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Mojca Nemgar

Recensione 13: Anthony Giddens, La politica del cambiamento climatico, Il Saggiatore, Milano,
2015

Anthony Giddens, l’autore del libro è sociologo e politologo britannico. Studioso di grande
prolificità, sono da segnalare i suoi lavori storico-teorici sulle figure più eminenti della sociologia
(Karl Marx, Émile Durkheim e Max Weber). L’autore non è solo l’ex-direttore della London
School of Economics, ma è stato anche stretto consigliere di Tony Blair che si è
intellettualmente impegnato nella proposta di una revisione del welfare State da un punto di
vista socialdemocratico.

La tema principale del libro è riscaldamento del nostro pianeta e i danni arrecati al clima
mondiale che produrranno condizioni meteorologiche sempre più estreme, rappresentando un
pericolo per l’uomo. I gas serra sono progressivamente aumentati con l’espansione industriale
ed è aumentata di conseguenza anche la temperatura media mondiale. Come ci spiega l’autore
nel primo capitolo la nostra comprensione dell’odierno riscaldamento globale risale alle
scoperte dello scienziato francese Fourier all’ inizio del XIX secolo. L’energia arriva dal Sole alla
Terra sotto forma di energia solare e questa viene assorbita e diffusa nello spazio sotto la forma
di radiazione infrarossa. L’ atmosfera agisce come un mantello che trattiene una parte del
calore, rendendo il pianeta vivibile. La produzione in eccesso di anidride carbonica (CO2)
comporta dei danni ambientali in quanto mette in pericolo l'esistenza dell'Ozono, uno strato
gassoso presente nell'atmosfera che protegge la terra dall'azione nociva dei raggi ultravioletti.
L'eccessiva concentrazione di anidride nell'aria forma una sorta di cappa che impedisce
l'espulsione del calore assorbito dalla terra nelle ore diurne, ciò porta al riscaldamento
climatico. Il gas che producono cosi detto “effetto serra” come il vapore acqueo, CO2 o il
metano sono presenti solo in quantità relativamente modeste. Per misurare il livello di gas di
serra nell’ aria gli scienziati usano il calcolo delle parti per milione, perché una quantità cosi
piccola ha un impatto cosi grande sul clima. Negli ultimi 150 anni i gas serra sono
progressivamente aumentati con l’espansione della produzione industriale.

Il capitolo 2 valuta il dibattito scientifico in generale come scettico, moderato e catastrofico.


Giddens accetta la visione catastrofica, ma la tempera con ottimismo verso la capacità umana di
gestione del rischio. La dipendenza da fonti energetiche è ulteriormente complicata dall'eredità
della privatizzazione energetica, che ha estratto le rendite per il valore per gli azionisti senza
investimenti adeguati. Questa caratteristica istituzionale rende politicamente difficile la
pianificazione anticipata e gli investimenti in fonti energetiche alternative. Sebbene Giddens
apprezzi gli interventi e i concetti della politica verde come il principio di precauzione, il
principio “chi inquina paga” però vede poca praticità in un’autarchia futura, a causa dell'inter-
connettività globale e delle pressioni demografiche. L'incapacità dei governi attuali di
coordinare la riduzione dell'uso di carbone viene riesaminata rilevando i problemi nello stabilire
gli incentivi necessari per sviluppare nuove tecnologie; inefficacia dei mercati del carbonio
esistenti e il rischio morale inerente all'assicurazione contro eventi meteorologici estremi. I
capitoli successivi si concentrano sulle dimensioni internazionali. Qui Giddens osserva che le
manovre di Cina e Russia per assicurare le restanti riserve di petrolio e gas comprometteranno il
relativo benessere economico e sociale dell'Occidente. Nel frattempo, nazioni in via di sviluppo
si oppongono alle opzioni di adattamento, preferendo la promessa di modernizzazione e
sviluppo economico. La geopolitica futura, si sostiene, sarà segnata dalle guerre delle risorse.

La sfida del cambiamento climatico è anche il fallimento della democrazia. Il problema


principale è che le società tendono ad ignorare la questione visto che i pericoli legati al
cambiamento climatico non sono tangibili e visibili nel corso della vita quotidiana. Tutti i governi
sono di fronte a gravi dilemmi provocati da riscaldamento globale, sia in paesi sviluppati sia in
paesi in via di sviluppo. Da alcuni anni anche le istituzioni internazionali sembrano più deboli
che mai, perciò bisogna trovare la volontà politica per portare avanti i cambiamenti ambientali.
Secondo Giddens lo stato svolgerà un ruolo centrale nel prevenire catastrofi future. Si ritiene
che lo stato sia l'unica istituzione in grado di ridisegnare il comportamento sociale, stabilire e
attuare politiche ecologiche sostenibili e stabilire nuovi investimenti energetici. Giddens
afferma che questo rinnovato ruolo statale non è un ritorno alla pianificazione centralizzata, ma
un appello a un consenso politico trasversale e una maggiore capacità statale di ridurre la
dipendenza dal carbone a livello nazionale che internazionale.

Il punto di forza di questo libro è che Giddens espone i dibattiti riduzionisti per illustrare come
la dialettica del riscaldamento globale e la futura sicurezza energetica richiedano un'azione
politica concertata. Il problema del cambiamento climatico è ben riconosciuto tra la
communita scientifica, solamente alcuni gruppi d’ interesse stanno provando di sminuirlo.

Tra le alternative che non sono state a sufficienza presentate in presente libro, bisogna
soffermarsi sull’ utilizzo di energia alternativa. Per esempio,la Grecia ha già nel 2018 raggiunto il
target in campo di energie rinnovabili fotovoltaiche per l’anno 2020,la Germania è il leader, tra i
grandi Paesi industrializzati, nella capacità di energia solare fotovoltaica e, o il caso d’Uruguay
che si può vantare del 5% di energia ottenuta da fonti rinnovabili.

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