzato dallo Pseudo-Scimno è legato alla regalità ellenistica e ai concetti
greci di basileus, monarchia, autonomia 70. Ritroviamo in questi versi una descrizione politi-
co-sociale degli Illiri non molto dissimile da quella cui accennava George Grote per le genti
barbare a nord-ovest della Macedonia: un gran numero di popolazioni con un’organizzazio-
ne politica diversa, che abitano sia nell’entroterra sia sulla costa adriatica e sono sottomesse
all’autorità di un basileus, alcune volte in una forma monarchica, in altri casi invece essi si
governano con leggi proprie (αὐτονομία). È questa l’immagine politico-sociale che emerge
dalle fonti di v e soprattutto iv secolo a.C. Sulla collocazione geografica degli Illiri, l’autore
della Periodos ges non ha molti dubbi: gli Illiri si estendono a nord fino all’isola di Pharos e
Issa, compresa l’isola di Diomede; nell’interno fino al lago Lychnitis (od. Ohrid tra Albania
e Macedonia); i barbari Brigi, nei pressi di Epidamno, rappresentano il confine meridionale
delle popolazioni illiriche 71. Solo in un’epoca successiva i nomi di Illiria (Ἰ�υρία) e Illyricum
comprenderanno un vasto territorio che dai confini settentrionali del mondo greco e dall’A-
driatico si estenderà fino al Danubio e al Norico 72.
69 Ad attribuire i 743 vv. del cod. Parisinus suppl. gr. 443 (D) a Scimno è stato Lucas Holsten; a partire da
August Meineke si è riconosciuta l’infondatezza di questa attribuzione e si è iniziato a parlare dello
pseudo-Scimno: vd. la Notice nell’edizione di Marcotte 2000.
70 Vd. il commento con la bibliografia precedente in Marcotte 2000, 201-203.
71 Ps.-Scymn. 413-436.
72 Sulla data di fondazione della provincia Illyrica e sulla suddivisione in Illyricum superius e inferius, vd.
Šašel Kos 2005, 238-245 con bibliografia precedente.
146 Ivan Matijašić
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